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FIRENZE - Campionato di Giornalismo

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FIRENZE - Campionato di Giornalismo

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10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

Aulla sommersa.«Siamoconvoi»Il sindacoSimoncini ha incontratogli alunni del nostro istituto

MARTEDÌ scorso, 13 dicembre,nell’aula Polifemo dell’Istitutocomprensivo Pieraccini, gli alun-ni della scuola hanno incontratoil sindaco di Aulla, Roberto Si-moncini, che è venuto per parlaredell’alluvione che ha colpito lasua città, un piccolo comune di11.000 abitanti nel cuore dellaLu-nigiana. Il 25 ottobre nell’arco di24 ore sono caduti 366 mm dipioggia, un evento straordinarioche ha provocato l’esondazionedel fiumeMagra.«Erano le 18,30 quando il Magraè esondato — ha detto il sindaco— prima è andata via la correntepoi è arrivata un’onda improvvi-sa, uno dei primi edifici ad esserecolpito è stata la caserma dei vigi-li del fuoco». Poi il fango ha som-merso ogni cosa.

L’ALLUVIONE è durata 2 ore e30, in questo tempo i danni sonostati enormi: «Ci sono stati duemorti e 108 evacuati. Le criticitàsono molte: case allagate, ponticrollati, frazioni isolate, mancan-za di acqua potabile e gas, in nu-merose frazioni niente corrente

elettrica e linee telefoniche».«Quali sono stati i monumentipiù colpiti della città?»: chiede unalunno della scuola primaria.«L’Abbazia di San Caprasiodell’884per fortuna non è stata di-strutta, ma è stata allagata e som-mersa dal fango».Cos’è l’Archivio Storico notarile

dei Feudi della lunigiana?«L’archivio è prezioso perchè cisono tutti i manoscritti del ‘400che raccontano la storia notariledel paese — spiega il sindaco —l’edificio è stato devastato dal fan-go, ma grazie all’intervento diuna giovane archivista romana,Francesca Frugoni, insieme ai ra-

gazzi del liceo classico diAulla so-no riusciti a portare in salvo i li-bri. Non è un caso che sono statiproprio i ragazzi a salvare l’archi-vio storico, poichè fanno parte delConsiglio dei Giovani e Aulla èstato il primo comune d’Italia adaverne uno. I libri sono stati tra-sportati a Firenze per il processodi liofilizzazione. I soccorsi sonostati numerosi: per nove giornihanno operato sul territorio pro-vinciale 7144 unità di personaledi cui 3851 angeli del fango».

CHIEDE un bambino: «Cosa haprovato quando ha visto la sua cit-tà distrutta?».«Un grande dispiacere, ma questacatastrofe paradossalmente ci haavvicinati di più. In seguito allatragedia abbiamo ricevuto unagrande solidarità da tutta laRegio-ne, sopratutto da Firenze. Molticittadini ci sono stati vicini, tracui tassisti fiorentini, la Fiorenti-naCalcio e altri».Un alunno dellascuola Pieraccini saluta il sindacoepromette: «Anche lanostra scuo-la contribuirà con un piccolo ge-sto di solidarietà».

CHI SONO gli angeli del fango? Sono persone co-muni come il nonno di un nostro compagno o notecome l’onorevole Pierluigi Bersani. Il loro aiuto è sta-to fondamentale nelle città alluvionate.

Lei dov’era il giorno dell’alluvione a Firenze?«Credo a scuola. Le notizie arrivavano dalla radio».

E’ stataun’ideasuaandareaFirenzeperporta-re aiuto?

«Ne parlammo tra noi, e cominciammo a chiederci:perché non andiamo? Diciamo pure che fui uno deipromotori. Il nostro insegnante di religione, donNi-so Della Valle, era un riferimento per noi. Ci vennenaturale andarne a parlarne con lui: non solo disse disì, ma si preparò a partire con noi».

Quell’esperienza ha cambiato qualcosa nellasua vita?

«Sicuramente, perché fu un’esperienza straordinaria.

Avevo quindici anni! E’ stata una grande emozionepoter vivere la solidarietà che si sentiva in quei gior-ni. Non solo: ho anche avuto l’occasione di respirarei primi passi di una storia nuova. Girava un’aria dicambiamento».

Ci sono ancora oggi molti documenti danneg-giati che hanno bisogno di essere restaurati.Quandosaràalgoverno faràqualcosaperaiu-tare questa opera?

«Adesso che me l’ hai ricordato sicuramente lo farò.Ricordo che quando partii sapevo che dovevamo sal-vare i libri e gli oggetti d’ arte, immaginavo che avreifatto quello. Però la mia squadra finì ad occuparsi diripulire dal fango laboratori e cantine.Ho fattomano-valanza. Ma fu lo stesso indimenticabile».Nel 2011 gli angeli del fango sono tornati in azionead Aulla; questa volta sono arrivati in aiuto anche gliultras della Fiorentina e i ragazzi del liceo classico diAulla.

L’INTERVISTA IL SEGRETARIO DEL PD HA PARTECIPATO AI SOCCORSI DOPO L’ALLUVIONE DI FIRENZE NEL ’66

Bersani, un angelo del fangodi quindici anni

LAVISITA I ragazzi della Pieraccini con il sindaco di Aulla

LAREDAZIONE

L’ARCHIVIO di Stato diFirenze si è occupato del re-stauro dei documenti allu-vionati nel 1966.Dei 30 chi-lometri danneggiati, 24 so-no stati restaurati. Il proces-so comprende molte fasi:prima si spagina il volume,poi col bisturi si toglie pa-zientemente il fango, si lavail foglio con acqua tiepida econ un pennello si leva losporco residuo. Una voltaasciutto, si ricalcano le partistrappate sulla “carta giap-ponese” operando con unago appuntito, poi questaviene incollata.Quando tut-to è fatto si ricostruisce il fa-scicolo cucendo tra loro lepagine. Dopo l’alluvionedel ’66 erano in 13 a lavora-re, oggi è rimasta una solarestauratrice, la dottoressaMorelli, perché l’Archivionon ha più finanziamenti.Ad Aulla lo scorso ottobresi è ripresentato il proble-ma: come ci ha confermatol’assessore Cristina Scaletti,che si sta occupando dellacosa, ben 40000 volumi del-la biblioteca e dell’ArchivioStorico sono stati danneg-giati dall’acqua, fra i quali45 preziosissimi atti notari-li del ‘400. Questi ultimi so-no stati messi in uno deicongelatori offerti dalla Bo-frost. Lì sarannomantenutiin sicurezza fino a quandonon saranno gli “liofilizza-ti”, con questo metodo i fa-scicoli vengono congelati fi-no a -50˚, poi messi in unapparecchio che prima limette sottovuoto, poi “subli-ma”il ghiaccio,cioè lo tra-sforma in vapore senza pas-sare dallo stato liquido. Al-trimenti, dopo il congela-mento, si può passare al re-stauro tradizionale.

Scuolamedia

PieracciniFirenze

SOLIDARIETÀAngeli delfango dopo l’alluvione del ’66

LAPAGINA è stata realizzata dagli studenti della I C dellascuola media Pieraccini in collaborazione con la classe VAdella scuola Lavagnini. I C: Abbado Luigi, Batacchi Tom-maso, Berretti Lucrezia, Borgioli Alessandro, CamastroGiorgia, CanastriniMaria, Celli Guglielmo, D’AntoniArian-na, Gabbrielli Edoardo, Garchitorena Vincent Galamay,GhisuDuccio, Huaroc SamaniegoAshleySayuri, JesusMe-

dina Nilton Oswaldo, Lenzi Lapo, Mucci Samuele, NatiAgnese,PairazamanChambergoMiguel, ParducciUmber-to, Pelleschi Greta, Rossi Federico, Wu Weiwei. V A: Ab-delqader Jasmin, Ani Ochenna, Bayongan JameverBalun-so, Caramitti Alessio, Carhuallanqui Montes Maria, CicaliAlessia, Cosofret Alexandru Constantin, Daghini Martina,Dauplo Christian Paul, Eletti Lorenzo, Gnesutta Daniele,

Haxhiu Aishe, Holguin Caller Mabel Gaudy, MaccallumEvaMaria,MananghayaParagasGuilfred,Masi Giulia,Mi-chahelles Flavia, Palchetti Vittoria,Perez Camila Natalia,Piras Vittoria, Pistolesi Boni Irene, Poli Zoe, Reyes Ha-rold James, Valladares Aguilar Marialaura, Vega CarolOlalla. Dirigente scolastico: Valerio Vagnoli.Insegnanti tutor: Cinzia Tosti Guerra, Anna Colantuono.

IRESTAURI

Archiviodi StatoUn lavoroprezioso

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11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

Oltre la ribalta dellamodaVestirsi in un certomodo è diventato bisogno: come scegliere bene

LA MODA è una presenza fonda-mentale nella vita di noi adole-scenti, condiziona il modo di ve-stire e costituisce un bisogno dasoddisfare, al pari delle necessitàprimarie. Lamaggior parte di noisegue le tendenze che sono in vo-ga nel momento, alle quali è diffi-cile rinunciare, senza sentirsi “di-versi”; il rischio infatti è di trovar-si emarginati da quei compagniche hanno un forte interesse per iprodotti che più rispondono alconformismo. Anche per questo igiovani ritengono essenziale in-dossare abiti che li fanno sentireparte del gruppo, e non estranei,con il risultato di favorire la ten-denza al consumo e incrementareil fatturato delle aziende più “allamoda”. Di queste in generale iconsumatori sono portati a fidar-si, perché ritengono il marchiouna garanzia.

IL RAPPORTO tra la qualità e ilprezzo permette oggi a tutti, an-che ai meno benestanti, di acqui-stare le cose che desiderano; ma igiovani, pur di assicurarsi il capoche li fa sentire “alla moda”, sonoindotti a spendere anche molto.

Chiaramente chi hapiùdisponibi-lità economica hamaggiori possi-bilità di tenersi aggiornato con lamoda, perché può permettersi diandare oltre certi limiti, ma nonsempre ne sente il bisogno, men-tre chi ha meno disponibilità avolte si concede strappi eccessivi.Tutto questo fa emergere differen-ze rese immediatamente evidenti

dalla volontà omeno di indossarei capi delle marche più prestigio-se. Ciò, non di rado, è motivo dicontrasto tra i giovani, portati a se-guire le tendenze e ad ignorare igusti e le scelte dei genitori, piùorientati di solito a un look piùtradizionale, attenti alla qualità eal prezzo.Dietro il mondo fascinoso della

moda si nascondono, in qualcheoccasione, realtà di cui non siamospesso a conoscenza, ma che han-no a che fare direttamente con ciòche indossiamo. Sembra ad esem-pio, da indagini compiute e da de-nunce fatte negli anni addietro,che non sia assente l’impiego disostanze dannose da parte diaziende e marchi anche famosi,ma fa ben sperare il fatto che siastato raggiunto un impegno co-mune a ridurre, entro il 2020,l’uso di simili componenti. Nonmolto tempo fa, una giovane don-na accusava sulla rete di avere su-bito seri danni per aver indossatoabiti acquistati presso una catenadi grande distribuzione.

UN ALTRO aspetto negativo delmondo della moda è dato dallosfruttamento di manodopera mi-norile, senza che vi sia un adegua-to controllo della filiera produtti-va e un intervento repressivo daparte dei governi di quei Paesiche tollerano il fenomeno. Ci sichiede se non sarebbe meglio cheprestassimo più attenzione a que-sti aspetti del problema di cui disolito non teniamo conto, invecedi occuparci solo del marchio checi permette di stare “alla moda”.

ABBIAMO incontratoLorenzoBraccialini, diret-tore marketing e comunicazioni dell’omonimaazienda, e gli abbiamo posto alcune domande sultema della moda nel mondo, specie in relazioneagli adolescenti. «Le dinamiche dei giovani tendo-no oggi ad incrociarsi in modo continuo; non esi-ste più un target unico, ma una fusione di stili etendenze: gli adulti amano tornare alla loro adole-scenza, i giovani imitarli, per sentirsi più grandi».La Braccialini è un’azienda attenta ai giovani; perloro «ha creato una collezione che si ispira ai famo-si Looney Tones, unmarchio avuto in licenza dal-laWarnerBros. Lo stile sposa lamoda ai personag-gi simbolici che hanno segnato l’infanzia di moltegenerazioni».Quando si tratta di scegliere i capi daindossare, il consumatore in generale tiene conto«della funzionalità del capo in rapporto al tipo divita di ognuno e quindi all’uso, ma vi è da parte di

tutti una forte attenzione al prezzo e alla qualitàdei prodotti, visti in relazione tra loro».In fatto di moda, Firenze ha una nobile tradizioneche risale alRinascimento, «legata all’ideale di bel-lezza e alla qualità dei prodotti che nascono dallemani sapienti degli artigiani»; una tradizione chesi conserva e che fa anche oggi di Firenze il centrodellamoda.Gli abbiamo chiesto cosa pensasse del-lo sfruttamento del lavorominorile di cui spesso sisente parlare a proposito di aziende che operanonel settore. «Le grandi multinazionali estere, ci harisposto, oggi fanno più attenzione alla filiera, pro-prio a seguito degli scandali avvenuti; quanto allegriffe italiane già esercitano il controllo sul ciclodella produzione per i proprimarchi». Gli esponia-mo, prima di congedarci, una nostra esigenza: chei prodotti siano tutti etichettati per poterne verifi-care la tracciabilità, conoscere la qualità dellemate-rie impiegate e saperne la provenienza.

L’ESPERTO A COLLOQUIO CON LORENZO BRACCIALINI, DIRETTORE MARKETING DELL’OMONIMA GRIFFE

«Rapporto prezzo-qualità, vigilato speciale»

APPARIRE

O ESSERE?

Il rischio di esseresuccubi della modae non protagonistivisto con la fantasia

LAREDAZIONE

CI INTERESSAVA cono-scere quale fosse il rapportodei ragazzi con lamoda, e secambia con l’età, ma anchequanta importanza abbia lamoda per loro. Ne abbiamointervistati alcuni, ed abbia-mo ascoltato il parere diqualche adulto, nella cer-chia famigliare. La moda èun punto di riferimento, lostrumento attraverso il qua-le ogni adolescente, nel mo-mento in cui ricerca unasua identità, esprime il pro-prio stile e la propria perso-nalità, e costruisce il rappor-to con gli altri. La maggiorparte dei giovani, in fatto dimoda, non si fa influenzaredai compagni di classe, masegue l’esempio dei coeta-nei in generale, perchél’aspetto esteriore, sfortuna-tamente, oggi è quello chepiù conta. Nella scelta deicapi, ragazzi e adulti dannoimportanza alla comodità eall’eleganza; gli adulti ten-gono conto anche della qua-lità; per tutti è fondamenta-le sentirsi a proprio agio ne-gli abiti che si indossano.Un altro fattore decisivo alquale tanto gli adulti che iragazzi prestano attenzioneè il prezzo: i ragazzi, che ini-ziano a comprarsi i vestiticon i propri soldi, si sento-no responsabilizzati, gliadulti hanno il sospetto cheun abito che costa poco siadi qualità scadente: il prez-zo costituisce una garanzia.Può succedere però che iproduttori ne approfittino emettano sul mercato capi dibassa qualità ad un prezzopiù alto, ricavandone mag-gior profitto.Anche per que-sto sarebbe doveroso educa-re i ragazzi ad un consumoconsapevole.

Scuolamedia

CarducciFirenze

MANAGER

Lorenzo Braccialini in azienda

III A: Anzillotti Edoardo, Baldini Eva, Benucci Delfina, Ber-tini Emma, Bigi BiancaMaria, Bongiovanni Chiara Tiffany,Busoni Edoardo, CarubiaGabriele, ChenYongjie, Crescio-li Marco, Donati Federico, Finta Jane, Menicatti Teresa,Montagnoni Adele, Montaguti Leonardo, Moriani Leonar-do, Pagnano Tommaso, Prajia Diana Andreea, RamaMar-tina, Scalzullo Giulio, Stefanon Luca, Toschi Vespasiani

Martina, VaggelliGemma, Vigori Anna.

II A: Bayon Tommaso, Bertolasi Federico, BongiovanniMarco, Borghi David, Caldo Luigi, Carbungo Jairus Ja-mes, Denith Irene, Di Bari Giuliana, Dragoni Filippo, Enri-quez Camongol Lou, Flora Alessia, GagliardoMichael, Ia-copozzi Cosimo, Lomascolo Ilaria, LondonoHenaoFrance-

sco, LunardoMariaCaterina,Magni Lorenzo,MassaEuge-nia, Moschella Vanni, Noferi Benedetta, Paratore Giulia,Ruocco Matthew Alexander, Sansosti Chiara, SoffiettoNiccolò, Ventura Margherita, Verrecchia Beatrice.Docente tutor: De Robertis RitaDirigente Scolastico: Marchese Luciana

L’ANALISI

Un fenomenoradicato

nella società

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12 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Il rugby: lo sport del cuoreCresce ilmovimento nella nostra città: capitale europea dello sport 2012

QUANDO William Webb Ellis,giovane studente della cittadinadi Rugby vicino a Birminghamdecise, nel lontano 1823, di infran-gere le regole del football pren-dendo inmano il pallone e corren-do verso la linea di fondo campoavversaria, non immaginava certodi avere posto le prime regole diun nuovo sport, il Rugby Foot-ball, che di lì a breve divenne tra ipiù popolari nel mondo. Tanto-meno sapeva, il giovane William,che da quel gesto di ribellione sa-rebbe nata una disciplina nellaquale valori e confronto leale so-no un esempio per tutti gli altrisport.Oggi, con tutto quello che accadetra le tifoserie nel calcio e spessoin campo tra giocatori stessi, ilrugby rappresenta un’esperienzadi formazione positiva, soprattut-to fra i giovani, portatrice di ele-menti fondamentali: “la cultura”dello sport, intesa come una seriedi valori di cui il giocatore è esem-pio in campo comenella vita, il ri-spetto delle regole e la lealtà versogli avversari, l’educazione comecollaborazione e considerazionedei compagni e, infine, il “fair

play”. Quest’ultimo racchiude insé la vera forza di questo sport. Il“terzo tempo” prevede un mo-mento in cui le squadre avversa-rie si riuniscono informalmente afine partita per parlare di quantoaccaduto, davanti a un rinfresconella club house e a volte insiemeall’arbitro, tutto in modo confi-denziale. Questo è un atto di ami-

cizia edumiltà, nel quale il signifi-cato di vincere e perdere fannoparte del gioco.

