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UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA _______________________________________ Corso di Laurea in Tecniche della Prevenzione nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro FITOFARMACI E RISCHIO CHIMICO IN AGRICOLTURA Relatore: Chiar.mo Prof. Massimo Bracci Correlatore: Dott.ssa Veronica Ciarapica Tesi di Laurea di: Guido Tinti A.A 2013/2014

FITOFARMACI E RISCHIO CHIMICO IN AGRICOLTURA · II CAPITOLO 1. INTRODUZIONE 1.1 Storia dei Fitofarmaci Sin dagli albori dell’umanità l’uomo ha usato il proprio ingegno per sfruttare

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UNIVERSITÀ POLITECNICA DELLE MARCHE FACOLTÀ DI MEDICINA E CHIRURGIA

_______________________________________

Corso di Laurea in Tecniche della Prevenzione

nell’Ambiente e nei Luoghi di Lavoro

FITOFARMACI E RISCHIO

CHIMICO IN AGRICOLTURA

Relatore: Chiar.mo Prof. Massimo Bracci

Correlatore: Dott.ssa Veronica Ciarapica

Tesi di Laurea di: Guido Tinti

A.A 2013/2014

I

INDICE

CAPITOLO 1. INTRODUZIONE ......................................................................... II 1.1 Storia dei Fitofarmaci ................................................................................ II 1.2 Evoluzione normativa ............................................................................... V 1.2.1 I nuovi regolamenti comunitari ........................................................ VIII 1.3 I fitofarmaci ........................................................................................... XV 1.3.1 Composizione ................................................................................. XVI 1.3.2 Classificazione ............................................................................... XVII 1.3.3 Rischi per l’ambiente .................................................................... XVIII 1.3.4 Rischi per l’uomo ............................................................................. XX 1.4 Valutazione del rischio chimico in agricoltura ................................... XXIV 1.5 Algoritmi ........................................................................................... XXIX 1.5.1 MoVaRisCh................................................................................. XXXII 1.5.2 Archimede ................................................................................... XXXV 1.5.3 Algoritmo “Profilo di esposizione e di rischio” ....................... XXXVIII 1.6 Schede dati di sicurezza ........................................................................ XLI 1.7 Scopo del lavoro ................................................................................. XLIII CAPITOLO 2. MATERIALI E METODI ......................................................... - 1 - 2.1 Le Aziende ............................................................................................ - 1 - 2.2 Applicazione Algoritmi ......................................................................... - 2 - 2.2.1 MovaRisCh ..................................................................................... - 3 - 2.2.1 Archimede ....................................................................................... - 3 - 2.2.4 Algoritmo “Profilo di esposizione e di rischio” ..................................... - 4 - CAPITOLO 3. RISULTATI .............................................................................. - 5 - CAPITOLO 4. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI .........................................- 26 - BIBLIOGRAFIA .............................................................................................- 30 - RINGRAZIAMENTI ...............................................................................................

- 33 -

II

CAPITOLO 1. INTRODUZIONE

1.1 Storia dei Fitofarmaci

Sin dagli albori dell’umanità l’uomo ha usato il proprio ingegno per sfruttare

alcune proprietà antiparassitarie che hanno determinate sostanze.

I primi esempi di trattamento antiparassitario sono rappresentati dall’impiego

di sostanze naturali per la protezione di semi e per fumigazione. Ovviamente,

tra i prodotti utilizzati allo scopo, solo alcuni, ad esempio i fiori di crisantemo,

ricchi di pietrine, o alcuni metalli, tra i quali arsenico e mercurio, erano

realmente dotati di una certa efficacia, e sono stati pertanto selezionati ed

utilizzati nel corso del tempo.

L’era dei fitofarmaci chimici ebbe inizio nel 1874, quando per la prima volta

venne sintetizzato il DDT (diclorodifeniltricloroetano), di cui soltanto nel

1939 fu riconosciuta l’efficacia contro mosche, zanzare e altri insetti. In

pratica soltanto recentemente il DDT e altri composti analoghi, sintetizzati,

hanno avuto uno sviluppo tale da divenire strumenti decisivi per una lotta su

vasta scala. Dopo tale scoperta, l’impiego del DDT crebbe in modo

esponenziale in tutto il mondo. Trovò impiego in diversi settori, salute

pubblica, principalmente nella lotta contro la malaria, ma anche in agricoltura,

per la protezione del cotone, dei frutteti, dei cereali e delle patate. La malaria,

grazie all’impiego del DDT, venne debellata, o fortemente ridotta, in molte

aree del mondo.

A partire dagli anni ’60 tuttavia vennero pubblicate le prime segnalazioni che

il DDT si accumula nell’ecosistema e nella catena alimentare, e migra

nell’atmosfera anche a lunga distanza dai punti di applicazione. L’impiego del

composto subì le prime restrizioni, sino a giungere alla situazione attuale di

III

divieto di utilizzo, salvo casi eccezionali di documentata necessità in salute

pubblica. A seguito di tale restrizione venne gradualmente sostituito da altri

insetticidi caratterizzati da una più rapida degradazione ambientale e

dall’assenza di tendenza all’accumulo nella catena alimentare. Durante la

seconda guerra mondiale fu sintetizzata sempre in Germania, a scopo bellico,

un’altra classe di composti chimici, di terribile efficacia letale: quella degli

esteri dell’acido fosforico.

A partire dagli anni ’70 vennero quindi introdotti nel commercio gli

antiparassitari organo fosforici. Tali composti comportarono un rapido

aumento di casi di avvelenamento acuto, compresi numerosi decessi. Tuttavia

quest’ampia gamma di composti chimici era ancora insufficiente ad evitare il

deperimento della produzione agricola. L’evoluzione negli anni seguenti ha

portato allo sviluppo di molecole specifiche per l’organismo bersaglio, quindi

meno tossiche per le specie non bersaglio, compreso l’uomo. In questa logica

sono stati immessi sul mercato gli insetticidi carbammati e successivamente i

piretroidi caratterizzati da livelli di tossicità acuta limitati e da buona efficacia

insetticida.

Le diverse metodologie di lotta che si sono susseguite nel tempo

accompagnano diversi tipi di agricoltura con diversi obiettivi. Nella seconda

metà del ‘900 si sviluppò l’agricoltura intensiva che puntava al massimo

ritorno economico ed alla massima convenienza nell’impiego di mezzi tecnici

con grande utilizzo della chimica e lotta a calendario. Questo tipo di difesa si

è diffuso negli anni ‘60 con gli insetticidi di seconda generazione

(clororganici) ,veniva effettuata con trattamenti a cadenze prefissate o in

corrispondenza di ben definite fasi fenologiche delle piante;

indipendentemente dall’effettiva presenza dannosa del parassita con

IV

conseguente aumento dell’uso dei pesticidi a prescindere dalla loro utilità.

Inoltre, per avere una ragionevole sicurezza di efficacia, è spesso necessario

utilizzare prodotti a largo spettro d’azione e ciò può favorire lo sviluppo di

altre malattie. A seguito dei problemi ambientali la ricerca scientifica dagli

anni ’70 è andata verso un’agricoltura più sostenibile, affermandosi criteri di

lotta improntati ad un utilizzo più razionale dei prodotti agricoli, in cui il

trattamento è successivo alla verifica della presenza del parassita e del suo

livello di pericolosità. La difesa chimica “guidata” presuppone delle

conoscenze scientifiche sui principali insetti e funghi dannosi alle

coltivazioni, sul complesso dei loro antagonisti naturali e sulle principali

caratteristiche dei diversi fitofarmaci. Una coltivazione può essere soggetta

all’attacco di più avversità ed una sola difesa chimica guidata può non essere

sufficiente per la difesa complessiva della coltivazione. Pertanto spesso si

rende necessario adottare sulla stessa coltivazione più interventi. La lotta

“integrata” consiste nell’impiego congiunto di alcune tecniche agronomiche,

fisiche, genetiche, biologiche atte a mantenere i parassiti al di sotto della

soglia di tolleranza.

Infine si è arrivati ad avere un approccio più etico, sfruttando la lotta

“biologica”. Essa si basa su approfondite conoscenze dei fattori naturali di

limitazione dinamica delle popolazioni e può essere sintetizzata in tre punti:

Conservazione ed incremento delle specie utili;

Insediamento di nuove specie utili;

Lanci di organismi e microrganismi utili.

L’uso principale di questa tecnica è nelle serre e negli spazi confinati in

genere.

Un applicazione di questa tecnica avviene nell’agricoltura biologica, si stratta

di un sistema di produzione compatibile con l’ambiente che prevede

V

l’abolizione dell’utilizzo dei prodotti di sintesi; la difesa può essere

esclusivamente attuata utilizzando prodotti di origine naturale o intervenendo

con mezzi di tipo agronomico.

1.2 Evoluzione normativa

Il contesto normativo che riguarda i fitofarmaci è cambiato decisamente negli

ultimi anni in seguito alla volontà di armonizzare, a livello europeo, le diverse

legislazioni dei singoli stati membri. Il primo importante pilastro della nuova

normativa armonizzata è stata la Direttiva 91/414/CEE relativa all’immissione

sul mercato dei prodotti fitosanitari, recepita in Italia con il D. Lgs n. 194 del

17 marzo 1995. Il decreto recepisce infatti le norme per l’autorizzazione e la

successiva immissione in commercio dei prodotti fitosanitari. Nel passato

sono stati utilizzati diversi nomi per indicare i prodotti fitosanitari e fra questi

i termini di: presidio sanitario, fitofarmaci, antiparassitari, veleni, pesticidi.

Tutti questi termini sono stati sostituiti, e secondo il decreto sono definiti

prodotti fitosanitari: “le sostanze attive ed i preparati contenenti una o più

sostanze attive, presentati nella forma in cui sono forniti all’utilizzatore

destinati a:

1. proteggere i vegetali o i prodotti vegetali da tutti gli organismi nocivi o

a prevenirne gli effetti;

2. favorire o regolare i processi vitali dei vegetali, con esclusione dei

fertilizzanti;

3. conservare i prodotti vegetali, con esclusione dei conservanti

disciplinati da particolari disposizioni comunitarie;

4. eliminare le piante indesiderate;

VI

5. eliminare parti di vegetali, frenare o evitare un loro indesiderato

accrescimento.”

È importante sottolineare come la definizione del D. Lgs 194/95 sia molto più

ampia rispetto a quella precedente del DPR n.1255 del 1968: parlando di

prodotti destinati a “….. proteggere i vegetali o i prodotti vegetali….” e non

più di “difesa…. alla produzione agricola e alla conservazione delle derrate

alimentari…”

(La Direttiva 91/414/CEE è stata recentemente abrogata dal Regolamento

(CE) n. 1107/2009 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 ottobre

2009).

Il decreto legislativo n.194 del 17/03/1995 ha abolito la vecchia

classificazione in quattro classi tossicologiche (DPR 223/1988) sostituendola

con la classificazione comunitaria. Fino a pochi anni fa questa classificazione

era basata principalmente sulla valutazione della tossicità acuta della sola

sostanza attiva nei confronti dell’uomo.

La nuova classificazione valuta invece anche la tossicità cronica sull’uomo,

l’impatto ambientale, la persistenza di residui, l’azione sulla fauna utile,

l’azione di coadiuvanti e coformulanti. Per questo motivo prodotti

commerciali contenenti la stessa sostanza attiva possono essere classificati in

modo differente, tenendo conto dei prodotti coadiuvanti, della concentrazione

e della formulazione del principio attivo. Di conseguenza si sono definite

cinque nuove classi di pericolosità, che sono distinte in molto tossico, tossico,

nocivo, irritante e non classificato.

Altro importante riferimento normativo è stato il DPR n. 290 del 23 Aprile

2001 – “Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione

alla produzione, alla immissione in commercio e alla vendita dei prodotti

fitosanitari e relativi coadiuvanti”. (modificato dal DPR n. 55 del 2012). Il

VII

decreto del Presidente della Repubblica ha confermato quanto stabilito dal

decreto legislativo n.194 del 95, precisa infatti che il termine “prodotti

fitosanitari” sostituisce i termini precedenti.

Ricompresi tra i prodotti fitosanitari inoltre si intendono sia gli ex “presidi

sanitari” destinati alle colture agrarie sia gli ex “presidi Medico-chirurgici”

destinati al trattamento di piante ornamentali, fiori da balcone, da

appartamento e da giardino di casa ora identificati come “prodotti fitosanitari

per piante ornamentali” (PPO). Questi ultimi poiché svolgono un’attività

acaricida, battericida, fungicida, insetticida ecc, sono analoghi ai PF e

pertanto sono assoggettati agli stessi criteri autorizzativi. Per questi prodotti,

in base alla Circolare del 15 aprile 1999, n.7 vengono venduti in formati con

un contenuto massimo di 100 g o ml e ad un massimo di 1000 g o ml per i

prodotti pronti all’uso. Inoltre sono acquistabili senza autorizzazione da

chiunque. In particolare il decreto ha disciplinato alcuni aspetti specifici come

ad esempio le autorizzazioni alla produzione, alla vendita e all’acquisto, la

classificazione tossicologica, l’etichettatura e gli imballaggi, l’uso e il registro

dei trattamenti.

Altro importante riferimento normativo è il D. Lgs n.65 del 14 marzo 2003 –

Attuazione delle direttive 1999/45/CE e 2001/60/CE relative alla

classificazione, all’imballaggio ed all’etichettatura dei preparati pericolosi. Il

decreto legislativo ha recepito le norme europee che hanno armonizzato i

criteri relativi alla classificazione dei preparati pericolose che per la prima

volta comprendono anche i prodotti fitosanitari. Sino al 29 luglio 2004, la

classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio dei Prodotti Fitosanitari hanno

seguito le indicazioni del DPR 24/5/1988, n. 223; dal 30 luglio 2004 valgono

invece quelle dettate dai decreti legislativi 3/2/1997, n. 52 e 14/3/2003, n. 65.

