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DOCENTE: D.ssa Pulsoni A.M. Presentazioni TEST PRE-CORSO ORIENTAMENTO AL RUOLO FORMAZIONE O.S.S.

FORMAZIONE O.S.S. ORIENTAMENTO AL RUOLO · D.ssa Pulsoni A.M. Presentazioni TEST PRE-CORSO ORIENTAMENTO AL RUOLO FORMAZIONE O.S.S. FORMAZIONE O.S.S. Programma 1. Elementi organizzativi

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DOCENTE: D.ssa Pulsoni A.M.

PresentazioniTEST PRE-CORSO

ORIENTAMENTO AL RUOLO

FORMAZIONE O.S.S.

FORMAZIONE O.S.S.

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Programma1. Elementi organizzativi del corso: ordinamento che

disciplina il percorso formativo,obiettivi e metodologia 2. Significato di professione di aiuto 3. Profilo dell’Operatore Socio Sanitario :competenze ed

attività 4. Ruolo e funzioni delle figure professionali che operano

nei servizi socio-assistenziali,5. Descrizione delle diverse strutture socio-assistenziali

socio-sanitarie ed altri contesti lavorativi,6. Elementi di base dell’organizzazione dei servizi

,definizione, scopi , strutture e processi,7. Definizione e implicazioni operative del concetto di

responsabilità autonomia e delega.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioORDINAMENTOORDINAMENTO

Provvedimento 22/02/2001 pubblicato nelle G. U. 19 aprile 2001, n. 91 “individuazione della figura e del relativo profilo professionale dell’Operatore Socio-Sanitario e per la definizione dell’ordinamento didattico dei corsi di formazione”

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EVOLUZIONE STORICO NORMATIVA DELLE FIGURE DI SUPPORTO

NELL’ASSISTENZA

• Ausiliario “portantino “istituito con D.P.R. 128/’69”

• Ausiliario socio-sanitario

“previsto dal CCNL 1979”

• Ausiliario socio-sanitario specializzato

“previsto dal CCNL 1980”

“pulizia ambienti e trasporto pazienti”igiene e comfort alberghiero “autonomia operativa”oltre ai precedenti compiti “igiene unita paziente, posizionamento del paziente a letto, altri compiti attribuiti dall’infermiere sotto diretto controllo”

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EVOLUZIONE STORICO NORMATIVA DELLE FIGURE DI SUPPORTO NELL’ASSISTENZA

• Operatore tecnico addetto all’assistenza (OTA)“istituito con DPR 28/11/1990 n. 384”

• Operatore socio sanitario (OSS)“istituito con accordo stato regioni 22/01/2001”“già precedentemente normato con L. 502/92 e L. 229/’99: istituzione delle professioni socio sanitarie su tre livelli”

• Maggiore qualificazione delle figure di supporto al fine di rispondere all’evoluzione dell’assistenza infemieristica

“ opera sotto la diretta responsabilità dell’infermiere o del caposala”

Area di autonomia solo per mansioni di carattere alberghiero”

Racchiude di fatto il vecchio operatore. Nuovo operatore versatile e con mansioni di carattere socio-sanitario,

considerato:Nuova concezione di saluteUso ottimale delle risorseNecessità di miglioramento continuo dell’assistenzaAccresciuto bagaglio di conoscenze tecnico-infemieristiche

Derivante dall’avvenuto processo di AZIENDALIZZAZIONE delle ASL

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CHI È L’OSS?

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CHI È L’OSS?• Si tratta di una figura importante e portante del

sistema del welfare regionale perché identificherà la reale integrazione tra sociale e sanitario. Dal 1° gennaio 2010, infatti, non sarà più possibile lavorare nei servizi socio-sanitari senza aver frequentato un corso di formazione.

• Quella dell'O.S.S. è una professione nuova, in cui confluiscono le precedenti di operatore tecnico dell'assistenza (O.T.A.) e operatore addetto all'assistenza (O.A.A.).

• Svolge le sue mansioni su indicazione degli operatori preposti all'assistenza sanitaria (medici, infermieri..) e a quella sociale (assistente sociale, educatore professionale…), secondo il criterio del lavoro multiprofessionale.

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Luoghi di impiegoOltre che negli ospedali, lavora • nelle case di riposo,• in strutture semi-residenziali, • in Centri diurni per anziani; • nei Servizi di assistenza domiciliare

gestiti dai comprensori e dai comuni;• nelle cooperative sociali; • in strutture tutelari per minori a rischio;• in strutture tutelari residenziali e semi-

residenziali per persone portatrici di handicap psico-fisico-sensoriale.

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I destinatari• anziani, • minori, • persone con handicap fisico o psichico, • in stato di disagio sociale o di emarginazione, • persone con problemi di salute in fase acuta,

cronica, terminale.

L’operatore socio - sanitario svolge la sua attività in équipe e in collaborazione con gli operatori professionalmente preposti, rispettivamente all’assistenza sanitaria e a quella sociale.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioFIGURA E PROFILOFIGURA E PROFILO

““ istituito con accordo stato regioni 22/01/2001”art. 1art. 1

• E’ individuata la figura dell’Operatore Socio Sanitario.• L’Operatore Socio Sanitario è l’operatore che a seguito

dell’Attestato di Qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale svolge attività indirizzata a:

a) Soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario;

b) Favorire il benessere e l’autonomia dell’utente.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioLA FORMAZIONELA FORMAZIONE

art. 2art. 2• La formazione

dell’Operatore Socio Sanitario è di competenza delle regioni e province autonome, che provvedono all’organizzazione dei corsi e delle relative attività didattiche, nel rispetto delle disposizioni del presente decreto.

• Le regioni e le province autonome, sulla base del fabbisogno annualmente determinato, accreditano le Aziende UU.SS.LL. ed Ospedaliere e elistituzioni pubbliche e private che rispondono ai requisiti minimi per l’organizzazione dei corsi di formazione.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioContesti operativi

art. 3art. 3

L’operatore Socio Sanitario svolge la sua attività sia nel settore sociale sia in quello sanitario, in servizi di tipo socio-assistenziale e socio sanitario,residenziale o semiresidenziale, in ambiente ospedaliero e al domicilio dell’utente.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioContesto relazionale

art. 4art. 4

L’operatore Socio Sanitario svolge la sua attività in collaborazione con gli altri operatori professionali preposti all’assistenza sanitaria e a quella sociale, secondo il criterio del lavoro multiprofessionale.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioAttività

art. 5art. 5

1) Le attività dell’OSS sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita:

a) Assistenza diretta e aiuto domestico alberghiero;

b) Intervento igienico sanitario e di carattere sociale;

c) Supporto gestionale organizzativo e formativo.

• Le attività sono riassunte nella tabella A del presente decreto.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioCOMPETENZE

art. 6art. 6

Le competenze dell’OSS sono contenute nella tabella B del presente decreto.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioREQUISITI DI ACCESSO

art. 7art. 7

Per l’accesso ai corsi di formazione dell’OSS è richiesto come requisito minimo il Diploma di Scuola dell’obbligo. E il compimento del diciassettesimo anno di età alla data di iscrizione al corso.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario““ORGANIZZAZIONE DIDATTICAORGANIZZAZIONE DIDATTICA””

art. 8art. 8

• La didattica è strutturata per moduli e per aree disciplinari.

Modulo base

Modulo professionalizzante

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario““ORGANIZZAZIONE DIDATTICAORGANIZZAZIONE DIDATTICA””

art. 8art. 8

• Durata annuale

Totale 1.000 ore

Moduli didatticiBase: formazione teorica ore 200.

Modulo “motivazione orientamento e conoscenze di base:Professionalizzante con formazione teorica minimo 250 ore ed esercitazione/stage minimo 100 ore;Tirocinio minimo 450 ore.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario““ORGANIZZAZIONE DIDATTICAORGANIZZAZIONE DIDATTICA””

art. 9art. 9

• Oltre al corso base sono previsti moduli di formazione integrativa, per un massimo di 200 ore rivolti a specifici contesti operativi, quali:

a) Utenti anziani;b) Portatori di handicap;c) Utenti psichiatrici;d) Malati terminali; e) RSA;f) Centri diurni;g) ADI.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioMATERIE DI INSEGNAMENTOMATERIE DI INSEGNAMENTO

art. 10art. 10

AREA TECNICO OPERATIVA

AREA IGIENICO SANITARIA

AREA PSICOLOGICA E SOCIALE

AREA SOCIO CULTURALE, ISTITUZIONALE E LEGISLATIVA

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioMATERIE DI INSEGNAMENTOMATERIE DI INSEGNAMENTO

art. 10art. 10AREA SOCIO CULTURALE, ISTITUZIONALE E LEGISLATIVA

- Elementi di legislazione nazionale e regionale a contenuto socio-assistenziale

- Elementi di legislazione sanitaria e organizzazione dei servizi (normativa specifica OSS)

- Elementi di etica e deontologia - Elementi di diritto del lavoro e rapporto di

dipendenza- ORIENTAMENTO AL RUOLO

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioMATERIE DI INSEGNAMENTOMATERIE DI INSEGNAMENTO

art. 10art. 10

AREA PSICOLOGICA E SOCIALE- Elementi di psicologia e sociologia- Aspetti psico-relazionali ed interventi

assistenziali in rapporto alle specificità dell’utenza

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioMATERIE DI INSEGNAMENTOMATERIE DI INSEGNAMENTO

art. 10art. 10

AREA IGIENICO-SANITARIA ED AREA TECNICO-OPERATIVA

- Elementi di igiene - Disposizioni generali in materia di protezione della salute

e della sicurezza dei lavoratori- Igiene dell’ambiente e confort alberghiero- Interventi assistenziali rivolti alla persona in rapporto a

particolari situazioni di vita e tipologia di utenza- Metodologia del lavoro sociale e sanitario - Assistenza sociale

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioTIROCINIOTIROCINIO

art. 11art. 11

• Tutti i corsi comprendono un tirocinio guidato, presso le strutture e i servizi nel cui ambito la figura professionale dell’OSS è prevista.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioESAME FINALE E RILASCIO DELLESAME FINALE E RILASCIO DELL’’ATTESTATOATTESTATO

art. 11art. 11

• La frequenza dei corsi è obbligatoria e non possono essere ammessi alle prove di valutazione finale coloro che abbiano superato il tetto massimo di assenze indicate dalla regione e, comunque non superiore al 10% delle ore complessive.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioESAME FINALE E RILASCIO DELLESAME FINALE E RILASCIO DELL’’ATTESTATOATTESTATO

art. 11art. 11

• Prova teorica• Prova pratica

Commissione di esame integrata da un componente nominato dall’ Assessorato regionale alla sanità ed un componente nominato dall’Assessorato regionale alle politiche sociali.superate le prove viene rilasciato un ATTESTATO DI QUALIFICA valido su tutto il territorio nazionale, nelle strutture dove è prevista la figura dell’OSS.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioFORMAZIONE COMPLEMENTAREFORMAZIONE COMPLEMENTARE

Conferenza Stato Regioni del 16 gennaio 2003Conferenza Stato Regioni del 16 gennaio 2003

1) Per far fronte alle crescenti esigenze di assistenza sanitaria nelle strutture pubbliche e private, le Regioni possono organizzare moduli di formazione complementare per un minimo di 300 ore riservati ai possessori dell’ATTESTATO di QUALIFICA OSS.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario

Area sanitaria

Area sociale Area educativa

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioIl profilo professionale e le competenze:

Ruolo professionale: lo spazio che occupa nell’organizzazione quella figura professionale con le sue competenze e responsabilità

Per Competenze: si intende l’insieme di conoscenze tecnico-professionali, dei comportamenti organizzativi, degli atteggiamenti e dei valori che consentono una prestazione efficace che è determinata dall’insieme delle conoscenze, delle abilità e delle capacità relazionali che l’operatore acquisisce nel corso della sua formazione e rafforza con l’esperienza e l’aggiornamento.

