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NATASCIA MANDERIOLI ING REV 0 Riproduzione riservata © www.manderioli.it [email protected] di 178 NATASCIA MANDERIOLI ING | QUALITÁ | FORMAZIONE | SICUREZZA | www.manderioli.it www.manderioli.in-fad.it [email protected] Mobile: |+39| 349 33 28 28 0 Sede Legale: Via Teodosio 9 | 20131 Milano | Mi | REV 4 FORMAZIONE ED INFORMAZIONE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA ATECO 85 - ISTRUZIONE (ai sensi del D.Lgs. 81-2008 art. 36-37 e successive integrazioni D.Lgs. 106-2009) 1

FORMAZIONE ED INFORMAZIONE DEI LAVORATORI PER LA … · LAVORATORI PER LA SICUREZZA ATECO 85 - ISTRUZIONE (ai sensi del D.Lgs. 81-2008 art. 36-37 e successive integrazioni D.Lgs

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REV 4

FORMAZIONE ED INFORMAZIONE DEI LAVORATORI PER LA SICUREZZA

ATECO 85 - ISTRUZIONE (ai sensi del D.Lgs. 81-2008 art. 36-37 e successive integrazioni D.Lgs. 106-2009)

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ARGOMENTI DA TRATTARE

• NORMATIVA (evoluzione storica e normativa vigente)• GESTIONE DELLA PREVENZIONE NEI LUOGHI DI LAVORO (figure

coinvolte, figure sensibili, obblighi e sanzioni)

• VALUTAZIONE DEI RISCHI (modalità, i rischi specifici, servizio di prevenzione e protezione, formazione ed informazione)

• GESTIONE DELLE EMERGENZE (servizio antincendio, servizio di primo soccorso, emergenza incendio, emergenza terremoto)

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L’EVOLUZIONE DELLA NORMATIVA NAZIONALE

• I primi regolamenti di prevenzione risalgono già al 1898 con la L. 80 del 17/03/98, con questa legge venne istituito l’obbligo dell’assicurazione lavorativa e l’adozione di determinate misure tecniche atte a prevenire gli infortuni.

• I primi ambiti oggetto di tale legislazione sono stati: imprese che trattavano materie esplodenti, prevenzione degli infortuni nelle costruzioni, prevenzione nell’esercizio delle ferrovie, nelle tramvie extraurbane per i quali vennero emanati particolari regolamenti ovvero una sorta di norme di attuazione della succitata Legge.

• Una prima innovazione si ebbe solo nel 1930 con l’inserimento nel C.P. (Codice Penale) attraverso il R.D. (Regio Decreto) n. 1938 del 19/10/38 degli articoli a tutt’oggi ancora validi.

• Art. 437 c.p.: “rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro” e statuisce che “chiunque omette di collocare impianti, apparecchi o segnali destinati a prevenire disastri o infortuni sul lavoro

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IL CODICE PENALE

• ovvero li rimuove o li danneggia, è punito con la reclusione da 6 mesi a 5anni, se il fatto deriva da un disastro od infortunio, la pena della reclusione è da 3 a 10 anni”

• Art. 451 c.p.: “omissione colposa di cautele o difese contro i disastri od infortuni sul lavoro ” e statuisce che “chiunque per colpa omette di collocare, ovvero rimuove o rende inservibili altri mezzi destinati alla estinzione di un incendio o al salvataggio o al soccorso contro disastri od infortuni sul lavoro è punito con la reclusione fino a 1 anno con la multa da 103 a 516 euro”

• Art. 589 c.p.: “omicidio colposo” e statuisce che “chiunque cagiona per colpa la morte di una persona è punito con la reclusione da 6 mesi a 5 anni. Se il fatto è commesso in violazione della disciplina stradale o della disciplina della prevenzione sugli infortuni sul luogo di lavoro la pena della reclusione è da 2 a 7 anni”

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IL CODICE PENALE

• Art. 590 c.p.: “lesioni personali colpose” e statuisce che “chiunque cagiona ad altri per colpa una lesione personale è punito con la reclusione fino a 3 mesi o con la multa fino a 309 euro. Se la lesione è grave la pena della reclusione da 1 a 6 mesi o con la multa da 123 a 619 euro. Se la lesione è gravissima la pena della reclusione da 3 mesi a 2 anni o con la multa da 309 a 1.239 euro (…)”

Art.40 comma 2 c.p. “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”

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LA COSTITUZIONE

La materia della tutela della salute e sicurezza e della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sono trattate agli artt. 32, 35 e 41.

Più precisamente, la Costituzione enuncia, tra i “principi fondamentali” dello Stato, la tutela della salute (art. 32), quella del lavoro “in tutte le sue forme ed applicazioni” (art. 35) e quella relativa alla sicurezza, alla libertà ed alla dignità umana, cui no si può, in particolare, recare danno anche nell’ambito della riconosciuta libertà dell’iniziativa privata (art. 41) 1.

1 M. Lepore, Manuale di diritto della sicurezza sul lavoro, IPZS Milano 2010, pag. 19.

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LA NORMATIVA NAZIONALE

• Il D.Lgs. 81/2008 chiamato anche “Testo Unico per la Sicurezza” attua una disposizione di legge in materia di tutela della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro

• Il D.Lgs. 106/2009 costituisce un’integrazione al precedente, sostanzialmente è volto alla puntualizzazione di alcune categorie di lavoratori che precedentemente non erano state prese in considerazione, andandone a caratterizzare i requisiti di sicurezza connessi alla specificità dell’attività lavorativa svolta. (agricoltori, lavoratori stagionali, forze dell’ordine ecc.)

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LA STRUTTURA DEL TESTO UNICO

TITOLO I : PRINCIPI COMUNI• art. 2 Definizioni

• art. 15 Misure generali di sicurezza

• art. 20 Obblighi dei lavoratori

• art. 28 Oggetto della valutazione dei rischi

• art. 29 Modalità di effettuazione della valutazione dei rischi• art. 36 Informazione ai Lavoratori

• art. 37 Formazione dei Lavoratori e dei loro Rappresentanti

• art. 45 Primo Soccorso

• art. 46 Prevenzione Incendi

TITOLO II : LUOGHI DI LAVORO

• art. 62 Definizioni

• art. 63 Requisiti di Salute e Sicurezza

• art. 64 Obblighi del datore di lavoro8

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LA STRUTTURA DEL TESTO UNICO

TITOLO III : USO DELLE ATTREZZATURE DI LAVORO E DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

• art. 69 Definizioni

• art. 73 Informazione, formazione e addestramento

• art. 75 Obbligo d’uso

• art. 76 Requisiti del D.P.I.TITOLO IV : CANTIERI TEMPORANEI O MOBILITITOLO V : SEGNALETICA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

• art. 162 DefinizioniTITOLO VI : MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHI

• art. 167 Campo di Applicazione

• art. 168 Obblighi del Datore di Lavoro• art. 169 Formazione, Informazione e Addestramento

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LA STRUTTURA DEL TESTO UNICO

TITOLO VII : ATTREZZATURE MUNITE DI VIDEOTERMINALITITOLO VIII : AGENTI FISICI

• art. 181 Valutazione dei Rischi

• art. 182 Disposizioni miranti ad eliminare o ridurre i rischi

• art. 184 Informazione e Formazione dei LavoratoriTITOLO IX : SOSTANZE PERICOLOSE

• art. 223 Valutazione dei Rischi

• art. 224 Misure e principi generali per la prevenzione dei rischi

• art. 227 Informazione e Formazione dei LavoratoriTITOLO X : ESPOSIZIONE AD AGENTI BIOLOGICITITOLO XI : PROTEZIONE DA ATMOSFERE ESPLOSIVETITOLO XII : DISPOSIZIONI DIVERSE IN MATERIA PENALE E DI PROCEDURA PENALETITOLO XIII : DISPOSIZIONI FINALI

• Riguardano le Abrogazioni e le Disposizioni Finanziarie10

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ART.2 - I SOGGETTI COINVOLTI

• LAVORATORE: persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa.

• DATORE DI LAVORO: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore e/o che ha la responsabilità dell’organizzazione stessa.

• AZIENDA: il complesso della struttura organizzata dal datore di lavoro pubblico o privato.

• DIRIGENTE: persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa.

• PREPOSTO: persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti dei poteri gerarchici, sovrintende all’attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando una funzione di potere di iniziativa.

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ART.2 - I SOGGETTI COINVOLTI

• R.S.P.P.: il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione è designato dal Datore di Lavoro per coordinare il servizio di prevenzione e protezione dai rischi.

• ADDETTO AL SERVIZIO DI PP: persona in possesso dei requisiti professionali di cui all’art.32, facente parte del Servizio di Prevenzione e Protezione.

• MEDICO COMPETENTE: medico in possesso dei requisiti formativi e professionali che collabora con il datore di lavoro ai fini della valutazione dei rischi, è nominato per effettuare sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti a lui connessi.

• R.L.S.: il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza è persona designata od eletta per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza sul lavoro.

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ORGANIGRAMMA DELLA SICUREZZA

R.L.S.R.L.S.R.L.S.R.L.S.R.L.S.R.L.S.R.L.S.R.L.S.R.L.S. DATORE DI LAVORODATORE DI LAVORODATORE DI LAVORODATORE DI LAVORODATORE DI LAVORODATORE DI LAVORODATORE DI LAVORODATORE DI LAVORODATORE DI LAVORODATORE DI LAVORO  

R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.R.S.P.P.

NOMINATIVONOMINATIVONOMINATIVONOMINATIVONOMINATIVONOMINATIVONOMINATIVONOMINATIVO RUOLORUOLORUOLORUOLORUOLORUOLO MANSIONEMANSIONEMANSIONEMANSIONEMANSIONEMANSIONEMANSIONEMANSIONEMANSIONEMANSIONE

Sig.ra RossiSig.ra RossiSig.ra RossiSig.ra RossiSig.ra RossiSig.ra RossiSig.ra RossiSig.ra Rossi lavoratorelavoratorelavoratorelavoratorelavoratorelavoratore Responsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorso  

Sig.ra GialliSig.ra GialliSig.ra GialliSig.ra GialliSig.ra GialliSig.ra GialliSig.ra GialliSig.ra Gialli Assistente amministrativaAssistente amministrativaAssistente amministrativaAssistente amministrativaAssistente amministrativaAssistente amministrativa Responsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorsoResponsabile primo soccorso  

Sig. VerdiSig. VerdiSig. VerdiSig. VerdiSig. VerdiSig. VerdiSig. VerdiSig. Verdi Assistente tecnicoAssistente tecnicoAssistente tecnicoAssistente tecnicoAssistente tecnicoAssistente tecnicoResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendio

 

Sig. BluSig. BluSig. BluSig. BluSig. BluSig. BluSig. BluSig. Blu altroaltroaltroaltroaltroaltroResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendioResponsabile antincendio

 

 

LAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORILAVORATORI 

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ART.2 - CONCETTI FONDAMENTALI

• PREVENZIONE: il complesso delle disposizioni o misure necessarie anche secondo la particolarità del lavoro, per evitare o diminuire i rischi professionali.

• SALUTE: stato di completo benessere fisico, mentale e sociale.

• VALUTAZIONE DEI RISCHI: valutazione globale e documentata di tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori presenti nell’ambito dell’organizzazione in cui si presta la propria attività professionale, la valutazione è finalizzata ad individuare le adeguate misure di prevenzione e protezione per garantire nel tempo e migliorare i livelli di salute e sicurezza.

• PERICOLO: proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danno.

• RISCHIO: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore od agente oppure alla loro combinazione.

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VALUTAZIONE DEL RISCHIO

RISCHIO = Pericolo x Vulnerabilità x esposizione

PERICOLO

ESPOSIZIONE

VULNERABILITÀ

RISCHIO

RISCHIO = Combinazione di probabilità e gravità delle possibili lesioni o danni alla salute in una situazione pericolosa

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LA MATRICE DEL RISCHIO

Per ogni rischio individuato è stata valutata la possibilità della completa eliminazione dello stesso e le misure di protezione prima collettive e poi individuali al fine di migliorare le condizioni di sicurezza generali.

R > 8 Alto rischio Azioni correttive immediate

R 4 – R 8 Medio rischio Azioni correttive urgenti

R 2 - R 3 Basso rischio Azioni migliorative a breve termine

R = 1 Rischio non significativo Azioni migliorative a medio termine

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ART.2 - CONCETTI FONDAMENTALI

• NORMA TECNICA: specifica tecnica approvata da un’organizzazione internazionale o da un organismo di normalizzazione, la cui osservanza non sia obbligatoria.

• BUONE PRASSI: soluzioni organizzative o procedurali coerenti con la normativa vigente e con le norme di buona tecnica, adottate volontariamente e finalizzate a promuovere la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro attraverso al riduzione dei rischi ed il miglioramento delle condizioni di lavoro.

• LINEE GUIDA: atti di indirizzo e coordinamento per l’applicazione della normativa in materia di salute e sicurezza predisposti dai Ministeri, dalle regioni, dall’INAIL e dall’ISPESL.

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ART.2 - CONCETTI FONDAMENTALI

• FORMAZIONE: processo educativo attraverso il quale trasferire ai lavoratori e ad altri soggetti del sistema di prevenzione e protezione aziendale conoscenze e procedure utili all’acquisizione di competenze per lo svolgimento in sicurezza dei rispettivi compiti in azienda ed all’identificazione, alla riduzione ed alla gestione dei rischi.

• INFORMAZIONE: complesso delle attività dirette a fornire conoscenze utili all’identificazione, alla riduzione ed alla gestione dei rischi in ambito lavorativo.

• ADDESTRAMENTO: complesso delle attività dirette a far apprendere ai lavoratori l’uso corretto di attrezzature, macchine, impianti, sostanze, dispositivi, anche di protezione individuali e le procedure di lavoro.

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L’INFORTUNIO SUL LAVORO

L’infortunio  sul  lavoro

è  un  evento  dannoso  alla  persona  che  si  manifesta  in  modo  rapido  e  violento,  involontario,  in  occasione  del  lavoro  e  pregiudica  la  capacità  lavora7va  del  sogge8o  interessato

La  mala0a  professionale

è  un  evento  dannoso  alla  persona  che  si  manifesta  in  modo  lento,  graduale  e  progressivo,  involontario  e  in  occasione  del  lavoro

L’incidente  sul  lavoro

è  un  evento  alla  persona  che  si  manifesta  in  occasione  del  lavoro  e  non  è  de8o  che  pregiudichi  la  capacità  lavora7va.  

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“L’errore può essere generato dal modo in cui viene percepita una situazione e possiamo schematizzare due livelli di percezione:

LIVELLO ATTENZIONALE • QUANDO UNA MANSIONE NON E’ NOTA, SI TENDE A RICONDURLA AD UNA NOTA.• CIO’ COMPORTA L’APPLICAZIONE DI MODALITA’ INADEGUATE ALLA NUOVA SITUAZIONE• ERRORE CHE GENERA INFORTUNIO• CAUSA DELL’ERRORE E’ L’INSUFFICIENTE INFORMAZIONE, FORMAZIONE, ESPERIENZA.

LIVELLO AUTOMATICO• A MANSIONE E’ NOTA, ADDIRITTURA RIPETITIVA• CALA IL LIVELLO DI ATTENZIONE• CONVINCIMENTO CHE L’AZIONE POSSA ESSERE RIPETUTA ABBASSANDO, VIA VIA, IL LIVELLO DI PREVENZIONE

L’ERRORE CHE PUO’ GENERALRE L’INFORTUNIO

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Perché tutte queste leggi sulla sicurezza?… perché lo richiede il sistema economico europeo, giustamente imperniato su

di una pari competitività delle aziende che non pregiudichi in alcun modo la salute e la sicurezza sul lavoro

L’INFORTUNIO PER DATI

COSTI DIRETTI AZIENDALI• Pagamento della retribuzione

dei giorni in franchigia• Integrazione dell’indennità per

assicurazione sociale• Aumento del premio INAIL• Risanamento e messa a norma

di macchine, impianti, strutture o ambientali, ecc.