PERCHÉ quindi non immagina-re che il rugby abbia un ruolo diprimo piano nei prossimi eventiche Firenze dovrà organizzare inoccasione della sua nomina a “Ca-pitale dello sport 2012”? Perché il

vicesindaco e assessore allo sportDario Nardella non potrebbe co-gliere l’occasione per rilanciareFi-renze come città del rugby?Firenze vanta già una buona tradi-zione in questo sport, e non soloperché il calcio in costume, inqualchemodo ne è stato il precur-sore, ma anche perché in questacittà sono presenti società che dadecenni svolgono con successo laloro attività in questo settore.Se “l’idea di sport è quella di stru-mento diffuso di forte socializza-zione e accrescimento delle quali-tà di vita,” come recita un passag-gio del documento che l’ammini-strazione comunale ha presentatoa Bruxelles per candidarsi al ruo-lo di città europea dello sport2012, allora il rugbypuò veramen-te rappresentare questo pensiero.Se sapremo cogliere quest’occasio-ne, il gioco della palla ovale po-trebbe essere non più quello sport“incomprensibile a molti” comescrive Alessandro Baricco, bensìuna fonte di formazione fisica edetica per molti giovani della no-stra città.

ABBIAMO intervistato Luigi Ferraro , giocatoredella Firenze Rugby ed ex capitano della NazionaleA.

Per quale motivo ha deciso di dedicarsi alrugby?

Ho iniziato a praticare il rugby a tredici anni, maera un gioco e quando scendevo in campo pensavosolo a divertirmi. Poi sono diventato capitano, hoiniziato a giocare a Padova e in Lombardia, nelleregionali e nelle nazionali. Questa esperienzami hafatto crescere come uomo e come rugbista; ora alle-no i ragazzi più giovani e spero di trasmettere loroquanto io stesso ho appreso: rispetto dei compagni,senso del gruppo e lealtà, perché la squadra nonpuò funzionare se manca un membro.

Cosa leha insegnato l’esperienzadi diventa-re capitano?

Hoprovato una grande emozione e senso di respon-sabilità verso gli altri. Nelle partite di rugby non ci

sono barriere fra pubblico e giocatori e quello che siimpara giocando è l’integrazione di tutti quanti, av-versari e compagni, ma soprattutto la voglia di nonmollare mai. Si impara a vincere, a godere di unavittoria, ma anche a prendersela con te stessi se siperde e non si è dato tutto.

Il valoredel fairplaysecondo lei si vaperden-do?

Nel rugby è incondizionato il fairplay, è possibile“schiantarsi” sull’avversario e fargli male, ma nonha senso dargli un calcetto fuori dal gioco!Una vol-ta che è terminato lo scontro, è grande il desideriodi aiutarlo a rialzarsi.

Qual è stata la partita più significativa?Secondo me tutte le partite sono fondamentali, an-che se la più importante è quella che ancora deveessere giocata. Il rugby si può paragonare alla vita,ciò che si è già vissuto è importante, ma quello cheverrà lo è ancor di più.

L’INTERVISTA INCONTRO CON LUIGI FERRARO, GIOCATORE DEL FIRENZE RUGBY ED EX NAZIONALE

«Unapalla ovale checostruisce valori»

LAREDAZIONE

“SONO in mezzo al cam-po, e non so neppure io, seho più paura o coraggio…Ultima frazione di gioco,lancio lungo, palla dell’av-versario, sono l’ultimo uo-mo, la partita è nelle miemani…La tensione sale, penso aimiei compagni che credonoin me, tutto si svolge in po-chi secondi: con tutta lamia forza lo placco! E final-mente… vittoria!”Pratico il rugby da diversianni, le emozioni che provoin questo sport sono fruttodi una nuova passione inme.Quando scendo in campoguardo negli occhi i mieicompagni e so che in quelmomento devo fidarmi diloro: siamo come “fratelliin guerra”.La cosa che amo di più inquesto sport è “il terzo tem-po” nel quale le squadre, fi-no ad ora rivali, escono in-sieme dal campo, vinte ovincitrici che siano. Così igiocatori socializzano an-dando a mangiare e bere,uniti come “amici” e nonpiù come “nemici”.Questa esperienza, se prati-cata fin da piccoli, insegnavalori importanti quali il ri-spetto verso il prossimo fon-damentale per la società. Ilnostro Istituto, propone ilprogetto “Crescere inMovi-mento” relativo alle Scien-ze motorie, che nel primoanno della scuola seconda-ria presenta il rugby come ilmodello di sport da seguire,particolarmente indicatoper la crescita integrale del-la persona.Consiglio ai ragazzi di pro-varlo, per far crescere in lo-ro passione e valori che ri-marranno per tutta la vita.

Scuolamedia

DeMattiasFirenze

PALESTRA

DI VITA

Un’immagineche illustral’affetto degliappassionati peril rugby, unadisciplinasportiva rude, maricca di valorietici

PROTAGONISTA

Luigi Ferraro in azione

LA PAGINA è stata realizzata dagli

studenti: Logan Aspin, Stefano Baylon,

Valentino Brocchi, Julia Brogi, Piero

Brogi, Federico Franceschi, Matilde

Francioni, Raveen Khawe, Cosimo Lori,

Giulia Matteuzzi, Edwards Miglinieks,

Maximilian O’ Kief, Brando Sacramento,

Andrea Cottoni, Filippo Torrini, Niccolò

Vieri, Davide Villani della III media dellaScuola Secondaria di primo grado BeataMaria De Mattias.Docente tutor e Dirigente scolastico è laprofessoressa Monica Milanesi

RIFLESSIONI

Unadisciplinavissuta

conpassione

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13CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Autumnia: la tregiorni del gustoLa trasformazionediFigline: daborgo lontanoapolod’attrazione

CAMMINANDO per Figline,immersi nel profumo di castagnearrostite, mandarini e dolciumivari, si possono trovare, qua e là,orticelli con alberi e verdure, si-gnori che vendono cappelli e ce-ste fatte di paglia, altri che lavora-no il ferro e così via. Sono i giorni11 - 12 - 13 novembre. La stagio-ne autunnale è festeggiata conuno degli eventi più significatividella Toscana: Autumnia, chequest’anno raggiunge la sua tredi-cesima edizione e coinvolge, oltrealla Protezione civile, gli Assesso-rati alla attività produttive, al turi-smo ed alle politiche ambientali.Fiumi di persone si riversano nel-le strade e nelle piazze, non per lasolita passeggiata, ma spinte dallacuriosità di vedere e assaggiarequalcosa di nuovo e dal desideriodi sentirsi fiere delle bellezze edelle bontà che questa terra e tut-ta l’Italia possono offrire. La “pic-cola” Figline, per tre giorni, di-venta l’attrazione turistica dell’in-tera regione: circa ottantamila vi-sitatori di ogni età calpestanoquei cinquemila metri quadrati

su cui è spiegata la manifestazio-ne. Parlare di numeri però nonrende l’idea dell’autentico traspor-to che investe ogni visitatore, del-le emozioni che vengono vissute.No, perchénon si tratta di unmer-cato, Autumnia non è un sempli-ce appuntamento economico, èpiuttosto, grazie anche a una serie

di convegni, un’appetitosa possi-bilità di ampliare le conoscenzesull’Ambiente, sull’Alimentazio-ne, sull’Artigianato e sull’Associa-zionismo. Tutto infatti convergea sviluppare il programma dellequattro “A”, su cui si basa l’even-to. Un programma che offre an-che la possibilità di giocare e di di-

vertirsi o con un percorso di cor-de sugli alberi, o con una passeg-giata a cavallo, o con lamungituradi una mucca. Vista così, Autum-nia diventa unmezzo per educarea viveremeglio, alla cura del patri-monio circostante, al rispetto delfantastico sfondo naturale che in-cornicia questa città e tutta la To-scana, che troppo frequentemen-te trascuriamo. È un modo peraprire gli occhi davanti alla natu-ra e rendersi conto chemagari co-me “vicini di casa” non abbiamosolo gentili vecchietti, ma forseanchequalche animale, un procio-ne o una lepre, che vive propriosopra Figline, nel bosco di Val-lombrosa. Al tempo stesso Autu-mnia è un mezzo per guardarepiù lontano, per “unire” l’Italia,mediante lo scambio di usi e co-stumi con altre parti della peniso-la, presenti con i loro prodotti tipi-ci e la loro cultura.Di fronte a que-sta città in festa non resta che la-sciarsi piacevolmente coinvolge-re, animati da tanta voglia di ri-spolverare tradizioni e di saziarela propria curiosità.

AUTUMNIA attira l’interesse di decine di mi-gliaia di persone. Come sente il rapporto trala città di Figline e questo evento che apresempre più i propri confini?

«Autumnia è diventata la festa più importante della città euna delle prime della Toscana — risponde il sindaco diFigline, Riccardo Nocentini— è la festa in cui tutta la co-munità, tutta la cittadinanza attiva figlinese si apreall’esterno e tantissime persone rispondono positivamen-te al suo richiamo.Aprire l’esperienza diAutumnia a livello più ampio possi-bile e conservare il suo carattere locale è una sfida difficileda accogliere».

Quale ideapuòaiutarequestoeventoaman-tenere i livelli raggiunti e a incrementarli?

«Autumnia è unamanifestazione locale perché promuovei prodotti di Figline e del Valdarno, ma insieme è qualco-sa di più ampio, perché, richiamando l’attenzione su tutto

quello che può portare a una qualità migliore della vita,vuol dare unmessaggio universale. E lo fa anche con speci-fici incontri di approfondimento, che coinvolgono le va-rie associazioni presenti nel territorio, e con iniziative pergli alunni delle scuole».

Comevaluta in generale l’associazionismoaFigline?

«Una delle fortune maggiori di Figline è quella di essere“Terra di Associazioni”. Sono tante ed operano nei settoripiù diversi per il bene comune. Non solo, esse maturanoal loro interno valori importanti che poi si diffondonoall’esterno, fra la gente».

In una battuta, cosa può insegnare Autum-nia?

«Autumnia può insegnare che tutto è collegato. Ogni per-sona, ogni cosa è parte integrante di un tessuto naturale esociale legato in ogni sua parte da strettissime e inscindibi-li relazioni».

L’INTERVISTAQUATTRODOMANDEARICCARDONOCENTINI, PRIMO CITTADINO FIGLINESE

«Una festaperguardarealmondo»

LAREDAZIONE

A FIGLINEunperfetto in-contro tra presente e passa-to, tra la realtà di oggi e isuoi problemi e le origini,tra vicino e lontano.Quattro “A” in festa: Agri-coltura, Alimentazione,Ambiente e Associazioni-smo.“A”, la prima lettera dell’al-fabeto, l’origine, un tentati-vo di recuperare genuinità,di avanzare verso il futurosenza recidere il legame conil nostro passato. “A” diAgricoltura e Alimentazio-ne, per evitare che i bambi-ni del XXI secolo ignorinoil miracolo che ogni giornosi rinnova nei campi o nonsappiano da dove provieneil cibo che vedono nel piat-to; ed è importante riscopri-re i prodotti tipici di un’an-tica e storica regione comela nostra, laToscana, che ve-de nella coltivazione dellavite e dell’olivo due fonda-menti dello sviluppo dellasua cultura e una prospetti-va di lavoro e di guadagno.“A” diAmbiente: per sotto-lineare come questo piane-ta, che ci piaccia o no, perde-rà la pazienza di dare la vitaa un’umanità che non lo ri-spetta e non lo salvaguarda;e in quest’ottica non puòuna festa come Autumnianon porsi il problema dellatutela della realtà che ci cir-conda e che ha orizzontisempre più vasti. Infine,“A” di Associazionismo,per ricordare il valore dellacollaborazione e della soli-darietà; e per questo è giu-sto dedicare spazio alle nu-merose organizzazioni divolontariato che fioriscononel nostro territorio, dispen-sando frutti preziosi per tut-ti.

Scuolamedia

Marsilio FicinoFigline

SINDACO Riccardo Nocentinicon alcuni alunni dopo l’intervista

CLASSE III A: Aglietti Allegra, AnzevinoFiammetta, Bellandi Cristian, BumbucAlexandra, Di Trapani Antonio, GabbrielliFiammetta, Lanini Cosimo, Lapi Niccolò,Mar-zanoChiara,Mosconi Lisa, Nocentini Tomma-

so, Poggesi Eleonora, ReginaFilippo, Sabati-ni Chiara, Taddeucci Cosimo, TurriniMarghe-rita. III B: Bettini Giulia, Botti Francesco, Can-nelli Lapo, Carlone Davide, D’Angiulli Thier-ry, Emanuele Laura, Ermini Costanza,Marti-

gnetti Eleonora, Nannini Gregorio, OlivieroRosa Lucia, Ponzalli Elisa, Sicuro Rebecca,Soldi Mabel. Dirigente scolastico: Enrico M.Vanoni. Docenti tutor: Lorenzo Artusi, PaoloButti, Vera Checcacci.

L’ANALISI

Unmodoper riscoprirevalori etici

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10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

Droga, laprimadifesaè la testaPrevenzione e intelligenza vannodi pari passonella lotta alle dipendenze

PERCHÈun individuo sceglie didrogarsi? Forse per curiosità? Perstress?Qualunque sia la causa o ladroga gli effetti sono similari. Siva dal meno dannoso come il pia-cere fino ai danni irreversibili altessuto cerebrale. L’uso prolunga-to di queste sostanze causa la ridu-zione dei neuroni e delle loro con-nessioni e quindi si assiste a: pre-coce invecchiamento del cervello,rallentamento dei riflessi, perditadi memoria e di emozioni, ictus edemenza senile. Esistonomolti ti-pi di droghe: oppiacei, alcool e co-caina. Gli oppiacei (o narcotici)sono sostanze derivate dall’oppio,un liquido bianco presente nellapianta del papavero.Hannoun ef-fetto sedativo sul sistema nervosoe riducono l’ansia e il dolore.

L’USOprolungato provoca fortis-sima dipendenza e assuefazione.L’alcool può diventare una vera epropria droga in grado di modifi-care il funzionamento del cervel-lo e quindi la percezione della re-altà. Induce dipendenza ed è parti-colarmente nocivo per i ragazzi fi-

no a 18 anni, compromettendosia lo sviluppo fisico che quello ce-rebrale. La cocaina produce effet-ti fisici, come la dilatazione dellepupille, l’aumento del battito car-diaco, e psichici come l’euforia ela megalomania. La cocaina creadipendenza e illusionedi poter fa-re qualsiasi cosa ma porta alla

morte. Disintossicarsi? Sì, si può.Disintossicarsi è possibile ma dasoli è piuttosto difficile. E’ diffici-le aiutare chi fa uso di droghe per-chè il tossicodipendente, comel’alcolista, non crede che l’assun-zione di droga possa costituire ungrave problema, inoltre è convin-to di poter smettere quando vuo-

le, ma purtroppo non è così.

PER USCIRE dal tunnel delladroga al tossicodipendente serveun’assistenza continua fornita dadiversi soggetti quali: la famiglia,i Servizi per le Tossicodipenden-ze (SerT) o Servizi per le Dipen-denze (SerD), cioè servizi pubbli-ci del Sistema Sanitario Naziona-le dedicati alla cura, alla preven-zione e alla riabilitazione dellepersone che hanno fatto abuso disostanze che generano dipenden-za, il CentroAscolto e gli operato-ri delle Comunità. Un percorso direcupero significativo è quelloche porta ad un Centro Ascoltodove il tossicodipendente vienemotivato al cambiamento grazieanche al supporto parallelo dellafamiglia. Da qui poi si passaal’eventuale inserimento in unaComunità di recupero dalla tossi-codipendenze. Un valido aiutonel nostro territorio è offerto dalCSF—Centro Solidarietà Firen-ze — Area Prevenzione — [email protected] (Area Riabilita-zione).

L’INTERVISTA INCONTROCON L’ASSESSORE ALLE POLITICHE GIOVANILI DEL COMUNEDI SIGNA

«Alcol e fumo, nemici danon sottovalutare»ABBIAMO incontrato e intervi-stato l’assessore alle politiche so-ciali del Comune di Signa, Belli-ni

Assessore, leèCapitatodi ve-dere fumareminorenni?

«Sì, mi è capitato di vederemino-renni fumare; soprattutto era ve-nuto fuori che in un pub usciva-no giovani con un tasso alcolicoelevato».

Secondo lei gli adolescenti diSigna hanno comportamentia rischio?-

«ASigna siamo abbastanzaprotet-ti perché i gruppi si ‘’spostano’’ed essendoci poche discotechenon ci dovrebbero essere proble-

mi».

A suo avviso, perché gli ado-lescenti inizianoabereea fu-mare?

«Perché vogliono sentirsi piùgrandi rispetto a quello che so-no».

Secondo lei c’è un modo perevitare questi comportamen-ti a rischio?

«Si possono evitare usando delle

precauzioni; per esempio quando

andate in bicicletta e vi trovate

unmuro davanti, voi vi fermate esvoltate. Così dovreste fare in si-tuazioni che vi sembrano perico-lose. Fermarvi e riflettere».

Leipensachemoltevolteque-sti comportamenti siano cau-sati da un cattivo rapportocon gli adulti?

«Non penso che ci siano adultiche vogliano insegnare ai ragazzia comportarsi così. Se gli adultistanno con i ragazzi devono inse-gnare loro a comportarsi bene».

I ragazzi sono influenzati da-gli amici?

«Gli amici sono molto importan-ti,ma se ti obbligano a fare questecose non sono veri amici».

