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Flaminio Squazzoni L A SOCIOLOGIA MORFOGENETICA E PROCESSUALE DI N ORBERT E LIAS . M ODELLI , CONFIGURAZIONI E DIMENSIONI DELL INTRECCIO SOCIALE DSS PAPERS SOC 3-00

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Flaminio Squazzoni

LA SOCIOLOGIA MORFOGENETICAE PROCESSUALE DI NORBERT ELIAS.

MODELLI, CONFIGURAZIONI EDIMENSIONI DELL’INTRECCIO SOCIALE

DSS PAPERS SOC 3-00

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INDICE

1. Introduzione: dalla biografia scientifica al progettoepistemologico ...........................................................................Pag. 5

2. Lineamenti di un programma di ricerca: morfogenesi eprocessualità nel cuore della teoria sociologica ............................. 9

3. La corte come modello di configurazione...................................... 28

4. Conclusioni: per una sociologia evolutiva non lineare................. 47

Bibliografia ....................................................................................... 50

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“Si parla magari del fatto che l’uomo percorre un processo,ma allo stesso modo in cui si dice che il vento soffia,

anche se appunto questo soffiare è il vento”(Elias N., 1983, p. 147).

Un estratto di questo paper verrà pubblicato sul numero 2, anno 2000,della rivista “Intersezioni”, il Mulino. Insieme agli articoli di IlyaPrigogine, Immanuel Wallerstein e Giuliana Gemelli, darà vita a unasezione speciale della rivista dedicata al tema “Scienziati sociali einterscienza”, curata da Giuliana Gemelli e dal sottoscrit to. Desideroringraziare proprio Giuliana Gemelli per avermi coinvolto nel progettodella rivista e per le preziose osservazioni concesse sulle versionipreliminari di questo paper.

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias5

1. Introduzione: dalla biografia scientifica al progetto sociologico.

Probabilmente nel XX° secolo non vi è stato scienziato sociale che

abbia praticato una costante ricognizione critica sugli strumenti e sulle

categorie della disciplina sociologica come Norbert Elias. Tutto il suo

impegno intellettuale, dagli anni Trenta alla fine degli anni Ottanta, si è

configurato come una ricognizione sul mainstream sociologico e come

un tentativo di radicale riorientamento delle strutture e delle strategie del

discorso sociologico. Attraverso la proposta di una prospettiva evolutiva

e non evoluzionista per la ricerca sociologica, Elias ha cercato di

contrastare la tendenza dei più diffusi paradigmi disciplinari ad appiattire

l’analisi e la ricerca sul presente, dimenticando la profondità temporale

dei processi sociali e ricorrendo a schemi epistemologici e categorie

teoretiche di natura statica, meccanicistica e ‘legalistica’. Elias ha cercato

di dimostrare la non esaustività delle metodologie analitiche diffuse nel

campo sociologico, di segnalare i pericoli derivati dalla crescente

specializzazione e dalla totale autoreferenzialità della disciplina e di

riflettere sui problemi causati dal grado di coinvolgimento politico e di

scarso distacco emotivo propri dello scienziato sociale moderno.

Riflettere su Norbert Elias significa abbandonare le logiche tipiche

della biografia per concepire lo sviluppo di un progetto epistemico

unitario. Si tratta di descrivere la configurazione di un particolare stile

che ha caratterizzato, non a caso, tutti quei programmi di ricerca che si

sono posti l’obiettivo di superare, attraverso la produzione di forme di

ricerca di tipo evolutivo e processuale, i limiti dei paradigmi

meccanicistici e neopositivisti che hanno generalmente dominato le

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias6

scienze sociali del XX° secolo. Le più innovative ricerche di

epistemologia scientifica che hanno indagato la storia scientifica del XX°

secolo hanno descritto questo fenomeno di critica epistemologica come

tratto dominante di questa storia, come processo globale che ha coinvolto

ampi settori di ricerca interni sia all’universo delle scienze fisiche che a

quello delle scienze sociali.

L’intento di questo paper è di presentare il progetto epistemico di

Elias come forma archeologica di una ‘teoria’ della complessità, come un

tentativo in anticipo rispetto alla crisi dei paradigmi dominanti di

elaborazione di un paradigma evolutivo di tipo non lineare sul terreno

dell’indagine sociologica. La genesi di paradigmi complessi legati a

impostazioni evolutive di questo tipo non nasce con l’avvento della teoria

dei sistemi complessi, cioè durante gli anni Settanta, ma affonda le sue

radici su un’impronta genetica di lunga durata che emerge sia sul terreno

delle scienze fisiche che su quello delle scienze sociali. In questo senso,

Elias è da considerare come lo scienziato sociale che ha maggiormente

tradotto, sul terreno della sociologia, questa impronta genetica.

Il progetto di Elias è quello di una sociologia morfogenetica di tipo

processuale impegnata nello studio delle forme attraverso le quali

l’interdipendenza sociale fra individui genera processi di strutturazione

dell’individualità volti a rappresentare l’impronta dell’evoluzione sociale.

Gli strumenti teorici del programma sono di tipo sintetico e integrativo

più che di tipo analitico, l’attenzione ricade sulle dinamiche temporali e

spaziali interne ai processi di interdipendenza fra soggetti, l’obiettivo è

comprendere l’emergenza di percorsi non pianificati e non intenzionali di

evoluzione sociale.

Su questo terreno Elias apre la doppia sfida alle correnti dominanti

della teoria sociologica. Una sfida alle categorie universalistiche e chiuse

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias7

di “individuo” prodotte dalle classiche teorie dell’azione e una sfida alle

categorie statiche e ipostatizzanti di “società” prodotte dalle teorie

sociologiche di origine struttural-funzionalista. L’obiettivo è quello di

evitare l’impostazione dicotomica e sostanzialista di queste

epistemologie per presentare l’impostazione processuale e relazionale

tipica del suo approccio configurazionale di tipo emergentista.

La conoscenza sociologica di Elias si basa sulla produzione di

modelli teorici che consentono di oggettivare la funzione della forma nel

rendere possibile la comprensione del fenomeno sociale. Sul solco di

Georg Simmel, Elias individua l’interdipendenza fra individui come

irriducibile condizione esistenziale degli stessi e focalizza l’obiettivo

della sociologia nello studio delle forme attraverso cui questo intreccio si

realizza, diviene e si modifica disegnando il lungo percorso evolutivo

delle società umane.

Il progetto di Elias non ha certamente sofferto delle polemiche

ricorsive e autoreferenziali interne alla comunità sociologica ma si è

manifestato come tentativo di fertilizzazione degli impulsi provenienti

dal dibattito evolutivo interno al dominio delle scienze fisiche e sociali.

Si è trattato di un processo che non ha innescato una ridefinizione

metaforica delle categorie interne al progetto sociologico o una

trasposizione meramente analogica di strumenti di indagine dalle scienze

fisiche a quelle sociali. Questa attenzione di Elias ha solamente

contribuito a rendere possibile una riconfigurazione delle logiche

dell’indagine sociologica, sia sul piano concreto della ricerca che del suo

impianto teorico. Questo percorso di ridefinizione epistemica delle

logiche dell’indagine sociologica è maturato totalmente all’interno del

terreno disciplinare di riferimento. Un terreno di riferimento che si è però

riconfigurato in un quadro prospettico più complesso.

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias8

In un’ottica evolutiva, la specificità di un livello sociologico di

indagine è riproposta all’interno di una generale prospettiva integrativa

volta a comprendere il processo di coinvolgimento di livelli analitici

differenziati, ma non riducibili, come quelli biologici, cognitivi e socio-

organizzativi nel disegnare il percorso evolutivo dello sviluppo umano.

L’attenzione di Elias verso i lunghi processi temporali propri

dell’evoluzione sociale richiede una conferma della differenziazione e

della non riducibilità dei livelli di indagine e, al contempo, una loro ri-

articolazione dentro una prospettiva che si ponga come obiettivo la

comprensione della complessità dell’avventura evolutiva tipica delle

società umane.

Il progetto sociologico di Elias è concepito, infine, in senso

assolutamente pragmatico. Esso riflette un’idea della conoscenza

scientifica concepita come strumento volto a incrementare nei soggetti

sociali quel distacco osservativo dai problemi attuali ritenuto condizione

fondamentale per lo sviluppo di forme di riflessività e di consapevolezza

autenticamente sociali. L’allungamento temporale dello sguardo

sociologico è un segnale della necessità di comprendere la profondità

delle dinamiche dell’intreccio sociale, anche quelle che sottintendono

l’azione cognitiva della scienziato, un tentativo di comprendere la

struttura non pianificabile e non intenzionale dei processi sociali, e un

segnale della necessità di orientare la conoscenza verso una forma di

autoconsapevolezza più razionale della sua natura pragmatica e sociale.

La conoscenza sociologia è uno strumento di apprendimento dei soggetti

in merito al processo evolutivo nel quale sono coinvolti.

In conclusione, la struttura del paper presenta in primis, nel punto 2,

una descrizione del programma di ricerca che emerge dalla sociologia di

Elias, il cuore della sua sociologia morfogenetica. Nel punto 3 si

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inquadra un modello di indagine configurazione tipico di Elias: “la

società di corte”. Le categorie della sociologia di Elias si vedono al

lavoro.

2. Lineamenti di un programma di ricerca: morfogenesi e

processualità nel cuore della teoria sociologica.

Il progetto sociologico di Elias può essere definito come una

strategia epistemologica volta a costruire una serie di strutture teoriche, a

presentare la loro relazione in una serie di modelli di ricerca e a verificare

in senso pratico la loro capacità di riflettere e riprodurre uno specifico

campo oggettuale di tipo fenomenico. Esso si basa sull’introduzione nel

cuore della teorizzazione sociologica di categorie processuali volte a

incorporare dimensioni di temporalità interne agli oggetti di indagine. Se

la scelta di Elias è quella di individuare la specificità dell’oggetto

dell’indagine sociologica in forma di fenomeni dell’interdipendenza

umana, il suo obiettivo è quello di studiarne l’evoluzione attraverso

un’impostazione di tipo morfogenetico. L’interdipendenza fra soggetti è

considerata una condizione immanente alla realtà umana. Ciò che si tratta

di studiare sono le forme attraverso cui questa condizione si presenta, le

forme attraverso cui essa evolve organizzando e riorganizzando

continuamente il campo sociale di possibile esistenza dei soggetti. In una

prospettiva processuale di lungo periodo, è possibile comprendere

l’emergenza dalle relazioni di interdipendenza fra soggetti di specifiche

forme organizzative che testimoniano l’azione di una “tecnica evolutiva

non pianificata” volta a orientare le direzioni dello sviluppo sociale

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(1987a). La presenza di dinamiche di cambiamento, da concepirsi come

pressioni endogene dello sviluppo, consente di osservare il complesso

rapporto tra genesi e trasformazione delle configurazioni sociali prodotte

dalle relazioni fra uomini coinvolti in spazi e tempi specifici.