COSTI INDIRETTI AZIENDALI• Carico amministrativo• Conflittualità• Minor rendimento complessivo e

Tempi morti (es. ispezioni)• Spese e tempo dedicato per

aspetti legali• Spese per eventuali risarcimenti• Perdita di immagine, ecc.

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COSTI SOCIALI DELLA SICUREZZA

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Aspettare l’evento dannoso per intervenire è sbagliatoBISOGNA AGIRE PRIMA !

In pratica, è necessario adottare sistemi d’intervento sul rischio basati sulla PREVENZIONE e PROTEZIONE

Alla base di questi due aspetti, tra l’altro obbligatoriamente previsto dalla normativa in vigore, c’è l’approntamento del sistema per

LA VALUTAZIONE DEI RISCHI

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I RISCHI SPECIFICI

RISCHIO = Pericolo x Vulnerabilità x esposizione

SALUTE SICUREZZA

SICUREZZA E SALUTE

RISCHIO

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(Valutazione dei ruoli dei soggetti coinvolti)

(Valutazione degli ambienti di lavoro, delle macchine e delle attrezzature)

(Valutazione dei rischi psicosociali, differenza di età, differenza di genere)

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RISCHI PER LA SICUREZZA

I rischi per la sicurezza, o rischi di natura infortunistica, sono quelli responsabili del potenziale verificarsi di incidenti o infortuni, ovvero di danni o menomazioni fisiche (più o meno gravi) a carico delle persone addette alle varie attività lavorative, in conseguenza di un impatto fisico-traumatico di diversa natura (meccanica, elettrica, chimica, termica, ecc.).

RISCHI DA STRUTTURE

RISCHI DA ENERGIA ELETTRICA

RISCHI DA INCENDIO

RISCHI PER L’UTILIZZO DI MACCHINE

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RISCHI DA STRUTTURE

• SCALE: ammalorate, senza la presenza di strisce antisdrucciolo, senza corrimano, con corrimano troppo basso, con corrimano con estremità non arrotondate.

• INTONACO: ammalorato, con parziale distacco dalla muratura.

• CAMMINAMENTI: in generale in cattive condizioni, magari con buche, dislivelli non segnalati, pozzetti di ispezione aperti.

• GRONDE: cordoli, canali di grondaie, balaustre ammalorate con distacchi di porzioni di struttura.

• VETRI: presenza di vetri infrangibili, senza protezioni di pellicole, già in condizioni di rottura e non sostituiti.

• ARCHITRAVI E/O GRADINI: vi può essere presenza di architravi e gradini a quote ribassate o rialzate che per la loro conformazione posso essere causa di inciampo.

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RISCHI DA ENERGIA ELETTRICA

• IMPIANTO ELETTRICO: presenza di impianto elettrico non a norma, di impianto al quale non venga fatta regolare manutenzione (anche in casa del custode qualora abiti nel condominio).

• IMPIANTO DI TERRA: presenza di impianto di terra non a norma, di impianto al quale non venga fatta regolare manutenzione (anche in casa del custode qualora abiti nel condominio).

• IMPIANTO CONTRO SCARICHE ATMOSFERICHE: presenza di impianto non a norma, di impianto al quale non venga fatta regolare manutenzione (anche in casa del custode qualora abiti nel condominio).

• IMPIANTO CITOFONICO: presenza di impianto non a norma, di impianto al quale non venga fatta regolare manutenzione (anche in casa del custode qualora abiti nel condominio).

• PRESE FORZA E PRESE LUCE: ammalorate o che presentano fili scoperti (anche in casa del custode qualora abiti nel condominio).

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RISCHI DA INCENDIO

• ESTINTORI: mancanza di estintori, almeno nei pressi dei locali tecnici (centrale termica, locale macchine ascensore, locale immondizia) e comunque dove vi sia un rischio di incendio elevato (raccolta materiali cartacei e/o infiammabili), o comunque presenza di estintori non manutenuti (la manutenzione va effettuata per obbligo di legge ogni 6 mesi).

• IDRANTI: mancanza di idranti nelle cassette predisposte o sul vano scala od esternamente, vetri safe crash rotti o mancanti, comunque presenza di idranti non manutenuti (la manutenzione va effettuata per obbligo di legge ogni 6 mesi).

• CERTIFICATO DI PREVENZIONE INCENDI: mancanza del C.P.I.

• IMPIANTI ELETTRICI: con presenza di fili scoperti.

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RISCHI PER L’UTILIZZO DI MACCHINE

Ogni macchinario deve essere obbligatoriamente corredato di marchiatura CE e di libretto di istruzioni, in caso di qualsiasi tipologia di dubbio sull’utilizzo di un macchinario si dovrà far riferimento al suo manuale di uso e manutenzione. Controllare che vengano effettuate le manutenzioni obbligatorie.

Fra le macchine di possibile utilizzo si ricordano:

• ASPIRAPOLVERE, IDROPULITRICE, LUCIDATRICE, TAGLIAERBA, TRAPANO, CESOIE ELETTRICHE, PISTOLE PER COLLA A CALDO, SPECIFICI MACCHINARI UTILIZZATI PER SVOLGERE IL NOSTRO LAVORO.

Prima di utilizzare ognuno di questi macchinari si dovrà controllare lo stato della presa e degli eventuali dispositivi di protezione, nel caso non fossero più idonei all’uso si dovrà immediatamente contattare l’amm.re per la rimessa in sicurezza degli stessi.

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RISCHI PER L’UTILIZZO DI MACCHINE

Esempio di marcatura CE per apparecchiatura elettrica:

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BARRIERE ARCHITETTONICHE

Le barriere architettoniche possono essere rappresentate da elementi architettonici inadeguati (parcheggi, porte, scale, corridoi, ecc.), da oggetti ed arredi non consoni (lavandini, armadi, tazze WC, ecc.), oppure dall’as- senza di taluni accorgimenti (corrimano, segnaletica opportuna, ecc.)

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BARRIERE ARCHITETTONICHE

In particolare, il DM Lavori pubblici 236/89 ha introdotto tre condizioni, che dovrebbero essere rispettate in qualsiasi edificio pubblico e privato:  

•l’accessibilità: vale a dire l’esistenza di almeno un percorso per l’accesso all’edificio, fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, nonché la possibilità di fruire degli spazi interni dell’edificio e delle sue attrezzature in condizioni di adeguata sicurezza anche da parte di persone diversamente abili

•l’adattabilità: cioè la possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito, allo scopo di renderlo completamente fruibile anche alle persone diversamente abili

•la visitabilità: che significa la possibilità, anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale, di accedere agli spazi di relazione e ad almeno un servizio igienico in ogni edificio; negli edifici scolastici sono spazi di relazione quelli di lavoro, di servizio e di incontro, in rapporto alla funzione che essi svolgono

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SPAZI COMUNI

E’ di frequente riscontro nelle scuole che scale, corridoi e altri luoghi di passaggio siano ingombri di pacchi o di arredi inutilizzati, che uscite di sicurezza siano chiuse od ostruite, che la disposizione degli arredi nelle aule sia tale da impedire un facile deflusso in caso di emergenza.

Così come è frequente la mancata regolamentazione dell’accesso del pubblico.

Anche per questi aspetti si suggerisce di definire un dettagliato rego- lamento e procedure che prevedano frequenti controlli delle aree più critiche.

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PALESTRE

E’ necessario quindi che il SPP predisponga un regolamento che dettagli:

1 il periodico controllo di strutture, impianti e attrezzature

2 la fruizione della palestra da parte di soggetti esterni (chiusura,sorveglianza, segnalazioni, gestione delle emergenze, ecc.).

3. Non va inoltre trascurato l’aspetto igienico, specie relativamente al pavimento della palestra, tenuto conto che molte attività didattiche prevedono l’appoggio delle mani a terra e la posizione distesa degli allievi.

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PALESTRE

E’ necessario quindi che il SPP predisponga un regolamento che dettagli:

1 il periodico controllo di strutture, impianti e attrezzature

2 la fruizione della palestra da parte di soggetti esterni (chiusura,sorveglianza, segnalazioni, gestione delle emergenze, ecc.).

3. Non va inoltre trascurato l’aspetto igienico, specie relativamente al pavimento della palestra, tenuto conto che molte attività didattiche prevedono l’appoggio delle mani a terra e la posizione distesa degli allievi.

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PALESTRE

E’ necessario quindi che il SPP predisponga un regolamento che dettagli:

1 il periodico controllo di strutture, impianti e attrezzature

2 la fruizione della palestra da parte di soggetti esterni (chiusura,sorveglianza, segnalazioni, gestione delle emergenze, ecc.).

3. Non va inoltre trascurato l’aspetto igienico, specie relativamente al pavimento della palestra, tenuto conto che molte attività didattiche prevedono l’appoggio delle mani a terra e la posizione distesa degli allievi.

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LABORATORI

Particolare attenzione dovrà essere rivolta alla segnaletica mirata a:

•sicurezza antinfortunistica (ambientale e sulla macchina)

•identificazione di prodotti chimici, tubature e/o bombole

•evacuazione

•mezzi e dispositivi di emergenza

•divieti

•regolamento per il comportamento degli allievi

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LOCALE PULIZIE

In ogni struttura adibita ad attività lavorativa deve essere predisposto un locale opportunamente chiuso nel quale custodire attrezzature e prodotti per le pulizie.

Viceversa, in molte situazioni scolastiche tale materiale viene depositato in luoghi non confacenti (sottoscale, anti-wc, corridoi), con il rischio che possa diventare accessibile agli allievi.

Il dirigente scolastico dovrà pertanto individuare un luogo chiuso (o più luoghi chiusi) e destinarlo a tale scopo o, in mancanza di locali, predisporre un armadio chiuso a chiave, accessibile solo al personale ausiliario.

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RISCHI PER LA SALUTE

I rischi per la salute, o rischi igienico - ambientali, sono quelli responsabili della potenziale compromissione dell’equilibrio biologico del personale addetto ad operazioni o a lavorazioni che comportano l’emissione nell’ambiente di fattori di rischio, di natura chimica, fisica e biologica.

AGENTI CHIMICI / SOSTANZE PERICOLOSE

AGENTI FISICI

AGENTI BIOLOGICI

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Illuminazione degli ambienti

Microclima degli ambienti

Inquinamento degli ambienti

Affollamento degli ambienti

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RISCHIO UTILIZZO DI SOSTANZE PERICOLOSE

Le sostanze pericolose utilizzate tipicamente da un custode, sono quelle presenti nei prodotti per la pulizia, o comunque in tutti i prodotti di tipo “chimico”, la definizione dei componenti pericolosi è indicata sull’etichetta del prodotto o quando sono prodotti di tipo industriale viene indicata sulla scheda tecnica del prodotto.

SIMBOLI DI PERICOLO DA UTILIZZARE FINO AL 30.11.2012:

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RISCHIO UTILIZZO DI SOSTANZE PERICOLOSE

SIMBOLI DI PERICOLO DA UTILIZZARE FINO DAL 1° DICEMBRE 2012: (Regolamento Comunità Europea 1272/2008)

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RISCHIO UTILIZZO DI SOSTANZE PERICOLOSE

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Gas sotto pressione: gas contenuti in recipienti a pressione (gas compressi, liquefatti, liquefatti refrigerati, disciolti)

Corrosivo: attacca o distrugge i metalli; distruzione del tessuto cutaneo/gravi lesioni oculari

Effetti più lievi per la salute: irritazione oculare, cutanea, sensibilizzanti della pelle/vie respiratorie; pericoloso per lo strato di ozono

Tossico acuto: effetti nocivi che si manifestano a breve tempo (somministrazione per via orale o cutanea a dose unica o a più dosi nell’arco di 24 ore oppure somministrazione inalatoria per 4h

Gravi effetti sulla salute: mutagenicità, cancerogenicità, tossicità per la riproduzione, specifica tossicità per organi bersagli risultante da un’unica esposizione, sensibilizzazione delle vie respiratorie

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RISCHIO UTILIZZO DI SOSTANZE PERICOLOSE

FRASI DI RISCHIO “R”: R1 Esplosivo allo stato secco.R2 Rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre

sorgenti d'ignizione.R3 Elevato rischio di esplosione per urto, sfregamento, fuoco o altre

sorgenti d'ignizione.R4 Forma composti metallici esplosivi molto sensibili.R5 Pericolo di esplosione per riscaldamento.R6 Esplosivo a contatto o senza contatto con l'aria.R7 Può provocare un incendio.R8 Può provocare l'accensione di materie combustibili.R9 Esplosivo in miscela con materie combustibili.R10 Infiammabile…..

Le frasi di rischio sono 68 tutte riportate nel materiale didattico.

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RISCHIO UTILIZZO DI SOSTANZE PERICOLOSE

CONSIGLI DI PRUDENZA“S”: S 1 Conservare sotto chiave.S 2 Conservare fuori della portata dei bambini.S 3 Conservare in luogo fresco.S 4 Conservare lontano da locali di abitazione.S 5 Conservare sotto (liquido appropriato da indicarsi da parte del

fabbricante).S 6 Conservare sotto (gas inerte da indicarsi da parte del

fabbricante).S 7 Conservare il recipiente ben chiuso.S 8 Conservare al riparo dall'umidità.S 9 Conservare il recipiente in luogo ben ventilato…..

I consigli di prudenza sono 64 tutti riportati nel materiale didattico.

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RISCHIO UTILIZZO DI SOSTANZE PERICOLOSE

ESEMPIO DI SCHEDA TECNICA Reg. UE 453/2010:

1) Elementi identificativi della sostanza o del preparato e della società/ impresa

2) Indicazione dei pericoli3) Composizione e informazioni sugli ingredienti4) Misure di pronto soccorso5) Misure antincendio6) Misure in caso di fuoriuscita accidentale 7) Manipolazione e immagazzinamento8) Controllo dell’esposizione/protezione individuale 9) Proprietà chimiche e fisiche

10) Stabilità e reattività11) Informazioni tossicologiche12) Informazioni ecologiche13) Considerazioni sullo smaltimento14) Informazioni sul trasporto15) Informazioni sulla regolamentazione16) Altre informazioni

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DPI CONSIGLIATI

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INFORMAZIONE DEI RAGAZZI

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La formazione specifica per chi opera nei laboratori deve rientrare nel piano formativo dell’istituto e potrà utilizzare anche le professionalità presenti all’interno della scuola (insegnante di chimica, di scienze e biologia, ecc.), tenuto conto di quanto previsto dall’Accordo Stato-Regioni del 21.12.11.

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INFORMAZIONE DEI RAGAZZI

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Nella pratica si può prevedere:

1 l’effettuazione di appositi corsi per tecnici di laboratorio e per altro personale afferente alle attività di laboratorio, compreso il personale di pulizia

2 la predisposizione di procedure di lavoro e di emergenza

3 l’addestramento alla lettura delle schede di sicurezza e formazione degli insegnanti di laboratorio perché acquisiscano le competenze necessarie ad addestrare gli studenti all’utilizzo corretto dei prodotti

4 l’istruzione degli utilizzatori sulle modalità di segnalazione di esposizioni anomale e sulle procedure per i casi di emergenza e, in caso di introduzione di nuovi prodotti, su eventuali rischi, sulle procedure di manipolazione e custodia, e misure di protezione.

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Per agenti fisici si intendono:• RUMORE• ULTRASUONI• INFRASUONI• VIBRAZIONI MECCANICHE• CAMPI ELETTROMAGNETICI• RADIAZIONI OTTICHE• MICROCLIMA• ATMOSFERE IPERBARICHE

AGENTI FISICI

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AGENTI FISICI

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ILLUMINAZIONE NATURALE

L’illuminazione naturale e artificiale nelle scuole non sempre è adeguata per le attività svolte nelle aule o negli uffici. A volte perché le vetrate, troppo grandi e non opportunamente schermate, inducono fenomeni di abbagliamento e soleggiamento, altre volte la luce non è sufficiente e l’illuminazione naturale non è di buona qualità per distribuzione delle ombre o per errata collocazione degli arredi.

Come riferimenti normativi o tecnici per la illuminazione naturale delle aule si possono citare quelli costituiti dal DM per l’edilizia scolastica del 1975 e dalla Norma UNI 10380-2007.