LAREDAZIONE

TANTI video, film, canzo-ni, libri e giornali parlanodi droga. Molto bella è lacanzone di Marco Masini,“Perché lo fai?”, una do-manda che ci poniamo oggie che spesso non ha rispo-sta. La canzone ci fa capireche tanti giovani, come la ra-gazza protagonista, pur co-noscendo il pericolo a cuivanno incontro, non riesco-no a farne a meno. Quandosi renderanno conto di aversbagliato, sarà troppo tardi.Una strofa dice: «E il doma-ni diventa mai» perché ledroghe non danno via discampo. La droga toglie lalibertà di pensiero a chi lausa. Masini parla di «Unadose di veleno che poi den-tro te non basta mai» per-ché la droga provoca dipen-denza e chi ne fa uso fareb-be di tutto pur di avernesempre di più. La drogaall’inizio fa inebriare, poiuccide. Sembra una bellapersona cheprima ti abbrac-cia, poi ti soffoca. Una dellerisposte più comuni riguar-do alle motivazioni è che iragazzi che si drogano han-no spesso problemi familia-ri o sono spinti dal deside-rio di imitare gli altri e diprovare emozioni forti. Co-me succede ad Olivia, la so-rella del protagonista di “Ioe te”, un libro di NiccolòAmmaniti che abbiamoana-lizzato e che tratta questa te-matica. Olivia ha iniziato adrogarsi per problemi fami-liari, soprattutto con il pa-dre, e poi non riesce aduscirne. Quando prova a di-sintossicarsi ha una crisid’astinenza: accusa forti do-lori, nausea, tremori, proble-mi gastro-intestinali. Dal li-bro abbiamo capito che con-vienenon iniziaremai a dro-garsi, perché quando si ini-zia è difficile smettere euscirne sani e salvi.

ScuolamediaScuolamedia

PaoliPaoliSignaSigna

I CRONISTI IN CLASSE sono i ragazzi diben quattro classi, dei quali non possiamopubblicare i nomi soltanto per motivi dispazio: i partecipanti sono infatti un centi-naio. Ad ogni buon conto la realizzazione

della pagina è stata resa possibile dal la-voro di gruppo coordinato dal corpo inse-gnante.Ecco tutti i protagonisti. Dirigente scolasti-ca: Adelina Franci; docente tutor: Nadia

Corredi, Classe II A (docente T. De Fraia);classe III B (docente B. Fini); classe II C(docente P. Pozzessere); classe II D (do-cente E. Bossoletti); classe III D (docenteS. Donegà).

L’ANALISI

Canzoni e libriche fannoriflettere

Page 7: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

Buone pratiche per risparmiareLacrisi, i consumiegli sprechi: eccocome farea fronteggiarli

L’ITALIA è un Paese dove i con-sumi sono molto elevati. Special-mente nel periodo natalizio, ilprezzo degli alimenti aumentasempre di più: nessuno rinunciaai dolci consueti come pandori,panettoni, torroni, ma ormai qua-si tutti stanno notando l’aumentodel loro prezzo. Questo Natale2011 è stato il più povero degli ul-timi dieci anni: i prezzi sono au-mentati e gli Italiani hanno speso,inmedia, 4milioni di euro inme-no rispetto agli anni passati. È sta-to un grande choc, ma potevamoaspettarcelo. A famiglia, la spesamedia per passare un felice Nata-le è stata di 166 euro. Gli Italiani,tuttavia, rimangono più disponi-bili a spendere soldi per gli ali-menti rispetto agli altri prodotti,pertanto, nonostante la crisi e lagenerale diminuzione dei consu-mi, nonhanno rinunciato alle lec-cornie natalizie. Una parte deiconsumi alimentari finisce tra i ri-fiuti: annualmente buttiamo nel-la spazzatura 561 euro a famiglia,pari al 10%della spesa totale.Gra-

vi sono i problemi economici chel’Italia sta affrontando, ma la crisiaiuta ad avvicinare i consumi inmaniera più consapevole.Le fami-glie, ad esempio, quest’anno han-no diminuito il consumodi costo-si cibi esotici rivalutando le tradi-zioni locali. Per ridurre la produ-zione di plastica e la diffusione di

CO² nell’atmosfera vari Comuniitaliani, tra i quali anche quello diDicomano, hannodato la disponi-bilità a installare almenoundistri-butore di acqua potabile di altaqualità sul loro territorio. Questaviene depurata attraverso una se-rie di trattamenti chimici che larendono bevibile e priva di ger-

mi. Nel nostro Comune l’acquanaturale è gratuita, mentre la friz-zante costa 10 centesimi. Inoltrenella nostra scuolamedia, l’Istitu-to “Desiderio da Settignano”, èstato installato un fontanello, co-sì, quando noi studenti abbiamosete, possiamo tranquillamenteandare nel corridoio a riempire laborraccia (donataci dal Comune),inmenodi trenta secondi. Per ten-tare di diminuire l’inquinamen-to, ormai da anni sono stati realiz-zati appositi cassonetti per ogni ti-po di rifiuto e anche all’internodella nostra scuola viene praticatala raccolta differenziata. Grazie aciò, si possono riciclare numerosimateriali come la carta usata, ilcartone, il vetro e molte confezio-ni di plastica, comprese le botti-glie. Con questo sistema di rici-claggio ciò che a noi sembranosemplici rifiuti possono tornaread esserematerie prime, così il ve-tro torna ad essere vetro, carta ecartone lo stesso e le bottiglie diplastica vengono trasformate inpile (un tessuto per coperte e ma-glioni).

NELL’AMBITO del progetto “Riduciamo l’im-pronta” il comune diRufina e l’Unione dei Comu-niValdarno eValdisieve sabato 19 novembre scor-so hanno invitato tutta la cittadinanza all’inaugura-zione del fontanello a Contea in località Pizzicot-to. Il fontanello eroga acqua naturale, refrigerata egassata. Per il primo mese tutte le tipologie di ac-qua sono gratuite, successivamente la naturale e larefrigerata rimarranno gratuite, mentre la gassataavrà un costo di 5 centesimi al litro.Alcuni cittadini del Comune, scettici, hanno criti-cato tale investimento, sostenendo che la spesa siastata di gran lungamaggiore rispetto a quanto l’am-ministrazione locale possa ricavarne.Il progetto del fontanello è nato fondamentalmen-te per ridurre l’inquinamento atmosferico e quello

dei rifiuti, grazie all’utilizzo delle bottiglie di vetroe non di plastica e alla riduzione dei consumi ener-getici necessari alla produzione e al trasporto delleacque in bottiglia.Intervistando alcune persone abbiamo capito chequesta struttura sta diventando a poco a pocomol-to efficace, infatti lamaggior parte degli abitanti diContea usufruisce del servizio pubblico. Comehanno riferitomolti utenti, grazie anche alla filtra-zione dell’acqua, il sapore è gradevole; solo una pic-cola parte degli intervistati non ha mai provato ilservizio. Infine ci siamo recate in unnegozio di ali-mentari, dove abbiamo raccolto informazioni sul-la vendita dell’acqua in bottiglia che, contraria-mente alle aspettative, non è diminuita, perché lepersone anziane preferiscono le acque calcificantiper le ossa.

IL PROGETTO ANOVEMBRE L’INSTALLAZIONEDI UN FONTANELLO ECOLOGICO A CONTEA

“Riduciamo l’impronta”, acqua a chilometri zero

BILANCIO DI FAMIGLIA Crisi e risorse in una vignetta

LAREDAZIONE

SE PENSIAMO al Nataleci vengono subito in menteregali e pranzi; quei famosipranzi che appena conclusidovranno essere smaltiticon tanto esercizio. Quasinessuno riflette sulla spesache alleggerirà i nostriportafogli, peggiorando lasituazione delle famigliegià colpite dalla crisi. Èinfatti di circa 700 * la ciframedia che una famigliaitaliana ha dovutoaffrontare quest’anno. Nelcomplesso, è importantericordare che tra il 24 e il25 Dicembre gli Italianihanno speso circa 2,3miliardi di euro, e dipositivo c’è solamente ilfatto che esce rafforzata latendenza alla riscoperta dellegame con i prodotti delterritorio, che si è espressaa tavola nella preparazionedelle ricette del passato.Sulle tavole toscane sonoricomparsi i cibitradizionali: chi a Natalenon ha mangiato comeantipasto i classici crostiniai fegatini? Chi non haassaggiato i cappelletti inbrodo di cappone?Naturalmente non sonomancati nelle nostre caseRicciarelli e Panforte. Dei700 euro di spesa, ben 425euro sono serviti solamenteper i regali. È triste riferiredi questi acquisti da capogiro, ma è giusto anchericordare che un anno fa icosti complessivi eranosuperiori, infatti i consumialimentari erano maggioridel 18%, mentre gliacquisti di regali sonocalati dell’8,1%.

ScuolamediaScuolamedia

Da SettignanoDa SettignanoDicomanoDicomano

AMBIENTE

Il fontanello a Contea

CLASSE III B: Assenti Stefano; Balan Nico-

lae Andrei; Bego Jurgen; Calabri Alessia;

Cellamare Gaia; Fabbrucci Cesare; Giam-

marchi Arianna; Grifoni Greta; Iannino Ire-

ne; Innocenti Samuele; Martelli Cristina;

Martucci Priscilla; Masti Dario; Mazzetti

Sara; Pinzauti Niccolò; Politi Ian; Ricci Ce-

leste; Scarlatti Cristiano; Simula Paolo;

Tavanti Jeremy; Tinti Ester; Turchi Fran-cesco; Vallaj Shpetim; Vallo Jonathan.Dirigente scolastico: dottoressa AdelinaGiglio; docente tutor: professoressa Mi-chela Baldini.

L’ANALISI

Spesepesantiper le risorsedelle famiglie

Page 8: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

•• 12 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

Collodi tra finzioneerealtàLuoghi e personaggi citati nelle “Avventure di Pinocchio” sono esistiti

CARLO LORENZINI (questo èil vero nome dello scrittore) nac-que a Firenze il 24 novembre1826 e morì sempre a Firenze il26 ottobre 1890. Prese lo pseudo-nimo di Carlo Collodi dal nomedel paese di cui era originaria suamadre. Il fratello Paolo viveva aCastello, allora in comune di Se-sto Fiorentino, ed era il direttoredella Manifattura Ginori di Doc-cia. Carlo alloggiò presso di luiper qualche tempo e si dice chenella villa del “Bel Riposo” abbiascritto le avventure di Pinocchio.Per quanto sia passato più di unsecolo, sulla storia, i personaggi ei luoghi del racconto continuanoad accumularsi commenti ed in-terpretazioni.Anche se Mastro Ciliegia è un per-sonaggio secondario, si hannopiù notizie su di lui che sullo stes-so Geppetto, in quanto sembrache sia davvero esistito un perso-naggio a cui Collodi si sarebbeispirato e che viveva in un casola-re in via della Petraia o in quellache attualmente si chiama appun-to Via Collodi.Il “Paese dei Balocchi” viene spes-so riconosciuto come Sesto Fio-

rentino stesso, in cui c’era un’im-portante fiera; invece il “Paesedei Barbagianni” fa probabilmen-te riferimento a Colonnata (col so-prannome di “Barbagianni” veni-vano indicati gli operai che svolge-vano i lavori più umili).Vicino alla fabbrica pare ci fosseuna trattoria (si chiamava Mangiae Béi) e sembra che da essa Collo-

di abbia preso lo spunto per crea-re l’Osteria del Gambero Rosso,perché Sesto Fiorentino era famo-sa per la tradizione di cucinaregamberi e granchi.Anche la Fata dai capelli turchinisembra sia davvero esistita e chefosse Giovanna Ragionieri, la fi-glia del giardiniere della villa do-ve alloggiava Collodi. Anche

quando non era più in giovaneetà, a Giovanna continuavano adarrivare lettere d’amore.In “Pinocchio” viene spesso men-zionato il mare, che sicuramentea Sesto Fiorentino non c’è, ma fi-no agli anni ’30 del XX secolo lapiana (oggi la pista dell’aeroportodi Peretola) era una zona moltopaludosa. Pinocchio sotterrò lesue monete d’oro nel Campo deiMiracoli, che si può trovare a Co-lonnata nel giardino di Villa Geri-ni in Via XX Settembre e una sto-ria racconta che un giardiniere viavesse ritrovato alcune monete ele avesse poi riconsegnate al pro-prietario. Inoltre sempre nel giar-dino della villa si può trovare l’al-bero che ispirò Collodi a creare ilCampo dei Miracoli ed i plataniche portano alla fontana dei Leo-ni Egizi sono serviti come riferi-mento per inventare l’albero alquale Pinocchio fu impiccato.Geppetto e Pinocchio furono in-ghiottiti dal pescecane che in real-tà altro non è che la grotta del la-ghetto di Villa Gerini.Quanto di inventato o vero ci siain questi racconti non lo sapremomai, perché stabilire la verità sto-rica dove non ci sono documenti,ma solo voci è molto arduo.

LACITTÀ di Acchiappacitrulli è l’unica città ve-ra nel racconto di Pinocchio. Qualcuno sostieneche per Acchiappacitrulli Collodi si sia ispiratoproprio a Firenze: quando la capitale fu portata daTorino a Firenze la città si impoverì drasticamen-te. Furono spesi molti soldi per costruire palazzi,quartieri, strade.I fiorentini, spogliati dei loro averi dalle tasse, ave-vano perduto tutto e speravano di recuperare qual-cosa col nuovo governo. Furono pochi che, appro-fittando della situazione e rubando, si erano arric-chiti. Questo era lo stato di Firenze quando, nel1870, la capitale si trasferì a Roma, lasciando moltifiorentini in miseria e con tante tasse da pagare.Il mare viene spesso citato in Pinocchio: in mareviene inghiottito dal pescecane, in mare finisce nel-la rete del Pescatore Verde, in mare un tonno lo

porta in salvo… a Sesto il mare non c’è mai stato,ma prima della bonifica della piana, quando veni-va un acquazzone si formava una vasta palude chearrivava a Peretola. Ancora si possono notare in al-cune case dei grossi anelli di ferro attaccati ai muridelle case, a cui si legavano le barche. Ma anchequando non pioveva, era comunque una zona palu-dosa, paradiso di pescatori e cacciatori.Per l’Isola delle Api Industriose Collodi probabil-mente si ispirò ad un’isoletta in mezzo alla palude,chiamata Isola di Santa Croce, che conosceva per-ché una volta da bambino un barcaiolo ce lo avevaportato, insieme a suo padre ed alla ragazza che poiimmortalò col nome di Fata dai capelli turchini.Si dice che Collodi avesse una paura tremendadell’acqua e si tenesse aggrappato al sedile dellabarca per non cadere nella palude.

L’ISPIRAZIONENEGLI SCRITTI DI CARLO LORENZINI SPUNTI FORNITI DALLA TOSCANADELL’800

IlmareaSestoeunacittà dimattimolto reale

CON LA FANTASIA Pinocchio in un disegno dei ragazzi

LAREDAZIONE

IL PERSONAGGIO di Pi-nocchio, anche se è stato im-maginato più di un secolo fa,è ancora molto presente nel-la memoria e nella fantasia digrandi e piccini. Pinocchio èun personaggio che potrebberispecchiare la realtà: cometanti bambini è svogliato, macome tanti bambini ha an-che una coscienza che, a fati-ca, lo guida e lo aiuta a torna-re sulla retta via. Molti regi-sti hanno provato ad trasferi-re in un film le avventure diPinocchio, uno dei più cele-bri è quello interpretato daRoberto Benigni, che è an-che quello che più si avvici-na alla storia originale di Car-lo Collodi. Anche Walt Di-sney ha portato sullo scher-mo un cartone animato ispi-rato a Pinocchio, è una ver-sione più semplice, meno tri-ste, più corta, apposta per ibambini più piccoli, e questoha contribuito a far conosce-re la storia a livello mondia-le. Però tutte queste versionihanno anche creato un po’ diconfusione, perché moltiscambiano la storia rielabora-ta per quella originale. Tantoper fare un esempio, molticredono che Pinocchio eGeppetto siano stati ingoiatida una balena, mentre Collo-di parla di “un terribile pesce-cane”.Fra i vari personaggi, Collo-di mise anche parecchi ani-mali, che parlavano e pensa-vano come fossero umani. In-fatti ogni animale rappresen-ta un uomo che probabilmen-te ha conosciuto nella realtà,con tutti i suoi difetti e quali-tà, a volte in modo anche unpo’ maligno. Anche il gatto ela volpe sembra siano real-mente esistiti: il gatto era diSesto, la volpe di Quinto ederano due ladruncoli di galli-ne che nascondevano i furtinella “bucaccia”, che ora è co-nosciuta come “Tomba dellaMontagnola”.

ScuolamediaScuolamedia

CavalcantiCavalcantiSesto FiorentinoSesto Fiorentino

LA CASA Collodi ha abitatoe lavorato a Villa Gerini

GLI ALUNNI della II H: Alessio Brandi, Ke-vin Burrini, Miria Capacci, Jessica d’Elia,Elisabetta di Marino, Edoardo Fiesoli,Niccolò Filippi, Federico Focardi, ViolaGensini, Giada Gigli, Kevin Luna, Marzia

Miceli, FrancescoMolluzzo, SharonNenci,Sofia Nistri, Danilo Pellegrini, AndreiPuha, Andrea Rinaudo, Larissa Silva, So-fia Simonetti, Irene Stroppa, Viola Tacchi,Eleonora Vanni, Marius Vicol, Lorenzo Vi-

sani. La Preside: Annamaria SorrentinoLa Vicepreside: Susanna SmeraldiI Professori tutor: Ambra Petreni (Lette-re), Virginia Serafi (Tecnologia), GiorgioCorrado (Sostegno).

