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Commissione europea FONDO SOCIALE EUROPEO Investiamo nelle persone da 50 anni

FONDO SOCIALE EUROPEO · che attive del mercato del lavoro a vantaggio di ogni ceto sociale. Il Fondo aiuta le persone a seguire corsi di aggiornamento per nuove mansioni o a cercare

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Commissione europea

FONDO SOCIALE EUROPEOInvestiamo nelle persone da 50 anni

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FONDO SOCIALE EUROPEOInvestiamo nelle persone da 50 anni

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Un ringraziamento speciale al team di GOPA-Cartermill che ha contribuito alla realiz-zazione del presente documento per conto della direzione generale per l’Occupazione,gli affari sociali e le pari opportunità:Julian Hale (autore), Jernett Karensen (editore) e Sylvie Giraudon (project manager)nonché Jean Oost di MADE IN V. per la direzione artistica.

Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee, 2007

ISBN 92-79-03363-8

© Comunità europee 2007

Riproduzione autorizzata con citazione della fonte.

Printed in Germany

STAMPATO SU CARTA SBIANCATA SENZA CLORO

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PREMESSALa Commissione europea collabora attivamenteda oltre mezzo secolo con gli Stati membrinell’intento di offrire ai cittadini le opportunitàper migliorare le prospettive professionali. IlFondo sociale europeo (FSE), sin dalla sua istitu-zione nel 1957, ha aiutato milioni di persone, enon solo nell’agricoltura e nell’industria, maanche nel settore dei servizi che oggi accoglie lamaggior parte dei posti di lavoro.

Il Fondo è diventato un elemento permanente della strategia per l’occupa-zione dell’Unione europea, assumendo sempre maggiore importanza colpassare degli anni e passando da circa l’1 % del bilancio complessivo dellaComunità nel 1970 al 10 % attuale. Il Fondo ha retto nel tempo, ma soprat-tutto ha dimostrato di sapersi adattare alle mutevoli condizioni sociali eoccupazionali, e spesso persino di poterle anticipare.

Oggi, il Fondo sociale europeo consente agli Stati membri di attuare politi-che attive del mercato del lavoro a vantaggio di ogni ceto sociale. Il Fondoaiuta le persone a seguire corsi di aggiornamento per nuove mansioni o acercare lavoro per la prima volta. Si dedica inoltre ai gruppi più vulnerabilinella società, effettivamente o potenzialmente esclusi socialmente, e forni -sce loro opportunità di inserimento o reinserimento nel mondo del lavoro.

Un lavoro può rappresentare una differenza fondamentale nella soddisfa-zione della vita. E questo vale sia per gli uomini sia per le donne. Tra le sto-rie di maggior successo del Fondo sociale europeo troviamo l’aiuto dato alledonne per trovare il primo posto di lavoro o per reinserirsi nel mercatooccupazionale dopo una pausa dalla carriera lavorativa e per raggiungereuna posizione di parità con gli uomini sul luogo di lavoro. Nel 1970, ledonne rappresentavano poco meno di un terzo della popolazione occupa-ta, mentre oggi la percentuale si avvicina al 50 %.

Numerose sfide attendono al varco l’Unione europea, dalla globalizzazionealle nuove tecnologie, dall’invecchiamento della popolazione alla ricerca einnovazione. Per affrontarle occorre una forza lavoro altamente specializza-ta e, in tal senso, il Fondo sociale europeo è un elemento determinante.

Vladimír ŠpidlaCommissario responsabile per l’Occupazione, gli af fari sociali e le pari opportunità

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Le azioni del Fondo mettono le persone al primo posto, aiutandole ad adat-tarsi alle nuove richieste del mutevole mercato del lavoro. A tutti deve esse-re data la possibilità di contribuire a un’Unione europea prospera: donne euomini, giovani e anziani, persone di origini e gruppi etnici differenti, di -sabili e altri gruppi svantaggiati.

La Commissione europea continuerà a lavorare di concerto con gli Statimembri per garantire crescita e posti di lavoro nell’intera Unione europea(UE) e ad utilizzare il Fondo sociale europeo per investire nelle persone. Ècon grande piacere, pertanto, che presento questa storia di 50 anni di inve -stimento nel capitale umano, costellata di grandi successi, e mi auguro cherappresenti una preziosa fonte di ispirazione.

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SOMMARIO

L’EUROPA DEL DOPOGUERRA — Un continente in movimento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

1970-1979 — Gli anni delle difficoltà finanziarie. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 13

1980-1989 — Un decennio di cambiamenti nel mercatoe di nuove esigenze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19

1990-1999 — L’Europa e la sfida della globalizzazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

2000-giorni nostri — Verso un’economia basata sulla conoscenza . . . . . . . . . 37

Celebrare 50 anni di investimento nelle persone . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47

ALLEGATI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53

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L’EUROPA DEL DOPOGUERRA

Un continente in movimento

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LA RICOSTRUZIONE DELL’EUROPA DOPO LA SECONDAGUERRA MONDIALE

Dopo le gravissime perdite umane subite dall’Europa durante la secondaguerra mondiale, il continente imbocca la strada della ricostruzione e dellaripresa. Nel 1951, sei anni dopo il termine del conflitto, sei paesi (Francia,Germania Ovest, Italia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) siglano il trat-tato di Parigi e costituiscono la Comunità europea del carbone e dell’ac-ciaio (CECA) per garantire una gestione in comune di queste materieprime, fondamentali dal punto di vista militare. L’obiettivo primario è diimpedire nuovi conflitti nel continente.

GLI ALBORI DEL FONDO SOCIALE EUROPEO

Negli anni successivi alla guerra, l’Europa riceve aiuti dagli Stati Unitiattraverso il programma per la ricostruzione dell’Europa, noto come PianoMarshall, con l’obiettivo di ricostruire le proprie infrastrutture, ma ancheagevolare i settori dell’istruzione e la formazione. Le industrie car-bosiderurgiche presentavano infatti problemi particolari poiché, dopo ilconflitto, se ne erano dovute ridurre le dimensioni. Il trattato CECA, tra isuoi risultati, istituisce un fondo con l’obiettivo di aiutare i lavoratoridell’industria carbosiderurgica ad acquisire una serie di competenze pro-fessionali per tenere il passo con l’ammodernamento industriale, con laconversione verso nuovi tipi di produzione o, in mancanza di ciò, per con-sentire loro di cercare lavoro in altri settori o in altre zone geografiche.Questo fondo, noto come il Fondo CECA per la riqualificazione e il rein-serimento dei lavoratori, è stato il precursore del Fondo sociale europeo(FSE).

Nel 1957, il trattato di Roma istituisce la Comunità economica europea(CEE) e con essa il FSE che, da subito, diviene parte integrante dellavisione europea. Il FSE è costituito per migliorare le opportunità lavora-tive nella Comunità promuovendo l’occupazione e aumentando la mobi -lità geografica e occupazionale dei lavoratori. La gestione del FSE è affida-ta alla Commissione, assistita dal comitato FSE composto, oggi come allo-ra, in maniera paritetica di rappresentanti dei governi, delle organizzazionisindacali e dei datori di lavoro.

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Nelle sue primissime fasi, il FSE è uno strumento per «compensare» laperdita del posto di lavoro. Attraverso assegni di riqualificazione a brevetermine, aiuta i lavoratori dei settori oggetto di ammodernamento o con-versione a nuovi generi di produzione. Agevola altresì il reinserimento deisenza lavoro che avevano lasciato la regione di appartenenza per cercareun posto altrove. Il FSE è destinato a tutti i settori, eccetto l’agricoltura, epertanto ha un impiego ben più ampio rispetto a quello del Fondo CECA.