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AGENTI FISICI

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ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE

Per l’illuminazione artificiale valgono i riferimenti normativi precedenti e la Norma UNI 12464-1, che dettagliano livelli e caratteristiche di illumi- namento secondo l’attività e i compiti svolti.

Nei locali di segreteria difficilmente sussistono condizioni ideali per gli operatori che utilizzano PC, vuoi per la contemporanea presenza di altre attività d’ufficio che necessitano di altri parametri di illuminazione, vuoi per spostamenti personalizzati delle postazioni di lavoro.

Programmazione delle attività didattiche che tengano conto delle diverse caratteristiche illuminotecniche delle aule, formulazione di disposizioni sulla distribuzione degli arredi e delle postazioni di lavoro, attivazione di procedure per una costante segnalazione di anomalie, previa adeguata formazione degli operatori, rappresentano le misure gestionali per affrontare correttamente questi aspetti.

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AGENTI FISICI

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MICROCLIMA

Per l’illuminazione artificiale valgono i riferimenti normativi precedenti e la Norma UNI 12464-1, che dettagliano livelli e caratteristiche di illumi- namento secondo l’attività e i compiti svolti.

Nei locali di segreteria difficilmente sussistono condizioni ideali per gli operatori che utilizzano PC, vuoi per la contemporanea presenza di altre attività d’ufficio che necessitano di altri parametri di illuminazione, vuoi per spostamenti personalizzati delle postazioni di lavoro.

Programmazione delle attività didattiche che tengano conto delle diverse caratteristiche illuminotecniche delle aule, formulazione di disposizioni sulla distribuzione degli arredi e delle postazioni di lavoro, attivazione di procedure per una costante segnalazione di anomalie, previa adeguata formazione degli operatori, rappresentano le misure gestionali per affrontare correttamente questi aspetti.

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D.Lgs 81/08 Titolo VIII

Insieme degli aspetti fisici che caratterizzano l’aria degli ambienti confinati, intendendosi per tali tutte quelle infrastrutture più o meno separate

dall’ambiente esterno nelle quali, proprio per questa separazione, l’aria assume delle caratteristiche diverse da quelle climatiche della località in cui ci

si trova.

ELEMENTI DA CONSIDERARE

Temperatura dell’aria

Umidità relativa

Ventilazione

Scambi termici tra uomo e ambiente

Caratteristiche elementi costruttivi

MICROCLIMA

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AGENTI FISICI

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In base alle caratteristiche ambientali, lenorme tecniche distinguono gli ambienti in:

1. Ambiente moderato

2. Ambiente severo freddo

3. Ambiente severo caldo

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AGENTI FISICI

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Ambienti nei quali è richiesto un moderato

intervento del sistema di termoregolazione umano

al fine di diminuire il potenziale accumulo di

calore nel corpo.

DEFINIZIONE CARATTERISTICHE

• Condizioni ambientali omogenee e con ridotta variabilità nel tempo

• Assenza di scambi termici localizzati fra soggetto ed ambiente che abbiano effetti rilevanti

• Attività fisica modesta e analoga per tutti i soggetti

• Sostanziale uniformità del vestiario indossato dagli operatori

VALUTAZIONE

§ Viene effettuata con riferimento al livello di benessere o disagio termico provato dagli occupanti

§ Esistono diversi criteri per la valutazione del comfort termico in ambiente moderato.

(Indice di Fanger)

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AGENTI FISICI

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VOTO GIUDIZIO

+ 3 Molto caldo

+ 2 Caldo

+ 1 Leggermente caldo

0 Neutro

- 1 Fresco

- 2 Freddo

- 3 Molto freddo

Basato sugli indici

• PMV (Voto Medio Previsto)

• PPD (Percentuale prevista di insoddisfatti).

Questi 2 indici permettono di valutare le condizioni microclimatiche in

funzione del giudizio espresso dai soggetti in esame e del loro disagio

termico.

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AGENTI FISICI

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Ambienti dove l’organismo deve attivare dei meccanismi di compensazione per mantenere l’equilibrio termico del corpo

L’indice più utilizzato per la valutazione è il WBGT (Wet bulb Globe Temperature)

,NORMA UNI EN 27243

L’obiettivo che l’indice di stress termico WBGT vuol raggiungere è quello di non far superare alla temperatura interna del corpo il valore di 38° C, valore,oltre il

quale la probabilità di manifestazioni patologiche acute è elevata.

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AMBIENTI CALDO SEVERO

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Tra le manifestazioni principali si ricordano

• COLLASSO DA CALORE: Forma più comune causata da una

vasodilatazione periferica con caduta della pressione arteriosa che determina

una transitoria anossia cerebrale con perdita di coscienza e ripresa

spontanea dopo qualche minuto.

• COLPO DI CALORE: Forma più grave determinata dal blocco dei

meccanismi di termoregolazione con rapido innalzamento della temperatura

interna al di sopra dei 40.5 °C con punte fino a 45°C e con un elevato indice di

letalità in mancanza di un intervento sanitario rapido e teso al

raffreddamento dell’infortunato immergendolo in un bagno di acqua e

ghiaccio.

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MAGGIORI RISCHI

AGENTI FISICI

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Gli ambienti si definiscono freddi quando l’intervento del sistema di termoregolazione si attiva per limitare l’eccessiva diminuzione della

temperatura corporea.

L’indice utilizzato per la valutazione èIREQ

Questo indice permette di calcolare l’isolamentoRichiesto dal vestiario a diversi livelli

Di metabolismo per garantire condizioni di neutralità termica (IREQneutral) o condizioni

Minime accettabili, ma con presenza di sensazioneDi freddo (IREQmin).

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AMBIENTI FREDDO SEVERO

AGENTI FISICI

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Gli ambienti si definiscono freddi quando l’intervento del sistema di termoregolazione si attiva per limitare l’eccessiva diminuzione della

temperatura corporea.

L’indice utilizzato per la valutazione èIREQ

Questo indice permette di calcolare l’isolamentoRichiesto dal vestiario a diversi livelli

Di metabolismo per garantire condizioni di neutralità termica (IREQneutral) o condizioni

Minime accettabili, ma con presenza di sensazioneDi freddo (IREQmin).

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AMBIENTI FREDDO SEVERO

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I livelli di qualità dell’aria vengono considerati accettabili quando non vi sia presenza di inquinanti noti in concentrazione che possa provocare effetti avversi (cronici o acuti) sulla salute delle persone esposte. Anche negli edifici scolastici è possibile l’esposizione a sostanze perico- lose che, anche se presenti a bassi dosaggi, possono creare situazioni di disagio o malessere.

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INQUINAMENTO DEGLI AMBIENTI

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Il limite di allievi per classe è imposto dalle norme specifiche in materia di edilizia scolastica e sicurezza quali il DM Lavori pubblici 18.12.75, che tengono conto del rapporto fra superficie dell’aula e numero degli allievi.

Inoltre l’art. 12 della L. 820/71 (ordinamento scuola elementare e materna) vieta l’affidamento di più di 25 alunni ad ogni insegnante.

Infine le norme di edilizia scolastica (L. 23/1996) indicano il limite di 1,80 mq netti per scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di 1° gra- do, e 1,96 mq per le superiori, con aule di dimensioni minime pari a 50 mq netti.

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AFFOLLAMENTO DEGLI AMBIENTI(SECONDO MINISTERO)

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D’altra parte i decreti del Ministero dell’Istruzione 331/98 e 141/99 (formazione delle classi) prevedono la possibilità di costituire classi più numerose previa verifica del dirigente scolastico della dimensione delle aule e del numero di allievi che possono contenere.

Non solo, l’attuale riforma prevista dall’art. 64 della L. 133/08 indica per le superiori classi classi da un minimo di 27 fino a 30 allievi potendo arrivare fino a 33.

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AFFOLLAMENTO DEGLI AMBIENTI(SECONDO IL MINISTERO)

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D’altra parte i decreti del Ministero dell’Istruzione 331/98 e 141/99 (formazione delle classi) prevedono la possibilità di costituire classi più numerose previa verifica del dirigente scolastico della dimensione delle aule e del numero di allievi che possono contenere.

Non solo, l’attuale riforma prevista dall’art. 64 della L. 133/08 indica per le superiori classi classi da un minimo di 27 fino a 30 allievi potendo arrivare fino a 33.

Il TAR del Veneto, con sentenza n. 375/09, ha stabilito che il limite di 26 persone/aula indicato dal DM 26.8.92 costituisce un parametro tecnico, funzionale al corretto svolgimento degli adempimenti per la sicurezza, e non una prescrizione organizzativa che s’impone ai dirigenti ed agli Uffici scolastici nella definizione di classi e organici.

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AFFOLLAMENTO DEGLI AMBIENTI(SECONDO LA CASSAZIONE)

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Diversamente, le norme sulla sicurezza antincendio (Decreto Ministero dell’Interno 26.8.92) non consentono flessibilità: il numero delle persone presenti nelle aule deve essere calcolato in base a numero e dimensioni delle uscite in modo da garantire l’evacuazione sicura dai locali in caso di incendio (in locali con più di 25 persone ci deve essere almeno una porta con larghezza di 1,2 m apribile verso l’esodo). Il dirigente scolastico, quindi, ha l’obbligo di verificare all’interno del proprio istituto, in base al numero di allievi e alla formazione delle classi, il rispetto dei sopra citati obblighi in quanto è egli stesso responsabile di eventuali violazioni di norma in materia di sicurezza.

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AFFOLLAMENTO DEGLI AMBIENTI (SECONDO I VVF)

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Se, per causa di forza maggiore, non può essere rispettato il parametro di 26 persone (25 allievi più un insegnante), il dirigente scolastico deve mettere a punto strategie e azioni tese a garantire “livelli di sicurezza equivalenti” in situazione d’emergenza da formalizzare nel Documento di valutazione dei rischi,

(ad esempio, l’incremento della frequenza delle prove di evacuazione dell’edificio e/o una collocazione più vicina alle vie d’esodo delle aule sovraffollate).

Il superamento dei limiti di allievi per aula deve essere oggetto di un’ap- posita dichiarazione del dirigente scolastico (DM Interno 26.8.92, art. 5.0), da conservare agli atti.

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AFFOLLAMENTO DEGLI AMBIENTI (PER I DIRIGENTI SCOLASTICI)

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L’entità dei rischi che gli allievi corrono durante i momenti tradizional- mente meno strutturati dell’attività scolastica (ingresso/uscita da scuola, ricreazione, cambio dell’insegnante tra un’ora di lezione e la successiva, trasferimento della classe da una sede all’altra o da un’aula all’altra, pausa pranzo, assenza temporanea dell’insegnante dall’aula, ecc.)

si può considerare quasi indipendente dall’età dei ragazzi, sebbene quest’ultima incida sulle dinamiche degli accadimenti,

può essere fatta risalire tanto a fattori ambientali (elementi strutturali, impianti o attrezzature carenti o addirittura pericolosi),

quanto a fattori comportamentali (distrazione, irruenza, azioni o gesti inconsulti o improvvidi, mancanza di autocontrollo, scarse abilità motorie, ecc.).

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VIGILANZA DEGLI STUDENTI

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In premessa vanno considerati due assunti fondamentali:

● la sorveglianza consiste nel complesso delle attività volte a conse- guire l’obiettivo appena ricordato, e non può risolversi nella semplice presenza fisica del sorvegliante (Cassazione, sez. IV n. 4883/81)

● le misure da adottare per ottemperare al dovere di sorveglianza sono inversamente proporzionali all’età degli allievi, tanto che il dovere sarà tanto più intenso nel caso di alunni delle scuole primarie mentre sarà progressivamente più lieve con l’aumentare della loro età e della loro capacità di discernimento, purché anche nelle scuole superiori non manchino le più elementari misure per mantenere l’organizzazione tra gli allievi (Cassazione, 03.11453 e 93.6937).

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SORVEGLIANZA DEGLI STUDENTI

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1. Sono state definite procedure di comportamento per gli allievi e gli insegnanti nei minuti che precedono l’orario d’inizio e in quelli successivi al termine delle lezioni?

2. Sono stati previsti i casi di forza maggiore per i quali l’insegnante può allontanarsi dall’aula o dalla scuola in orario di servizio?

3. Sono state previste misure precauzionali da mettere in atto quando l’insegnante si allontana dall’aula o dalla scuola?

4. Sono state previste le modalità di uscita dalla scuola degli allievi prima del termine dell’orario scolastico?

5. Sono state definite le procedure nel caso di assenza di un inse- gnante?

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SORVEGLIANZA DEGLI STUDENTI

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6. Sono state stabilite le modalità della sorveglianza negli ambienti comuni della scuola, nei quali, durante l’orario di lezione, potreb- bero trovarsi allievi non soggetti alla diretta vigilanza degli insegnanti?

7. Sono stati delimitati gli spazi all’interno e all’esterno della scuola destinati alla ricreazione degli allievi?

8. È stato organizzato un corretto servizio di vigilanza durante la ricreazione?

9. Sono state definite e condivise regole comportamentali idonee ad impedire attività e giochi ritenuti pericolosi?

10. Vengono effettuate ricognizioni regolari nelle aree dove si svolge la ricreazione?

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SORVEGLIANZA DEGLI STUDENTI

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Definizioni:• AGENTE BIOLOGICO: qualsiasi microrganismo anche se

geneticamente modificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni;

• MICRORGANISMO: qualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno, in grado di riprodursi o trasferire materiale genetico;

• COLTURA CELLULARE: il risultato della crescita in vitro di cellule derivate da organismi pluricellulari

AGENTI BIOLOGICI

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ZA 3 Va anche considerata la comparsa sporadica di malattie infettive quali

TBC e mononucleosi infettiva o parassitosi come la scabbia e, più fre- quentemente, la pediculosi, per le quali di volta in volta i Servizi di Igiene e Sanità Pubblica delle ASL forniranno le indicazioni per le procedure del caso.

Non è infrequente la diffusione di epidemie stagionali quali il raffreddo- re e soprattutto l’influenza per la quale il Ministero della Salute con la Circolare n. 1 del 2.8.04 indica, ai fini dell’interruzione della catena di trasmissione, l’opportunità di vaccinazione per gli insegnanti in quanto soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo.

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COME LIMITARE IL RISCHIO:

1 Idonea ventilazione e adeguati ricambi d’aria

2 adeguata pulizia degli ambienti: i pavimenti devono essere regolarmente puliti e periodicamente disinfettati gli arredi (banchi, sedie, strumenti di lavoro), sistematicamente spolverati e puliti da polvere, acari e pollini che possono causare irritazioni all’apparato respiratorio o reazioni allergiche

3 sanificazione periodica nei casi in cui se ne ravvisi l’opportunità (presenza di topi, scarafaggi, formiche, vespe, ecc.)

4 controllo costante degli ambienti esterni (cortili, parchi gioco interni) per evitare la presenza di vetri, oggetti contundenti, taglienti o acuminati che possono essere veicolo di spore tetaniche (anche se il rischio di tetano è stato ridimensionato dall’introduzione della vaccinazione obbligatoria per tutti i nati dal 1963).

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Il problema del rumore riferito alla scuola è correlabile a tre aspetti:

1 rumore generato all'interno delle scuole, nelle aule, nelle palestre, nelle mense e negli spazi comuni, che è causa di fatica e/o eccitazione degli allievi e di condizioni sfavorevoli per l’apprendimento

2 tempo di riverberazione dei locali, che condiziona forza e ritmo della voce dell’insegnante, con conseguente affaticamento

3 livello di isolamento acustico rispetto al rumore esterno, che, se scarso, compromette l’intelligibilità delle relazioni didattiche a causa del mascheramento della parola dell’insegnante e della conseguente riduzione del livello di attenzione degli allievi.

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Se il rischio di diminuzione dell’udito (ipoacusia) risulta nella scuola poco probabile essendo dipendente da un’esposizione a rumore di intensità superiore a 80 dBA per tempi prolungati, negli ultimi anni numerose e diffuse indagini hanno evidenziato un quadro con diverse criticità lega- te alla difficoltà di svolgere l’attività didattica o di studio, proprie delle istituzioni scolastiche, in ambienti rumorosi. Infatti la concentrazione, la memorizzazione o la risoluzione di problemi risultano essere tra le attività cognitive che maggiormente risentono in senso negativo di ambienti rumorosi.