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioÈ l’operatore che a seguito dell’attestato di qualifica

(formazione) svolge attività indirizzata a:a. soddisfare i bisogni primari della persona nell’ambito

delle proprie aree di competenza in un contesto sia SOCIALE che SANITARIO

b. favorire il benessere e l’autonomia dell’utenteFormazione

SpecificaContesti operativi SOCIALE & SANITARIO: in servizi

socio-assistenziale e socio-sanitario, residenze (RSA), semiresidenze, ospedale, domicilio, servizi territoriali (ospedale di comunità, Hospice)

Contesto relazionale l’OSS svolge la SUA attività in COLLABORAZIONE con gli altri professionisti sociali-sanitari secondo un lavoro multiprofessionale

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario

È opportuno rilevare che l’OSS non non agisce sotto la diretta responsabilitàdel CS / dell’Infermiere o Assistente Sociale bensì in regime di

collaborazione e complementarietà(partecipazione presa in carico rilevazione dei bisogni s-s)

all’interno dell’équipe multiprofessionale

Nell’assistenza più generalmente intesa, si distingue oggi un’assistenza di base

Sociale&

Sanitaria Alla quale l’OSS partecipa COORDINATO Per il Sociale dall’Assistente Sociale Per il Sanitario dall’Infermiere

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario

AttivitAttivitààElenco delle principali attività previste per l’OSS

(allegato A Conferenza Stato-Regione)

Competenze Competenze Competenze dell’OSS

(allegato B Conferenza Stato-Regione)

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Le attivitLe attivitàà delldell’’Operatore SocioOperatore Socio--Sanitario sono rivolte Sanitario sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita:alla persona e al suo ambiente di vita:

AttivitAttivitàà

1.1. Assistenza diretta ed aiuto domestico Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghieroalberghiero

2.2. Intervento igienico sanitario e di carattere Intervento igienico sanitario e di carattere socialesociale

3.3. Supporto gestionale, organizzativo e Supporto gestionale, organizzativo e formativoformativo

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioAttività: sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vitaAssistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero:Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero:

11

Assistenza alla persona, in particolare non autosufficiente o allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personaleRealizza attività semplici di supporto diagnostico e terapeuticoCollabora ad attività finalizzate al mantenimento:

della capacità psico-fisiche residue, alla rieducazione riattivazione recupero funzionale

Realizza attività di animazione e socializzazione di singoli e gruppiCoadiuva il personale sanitario e sociale nell’assistenza al malatomalato anche terminale e morenteAiuta la gestione dell’’utenteutente nel suo ambiente di vita

Cura la pulizia e l’igiene ambientale

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario

Attività: sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vitaIntervento igienico sanitario e di carattere sociale Intervento igienico sanitario e di carattere sociale

22OsservaOsserva e collabora alla rilevazione dei bisognirilevazione dei bisogni e delle condizioni di rischio – danno dell’utenteCollabora alla attuazione degli interventi assistenziali ValutaValuta per quanto di sua competenza, gli interventi piùappropriati da proporreCollaboraCollabora alla attuazione di sistemi di verifica degli interventiRiconosceRiconosce ed utilizza linguaggi e sistemi di comunicazione-relazione appropriati in relazione alle condizioni operative Mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l’utente e la famiglia, per l’interazione sociale ed il mantenimento e recupero della identità personale

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario

Attività: sono rivolte alla persona e al suo ambiente di vita33

Supporto gestionale, organizzativo e formativoSupporto gestionale, organizzativo e formativoUtilizza strumenti informativistrumenti informativi di uso comune per la registrazione registrazione di quanto rilevato durante il servizio

Collabora Collabora alla verifica della qualitqualitàà del servizio

Concorre, rispetto agli operatori dello stesso profilo, alla realizzazione dei tirocini ed alla loro valutazione

Collabora alla definizione dei propri bisogni di formazione e frequenta corsi di aggiornamento(commento ECM)

Collabora, anche nei servizi assistenziali non di ricovero alla realizzazione di attività semplici

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11Assistenza alla persona, in particolare non autosufficiente o

allettata, nelle attività quotidiane e di igiene personaleSecondo indicazione infermieristica e secondo il piano

assistenziale multidisciplinare22

Intervento igienico sanitario e di carattere sociale: osserva e collabora alla rilevazione dei bisogni e delle condizioni

di rischio-danno dell’utenteSu prescrizione dell’infermiere, nei casi di ridotta autonomia

psicofisica, in base alle condizioni cliniche della persona assistita ed alla loro complessitàCollabora all’attuazione degli interventi assistenziali

Con l’infermiere e/o segue le indicazioni riportate dal P.A.I. odalla scheda individuale

condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

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condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

Valuta per quanto di competenza gli interventi più appropriati da proporre

All’infermiere

Collabora all’attuazione di sistemi di verifica degli interventiNell’ambito di una pianificazione dell’assistenza

Mette in atto relazioni-comunicazioni di aiuto con l’utente e la famiglia, per l’integrazione sociale ed il mantenimento e

recupero della identità personale Durante l’erogazione dell’assistenza per quanto di sua competenza relativamente all’ampiezza e all’approfondimento delle materie psico-sociologiche del percorso formativo specifico e nell’ambito del P.A.I. disposto dai professionisti competenti.

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condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

33Supporto gestionale, organizzativo e formativo

utilizza strumenti informativi di uso comune per la registrazione di quanto rilevato durante il servizio

Modulistica approvata dal gruppo di lavoro infermieristico o multidisciplinare

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Competenze:1. tecniche 1. tecniche

2. relative alle conoscenze richieste2. relative alle conoscenze richieste

3. relazionali 3. relazionali

Le competenze dellLe competenze dell’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioCompetenze:

tecniche tecniche -- relative alle conoscenze richieste relative alle conoscenze richieste -- relazionali relazionali

competenze tecnichecompetenze tecnichein base alle proprie conoscenzeproprie conoscenze ed in collaborazionecollaborazione con altre

figure professionali, sa attuare i piani di lavorosa attuare i piani di lavoroè in grado di utilizzare metodologia di lavoro comune

schedeprotocolli

é in grado di collaborare con ll’’utenteutente e la famiglia nel governo della casa e dell’ambiente di vita, nell’igiene e cambio della biancherianella preparazione ed assunzione dei pastiquando necessario, e a domicilio, per l’effettuazione degli acquistinella sanificazione e sanitizzazione ambientale

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioCompetenze:tecnichetecniche

è in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e attrezzature, nonché la conservazione degli stessi

il riordino del materiale dopo l’assunzione dei pasti

sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare

sa garantire la raccolta e lo stoccaggio corretto dei rifiuti, il trattamento del materiale biologico sanitario e dei campioni per gli esami diagnostici, secondo protocolli stabiliti

sa svolgere attività finalizzate all’igiene personale, al cambio della biancheria, all’espletamento delle funzioni fisiologiche, all’aiuto nella deambulazione, all’uso corretto di presidi, ausili e attrezzature, all’apprendimento e mantenimento di posture corrette

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioCompetenze:tecnichetecniche

in sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del su indicazione del personale preposto personale preposto è in grado di:

aiutare la corretta assunzionecorretta assunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo di apparecchi medicali di semplice uso

aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie

osservare, riconoscere e riferireriferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che ll’’utenteutente può presentare(pallore, sudorazione ecc)

attuare interventi di primo soccorso

effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse

controllare e assistere la somministrazione della dieta

aiutare nelle attività di animazione e che favoriscano la socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacitàcognitive e manuali

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioCompetenze:tecnichetecniche

in sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazione del su indicazione del personale preposto personale preposto è in grado di:

collaborare ed educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi

provvedere al trasporto di utentiutenti, anche allettati, in barella -carrozzella

collaborare alla composizione della salma e provvedere al suo trasferimento

utilizzare specifici protocolli per mantenere la sicurezza dell’’utenteutente, riducendo al massimo il rischio

svolgere attività di informazione sui servizi del territorio e curare il disbrigo di pratiche burocratiche

accompagnare l’utente per l’accesso ai servizi

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In base alle proprie competenze ed in collaborazione con altre figure professionali sa attuare i piani di lavoro

Che, se relativi ai bisogni di assistenza, vengono redattidall’infermiere

È in grado di utilizzare metodologia di lavoro comuni (schede, protocolli ecc.)

…la cui stesura compete all’èquipe infermieristica, a meno chenon si tratti di protocolli, procedure di tipo tecnico stilate alivello aziendale (es. smaltimento rifiuti)

condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

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condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

è in grado di collaborare con ll’’utenteutente e la famiglianella preparazione ed assunzione dei pastiquando necessario, e a domicilio, per l’effettuazione degli acquistinel governo della casa e dell’ambiente di vita, nell’igiene e cambio della biancherianella sanificazione e sanitizzazione ambientale

… la prima visita per la presa in carico della persona da partedel servizio infermieristico, spetta all’infermiere, che redige il PAI, comprensivo di momenti di verifica definiti

è in grado di curare la pulizia e la manutenzione di arredi e attrezzature, nonché la conservazione degli stessi e il

riordino del materiale dopo l’assunzione dei pastiSegnalando all’infermiere ogni eventuale non conformità al PAI

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condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

sa curare il lavaggio, l’asciugatura e la preparazione del materiale da sterilizzare

… secondo le indicazioni aziendali, e secondo protocolli stabiliti sa svolgere attività finalizzate all’igiene personale, al

cambio della biancheria, all’espletamento delle funzioni fisiologiche, all’aiuto nella deambulazione,

all’uso corretto di presidi, ausili e attrezzature, all’apprendimento e mantenimento di posture

corrette…secondo le indicazioni del personale competente per tali

attività, quali l’infermiere e il terapista della riabilitazione

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condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

in sostituzione e appoggio dei famigliari e su indicazionesu indicazionedel personale preposto del personale preposto è in grado di: aiutare la corretta corretta assunzioneassunzione dei farmaci prescritti e per il corretto utilizzo

di apparecchi medicali di semplice uso… in ambiente ospedaliero e a domicilio segue la persona daassistere, osservandola ed aiutandola, se occorre, nell’assunzione della terapia secondo una pianificazione assistenziale redatta dall’èquipe

aiutare nella preparazione alle prestazioni sanitarie…su indicazioni dell’infermiere e/o secondo protocolli

elaborati/convalidati dall’infermiere

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condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

osservare, riconoscere e riferireriferire alcuni dei più comuni sintomi di allarme che ll’’utenteutente può presentare(pallore,

sudorazione ecc) … e riferirli immediatamente all’infermiere quale professionista in grado di effettuare una propria diagnosi, in ambito ospedaliero,oppure allertare il servizio di emergenza territoriale

effettuare piccole medicazioni o cambio delle stesse…secondo il piano di assistenza personalizzato PAI

controllare e assistere la somministrazione della dieta…indicando alla figura di riferimento eventuali discrepanze dallapianificazione

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condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

aiutare nelle attività di animazione e che favoriscano la socializzazione, il recupero ed il mantenimento di capacità

cognitive e manuali…in collaborazione o su indicazioni dei professionisti responsabili di tali attività, quali l’infermiere, l’educatore, l’assistente sociale

collaborare ed educare al movimento e favorire movimenti di mobilizzazione semplici su singoli e gruppi

Su indicazioni del T della R e/o dell’infermiereaccompagna l’utente per l’accesso ai servizi

….su indicazioni dell’infermiere che ne valuta le condizioni cliniche

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitarioCompetenze:

tecniche tecniche -- relative alle conoscenze richieste relative alle conoscenze richieste -- relazionali relazionali

competenze relative alle conoscenze richieste competenze relative alle conoscenze richieste conoscere le principali tipologie di utenze e le problematiche connesse

conoscere le diverse fasi di elaborazione dei progetti di intervento personalizzati

riconoscere per i vari ambiti, le dinamiche relazionali appropriate per rapportarsi allall’’utenteutente sofferente, disorientato, agitato, demente o handicappato mentale ecc

è in grado di riconoscere le situazioni ambientali e le condizioni dell’utente per le quali è necessario mettere in atto le differenti competenze tecniche

conosce le modalità di rilevazione, segnalazione e comunicazione dei problemi generali e specifici relativi allall’’utenteutente

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LL’’Operatore SocioOperatore Socio--SanitarioSanitario

Competenze: competenze relative alle conoscenze richiestecompetenze relative alle conoscenze richieste

conosce le condizioni di rischio e le più comuni sindromi da

prolungamento allettamento e immobilizzazione

conosce i principali interventi semplici di educazione alla salute,

rivolti agli utentiutenti e ai loro famigliari

conosce l’organizzazione dei servizi sociali e sanitari e quella delle

reti informali

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conosce le principali tipologie di utenze e le problematiche connesse

…dopo la presa in carico da parte dell’infermiere il quale stila i piani assistenziali standard e personalizzati e li mette a conoscenza dell’OSS

Riconosce, per i vari ambiti, le dinamiche relazionali appropriate per rapportarsi all’utente sofferente,

disorientato, agitato, demente o handicappato mentale facendo sempre riferimento per la parte terapeutica ai professionisti

interessati(infermiere, assistente sociale, educatore)

condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

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È in grado di riconoscere le condizioni ambientali e le condizioni dell’utente per le quali è necessario mettere

in atto le differenti competenze tecniche

…secondo piani assistenziali stilati dall’èquipe infermieristica

conosce i principali interventi semplici di educazione alla salute, rivolti agli utenti e ai loro familiari

…in relazione alle conoscenze derivati dal percorso formativo,

condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

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Sa lavorare in equipesi avvicina e si rapporta con ll’’utenteutente e con la famiglia,comunicando in modo partecipativo in tutte le attività

quotidiane di assistenza, sa rispondere esaurientemente, coinvolgendo e stimolando al dialogo

…riferendosi all’infermiere ogni volta che la persona manifesta delle variazioni rispetto alle sue condizioni di base, valutate periodicamente dall’infermiere

Sa coinvolgere le reti informali, sa rapportarsi con le strutture sociali, ricreative, culturali dei territori

……secondo le necessità stabilite dal personale infermieristico, dall’educatore o assistente sociale

COMPETENZE RELAZIONALICOMPETENZE RELAZIONALIcondizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e

delldell’’infermiere infermiere

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Sa sollecitare ed organizzare momenti disocializzazione fornendo sostegno alla partecipazionead iniziative culturali e ricreative sia sul territorio che

in ambito residenziale…in collaborazione del personale responsabile di tali momenti, quali

l’infermiere, l’educatore, l’assistente sociale

È in grado di partecipare all’accoglienza dell’utente per assicurare una puntuale informazione sul servizio e sulle risorse

……secondo linee guida stabilite dall’èquipe multidisciplinare

È in grado di gestire la propria attività con la dovuta riservatezza ed eticità

Secondo il dovere del rispetto del segreto professionale e d’ufficio

condizioni di conformitcondizioni di conformitàà per il corretto impiego dellper il corretto impiego dell’’OSS e OSS e delldell’’infermiere infermiere

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Sancisce Sancisce il seguente accordo ……..per disciplinare la formazione complementare la formazione complementare

in assistenza sanitariain assistenza sanitaria dell’OSS che consente allo stesso di collaborarecollaborare con l’infermiera e l’ostetrica e di svolgere alcune attivitàassistenziali in base all’organizzazione dell’unità funzionale di appartenenza e conformemente alle direttive del responsabiledell’assistenza infermieristica ed ostetrica sotto la sua supervisionesupervisione

