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[ FORWARD ] la rivista per chi è un passo avanti anno 4 - numero 9 - novembre 2010

Forward Turchia

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House organ della TNT Italia

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[FORWARD]la rivista per chi è un passo avanti

anno 4 - numero 9 - novembre 2010

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Mamma li Turchi!

Le ‘sliding doors’, nella geopolitica come nel-

la vita, sono infinite. E così accade che, nelgiro di pochissimi anni, la questione dell’in-gresso della Turchia nell’Unione Europea ab-bia cambiato totalmente visione prospet-

tica: da benigna concessione che il ricco Occidente potevafare in un momento di magnanimità verso i Turchi, ormaiquasi declassati al rango di giannizzeri dei confini del PrimoMondo contro l’avanzare dei barbari musulmani, a opzionedel tutto secondaria per i Turchi stessi. La porta dell’UnioneEuropea è rimasta chiusa, ma per loro se ne sono aperte, ose ne possono aprire, molte altre, e molto più interessanti:è la Turchia, adesso, a non avere questo grande interesse aentrare nell’Unione Europea. Da potenza economica e militare sta tornando infatti ad es-sere anche quella che era sempre stata nei secoli passati: unapotenza politica. Esattamente il percorso inverso dell’UnioneEuropea, shareholder di minoranza di un Occidente che,dopo la caduta del muro di Berlino, ha cominciato a scivola-

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re sempre più velocemente sul piano inclinato della perdi-ta d’identità, della mancanza di obiettivi e politiche condi-vise, della delocalizzazione e della scomparsa dei tradizio-nali punti di riferimento. Ed ecco che torna a riecheggiarequel grido che per secoli ha afflitto le nostre coste, ‘Mammali Turchi’ anche se in versione pop-soft, naturalmente: se pri-ma era il feroce Saladino il front-men dei temibili sarace-ni, stavolta semmai è l’onnipresente kebab ad annunciarciil ritorno dei sultani e del potente Impero Ottomano. Ma attenzione, non è solo folklore: stiamo parlando diun Paese emergente che entro il 2050 sarà la terza eco-nomia europea e la nona mondiale, con più abitantidella Germania (il 50 per cento sotto i 21 anni…) eun esercito di prim’ordine che gli assicura un’egemoniadi fatto su tutta la polveriera mediorientale, Israele com-preso, volente o nolente (do you remember l’incidentedella Mavi Marmara diretta a Gaza? Mai nulla accade percaso da quelle parti…). Secoli fa i Turchi arrivarono ad assediare le porte di

Vienna, mentre adesso, semplicemente, non ne hanno piùbisogno: il baricentro economico e politico del mondo si èinfatti spostato a Oriente, e la Turchia sta risorgendo qualepotenza bi-continentale e impero informale, ideale trait-d’union tra la Grande Russia (dove nel frattempo è tornatolo zar), i Balcani, l’India, la Cina che tiene in mano l’interodebito pubblico dell’altro shareholder occidentale (gli StatiUniti) e, naturalmente, il variegato e ribollente universo me-diorientale. Non a caso Mr. Yildiz, il GM di TNT in Turchia, dichiara a pro-posito del suo Paese: «abbiamo anche la storia dalla nostraparte: per molti secoli, la Turchia ha avuto una grande respon-sabilità nel mondo».Benvenuti dunque nella porta dell’Oriente in Occidente, enella porta dell’Occidente in Oriente, forse il Paese piùForward mai incontrato nel nostro viaggio intorno al mon-do, sicuramente quello in possesso del maggior numero diopzioni sul suo futuro: insieme, cercheremo come sempredi esplorarle. Buon viaggio!

Stefania Lallai Responsabile

Relazioni Esterne

TNT Express Italy

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2 [FORWARD] novembre 2010

TurchiaCONTENTS

Anno quarto n° 9 - novembre 2010

Direttore Responsabile Stefania LallaiDirettore Editoriale Giuseppe Guzzardi

Coordinamento Roberta Carati, Monica RoddaArt Director Vincenzo De Rosa

Grafica Michela Chindamo

Testi: Riccardo Della Seta, Marco Fiocchi,Enrico Fovanna, Yusuf Terak Castregui,

Roberto Nespolo, Giorgia Rocca, Nicoletta Trevisan, Gianluca Ventura

Si ringrazia il Tucano Viaggi [email protected], www.tucanoviaggi.com

Foto: Archivio Il Tucano, G.Nasi,Serkan Eldeleklioglu, www.sxc.hu,

Serdar Duzgider, Connors Bros, ilker canikligil

Redazione: Servizio Comunicazione & [email protected]

Grafica: Studio Grafico Page

Stampa: Grafica Editoriale - viale Roma, 31Venaria (TO)