CONTRASTARE LE MIGRAZIONI E LA DISOCCUPAZIONE

Negli anni cinquanta e sessanta, i livelli di occupazione nella Comunitàeconomica europea sono talmente alti che la disoccupazione è ritenuta unfatto eccezionale. Essa riguarda essenzialmente i giovani, nel loro passag-gio dalla scuola alla vita lavorativa, e per brevi periodi anche gli altri lavo-ratori che però, dopo un corso di riqualificazione possibile anche grazie alFSE, rientrano nel mercato del lavoro. Nel 1957 vi sono 70 milioni di per-sone occupate, e solo 2,6 milioni di disoccupati, il che equivale a un tassodi disoccupazione appena superiore al 3,5 %.

La principale eccezione è l’Italia, che con i suoi quasi 1,7 milioni di personesenza lavoro ha circa i due terzi dei disoccupati dell’intera CEE. I lavora-tori italiani delle regioni del Mezzogiorno, prevalentemente agricole, moltopovere e con una disoccupazione endemica, emigrano alla ricerca di lavoro

nelle regioni industrializzate dell'Italia del nord eall’estero. Tra il 1955 e il 1971, ben 9 milioni

di lavoratori lasciano l’Italia meridionale.Allo stesso modo, benché all’epoca la

Spagna non fosse ancora uno Statomembro della CEE, tra il 1950 e il1970, oltre un milione di spagnolilascia l’Andalusia, nella Spagnameridionale, per recarsi nel cuoreindustriale del paese, la regionesettentrionale della Catalogna.

Molti italiani vanno in Belgio aseguito dell’accordo governativo del

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1946, in base al quale lavorano nelleminiere della Vallonia in cambiodell’impegno del Belgio difornire carbone all’Italia. Diconseguenza, nelle prime fasidel Fondo sociale europeo, ilavoratori italiani sono stati imaggiori beneficiari delleindennità di riqualificazionee reinserimento.

Un altro paese che ricorreregolarmente al Fondo è laGermania Ovest, la quale lo uti-lizza per riqualificare persone chehanno subito infortuni sul lavoro.

Nei primissimi anni, i governi della CEEricorrono al Fondo per affrontare problemi a livello nazionale. La Com-missione accoglie automaticamente le richieste. Manca una strategia euro-pea generale e quindi le risorse sono assegnate a una vasta gamma di pro -getti ad hoc piuttosto che utilizzate in maniera strategica.

Il Fondo, ad ogni modo, fornisce un primo esempio di regola per i finan -ziamenti comunitari, tuttora valida: al finanziamento CEE deve corrispon-dere un uguale finanziamento nazionale. Una volta approvato, il finanzia-mento viene convogliato in progetti di riqualificazione e reinserimentogestiti a livello governativo e messi in atto dal settore pubblico. In questoperiodo le imprese private non prendono parte al FSE.

L’impatto del Fondo si fa sentire immediatamente: tra il 1960 e il 1973, se -condo alcune stime, 1 milione di lavoratori è aiutato a rientrare nel mondodel lavoro. È un periodo in cui l’economia europea prospera, stimolatadalla ricostruzione e spinta dai bassi costi del petrolio.

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L’EVOLUZIONE FAVOREVOLE RENDE NECESSARIAUNA NUOVA FORMA DI FSEIl numero di candidature aumenta rapidamente e il Fondo rimane vittimadel proprio successo. Ben presto il denaro si esaurisce e, pertanto, occorreassegnarlo e utilizzarlo in maniera più efficiente.

Negli anni cinquanta e i primi anni sessanta l’occupazione raggiunge livel-li molto alti, ma alla fine degli anni sessanta inizia una riflessione sulla realedisponibilità di posti di lavoro per tutti. Nel 1969, i governi della CEE siriuniscono per la conferenza dell’Aia concernente la necessità di riformareil Fondo nel quadro delle iniziative tese a livellare le rispettive politichesociali. Si prepara così il terreno per la prima riforma del FSE, nel 1971.

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1970-1979Gli anni delle difficoltàfinanziarie

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Gli anni settanta (in particolare con la crisi petrolifera del 1973) vedono unrallentamento dell’economia europea e segnano la fine di un periodo, tal-volta denominato l’Età dell’oro della crescita economica in Europa. Quan-do nel 1973 i prezzi del petrolio salgono alle stelle, dopo che l’OAPEC(Organizzazione dei paesi arabi esportatori di petrolio) interrompe la for-nitura di petrolio ai paesi che hanno dato il loro appoggio ad Israele nellaguerra con Egitto e Siria, l’intera economia viene colpita, compresa l’occu-pazione. La crisi energetica del 1979 non fa che aggravare la situazione.

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LE REGIONI PIÙ POVERE RICEVONO ASSISTENZA

La prima riforma del Fondo sociale europeo, nel 1971, cerca di orienta-re il finanziamento verso categorie e gruppi specifici di persone. Aumen-ta inoltre il denaro a disposizione e la dotazione di bilancio del nuovoFondo, nel 1972 e 1973, supera l’importo complessivamente stanziato neiprecedenti 12 anni.

Nel 1973, Regno Unito, Danimarca e Irlanda aderiscono alla CEE. Sicompie così il primo allargamento, con il passaggio da sei a nove Statimembri. Mentre ci si prepara all’ampliamento, i capi di Stato o di gover-no dei nove paesi si incontrano a Parigi nell’ottobre 1972 e convengonosulla necessità di affrontare gli squilibri regionali e strutturali nello svilup-po economico. Tre anni dopo, nel 1975, nasce il Fondo europeo di svi-luppo regionale (FESR), con il compito di sostenere le regioni in diffi-coltà a causa di ristrutturazione o cambiamento industriale. L’idea di baseè che i due fondi lavorino in parallelo: il FSE aiutando le persone di tuttal’Europa ad acquisire nuove competenze e il FESR concentrandosi sullosviluppo dell’infrastruttura nelle regioni rimaste indietro. Collettivamen-te, i due fondi sono denominati «Fondi strutturali».

DEDICARSI AI BISOGNI DI GRUPPI SPECIFICI

Negli anni settanta, il FSE si apre a una più ampia selezione di dipenden-ti. L’agricoltura stava cambiando e bisognava concedere sostegno ancheai contadini e ai braccianti che l’abbandonavano; questi diventanoammissibili nel 1972. Allo stesso modo, le prime strutture del commer-cio globale trasformano il settore tessile da un comparto a uso intensivodi manodopera a un comparto a uso intensivo di capitale; i lavoratori deltessile devono apprendere nuove competenze sia per rimanere nel setto-re che per passare a un altro posto di lavoro. Di conseguenza, nel 1975il FSE diviene disponibile anche per questo settore.

Il FSE si è già dedicato al reinserimento degli emigranti, nei suoi primidecenni, ma negli anni settanta questo sostegno si amplia per aiutare lepersone a risolvere i problemi pratici affrontati quando trovano lavoro inun altro paese della CEE. I lavoratori sono aiutati a sostenere i costi

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dell’apprendimento della lingua del posto e ricevono consigli per adattar-si, con le loro famiglie, alle nuove condizioni di vita e di lavoro. L’amplia-mento del FSE permette altresì di sostenere studi preparatori e progettipilota innovativi per testare nuove idee e prassi.

Negli anni settanta aumenta costantemente la disoccupazione giovanile.Verso la fine del decennio, il FSE riceve un numero sempre maggiore dirichieste di assistenza per giovani con scarse qualifiche. Le richiesteammissibili superano di oltre cinque volte il budget a disposizione. Il FSEreagisce prontamente e concentra il sostegno sulle attività di assunzionee occupazione dei giovani. Gli aiuti per l’assunzione devono far acquisi-re ai giovani un’utile esperienza di tipo lavorativo o agevolarli nella lororicerca di un’occupazione stabile.

