5
Franco Fiorillo Vario ART Foto Claudio Carella

Fiorillo ok

  • Upload
    vario

  • View
    214

  • Download
    1

Embed Size (px)

DESCRIPTION

 

Citation preview

Page 1: Fiorillo ok

Franco FiorilloFranco Fiorillo

Con la sua opera Franco Fiorillo s’insinua nelle questioni più delicate della contemporaneità, attinenti alle diverse sfere del sociale, della politica, dell’economia. Per farlo non esita a servirsi dell’intero arsenale a disposizione degli artisti, muovendosi agilmente tra pittura, scultura, installazione, fi no ai nuovi media digitali. Impiegando questi mezzi molteplici, Fiorillo è spesso tornato sul rapporto tra Oriente e Occidente e il connesso tema dell’occidentalizzazione (Cinque pezzi facili), ha affrontato con l’arma dell’ironia il confl itto israelo-palestinese (Terra Santa), o ha denunciato la tragedia delle mine antiuomo (One enemy of mine). Un’altra parte consistente della sua produzione s’iscrive nell’ambito della digital art, dove ha operato in particolare sulle questioni dell’obsolescenza tecnica. Ultimamente con il suo lavoro si è inserito nel campo dell’arte relazionale, una tendenza teorizzata dal critico Nicolas Bourriaud negli anni Novanta del Novecento che concepisce l’arte come occasione d’incontro. Il tuo lavoro si presenta sotto le forme e i temi più vari. Cos’è che tiene insieme questa apparente diversità?Attualmente il mio lavoro è molto teso verso l’aspetto relazionale e collaborativo. Collaboro volentieri con tutti: faccio parte ad esempio del collettivo Neola Project. Il mio orientamento attuale è molto duchampiano: mi piacerebbe distaccarmi il più possibile dall’aspetto decorativo dell’arte. Sei aquilano e ti sei formato all’Accademia della tua città come allievo di Fabio Mauri. Qual è stata la lezione che ti ha lasciato? Io ho due maestri: per il lato creativo Fabio Mauri, con cui ho lavorato a molti progetti (come la Gran Serata Futurista) e che mi ha lasciato innanzitutto la scelta politica; per quanto riguarda l’aspetto antropologico il mio maestro è stato Tito Spini (collaboratore di Le Corbusier e Alvar Aalto). In tutti i miei lavori è presente una forte estetica della guerra, che utilizzo naturalmente per esprimere una posizione critica. Vorrei far comprendere quanto sia satanico il potere ipnotico della guerra, che poi è lo stesso dei mass-media. Non a caso il web è nato in ambito militare. Il tuo lavoro si svolge in una dimensione politica. Come vedi il rapporto tra arte e politica?Io utilizzo materiali politici per fare arte, perché in quanto artista non ho il potere di fare interventi politici. Negli ultimi anni il sisma dell’Aquila mi ha causato qualche problema, ma è una cosa di cui non

voglio parlare. Tuttavia a questo proposito ci sono state omissioni molto importanti a livello locale. Credo che anche la denuncia abbia il suo valore, in tutte le sue forme, compresa quella della parola. A me piace molto parlare, apprezzo parecchio anche l’aspetto intellettuale dell’artista. Una parte del tuo lavoro si svolge nel campo della digital art. M’interessa molto a livello politico il concetto di low-tech, ovvero di bassa tecnologia. Ho lavorato infatti con computer di tre generazioni precedenti, interessandomi in particolare dei messaggi di errore. Oggi è un problema il fatto che questi vecchi computer non siano riciclabili: l’unico modo è farne opere d’arte. Com’è maturata la tua svolta recente verso l’arte relazionale?Ho fatto la prima importante esperienza relazionale con Cesare Pietroiusti nell’ambito del progetto Oreste alla Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann nel 1999: attraverso una serie di interviste a persone comuni –come gondolieri o fruttivendoli– abbiamo indagato il rapporto tra gli abitanti della città e la mostra d’arte. Anche la divulgazione dell’arte non è cosa da poco, la contemporaneità sta prendendo pieghe stranissime, l’arte ha ormai troppe forme, è diffi cilissima da defi nire e quindi anche da spiegare.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Vive e lavora a Roma, L’Aquila, Pescara.Diploma Pittura, Accademia BB.AA. L’Aquila Allievo di Fabio Mauri, partecipa a mostre, performance, pubblicazioni, progetti, workshop operando con diverse Istituzioni, Accademie, Scuole, Musei. Fa parte del comitato scientifi co del CeDRAP dell’Università La Sapienza, Roma.Collabora con artisti internazionali partecipando a diversi Multiple Name: Progetto Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (con Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (con Barbara Esposito).Tra i lavori più recenti:L’Arte delle relazioni – La pratica partecipata nell’arte (a cura di P. Ferri e S. Baroni, Accademia BBAA, Museo MACRO Roma)One enemy of mine, personale a cura di Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma,)

http://www.francofi orillo.net

With his work Franco Fiorillo delves into the most sensitive issues of the contemporary world, related to the various spheres of social, political, economic life. To do this, he does not hesitate to use the entire arsenal available to artists, moving easily between painting, sculpture, installation, and the new digital media. Using these various means, Fiorillo has often taken up the relationship between East and West and the related issue of Westernization (Five Easy Pieces), and he has used the weapon of irony to talk about the Israeli-Palestinian confl ict (the Holy Land), or dealt with the tragedy of landmines (One enemy of mine). Another signifi cant part of his production is concer-ned with digital art, where he focusses in particular on questions of technical obsolescence. Lately he has worked the fi eld of relational art, a trend theorized by the critic Nicolas Bourriaud in the ‘nineties which conceives art as an occasion for encounter.

Your work is includes highly varied forms and topi-cs. What holds this apparent diversity together?Currently my work tends greatly towards the relatio-nal and the collaborative. I collaborate willingly with everyone: for example, I am part of the collective Ne-ola Project. My current approach is very Duchampian: I’d like to detach myself as much as possible from the decorative aspect of art.

You are from L’Aquila and you studied at the Aca-demy of your city as a student of Fabio Mauri. What lessons did you learn from him?I have two masters: for the creative side, Fabio Mauri, with whom I have worked on many projects (such as The Great Futurist Evening) and who gave me an insight into politics: regarding the anthropological aspect my teacher was Tito Spini (a collaborator of Le Corbusier and Alvar Aalto). In all my work there is a strong presence of war, which I use naturally to express a critical position. I would like to convey the satanic and hypnotic power of war, which is the same as that of the mass media. It is no coincidence that the web was born in military spheres.

Your work has a political dimension. How do you see the relationship between art and politics?I use political materials to make art, because as an artist I do not have the power to make political inter-ventions. In recent years, the L’Aquila earthquake has caused several problems for me, but I do not want to talk about it. However, in this regard, there have been signifi cant omissions. I believe that denunciation is

important, in all its forms, including that of words. I love talking, I also like the intellectual aspect of the artist.

Part of your work is in the fi eld of digital art.I am very interested in the concept of low-tech, on a political level. In fact, I have worked with compu-ters of three previous generations, with a particular regard for error messages. Today it is a problem that these old computers are not recyclable: the only thing to do is make art-works of them.

How did your recent swing towards relational art come about?I had my fi rst major “relational” experience with Cesare Pietroiusti on the Oreste project at the Venice Biennale directed by Harald Szeemann in 1999: through a series of interviews with ordinary people, like gondoliers or greengrocers, we investigated the relationship between the inhabitants of the city and the art exhibition. Even the dissemination of art is not a trivial matter, the contemporary is taking stran-ge directions, art has too many forms, it is diffi cult to defi ne and thus also to explain.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Franco Fiorillo lives and works in Rome, L’Aquila and Pescara.He has a Diploma in Painting from the Academy BB.AA. in L’Aquila. A student of Fabio Mauri, he takes part in exhibitions, performances, publications, projects and workshops working with various institutions, academies, schools and museums. He is a member of the Scientifi c Committee of the CeDRAP of La Sapienza University, Rome. He collaborates with international artists participating in various Multiple Names: Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (with Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (with Barbara Esposito).Among the most recent are: The Art of Relationships - Participating Practice in Art (by P. Ferri and S. Baroni, Academy BBAA, MACRO Museum, Rome); One enemy of mine, personal curated by Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Rome).

http://www.francofi orillo.net

Franco Fio

rillo

Vario ART

I.S.T. (IdeologySettingTypewriter), 2004 - dimensioni variabili, ready made, supporti digitali

One enemy of mine (mine book), Feat. Lucilla Candeloro, 2012 - frame da animazione virtuale, Studio Casagrande Roma

di Simone Cigliaby Simone Ciglia

Foto Claudio C

arella

Twinbuddhas, Solomonic, Safeair, Flaglowers (da Cinque pezzi Facili), 2002 - dimensioni variabili, supporti digitali, museo La Civitella, Chieti

“Il re ilare” scherza coi propri sudditi: gioca a farli cadere, in ogni modo, con ogni mezzo. E così, quando tutti giacciono a terra, egli ostenta loro la propria supremazia ergendosi fi nalmente al di sopra di essi.2012 - dimensioni ambientali, scacco, boccia da bowling, resine

Submedia (da Media subliminali), 2000 - dimensioni variabili, supporti digitaliMessaggio d’errore (Help), 2001 - dimensioni variabili, supporti digitali Restauro Madonna del Rosario Cepagatti