VIII

In relazione ai preparati, rimarrà ancora in vigore sino al 1 giugno 2017, cioè

nella deroga di due anni dall’entrata in vigore del regolamento CLP,

dopodiché verrà definitivamente abrogato.

1.2.1 I nuovi regolamenti comunitari

Il 21 ottobre 2009 la Comunità Europea ha emesso tre atti importanti in

materia di prodotti fitosanitari che abrogano o sostituiscono tutte le altre

normative che avevano finora regolato tutta la materia.

Il primo di questi è il “Regolamento CE n.1107/2009 – relativo

all’immissione sul mercato dei prodotti fitosanitari”- entrato in vigore il 14

dicembre 2009. La definizione che il regolamento da dei prodotti fitosanitari

rispecchia in gran parte la definizione della precedente Direttiva del ’94. Li

definisce: “ prodotti contenenti o costituiti da sostanze attive, antidoti

agronomici o sinergizzanti, destinati ad uno dei seguenti impieghi:

proteggere i vegetali o i prodotti vegetali da tutti gli organismi nocivi

o prevenire gli effetti di questi ultimi, a meno che non si ritenga che tali

prodotti siano utilizzati principalmente per motivi di igiene, piuttosto

che per la protezione dei vegetali o dei prodotti vegetali;

influire sui processi vitali dei vegetali, ad esempio nel caso di sostanze,

diverse dai nutrienti, che influiscono sulla loro crescita;

conservare i prodotti vegetali, sempreché la sostanza o il prodotto non

siano disciplinati da disposizioni comunitarie speciali in materia di

conservanti;

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distruggere vegetali o parti di vegetali indesiderati, eccetto le alghe, a

meno che i prodotti non siano adoperati sul suolo o in acqua per

proteggere i vegetali;

controllare o evitare una crescita indesiderata dei vegetali, eccetto le

alghe, a meno che i prodotti non siano adoperati sul suolo o in acqua

per proteggere i vegetali.

Inoltre riprende la definizione di “sostanza attiva” (in precedenza definito

principio attivo): le sostanze, compresi i microrganismi che esercitano un’

azione generale o specifica contro gli organismi nocivi oppure sui vegetali, su

parti di vegetali o su prodotti vegetali.

Il presente regolamento si applica anche a:

antidoti agronomici: sostanze che sono aggiunte ad un prodotto

fitosanitario per eliminare o ridurre gli effetti fitotossici del prodotto

fitosanitario su certi vegetali;

sinergizzanti: sostanze che possono potenziare l’attività della sostanza

attiva o delle sostanze attive contenute in un prodotto fitosanitario;

coformulanti: sostanze che integrano il prodotto fitosanitario senza

avere effetti particolari;

coadiuvanti: sostanze che servono per rafforzare l’efficacia o altre

proprietà fitosanitarie del prodotto fitosanitario.

Scopo del presente regolamento è di assicurare un livello elevato di

protezione sia della salute umana e animale sia dell’ambiente. Infatti oltre a

ribadire l’esigenza di non ripetere gli esperimenti su animali mette in

evidenza anche altre priorità tra cui la protezione di particolari categorie di

soggetti a rischio chiamati “gruppi vulnerabili”, persone che necessitano

un’attenzione particolare nell’ambito della valutazione degli effetti acuti o

cronici, tale categoria comprende le donne incinte e in allattamento, i

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nascituri, i neonati e i bambini, gli anziani, i lavoratori e i residenti fortemente

esposti ai PF sul lungo periodo. Per far si che vengano applicate queste

disposizioni il regolamento si fonda sul principio di precauzione al fine di

garantire che le sostanze attive o i PF introdotti sul mercato non abbiano

effetti negativi sulla salute umana, gli animali e l’ambiente.

Il regolamento ha introdotto modifiche alle procedure autorizzative attraverso

l’introduzione di diverse novità tra cui una di queste sono le procedure

autorizzative diversificate a seconda della sostanza attiva approvata. Infatti le

sostanze attive vengono suddivise in funzione della pericolosità in:

Sostanze di base: sostanza potenzialmente non pericolosa e non

provoca effetti nocivi sul sistema endocrino o effetti neurotossici o

immunotossici; non è utilizzata principalmente per scopi fitosanitari,

ma è utile a tal fine, direttamente o in un prodotto costituito dalla

sostanza, non è immessa sul mercato come prodotto fitosanitario;

soddisfi i criteri di prodotto alimentare come definito all’articolo 2 del

Reg. 178/2002.

Sostanze a basso rischio: non devono avere effetti cancerogeni,

mutageni e tossici per la riproduzione; alterare il sistema endocrino o

avere effetti neurotossici o immunotossici; essere classificate come T+,

T sensibilizzante, esplosiva, corrosiva; non devono essere persistenti

(tempo di dimezzamento nel suolo > 60g. ) e bioaccumulabili (fattore

di bioconcentrazione >100) .

Candidate alla sostituzione: sostanze attive che possiedono

caratteristiche intrinseche di pericolosità tali da destare comunque

preoccupazione dal punto di vista tossicologico ed eco-tossicologico.

Tali sostanze attive sono sottoposte a una “valutazione comparativa”:

gli stati membri non autorizzano o limitano l’impiego su una

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determinata coltura di un prodotto fitosanitario contenente una sostanza

candidata alla sostituzione a favore di un prodotto alternativo che

presenti un profilo di rischio più basso.

Sostanze standard: rientrano le sostanze che non ricadono nelle

categorie precedenti. In ogni caso non devono essere classificate come

interferenti endocrini, inquinanti organici persistenti (POP), persistenti-

bioaccumulanti e tossiche (PBT), vPvB o avere rischi inaccettabili nei

confronti di api, organismi non bersaglio e acque sotterranee.

Una delle più importanti innovazioni contenute nel nuovo regolamento

riguarda l’introduzione dei “criteri di Cut-off”, cioè di quei criteri che

scartano a priori le sostanze attive identificate pericolose per la salute

dell’uomo, degli animali o dell’ambiente. Per essere approvata una sostanza

deve rientrare in tutta una serie di parametri, se ciò non avviene è negata

l’autorizzazione. I criteri verranno applicati alla prima approvazione per una

sostanza attiva nuova mentre al rinnovo o riesame per una sostanza attiva già

in All. I della Direttiva 91/414/CEE.

Il nuovo quadro normativo si inserisce in una situazione legislativa che ha

visto nel marzo 2009, la conclusione del programma europeo di revisione di

tutte le sostanze attive presenti sul mercato dell’UE dal 1993. In Italia sono

state revocate circa 230 sostanze attive, sono diminuiti in modo significativo i

campi d’impiego e i limiti relativi al numero massimo di trattamenti

effettuabili nel corso dell’anno.

La direttiva 91/414/CEE prevedeva che, una volta concluso l’iter valutativo

comunitario delle sostanze, l’inserimento nell’Allegato I, avvenisse attraverso

l’emanazione di direttive e quindi recepite con decreti ministeriali. A seguito

dell’entrata in vigore del Regolamento n.1107/2009, le sostanze attive sono

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approvate a livello europeo con regolamenti immediatamente applicabili in

tutti gli stati membri.

Secondo atto normativo è la Direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro di

azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi – recepita in

Italia con il decreto legislativo 14/08/2012 n.150 e lo sviluppo del relativo

Piano d’Azione Nazionale (P.A.N.).

Gli scopi della direttiva cosi come ripresi nel decreto legislativo sono la

riduzione dei rischi e degli impatti sulla salute umana, sull’ambiente e sulla

biodiversità derivanti dall’utilizzo dei PF e la promozione dell’applicazione

della difesa integrata e di approcci alternativi. L’attuazione delle misure

previste dal decreto avverranno attraverso l’adozione del relativo Piano

d’Azione Nazionale che tutti gli stati membri devono redigere. L’Italia con il

decreto del 22/01/2014 ha adottato il P.A.N. che definisce a livello nazionale

gli obiettivi, tempi e modalità d’intervento per la riduzione dei rischi connessi

all’utilizzo dei PF; è entrato in vigore il 13/02/2014. Per raggiungere gli

obiettivi il Piano si sviluppa in sette azioni cosi definite:

Formazione e prescrizione per gli utilizzatori, distributori e consulenti;

Informazione e sensibilizzazione della popolazione esposta;

Controllo delle attrezzature utilizzate per l’applicazione dei prodotti

fitosanitari;

Irrorazione aerea: vietata ma può essere autorizzata;

Misure specifiche per la tutela dell’ambiente acquatico, dell’acqua

potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari in aree

specifiche (rete ferroviaria e stradale, aree di accesso al pubblico);

Manipolazione e stoccaggio dei PF e trattamenti dei relativi imballaggi

e delle rimanenze;

Difesa sanitaria a basso apporto di PF (strategie sostenibili).

XIII

Definizioni ai sensi del D. Lgs n. 150/2012:

Utilizzatore professionale: “persona che utilizza i prodotti fitosanitari nel

corso di un’attività professionale, compresi gli operatori e i tecnici, gli

imprenditori e i lavoratori autonomi, sia del settore agricolo sia in altri

settori”.

Consulente (nuova figura): soggetto in possesso del certificato di abilitazione

alla vendita in grado di fornire informazioni sul corretto uso dei prodotti

fitosanitari e dei coadiuvanti, sui rischi per la salute, per l’ambiente e sul

corretto smaltimento dei rifiuti.

Distributore: persona fisica o giuridica in possesso del certificato di

abilitazione alla vendita che rende disponibile il PF sul mercato, compresi i

rivenditori all’ingrosso e al dettaglio.

In base ai diversi ruoli e posizioni occupate queste figure devono svolgere

corsi di formazioni specifici.

In Italia già il DPR n.290/01 prevedeva che l’acquisto e la vendita dei PF

classificati come molto tossici, tossici e nocivi fosse consentito solo ai

soggetti in possesso del “patentino”, rinnovato ogni 5 anni a seguito di

specifici corsi ed al superamento di un esame finale. L’applicazione del Piano

ha istituito un sistema di formazione obbligatoria e certificata per tutte e tre le

figure sulle materie dell’allegato I del D. Lgs 150/2012. A decorrere dal 26

novembre 2015 infatti il certificato costituisce requisito obbligatorio per

chiunque intenda acquistare, utilizzare PF destinati a utilizzatori professionali.

Lo stesso per chi svolge attività di consulenza nell’ambito della difesa

fitosanitaria a basso apporto di PF. Quindi a decorrere da questa data saranno

in commercio due tipologie di prodotti: ad uso professionale e non

professionale, gli ultimi dovranno recare in etichetta la dicitura “prodotto

fitosanitario destinato agli utilizzatori non professionali” .

XIV

Un’ altra misura riguarda l’istituzione dei sistemi che consentono il controllo

delle attrezzature per l’applicazione dei prodotti fitosanitari per uso

professionale. Finora in Italia il controllo avveniva solamente su base

volontaria e nelle aziende che adottavano sistemi integrati o agricoltura

biologica. Ora ai sensi dell’art 12 del suddetto decreto diviene obbligatorio e

effettuato almeno una volta presso centri prova autorizzati entro il 26

novembre 2016 con un intervallo tra i controlli di 5 anni fino al 31/12/2020.

Una differenza sta nelle irroratrici destinate ad attività in conto terzi che il

primo controllo deve essere effettuato entro il 26 novembre 2014. Oltre al

controllo funzionale l’utilizzatore professionale deve effettuare

obbligatoriamente altre operazioni periodiche sulle irroratrici, la taratura che

serve per garantire la giusta dose del prodotto e di adattare l’attrezzatura alle

caratteristiche colturali, e la manutenzione periodica.

La Direttiva ha tra i suoi scopi come abbiamo visto anche la riduzione

dell’uso dei PF attraverso la promozione di strategie fitosanitarie sostenibili,

queste si ottengono mediante difesa integrata, lotta biologica, uso di prodotti a

base di sostanze attive a basso rischio (art.22 Reg 1107/09), pratiche

agronomiche indicate nell’allegato III del D. Lgs 150/2012. Proprio la difesa

integrata dal 1 gennaio 2014 è diventata obbligatoria per tutti gli utilizzatori

professionali in base ai principi generali (All. III).

Il terzo regolamento riguarda le macchine per l’applicazione dei fitofarmaci.

La direttiva 2009/127/CE recepita con il D. Lgs n. 124 del 22/06/2012 che

costituisce un emendamento della Direttiva macchine, introduce requisiti

essenziali di protezione per le nuove machine irroratrici che per la prima volta

dovranno garantire il rispetto anche di requisiti di protezione ambientale per

l’ottenimento della marcatura CE.

XV

1.3 I fitofarmaci

Sono prodotti fitosanitari secondo il D. Lgs n. 194 del 17/03/1995 le sostanze

attive ed i preparati (contenenti una o più sostanze attive), nella forma in cui

vengono forniti all’utilizzatore, destinati a:

1. proteggere i vegetali o i prodotti vegetali da tutti gli organismi nocivi o a

prevenirne gli effetti (anti - parassitari);

2. favorire o regolare i processi vitali dei vegetali, con esclusione dei

fertilizzanti (fitoregolatori);

3. conservare i prodotti vegetali, (es. antigermoglianti della patata e della

carota) con l’esclusione dei conservanti disciplinati da particolari

disposizioni;

4. eliminare le piante indesiderate (diserbanti).