L’ANALISI

Personaggioancoraattuale

Page 9: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

••13CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

Idee intelligenti per lanaturaVivere inunambiente sanoèundiritto,maper farlo bisogna collaborare

ALLA TELEVISIONE, alla ra-dio e sui giornali non fanno cheparlare della fine del mondo. C’èchi crede alla profezia dei Maya ec’è chi dice di non crederci. Quasitutti pensano che prima o poi ilmondo finirà; certo non proprionello stesso modo, ma comunquesecondo loro il mondo finirà. Al-cuni pensano che un meteoriteprecipiterà sulla terra, altri pensa-no a una terza guerra mondiale;c’è chi addirittura pensa a un’inva-sione aliena.Alcuni, credo lamag-gior parte, pensano che la fine delmondo accadrà per colpa nostra,per colpa di noi esseri umani cheabbiamo consumato, inquinato esporcato il nostro pianeta senzapreoccuparci delle conseguenze edei precari equilibri che ci permet-tono di vivere in serenamente sudi esso. Ebbene sì, saremo noi, se-condo questa teoria la causa dellafine delmondo. Anche se la gene-razione incriminata nonnepaghe-rà direttamente le conseguenze;ma lo faranno i loro figli e i loronipoti per loro. A noi ragazzi chene pagheremo le conseguenze,questa cosa non va giù, perchénoi, che non abbiamo fatto nien-

te, dovremmo pagarne le conse-guenze?Certo, è una cosa ingiusta, ma chiha detto che la vita è giusta!?Nes-suno; se vogliamo rimediare, toc-ca a noi e ai nostri genitori darcida fare per rimediare, almeno inparte agli errori passati. Quindiabbiamo avuto delle idee per mi-gliorare l’ambiente, sono piccole

idee,mapotrebbero servire: alme-no una domenica ogni due mesisarebbe meglio non usare la mac-china, diminuendo così il livellodi anidride carbonica nell’aria (non farebbe male neanche al por-tafogli con quello che costa la ben-zina).Dovrebbero specificareme-glio cosa buttare nei cassonettidella raccolta differenziata, così

quando uno è in dubbio può con-trollare. Un’altra cosa sarebbe chesi dovrebbe aumentare il numerodei cestini e dei cassonetti dellaspazzatura, soprattutto quelli del-la plastica che vedo sempre pieni,molte volte conbottiglie ed ogget-ti vari ai piedi perché non c’è piùposto. Almeno tre volte al annodei volontari dovrebbero ripulirela città, perché una città bella co-me Firenze dove migliaia di turi-sti vengono da tutto il mondo pervisitarla, non può essere vista co-me sporca.

UN’ALTRA COSA molto im-portante rivolta ai padroni dei ca-ni è il raccogliere i ricordini che iloro animali lasciano sul marcia-piede, infatti molte volte non cal-pestarli è una vera impresa. Perora è tutto quello che abbiamo dadire, anche se di cose da perfezio-nare ce ne sarebbero tantissime.Noi ragazzi, speriamo con questonostro articolo di aver sensibiliz-zato la gente sulla questione am-biente e soprattutto sul futuro checi aspetta, sperando diventi sem-pre più roseo.

LA NOSTRA città è una delle più belle al mondoed è il luogo in cui viviamo e dove diventiamograndi; per questo non possiamo far finta di nien-te. Quando passiamo vicino ai cassonetti che tro-viamo per strada, a volte vediamo che sono circon-dati da rifiuti. Non è un bello spettacolo da vedere;allora ci si chiede: cosa possiamo fare per levarli dalì? È possibile mettere altri cassonetti più capientio aggiungerne degli altri o aumentare i giorni incui vengono svuotati.

QUESTO è solo uno dei tanti problemi che nonrendono la nostra città perfetta.Un altro è quellodelle “sorpresine” che a volte troviamo suimarcia-piedi; a tutti capita di pestarne una e questa è unabrutta esperienza. Cosa si può fare per evitare che

questo accada? La soluzione più semplice sarebbequella di sorvegliare di più le strade per evitare chei padroni dei cani lascino le “sorpresine” per terra;un’altra soluzione sarebbe quella di sistemare del-le piccole aiuole ogni duecento metri sui marcia-piedi, dove i cani potrebbero fare i loro bisogni;queste piccole aiuole verrebbero pulite per non cre-are disturbi come degli odori sgradevoli.

UN ALTRO problema è il posto per i parcheggi:a volte si trovano auto parcheggiate in doppia filao davanti alle strisce pedonali o sul marciapiede.Cosa possiamo fare per evitare disagi? Un’idea èquella di aumentare i controlli da parte delle forzedell’ordine o creare più parcheggi gratuiti. Per ren-dere eccellente la nostra città c’è bisogno di idee;facciamoci sentire.

LE INIZIATIVE LA NOSTRA CITTÀ È UNA DELLE PIÙ BELLE ALMONDO E PER QUESTO DOBBIAMO TUTELARLA

Migliorare la qualità èpossibile.Ecco come fare

RACCOLTE Sporco eccessivo a volte anche accanto ai cassonetti

LAREDAZIONE

ECOLOGIA è una parolamolto vaga, che ha moltisignificati: dal mantenereil nostro pianeta pulito altrovare nuove formed’energia. Avete maisentito parlare delleenergie ecosostenibili?Beh, come dice la parola,queste sono risorse che sirinnovano da sole e che sitrovano in natura. Permantenere la Terra noninquinata, abbiamobisogno di innovazionicome furono e sono le paleeoliche le quali, sfruttandoil vento, riescono aprodurre grandi quantitàdi energia pulita.Comunque saremo noi adecidere se riciclare o“condividere l’aria” pulitacon tutto il mondo.Ci sono svariati modi concui le nazioni cercano difar riciclare le propriepersone: ad esempio inGermania nei supermercatiil soffitto è composto davetri trasparenti chefiltrano la luce del Solefinché non tramonta e lì siaccendono le luciartificiali, facendorisparmiare circa la metàdel consumo della luce. ANew York hanno inventatodei cestini dove, quando civiene gettato qualcosa,ringraziano tramite unavoce meccanica; in moltemetropoli si stasviluppando un’energiagenerata dai passi dellepersone. In poche parole cisono tanti modi perriciclare ed un sacco dienergie rinnovabili, comel’energia del centro dellaTerra, forse chissà infuturo.

ScuolamediaScuolamedia

CompagniCompagniFirenzeFirenze

DIRIGENTEScolastico: Pagni Eleonora. Tu-tors: Valerio Adamoe SpanuLuigi. Allievi:Baldini, Bisori, Bruno, Cammunci, Capine-ri, Carta, Consumi, Correia, Daliana, De LaCruz, Di Donna, Di Giovanni, Donati, Espi-

nosa, Grattarola, Marcelli, Natali, Paoli,Rossi, Serpa, Somigli, Tanganelli, Ughes,Yparraguirre, Aldini, Baldi, Becagli, Be-cocci, Beragnoli, Cerbai, Codelupi, De Vit-to, Del Gigia, Delcroix, Fantechi, Fantoni,

Frilli, Giachi, Gigli, Landi, Lucarini Manni,

Marcheschi, Minicucci Marco, Minicucci

Massimo, Parbuono, Penco, Picchiani, Ros-

si, Sani, Torrini, Vitali Casanova, Zini.

L’ANALISI

Ecologiainnovativadasostenere

Page 10: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

12 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

Fine delmondo?No, del cacaoIl clima sta cambiando:un buonmotivo per salvarsi dal surriscaldamento

LA NOTIZIA è preoccupante:entro 20 anni il cioccolato potreb-be diventare una rara bontà. Se-condo alcuni studi condotti da In-ternational Center for TropicalAgriculture nel 2050, a causa deicambiamenti climatici, Ghana eCosta d’Avorio, che producono lametà del cacao in tutto il mondo,non avranno più le condizioni cli-matiche adatte alla coltivazionedella pianta del cacao. Con l’au-mento di 2,5 gradi della tempera-tura media previsto per il 2050quasi tutti i terreni che oggi sonodedicati alla coltivazione del ca-cao non saranno più adatti: la de-cadenza inizierà già nel 2030,quando la temperatura media do-vrebbe aumentare di un grado.Diconseguenza il cioccolato verràvenduto a peso d’oro, le tipologiecomuni (bianco, al latte, fonden-te) diventeranno rare e quelle piùpregiate si estingueranno. All’ap-parenza non sembra un problemaimportantema, se si pensa a quan-te persone lavorano alla produzio-ne di cacao, la sua estinzione to-glierebbe occupazione a circa due

milioni di lavoratori, soprattuttonei Paesi che vantano lamaggioreproduzione di semi di cacao, qua-li Costa d’Avorio, Ghana, Nigeriae Camerun, seguiti da Indonesia eMalesia, e infine da Brasile edEcuador. Allora che fare per nonperdere per sempre questa prezio-sa coltura? Spostare le piantagio-ni potrebbe essere una valida solu-

zione,ma non è così semplice: in-fatti le condizioni ideali per la col-tivazione del cacao si verificanoad altitudini elevate, mentre lamaggior parte dell’Africa occiden-tale è piuttosto pianeggiante e an-che dove ci sono alture, si rischie-rebbe comunquedi compromette-re la biodiversità ed il territorio,aggravando ulteriormente i cam-

biamenti climatici. Una soluzio-ne potrebbe essere quella di sce-gliere terreni ombreggiati e ripara-ti dagli alberi proteggendo le pian-tagioni dalle temperature in au-mento.

IL CIOCCOLATO ha spesso ac-compagnato la fortuna di coloroche in lui hanno creduto per pas-sione, gusto o semplicemente affa-ri, dai maestri cioccolatieri dei se-coli scorsi alle grandi industriedei giorni nostri. Nel cinema ilcioccolato ha fatto scrivere paginememorabili portandoci a fantasti-care ne “La fabbrica di cioccola-to” diWillyWonka, facendoci in-namorare con l’acquolina in boc-ca assieme a Juliette Binoche in“Chocolat”, oppure paragonandoil nostro destino ad una scatola dicioccolatini “perché non sai maiquello che ti capiterà”, come dicela mamma di “Forrest Gump”.Per non parlare del campo musi-cale con “Gelato al cioccolato” diPupo, “Rossetto e cioccolato” diOrnella Vanoni, “Mangio troppocioccolato”diGiorgia, “Cacaome-ravigliao” di RenzoArbore e tantialtri ancora.

AL CIOCCOLATO sono dedicate moltemanifestazioni sia in Italia che all’estero. Lapiù importante a livello internazionale è Eu-rochocolate, nata nel 1994 dalla geniale ideadell’architetto Eugenio Guarducci e chequest’anno festeggia la sua 19˚ edizione, guar-dando con ottimismo al futuro dato che ri-scuote da sempre un grande successo segnan-do così la storia di tutta la cioccolateria italia-na.L’evento come sempre si svolgerà in otto-bre nella città di Perugia (nella foto) e all’in-terno della manifestazione verranno allestitieventi culturali che animano le vie della cittàe realizzate le immancabili sculture di ciocco-lato. Oltre a questa troviamo altre rassegne,

anche sedi mino-re impor-

tanza.Cho-cobarocco si

svolge nellacittà di Modi-ca (RG) e nel-la passata edi-

zione vi è stato inaugurato un modello dicioccolato che rappresenta l’Italia, in onoredel suo 150˚ anniversario. A Castiglione delLago (PG) in ottobre si terrà invece la mani-festazioneAltrocioccolato che, da circa undi-ci anni, tende a sensibilizzare il pubblico sul-

le tematiche della produzione e commercia-lizzazione del cioccolato, promuovendo cosìun commercio solidale verso i paesi più pove-ri.

TRADIZIONALE è anche la fiera del cioc-colato di Montecarlo, un paesino in provin-cia di Lucca; nella nostra Firenze si terrà in-vece a febbraio (dal 10 al 19) in Piazza dellaRepubblica la Fiera del cioccolato artigiana-le. Al di fuori dell’Italia sono importanti il Sa-londuChocolat di Parigi, che nell’ultima edi-zione ha attirato più di 2 milioni di personesoddisfacendo esperti e golosi, e l’Eurochoco-late di Lugano.

GLI APPUNTAMENTI PROTAGONISTA CON LE SUE RASSEGNE IN TUTTA EUROPA: DA PARIGI A RAGUSA

Fieredel cioccolato, goduriaper il palato

CON IRONIA Un “Bacio” prima che sia troppo tardi

LAREDAZIONE

STRESS causato dallavoro, giornata pesante lasoluzione? Il cioccolato,ormai noto a tutti per lasua bontà e per le suequalità terapeutiche:mangiando infatti un pezzodi cioccolato, sembra che iproblemi (anche se solo perpochi istanti), svaniscano.Soffermandosi davanti aduna cioccolateria possiamoessere rapiti dalle formepiù strane e dai gusti piùinsoliti: dai più dolci ai piùamari; a questo propositosiamo rimasti colpiti dairisultati delle nostreindagini che mettono indubbio la “leggenda”riguardante la dolcezzadelle donne. Ci interessavasapere quali fossero lepreferenze di cioccolato deifiorentini, così alcuni deinostri compagni sonoandati per le vie di Firenzea intervistare alcunepersone. Secondo i risultatidelle nostre indagini èemerso che il 50% degliuomini intervistatipreferisce il cioccolato allatte conosciuto come il piùdolce, mentre abbiamoconstatato che le donnepreferiscono il cioccolatofondente, ma sono davveroloro le più amare? Ilcioccolato nonmente,anche se in fatto di gusti imaschi sono i più dolci,non è detto che sia la stessacosa nella vita di tutti igiorni. Comunquenonostante tutto, ognunodentro di sè è sia amaro siadolce: sta a noi scegliere lametà che più ci rappresentae ci rende unici.

ScuolamediaScuolamedia

NardiNardiFirenzeFirenze

II A: Alinari Caterina, AnselmiEdoardo, Baldi Ginevra, Beni Re-becca, Bomberini Alice, CacaceChiara, CambiMaria Vittoria, Car-li Leonardo, Conti Ginevra, Cop-pola Gabriele, De Angelis Sara,FrappiDenise, Gurioli Gaia, Lasa-gni Letizia, Lo Presti Francesca,

Mangani Edilberto, MobasheriMoayed Sara, Nencioni Aurora,Paggetti Federica, Piccione Mar-tina, Tarchi Thomas, VecchiniEmanuele, Vedovato Ettore. IIIA: Andrei Martina, Australi Lo-renzo, Bellini Riccardo, CecchiniSara, Cicione Marta, Di VincenzoMarco, Favalli Rachele, GuidottiMartina, Innocenti Tommaso,

LanzettaFrancesca,Maccari Gre-ta, Marchini Bernardo, MazzantiEdoardo, Noto Pietro, OtraschiLorenzo,Raugei Lapo, Righini Lu-ciano, Simoncini Caterina, TesiGinevra, Titi Costanza. III B: An-nunziato Mattia, Bizzeti Cosimo,Bizzeti IreneMaria, Bosi Alessio,Bravi Rita, Cheli Alessandro,ChianeseGiacomo, Facchini Tom-

maso, Grassolini Ginevra, Gui-ducci Niccolò, Mancini Caterina,Miccichè Niccolò, Pierattini Mar-gherita, Puliti Niccolò, Tanganel-li Diletta, Testi Marco, TorricelliUmberto. Docenti tutor (rispetti-vamente): Sara Ottanelli, PaolaVelgi, Silvia Stefanacci. Dirigen-te scolastico: Vanna Lidia MariaPrencipe.

ILSONDAGGIO

Ladolcezzaèpreferitadaimaschi

Page 11: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

13CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

Dalla pietra serenaalla cittàApochi passi da Firenze, le Cave diMaiano: una risorsa per gli scalpellini

A PARTIREdalRinascimento fi-no agli inizi del Novecento le ca-ve di Maiano sono state sfruttateper la loro pietra nota a molti fie-solani con il nomedi “pietra Sere-na”. La pietra Serena si usava perla costruzione di opere architetto-niche emonumentali. Con il tem-po l’estrazione dalle cave diventòun vero e proprio sfruttamento,infatti furono riservate ai monu-menti fiorentini. Oggi nell’area èstato allestito il parco diMontece-ceri, chiamato anche il parco del-la pietra Serena.

LA PIETRASerena ha unbel co-lore grigio azzurro, è ben lavorabi-le e viene lavorata con speciali at-trezzi chiamati “scalpelli”. E’ tipi-ca nell’archittettura toscana so-prattutto a Firenze. Viene usataanche per lastricare strade e mar-ciapiedi e, in questi casi, è lavora-ta dagli scalpellini. Gli scalpellinilavoravano a gambe incrociate suuna cassetta di legno. Avevanomolti strumenti importanti :maz-zuolo, mazzetta, subbie, scalpelli,metro, ecc. C’erano poi le righe, le

squadre, le seste, i modani ecc.che servivano per controllarel’esattezza del lavoro. Sul piazzaledella cava venivano piantati deglialberi di fico che facevano frescodurante il periodo estivo.Ma stia-mo parlando di circa 100 anni fa,nel dopoguerra se ne contavanopochissimi e per la maggior parte

anziani, i giovani cercavano lavo-ri meno faticosi e più redditizi.Fu così che il lavoro dello scalpel-lino iniziò il suo declino.

OGGI è rimasto solo uno scalpel-lino a Fiesole il suo nome è Enri-co Papini , l’ultima “voce delle ca-ve di Maiano’’, una vita passata

tra cavatori e scalpellini , osser-vandoprima il nonno e poi il bab-bo che staccavano pezzi dimonta-gna per fabbricare pezzi di città.Attualmente ilmaestroEnricoPa-pini realizza caminetti, alari, va-sche in pietra, mortai, ma si ram-marica perché il suo lavoro è sem-pre meno richiesto, dal momentoche lemacchinehannopreso il po-sto dell’uomo.

OGGI i blocchi di pietra arriva-no già pronti e non c’è più biso-gno dei cavatori che li estraggano.L’anno scorso il maestro ha an-che tenuto un corso a Fiesole alquale hanno partecipato moltepersone, soprattutto adulti, manessuno considera più il lavoro discalpellino una strada per il futu-ro. Se nuovi fattori non interver-ranno, anche questi ultimi discen-denti e questo antico mestiere sa-ranno destinati a sparire nel tem-po. A noi resta l’obbligo di tra-mandare la memoria con notiziee ciò che ci resta dei manufatti ,delle opere d’arte e degli strumen-ti.

L’INTERVISTA ENRICO PAPINI: UN UOMO CON LA VOGLIA DI TRASMETTERE IL SUO AMORE PER LA PIETRA

«Lamia èunapassione in via d’estinzione»ABBIAMO incontrato Enrico Papi-ni, ultimo scalpellino di Fiesole. Cer-cando di capire inmaniera più appro-fondita di cosa trattasse il suo lavoro,gli abbiamo fatto alcune domande.

Perchè ha scelto questo lavoro equando ha iniziato?

Sono andato per la prima volta in unacava all’eta di 5 anni, vengo da una ge-nerazione di Scalpellini. Mio padre emio nonno praticavano questo lavoroe lo hanno insegnato anche a me.

In cosa consiste?Questo lavoro comporta molta fatica,è necessario avere determinate quali-tà, come la forza e la passione.

Quando lei ha iniziato, quantepersone praticavano il suo me-stiere a Fiesole, e quante ades-so?