Realizzazione:Casa Editrice la fiaccola srl

20123 Milano, Via Conca del Naviglio, 37Tel. 02/89421350, www.fiaccola.com

Registrazione Tribunale Torino n. 65 del 21/06/07

10 Costantinopoli Bisanzio Istanbul12 L'evento del paradosso14 Atatürk, il miele è finito16 Cose... Turche19 Un Santo in multiproprietà20 Essenza d’Oriente24 Parlano turco le gomme di Formula Uno26 Il bello di essere un Paese-ponte28 Rosa turchese30 Questione curda, password per l’Europa32 Il detective è un trans. Che problema c’è?34 Non prendete la 411, c’è troppo giallo36 Fuga con ritorno38 La tentazione del kebab40 Neve

Identità

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4

■ NOTIZIE DAL MONDOLink World

13 ‘brevi’ che condensano le novità del settore trasporti: dai testdi tecnologia ibrida allo scalo di Barcellona ai pedaggi senzabarriere in Sudafrica passando per le nuove rotte ‘hi-tech’ di TNT

■ L’INTERVISTAValore Espresso

A sedici mesi dalla nomina di AD di TNT Express Italy, e a pochesettimane da quella di presidente FEDIT, Rosario Ambrosino tirale somme di “esperienze che normalmente si fanno in 4-5 anni”

■ NAPOLI La Freccia del Sud

Dopo l’impianto best-in-class di Carinaro, TNT raddoppia suNapoli: di poche settimane fa l’inaugurazione della Filiale di Casoria, due milioni di investimento per un’area strategica

46■ CINA E NON SOLOTNT News

La notizia più rilevante riguarda la prima flotta 100X100 elettricadi Shanghai, ma c’è spazio anche per i nuovi B777 che colleganoAsia ed Europa, il ‘Drive me challenge’ e il servizio Express Label48

42

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[COUNTRY]

Valore

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[EXPERIANCE]

uando imparo qualcosa di nuovosono veramente contento. E in que-sta nuova mansione sto imparan-

do tanto. Bello. Bello e interessante». RosarioAmbrosino ci disse queste parole al momentodell’insediamento quale AD di TNT. Non è tipoda facili emozioni, chi lo conosce sa che è ca-pace di assoluta impassibilità, la mimica faccia-le di un giocatore di poker professionista. Questeparole, dette da lui, avevano la forza dell’entu-siasmo, della voglia di fare, del desiderio di tuf-farsi in una poderosa sfida... Lo abbiamo incontrato sedici mesi dopo, nonsolo per fare il punto sul difficilissimo periodocongiunturale che gli è toccato all’ esordio, maanche perché la sua opinione riguardo all’attua-le contesto economico è preziosa. Il suo è un osservatorio privilegiato: chi megliodi un corriere può cogliere anche minimi mo-vimenti, impercettibili scosse telluriche, i battitid’ali della farfalla che crescono d’intensità finoa diventare inattesa tempesta? Ancora una vol-ta, trenta minuti di assoluti pragmatismo e lu-cidità. D’altra parte, la scorza dell’’operativo’(Ambrosino era prima del nuovo incaricoDirettore Operativo), non verrà più via.

Ambrosino, tracciamo un bilancio ‘a pelle’ diquesti sedici mesi?«Sedici mesi? Ci sono concentrate le esperienzeche normalmente si fanno in quattro-cinque anni!La crisi è piombata sul mercato e abbiamo adot-tato gli strumenti per reagire e combatterla, mi-surando di riflesso il grande potenziale delle no-stre risorse umane, che hanno fatto un incredibilesforzo per dare il massimo, adattandosi con estre-ma rapidità a contesti sempre più difficili, impe-gnati nel contempo anche nella progettazionedel futuro. I risultati di questo lavoro sono tangi-bili già adesso, e si vedranno ancor di più nel fu-turo. È in questo frangente che ho scoperto unpotenziale umano incredibile, insieme a un gran-de senso di appartenenza».

Però in questo contesto a lei è toccato occupa-re la sedia più calda, a dir poco rovente. Quellasulla quale si prendono le decisioni impopo-lari e sofferte.«Ero preparato ad affrontare le difficoltà prove-nienti dal sistema economico globale, perchéerano già in essere. Ne sono conseguite inedi-te problematiche interne che sono state affron-tate giorno per giorno. Si impara facendo».

novembre 2010 [FORWARD] 5

Parla Rosario Ambrosino, AD di TNT, a sedici mesi dall’incarico. Un periodo contestualmente tremendo, trasformato in occasione di business, fidelizzazione, crescita. E il futuro è nell’home deliverydi Giuseppe Guzzardi

Espresso

«Q

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[COUNTRY]

Pochi giorni fa la nomina a presidente FEDITmentre, fino allo scorso marzo, è stato presi-dente AICAI, l’associazione di categoria. Anchequello un terreno difficile...«Un’esperienza educativa, importante. Con gli altriassociati siamo riusciti a portare avanti le nostre te-matiche, maturate in un momento congressuale alquale hanno aderito i principali stakeholder dei tra-sporti, gli attori di questo mondo con i quali con-dividiamo realtà e problematiche. Il nostro obietti-vo era rendere percepibile a questi interlocutoricosa volesse dire essere corrieri: un gruppo selezio-nato di aziende altamente specializzate che nonchiede, come avviene spesso in Italia, ma che si puòinterpellare per trovare risposte, per sviluppare nuo-ve idee, grazie alle conoscenze ed esperienze ma-turate giorno per giorno. Certamente questa nuo-va esperienza associativa sarà preziosa».