In Italia, secondo i dati Istat del 2013, sono state distribuite 118 mila

tonnellate (nelle Marche 2.184 ton) di prodotti fitosanitari utilizzati come

protezione delle colture agricole.

La quantità dei principi attivi distribuiti nelle Marche è di 1.68 Kg per ettaro

di superficie utilizzabile.

Nonostante tutti i prodotti registrino un calo rispetto agli anni passati (in

particolare rispetto al 2002 il calo è stato del 29,2 %) sono ancora elevate le

quantità di prodotti fitosanitari tutt’oggi impiegati in agricoltura.

XVI

Figura 1. Prodotti fitosanitari distribuiti per uso agricolo per tipologia.

Anni 2002-2013, in migliaia di tonnellate.

1.3.1 Composizione I prodotti fitosanitari comprendono un’ampia categoria di composti sia di

sintesi sia di origine naturale. Entrambi sono normalmente miscele pronte

all’uso costituite da tre elementi:

Sostanza attiva: sono le sostanze o i microrganismi, compresi i virus

che agiscono sul parassita (funghi, batteri, insetti) o su vegetali (piante

e/o semi). Tra queste rientrano anche i fitoregolatori e i prodotti per la

concia.

Coadiuvanti e coformulanti: sono sostanze che migliorano l’efficacia

della sostanza attiva, agevolando la preparazione e la distribuzione

della miscela. Sono suddivisi in:

o Solventi, sospensivanti, emulsionanti che facilitano la dispersione

in acqua della sostanza;

XVII

o Bagnanti, adesivanti migliorano la bagnatura degli organi

vegetali e aumentano l’adesività della soluzione;

o Antideriva, antievaporanti diminuiscono le deriva e favoriscono

la rapida evaporazione delle particelle del prodotto ancora

sospese;

o Antischiuma limitano la formazione di schiuma durante la

preparazione;

Sostanze inerti: agiscono come diluenti facilitando la preparazione del

formulato. Rientrano tra questi anche gli odorizzanti e gli emetici.

1.3.2 Classificazione

In base all’azione svolta vengono distinti in: antiparassitari, diserbanti,

fitoregolatori, fisiofarmaci, repellenti, biotecnologici.

Antiparassitari: secondo la loro specializzazione si suddividono in:

- Insetticidi: prodotti impiegati per la lotta contro gli insetti dannosi

(mosche, tignole, afidi, cocciniglie, ecc.).

- Acaricidi: prodotti impiegati per la lotta contro gli acari (ragnetto

rosso, giallo, ecc.).

- Fungicidi o anticrittogamici: prodotti idonei per combattere le

malattie delle piante causate da funghi o crittogame (peronospora,

oidio, botrite, ecc.).

- Nematocidi: prodotti impiegati per combattere i nematodi o anguillule

(“patatedda” delle ortive).

- Limacidi o molluschicidi: prodotti idonei per la lotta contro le limacce

(senza guscio) e le chiocciole (con guscio). Rodenticidi: prodotti

impiegati per la lotta contro i roditori (topi, ratti).

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Diserbanti o erbicidi: comprendono i preparati idonei al contenimento

delle erbe infestanti.

Fitoregolatori: hanno la funzione di favorire o regolare i processi vitali

dei vegetali (es. anticipare la fioritura, favorire l’allegagione,

uniformare la pezzatura dei frutti, aumentare la produzione etc.)

1.3.3 Rischi per l’ambiente

Numerosi sono gli studi che attestano la pericolosità dei prodotti fitosanitari

per l’ambiente.

I rischi dipendono soprattutto dal fatto che quando si esegue un trattamento

fitosanitario soltanto una parte esigua della miscela contenente la sostanza

attiva raggiunge il bersaglio, mentre il resto viene disperso nell’ambiente.

I principali processi che influenzano il “destino ambientale” della parte

dispersa sono i seguenti:

- Deriva (spray drift): durante il trattamento la miscela viene nebulizzata e

viene trasportata più o meno lontano dal punto di applicazione sotto

l’influenza di diversi parametri (tipo di macchina irroratrice, intensità del

vento, temperatura ecc.). Per questa via potrà ricadere sul terreno e sulla

vegetazione circostanti e su un eventuale corpo d’acqua che si trovi nelle

vicinanze.

- Volatilità: la sostanza attiva (pesticida) durante il trattamento o dopo aver

raggiunto la coltura o il terreno può evaporare in aria ed essere trasportata

lontano con il vento.

- Ruscellamento (run-off): la sostanza attiva durante un evento piovoso o

l’irrigazione, può essere trasportata, disciolta nell’acqua di ruscellamento,

XIX

lungo la superficie del terreno. Analogamente la sostanza attiva legata alle

particelle di terreno potrà essere trasportata con le acque di ruscellamento a

causa dei fenomeni di erosione del terreno che si possono verificare durante

piogge intense. Per questa via la sostanza potrà raggiungere un corpo d’acqua

superficiale.

- Liscivazione (leaching): a seguito di una pioggia la sostanza attiva presente

nel terreno può penetrare attraverso il suolo, disciolta nell’acqua di

percolazione, e per questa via raggiungere le acque di falda.

L’intensità di ciascuno di questi fenomeni dipenderà dalle caratteristiche

intrinseche della sostanza (es. solubilità in acqua, tendenza a legarsi al terreno

ecc.), ma anche dalle caratteristiche ambientali (es. tessitura del suolo,

conformazione del terreno, presenza di corpi d’acqua, clima ecc.).

Figura 2. Diffusione dei fitofarmaci nell’ambiente

XX

1.3.4 Rischi per l’uomo

L’esposizione ai prodotti fitosanitari da parte dei lavoratori che operano

nell’ambiente agricolo è stata associata non solo ad effetti di tipo acuto, ma

anche a quelli di tipo cronico, e in particolare: effetti cancerogeni, riproduttivi

e neurologici.

Tale associazione assume un particolare rilievo dal punto di vista sanitario e

sociale, data la grande diffusione di queste sostanze e il conseguente elevato

numero di persone esposte, primi tra tutti gli addetti alla produzione e

formulazione di fitofarmaci nell’industria e gli addetti all’agricoltura.

L’uomo può venire a contatto con il fitofarmaco mediante:

- Contatto cutaneo (pelle e mucose):l’assorbimento per via cutanea è la causa

più frequente di intossicazione professionale.

Il contatto può essere diretto o avvenire attraverso gli abiti da lavoro

imbrattati. I PF possono penetrare attraverso la pelle intatta. La penetrazione è

favorita dal fatto che la sostanza chimica contenuta nel PF si scioglie bene nei

grassi, oltre che dalla presenza di piccole ferite o abrasioni, da un’abbondante

sudorazione, da una elevata temperatura esterna.

- Assorbimento per inalazione: cioè attraverso l’apparato respiratorio, avviene

in maniera diversa, a seconda che i PF utilizzati siano aerosol, polveri o gas. I

gas (per esempio i fumiganti) penetrano facilmente fino nelle parti più

profonde dei polmoni (alveoli) dove vengono rapidamente assorbiti e passano

nel sangue. Le particelle con diametro superiore vengono trattenute nel naso,

nella faringe o nei grossi bronchi e non giungono fino agli alveoli ma

vengono sospinte fino alla gola, da dove vengono deglutite.

- Assorbimento per via orale: cioè bocca e apparato digerente, rappresenta

una via di penetrazione secondaria nell’esposizione professionale a PF. Può

XXI

diventare una via di ingresso molto importante e talora sottovalutata quando,

durante la manipolazione e/o miscelazione dei PF, non si presta la necessaria

attenzione ad evitare l’imbrattamento delle mani, con conseguente

contaminazione del cibo o di altri oggetti (comprese le sigarette) che si

portano alla bocca.

Gli effetti a cui va incontro il lavoratore che adopera i prodotti fitosanitari

possono essere divisi in: acuti e cronici.

- Effetti acuti: si manifestano nell’arco delle 24 ore dall’esposizione al

prodotto fitosanitario causando quindi una reazione immediata

dell’organismo; è questo il caso delle intossicazioni.

I sintomi possono essere diversi a seconda del tipo di principio attivo

contenuto. I più frequenti sono: nausea, vomito e sudorazione; possono

manifestarsi anche: eccesso di salivazione, lacrimazione, dolori addominali,

diarrea, tremori, convulsioni, vertigini e perdite dell’equilibrio, abbassamento

della pressione sanguigna, mal di testa, ronzii alle orecchie, difficoltà

respiratorie, sonnolenza, perdita della coscienza, coma, morte.

Nel 2005 sono stati identificati in Italia 520 casi di intossicazione accidentale

da fitosanitari. Da tale sistema emerge come in Italia, e soprattutto in alcune

zone, siano ancora presenti intossicazioni acute a dimostrazione di un non

corretto utilizzo di tali sostanze.

- Effetti a lungo termine: alcuni principi attivi si accumulano nel tempo e gli

effetti si manifestano in maniera lenta e graduale.

Le conseguenze dovute all’esposizione ai prodotti fitosanitari vanno ricercate

soprattutto nel fatto che, negli ultimi anni, molti fitofarmaci tutt’ora in

commercio ed usati abitualmente sono stati classificati come “Endocrin

Disruptor” ovvero Interferenti Endocrini.

XXII

Si tratta cioè di molecole in grado di interferire, anche a dosi bassissime, con

funzioni delicatissime quali quelle ormonali, immunitarie, metaboliche,

riproduttive:

- Diminuzione della fertilità maschile: con diminuzione sia nel numero

che nella motilità degli spermatozoi

- Disturbi alla pubertà

- Endometriosi, malformazioni (in particolare a carico dell’apparato

genitale)

- Patologie neurodegenerative come il Parkinson

- Disfunzioni tiroidee.

Gli interferenti endocrini si accumulano nelle ghiandole endocrine che,

essendo ricche di grassi, sono il bersaglio preferito delle sostanze chimiche;

esse si accumulano e restano in questi organi per anni, provocando squilibri

ormonali che si ripercuotono su tutto l'organismo.

Altra conseguenza dell’esposizione costante ai prodotti fitosanitari è legata al

fatto che molti di essi hanno anche una azione mutagena e cancerogena e

numerosissimi sono i tipi di cancro messi in relazione col loro uso per

esposizioni professionali, in particolare:

- tumori cerebrali

- tumori alla mammella

- tumori al pancreas

- tumori ai testicoli

- tumori al polmone

XXIII

- sarcomi

- leucemie

- linfomi non Hodgkin (LNH)

- mielomi.

Esiste una diretta associazione fra alcune categorie di pesticidi e alcuni tipi di

tumore.

Tabella I. Associazioni fitofarmaci-tumore

Categoria Tipi di tumore

INSETTICIDI

ORGANOCLORATI Leucemia, linfoma non Hodgkin, sarcoma dei

tessuti molli, pancreas, polmone, mammella

INSETTICIDI

ORGANOFOSFORICI Linfoma non Hodgkin, leucemia

INSETTICIDI ARSENICALI Polmone, pelle

ERBICIDI FENOSSIACIDI Linfoma non Hodgkin, sarcoma dei tessuti molli

e prostata

ERBICIDI TRIAZINICI Ovaio

XXIV

1.4 Valutazione del rischio chimico in agricoltura

L’agricoltura è uno dei settori nei quali, con maggiore frequenza, vengono

utilizzati prodotti chimici, fitofarmaci, diffusi per la difesa delle piante dai

parassiti e dalle erbe infestati. Ed è un settore che contemporaneamente

utilizza concimi e fertilizzanti per la terra.

Se da un lato queste sostanze sono utili per la coltivazione, dall’altro possono

diventare fonti di rischio sia per i prodotti coltivati che per i coltivatori.

E’ noto che la valutazione del rischio chimico si basa sulla misura della dose

di prodotto assorbita dal lavoratore, e quindi su misure ambientali o

biologiche condotte sul luogo di lavoro e sui lavoratori. Tuttavia, in

agricoltura non è realisticamente possibile effettuare una valutazione del

rischio chimico tramite misurazioni dirette condotte in modo sistematico

(azienda per azienda) per la variabilità delle condizioni ambientali e dei

compiti, la molteplicità della mansioni, i costi relativamente elevati e la scarsa

rappresentatività delle analisi.

Di conseguenza esposizione e rischio devono essere stimati con ragionevoli

margini di affidabilità, anche in assenza di misurazioni, creando e applicando

idonei algoritmi.

L’algoritmo deve tenere in considerazione le due fasi in cui l’operatore può

venire a contatto con il fitofarmaco ovvero la fase di “preparazione” della

miscela, e la fase “distribuzione” del prodotto in campo.

Nella fase “preparazione” , l’operatore addetto alla manipolazione del

prodotto opera a stretto contatto con una sostanza molto concentrata. Diventa

perciò fondamentale un uso corretto dei dispositivi che vanno indossati per

tutto il periodo e la conoscenza delle corrette procedure di lavoro, ricavate

dalle informazioni fornite dall’etichetta e dalla scheda di sicurezza fornita per

XXV

ogni prodotto. Un altro fattore che influenza l’esposizione riguarda le

tipologie dell’irroratrice. Gli ultimi modelli hanno un serbatoio (fig. 3),

utilizzato per la miscelazione, di dimensioni più piccole rispetto a quello

principale e posto ad un’ altezza più agevole per l’operatore; in modo tale da

lavorare in condizioni di sicurezza, senza provocare schizzi e perdite. Inoltre è

dotato di un dispositivo che effettua il lavaggio del contenitore direttamente

all’interno del “premiscelatore.”, (fig. 4).