Moduli di formazione Complementare di assistenza sanitariaModuli di formazione Complementare di assistenza sanitaria

minimo ore 300 di cui la metminimo ore 300 di cui la metàà 150 ore di tirocinio150 ore di tirocinio

riservato agli OSS con attestato di qualifica riservato agli OSS con attestato di qualifica

al termine del modulo formativo complementare e il superamento al termine del modulo formativo complementare e il superamento delldell’’esame finale ricevono uno specifico attestatoesame finale ricevono uno specifico attestato

Operatore SocioOperatore Socio--Sanitario con formazione Sanitario con formazione complementarecomplementare

LL’’Operatore SocioOperatore Socio--Sanitario con formazione complementareSanitario con formazione complementareConferenza Stato Conferenza Stato -- Regione 16 gennaio 2003Regione 16 gennaio 2003

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Elenco Elenco delle principali attivitdelle principali attivitàà in assistenza sanitariain assistenza sanitariadelldell’’Operatore SocioOperatore Socio--Sanitario con formazione complementareSanitario con formazione complementare

Allegato AAllegato A

somministrazione per via naturale della terapia prescrittesomministrazione per via naturale della terapia prescritteconformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua supervisione

la terapia intramuscolare e sottocutanea su specifica la terapia intramuscolare e sottocutanea su specifica pianificazione infermieristica pianificazione infermieristica conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua supervisione

i bagni terapeutici, impacchi medicali, e frizionii bagni terapeutici, impacchi medicali, e frizioni

la rilevazione e lla rilevazione e l’’annotazione di alcuni parametri vitali (FC annotazione di alcuni parametri vitali (FC FR e TC) del pazienteFR e TC) del paziente

la raccolta di escrezioni e secrezioni a scopo diagnosticola raccolta di escrezioni e secrezioni a scopo diagnostico

la medicazione semplice e bendaggiola medicazione semplice e bendaggio

i clisterii clisteri

la mobilizzazione dei pazienti non la mobilizzazione dei pazienti non autosufficentiautosufficenti per la per la prevenzione delle prevenzione delle LdaDLdaD e alterazioni cutaneee alterazioni cutanee

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Continua Allegato AContinua Allegato A

la respirazione artificiale, massaggio cardiaco esternola respirazione artificiale, massaggio cardiaco esterno

la cura il lavaggio e preparazione del materiale per la la cura il lavaggio e preparazione del materiale per la sterilizzazione sterilizzazione

ll’’attuazione e il mantenimento dellattuazione e il mantenimento dell’’igiene della personaigiene della persona

la pulizia disinfezione e sterilizzazione delle apparecchiature la pulizia disinfezione e sterilizzazione delle apparecchiature delle attrezzature sanitarie e dei dispositivi medicidelle attrezzature sanitarie e dei dispositivi medici

la raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti differenziatila raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti differenziati

il trasporto del materiale biologico ai fini diagnosticiil trasporto del materiale biologico ai fini diagnostici

la somministrazione dei pasti e delle dietela somministrazione dei pasti e delle diete

la sorveglianza delle fleboclisi la sorveglianza delle fleboclisi conformemente alle direttive del responsabile dell’assistenza infermieristica od ostetrica o sotto la sua supervisione

Elenco Elenco delle principali attivitdelle principali attivitàà in assistenza sanitariain assistenza sanitariadelldell’’Operatore SocioOperatore Socio--Sanitario con formazione complementareSanitario con formazione complementare

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L’inserimento dell’OSS nell’Organizzazione

Si precisa infatti che l’OSS:OperaOpera in quanto può agire in autonomia;CooperaCoopera in quanto svolge solo parte dell’attività alle quali concorre con altri professionistiCollaboraCollabora in quanto svolge attività su precisa indicazione dei professionisti

Questa classificazione ci fa capire che quando più l’OSS esce fuori dall’ambito autonomo tanto meno risponde del suo agire professionale, in particolar modo al terzo punto dove l’operatore è chiamato a essere una sorta di lunga mano del professionista

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L’approccio assistenziale olistico/globale alla persona e ai suoi

bisogni: la relazione d’aiuto

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Salute, malattia e disagio• SALUTE = stato di benessere fisico e psichico

dell’organismo umano, derivante dal buon funzionamento di tutti gli organi e gli apparati. “Benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia” (OMS)

• MALATTIA = stato patologico per alterazione della funzione di un organo o di tutto l’organismo; alterazione dello stato di salute.

• DISAGIO = privazione, sofferenza; scarsità o mancanza di cose necessarie.

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SALUTEconcetto più ampio che riguarda la dimensione:

• FISICA: è la parte più tangibile della salute, riferita al funzionamento del “”sistema organismo”;

• PSICHICA: è la capacità di costruire, elaborare ed articolare il pensiero in modo coerente;

• EMOTIVA: è la capacità di gestire con equilibrio le emozioni e di farle interagire senza scompensi tra loro;

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SALUTEconcetto più ampio che riguarda la dimensione:

• RELAZIONALE: è la capacità di interagire con equilibrio con altri individui e con l’ambiente;

• SPIRITUALE: è strettamente connessa al sistema di valori che caratterizza il modo di concepire l’esistenza;

• SOCIALE: si tratta di una dimensione importante e fortemente condizionante, perché non si può ritenere e mantenere “sano” un individuo in un contesto sociale malato di problemi sanitari, economici, politici, culturali, ambientali, etnici e altro.

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SALUTE: diritto fondamentale di ogni essere umano senza distinzione di

razze, religione, credo politico, condizione economica e sociale.

La salute di tutti i popoli è fondamentale per il raggiungimento della pace e della sicurezza e dipende dalla più ampia cooperazione degli

individui e degli Stati. Lo sviluppo disuguale nella promozione della Salute e controllo delle malattie, specialmente

quelle trasmissibili, rappresenta un serio pericolo per noi tutti.

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SALUTEcondizione legata alla disfunzione

di una o più dimensioni considerate

Pensare al concetto ampio e completo di SALUTE sottolinea la necessità di un approccio “olistico”alla persona e ai problemi che può presentare nelle diverse fasi e in diversi momenti della propria vita

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SALUTE PER TUTTI NELL’ANNO 2000 O.M.S.

• Assicurare alle popolazioni l’equità nei confronti della salute;

• Aggiungere vita agli anni quindi salute alla vita ;

• Aggiungere anni alla vita aumentandone la speranza di vita media.

SI INTRODUCE IL CONCETTO DI QUALITA’ DELLA VITA

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L’esperienza della malattia

È una delle più critiche per una persona

• non ne controlliamo i fattori scatenanti,• riduce la nostra libertà ed autonomia,• ci avvicina all’esperienza del dolore e della

sofferenza• prefigura la possibilità della morte.

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L’esperienza della malattia

• Medico ieri = figura con un elevato prestigio potere magico

• Medico oggi = professionista le cui capacitàderivano dalla preparazione personale e dal progresso scientifico e tecnologico

L’operatore socio-sanitario può giocare nella relazione col paziente un importante ruolo.

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Cosa significa “approccio assistenziale olistico/globale alla

persona e ai suoi bisogni” ?• OLISTICO dal greco HOLOS significa:

tutto, intero, totale, interamente.

La malattia non è qualcosa che interessa principalmente un organo o un apparato

ma un evento che interessa l’uomo nel suo insieme.

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La qualità della vitaOgni valutazione della qualità della vita deve

prendere in considerazione diversi aspetti:

• lamentele fisiche,• disagio psicologico, • interazione sociale, • stato funzionale, • soddisfacimento per le cure mediche.

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IL SAPER ESSERE

L’ APPRENDIMENTO DI NUOVE CONOSCENZE… IL SAPERE

L’APPLICAZIONE DELLE COMPETENZE… IL SAPER FARE

LO SVILUPPO DELLE CAPACITA’ RELAZIONALI… IL SAPER ESSERE

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La relazione di aiuto

• LA RELAZIONE PRESUME UN QUALCHE CONTATTO CHE GIÀ SI AVEVA, O UN NUOVO ENTRARE IN CONTATTO.

• L’AIUTO PRESUME CHE QUALCUNO ABBIA BISOGNO E ALTRI POSSANO FORNIRE UNA RISPOSTA A QUEL BISOGNO.

QUESTA SEMPLICITÀ È IN MOLTE DELLE NOSTRE AZIONI QUOTIDIANE.

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La relazione d’aiuto

• Si sviluppa a partire da una domanda di aiuto alla base della quale c’è una condizione di disagio, sofferenza e limitazione

• È caratterizzata da asimmetria di ruolo, diverso grado di responsabilità e reciprocità

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La relazione di aiutoSi ha una relazione di aiuto quando vi è un incontro fra due

persone di cui • una si trova in condizioni di

sofferenza/confusione/conflitto/disabilità/ malattia(rispetto a una determinata situazione o a un determinato problema con cui è a contatto e che si trova a dover gestire)

• ed un’altra persona invece dotata di un grado “superiore” di adattamento/ competenze/abilità, rispetto a queste stesse situazioni o tipo di problema.

Se fra queste due persone si riesce a stabilire un contatto (una relazione) che sia effettivamente di aiuto allora è probabile che la persona in difficoltà inizi qualche movimento di maturazione/ chiarificazione/miglioramento/apprendimento che la porti ad avvicinarsi all’altra persona (assorbendone per così dire le qualità e le competenze) o comunque a rispondere in modo più soddisfacente al proprio ambiente ed a proprie esigenze interne ed esterne.

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La relazione di aiutoMolte relazioni amicali, familiari, di vicinato, sono quindi relazioni

di aiuto, ma possono esserlo anche molte relazioni a carattere professionale (infermiere-persona, medico-paziente, insegnante-studente, operatore-cliente), oltre a quelle sviluppate da psicologi, psicoterapeuti, counselor.

Un insegnante può essere colto, un medico o un OSS preparato, ma la riuscita della terapia, dell'insegnamento, ecc, dipende dalla qualità del rapporto instaurato con gli interlocutori più che dal bagaglio tecnico-conoscitivo.

L’aiuto può assumere varie forme: • ascoltare, • informare,• insegnare, • essere vicini, • non lasciare soli, • condividere.

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La relazione di aiuto

Il professionista sanitario che mette in atto una relazione di aiuto deve possedere la consapevolezza del processo ed il controllo dello stesso, padroneggiando razionalmente “abilità” che sono un tutt’uno con ciò che si è.

Infatti, una preparazione inadeguata dell’operatore determina l’incapacità di ascoltarsi e di ascoltare l’altro, requisito indispensabile per realizzare un processo di ascolto efficace.

Alla luce di quanto esposto possiamo affermare che la pratica della relazione di aiuto presuppone un faticoso focuspersonale centrato sul sé, coniugato sull’acquisizione di abilità specifiche e di una complessa padronanza tecnica. Per chi la esercita è necessaria una seria formazione nel percorso formativo (formazione continua).

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La relazione di aiutoPoiché l’efficacia del rapporto è strettamente

connessa alla reciprocità della relazione ed al soddisfacimento dei bisogni di entrambi i soggetti (operatore e persona assistita), di aiutare e di essere aiutato, analizziamo brevemente le teorie psicologiche del legame attaccamento-accudimento:

• Teoria psico-biologica dell’apprendimento (Bowlby);

• Teoria dei bisogni (A.Maslow);• Modello dell’attaccamento-accudimento.

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La relazione di aiuto• Teoria psico-biologica dell’apprendimento (Bowlby)

Il bambino è sollecitato a costruire una relazione con l’adulto per ottenere una base sicura; il legame di attaccamento ha la funzione di:

1) garantire il benessere dell’individuo;2) proteggere dai pericoli ambientali;3) favorire la sopravvivenza data la vicinanza del piccolo con la madre.

Secondo questa teoria le prime relazioni di attaccamento, in genere con la madre, divengono il prototipo e i modelli operativi delle successive relazioni affettive.

L’attaccamento non è dunque un processo che si esaurisce nella prima infanzia, ma caratterizza l’essere umano dalla nascita alla morte.

L’adulto che ha sperimentato relazioni segnate da incostanza e scarsa comprensione appare vittima del passato e di bisogni affettivi insoddisfatti. Gli adulti evitanti sono poco disponibili affettivamente, non sanno offrire esperienza di calda intimità poiché non l’hanno mai sperimentata.

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La relazione di aiuto

• Teoria dei bisogni (A.Maslow)

• Nel bambino sussistono bisogni psicologici primari (es. sicurezza, protezione) importanti quanto il bisogno di nutrimento/calore.

• Vi sarebbe il bisogno primario di stare in contatto con un essere umano e di attaccarsi ad esso indipendentemente dal bisogno di nutrimento/calore fisico.

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BISOGNO

“condizione che esprime mancanza totale o parziale, o carenza di uno o più elementi - fame, sete, movimento, fede, affetti, comunicazione, ecc. –che costituiscono e caratterizzano le diverse dimensioni dalle quali dipende l’essere sano”

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BISOGNI FONDAMENTALI SECONDO MASLOW

BISOGNI DIAUTOREALIZZAZIONE

BISOGNI DI STIMA

BISOGNI DI APPARTENENZA

BISOGNI DI SICUREZZA

BISOGNI FISIOLOGICIrespirare – alimentarsi – idratarsi – mantenere la T.C. – muoversi – eliminazione – igiene –

riposo e comunicazione

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La relazione di aiuto• Modello dell’attaccamento-accudimento• È l’esigenza comune nel mondo animale, quindi nel

genere umano, di instaurare e mantenere un legame con un altro individuo, di solito di genere femminile.

• Comporta l’assunzione della posizione speculare di essere accudito e di accudire qualcuno, con il duplice ruolo di accudito e di persona accudente.

• Nell’età adulta i meccanismi dell’attaccamento riemergono in particolare quando l’individuo avverte la propria vulnerabilità con sensazione di minaccia all’equilibrio fisico/psichico (malattia, trauma emotivo, carenza affettiva ecc.).

• L’evento-malattia comporta nuovi adattamenti, una nuova identità di persona malata, modifiche obbligatorie delle abitudini di vita (es. ospedalizzazione), dipendenza in vari gradi dall’operatore che si prende cura del paziente.