Collezione opere d’arte Brunzo Zenobio

Manifestazionimusicali

Teatro - Alice nel paese delle meraviglie

Franco Fiorillo Franco Fiorillo

Con la sua opera Franco Fiorillo s’insinua nelle questioni più delicate della contemporaneità, attinenti alle diverse sfere del sociale, della politica, dell’economia. Per farlo non esita a servirsi dell’intero arsenale a disposizione degli artisti, muovendosi agilmente tra pittura, scultura, installazione, fi no ai nuovi media digitali. Impiegando questi mezzi molteplici, Fiorillo è spesso tornato sul rapporto tra Oriente e Occidente e il connesso tema dell’occidentalizzazione (Cinque pezzi facili), ha affrontato con l’arma dell’ironia il confl itto israelo-palestinese (Terra Santa), o ha denunciato la tragedia delle mine antiuomo (One enemy of mine). Un’altra parte consistente della sua produzione s’iscrive nell’ambito della digital art, dove ha operato in particolare sulle questioni dell’obsolescenza tecnica. Ultimamente con il suo lavoro si è inserito nel campo dell’arte relazionale, una tendenza teorizzata dal critico Nicolas Bourriaud negli anni Novanta del Novecento che concepisce l’arte come occasione d’incontro. Il tuo lavoro si presenta sotto le forme e i temi più vari. Cos’è che tiene insieme questa apparente diversità?Attualmente il mio lavoro è molto teso verso l’aspetto relazionale e collaborativo. Collaboro volentieri con tutti: faccio parte ad esempio del collettivo Neola Project. Il mio orientamento attuale è molto duchampiano: mi piacerebbe distaccarmi il più possibile dall’aspetto decorativo dell’arte. Sei aquilano e ti sei formato all’Accademia della tua città come allievo di Fabio Mauri. Qual è stata la lezione che ti ha lasciato? Io ho due maestri: per il lato creativo Fabio Mauri, con cui ho lavorato a molti progetti (come la Gran Serata Futurista) e che mi ha lasciato innanzitutto la scelta politica; per quanto riguarda l’aspetto antropologico il mio maestro è stato Tito Spini (collaboratore di Le Corbusier e Alvar Aalto). In tutti i miei lavori è presente una forte estetica della guerra, che utilizzo naturalmente per esprimere una posizione critica. Vorrei far comprendere quanto sia satanico il potere ipnotico della guerra, che poi è lo stesso dei mass-media. Non a caso il web è nato in ambito militare. Il tuo lavoro si svolge in una dimensione politica. Come vedi il rapporto tra arte e politica?Io utilizzo materiali politici per fare arte, perché in quanto artista non ho il potere di fare interventi politici. Negli ultimi anni il sisma dell’Aquila mi ha causato qualche problema, ma è una cosa di cui non

voglio parlare. Tuttavia a questo proposito ci sono state omissioni molto importanti a livello locale. Credo che anche la denuncia abbia il suo valore, in tutte le sue forme, compresa quella della parola. A me piace molto parlare, apprezzo parecchio anche l’aspetto intellettuale dell’artista. Una parte del tuo lavoro si svolge nel campo della digital art. M’interessa molto a livello politico il concetto di low-tech, ovvero di bassa tecnologia. Ho lavorato infatti con computer di tre generazioni precedenti, interessandomi in particolare dei messaggi di errore. Oggi è un problema il fatto che questi vecchi computer non siano riciclabili: l’unico modo è farne opere d’arte. Com’è maturata la tua svolta recente verso l’arte relazionale?Ho fatto la prima importante esperienza relazionale con Cesare Pietroiusti nell’ambito del progetto Oreste alla Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann nel 1999: attraverso una serie di interviste a persone comuni –come gondolieri o fruttivendoli– abbiamo indagato il rapporto tra gli abitanti della città e la mostra d’arte. Anche la divulgazione dell’arte non è cosa da poco, la contemporaneità sta prendendo pieghe stranissime, l’arte ha ormai troppe forme, è diffi cilissima da defi nire e quindi anche da spiegare.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Vive e lavora a Roma, L’Aquila, Pescara.Diploma Pittura, Accademia BB.AA. L’Aquila Allievo di Fabio Mauri, partecipa a mostre, performance, pubblicazioni, progetti, workshop operando con diverse Istituzioni, Accademie, Scuole, Musei. Fa parte del comitato scientifi co del CeDRAP dell’Università La Sapienza, Roma.Collabora con artisti internazionali partecipando a diversi Multiple Name: Progetto Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (con Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (con Barbara Esposito).Tra i lavori più recenti:L’Arte delle relazioni – La pratica partecipata nell’arte (a cura di P. Ferri e S. Baroni, Accademia BBAA, Museo MACRO Roma)One enemy of mine, personale a cura di Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma,)

http://www.francofi orillo.net

With his work Franco Fiorillo delves into the most sensitive issues of the contemporary world, related to the various spheres of social, political, economic life. To do this, he does not hesitate to use the entire arsenal available to artists, moving easily between painting, sculpture, installation, and the new digital media. Using these various means, Fiorillo has often taken up the relationship between East and West and the related issue of Westernization (Five Easy Pieces), and he has used the weapon of irony to talk about the Israeli-Palestinian confl ict (the Holy Land), or dealt with the tragedy of landmines (One enemy of mine). Another signifi cant part of his production is concer-ned with digital art, where he focusses in particular on questions of technical obsolescence. Lately he has worked the fi eld of relational art, a trend theorized by the critic Nicolas Bourriaud in the ‘nineties which conceives art as an occasion for encounter.

Your work is includes highly varied forms and topi-cs. What holds this apparent diversity together?Currently my work tends greatly towards the relatio-nal and the collaborative. I collaborate willingly with everyone: for example, I am part of the collective Ne-ola Project. My current approach is very Duchampian: I’d like to detach myself as much as possible from the decorative aspect of art.

You are from L’Aquila and you studied at the Aca-demy of your city as a student of Fabio Mauri. What lessons did you learn from him?I have two masters: for the creative side, Fabio Mauri, with whom I have worked on many projects (such as The Great Futurist Evening) and who gave me an insight into politics: regarding the anthropological aspect my teacher was Tito Spini (a collaborator of Le Corbusier and Alvar Aalto). In all my work there is a strong presence of war, which I use naturally to express a critical position. I would like to convey the satanic and hypnotic power of war, which is the same as that of the mass media. It is no coincidence that the web was born in military spheres.

Your work has a political dimension. How do you see the relationship between art and politics?I use political materials to make art, because as an artist I do not have the power to make political inter-ventions. In recent years, the L’Aquila earthquake has caused several problems for me, but I do not want to talk about it. However, in this regard, there have been signifi cant omissions. I believe that denunciation is

important, in all its forms, including that of words. I love talking, I also like the intellectual aspect of the artist.

Part of your work is in the fi eld of digital art.I am very interested in the concept of low-tech, on a political level. In fact, I have worked with compu-ters of three previous generations, with a particular regard for error messages. Today it is a problem that these old computers are not recyclable: the only thing to do is make art-works of them.

How did your recent swing towards relational art come about?I had my fi rst major “relational” experience with Cesare Pietroiusti on the Oreste project at the Venice Biennale directed by Harald Szeemann in 1999: through a series of interviews with ordinary people, like gondoliers or greengrocers, we investigated the relationship between the inhabitants of the city and the art exhibition. Even the dissemination of art is not a trivial matter, the contemporary is taking stran-ge directions, art has too many forms, it is diffi cult to defi ne and thus also to explain.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Franco Fiorillo lives and works in Rome, L’Aquila and Pescara.He has a Diploma in Painting from the Academy BB.AA. in L’Aquila. A student of Fabio Mauri, he takes part in exhibitions, performances, publications, projects and workshops working with various institutions, academies, schools and museums. He is a member of the Scientifi c Committee of the CeDRAP of La Sapienza University, Rome. He collaborates with international artists participating in various Multiple Names: Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (with Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (with Barbara Esposito).Among the most recent are: The Art of Relationships - Participating Practice in Art (by P. Ferri and S. Baroni, Academy BBAA, MACRO Museum, Rome); One enemy of mine, personal curated by Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Rome).

http://www.francofi orillo.net

Fran

co F

iori

llo

Vario ART

I.S.T. (IdeologySettingTypewriter), 2004 - dimensioni variabili, ready made, supporti digitali

One enemy of mine (mine book), Feat. Lucilla Candeloro, 2012 - frame da animazione virtuale, Studio Casagrande Roma

di Simone Ciglia by Simone Ciglia

Foto

Cla

udio

Car

ella

Twinbuddhas, Solomonic, Safeair, Flaglowers (da Cinque pezzi Facili), 2002 - dimensioni variabili, supporti digitali, museo La Civitella, Chieti

“Il re ilare” scherza coi propri sudditi: gioca a farli cadere, in ogni modo, con ogni mezzo. E così, quando tutti giacciono a terra, egli ostenta loro la propria supremazia ergendosi fi nalmente al di sopra di essi.2012 - dimensioni ambientali, scacco, boccia da bowling, resine

Submedia (da Media subliminali), 2000 - dimensioni variabili, supporti digitali Messaggio d’errore (Help), 2001 - dimensioni variabili, supporti digitaliRestauro Madonna del Rosario Cepagatti