Nel 1977 la Commissione osserva che negli ultimi quattro anni la disoc-cupazione giovanile è più che raddoppiata: nella Comunità europea sonosenza lavoro circa 2 milioni di giovani con meno di 25 anni. Una quali-fica professionale o un titolo universitario assumono sempre più impor-tanza per la ricerca di un impiego. I giovani privi di queste qualifiche, ocon qualifiche non rispondenti alle esigenze del mercato del lavoro,incontrano sempre maggiori difficoltà a trovare lavoro. Per il FSE, per-tanto, i giovani disoccupati diventano un gruppo prioritario.

È all’incirca in quest’epoca che il FSE inizia a prendere sempre più inconsiderazione la posizione delle donne nel mercato del lavoro; questesvolgono un ruolo man mano crescente nel luogo di lavoro e, pertanto,il FSE aumenta il sostegno concesso a donne che hanno perso l’impie-go, intendono inserirsi nel mercato del lavoro per la prima volta o ritor-narvi dopo una pausa dalla carriera professionale. Il Fondo comincia aoccuparsi anche di altri gruppi specifici, come i disabili e i lavoratorianziani (50 anni e più).

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VERSO UNA STRATEGIA COMUNEDELLA COMUNITÀ EUROPEA

Il FSE inizia così a definire un approcciopiù personalizzato ai diversi gruppi tar-

get ma, al contempo, appare evidentel’impossibilità di continuare a lavo -

rare esclusivamente con gli orga-nismi pubblici. Bisogna coinvol-gere i datori di lavoro e leorganizzazioni sindacali e, permeglio dire, le singole azien-de. Si crea di conseguenzauna forma di partenariatopubblico/privato che peròdetermina un altro impor-tante cambiamento nelmodus operandi del Fondo.

In precedenza, gli Statimembri avevano attuato iprogetti ricevendo il finan-ziamento solo in seguito.Ora, con un maggiore acces-

so al Fondo, occorre un mec-canismo di approvazione pre-

liminare che, una volta operati-vo, determina significativi cam-

biamenti: per prima e più impor-tante cosa, avvia un processo gra-

zie al quale, in futuro, la Commissio-ne e gli Stati membri definiranno le

priorità comuni nella CEE e stanzierannogli importi per affrontarle. In altre parole, si

delinea una metodologia strutturata per razio-nalizzare l’impiego del denaro e massimizzare l’ef-

ficacia degli interventi finanziati dal FSE.

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Le modifiche non si fermano qui, però, e al nuovo meccanismo di appro-vazione preliminare e alla metodologia più strutturata si affiancano maggio-ri controlli per verificare il corretto impiego dei finanziamenti del FSE. Diconseguenza, per gli Stati membri, la Commissione e le organizzazioni chefruiscono dei finanziamenti, le procedure diventano più complesse. Tuttoquesto, inevitabilmente, determina l’aumento delle pratiche burocratiche.

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1980-1989Un decennio di cambiamenti nel mercato e di nuove esigenze

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Gli anni ottanta segnano un periodo di importanti cambiamenti per leeconomie europee. L’inizio del decennio porta una nuova contrazionefinanziaria, a seguito della crisi energetica del 1979, seppure meno gravedi quella affrontata agli inizi del decennio precedente. I capi di Stato odi governo europei riconoscono che una maggiore cooperazione econo-mica e finanziaria consentirebbe all’Europa di affrontare meglio situa-zioni critiche analoghe.

Le prime fondamenta di ciò che, in seguito, sarebbe diventata l’unionemonetaria erano già state gettate nel 1979, con l’introduzione dell’ecu, ilprecursore dell’euro. L’ecu serviva da moneta virtuale alla quale eranoagganciate le divise nazionali, limitando in tal modo l’instabilità dellefluttuazioni valutarie.

Nel 1981, la Grecia aderisce alla Comunità europea, seguita nel 1986 da Spagna e Portogallo. L’anno successivo, il 1987, l’entrata in vigoredell’Atto unico europeo dà un forte impulso al mercato unico europeo.

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I 12 membri della Comunità puntano decisamente verso politiche emercati finanziari maggiormente unificati.

Anche le industrie europee sono sottoposte a mutamenti: negli anniottanta inizia infatti la transizione dall’era industriale all’età dell’informa-zione. I settori tradizionali, quali le industrie siderurgiche, manifatturie-re e cantieristiche sono in declino, mentre compaiono le prime oppor-tunità offerte dalle nuove tecnologie, in particolare nel settore dei servi-zi, che comportano una forte richiesta di lavoratori specializzati.

La disoccupazione è ancora alta. Nel quadriennio dal 1979 al 1983 rad-doppia il numero di disoccupati nella Comunità europea, passando da 6a 12 milioni. In quasi tutti gli Stati membri la disoccupazione giovanileoltrepassa il 25 %. Ma ancora più grave, si diffonde sempre più la disoc-cupazione di lunga durata (un anno o più).

FORMAZIONE ALLE IT: IL FSE RISPONDE ALLE RICHIESTEDEL MERCATO

Per il FSE, questo cambiamentoindustriale rappresenta una sfidaenorme. Agli inizi del decennio,viene presa una decisione lungimi-rante: utilizzare il FSE per la for-mazione alle nuove tecnologie.Un’importante modifica, introdottanel periodo di finanziamento 1983-1988, fa sì che una persona riquali-ficata non abbia più l’obbligo dilavorare in un impiego correlatoalla formazione seguita, nei 6 mesisuccessivi a tale formazione. Siviene così a rispecchiare la realtà diun mercato del lavoro in costantecambiamento e il Fondo può impar -tire la formazione in tutte le areedell’economia. L’obiettivo è digarantire ai beneficiari una serie dicompetenze che permettano lorodi trovare lavoro più facilmente indifferenti settori.

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L’industria cerca in tutti i modi di trovare giovani specializzati in setto-ri come elettronica, ingegneria e tecnologia dell’informazione. Le duepriorità del FSE diventano la formazione professionale (metà dellaquale in forma di tirocinio) e corsi di formazione alle nuove tecnologie.Queste nuove tecnologie entreranno ben presto nella quotidianità, sulluogo di lavoro, e il FSE affronta immediatamente questa esigenza.

AIUTARE LE REGIONI PIÙ POVERE A METTERSI ALLA PARICON QUELLE PIÙ FIORENTINei tre nuovi Stati membri che aderiscono negli anni ottanta (Grecia,Portogallo e Spagna) l’agricoltura è ancora il settore dominante e il red-dito pro capite è sensibilmente inferiore alla media CE. Nel 1983, si deci-de che il finanziamento del FSE dovrà essere convogliato verso le regio-ni più bisognose. Ciò determina un aumento delle richieste di finanzia-mento e nel 1988 si procede a un’ulteriore riforma del FSE per assisteremeglio le regioni in ritardo (riducendo così gli squilibri tra regioni ricchee regioni povere) e soddisfare il crescente numero di richieste.

Oltre la metà dei finanziamenti del FSE va a progetti per far crescerel’occupazione nei paesi e nelle regioni più povere, come la Grecia, i ter-

ritori francesi d’oltremare, l’Irlanda, il Mezzogior-no d’Italia e l’Irlanda del Nord. Quando Spagna ePortogallo aderiscono alla Comunità europea,

nel 1986, a questo gruppo siaggiungono anche regioni

come l’Andalusiae le isole

Canarie,nonchél’intero

Portogallo.