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LA RELAZIONE PROFESSIONALE OSS/UTENTE

• La comparsa di una malattia determina una crisi nell'esistenza della persona colpita e di chi lo assiste. Si tratta di conseguenze psicologiche e sociali, a volte di lunga durata, spesso trascurate da chi è impegnato a dare il massimo sul versante delle cure tecnico-sanitarie.

• Depressione, disperazione, carenza di motivazione al trattamento… sono sintomi che influiscono negativamente sui risultati del trattamento.

• Le moderne unità di riabilitazione comprendono, nel loro team interprofessionale, la figura dello psicologo, deputato a fornire un sostegno specifico ai pazienti e alle famiglie in difficoltà. Ma non basta. Occorre che tutto il setting riabilitativo sia orientato a sostenere emotivamente il paziente e i caregivers.Per questo sarà compito di tutti gli operatori professionali improntare il proprio approccio al malato instaurando una relazione d'aiuto.

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Le tecniche di facilitazioneIl professionista sanitario può gestire gli atteggiamenti

regressivi del paziente verso il recupero e la guarigione mediante tecniche di facilitazione:

• Il suggerimento: serve per indirizzare e fornire modelli di comportamento.

• I rinforzi: per stimolare un soggetto ad acquisire comportamenti adattivi tramite un programma di intervento riabilitativo.

• Il tutoring: sollecitare interazioni di auto-mutuo-aiuto in un gruppo di pari.

• L’accoglienza empatica nella comunicazione intersoggettiva.

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Funzioni e competenze dell’OSS nella relazione di aiuto• Strumento protesico: situazioni di riaddestramento allo

svolgimento delle attività quotidiane.• Fonte d’informazione: collocazione nel tempo, spazio e

storia personale.• Fonte di stimolazione: in presenza di inerzia, apatia,

demotivazione, scarso interesse per l’ambiente circostante da parte del paziente.

• Capace di: prevenire/valutare/contenere sintomi comportamentali quali aggressività, agitazione psicomotoria, che ostacolano il processo di autonomia.

• Capace di: prendere decisioni, proponendo alternative rispetto alle scelte stereotipate del paziente.

• Fonte di feed-back: se il paziente non è capace di valutare le ripercussioni sugli altri delle proprie manifestazioni verbali e comportamentali.

• Fonte di gratificazione/frustrazione: in un rapporto educativo in cui il paziente è riaddestrato a riacquisire la maggiore autonomia possibile.

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Il comportamento dell'operatore verso la persona

• L'osservazione dell'operatore non si focalizza sui deficit, ma sulle capacità residue in modo da potenziarle e rafforzarle;

• un clima positivo, sereno, ispirato alla fiducia nelle capacità del soggetto ha lo scopo di incoraggiare gli sforzi, i tentativi di progredire, di andare avanti, favorendo l'iniziativa e la libera espressione.La persona, in questo modo, si percepisce come parte attiva diventando compartecipe del proprio itinerario di recupero;

• non farsi illusioni e non crearne;• la persona va considerata e accettata per quello che è e

non per quello che dovrebbe essere, con i suoi pregi e i suoi deficit, aiutandola a scoprire le sue qualità e a saperle valorizzare;

• porre la persona nelle condizioni migliori per raggiungere il massimo della sua autonomia nel rispetto e nella considerazione del suo disagio.

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Tratti relazionali da sviluppare per instaurare una corretta "relazione d'aiuto"

• Orientamento sull'Altro, sul Sè e sulla relazione;• diffusa responsabilizzazione e controllo delle dinamiche proiettive;• atteggiamento empatico;• sa modulare l'asimmetria ("insieme possiamo trovare alcune soluzioni

al problema");• apertura del Sè ("esplicito in maniera chiara, completa e congruente

quanto sento");• uso di messaggi diretti, sollecitanti, ma mai minacciosi;• comunicazione chiara, completa e congruente;• induce curiosità, apre questioni, accetta e stimola punti di vista diversi;• ricerca le differenze, riconosce nel disequilibrio l'inizio di nuovi equilibri;• apre e responsabilizza;• autoironizza;• inibisce il gregarismo, sollecitando l'Altro al protagonismo;• ascolta e modula la relazione rispettando i sentimenti dell'Altro;• conduce e si lascia condurre;• accetta e sfrutta le valutazioni negative.

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LA RELAZIONE D’AIUTOè promuovere il benessere di entrambe le parti.

Dare

Ricevere

Dare e ricevere:

- emozioni

- sentimenti

- rispetto e incoraggiamento

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Nel lavoro con i malati e le loro famiglie ci troviamo ad affrontare pensieri, memorie, sentimenti e problemi irrisolti della nostra vita.

Come operatori professionali dovremmo abituarci a osservare le nostre reazioni, i nostri sentimenti verso utenti e pazienti, piuttosto che porre una membrana impermeabile fra comportamenti professionali e comportamenti personali.

Concentrandoci sui bisogni dell’utente possiamo non pensare al fatto che tutti, prima o poi dobbiamo affrontare il lutto, la disabilità e la morte.

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Riflettiamo sulla differenza che c’è tra

· curare ·

prendersi cura

Conoscere ed imparare a far fronte non solo alle emozioni dell’assistito ma anche alle

proprie

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L’importanza di interrogarsi …

• Cosa mi ha spinto a scegliere questa professione?

• Cosa ne pensano le persone a me care?

… e ancora …

• Quali sono i miei limiti personali rispetto a questo lavoro?

• Quali sono i miei punti di forza?• Quali sono i limiti esterni di questo lavoro?

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Conoscere le proprie motivazioni personali

“SE NON ABBIAMO CURA DI NOI STESSI,NON POSSIAMO AVERE CURA DEGLI ALTRI”

(GAYLIN, 1981)

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Conoscere le proprie motivazioni personali….

• È giusto avere, oltre a delle motivazioni altruistiche, anche delle motivazioni di tipo “egoistico”

• È giusto “divertirsi” durante il proprio lavoro (è possibile fare un lavoro estremamente serio e trovare piacere nel farlo).

• È giusto avere delle motivazioni disinteressate, come il desiderio di poter migliorare un po’ la vita delle persone.

Tratto da: “Io, operatore sociale”, Erickson, 1993

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Conoscere le proprie motivazioni personali

• Non è giusto lavorare con le persone in difficoltà perché questo ci fa sentire “bravi” o perché crediamo che la gente ci giudicherà bene per questo.

• Qualunque cosa facciamo dobbiamo farla perché noi lo vogliamo, non perché qualcun altro se lo aspetta da noi.

Tratto da: “Io, operatore sociale”, Erickson, 1993

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Conoscere i propri limiti

• Non possiamo essere in grado di rispondere a tutto e probabilmente non abbiamo nemmeno un’adeguata conoscenza di tutti i problemiÈ evidente che commetteremo degli errori

• Commettere errori è legittimoNon è accettabile ripetere continuamente il medesimo errore

• È giusto e auspicabile chiedere aiuto quando non sappiamo cosa fare

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Limiti personali• Non possiamo voler bene a tutte le persone che

dovremmo aiutare (a volte non ci sono nemmeno simpatiche)

• Non potremo riuscire a “salvare”tutti• Il tempo non è mai sufficiente• Vi saranno sempre delle situazioni legate al

lavoro e alle persone con cui lavoriamo che causeranno forti reazioni emotive

• Non è detto che si debba lavorare nello stesso posto per tutta la vita

Tratto da: “Io, operatore sociale”, Erickson, 1993

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Limiti esterni

• La struttura e l’organizzazione

Personale insufficienteFinanziamenti limitatiBurocrazia e tempiDisposizioni ministeriali…

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Questione di … equilibrio• In qualunque tipo di lavoro vi sono vantaggi e svantaggi,

momenti ricchi di gratificazione e altri meno entusiasmanti.

• Ognuno di noi, nel contraddistinguere questi momenti, è diverso.È importante sapere come gratificazione e sacrificio devono equilibrarsi.

La difficoltà non è quella di capire se siamo o non siamo contenti del nostro lavoro ma riconoscere quei fattori specifici che fanno la differenza tra chi èprofessionalmente soddisfatto e chi no (posizione o professione diversa)

All’insoddisfazione contribuiscono sia poche gratificazioni che troppi sacrifici (ripercussioni sulla sua vita privata <-> timbro del cartellino).Ecco perché è così importante trovare un equilibrio tra vita professionale e vita privata!!

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I MECCANISMI DI DIFESA NELLA RELAZIONE D’AIUTO

I pazienti da un lato e l'équipe curante dall'altro mettono in atto meccanismi difensivi complementari;

I primi, a causa della completa dipendenza che provano, ricorrono a dinamiche regressive, accompagnate dalla negazione di alcuni aspetti della realtà che vivono.

Gli operatori dal canto loro utilizzano meccanismi quali la razionalizzazione e l'isolamento, per far fronte alla tensione, ai rischi e in qualche caso all’impotenza.

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I MECCANISMI DI DIFESA NELLA RELAZIONE D’AIUTO

• Non sempre è facile utilizzare al meglio modelli relazionali adeguati e dare al paziente quel contatto autentico e profondo di cui ha bisogno.

• La difficoltà è legata anche al sovraccarico emotivo che accompagna patologie particolarmente gravi.

• È il caso ad esempio dei pazienti oncologici, con i quali spesso, per evitare una verità troppo pesante, si dà la preferenza al piano biologico, si preferisce il distacco, il silenzio, dimenticando che molte volte il distacco e il silenzio si popolano di fantasmi peggiori della verità.

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I MECCANISMI DI DIFESA NELLA RELAZIONE D’AIUTO

• Un rapporto "non evitante" può stabilirsi se gli operatori, per primi, hanno avuto modo di elaborare le loro ansie e paure.

• Talora la difficoltà può essere causata dalle problematiche psicologiche dell'operatore. Alcuni si sentono a loro agio solo con pazienti molto dipendenti e non tollerano la loro autonomia, che percepiscono come protesta o tradimento.

• Altri mostrano un rifiuto inconscio per certe situazioni e riescono ad affrontarle solo oggettivandole e negandone il risvolto affettivo: il paziente viene così distanziato e considerato esclusivamente un caso clinico.

• Altre modalità difensive messe in atto, inconsciamente, dall'operatore sono: quella di separare assistenza e decisioni terapeutiche; di tenere lontani i familiari (che vivono angosciae percorsi speculari a quelli dei pazienti) cercando una "sterilizzazione emotiva".

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IL RISCHIO DI BURN-OUT

Si è evidenziato come queste manovre difensive, "utili" agli operatori in tempi brevi in quanto possono ridurre nell'immediato la sofferenza, sono negative per il paziente, e, nei tempi lunghi, anche per gli operatori stessi.

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Che cos’è il burn out?

• La carica emotiva mai elaborata emerge sotto forma di ansia, depressione, inadeguatezza, stanchezza, irritabilità, apatia, disimpegno, noia, reazioni negative, che rappresentano un'esperienza sintomatica di uno stato di stress che, come fase ultima di un processo difensivo reattivo, può assumere le caratteristiche di una vera e propria sindrome, quella da burn out.

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Che cos’è il burn out?

• Il termine burn out (bruciato, scoppiato) nel giornalismo sportivo descriveva il brusco calo di rendimento di un atleta dovuto al venire meno degli stimoli motivazionali.

• Con tale termine si indica una sindrome tipica delle relazioni di aiuto caratterizzata da un distacco emotivo rispetto agli assistiti e dalla perdita di interesse per il proprio lavoro.

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Si distinguono quattro fasi:

1. dell'entusiasmo idealistico e delle nobili aspirazioni;

2. dello stress lavorativo, in cui si avverte un progressivo squilibrio tra richieste e risorse (soprattutto emotive);

3. di esaurimento, in cui si comincia a pensare di non aiutare realmente nessuno, e in cui compare la tensione emotiva, l'irritabilità, l'ansia;

4. della conclusione difensiva o dell'alienazione, con totale disinvestimento emotivo nel lavoro, apatia, rigidità e cinismo.

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Tratti caratteriali che predispongono al burn out

• ansia nevrotica, propria di quelle persone che si pongono mete eccessive e che si puniscono se non le raggiungono,

• uno stile di vita attivo, competitivo, in lotta con il tempo,

• la rigidità, cioè l'incapacità di adattarsi alle richieste sempre mutevoli dell'ambiente esterno;

• l'introversione.

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COME PREVENIRE IL BURN OUT?

• Prevedere come obiettivo formativo l'acquisizione di maggiori competenze relazionali.

• Gruppi di supporto. La loro costituzione permette di migliorare la comunicazione sui problemi della propria attività e della loro gestione, aumentare l'autostima, ridurre il senso di isolamento e le tensioni emozionali non necessarie.

Riunioni ed incontri periodici:- favoriscono un senso di appartenenza al gruppo, - offrono l'opportunità di scambiare opinioni, consigli

pratici - e permettono di migliorare la comunicazione.

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E per concludere…le riflessioni di Victor Frankl:

“Siate come volontari in una spontaneaRELAZIONE di AIUTO quandoaiutate, ma poi togliete l’aspetto

pubblico e spettacolare dell’interventoe fate sempre come se foste nellospazio privato e proprio della casa

della persona che aiutate: lo spazio perprendersi cura con professionalità,

ma che mai perde l’entusiasmo di chi lofa per il semplice e disinteressato

amore e benessere dell’altro”.

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Bibliografia

• R.Cafiso,M.G.Cannizzo,G.Sampognaro,Un aiuto a chi aiuta, Psicologia Contemporanea,Novembre-Dicembre 1996,nr.138,pp.58-63.

• Monformoso P. (2007) Professioni sanitarie e relazioni di aiuto.

• Evangelista L. (2006) Orientamento, counseling, relazione di aiuto.