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COME CONTENERE IL RISCHIO

Di seguito si riportano alcuni esempi di interventi gestionali ed organiz- zativi che possono essere messi in atto per ridurre il rischio:

1 predisporre norme di comportamento finalizzate a contenere il rumore di fondo e informarne il personale e gli allievi

2 ridurre le occasioni di affollamento quali, ad esempio, la contemporanea presenza di più classi nella palestra

3 destinare ad aula le zone più tranquille dell’edificio ed i reparti più rumorosi (mense o locali destinati ad attività ludiche) verso la strada

4 intervenire nei confronti dell’Ente locale per modificare la viabilità nei pressi della scuola, vietando ad esempio il transito ai mezzi pesanti, o per installare barriere isolanti.

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RISCHI PER LA SALUTE E LA SICUREZZA

Tali rischi sono individuabili all’interno della complessa articolazione che caratterizza il rapporto tra l’operatore e l’organizzazione del lavoro in cui è inserito. La coerenza di tale “quadro”, pertanto, può essere analizzata anche all’interno di possibili trasversalità tra rischi per la sicurezza e rischi per la salute.

ORGANIZZAZIONE DEL LAVORO

FATTORI PSICOLOGICI

FATTORI ERGONOMICI

CONDIZIONI DIFFICILI DI LAVORO

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Una importante innovazione inserita nel testo unico è data dalla valutazione del LAVORO STRESS CORRELATO, ovvero la tutela dei lavoratori dallo stress, dal mobbing e dagli altri rischi psico-sociali. L’Accordo interconfederale del 9/06/08 definisce lo stress-lavoro correlato come

“una condizione, accompagnata da sofferenze o disfunzioni fisiche, psichiche o sociali che scaturisce dalla sensazione individuale di non essere in grado di rispondere alle richieste o di non essere all’altezza delle aspettative (…) non è una malattia, ma una situazione prolungata di tensione che può ridurre l’efficienza sul lavoro e può determinare un cattivo stato di salute”.

Tale valutazione ha lo scopo di monitorare i livelli di stress dei lavoratori e si attua secondo diverse modalità.

FATTORI PSICOLOGICI

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• Valutazione oggettiva: l’RSPP ha il compito di raccogliere una serie di dati relativi alla percentuale delle assenze, alla percentuale delle ferie non godute, alla percentuale di rotazione del personale, al numero di sanzioni disciplinari ecc. che hanno lo scopo di restituire un quadro oggettivo della situazione di benessere/malessere all’interno dell’azienda. Se questa valutazione restituisce un valore di stress basso si deve ripetere la valutazione con cadenza biennale. Se la valutazione riporta un valore di stress medio od alto l’azienda ha l’obbligo di intervenire con sistemi di diverso tipo per abbassare i livelli di stress. Per esempio facendo corsi per lavorare in gruppo oppure migliorare la comunicazione aziendale oppure richiedere un intervento di uno psicologo istituendo un punto di ascolto.

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• Valutazione soggettiva: oppure può richiedere una valutazione di questo tipo. Dove l’RSPP ha il compito di somministrare ai lavoratori un questionario anonimo fornito dall’INAIL dove verranno raccolti una serie di dati relativi al benessere del singolo individuo. Se questa valutazione restituisce un valore di stress basso si deve ripetere la valutazione con cadenza biennale. Se la valutazione riporta un valore di stress medio od alto l’azienda ha l’obbligo di intervenire con sistemi di diverso tipo per abbassare i livelli di stress, nello specifico campo in cui si è rivelata un’elevata presenza di stress.

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MAI RARAMENTE QUALCHE  VOLTA SPESSO SEMPRE   MEDIA VARIANZA1 ho  chiaro  cosa  ci  si  aspeHa  da  me  al  lavoro? 2,1% 2,1% 4,2% 11,6% 22,1% 42,1% 3,7 0,0072 posso  decidere  quando  fare  una  pausa? 52,1% 6,4% 4,3% 1,1% 2,1% 66,0% 9,2 0,0483 le  richieste  di  lavoro  che  mi  vengono  faHe  sono  difficili  da  combinare  fra  loro? 5,9% 12,9% 16,5% 7,1% 1,2% 43,5% 6,7 0,0044 so  come  svolgere  il  mio  lavoro? 1,1% 0,0% 0,0% 15,8% 26,3% 43,2% 2,9 0,0145 sono  soggeHo  a  molesRe  personali  soHo  forma  di  parole  o  comportamenR  scortesi? 58,3% 6,3% 3,1% 4,2% 0,0% 71,9% 9,3 0,0616 ho  scadenze  irraggiungibili? 28,7% 13,8% 13,8% 2,1% 0,0% 58,5% 8,4 0,0137 se  il  lavoro  diventa  difficile  posso  contare  sull'aiuto  dei  colleghi? 7,2% 9,3% 13,4% 16,5% 1,0% 47,4% 6,2 0,0048 ricevo  informazioni    di  supporto  che  mi  aiutano  nel  lavoro? 6,5% 9,7% 15,1% 10,8% 2,2% 44,1% 6,3 0,0029 devo  lavorare  molto  intensamente? 0,0% 0,0% 5,2% 15,6% 19,8% 40,6% 3,3 0,008     MAI RARAMENTE QUALCHE  VOLTA SPESSO SEMPRE   MEDIA VARIANZA1 ho  chiari  i  miei  compiR  e  responsabilità? 1,0% 0,0% 2,1% 4,1% 35,1% 42,3% 2,6 0,0222 devo  trascurare  alcuni  compiR  perché  ho  troppo  da  fare? 24,2% 14,7% 12,6% 3,2% 0,0% 54,7% 8,2 0,0093 mi  sono  chiari  gli  obie0vi  e  i  traguardi  del  mio  repato/ufficio? 1,1% 2,1% 2,1% 8,5% 28,7% 42,6% 3,1 0,0144 ci  sono  aHriR  o  confli0  fra  colleghi? 20,8% 16,7% 10,4% 4,2% 0,0% 52,1% 8,1 0,0075 ho  libertà  di  scelta  nel  decidere  come  svolgere  il  mio  lavoro? 2,1% 5,2% 3,1% 21,6% 11,3% 43,3% 4,4 0,0076 non  ho  la  possibilità  di  prendere  sufficienR  pause? 24,4% 5,6% 8,9% 8,9% 7,8% 55,6% 7,1 0,0067 capisco  in  che  modo  il  mio    lavoro  si  inserisce  negli  obieRvi  generali  dell'organizzazione? 4,3% 3,2% 7,5% 9,7% 20,4% 45,2% 4,3 0,0058 ricevo  pressioni  per  lavorare  oltre  l’orario? 52,6% 11,6% 3,2% 2,1% 0,0% 69,5% 9,3 0,0499 ho  libertà  di  scelta    nel  decidere  cosa  fare  al  lavoro? 7,6% 1,1% 2,2% 19,6% 12,0% 42,4% 4,7 0,00610 devo  svolgere  il  mio  lavoro  molto  velocemente? 4,2% 7,4% 16,8% 10,5% 3,2% 42,1% 6,0 0,00311 al  lavoro  sono  soggeHo  a  prepotenze  e  vessazioni? 72,3% 5,3% 5,3% 1,1% 1,1% 85,1% 9,5 0,09612 ho  scadenze  temporali  impossibii  da  rispeHare? 41,5% 9,6% 12,8% 0,0% 0,0% 63,8% 8,9 0,02913 posso  fare  affidamento  sul  capo  nel  caso  avessi  problemi  di  lavoro? 10,0% 4,4% 10,0% 10,0% 16,7% 51,1% 5,3 0,002

    FORTE  DISACCORDO DISACCORDO

NE'  D’ACCORDO  NE'  DISACCORDO D’ACCORDO

MOLTO  D’ACCORD

O   MEDIA VARIANZA1 i  colleghi  mi  danno  l'aiuto  ed  il  supporto  di  cui  ho  bisogno 2,2% 0,0% 14,3% 22,0% 4,4% 42,1% 4,8 0,0092 ho  voce  in  capitolo  su  come  svolgere  il  mio  lavoro 2,2% 0,0% 3,4% 30,3% 10,1% 42,1% 4,0 0,015

3 ho  sufficienR  opportunità  di  chiedere  spiegazioni  ai  dirigenR  sui  cambiamenR  relaRvi  al  lavoro 4,4% 0,0% 4,4% 20,9% 7,7% 42,1% 4,5 0,006

4 al  lavoro  i  miei  colleghi  mi  dimostrano  il  rispeHo  che    merito 1,1% 0,0% 11,0% 23,1% 8,8% 42,1% 4,3 0,0095 il  personale  viene  sempre  consultato  in  merito  ai  cambiamenR  nel  lavoro 14,6% 0,0% 10,1% 14,6% 1,1% 42,1% 6,6 0,0056 se  qualcosa  al  lavoro  mi  ha  disturbato  posso  parlarne  con  il  mio  capo 5,6% 0,0% 10,1% 18,0% 9,0% 42,1% 4,8 0,0047 il  mio  orario  di  lavoro  può  essere  flessibile 30,6% 0,0% 8,2% 5,9% 2,4% 42,1% 8,2 0,0158 i  coleghi  sono  disponibili  ad  ascoltare  i  miei  problemi  di  lavoro 3,3% 0,0% 10,0% 23,3% 5,6% 42,1% 4,7 0,0089 qundo  ci  sono  dei  cambiamenR  al  lavoro  mi  è  chiaro  che  effeHo  avranno  in  pratca 6,8% 0,0% 14,8% 17,0% 6,8% 42,1% 5,3 0,00510 sono  supportato  in  lavori  emoRvamente  impegnaRvi 12,5% 0,0% 19,3% 9,1% 4,5% 42,1% 6,3 0,00511 le  relazioni  sul  luogo  di  lavoro  sono  tese 17,4% 0,0% 11,6% 2,3% 1,2% 42,1% 7,9 0,00612 il  mio  capo  mi  incoraggia  nel  lavoro 8,0% 0,0% 11,5% 16,1% 11,5% 42,1% 5,0 0,00480

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(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)

4.1.1. è vietato fumare;4.1.2. è vietato usare apparecchi a fiamma libera e manipolare materiali incandescenti, a meno che non siano adottate idonee misure di sicurezza;4.1.3. devono essere predisposti mezzi ed impianti di estinzione idonei in rapporto alle particolari condizioni in cui possono essere usati, in essi compresi gli apparecchi estintori portatili o carrellati di primo intervento. Detti mezzi ed impianti devono essere mantenuti in efficienza e controllati almeno una volta ogni sei mesi da personale esperto;4.2.1. L'acqua non deve essere usata per lo spegnimento di incendi, quando le materie con le quali verrebbe a contatto possono reagire in modo da aumentare notevolmente di temperatura o da svolgere gas infiammabili o nocivi.4.2.2. Parimenti l'acqua e le altre sostanze conduttrici non devono essere usate in prossimità di conduttori, macchine e apparecchi elettrici sotto tensione.

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(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)

4.2.3. I divieti di cui ai punti 4.2.1 e 4.2.2 devono essere resi noti al personale mediante avvisi.4.3 Le aziende e le lavorazioni nelle quali si producono, si impiegano, si sviluppano o si detengono prodotti infiammabili, incendiabili o esplodenti e che, per dimensioni, ubicazione ed altre ragioni presentano in caso di incendio gravi pericoli per la incolumità dei lavoratori sono soggette, ai fini della prevenzione degli incendi, al controllo del Comando provinciale dei vigili del fuoco competente per territorio ad esclusione delle attività svolte dal Ministero della difesa per le quali lo stesso Ministero provvede ai controlli e all’attuazione di idonee misure a salvaguardia dell’incolumità dei lavoratori lavoratori in conformità ai provvedimenti specifici emanati in materia di prevenzione incendi .

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(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)

4.4.1. I progetti di nuovi impianti o costruzioni di cui al precedente punto o di modifiche di quelli esistenti alla data di entrata in vigore del presente decreto, devono essere sottoposti al preventivo parere di conformità sui progetti, da parte del Comando provinciale dei vigili del fuoco al quale dovrà essere richiesta la visita di controllo ad impianto o costruzione ultimati, prima dell'inizio delle lavorazioni, secondo le procedure di cui all’art. 16 del decreto legislativo 8 marzo 2006 n. 139.4.4.2. Le aziende e lavorazioni soggette al controllo finalizzato al rilascio del certificato di prevenzione incendi sono determinate con decreto del Presidente della Repubblica da emanarsi ai sensi del comma 1 dell’art. 16 del menzionato decreto legislativo 8 marzo 2006, n. 139. Fino all’emanazione del suddetto regolamento, resta in vigore il decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689.  

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(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)

4.5.1. Nella fabbricazione, manipolazione, deposito e trasporto di materie infiammabili od esplodenti e nei luoghi ove vi sia pericolo di esplosione o di incendio per la presenza di gas, vapori o polveri, esplosivi o infiammabili, gli impianti, le macchine, gli attrezzi, gli utensili ed i meccanismi in genere non devono nel loro uso dar luogo a riscaldamenti pericolosi o a produzione di scintille.4.5.2. Idonee misure contro i riscaldamenti pericolosi o la produzione di scintille devono adottarsi nella scelta ed ubicazione dei locali e dei posti di lavoro e relativo arredamento, rispetto alla distanza dalle sorgenti di calore.4.5.3. Analoghe misure devono essere adottate nell'abbigliamento dei lavoratori.4.6.1. Il riscaldamento dei locali nei quali si compiono le operazioni o esistono i rischi per fabbricazione, manipolazione, deposito e trasporto di materie infiammabili od esplodenti e nei luoghi ove vi sia pericolo di esplosione o di incendio per la presenza di gas,

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(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)

vapori o polveri, esplosivi o infiammabili deve essere ottenuto con mezzi e sistemi tali da evitare che gli elementi generatori o trasmittenti del calore possano raggiungere temperature capaci di innescare le materie pericolose ivi esistenti.4.6.2. Nei casi indicati al punto precedente le finestre e le altre aperture esistenti negli stessi locali devono essere protette contro la penetrazione dei raggi solari.4.7.1. Nei locali di cui al punto precedente devono essere predisposte nelle pareti o nei solai adeguate superfici di minor resistenza atte a limitare gli effetti delle esplosioni.4.7.2. Dette superfici possono essere anche costituite da normali finestre o da intelaiature a vetri cieche fissate a cerniera ed apribili verso l'esterno sotto l'azione di una limitata pressione.4.7.3. In ogni caso dette superfici di minor resistenza devono essere disposte in modo che il loro eventuale funzionamento non possa arrecare danno alle persone.

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(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)

4.8.1. Negli stabilimenti dove si producono differenti qualità di gas non esplosivi nè infiammabili di per se stessi, ma le cui miscele possono dar luogo a reazioni pericolose, le installazioni che servono alla preparazione di ciascuna qualità di gas devono essere sistemate in locali isolati, sufficientemente distanziati fra loro.4.8.2. La disposizione di cui al punto precedente non si applica quando i diversi gas sono prodotti contemporaneamente dallo stesso processo, semprechè siano adottate idonee misure per evitare la formazione di miscele pericolose.4.9. Le materie ed i prodotti suscettibili di reagire fra di loro dando luogo alla formazione di gas o miscele esplosive o infiammabili devono essere immagazzinati e conservati in luoghi o locali sufficientemente areati e distanziati ed adeguatamente isolati gli uni dagli altri.

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10MISURE CONTRO L’INCENDIO E L’ESPLOSIONE

(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)

4.10. I dispositivi di aspirazione per gas, vapori e polveri esplosivi o infiammabili, tanto se predisposti in applicazione del punto 2.1.8.1., quanto se costituenti elementi degli impianti di produzione o di lavorazione, devono rispondere ai seguenti requisiti:4.10.1. essere provvisti di valvole di esplosione, collocate all'esterno dei locali in posizione tale da non arrecare danno alle persone in caso di funzionamento;4.10.2. avere tutte le parti metalliche collegate fra loro ed il relativo complesso collegato elettricamente a terra;4.10.3. essere provvisti, in quanto necessario, di mezzi per la separazione e la raccolta delle polveri esplosive o infiammabili;4.10.4. avere lo scarico in luogo dove i gas, i vapori e le polveri non possono essere causa di pericolo.4.11. Nelle installazioni in cui possono svilupparsi gas, vapori o polveri suscettibili di dar luogo a miscele esplosive, devono essere adottati impianti distinti di aspirazione per ogni qualità di gas, vapore o polvere, oppure adottate altre misure idonee ad evitare i pericoli di

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ZA 4 ANTINCENDIO

È essenziale discutere del principio secondo il quale si può sviluppare un incendio. Tale principio è stato esemplificato in modo grafico attraverso la rappresentazione del “triangolo del fuoco”.

