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FLESSO Bianchini Sara Bognolo Matilde Rossi Xandra

FLESSO · grazie alle migliora- ... pografica meccanica, tramite questa appa-13 recchiatura, venivano create delle matrici metalliche in piombo che venivano poi im-

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FLESSO

Bianchini Sara Bognolo MatildeRossi Xandra

INDICEIntroduzione

Campo d’applicazione

Sistema di inchiostrazione

Gruppo stampa

Perchè scegliere la stampa flexo?

Tipi di macchine

Ieri e oggi nella flessografia

Differenze con altri procedimenti

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IntroduzioneLa flessografia o, più brevemente flexo, è un metodo di stampa rotativa diretta, che usa lastre matrici a rilievo di gomma o di materiali fotopolime-rici, detti cliché.Il procedimento fles-sografico è ormai da tempo che ha conqui-stato una sua indi-pendenza, è entrato in attiva concorrenza con gli altri proce-

dimenti di stampa. Osservando attenta-mente il mercato del-le arti grafiche si può osservare che soltanto poche aziende hanno

seguito ed adottato il procedimento flesso-grafico in tutte le sue estese possibilità di applicazione.

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Campod’applicazione

La stampa flessogra-fica, inizialmente uti-lizzata principalmen-te per gli imballaggi, era un tempo nota come stampa all’ani-lina per via del colo-rante impiegato. At-tualmente è utilizzata anche per produzio-ni più impegnative, grazie alle migliora-te caratteristiche dei componenti impie-gati tanto da essere

utilizzata, anche per i quotidiani. La ma-trice è rilievografica, flessibile e morbida, e viene avvolta su di un cilindro. La stam-pa è diretta: il cliché trasferisce l’inchiostro direttamente al sup-porto da stampare gra-zie a una lieve pres-sione esercitata da un cilindro di pressione (kiss printing, stam-pa al bacio).

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Sistemad’inchiostrazione

L’inchiostrazione è applicata da un rullo d’acciaio o ceramico, (rullo Anilox) che si carica di inchiostro con due differenti si-stemi: il primo, per mezzo di un calama-io pieno di inchiostro liquido, mentre una lama (racla) toglie l’eccesso dalla super-ficie del rullo; il se-condo sistema avvie-ne mediante un rullo gommato che, oltre a

pescare l’inchiostro da una bacinella e trasferirlo, funge an-che da spatolatore sul rullo anilox con il quale è a contatto gi-rando ad una veloci-tà inferiore.

All’interno del grup-po stampa, l’inchio-stro si sposta da un rullo all’altro, fino ad arrivare al supporto da stampare, grazie alla diversa tensione

superficiale dei com-ponenti con cui viene a contatto.

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Il cilindro anilox è inciso con diverse cel-lette, da 80 a 500 per centimetro. Un alto numero di cellette favorisce la stampa dei dettagli mentre un basso numero fa-vorisce la stampa dei fondi pieni. Il mate-riale stampabile con la flessografia è molto vario; si possono an-che utilizzare suppor-ti con superficie ruvi-da e poco riflettente come ad esempio i cartoni ondulati.

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Sviluppi: 10" - 20"

Paper width / Larghezza carta: 500 mm

Max speed / Velocità massima: 100m/min

Gruppostampa

Esiste una plastifica-zione da 500 mm ap-plicabile a qualsiasi macchina tipografica o flessografica. L’uni-tà è insieme ad grup-po di inchiostrazione a camera chiusa con sistemi esclusivi di tenuta e regolazione. Il gruppo è dotato di un sistema di distacco automatico del cilin-dro stampa. É com-pleto di tutte le fun-

zioni che permettono una facile e precisa re-golazione della quali-tà di stampa. Il cilin-dro stampa e l’anilox sono facilmente so-stituibili. L’unità di plastificazione è a 2 spalle con sistema ve-locissimo di innesto della seconda spalla, il mandrino porta-bobina è pneumatico ad espansione.Il registro con le altre

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fasi di stampa è assi-curato da ingranaggi di altissima qualità e da regolazioni micro-metriche.

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Perchè sceglierela stampa flexo?