Secondo Elias, le forme dell’interdipendenza fra soggetti sono

rilevabili non solamente sul piano della concreta esistenza degli individui

e tematizzabili come luogo dell’indagine sociologica, ma anche sul piano

dei differenti livelli attraverso cui l’esistenza umana risulta essere oggetto

di analisi nelle sue diverse articolazioni (Tabboni S., 1993, pp. 99ss;

Vowinckel G., 1987). Nel lungo periodo, il tratto fondamentale, secondo

Elias, è quello di una trasformazione continua delle forme di

interdipendenza fra soggetti e di un continuo intreccio tra livelli evolutivi

che presentano differenti meccanismi in azione e specifiche dinamiche di

relazione. L’insistenza di Elias sull’intreccio tra livelli biologici e sociali

di evoluzione in una prospettiva processuale di lungo periodo testimonia

l’idea che l’interdipendenza umana sia una forma di trasformazione, con

tempi e dinamiche diverse, della relazione fra processi di differenziazione

biologica guidati dalla riproduzione genetica e processi di

differenziazione sociale guidati dall’apprendimento individuale e dalla

sua trasmissione sociale e inter-generazionale. L’apprendimento,

l’accumulazione possibile di esperienze in forma di cultura diffusa e

trasmessa, i processi di acquisizione di conoscenza sono basati

sull’utilizzo e sull’organizzazione delle strutture naturali in specifici

schemi operativi di natura sociale che testimoniano la “dipendenza

reciproca” tra livelli biologici e sociali nel generare “innovazioni

evolutive” (1987c; 1982, pp. 22ss). La realizzazione di attività pratiche

piuttosto che la capacità umana di elaborare e tramandare simboli

attraverso il linguaggio sono processi resi possibili da quella stretta

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interdipendenza tra forme biologiche e sociali che viene generata e

modificata continuamente dalla “inventiva tecnica non pianificata del

processo evolutivo” (1989, pp. 74ss)1. L’interesse di Elias verso alcuni

problemi specifici come il tempo, il linguaggio e i simboli, inquadrati in

una prospettiva sociologica, si spiega come una tematizzazione di

possibili oggetti di indagine che dimostrino questa interdipendenza

evolutiva fra dimensioni biologiche e sociali e il legame tra essa e

l’evoluzione delle configurazioni sociali create dagli esseri umani. Si

pensi al caso dell’apprendimento infantile:

“l’apparato neurale, motorio e sensorio di un bambino è pronto sia per l’invio che per

la ricezione di messaggi attraverso onde sonore articolate. Tali onde sonore sono dati naturali

o, come a volte si dice, fisici. L’articolazione di queste onde, che conferisce loro il carattere

di lingue rese possibili dallo sviluppo di apparati auditivo e vocale, è prodotta e determinata

socialmente. Il naturale e il sociale, i modi di esistenza sociali e individuali degli uomini,

sono inseparabili e strettamente interdipendenti. L’interdipendenza è dovuta all’inventiva

tecnica non pianificata e casuale del processo evolutivo” (1989, p. 81).

La coordinazione fra elementi fisico-corporei intrinseca al

linguaggio e la trasformazione dei modelli sonori attraverso cui avviene

la comunicazione inter-soggettiva in forma di simboli condivisi,

l’intersezione fra capacità biologica, operazioni fisico-pratiche e capacità

individuale di sintesi fra serie di avvenimenti che produce ogni possibile

concettualizzazione del tempo, un “simbolo puramente relazionale”, sono

processi che influiscono a determinare l’autoregolazione del

comportamento, l’organizzazione del senso di sé e l’interiorizzazione 1 Nella realizzazione delle micro-attività più elementari, l’uomo produce una sintesi

tra capacità biologica di apprendimento, socializzazione dei patrimoni diconoscenza, trasmissione inter-generazionale di forme culturali, auto-regolazionedel proprio comportamento: “la fabbricazione di strumenti richiede la capacità di

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias12

delle esperienze d’azione. Si tratta di specifici processi connaturati al

reciproco riferimento fra soggetti posti in una costellazione sociale e

storica (1984a). Le trasformazioni degli atteggiamenti corporali del

soggetto e l’autoregolazione delle sue espressioni fisiche (si pensi anche

solo al sorriso e alle posture del viso in ambiti di interazione

comunicativa fra soggetti) sono testimonianza della costante funzionalità

sociale di alcuni schemi di organizzazione della fisicità dell’individuo.

Il senso di queste ricerche di Elias è quello di segnalare la necessità

di superare il reciproco riduzionismo delle prospettive analitiche maturate

sia livello di scienze fisiche che a livello di scienze sociali. Il progetto

morfologico e processuale consente di studiare il fenomeno sociale come

livello specifico di organizzazione dell’interdipendenza fra fenomeni di

natura diversa e di coglierne lo specifico aspetto evolutivo. Precondizione

di tale approccio è la dilatazione della dimensione temporale

dell’indagine. Il suo risultato è l’individuazione di una specificità della

ricerca sociologica nello studio dei modelli organizzativi attraverso cui le

diverse forme dell’interdipendenza fra elementi generano dinamiche

evolutive strutturate e direzionate. Tanto più un organismo si differenzia

quanto più è accentuata la centralizzazione organizzativa dei suoi

processi interni, quanto più si sale “nella scala dell’evoluzione tanto più

decisivo diventa il ruolo e più complesso il modello dei processi di

organizzazione e integrazione autoregolati e autocontrollati” (1983, pp.

295ss). È solo in una prospettiva di lungo periodo di tipo relazionale e

processuale che si può superare l’impianto riduzionistico e analitico

proprio dei tradizionali paradigmi disciplinari basato sull’individuazione

di specifici elementi sostanziali dotati di dimensioni separate,

prendere distanza dalla situazione del momento, di ricordare una situazione passatae di anticipare per il futuro una possibile situazione…” (1983, p. 41).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias13

autoreferenziali con spazi e tempi solamente parametrici che si tratta di

descrivere attraverso leggi meccaniche di tipo lineare.

Al “metodo legalistico” Elias contrappone la “problematica

genetica”, al primato dell’analisi basata sulla “scomposizione” e

sull’isolamento dell’unità contrappone “modelli di sintesi”, alla

rappresentazione di leggi che neutralizzano le dimensioni

spaziotemporali interne ai fenomeni riducendole a semplici parametri di

misura egli contrappone “modelli di strutture e processi spaziotemporali”

che possono essere presentati come figure e formazioni a più dimensioni

(1983, pp. 246ss).

Se questo è il framework di riferimento del progetto di Elias, i punti

del proprio programma di riorientamento delle strutture e delle strategie

della ricerca sociologica sono:

a) l’oggetto teorico deve slittare; l’interesse verso le proprietà sostanziali

che spiegano l’azione dell’individuo o la struttura di un sistema deve

essere sostituito dall’interesse verso il processo organizzativo che

emerge come proprietà dalle forme di interdipendenza che si

realizzano in concreto nelle relazioni fra individui mutualmente

coinvolti; le forme del fenomeno sociale devono essere concepite

come funzioni della condizione di interdipendenza costitutiva dei

soggetti;

b) l’attenzione deve ricadere sulla dimensione processuale dei modelli

configurativi prodotti dagli individui; l’obiettivo della sociologia

configurazionale deve essere la presentazione della dinamica

configurativa che emerge dai processi di interdipendenza fra soggetti

coinvolti nella relazione sociale e la comprensione del percorso

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias14

evolutivo della stessa consentito dal legame tra strutture sociali

emergenti e trasformazione dei modelli di relazioni fra individui;

c) teorizzare strutture sociali significa comprendere la genesi e

l’evoluzione dei modelli di relazione fra soggetti e comprendere come

questi modelli vengano incorporati e riprodotti in maniera duratura nel

processo cognitivo e di azione dei soggetti; la struttura è concepita

come forma e durata di un processo ricorsivo di cognizione e azione

interamente individuali;

d) lo studio dei modelli configurativi di interdipendenza sociale fra

individui deve essere innervato da un impianto di relazioni causali di

tipo non lineare basato su una continua dinamica di vincolo e

possibilità fra processi; la centralità dell’intreccio come forma

specifica di relazione fra soggetti richiede di per sé un meccanismo

causale di tipo circolare, vincolato dalla compresenza di fenomeni a

più direzioni e processualmente condizionato in senso retrospettivo e

proiettivo.

In merito al punto a) lo slittamento dell’oggetto si basa

principalmente sull’incorporazione e sull’elaborazione delle teorie

sociologiche di Simmel. Simmel ha inaugurato nel corpus della stagione

classica della sociologia una specifica attitudine teorica e metodologica

che viene poi incorporata e trasformata in programma di ricerca da Elias:

quella di “pensare attraverso relazioni” e contemporaneamente di

“pensare le relazioni” (Prandini R., 1998; Bassi A., 2000). Secondo

Simmel, l’individuo diviene ‘soggetto sociale’ attraverso un rete di

relazioni, cioè in un contesto interazionale dentro cui i soggetti sono

impegnati a identificarsi, riconoscersi, influenzarsi, a formulare

aspettative reciproche e dentro cui essi divengono capaci di interiorizzare

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias15

il legame reciproco che li unisce come esperienza cognitiva ed emotiva

dell’identità, dell’alterità e della collettività.

Oggetto sociologico divengono gli individui posti in “azione

reciproca”2. La dimensione sociale di ogni possibile processo soggettivo

di identità consiste nella circolarità tipica del processo di relazione. Ogni

elemento rimanda all’altro come sua parte. Considerare il primo significa

considerare l’altro come sua parte. La relazione di causa-effetto si trova

sostituita da una “logical form of a mutual relationship” dentro cui la

dinamica di interazione presenta principi di simultaneità e sincronismo

che sintetizzano il legame di co-determinazione fra processi temporali

passati e presenti (Lichtblau K., 1991; Featherstone M., 1991).

L’interesse della sociologia si orienta alla comprensione delle forme

attraverso cui si realizza questo legame di interazione3.

Non esistono individui caratterizzati da identità isolate e da confini

chiusi verso l’esterno, ma soggetti policentrici caratterizzati da un

processo di individualità aperta. La formazione dell’individualità è un

processo di sintesi tra tendenze all’unità e tendenze alla differenziazione

che emergono come effetti delle specifiche forme della relazione che

2 “La società […] esiste là dove più individui entrano in azione reciproca.