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ZA 4 ANTINCENDIO

Riducendo le occasioni di

incendio

Cioè applicando:MISURE

PREVENTIVE

Influisce sulla probabilità

(P)

Contenendo le conseguenze di

un incendio

Cioè applicando: MISURE

PROTETTIVE

Influisce sulla gravità

(D)

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ZA 4 MISURE DI SICUREZZA ANTINCENDIO

• MISURE PREVENTIVE– Impianti elettrici a REGOLA D’ARTE(CEI)– Collegamento elettrico a terra– Impianto parafulmine– Dispositivi di sicurezza alle condotte– Ventilazione– Materiali incombustibili– Attrezzatura e pavimentazione– antiscintilla– Segnaletica di sicurezza

• MISURE PROTETTIVE• MISURE PROTETTIVE ATTIVE• MISURE PROTETTIVE PASSIVE

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ZA 4 MISURE DI SICUREZZA ANTINCENDIO

• MISURE PROTETTIVE ATTIVE~ Vie ed uscite di emergenza

~ Resistenza al fuoco delle strutture

~ Compartimentazione

~ Reazione al fuoco dei materiali

~ Limitazione del carico d’incendio~ Distanze di sicurezza

~ Aerazione e ventilazione

• MISURE PROTETTIVE PASSIVE

~ Impianti e mezzi di spegnimento (estintori – idranti - etc)

~ Impianti automatici di rivelazione e segnalazione di incendio~ Dispositivi di sicurezza

~ Illuminazione di sicurezza e

~ alimentazione elettrica di emergenza

~ Squadra antincendio aziendale

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ZA 4 I MEZZI ESTINGUENTI

I mezzi estinguenti vengono suddivisi in base alla classificazione dell’incendio.La classificazione dell’incendio viene definita in base al materiale che alimenta la combustione.

CLASSI DI INCENDIO MATERIALI ESTINGUENTE

AMateriali solidi: carta, legno,

tessuti, pelli e gommeAcqua

BLiquidi infiammabili: benzine,

alcoli, solventi ed oliSchiuma

CGas infiammabili: idrogeno,

metano ed acetilenePolvere

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Metalli e sostanze chimiche: alluminio, magnesio, sodio e

potassio

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ZA 4 I COMPITI DELLA SQUADRA ANTINCENDIO

I componenti della squadra antincendio, nei limiti delle rispettive competenze, hanno il compito di effettuare la sorveglianza, il controllo periodico e la manutenzione delle attrezzature, degli impianti e di tutti i presidi antincendio presenti nell’Istituto. Inoltre, se e solo se, sono presenti fisicamente in un locale nel momento in cui dovesse svilupparsi un principio d’incendio hanno il compito di intervenire prontamente con i mezzi di estinzione presenti in loco. Durante le emergenze, la squadra presta la sua opera mettendosi a disposizione di coordina le operazioni e della squadra di primo soccorso.

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ZA 4 INCENDIO – LE PROCEDURE DI SICUREZZA

• Allontanarsi dalla zona dell’incendio• Non usare ascensori

• Avvisare sempre la portineria se non vi è già allarme in atto

• In caso di fumo camminare carponi vicino al pavimento, con un fazzoletto bagnato sulla bocca e sul naso

• Intervenire solo se possibile e senza correre alcun rischio per la propria incolumità

• Seguire le indicazioni degli addetti all’emergenza, e degli eventuali operatori esterni (Vigili del Fuoco, Polizia ecc.ecc.)

• Spostarsi lungo i muri se la visibilità è scarsa

• Non salire MAI più in alto

• In caso di fuoco esterno al locale nel quale ci si trova chiudersi dentro e sigillare ogni fessura per evitare l’ingresso di fumo ed avvisare segnalando la propria presenza dentro al locale

• In caso di persona i cui abiti prendono fuoco evitare che corra, stenderla a terra e soffocare le fiamme avvolgendola con indumenti non sintetici

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ZA 4 I COMPITI DEL PRIMO SOCCORSO

L’addetto di primo soccorso (PS) è una persona formata ed opportunamente addestrata ad intervenire prontamente ed autonomamente per soccorrere chi si infortuna o accusa un malore ed ha piena facoltà di decidere se sono sufficienti le cure che possono essere prestate in istituto o se invece è necessario ricorrere a soccorritori professionisti.

Presidio mobile Presidio fisso Cartellonistica

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ZA 4 PRIMO SOCCORSO – PROCEDURE DI SICUREZZA

• Gli interventi di PS devono avvenire tempestivamente, al momento della segnalazione; l’addetto è esonerato, per tutta la durata dell’intervento, da qualsiasi altra attività di sua competenza e, in particolare, deve sospendere ogni lavoro che stava svolgendo prima della chiamata; quando possibile, l'addetto impegnato in un intervento di PS deve essere temporaneamente sostituito da un collega nelle sue normali attività.

• L’azione dell’addetto di PS è circoscritta al primo intervento su una persona bisognosa di cure immediate e si protrae, a discrezione dell’addetto stesso e senza interferenze di altre persone non competenti, fintantoché l’emergenza non sia terminata. In ogni caso l’intervento dell’addetto di PS si esaurisce quando l’infortunato è stato preso in carico dal personale dell’ambulanza, in caso di ricorso al 1.1.8., o dal personale del Pronto Soccorso Ospedaliero, in caso di trasporto in auto in ospedale, oppure quando l’infortunato minore è stato consegnato ai familiari.

• L’intervento dell’addetto di PS è finalizzato al soccorso di chiunque si trovi nei locali dell’istituto.

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ZA 4 PRIMO SOCCORSO – PROCEDURE DI SICUREZZA

• L’addetto di PS, all’occorrenza, accompagna o dispone il trasporto in ospedale dell’infortunato,utilizzando l’automobile dell’istituto o un’altra autovettura prontamente reperita.

• Qualora un addetto di PS riscontri carenze nella dotazione delle valigette di primo soccorso o nei locali infermeria, deve avvisare il coordinatore, il quale provvede a trasferire la segnalazione alla persona che svolge la funzione di addetto alla gestione dei materiali.

• Durante le prove d’evacuazione, tutti gli addetti di PS presenti in istituto, debitamente e preventivamente avvisati ed istruiti da chi organizza la prova, devono rimanere nei luoghi loro assegnati per poter intervenire prontamente in caso di necessità.

• In caso di evacuazione non simulata, tutti gli addetti di PS presenti in istituto sono impegnati nella sorveglianza delle operazioni (a meno che non svolgano anche la mansione di addetto all’antincendio) ed usciranno solo dopo che si sono completate tutte le operazioni di sfollamento.

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ZA 4 TERREMOTO – PROCEDURE DI SICUREZZA

• Mantenere la calma• Interrompere immediatamente ogni attività

• Non precipitarsi all’esterno e prestare attenzione agli arredi che potrebbero cadere

• Allontanarsi da porte e finestre

• Se si è nei corridoi o nelle scale rientrare nella propria abitazione o in quella più vicina

• Controllare che le vie di fuga siano sgombre da ostacoli• Interrompere tempestivamente l’erogazione di corrente e gas dagli

interruttori generali

• Rifugiarsi sotto i tavoli/architravi e uscire al termine della scossa

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SEGNALETICA DI SICUREZZA ALL. XXIV E XXV

• Cartello: è un segnale che attraverso la combinazione di forma, colore o simbolo, fornisce un’indicazione determinata la cui visibilità è garantita da un’illuminazione di intensità sufficiente

• Segnale acustico: segnale sonoro in codice diffuso da un apposito dispositivo

• Segnale gestuale: un movimento od una posizione delle mani o delle braccia in forma convenzionale per guidare persone che effettuano manovre implicanti un rischio

• Segnali ottici: segnali di tipo luminoso

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SEGNALETICA DI SICUREZZA ALL. XXIV E XXV

È una segnaletica che, riferita ad un oggetto, ad un’attività o ad una determinata situazione, fornisce un’indicazione od una prescrizione concernente la sicurezza o la salute sul luogo di lavoro e che, utilizza a seconda dei casi, un cartello, un colore un segnale luminoso od acustico, una comunicazione verbale od un segnale gestuale.• Segnale di divieto: vieta un comportamento che potrebbe causare

un pericolo

• Segnale di avvertimento: avverte di un pericolo• Segnale di prescrizione: prescrive un determinato comportamento

• Segnale di salvataggio o di soccorso: fornisce indicazioni sulle uscite di emergenza od ai mezzi di soccorso

• Segnale di informazione: fornisce indicazioni diverse dalle precedenti

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CARTELLONISTICA ALL. XXIV E XXV

Estintore Uscita di emergenza

Lancia Esodo verso il basso

Naspo Percorso di esodo

Interruttore generale Punto di raccolta

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CARTELLONISTICA ALL. XXIV E XXV

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DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE ALL. VIII

I dispositivi di protezione individuale sono attrezzature destinate ad essere indossate e tenute dal lavoratore allo scopo di proteggerlo contro uno o più rischi suscettibili di minacciarne la sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento o accessorio destinato a tale scopo.

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLA TESTA

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL VISO

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE MANI E BRACCIA

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEI PIEDI E GAMBE

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEL COLLO DEL PIEDE

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEL TRONCO E DELL’ADDOME

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’INTERO CORPO

INDUMENTI DI PROTEZIONE

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DEGLI OCCHI E DEL VISO

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE MANI E BRACCIA

INDUMENTI DI PROTEZIONE

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

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COME VALUTARE QUALE D.P.I. UTILIZZARE

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D.P.I. DEGLI OCCHI E DEL VISO

Si suddividono nelle seguenti categorie:

• Occhiali a stanghette

• Occhiali a mascherina• Occhiali di protezione, contro i raggi X, i raggi laser, le radiazioni

ultraviolette, infrarosse e visibili

• Schermi facciali• Maschera e caschi per la saldatura ad arco (maschere a mano, a

cuffia o adattabili a caschi protettivi)

Da utilizzarsi durante il taglio dell’erba, durante lavori di piccola manutenzione dove vi potessero essere proiezioni di materiale, qualora si dovesse mescolare qualche preparato che potesse schizzare

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D.P.I. DEGLI OCCHI E DEL VISO

• Occhiali a stanghette

• Occhiali a mascherina

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D.P.I. DELLE VIE RESPIRATORIE

Si suddividono nelle seguenti categorie:

• Apparecchi antipolvere, antigas e contro le polveri radioattive

• Apparecchi isolanti a presa d’aria• Apparecchi respiratori con maschera per saldatura amovibili

• Mascherine protettive

Da utilizzarsi sempre durante l’eventuale miscelazione di prodotti per la pulizia, o nell’utilizzo di prodotti dove viene esplicitamente indicato che potrebbero emanare fumi/gas/vapori tossici

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D.P.I. DELLE VIE RESPIRATORIE

• Mascherine protettive

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D.P.I. DELLE VIE RESPIRATORIE

• Respiratori

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D.P.I. DELLE VIE RESPIRATORIE

• CAMERE BIANCHE

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D.P.I. DELLE MANI E DELLE BRACCIA

Si suddividono nelle seguenti categorie:

• Guanti contro le aggressioni meccaniche; contro le aggressioni chimiche, per elettricisti e antitermici

• Guanti a sacco• Ditali

• Manicotti• Fasce di protezione dei polsi

• Guanti a mezze dita

• Manopole

Da utilizzarsi sempre durante le operazioni di pulizia (per evitare il contatto diretto con i prodotti), durante qualsiasi piccola manutenzione che possa provocare tagli o abrasioni della cute

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D.P.I. DELLE MANI E DELLE BRACCIA

• Guanti contro le aggressioni meccaniche; contro le aggressioni chimiche, per elettricisti e antitermici

• Guanti per uso generale

• Guanti ad alta sensibilità

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D.P.I. DELLE MANI E DELLE BRACCIA

• Guanti contro le aggressioni meccaniche; contro le aggressioni chimiche, per elettricisti e antitermici

• Guanti protezione da taglio

• Guanti per manipolazione sostanze chimiche

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D.P.I. DELLE ORECCHIE

• Otoprotettori

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D.P.I. DEI PIEDI

• Scarpe

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D.P.I. DEI PIEDI

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D.P.I. ANTICADUTA

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D.P. INDUMENTI DI PROTEZIONE

Si suddividono nelle seguenti categorie:• Indumenti di lavoro di sicurezza(a due pezzi, tute)

• Indumenti di protezione contro le aggressioni meccaniche (perforazioni, tagli ecc.)

• Indumenti di protezione contro le aggressioni chimiche (camici)

• Indumenti di protezione contro gli spruzzi di metallo fuso e raggi infrarossi

• Indumenti di protezione contro il calore o il freddo• Indumenti di protezione contro la contaminazione radioattiva

• Indumenti antipolvere o antigas• Indumenti ed accessori a fluorescenza di segnalazione,

catarifrangenti

• Coperture di protezione

Da utilizzarsi durante le operazioni di pulizia

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D.P. INDUMENTI DI PROTEZIONE

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PERCHE’ USARE I D.P.I.?

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7 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHIART. 168 E ALL. XXXIII

Consiste nella prevenzione delle patologie da sovraccarico biomeccanico, in particolare dorso-lombari. All’interno del T.U. si fa riferimento alle tabelle riportate nelle seguenti norme:• ISO 11228-1 (sollevamento e trasporto manuale di carichi)

• ISO 11228-2 (traino e spinta manuale di carichi)• ISO 11228-3 (compiti ripetitivi di movimentazione di piccoli carichi ad

alta frequenza)

Vengono così determinati i pesi di sollevamento limite :

ETA’ (anni)

MASCHI(Kg)

FEMMINE(Kg)

> 18 anni 30 20

15 -18 anni 20 15

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7 MOVIMENTAZIONE MANUALE DEI CARICHIART. 168 E ALL. XXXIII

Una scorretta movimentazione dei carichi potrebbe portare alle seguenti patologie:• Artrosi

• Ernia del disco• Sciatica

• Alterazioni della curva della colonna vertebrale

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7COME MOVIMENTARE I CARICHI

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Evitare di prelevare o depositare oggetti direttamente a terra o sopra all’altezza della testa

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7COME MOVIMENTARE I CARICHI

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Evitare di ruotare la schiena

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7COME MOVIMENTARE I CARICHI

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Trasportare i pesi manualmente per brevi percorsi (pochi metri) altrimenti usare un carrello

simmetricamente con ambo le mani o alternativamente con due mani se il carico è uno solo

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COME MOVIMENTARE I CARICHI

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7GLI ZAINI VISTI COME CARICHI

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L’altro aspetto che viene frequentemente chiamato in causa a proposito del mal di schiena è lo zaino, che molto spesso trasporta carichi spro- porzionati al peso dell’allievo.Ricerche effettuate in Italia riportano pesi tra i 6 e gli 8 kg alle scuole medie, con carico massimo settimanale di 11,5 kg, superando in ogni caso i limiti proposti dalla letteratura (10-15% del peso corporeo).

A scuola gli allievi potrebbero essere addestrati, con la collaborazione degli insegnanti di educazione motoria/fisica, sulle modalità di riempire e indossare lo zaino, e, più in generale, dovrebbe essere incentivata l’attività fisica per potenziare l’apparato muscolo scheletrico.

Sarebbe auspicabile che la scuola si dotasse di armadietti personali o armadi di classe dove gli allievi possano riporre in sicurezza i testi e il materiale didattico.

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7COME DOVREBBE ESSERE UNO ZAINO?