Quali strumenti ha messo in campo per reagi-re alla crisi sistemica?«La maggior parte dei clienti ha adottato linee dicomportamento volte ad abbassare i costi. Noi,

di contro, non abbiamo mai smesso di fornire loroservizi ad alta qualità. Scelta giusta, perché li ab-biamo aiutati senza che il nostro servizio perdes-se valore. I risultati sono già tangibili, i clienti si sen-tono ancor di più legati a noi, fidelizzati, e possiamoproporre nuovi prodotti commerciali adatti alleloro esigenze e che facciano crescere la nostraredditività, contando sul fatto che hanno fiducia,ben riposta, in noi».

Insomma, la qualità è ancora un valore? «Certo. Le aziende che hanno lavorato privilegian-do la qualità non hanno scelto di abbassare i lorostandard causa la crisi! Hanno piuttosto deciso difronteggiare la minor disponiblità di mercato ab-bassando i costi, fornitori prima di tutto, senza mo-dificare i processi. La qualità è rimasta un requisitonecessario e insostituibile, e continuano a preten-derla: i recenti dati di survay sulla percezione dellanostra qualità sono molto positivi. Il livello del ser-vizio anziché regredire ha fatto un passo avanti, per-ché TNT ha lavorato in questa direzione. Un succes-so che darà i suoi frutti nel tempo».

6 [FORWARD] novembre 2010

La mobilità sostenibile resta un grande valore. Non soltanto nel basso

La battaglia per la Qualità è uno dei prerequisiti per il successo delle vostre imprese e per il nostrosuccesso collettivo.Jacques Delors

Qualità

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[EXPERIANCE]

Sviluppo sostenibile, un valore caro a TNT.Continuerà il vostro impegno? «Sì. Abbiamo pianificato alcuni progetti concretiper ridurre le emissioni non soltanto della flottama anche degli edifici, ad esempio per quanto ri-guarda la climatizzazione».

Cosa ne pensa dei veicoli elettrici?«Buoni i risultati delle flotte ibride ma solo, per ilmomento, in ambiti e servizi limitati. Ci vorrà an-cora del tempo perché possano coprire tutte lenostre esigenze, e ancor di più per i mezzi to tal -men te elettrici».

Questa crisi di sistema sta modificando la fi-gura tradizionale del cliente?«Penso che vedremo un grande sviluppo nel-la diversificazione dei servizi legati alla conse-gna a domicilio. La questione non è la banaleconsegna, ma le operazioni accessorie, spessoobbligatorie, come la certificazione di chi ma-terialmente riceve l’oggetto, o la capacità digestire la restituzione, o ancora di operare set-

te giorni su sette, o la sera.Ciò vuol dire che tutta la filiera del delivery dovràessere in grado di gestire nuove esigenze, con unamaggiore qualificazione dei partner che si oc-cupano materialmente della consegna.TNT cresce e crescerà anche perché i clienti ciaffidano sempre più quota del loro traffico. Nonsoltanto: la nostra è un clientela dinamica, com-posta da imprese medie e grandi che punta-no alla crescita attraverso il valore. E valore cer-ca valore».

Aree di miglioramento per TNT? «Minimizzare alcuni processi burocratici che an-cora sussistono nel back office. Qualificare e mo-tivare ulteriormente le nostre risorse».

TNT è un’azienda ‘Forward’?«Credo proprio di sì! Certamente siamo leader, edessere leader vuol dire avere le idee giuste primadegli altri, andare avanti e lasciare che gli altri se-guano. E questo lo stiamo dimostrando giornoper giorno».

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impatto dei veicoli, ma anche nelle ridotte emissioni di CO2 in tutti gli edifici.