Quest’azione reciproca sorge sempre da determinati impulsi o in vista dideterminati scopi. Impulsi erotici, religiosi o semplicemente socievoli, scopi didifesa e di attacco, di gioco e di acquisizione, di aiuto e di insegnamento, nonchéinnumerevoli altri, fanno sì che l’uomo entri con altri in una coesistenza disituazioni, ossia che eserciti effetti sugli altri e ne subisca dagli altri. Queste azionireciproche significano che dai portatori individuali di quegli impulsi e scopioccasionali sorge un’unità, cioè appunto una società. Infatti l’unità in sensoempirico non è altro che azione reciproca di elementi” (Simmel G., 1908, pp. 8-9).

3 “Ora, non ho dubbi che esista un solo fondamento che fornisca un’oggettivitàalmeno relativa all’unificazione: l’interazione delle parti. Noi designiamo comeunitario un oggetto proprio nella misura in cui tra le sue parti vi siano relazionidinamiche […]. Come principio regolativo del mondo dobbiamo assumere chetutto si trovi in qualche rapporto di interazione con tutto, e che tra ogni punto delmondo ed ogni altro punto vi siano forze e relazioni incostanti” (Simmel G., 1890,p. 17).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias16

intrecciano ogni individuo agli altri4. Obiettivo della sociologia di

Simmel diviene lo studio del processo di “ad-sociazione”. Esso non può

che rivelarsi attraverso forme di relazione che costituiscono la specificità

del fenomeno sociale5. La dimensione del legame sociale è squisitamente

sintetica. Essa dà forma a uno spettro di molteplici tensioni aperte fra

soggetti e rappresenta l’organizzazione di esse in gradi di vicinanze e

distanze fra di essi (Mongardini C., 1995; Racine L., 1999; Poggi G.,

1993; Mastenbroek W., 2000).

In definitiva, l’idea di Simmel è quella dell’inesistenza della società

come realtà sostanziale. La società non è altro che l’esperienza vissuta da

individui reciprocamente coinvolti, non è una sostanza ma un processo e

quindi una forma6. La possibilità di una sociologia risiede allora nello

studio delle forme attraverso cui i soggetti assumono coscienza del loro

“essere associati”, tramite quegli “effetti di reciprocità” che costituiscono

la proprietà tipicamente relazionale del legame sociale (Mora E., 1994).

La sociologia perde il suo classico oggetto ma si ritrova a dover spiegare

sia la possibilità dell’individuo che la possibilità delle forme sociali

attraverso cui esso diviene (Mongardini C., 1991; Szakolczai A., 2000b).

4 Simmel considera il processo multiplo e complesso di formazione dell’individualità,

“l’uomo molteplice”, come luogo dell’impossibile riduzionismo sociologico.“Anche l’uomo singolo non è un’unità assoluta […] l’uomo è invece la somma e ilprodotto di numerosi fattori […]. Io credo che vedere fino in fondo e in quanto talela molteplicità che già l’uomo come individuo rivela in sé e per sé sia una delle piùimportanti precondizioni di una fondazione razionale della scienza sociale” (1890,pp. 14-15).

5 “L’associazione è dunque la forma, realizzantesi in innumerevoli modi diversi, incui gli individui raggiungono insieme un’unità […]; infatti non esiste alcunaazione reciproca in quanto tale ma particolari modi di essa, con cui il manifestarsidella società esiste e che non sono né la causa né la conseguenza di questa, masono immediatamente già essa stessa” (Simmel G., 1908, p. 13).

6 Secondo una definizione di Simmel, “l’unità dell’individuo e della società, che nonpossiamo cogliere né immediatamente esprimere, si manifesta nel fatto chel’anima è l’immagine della società e la società è l’immagine dell’anima” (SimmelG., 1908, p. 647).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias17

Elias incorpora l’impianto formale della sociologia di Simmel, lo

modifica e lo traduce in un programma di ricerca. Gli effetti di

reciprocità propri del legame sociale possono essere compresi solamente

se si intensifica radicalmente il loro senso teorico. Elias abbandona il

riferimento esclusivo al fenomeno dell’interazione, presenta i concetti di

intreccio e di interdipendenza come costitutivi della relazione sociale e

pone il problema delle dimensioni spaziotemporali dei loro effetti

configurativi sulla relazione sociale e sui soggetti medesimi. Se il

concetto di interazione richiama la presenza di un “ego” e di un “alter” in

condizioni pre-sociali prodromiche al ‘contratto’ e in un clima di enfasi

sulla libertà della scelta individuale, quello di interdipendenza

rappresenta la condizione costitutiva e costrittiva della relazione e

l’emergenza degli elementi da essa stessa (Elias N., 1939b, pp. 36ss;

1970a, pp. 107ss; Van Krieken K., 1997, 1998, in particolare pp. 65ss;

Scheff T. J., 1997; Caillé A., 1998, in particolare pp. 43-48). Gli uomini

non solo interagiscono, ma soprattutto dipendono gli uni dagli altri, sin ai

livelli più micro-quotidiani della loro esistenza. Il fenomeno sociale è la

forma che rappresenta questa costitutiva dimensione esistenziale dei

soggetti. È una forma che diviene e si modifica come funzione della

condizione esistenziale dei soggetti, rappresentando l’azione di un

processo di sviluppo dell’interdipendenza umana.

Secondo Elias, l’oggetto della sociologia è il processo di

organizzazione dei rapporti reciproci tra soggetti che emerge come

prodotto della forma delle loro relazioni. Si tratta di un processo che non

può essere compreso né attraverso un’analisi delle proprietà dei soggetti

che lo compongono, né mediante la postulata presenza di un sistema

dotato di proprietà strutturali specifiche. È in questa prospettiva

emergentista che Elias apre la polemica con il riduzionismo insito nel

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias18

programma di ricerca struttural-funzionalista di Parsons e nelle teorie

classiche dell’azione presentando la prospettiva configurazionale e

processuale come una via d’uscita dalle dicotomie micro e macro dei

paradigmi sociologi (Elias N., 1969b; Anarson J., 1987; Eve M., 1982;

Goudsblom J., 1987)7. La prospettiva emergentista del programma

configurazionale di Elias tenta di risolvere i problemi di “process

reduction” connaturati alle metodologie scompositivo-analitiche delle

due tradizioni attraverso l’individuazione di un oggetto sociologico di

natura eminentemente processuale come l’interdipendenza sociale,

l’operazione di resa in modello delle relazioni fra concetti usati dalla

teoria e l’incorporazione di un concetto di temporalità come “time in

things, events and processes” come “forming of form” (Adam B., 2000)8.

L’emergenza di una configurazione organizzativa dell’intreccio fra

soggetti è resa attraverso un modello processuale che riproduce la

dinamica temporale della form-azione. Con Elias non solo lo spazio ma

anche il tempo diventano dimensioni operative della teoria sociologica

7 Il dibattito sul legame fra livelli micro-macro dell’analisi sociologica condiziona

ancora il confronto fra paradigmi interni alla comunità sociologica (Addario N.,1994; Alexander J. C. e Giesen B., 1987). Si veda il recente dibattito che vedecontrapposti paradigma morfogenetico della Archer e paradigma strutturalista diGiddens (Shilling C., 1999; Bartolini M.- Donati P., 1999). In questo senso, perun’analisi delle prospettive che la sociologia configurazionale di Elias apre sulversante di un confronto critico con le teorie della rational choice, è interessante ladiscussione tra Goudsblom J. (1996) e De Swaam B. (1996).

8 Sul tema dell’emergentismo di Elias, Kilminster (1991, pp. 22-23) ricorda lafrequentazione da parte del sociologo degli ambienti di Needham e Waddingtonnella Londra degli anni Quaranta e Cinquanta del XX° secolo. Sul temadell’ambiente culturale del giovane Elias, interessante il confronto tra Maso B.(1995) e Kilminster R. e Wouters C. (1995). Un’indagine sul rapporto traMannheim e Elias è quella di Kilminster R. (1993). Gribaudi (1996) hagiustamente indagato il terreno tedesco di formazione della cosiddetta “sociologiadei network”, una “genealogia dimenticata” strategicamente dalla riappropriazionestrutturalista americana, sottolineando il radicamento precoce di una prospettivaprocessualistica e evolutiva all’analisi configurazionale sia sul terreno dellescienze sociali che su quello delle scienze fisiche. È questo il milieu di Elias.

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias19

(Nowotny H., 1989; 1991; Roversi A., 1990; Szakolczai A., 2000a;

Tabboni S., 1985; 1993). Con Elias il metodo della sociologia diventa

quello di costruire “integrating theoretical models” che incorporino il

flusso del tempo e che consentano di capire perché (e come) il

cambiamento presenti una specifica direzione anche se non è pianificato

o perseguito intenzionalmente dai soggetti coinvolti (1970b; 1977;

1984b)9.

Se l’interdipendenza è costitutiva del legame fra soggetti, se essa si

realizza concretamente in specifiche forme sociali, l’obiettivo

dell’indagine sociologica non può che essere la figur-azione di questo

processo e in specifico lo studio della dinamica che organizza le forme

attraverso cui esso diviene (Tabboni S., 1993, pp. 237-238). Si tratta di

una dinamica che emerge dalle concrete forme di interdipendenza

attraverso cui si realizza la condizione pratico-esistenziale degli

individui. La dinamica è direzione del processo organizzativo emergente,

non può essere visualizzata né concependo l’azione individuale come

fenomeno auto-referente e il fenomeno sociale come risultato della sua

aggregazione, né concependo il sistema sociale come realtà autopoietica

produttiva di norme e di assetti culturali incorporati e riprodotti dagli

individui. Entrambi questi elementi devono trovare essere spiegati.

In merito al punto b) la dimensione processuale dell’intreccio

sociale che lega gli individui gli uni agli altri è condizione di possibilità

dell’emergere di configurazioni come modelli dell’intreccio relazionale.

Elias opera una connessione tra “spatial configuration” e “time sequence 9 Il concetto stesso di forma è “modellizzante”. Il flusso sensibile non costruisce

esperienza se non in quanto è configurato e trasferito nell’elemento della suaforma. In questo senso, anche il modello teorico si presenta come agente diorganizzazione del dominio sperimentale e di costruzione della teoria. Le proprietàdelle categorie coinvolte non sono interne agli oggetti rappresentati maall’articolazione figurativa delle loro relazioni (Borutti S., 1999).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias20

of long duration” come dimensioni attraverso cui opera la dinamica

configurativa emergente (1970b; Szakolczai, 2000a). “Ogni mutamento

nel tempo è mutamento nello spazio e ogni mutamento nello spazio è un

mutamento nel tempo” (1984, p. 121). La dinamica che disegna il

percorso evolutivo di una configurazione sociale presenta trasformazioni

a livello di estensione e densità spaziale e a livello di intensità e durata

temporale delle forme che orientano la relazione sociale (Krieken van R.,

1995). La dinamica figurativa ha una dimensione temporale e topologica

attraverso cui realizza la trasformazione delle relazioni sociali costitutive

della figurazione (Toni R., 1999). Tendenze all’ordine, nelle dimensioni

di simmetria spaziotemporale della dinamica configurativa, e tendenze al

disordine, nelle dimensione di asimmetria spaziotemporale, sono

costitutive della qualità non lineare della dinamica configurativa (1983,

p. 281)10.