Quando iniziai a lavorare la pietra, aFiesole c’erano circa 100 scalpellini.Adesso siamo rimasti soltanto io e lamia allieva Valentina Fumelli.

Secondo lei perchèquesto lavorosta scomparendo?

Credo che non ci sia più volontà daparte dei ragazzi di svolgere attivitàcosì impegnative.

Cosa le piace del suo mestiere?E’ un lavoro che mi affascina, perchèè bello realizzare da un semplice bloc-co di pietra un’opera.

Quante opere ha realizzato inquesti anni?

E’ impegnativo, una persona non sirende conto del lavoro che c’è dietro.Ultimamente realizzo soltanto operedi piccole dimensioni, l’ultima operaimportante mi è stata commissionatadal Comune e si trova nella piazzaprincipale di Fiesole.

Da dove proviene il suo materia-le?

Lamia cava si trova a Monte Ceceri.

Cosa consiglierebbe a un giova-ne che volesse intraprenderequesto mestiere?

Che dovrebbe provarci, perchè dàmolte soddisfazioni.

PROTAGONISTE Importante negli anni il ruolo femminile

LAREDAZIONE

ANNO 1864, Fiesole: ungruppo di donne seduteaccanto al fuoco, fracanzoni intonate echiacchericci, conmovimenti veloci dellemani, magicamentetrasformano i fili di pagliain meravigliosi cappelli.Immagine dai contorniormai sbiaditi: quell’anticomestiere è andato perso,insieme ad altri lavoriartigianali simbolo delnostro passato. Ogginessuno più s’illude di farsiaggiustare una sedia,riparare un ombrello,affilare un coltello. Se perun attimo chiudessimo gliocchi e ci lasciassimotrasportare indietro neltempo in unmondo senzail frastuono di auto e moto,potremmo immaginare disentire il fischiettare delcontadino mentre ara icampi, il sordo batteredell’incudine del fabbro edi vedere l’ombrellaio,l’impagliatore di sedie, iltintore.... Negli ultimianni, con l’introduzione dinuovi sistemi e materiali,abbiamomesso da parte unpezzo della nostra storia,una parte di quel gradualee necessario processo che ciha condotto fino ai nostrigiorni, ma che non sarebbestato possibile senza quelloche ci ha preceduto.Fiesole è ricordata da molticome “il paese degliscalpellini”. Il loro durolavoro è un mestiere ormaiscomparso, ma siccometutto ha un inizio, nonpossiamo dimenticare chele mani di quegli uominisono il simbolo che ricordacome dalle piccole cosenascano grandi opere.

ScuolamediaScuolamedia

Mino da FiesoleMino da FiesoleFiesoleFiesole

MAESTRO

Enrico Papini

CLASSE III A: Adamo Marco,Aglietti Elena, Bandelli Noemi,Brilli Virginia, Checcaglini Chia-ra, Filippini Lapo,Giovannini Giu-lia, Mazzini Chiara, Nannini Isac-co, Olmi Margherita, PaoleschiChiara, Poggiali Giulia, SantucciSamuele, Sestini Arianna,Tarli

Matilde,Tavanti Martina, ValentiMariaNovella, VozzaMarco, Zam-pieri Saverio, Zebi Giulio, ZoboliMarco. Classe III B: BecherucciElena,Bonomo Irene, Brunelli Pa-trizia, Buonamici Mattia, CiapettiRebecca, Daprà Leonardo, De Lu-caCorinna, Falciani Tommaso, Ga-villi Gaia,Iacomelli Alessia, Inno-centiAndrea,Marashi Anton,Mar-

telli Flavio, Niccoli Tommaso, No-velli Leonardo, Pesci Cosimo, Pe-treMoise, Pieri Francesco, Roma-no Elisabetta,TrutaWilhelm,Van-netti Irene. Classe III C: Bado Eli-sa, Bartolomei Mecatti Claudia,Bianchini Indelicato Eugenio,Brierley Chiara Isabel, Brilli Ga-briele, Casini Giovanni, FilippiniAnastasia, Fioretti Favà Leonar-

do, Giomi Andrea, Gori Gabriele,Graziani Giacomo, Kola Matilda,Maccari Anna, Manetti Giovanni,Masini Elisa, Mochi Susanna Ma-ria, Moeini Jazani Rastin, NesiAlessia, Pedol Emma, Soggiu Lau-ra. Docenti Tutor Santucci LauraMaria, SirianniManuela, Pescato-reSonia. Dirigente scolastica Luc-chesi Maria Giovanna

ILPASSATO

Immaginidaunpaesescomparso

Page 12: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

Viaggio nella Firenze che verràLo sviluppo della città sul modello delle grandi capitali europee

IN QUESTI ultimi anni a Firen-ze sono state costruite molte ope-re utili per la città e i suoi cittadi-ni, alcune portate a termine altreno. Come esempio di opere con-clusepossiamomenzionare il nuo-vo teatro “Florence Opera Hou-se” accanto alla stazione Leopol-da e alle Cascine.Questo teatro, progettato da Pao-lo Desideri, è stato inaugurato il21 dicembre 2011.Il teatro è in parte finito,ma biso-gna trovare fondi per costruire latorre scenica,che permetterà dicambiare le scene per gli spettaco-li,anche da un giorno all’altro.Questa opera è molto importanteper la città, come anche la linea 1della tramvia costruita nel 2010.La linea 1 della tramvia è unmez-zomolto usato, utile e veloce, aiu-ta i cittadini a spostarsi comoda-mente dal centro fino a Scandiccisenza usufruire della propria autoe così evitando l’inquinamento.Il Comune ha in progetto la co-struzione di altre due linee. La li-nea 2 arriverà a Peretola mentre

la linea 3 dovrebbe arrivareall’ospedale Careggi e al Meyer.Oltre alla tramvia, a Firenze, è sta-

to spostato e rinnovato, dall’edifi-cio di via Giordano, alla villa

Ognissanti già esistente, sulle col-line di Careggi il “Meyer”, un

ospedale pediatrico grande emol-to efficiente.

IL MEYER è una struttura di ri-ferimento non solo per Firenze e

anche a livello nazionale.Ha inol-tre una tradizione di cura moltoantica infatti prende il nome da

Anna Meyer, moglie del marche-se russo fondatore, alla fine

dell’800, della struttura.Fortunatamente Firenze è riusci-

ta a portare a termine l’obiettivo.FuoriFirenze altre costruzioni so-

no state iniziate e portate a termi-ne. Portiamo come esempio,nellazona di Novoli,il nuovo centro

commerciale,che include anchepalestre e centri benessere. Inol-tre nel 2003 è stato stabilito il Po-lo Universitario contenente le fa-coltà di economia, giurispruden-za e scienze politiche.La più grande e importante co-struzione nell’area di Novoli è ilPalazzo di Giustizia, alto e impo-nente, utile per una città miglio-re, questa struttura ormai prontada tempo viene utilizzata in mo-do del tutto parziale perché anco-ra mancano in parte i mobili ne-cessari agli uffici.

TRA LE OPERE “senza fine”dobbiamo inserire il tunnel chedovrebbe collegare il Galluzzo aScandicci. Iniziato nel 10 novem-bre 2007, i lavori non sono ancorafiniti, pur essendo già nel 2012.Non si sa bene comemai il lavoronon sia stato portato a termine,ma il problema è evidente. La no-stra bella addormentata ha inten-zione di finire le opere incompiu-te e quindi risvegliarsi dal suo son-no, o ha intenzione di dormireper sempre?

PASSIAMO davanti al nuovo teatro “Florenceopera house”, con le sue forme squadrate e la suailluminazione particolare. Come sarà all’interno?Per scoprirne i dettagli abbiamo intervistato ilma-estro Marco Zurlo, un violinista della famosa or-chestra del MaggioMusicale Fiorentino.

Perché è stato fatto un nuovo teatro?«Il teatro è stato regalato alla città di Firenze dallaRepubblica per il 150˚ anniversario dell’Unitàd’Italia, come riconoscimento del periodo in cui èstata capitale. In esso ci saranno tre sale, nella SalaLirica, la più importante, manca ancora l’elemen-to fondamentale, -il vero motivo del nuovo teatro-la torre scenica che permetterà l’utilizzo della salacon spettacoli diversi nello stesso periodo».

Secondo lei, questanuovaoperaattirerà i tu-risti e i fiorentini?

«Secondo me, per far sì che i turisti siano attratti,dovrebbero esserci delle promozioni offerte da al-berghi o agenzie di viaggio che li avvicinino al nuo-vo teatro. Inoltre penso che la tramvia possa essereun mezzo molto utile in questa circostanza, datoche una delle fermate è denominata “Parco dellamusica”. Nel mondo spesso quando si pensa a Fi-renze vengono in mente gli Uffizi e il Duomo, maanche la nostra orchestra soprattutto in Oriente».

Cheemozionihaprovatodurante l’inaugura-zione?

«Non capita a tutti di inaugurare il nuovo teatrodella propria città, quando durante la prima provail maestro ha cominciato a dirigere eravamo tuttiun po’ tesi per capire com’era l’acustica che si è ri-velata ottima, rispetto alla nostra vecchia sede.Aspettiamo il prossimo 24 novembre per l’apertu-ra definitiva».

L’INTERVISTA PARLA MARCO ZURLO, UN VIOLINISTA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

«Ora sì che non è più un posto sonnacchioso»

LA REDAZIONE

FIRENZE sta crescendo?A quanto pare sì, vediamo inumeri. Il nuovo teatro diFirenze — Florence OperaHouse — è stato realizzatoin soli 22 mesi nonostantevarie difficoltà. Per termina-re i lavori entro l’inaugura-zione del 21 dicembre han-no lavorato insieme fino300 operai contemporanea-mente. Sono stati spesi oltre160 ml di euro, una partedei quali pagata dal governoitaliano. L’interno del tea-tro si divide in tre sale: liri-ca con 1800 posti, sinfonicacon 1100 e la cavea con1200 posti. Un altro nume-ro che dimostra la crescitafiorentina è la Tramvia, unnuovo mezzo di trasportoche attraversa Firenze, daScandicci alla stazione diSantaMariaNovella. I lavo-ri della T1 sono iniziati neldicembre del 2005 ed è en-trata in funzione, con un ri-tardo di 800 giorni, nel feb-braio del 2010. La flotta ècomposta da 17 tram, il per-corso raggiunge i 7400 me-tri con 14 fermate poste a300/400 metri l’una dall’al-tra. La velocità massimache raggiunge è 70 km/h.Nei primi dieci mesi di ser-vizio si sono registrati ben 7milioni di passeggeri. Ilnuovo Ospedale PediatricoMeyer è un’importantestruttura ospedaliera famo-sa in tutta Italia. Si contano120 posti letto in camere acui si aggiungono 26 letti inDayHospital. Ci sono sei sa-le operatorie e nove diagno-stiche, si prevede anche unalbergo sanitario, una fore-steria per bambini e genito-ri, una ludoteca e un giardi-no d’inverno.

ScuolamediaScuolamedia

PieroPiero

della Francescadella FrancescaFirenzeFirenze

LA GRANDE ATTESA Il tunnel del Galluzzo in una vignetta

MAESTRO

Marco Zurlo

ISTITUTOcomprensivoPiero della France-scadi Firenze. Classe III B. Redattori: E.Al-vitez, E.Balzano, L.Belli, L.Bonacchi, I.Bru-netti, D.Carlucci, T.Casantini, M.Martelli,E.Manini, G.Mecherini, F.Panzani, S.Prate-

si, S.Rogai, L.Vecchietti, R.Zagli. Foto e di-segni: M.Coppola, M.Mina, M.Ragazzini.Tutor: prof.essa T.Ducato. classe II B:S.Abazi, N.Acosta, I.Angeli, M.Baldanzi,V.Carraresi, L.Cerza, A.Ciaccheri, A.De Ia-

sio, H.El Fadil, M.Ionita, S.Kamberi, D.Ku-morek, A.Landi, M.Lepri, M.Margiotta,A.Mindris, I.Nannoni, C.Nieto, F.Pizzo,S.Rossi, E.stefan, N.Tortelli, G.Tupayachi,L.Turchetti. Tutor prof. F.Bezzi

L’ANALISI

Numerie progettiimportanti

Page 13: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

Contro lemafie... VitaminaLIncontro sullemafie con il pmPietro Suchan. LaLegalità primadi tutto

“VITAMINA L, la vitamina del-la legalità”. Ecco l’antidoto allemafie, spiega Marco Capaccioli,assessore al turismo e al marke-ting di Lastra a Signa.Sabato 3 dicembre scorso, al Tea-tro delle Arti di Lastra, le classiterze della locale scuola seconda-ria di I grado, la “Leonardo DaVinci”, hanno partecipato all’in-contro sul tema della legalità cheha visto protagonista Pietro Su-chan, Pubblico Ministero dellaDirezione Distrettuale antimafiadi Firenze. Hanno partecipato ilsindaco di Lastra CarloNannetti;Federico Gelli, presidente del fo-rum per la legalità in Toscana;Andrea Bigalli, coordinatore diLibera Toscana, il suddetto Mar-co Capaccioli e Iacopo Forconi,sostenitore del progetto “Liberar-ci dalle spine”. L’incontro è ini-ziato alle 9,15 con l’introduzionedi Pietro Suchan riguardo al pote-re delle piccolemafie che – sostie-ne – talvolta prevalgono sulle piùgrandi.Ha poi spiegato le diversi-tà tra le mafie, sostenendo che inpassato il potere criminale è statospesso sottovalutato dall’autorità

giudiziaria. Ha riferito inoltreche la città dove si ricicla più de-naro sporco in Italia è Arezzo.Successivamente Iacopo Forconiha illustrato il progetto “Liberar-ci dalle spine”, che prevede il sog-giorno di una o più settimane digruppi di giovani in terre confisca-te alle mafie. Il sindaco è interve-

nuto ammettendo di essere rima-sto stupito dal modo in cui questifatti vengono trascurati sui gior-nali a favore di altri temi menoimportanti. Parlando di beni im-mobili, in Toscana ne sono statifinora confiscati alle mafie oltre50.La sottomissione delle persone al

potere mafioso è in alcuni territo-ri molto diffusa, come ha ricorda-to don Andrea Bigalli accennan-do alle tante vittime delle mafie.Unadelle frasi-simbolo dellamen-talità mafiosa, riportata da donAndrea, è: “Ma tu lo sai a chi ap-partengo io?” Questa frase dimo-stra che, laddove il potere dellemafie è più radicato, per farsi ri-spettare e proteggere bisogna “ap-partenere al capo”. La rispostapiù adeguata secondo don An-drea sarebbe “Io appartengo soloa me stesso”, perché tutti devonoessere liberi e seguire la strada del-la Legalità.Per finire don Bigalli ha parlatodella diffusione dell’illegalità tra iragazzi, spiegando che lamentali-tà mafiosa non è soltanto nellegrandi cose (spaccio di droghe ealtre attività illegali) ma anchenelle cose più spicciole, come ru-bare nei negozi o truccare unmo-torino. E’ dalle piccole cose che siinizia, per poi fare il “salto di qua-lità” nella criminalità vera e pro-pria, per cui occorre lottare perprevenire gli effetti che questamentalità finisce col provocare.

LUCA GRILLO e Giuseppe Martino, volontaridi Libera, rispondono sull’attività del Presidio diScandicci.

Quando nasce il Presidio scandiccese di Libe-ra? Di quali attività si occupa?

Grillo: «Il Presidio nasce nel 2009 e conta attual-mente una decina di volontari. Durante la sua atti-vità ha organizzato cineforum sui temi del lavoro,della pace, della legalità e su tali temi ha promossola presentazione di libri. Si occupa inoltre di dif-fondere la cultura della legalità con incontri nellescuole e cura eventi di degustazione e vendita diprodotti alimentari provenienti dalle terre confi-scate alla criminalità organizzata».

Come si muovono le mafie sul territorio diScandicci – Lastra a Signa?

Martino: «La penetrazione della criminalità orga-nizzata sul territorio non risulta per fortuna di pro-

porzioni eclatanti, ma non mancano segnali in-quietanti, come casi di usura e di riciclaggio di de-naro sporco. Solo aFirenze ci sono ad oggi 4 immo-bili confiscati alle mafie, 12 nell’intera provincia».

Come associazione, trovate collaborazionenelle istituzioni locali?

Grillo: «Il Comune di Scandicci collabora a diver-se iniziative di Libera sul territorio; c’è sensibilitàverso i temi che ci stanno a cuore».

Avete esperienza diretta di contatto con lamentalità mafiosa?

Grillo: «Nel paese da cui provengo c’è un tizio cuinessuno rifiuta nulla… anche se non paga i lavoricommissionati».Martino: «Un esempio banale: da piccolo un miocompagnodistribuiva del cibo.Tenne per sé la por-zione più grande e glielo feci notare. Aggiunsequalcosa allamia porzione emi chiese di tacere. Inpiccolo, quella era mafia».

L’INTERVISTA IL PRESIDIO LOCALEDI LIBERA: UN ANTIDOTO ALLACRIMINALITÀ ORGANIZZATA

“Uniti contro ilmalaffare”. Anche a Scandicci

HUMOUR Il fattore L come legalità visto con l’aiuto di Homer Simpson

LAREDAZIONE

L’EVASIONE fiscale in Ita-lia, secondo alcune fonti,ammonterebbe a più o me-no 200miliardi di euro; 170miliardi di “fatturato” ren-donoperciò lamafia l’azien-da più prospera del Paese.Come reagire?L’associazio-ne Libera, col progetto “Li-berarci dalle spine”, orga-nizza soggiorni per circa720 ragazzi che, a gruppi,coltivano i territori confisca-ti alla mafia, in particolarenel territorio di Corleone(PA).Una cooperativa gesti-sce complessivamente 146ettari di terre coltivate oltrea molti beni immobili, 50dei quali si trovano in To-scana.Libera è presente anche aFirenze: “Parlare di mafiain Toscana è difficile – so-stiene un volontario - macercheremo di informare icittadini su tale presenza[…].Firenze è una zona a ri-schio perché lemafie hannoiniziato a svilupparsi anchelì; Arezzo, la città che rici-cla più denaro sporco in tut-ta Italia, si trova qui in To-scana”.Il primo bene immobileconfiscato alla mafia in To-scana è una colonica nel co-mune di Massa e Cozzile(PT), un casolare utilizzatodal clanNuvoletta come raf-fineria di droga, ora trasfor-mato in un luogo terapeuti-co per persone che proprioa causa della dipendenza dasostanze stupefacenti han-no vissuto momenti ango-scianti. Il processo di recu-pero del podere e del casale(12.000 mq) è iniziato nel1996, grazie alla sensibilitàe all’interessamento da par-te delle istituzioni locali.Anche così si combatte lamafia.