• Farneti R. (2001) Aiutiamo ad aiutare.• B.Genevay,R.Katz,Le emozioni degli operatori nella

relazione di aiuto, Trento, Erickson, 1998.• F.Manara ,Eventi stressanti e scelta di malattia,

Brescia,La Ginestra,1991.

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( )

DELEGA E ATTRIBUZIONE

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La delegaLa delegaLa delega di autorità si verifica quando un soggetto(il

delegante) conferisce ad un soggetto (il delegato) l’incarico dieseguire una prestazione che rientra nella responsabilità del primo. Il delegato assume la responsabilità per l’esecuzione del lavoro nei confronti del superiore delegante; questi però rimane responsabile per l’effettivo assolvimento di tutti i suoicompiti, compresi quelli di cui ha affidato ad altri l’esecuzione.

[Zerilli Fondamenti di direzione ed organizzazione aziendale]

Trasferimento di responsabilità per l’esecuzione di un’attività…. pur rimanendo responsabile dei risultati finali

[American Nurses Association, 1995]

ATTUAZIONE

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La delegaLa delegaTrasferimento ad un individuo competente dell’autorità di

esecuzione un’attività infermieristica in una situazione selezionata

[National Councilof State Boards of NUrsing, 1995]

Attraverso la delega il delegante trasferisce al delegato soltanto dei propri poteri, conservandone la titolarità.

La delega può assumere forme diverse:•• PermanentePermanente: cioè affidata al delegato in modo

continuativo•• TemporaneaTemporanea: conferita per una missione specifica in un

tempo determinato•• PienaPiena: si riferisce all’assolvimento di un compito intero

ATTUAZIONE

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La delegaLa delegaParzialeParziale: riguarda un particolare aspetto di un compitoSingolaSingola: se è conferita ad una sola personaCongiuntivaCongiuntiva: quando è conferita a due o più persone perché attendano congiuntamente ad uno stesso incaricoCollettivaCollettiva: conferita da parte di due o più persone

[Terzuolo G. la responsabilità giuridica e professionale dell’infermiere, 1992]

È chiaro che il processo di delega è impegnativo e non si può gestirlo istituzionalmente su tutto è necessario avere in mente quali sono le cose importanti da presidiare in reparto. La delega è una faccia della medaglia l’altra faccia è la supervisione

Supervisione Supervisione attività di chi sovrintende alla realizzazione di un opera Devoto Oil controllare e formare costantemente

ATTUAZIONE

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ATTUAZIONE

i 5 criteri o 5 le G della delega i 5 criteri o 5 le G della delega 1. Il GIUSTO compito1. Il GIUSTO compitoCioè un’attività ritenuta appropriata in base alle condizioni dell’utente, alla

complessità del compito, alla capacità del delegato ed alla qualità della supervisione che l’infermiere deve garantire.(Nurs Management ’99)

È possibile delegare solo quando questo atto venga fatto con sicurezza sia per l’utente che per l’operatore.(Delegation alert. AmJ Nurs’98)

2. Le GIUSTE circostanze2. Le GIUSTE circostanze.La valutazione non va limitata al paziente ma si deve tener conto anche delle

circostanze, dei materiali disponibili , dell’ambiente oltre che dei regolamenti e delle politiche aziendali

3.Le GIUSTE personeLe GIUSTE persone si deve tener conto del livello di preparazione della figura a cui si delega l’attività, ma anche del livello del singolo operatore

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ATTUAZIONE

i 5 criteri o 5 le G della delega all’OSSi 5 criteri o 5 le G della delega all’OSS

4.Le GIUSTE istruzioni4.Le GIUSTE istruzioni e al buona comunicazioneUna comunicazione efficace, cioè messaggi chiari e precisi (cosa fare,

come, perché, in che tempi, quando chiedere consulenza…) ed un ascolto attento, sono la base del successo della delega

5.La GIUSTA supervisione5.La GIUSTA supervisioneLa pratica della supervisione si è sviluppata contestualmente ad una

cultura della complessità: le certezze sulle pratiche codificate e routinarie si vanno sempre più integrando con una cultura del dubbio, dell’incertezza, del “dipende”.del “dipende”. La supervisione è quindi una pratica che nasce laddove le mansioni, distinzioni rigide nell’operare, le procedure, vengono inserite in un contesto che richiede flessibilità, scambio, integrazione, delega. Questi processi infatti richiedono un supporto, un controllo all’interno di un rapporto formativo e dialleanza lavorativa tra operatori

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ATTUAZIONE

La delega non deve privare l’infermiere del contatto con il paziente: l’infermiere deve concentrare l’attenzione sulle risposte del paziente, non sulle tecniche, ed imparare a conoscere ed interpretare gli indizi e i segni clinici

Le variabili da considerare in un processo di delega sono:

La leggeLa leggeDopo aver valutato il paziente e pianificato l’assistenza si possono

delegare alcune attività, rimanendo responsabili della valutazione finale. È importante definire cosa sia esclusivo dell’infermiere (profilo professionale, codice deontologico, percorso formativo) e che cosa può fare il professionista delegato (es. O.S.S.)

Il regolamento del servizio o dell’U.O. (job description)descrive quello che ci si aspetta che il personale faccia tenendo conto

anche delle regole specifiche sugli standard di assistenza, più sono chiari gli standard meno c’è bisogno di regolamenti

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ATTUAZIONE

La conoscenza del profilo dell’operatore non è sufficiente: non garantisce che la persona abbia sufficiente addestramento ed abilità per eseguire un’attività in modo competente e sicuro(Delegation and supervisio outside the hospital. Am J Nurs ’99)

[importante è anche il possesso di tecniche della comunicazione e capacità decisionali: l’OSS infatti deve decidere quando chiamare l’infermiere, o riferire alcune informazioni, o riconoscere situazioni di possibile rischio per il paziente]

Non è corretto delegare attività che prevedano valutazioni critiche, o la scelta tra più alternative. Se la scelta va fatta in base alla valutazione delle condizioni del paziente, in particolare quelle cliniche, deve essere l’infermiere a intervenire

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ATTUAZIONE

All’OSS attribuiamo attività che sono proprie del suo profilo: in questo senso è più appropriato parlare di attribuzione piuttosto che di delega

“parlare di delega significa far ricorso ad uno strumento inadeguato, se non altro perché la giurisprudenza ha stabilito che per aversi la effettiva trasferibilità di funzioni da un soggetto ad un altro, la delega deve essere scritta, effettiva edeve comportare il reale trasferimento di poteri decisionali al delegato, con conseguente necessità del delegante di controllare, ma di non ingerirsi nell’attività del delagato” del tutto impensabile che l’infermiere non possa interagire nell’attività dell’operatore di supporto, e che ogni attività sia formalizzata con uno scritto

Luca Benci “l’OSS autonomia, rapporti con i professionisti e responsabilità giuridica” Rivista Diritto Professioni Sanitarie, 2001; 4(3):219-234.

Delega No------------ Attribuzione di attivitàPadovan Monica [l’integrazione con le figure di supporto]

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ATTUAZIONE

Risulta difficile pensare a un’organizzazione gestita sulla basedella delega, più interessante appare il concetto di collaborazione contenuto nella normativa francesededicato alla regolamentazione della figura dell’infermiere e di quella di supporto [Décret n. 93-345 du 5 marzo ’93 relatif aux actes professionnels ed à l’exercice de la profession d’infirmier]

La soluzione deve essere trovata anche in questo caso, nei piani di di lavoro, che devono individuare “le attività attribuibili all’OSS sulla base dei criteri della bassa discrezionalità e dell’alta riproducibilità della tecnica utilizzata”

Attività attribuibili, dunque e non delegabili

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ATTUAZIONE

Delega No------------ Attribuzione di attivitàPadovan Monica [l’integrazione con le figure di supporto]

Nel profilo dell’OSS viene ribadito che l’OSS “in base alle proprie competenze e in collaborazione con altre figure professionali, sa attuare i paini di lavoro…. È in grado di utilizzare metodologie di lavoro comune (schede, protocolli….)

È importante strutturare una organizzazione nella quale l’infermiere mantenga la regia del processo assistenziale, l’identificazione critica dei bisogni, la pianificazione dell’assistenza e la valutazione del risultato, avvalendosi della collaborazione della figura di supporto

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ATTUAZIONE

Del

ega

No-

----

----

---A

ttrib

uzio

ne d

i atti

vità

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ATTUAZIONE

Del

ega

No-

----

----

---A

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uzio

ne d

i atti

vità

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ATTUAZIONE

Del

ega

No-

----

----

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ttrib

uzio

ne d

i atti

vità

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ATTUAZIONE

Del

ega

No-

----

----

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ttrib

uzio

ne d

i atti

vità

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RUOLO E FUNZIONI DELLE FIGURE

PROFESSIONALI CHE OPERANO NEI SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI

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INFERMIERISTICHE E OSTETRICHE

TECNICO SANITARIEPREVENZIONE

RIABILITAZIONE

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Figure Sanitarie non Mediche

La Legge 10 agosto 2000, n. 251 “Disciplina delle professioni sanitarie

infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione di ostetrica.

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Figure sanitarie Figure sanitarie Infermiere

Infermiere generico (figura non più formata)

Ostetrica

Fisioterapista …..

Figure tecnico – sanitarieOSS

OSS con formazione complementare

OTA

autonomia

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INFERMIERISTICHE E OSTETRICHE

• Infermiere;• Ostetrica/o;• Infermiere pediatrico;

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FIGURE TECNICO-SANITARIEArea tecnico-diagnostica Area tecnico-assistenziale

• Tecnico audiometrista• Tecnico sanitario di

laboratorio biomedico• Tecnico sanitario di

radiologia medica• Tecnico di

neurofisiopatologia

• Tecnico ortopedico• Tecnico audioprotesista• Tecnico della

fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusionecardiovascolare

• Igienista dentale• Dietista

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Figure della Riabilitazione• Podologo• Fisioterapista• Logopedista• Ortottista-assistente di oftalmologia• Terapista della neuro- e psicomotricità dell’età

evolutiva• Tecnico della riabilitazione psichiatrica• Terapista occupazionale• Educatore professionale

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Figure della Prevenzione

• Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro

• Assistente sanitario

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Figure di riferimento in ambito sanitario

Fisioterapista

Tecnico sanitario di radiologia medico

Tecnico di laboratorio biomedico

Dietista

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FISIOTERAPISTA• Elabora interventi di prevenzione, cura e

riabilitazione nelle aree della motricità• Pratica attività terapeutica per la

rieducazione funzionale delle disabilitàmotorie

• Propone l’adozione di protesi e ausili, ne addestra all’utilizzo e ne verifica l’efficacia

• Svolge attività di studio didattica e consulenza professionale

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TECNICO SANITARIO DI RADIOLOGIA MEDICA

• Autorizzato ad espletare indagini e prestazioni radiologiche

• Svolge in via autonoma dopo prescrizione medica tutti gli interventi che richiedono l’uso di radiazioni ionizzanti, di energie termiche, ultrasoniche, di risonanza magnetica nucleare, e interventi per la protezionistica fisica e dosimetrica

• È responsabile del corretto funzionamento delle apparecchiature a lui affidate

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TECNICO DI LABORATORIO BIOMEDICO

• Svolge attività di laboratorio di analisi e di ricerca relative ad analisi biomediche e biotecnologiche e in particolare di biochimica , microbiologia e virologia, di farmacotossicologia, di immunologia, di patologia clinica, di ematologia, di citologia ed istopatologia.

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DIETISTA

• Competente per tutte le attività finalizzate alla corretta applicazione dell’alimentazione e della nutrizione ivi compresi gli aspetti educativi e di collaborazione all’attuazione delle politiche alimentari, nel rispetto della normativa vigente.

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LE PRINCIPALI FIGURE PROFESSIONALI DI RIFERIMENTO PER L’OSS

AMBITO SANITARIO• INFERMIERE• OSTETRICA

AMBITO SOCIALE• L’ASSITENTE SOCIALE

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ELEMENTI DI BASE DELL’ORGANIZZAZIONE

DEI SERVIZI: DEFINIZIONE, SCOPI,

STRUTTURA E PROCESSI

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CONCETTO DI ORGANIZZAZIONE

“è un insieme ordinato di attività che servono a raggiungere un certo obiettivo,

un certo scopo”

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CONCETTO DI SISTEMA• Indica un insieme di soggetti collegati tra loro ed

interdipendenti;• es. insieme di professionisti che lavoro in una stessa

equipe/organizzazione di lavoro;

QUINDI• Un sistema esiste proprio perché si basa su di

un’organizzazione cioè “un insieme ordinato di regole, norme, schemi, indirizzati ed orientati al raggiungimento di un certo scopo e/o obiettivi”

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CARATTERISTICHE ESSENZIALI DI UNA ORGANIZZAZIONE

• Suddivisione del lavoro fra più persone “in base alle professionalità, delle competenze, del livello funzionale”:

• La presenza di un centro di direzione, di coordinamento, di responsabilità;

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CARATTERISTICHE ESSENZIALI DI UNA ORGANIZZAZIONE

Un organizzazione è:efficace – se raggiunge gli scopi previsti/programmati;buon rapporto tra risultati raggiunti e previsti;

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CARATTERISTICHE ESSENZIALI DI UNA ORGANIZZAZIONE

• Un organizzazione è:efficiente – non sprecare risorse umane e

materiali;Cioè

a parità di risultati ottenuti, una organizzazione efficiente è quella che ha utilizzato meno risorse;

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STRUTTURA ORGANIZZATIVACOMPITO

Insieme di attività elementari, collegate tra di loro e necessarie per svolgere una certa attività;

MANSIONEse uniamo un insieme di compiti di una persona otteniamo la Mansione

In ogni attività esiste un mansionaro, cioè un manuale in cui sono indicati i compiti di ciascuno, in relazione “all’inquadramento” ossia contratto di lavoro:

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ORGANO

• Tutte le persone che hanno le stesse mansioni nella stessa impresa;

• Definiamo “organo” l’insieme delle persone che svolgono le stesse mansioni, es. area sanitaria “Infermiere, OSS, Medico, Assistente Sociale”

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STRUTTURA ORGANIZZATIVA

•RESOURCESPATIENTSPATIENTS

STAFFSTAFF

CARING ACTIVITY

CURE ACTIVITY

•HUMAN

•STRUCTURAL

•TECHNOLOGICAL

{•Nurse Staffing (Level and ability)

•Support Staffing

PROCESSESOUTCOMES

NURSING PROCESS

NURSING VIGILANCE

PROCESSINPUT OUTPUT

{Support services

DIRECT INDIRECT

PHYSIOLOGICALSAFETY

LOVE

GORDON’S FUNCTIONAL

HEALTH PATTERNS

ADVERSE EVENTS PREVENTION

•Failure to rescue

•Etc

MEDICAL SUPPORT ACTIVITY

CARING ACTIVITY CURE ACTIVITY

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INPUT OUTPUTPROCESSO ORGANIZZATIVO

MODELLO ASSISTENZIALE

PATIENTSPATIENTS

STAFFSTAFF

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•Risorse umane

•Risorse strutturali

MODELLO ASSISTENZIALE

BIS.FISIOLOGICIBIS.FISIOLOGICIMODELLO BIOMEDICO

PATIENTSPATIENTS

STAFFSTAFF

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•Risorse umane

•Risorse strutturali

MODELLO ASSISTENZIALE

fisiologicifisiologicisicurezzasicurezza

socialsocialii

stimastimarealizzazionerealizzazione

MODELLO BIO-PSICO-

SOCIALE

PATIENTPATIENTSS

STAFFSTAFF

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EROGAZIONE DELL’ASSISTENZA

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SCENARIO PRECEDENTE

PAZIENTE MEDICO

INFERMIERE

OSTETRICA

OP. SOCIALE

AUSILIARIO

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SITUAZIONE RAPPRESENTATA DALLA NORMATIVA VIGENTE

PAZIENTE

MEDICO

INFERMIERE

PSICOLOGO

OP. SOCIALE

(OTA – OSS)

ALTRE PROFESSIONI SANITARIE AUTONOME

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NELLE STRUTTURE SANITARIE VANNO

RICONOSCIUTE E TIPIZZATE

LINEE DI ATTIVITA’ ASSISTENZIALE AFFERENTI ALLE DIVERSE PROFESSIONALITA’

DOTATE DI SPECIFICITA’ ED AUTONOMIA

TRA LORO FORTEMENTE E DINAMICAMENTE

INTEGRATEAL FINE DI GARANTIRE AL PAZIENTE PRESTAZIONI APPROPRIATE, TEMPESTIVE, QUANTITATIVAMENTE E

QUALITATIVAMENTE SODDISFACENTI

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LINEE DI ATTIVITA’ ASSISTENZIALE

ASSISTENZAMEDICA

ASSISTENZA INFERMIERISTICA

ASSISTENZA PSICOLOGICA

ASSISTENZA SOCIALE

ASSISTENZA ALBERGHIERA

PAZIENTE

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STRUMENTI PER LO SVILUPPO DELLA LINEA DI ATTIVITA’

“ASSISTENZA”

PROTOCOLLI ………

CARTELLA ………

AMBULATORIO ………

UU.OO. A GESTIONE ………

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AZIENDALIZZAZIONE DELLE STRUTTURE

SANITARIE

AZIENDALIZZAZIONE DELLE STRUTTURE

SANITARIE

RIFORMA SANITARIADlgs 502/92 e 517/93 e

succ.

RIFORMA SANITARIADlgs 502/92 e 517/93 e

succ.

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PRECEDENTE NORMATIVA – LEGGE 833/78 –

COMPETENZE SANITARIE ALLE USL (unità sanitarie locali)

FINANZIAMENTO STATALE ALLE REGIONI SULLA BASE DELLA SPESA STORICA

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PRECEDENTE NORMATIVA –LEGGE 833/78 –

INCAPACE DI CONTROLLARE LA SPESA, CON DEBITO DELLE REGIONI

PROGRESSIVAMENTE IN CRESCITA E STATO CHE DEVE

ANNUALMENTE RIPIANARE I DEBITI

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PRECEDENTE NORMATIVA –LEGGE 833/78 –

PROBLEMI

• Spesa sanitaria eccessiva rispetto alle possibilitàdello stato;

• Nessun controllo sulla qualità delle prestazioni;

• Scarsa accessibilità alle prestazioni.

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NUOVA NORMATIVA

• Stato: funzione di pianificazione e programmazione nazionale, • determinazione dei livelli uniformi di assistenza,• determinazione delle quote di finanziamento

(pro-capite per assistito). • Regione:

• funzione di pianificazione e programmazione regionale (nel rispetto delle linee di indirizzo generali indicate dal piano sanitario nazionale);• definizione dell’assetto organizzativo del servizio sanitario regionale.

• Aziende Sanitarie:• dotate di personalità giuridica pubblica;• dotate di autonomia gestionale;• funzione di pianificazione e programmazione locale (nel rispetto

delle linee di indirizzo generali indicate dal piano sanitario regionale);• definizione dell’assetto organizzativo aziendale.

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NUOVA NORMATIVA (documenti)

• Stato ……………………………… piano sanitario nazionale (PSN);

• Regione ………………………… piano sanitario regionale (PSR);

• ASL ………………………………… piano strategico aziendale edatto aziendale.

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NUOVA NORMATIVA

FLUSSO DEL FINANZIAMENTO DEL SSN (1)

STATO

REGIONI

AZIENDE SANITARIE LOCALI

(FINANZIAMENTO PER QUOTA CAPITARIA)

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NUOVA NORMATIVA

FLUSSO DEL FINANZIAMENTO DEL SSN (2)

AZIENDE SANITARIE LOCALI

AZIENDE CASE di CURAOSPEDALIERE ACCREDITATE

(FINANZIAMENTO PER PRESTAZIONI EROGATE)

RICOVERI ……………………………tariffa DRG

PRESTAZIONI AMB. ………tariffa NOMENCLATORENAZIONALE

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I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE

CON IL D.L.VO 56/2000

CESSANO, A DECORRERE DALL’ANNO 2001,

ALCUNI TRASFERIMENTI ERARIALI

DALLO STATO ALLE REGIONI,

TRA CUI IL FONDO SANITARIO NAZIONALE.

Dal “Supplemento ordinario al «Bollettino Ufficiale» Regione Umbria” - serie generale - n. 36 del 27 agosto 2003

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I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE

I trasferimenti erariali soppressi sono stati compensati con:

•l’aumento dell’addizionale IRPEF, le cui aliquote minima e massima vengono portate rispettivamente da 0,5 per cento a 0,9 per centoe da 1 per cento a 1,4 per cento;

•l’aumento della compartecipazione regionale all’accisa sulla benzina, il cui importo viene aumentato da 242 a 250 lire per litro di benzina venduta;

•l’istituzione della compartecipazione regionale all’IVA (inizialmente il 25,7 per cento, poi portata al 38,55 per cento dal d.p.c.m. 17 maggio 2001).

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I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE

Quindi attualmente le fonti di finanziamento della spesa sanitaria sono le seguenti:

1) IRAP;

2) addizionale IRPEF;

3) compartecipazione all’accisa sulla benzina;

4) compartecipazione all’IVA;

5) Fondo Perequativo Nazionale;

6) entrate proprie delle aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere;

7) eventuali entrate derivanti dalla mobilità sanitaria extraregionale.

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I MECCANISMI DI FINANZIAMENTO DEL SSN INTRODOTTI DAL FEDERALISMO FISCALE

Nel caso di superamento del limite di spesa fissato, le

Regioni devono integrare il finanziamento ricorrendo

all’imposizione di tasse, alla introduzione di ticket o

all’adozione di altre misure di razionalizzazione

idonee a recuperare nel corso dell’esercizio

successivo lo scarto fra risorse assegnate e

fabbisogno effettivo.

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NUOVA NORMATIVA

INTRODUCE IL CONCETTO DI

RESPONSABILITA’ GESTIONALE

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RESPONSABILITA’ GESTIONALE

RESPONSABILITA’ PER RISULTATI - SPECIFICA DELLA DIRIGENZA

ESSA SI FONDA

NON SULLA MANCATA VIOLAZIONE DOLOSA O COLPOSA DEI DOVERI DI UFFICIO

(tale ambito riguarda altri tipi di responsabilità: penale, civile, amministrativa)

MA SULLA IDONEITA’ E SULLA CAPACITA’ DEI DIRIGENTI

A CONSEGUIRE

RISULTATI ADEGUATI AI COMPITI LORO AFFIDATI

CON CONSEGUENTI POSITIVE IMPLICAZIONI:

- SUL BUON ANDAMENTO DELL’AZIONE AMMINISTRATIVA

- SULLA CONCRETA REALIZZAZIONE DEGLI OBIETTIVI ASSUNTI DALLA DIREZIONE AZIENDALE IN SEDE DI PROGRAMMAZIONE DELLE SUE ATTIVITA’

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OBIETTIVI STRATEGICI AZIENDALI

OBIETTIVI DI STRUTTURA

OBIETTIVI DI UNITA’ OPERATIVA

PIANIFICAZIONE STRATEGICA AZIENDALE

PROGRAMMAZIONE

BUDGET OBIETTIVI + RISORSE

LIVELLI DELL’ATTIVITA’ GESTIONALE

FASE LIVELLO

DIREZIONE AZIENDALE

DIREZIONE AZIENDALE

+

DIREZIONI DI STRUTTURA

DIPARTIMENTI e/o

UNITA’ OPERATIVE

CONTROLLO

DI

GESTIONE

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CONTROLLO DI GESTIONE

INSIEME DI ATTIVITA’ INTERNE ALL’ORGANIZZAZIONE

CON LE QUALI LA DIREZIONE AZIENDALE SI ACCERTA,

AI VARI LIVELLI,

CHE LA CONDUZIONE DELLE ATTIVITA’ SI STIA SVOLGENDO SECONDO

GLI OBIETTIVI, LE STRATEGIE, LE POLITICHE ED I PIANI PRESTABILITI

(IN MODO EFFICACE ED EFFICIENTE).

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EFFICACIA

OBIETTIVI RAGGIUNTI (obiettivo parziale, output)

OBIETTIVI PRESTABILITI (obiettivo totale, outcome)

EFFICIENZA

OBIETTIVI RAGGIUNTI (obiettivo parziale, output)

RISORSE IMPEGNATE (input)

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FASI DEL CONTROLLO DI GESTIONE

• PROGRAMMAZIONE

• PREDISPOSIZIONE DEL BUDGET

• SVOLGIMENTO E MISURAZIONE DELLE ATTIVITA’

• REPORTING E VALUTAZIONE

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BUDGET

STRUMENTO GESTIONALE=

ELEMENTI DEL BUDGET

OBIETTIVI RISORSE

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PROCESSO DI BUDGET

SI DECIDE QUALI OBIETTIVI RAGGIUNGERE IN UN DETERMINATO PERIODO;

SI STABILISCE QUALI E QUANTE RISORSE IMPEGNARE PER IL RAGGIUNGIMENTO DEI SUDDETTI OBIETTIVI;

SI CONTROLLA PERIODICAMENTE IL GRADO DI RAGGIUNGIMENTO

DEGLI OBIETTIVI E L’ENTITA’ DEL CONSUMO DELLE RISORSE.

CONTABILITA’ ANALITICA

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CONTABILITA’ ANALITICA=

COMPLESSO DIRILEVAZIONI SISTEMATICHE E PERIODICHE

VOLTE ALLA DETERMINAZIONE

DEI COSTI SOSTENUTI

E

DEI RICAVI REALIZZATI

DALLE STRUTTURE AZIENDALI

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CONTABILITA’ ANALITICA

ELEMENTI FONDAMENTALI PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA DI CONTABILITA’ ANALITICA SONO:

- IL PIANO AZIENDALE DEI CENTRI DI RESPONSABILITA’ E

DEI CENTRI DI COSTO;

- IL PIANO AZIENDALE DEI FATTORI PRODUTTIVI;

- L’IDENTIFICAZIONE DEI PRODOTTI AZIENDALI E DEL LORO

VALORE REALE O CONVENZIONALE.

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CENTRO DI RESPONSABILITA’

GRUPPO DI PERSONE CHE OPERANO

PER RAGGIUNGERE UN DETERMINATO OBIETTIVO

SOTTO LA DIREZIONE DI UN RESPONSABILE

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UN

CENTRO DI RESPONSABILITA’

E’ COSTITUITO

DA UNO O PIU’

CENTRI DI COSTO

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CENTRO DI COSTO

=

UNITA’ AZIENDALE ELEMENTARE

CHE SVOLGE UNA SPECIFICA ATTIVITA’

SOTTO IL CONTROLLO DI UN

RESPONSABILE.

AD ESSA E’ POSSIBILE ATTRIBUIRE

IN MODO COMPLETO ED ESCLUSIVO

I COSTI DEI FATTORI PRODUTTIVI

IMPIEGATI

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CENTRO DI RESPONSABILITA’

(es.: Unità Operativa Ospedaliera)

CENTRO DI COSTO 1 CENTRO DI COSTO 2

DEGENZA RICOVERI ORDINARI DAY HOSPITAL O DAY SURGERY

CENTRO DI COSTO 3

AMBULATORI

CENTRO DI COSTO 4

CONSULENZE INTERNE

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FATTORI PRODUTTIVI

=

OGNI ELEMENTO,

CON UN VALORE ECONOMICO,

IMPIEGATO NELLO SVOLGIMENTO DI

UN’ATTIVITA’

E CHE QUINDI

CONCORRE ALLA FORMAZIONE

DEL COSTO DI PRODUZIONE

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FATTORI PRODUTTIVI

BENI SANITARI

BENI NON SANITARI

PERSONALE

MANUTENZIONI E RIPARAZIONI

AMMORTAMENTI

SERVIZI APPALTATI

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FATTORI PRODUTTIVI 1

BENI SANITARI

PRODOTTI FARMACEUTICI

MATERIALI DIAGNOSTICI

PRESIDI MEDICO-CHIRURGICI

MATERIALE PROTESICO E PER EMODIALISI

ecc.