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DISOCCUPAZIONE GIOVANILE E PRESENZA FEMMINILENEL MERCATO DEL LAVORO: UNA PRIORITÀ NELL’AGENDADEL FSE

Alla fine degli anni settanta la disoccupazione giovanile è sempre più moti-vo di preoccupazione, ma il problema persiste anche nel decennio succes-sivo, man mano che l’Europa procede verso una maggiore integrazione.La necessità di una maggiore specializzazione della manodopera faaumentare la richiesta di formazione permanente e il FSE risponde a taleesigenza. I finanziamenti vengono orientati verso i giovani con scarse pro-spettive lavorative a causa di una formazione professionale assente o ina-deguata, nonché verso i disoccupati di lunga durata. Il Fondo si interessaanche degli studenti che abbandonano la scuola in anticipo, poiché moltigiovani lasciano la scuola prematuramente o senza alcuna qualifica.

La situazione femminile nel mercato del lavoro continua a essere unaquestione importante. Il conso-lidamento del quadro normati-vo in materia di uguaglianza(definito nel trattato di Roma)negli anni settanta comincia adare i primi risultati. Il FSEsvolge un ruolo centrale nonsolo aiutando le donne a inse -rirsi nel mondo del lavoro maanche affrontando gli stereotipidi genere che rendono più diffi-coltoso trovare un impiego. Nel1988, la riforma del FSE sotto-linea l’importanza di integrare«le donne nelle posizioni in cuisono sostanzialmente sottorap-presentate». Il FSE sostienequest’obiettivo finanziando pro-grammi di formazione speciali -stica per tali cariche, nonchésostenendo azioni destinate ad

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assistere le donne nelle situazioni di importanti licenziamenti o a miglio-rarne le possibilità di ottenere un lavoro più qualificato.

NASCE IL MERCATO UNICO E IL FSE SI SOTTOPONEA UNA NOTEVOLE RIFORMA

Il FSE ha una funzione fondamentale nel percorso di completamento delmercato unico, negli anni novanta, garantendo a tutti i cittadini e a tutte leregioni della Comunità la possibilità di fruire dei vantaggi man mano assi-curati dal mercato interno. La creazione del mercato unico origina la libe-ra circolazione di merci, servizi, persone e capitale.

Nel tempo, le dimensioni del Fondo sono aumentate considerevolmente,ma con esse anche il relativo lavoro amministrativo. Arrivano migliaia dirichieste in tutte le lingue comunitarie e diventa difficilissimo selezionare i

progetti migliori. Per ciascun progettoFSE, gli Stati membri devono presentareuna candidatura alla Commissione chedeve valutarle tutte e quindi approvarequelle meritevoli. La gestione del FSE sifa sempre più lenta e complicata, tantoper gli Stati membri quanto per la Com-missione.

Questo aumento di dimensioni e impor-tanza rende necessaria una riforma delFSE, con l’avvio di relazioni maggior-mente cooperative tra Stati membri eCommissione. Il cambiamento dovrebberispecchiare il fatto che i fondi dellaComunità europea contribuiscono allepolitiche essenzialmente definite neicontesti nazionali degli Stati membri.

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Questa riforma del FSE prende il via nel 1988. L’idea di base intende assi-curare al Fondo una programmazione a più lungo termine, per migliorar-ne l’efficacia. Si passa perciò da progetti (singoli) condotti nei contestinazionali a iniziative pluriennali programmate di concerto tra Stati mem-bri e Commissione. Un forte impulso a questa programmazione a lungotermine del FSE e delle politiche nazionali in materia di occupazione, nel1988, lo dà la decisione della Comunità di passare da una pianificazione dibilancio annuale a una prospettiva di budget a medio termine (1988/1989-1993). La Commissione e gli Stati membri, in tal modo, hanno la certezzadi una disponibilità di fondi per l’intero periodo e possono varare tranquil-lamente programmi pluriennali.

Gli Stati membri e la Commissione coordinano e pianificano insieme ilprogramma di spesa del FSE. Gli Stati membri convengono di scambiarsidati e strategie sull’occupazione, in modo che il FSE possa integrarsimeglio nelle politiche nazionali per il mercato del lavoro. A seguito dellariforma, il FSE si avvicina maggiormente alle esigenze di regioni e Statimembri.

Il FSE concentra quindi le proprie azioni sui più bisognosi, si tratti diregioni o di gruppi di persone. La riforma consolida altresì il principio inbase al quale i fondi comunitari vanno a completare le iniziative naziona-li. Da ultimo, ma altrettanto importante, il FSE aumenta il proprio pesofinanziario.

A questo punto va fatta notare la pura e semplice portata degli aiuti delFSE alle strutture degli Stati membri competenti per l’occupazione. Com-plessivamente, si stima che oltre 2 milioni di persone all’anno hanno acqui-sito qualifiche professionali o trovato lavoro grazie al Fondo.

L’Europa si appresta ad entrare nell’ultimo decennio del millennio e lasocietà —– con tutte le sue ambizioni —– subisce notevoli mutamenti. Laproduzione industriale è in declino mentre il settore dei servizi è in asce-sa. La Comunità europea inizia un cammino verso l’effettivo mercatointerno e si intravedono già le prime forme di quella che in seguito saràchiamata globalizzazione. Il FSE contribuisce in maniera significativa aridurre gli effetti negativi per i cittadini e li aiuta ad adattarsi a questomondo in cambiamento.

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1990-1999 L’Europa e la sfida della globalizzazione

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Gli anni novanta sono segnati dal rapidoavanzamento della globalizzazione dopo lafine della guerra fredda. La caduta del murodi Berlino nel 1989, l’unificazione della Ger-mania e il crollo del comunismo modificanosensibilmente l’Europa. Altri importantisviluppi, per il continente, sono il completa-mento del mercato unico nel 1992, i trattatidi Maastricht e Amsterdam, l’allargamentodella Comunità che, con l’adesione di Au -stria, Finlandia e Svezia, conta ora 15 Statimembri. L’UE avvia inoltre i negoziati diadesione con i paesi dell’Europa centrale eorientale, nonché Malta e Cipro.

Questo decennio, soprattutto agli inizi, ècaratterizzato dalla recessione economica; ilcrollo delle borse azionarie nel 1987, l’au-mento del prezzo del petrolio dovuto allaguerra del Golfo (1990-1991) e la riunifi-cazione tedesca comportano costi inaspet-tatamente elevati. Il tasso di disoccupazionerimane sul 10 %. Nel 1994, sono senza lavoro18,7 milioni di persone, e molti sono giovani.

Si afferma il concetto di «crescita senzalavoro» —– crescita economica ma con alti livelli di disoccupazione —– e diventa semprepiù una preoccupazione per gli Stati membri.

Proseguono gli sviluppi tecnologici deldecennio precedente e i personal computerentrano definitivamente nelle case e neiluoghi di lavoro. L’uso crescente di internete il conseguente boom delle «dot-com» dal1995 in poi rivoluzionano la cultura moder-na e servono da importanti strumenti per laglobalizzazione.

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DA UN APPROCCIO GLOBALE A UNA STRATEGIACONGIUNTA

I governi dell’UE, per reagire all’aumento della disoccupazione, defini -scono nel 1994 una strategia per l’occupazione con l’obiettivo di migliorarela competitività dell’economia europea. I lavori proseguono in direzione diun approccio congiunto all’occupazione e nel 1997, con l’approvazione deltrattato di Amsterdam, gli Stati membri concordano una strategia comunee una serie di orientamenti in materia di occupazione. Questi orientamen-ti definiscono misure per aiutare il maggior numero possibile di persone atrovare un impiego, per aumentare i livelli di occupazione femminile e ilnumero di strutture per la custodia dei bambini e per incoraggiare l’im-prenditorialità. Altro elemento importante è l’adattabilità, fare cioè inmodo che le persone siano in grado di adattarsi, dovesse rivelarsi neces-sario, a nuove aree occupazionali. Il FSE, pertanto, sposta l’accento dalladisoccupazione all’occupazione.