ScuolamediaScuolamedia

LeonardoLeonardoDaVinciDaVinciLastra a SignaLastra a Signa

CONTRO COSA NOSTRA

C’è chi dice no

LA REDAZIONE IN CLASSE della III D della“Leonardo Da Vinci” di Lastra a Signa: De-lia Bellini, D. Johnny Segundo Cahua Paz,Andrei Chira, Antonino Clames, MelissaFlauto, Gabriele Galli, Maria Vittoria Ghe-

ri, Sofia Giaccherini, Gianluca Ippoliti, Al-foncMarku, GiuliaMartinuzzi,MirkoMasi-ni, Mirko Mazzoli, Beatrice Morandi, Mar-co Morandi, Simone Morini, Mirko Muoio,Niccolò Pasi, Chiara Peloso, Niccolò Picci-

ni, Niccolò Scarselli, Fiammetta Terzani,RoxanaVeja, Emanuel Xhika.Coordinatori: professor FrancescoMarcel-lo, professor Vincenzo D’Alessandro.Dirigente: professor Luciano Cianti.

PROGETTI

LaPiovraattacca

“Libera”replica

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10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Lemedaglie?Nonc’è solo l’oroEsiste anche un riconoscimentomigliore. De Coubertin ci illumina

LA MAGGIOR PARTE deglisportivi ha come unico obbiettivola vittoria... Per arrivarci cosa tra-lasciano? Nella classe III C scop-pia il dibattito! È giusto avere co-me unico obbiettivo la vittoria?Oè importante anchedivertirsi, par-tecipare, scegliere anche sportmi-nori che non portano tanta noto-rietà? La risposta ci è arrivata daun uomo che si era già posto que-ste domande. Si chiama Pier DeCoubertin, è nato a Parigi nel1863, è stato pedagogista e storicoconosciuto per aver reso possibileil ripristino dei Giochi Olimpicicon un nuovo spirito riassuntonella frase, ripresa dal vescovoamericano Ethelbert Talbot:«L’importante non è vincere mapartecipare. La cosa essenzialenon è la vittoria ma la certezza diessersi battuti bene». In onore diDe Coubertin è stata istituita unamedaglia nota come “Medagliadel Vero Spirito Sportivo’’. È sta-ta attribuita per la prima volta nel1964, durante l’Olimpiade inver-nale ad Innsbruck, al bobbista ita-liano Eugenio Monti per la

sportività dimostrata nei confron-ti della squadra britannica peraver prestato un bullone che per-mise loro di vincere la medagliad’oro nella competizione. Ad altridue atleti, il tedesco Luz Long edil cecoslovaccoEmil Zatopek il ri-conoscimento è stato attribuito,postumo, nel 2000. Finora solo 14

atleti almondohanno avuto l’ono-re di tale assegnazione. Questo hadato molto da riflettere alla III Cche analizzando la frase “La cosaessenziale non è la vittoria ma lacertezza di essersi battuti bene”ha sentito di aggiungerci l’impor-tanza del rispetto reciproco e del-la collaborazione visto che oggi si

è dovuto riparlare di Fair play suicampi di gioco. Tutti ricordano igrandi campioni che hanno vintola medaglia d’oro ma nessuno co-nosce gli eroi che hanno ottenutolamedaglia del vero spirito sporti-vo e questo perché? Perché nellasocietà di oggi il fine giustifica imezzi; l’importante è stare sul gra-dino più alto, l’importante è vin-cere. Vengono scelti, sia dalle so-cietà sportive sia dalla società ingenere, i giovani che hanno le ca-ratteristiche simbolo per diventa-re vincitori, rendendoli stressati etroppo competitivi fino adimenti-carsi la bellezza della competizio-ne e l’amicizia che dovrebbe legar-li agli avversari. A questo proposi-to abbiamo rivisitato la favola delbrutto anatroccolo rendendociconto che in ognuno di noi adole-scenti ancora scoordinati c’è un ci-gno che dobbiamo far venire fuo-ri secondo le caratteristiche perso-nali e non i modelli standard checi propongono imedia. Allora tut-ti possono praticare gli sport cheamano anche se sono ancora brut-ti anatroccoli?

ABBIAMO incontrato il maestro di scherma Stefa-no Gardenti, che ci ha pregato di dargli del tu.Anni fa, è statomembro della rappresentativa nazio-nale di spada. Ora è in pensione e può dedicare piùtempo alla scherma. Ha, però, sempre frequentato leScuole fiorentine di ogni ordine e grado per divulga-re la sua disciplina.

Come è iniziata la tua avventura nella scher-ma?

«Per caso; altrimenti avrei praticato anch’io il calcioche era già molto diffuso quando ero giovane. Fre-quentavo la primamedia quando nella mia scuola fuorganizzato un corso promozionale; ho subito capitoche sarebbe stata un’ esperienza affascinante. Aimiei tempi nella scherma non c’era il professioni-smoquindi tutti i ragazzi alti, bassi,magri, grassi po-tevano partecipare solo per passione e con impe-gno».

Cosa ti ha dato la scherma?«Innanzituttomi sonodivertitomoltissimo, ho cono-sciuto tanti amici, ho tenuto in forma il mio corpo,ho allenato la mia mente ed ho imparato il rispettodell’altro».

E non ci parli dei trofei e delle tue vittorie?«È stato bello vincere qualche volta, ma sicuramentenonha rappresentato perme lamotivazione per con-tinuare a fare scherma. Indubbiamente le vittorie so-noutili,ma se anchenon avessi vinto nulla avrei con-tinuato a frequentare la mia sala per passione».

Ci consigli di fare scherma?«Sì, è uno sport affascinante, abitua a combatterecon lealtà e a esprimere il meglio di sé. E’ comunqueimportante che il Comune e le altre Istituzioni terri-toriali continuino a proporre sempre nuove iniziati-ve come il Gruppo Sportivo scolastico che è presentenella vostra scuola».

L’INTERVISTA IL MAESTRO DI SPADA STEFANO GARDENTI ILLUSTRA I VALORI E L’AMORE PER LO SPORT

«Vincerenonèstata lamiaunica finalità»

SUL PODIO I valori dello sport in una vignetta realizzata dai ragazzi

LAREDAZIONE

DATO che ci siamo resiconto che lo sport è un vei-colo di crescita etica — ri-spetto, sincerità, onestà —chiediamo alle autorità fio-rentine di realizzare centriche promuovano la più am-pia scelta di sport soprattut-to quelli considerati minorie poco seguiti perché imass-media non li propon-gono al grande pubblico.Nelle scuole elementari so-no le stesse società sportivea organizzare dei corsi pro-mozionali per trovare i loronuovi iscritti; purtroppo lestatistiche confermano chegià in quinta molti ragazzihanno abbandonato losport praticato; perché ci sidimentica di noi ragazzi dal-le scuole medie in su?L’importante è che venga-no proposte tutte quelle di-scipline che risultano scono-sciute all’opinione pubbli-ca. Se ogni attività sportivaè un gusto di gelato, entran-do in una gelateria si vuolepoter scegliere tra tantissi-mi gusti e non solo la solitacioccolata e crema.Noi proporremmo:1) organizzare in modo si-stematico visite guidatepresso le società sportivepresenti nei territorio limi-trofi.2) Affiggere in un’appositabacheca scolastica un elen-co di discipline meno cono-sciute.3) Realizzare delle manife-stazioni nel campo sportivodella scuola, dove venganoillustrati alcuni sport poconoti.4) Chiedere alle società dipubblicizzare i giorni in cuiavvengono le loro manife-stazioni, con ingresso gra-tuito.5)Richiedere una serie di le-zioni gratuite presso le scuo-le e presso le società.

ScuolamediaScuolamedia

BeatoBeatoAngelicoAngelicoFirenzeFirenze

SPORTIVO Il maestro di spadaStefano Gardenti

LA PAGINA è stata realizzata dagli studentiElena Abbamondi, Alessandro Alfaroli,Mat-teo Bassi, Lorenzo Braccini, Lorenzo Cardil-lo, Francesca Celima, Tommaso Compagni-no, Filippo Corrieri, Giulia Cozzani, Alisia

D’augello, Mattia Del favero,Alessia Fazio,Samuele Frassinetti, Claudia Frosecchi, Eli-saGreori, EthanLara,AlessandroMasini, Va-lentina Modica, Matteo Monzali, TommasoPolidori, Francesca Ranieri, Marta Ronconi,

Klaudia Sulejmani e Carlo Terranova (classeIII C, Beato Angelico). Il Dirigente scolasticoè Eda Bruni e l’insegnante tutor è la profes-soressa Serenella Ferretti e a curare la gra-fica la professoressa Emanuela Severini.

LAPROPOSTA

Al verticegli sport

“secondari”

Page 15: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Pontassieve: la luce del SenegalCon il gruppo“EPS” impianti fotovoltaici in 14 villaggi africani

GRANDE soddisfazione per i vo-lontari di “Energia Per lo Svilup-po” (EPS), rientrati in questi gior-ni dal Senegal, dove hanno instal-lato impianti fotovoltaici nellaCo-munità Rurale di MerinaDakhar, illuminandopiazze, scuo-le, luoghi di culto e ambulatori(Case de santé), adibite a modesteattività di pronto soccorso dove siassiste anche al parto.Fabrizio Chelli, padre di un no-stro compagno di classe, fondato-re di EPS, ci racconta che l’asso-ciazione nasce nel novembre2009, dalla volontà di un gruppodi amici di dare vita ad un’attivitàdi cooperazione sociale. Così deci-de di operare in Senegal, in segui-to ad una consulenza richiesta al-la Cooperativa Lama di Firenze,agenzia di sviluppo e cooperazio-ne per le strategie di impresa.Il gruppo di EPS va in Senegalper la prima volta nel gennaio2011, e approfitta dei vari sposta-menti anche per consegnaremedi-cinali forniti dal Centro di coope-razione sanitaria internazionaledell’ospedale di Careggi, che so-

stiene da alcuni anni le attivitàprofessionali dell’ospedale diThiès.EPS grazie al contributo del grup-po Fratres e della BCC di Pontas-sieve, unito a quello del Consola-to Senegalese di Firenze, realizzadue progetti importanti, dedicatia Carlo Zangarelli eTeoTanturli,

due amici scomparsi prematura-mente, e ne avvia un terzo. Cosìin poco tempo vengono illumina-ti ben quattordici villaggi! Inoltreper il 2012 è in programma l’elet-trificazione di un pozzo, oltre chel’illuminazione di nuovi villagginella regione di Thiès.La straordinarietà di questi pro-

getti consiste anche nella speran-za di creare un futuro professiona-le per la popolazione locale, chebenefici di corsi di formazioneper acquisire competenze. Chellici testimonia come sia importan-te il lavoro svolto da Oumar Ko-nate, un ragazzo senegalese, chenel settembre 2010 segue con suc-cesso un corso di formazione pres-so la sede del consorzio SEA (Si-stemi Energetici Alternativi) diPontassieve, con l’obiettivo di di-ventare tutor per la supervisionee manutenzione delle installazio-ni locali già effettuate, e tecnicospecializzato per la realizzazionedi future opere di installazione.«I pilastri del programma di EPS—diceFabrizioChelli—sono so-stanzialmente tre: Energy (ener-gia), come base per lo sviluppo ditutti gli altri settori (educazione,sanità, agricoltura); Empower-ment (dare potere) come trasmis-sione di competenze alle popola-zioni beneficiarie; Environment(ambiente), come promozione disvilupponel rispetto dell’ambien-te».

ABBIAMO incontrato l’ingegner Giberti,progettista dell’impianto fotovoltaico sullanostra scuola.

A cosa serve un simile impianto?«A produrre energia elettrica che viene subi-to consumata qui a scuola e quel che avanzaviene immesso nella rete pubblica che la di-stribuisce ed è quindi rivenduta».

Quali sono i vantaggi e svantaggi diquesti impianti?

«L’energia elettrica prodotta col fotovoltaicoè un’energia pulita e questo è un enorme van-taggio per l’uomo e per l’ambiente. Lo svan-taggio è rappresentato dai costi: il vostro im-pianto è costato circa sessantamila euro. Perfortuna si può usufruire di incentivi statali:infatti per vent’anni ci saranno contributi inrapporto alla quantità di energia prodotta. Al-

tro svantaggio sono i tempi burocratici:quest’impianto è stato istallato velocemente,in circa quindici giorni, ma ci sono volutiben sei mesi per avere i permessi necessari».

Quanti impianti di questo tipo ha realiz-zato?

«Sono dodici anni che faccio questo lavoroedho realizzato circa trecento impianti, il pri-mo della mia carriera è stato per l’IstitutoMarconi di Firenze».

Le piace il suo mestiere?«Sì, si vivono situazioni appaganti, sono sem-pre contento quando lamattinami reco al la-voro. Mio padre, che era un giornalista de“LaNazione”, avrebbe voluto che lo seguissinel mestiere, ma io non mi sentivo portatoper questo lavoro e così ho optato per inge-gneria».

L’INTERVISTA ABBIAMO INCONTRATO IL PROGETTISTA DELLA NOSTRA STRUTTURA ECOSOSTENIBILE

L’ingegnerGiberti, il signoredei pannelli

AMICI LONTANI Ponte di solidarietà tra la Valdisieve e il Senegal

LAREDAZIONE

ANCHE sul tetto della no-stra palestra è stato installa-to ed è in funzione un im-pianto fotovoltaico per laproduzione di energia elet-trica. È costituito da 90 pan-nelli fotovoltaici conunapo-tenza nominale complessi-va di 13 KW ed è dotato diun dispositivo di conversio-ne “inverter” per la messain rete dell’energia prodottaeccedente il fabbisogno sco-lastico.I pannelli sono orientati ver-so sud, disposti in modo ta-le da massimizzare l’irrag-giamento captato daimodu-li. Le celle fotovoltaiche so-no composte da piastre di si-licio, opportunamente trat-tate e suddivise in strati:quando la luce colpisce lostrato superiore di una cel-la, all’interno di questa si ge-nera elettricità.All’interno della scuola èstato installato un locale tec-nico in cui, tra le altre appa-recchiature, c’è anche undi-splay dove si legge l’energiaprodotta proprio inquell’istante. È evidenteche un impianto simile pro-duce energia elettrica inquantità variabile a secondadella stagione, così ora, es-sendo più corte le giornate,ne viene prodotta meno, dinotte poi l’impianto non la-vora.Nell’atrio d’ingresso poi èstato posizionato uno scher-mo che, attraverso un sof-tware specifico, mostra con-tinuamente e in tempo rea-le i dati della produzione dienergia elettrica provenien-te dall’impianto fotovoltai-co. Inoltre indica il rispar-mio energetico che si sta ot-tenendo, e soprattutto quan-to sia il minor inquinamen-to dovuto alla diminuzionedi emissioni in atmosfera digas nocivi alla salute.

ScuolamediaScuolamedia

MaltoniMaltoniPontassievePontassieve

CON GLI ALUNNI L’ingegner Gibertialla scuola media Maltoni

I REDATTORI IN CLASSE: Aitrai Hajar, Bal-dazziMassimiliano, BaquèAlice, Benvenu-ti Sara, Broccardo Asia, Bulli Chiara, Cavi-ni Ruben, Cellai Tommaso, Chelli Andrea,EleziNicola, Fabbri Claudia, FantiMasi Sa-

muele, Farli Aurora, Fontani Anna, Fran-calanci Andrea, Innocenti Marta, LaudonioAlessandro, Lazzerini Gloria, Macrì Gio-vanni, Pezzanti Chiara, Piscopo Alessan-dra, Rossi Marco, Terenzi Emma, Turrini

Andrea, Vestri David, Zarimy El Houcine.

Dirigente Scolastico: Torri Tiziana.

Docenti Tutor: Quinzani Marina e Valleri

Bettina.

AMBIENTE

Energiapulitasul tettodella scuola

GRAZIE PER

AVER ILLUMINATO

IL SENEGAL!

Page 16: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Disabili, a Firenze è un’odisseaLe barriere architettoniche rendono la vita impossibile a tanti cittadini

MUOVERSI suuna sedia a rotel-le, a Firenze, è un bell’eserciziomentale. Significa prevedere loscacco matto di uno scalino, l’ag-guato di uno scivolo troppo pen-dente, l’imboscata di unamoto po-steggiata sul marciapiede. E, unavolta fuori dal percorso pedonale,c’è l’incubo di ruote ben più ag-gressive che passano sfrecciandoa pochi centimetri. Fine gennaio,un pomeriggio qualsiasi, da viaMasaccio a via Giacomini su unasedia a rotelle. Un percorso adostacoli spesso insormontabili. Invia Pico della Mirandola un can-tiere è stato sistemato lasciando lospazio per il passaggio pedonale,un cartello indica a chiare lettereche i pedoni devono passare di lì,maper una sedia a rotelle è impos-sibile. Se pensiamo di tornare in-dietro, in fondo al marciapiede, edi attraversare la strada, uno scali-no non consente l’accesso al mar-ciapiede opposto e una biciclettalegata ad un palo, proprio di fron-te ad un lampione della luce, im-pedisce la svolta a sinistra. In viaFattori il marciapiede non con-sente il passaggio perché delle bi-

ci sono allucchettate ai pali e unamacchina in sosta sbarra la stra-da. Il marciapiede di sinistra, spe-rando inuna alternativa, non con-sente il passaggio di una sedia a ro-telle perché un palo della luce ètroppo vicino ai fabbricati. Nellazona di piazza Alberti gli scalinialti sono tantissimi, il sottopassag-

gio è inaccessibile; spesso nelQuartiere 2 mancano scivoli inprossimità delle strisce pedonali.Eppure da un punto di vista legi-slativo sono stati passi in avanti:già la legge 13 del 1989 (preceden-te alla legge quadro sull’handicap,del 1992) e il successivo dpr 503del 1996 regolamentano in modo

ottimale tuttoquanto dovrebbe es-sere fatto per abbattere le barrierearchitettoniche degli edifici.Ogni nuova costruzione e ogni co-struzione antecedente alla datadelle leggi che subisce ristruttura-zioni significative, deve garantirel’accesso ai disabili in carrozzellae, per gli edifici pubblici, deve es-sere dotata di accorgimenti e se-gnalazioni che permettonol’orientamento e la riconoscibilitàdei luoghi e delle fonti di pericoloper chiunque e in particolare per inon vedenti, per gli ipovedenti eper i sordi.Adundisabile dovrebbe essere ga-rantito il diritto, oltre a andare acinema o entrare in una banca oinun ufficio postale, di poter gira-re liberamente: quello che abbia-modocumentato, però, è una foto-grafia tutt’ora valida dei problemiper chi è costretto, anche per unbreve periodo, a fare i conti conuna limitazione della propria li-bertà di movimento. Psicologica-mente è quasi più facile accettaredi non poter uscire di casa, che ditrovare all’ improvviso ostacoli in-superabili.