Figura 3. Premiscelatore utilizzato per la fase “preparazione”

XXVI

Figura 4. Premiscelatore con dispositivo di lavaggio del barattolo

La fase di “distribuzione” è il momento in cui l’operatore si reca nel campo ed

effettua il trattamento fitosanitario. Per ogni coltura, tipo di prodotto,

macchinario utilizzato esistono tecniche differenti, di cui l’operatore deve

esserne al corrente. L’esposizione maggiore si può verificare per alcune

condizioni:

il trattore agricolo non è dotato di cabina, oppure non ha filtri;

interventi durante la distribuzione del prodotto;

non vengono usati i DPI;

XXVII

In figura 5 vengono illustrate alcune parti delle macchine irroratrici.

In generale i componenti comuni a tutte sono:

telaio

serbatoio

pompa

circuito idraulico

Il telaio costituisce il supporto per tutti gli altri componenti ed è munito o

meno di ruote, a seconda che la macchina sia trainata, semiportata o portata. Il

serbatoio principale, è normalmente creato in modo da avere una forma che

consenta il completo svuotamento del prodotto. A fianco di questo vi sono

altri serbatoi più piccoli utilizzati per il lavaggio mani e per il lavaggio del

circuito idraulico. Le pompe costituiscono un organo fondamentale,

permettendo il riempimento del serbatoio, l’agitazione e la polverizzazione

della miscela.

Figura 5. Attrezzo agricolo utilizzato per la fase “distribuzione”

XXVIII

L’erogazione della miscela avviene mediante ugelli posizionati lungo la barra

di distribuzione (fig. 6). Risulta importante una pulizia accurata degli ugelli

prima del trattamento e anche la scelta del tipo (es. antideriva, bassa

pressione), in modo da ridurre gli interventi sul campo.

Figura 6. Barra con ugelli per l’erogazione del prodotto

XXIX

1.5 Algoritmi

Dato che la misura del livello di esposizione degli addetti alla distribuzione

dei fitofarmaci è un’attività molto complicata e difficilmente applicabile in

diverse situazioni, è possibile e molto utilizzato, l’uso di modelli matematici

denominati algoritmi. Vanno in ogni caso intesi come percorso preliminare

che facilita la classificazione delle situazioni a rischio al di sotto o al di sopra

di un determinato livello.

Tali modelli, utilizzano procedure che assegnano un valore numerico ad una

serie di fattori o parametri che intervengono nella determinazione del rischio.

I fattori individuati vengono inseriti in una relazione matematica la quale

fornisce un indice numerico, che, confrontato in una “scala numerica del

rischio”, permette di valutare l’importanza di questo valore.

Un algoritmo è tanto più efficiente quanto più i fattori individuati e il loro

peso sono pertinenti alla tipologia del rischio trattato. Nella costruzione degli

algoritmi assume importanza:

l’individuazione dei parametri che determinano il rischio;

l’individuazione del peso dei fattori di compensazione nei confronti del

rischio;

l’individuazione della relazione numerica che lega i parametri fra di

loro (fattori additivi, moltiplicativi, sinergici);

l’individuazione della scala dei valori dell’indice in relazione al rischio

(es. molto basso, basso, medio, medio alto….).

L’algoritmo può esse strutturato su uno schema generale costituito da tre

fattori, dai quali può derivare l’esistenza di un rischio. I tre fattori sono:

la qualità o gravità intrinseca potenziale dell’eventuale pericolo;

la durata/ frequenza dell’effettiva esposizione al pericolo;

XXX

la modalità (qualitativa e quantitativa) dell’esposizione stessa.

Il primo fattore definisce le potenzialità lesive del tipo di agente ed è un dato

che si ricava dalle frasi di rischio, dalle schede di sicurezza, dall’esistenza o

meno dei TLV e da qualsiasi informazione utile a evidenziare le proprietà

dannose.

Il secondo ed il terzo fattore definiscono l’entità dell’esposizione al pericolo,

caratterizzandola in modo da renderla il più possibile rappresentativa della

situazione.

La maggior parte degli algoritmi di valutazione del rischio chimico si basano

sulla relazione fondamentale R = P × E dove il fattore E rappresenta il livello

di esposizione dei soggetti nella specifica attività lavorativa mentre il fattore P

viene espresso dalle proprietà di pericolo per la salute e per la sicurezza

ricavabili dalla classificazione delle sostanze pure e dei preparati. In

particolare i dati forniti dalle schede di sicurezza (che rappresentato un

elemento importante da cui partire per la valutazione del rischio) sono

abbastanza certi per le sostanze pure, in quanto direttamente confrontabili con

quelli indicati nelle norme di classificazione. Diversamente accade per le

schede di sicurezza dei preparati in cui le informazioni dichiarate dai

fornitori/distributori spesso sono inaffidabili. Anche i modelli più complessi

costituiscono delle semplificazioni rispetto alla reale situazione lavorativa.

Pertanto non possono essere utilizzati in modo acritico, ma è sempre

necessario effettuare un attenta analisi del posto di lavoro, delle modalità di

lavoro, di tutto il ciclo di lavorativo, delle misure di contenimento e di

prevenzione e protezione adottate. Inoltre il valutatore che utilizza il modello

deve effettuare dei controlli per verificarne la validità attraverso il confronto

dei risultati ottenuti con situazioni analoghe e note, dati di letteratura, i

XXXI

monitoraggi ambientali; nel caso può operare delle correzioni per definire

correttamente i livelli di rischio, adottando comunque sempre criteri più

cautelativi.

Ciò nonostante i modelli matematici presentato dei vantaggi e svantaggi. Tra i

vantaggi vi è la possibilità di utilizzare un database che forniscono

informazioni sull’etichetta delle sostanze pure ed inoltre la possibilità di

creare archivi elettronici in cui conservare i dati di valutazione e misure

precedenti per poterli confrontare con quelli in studio. Una criticità degli

algoritmi invece, è il fatto che non possono essere utili in maniera esaustiva e

completa per i casi più complessi come ad esempio, nei casi in cui si formano

liquidi di processo (in cui non sempre si conoscono le caratteristiche e la

quantità delle specie presenti), nel caso di esposizioni multiple allo stesso

agente chimico pericoloso.

Una altra problematicità dei modelli matematici è quella che sorge nella

definizione della soglia di rischio irrilevante / basso poiché i modelli

propongono valori diversi ottenuti con metodi diversi non sempre

confrontabili tra loro. È quindi importante che il valutatore conoscendo la

struttura del modello, esamini il risultato ottenuto tenendo presente che il

livello di rischio irrilevante / basso è inteso come lieve e trascurabile. Un

esempio significativo è quello degli agenti chimici cancerogeni e/o mutageni,

per i quali non è possibile individuare una soglia del rischio al di sotto della

quale il rischio risulta irrilevante per la salute.

In ogni caso in presenza di rischio chimico per la salute, le misure generali di

tutela di cui all’art 15 del D. Lgs 81/08 assieme alle misure successivamente

individuate dall’articolo 224 comma 1 del suddetto decreto, devono essere

applicate ancor prima di valutare il rischio da agenti chimici.

XXXII

1.5.1 MoVaRisCh

L’algoritmo in questione è un modello di valutazione del rischio da agenti

chimici pericolosi per la salute ad uso delle piccole e medie imprese,

elaborato dalle Regioni Lombardia, Emilia Romagna e toscana. Esso consente

di valutare unicamente i rischi sulla salute e si basa sulla seguente relazione:

R = P (pericolo) × E (esposizione)

Il pericolo P rappresenta l’indice di pericolosità intrinseca

(indipendentemente dai livelli a cui le persone sono esposte) di una sostanza o

di un preparato. Nell’applicazione di questo modello, esso viene identificato

con le indicazioni di pericolo H che sono utilizzate nella classificazione

secondo i criteri dell’Allegato I del Regolamento (CE) 1272/2008. Vengono

anche utilizzate le frasi d rischio (frasi R) della vecchia classificazione. Ad

ogni frase deve essere assegnato un punteggio (score) compreso tra 1 e 10

tenendo conto del criterio di classificazione ed etichettatura delle sostanze e

dei preparati pericolosi del suddetto Regolamento. I punteggi delle frasi R o H

sono stati attribuiti in maniera pesata in funzione del grado di pericolosità

assegnato alle singole classi di pericolo per la salute , dei criteri per la scelta

dei pittogrammi, delle avvertenze e della scelta delle frasi indicanti i pericoli

relativi alle proprietà tossicologiche degli agenti chimici pericolosi in

relazione alle vie d’esposizione più rilevanti per il lavoratore. Pertanto il

modello prende in considerazione sia le caratteristiche intrinseche di

pericolosità sia le situazioni d’uso. Un altro aspetto importante è relativo al

fatto che i criteri di classificazione ed etichettatura del regolamento CLP, si

basano sul principio che gli effetti a lungo termine , allergenici subacuti o

cronici di una sostanza siano più importanti rispetto agli effetti acuti.

XXXIII

L’esposizione E rappresenta il livello di esposizione dei soggetti nella

specifica mansione. La determinazione dell’indice di esposizione per via

inalatoria Einal viene determinato attraverso il prodotto I intensità

dell’esposizione per d distanza del lavoratore dalla sorgente :

Einal = I x d

L’indice I richiede l’utilizzo di cinque variabili per la sua determinazione:

Proprietà chimico fisiche;

Quantità in uso;

Tipologia d’uso;

Tipologia di controllo:

Tempo di esposizione

Ai fini della determinazione delle proprietà chimico fisiche, vengono

individuati 4 livelli in funzione della volatilità del liquido e della ipotizzabile

o conosciuta granulometria delle polveri:

1. Stato solido/liquido (largo spettro granulometrico)

2. Liquidi a bassa volatilità (bassa tensione di vapore);

3. Liquidi a alta volatilità (alta tensione di vapore) o polveri fini;

4. Stato gassoso.

La quantità si intende quella effettivamente presente e destinata all’uso

nell’ambiente di lavoro nell’arco di una giornata. Sono state determinate 5

classi:

1. <0,1 Kg

2. 0,1 Kg

3. 1-10 Kg

4. 10-100 Kg

5. > 100 Kg

XXXIV

Nella tipologia d’uso vengono individuati quattro livelli relativamente alla

possibilità di dispersione in aria della sostanza :

Uso con sistema chiuso

Uso in inclusione in matrice

Uso controllato e non dispersivo

Uso con dispersione significativa

La variabile tipologia di controllo individua invece, le misure predisposte per

evitare l’esposizione del lavoratore alla sostanza:

Contenimento completo

Ventilazione- aspirazione

Segregazione-separazione

Diluizione-ventilazione

Manipolazione diretta.

Il tempo di esposizione viene identificato su base giornaliera,

indipendentemente dalla frequenza d’uso dell’agente.

Vengono individuati cinque intervalli:

inferiore 15 minuti

tra 15 minuti e le due ore

tra le due ore e le quattro ore

tra le quattro ore e le sei ore

più di sei ore.

L’indice d della distanza tiene conto della distanza fra la sorgente di intensità

I e il lavoratore. Nel caso il lavoratore sia in prossimità della sorgente (<1)

l’indice I rimane invariato (d= 1); quando il lavoratore si allontana dalla

sorgente l’indice di intensità I si riduce proporzionalmente fino ad arrivare ad

un valore di 1/10 di I per distanze > 10 metri.

XXXV

Il rischio R, nel modello utilizzato tiene conto sia delle esposizioni inalatorie

sia di quelle cutanee. Il parametro che valuta l’esposizione per via cutanea (E

cute) tiene conto di due variabili:

tipologia d’uso

livello di contatto cutaneo (nessun contatto, accidentale, discontinuo,

esteso)

Nel caso in cui per un agente pericoloso siano previste contemporaneamente

entrambe le vie di assorbimento il rischio cumulativo (Rcum ) è ottenuto

tramite il seguente calcolo:

Rcum = √ Rinal2 + Rcute

2

Il modello in esame fornisce delle classi di rischio per le quali è definibile un

livello di rischio irrilevante o meno secondo la definizione del D.Lgs 81/2008.

In base al valore assunto dall’indice di rischio R si possono verificare due

situazioni diverse. Il valore può collocarsi nella fascia “verde” (compresa tra

0.1<R<21) classificata come rischio “irrilevante per la salute”. Quando il

valore è superiore a R >21 si è nella zona arancio di “rischio superiore a

irrilevante per la salute”. Se il valore raggiunge e si colloca in una fascia tra i

40 < R <80 si è nella zona a “rischio elevato”.

1.5.2 Archimede

Il modello nasce nel programma Europeo EUSES (European Union System

for Evaluation of Substances) che si trova anche in quello presentato dalla

Regione Emilia Romagna. Esso si serve di coefficienti che valutano i vari

contributi per definire il livello di rischio secondo quanto previsto dal titolo

IX “protezione da agenti chimici”.

XXXVI

Il modello nasce dalla relazione per la quale il rischio dipende linearmente dal

pericolo e dall’esposizione secondo la formula:

R = P (pericolo) × E (esposizione)

Dove il pericolo P dipende dalle caratteristiche intrinseche, mentre

l’esposizione dalla modalità con cui viene a contatto il lavoratore con tale

pericolo.

Quando si parla di sostanze o preparati, il pericolo è rappresentato dalle

proprietà chimico-fisiche e tossicologiche della sostanza o del preparato e

l’esposizione potrà essere di tipo inalatoria, cutanea o per ingestione.

Per poter classificare correttamente la natura dei pericoli prodotti da sostanze

o preparati, viene adottata la classificazione assegnata ai prodotti che

circolano nella UE secondo i criteri definiti dalla Direttiva 67/548/CEE e

s.m.i.

A ogni frase R si sono associati un punteggio corrispondente al livello di

pericolo fornito dalla classificazione.