Collezione opere d’arte Brunzo Zenobio

Manifestazionimusicali

Teatro - Alice nel paese delle meraviglie

Page 2: Fiorillo ok

Franco Fiorillo Franco Fiorillo

Con la sua opera Franco Fiorillo s’insinua nelle questioni più delicate della contemporaneità, attinenti alle diverse sfere del sociale, della politica, dell’economia. Per farlo non esita a servirsi dell’intero arsenale a disposizione degli artisti, muovendosi agilmente tra pittura, scultura, installazione, fi no ai nuovi media digitali. Impiegando questi mezzi molteplici, Fiorillo è spesso tornato sul rapporto tra Oriente e Occidente e il connesso tema dell’occidentalizzazione (Cinque pezzi facili), ha affrontato con l’arma dell’ironia il confl itto israelo-palestinese (Terra Santa), o ha denunciato la tragedia delle mine antiuomo (One enemy of mine). Un’altra parte consistente della sua produzione s’iscrive nell’ambito della digital art, dove ha operato in particolare sulle questioni dell’obsolescenza tecnica. Ultimamente con il suo lavoro si è inserito nel campo dell’arte relazionale, una tendenza teorizzata dal critico Nicolas Bourriaud negli anni Novanta del Novecento che concepisce l’arte come occasione d’incontro. Il tuo lavoro si presenta sotto le forme e i temi più vari. Cos’è che tiene insieme questa apparente diversità?Attualmente il mio lavoro è molto teso verso l’aspetto relazionale e collaborativo. Collaboro volentieri con tutti: faccio parte ad esempio del collettivo Neola Project. Il mio orientamento attuale è molto duchampiano: mi piacerebbe distaccarmi il più possibile dall’aspetto decorativo dell’arte. Sei aquilano e ti sei formato all’Accademia della tua città come allievo di Fabio Mauri. Qual è stata la lezione che ti ha lasciato? Io ho due maestri: per il lato creativo Fabio Mauri, con cui ho lavorato a molti progetti (come la Gran Serata Futurista) e che mi ha lasciato innanzitutto la scelta politica; per quanto riguarda l’aspetto antropologico il mio maestro è stato Tito Spini (collaboratore di Le Corbusier e Alvar Aalto). In tutti i miei lavori è presente una forte estetica della guerra, che utilizzo naturalmente per esprimere una posizione critica. Vorrei far comprendere quanto sia satanico il potere ipnotico della guerra, che poi è lo stesso dei mass-media. Non a caso il web è nato in ambito militare. Il tuo lavoro si svolge in una dimensione politica. Come vedi il rapporto tra arte e politica?Io utilizzo materiali politici per fare arte, perché in quanto artista non ho il potere di fare interventi politici. Negli ultimi anni il sisma dell’Aquila mi ha causato qualche problema, ma è una cosa di cui non

voglio parlare. Tuttavia a questo proposito ci sono state omissioni molto importanti a livello locale. Credo che anche la denuncia abbia il suo valore, in tutte le sue forme, compresa quella della parola. A me piace molto parlare, apprezzo parecchio anche l’aspetto intellettuale dell’artista. Una parte del tuo lavoro si svolge nel campo della digital art. M’interessa molto a livello politico il concetto di low-tech, ovvero di bassa tecnologia. Ho lavorato infatti con computer di tre generazioni precedenti, interessandomi in particolare dei messaggi di errore. Oggi è un problema il fatto che questi vecchi computer non siano riciclabili: l’unico modo è farne opere d’arte. Com’è maturata la tua svolta recente verso l’arte relazionale?Ho fatto la prima importante esperienza relazionale con Cesare Pietroiusti nell’ambito del progetto Oreste alla Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann nel 1999: attraverso una serie di interviste a persone comuni –come gondolieri o fruttivendoli– abbiamo indagato il rapporto tra gli abitanti della città e la mostra d’arte. Anche la divulgazione dell’arte non è cosa da poco, la contemporaneità sta prendendo pieghe stranissime, l’arte ha ormai troppe forme, è diffi cilissima da defi nire e quindi anche da spiegare.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Vive e lavora a Roma, L’Aquila, Pescara.Diploma Pittura, Accademia BB.AA. L’Aquila Allievo di Fabio Mauri, partecipa a mostre, performance, pubblicazioni, progetti, workshop operando con diverse Istituzioni, Accademie, Scuole, Musei. Fa parte del comitato scientifi co del CeDRAP dell’Università La Sapienza, Roma.Collabora con artisti internazionali partecipando a diversi Multiple Name: Progetto Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (con Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (con Barbara Esposito).Tra i lavori più recenti:L’Arte delle relazioni – La pratica partecipata nell’arte (a cura di P. Ferri e S. Baroni, Accademia BBAA, Museo MACRO Roma)One enemy of mine, personale a cura di Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma,)

http://www.francofi orillo.net

With his work Franco Fiorillo delves into the most sensitive issues of the contemporary world, related to the various spheres of social, political, economic life. To do this, he does not hesitate to use the entire arsenal available to artists, moving easily between painting, sculpture, installation, and the new digital media. Using these various means, Fiorillo has often taken up the relationship between East and West and the related issue of Westernization (Five Easy Pieces), and he has used the weapon of irony to talk about the Israeli-Palestinian confl ict (the Holy Land), or dealt with the tragedy of landmines (One enemy of mine). Another signifi cant part of his production is concer-ned with digital art, where he focusses in particular on questions of technical obsolescence. Lately he has worked the fi eld of relational art, a trend theorized by the critic Nicolas Bourriaud in the ‘nineties which conceives art as an occasion for encounter.

Your work is includes highly varied forms and topi-cs. What holds this apparent diversity together?Currently my work tends greatly towards the relatio-nal and the collaborative. I collaborate willingly with everyone: for example, I am part of the collective Ne-ola Project. My current approach is very Duchampian: I’d like to detach myself as much as possible from the decorative aspect of art.

You are from L’Aquila and you studied at the Aca-demy of your city as a student of Fabio Mauri. What lessons did you learn from him?I have two masters: for the creative side, Fabio Mauri, with whom I have worked on many projects (such as The Great Futurist Evening) and who gave me an insight into politics: regarding the anthropological aspect my teacher was Tito Spini (a collaborator of Le Corbusier and Alvar Aalto). In all my work there is a strong presence of war, which I use naturally to express a critical position. I would like to convey the satanic and hypnotic power of war, which is the same as that of the mass media. It is no coincidence that the web was born in military spheres.

Your work has a political dimension. How do you see the relationship between art and politics?I use political materials to make art, because as an artist I do not have the power to make political inter-ventions. In recent years, the L’Aquila earthquake has caused several problems for me, but I do not want to talk about it. However, in this regard, there have been signifi cant omissions. I believe that denunciation is

important, in all its forms, including that of words. I love talking, I also like the intellectual aspect of the artist.

Part of your work is in the fi eld of digital art.I am very interested in the concept of low-tech, on a political level. In fact, I have worked with compu-ters of three previous generations, with a particular regard for error messages. Today it is a problem that these old computers are not recyclable: the only thing to do is make art-works of them.

How did your recent swing towards relational art come about?I had my fi rst major “relational” experience with Cesare Pietroiusti on the Oreste project at the Venice Biennale directed by Harald Szeemann in 1999: through a series of interviews with ordinary people, like gondoliers or greengrocers, we investigated the relationship between the inhabitants of the city and the art exhibition. Even the dissemination of art is not a trivial matter, the contemporary is taking stran-ge directions, art has too many forms, it is diffi cult to defi ne and thus also to explain.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Franco Fiorillo lives and works in Rome, L’Aquila and Pescara.He has a Diploma in Painting from the Academy BB.AA. in L’Aquila. A student of Fabio Mauri, he takes part in exhibitions, performances, publications, projects and workshops working with various institutions, academies, schools and museums. He is a member of the Scientifi c Committee of the CeDRAP of La Sapienza University, Rome. He collaborates with international artists participating in various Multiple Names: Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (with Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (with Barbara Esposito).Among the most recent are: The Art of Relationships - Participating Practice in Art (by P. Ferri and S. Baroni, Academy BBAA, MACRO Museum, Rome); One enemy of mine, personal curated by Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Rome).

http://www.francofi orillo.net

Fran

co F

iori

llo

Vario ART

I.S.T. (IdeologySettingTypewriter), 2004 - dimensioni variabili, ready made, supporti digitali

One enemy of mine (mine book), Feat. Lucilla Candeloro, 2012 - frame da animazione virtuale, Studio Casagrande Roma

di Simone Ciglia by Simone Ciglia

Foto

Cla

udio

Car

ella

Twinbuddhas, Solomonic, Safeair, Flaglowers (da Cinque pezzi Facili), 2002 - dimensioni variabili, supporti digitali, museo La Civitella, Chieti

“Il re ilare” scherza coi propri sudditi: gioca a farli cadere, in ogni modo, con ogni mezzo. E così, quando tutti giacciono a terra, egli ostenta loro la propria supremazia ergendosi fi nalmente al di sopra di essi.2012 - dimensioni ambientali, scacco, boccia da bowling, resine

Submedia (da Media subliminali), 2000 - dimensioni variabili, supporti digitali Messaggio d’errore (Help), 2001 - dimensioni variabili, supporti digitaliRestauro Madonna del Rosario Cepagatti