Nell’ottica di Elias, gli strumenti della sociologia devono misurarsi

con questa serie di problemi. Un modello configurativo deve tradurre gli

aspetti relazionali delle categorie teoriche per riflettere la dimensione di

spaziotempo processuale intrinseca alle forme oggettive del fenomeno

studiato (1987b, pp. 198ss). Catturare gli effetti non pianificati e non

intenzionali propri del fenomeno sociale significa concepire anch’esso

10 Elias in uno dei suoi ultimi saggi segnala le trappole derivanti da “a powerful

conceptual heritage wich forces people to represent in static terms sets of eventsthat can be recognized and understood only if they are perceived as parts ofaspects of a processes, as events in a condition of continuous structured flux.Processes, however, have structural properties unfamiliar to those accustomed tothe use of static concepts. Among them is the observable propensity of some typeof processes for combining continuity and innovation. There are many examples ofprocesses wich in a steady movement, from time to time, lead to the emergence ofnovel structures without precedent in their earlier phases” (1987c, p. 341).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias21

come processo dotato di direzione, di cui è possibile produrre una

determinazione teorica (Featherstone M., 1987; Kilminster R., 1987)11.

Secondo Elias, ciò è possibile solo se si allunga lo sguardo

temporale dell’analisi (Goudsblom J., 1991) e se si incorpora in forma di

modello la temporalità interna a ogni processo sociale. La dimensione

non pianificata dell’evoluzione sociale non può essere compresa come

semplice effetto dell’aggregazione delle azioni individuali o di fattori

esterni o storici di disturbo nell’equilibrio di un sistema. Essa è da

considerare piuttosto come il prodotto di una dinamica strutturata che

emerge dalle forme di intreccio fra specifici soggetti coinvolti, in

funzione dell’infittirsi del loro coinvolgimento, e che diviene condizione

e possibilità della loro reciproca azione12. Si tratta di individuare le

operazioni che sottintendono la genesi e la trasformazione delle forme

sociali di interdipendenza fra soggetti e di presentare la processualità del

loro divenire sotto l’aspetto di modelli configurativi dotati di dinamiche

direzionali (Elias N., 1987d).

In merito al punto c) la palingenesi della concezione di struttura nel

linguaggio di Elias si manifesta attraverso la resa processuale della

stessa. Sono i processi che manifestano una strutturazione. Essa inerisce a 11 Avvicinandosi al linguaggio del “caos deterministico” delle scienze fisiche non

lineari, Elias sottolinea che “sarebbe impossibile spiegare i conflitti privi di normese ciò che consideriamo ‘disordine’ non avesse ugualmente una struttura, tantoquanto ciò che consideriamo ordine. La distinzione tra ordine e disordine è priva disignificato dal punto di vista sociologico, perché fra gli uomini, come del resto innatura, non c’è affatto caos assoluto” (1970a, p. 85).

12 Utilizzando la metafora della danza, Elias sostiene: “il concetto di configurazionepuò essere visualizzato con facilità facendo riferimento alle danze sociali, che sonoin effetti l’esempio più semplice per rappresentare una configurazione costituita diuomini […]. Certamente possiamo parlare di una danza in generale, ma nessunopotrebbe immaginare una danza come una configurazione estranea agli individui ocome una mera astrazione. La stessa configurazione può certamente essere creatanella danza da individui differenti, ma non esiste nessuna danza senza una pluralità

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias22

specifiche direzionalità degli stessi, all’emergenza di forme organizzative

delle proprietà degli stessi. Concepire la presenza di strutture sociali

significa per Elias studiare come il comportamento dei soggetti coinvolti

in una relazione si modelli in base a specifici habiti resi possibili

dall’interiorizzazione cognitiva ed emotiva di forme sociali di

rappresentazione del sé e di orientamento dell’azione. È la ricorsività di

alcuni processi, la presenza di una dinamica a loro interna, che testimonia

la presenza di una struttura che condiziona o rende possibile la form-

azione di specifiche interdipendenze. Si tratta di strutture che si

manifestano attraverso intensità, durate ed estensione di processi specifici

di comportamento. Esse testimoniano la presenza di un modellamento

reciproco fra soggetti. Solamente la ricorsività e consistenza di

determinati processi direzionati rende possibile parlare di forme di

interdipendenza e dinamiche configurative emergenti. Ciò che realizza la

differenziazione tra struttura sociale e comportamento individuale è

solamente lo sguardo del sociologo osservante.

In una prospettiva di lungo periodo, come quella tipica del

“processo di civilizzazione”, emerge l’importanza della strutturazione

inter-generazionale di una direzione di sviluppo nei modelli di

comportamento individuale e gli effetti che essa ha nel definire un quadro

istituzionale e una cornice normativa dentro cui si può comprendere

l’azione di trasformazione dell’individualità come processo sociale non

pianificato (Kuzmics H., 1991). In una prospettiva di breve periodo,

come quella del “Mozart” di Elias (1991), emerge l’importanza di

centrare un contesto socio-strutturale attorno al soggetto e alla sua

di individui orientati gli uni agli altri e reciprocamente dipendenti” (1969b, pp. 90-91).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias23

capacità di definire il proprio comportamento in condizione di vincolo e

di possibilità emerse dal contesto.

Riemerge l’antica lezione di Simmel. I comportamenti soggettivi

assumono determinate forme perché modellati in una condizione di

reciprocità. La durata di alcune forme di reciproco comportamento

condizionano il processo di relazione arrivando a strutturarlo in senso

figurativo. Si delineano meccanismi di “oggettivazione” che consentono

il riferimento dell’individuo a se stesso e agli altri cristallizzando

determinate forme di relazione in comportamenti appropriati. Emergono

un linguaggio di simboli e un insieme di oggetti simbolici che

istituzionalizzano certe forme di legame tra soggetti e soggetti e tra essi e

determinati oggetti (si pensi al denaro di Simmel) (Poggi G., 1993;

Prandini R., 1998, pp. 233ss). Il soggetto elabora continuamente il

proprio comportamento interiorizzando questo universo oggettivo di

riferimento e contribuendo in maniera soprattutto non intenzionale a

confermarlo o a metterlo a repentaglio.

Secondo Elias, la struttura non è una componente del sistema ma la

manifestazione di una direzionalità acquisita dalle forme di relazione.

Questa direzionalità costituisce fenomeno organizzativo dei processi di

relazione attraverso l’operatività di una determinata dinamica.

L’importanza dell’interiorizzazione di determinate costrizioni che

emergono dalle relazioni fra soggetti si manifesta nella loro capacità di

modellare l’habitus comportamentale dei soggetti secondo una direzione

che via via costringe i processi di relazione ad assumere forme stabili e

istituzionalizzate. Nella sociologia di Elias sono i processi a strutturarsi

divenendo vincolo e possibilità del comportamento soggettivo. Ciò è reso

possibile grazie all’interiorizzazione cognitiva ed emotiva attuata dal

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias24

soggetto nei confronti di modelli appropriati di azione reciproca che

riflettono il suo contesto di interdipendenza esistenziale.

La struttura è, in definitiva, trasformata in qualità del processo e

identificata in sue proprietà di permanenza e durata. È in questa

prospettiva che Elias si concentra sul processo di civilizzazione cercando

di dimostrare come processi di modellamento del comportamento dei

soggetti in condizioni di crescita dell’interdipendenza sociale

permangano per lungo periodo e generino fenomeni emergenti (in questo

caso la centralizzazione del monopolio del potere in determinati

meccanismi politico-statuali) e come questi ultimi ritornino a

condizionare quegli stessi processi di modellamento in un vortice causale

di tipo circolare (1939a).

In merito al punto d) l’individuazione di un meccanismo non lineare

di causalità è intrinseca alla natura stessa di forma a intreccio della

relazione sociale (Cavalli A., 1989; Lichtblau K., 1991). La possibilità

che l’interdipendenza costitutiva degli individui assuma una determinata

forma piuttosto che un’altra è determinata dalla relazione di reciprocità

che si instaura tra processi diversi nel vincolare o nel rendere possibile

l’emergere della forma medesima. Comprendere il perché di un

determinato fenomeno significa utilizzare un metodo che consenta di

coinvolgere strati genetici passati e contenuti relativi alle proiezioni

potenziali del medesimo dalla cui relazione emergono le forme di

attivazione del fenomeno, rese possibili da un continuo “flusso di

figurazioni” (1970a, pp. 190ss)13. Non è possibile, secondo Elias, fondare 13 “Oggi la nostra comprensione è ancora in buona parte ostacolata dal fatto che di

solito per ‘spiegazione’ scientifica si intende una spiegazione unilineare […]. Unadelle difficoltà della sociologia dello sviluppo è che si usano modelli cherappresentano figurazioni in costante movimento, senza che vi sia in generale unqualche inizio; e dal momento che il tradizionale concetto di causalità indica infondo sempre la ricerca di un inizio considerato assoluto, vale a dire di una ‘causa-

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias25

una teoria sociologica su meccanismi causali di tipo meramente lineare

che riducano i processi a cause ultime e a effetti di traduzione, ma è

necessario utilizzare meccanismi causali che incorporino la natura

processuale del fenomeno sociale, legata alle sue dimensioni radicate nel

tempo e nello spazio, e la dimensione non lineare tipica dell’intreccio che

è sua base. Il processo sociale è un meccanismo di “dopperbinder”, di

doppio legame. “La dinamica del suo immanente potenziale di

mutamento continua ad operare anche quando tale potenziale non viene

attuato, oppure soltanto in un processo molto lungo” (1983, p. 221).

L’obiettivo dell’indagine sociologica è quello di presentare la morfologia

di un processo simile attraverso non una sequenza lineare di cause-effetti

ma attraverso quello della circolarità dei vincoli e delle possibilità fra

processi compresenti ma che possono presentare durate differenziate e

genealogie specifiche. È il fenomeno organizzativo emergente a

sintetizzare e integrare una serie di processi nati originariamente da

funzioni diverse, sia a livello sincronico che diacronico, e a dare loro una

specifica impronta formale.