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FATTORI PRODUTTIVI 2

BENI NON SANITARI

PRODOTTI ALIMENTARI

MATERIALE GUARDAROBA E

CONVIVENZA

ecc.

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FATTORI PRODUTTIVI 3

PERSONALE

DIRIGENZA

COMPARTO

VOCI FISSE

VOCI VARIABILI

VOCI FISSE

VOCI VARIABILI

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PRODOTTI

- PRESTAZIONI IN REGIME DI RICOVERO

- PRESTAZIONI AMBULATORIALI

SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE: DRG

SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE: NOMENCLATORE-TARIFFARIO

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SISTEMA DEI DRG

SISTEMA DI CLASSIFICAZIONE DELLE PRESTAZIONI OSPEDALIERE IN REGIME DI RICOVERO, FONDATO SUL PRINCIPIO DI ATTRIBUZIONE DEI PAZIENTI A CLASSI OMOGENEE RISPETTO A CARATTERISTICHE CLINICHE ED ASSISTENZIALI E QUINDI OMOGENEE ANCHE RISPETTO AI PROFILI DI TRATTAMENTO ED ALLE RISORSE CONSUMATE (SISTEMA ISO-RISORSE),

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MDC DESCRIZIONE1 MALATTIE E DISTURBI DEL SISTEMA NERVOSO

2 MALATTIE E DISTURBI DELL'OCCHIO

3 MALATTIE E DISTURBI DELL'ORECCHIO, DEL NASO, DELLA BOCCA E DELLA GOLA

4 MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO RESPIRATORIO

5 MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO CARDIOCIRCOLATORIO

6 MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO DIGERENTE

7 MALATTIE E DISTURBI EPATOBILIARI E DEL PANCREAS

8 MALATTIE E DISTURBI DEL SISTEMA MUSCOLO-SCHELETRICO E DEL TESSUTO CONNETTIVO

9 MALATTIE E DISTURBI DELLA PELLE, DEL TESSUTO SOTTO-CUTANEO E DELLA MAMMELLA

10 MALATTIE E DISTURBI ENDOCRINI, NUTRIZIONALI E METABOLICI

11 MALATTIE E DISTURBI DEL RENE E DELLE VIE URINARIE

12 MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO RIPRODUTTIVO MASCHILE

13 MALATTIE E DISTURBI DELL'APPARATO RIPRODUTTIVO FEMMINILE

14 GRAVIDANZA, PARTO E PUERPERIO

15 MALATTIE E DISTURBI DEL PERIODO NEONATALE

16 MALATTIE E DISTURBI DEL SANGUE, DEGLI ORGANI EMOPOIETICI E DEL SISTEMA IMMUNITARIO

17 MALATTIE E DISTURBI MIELOPROLIFERATIVI E NEOPLASIE SCARSAMENTE DIFFERENZIATE

18 MALATTIE INFETTIVE E PARASSITARIE (SISTEMICHE O DI SEDI NON SPECIFICATE)

19 MALATTIE E DISTURBI MENTALI

20 ABUSO DI ALCOOL / FARMACI E DISTURBI MENTALI ORGANICI INDOTTI

21 TRAUMATISMI, AVVELENAMENTI ED EFFETTI TOSSICI DEI FARMACI

22 USTIONI

23 FATTORI CHE INFLUENZANO LO STATO DI SALUTE ED IL RICORSO AI SERVIZI SANITARI

24 TRAUMATISMI MULTIPLI RILEVANTI

25 INFEZIONI DA H.I.V.

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REPORTING E VALUTAZIONE

CONSENTE DI:

• EVIDENZIARE SITUAZIONI ANOMALE

• ATTUARE AZIONI CORRETTIVE

• VALUTARE L’OPERATO DEI CENTRI DI RESPONSABILITA’

• VALUTARE I PROGRAMMI AZIENDALI

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COSTO PIENO DELLE STRUTTURE PRODUTTIVE

=

COSTI DIRETTI + QUOTA DEI COSTI GENERALI D’AZIENDA

COSTI GENERATI NELL’AMBITODELLA STESSASTRUTTURA

COSTI CORRELATIALLE ESIGENZE

DI FUNZIONAMENTOCOMPLESSIVODELL’AZIENDA

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COSTO PIENO DELLE ARTICOLAZIONI INTERNE DALLE STRUTTURE PRODUTTIVE

=

COSTI DIRETTI

+

COSTI GENERATI NELL’AMBITO

DELL’ARTICOLAZIONEINTERNA

PER ES.:COSTI RELATIVI

ALLE PRESTAZIONIDEI SERVIZI

COSTI DI PRESTAZIONI INTERMEDIE

+

QUOTA DEI COSTI GENERALI DELLA

STRUTTURA COMPRENDENTE LA QUOTA

DEI COSTI GENERALI D’AZIENDA RIBALTATI

SULLA STRUTTURA

PER ES.:COSTI RELATIVIALLE DIREZIONI DI STRUTTURA,ALLA FARMACIA,

ALLA ASSISTENZARELIGIOSA,

AL SERVIZIODI PULIZIA ecc:

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METODOLOGIA DEL LAVORO SOCIALE E SANITARIO: erogazione

dell’assistenza

Diverso dagli altri lavori per la finalità: erogare un servizio e non un bene (come succede negli altri lavori)

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Lavoro sociale e sanitarioServizio :• Non è sempre tangibile

(interventi educazionali)• Viene fruito nel

momento in cui viene erogato

• Quando si eroga è importante l’aspetto specialistico e relazionale

• È la risposta ai bisogni conseguente all’analisi dei problemi

Bene :• È sempre

tangibile• Il risultato è

sempre un prodotto

• Non si consuma nel momento in cui viene prodotto

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ORGANIZZAZIONE DELL’ASSISTENZA

Per rispondere ai bisogni dobbiamo inserirli in un sistema costituito da una serie di elementi interconnessi tra loro;

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AZIENDE SOCIO-SANITARIESISTEMA APERTO:• Sistema: un insieme costituito da diverse

componenti• Aperto: si trasforma grazie agli elementi

che lo compongono

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METODO PER LA PIANIFICAZIONE E L’ORGANIZZAZIONE DELL’ASS.ZA

Approccio alla persona assistita, che partendo dall’individuazione dei bisogni, conduca alla risposta attraverso un percorso razionale (non si improvvisa), coerente e condiviso.

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PROCESSO DI ASSISTENZAPRIMA FASE: individuazione e definizione

del problema. Raccolta dati attraverso:• Osservazione diretta• Analisi della documentazione (cartella)• Colloquio (inf. o ass.soc.)

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PROCESSO DI ASSISTENZASECONDA FASE: pianificazioneSi definiscono gli obiettivi, gli interventi e le

modalità attraverso:• Obiettivi: chiari, raggiungibili• Interventi: mirati e finalizzati• Modalità: chiare

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PROCESSO DI ASSISTENZATERZA FASE: attuazione delle

pianificazioneQUARTA FASE: valutazione

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STRUMENTI OPERATIVI• LINEE GUIDA: orientamento per gli

operatori• PROCEDURE: documenti che

descrivono in maniera dettagliata le azioni (strumento rigido che non lascia spazio alla discrezionalità)

• PROTOCOLLI: risultato di una ricerca scientifica e si riferiscono ad uno specifico problema (es:prevenzione delle lesioni)

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L’IMPORTANZA DI LAVORARE PER PROGETTI

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OBIETTIVI• PREVEDERE IL FUTURO E PIANIFICARE

GLI EFFETTI E LE DIFFICOLTA’ DA SUPERARE

• CONTESTUALIZZARE OBIETTIVI E AZIONI• INDIRIZZARE LE RISORSE DISPONIBILI• VERIFICARE LE AZIONI DI CIASCUN

OPERATORE• SPECIFICITA’ NELLA RISPOSTA… NON

GENERALIZZATA MA INDIVIDUALE

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PROGETTO PERSONALIZZATO

L’U.V.G (unità di valutazione di geriatria) fa una valutazione globale e definisce:

• Condizioni clinico assistenziali• Bisogni sanitari assistenziali• Capacità residue

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Referente del P.A.IFigura professionale sociale o sanitaria ,di

riferimento che si fa garante nel tempo dell’intero processo assistenziale.

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STRUMENTIVALUTAZIONE MULTIDIMENSIONALE(VMD)• DELINEA LE LINEE GUIDA PER

UN’ASSISTENZA INDIVIDUALIZZATA• BISOGNI E OBIETTIVI• SI POTIZZANO LE AZIONI• SI VERIFICANO GLI INTERVENTI

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FASI DEL P.A.I.• OSSERVAZIONE E RACCOLTA DATI• VALUTAZIONE E IDENTIFICAZIONE DEI

BISOGNI• DETERMINAZIONE DEGLI OBIETTIVI• DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI• ATTUAZIONE DEGLI INTERVENTI• VALUTAZIONE DEI RISULTATI

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DIVERSI P.A.I.PA.I. RESIDENZIALE O SEMIRESIDENZIALEtutti gli operatori che vengono a contatto con il

neo ospite devono provvedere alla raccolta dati considerando:

• Cura della persona• Attività quotidiane• Abitudini alimentari• Aspettative• Comportamento con gli altri ospiti• Timori

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DIVERSI P.A.I.P.A.I. DOMICILIARE:1. raccolta dati considerando la gradualità che il

contesto domiciliare richiede considerando:2. Cura della persona3. Esigenze alimentari4. Cura della casa5. Grado di autonomia (assunzione terapie…)6. Rapporti con il vicinato, familiari…7. Aspettative8. Presenza di eventuali volontari

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PAITrasposizione operativa del Progetto redatto

dall’U.V.G.Grazie alla VMD si individuano i bisogni

dell’ospite in modo da stilare il P.A.I.Per compilare la VMD occorre riferirsi a 4 aree:• Area sanitaria o biologica (stato di salute)• Area funzionale (disabilità,lavarsi, vestirsi..)• Area mentale (tono dell’umore…)• Area sociale (condizioni relazionali, condizioni

economiche…)

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OBIETTIVI• BREVE TERMINE:quelli che possono

essere raggiunti in alcuni giorni o 1-2 settimane

• MEDIO TERMINE:possono essere raggiunti in un termine intermedio, alcune settimane fino ad un massimo di 3 mesi

• LUNGO TERMINE: da 3 mesi fino ad un massimo di 1 anno

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STRUMENTI PER L’OSSERVAZIONE

L’applicazione delle scale serve per “osservare meglio”:

Es:Indici di Barthel:scheda di valutazione delle attività della vita quotidiana

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• DESCRIZIONE DELLE DIVERSE STRUTTURE SOCIO-ASSISTENZIALI E SOCIO-SANITARIE E ALTRI CONTESTI LAVORATIVI

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Mediante l’autorizzazione e l’accreditamento delle strutture e dei servizi sociali a ciclo residenziale e semiresidenziale, la Regione intende garantire la qualità delle prestazioni socio-assistenziali e socio-sanitarie erogateAttraverso la presente legge, si disciplinano i requisiti per il rilascio dell’autorizzazione all’esercizio e per l’accreditamento delle strutture e dei servizi sociali a ciclo diurno e residenziale

Le varie strutture assistenziali possono erogare prestazioni solo se rispettano le leggi vigenti Art. 1

- Finalità e oggetto

Art. 2 - Soggetti destinatari

Le strutture di cui alla presente legge sono gestite da soggetti pubblici o privati e sono rivolte a:

MINORIMINORI ANZIANIANZIANI DISABILIDISABILIPERSONE CON PERSONE CON

PROBLEMATICHE PROBLEMATICHE PSICOPSICO--SOCIALISOCIALI

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2. La Comunità Educativa per minoriComunità Educativa per minori è una struttura educativa residenziale a caratteri comunitario che si caratterizza per la

convivenza di un gruppo di minori con una équipe di operatori che svolgono la funzione educativa come attività di lavoro. Gli adulti vivono insieme ai

minori nella struttura di accoglienza, secondo turni di lavoro che diano continuità alla loro presenza in Comunità

Numero di ospiti: max 8

Permanenza: di norma 24 mesi

Età degli ospiti: tra 3 e 17 anni

1. La Comunità FamiliareComunità Familiare per minoriper minori è una struttura educativa residenziale e si caratterizza per la convivenza continuativa e

stabile di un piccolo gruppo di minori con due o più adulti che assumono le funzioni genitoriali. Gli adulti fanno parte di una famiglia, anche con figli, che

vive insieme ai minori nella struttura di accoglienza, che costituisce la loro residenza abituale; possono svolgere attività lavorativa esterna ed essere

coadiuvati nelle attività

Numero di ospiti: max 4

Permanenza: di norma 24 mesi

Età degli ospiti: tra 0 e 17 anni

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4. La Comunità Alloggio per adolescentiComunità Alloggio per adolescenti è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario, caratterizzata dalla

convivenza di ragazzi e ragazze con la presenza di operatori che a turno assumono le funzioni di adulto di riferimento. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza solamente per alcuni momenti significativi della

giornata

Numero di ospiti: max 4

Permanenza: ---

Età degli ospiti: tra 16 e 21 anni

3. La Comunità di Pronta AccoglienzaComunità di Pronta Accoglienza per minoriper minoriè una struttura educativa residenziale a carattere comunitario, che si

caratterizza per la continua disponibilità e temporaneità dell’accoglienza di un piccolo gruppo di minori con un gruppo di educatori che a turno

assumono la funzione di adulto di riferimento, svolgendo attività lavorativa. Gli adulti vivono insieme ai minori nella struttura di accoglienza, secondo turni di

lavoro che diano continuità alla loro presenza in Comunità

Numero di ospiti: max 7

Permanenza: massimo 2 mesi

Età degli ospiti: tra 8 e 17 anni

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2. La Comunità SocioComunità Socio--EducativaEducativa--RiabilitativaRiabilitativa per disabili è una struttura educativa residenziale a carattere comunitario rivolta a

persone maggiorenni in condizioni di disabilità, con nulla o limitata autonomia e non richiedenti interventi sanitari continuativi, temporaneamente o

permanentemente prive del sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o definitivamente impossibile o

contrastante con il progetto individuale

Numero di ospiti: max 8 (compreso 1 posto per pronta accoglienza o programmata)