Perché scegliere la stampa flexo? Questo tipo di stam-pa ha il vantaggio di poter essere usata su molti supporti: carta, cartone, plastica, al-luminio ed altri. Per-mette di usare colori ad acqua, a solvente o UV, ha una velocità di stampa molto eleva-ta ed asciuga rapida-mente. Nessun altro processo di stampa

unisce tutte queste caratteristiche, che rendono quindi la stampa flexografica la soluzione più in-dicata per ottenere supporti innovativi che uniscono funzio-nalità e creatività.

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Vari tipi dimacchine flexo

Le macchine flesso-grafiche possono es-sere a foglio (impie-gate ad esempio per la stampa su cartone ondulato) o rotative.

Le rotative flessogra-fiche vengono pro-dotte in tre strutture differenti : in linea, planetarie (o tambu-ro centrale) e stack (a cilindri indipen-denti). Le prime due versioni solitamente stampano su un lato solo, mentre la ver-sione stack consente di stampare, con più combinazioni, sui due lati del supporto.

Le rotative in linea presentano una serie di elementi distinti, uno per colore, con cappe di asciugamen-to fra un elemento ed il seguente, funzio-nanti sia con aria cal-da che con radiazioni infrarosse.

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Le rotative planetarie o satellite sono simili a quelle per la Stam-pa offset e permette di stampare a colo-ri materiali sottili e fortemente deforma-bili mantenendo con una buona precisione di registro. Le rotati-ve stack sono molto simili a quelle pla-netarie, ma al posto del cilindro centrale, hanno un cilindro per ogni unità di stampa (o numero colori).L’asciugamento av-viene in modo simile alla rotocalco dove il materiale stampa-to passa in cappe di asciugamento e soffi di aria calda provoca-no l’ asciugamento.

Possono essere impie-gati sia inchiostri a base d’acqua che in-chiostri a base di sol-vente.

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Ieri e ogginella flessografia

Compensato e Pressofusione:È stata una delle pri-me lavorazioni per la produzione di im-pianti flexografici, il soggetto veniva rita-gliato a mano su una lastra di compensa-to con un traforo, successivamente si accoppiava con un sottilissimo foglio di zinco ed un altro fo-glio di compensato,

ottenendo così una matrice, successiva-mente tramite pres-sofusione veniva fusa la gomma all’interno ottenendo così il Cli-chè.

Linotype e PressofusioneLa Linotype fu la prima macchina per la composizione ti-pografica meccanica, tramite questa appa-

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recchiatura, venivano create delle matrici metalliche in piombo che venivano poi im-presse su un suppor-to di cartoncino cre-ando così la matrice per la pressofusione della gomma da cui si ricavava il Clichè.

Zinco, Polvere fenolica e PressofusioneLa tecnica per la cre-azione di clichè con polvere fenolica è un processo molto ela-borato; La lastra di zinco viene cosparsa di una sostanza foto-sensibile, accoppiata ad una pellicola nega-tiva e fotoesposta. La lastra di zinco veniva

poi trattata con acido che corrodeva la la-stra non esposta alla luce, ottenendo così una matrice in zinco Positiva. La lastra o parti venivano poi in-serite in un supporto e coperte di polvere Fenolica. Tramite un apposito trattamen-to la polvere fenolica si induriva creando una matrice negativa di Bachelite, utile per la pressofusione della gomma e quindi alla creazione del Clichè in gomma.

Magnesio, Cartoncino e PressofusioneSimile alla tecnica con polvere fenolica, la lastra di magnesio

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veniva fotoesposta e trattata così da otte-nere un clichè di ma-gnesio Positivo, tra-mite pressione veniva creata una matrice su cartoncino con cui si eseguiva la Presso-fusione della gomma generando così il Cli-chè.

Matita copiativa e Gomma da intaglioÈ una tecnica com-pletamente manuale ed artistica; Il sog-getto veniva dappri-ma riprodotto su un foglio traslucido con una matita copiati-va, successivamente accoppiato alla lastra di gomma cosparsa di una sostanza che per-

metteva il trasferi-mento dell’immagine sulla gomma. Si otte-neva così una gomma con disegnato il sog-getto. Con una note-vole abilità manuale, si intagliava la gom-ma seguendo il dise-gno e asportando la gomma superflua così da ottenere il Clichè. Annoveriamo nel no-stro Team personale che eseguiva questa tecnica altamente qualificata.