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NASCONO I SERVIZI DI CONSULENZA E ORIENTAMENTOALL’OCCUPAZIONE

Attività centrali del Fondo diventano ora una formazione più accessibile ediffusa, una migliore preparazione per qualifiche professionali rilevanti ericonosciute, la creazione di posti di lavoro e migliori servizi di consulenzae orientamento all’occupazione.

Il FSE, pur spostando l’attenzione alle persone occupate, per aiutarle a con-servare l’impiego e a progredire, non dimentica le categorie più vulnerabilidella società. Il Fondo continua a dedicarsi alla formazione dei giovani, deidisoccupati e degli esclusi dal mercato del lavoro. In tal senso, nella realiz-zazione degli obiettivi del FSE svolgono un ruolo particolarmente impor-tante le parti sociali, le organizzazioni non governative, le associazioni divolontariato, gli enti di beneficenza ecc. Questi organismi si trovano a stret-to contatto con i gruppi vulnerabili e, pertanto, sono nella posizione idealeper comunicare con loro e fornire sostegno.

FANNO LA LORO COMPARSAL’INNOVAZIONE E LO SCAMBIODI CONOSCENZE

Il problema della disoccupazione, però, non sirisolve con facilità; cresce la necessità disoluzioni innovative. Il FSE stanzia il 5 % delproprio budget per il finanziamento di program-mi innovativi (compresi studi, azioni pilota,trasferimento e diffusione di buone pratiche), laverifica dell’efficacia dei progetti finanziati e gliscambi di esperienza tra Stati membri al fine didiffondere l’innovazione in tutta l’Europa. Daqueste azioni del FSE nascono tre importantiprogrammi comunitari: Euroform, che speri-menta nuovi modi di formazione professionale edi occupazione; Horizon, per la formazione deidisabili; NOW (New Opportunities for Women),che esamina modalità di inserimento e reinseri-mento delle donne nel mercato del lavoro.

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Il successo di queste iniziative comunitarie genera ben presto una serie dinuovi programmi mirati a specifiche questioni del mercato del lavoro eall’ulteriore promozione di uno scambio paneuropeo e transnazionale diidee e metodologie: Youthstart, che aiuta i giovani privi di qualifiche atrovare il loro primo impiego; Integra, dedicato a categorie specifiche comenuclei monoparentali, senzatetto, profughi, carcerati ed ex detenuti, per aiu-tarle a ottenere un impiego stabile, e alla lotta contro le discriminazioni dirazza, o per altri motivi, nell’occupazione o nella formazione; ADAPT, cheaiuta le persone ad adeguarsi ai cambiamenti nell’industria e nelle imprese,per esempio con la formazione nella tecnologie dell’informazione.

INIZIATIVE CONGIUNTE DEL FSE E DI ALTRI FONDISTRUTTURALI PER AFFRONTARE SETTORI SPECIFICI

È un periodo di grande fermento per il FSE. Con il mercato unico com-pletato all’inizio del decennio e i progressi compiuti verso una monetaunica europea, è ancora più importante appianare le differenze tra regioniricche e regioni povere. Nel 1992, di conseguenza, i capi di Statoo di governo dell’UEdecidono di raddop -piare il bilancio

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dei fondi strutturali per il periodo1994-1999, rispetto al precedenteperiodo 1988-1993. Quasi il 70 %degli aiuti sono destinati alle regionipiù bisognose.

Nel 1994, inoltre, gli Stati membri deci-dono di incrementare il sostegno agruppi specifici, istituendo nuovi fondi.Accanto ai fondi strutturali, vedono laluce il Fondo di coesione, destinato adaiutare i paesi più poveri dell’UE asviluppare progetti per le infrastrutturedei trasporti e l’ambiente, e lo Strumen-to finanziario di orientamento dellapesca (SFOP), che contribuisce allaristrutturazione del settore della pesca.Inoltre, il Fondo europeo agricolo diorientamento e di garanzia (FEAOG),già attivo dal 1962, prosegue gli inve -stimenti per lo sviluppo delle zonerurali europee. Quando nel 1995 aderiscono all’UE la Finlandia e la Svezia,i fondi strutturali iniziano a occuparsi anche delle regioni scarsamente popolate (meno di 8 abitanti per chilometro quadrato).

VERSO UN APPROCCIO INTERGENERAZIONALE

Negli anni ottanta era già evidente il calo del tasso di natalità, tuttavia nonera ben chiara la percezione che l’invecchiamento della popolazione avrebbedeterminato una grave sfida per il mercato del lavoro. Scarsi livelli di ferti -lità si traducono in un numero inferiore di persone che lavorano persostenere il costo di un numero maggiore di pensionati (che, allo stessotempo, vivono più a lungo) e questo mette sotto pressione i sistemi pensio -nistici degli Stati membri. L’Europa si ritrova quindi ad affrontare problemioccupazionali riguardanti l’età: lavoratori anziani (55-64) e crescente invec-chiamento della popolazione. Ecco pertanto l’esigenza di inserire nel mondodel lavoro un maggior numero di persone, per esempio le donne e gli immi-

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grati. In prospettiva futura, ciò significa che l’esperienza e le competenzedei lavoratori anziani diventano risorse importanti per i datori di lavoro.

Il FSE risponde alla sfida stanziando finanziamenti per la formazione deilavoratori anziani, al fine di consentire loro di rimanere impiegati più alungo o di ritornare al lavoro. Il FSE sostiene altresì iniziative per l’assi -stenza agli anziani, così da permettere ai membri della famiglia di conti -nuare a lavorare o di riprendere il lavoro.

AFFRONTARE ALLA RADICEIL PROBLEMA DELLADISUGUAGLIANZA DI GENERELe donne si inseriscono sempre più attiva-mente nel mercato del lavoro, ma continua aessere largamente diffusa la convinzione che, alcontempo, debbano conservare il loro ruolo«tradizionale» all’interno della famiglia. Questasituazione fa affiorare la scarsità di strutture ingrado di sostenerle nei loro sforzi per inserirsi,rimanere e progredire nel lavoro. Per esempio,la mancanza di strutture per la custodia deibambini aumenta le difficoltà per le donne diavere una carriera professionale. Il FSE con-tribuisce allora con indennità per il ricorso atali strutture. Per esempio, se una madre deveseguire un corso di formazione tre giorni allasettimana, il FSE paga la quota per l’asilo nido.

La riforma del FSE nel 1993 fa in modo che gliaiuti non siano destinati solamente alle donneche rientrano al lavoro dopo una gravidanza, maanche alle donne scarsamente istruite e a rischiodi disoccupazione o esclusione sociale. Inoltre, ilFondo aiuta le donne a diventare imprenditrici.

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L’introduzione di una specifica iniziativa comunitaria, NOW (New Oppor-tunities for Women), tra il 1991 e il 1999, segnala chiaramente l’importan-za della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Obiettivo diNOW è testare e mettere in atto nuove idee per l’occupazione e la for-mazione delle donne, affrontando problematiche quali imprenditorialitàdelle donne, conciliazione tra vita familiare e vita professionale, equilibra-ta rappresentazione di donne e uomini nei processi decisionali. I progetticondotti nel quadro di questa iniziativa si dimostrano di grande successoe consentono a molte donne di trovare un impiego, di seguire corsi diistruzione o formazione permanente, di avviare una propria attività.