In questo senso, il legame di vincolo e possibilità deve lavorare sia

retrospettivamente che in prospettiva nel legare fenomeni di natura

diversa a processi organizzativi specifici che li ridefiniscono a un nuovo

livello di integrazione. La debolezza di concezioni funzionalistiche

sistemiche, secondo Elias, deriva anche dal fatto che il legame di

vincolo-possibilità coinvolge processi emersi con strutture e finalità

potenzialmente diverse. La condizione di interdipendenza fra soggetti

prima’, non possiamo certo attenderci che il tipo di spiegazione richiesto dalleindagini di sociologia dello sviluppo sia conforme alla spiegazione a cui si ricorreall’interno del modello classico di causalità. Dobbiamo qui sempre spiegare icambiamenti delle figurazioni sulla base di altri cambiamenti delle figurazioni, imovimenti sulla base di altri movimenti, e non sulla base di una ‘causa-prima’, checostituisce un inizio che rimane immobile” (1970a, p. 192).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias26

richiede una continua connessione fra processi geneticamente anche

diversi. L’importanza degli effetti non pianificati e non intenzionali che

alcuni processi esercitano su altri deriva dalla condizione di

interdipendenza fra soggetti come dimensione primariamente potenziale

oltre che attuale e concreta. L’interdipendenza fondamentale che lega i

soggetti in una condizione di vincoli e possibilità reciproche è concreta e

rappresentata attraverso forme fisiche e materiali (per esempio in spazi di

relazione) ma è anche potenziale, cioè è una dimensione attraverso cui il

processo di relazione medesimo produce effetti continui sull’identità dei

soggetti anche se non è fisicamente attivato. È la condizione di

interdipendenza a operare una connessione fra processi geneticamente

diversi dando al meccanismo della sintesi integratrice una precisa forma

organizzativa.

In questo senso, lo stabilizzarsi di una specifica configurazione

sociale deriva dal prevalere di una determinata possibilità organizzativa

fra le molte potenzialmente contenute nell’ambiente di interdipendenza

dei soggetti coinvolti. L’ordine configurativo che rappresenta la qualità

del fenomeno di organizzazione delle relazioni, l’incorporazione di una

dinamica specifica di trasformazione delle stesse, è sempre sottoposto a

una tensione tra fluttuazioni delle forme possibili e attrazione di esse

verso forme stabili di assetto. Ma queste potenzialità inerenti alla

fluttuazione delle forme sono virtualmente sempre contenute nel conflitto

fra soggetti coinvolti nella figurazione e contribuiscono alla labilità del

suo equilibrio, data la natura della relazione sociale come sintesi

simmeliana tra tendenze conflittuali e armoniche ‘sempre al lavoro’. I

casi di radicale trasformazione di una configurazione sociale sono casi in

cui dallo spazio delle relazioni fra i suoi soggetti emergono, si realizzano

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias27

e si traducono dinamiche conflittuali sempre compresenti ma ora non più

compatibili con gli assetti sedimentati precedentemente.

Si potrebbe sostenere che l’ampliamento dello sguardo temporale

della sociologia di Elias sia un tentativo di segnalare come questi

elementi costituiscano il terreno proprio della riflessione sociologica.

Capire l’interdipendenza che potenzialmente è al lavoro nel configurare il

percorso evolutivo di specifici fenomeni sotto la forma di catene non

pianificabili di condizionamento composte da intrecci fra condizioni

vincolanti e possibilitanti assorbite e scaricate dal fenomeno specifico. Il

fatto che una specifica forma di relazione sociale produca simmetria o

asimmetria nelle posizioni fra i soggetti coinvolti, produca maggiori o

minori gradi di dipendenza o indipendenza dei soggetti nella relazione

deriva dalla natura non lineare dell’intreccio che la relazione configura.

È in questa prospettiva che secondo Elias perdono di utilità i

concetti tradizionalmente dicotomici di “libertà” e “determinismo”. Le

forme di intreccio che l’interdipendenza sociale fra soggetti genera

contengono una dinamica di relazione che realizza gradi di maggiore o

minore di dipendenza e indipendenza reciproca fra i soggetti e gradi di

maggiore o minore simmetria o asimmetria nel potenziale di potere

reciproco rappresentato dalle rispettive posizioni (1969a, pp. 188ss). Si

capisce come la centralità del problema del potere nella ricerca

sociologica di Elias sia dovuta alla natura relazionale del concetto stesso

(Heiland H.-G. e Lüdemann C., 1991).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias28

3. La corte come modello di configurazione.

Lo studio su “La società di corte” nella Francia di Luigi XIV è quasi

completamente ultimato da Elias durante i primi anni Trenta. Viene poi

pubblicato alla fine degli anni Sessanta, contemporaneamente alla famosa

riedizione de “Il processo di civilizzazione”. È uno studio che può essere

preso in considerazione come modello della prassi sociologica di Elias.

L’interesse deve orientarsi esclusivamente al modo attraverso cui egli

costruisce un progetto di teorizzazione volto a produrre un modello

dell’oggetto sociologico in questione. Non sono qui in discussione né la

qualità della ricerca storiografica sottostante a questo studio, né la

verifica, attraverso l’analisi del dibattito sociologico e storiografico

successivo all’opera, della qualità delle scelte operate da Elias su

specifiche questioni, elementi da ritenere pur rilevanti.

Se l’oggetto della sociologia è lo studio delle forme

dell’interdipendenza umana, sempre contestuali e in evoluzione, un

progetto di conoscenza sociologica comporta la descrizione della genesi,

dell’emergenza e delle trasformazioni che caratterizzano l’oggetto. La

prospettiva di Elias è quella di uno studio che incrocia e rende

reciprocamente determinanti temporalità e spazialità come dimensioni

costitutive del processo sociale, attraverso un’intersezione tra approccio

psicogenetico e sociogenetico all’analisi presi in una comune prospettiva

evolutiva. L’interesse dello studio è di comprendere l’emergenza del

fenomeno politico e sociale del potere assoluto e della statualità nella

Francia moderna, in specifico la sua strutturazione in uno spazio

rappresentativo e simbolico come quello della corte, e il suo legame con

le trasformazioni del comportamento sociale degli individui coinvolti nel

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias29

processo. L’importanza della scelta di questo campo di ricerca è però

soprattutto quello del suo essere uno spazio di osservazione ideale per

comprendere la natura del moderno processo di civilizzazione e il

fenomeno della modernità come processo di trasformazione dei modelli

di relazione sociale e delle forme di costruzione dell’individualità

(Mastenbroek W., 1997).

Focalizzare l’attenzione sulla corte consente di presentare

l’operatività delle categorie sociologiche di Elias nella convinzione che

questo modello di indagine possa essere considerato come luogo dentro

cui osservare la genealogia dell’intero progetto sociologico di Elias. Non

si tratta solo del noto legame tra lo studio sulla corte e quello sul processo

di civilizzazione. Si tratta di osservare come nel modello sociologico

della corte sia in azione la complessità del programma di Elias, sotto

l’aspetto di procedure intensive e qualitative di ricerca che si estendono

successivamente a uno spazio di ricerca estremamente variegato, come

quello dell’indagine sul tempo, sui simboli e sulla conoscenza.

Nello studio di Elias l’attenzione ricade sul processo di genesi della

corte come forma di socialità, in una prospettiva di lungo periodo, sul

modello di relazione sociale che essa sottintende e produce e sui processi

di trasformazione psico e sociogenetici generati dalla dinamica

configurativa della corte. La ricerca riguarda i processi storici interni alla

relazione tra nobiltà di corte e sovrano, la trasformazione culturale dei

modelli di vita interni alla società francese del XVII e XVIII secolo, la

riconfigurazione degli spazi individuali di vita propri dei soggetti, nel

rapporto reciproco tra modificazioni materiali (per esempio, i nuovi

modelli abitativi) e modificazioni simboliche (per esempio, la

trasformazione dei rapporti tra sfera privata e pubblica e la civilizzazione

degli impulsi emotivi nei processi di curializzazione dei soggetti).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias30

All’individuazione dei soggetti coinvolti nell’esperienza della

interdipendenza sociale propria della corte fa seguito la modellizzazione

della dinamica che spiega l’emergenza del fenomeno della corte come

formazione organizzativa attraverso attenzione ai processi di morfogenesi

e di sviluppo della stessa.

La corte viene descritta come luogo del rapporto di conflitto e

cooperazione tra nobiltà di origine aristocratica e sovrano e come

risultato degli effetti di questo rapporto sulle forme di potere connaturate

alla statualità. Sin dai primi anni del XVI secolo, sotto il regno di

Francesco I, la corte emerge pian piano come spazio e come simbolo di

risoluzione delle tensioni inerenti alla lotta tra sovrano e nobiltà, una lotta

condizionata dalla lunga tradizione aristocratica, comune fonte di

espressione dei due soggetti. La centralizzazione monarchica connaturata

al tentativo del sovrano di monopolizzare le chances di potere e di

dominio che sorgono dalle relazioni tra centri monarchici e gruppi

nobiliari consiste nel progetto patrimonialistico di costruzione dello Stato

come luogo del regno. Il sovrano, espressione della tradizione nobiliare

aristocratica, emerge come figura dominante grazie ai profondi

mutamenti dei contesti socioeconomici durante il XVI secolo. L’afflusso

di metalli preziosi e le svalutazioni delle monete circolanti colpiscono

soprattutto la nobiltà legata alle rendite terriere, salvando i regnanti

orientati a organizzare una pervasiva riscossione dei tributi e delle

imposte e a incrementare l’autonomia finanziaria dei patrimoni

monarchici attraverso la vendita di uffici. Le trasformazioni delle

tecniche militari e le esigenze di pianificazione politica più efficiente

della macchina militare innescano fenomeni di professionalizzazione

delle funzioni militari che disgregano la dipendenza del sovrano dalla sua

nobiltà guerriera. In questo senso, premono anche la politica di

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias31

trasformazione delle cessioni ai nobili da parte del sovrano. Le

tradizionali rendite terriere, attraverso cui il nobile mantiene distanza,

autonomia e ‘memoria’ feudale nei confronti del sovrano, si trasformano

pian piano in rendite finanziarie, attraverso cui il nobile viene a dipendere

in maniera più diretta dal sovrano. Il processo di curializzazione della

nobiltà guerriera si manifesta nella metamorfosi dei titoli nobiliari di

corte, originariamente elargiti per motivazioni militari e poi divenuti

strumenti di riconoscimento del prestigio a corte. A tutto ciò si aggiunge

l’esternalizzazione delle funzioni lavorative di tipo giuridico, ministeriale

(quando sono previste) e amministrativo affidate a soggetti provenienti

dagli strati della alta borghesia cittadina.