Collezione opere d’arte Brunzo Zenobio

Manifestazionimusicali

Teatro - Alice nel paese delle meraviglie

Franco FiorilloFranco Fiorillo

Con la sua opera Franco Fiorillo s’insinua nelle questioni più delicate della contemporaneità, attinenti alle diverse sfere del sociale, della politica, dell’economia. Per farlo non esita a servirsi dell’intero arsenale a disposizione degli artisti, muovendosi agilmente tra pittura, scultura, installazione, fi no ai nuovi media digitali. Impiegando questi mezzi molteplici, Fiorillo è spesso tornato sul rapporto tra Oriente e Occidente e il connesso tema dell’occidentalizzazione (Cinque pezzi facili), ha affrontato con l’arma dell’ironia il confl itto israelo-palestinese (Terra Santa), o ha denunciato la tragedia delle mine antiuomo (One enemy of mine). Un’altra parte consistente della sua produzione s’iscrive nell’ambito della digital art, dove ha operato in particolare sulle questioni dell’obsolescenza tecnica. Ultimamente con il suo lavoro si è inserito nel campo dell’arte relazionale, una tendenza teorizzata dal critico Nicolas Bourriaud negli anni Novanta del Novecento che concepisce l’arte come occasione d’incontro. Il tuo lavoro si presenta sotto le forme e i temi più vari. Cos’è che tiene insieme questa apparente diversità?Attualmente il mio lavoro è molto teso verso l’aspetto relazionale e collaborativo. Collaboro volentieri con tutti: faccio parte ad esempio del collettivo Neola Project. Il mio orientamento attuale è molto duchampiano: mi piacerebbe distaccarmi il più possibile dall’aspetto decorativo dell’arte. Sei aquilano e ti sei formato all’Accademia della tua città come allievo di Fabio Mauri. Qual è stata la lezione che ti ha lasciato? Io ho due maestri: per il lato creativo Fabio Mauri, con cui ho lavorato a molti progetti (come la Gran Serata Futurista) e che mi ha lasciato innanzitutto la scelta politica; per quanto riguarda l’aspetto antropologico il mio maestro è stato Tito Spini (collaboratore di Le Corbusier e Alvar Aalto). In tutti i miei lavori è presente una forte estetica della guerra, che utilizzo naturalmente per esprimere una posizione critica. Vorrei far comprendere quanto sia satanico il potere ipnotico della guerra, che poi è lo stesso dei mass-media. Non a caso il web è nato in ambito militare. Il tuo lavoro si svolge in una dimensione politica. Come vedi il rapporto tra arte e politica?Io utilizzo materiali politici per fare arte, perché in quanto artista non ho il potere di fare interventi politici. Negli ultimi anni il sisma dell’Aquila mi ha causato qualche problema, ma è una cosa di cui non

voglio parlare. Tuttavia a questo proposito ci sono state omissioni molto importanti a livello locale. Credo che anche la denuncia abbia il suo valore, in tutte le sue forme, compresa quella della parola. A me piace molto parlare, apprezzo parecchio anche l’aspetto intellettuale dell’artista. Una parte del tuo lavoro si svolge nel campo della digital art. M’interessa molto a livello politico il concetto di low-tech, ovvero di bassa tecnologia. Ho lavorato infatti con computer di tre generazioni precedenti, interessandomi in particolare dei messaggi di errore. Oggi è un problema il fatto che questi vecchi computer non siano riciclabili: l’unico modo è farne opere d’arte. Com’è maturata la tua svolta recente verso l’arte relazionale?Ho fatto la prima importante esperienza relazionale con Cesare Pietroiusti nell’ambito del progetto Oreste alla Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann nel 1999: attraverso una serie di interviste a persone comuni –come gondolieri o fruttivendoli– abbiamo indagato il rapporto tra gli abitanti della città e la mostra d’arte. Anche la divulgazione dell’arte non è cosa da poco, la contemporaneità sta prendendo pieghe stranissime, l’arte ha ormai troppe forme, è diffi cilissima da defi nire e quindi anche da spiegare.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Vive e lavora a Roma, L’Aquila, Pescara.Diploma Pittura, Accademia BB.AA. L’Aquila Allievo di Fabio Mauri, partecipa a mostre, performance, pubblicazioni, progetti, workshop operando con diverse Istituzioni, Accademie, Scuole, Musei. Fa parte del comitato scientifi co del CeDRAP dell’Università La Sapienza, Roma.Collabora con artisti internazionali partecipando a diversi Multiple Name: Progetto Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (con Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (con Barbara Esposito).Tra i lavori più recenti:L’Arte delle relazioni – La pratica partecipata nell’arte (a cura di P. Ferri e S. Baroni, Accademia BBAA, Museo MACRO Roma)One enemy of mine, personale a cura di Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma,)

http://www.francofi orillo.net

With his work Franco Fiorillo delves into the most sensitive issues of the contemporary world, related to the various spheres of social, political, economic life. To do this, he does not hesitate to use the entire arsenal available to artists, moving easily between painting, sculpture, installation, and the new digital media. Using these various means, Fiorillo has often taken up the relationship between East and West and the related issue of Westernization (Five Easy Pieces), and he has used the weapon of irony to talk about the Israeli-Palestinian confl ict (the Holy Land), or dealt with the tragedy of landmines (One enemy of mine). Another signifi cant part of his production is concer-ned with digital art, where he focusses in particular on questions of technical obsolescence. Lately he has worked the fi eld of relational art, a trend theorized by the critic Nicolas Bourriaud in the ‘nineties which conceives art as an occasion for encounter.

Your work is includes highly varied forms and topi-cs. What holds this apparent diversity together?Currently my work tends greatly towards the relatio-nal and the collaborative. I collaborate willingly with everyone: for example, I am part of the collective Ne-ola Project. My current approach is very Duchampian: I’d like to detach myself as much as possible from the decorative aspect of art.

You are from L’Aquila and you studied at the Aca-demy of your city as a student of Fabio Mauri. What lessons did you learn from him?I have two masters: for the creative side, Fabio Mauri, with whom I have worked on many projects (such as The Great Futurist Evening) and who gave me an insight into politics: regarding the anthropological aspect my teacher was Tito Spini (a collaborator of Le Corbusier and Alvar Aalto). In all my work there is a strong presence of war, which I use naturally to express a critical position. I would like to convey the satanic and hypnotic power of war, which is the same as that of the mass media. It is no coincidence that the web was born in military spheres.

Your work has a political dimension. How do you see the relationship between art and politics?I use political materials to make art, because as an artist I do not have the power to make political inter-ventions. In recent years, the L’Aquila earthquake has caused several problems for me, but I do not want to talk about it. However, in this regard, there have been signifi cant omissions. I believe that denunciation is

important, in all its forms, including that of words. I love talking, I also like the intellectual aspect of the artist.

Part of your work is in the fi eld of digital art.I am very interested in the concept of low-tech, on a political level. In fact, I have worked with compu-ters of three previous generations, with a particular regard for error messages. Today it is a problem that these old computers are not recyclable: the only thing to do is make art-works of them.

How did your recent swing towards relational art come about?I had my fi rst major “relational” experience with Cesare Pietroiusti on the Oreste project at the Venice Biennale directed by Harald Szeemann in 1999: through a series of interviews with ordinary people, like gondoliers or greengrocers, we investigated the relationship between the inhabitants of the city and the art exhibition. Even the dissemination of art is not a trivial matter, the contemporary is taking stran-ge directions, art has too many forms, it is diffi cult to defi ne and thus also to explain.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Franco Fiorillo lives and works in Rome, L’Aquila and Pescara.He has a Diploma in Painting from the Academy BB.AA. in L’Aquila. A student of Fabio Mauri, he takes part in exhibitions, performances, publications, projects and workshops working with various institutions, academies, schools and museums. He is a member of the Scientifi c Committee of the CeDRAP of La Sapienza University, Rome. He collaborates with international artists participating in various Multiple Names: Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (with Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (with Barbara Esposito).Among the most recent are: The Art of Relationships - Participating Practice in Art (by P. Ferri and S. Baroni, Academy BBAA, MACRO Museum, Rome); One enemy of mine, personal curated by Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Rome).

http://www.francofi orillo.net

Franco Fio

rillo

Vario ART

I.S.T. (IdeologySettingTypewriter), 2004 - dimensioni variabili, ready made, supporti digitali

One enemy of mine (mine book), Feat. Lucilla Candeloro, 2012 - frame da animazione virtuale, Studio Casagrande Roma

di Simone Cigliaby Simone Ciglia

Foto Claudio C

arella

Twinbuddhas, Solomonic, Safeair, Flaglowers (da Cinque pezzi Facili), 2002 - dimensioni variabili, supporti digitali, museo La Civitella, Chieti

“Il re ilare” scherza coi propri sudditi: gioca a farli cadere, in ogni modo, con ogni mezzo. E così, quando tutti giacciono a terra, egli ostenta loro la propria supremazia ergendosi fi nalmente al di sopra di essi.2012 - dimensioni ambientali, scacco, boccia da bowling, resine

Submedia (da Media subliminali), 2000 - dimensioni variabili, supporti digitaliMessaggio d’errore (Help), 2001 - dimensioni variabili, supporti digitali Restauro Madonna del Rosario Cepagatti