«L’ELIMINAZIONEdelle barriere è solo unapartedel problema: l’ambiente deve essere accessibile e loè solo quando si mette a proprio agio la persona indifficoltà». Il procuratore generale Beniamino Deid-da spiega che il problema dell’accessibilità.Quali sono le leggi che impongono l’eliminazio-ne delle barriere architettoniche?

«La prima legge è la Costituzione. L’accessibilità èundiritto inviolabile. La 104/92 è stata esemplare an-che inEuropa. Lo Stato, quindi, deve interveniremaspesso gli amministratori rispondono che il bilancionon lo consente. Nel 1987, però, una sentenza dellaCorte Costituzionale ha stabilito che è sbagliato ra-gionare così».Girando per la città, ci siamo accorti che ne esi-stonomolte, perché?

«Ci sono due ostacoli: uno è culturale. L’altro è eco-nomico. Tutti quelli che hanno funzione pubblicadevono rimuovere gli ostacoli».

Chi controlla e come l’abbattimento delle bar-riere architettoniche?

«Progettista, costruttore, collaudatore e sindaco ri-spondono con sanzioni pesanti. Ma molti tecnicinon riescono a “vedere” dove sta la barriera».

Una persona disabile a chi può rivolgersi pereliminarle?

«Le reti di associazioni di disabili sono importanti.L’altra strada è quella giudiziaria. Ci sono due sen-tenze nelle quali si dice che se anche non ci sono sol-di per abbattere le barriere, bisogna farlo lo stesso:del tribunale di Firenze, del 2010, e di quello diMila-no, del 2011».

A Firenze a che punto siamo?

«Firenze è indietro. Via Pilastri, ad esempio, è statarifatta da poco: marciapiedi piccoli, 80 centimetri dilarghezza. Gli scivoli per gli attraversamenti sono al-ti 7, troppi per una carrozzina».

L’INTERVISTA PARLA BENIAMINO DEIDDA, PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE D’APPELLO

«Spessonon rispettati i criteri di accessibilità»

UN ESEMPIO Marciapiede senza scivolo in via Colletta angolo Scialoja

LAREDAZIONE

«E’ DI PRIORITARIA im-portanza tutto quello chepuò favorire l’integrazionenel contesto sociale dei disa-bili e per questo, conunade-libera del 14 luglio del 2010,abbiamo richiamato all’at-tenzione dell’amministra-zione comunale l’esigenzadi portare avanti con deter-minazione il ‘pianoper l’eli-minazione delle barriere ar-chitettoniche’ mettendo inatto ogni intervento per eli-minare, anche nella nostracircoscrizione, tutti gli osta-coli fisici alla mobilità indi-viduale presenti negli edifi-ci e spazi pubblici». Gianlu-ca Paolucci, presidente delQuartiere 2, spiega qual è laposizione inmerito alle bar-riere architettoniche delQuartiere, come ad esempiomancanza di scivoli in pros-simità delle strisce pedonalio l’impraticabilità del sotto-passaggio di Piazza Albertiper le persone che hannodifficoltà a camminare.«Il Quartiere – ha spiegatoil Presidente Paolucci – inquesto ambito, ha potere disegnalazione presso l’ammi-nistrazione comunale, nondi intervento diretto. Doveperò si ristruttura e si riqua-lifica si è anche attenti a eli-minare le barriere. E’ acca-duto in viaAretina o inpiaz-za Antonelli dove sono statisistemati segnalatori acusti-ci ai semafori per i non ve-denti e, con la collaborazio-ne di associazioni di non ve-denti, si è creato un percor-so protetto».«E’ importante inoltrare lesegnalazioni, è una respon-sabilità di tutti – ha conclu-so – per contribuire anche amigliorare la vita delle per-sone in difficoltà».Per questo si può diretta-mente contattare il Quartie-re 2 telefonando allo 0552667820.

ScuolamediaScuolamedia

SanGiuseppeSanGiuseppedell’Apparizionedell’ApparizioneFirenzeFirenze

MAGISTRATO

Beniamino Deidda

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunnidella classe III Lorenzo Bardelli, Alessan-dro Boscherini, Maria Elisabetta Carrai,Valeria Cartoni, LorenzoCeccato, Gae Fat-tini Fellini, AndreaFusi, ValentinaGiorget-

ti, Virginia Groppi, Niccolò Lisoni, GiulioLoreto, AndreaMucci, LorenzoNappo, Re-becca Nardone, Piergiorgio Neri, BiancaPaccosi, Jacopo Palli, Matteo Paolanti, Lu-creziaPaoletti, TeresaRossi, SimoneSchi-

rano, Benedetta Scionti, Matteo Sunseri,Vieri Suppi, Rachele Tirelli, FilippoUrciuo-lo. Gli insegnanti tutor sono le professo-resse Lucia Rossi e Maria Serena Mercati.Il dirigente scolastico è Lucia Rossi.

QUARTIERE2

Paolucci:«Lesegnaliamo

aPalazzoVecchio»

Page 17: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Due ruote peruna rivoluzioneLottaallo smog:unapropostasostenibileper lamobilità fiorentina

SMOG, inquinamento e trafficosono i principali problemi che legrandi città del mondo debbonoaffrontare. Una soluzione semprepiù diffusa è quella di incentivarel’uso della bicicletta. La bici, infat-ti, è un mezzo di trasporto Ecoso-stenibile, non inquina, fa bene al-la salute ed è un toccasana per ilportafoglio. Nel nord dell’Europaè il veicolo più diffuso, anchequando c’è la neve e fa freddo; adAmsterdam gli sposi si muovonoin bicicletta dopo il matrimoniomentre a Copenaghen le bici han-no il passeggino incorporato! InGermania il problema è come re-golarne la circolazione a causa delnumero elevato. E Firenze? Co-me sarebbe con più biciclette emeno macchine? Sicuramentepiù pulita, con meno smog e me-no traffico, più silenziosa e conmeno incidenti. Ma in una cittàcon poche piste ciclabili di cuimolte incomplete e poco sicure,per i cittadini è difficile muoversisenza correre rischi. La maggiorparte degli incidenti, alcuni pur-troppo mortali, è causata infatti

dalla mancanza di percorsi ciclabi-li e dalla poca attenzione che, chiguida una macchina o un motori-no, presta ai ciclisti. La domandaè: se i vantaggi sono così ovvi, per-ché il Comune non mette in attointerventi per favorire la mobilitàciclistica? Nel 2009 l’associazioneFirenze InBici propose agli allora

candidati a sindaco un patto perla bicicletta che impegnava i poli-tici a favorire l’utilizzo di questomezzo di trasporto, a realizzare pi-ste e rastrelliere. A oggi però Fi-renze ancora non possiede una re-te ciclabile degna di questo nome.Eppur qualcosa si muove…. I ra-gazzi di cinque scuole medie,

compresa la nostra, insieme alleassociazioni hanno eseguito uncensimento delle rastrelliere ditutta Firenze segnalando molte bi-ci abbandonate. Ciò ne ha permes-so la rimozione forzata con un no-tevole risparmio per l’amministra-zione che eviterà di comprare nuo-vi posteggi. Il Comune di Firenzeha presentato poi a dicembre ilprogetto Openbike: una cartamultimediale che fornisce i datisul numero di rastrelliere presen-ti in città, i luoghi in cui si trova-no nei vari quartieri, il percorsodelle piste ciclabili. Non restaquindi che augurarsi un impegnosempre maggiore dell’ammini-strazione cittadina in questa dire-zione. Vi è però un problema lega-to anche alla mentalità: usare labici in città come New York eLondra è di moda, invece lo sta-tus symbol per eccellenza in Italiarimane il motorino prima e lamacchina poi. La nostra città ospi-terà nel 2013 i mondiali di cicli-smo: quale migliore opportunitàper rendere popolare tra i fiorenti-ni l’invenzione di Leonardo?

CARLA LUCATTI e Antonio Imposimato sonola presidente e il segretario dell’associazione chedal 1997 si batte per i diritti dei ciclisti a Firenze.

Di che cosa si occupa la vostra associazione?«Noi portiamo avanti iniziative per promuoverel’uso quotidiano della bici in città. Da un lato cirivolgiamo alla pubblica amministrazione con pro-poste concrete, dall’altro organizziamo manifesta-zioni per incoraggiare i cittadini a riscoprire i van-taggi di un mezzo di trasporto che non inquina eaiuta a mantenersi in forma».

Qual è la situazione nella nostra città?«A Firenze ci sono circa 30mila persone che si spo-stano regolarmente in bicicletta ma solo 60 km dipiste ciclabili, di cui molte nei parchi, sparse a mac-chia di leopardo per la città. La mobilità, infatti, èpensata solo per macchine e motorini: chi va in bi-

ci lo fa a suo rischio e pericolo. Per questo garanti-re sicurezza ai ciclisti è fondamentale».

Cosa si può fare da subito permigliorare?«Il Comune dovrebbe mettere insieme una squa-dra di tecnici che prenda in considerazione le va-rie proposte e stenda un programma delle prioritàda affrontare. Il primo passo potrebbe essere la cre-azione di una rete formata da piste e percorsi cicla-bili, separati dal traffico a motore, che colleghi laperiferia al centro della città. Il Consiglio comuna-le ha approvato recentemente all’unanimità bentre mozioni in favore della mobilità ciclabile, manulla è stato fatto per mancanza di fondi».

Comesi può cambiare lamentalità delle per-sone?

«Non possiamo cambiarla se non c’è sicurezza. Seci saranno più piste la gente si sentirà al sicuro euserà la bici».

L’INTERVISTA LA PAROLA A LUCATTI E IMPOSIMATO DELL’ASSOCIAZIONE FIRENZE CITTÀ CICLABILE

«Ai ciclisti va garantitamaggiore sicurezza»

PROTOTIPO La prima bici nel Codice atlantico di Leonardo da Vinci

LAREDAZIONE

IL TERMINE bike sha-ring se tradotto alla letterasignifica “condivisione del-la bicicletta” e consiste nelpoter usufruire di una biciritirandola in un luogo del-la città e consegnandola inun altro, tramite dei puntidi noleggio automatici. Lebici sono bloccate alle sta-zioni di noleggio e si sbloc-cano tramite una chiave ouna tessera che è fornita almomento dell’iscrizione. Ingenere il servizio è gratuitoo per lo meno lo è per i pri-mi trenta minuti, ed è rivol-to a cittadini e turisti. In Eu-ropa il più grande e funzio-nante impianto di bike sha-ring è il Velib e si trova a Pa-rigi, con più di 20.000 bici-clette a disposizione dei cit-tadini, molteplici postazio-ni di consegna e di ritiro po-sizionate vicino ai mezzipubblici e tutte collegate traloro. A Londra le personeiscritte al servizio sono piùdi 110.000 mentre a Berlinole bici si possono sbloccarecon un semplice sms. In Ita-lia esiste in molte città, an-che se non così ben organiz-zato: Milano è al primo po-sto per utenti e numero dimezzi, Roma è fanalino dicoda. Firenze che sarebbeper dimensioni adatta allabicicletta, non ha ancora unservizio di bike sharing: ilprogetto presentato dal Co-mune al Ministero dell’Am-biente si è piazzato solo al126˚ posto della graduato-ria e non potrà beneficiaredei contributi ministeriali.E pensare che sarebbe basta-to arrivare tra i primi cin-quantasette per accedere aifinanziamenti.

ScuolamediaScuolamedia

GramsciGramsciFirenzeFirenze

BICINTRAMUn’iniziativadi “Firenze città ciclabile”

I REDATTORI in classe: Chiara Alinari, Fi-

lippoAndaloro, Chadi Arague, RedionAra-

pi, Stolie Berliu, Cristina Bertini, Matteo

Buffolino, Adamo Cicco, Eleonora Fava,

Emilian Ferko, Cosimo Gallicchio, Simone

Geri, LeonardoGiovannozzi, NuredinHari-

ti, Matteo Lanni Cappelli, Giulio Lisi, Luca

Massai, Rachele Porri, Lorenzo Prosperi,

Bianca Putrino, Francesca Ricci, MartaStorchi, Camilla Talozzi, Lorenzo Terrosi,Matilde Zoppi.Tutor: professoressa Cristina LecceseDirigente scolastico: Stefano Pagni Fedi

PROGETTI

BikesharingUnasceltaintelligente

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11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Rifiuti: produrne meno, riciclare di piùDalla raccoltadifferenziata “risorse’’ che fannobeneall’ambiente

BOTTIGLIE, carta, plastica, ve-tro, lattine, acciaio e materiale or-ganico sono solo alcuni esempi dirifiuti che ogni giorno necessita-no di essere smaltiti. In Italia l’ar-gomento rifiuti è troppo spessomotivo di emergenza. Si aspetta-no piani di sviluppo, investimen-ti adeguati e non slogan ad effet-to, e c’è bisogno dimaggior consa-pevolezza da parte dei cittadini.Nel nostro paese la raccolta diffe-renziata è in aumento del 1,4% equella dei rifiuti urbani dello0,9%. La differenziata, però, è fer-ma ad una media nazionale del26% rispetto a quella del 50% deiPaesi europei, come la Germaniae la Francia. In alcuni capoluoghidi provincia (Pordenone, Novara,Verona, Salerno, Avellino, Nuo-ro, Belluno, Asti, Rovigo e Tren-to) viene superato il 60%della rac-colta, limite che per legge deve es-sere raggiunto entro la fine del2012. Possono fare meglio Firen-ze (38,4%),Milano (35.9%), Vene-zia (35,6%) e Bologna (34,8%). Ildisastro avviene al Sud, in partico-

lare in Sicilia: Enna (1,2%), Sira-cusa (3%), Messina (5,3%), Cata-nia (6,8%), Palermo (7.7%), Iser-nia (8%),Agrigento (8,4%),Taran-to (8,7%) e Catanzaro (9,4%). LaCampania ricicla soltanto il 5%delle quasi 3 milioni di tonnella-te. All’origine la scarsa attenzionedelle Amministrazioni del cen-

tro-sud del nostro paese.Un’attenta raccolta differenziatapotrebbe far risparmiare allo Sta-to 90 milioni di euro l’anno. Perfarci un’idea di come potrebberoandare le cose, sarebbe bene con-frontarci con la Germania. Qui icittadini considerano la spazzatu-ra come qualcosa di loro proprie-

tà piuttosto che qualcosa di cui cisi deve disfare. La raccolta vienefatta direttamente dai cassonetti oporta a porta, ad orari prestabiliti:sgarrare vuol dire pagaremulte sa-late. Sembra un approccio troppopignolo, ma se ci si pensa, è il no-stro il criterio da superare. La so-luzionemigliore è quella di diven-tare consapevoli dei nostri rifiuti,provare a ridurli e utilizzarli inmaniera più intelligente.A Lunen, una cittadina dellaRuhr, ha sede il centro di riciclag-gio più moderno d’Europa: infat-ti, dal 2005 in Germania è proibi-to utilizzare le discariche, se nonquelle biodegradabili. Trattano1,6 milioni di tonnellate di rifiutil’anno e producono materiale perl’industria edile, raffinano biodie-sel e recuperano materie prime. Itedeschi riutilizzano l’88% dellacarta, l’87% vetro, il 72% del me-tallo e il 67% della plastica. LaGermania ricicla circa il 65% deipropri rifiuti: il 60% di questo to-tale è utilizzato per produrre ener-gia. E l’Italia? Come utilizzerà infuturo i suoi rifiuti “preziosi”?

LA GESTIONE dei rifiuti rappresenta uno degliaffari più lucrosi per le organizzazioni malavitose.Per questo, Legambiente indaga su tutti ifenomeni ad essa collegati. I dati dimostrano gliinteressi della mafia nello smaltimento dei rifiuti,gestito in molte zone da un regime di monopolioattraverso la disponibilità di cave, terreni,manodopera a bassissimo costo e il ricorso allaviolenza dissuasiva.

I NETWORK criminali stanno mettendo radicianche in regioni tradizionalmente esenti da taliillegalità, come il Friuli Venezia Giulia e ilTrentino Alto Adige. Anche la Toscana è strettanella maglia di traffici illeciti. Preceduta solo daCampania, Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio, nellanostra regione il numero di infrazioni accertate è

impressionante: 2132 casi con 1789 personedenunciate, 18 arresti e 526 sequestri effettuati.Emerge chiara la situazione dal dossier curato daLegambiente, “Ecomafia 2011”. Tra i dati, quellosinistro sui rifiuti, che registra 345 reati accertati,16 arresti, 480 persone denunciate e 128 sequestrieffettuati. A completare il quadro malavitoso inumerosi casi di discariche abusive e smaltimentiilleciti. Non a caso, nel 2011, la Toscana si èpiazzata al sesto posto nella classifica nazionaledel malaffare per i rifiuti.

«ATTENZIONE sempre più incisiva», hatuonato il Presidente della CommissioneAmbiente della Regione Toscana VincenzoCeccarelli. Speriamo che il suo operato permetta anoi giovani toscani di guardare presto e senzavergogna i nostri compagni europei.