Lastra in Fotopolimero (analogico)Le prime lastre in fo-topolimero per flexo-grafia furono prodot-te da Asahi, la tecnica

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con lastre di fotopoli-mero era inizialmen-te molto diversa da oggi, (tuttora usata) i risultati erano co-munque limitati dai materiali e i soggetti erano perlopiù tratti, l’utilizzo dei Clichè era limitato agli im-ballaggi con grafica semplice e testi. La lastra in fotopolime-ro veniva accoppiata ad una pellicola in negativo e fotoespo-sta, il materiale non esposto alla luce veni-va eliminato tramite una lavaggio con del solvente , il tutto ve-niva poi fatto stabi-lizzare e asciugato in forni. Si ottenevano così i primi clichè in

fotopolimero solido. Resina, fotopolimero liquidoLa creazione di im-pianti stampa flexo-grafici con fotopoli-mero liquido apparve successivamente al fotopolimero solido, tutt’oggi viene utiliz-zato (sempre più rara-mente) e permette la realizzazione di spes-sori elevati. Il fotopo-limero liquido viene applicato in un piano e accoppiato ad una pellicola negativa per poi essere fotoespo-sto; il materiale non esposto alla luce vie-ne eliminato trami-te una lavaggio con del solvente , il tutto viene stabilizzato e

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asciugato in forni. Si ottengono così clichè flexografici .

Fotopolimero digitale (CTP)L’avvento recente dei fotopolimeri di-gitali ha rivoluzio-nato per l’ennesima volta la realizzazione di clichè flexografici, Il fotopolimero è già in origine coperto da uno strato di mate-riale che non permet-te la fotoesposizione, viene posto in un ci-lindro e tramite laser lo strato superficiale viene abraso ripro-ducendo il soggetto direttamente sulla lastra. La lastra vie-ne poi fotoesposta e

stabilizzata , il mate-riale non esposto alla luce viene eliminato tramite una lavaggio con del solvente e poi asciugato in forni.

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La differenza fonda-mentale fra i diver-si procedimenti di stampa si basa essen-zialmente sulla forma da stampa utilizzata.

Nella tipografia e nel-la flessografia le par-ti stampanti sono in rilievo, nella stampa offset le parti stam-panti e quelle non stampanti si trova-no sullo stesso piano,

Differenze conaltri procedimenti

nella stampa incavo-grafica le parti stam-panti stanno al di sotto del piano della forma. Nella stampa tipografica, in quelle offset ed in quella se-rigrafia, le gradazioni tonali vengono ripor-tate mediante pun-ti di retino di varia grandezza; l’immagi-ne viene quindi pre-viamente scomposta in punti di retino per

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la sua produzione. A seconda che questi siano di maggiore o minore dimensione sihanno parti d’imma-gine più chiare o più scure.

Per contro, nella stampa rotocalco o in-cavografica, l’inchio-stro da stampa vie-ne trasferito da celle che possono essere di uguale grandezza ma diversa profondità il che significa che ven-gono stampati diffe-renti spessori di in-chiostro.

La stampa offset è un procedimento di stampa superficia-le nel quale le parti

stampanti e quelle non stampanti sono praticamente dispo-ste sullo stesso piano. Come forma da stam-pa vengono utilizza-te lastre metalliche preventivamente sot-toposte ad un proce-dimento di sensibiliz-zazione alla luce. Le parti stampanti risul-tano ricettive per ilgrasso e per l’olio e sono perciò idrofobe (ossia rifiutano l’ac-qua), mentre nelle parti non stampanti avviene il contrario e sono perciò idrofi-le. Il fenomeno del-la stampa è quindi un’interazione fra gli inchiostri da stampa, che contengono olio, e

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l’acqua; in altre paro-le il procedimento di stampa superficiale si basa sul contrastante comportamento fisi-co di sostanze che ac-cettano l’inchiostro e sostanze che lo rifiu-tano, su una lastra da stampa.

Nella stampa in roto-calco le immagini ed i caratteri sono forma-ti attraverso alveolidi diversa dimen-sione e profondità, che vengono formati mediante incisione meccanica, mediante asportazione di ma-teriale da un cilindro di rame.

FINE

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