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● Lo zaino deve avere: dimensioni adeguate all’utilizzatore (non deve essere troppo grande), schienale rigido e imbottito, bretelle ampie e imbottite, cintura da allacciare alla vita, maniglia per sollevarlo o trasportarlo a mano; deve essere leggero da vuoto e deve avere più comparti per distribuire meglio il contenuto

● Lo zaino va riempito partendo dallo schienale e mettendo le cose più pesanti vicino allo stesso e poi via, via, le cose meno pesanti

● Le bretelle vanno regolate alla stessa lunghezza affinché lo schienale sia ben aderente alla schiena e in modo che la parte inferiore dello zaino indossato non scenda al di sotto della vita

● Quando è possibile (sull’autobus, quando si è fermi) è bene togliere lo zaino dalle spalle; non si deve correre con lo zaino sulle spalle (specialmente sulle scale) e non si devono tirare i compagni per lo zaino● Se non è possibile far rientrare lo zaino nel peso previsto, è consigliabile trasportarlo con un carrellino o usare uno zaino tipo trolley

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7COME DOVREBBE ESSERE UNO ZAINO?

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● Nell’indossare lo zaino occorre: 1) prenderlo per la maniglia e posizionarlo su un piano (tavolo, banco) con le bretelle verso l’utilizzatore, nel fare questa operazione stare attenti a non flettere o ruotare la colonna vertebrale, ma, se c’è bisogno, piegarsi con le ginocchia; 2) avvicinarsi il più possibile al piano dove è stato poggiato lo zaino e girarsi di spalle; 3) infilare le bretelle senza flettere la schiena in dietro, né ruotare il tronco se il piano è basso flettere le ginocchia per trovarsi all’altezza giusta

● Non si deve portare lo zaino su una spalla, ma indossare sempre ambedue le bretelle; va allacciata sempre la cintura in vita (se c’è)● Quando è possibile (sull’autobus, quando si è fermi) è bene togliere lo zaino dalle spalle; non si deve correre con lo zaino sulle spalle (specialmente sulle scale) e non si devono tirare i compagni per lo zaino

● Controllare giornalmente il contenuto dello zaino e riempirlo solo con le cose strettamente necessarie per quel giorno di scuola. Nei bambini, lo zaino pieno non dovrebbe superare il 10% del loro peso

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RISCHIO DA UTILIZZO MACCHINE

Art. 69 DEFINIZIONI:a) attrezzatura di lavoro: qualsiasi macchina, apparecchio, utensile o

impianto, inteso come il complesso di macchine, attrezzature e componenti e necessari allo svolgimento di un’attività o all’attuazione di un processo produttivo, destinato ad essere usato durante il lavoro;

b) uso di una attrezzatura di lavoro: qualsiasi operazione lavorativa connessa ad una attrezzatura di lavoro, quale la messa in servizio o fuori servizio, l'impiego, il trasporto, la riparazione, la trasformazione, la manutenzione, la pulizia, il montaggio, lo smontaggio;

c) zona pericolosa: qualsiasi zona all'interno ovvero in prossimità di una attrezzatura di lavoro nella quale la presenza di un lavoratore costituisce un rischio per la salute o la sicurezza dello stesso;

d) lavoratore esposto: qualsiasi lavoratore che si trovi interamente o in parte in una zona pericolosa;

e) operatore: il lavoratore incaricato dell’uso di una attrezzatura di lavoro.

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LAVORO AI VIDEOTERMINALI

Le attrezzature munite di videoterminali sono trattate al Titolo VII del testo unico sulla sicurezza.

Queste norme NON si applicano (art. 172):a) ai posti di guida di veicoli o macchine;b) ai sistemi informatici montati a bordo di un mezzo di trasporto;c) ai sistemi informatici destinati in modo prioritario all'utilizzazione

da parte del pubblico;d) alle macchine calcolatrici, ai registratori di cassa e a tutte le

attrezzature munite di un piccolo dispositivo di visualizzazione dei dati o delle misure, necessario all'uso diretto di tale attrezzatura;

e) alle macchine di videoscrittura senza schermo separato.

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COSA SI INTENDE PER VDT?

Definizioni (art. 173):a) videoterminale: uno schermo alfanumerico o grafico a

prescindere dal tipo di procedimento di visualizzazione utilizzato;b) posto di lavoro: l'insieme che comprende le attrezzature munite

di videoterminale, eventualmente con tastiera ovvero altro sistema di immissione dati, incluso il mouse, il software per l'interfaccia uomo-macchina, gli accessori opzionali, le apparecchiature connesse, comprendenti l'unità a dischi, il telefono, il modem, la stampante, il supporto per i documenti, la sedia, il piano di lavoro, nonché l'ambiente di lavoro immediatamente circostante;

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COSA COMPORTA IL LAVORO AL VDT?

Obblighi del datore di lavoro (art. 174)

Comma 1: Il datore di lavoro, all’atto della valutazione del rischio di cui all’articolo 28, analizza i posti di lavoro con particolare riguardo:a) ai rischi per la vista e per gli occhi;b) ai problemi legati alla postura ed all'affaticamento fisico o

mentale;c) alle condizioni ergonomiche e di igiene ambientale.

Comma 3: 3. Il datore di lavoro organizza e predispone i posti di lavoro di cui all’articolo 173, in conformità ai requisiti minimi di cui all’ ALLEGATO XXXIV.

(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro il datore di lavoro e il dirigente)

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UTILIZZO DI VDT

Articolo 175 - Svolgimento quotidiano del lavoro1. Il lavoratore, ha diritto ad una interruzione della sua attività

mediante pause ovvero cambiamento di attività.(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro il datore di lavoro e il dirigente)

2. Le modalità di tali interruzioni sono stabilite dalla contrattazione collettiva anche aziendale.

3. In assenza di una disposizione contrattuale riguardante l'interruzione di cui al comma 1, il lavoratore comunque ha diritto ad una pausa di quindici minuti ogni centoventi minuti di applicazione continuativa al videoterminale.

(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro il datore di lavoro e il dirigente)

4. Le modalità e la durata delle interruzioni possono essere stabilite temporaneamente a livello individuale ove il medico competente ne evidenzi la necessità.

5. È comunque esclusa la cumulabilità delle interruzioni all'inizio ed al termine dell'orario di lavoro.

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UTILIZZO DI VDT

Articolo 175 - Svolgimento quotidiano del lavoro6. Nel computo dei tempi di interruzione non sono compresi i tempi

di attesa della risposta da parte del sistema elettronico, che sono considerati, a tutti gli effetti, tempo di lavoro, ove il lavoratore non possa abbandonare il posto di lavoro.

7. La pausa è considerata a tutti gli effetti parte integrante dell'orario di lavoro e, come tale, non è riassorbibile all'interno di accordi che prevedono la riduzione dell'orario complessivo di lavoro.

Articolo 176 - Sorveglianza sanitaria1. I lavoratori sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria di cui

all’articolo 41, con particolare riferimento:a) ai rischi per la vista e per gli occhi;b) ai rischi per l’apparato muscolo-scheletrico.(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro il datore di lavoro e il dirigente)

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UTILIZZO DI VDT

Articolo 176 - Sorveglianza sanitaria3. Salvi i casi particolari che richiedono una frequenza diversa stabilita dal medico competente, la periodicità delle visite di controllo è biennale per i lavoratori classificati come idonei con prescrizioni o limitazioni e per i lavoratori che abbiano compiuto il cinquantesimo anno di età; quinquennale negli altri casi.(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro il datore di lavoro e il dirigente)

4. Per i casi di inidoneità temporanea il medico competente stabilisce il termine per la successiva visita di idoneità.5. Il lavoratore è sottoposto a visita di controllo per i rischi di cui al comma 1 a sua richiesta, secondo le modalità previste all’articolo 41, comma 2, lettera c).(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 2.500 a 6.400 euro il datore di lavoro e il dirigente)

6. Il datore di lavoro fornisce a sue spese ai lavoratori i dispositivi speciali di correzione visiva, in funzione dell'attività svolta, quando l’esito delle visite di cui ai commi 1, 3 e 4 ne evidenzi la necessità e non sia possibile utilizzare i dispositivi normali di correzione.

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Articolo 177 - Informazione e formazione1. In ottemperanza a quanto previsto in via generale dall’articolo

18, comma 1, lettera l), il datore di lavoro:a) fornisce ai lavoratori informazioni, in particolare per quanto

riguarda:1) le misure applicabili al posto di lavoro, in base all'analisi dello

stesso di cui all'articolo 174;2) le modalità di svolgimento dell'attività;3) la protezione degli occhi e della vista;b) assicura ai lavoratori una formazione adeguata in particolare in

ordine a quanto indicato al comma 1, lettera a).

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Sintomi

- bruciore, lacrimazione- Senso di corpo estraneo

- ammiccamento frequente

- fastidio alla luce, pesantezza

- visione annebbiata o sdoppiata

- Stanchezza alla lettura

- Cefalea

NEL COMPLESSO SONO DISTURBI REVERSIBILI

DISTURBI OCULO-VISIVI

Principali cause:

-illuminazione inadatta

-riflessi da superfici lucide

-luce diretta (artificiale o

naturale) su monitor o occhi

-presenza di superfici di colore

estremo (bianco o nero)

-difettosità del monitor

- impegno visivo statico,

ravvicinato, protratto nel

tempo

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Come prevenirli

-ai primi sintomi di affaticamento fare piccole pause

-socchiudere le palpebre per 1/2 minuti

- distogliere lo sguardo dagli oggetti vicini e rivolgerlo verso quelli lontani

-verificare l’illuminazione e le tende

-eliminare riflessi e/o abbagliamenti

- seguire con lo sguardo il perimetro del soffitto

DISTURBI OCULO-VISIVI

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Sensazioni

- Senso di peso, di fastidio

- Intorpidimento

- Dolore

- Rigidità di: collo schiena spalle braccia mani

Cause

- Posizione di lavoro scorretta

- Errata scelta degli arredi

- Posizione di lavoro fissa e mantenuta per lungo tempo movimenti rapidi e ripetitivi delle mani (uso di tastiera e mouse).

DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI

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Come prevenirli

-Verificare che la parte alta del monitor sia al livello degli occhi

-Verificare la distanza del monitor e della tastiera

-Stare seduti ben eretti con i piedi ben poggiati

-Regolare bene l’altezza e l’inclinazione della sedia

- Ai primi sintomi di dolore al collo o alle estremità concedersi una pausa alzandosi e muovendosi

DISTURBI MUSCOLO-SCHELETRICI

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ESERCIZI DA FARE DURANTE LE PAUSE

STIRAMENTO DEI MUSCOLI DEL COLLOEsercizio n. 1

Mettiti in questa posizione, intreccia le dita sulla testa e tira lentamente il capo in basso; compi alcuni atti respiratori, lasciando uscire a fondo l'aria.

Ripeti più volte, fino a sentir calare la tensione dietro. Esercizio n. 2

Piega il collo da un lato continuando a guardare diritto davanti a te (non alzare la spalla). L'esercizio è più efficace se ti aiuti con la mano.

Compi alcuni atti respiratori, rilasciando l'altra spalla.

MOBILIZZAZIONE DEL COLLOEsercizio n. 3

Ritrai il mento continuando a guardare diritto davanti a te; compi alcuni atti respiratori, poi ritorna nella posizione di partenza.

Aiutarsi guidando il mento con la mano.

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ESERCIZI DA FARE DURANTE LE PAUSE

MOBILIZZAZIONE DELLE SPALLEEsercizio n.4

Allarga le braccia e descrivi 10 piccoli cerchi con le mani, in entrambe le direzioni. Porta le braccia in alto e fai altri 10 piccoli cerchi, sempre in entrambe le direzioni.

Esercizio n. 5Alzati in piedi, allarga un po' le gambe. Solleva le spalle, conta fino a 10, poi

rilassale. Portale in basso, conta fino a 10, poi rilassale. Ripeti 5 volte.Esercizio n. 6

Porta indietro le spalle, conta fino a 10 poi rilassale; portale in avanti, conta fino a 10, poi rilassale. Ripeti 5 volte.

Gli esercizi proposti vanno eseguiti in condizioni di assenza di dolore nelle regioni interessate; se durante l'esecuzione ne dovesse comparire, si consiglia una valutazione medica. Alcuni esercizi sono da fare da seduti, altri in piedi. Si provi, almeno per una volta, ad eseguire tutti gli esercizi, nell'ordine e secondo le modalità proposte, poi si potrà fare una scelta personale, a seconda del beneficio che se ne ricaverà e del tempo che si avrà a disposizione. In ogni caso è importante cercare di interrompere di tanto in tanto la posizione seduta, alzandosi in piedi e facendo qualche passo.

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QUESTIONARIO VDT

Questionario utilizzato per la valutazione della postazione di lavoro al VDT.

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10I LUOGHI DI LAVORO

I luoghi di lavoro vengono trattati:1) al Titolo I all’interno dei capi relativi ai Principi Comuni;2) al Titolo II3) al Titolo IV (solo per i cantieri temporanei e mobili)4) All’Allegato IV dove sono indicate le specificità che devo

avere gli stessi.

Si ricorda che la violazione di più precetti riconducibili alla categoria omogenea di requisiti di sicurezza relativi ai luoghi di lavoro di cui all’allegato IV, punti 1.1, 1.2, 1.3, 1.4, 1.5, 1.6, 1.7, 1.8, 1.9, 1.10, 1.11, 1.12, 1.13, 1.14, 2.1, 2.2, 3, 4, 6.1, 6.2, 6.3, 6.4, 6.5, e 6.6, è considerata una unica violazione.( è punita con la pena dell’arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il

datore di lavoro e il dirigente).

L’organo di vigilanza è tenuto a precisare in ogni caso, in sede di contestazione, i diversi precetti violati

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1.1 Stabilità e solidità(arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.1.1. Gli edifici che ospitano i luoghi di lavoro o qualunque altra opera e struttura presente nel luogo di lavoro devono essere stabili e possedere una solidità che corrisponda al loro tipo d'impiego ed alle caratteristiche ambientali.1.1.2. Gli stessi requisiti vanno garantiti nelle manutenzioni.1.1.3. I luoghi di lavoro destinati a deposito devono avere, su una parete o in altro punto ben visibile, la chiara indicazione del carico massimo dei solai, espresso in chilogrammi per metro quadrato di superficie. 1.1.4. I carichi non devono superare tale massimo e devono essere distribuiti razionalmente ai fini della stabilità del solaio.1.1.5. L'accesso per i normali lavori di manutenzione e riparazione ai posti elevati di edifici, parti di impianti, apparecchi, macchine, pali e simili deve essere reso sicuro ed agevole mediante l'impiego di mezzi appropriati, quali andatoie, passerelle, scale, staffe o ramponi montapali o altri idonei dispositivi.1.1.6. Il datore di lavoro deve mantenere puliti i locali di lavoro, facendo eseguire la pulizia, per quanto è possibile, fuori dell'orario di lavoro e in modo da ridurre al minimo il sollevamento della polvere dell'ambiente, oppure mediante aspiratori.1.1.7. Nelle adiacenze dei locali di lavoro e delle loro dipendenze, il datore di lavoro non può tenere depositi di immondizie o di rifiuti e di altri materiali solidi o liquidi capaci di svolgere emanazioni insalubri, a meno che non vengano adottati mezzi efficaci per evitare le molestie o i danni che tali depositi possono arrecare ai lavoratori ed al vicinato.