Il rischio R calcolato secondo tale modello tiene conto di quanto richiesto dal

titolo IX del D. Lgs 81/08 , con il parametro P si considerano le proprietà

pericolose e l’assegnazione di valori limite, mentre con E si considera: tipo,

durata e modalità dell’esposizione, la quantità in uso e gli effetti delle misure

preventive e protettive adottate.

L’esposizione inalatoria dipende molto dalla capacità della sostanza di

passare in fase vapore e dalle modalità di utilizzo.

Pertanto l’indice di esposizione viene calcolato come prodotto dell’intensità

(I) per la distanza (d) :

E inal = I×d

XXXVII

L’intensità di esposizione dipende da cinque variabili ed è calcolata mediante

un sistema di matrici. Le variabili risultano le stesse utilizzate nel modello

MoVaRisCh.

L’indice d relativo alla distanza fra la sorgente e il lavoratore assume valore 1

per una distanza < 1 metro, mentre assume valori <1 per distanze maggori di

1 metro.

L’esposizione cutanea viene calcolata dalla formula :

Ecute = I×d

l’indice di esposizione cutanea tiene conto della tipologia d’uso, della

possibilità di disperdere in aria l’inquinante e delle modalità d’uso.

Il valore del Rischio ottenuto tenuto conto dell’esposizione inalatoria e

cutanea è classificato irrilevante o non irrilevante per la salute in base al

verificarsi di due situazioni:

se il valore si trova fra 0.1 <R < 21, è nella zona di rischio irrilevante

(verde)

se il valore è > 21 , è nella zona di rischio non irrilevante.(rossa)

In base ad alcune categorie di pericolo della sostanza, Archimede classifica il

livello di rischio comunque nella zona superiore al rischio irrilevante. Inoltre,

per il calcolo del contributo di rischio relativo alla salute, il modello considera

sia l’effetto per via inalatoria che per via cutanea indicandone i relativi indici

di rischio. Questo facilita la scelta dei dispositivi di protezione individuale.

XXXVIII

1.5.3 Algoritmo “Profilo di esposizione e di rischio”

Il modello è parte integrante del decreto n° 4548 del 29/04/2010 emanato

dalla Regione Lombardia avente lo scopo di fornire indicazioni per la buona

pratica di utilizzo di fitofarmaci in agricoltura. All’interno del suddetto

decreto è illustrato l’algoritmo “PROFILO DI ESPOSIZIONE E DI

RISCHIO” appositamente progettato per la valutazione del rischio chimico

per la salute in agricoltura. Tale algoritmo è stato anche pubblicato su riviste

scientifiche di rilievo nazionale ed internazionale [Colosio et al., 2012a;

Colosio et al., 2012b].

Si tratta di un modello di calcolo che, utilizzando alcune variabili selezionate,

è in grado di prevedere i livelli di esposizione e il conseguente rischio in

situazioni d’impiego e uso già definiti. Tali modelli si basano in genere

sull’individuazione, per ciascuna delle 4 principali fasi di lavoro con

antiparassitari dei principali determinanti di esposizione e nell’attribuzione a

tali determinanti di valori, definiti in base allo scenario considerato.

È uno strumento di facile impiego per la valutazione del rischio, consente di

effettuare una valutazione almeno indicativa negli scenari di applicazione.

L’algoritmo prende in esame le diverse fasi di lavorazione:

1. Carico e miscelazione

2. Applicazione sulla coltura

3. Rientro

4. Manutenzione e pulizia macchinari

Nella prima fase, carico e miscelazione (MIX) si prende in considerazione il

numero di carichi/die, la concentrazione del principio attivo e il tipo di

XXXIX

formulazione. L’applicazione è la fase che maggiormente contribuisce

all’esposizione, influenzata soprattutto dalle diverse tecniche di applicazione.

Le variabili che in questa fase condizionano l’esposizione sono diverse: dose

di impiego , modalità di applicazione, superficie trattata giornalmente, tipo di

trattore, interventi, condizione dei macchinari e numero di ore lavorate al

giorno. La manutenzione e pulizia dei macchinari è un altro momento

espositivo rilevante. Il rientro non è stato considerato in questa valutazione.

Per ciascuna di essa vengono definiti diversi parametri che determinano i

livelli di esposizione dell’operatore .A ciascun parametro viene assegnato un

punteggio che, inserito in un algoritmo, permette di calcolare un “Indice di

Esposizione” IE. Dopodiché questo indice viene moltiplicato per i fattori di

riduzione:

DPI

formazione

frequenza di esposizione

L’indice di esposizione complessivo sarà calcolato come segue:

Iexp = [(MIX %t*+ APPL %t* + REENTRY + REPAIR%t*) x DPI x FORMAZIONE] x FREQ

MIX = (numero di carichi al giorno + concentrazione del principio attivo nel prodotto) x tipo di formulazione;

APPL = (dose di impiego + superficie trattata quotidianamente + modalità di applicazione) x tipo di trattore + interventi estemporanei + condizione macchinari;

REENTRY = tempo di rientro in campo dopo il trattamento;

REPAIR = frequenza degli interventi manutenzione

DPI = dispositivi di protezione individuale

XL

FORMAZIONE = possesso del “patentino”

FREQUENZA = giornate /anno

*t= rappresenta la percentuale di tempo (sulle 8 ore lavortive) dedicata alla specifica mansione.

Il punteggio così ottenuto, viene inserito in una griglia incrociandolo con il

punteggio relativo alla tossicità della sostanza. La posizione cosi ottenuta

corrisponde ad una categoria di rischio cosi definita:

rischio irrilevante (verde);

rischio incerto, probabilmente irrilevante (giallo);

rischio incerto, probabilmente non irrilevante (rosso);

rischio rilevante (viola).

I punteggi della tossicità (5 categorie) sono desunti dalle caratteristiche delle

singole sostanze, riassunte nelle frasi di rischio (frasi R) classificate adottando

i criteri riportati nel D.M. 28 Aprile 1997. Per quanto riguarda i punteggi per

l’esposizione, sono desunti dai risultati degli studi di monitoraggio ambientale

e biologico e classificati in funzione del loro rapporto con il valore limite di

esposizione per l’operatore (AOEL).

XLI

1.6 Schede dati di sicurezza

La scheda dati di sicurezza (SDS) è un documento che permette la

comunicazione del pericolo, fornendo informazioni dei rischi per l’uomo e

l’ambiente in modo da adottare le misure di prevenzione e protezione

adeguate. Perciò è uno strumento operativo importante da cui partire per la

valutazione e gestione del rischio. Già, per le sostanze pure, il D. Lgs 52 del

1997 imponeva al fabbricante/ importatore/ distributore che immetteva sul

mercato una sostanza pericolosa, di fornire gratuitamente all’utilizzatore la

scheda di sicurezza.

Attualmente la scheda è redatta secondo le indicazioni del Regolamento (UE)

453/2010 che modifica l’Allegato II del Regolamento (CE) 1907/2006

(REACH).

La classificazione delle sostanze chimiche sulla base delle regole previste

dalla Direttiva sulle sostanze pericolose (DSD) continuerà fino al 1 Giugno

2015.

Fino a quella data devono essere menzionate sia la vecchia classificazione sia

la nuova (CLP).

La scheda deve essere fornita per i seguenti tipi di sostanze:

sostanze e preparati classificati pericolosi1 secondo la Direttiva

1999/45/CE o secondo il Reg. (CE) 1272/2008 (CLP);

sostanze classificate come persistenti, bioaccumulabili e tossiche (PBT)

oppure molto persistenti e molto bioaccumulabili (vPvB).

Per facilitare l’utilizzo delle informazioni contenute nella SDS, si possono

distinguere 16 punti (sezioni) nei quali una scheda di sicurezza si articola.

Di seguito si riportano i punti essenziali:

1. identificazione della sostanza o della miscela e della società:

XLII

2. identificazione dei pericoli;

3. composizione / informazione sugli ingredienti;

4. interventi di primo soccorso;

5. misure antincendio;

6. provvedimenti in caso di disperazione accidentale;

7. manipolazione e immagazzinamento

8. controllo dell’esposizione / protezione individuale

9. proprietà chimico fisiche

10. stabilità e reattività

11. informazioni tossicologiche

12. informazioni ecologiche

13. considerazioni sullo smaltimento

14. informazioni sul trasporto

15. informazioni sulla regolamentazione

16. altre informazioni

Le sezioni di particolare interesse per l’applicazione degli algoritmi sono :

sezione 1, nome commerciale e usi identificati (antiparassitario,

fungicida, erbicida..);

sezione 2, classificazione del prodotto, pericoli chimico-fisici, effetti

negativi per la salute;

sezione 3, composizione quali –quantitativa della sostanza o miscela e

le relative concentrazioni;

sezione 9, stato fisico e punto di ebollizione.

XLIII

1.7 Scopo del lavoro

Scopo della presente tesi è di valutare il rischio chimico legato all’uso di

fitofarmaci degli agricoltori di un Comune della Provincia di Ancona. Il

rischio è stato stimato mediante il confronto dei risultati di tre algoritmi

matematici.

- 1 -

CAPITOLO 2. MATERIALI E METODI

2.1 Le Aziende

Le aziende agricole oggetto dello studio appartengono ad un Comune della

Provincia di Ancona. La selezione delle aziende è avvenuta in collaborazione

alle associazioni di categoria presenti nel territorio.

La raccolta dei dati iniziata a fine dicembre 2014 ha avuto una durata di due

mesi ed ha coinvolto 28 aziende. Le informazioni necessarie per la

valutazione sono state raccolte direttamente in ogni azienda mediante

intervista diretta e compilazione di una check-list.

Sono state richieste informazioni sulla tipologia dell’azienda:

Colture in campo/ in serra o altro

Composizione aziendale

Superficie

Possesso del “patentino”

Adempimenti D. Lgs 81/08

Inoltre sono state richieste informazioni per ogni singolo fitofarmaco utilizzato:

Nome del prodotto / uso/ tipo del formulato

Proprietà chimico fisiche

Quantità in uso preparazione / distribuzione

- 2 -

Numero carichi al giorno

Dose impiego

Superficie trattata

Tipologia d’uso

Tipologia di controllo

Tempo esposizione

Contatto cutaneo durante la preparazione / distribuzione

Si è scartata l’opzione dell’intervista telefonica perché il recarsi direttamente

in azienda permette di visionare i prodotti chimici utilizzati e le relative

etichette. Le sole etichette però non risultano essere sufficienti nelle

informazioni per l’applicazione degli algoritmi, perciò è stato necessario

reperire la scheda dati di sicurezza (SDS). Le schede di sicurezza non erano

presenti nel 94,6% delle aziende agricole esaminate per cui sono state

successivamente reperite dai fornitori e/o distributori.

2.2 Applicazione Algoritmi

2.2.1 MoVaRisCh

Il modello è stato applicato alle due fase principali in cui gli operatori sono

maggiormente esposti ai fitosanitari: “ Preparazione” e “Distribuzione”.

Nell’applicazione del modello si è fatto riferimento alle indicazioni contenute

all’interno degli articoli pubblicati dai gruppi tecnici delle Regioni Toscana,

Emilia Romagna e Lombardia.

- 3 -

Dopo la raccolta delle informazioni, sono stati elaborati i dati ed inseriti

all’interno dell’algoritmo.

2.2.2 Archimede

L’algoritmo Archimede integra anche la valutazione dei rischi per la

sicurezza, che non sono stati considerati nel nostro caso.

L’applicazione del modello risulta simile all’algoritmo MoVaRisCh. Se il

prodotto è classificato nelle seguenti categorie, come riportato in tabella II la

valutazione fornisce a priori un rischio “non irrilevante” specificando la

necessità di sostituire il prodotto.

Tabella II. Categorie per le quali a priori il rischio è considerato “non irrilevante”

R45 Può provocare il cancro non irrilevante per la salute

R46 Può provocare alterazioni genetiche ereditarie

non irrilevante per la salute

R47 Può provocare malformazioni congenite

non irrilevante per la salute

R49 Può provocare il cancro per inalazione

non irrilevante per la salute

R42

R43 Sensibilizzanti non irrilevante per la salute

- 4 -

2.2.3 Algoritmo “Profilo di esposizione e di rischio”

L’algoritmo applicato, non valuta le due fasi “preparazione” e “distribuzione”

singolarmente ma effettua una stima complessiva del rischio.

Per l’applicazione è stato fondamentale il sopralluogo in azienda. Le

informazioni richieste dal modello infatti, sono risultate molto precise e

specifiche.

- 5 -

CAPITOLO 3. RISULTATI

I dati ottenuti mediante le interviste effettuate ai lavoratori sono riassunti nelle

figure seguenti. La figura 7 mostra le varie tipologie di cabina del mezzo

agricolo utilizzato dalle aziende per la distribuzione dei fitofarmaci. Quasi la

metà delle aziende (47 %) ha una cabina con filtri, un quarto (26%) ha un

mezzo con cabina senza filtri, Il restante (27%) utilizza un mezzo senza

cabina.

Figura 7. Tipologia cabina

Nella figura 8 è stata riportata la percentuale delle aziende che prevedono un

utilizzo di dispositivi di protezione individuali. L’82% delle aziende utilizza

DPI, mentre il 18% circa riferisce di non utilizzarli metodicamente. Delle

aziende che li utilizzano non si hanno informazioni riguardo il corretto e

scrupoloso utilizzo di essi.

- 6 -

Figura 8. Uso dei DPI nelle aziende

Le figure 9 e 10 riportano per ognuna delle due fasi (rispettivamente

“preparazione” e “distribuzione”) la percentuale degli addetti che viene

almeno una volta a contatto con la sostanza.