Il FSE, con questo sostegno alla posizione femminile nel mercato dellavoro, ha nel tempo contribuito sensibilmente a ridurre il divario delle re -tribuzioni tra donne e uomini. La normativa europea prevede sin dal 1975la parità di retribuzione per lo stesso lavoro. Il divario delle retribuzioni,tuttavia, fa riferimento alla differenza salariale come riflesso negativo dellesperequazioni tra donne e uomini nel mercato del lavoro, come la divi-sione in settori, posizioni e percorsi professionali, accesso all’istruzione ealla formazione, parzialità e pregiudizi nelle valutazioni e nei sistemi sala -riali, stereotipi. Nonostante la crescente partecipazione femminile al mer-cato del lavoro e all’istruzione di livello universitario, tra donne e uominipermangono differenze in merito alla posizione nel mercato del lavoro. IlFSE ha tuttavia contribuito a ridurre il divario delle retribuzioni, che neglianni sessanta poteva raggiungere anche il 40 %, sino all’odierna per-centuale, inferiore al 20 %. Certo, si tratta di progressi incoraggianti, maovviamente bisogna proseguire in questa direzione.

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IL FSE INCIDE NOTEVOLMENTE SUI TASSI DI OCCUPAZIONE

Il FSE contribuisce in modo fondamentale alla lotta contro la disoccu-pazione e contrasta gli effetti negativi della recessione economica.All’inizio del decennio, i livelli di disoccupazione sono ancora alti, ma nel1999 scendono a 15,9 milioni, ossia una riduzione di quasi 3 milioni.Inoltre, nell’UE l’occupazione aumenta di 9 milioni, passando dai 149 mi -lioni del 1994 ai 158 milioni del 1999.

Complessivamente, attraverso svariate misure, il FSE ha concesso soste -gno a milioni di persone in tutta Europa. A beneficiarne maggiormentesono stati i «disoccupati di lunga durata» (23 %), seguiti dai giovani (16 %).Le azioni più utili per le persone si sono dimostrate quelle che offrivanouna combinazione di servizi, per esempio orientamento, formazione e assistenza nella ricerca di un posto di lavoro.

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2000-GIORNI NOSTRIVerso un’economia basata sulla conoscenza

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All’inizio del millennio, una delle domande fondamentali per l’Europa è: comeconservare la competitività in un mondo sempre più globalizzato? L’Europanon è in grado di competere con il resto del mondo per i livelli salariali, quin-di deve puntare a un diverso vantaggio competitivo. Nasce così una strategiaper fare dell’Europa l’economia basata sulla conoscenza più competitiva edinamica del mondo. A tale scopo occorre una forza lavoro multiprofessio -nale, flessibile ed efficientissima. I lavoratori devono tenersi aggiornati suglisviluppi tecnologici, apprendere nuove competenze di ogni genere ed esserein grado di adattarsi alle nuove richieste del luogo di lavoro. Ne consegue cheil concetto di «posto fisso a vita» diventa cosa del passato, mentre guadagnaterreno la necessità di sviluppare una mentalità imprenditoriale.

Rispetto ai primi anni novanta, la di -soccupazione è scesa ma i livelli dioccupazione complessiva dell’Eu-ropa restano bassi. Si è diffusa la di -soccupazione di lunga durata, cau-sando gravi preoccupazioni negliStati membri. Occorrono perciò altrisforzi per aumentare il numero dellepersone nel mondo del lavoro.

L’introduzione dell’euro termina nel2002, mentre nel 2004 l’Unioneeuropea accoglie 10 nuovi membri enascono nuove sfide per l’Unione a25 Stati membri. Bulgaria e Romaniaaderiscono nel 2007, portando iltotale a 27 paesi.

PIANIFICARE LA STRATEGIA PER L’OCCUPAZIONEPER IL DECENNIO A VENIRE

Nel 2000, i capi di Stato o di governo dell’UE varano la strategia di Li -sbona per fare dell’UE, entro il 2010, l’economia basata sulla conoscenzapiù avanzata. Alcune finalità della strategia: tasso di occupazione com -plessiva del 70 % e tasso di occupazione femminile superiore al 60 %. Un

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altro obiettivo, aggiunto in seguito: portare il tasso di occupazione deilavoratori anziani al 50 % entro il 2010.

Gli obiettivi della strategia di Lisbona fanno intensificare le iniziative perattrarre in modo permanente le persone verso il mondo del lavoro. L’ideadiventa fondamentale in tutte le politiche degli anni successivi riguardantil’occupazione.

NUOVE PRIORITÀ PER IL FSE

Il FSE si orienta quindi a sostenere la strategia europea per l’occupazione,nel quadro della strategia di Lisbona, e si rivolge a quattro pilastri.

Il mutevole mercato dellavoro esige una maggioreflessibilità da parte di lavora-tori e datori di lavoro; tra lesue priorità, pertanto, il FSEinserisce l’aumento dellecompetenze e della flessibilitàdella forza lavoro nonché l’in-troduzione di nuove forme diorganizzazione del lavoro. Èaumentata la partecipazioneall’istruzione di primo, secon-do e terzo livello, tuttaviaqueste conoscenze e compe-tenze non sono più sufficientia garantire una carriera pro-fessionale per tutto l’arcodella vita. Il FSE contribuiscequindi a definire sistemididattici più rispondenti alleesigenze del mercato dellavoro e punta i riflettori sul-l’apprendimento permanentee sulla formazione continua,

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anche all’interno delleaziende.

Per invertire la tendenzadella disoccupazionegiovanile e di lungadurata, si intensificano leiniziative volte ad elabo-rare misure attive per ilmercato del lavoro estrategie preventive eorientate all’occupa zione,aumentando tra l’altrol’offerta di corsi di for-mazione o misure ana -loghe ai disoccupati.

Anche l’imprenditorialità diventa una priorità, nell’intento di sfruttare ilpotenziale della piena occupazione nel settore dei servizi e nei servizi con-nessi con l’industria, in particolare la società dell’informazione e il settoreambientale. Lo sviluppo di nuove aziende, e la crescita delle piccole emedie imprese (PMI), diventa essenziale per la creazione di posti di lavoroe per ampliare le opportunità di formazione per i giovani.

Inoltre, il FSE continua a promuovere le pari opportunità per l’accesso almercato del lavoro e per impedire l’esclusione sociale. Accanto alle azionipositive tese a favorire la partecipazione femminile nel mercato del lavoro,il Fondo introduce l’integrazione della dimensione di genere (vale a dire,esaminare le conseguenze di azioni e politiche su uomini e donne).

I CONFINI DELL’UE SI ESPANDONO

Il 1o maggio 2004 avviene l’allargamento più ampio nella storia dell’UE.Dieci nuovi Stati membri aderiscono all’Unione e mettono il FSE di frontea nuove sfide. Quasi tutti questi nuovi Stati membri si ritrovano a doveraffrontare il difficile compito di trasformare la loro società e di ristrutturareil loro sistema economico in economie di mercato; le conseguenze, però,

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sono una drastica ridu -zione della produzione,un gran numero di disoc-cupati e una concentra -zione di problemi inalcune regioni e in alcunezone rurali.

Per i nuovi Stati membri,la sfida consiste neldefinire politiche per l’oc-cupazione e nell’adeguareprogressivamente le isti-tuzioni e le politiche inbase alla Strategia euro-pea per l’occupazione.Questo processo era iniziato prima dell’adesione, per prepararli a metterein atto il FSE una volta diventati membri. Dopo l’adesione, il FSE assicu-ra un notevole sostegno ai nuovi Stati membri al fine di porre rimedio alledisuguaglianze e di individuare le priorità nelle politiche per l’occupazione.

IMMIGRAZIONE: UN MEZZO PER RAFFORZARE IL MERCATODEL LAVORO

Nel nuovo millennio, l’Unione europea diventa una meta sempre piùattraente per i flussi migratori internazionali. I capi di Stato o di governodell’UE si rendono conto che occorre un nuovo approccio alla gestionedell’immigrazione e pertanto presentano, nel 1999 e nel 2004, una politicaeuropea comune in materia di immigrazione, con l’obiettivo di rafforzarela libertà, la sicurezza e la giustizia nell’UE. Il fine principale è una miglioregestione dei flussi migratori attraverso un approccio coordinato che tengaconto della situazione economica e demografica dell’UE.