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1.2. Altezza, cubatura e superficie(arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.2.1. I limiti minimi per altezza, cubatura e superficie dei locali chiusi destinati o da destinarsi al lavoro nelle aziende industriali che occupano più di cinque lavoratori, ed in ogni caso in quelle che eseguono le lavorazioni che comportano la sorveglianza sanitaria, sono i seguenti:1.2.1.1. altezza netta non inferiore a m 3;1.2.1.2. cubatura non inferiore a mc 10 per lavoratore;1.2.1.3. ogni lavoratore occupato in ciascun ambiente deve disporre di una superficie di almeno mq 2.1.2.2. I valori relativi alla cubatura e alla superficie si intendono lordi cioè senza deduzione dei mobili, macchine ed impianti fissi.1.2.3. L'altezza netta dei locali è misurata dal pavimento all'altezza media della copertura dei soffitti o delle volte.1.2.4. Quando necessità tecniche aziendali lo richiedono, l'organo di vigilanza competente per territorio può consentire altezze minime inferiori a quelle sopra indicate e prescrivere che siano adottati adeguati mezzi di ventilazione dell'ambiente. L'osservanza dei limiti stabiliti dal presente articolo circa l'altezza, la cubatura e la superficie dei locali chiusi di lavoro è estesa anche alle aziende industriali che occupano meno di cinque lavoratori quando le lavorazioni che in esse si svolgono siano ritenute, a giudizio dell'organo di vigilanza, pregiudizievoli alla salute dei lavoratori occupati.1.2.5. Per i locali destinati o da destinarsi a uffici, indipendentemente dal tipo di azienda, e per quelli delle aziende commerciali, i limiti di altezza sono quelli individuati dalla normativa urbanistica vigente.1.2.6. Lo spazio destinato al lavoratore nel posto di lavoro deve essere tale da consentire il normale movimento della persona in relazione al lavoro da compiere.

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1.3. Pavimenti, muri, soffitti, finestre e lucernari dei locali scale e marciapiedi mobili, banchina e rampe di carico(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.3.1. A meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità della lavorazione, è vietato adibire a lavori continuativi locali chiusi che non rispondono alle seguenti condizioni:1.3.1.1. essere ben difesi contro gli agenti atmosferici, e provvisti di un isolamento termico e acustico sufficiente, tenuto conto del tipo di impresa e dell'attività dei lavoratori; 1.3.1.2. avere aperture sufficienti per un rapido ricambio d'aria; 1.3.1.3. essere ben asciutti e ben difesi contro l'umidità; 1.3.1.4. avere le superfici dei pavimenti, delle pareti, dei soffitti tali da poter essere pulite e deterse per ottenere condizioni adeguate di igiene. 1.3.2. I pavimenti dei locali devono essere fissi, stabili ed antisdrucciolevoli nonché esenti da protuberanze, cavità o piani inclinati pericolosi. 1.3.3. Nelle parti dei locali dove abitualmente si versano sul pavimento sostanze putrescibili o liquidi, il pavimento deve avere superficie unita ed impermeabile e pendenza sufficiente per avviare rapidamente i liquidi verso i punti di raccolta e scarico.1.3.4. Quando il pavimento dei posti di lavoro e di quelli di passaggio si mantiene bagnato, esso deve essere munito in permanenza di palchetti o di graticolato, se i lavoratori non sono forniti di idonee calzature impermeabili. 1.3.5. Qualora non ostino particolari condizioni tecniche, le pareti dei locali di lavoro devono essere a tinta chiara. 1.3.6. Le pareti trasparenti o traslucide, in particolare le pareti completamente vetrate, nei locali o nelle vicinanze dei posti di lavoro e delle vie di circolazione, devono essere chiaramente segnalate e costituite da materiali di sicurezza fino all'altezza di 1 metro dal pavimento, ovvero essere separate dai posti di lavoro e dalle vie di circolazione succitati in modo tale che i lavoratori non possano entrare in contatto con le pareti, nè rimanere feriti qualora esse vadano in frantumi. Nel caso in cui vengano utilizzati materiali di sicurezza fino all'altezza di 1 metro dal pavimento, tale altezza è elevata quando ciò è necessario in relazione al rischio che i lavoratori rimangano feriti qualora esse

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1.3.7. Le finestre, i lucernari e i dispositivi di ventilazione devono poter essere aperti, chiusi, regolati e fissati dai lavoratori in tutta sicurezza. Quando sono aperti essi devono essere posizionati in modo da non costituire un pericolo per i lavoratori. 1.3.8. Le finestre e i lucernari devono essere concepiti congiuntamente con l'attrezzatura o dotati di dispositivi che consentano la loro pulitura senza rischi per i lavoratori che effettuano tale lavoro nonchè per i lavoratori presenti nell'edificio ed intorno ad esso. 1.3.9. L'accesso ai tetti costituiti da materiali non sufficientemente resistenti può essere autorizzato soltanto se siano fornite attrezzature che permettono di eseguire il lavoro in tutta sicurezza. 1.3.10. Le scale ed i marciapiedi mobili devono funzionare in piena sicurezza, devono essere muniti dei necessari dispositivi di sicurezza e devono possedere dispositivi di arresto di emergenza facilmente identificabili ed accessibili.1.3.11. Le banchine e rampe di carico devono essere adeguate alle dimensioni dei carichi trasportati. 1.3.12. Le banchine di carico devono disporre di almeno un'uscita. Ove è tecnicamente possibile, le banchine di carico che superano m 25,0 di lunghezza devono disporre di un'uscita a ciascuna estremità.1.3.13. Le rampe di carico devono offrire una sicurezza tale da evitare che i lavoratori possono cadere. 1.3.14. Le disposizioni di cui ai punti 1.3.10., 1.3.11., 1.3.12., 1.3.13. sono altresì applicabili alle vie di circolazione principali sul terreno dell'impresa, alle vie di circolazione che portano a posti di lavoro fissi, alle vie di circolazione utilizzate per la regolare manutenzione e sorveglianza degli impianti dell'impresa, nonchè alle banchine di carico.1.3.15.1. Le parti di pavimento contornanti i forni di qualsiasi specie devono essere costituite di materiali incombustibili. Sono, tuttavia, ammessi pavimenti di legno duro e stagionato nei casi in cui ciò, in relazione al tipo di forno ed alle condizioni di impianto, non costituisca pericolo.1.3.15.2. Le piattaforme sopraelevate dei posti di lavoro e di manovra dei forni, nonché le relative scale e passerelle di accesso, devono essere costruite con materiali incombustibili.

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1.3.16. I pavimenti e le pareti dei locali destinati alla lavorazione, alla manipolazione, all'utilizzazione ed alla conservazione di materie infiammabili, esplodenti, corrosive o infettanti, devono essere in condizioni tali da consentire una facile e completa asportazione delle materie pericolose o nocive, che possano eventualmente depositarsi.1.3.17. I locali o luoghi nei quali si fabbricano, si manipolano o si utilizzano le materie o i prodotti indicati tossici, asfissianti, irritanti ed infettanti, nonché i tavoli di lavoro, le macchine e le attrezzature in genere impiegati per dette operazioni, devono essere frequentemente ed accuratamente puliti. 

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1.4. Vie di circolazione, zone di pericolo, pavimenti e passaggi(arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.4.1. Le vie di circolazione, comprese scale, scale fisse e banchine e rampe di carico, devono essere situate e calcolate in modo tale che i pedoni o i veicoli possano utilizzarle facilmente in piena sicurezza e conformemente alla loro destinazione e che i lavoratori operanti nelle vicinanze di queste vie di circolazione non corrano alcun rischio. 1.4.2. Il calcolo delle dimensioni delle vie di circolazione per persone ovvero 1.4.3. Qualora sulle vie di circolazione siano utilizzati mezzi di trasporto, dovrà essere prevista per i pedoni una distanza di sicurezza sufficiente. 1.4.4. Le vie di circolazione destinate ai veicoli devono passare ad una distanza sufficiente da porte, portoni, passaggi per pedoni, corridoi e scale. 1.4.5. Nella misura in cui l'uso e l'attrezzatura dei locali lo esigano per garantire la protezione dei lavoratori, il tracciato delle vie di circolazione deve essere evidenziato. 1.4.6. Se i luoghi di lavoro comportano zone di pericolo in funzione della natura del lavoro e presentano rischi di cadute dei lavoratori o rischi di cadute d'oggetti, tali luoghi devono essere dotati di dispositivi per impedire che i lavoratori non autorizzati possano accedere a dette zone. 1.4.7. Devono essere prese misure appropriate per proteggere i lavoratori autorizzati ad accedere alle zone di pericolo.1.4.8. Le zone di pericolo devono essere segnalate in modo chiaramente visibile.1.4.9. I pavimenti degli ambienti di lavoro e dei luoghi destinati al passaggio non devono presentare buche o sporgenze pericolose e devono essere in condizioni tali da rendere sicuro il movimento ed il transito delle persone e dei mezzi di trasporto.1.4.10. I pavimenti ed i passaggi non devono essere ingombrati da materiali che ostacolano la normale circolazione. 1.4.11. Quando per evidenti ragioni tecniche non si possono completamente eliminare dalle zone di transito ostacoli fissi o mobili che costituiscono un pericolo per i lavoratori o i veicoli che tali zone devono percorrere, gli ostacoli devono essere adeguatamente segnalati.

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1.4.12.1. Quando argani, paranchi e apparecchi simili sono usati per il sollevamento o la discesa dei carichi tra piani diversi di un edificio attraverso aperture nei solai o nelle pareti, le aperture per il passaggio del carico ai singoli piani, nonché il sottostante spazio di arrivo o di sganciamento del carico stesso devono essere protetti, su tutti i lati, mediante parapetti normali provvisti, ad eccezione di quello del piano terreno, di arresto al piede. 1.4.12.2. I parapetti devono essere disposti in modo da garantire i lavoratori anche contro i pericoli derivanti da urti o da eventuale caduta del carico di manovra. 1.4.12.3. Gli stessi parapetti devono essere applicati anche sui lati delle aperture dove si effettua il carico e lo scarico, a meno che per le caratteristiche dei materiali in manovra ciò non sia possibile. In quest'ultimo caso, in luogo del parapetto normale deve essere applicata una solida barriera mobile, inasportabile e fissabile nella posizione di chiusura mediante chiavistello o altro dispositivo. Detta barriera deve essere tenuta chiusa quando non siano eseguite manovre di carico o scarico al piano corrispondente. 1.4.13. Lo spazio sottostante ai trasportatori orizzontali o inclinati deve essere reso inaccessibile, quando la natura del materiale trasportato ed il tipo del trasportatore possano costituire pericoli per caduta di materiali o per rottura degli organi di sospensione, a meno che non siano adottate altre misure contro detti pericoli. 1.4.14. Davanti alle uscite dei locali e alle vie che immettono direttamente ed immediatamente in una via di transito dei mezzi meccanici devono essere disposte barriere atte ad evitare investimenti e, quando ciò non sia possibile, adeguate segnalazioni. 1.4.15. I segnali indicanti condizioni di pericolo nelle zone di transito e quelli regolanti il traffico dei trasporti meccanici su strada o su rotaia devono essere convenientemente illuminati durante il servizio notturno. 1.4.16.1. Le vie di transito che, per lavori di riparazione o manutenzione in corso o per guasti intervenuti, non sono percorribili senza pericolo, devono essere sbarrate. 1.4.16.2. Apposito cartello deve essere posto ad indicare il divieto di transito.

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1.4.17. Durante l'esecuzione di lavoro di riparazione o manutenzione su linee di transito su rotaie percorse da mezzi meccanici, quando il traffico non è sospeso o la linea non è sbarrata, una o più persone devono essere esclusivamente incaricate di segnalare ai lavoratori l'avvicinarsi dei convogli ai posti di lavoro.1.4.18. Quando uno o più veicoli sono mossi da un mezzo meccanico il cui conducente non può, direttamente o a mezzo di altra persona sistemata su uno di essi, controllarne il percorso, i veicoli devono essere preceduti o affiancati da un incaricato che provveda alle necessarie segnalazioni per assicurare l'incolumità delle persone.1.4.19. All'esterno delle fronti di partenza e di arrivo dei vagonetti alle stazioni delle teleferiche devono essere applicati solidi ripari a grigliato metallico atti a trattenere una persona in caso di caduta. Tali ripari devono essere disposti a non oltre m. 0,50 sotto il margine del piano di manovra e sporgere da questo per almeno m. 2. 

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1.5. Vie e uscite di emergenza.(arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.5.1. Ai fini del presente punto si intende per:1.5.1.1. via di emergenza: percorso senza ostacoli al deflusso che consente alle persone che occupano un edificio o un locale di raggiungere un luogo sicuro; 1.5.1.2. uscita di emergenza: passaggio che immette in un luogo sicuro; 1.5.1.3. luogo sicuro: luogo nel quale le persone sono da considerarsi al sicuro dagli effetti determinati dall'incendio o altre situazioni di emergenza; 1.5.1.4. larghezza di una porta o luce netta di una porta: larghezza di passaggio al netto dell'ingombro dell'anta mobile in posizione di massima apertura se scorrevole, in posizione di apertura a 90 gradi se incernierata (larghezza utile di passaggio). 1.5.2. Le vie e le uscite di emergenza devono rimanere sgombre e consentire di raggiungere il più rapidamente possibile un luogo sicuro. 1.5.3. In caso di pericolo tutti i posti di lavoro devono poter essere evacuati rapidamente e in piena sicurezza da parte dei lavoratori. 1.5.4. Il numero, la distribuzione e le dimensioni delle vie e delle uscite di emergenza devono essere adeguate alle dimensioni dei luoghi di lavoro, alla loro ubicazione, alla loro destinazione d'uso, alle attrezzature in essi installate, nonchè al numero massimo di persone che possono essere presenti in detti luoghi. 1.5.5. Le vie e le uscite di emergenza devono avere altezza minima di m 2,0 e larghezza minima conforme alla normativa vigente in materia antincendio.1.5.6. Qualora le uscite di emergenza siano dotate di porte, queste devono essere apribili nel verso dell'esodo e, qualora siano chiuse, devono poter essere aperte facilmente ed immediatamente da parte di qualsiasi persona che abbia bisogno di utilizzarle in caso di emergenza. L'apertura delle porte delle uscite di emergenza nel verso dell'esodo non è richiesta quando possa determinare pericoli per passaggio di mezzi o per altre cause, fatta salva l'adozione di altri accorgimenti adeguati specificamente autorizzati dal Comando provinciale dei vigili del fuoco competente per territorio.

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1.5.7. Le porte delle uscite di emergenza non devono essere chiuse a chiave, se non in casi specificamente autorizzati dall'autorità competente. 1.5.8. Nei locali di lavoro e in quelli destinati a deposito è vietato adibire, quali porte delle uscite di emergenza, le saracinesche a rullo, le porte scorrevoli verticalmente e quelle girevoli su asse centrale. 1.5.9. Le vie e le uscite di emergenza, nonché le vie di circolazione e le porte che vi danno accesso non devono essere ostruite da oggetti in modo da poter essere utilizzate in ogni momento senza impedimenti. 1.5.10. Le vie e le uscite di emergenza devono essere evidenziate da apposita segnaletica, conforme alle disposizioni vigenti, durevole e collocata in luoghi appropriati.1.5.11. Le vie e le uscite di emergenza che richiedono un'illuminazione devono essere dotate di un'illuminazione di sicurezza di intensità sufficiente, che entri in funzione in caso di guasto dell'impianto elettrico. 1.5.12. Gli edifici che sono costruiti o adattati interamente per le lavorazioni che presentano pericoli di esplosioni o specifici rischi di incendio alle quali sono adibiti più di cinque lavoratori devono avere almeno due scale distinte di facile accesso o rispondere a quanto prescritto dalla specifica normativa antincendio. Per gli edifici già costruiti si dovrà provvedere in conformità, quando non ne esista l'impossibilità accertata dall'organo di vigilanza. In quest'ultimo caso sono disposte le misure e cautele ritenute più efficienti. Le deroghe già concesse mantengono la loro validità salvo diverso provvedimento dell'organo di vigilanza. 1.5.13. Per i luoghi di lavoro già utilizzati prima del 1° gennaio 1993 non si applica la disposizione contenuta nel punto 1.5.4, ma gli stessi devono avere un numero sufficiente di vie ed uscite di emergenza. 1.5.14.1. Le aperture esistenti nel suolo o nel pavimento dei luoghi, degli ambienti di lavoro o di passaggio, comprese le fosse ed i pozzi, devono essere provviste di solide coperture o di parapetti normali, atti ad impedire la caduta di persone. Quando dette misure non siano attuabili, le aperture devono essere munite di apposite segnalazioni di pericolo. 1.5.14.2. Le aperture nelle pareti, che permettono il passaggio di una persona e che presentano pericolo di caduta per dislivelli superiori ad un metro, devono essere provviste di