Nella fase “preparazione” più della meta degli operatori (54 %), dice di

venire a contatto (inteso come schizzo, versamento accidentale) con la

sostanza (Fig. 9). Nella fase “distribuzione” il 39% viene in contatto con il

prodotto, spesso per interventi di disostruzione degli ugelli ostruiti (Fig. 10).

- 7 -

Figura 9. Contatto cutaneo durante la fase “preparazione

Figura 10. Contatto cutaneo durante la fase “distribuzione”

- 8 -

La figura 11, riporta la percentuale delle aziende che riferiscono di aver

adempiuto a tutti gli obblighi previsti dal D. Lgs 81/08. Una buona parte

(79%) non ha attuato le disposizioni previste dal Decreto perché trattasi di

aziende autonome senza dipendenti.

Figura 11. Adempimenti previsti D. Lgs 81/08

Nella tabella III sono riportati i nomi dei 73 fitofarmaci utilizzati suddivisi per

azienda. Non sono classificati come pericolosi per la salute umana 13

fitofarmaci.

- 9 -

TABELLA III. Elenco fitofarmaci suddivisi per azienda (*= classificato come non pericoloso per la salute umana)

AZIENDA 1 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 1.a FORCE INSETTICIDA TEFLUTHRIN 1.b NURELLE 5 INSETTICIDA CIPERMETRINA 1.c POLTIGLIA 20 PB MANICA FUNGICIDA RAME 1.d

RIDOMIL GOLD COMBI PEPITE FUNGICIDA METALAXYL-M

FOLPET 1.e AFALON DS ERBICIDA LINURON

AZIENDA 2 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 2.a AXIAL PRONTO ERBICIDA PINOXADEN

CLOQUINTOCET-MEXYL 2.b COPRANTOL Hi Bio FUNGICIDA RAME 2.c GRIZZLY EC* ERBICIDA OXIFLUORFEN 2.d ROGOR L20 INSETTICIDA DIMETOATO 2.e SULTAN ERBICIDA METAZACLOR

AZIENDA 3 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 3.a RIDOMIL GOLD R WG FUNGICIDA METALAXYL-M

RAME 3.b ROVRAL WG FUNGIDIDA IPRODIONE 3.c TIOVIT JET FUNGICIDA ZOLFO

AZIENDA 5 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 5.a GLEAN 75 DF* ERBICIDA CLORSULFURON 5.b ROUNDUP POWER 2.0* ERBICIDA GLYPHOSATE 5.c ATLANTIS WG ERBICIDA MESOSULFURON-METHYL

IODOSULFURON-METHYL-SODIO 5.d PROSARO FUNGICIDA PROTIOCONAZOLO

AZIENDA 4 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 4.a SCUDEX* FUNGICIDA PENCONAZOLO 4.b MELODY TREVI FUNGICIDA FENAMIDONE

IPROVALICARB FOSETYL

4.c ERRESEI ALBIS R6 FUNGICIDA FLUOPICOLIDE FOSETYL ALLUMINIO

4.d TIOVIT JET FUNGICIDA ZOLFO

- 10 -

AZIENDA 6 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 6.a AFALON DS ERBICIDA LINURON 6.b GLEAN 75 DF* ERBICIDA CLORSULFURON 6.c OPERA FUNGICIDA PYRACLOSTROBIN 6.d STOMP AQUA ERBICIDA PENDIMETHALIN

AZIENDA 7 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 7.a KARATE ZEON INSETTICIDA LAMBDA CIALOTRINA 7.b ROUNDUP POWER 2.0* ERBICIDA GLYPHOSATE 7.c OPERA FUNGICIDA PYRACLOSTROBIN 7.d TRAXOS ONE ERBICIDA PINOXADEN

CLODINAFOP-PROPARGYL

AZIENDA 8 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 8.a CURZATE R WG FUNGICIDA RAME -CIMOXANIL 8.b RELDAN 22 INSETTICIDA CLORPIRIFOS-METILE 8.c RIDOMIL GOLD COMBI PEPITE FUNGICIDA METALAXYL-M

FOLPET 8.d MICROTHIOL DISPERSS FUNGICIDA SULFUR 8.e SWITCH* FUNGICIDA CYPRODINIL

FLUDIOXINIL

AZIENDA 9 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 9.a ROGOR L40 INSETTICIDA DIMETOATO

CICLOESANONE XILENE

9.b ROUNDUP POWER 2.0* ERBICIDA GLYPHOSATE 9.c PROSARO FUNGICIDA PROTIOCONAZOLO 9.d TRAXOS ONE ERBICIDA PINOXADEN

CLODINAFOP PROPARGYL

AZIEDNA 10 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 10.a ATLANTIS WG ERBICIDA MESOSULFURON-METHYL

IODOSULFURON-METHYL-SODIO 10.b BUMPER P FUNGICIDA PROCLORAZ

PROPICONAZOLO

- 11 -

AZIENDA 11 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 11.a ROUNDUP MAX ERBICIDA GLYPHOSATE 11.b EPIK* INSETTICIDA ACETAMIPRID 11.c ERRESEI ALBIS R6 FUNGICIDA FLUOPICOLIDE

FOSETYL ALLUMINIO

AZIENDA 12 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 12.a RIDOMIL GOLD COMBI PEPITE FUNGICIDA METALAXYL-M

FOLPET 12.b ROUNDUP MAX ERBICIDA GLYPHOSATE 12.c ATLANTIS WG ERBICIDA MESOSULFURON-METIL

IODOSULFURON-METHYL-SODIO 12.d SWITCH* FUNGICIDA CYPRODINIL

FLUIDIOXINIL 12.e ZOLFO VENTILATO STELLA FUNGICIDA ZOLFO

AZIENDA 13 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 13.a ARIUS FUNGICIDA MICLOBUTANIL

QUINOXIFEN 13.b COPRANTOL Hi Bio FUNGICIDA RAME 13.c PERGADO Hi Bio PACK FUNGICIDA MANDIPROPAMID

PROPANDIOLO 13.d

PROSPER 300 CS FUNGICIDA SPIROXAMINA

13.e TIOVIT JET FUNGICIDA ZOLFO

AZIENDA 14 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 14.a COLOMBUS ERBICIDA CLOPIRALID

FLORASULAME FLUROXIPIR

14.b ROUNDUP PLATINUM* ERBICIDA GLYPHOSATE 14.c ATLANTIS WG ERBICIDA MESOSULFURON-METHYL

IODOSULFURON-METHYL-SODIO 14.d BUMPER P FUNGICIDA PROCHLORAZ

PROPICONAZOLO 14.e MAROX SX ERBICIDA THIFENSULFURON METHYLE 14.f ZENITH ERBICIDA 2,4-D 2-Etilesil estere

FLORASULAM

- 12 -

AZIENDA 15

COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 15.a FORCE INSETTICIDA TEFLUTHRIN 15.b OSCAR INSETTICIDA TEBUFENPYRAD 15.c RIDOMIL GOLD COMBI PEPITE FUNGICIDA METALAXYL-M – FOLPET 15.d HUSSARR MAXX ERBICIDA MESOSULFURON METHYLE

IODOSULFURON METHYLE 15.e SWITCH* FUNGICIDA CYPRODINIL

FLUIDIOXINIL

AZIENDA 16 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 16.a BUGGY ERBICIDA GLYPHOSATE 16.b PROSPER 300 CS FUNGICIDA SPIROXAMINA 16.c STOMP AQUA ERBICIDA PENDIMETHALIN 16.d THIOCUR FORTE FUNGICIDA MICLOBUTANIL

AZIENDA 17 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 17.a DUAL GOLD ERBICIDA S-METOLACHLOR 17.b PREVINT TOP FUNGICIDA METIRAM 17.c RAMEDIT COMBI WG FUNGICIDA RAME 17.d AFALON DS ERBICIDA LINURON 17.e ATLANTIS WG ERBICIDA MESOSULFURON-METHYL

IODOSULFURON-METHYL-SODIO 17.f TIOVIT JET FUNGICIDA ZOLFO

AZIENDA 18 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 18.a COMMAND* ERBICIDA CLOMAZONE 18.b NURELLE D INSETTICIDA CIPERMETRINA 18.c ROGOR L40 INSETTICIDA DIMETOATO

CICLOESANONE XILENE

18.d BUMPER P FUNGICIDA PROCLORAZ PROPICONAZOLO

18.e RAMEDIT COMBI WG FUNGICIDA RAME

AZIENDA 19 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 19.a FUNGURAN OH FUNGICIDA COPPERHYDROXDE 19.b TIOVIT JET FUNGICIDA ZOLFO

- 13 -

AZIENDA 20 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 20.a LOGRAN* ERBICIDA TRIASULFURON 20.b TIOVIT JET FUNGICIDA ZOLFO

AZIENDA 21 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 21.a LOGRAN* ERBICIDA TRIASULFURON 21.b HUSSARR MAXX ERBICIDA MESOSULFURON METHYL

IODOSULFURON METHYL 21.c ZOLFO VENTILATO RAMATO FUNGICIDA ZOLFO + RAME 21.d POLTIGLIA CAFFARO 20 DF FUNGICIDA RAME

AZIENDA 22 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 22.a AFFIRM* INSETTICIDA EMAMECTINA BENZOATO 22.b ARIUS SYSTEM PLUS FUNGICIDA MICLOBUTANIL

QUINOXIFEN 22.c PROTIL EC* FUNGICIDA TRIAZOLO 22.d CEREXIL M DG FUNGICIDA MANCOZEB

METALAXYL 22.e RIVIERA* FUNGICIDA DIMETHOMORPH 22.f THIOCUR FORTE FUNGICIDA MICLOBUTANIL

AZIENDA 23 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 23.a KERB 80 DF ERBICIDA PROPIZAMIDE 23.b NURELLE D INSETTICIDA CIPERMETRINA 23.c ROGOR L40 INSETTICIDA DIMETOATO

CICLOESANONE XILENE

23.d MEVAXIL COBRE FUNGICIDA METALAXYL MANCOZEB

23.e OPERA FUNGICIDA PYRACLOSTROBIN 23.f BUCTRIL UNIVERSAL ERBICIDA BROMOZYNIL 23.g CHALLENGE ERBICIDA ACLONIFEN 23.h ROVRAL WG FUNGIDIDA IPRODIONE 23.i TRAXOS ONE ERBICIDA PINOXADEN

CLODINAFOP-PROPARGYL

AZIENDA 24 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 24.a KERB 80 DF ERBICIDA PROPIZAMIDE

- 14 -

AZIENDA 25 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 25.a ATLANTIS WG ERBICIDA MESOSULFURON-METHYL

IODOSULFURON-METHYL-SODIO

25.b CURZATE FUNGICIDA RAME 25.c PROSARO FUNGICIDA PROTIOCONAZOLO 25.d RIDOMIL GOLD COMBI

PEPITE FUNGICIDA METALAXYL-M – FOLPET

25.e STOMP AQUA ERBICIDA PENDIMETHALIN 25.f NOVEL DUO FUNGICIDA PROPICONAZOLO

PROCHLORAZ 25.g ORTIVA* FUNGICIDA AZOSSISTROBINA

AZIENDA 26 Cod. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 26.a AXIAL PRONTO ERBICIDA PINOXADEN – CLOQUINTOCET-MEXYL 26.b BUMPER P FUNGICIDA PROCLORAZ

PROPICONAZOLO 26.c FORCE INSETTICIDA TEFLUTHRIN 26.d RAMEDIT COMBI WG FUNGICIDA RAME 26.e TIOVIT JET FUNGICIDA ZOLFO 26.f MAROX ERBICIDA THIFENSULFURON-METHYLE 26.g PRIMAGRAM ERBICIDA METOLACHLON

TERBUTILAZINA 26.h MEGIC INSETTICIDA FLUVALINATE

AZIENDA 27 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 27.a ATLANTIS WG ERBICIDA MESOSULFURON-METHYL

IODOSULFURON-METHYL-SODIO 27.b CURZATE R WG FUNGICIDA RAME 27.c SWITCH* FUNGICIDA CYPRODINIL

FLUIDIOXINIL 27.d PENNCOZEB FUNGICIDA MANCOZEB 27.e ROVRAL WG FUNGICIDA IPRODIONE TECH

AZIENDA 28 COD. NOME FITOFARMACO CLASSIFICAZIONE PRINCIPIO ATTIVO 28.a BASTA 200 ERBICIDA GLUFOSINATE AMMONIO 28.b STEWARD INSETTICIDA INDOXACARB 28.c PROSPER 300 CS FUNGICIDA SPIROXAMINA 28.d RAMEDIT COMBI WG FUNGICIDA RAME 28.e TIOVIT JET FUNGICIDA ZOLFO

- 15 -

I fitofarmaci più impiegati sono i fungicidi, dei quali la sostanza attiva

maggiormente utilizzata è il rame (ossicloruro rame o idrossido rame),

seguita dallo zolfo, dal metalaxil-m folpet e dal protioconazolo. Per quanto

riguarda gli insetticidi la sostanza attiva più frequentemente utilizzata è il

dimetoato-cicloesanone-xilene; seguita dal teflutrin e dalla cipermetrina. Tra

gli erbicidi la sostanza attiva più utilizzata è il mesosulfuron methyl-

iodosulfuron methyl sodio seguito dal glyphosate e dal pinoxaden-

cloquintocet-mexyl.

Tabella IV: Fitofarmaci più utilizzati nelle ditte esaminate. Fra parentesi è indicato il numero di ditte che li utilizzano.