Permanenza: ---

Età degli ospiti: maggiorenni

1. La Comunità AlloggioComunità Alloggio per disabiliper disabili è una struttura residenziale parzialmente autogestita destinata a soggetti maggiorenni con disabilità fisica, intellettiva o sensoriale, privi di validi riferimenti familiari, che

mantengono una buona autonomia tale da non richiedere la presenza di operatori in maniera continuativa

Numero di ospiti: max 6

Permanenza: ---

Età degli ospiti: maggiorenni

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4. Il Centro diurno socioCentro diurno socio--educativoeducativo--riabilitativoriabilitativo è una struttura territoriale a ciclo diurno rivolto a soggetti in condizioni di disabilità,

con notevole compromissione delle autonomie funzionali, che hanno adempiuto l’obbligo scolastico e per i quali non è prevedibile nel breve periodo un percorso di

inserimento lavorativo o formativo. E’ un servizio aperto alla comunità locale con funzioni di accoglienza, sostegno alla domiciliarità, promozione della vita di

relazione, sviluppo delle competenze personali e sociali

Numero di ospiti: di norma max 16

Permanenza: Il servizio è aperto per almeno 7 ore al giorno, orario 8/19, per minimo 5 gg. settimanali e per almeno 48 settimane all’anno

Ospiti: soggetti che hanno adempiuto l’obbligo scolastico

3. La Residenza protettaResidenza protetta per disabiliper disabili è una struttura residenziale destinata a persone maggiorenni, in condizioni di disabilità con gravi deficit psico-

fisici, che richiedono un elevato grado di assistenza con interventi di tipo educativo, assistenziale e riabilitativo con elevato livello di integrazione socio-

sanitaria

Numero di ospiti: max 16 (articolati in 2 nuclei di 8 persone, oltre 1 posto per ogni nucleo per pronta accoglienza o programmata)

Permanenza: ---

Età degli ospiti: maggiorenni

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2. La Casa AlbergoCasa Albergo è una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera destinata ad anziani autosufficienti, costituita di

spazi abitativi individuali o familiari di varia tipologia e di servizi collettivi a disposizione di chi li richiede

Numero di ospiti: max 60

Permanenza: ---

Ospiti: anziani autosufficienti

1. La Comunità Alloggio per AnzianiComunità Alloggio per Anziani è una struttura residenziale, totalmente o parzialmente autogestita, consistente in un

nucleo di convivenza a carattere familiare per anziani autosufficienti che scelgono una vita comunitaria e di reciproca solidarietà

Numero di ospiti: max 6

Permanenza: ---

Ospiti: persone anziane singole o in coppia autosufficienti

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4. La Residenza ProtettaResidenza Protetta per Anzianiper Anziani è una struttura residenziale con elevato livello di integrazione socio-sanitaria, destinata ad

accogliere, temporaneamente o permanentemente, anziani non autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste stabilizzate, non curabili

a domicilio e che non necessitano di prestazioni sanitarie complesse

Numero di ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale limite è elevato alle 120 unità) con una organizzazione degli spazi e delle prestazioni per nuclei fino ad un massimo di 30 ospiti ciascuno. Ogni struttura deve garantire la disponibilità di posti letto riservati all’accoglienza temporanea con funzione di sollievo alla famiglia

Permanenza: --- Ospiti: anziani non autosufficienti

3. La Casa di RiposoCasa di Riposo per Anzianiper Anziani è una struttura residenziale a prevalente accoglienza alberghiera destinata ad accogliere anziani

autosufficienti che per loro scelta preferiscono avere servizi collettivi o che per senilità, per solitudine o altro motivo, richiedono garanzie di protezione nell’arco della giornata e sevizi di tipo comunitario e collettivo. E’ garantita comunque la

continuità dell’accoglienza agli ospiti che presentano una parziale e temporanea riduzione dei livelli di autosufficienza entro limiti compatibili con i

servizi disponibili nella struttura

Numero di ospiti: di norma max 80 (per le Case di riposo già operanti tale limite è elevato alle 120 unità)

Permanenza: --- Ospiti: anziani autosufficienti o prossimi all’anzianità

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5. La Centro DiurnoCentro Diurno per Anzianiper Anziani è una struttura a regime semiresidenziale, con un elevato livello di integrazione socio-sanitaria,

destinata ad accogliere anziani, parzialmente autosufficienti, non autosufficienti, con esiti di patologie fisiche, psichiche, sensoriali o miste. Il Centro diurno garantisce, unitamente ai servizi domiciliari, la permanenza

dell’utente al proprio domicilio il più a lungo possibile, offrendo altresì sostegno e supporto alla famiglia. Il servizio svolge, inoltre, funzione di filtro nei confronti

di eventuali ingressi in strutture residenziali

Numero di ospiti: di norma max 25 presenze giornaliere

Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno. Ogni struttura deve garantire la disponibilità ad accoglienze occasionali con funzione di sollievo alla famiglia

Ospiti: anziani parzialmente autosufficienti, non autosufficienti

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La Comunità AlloggioComunità Alloggio per Persone con disturbi per Persone con disturbi mentalimentali è una struttura a carattere residenziale temporaneo o permanente, consistente in un nucleo di convivenza di tipo familiare per persone che hanno

concluso il programma terapeutico-riabilitativo in strutture e servizi sanitari, prive di validi riferimenti familiari o per le quali si reputi opportuno l’allontanamento

dal nucleo familiare, che necessitano di sostegno nel percorso di autonomia e di inserimento o reinserimento sociale

Numero di ospiti: max 6

Permanenza: almeno 5 gg. la settimana per almeno 7 ore al giorno. Ogni struttura deve garantire la disponibilità ad accoglienze occasionali con funzione di sollievo alla famiglia

Ospiti: persone con disturbi mentali con un alto livello di autosufficienza ed un minimo residuo di bisogno assistenziale sanitario

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La Comunità AlloggioComunità Alloggio per exper ex--tossicodipendentitossicodipendenti è un servizio residenziale a carattere temporaneo, consistente in un nucleo di

convivenza a carattere familiare per persone che hanno concluso il programma terapeutico-riabilitativo in strutture residenziali, semi-residenziali o ambulatoriali,

prive di validi riferimenti familiari, o per le quali si reputi opportuno l’allontanamento dal nucleo familiare, che necessitano di sostegno nel percorso

di autonomia e di reinserimento sociale

Numero di ospiti: max 6

Permanenza: ---

Ospiti: persone con un passato di dipendenza da sostanze, con un lato livello di autosufficienza ed un residuo minimo di bisogno assistenziale sanitario. La valutazione delle condizioni di accesso alla struttura ed il programma di permanenza vengono effettuati congiuntamente dai servizi sociali e dal SERT territorialmente competente, d’intesa con il SERT inviante

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La Comunità AlloggioComunità Alloggio per gestanti e madri con figli a per gestanti e madri con figli a caricocarico è un servizio residenziale a carattere temporaneo, consistente in un

nucleo di convivenza di tipo familiare per donne sole in attesa di un figlio o con figli minori, prive di validi riferimenti familiari, o per le quali si reputi opportuno

l’allontanamento dal nucleo familiare, e per donne detenute ammesse alla misura della detenzione domiciliare o della detenzione domiciliare speciale

previste dall’Ordinamento Penitenziario, che necessitano di sostegno nel percorso di autonomia e di inserimento sociale

Numero di ospiti: di norma fino a 5 donne con i propri figli

Permanenza: ---

Ospiti: donne sole in attesa di un figlio o con figli minori. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti. L’accoglienza nella Comunità è concordata con il Responsabile della struttura

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1. La Comunità Familiare Comunità Familiare è una struttura residenziale che accoglie, in via temporanea o permanente, soggetti svantaggiati, sia minori che adulti, anche con limitata autonomia personale caratterizzata dalla convivenza

continuativa, stabile ed impostata sul modello familiare, con persone adulte che svolgono la funzione di accompagnamento sociale ed educativo

Numero di ospiti: minimo 2 - max 6 persone elevabile a 8 in presenza di madri con figli o più fratelli

Permanenza: temporanea o permanente

Ospiti: persone, sia minori che adulti, anche disabili, con limitata autonomia personale. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti

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2. L’Alloggio Sociale Alloggio Sociale per Adulti in difficoltàper Adulti in difficoltà è una struttura residenziale che offre una risposta, di norma temporanea, alle esigenze

abitative e di accoglienza delle persone con difficoltà di carattere sociale, prive del sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia

valutata temporaneamente o permanentemente impossibile o contrastante con il progetto individuale

Numero di ospiti: max 6

Permanenza: di norma temporanea

Ospiti: adulti o anziani autosufficienti con problemi esclusivamente di natura economica o sociale: immigrati; richiedenti asilo e rifugiati; senza fissa dimora; malati di AIDS stabilizzati; persone in situazione di grave disagio economico e a rischio di esclusione sociale. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti. L’accoglienza nell’alloggio è concordata con il Responsabile della struttura

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3. Il Centro di Pronta Accoglienza Centro di Pronta Accoglienza per Adultiper Adulti è una struttura residenziale a carattere comunitario dedicata esclusivamente alle

situazioni di emergenza

Numero di ospiti: max 20

Permanenza: di norma temporanea e non superiore ai 30/40 giorni

Ospiti: persone, italiane o straniere, con bisogni urgenti di vitto, alloggio e tutela derivanti da: verificarsi di eventi e circostanze impreviste; grave disagio economico, familiare e/o sociale; impossibilità temporanea a provvedere autonomamente alle proprie esigenze di alloggio e sussistenza

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4. Il Centro di Accoglienza Centro di Accoglienza per exper ex--detenutidetenuti o per soggetti comunque sottoposti a misure restrittive della libertà personale da

parte dell’autorità giudiziaria, è una struttura residenziale a carattere comunitario che offre ospitalità completa e/o diurna ai medesimi

Numero di ospiti: max 10 per residenziale e 10 per ospitalità diurna

Permanenza: indicati nel piano individuale di reinserimento

Ospiti: persone, italiane o straniere, che uscendo dal carcere non hannopossibilità alternative, in quanto prive di sostegno familiare o per le quali la permanenza nel nucleo familiare sia valutata temporaneamente o definitivamente impossibile o contrastante con il progetto individualizzato. Le tipologie sono le seguenti:

a) soggetti in regime di semilibertà o ammessi al lavoro esterno;

b) persone in regime di detenzione domiciliare o di affidamento in prova al Servizio Sociale (per il periodo stabilito dal Tribunale di Sorveglianza);

c) detenuti in “permesso premio”;

d) imputati in regime di arresti domiciliari; e) ex-detenutiLa valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai Servizi Sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti e l’Autorità Giudiziaria. L’accoglienza nel Centro è concordata con il Responsabile della struttura

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5. La Casa Famiglia Casa Famiglia è una struttura residenziale destinata ad accogliere soggetti temporaneamente o permanentemente privi di sostegno

familiare, anche con età e problematiche psico-sociali composite, improntata sul modello familiare e con la presenza stabile di adulti che per scelta svolgono

funzioni educative e socio-assistenziali

Numero di ospiti: minimo 2 - max 6 persone elevabile a 8 in presenza di madri con figli o più fratelli

Permanenza: temporanea o permanente

Ospiti: persone con limitazioni nelle autonomie personali e nella partecipazione alla vita sociale conseguenti a disagio psico-sociale, disabilità, passato di dipendenza, misure alternative al carcere, vittime di violenza o sfruttamento. La valutazione delle condizioni di accoglienza ed il programma di permanenza nella struttura sono effettuati dai servizi sociali in collaborazione con i servizi sanitari competenti. L’accoglienza nell’alloggio è concordata con il Responsabile della struttura

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La Casa di Accoglienza Casa di Accoglienza per donne vittime di per donne vittime di violenza o vittime della tratta a fine di sfruttamento violenza o vittime della tratta a fine di sfruttamento

sessualesessuale è una struttura residenziale a carattere comunitario che offre ospitalità e appoggio a donne vittime di violenza fisica o psicologica, con o senza figli, e a donne vittime della tratta e dello sfruttamento sessuale, per le

quali si renda necessario il distacco dal luogo in cui è avvenuta la violenza e l’inserimento in spazi di accoglienza diversificati in relazione alla natura del

bisogno ed al progetto di intervento

Numero di ospiti: max 10

Permanenza: ---

Ospiti: donne, con o senza figli, italiane o straniere, che sono state vittime di violenza fisica e/o psicologica, e/o vittime del traffico di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale. La valutazione delle condizioni di accoglienza è effettuata dal responsabile della struttura e/o dai soggetti titolari dei programmi di assistenza e integrazione sociale ex art. 18 d.lgs.286/98, anche avvalendosi delle associazioni operanti nel settore dell’aiuto alle donne vittime di maltrattamento familiare. Il programma di permanenza nella struttura è definito in collaborazione con i servizi sociali e sanitari competenti

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• Grazie ……per l’attenzione.