Collezione opere d’arte Brunzo Zenobio

Manifestazionimusicali

Teatro - Alice nel paese delle meraviglie

Page 3: Fiorillo ok

Franco Fiorillo Franco Fiorillo

Con la sua opera Franco Fiorillo s’insinua nelle questioni più delicate della contemporaneità, attinenti alle diverse sfere del sociale, della politica, dell’economia. Per farlo non esita a servirsi dell’intero arsenale a disposizione degli artisti, muovendosi agilmente tra pittura, scultura, installazione, fi no ai nuovi media digitali. Impiegando questi mezzi molteplici, Fiorillo è spesso tornato sul rapporto tra Oriente e Occidente e il connesso tema dell’occidentalizzazione (Cinque pezzi facili), ha affrontato con l’arma dell’ironia il confl itto israelo-palestinese (Terra Santa), o ha denunciato la tragedia delle mine antiuomo (One enemy of mine). Un’altra parte consistente della sua produzione s’iscrive nell’ambito della digital art, dove ha operato in particolare sulle questioni dell’obsolescenza tecnica. Ultimamente con il suo lavoro si è inserito nel campo dell’arte relazionale, una tendenza teorizzata dal critico Nicolas Bourriaud negli anni Novanta del Novecento che concepisce l’arte come occasione d’incontro. Il tuo lavoro si presenta sotto le forme e i temi più vari. Cos’è che tiene insieme questa apparente diversità?Attualmente il mio lavoro è molto teso verso l’aspetto relazionale e collaborativo. Collaboro volentieri con tutti: faccio parte ad esempio del collettivo Neola Project. Il mio orientamento attuale è molto duchampiano: mi piacerebbe distaccarmi il più possibile dall’aspetto decorativo dell’arte. Sei aquilano e ti sei formato all’Accademia della tua città come allievo di Fabio Mauri. Qual è stata la lezione che ti ha lasciato? Io ho due maestri: per il lato creativo Fabio Mauri, con cui ho lavorato a molti progetti (come la Gran Serata Futurista) e che mi ha lasciato innanzitutto la scelta politica; per quanto riguarda l’aspetto antropologico il mio maestro è stato Tito Spini (collaboratore di Le Corbusier e Alvar Aalto). In tutti i miei lavori è presente una forte estetica della guerra, che utilizzo naturalmente per esprimere una posizione critica. Vorrei far comprendere quanto sia satanico il potere ipnotico della guerra, che poi è lo stesso dei mass-media. Non a caso il web è nato in ambito militare. Il tuo lavoro si svolge in una dimensione politica. Come vedi il rapporto tra arte e politica?Io utilizzo materiali politici per fare arte, perché in quanto artista non ho il potere di fare interventi politici. Negli ultimi anni il sisma dell’Aquila mi ha causato qualche problema, ma è una cosa di cui non

voglio parlare. Tuttavia a questo proposito ci sono state omissioni molto importanti a livello locale. Credo che anche la denuncia abbia il suo valore, in tutte le sue forme, compresa quella della parola. A me piace molto parlare, apprezzo parecchio anche l’aspetto intellettuale dell’artista. Una parte del tuo lavoro si svolge nel campo della digital art. M’interessa molto a livello politico il concetto di low-tech, ovvero di bassa tecnologia. Ho lavorato infatti con computer di tre generazioni precedenti, interessandomi in particolare dei messaggi di errore. Oggi è un problema il fatto che questi vecchi computer non siano riciclabili: l’unico modo è farne opere d’arte. Com’è maturata la tua svolta recente verso l’arte relazionale?Ho fatto la prima importante esperienza relazionale con Cesare Pietroiusti nell’ambito del progetto Oreste alla Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann nel 1999: attraverso una serie di interviste a persone comuni –come gondolieri o fruttivendoli– abbiamo indagato il rapporto tra gli abitanti della città e la mostra d’arte. Anche la divulgazione dell’arte non è cosa da poco, la contemporaneità sta prendendo pieghe stranissime, l’arte ha ormai troppe forme, è diffi cilissima da defi nire e quindi anche da spiegare.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Vive e lavora a Roma, L’Aquila, Pescara.Diploma Pittura, Accademia BB.AA. L’Aquila Allievo di Fabio Mauri, partecipa a mostre, performance, pubblicazioni, progetti, workshop operando con diverse Istituzioni, Accademie, Scuole, Musei. Fa parte del comitato scientifi co del CeDRAP dell’Università La Sapienza, Roma.Collabora con artisti internazionali partecipando a diversi Multiple Name: Progetto Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (con Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (con Barbara Esposito).Tra i lavori più recenti:L’Arte delle relazioni – La pratica partecipata nell’arte (a cura di P. Ferri e S. Baroni, Accademia BBAA, Museo MACRO Roma)One enemy of mine, personale a cura di Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma,)

http://www.francofi orillo.net

With his work Franco Fiorillo delves into the most sensitive issues of the contemporary world, related to the various spheres of social, political, economic life. To do this, he does not hesitate to use the entire arsenal available to artists, moving easily between painting, sculpture, installation, and the new digital media. Using these various means, Fiorillo has often taken up the relationship between East and West and the related issue of Westernization (Five Easy Pieces), and he has used the weapon of irony to talk about the Israeli-Palestinian confl ict (the Holy Land), or dealt with the tragedy of landmines (One enemy of mine). Another signifi cant part of his production is concer-ned with digital art, where he focusses in particular on questions of technical obsolescence. Lately he has worked the fi eld of relational art, a trend theorized by the critic Nicolas Bourriaud in the ‘nineties which conceives art as an occasion for encounter.

Your work is includes highly varied forms and topi-cs. What holds this apparent diversity together?Currently my work tends greatly towards the relatio-nal and the collaborative. I collaborate willingly with everyone: for example, I am part of the collective Ne-ola Project. My current approach is very Duchampian: I’d like to detach myself as much as possible from the decorative aspect of art.

You are from L’Aquila and you studied at the Aca-demy of your city as a student of Fabio Mauri. What lessons did you learn from him?I have two masters: for the creative side, Fabio Mauri, with whom I have worked on many projects (such as The Great Futurist Evening) and who gave me an insight into politics: regarding the anthropological aspect my teacher was Tito Spini (a collaborator of Le Corbusier and Alvar Aalto). In all my work there is a strong presence of war, which I use naturally to express a critical position. I would like to convey the satanic and hypnotic power of war, which is the same as that of the mass media. It is no coincidence that the web was born in military spheres.

Your work has a political dimension. How do you see the relationship between art and politics?I use political materials to make art, because as an artist I do not have the power to make political inter-ventions. In recent years, the L’Aquila earthquake has caused several problems for me, but I do not want to talk about it. However, in this regard, there have been signifi cant omissions. I believe that denunciation is

important, in all its forms, including that of words. I love talking, I also like the intellectual aspect of the artist.

Part of your work is in the fi eld of digital art.I am very interested in the concept of low-tech, on a political level. In fact, I have worked with compu-ters of three previous generations, with a particular regard for error messages. Today it is a problem that these old computers are not recyclable: the only thing to do is make art-works of them.

How did your recent swing towards relational art come about?I had my fi rst major “relational” experience with Cesare Pietroiusti on the Oreste project at the Venice Biennale directed by Harald Szeemann in 1999: through a series of interviews with ordinary people, like gondoliers or greengrocers, we investigated the relationship between the inhabitants of the city and the art exhibition. Even the dissemination of art is not a trivial matter, the contemporary is taking stran-ge directions, art has too many forms, it is diffi cult to defi ne and thus also to explain.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Franco Fiorillo lives and works in Rome, L’Aquila and Pescara.He has a Diploma in Painting from the Academy BB.AA. in L’Aquila. A student of Fabio Mauri, he takes part in exhibitions, performances, publications, projects and workshops working with various institutions, academies, schools and museums. He is a member of the Scientifi c Committee of the CeDRAP of La Sapienza University, Rome. He collaborates with international artists participating in various Multiple Names: Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (with Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (with Barbara Esposito).Among the most recent are: The Art of Relationships - Participating Practice in Art (by P. Ferri and S. Baroni, Academy BBAA, MACRO Museum, Rome); One enemy of mine, personal curated by Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Rome).

http://www.francofi orillo.net

Fran

co F

iori

llo

Vario ART

I.S.T. (IdeologySettingTypewriter), 2004 - dimensioni variabili, ready made, supporti digitali

One enemy of mine (mine book), Feat. Lucilla Candeloro, 2012 - frame da animazione virtuale, Studio Casagrande Roma

di Simone Ciglia by Simone Ciglia

Foto

Cla

udio

Car

ella

Twinbuddhas, Solomonic, Safeair, Flaglowers (da Cinque pezzi Facili), 2002 - dimensioni variabili, supporti digitali, museo La Civitella, Chieti

“Il re ilare” scherza coi propri sudditi: gioca a farli cadere, in ogni modo, con ogni mezzo. E così, quando tutti giacciono a terra, egli ostenta loro la propria supremazia ergendosi fi nalmente al di sopra di essi.2012 - dimensioni ambientali, scacco, boccia da bowling, resine

Submedia (da Media subliminali), 2000 - dimensioni variabili, supporti digitali Messaggio d’errore (Help), 2001 - dimensioni variabili, supporti digitaliRestauro Madonna del Rosario Cepagatti