FUNGICIDI INSETTICIDI ERBICIDI

RAME (11) DIMETOATO-CICLOESANONE-XYLENE (4)

MESOSULFURON METHYL-IODOSULFURON METHYL SODIO (9)

ZOLFO (10) TEFLUTRIN (3) GLYPHOSATE (7)

METALAXIL-M e FOLPET (6) CIPERMETRINA (3) PINOXADEN-CLOQUINTOCET-MEXYL (4)

PROTIOCONAZOLO (6) CLORPIRIFOS (1) LINURON (3)

MICLOBUTANIL e QUINOXYFEN (4)

ACETAMIPRID (1) PENDIMETHALIN (3)

CIPRODINIL-FLUDIOXONIL (4) TEBUFENPIRAD (1) CHLORSULFURON (3)

IPRODIONE (3) EMAMECTINA BENZOATO (1)

THIFENSULFURON METHYL (2)

PYRACLOSTROBIN (3) FLUVALINATE (1) PROPIZAMIDE (2)

SPIROXAMINA (3) INDOXACARB (1)

MANCOZEB e METALAXYL (3) LAMBDA CIALOTRINA (1)

FENAMIDONE-IPROVALICARB-FOSETYL ALLUMINIO (3)

PENCONAZOLO (1)

- 16 -

La tabella V, elenca i valori di rischio ottenuti dall’applicazione

dell’algoritmo MoVaRisCh per la fase “Preparazione”.

Sulla base dei risultati ottenuti mediante l’algoritmo il rischio chimico per la

salute è risultato in zona “rischio elevato” in 27 casi (21,1%) distribuiti in 16

aziende. Risultano poi nella zona a “rischio superiore all’ irrilevante per la

salute” 44 casi (34,4%). “Rischio irrilevante per la salute” è risultato in 57

casi (44,5%). Solamente le aziende numero 15, 20 e 21 presentano per tutti i

fitofarmaci utilizzati un “rischio irrilevante per la salute”.

Tabella V – Fase “PREPARAZIONE” valutazione tramite algoritmo MoVaRisCh. (In verde senza numero i prodotti non classificati come pericolosi).

= Rischio irrilevante = Rischio superiore all’irrilevante = Rischio elevato

AZIENDE SOSTANZE CHIMICHE CODICE SOSTANZA

1. 1.a 17,61

1.b 30,46

1.c 10,61

1.d 29,70

1.e 74,25

2. 2.a 30,46

2.b 14,42

2.c 2.d 34,27

2.e 30,46

3. 3.a 3.b 33,94

3.c 9,55

4. 4.a 4.b 34,27

4.c 19,04

4.d 19,04

5. 5.a 5.b 5.c 34,27

5.d 57,12

6. 6.a 74,25

6.b 6.c 74,25

6.d 34,27

7. 7.a 59.40

7.b 7.c 96,52

7.d 38,08

8. 8.a 30,46

8.b 26,66

8.c 79.20

8.d 17.14

8.e

9. 9.a 45,69

9.b 9.c 57,12

9.d 38,8

10. 10.a 19,09

10.b 22,85

- 17 -

11. 11.a 25,89

11.b 11.c 9,49

12. 12.a 25,30

12.b 10,75

12.c 19,09

12.d 12.e 14,42

13. 13.a 45,69

13.b 25,89

13.c 25,89

13.d 45,69

13.e 17,14

14. 14.a 39,60

14.b 14.c 34,27

14.d 29,70

14.e 14.f 44,55

15. 15.a

15.b 17,61

15.c 15.d 19,09

15.e

16. 16.a 24,04

16.b 31,82

16.c 31,82

16.d 53,03

17. 17.a 45,69

17.b 29,70

17.c 8,49

17.d 74,25

17.e 19,09

17.f 9,55

18. 8.a 18.b 35,36

18.c 42,43

18.d 21,21

18.e 8,49

19. 19.a 34,27

19.b 10,61

20. 20.a 20.b 17,68

21. 21.a 21.b 19,09

21.c 14,42

21.d 14,42

22. 22.a 22.b 23,72

22.c 22.d 48,79

22.e 22.f 53,03

23. 23.a 25,30

23.b 35,36

23.c 42,43

23.d 28,28

23.e 68,94

23.f 53,03

23.g 56,57

23.h 56,57

23.i 35,36

24. 24.a 25,30

25. 25.a 19,09

25.b 33,94

25.c 57,12

25.d 33,94

25.e 34,27

25.f 22,85

25.g

26. 26.a 28,28

26.b 21,21

26.c

26.d 6,32

26.e 7,91

26.f 26.g 42,43

26.h 21,21

27. 27.a 14,23

27.b 16,97

27.c 27.d 23,72

27.e 25,30

28. 28.a 70,71

28.b 25,30

28.c 42,43

28.d 14,14

28.e 17,68

- 18 -

Nella tabella sottostante (tabella VI) , invece, sono elencati i valori di rischio

ottenuti dall’applicazione di MoVaRisCh per la fase “Distribuzione”. La

valutazione del rischio chimico è stata eseguita dopo aver applicato il D. Lgs

65/2003 per classificare la miscela utilizzata nella “distribuzione”

(fitofarmaco diluito in acqua).

La sola applicazione del D. Lgs 65/2003 fa si che 6 miscele su un totale di

128 (4,7%) risultano pericolose. Il resto dei prodotti non raggiunge una

concentrazione tale da essere classificato a rischio. Delle 6 classificabili come

pericolose, l’applicazione di MoVaRisCh fa si che soltanto 3 di esse risultino

nella zona a “rischio superiore all’irrilevante per la salute”.

TABELLA VI. – Fase DISTRIBUZIONE valutazione tramite algoritmo “MoVaRisCh” dopo applicazione della classificazione prevista dal D. Lgs 65/2003. (In verde senza numero i prodotti non classificati come pericolosi).

= Rischio irrilevante = Rischio superiore all’irrilevante = Rischio elevato

AZIENDE SOSTANZE CHIMICHE CODICE SOSTANZA

1. 1.a

1.b

1.c

1.d

1.e

2. 2.a

2.b

2.c 2.d

2.e

3. 3.a

3.b

3.c

4. 4.a

4.b

4.c

4.d

5. 5.a

5.b

5.c 5.d

6. 6.a

6.b 6.c

6.d

- 19 -

7. 7.a

7.b 7.c

7.d

8. 8.a

8.b

8.c

8.d 8.e

9. 9.a

9.b 9.c

9.d

10. 10.a

10.b

11. 11.a

11.b 11.c

12. 12.a

12.b

12.c

12.d

12.e

13. 13.a

13.b

13.c

13.d

13.e

14. 14.a

14.b 14.c

14.d

14.e 14.f

15. 15.a

15.b

15.d

16. 16.a

16.b

16.c 22,95

16.d

17. 17.a 51,61

17.b

17.c

17.d

17.e 38,71

17.f 17,61

18. 18.b

18.b 18.c

18.d

18.e

19. 19.a

19.b

20. 20.a 20.b

21. 21.a 21.b

21.c

21.d

22. 22.a 22.b

2.c 22.d

22.e

22.f

23. 23.a

23.b

23.c

23.d

23.e

23.f

23.g

23.h

23.i

24. 24.a

25. 25.a

25.b

25.c

25.d

25.e

25.f

25.g

26. 26.a

26.b

26.c

26.d

26.e

26.f 26.g

26.h

27. 27.a

27.b

27.c 27.d

27.e

28. 28.a

28.b

28.c

28.d 10,20

28.e 12,75

- 20 -

Nella tabella sottostante (tabella numero VII) sono riportati i profili di rischio

ottenuti utilizzando il modello della Regione Lombardia “PROFILO DI

ESPOSIZIONE E DI RISCHIO”.

Dai dati ottenuti mediante l’applicazione dell’algoritmo, in 92 casi (71,9%) si

è ottenuto un “rischio irrilevante”, 9 aziende si trovano in questa fascia di

rischio per tutti i prodotti utilizzati. In 36 casi (28,1%) invece, distribuiti in 18

aziende , è risultato un “rischio incerto”.

Tabella VII - Risultati algoritmo Regione Lombardia “PROFILO DI

ESPOSIZIONE E DI RISCHIO”. (In verde senza numero i prodotti non

classificati come pericolosi).

= Rischio irrilevante = Rischio incerto = Rischio non irrilevante

AZIENDE SOSTANZE CHIMICHE CODICE SOSTANZA 1. 1.a

irril. 1.b

irril. 1.c

irril. 1.d

incerto 1.e

incerto 2. 2.a

irril. 2.b

irril. 2.c 2.d

irril. 2.e

irril. 3. 3.a 3.b

incerto 3.c

irril. 4. 4.a 4.b

irril. 4.c

irril. 4.d

incerto 5. 5.a 5.b 5.c

irril. 5.d

incerto 6. 6.a

incerto 6.b 6.c

incerto 6.d

irril.. 7. 7.a

irril. 7.b 7.c

incerto 7.d

irril. 8. 8.a

irril. 8.b

irril. 8.c

incerto 8.d

irril. 8.e

9. 9.a incerto

9.b 9.c incerto

9.d incerto

- 21 -

10. 10.a irril.

10.b irril.

11. 11.a irril.

10.b 10.c irril.

12. 12.a incerto

12.b irril.

12.c irril.

12.d 12.e

13. 13.a irril.

13.b irril.

13.c irril.

13.d irril.

13.e irril.

14. 14.a irril.

14.b 14.c irril.

14.d irril.

14.e 14.f irril.

15. 15.a 15.b irril.

15.c incerto

15.d incerto

15.e

16. 16.a irril.

16.b irril.

16.c incerto

16.d incerto

17. 17.a irril.

17.b incerto

17.c irril.

17.d incerto

17.e irril.

17.f irril.

18. 18.a 18.b irril.

18.c irril.

18.d irril.

18.e irril.

19. 19.a irril.

19.b irril.

20. 20.a 20.b irril.

21. 21.a 21.b irril.

21.c irril.

21.d irril.

22. 22.a 22.b irril.

22.c 22.d incerto

22.e 22.f incerto

23. 23.a incerto

23.b incerto

23.c irril.

23.d irril.

23.e incerto

23.f incerto

23.g incerto

23.h incerto

23.i irril.

24. 24.a incerto

25. 25.a irril.

25.b irril.

25.c incerto

25.d incerto

25.e irril.

25.f irril.

25.g

26. 26.a irril.

26.b irril.

26.c 26.d irril.

26.e irril.

26.f 26.g irril.

26.h irril.

27. 27.a irril.

27.b incerto

27.c 27.d incerto

27.e incerto

28. 28.a incerto

28.b irril.

28.c 28.d irril.

28.e irril.

La tabella sottostante (tabella VIII) riporta i valori ottenuti dall’applicazione

di Archimede per la fase “preparazione”.

Sulla base dei risultati ottenuti mediante l’algoritmo il rischio chimico per la

salute è risultato in zona “rischio elevato” in 4 casi (3,1%) distribuiti in 3

aziende. Risultano poi nella zona a “rischio superiore all’ irrilevante per la

- 22 -

salute” 45 casi (35,1%). “Rischio irrilevante per la salute” è risultato in 79

casi (61,7%). 6 aziende presentano per tutti i fitofarmaci utilizzati un “rischio

irrilevante per la salute”.

Tabella VIII – Fase PREPARAZIONE valutazione tramite algoritmo “Archimede”. (In verde senza numero i prodotti non classificati come pericolosi).

= Rischio irrilevante = Rischio superiore all’irrilevante = Rischio elevato

AZIENDE SOSTANZE CHIMICHE CODICE SOSTANZA

1. 1.a 17,61

1.b > irril.

1.c 7,91

1.d > irril

1.e 42,43

2. 2.a > irril.

2.b 10,75

2.c 15,00

2.d 7,42

2.e > irril.

3. 3.a 3.b 22,14

3.c 3,18

4. 4.a 4.b

4.c 7,91

4.d 9,55

5. 5.a 5.b 5.c 4,81

5.d 21,82

6. 6.a 42,43

6.b 6.c 42,43

6.d > irril.

7. 7.a > irril.

7.b 7.c 42,43

7.d 14,85

8. 8.a 30,46

8.b 14,85

8.c > irril.

8.d 9,55

8.e

9. 9.a 16,97

9.b 9.c 29,27

9.d 14,85

10. 10.a 10,75

10.b 14,85

11. 11.a 14,42

11.b 11.c 7,91

12. 12.a > irril.

12.b 4,81

12.c 4,81

12.d 12.e 16,97

13. 13.a > irril.

13.b 14,42

13.c 14,42

13.d > irril.

13.e 9,55

14. 14.a 16,97

14.b 14.c 10,75

14.d 14,85

14.e 14.f > irril.

- 23 -

15. 15.a

15.b > irril.

15.c 15.d > irril

15.e

16. 16.a 10,75

16.b > irril.

16.c > irril.

16.d No R

17. 17.a > irril.

17.b No R

17.c > irril.

17.d 31,62

17.e 10,75

17.f 7,12

18. 18.a 18.b 13,12

18.c 12,65

18.d 11,07

18.e > irril.

19. 19.a 14,42

19.b 7,12

20. 20.a 20.b 7,12

21. 21.a 21.b 4,95

21.c 14,42

21.d 4,81

22. 22.a 22.b > irril.

22.c 22.d > irril.

22.e 22.f > irril.

23. 23.a 9,90

23.b 13,12

23.c 14,65

23.d > irril.

23.e 31,62

23.f > irril.

23.g 22,14

23.h 9,90

23.i 11,07

24. 24.a 9,90

25. 25.a 10,75

25.b > irril.

25.c 29,27

25.d > irril.

25.e > irril.

25.f 10,61

25.g

26. 26.a > irril.