Il FSE favorisce l’integrazione degli immigrati, inclusi i richiedenti asilo,mediante azioni specifiche che ne migliorano la partecipazione all’occu-pazione e le competenze linguistiche e ne impediscono la discriminazionenel mercato del lavoro, rafforzandone in tal modo l’integrazione sociale.

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SALVAGUARDARE L’ESPERIENZA DEI LAVORATORI ANZIANI

La forza lavoro dell’UE invecchia costantemente, ma le opportunità dilavoro per le persone di età superiore ai 50 anni si riducono sempre più,poiché le aziende, quando ristrutturano, spesso «lasciano andare» dappri-ma i lavoratori più anziani e, quando assumono, tendono verso i lavoratoripiù giovani. Ciò determina una perdita prematura e permanente di capi-tale umano, oltre a costi più elevati per la protezione sociale, la disoccu-pazione e l’assistenza medico-sanitaria.

Questa sfida dà origine al concetto di «invecchiamento attivo», vale a direl’aumento della presenza dei lavoratori anziani nella forza lavoro, un ele-mento che viene ritenuto fondamentale per modernizzare il modellosociale europeo del futuro. Sfruttare il potenziale dei lavoratori anzianicontribuisce inoltre a invertire le tendenze negative nella disponibilità dimanodopera. Il FSE contribuisce ad allungare la vita lavorativa attiva e amigliorare l’occupabilità degli ultraquarantenni/ultracinquantenni me -diante vari programmi di formazione. In alcuni programmi, è presente ilconcetto di periodi di «ricostituzione» nella carriera dei dipendenti, perconsentire loro di approfondire le conoscenze di nuove tecnologie e nuovisoftware. Programmi di mentoring consentono di tramandare le conoscen-ze dei lavoratori anziani ai giovani. Complessivamente, si presta maggioreattenzione all’aumento della capacitàlavorativa attraverso un migliore accessoalla formazione e migliori condizioni dilavoro.

PORTARE I GIOVANINEL MERCATO DEL LAVORO

Nel nuovo millennio, il sostegno ai gio-vani per portarli verso il mercato dellavoro continua a essere una delle attivitàcentrali del FSE. Nell’UE, la disoccu-pazione giovanile è quasi doppia rispettoal tasso generale di disoccupazione e sicapisce pertanto quanto sia seria la sfida.

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Diversamente dal pas-sato, quando i giovani

disoccupati avevanoper lo più uno scar-

so livello di istru-zione, ora bisogna

affrontare il proble-ma dei giovani senza

lavoro ma con undiploma di laurea.

Il FSE sostiene allora mecca-nismi di orientamento indivi -duale e sviluppo della carriera,come educazione alla carrieranei programmi di studio scola -

stici, servizi di orientamento alla carriera impartiti da consulenti e agenziedella comunità (per esempio, aiutare i giovani a ottenere il primo impiego,acquisire nuove competenze, gestire i passaggi di carriera e affrontare ladisoccupazione), servizi di orientamento all’occupazione a cura dei centripubblici per l’impiego e delle organizzazioni per la ricollocazione profes-sionale, servizi di consulenza, orientamento, formazione e apprendistatoforniti ai dipendenti tramite organismi per l’apprendimento permanente.Per porre rimedio al problema dei laureati disoccupati, si introduce unacombinazione di lavoro/tirocinio, istruzione e formazione. Il FSE con-tribuisce a mettere a punto servizi su misura per questa categoria specificae a offrire servizi diretti di mentoring e assistenza.

COMBATTERE TUTTE LE FORME DI DISCRIMINAZIONEE CREARE PARI OPPORTUNITÀ

Cinquant’anni fa, una delle forze trainanti del processo di integrazioneeuropea era il superamento dei conflitti nazionalistici ed etnici che avevadiviso il continente. Nel nuovo millennio, uno degli obiettivi chiave èimpedire che le persone siano oggetto di discriminazione per motivi diorigine etnica o razziale, religione o convinzioni personali, disabilità, orientamento sessuale ed età.

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Sconfiggere la discriminazione nel luogo di lavoro e nell’accesso all’occu-pazione: è, questo, un elemento chiave della strategia dell’Unione europeanel nuovo millennio per la creazione di posti di lavoro migliori e piùnumerosi. Per aumentare l’occupazione è quindi importante non soloadottare provvedimenti rivolti a gruppi specifici ma anche eliminare le bar-riere che impediscono di inserirsi nel mercato del lavoro o di partecipareai programmi didattici.

Il campo d’azione del FSE, pertanto, si estende per includere la lotta con-tro «ogni forma di discriminazione e disuguaglianza nel mercato dellavoro». Si mettono a punto nuovi strumenti per aiutare i datori di lavoroa conformarsi alle due direttive sulla parità di trattamento, mentre il «Busi-ness Case» stimola le aziende ad assumere in modo da incrementarel’aspetto «diversità» tra i dipendenti. Ilsostegno attivo delle parti sociali è fonda-mentale per il successo di questo processo.Inoltre, il sostegno è concesso a nuovi tipidi servizi e funzioni per l’occupazione, acorsi di formazione e comunicazione sumisura in quanto elementi intrinseci delprocesso di integrazione.

LABORATORIO DI INNOVAZIONE

L’iniziativa EQUAL, basata sui brillanti risul-tati ottenuti dalle precedenti iniziativecomunitarie, prende il via nel 2000 comelaboratorio per sviluppare nuove forme dilotta contro la discriminazione e la disu -guaglianza nel mercato del lavoro e per pro-muovere una vita lavorativa maggiormenteinclusiva, combattendo in ogni modo la di -scriminazione e l’esclusione per motivi disesso, origine etnica o razziale, religione oconvinzioni personali, disabilità, orienta-mento sessuale o età.

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I principi e la struttura di EQUAL, vale a dire partenariato, partecipazioneattiva, transnazionalità, mainstreaming, innovazione e approccio tematico, sisono dimostrati molto efficaci nello sperimentare approcci per contrastare glisvantaggi e la discriminazione. Il proficuo sviluppo di un approccio integratoalle problematiche pluridimensionali della discriminazione è ora parte dellastrategia dell’Unione europea per creare posti di lavori migliori e piùnumerosi e per fare in modo che a nessuno sia negato l’accesso a tali posti.

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Celebrare 50 anni di investimento nelle persone

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Negli ultimi 50 anni abbiamo assistito a progressi e cambiamenti straordi-nari nell’Unione europea e ora celebriamo questa ricorrenza con 27 Statimembri e quasi 500 milioni di cittadini, compresi i due ultimi arrivati, Bul-garia e Romania, che hanno aderito all’inizio dell’anno.

Nel 2007, hanno iniziato a dare i primi risultati le iniziative tese a riformareil mercato del lavoro, benché naturalmente occorra proseguire in questadirezione per raggiungere gli obiettivi prefissi dall’UE in materia di occu-pazione. Anche la crescita della produttività e la qualità dei posti di lavororimane al di sotto dei valori necessari per contrastare la concorrenza glo -bale. Aspetto sempre fondamentale la capacità di reazione del mercato dellavoro europeo alle sfide della globalizzazione e dell’invecchiamento. Alcontempo, aumenta la richiesta di nuove competenze, nelle nuove tec-nologie informatiche, per esempio, nei nuovi servizi e nella biotecnologia.Le esigenze del mercato del lavoro, in rapido mutamento, richiedonosoluzioni più versatili; l’invecchiamento della società europea esige mag-giore innovazione e flessibilità. È la stessa Europa che sta cambiando.