Se durante i regni di Francesco I e di Enrico IV la corte è ancora un

debole fenomeno organizzativo, non ha luogo specifico o è addirittura

errante, sottoposto alle fluttuazioni dei diversi strati sociali coinvolti nelle

loro relazioni di potere e priva della natura di spazio simbolico del

potere, è con Luigi XIV che essa si struttura al contempo come spazio

fisico (il castello di Versailles), come forma organizzativa delle relazioni

fra soggetti e come loro universo culturale di riferimento. I fenomeni di

interdipendenza tra progetti politici del sovrano, trasformazioni dello

strato nobiliare (da feudatario-vassallo-cavaliere a cortigiano) ed

emergenza di strati borghesi come outsiders (attivi nelle professioni e

caratterizzati da un ethos specifico di orientamento comportamentale e

valoriale) trovano nella corte un luogo di sintesi e di incorporazione. La

possibilità del progetto di accentramento monarchico perseguito da Luigi

XIV attraverso la costruzione della corte e la posizione di relativo

dominio del sovrano si generano attraverso alcune condizioni interne

all’evoluzione dei rapporti tra sovrano e nobiltà di riferimento (1969a,

pp. 241ss).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias32

La corte come spazio politico risulta essere il prodotto delle tensioni

fra soggetti interdipendenti che vivono un disequilibrio delle loro

rispettive posizioni di forza, il luogo della trasformazione stessa dei

soggetti e delle forme della loro interdipendenza, il simulacro sociale

attraverso cui perpetuare la marginalizzazione degli strati sociali legati

alle professioni come outsiders. Il gioco delle interdipendenze lega le

strategie dei soggetti e al contempo produce una forma organizzativa

delle loro relazioni che genera gradi di crescente dipendenza e gradi di

crescente differenziazione fra di essi. Il sovrano dipende dalla nobiltà per

la perpetuazione di una simbologia politica che gli consenta di utilizzare

le forme sociali del prestigio e dello status come strumenti di

riconoscimento politico e di distanziazione sociale e in misura meno

accentuata dipende dalla borghesia per funzioni politico-amministrative e

per accentrare la nobiltà a corte. La nobiltà dipende dal sovrano come

fonte di distribuzione di chances politiche ed economiche che consentano

la chiusura dello strato sociale verso i gruppi borghesi emergenti e per la

distanziazione da essi conseguita attraverso la curializzazione come

specifico stile di vita. Il processo di accentramento monarchico della

politica statuale, il processo di curializzazione della nobiltà guerriera, le

dinamiche di inclusione ed esclusione di specifici strati sociali dalle

cerchie della corte e lo sviluppo di meccanismi di selezione operanti

all’interno dei medesimi strati secondo logiche di appropriatezza fra

specifici gruppi e specifici soggetti sono segni dell’emergenza del

fenomeno organizzativo della corte come centro gravitazionale di

dinamiche psico e sociogenetiche tipicamente relazionali.

L’accentramento organizzativo è il prodotto e l’effetto dello sviluppo di

specifiche strutture sociali di comportamento in un percorso di

evoluzione dell’interdipendenza fra soggetti sempre meno condizionato

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias33

dalle rispettive intenzioni e aspettative individuali e sempre più

condizionato da un modellamento dell’habitus dei soggetti che comporta

un processo continuo di interiorizzazione cognitiva delle forme oggettive

del legame sociale che trasforma irreversibilmente il senso di identità dei

soggetti e i loro comportamenti.

In questo senso, la corte di Elias è un modello organizzativo di

interdipendenza sociale attraverso cui studiare la produzione e

riproduzione di forme di trasformazione dell’individualità attraverso

l’emergenza di una tecnica sociale evolutiva non pianificata caratterizzata

da:

- conseguenze non intenzionali dei piani di azione degli attori; esse

sono effetti emergenti della condizione di interdipendenza, in forme di

cooperazione e conflitto, fra numerose attività soggettivamente

pianificate;

- effetti strutturali di esse nel direzionare i processi di interdipendenza

sociale;

- effetti di esse sulla formazione dell’individualità degli attori coinvolti

in un processo dove l’oggettivazione delle loro relazioni di

interdipendenza condiziona gli specifici processi di cognizione dei

soggetti.

L’obiettivo dello studio sulla corte è quello di dimostrare il

modellamento reciproco degli individui e l’emergenza di strutture sociali

non pianificate, dotate di durata e intensità spaziotemporale tale da

costituire qualità organizzativa delle forme di relazioni sociali fra

individui. Queste strutture sono studiate come continue condizioni

vincolanti e possibilitanti del processo di cognizione e di costruzione del

senso di sé di tutti i soggetti coinvolti nell’esperienza sociale.

Le driving force della ricerca sono:

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias34

- l’utilizzo di una concezione dinamica e operativa del potere come

attributo delle relazioni inter-soggettive; il grado di maggiore o

minore dipendenza dei soggetti è studiato nella fondamentale

reciprocità della relazione come continua produzione di forme

asimmetriche o simmetriche di reciproco posizionamento dei soggetti;

- la ricerca di una reciproca determinazione, continua e mutevole, tra

“prossimità” dei soggetti nel loro spazio di relazione (fisico e

simbolico) e “distanziazione” come qualità interna alla relazione; la

trasformazione del modello di relazione sociale attraverso il

meccanismo di corte comporta un infittirsi delle “catene

dell’interdipendenza”, in qualità di estensione, intensità e durata delle

relazioni, e un’accentuazione della “distanza” fra i soggetti, come

qualità del loro processo di trasformazione sociale dell’individualità;

- l’interesse per l’osservazione del meccanismo che connette i processi

di “prossimità” e “distanza” fra soggetti nella relazione e la dinamica

di “integrazione” e “disintegrazione” che qualifica il fenomeno di

organizzazione delle istituzioni politiche come luoghi e azioni di

regolazione dei loro rapporti;

- l’emergenza di un’oggettivazione delle fondamentali forme di

interdipendenza fra soggetti coinvolti nell’esperienza; le forme

dell’oggettivazione configurano la relazione sociale come

imprescindibile universo di riferimento proprio del soggetto, dentro

cui egli capitalizza la sua posizione e aumenta il suo grado di

indipendenza attraverso l’acquisizione continua di potenziale effettivo

e simbolico di potere nella relazione;

- il processo di trasformazione dell’individualità mediante logiche di

appropriatezza sociale e di specificità cognitiva che disegnano lo

spazio potenziale del soggetto; l’incorporazione di simboli

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias35

intersoggettivamente condivisi ma riempiti solo soggettivamente di

senso consente la diffusione sociale di una tecnica di cognizione e al

contempo la strutturazione specifica dell’individualità dell’uomo di

corte; la cognizione del soggetto incorpora le forme della relazione

come processo di oggettivazione ma può lavorare ai margini e sulle

sfumature delle stesse.

Queste driving force della ricerca vengono messe al lavoro su

alcune tematiche specifiche che Elias sceglie per presentare il fenomeno

organizzativo della corte: le forme di strutturazione dello spazio

abitativo, lo sviluppo del cerimoniale di corte, i meccanismi del prestigio

e dell’etichetta, il processo di curializzazione dell’aristocrazia nobiliare,

lo sviluppo del romanticismo artistico.

Le pagine dedicate alla “strutturazione dello spazio” abitativo

(1969a, p. 34) dimostrano che l’obiettivo di Elias è quello di presentare la

concretezza di queste trasformazioni come tangibile sin dal livello più

micro dell’osservazione. La dinamica del potere come produttiva di

asimmetria delle posizioni nello spazio della configurazione sociale viene

connaturata al grado di prossimità e distanza interno alle relazioni sociali

fra soggetti e alle forme organizzative del loro vivere comune, così come

alla sua generalizzata riproduzione su diversi livelli della stratificata

struttura sociale. “L’organizzazione degli spazi rappresenta il tessuto

delle relazioni” (1969a, p. 46). L’oggettivazione dello spazio abitativo

riflette l’esperienza soggettiva degli individui nei confronti della loro

dimensione sociale. L’organizzazione e la gestione degli spazi abitativi è

l’effetto e il prodotto dell’habitus di comportamento dei soggetti (p. 63).

Vi è un processo di co-determinazione tra strutturazione degli spazi della

relazione sociale, organizzazione dei suoi tempi e diffusione generale di

questo processo a più livelli della formazione sociale.

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias36

In questo senso, la descrizione dell’abitazione del nobile cortigiano

non solo dimostra la riproduzione su diversa scala della struttura abitativa

del sovrano, come rappresentazione simbolica della natura gerarchica del

potere e dell’influenza della posizione del sovrano. La generale presenza

di “anticamere” e di “sale di ricevimento” che occupano il doppio dello

spazio degli appartamenti privati, poste al centro dell’abitazione, si

comprende solamente se si considerano come spazio sociale dentro cui

consumare “dovere di rappresentanza” della casa, dimostrazione del

prestigio e misura dell’appropriatezza al rango. Attraverso le relazioni

istituite in questi spazi passano dinamiche di conversazione, distensione e

divertimento così come dinamiche di auto-affermazione e di potere per i

soggetti coinvolti.

La scarsa distinzione tra sfera privata e pubblica, dovuta certamente

anche alla scarsa distinzione fra sfera privata e sfera professionale, segna

la tipologia abitativa del cortigiano e la differenzia dalla tipologia

abitativa del borghese professionista, marcando, nel linguaggio di Elias,

una tradizionale dinamica di distanziazione fra insider-outsider (1965).

Le abitazioni dei borghesi delle professioni sono strutturate a partire da

una specifica distinzione tra sfera privata e pubblica, sono prive di una

diretta e tangibile impronta pubblica, costruite sulla base di principi quali

la “simmetria”, la “solidità”, la “comodità” e l’ “economia” tipici

dell’ethos borghese. Tutto ciò che nella cultura di corte viene considerato

come deprecabile e svilente. Ma la distinzione riguarda anche il concetto

di “casa” e “famiglia”, laddove il matrimonio fra cortigiani è concepito

come perpetuazione della casa, salvaguardia del prestigio soggettivo dei

membri, costruzione di un rapporto rappresentativo verso l’esterno. Le

cerchie sociali frequentate dal signore e dalla dama sono diverse e volte a

diffondere il prestigio e a incrementare lo status della “casa”.

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias37

L’evoluzione delle forme di interdipendenza sociale lavora attraverso la

dimensione di una morfologia topografica delle relazioni.

Se il modello di socialità configurato dalla corte tematizza il legame

sociale come oggetto in sé, l’organizzazione degli spazi abitativi delle

dimore nobiliari può essere concepita, a livello strumentale, come

costruzione per il soggetto di possibilità di accumulazione di prestigio

sociale e come condizione di ridefinizione della propria posizione di

influenza all’interno dello spazio della configurazione sociale centrata

sulla corte. Elias compara l’habitus del cortigiano al “saving for future

profit” dell’ethos del borghese professionista. Il consumo del cortigiano è

finalizzato all’accumulazione di prestigio sociale sotto la pressione

continua di dinamiche di status, è un “consumo di rappresentanza”

(1969a, p. 78). L’obiettivo del cortigiano è lo sfruttamento di “chances di

potere” che gli consentano un riposizionamento nel “multipolare

equilibrio” della configurazione di corte (p. 121) e che realizzino il suo

fine autentico: “la distanza” dagli altri soggetti, sia quelli dello stesso

strato sociale che quelli degli strati inferiori. È su questi aspetti che si può

parlare di una razionalità o, meglio, di un processo di razionalizzazione

del comportamento del cortigiano. Forme di civilizzazione del

comportamento si basano sul controllo dell’emotività e degli impulsi

situazionali e sulla costruzione di un modello concettuale di

comportamento che tematizza la relazione sociale e il suo processo

temporale autocostringendo l’individuo a definire e ridefinire

continuamente il proprio habitus in ottica di appropriatezza alla

relazione. Si tratta di un processo di modellamento del comportamento

soggettivo che sintetizza i processi compresenti di aumento

dell’interdipendenza dei soggetti coinvolti nella dinamica configurativa

della corte e aumento della loro funzione di distanziazione sociale.