26.b 11,07

26.c

26.d > irril.

26.e 3,18

26.f 26.g > irril.

26.h 8,70

27. 27.a 10,75

27.b > irril.

27.c 27.d > irril.

27.e 22,14

28. 28.a 31,62

28.b > irril.

28.c > irril.

28.d > irril.

28.e 7,12

Nella tabella IX sono elencati i valori di rischio ottenuti dall’applicazione di

Archimede per la fase “Distribuzione”. La valutazione del rischio chimico è

stata eseguita dopo aver applicato il D. Lgs 65/2003 per classificare la miscela

utilizzata nella “distribuzione” (fitofarmaco diluito in acqua).

Delle 6 miscele classificabili come pericolose, l’applicazione di Archimede fa

si che soltanto 4 casi risultano nella zona a “rischio superiore all’irrilevante

per la salute”.

- 24 -

Tabella IX – Fase DISTRIBUZIONE valutazione tramite algoritmo “Archimede” dopo applicazione della classificazione prevista dal D. Lgs 65/2003. (In verde senza numero i prodotti non classificati come pericolosi).

AZIENDE SOSTANZE CHIMICHE CODICE SOSTANZA

1. 1.a

1.b

1.c

1.d

1.e

2. 2.a

2.b

2.c 2.d

2.e

3. 3.a

3.b

3.c

4. 4.a

4.b

4.c

4.d

5. 5.a 5.b 5.c 5.d

6. 6.a

6.b 6.c

6.d

7. 7.a

7.b 7.c

7.d

8. 8.a

8.b

8.c

8.d

8.e

9. 9.a

9.c

9.d

10. 10.a

10.b

11. 11.a

11.b 11.c

12. 12.a

12.b

12.c

12.d 12.e

13. 13.a

13.b

13.c

13.d

13.e

14. 14.a

14.b 14.c

14.d

14.e 14.f

15. 15.a

15.b

15.c 15.d

15.e

16. 16.a

16.b

16.c > irril.

16.d

17.

17.a > irril.

17.b

17.c

17.d

17.e 25,73

17.f 19,69

- 25 -

18. 18.b

18.c

18.d

18.e

19. 19.a

19.b

20. 20.a 20.b

21. 21.b

21.b 21.c

21.d

22. 22.b

22.d

22.c

22.d 22.e 22.f

23. 23.a

23.b 23.c

23.d

23.e

23.f

23.g

23.h

23.i

24. 24.a

25. 25.a

25.b 25.c

25.d

25.e

25.f

25.g

26. 26.a

26.b

26.c

26.d

26.e

26.f 26.g

26.h

27. 27.a

27.b

27.c 27.d 27.e

28. 28.a

28.b

28.c

28.d > irril.

28.e 17,02

- 26 -

CAPITOLO 4. DISCUSSIONE E CONCLUSIONI

L’attuazione del D. Lgs 81/2008 presenta alcuni punti critici nel settore

agricolo. Nel territorio marchigiano le numerose aziende agricole sono a

conduzione familiare o comunque con un numero esiguo di dipendenti. Tali

aziende sono tendenzialmente gestite da datori di lavoro con un’elevata

esperienza legata all’età avanzata ma con una bassa propensione alle novità

tecnologiche e normative per la loro bassa scolarità e per le abitudini

lavorative radicate nel tempo. Gli stessi macchinari utilizzati tendono ad

essere non completamente allineati ai progressi tecnologici.

Dai questionari distribuiti emerge che un numero esiguo di aziende ha messo

in atto tutti gli adempimenti previsti dal D. Lgs 81/2008 in primis la

valutazione dei rischi perché non previsti in quanto aziende individuali prive

di dipendenti.

La valutazione del rischio chimico è particolarmente importante in agricoltura

poiché presenta delle particolarità. Gli agenti chimici più utilizzati sono

essenzialmente i prodotti fitosanitari. Il loro utilizzo non avviene in maniera

continuativa e interessa pochi giorni l’anno; inoltre avendone a disposizione

una scelta molto ampia, gli stessi prodotti variano di volta in volta.

Risulta pertanto non agevole sia valutare che stimare il rischio chimico per la

salute di questa categoria di lavoratori.

Nella presente tesi abbiamo applicato tre diversi algoritmi per stimare il

rischio chimico in 28 aziende agricole di un Comune marchigiano della

Provincia di Ancona.

- 27 -

Il processo di utilizzo dei fitofarmaci può essere scisso in due fasi principali.

La fase “preparazione” nella quale il soggetto preleva il fitofarmaco dal

barattolo del concentrato e lo versa nella botte e la fase “distribuzione”, nella

quale il prodotto viene distribuito alle colture mediante mezzo agricolo.

Dai risultati ottenuti si notano delle notevoli differenze legate ai diversi

algoritmi utilizzati. In particolare nella fase “preparazione” l’algoritmo

MoVaRisCh ha identificato come rischio superiore all’irrilevante l’utilizzo di

71 preparati su un totale di 128 (57,8%). L’algoritmo Archimede invece ha

identificato come rischio superiore all’irrilevante l’utilizzo di 49 preparati su

un totale di 128 (38,3%).

L’algoritmo della Regione Lombardia “PROFILO DI ESPOSIZIONE E DI

RISCHIO” non prevede una distinzione tra le due fasi “preparazione” e

“distribuzione” dei fitofarmaci ma nel complesso identifica come possibile

rischio l’utilizzo di 36 preparati (28,1%) su un totale di 128.

Un discorso particolare va fatto per la fase “distribuzione”. Il D. Lgs 65/2003

classifica i preparati in base alla concentrazione degli agenti chimici

pericolosi in essi contenuti; ovvero tutto il fitofarmaco distribuito alle colture

contenuto nella botte può essere classificato come non pericoloso se nella

miscela finale non è contenuta una concentrazione sufficiente di agenti

chimici pericolosi.

Il rispetto della normativa potrebbe non garantire la reale assenza di rischio

per il lavoratore; infatti, pur essendo il principio attivo diluito, la sua

potenziale tossicità, legata alla grande quantità distribuita, potrebbe rimanere

conservata e comunque non necessariamente evitata.

Considerando il D. Lgs 65/2003 nella fase “distribuzione” 6 miscele da

distribuire su un totale di 128 (4,7%) sono risultate come potenzialmente

- 28 -

pericolose, di esse MoVaRisCh ne identifica tre come potenzialmente a

rischio non irrilevante mentre Archimede ne identifica quattro.

Dai risultati ottenuti si evince che la valutazione del rischio chimico per la

salute in agricoltura è di difficile applicabilità e anche l’utilizzo degli

algoritmi che normalmente semplificano il processo valutativo, non mostrano

risultati sovrapponibili tra loro.

Solo un monitoraggio ambientale ed un monitoraggio biologico dei lavoratori

esposti potrà fornire migliori indicazioni su quale sia il metodo matematico

che stimi al meglio il rischio.

Rimane comunque indiscutibile il fatto che questi lavoratori utilizzano

sostanze chimiche nocive, tossiche o molto tossiche di cui non erano presenti

neanche le schede di sicurezza (in 94,6% delle aziende esaminate). Tali

schede vanno obbligatoriamente richieste ai fornitori e/o distributori. Vanno

enfatizzate al massimo le buone prassi di lavoro e l’utilizzo di dispositivi di

protezione individuali che risultano essere utilizzati, più o meno

scrupolosamente, dall’82% dei lavoratori. L’utilizzo corretto dei DPI va

maggiormente approfondito; dai colloqui effettuati ad esempio la tuta

utilizzata dai lavoratori risulta non essere una tuta usa e getta e ma una

semplice tuta in tessuto riutilizzata più volte senza essere lavata.

La presenza di filtri nella cabina protegge il lavoratore ma i filtri debbono

essere periodicamente sostituiti. Filtri esausti non inattivano più l’agente

chimico ma anzi possono costituire un serbatoio che tende poi a rilasciare il

prodotto chimico in cabina nei giorni successivi quando il fitofarmaco non

viene più neanche distribuito.

Il contatto cutaneo con il fitofarmaco risulta essere un evento possibile circa

nella metà dei casi delle ditte esaminate sia nella fase “preparazione” (54%)

- 29 -

che nella fase “distribuzione” (39%). Poiché attraverso la cute il fitofarmaco

può essere veicolato nel sangue sono necessari sia l’utilizzo di adeguate

protezioni che il rigoroso rispetto dei protocolli di manipolazione dei prodotti

fitosanitari.

In conclusione è quindi importante:

1) Approfondire la migliore strategia per una corretta stima e valutazione del

rischio chimico in agricoltura nelle piccole aziende del nostro territorio.

2) Sensibilizzare datori di lavoro e lavoratori ai possibili rischi per la salute

legati ad un utilizzo non corretto dei fitofarmaci.

3) Informare e formare datori di lavoro e lavoratori sulle corrette procedure,

sugli adeguati macchinari e sui migliori dispositivi di protezione da

utilizzare quando le lavorazioni agricole prevedono l’utilizzo di

fitofarmaci.

- 30 -

BIBLIOGRAFIA

1. Decreto Legislativo 9 Aprile 2008, n.81 “Attuazione dell’articolo 1 della

Legge 3 Agosto 2007, n.123, in materia di tutela della salute e della

sicurezza nei luoghi di lavoro” modificato ed integrato dal decreto

legislativo 3 Agosto 2009, n. 106, recante “Disposizioni integrative e

correttive del decreto legislativo 9 Aprile 2008, n.81, in materia di tutela

della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro”.

2. Decreto Legislativo 14 marzo 2003, n. 65 “Attuazione delle direttive

1999/45/CE e 2001/60/CE relative alla classificazione, all'imballaggio e

all'etichettatura dei preparati pericolosi”.

3. Decreto Legislativo 17 Marzo 1995, n. 194 “Attuazione della direttiva

91/414/CEE in materia di immissione in commercio di prodotti

fitosanitari”.

4. Decreto del Presidente della Repubblica 23 Aprile 2001, n. 290

“Regolamento di semplificazione dei procedimenti di autorizzazione alla

produzione, alla immissione in commercio e alla vendita di prodotti

fitosanitari e relativi coadiuvanti”

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5. Colosio C, Rubino FM, Alegakis A, Ariano E, Brambilla G, Mandic-

Rajcevic S, Metruccio F, Minoia C, Moretto A, Somaruga C, Tsatsakis

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environmental monitoring and computational modelling into the

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approach. Toxicol Lett. 2012 Aug 13;213(1):49-56.

6. Colosio C, Mrema E, Mandic Rajcevic S, Vianello G, Brambilla G,

Rubino FM. Antiparassitari: nuovi strumenti per la valutazione

dell’esposizione e del rischio in ambito agricolo. G Ital Med Lav Erg.

2012 34:3, Suppl, 393-397

7. L. ALESSIO, P.APOSTOLI, Manuale di Medicina del lavoro e igiene

industriale per Tecnici della Prevenzione, PICCIN EDITORE.

8. F. D’ORSI, G.GUERRIERO, E. PIETRANTONIO, La valutazione del

rischio chimico- Strumenti e software per una corretta valutazione e

gestione del rischio, III edizione, EPC EDITORE, GIUGNO 2009

9. Decreto 29 Aprile 2010, n.4580 - Direzione Generale Sanità, “BUONA

PRATICA UTILIZZO FITOFARMACI IN AGRICOLTURA”, Regione

Lombardia.

- 32 -

10. Modello di valutazione del rischio da agenti chimici pericolosi per la

salute ad uso delle piccole e medie imprese, aggiornato 4 Settembre 2013

11. LA DISTRIBUZIONE PER USO AGRICOLO DEI FERTILIZZANTI

E FITOSANITARI, 2013 - http://www.istat.it/it/archivio/145664

- 33 -

RINGRAZIAMENTI

Vorrei ringraziare innanzitutto il Dott. Massimo Bracci, relatore di questa tesi,

per la disponibilità, professionalità e il prezioso aiuto che ha messo negli

ultimi mesi dall’inizio di questo percorso.

Un ringraziamento particolare va alla Dott.ssa Veronica Ciarapica, correlatore

di questa tesi, per la competenza e precisione dimostrata, rivelandosi una

risorsa importante per il raggiungimento di questo obiettivo.

Non posso non dimenticare chi mi ha permesso di realizzare tutto questo,

ovvero gli agricoltori che hanno aderito. Senza la loro disponibilità nel farmi

entrare nelle loro aziende, non sarei riuscito a eseguire questa tesi.

Il percorso che sta per concludersi è stato difficile, non lo nego, ma nei tre

anni trascorsi in questo Corso di Laurea ho appreso moltissime competenze

che non vedo l’ora di mettere in pratica.

Devo ringraziare una persona che nell’ultimo anno è stata fondamentale, la

mia ragazza Diletta, mi ha sostenuto e “sopportato” in maniera costante negli

ultimi esami; soprattutto in questi ultimi mesi di massimo impegno è grazie a

lei che non sono diventato matto.

Un grazie va senz’altro ai miei genitori, che mi hanno dato la possibilità di

fare questo percorso di studi per il mio futuro, ora spero di ricambiarli.

Grazie a tutti i miei amici e le persone che mi sono state vicine in questo

percorso, ognuna ha partecipato in un modo o nell’altro a rendere questi tre

anni di studio più belli e meno pesanti.

- 34 -

In ultimo un ringraziamento va ai miei nonni, ancora ho la possibilità di averli

qui e di poter ascoltare con la loro semplicità i consigli per prendere le scelte

migliori.

La soddisfazione più grande infine è stata quella di aver creduto in me e aver

raggiunto comunque questa meta, anche se non con il massimo dei voti ma

con le mie capacità.