Tutto questo ha coinciso con l’avvio di un nuovo ciclo settennale del FSEche, in virtù della crescente attenzione dell’UE alla crescita e all’occu-pazione, svolgerà un ruolo ancora più determinante.

UNO SGUARDO AL FUTURO: DAL 2007 IN AVANTI

Il FSE, per poter affrontare le sfide future, ha introdotto importantiriforme. Ha intensificato, più di quanto abbia mai fatto in passato, unapproccio strategico su misura per la crescita e l’occupazione. Per il perio-do 2007-2013, il FSE investirà oltre 10 miliardi di euro all’anno, che vannoad aggiungersi ai contributi finanziari degli Stati membri. Il sostegno delFSE è concentrato nelle aree in cui può incidere maggiormente per con-seguire gli obiettivi concordati tra Stati membri e Commissione. Si è pro-ceduto a semplificare le regole del FSE, per definire con chiarezza compi-ti e responsabilità di Stati membri, regioni e Commissione.

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SOLUZIONI FLESSIBILIPER UN MERCATODEL LAVORO FLESSIBILE

L’UE sa bene che la globaliz-zazione e il progresso tecno-logico stanno rapidamente mo-dificando le esigenze di lavora-tori e imprese. Le aziende sonosempre più sotto pressione,dovendo adattare e svilupparecon maggiore rapidità i loroprodotti e servizi. Per rimanerenel mercato, devono continua-mente adattare i metodi di pro-duzione e la forza lavoro e,quindi, occorre che le impreseaiutino i lavoratori ad acquisire

nuove competenze. Ma anche ai lavoratori si richiede di più, in termini diabilità e di reattività ai cambiamenti. Allo stesso tempo, i lavoratori sonoconsapevoli del fatto che le ristrutturazioni aziendali non sono più eventioccasionali ma stanno diventando una realtà quotidiana. Per pianificare vitae carriera, i lavoratori hanno bisogno di nuove forme di sicurezza che li aiuti-no a rimanere nel mercato del lavoro ed a superare felicemente tutti questicambiamenti. Le nuove forme di sicurezza non devono limitarsi al lavorospecifico, ma garantire anche un inserimento senza difficoltà nel nuovoimpiego.

Il concetto di «flexicurity» rappresenta un tentativo di unire queste due esi-genze fondamentali. La flexicurity promuove una combinazione tra merca-to del lavoro flessibile ed elevati livelli di occupazione e sicurezza del reddi-to, ed è considerata la risposta al dilemma dell’UE «come preservare emigliorare la competitività pur salvaguardando il modello sociale europeo?».

Il FSE continuerà ad adoperarsi in favore di un mercato del lavoro flessibile.La priorità del periodo 2007-2013 sarà l’aumento dell’adattabilità di lavora-tori, aziende e imprenditori attraverso una maggiore capacità di prevedere egestire positivamente il cambiamento economico. In tale ambito, il sostegno

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del FSE sarà concentrato sulla modernizzazione e sul rafforzamento delleistituzioni del mercato del lavoro, sulle misure attive del mercato del lavoroe sulle azioni di apprendimento lungo tutto l’arco della vita, anche all’inter-no delle aziende. Il Fondo continuerà ad affrontare le problematiche dell’oc-cupazione, a garantire l’accessibilità e a favorire la partecipazione al merca-to del lavoro. Il Fondo si impegnerà altresì per prevenire l’esclusione socialee combattere la discriminazione assicurando l’accesso e l’inserimento dei«lavoratori svantaggiati».

Un nuovo campo di attività del Fondo, dal 2007 in poi, sarà il rafforzamen-to della capacità delle istituzioni pubbliche in tutti i settori di governo, a li -vello nazionale, regionale e locale, al fine di elaborare e attuare politiche eservizi. Il FSE promuoverà altresì i partenariati tra datori di lavoro, sindacati,organizzazioni non governative e pubblica amministrazione al fine diagevolare le riforme in materia di occupazione e inserimento. La coope -razione transnazionale sarà parte integrante di tutte le azioni del FSE, e intutte le sue attività un elemento importante sarà l’innovazione.

VISIONE A LUNGO TERMINE

Nei prossimi anni, il Fondo socialeeuropeo continuerà a promuovere la coe-sione economica e sociale e la solidarietàtra gli Stati membri. Sosterrà inoltre gliobiettivi di piena occupazione e progres-so sociale dell’Unione europea, il con-seguimento della parità tra donne euomini, la solidarietà tra generazioni econtinuerà a lottare contro l’esclusionesociale e la discriminazione.

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ALLEGATI

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100%

80%

60%

40%

20%

0%1950 1975 2000 2025 2050

0-14

15-24

25-49

50-64

65-79

80-+

9,7

28,2

18,5

18,5

11,8

13,3

10,5

31,1

21,3

16,2

6,5

14,4

13,0

36,9

17,2

12,3

3,4

17,1

15,5

32,7

15,4

10,7

2,0

23,7

15,8

35,0

15,2

7,91,2

24,9

INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE EUROPEA — DISTRIBUZIONEDELLA POPOLAZIONE (UE-25) PER FASCIA D’ETÀ (1950-2050)

2000

1500

1000

500

0

-5001960 1973 1981 1986 1995 2004

EVOLUZIONE DELLA MIGRAZIONE NETTA, UE (DIFFERENZA TRA INCREMENTO DEMOGRAFICOTOTALE E INCREMENTO NATURALE, IN MIGLIAIA)

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54 ➟

7,2 7,2

8,5

9,410,1

2001 2002 2003 2004 20050

2

4

6

8

10

12

0

8,4 8,5

10,0

11,1

11,9

2001 2002 2003 2004 20050

2

4

6

8

10

12Uomini Donne

EVOLUZIONE DELL’APPRENDIMENTO LUNGO TUTTO L’ARCO DELLA VITA(% DELLA POPOLAZIONE DI ETÀ 25-64 PARTECIPANTE A UN’ATTIVITÀ

DI ISTRUZIONE O FORMAZIONE, UE-25)

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 2005

TASSO DI DISOCCUPAZIONE GIOVANILE (15-24) (%)

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Commissione europea

Fondo sociale europeo −− Investiamo nelle persone da 50 anni

Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni ufficiali delle Comunità europee

2007 − 54 pagg. − 14,8 x 21 cm

ISBN 92-79-03363-8

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Foto di:

© Agence VU: pag. 12 (Gabriel Martinez), pag. 17 (Stéphane Duroy).

© AKG/Van Parys: pagg. 14-15.

© ALINARI: pag. 16: Team/ALINARI Archivi, Firenze.

© Dailylife/Carl Cordonnier: pag. 24.

© Comunità europee: pag. 3, pag. 19, pag. 23, pag. 47.

© Getty Images: copertina, pag. 7, pag. 10, pag. 11, pagg. 20-21, pag. 22,pag. 25, pag. 27, pag. 30, pag. 32, pag. 33, pag. 34, pag 42 (a sin.), pag. 43,pag. 45, pagg. 48-49, pag. 50, pag. 51.

© The Image Bank: pag. 18, pagg. 28-29.

© Report digital: pag. 23 (Paul Box), pag. 31 (Roy Peters), pag. 35 (David Mansell), pag. 37 (Jess Hurd), pag. 38-39 (Janina Struk), pag. 40(David Bocking), pag. 41 (John Harris), pag. 42 (a destra, Jess Hurd),pag. 44 (John Harris).

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È possibile anche richiedere un elenco di operatori della nostra rete di vendita mondiale inviando un fax al numero (352) 2929 42758.

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http://ec.europa.eu/employment_social/index_it.html

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KE-76-06-418-IT-C

ISBN 92-79-03363-8

2007 — Anno europeo delle pari opportunità per tutti

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