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias38

L’importanza di questi aspetti è evidente nel caso dell’emergenza

dei meccanismi autopoietici della cerimonia e dell’etichetta interni alla

corte. Anche qui la relazione fra sovrano e nobiltà è centrale. Se la

strategia di Luigi XIV è di conquistare una forma statuale al potere

monarchico, lo strumento è la differenziazione continua di rango e status,

la regolamentazione dei conflitti fra i gruppi di élite attraverso un

ritualismo cerimoniale che frammenti le funzioni rispettive dei soggetti

coinvolti e che diffonda un particolare stile di vita e determinati obblighi

sociali, in modo da gestire la mobilità sociale tra strati sociali diversi e

l’ascesa di alcuni soggetti interni agli strati. Il potere di Luigi XIV

dipende dal grado di stabilità e flessibilità del meccanismo

configurazionale e dal senso di appartenenza della cultura nobiliare al

gioco di corte. La nobiltà marca il suo grado di unico insider di corte

interiorizzando le regole cerimoniali e cercando dentro questo contesto di

capitalizzare forme di prestigio e di etichetta che consentano una

maggiore distanza dagli altri membri del gruppo e dagli outsider e una

migliore posizione nella rete della corte che offra maggiore possibilità di

monopolizzare chances di potere distribuite dal meccanismo.

Questa interdipendenza costitutiva si realizza attraverso una

modificazione del quadro di riferimento dell’individuo e il riflesso che

questa modificazione ha sul modellamento del comportamento.

“All’interno del mondo di corte, l’individuo viene osservato sempre

nell’intreccio dei suoi rapporti sociali, come un uomo in rapporto con

altri uomini” (1969a, p. 128). Elias descrive come l’oggettivazione

dell’universo di riferimento sociale dell’individuo produca e riproduca

mutamenti nell’ingegneria del suo comportamento. La dinamica

relazionale della corte si intreccia attraverso forme di osservazione degli

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias39

uomini, forme di descrizione degli uomini, forme di trattamento degli

uomini come “arte di dominio e controllo” del soggetto su di sé.

In questo quadro teorico, Elias descrive meticolosamente le

cerimonie operative del “risveglio del re” (1969a, pp. 97ss). Si tratta di

un meccanismo di operazioni che, nato per strette necessità funzionali al

governo della corte, assume poi le forme di un insieme composito di

processi legati al reciproco riferimento dei soggetti coinvolti. La

ricorsività di alcune procedure, divenute strutture ruotinarie vincolanti e

auto-regolamentate, disegna un processo di relazione fra gesti da cui

emergono dinamiche di prestigio, autentici “simboli della divisione del

potere”. Il gesto comunica la posizione dell’individuo all’interno della

configurazione di corte in una dinamica di equilibrio labile dove possono

emergere potenzialità di cambiamento estremamente differenziate. La

cerimonia si configura attraverso un insieme di attività pratiche ad alto

contenuto simbolico-sociale. Esse rappresentano l’interiorizzazione

individuale di costrizioni sociali vincolanti che modellano il

comportamento dei soggetti e li orientano alla e nella relazione e, al

contempo, una dinamica interna di chances di affermazione che possono

o no aprirsi al soggetto. Mediante le operazioni del “risveglio del re”,

ulteriore testimonianza della scarsa differenziazione tra vita privata e

pubblica del soggetto di corte, anche di quello dotato della più influente

posizione, viene inscenato un processo di reciproco riferimento dei

soggetti dalla cui regolamentazione emerge ancora la tensione continua

tra prossimità spaziale e distanza sociale dei soggetti coinvolti nella

corte.

Il sovrano regolamenta le entrate dei nobili nei suoi appartamenti

come simbolo della loro rispettiva posizione, utilizzando la cerimonia per

cercare di ridefinire l’equilibrio delle loro posizioni. I nobili di corte

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias40

competono per acquisire segnali di chances e posizione di dominio nei

confronti degli altri soggetti. Il sovrano tesse una trama volta a moderare

le tensioni o a utilizzarle ai fini di accumulare prestigio sociale e potere

decisionale, tenendo un profilo di continuo mascheramento delle sue

intenzioni. Il nobile acquisisce capitale simbolico attraverso cui ridefinire

la sua posizione, misurare la qualità della sua esperienza e prefigurare le

sue possibilità future. Nel frattempo emerge una dinamica configurativa

del gioco di corte che diviene sempre più oggetto di riflessione da parte

degli attori coinvolti, assume forma di oggettivazione che si sedimenta e

si accumula nella cognizione dei soggetti contribuendo al modellamento

del loro comportamento.

La dinamica configurativa dell’etichetta e del cerimoniale assume

sempre più carattere autopoietico, divenendo così, per Elias, luogo di

osservazione sociologica delle forme processuali di interdipendenza

proprie del meccanismo di corte. L’importanza del cerimoniale, ciò che

vincola reciprocamente sovrano e nobiltà di corte in un processo di

continuo intreccio tra vincoli e possibilità, è la credibilità esteriore del

potere raggiunta attraverso una forma rituale che disegna al tempo stesso

sia la costitutiva interdipendenza fra gli attori che la differenziazione tra

sovrano e nobiltà (e la credibilità della suo posizione di monopolio) e tra

essa e gli strati outsiders (e la credibilità della sua posizione di prestigio).

Luigi XIV realizza così la possibilità di regnare e governare al

tempo stesso, evitando i pericoli di delega delle funzioni ministeriali, ben

evidenziati dalle precedenti vicende legate al caso del cardinal

Mazzarino, ma vincolandosi totalmente all’organizzazione di corte e

all’interiorizzazione della natura costrittiva del meccanismo su se

medesimo (pp. 177ss). Lo sviluppo di un meccanismo cerimoniale di

corte si comprende alla luce della genesi del processo di accentramento

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias41

del potere politico intorno alla figura di Luigi XIV. Egli diviene un

autentico decision maker fortemente vincolato dalla necessità di

dimostrazione pubblica del suo potere, attraverso i meccanismi

dell’etichetta e del prestigio, e dalla necessità di rappresentazione

simbolica della sua posizione centrale. Il sovrano si ritrova costretto dalla

sovranità14.

Come effetto del reciproco riferimento degli individui e come

risultato di un processo sociale di lunga durata è la dinamica

configurativa a divenire psico e sociologicamente determinante per

comprendere il percorso evolutivo di una rete di soggetti posti in una

specifica costellazione storica. Essa non può essere compresa sul piano

dell’azione di individui separati, né su quello di un sistema strutturato che

prescinda dalla loro specificità, dalla loro situazione e dal loro

radicamento spaziotemporale.

La dinamica configurativa della corte rappresenta un processo di

traduzione in forme dell’interdipendenza sociale fra soggetti coinvolti in

specifiche relazioni spaziotemporali. Essa presenta una determinata

direzione processuale ma risulta sostenuta da continue tensioni latenti

nella relazione che possono o meno tradursi in mutamenti anche

determinanti, sul lungo periodo, per gli effetti organizzativi della stessa

14 “Ogni suo gesto, ogni sua espressione, ogni suo passo erano della massima

importanza, in quanto chances di prestigio, per coloro che gli stavano attorno;monopolizzando le chances per le quali gareggiavano tra loro i numerosissimicortigiani, egli doveva – per non perdere possibilità di governare questomeccanismo – calcolare e organizzare con esattezza la distribuzione di quellechances la cui concessione per lui aveva nello stesso tempo funzione di prestigio edi dominio; e insieme calcolare e organizzare se stesso […]. L’etichetta e ilcerimoniale ai quali sono legati tutti i suoi passi, e grazie ai quali egli mantiene ladistanza dagli uomini che gli si affollano intorno – distanza che deve mantenerenei loro confronti ed essi nei suoi – sono dunque visti come strumenti di sovranità,modi per esprimere la costrizione che la sovranità esercita sul sovrano” (1969a, pp.178-179).

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias42

sulle tipologie di relazione fra i propri elementi. Il modello

configurazionale della corte è così da intendersi come il risultato di

continui processi di integrazione e disintegrazione che trasformano gli

elementi costitutivi e la forma delle loro relazioni. È in base a questo

framework concettuale che Elias definisce il fenomeno socio-

organizzativo della corte come un nuovo “order of complexity” (1969a, p.

325) rispetto alle formazioni precedenti.

Dopo l’attenzione verso la morfogenesi della corte come modello

configurativo, la ricerca di Elias si orienta allo studio dei processi di

trasformazione che la dinamica configurativa genera sui propri soggetti.

L’esempio più interessante è quello della “curializzazione” della nobiltà

guerriera. Si tratta di un processo dentro cui convivono la sedimentazione

di una tradizionale cultura aristocratica legata a uno specifico spazio di

luoghi (la campagna), l’importanza del suo tradizionale universo

materiale (legato alla produzione diretta di mezzi di sussistenza agro-

pastorali) e il radicale sradicamento culturale innescato dall’appartenenza

al modello sociale di corte che implica una trasformazione del

comportamento soggettivo del nobile e a una ridefinizione delle funzioni

proprie del suo gruppo sociale. L’attenzione di Elias ricade sulla

conflittualità intrinseca a questo processo.

La nobiltà viene attratta dallo spostamento dell’equilibrio politico in

favore del sovrano nel mondo di corte, è l’unica scelta che essa può fare,

pena il radicamento nella campagna, il fallimento economico e la

sconfitta nei confronti degli strati borghesi. Attraverso una ridefinizione

delle strategie di azione, il day by day quotidiano sembra convincere i

nobili cortigiani della possibilità di perpetuare la loro autonomia e la loro

distanziazione sociale grazie ai meccanismi di inclusione ed esclusione

propri dell’universo di corte. Nel lungo periodo la dinamica configurativa

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias43

emergente a corte direziona l’organizzazione delle relazioni fra sovrano e

nobiltà nel senso di una radicale curializzazione di quest’ultima con

significativa trasformazione dei suoi modelli di comportamento e del suo

senso di indentità.