Collezione opere d’arte Brunzo Zenobio

Manifestazionimusicali

Teatro - Alice nel paese delle meraviglie

Franco FiorilloFranco Fiorillo

Con la sua opera Franco Fiorillo s’insinua nelle questioni più delicate della contemporaneità, attinenti alle diverse sfere del sociale, della politica, dell’economia. Per farlo non esita a servirsi dell’intero arsenale a disposizione degli artisti, muovendosi agilmente tra pittura, scultura, installazione, fi no ai nuovi media digitali. Impiegando questi mezzi molteplici, Fiorillo è spesso tornato sul rapporto tra Oriente e Occidente e il connesso tema dell’occidentalizzazione (Cinque pezzi facili), ha affrontato con l’arma dell’ironia il confl itto israelo-palestinese (Terra Santa), o ha denunciato la tragedia delle mine antiuomo (One enemy of mine). Un’altra parte consistente della sua produzione s’iscrive nell’ambito della digital art, dove ha operato in particolare sulle questioni dell’obsolescenza tecnica. Ultimamente con il suo lavoro si è inserito nel campo dell’arte relazionale, una tendenza teorizzata dal critico Nicolas Bourriaud negli anni Novanta del Novecento che concepisce l’arte come occasione d’incontro. Il tuo lavoro si presenta sotto le forme e i temi più vari. Cos’è che tiene insieme questa apparente diversità?Attualmente il mio lavoro è molto teso verso l’aspetto relazionale e collaborativo. Collaboro volentieri con tutti: faccio parte ad esempio del collettivo Neola Project. Il mio orientamento attuale è molto duchampiano: mi piacerebbe distaccarmi il più possibile dall’aspetto decorativo dell’arte. Sei aquilano e ti sei formato all’Accademia della tua città come allievo di Fabio Mauri. Qual è stata la lezione che ti ha lasciato? Io ho due maestri: per il lato creativo Fabio Mauri, con cui ho lavorato a molti progetti (come la Gran Serata Futurista) e che mi ha lasciato innanzitutto la scelta politica; per quanto riguarda l’aspetto antropologico il mio maestro è stato Tito Spini (collaboratore di Le Corbusier e Alvar Aalto). In tutti i miei lavori è presente una forte estetica della guerra, che utilizzo naturalmente per esprimere una posizione critica. Vorrei far comprendere quanto sia satanico il potere ipnotico della guerra, che poi è lo stesso dei mass-media. Non a caso il web è nato in ambito militare. Il tuo lavoro si svolge in una dimensione politica. Come vedi il rapporto tra arte e politica?Io utilizzo materiali politici per fare arte, perché in quanto artista non ho il potere di fare interventi politici. Negli ultimi anni il sisma dell’Aquila mi ha causato qualche problema, ma è una cosa di cui non

voglio parlare. Tuttavia a questo proposito ci sono state omissioni molto importanti a livello locale. Credo che anche la denuncia abbia il suo valore, in tutte le sue forme, compresa quella della parola. A me piace molto parlare, apprezzo parecchio anche l’aspetto intellettuale dell’artista. Una parte del tuo lavoro si svolge nel campo della digital art. M’interessa molto a livello politico il concetto di low-tech, ovvero di bassa tecnologia. Ho lavorato infatti con computer di tre generazioni precedenti, interessandomi in particolare dei messaggi di errore. Oggi è un problema il fatto che questi vecchi computer non siano riciclabili: l’unico modo è farne opere d’arte. Com’è maturata la tua svolta recente verso l’arte relazionale?Ho fatto la prima importante esperienza relazionale con Cesare Pietroiusti nell’ambito del progetto Oreste alla Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann nel 1999: attraverso una serie di interviste a persone comuni –come gondolieri o fruttivendoli– abbiamo indagato il rapporto tra gli abitanti della città e la mostra d’arte. Anche la divulgazione dell’arte non è cosa da poco, la contemporaneità sta prendendo pieghe stranissime, l’arte ha ormai troppe forme, è diffi cilissima da defi nire e quindi anche da spiegare.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Vive e lavora a Roma, L’Aquila, Pescara.Diploma Pittura, Accademia BB.AA. L’Aquila Allievo di Fabio Mauri, partecipa a mostre, performance, pubblicazioni, progetti, workshop operando con diverse Istituzioni, Accademie, Scuole, Musei. Fa parte del comitato scientifi co del CeDRAP dell’Università La Sapienza, Roma.Collabora con artisti internazionali partecipando a diversi Multiple Name: Progetto Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (con Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (con Barbara Esposito).Tra i lavori più recenti:L’Arte delle relazioni – La pratica partecipata nell’arte (a cura di P. Ferri e S. Baroni, Accademia BBAA, Museo MACRO Roma)One enemy of mine, personale a cura di Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma,)

http://www.francofi orillo.net

With his work Franco Fiorillo delves into the most sensitive issues of the contemporary world, related to the various spheres of social, political, economic life. To do this, he does not hesitate to use the entire arsenal available to artists, moving easily between painting, sculpture, installation, and the new digital media. Using these various means, Fiorillo has often taken up the relationship between East and West and the related issue of Westernization (Five Easy Pieces), and he has used the weapon of irony to talk about the Israeli-Palestinian confl ict (the Holy Land), or dealt with the tragedy of landmines (One enemy of mine). Another signifi cant part of his production is concer-ned with digital art, where he focusses in particular on questions of technical obsolescence. Lately he has worked the fi eld of relational art, a trend theorized by the critic Nicolas Bourriaud in the ‘nineties which conceives art as an occasion for encounter.

Your work is includes highly varied forms and topi-cs. What holds this apparent diversity together?Currently my work tends greatly towards the relatio-nal and the collaborative. I collaborate willingly with everyone: for example, I am part of the collective Ne-ola Project. My current approach is very Duchampian: I’d like to detach myself as much as possible from the decorative aspect of art.

You are from L’Aquila and you studied at the Aca-demy of your city as a student of Fabio Mauri. What lessons did you learn from him?I have two masters: for the creative side, Fabio Mauri, with whom I have worked on many projects (such as The Great Futurist Evening) and who gave me an insight into politics: regarding the anthropological aspect my teacher was Tito Spini (a collaborator of Le Corbusier and Alvar Aalto). In all my work there is a strong presence of war, which I use naturally to express a critical position. I would like to convey the satanic and hypnotic power of war, which is the same as that of the mass media. It is no coincidence that the web was born in military spheres.

Your work has a political dimension. How do you see the relationship between art and politics?I use political materials to make art, because as an artist I do not have the power to make political inter-ventions. In recent years, the L’Aquila earthquake has caused several problems for me, but I do not want to talk about it. However, in this regard, there have been signifi cant omissions. I believe that denunciation is

important, in all its forms, including that of words. I love talking, I also like the intellectual aspect of the artist.

Part of your work is in the fi eld of digital art.I am very interested in the concept of low-tech, on a political level. In fact, I have worked with compu-ters of three previous generations, with a particular regard for error messages. Today it is a problem that these old computers are not recyclable: the only thing to do is make art-works of them.

How did your recent swing towards relational art come about?I had my fi rst major “relational” experience with Cesare Pietroiusti on the Oreste project at the Venice Biennale directed by Harald Szeemann in 1999: through a series of interviews with ordinary people, like gondoliers or greengrocers, we investigated the relationship between the inhabitants of the city and the art exhibition. Even the dissemination of art is not a trivial matter, the contemporary is taking stran-ge directions, art has too many forms, it is diffi cult to defi ne and thus also to explain.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Franco Fiorillo lives and works in Rome, L’Aquila and Pescara.He has a Diploma in Painting from the Academy BB.AA. in L’Aquila. A student of Fabio Mauri, he takes part in exhibitions, performances, publications, projects and workshops working with various institutions, academies, schools and museums. He is a member of the Scientifi c Committee of the CeDRAP of La Sapienza University, Rome. He collaborates with international artists participating in various Multiple Names: Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (with Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (with Barbara Esposito).Among the most recent are: The Art of Relationships - Participating Practice in Art (by P. Ferri and S. Baroni, Academy BBAA, MACRO Museum, Rome); One enemy of mine, personal curated by Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Rome).

http://www.francofi orillo.net

Franco Fio

rillo

Vario ART

I.S.T. (IdeologySettingTypewriter), 2004 - dimensioni variabili, ready made, supporti digitali

One enemy of mine (mine book), Feat. Lucilla Candeloro, 2012 - frame da animazione virtuale, Studio Casagrande Roma

di Simone Cigliaby Simone Ciglia

Foto Claudio C

arella

Twinbuddhas, Solomonic, Safeair, Flaglowers (da Cinque pezzi Facili), 2002 - dimensioni variabili, supporti digitali, museo La Civitella, Chieti

“Il re ilare” scherza coi propri sudditi: gioca a farli cadere, in ogni modo, con ogni mezzo. E così, quando tutti giacciono a terra, egli ostenta loro la propria supremazia ergendosi fi nalmente al di sopra di essi.2012 - dimensioni ambientali, scacco, boccia da bowling, resine

Submedia (da Media subliminali), 2000 - dimensioni variabili, supporti digitaliMessaggio d’errore (Help), 2001 - dimensioni variabili, supporti digitali Restauro Madonna del Rosario Cepagatti