L’ANALISI SECONDO LEGAMBIENTE LA REGIONEDEVE IMPARARE AGESTIREMEGLIO I SUOI RIFIUTI

Dossier ecomafie: in Toscana cresce l’allerta

PRODURRE PULITO Riciclare rifiuti: un regalo all’ambiente

LAREDAZIONE

GLI AVANZI di cucinapossono essere usati comeconcime, i trucioli di legnopossono diventare una fon-te di energia, riciclando lacarta risparmiamo alberi,dalla plastica si ricavanopanchine per i giardini pub-blici, tavolini e sedie per ca-se; questi sono solo alcuniesempi che delineano peròbene le potenzialità del rici-claggio.Non è solo una que-stione ambientale, è ancheeconomica! Due buoni mo-tivi per raggiungere unaquota di riutilizzo di alme-no il 50% dei nostri “scar-ti”.Molte famiglie, ormai, han-no l’abitudine di separare ipropri rifiuti; le scuole e gliuffici vengono forniti gra-tuitamente di contenitoriper la raccolta differenziatadella carta; i nostri quartie-ri dispongono di cassonetticolorati, che permettono dismaltire correttamente tuttiimateriali. Sono tanti picco-li gesti, che devono nasceredall’amore e dal rispetto peril nostro ambiente e dallaconsapevolezza che dobbia-mo puntare tutti ad uno“sviluppo sostenibile”, valea dire quel processo che le-ga la tutela e la valorizzazio-ne delle risorse naturali alladimensione economica, so-ciale ed istituzionale, al finedi soddisfare i bisogni delleattuali generazioni, senzacompromettere quelle futu-re.Ogni cittadino dovrebbe,cioè, sforzarsi di far propriala cosiddetta “Filosofia del-le 4R”, che consiste nellaRi-duzione, nel Riutilizzo, nelRiciclaggio e nel Recuperodei rifiuti: semplici azioniche possono cambiare il de-stino del mondo.

IstitutoIstituto

SalesianoSalesianoFirenzeFirenze

REATI DA REPRIMERE

Ambiente, bene da difendere

DIRIGENTEScolastico: Sergio Bugada. Tu-tors: professoresse Lisa Gallori e Cristia-na Giovanetti. Allievi: Balò Cosimo, Balsi-melli Tommaso, Bernardini Giulia, Ber-chielli Gaia, Bönan Edoardo, Calabrò Sil-

via, Ceccherini Ginevra, Ciuffi Eleonora,Conti Cosimo, Dal Dosso Olivia, Galli CarloAlberto, Gardini Eleonora, Gourmelen Te-rence, ImburgiaMassimo,KangYejin, Kho-din Dmytro, Lelli Valentina, Lisi Alberto,

Magazzù Raul, Marilli Edoardo, MusiariYuri, Naldoni Matteo, Paszkoski Elisabet-ta, Reali Edoardo, Serna Marlin, SolmsAfonso, Sullo Naima, Vaggi Chiara, Wa-nika Anupa, Wannheden Caroline.

ILPUNTO

Piccoli gestiper salvarelanatura

Page 19: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

•• 12 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Democrazia, valore inmostraDaunavisita allaStrozzina lo spuntoperunviaggionella storia

LA DEMOCRAZIA è sempre unargomento interessante di cui parla-re e ce lo dimostra la mostra appe-na conclusa alla Strozzina di Palaz-zo Strozzi a Firenze; l’esposizione,che noi abbiamo avuto la fortunadi visitare, era denominata “Decli-ning Democracy”, il Declino dellaDemocrazia. Democrazia, dal gre-co “demos” (popolo) e kratéo (co-mandare): il comando al popolo.Questa, è vero, è l’etimologia deltermine democrazia.Ma cosa si na-sconde dietro questa parola? Tuttisapranno sicuramente che cosavuol dire ma, tanto per essere sicu-ri, lo ripetiamo: è una forma di go-verno in cui il potere viene esercita-to dal popolo tramite rappresentan-ti, come avviene in Italia.Ma se vogliamo scavare un po’ piùa fondo, riflettiamo un po’. Con lademocrazia, noi tutti abbiamo lapossibilità di far sentire la nostravoce a chi di dovere. Possiamo an-dare a votare senza dover pagareuna tassa, come accadeva invece inItalia negli anni dopo l’Unità; colsuffragio universale, dal 2 giugno1946, possiamo votare tutti, dai di-ciotto anni in su, uomini e donne.Abbiamo la possibilità di eleggerequelle persone che poi inParlamen-to faranno sentire le nostre voci: di

protesta, per le troppe tasse o di piùo meno benevola accettazione diunanuova legge. Sappiamo con cer-tezza che non c’è una persona checi può governare illimitatamente,perché sappiamo che c’è chi la puòfermare. Epoi possiamo sempre ag-grapparci alla nostra bella Costitu-zione , che ci aiuta e ci difende.Ma soffermiamoci adesso sul titolo

della mostra: il Declino della De-mocrazia. Con declino si intendeche oggi la democrazia sta venendomeno in tanti Paesi delmondo, do-ve ci sono forme di governo autori-tarie, vige la pena di morte o in cuinon sono garantiti i diritti dell’uo-mo. Alcuni esempi?Unmastodon-tico dipinto, con pochi, rarissimitocchi di colore, ci conduce a Lam-

pedusa, di fronte al dramma dellebarche cariche di migranti in cercadi un futuro migliore; vicino pen-dono dal soffitto improbabili raffi-gurazioni dei protagonisti della po-litica italiana.Probabilmente avrete già comincia-to ad annoiarvi. Insomma, unamo-stra, che noia! Quadri qui, quadrilà, statue, sbadigli…Eppure, crede-temi, è stata completamente diver-sa! Chi come noi l’ha visitata, haprovato addirittura l’ebbrezza dellavotazione, dato che ci è stata conse-gnata una sorta di scheda elettoralenella quale ognuno ha risposto allafatidica domanda: ‘Secondo te, lamaggioranza ha sempre ragione?’Inoltre abbiamo ricevuto una spil-la. Sì, una spilla, a nostro piacimen-to, con la risposta alla domanda:“Che cosa avete fatto la settimanascorsa per sentirvi dei cittadini?”Avete rispettato la legge, l’avete in-franta, avete preso i mezzi pubbli-ci, avete espresso le vostre opinio-ni? Ce n’era per tutti i gusti.Quest’esperienza è stata per noiun’occasione per riflettere “sui va-lori e le contraddizioni della socie-tà di oggi”: infatti, se il nostro è unPaese democratico, questo non va-le per molti altri Stati, dove la de-mocrazia è in pericolo onon è anco-ra stata raggiunta.

PER AVERE un’idea di come si possano conciliarele nostre esigenze con quelle dei Paesi in via di svi-luppo, abbiamo intervistato Valter Forti, presidentedi Equoland, un’associazione senza fini di lucro pre-sente da vari anni a Calenzano, con un punto vendi-ta proprio all’ingresso del centro abitato.

Com’è nato il progetto Equoland?«Equoland è nato nel 1995 come una cooperativa perlo sviluppo del commercio equo e solidale. Noi per-mettiamo amolte persone dei Paesi più disagiati nelSud del Mondo un lavoro sicuro: la produzione diciò che poi vendiamo anche qui, a Calenzano. Noi cibasiamo soprattutto sull’idea che il denaro non sia ilmezzo per avere il potere oggi, ma che sia il recipro-co aiuto e l’uguaglianza tra gli uomini a contare vera-mente».

Di che cosa vi occupate?«Ci occupiamo appunto di commercio equo e solida-le, cioè un commercio senza fini di lucro. I Paesi da

cui importiamo producono vari alimenti, come ilcioccolato, il tè, il caffè e oggettistica varia. Il ricava-to delle vendite viene girato ai produttori, che così siassicurano una piccola ricchezza».

Conquali Paesi collaborate?«Noi operiamo in Bolivia, Ecuador, Cile e Brasilenell’America Latina, in India e in vari Paesidell’Africa. In tutto collaboriamo con trenta Paesimolto disagiati».

Quali sono i prodotti più venduti?«Uno dei prodotti più venduti è sicuramente il cioc-colato. Tra i prodotti alimentari, rientrano i vari tipidi tè e caffè, pasta, riso, miele, marmellate e persinovino».

Nella sede Equoland cos’altro si può fare?«Per esempio vengono organizzate conferenze o riu-nioni, anche non riguardanti esclusivamente il com-mercio Equo e solidale. Ma l’aspetto più importanteriguarda le iniziative per le scuole».

L’INTERVISTA INCONTROCON VALTER FORTI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE EQUOLAND

Equoesolidale, la via del commercio etico

CON LA FANTASIA Buone pratiche contro la dittatura

LAREDAZIONE

PER PARLARE di dueopere esposte alla mostra“Declining democracy” ab-biamo fatto scelte contrap-poste, in linea con lo spiritodell’esposizione, che ci èsembrato sì provocatorio,ma principalmente fonte diriflessioni costruttive. Percominciare, una cosucciaun po’macabra, come vede-re davanti a noi uno scher-mo in cui fluttuano, insie-me a simboli emessaggi po-co edificanti, vari personag-gi politici conosciuti oggi.E ad appena dieci centime-tri dalle nostremani un con-troller per sparare loro ad-dosso. Come resistere allatentazione? A prima vista èun videogioco, una cosacioè con cui ci si diverte, an-che se si spara su delle iconeraffiguranti persone. Maguardando il “dietro le quin-te” del gioco, si nota che c’èunprofilo psicologico impli-cito: sparare sui politici? Ese si potesse farlo davvero?Cambierebbe qualcosa? Macerto che cambierebbe qual-cosa!Ed ecco che da sempli-ce ed innocuo videogioco sitrasforma in un’arma capa-ce di rovesciare le sorti dellapolitica.Di tutt’altro tenore è statoinvece il video intitolato“La fede muove le monta-gne”. E’ stato girato aLima,in Perù: si vedonomoltissi-me persone, oltre cinque-cento, mentre spalano lasabbiadi unamontagna, tut-ti insieme, per spostarla …di dieci centimetri. Cel’avranno fatta? Quello checi ha colpito è che, per l’arti-sta ideatore dell’impresa,non era tanto importanteriuscire a spostare lamonta-gna, bensì dimostrare cheogni obiettivo, anche se dif-ficile, si può realizzare secompiuto con l’aiuto deglialtri.

ScuolamediaScuolamedia

ArrigoArrigoda Settimelloda Settimello

CalenzanoCalenzano

RESPONSABILE Valter Forti,presidente di Equoland

SCUOLA secondaria di primo grado Arrigoda Settimello di Calenzano.Classe III A: Balestri Alessandra, BellandiLeonardo, Bottalico Giovanna Irma, Brice-no Valery, Cavini Francesca, Cavini Tom-

maso, Ciabatti Tommaso, Crociani Eleono-ra, Daghini Christian, Dragomir Alexan-dra, Ferri Bryan, Giusti Alessandro, GiustiIsabella, Mari Emma, Mariani Alessandro,Mazzanti Jacopo,Monticelli Ginevra, Pela-

gatti Pietro, Pezzotti Lorenzo, Procacci

Matteo, Zhang Lili.

Docente tutor: professoressa Mariella

Bresci. Dirigente scolastico: Laura Chirici.

INPRIMOPIANO

La formadi governonell’arte

Page 20: FIRENZE - Campionato di Giornalismo

••13CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Angeli senzaali: i volontariIlMugellodimostradi essereuna terra votataall’altruismo

PERCHÉ si diventa Volontari?Possono essere molte le risposte aquesta domanda: perché si senteil bisogno di dare una mano, peraiutare persone che hanno subitoviolenze, per investire il tempo inmodo proficuo o forse solo perchémettersi al servizio degli altririempie di gioia non solo chi rice-ve; infatti spesso pensi di andarea dare una mano a qualcuno che,per vari motivi, appare meno for-tunato di te e poi ritorni a casacon la netta sensazione che è luiad averti arricchito. Il Volontaria-to è un’attività libera e gratuitache nasce per far fronte ad alcunidei problemi ai quali lo stato nonriesce a provvedere.

IL MUGELLO è una terra riccadi Volontariato perché ci sonopersone disposte a farlo. Esistonoassociazioni di ogni tipo: laMise-ricordia, Libera, Legambiente,gli scout AGESCI, il gruppo G.R.IM., che fa attività di animazionecon i bambini, l’associazione“Non solo giovani”, che organiz-za attività ricreative e culturali, il

“ProgettoArcobaleno”per il recu-pero dei giovani tossicodipenden-ti e contro il disagio giovanile emolte altre. Una realtà che ha col-pito in particolare la nostra atten-zione è il “Villaggio La Brocchi”,un sistemadi accoglienza per rifu-giati. È stato realizzato nel comu-ne di Borgo San Lorenzo ed è ge-

stito dall’Associazione “ProgettoAccoglienza”; è tuttora uno deicentri di Volontariato più impor-tanti del Mugello.

IL PROGETTO consiste nel da-re ospitalità ai rifugiati politici ealle loro famiglie. Nei diversi spa-zi disponibili si organizzano servi-

zi di foresteria, scambi intercultu-rali, attività didattiche, corsi diformazione professionali al finedell’inserimento lavorativo. Le fa-miglie che vi arrivano restano iltempo necessario per ottenere lostatus di rifugiato e per trovare unlavoro e una nuova casa, di solitoalcuni mesi. Ma per tutto questotempo è il Villaggio la loro casa,un anello che li aiuta a congiunge-re un passato difficile e un futurodi speranza, una grande famigliadove gli adulti iniziano a cercareun lavoro e i bambini e i ragazzipossono ritornare a scuola. Cosìspesso finisce che in classe sco-priamo un nuovo compagno e cisentiamo un po’ responsabili an-che noi del suo inserimento inquesto nuovo mondo perché l’in-tegrazione si fa in “due” e devecoinvolgere tutti: un passo inavanti l’uno verso l’altro, solo cosìci si può incontrare. È importantefar parte di questo piccolo “eserci-to di angeli senza ali”: uomini,donne e bambini, senza distinzio-ni di ceto e razza, che, spinti da va-lidi ideali, hanno semplicementescelto di servire il prossimo.

ABBIAMO intervistato il professorAndreini, presi-dente dell’Associazione che gestisce il “Villaggio LaBrocchi”.Perché è diventato un volontario al “Villag-gio”?

«Per dare una risposta ai bisogni delle famiglie dimigranti che arrivano nel nostro Paese».Chi vi ha sostenuto in questo Progetto?

«Regione, Provincia, Prefettura, IstitutoDegli Inno-centi, Comunità Montana Mugello e Comuni diBorgo San Lorenzo e Firenze. Il nome “villaggio” èl’essenza del progetto: sentirsi parte di un piccolocentro abitato, di un luogo di relazione, non sempli-cemente un insieme di case,ma un insieme di perso-ne che fa comunità».Cos’era prima questo complesso?

«Ospitava in origine l’antica fortezza di Lutiano.Nel ‘700 il castello fu trasformato in villa di campa-

gna. I nuovi proprietari incisero sull’architrave deltorrione la scritta “Ex terrore delicium” ovvero “daluogo di terrore a luogo di gioia e delizia”. Questeparole sono perfette per descrivere l’attuale “secon-da vita” della villa che dà rifugio a chi lascia il pro-prio Paese per la guerra o per le persecuzioni. Sullato opposto della torre si legge un’altra iscrizione:“Parvula sed satis”, piccola ma sufficiente, quelloche dovrebbe essere ogni casa».Qual è il suo stato d’animo dopo aver aiuta-to una famiglia in difficoltà?

«Mi sento gratificato di un percorso condiviso e cre-do di aver compiuto un dovere che spetta a tutti».Cosariceve incambiodaquestaattivitàdi vo-lontariato?

«Ricevo un arricchimento in relazioni umane e an-che un insegnamento dal punto di vista culturaleperché al Villaggio arrivano persone da tutto ilmon-do da cui si impara sempre tanto».

L’INTERVISTA ABBIAMO INCONTRATO IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO ACCOGLIENZA”

«Perchénelmondonon ci sonouguali diritti»

LAREDAZIONE

VOGLIAMO raccontarviuna storia di vita in questoverde Villaggio del Mugel-lo.Ahmad eZara sonomari-to emoglie e vivono inAzer-baijan, nazione sorta dopola dissoluzione dell’URSS.Lui è azero e musulmano,lei è armena e cristiana matra armeni e azeri la tensio-ne è alta. Per questo motivola gente del popolo azeronon vede Zara di buon oc-chio. Un giorno un gruppodi azeri nazionalisti va a ca-sa di Zara e di sua madrecon cattive intenzioni; lamadre riesce a far fuggire lafiglia, che si rifugia nella ca-sa della nonna. Ahmad, tor-nato a casa, trova la madredi Zara pestata a sangue.Nonpuò portarla in ospeda-le, perché armena, e così lapovera donnamuore. La vi-ta dei due sposi da quel gior-no non ha più pace. Nel2000Ahmadviene anche li-cenziato per aver sposatoun’armena. Sono così co-stretti a vivere a pane e ac-qua con i loro figli Omar eAra. Nel 2004 Ahmad in-contra due uomini che glipropongono uno scambio:la sua famiglia in cambio ditre soldati azeri prigionieri.Essi lo minacciano ma luinon si lascia intimidire e do-po poco tempo si vendicanoaggredendo moglie e figli.Un giorno la polizia lo arre-sta senza unperché e lo por-ta in un carcere dove subi-sce ogni tipo di maltratta-mento. Fortunatamentesuo padre riesce a pagare lacauzione e porta segreta-mente tutta la famiglia diAhmad da un sacerdote,che li indirizza al “VillaggioLaBrocchi”, dove finalmen-te inizia la loro nuova vita.

ScuolamediaScuolamedia

Della CasaDella CasaBorgoSan LorenzoBorgoSan Lorenzo

L’INCONTRO La redazionecon il professor Andreini

LE CLASSI II B, II C e II I: Giulia Baggiani,Alice Baiona, Marco Bartolozzi, JacopoBruscaglioni, Cristiana Cipriani, AlessioDamaschini, Ilaria Filippini, Raoul Fratini,GabrieleGhellini, Davide Incagli, Enrico Io-

vene, Irene Lombardi, Laura Niccoli, Bia-gio Pacini, Francesca Pini, Bernardo Sarti,DuccioSbrocchi, LauraScandaglini, Barba-ra Siviero, Martina Spada, Matteo Ucched-du.

Vignettista: Jacopo BruscaglioniDocenti tutor: Caterina De Nicola, LiciaMartelli, Cinzia MericoDirigente scolastica: dottoressa LauraQuadalti

“LABROCCHI“

Unnuovo inizioper i rifugiati

politici