La modellizzazione del comportamento del nobile di corte, la sua

necessità di assorbire eterocostrizioni derivanti da una cultura specifica e

riprodurle in autocostrizioni strutturanti uno specifico habitus

comportamentale, diviene occasione per mostrare la dimensione non

pacifica del processo di civilizzazione intrinseco alla corte. Esso non

neutralizza una serie di fenomeni conflittuali connaturati alla crescente

distanziazione soggettiva intrinseca al processo autocostrittivo. Le

dinamiche di autocontrollo del comportamento non soggiacciono

solamente al dominio della natura e degli eventi naturali ma anche al

controllo reciproco fra soggetti coinvolti nell’interdipendenza e al

controllo su se stessi (1969a, p. 302).

È nella globalità di questo processo di percezione della struttura

oggettiva del mondo non solo naturale ma anche sociale e individuale che

Elias intravede le dinamiche di civilizzazione operanti nella

configurazione della corte ma anche la natura conflittuale e labile delle

stesse. Non si tratta solamente delle manifestazioni del “romanticismo

aristocratico” descritte da Elias attraverso una disamina dei sentimenti

nostalgici che emergono dalle lettere personali e dalle testimonianze

artistiche del tempo, dove trasuda un risentimento aristocratico nei

confronti delle costrizioni politiche del meccanismo del prestigio proprio

della corte. Si tratta soprattutto degli effetti che la crescente

differenziazione funzionale e l’emergere dei meccanismi di

coordinamento e integrazione interni alla corte scaricano sui soggetti

ridefiniti a livello di gradi maggiori di coinvolgimento, di

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias44

individualizzazione e controllo del comportamento e di reciproco

riferimento funzionale. La crescente importanza degli strumenti di

controllo del soggetto su di sé e sugli altri comporta lo sviluppo di un

rapporto conflittuale con la realtà mediato dal “mascheramento”, il

proliferare di meccanismi di fuga, la percezione della natura alla lunga

simmelianamente alienante del meccanismo cerimoniale di corte, la

trasformazione della percezione dell’affettività nel senso di una

regolamentazione formale dell’esperienza di rapporto fra i sessi. Si tratta

di segni del processo di reciproca interdipendenza tra modificazioni delle

strutture sociali del comportamento individuale e senso dell’identità e

della diversità fra soggetti. Ma si tratta anche di segni di una chiusura del

soggetto nei confronti del suo orizzonte sociale di esperienza, incapace di

osservare il processo sociale nel quale è coinvolto in una prospettiva

realistica che permetta un distacco cognitivo tale da comprendere la

natura non pianificabile e dominabile delle trasformazioni in cui è

coinvolto. In questo senso, la natura dell’interdipendenza sociale

fondamentale che sostiene la dinamica configurativa della corte non

viene percepita dagli attori coinvolti, dando forma a uno scarso livello di

controllo sul processo. Gli individui si schiacciano gli uni sugli altri per

differenziarsi in maniera ancora più netta, producendo una

“strategification” delle loro relazioni che riflette un modellamento

costrittivo del loro comportamento e che si traduce in un isolamento

reciproco radicale (Szakolczai A., 2000a).

Lo studio di questi processi di trasformazione della dinamica

configurazionale del modello di socialità di corte consentono a Elias di

gettare una prospettiva di riflessione sul percorso evolutivo della corte e

sulla sua traiettoria di crisi. Il carattere esplosivo dei fenomeni sociali

rivoluzionari deve essere compreso attraverso una lente di lungo periodo

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias45

che consenta di visualizzare la dinamica operante nella continua

integrazione e disintegrazione dei centri di potere interni all’universo

sociale di riferimento (1969a, pp. 367ss).

La configurazione di corte ha consentito di assorbire le tensioni fra

gruppi sociali, appartenenti a più universi di riferimento, accentrando le

dinamiche di potere attorno al meccanismo del “rango sociale” e alla

monopolizzazione e distribuzione delle chances nelle mani del sovrano.

Il meccanismo cerimoniale e l’accentramento del monopolio monarchico

soggiace alla condizione di relativa dipendenza di gruppi borghesi

orientati da ethos e meccanismi di status profondamente diversi ma dotati

di “potere sociale” in via di incremento e di grande influenza sui

meccanismi amministrativi e giuridici.

La dinamica configurativa della corte ha consentito di organizzare

queste tensioni multiple, che attraversano anche gli strati differenziati

interni alla nobiltà, grazie a uno specifico meccanismo di governo, basato

su precise dinamiche di inclusione-esclusione. Ma se la struttura elastica

emersa nel periodo di Luigi XIV permette di risolvere i conflitti tra

monarchia, nobiltà e parlamenti (rappresentanti del composito universo

escluso dalla corte), con Luigi XV la corte perde la capacità di assorbire

le dinamiche del moderno conflitto politico, vivo da lungo tempo prima e

attorno al modello di corte. I processi di competizione e conflitto fra

soggetti e strati sociali che strutturano il modello di corte, quelli che

originariamente sono stati governati in maniera strategica, impediscono

la formazione di un’élite cooperativa capace di disegno politico (1969a,

pp. 373). Si liberano risorse e chances per meccanismi policentrici di

regolamentazione della competizione politica. Emergono gli aspetti

propri della moderna società statal-nazionale, in un quadro di

“fluttuazione dell’equilibrio” fra gruppi e strati sociali. Ne è esempio

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias46

illuminante la professionalizzazione degli incarichi pubblici che pian

piano toglie legittimità e utilità alle posizioni privilegiate e ai meccanismi

di ereditarietà basate sulla posizione di prestigio o sulla stretta

consanguineità tipiche degli strati nobiliari.

La dinamica configurativa della corte ormai divenuta rigida, auto-

referenziale e scarsamente controllabile non consente più il reciproco

riconoscimento tra “centri di potere” e “ripartizione effettiva delle

chances” di potere nelle relazioni fra soggetti. La necessità per Luigi XIV

di una politica di apertura a gruppi élitari tradizionalmente esterni alla

corte, la complicazione dei meccanismi di governo, ritornati a forme di

governo amministrativo, dimostra che la “forza sociale latente” dei

diversi gruppi nelle loro dinamiche competitive ha modificato i rapporti

reciproci fra di loro. In queste condizioni non può che aumentare la

probabilità di una trasformazione accellerata delle forme

dell’interdipendenza sociale.

Rimane, in conclusione, una concezione delle istituzioni politiche

come strutture emergenti regolative dei meccanismi di competizione per

chances di potere fra soggetti diversi posti in una costellazione di

radicale interdipendenza che fa del modello di corte una traccia profonda

della modernità europea. Il modello di corte ha contenuto e prodotto per

un lungo periodo di tempo l’impronta evolutiva della modernità europea.

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias47

4. Conclusioni: per una sociologia evolutiva non lineare.

Quello che è sfuggito a buona parte degli studiosi del progetto

sociologico di Elias è il nesso inestricabile da lui perseguito tra

trasformazione delle categorie teoriche in senso evolutivo e mutamento

dei regimi causali della teorizzazione sociologica. È in questo nesso che

riposa la ricerca di una specificità dell’oggetto di indagine della

sociologia e lo sviluppo di appropriati strumenti teorici e pratici di

indagine. Il progetto di una sociologia morfogenetica e processuale volta

a studiare l’evoluzione temporale delle forme dell’interdipendenza

umana si basa sulla necessità di comprendere il fenomeno organizzativo

che emerge dalle costitutive relazioni intersoggettive fra uomini. La

natura dell’oggetto è di tipo squisitamente sintetico. Ciò che viene

indagato non è la proprietà degli elementi ma la forma organizzativa

emergente dalle loro relazioni e la ridefinizione che essa esercita sulla

forma della loro interdipendenza.

L’intreccio tra livelli psicogenetici e sociogenetici nel programma di

Elias è volto al tentativo di comprendere il rapporto continuamente aperto

tra interdipendenze contestuali e locali fra individui e emergenza di

percorsi non pianificati e non intenzionali di evoluzione. L’approccio

strutturale è, in questo senso, decisamente di tipo emergentista e

processuale. Ma questo progetto non può che essere realizzato attraverso

una tecnica epistemologica che non si accontenti di impostazioni

meccanicistiche e lineari volte a spiegare i risultati di macro-

coordinazione sociale attraverso concezioni relazionali di tipo

aggregativo. L’intento di Elias, forse il nucleo più decisivo della sua

strategia programmatica, è quello di dimostrare l’utilità di spiegare la

genesi del fenomeno sociale attraverso il ricorso a un impianto teorico di

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La sociologia morfogenetica e processuale di Elias48

tipo morfogenetico strutturato su una concezione non lineare delle

relazioni processuali che lo sostanziano. È in questa prospettiva che Elias

studia la dinamica configurativa interna al fenomeno socio-organizzativo

ed è in tale prospettiva che diviene utile un approccio sociologico fondato

sull’incorporazione delle temporalità come dimensioni interne ai

fenomeni configurativi. Alle tradizionali metodologie statiche e

comparative che spiegano l’evoluzione sociale in termini di relazioni fra

stati delle variabili e mutamenti quantitativi delle stesse, Elias

contrappone una metodologia sociologica che individua l’evoluzione

sociale attraverso relazioni fra processi temporali e mutamenti qualitativi

delle loro relazioni. Spiegare la genesi di un processo sociale significa

comprendere il modo in cui esso emerge da un insieme di relazioni fra

processi che rappresentano il cuore della “tecnica evolutiva non

pianificata” tipica del fenomeno sociale. La dinamica è quella

dell’intreccio e della compresenza fra processi temporali di durata

differenziata nel definire l’impronta del fenomeno specifico. Se sono

solamente gli individui che si possono vedere in azione, magari anche

attraverso l’utilizzo di oggetti materiali, compito della sociologia è quello

di studiare le forme che organizzano e configurano queste azioni in

specifici spazi e tempi e di indagare la natura simbolica che gli oggetti

materiali contengono come sottoprodotto delle relazioni fra individui.

Vale la pena di sottolineare, in chiusura, come sia possibile

considerare la prospettiva sociologica di Elias uno strumento attraverso il

quale uscire dall’impasse metodologico che caratterizza il dibattito

sociologico, ancora dominato dal conflitto tra teorici dell’azione e teorici

del sistema. Inoltre, essa può essere considerata come un solido

strumento attraverso cui giocare un confronto a tutto campo, in maniera

non passiva, con i paradigmi della complessità emergenti fra scienze

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fisiche e sociali impegnate nel comune studio delle forme di

organizzazione dei fenomeni evolutivi (Wallerstein I., 2000). L’esempio

di Elias dimostra come questi paradigmi non abbiano una genealogia

specifica nel terreno delle scienze fisiche ma siano piuttosto il prodotto

della disseminazione di forme di pensiero critico emerse in sintonia

dentro vari circuiti scientifici.

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