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1.5.14.3. Per le finestre sono consentiti parapetti di altezza non minore di cm. 90 quando, in relazione al lavoro eseguito nel locale, non vi siano condizioni di pericolo.1.6. Porte e portoni(arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.6.1. Le porte dei locali di lavoro devono, per numero, dimensioni, posizione, e materiali di realizzazione, consentire una rapida uscita delle persone ed essere agevolmente apribili dall'interno durante il lavoro. 1.6.2. Quando in un locale le lavorazioni ed i materiali comportino pericoli di esplosione o specifici rischi di incendio e siano adibiti alle attività che si svolgono nel locale stesso più di 5 lavoratori, almeno una porta ogni 5 lavoratori deve essere apribile nel verso dell'esodo ed avere larghezza minima di m 1,20. 1.6.3. Quando in un locale si svolgono lavorazioni diverse da quelle previste al punto 1.6.2, la larghezza minima delle porte è la seguente: a) quando in uno stesso locale i lavoratori normalmente ivi occupati siano fino a 25, il locale deve essere dotato di una porta avente larghezza minima di m 0,80; b) quando in uno stesso locale i lavoratori normalmente ivi occupati siano in numero compreso tra 26 e 50, il locale deve essere dotato di una porta avente larghezza minima di m 1,20 che si apra nel verso dell'esodo; c) quando in uno stesso locale i lavoratori normalmente ivi occupati siano in numero compreso tra 51 e 100, il locale deve essere dotato di una porta avente larghezza minima di m 1,20 e di una porta avente larghezza minima di m 0,80, che si aprano entrambe nel verso dell'esodo; d) quando in uno stesso locale i lavoratori normalmente ivi occupati siano in numero superiore a 100, in aggiunta alle porte previste alla lettera c) il locale deve essere dotato di almeno 1 porta che si apra nel verso dell'esodo avente larghezza minima di m 1,20 per ogni 50 lavoratori normalmente ivi occupati o frazione compresa tra 10 e 50, calcolati limitatamente all'eccedenza rispetto a 100. 1.6.4. Il numero complessivo delle porte di cui al punto 1.6.3. lettera d) può anche essere minore, purchè la loro larghezza complessiva non risulti inferiore. 1.6.5. Alle porte per le quali è prevista una larghezza minima di m 1,20 è applicabile una

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1.6.6. Quando in un locale di lavoro le uscite di emergenza di cui al punto 1.5.5, coincidono con le porte di cui al punto 1.6.1, si applicano le disposizioni di cui al punto 1.5.5. 1.6.7. Nei locali di lavoro ed in quelli adibiti a magazzino non sono ammesse le porte scorrevoli, le saracinesche a rullo, le porte girevoli su asse centrale, quando non esistano altre porte apribili verso l'esterno del locale. 1.6.8. Immediatamente accanto ai portoni destinati essenzialmente alla circolazione dei veicoli devono esistere, a meno che il passaggio dei pedoni sia sicuro, porte per la circolazione dei pedoni che devono essere segnalate in modo visibile ed essere sgombre in permanenza. 1.6.9. Le porte e i portoni apribili nei due versi devono essere trasparenti o essere muniti di pannelli trasparenti. 1.6.10. Sulle porte trasparenti deve essere apposto un segno indicativo all'altezza degli occhi. 1.6.11. Se le superfici trasparenti o traslucide delle porte e dei portoni non sono costituite da materiali di sicurezza e c'è il rischio che i lavoratori possano rimanere feriti in caso di rottura di dette superfici, queste devono essere protette contro lo sfondamento. 1.6.12. Le porte scorrevoli devono disporre di un sistema di sicurezza che impedisca loro di uscire dalle guide o di cadere. 1.6.13. Le porte ed i portoni che si aprono verso l'alto devono disporre di un sistema di sicurezza che impedisca loro di ricadere. 1.6.14. Le porte ed i portoni ad azionamento meccanico devono funzionare senza rischi di infortuni per i lavoratori. Essi devono essere muniti di dispositivi di arresto di emergenza facilmente identificabili ed accessibili e poter essere aperti anche manualmente, salvo che la loro apertura possa avvenire automaticamente in caso di mancanza di energia elettrica.1.6.15. Le porte situate sul percorso delle vie di emergenza devono essere contrassegnate in maniera appropriata con segnaletica durevole conformemente alla normativa vigente. Esse devono poter essere aperte, in ogni momento, dall'interno senza aiuto speciale.1.6.16. Quando i luoghi di lavoro sono occupati le porte devono poter essere aperte.1.6.17. I luoghi di lavoro già utilizzati prima del 1° gennaio 1993 devono essere provvisti di porte di uscita che, per numero ed ubicazione, consentono la rapida uscita delle persone e che sono

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1.7 Scale(arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.7.1.1. Le scale fisse a gradini, destinate al normale accesso agli ambienti di lavoro, devono essere costruite e mantenute in modo da resistere ai carichi massimi derivanti da affollamento per situazioni di emergenza. I gradini devono avere pedata e alzata dimensionate a regola d'arte e larghezza adeguata alle esigenze del transito.1.7.1.2. Dette scale ed i relativi pianerottoli devono essere provvisti, sui lati aperti, di parapetto normale o di altra difesa equivalente. Le rampe delimitate da due pareti devono essere munite di almeno un corrimano. 1.7.1.3. Le scale a pioli di altezza superiore a m. 5, fissate su pareti o incastellature verticali o aventi una inclinazione superiore a 75 gradi, devono essere provviste, a partire da m. 2,50 dal pavimento o dai ripiani, di una solida gabbia metallica di protezione avente maglie o aperture di ampiezza tale da impedire la caduta accidentale della persona verso l'esterno. 1.7.1.4. La parete della gabbia opposta al piano dei pioli non deve distare da questi più di cm. 60. 1.7.1.5. I pioli devono distare almeno 15 centimetri dalla parete alla quale sono applicati o alla quale la scala è fissata. 1.7.1.6. Quando l'applicazione della gabbia alle scale costituisca intralcio all'esercizio o presenti notevoli difficoltà costruttive, devono essere adottate, in luogo della gabbia, altre misure di sicurezza atte ad evitare la caduta delle persone per un tratto superiore ad un metro. 1.7.2.1. Agli effetti del presente decreto è considerato "normale" un parapetto che soddisfi alle seguenti condizioni: 1.7.2.1.1 sia costruito con materiale rigido e resistente in buono stato di conservazione; 1.7.2.1.2 abbia un'altezza utile di almeno un metro; 1.7.2.1.3 sia costituito da almeno due correnti, di cui quello intermedio posto a circa metà distanza fra quello superiore ed il pavimento; 1.7.2.1.4 sia costruito e fissato in modo da poter resistere, nell'insieme ed in ogni sua parte, al massimo sforzo cui può essere assoggettato, tenuto conto delle condizioni ambientali e della sua specifica funzione. 1.7.2.2. E' considerato "parapetto normale con arresto al piede" il parapetto definito al comma precedente, completato con fascia

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1.7 Scale(arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.7.1.1. Le scale fisse a gradini, destinate al normale accesso agli ambienti di lavoro, devono essere costruite e mantenute in modo da resistere ai carichi massimi derivanti da affollamento per situazioni di emergenza. I gradini devono avere pedata e alzata dimensionate a regola d'arte e larghezza adeguata alle esigenze del transito.1.7.1.2. Dette scale ed i relativi pianerottoli devono essere provvisti, sui lati aperti, di parapetto normale o di altra difesa equivalente. Le rampe delimitate da due pareti devono essere munite di almeno un corrimano. 1.7.1.3. Le scale a pioli di altezza superiore a m. 5, fissate su pareti o incastellature verticali o aventi una inclinazione superiore a 75 gradi, devono essere provviste, a partire da m. 2,50 dal pavimento o dai ripiani, di una solida gabbia metallica di protezione avente maglie o aperture di ampiezza tale da impedire la caduta accidentale della persona verso l'esterno. 1.7.1.4. La parete della gabbia opposta al piano dei pioli non deve distare da questi più di cm. 60. 1.7.1.5. I pioli devono distare almeno 15 centimetri dalla parete alla quale sono applicati o alla quale la scala è fissata. 1.7.1.6. Quando l'applicazione della gabbia alle scale costituisca intralcio all'esercizio o presenti notevoli difficoltà costruttive, devono essere adottate, in luogo della gabbia, altre misure di sicurezza atte ad evitare la caduta delle persone per un tratto superiore ad un metro. 1.7.2.1. Agli effetti del presente decreto è considerato "normale" un parapetto che soddisfi alle seguenti condizioni: 1.7.2.1.1 sia costruito con materiale rigido e resistente in buono stato di conservazione; 1.7.2.1.2 abbia un'altezza utile di almeno un metro; 1.7.2.1.3 sia costituito da almeno due correnti, di cui quello intermedio posto a circa metà distanza fra quello superiore ed il pavimento; 1.7.2.1.4 sia costruito e fissato in modo da poter resistere, nell'insieme ed in ogni sua parte, al massimo sforzo cui può essere assoggettato, tenuto conto delle condizioni ambientali e della sua specifica funzione.

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1.7.2.2. E' considerato "parapetto normale con arresto al piede" il parapetto definito al comma precedente, completato con fascia continua poggiante sul piano di calpestio ed alta almeno 15 centimetri.1.7.2.3. E' considerata equivalente ai parapetti definiti ai punti precedenti, qualsiasi protezione, quale muro, balaustra, ringhiera e simili, realizzante condizioni di sicurezza contro la caduta verso i lati aperti, non inferiori a quelle presentate dai parapetti stessi.1.7.3. Le impalcature, le passerelle, i ripiani, le rampe di accesso, i balconi ed i posti di lavoro o di passaggio sopraelevati devono essere provvisti, su tutti i lati aperti, di parapetti normali con arresto al piede o di difesa equivalenti. Tale protezione non è richiesta per i piani di caricamento di altezza inferiore a m. 2,00. 

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1.8 Posti di lavoro e di passaggio e luoghi di lavoro esterni(arresto da 3 a 6 mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.8.1. I posti di lavoro e di passaggio devono essere idoneamente difesi contro la caduta o l'investimento di materiali in dipendenza dell'attività lavorativa.1.8.2. Ove non sia possibile la difesa con mezzi tecnici, devono essere adottate altre misure o cautele adeguate. 1.8.3. I posti di lavoro, le vie di circolazione e altri luoghi o impianti all'aperto utilizzati od occupati dai lavoratori durante le loro attività devono essere concepiti in modo tale che la circolazione dei pedoni e dei veicoli può avvenire in modo sicuro. 1.8.4. Le disposizioni di cui ai punti 1.4.1., 1.4.2., 1.4.3., 1.4.4., 1.4.5., 1.4.6., 1.4.7., 1.4.8., sono altresì applicabili alle vie di circolazione principali sul terreno dell'impresa, alle vie di circolazione che portano a posti di lavoro fissi, alle vie di circolazione utilizzate per la regolare manutenzione e sorveglianza degli impianti dell'impresa, nonchè alle banchine di carico. 1.8.5. Le disposizioni sulle vie di circolazione e zone di pericolo di cui ai punti 1.4.1., 1.4.2., 1.4.3., 1.4.4., 1.4.5., 1.4.6., 1.4.7., 1.4.8., si applicano per analogia ai luoghi di lavoro esterni. 1.8.6. I luoghi di lavoro all'aperto devono essere opportunamente illuminati con luce artificiale quando la luce del giorno non è sufficiente. 1.8.7. Quando i lavoratori occupano posti di lavoro all'aperto, questi devono essere strutturati, per quanto tecnicamente possibile, in modo tale che i lavoratori:1.8.7.1 sono protetti contro gli agenti atmosferici e, se necessario, contro la caduta di oggetti;1.8.7.2 non sono esposti a livelli sonori nocivi o ad agenti esterni nocivi, quali gas, vapori, polveri; 1.8.7.3 possono abbandonare rapidamente il posto di lavoro in caso di pericolo o possono essere soccorsi rapidamente;1.8.7.4 non possono scivolare o cadere.1.8.8. I terreni scoperti costituenti una dipendenza dei locali di lavoro devono essere sistemati in modo da ottenere lo scolo delle acque di pioggia e di quelle di altra provenienza.

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1.9 Microclima(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.9.1. Aerazione dei luoghi di lavoro chiusi1.9.1.1. Nei luoghi di lavoro chiusi, è necessario far sì che tenendo conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici ai quali sono sottoposti i lavoratori, essi dispongano di aria salubre in quantità sufficiente anche ottenuta con impianti di areazione.1.9.1.2. Se viene utilizzato un impianto di aerazione, esso deve essere sempre mantenuto funzionante. Ogni eventuale guasto deve essere segnalato da un sistema di controllo, quando ciò è necessario per salvaguardare la salute dei lavoratori.1.9.1.3. Se sono utilizzati impianti di condizionamento dell'aria o di ventilazione meccanica, essi devono funzionare in modo che i lavoratori non siano esposti a correnti d'aria fastidiosa.1.9.1.4. Gli stessi impianti devono essere periodicamente sottoposti a controlli, manutenzione, pulizia e sanificazione per la tutela della salute dei lavoratori.1.9.1.5. Qualsiasi sedimento o sporcizia che potrebbe comportare un pericolo immediato per la salute dei lavoratori dovuto all'inquinamento dell'aria respirata deve essere eliminato rapidamente. 

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1.9.2. Temperatura dei locali1.9.2.1. La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all'organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori.1.9.2.2. Nel giudizio sulla temperatura adeguata per i lavoratori si deve tener conto della influenza che possono esercitare sopra di essa il grado di umidità ed il movimento dell'aria concomitanti.1.9.2.3. La temperatura dei locali di riposo, dei locali per il personale di sorveglianza, dei servizi igienici, delle mense e dei locali di pronto soccorso deve essere conforme alla destinazione specifica di questi locali.1.9.2.4. Le finestre, i lucernari e le pareti vetrate devono essere tali da evitare un soleggiamento eccessivo dei luoghi di lavoro, tenendo conto del tipo di attività e della natura del luogo di lavoro.1.9.2.5. Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l'ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi personali di protezione.1.9.2.6. Gli apparecchi a fuoco diretto destinati al riscaldamento dell'ambiente nei locali chiusi di lavoro di cui al precedente articolo, devono essere muniti di condotti del fumo privi di valvole regolatrici ed avere tiraggio sufficiente per evitare la corruzione dell'aria con i prodotti della combustione, ad eccezione dei casi in cui, per l'ampiezza del locale, tale impianto non sia necessario. 

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1.9.3 Umidità1.9.3.1 Nei locali chiusi di lavoro delle aziende industriali nei quali l'aria è soggetta ad inumidirsi notevolmente per ragioni di lavoro, si deve evitare, per quanto è possibile, la formazione della nebbia, mantenendo la temperatura e l'umidità nei limiti compatibili con le esigenze tecniche.

1.10 Illuminazione naturale ed artificiale dei luoghi di lavoro(arresto da tre a sei mesi o ammenda da 1.000 a 4.800 euro per il datore di lavoro e il dirigente)1.10.1. A meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità delle lavorazioni e salvo che non si tratti di locali sotterranei, i luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale. In ogni caso, tutti i predetti locali e luoghi di lavoro devono essere dotati di dispositivi che consentano un'illuminazione artificiale adeguata per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere di lavoratori. 1.10.2. Gli impianti di illuminazione dei locali di lavoro e delle vie di circolazione devono essere installati in modo che il tipo d'illuminazione previsto non rappresenti un rischio di infortunio per i lavoratori. 1.10.3. I luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi in caso di guasto dell'illuminazione artificiale, devono disporre di un'illuminazione di sicurezza di sufficiente intensità.1.10.4. Le superfici vetrate illuminanti ed i mezzi di illuminazione artificiale devono essere tenuti costantemente in buone condizioni di pulizia e di efficienza.1.10.5. Gli ambienti, i posti di lavoro ed i passaggi devono essere illuminati con luce naturale o artificiale in modo da assicurare una sufficiente visibilità.1.10.6. Nei casi in cui, per le esigenze tecniche di particolari lavorazioni o procedimenti, non sia possibile illuminare adeguatamente gli ambienti, i luoghi ed i posti indicati al punto 1.10.5, si devono adottare adeguate misure dirette ad eliminare i rischi derivanti dalla mancanza e dalla insufficienza della illuminazione. 

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