Collezione opere d’arte Brunzo Zenobio

Manifestazionimusicali

Teatro - Alice nel paese delle meraviglie

Page 4: Fiorillo ok

Franco FiorilloFranco Fiorillo

Con la sua opera Franco Fiorillo s’insinua nelle questioni più delicate della contemporaneità, attinenti alle diverse sfere del sociale, della politica, dell’economia. Per farlo non esita a servirsi dell’intero arsenale a disposizione degli artisti, muovendosi agilmente tra pittura, scultura, installazione, fi no ai nuovi media digitali. Impiegando questi mezzi molteplici, Fiorillo è spesso tornato sul rapporto tra Oriente e Occidente e il connesso tema dell’occidentalizzazione (Cinque pezzi facili), ha affrontato con l’arma dell’ironia il confl itto israelo-palestinese (Terra Santa), o ha denunciato la tragedia delle mine antiuomo (One enemy of mine). Un’altra parte consistente della sua produzione s’iscrive nell’ambito della digital art, dove ha operato in particolare sulle questioni dell’obsolescenza tecnica. Ultimamente con il suo lavoro si è inserito nel campo dell’arte relazionale, una tendenza teorizzata dal critico Nicolas Bourriaud negli anni Novanta del Novecento che concepisce l’arte come occasione d’incontro. Il tuo lavoro si presenta sotto le forme e i temi più vari. Cos’è che tiene insieme questa apparente diversità?Attualmente il mio lavoro è molto teso verso l’aspetto relazionale e collaborativo. Collaboro volentieri con tutti: faccio parte ad esempio del collettivo Neola Project. Il mio orientamento attuale è molto duchampiano: mi piacerebbe distaccarmi il più possibile dall’aspetto decorativo dell’arte. Sei aquilano e ti sei formato all’Accademia della tua città come allievo di Fabio Mauri. Qual è stata la lezione che ti ha lasciato? Io ho due maestri: per il lato creativo Fabio Mauri, con cui ho lavorato a molti progetti (come la Gran Serata Futurista) e che mi ha lasciato innanzitutto la scelta politica; per quanto riguarda l’aspetto antropologico il mio maestro è stato Tito Spini (collaboratore di Le Corbusier e Alvar Aalto). In tutti i miei lavori è presente una forte estetica della guerra, che utilizzo naturalmente per esprimere una posizione critica. Vorrei far comprendere quanto sia satanico il potere ipnotico della guerra, che poi è lo stesso dei mass-media. Non a caso il web è nato in ambito militare. Il tuo lavoro si svolge in una dimensione politica. Come vedi il rapporto tra arte e politica?Io utilizzo materiali politici per fare arte, perché in quanto artista non ho il potere di fare interventi politici. Negli ultimi anni il sisma dell’Aquila mi ha causato qualche problema, ma è una cosa di cui non

voglio parlare. Tuttavia a questo proposito ci sono state omissioni molto importanti a livello locale. Credo che anche la denuncia abbia il suo valore, in tutte le sue forme, compresa quella della parola. A me piace molto parlare, apprezzo parecchio anche l’aspetto intellettuale dell’artista. Una parte del tuo lavoro si svolge nel campo della digital art. M’interessa molto a livello politico il concetto di low-tech, ovvero di bassa tecnologia. Ho lavorato infatti con computer di tre generazioni precedenti, interessandomi in particolare dei messaggi di errore. Oggi è un problema il fatto che questi vecchi computer non siano riciclabili: l’unico modo è farne opere d’arte. Com’è maturata la tua svolta recente verso l’arte relazionale?Ho fatto la prima importante esperienza relazionale con Cesare Pietroiusti nell’ambito del progetto Oreste alla Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann nel 1999: attraverso una serie di interviste a persone comuni –come gondolieri o fruttivendoli– abbiamo indagato il rapporto tra gli abitanti della città e la mostra d’arte. Anche la divulgazione dell’arte non è cosa da poco, la contemporaneità sta prendendo pieghe stranissime, l’arte ha ormai troppe forme, è diffi cilissima da defi nire e quindi anche da spiegare.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Vive e lavora a Roma, L’Aquila, Pescara.Diploma Pittura, Accademia BB.AA. L’Aquila Allievo di Fabio Mauri, partecipa a mostre, performance, pubblicazioni, progetti, workshop operando con diverse Istituzioni, Accademie, Scuole, Musei. Fa parte del comitato scientifi co del CeDRAP dell’Università La Sapienza, Roma.Collabora con artisti internazionali partecipando a diversi Multiple Name: Progetto Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (con Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (con Barbara Esposito).Tra i lavori più recenti:L’Arte delle relazioni – La pratica partecipata nell’arte (a cura di P. Ferri e S. Baroni, Accademia BBAA, Museo MACRO Roma)One enemy of mine, personale a cura di Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma,)

http://www.francofi orillo.net

With his work Franco Fiorillo delves into the most sensitive issues of the contemporary world, related to the various spheres of social, political, economic life. To do this, he does not hesitate to use the entire arsenal available to artists, moving easily between painting, sculpture, installation, and the new digital media. Using these various means, Fiorillo has often taken up the relationship between East and West and the related issue of Westernization (Five Easy Pieces), and he has used the weapon of irony to talk about the Israeli-Palestinian confl ict (the Holy Land), or dealt with the tragedy of landmines (One enemy of mine). Another signifi cant part of his production is concer-ned with digital art, where he focusses in particular on questions of technical obsolescence. Lately he has worked the fi eld of relational art, a trend theorized by the critic Nicolas Bourriaud in the ‘nineties which conceives art as an occasion for encounter.

Your work is includes highly varied forms and topi-cs. What holds this apparent diversity together?Currently my work tends greatly towards the relatio-nal and the collaborative. I collaborate willingly with everyone: for example, I am part of the collective Ne-ola Project. My current approach is very Duchampian: I’d like to detach myself as much as possible from the decorative aspect of art.

You are from L’Aquila and you studied at the Aca-demy of your city as a student of Fabio Mauri. What lessons did you learn from him?I have two masters: for the creative side, Fabio Mauri, with whom I have worked on many projects (such as The Great Futurist Evening) and who gave me an insight into politics: regarding the anthropological aspect my teacher was Tito Spini (a collaborator of Le Corbusier and Alvar Aalto). In all my work there is a strong presence of war, which I use naturally to express a critical position. I would like to convey the satanic and hypnotic power of war, which is the same as that of the mass media. It is no coincidence that the web was born in military spheres.

Your work has a political dimension. How do you see the relationship between art and politics?I use political materials to make art, because as an artist I do not have the power to make political inter-ventions. In recent years, the L’Aquila earthquake has caused several problems for me, but I do not want to talk about it. However, in this regard, there have been signifi cant omissions. I believe that denunciation is

important, in all its forms, including that of words. I love talking, I also like the intellectual aspect of the artist.

Part of your work is in the fi eld of digital art.I am very interested in the concept of low-tech, on a political level. In fact, I have worked with compu-ters of three previous generations, with a particular regard for error messages. Today it is a problem that these old computers are not recyclable: the only thing to do is make art-works of them.

How did your recent swing towards relational art come about?I had my fi rst major “relational” experience with Cesare Pietroiusti on the Oreste project at the Venice Biennale directed by Harald Szeemann in 1999: through a series of interviews with ordinary people, like gondoliers or greengrocers, we investigated the relationship between the inhabitants of the city and the art exhibition. Even the dissemination of art is not a trivial matter, the contemporary is taking stran-ge directions, art has too many forms, it is diffi cult to defi ne and thus also to explain.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Franco Fiorillo lives and works in Rome, L’Aquila and Pescara.He has a Diploma in Painting from the Academy BB.AA. in L’Aquila. A student of Fabio Mauri, he takes part in exhibitions, performances, publications, projects and workshops working with various institutions, academies, schools and museums. He is a member of the Scientifi c Committee of the CeDRAP of La Sapienza University, Rome. He collaborates with international artists participating in various Multiple Names: Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (with Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (with Barbara Esposito).Among the most recent are: The Art of Relationships - Participating Practice in Art (by P. Ferri and S. Baroni, Academy BBAA, MACRO Museum, Rome); One enemy of mine, personal curated by Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Rome).

http://www.francofi orillo.net

Franco Fio

rillo

Vario ART

I.S.T. (IdeologySettingTypewriter), 2004 - dimensioni variabili, ready made, supporti digitali

One enemy of mine (mine book), Feat. Lucilla Candeloro, 2012 - frame da animazione virtuale, Studio Casagrande Roma

di Simone Cigliaby Simone Ciglia

Foto Claudio C

arella

Twinbuddhas, Solomonic, Safeair, Flaglowers (da Cinque pezzi Facili), 2002 - dimensioni variabili, supporti digitali, museo La Civitella, Chieti

“Il re ilare” scherza coi propri sudditi: gioca a farli cadere, in ogni modo, con ogni mezzo. E così, quando tutti giacciono a terra, egli ostenta loro la propria supremazia ergendosi fi nalmente al di sopra di essi.2012 - dimensioni ambientali, scacco, boccia da bowling, resine

Submedia (da Media subliminali), 2000 - dimensioni variabili, supporti digitaliMessaggio d’errore (Help), 2001 - dimensioni variabili, supporti digitali Restauro Madonna del Rosario Cepagatti

Collezione opere d’arte Brunzo Zenobio

Manifestazionimusicali

Teatro - Alice nel paese delle meraviglie

Franco Fiorillo Franco Fiorillo

Con la sua opera Franco Fiorillo s’insinua nelle questioni più delicate della contemporaneità, attinenti alle diverse sfere del sociale, della politica, dell’economia. Per farlo non esita a servirsi dell’intero arsenale a disposizione degli artisti, muovendosi agilmente tra pittura, scultura, installazione, fi no ai nuovi media digitali. Impiegando questi mezzi molteplici, Fiorillo è spesso tornato sul rapporto tra Oriente e Occidente e il connesso tema dell’occidentalizzazione (Cinque pezzi facili), ha affrontato con l’arma dell’ironia il confl itto israelo-palestinese (Terra Santa), o ha denunciato la tragedia delle mine antiuomo (One enemy of mine). Un’altra parte consistente della sua produzione s’iscrive nell’ambito della digital art, dove ha operato in particolare sulle questioni dell’obsolescenza tecnica. Ultimamente con il suo lavoro si è inserito nel campo dell’arte relazionale, una tendenza teorizzata dal critico Nicolas Bourriaud negli anni Novanta del Novecento che concepisce l’arte come occasione d’incontro. Il tuo lavoro si presenta sotto le forme e i temi più vari. Cos’è che tiene insieme questa apparente diversità?Attualmente il mio lavoro è molto teso verso l’aspetto relazionale e collaborativo. Collaboro volentieri con tutti: faccio parte ad esempio del collettivo Neola Project. Il mio orientamento attuale è molto duchampiano: mi piacerebbe distaccarmi il più possibile dall’aspetto decorativo dell’arte. Sei aquilano e ti sei formato all’Accademia della tua città come allievo di Fabio Mauri. Qual è stata la lezione che ti ha lasciato? Io ho due maestri: per il lato creativo Fabio Mauri, con cui ho lavorato a molti progetti (come la Gran Serata Futurista) e che mi ha lasciato innanzitutto la scelta politica; per quanto riguarda l’aspetto antropologico il mio maestro è stato Tito Spini (collaboratore di Le Corbusier e Alvar Aalto). In tutti i miei lavori è presente una forte estetica della guerra, che utilizzo naturalmente per esprimere una posizione critica. Vorrei far comprendere quanto sia satanico il potere ipnotico della guerra, che poi è lo stesso dei mass-media. Non a caso il web è nato in ambito militare. Il tuo lavoro si svolge in una dimensione politica. Come vedi il rapporto tra arte e politica?Io utilizzo materiali politici per fare arte, perché in quanto artista non ho il potere di fare interventi politici. Negli ultimi anni il sisma dell’Aquila mi ha causato qualche problema, ma è una cosa di cui non

voglio parlare. Tuttavia a questo proposito ci sono state omissioni molto importanti a livello locale. Credo che anche la denuncia abbia il suo valore, in tutte le sue forme, compresa quella della parola. A me piace molto parlare, apprezzo parecchio anche l’aspetto intellettuale dell’artista. Una parte del tuo lavoro si svolge nel campo della digital art. M’interessa molto a livello politico il concetto di low-tech, ovvero di bassa tecnologia. Ho lavorato infatti con computer di tre generazioni precedenti, interessandomi in particolare dei messaggi di errore. Oggi è un problema il fatto che questi vecchi computer non siano riciclabili: l’unico modo è farne opere d’arte. Com’è maturata la tua svolta recente verso l’arte relazionale?Ho fatto la prima importante esperienza relazionale con Cesare Pietroiusti nell’ambito del progetto Oreste alla Biennale di Venezia diretta da Harald Szeemann nel 1999: attraverso una serie di interviste a persone comuni –come gondolieri o fruttivendoli– abbiamo indagato il rapporto tra gli abitanti della città e la mostra d’arte. Anche la divulgazione dell’arte non è cosa da poco, la contemporaneità sta prendendo pieghe stranissime, l’arte ha ormai troppe forme, è diffi cilissima da defi nire e quindi anche da spiegare.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Vive e lavora a Roma, L’Aquila, Pescara.Diploma Pittura, Accademia BB.AA. L’Aquila Allievo di Fabio Mauri, partecipa a mostre, performance, pubblicazioni, progetti, workshop operando con diverse Istituzioni, Accademie, Scuole, Musei. Fa parte del comitato scientifi co del CeDRAP dell’Università La Sapienza, Roma.Collabora con artisti internazionali partecipando a diversi Multiple Name: Progetto Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (con Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (con Barbara Esposito).Tra i lavori più recenti:L’Arte delle relazioni – La pratica partecipata nell’arte (a cura di P. Ferri e S. Baroni, Accademia BBAA, Museo MACRO Roma)One enemy of mine, personale a cura di Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Roma,)

http://www.francofi orillo.net

With his work Franco Fiorillo delves into the most sensitive issues of the contemporary world, related to the various spheres of social, political, economic life. To do this, he does not hesitate to use the entire arsenal available to artists, moving easily between painting, sculpture, installation, and the new digital media. Using these various means, Fiorillo has often taken up the relationship between East and West and the related issue of Westernization (Five Easy Pieces), and he has used the weapon of irony to talk about the Israeli-Palestinian confl ict (the Holy Land), or dealt with the tragedy of landmines (One enemy of mine). Another signifi cant part of his production is concer-ned with digital art, where he focusses in particular on questions of technical obsolescence. Lately he has worked the fi eld of relational art, a trend theorized by the critic Nicolas Bourriaud in the ‘nineties which conceives art as an occasion for encounter.

Your work is includes highly varied forms and topi-cs. What holds this apparent diversity together?Currently my work tends greatly towards the relatio-nal and the collaborative. I collaborate willingly with everyone: for example, I am part of the collective Ne-ola Project. My current approach is very Duchampian: I’d like to detach myself as much as possible from the decorative aspect of art.

You are from L’Aquila and you studied at the Aca-demy of your city as a student of Fabio Mauri. What lessons did you learn from him?I have two masters: for the creative side, Fabio Mauri, with whom I have worked on many projects (such as The Great Futurist Evening) and who gave me an insight into politics: regarding the anthropological aspect my teacher was Tito Spini (a collaborator of Le Corbusier and Alvar Aalto). In all my work there is a strong presence of war, which I use naturally to express a critical position. I would like to convey the satanic and hypnotic power of war, which is the same as that of the mass media. It is no coincidence that the web was born in military spheres.

Your work has a political dimension. How do you see the relationship between art and politics?I use political materials to make art, because as an artist I do not have the power to make political inter-ventions. In recent years, the L’Aquila earthquake has caused several problems for me, but I do not want to talk about it. However, in this regard, there have been signifi cant omissions. I believe that denunciation is

important, in all its forms, including that of words. I love talking, I also like the intellectual aspect of the artist.

Part of your work is in the fi eld of digital art.I am very interested in the concept of low-tech, on a political level. In fact, I have worked with compu-ters of three previous generations, with a particular regard for error messages. Today it is a problem that these old computers are not recyclable: the only thing to do is make art-works of them.

How did your recent swing towards relational art come about?I had my fi rst major “relational” experience with Cesare Pietroiusti on the Oreste project at the Venice Biennale directed by Harald Szeemann in 1999: through a series of interviews with ordinary people, like gondoliers or greengrocers, we investigated the relationship between the inhabitants of the city and the art exhibition. Even the dissemination of art is not a trivial matter, the contemporary is taking stran-ge directions, art has too many forms, it is diffi cult to defi ne and thus also to explain.

Franco Fiorillo (L’Aquila, 1962)

Franco Fiorillo lives and works in Rome, L’Aquila and Pescara.He has a Diploma in Painting from the Academy BB.AA. in L’Aquila. A student of Fabio Mauri, he takes part in exhibitions, performances, publications, projects and workshops working with various institutions, academies, schools and museums. He is a member of the Scientifi c Committee of the CeDRAP of La Sapienza University, Rome. He collaborates with international artists participating in various Multiple Names: Oreste, Bacinonapoli, Modusmediandi, VariusMultiplexMultiformis, Neola (with Bruna Esposito, Emanuela Barbi, Enzo De Leonibus), beff (with Barbara Esposito).Among the most recent are: The Art of Relationships - Participating Practice in Art (by P. Ferri and S. Baroni, Academy BBAA, MACRO Museum, Rome); One enemy of mine, personal curated by Patrizia Ferri (Studio d’Arte Contemporanea Pino Casagrande, Rome).

http://www.francofi orillo.net

Fran

co F

iori

llo

Vario ART

I.S.T. (IdeologySettingTypewriter), 2004 - dimensioni variabili, ready made, supporti digitali

One enemy of mine (mine book), Feat. Lucilla Candeloro, 2012 - frame da animazione virtuale, Studio Casagrande Roma

di Simone Ciglia by Simone Ciglia

Foto

Cla

udio

Car

ella

Twinbuddhas, Solomonic, Safeair, Flaglowers (da Cinque pezzi Facili), 2002 - dimensioni variabili, supporti digitali, museo La Civitella, Chieti

“Il re ilare” scherza coi propri sudditi: gioca a farli cadere, in ogni modo, con ogni mezzo. E così, quando tutti giacciono a terra, egli ostenta loro la propria supremazia ergendosi fi nalmente al di sopra di essi.2012 - dimensioni ambientali, scacco, boccia da bowling, resine

Submedia (da Media subliminali), 2000 - dimensioni variabili, supporti digitali Messaggio d’errore (Help), 2001 - dimensioni variabili, supporti digitaliRestauro Madonna del Rosario Cepagatti

Collezione opere d’arte Brunzo Zenobio

Manifestazionimusicali

Teatro - Alice nel paese delle meraviglie

Page 5: Fiorillo ok

Vario

AR

TFr

anco

Fio

rillo Sn

owy

(da

“Cin

que

pezz

i Fac

ili”),

2002

- d

imen

sion

i var

iabi

li, s

uppo

rti d

igita

li