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8 [FORWARD] novembre 2010

[COUNTRY]

Èstato solo un caso (forse) che il referen-

dum con cui il Paese ha imboccato consempre maggiore sicurezza la via del-la democrazia, e per l’Europa, si sia svol-to il 12 settembre, esattamente 30 anni

dopo il terzo colpo di Stato militare nella storia dellaRepubblica turca. Ma certo è significativo. Quando nel1982 i generali ritornarono nelle loro caserme lasciaro-no una pesante eredità: una Costituzione autoritaria erestrittiva.Ora è tempo di cambiare. Lo vuole il 58 per cento dei tur-chi, che con il proprio sì a 26 quesiti - i più rilevanti deiquali riguardano i poteri dell’esercito ma anche il ruolodella magistratura, l’applicazione della legge e i diritti deilavoratori - avvalla la necessità delle riforme. Il tempo emetterà il suo inappellabile verdetto, oggi tut-t’altro che scontato. Perché per un premio Nobel, OrhanPhamuk, che commentando il risultato della consultazi-zone referendaria ha sentenziato «La Costituzione tur-ca ora va cambiata», c’è pur sempre un 42 per cento disuoi connazionali che ha votato contro.Ce la farà la Turchia ad entrare nell’Europa unita? L’Ue mo-stra di gradire la riforma e sostiene il premier Erdogan eil suo Akp, un movimento che però è di ispirazione filoi-slamica. E l’Islam non è esattamente compatibile con ilpensiero e il credo di gran parte dei Paesi occidentali.Che ne sarà del Kemalismo? Atatürk, il Padre della Patria,si starà rivoltando nella tomba?Aspettare, almeno fino all’estate prossima, quando il po-polo turco tornerà alle urne per le elezioni parlamenta-ri, appare oggi l’unica azione possibile. Noi intanto infiliamo un’altra preziosa perla, che comedicono i pescatori «ha sempre una storia da raccontare»,nella già preziosa collana di Forward. T

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novembre 2010 [FORWARD] 9

TurchiaSoprattutto non abbiate paura del popolo. È più conservatore di voi.Napoleone III (Del sistema elettorale, da Mélanges)

Vox populi

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10 [FORWARD] novembre 2010

10.000 a.C.

Nelle grotte

Le prime tracce di

insediamenti umani

in Turchia risalgono

all’età paleolitica.

I primitivi utensili e

le armi di pietra

ritrovati nella

grotta di Karain,

vicino all’attuale

Antalya,

rappresentano

oggi una forte

attrattiva turistica.

5.500 a.C.

La prima città del

mondo

I più antichi resti di

insediamenti a

carattere urbano

sono stati rinvenuti

a Çatalhöyük, vicino

all’attuale Konya.

Questo centro

abitato di età

neolitica era

costituito da case

monocellulari

addossate una

all’altra: a scopo

difensivo le porte si

trovavano sui tetti.

3.300 a.C.

Ma adesso voglio

aver nobil gloria

Per garantirsi un

maggiore controllo

sullo stretto dei

Dardanelli gli

abitanti

dell’Anatolia

fondano Troia. Le

successive

conquiste e

ricostruzioni

sconfinano nel mito.

Nel tempo molti

popoli, fra cui i

Turchi, hanno

ostentato radici

troiane per darsi

‘un’origine nobile’.

1950 a.C.

Triangoli per l’abc

Alcune colonie di

mercanti assiri,

provenienti dalla

Mesopotamia, si

stanziano in

Anatolia centrale

dando vita ai

Karum, spazi adibiti

al commercio.

Compaiono le

prime tavolette a

scrittura

cuneiforme che

riportano contratti,

accordi commerciali

e documenti

contabili. L’arte

dello scrivere fu poi

assimilata dagli

Ittiti, che invasero

progressivamente il

territorio.

1450 a.C.

Un pantheon

immenso

Genti avanzate,

dedite al

commercio e alle

arti, gli Ittiti

inventarono, tra

l’altro, l’arco a chiave

di volta, la ruota a

raggi e il carro a

traino. Adoravano

un pantheon di

divinità semitiche

che comprendevano

anche gli dei

venerati dalle

popolazioni che

conquistavano.

Sono i progenitori

degli attuali Curdi.

700 a.C.

Il poeta cieco

Si suppone che in

questo periodo sia

nato Omero (tra le

ipotesi sui suoi

natali, una delle più

accreditate lo vuole

originario

dell’attuale Smirne,

in Turchia), il poeta

greco al quale la

tradizione

attribuisce la

stesura dei due

maggiori poemi

epici della

letteratura antica:

l’Odissea e l’Iliade.

In quest’ultimo lo

scrittore racconta la

conquista della città

di Troia, ad opera

degli Ellenici,

avvenuta tra il 1200

e il 1100 a.C.

È stata soprannominata la culla dei popoli. Dagli Ittiti ai Bizantini,dagli Assiri agli Ottomani, decine di civiltà hanno calpestato il suoloturco diretti verso quel mare che per Omero era del “colore del vino”di Nicoletta Trevisan

[COUNTRY]

CostantinoIstan

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660 a.C.

Parola di oracolo

Si deve a Byzas,

personaggio greco

forse leggendario, la

fondazione di

Bisanzio.

A indirizzarlo fu

l’oracolo di Delfi, che

aveva consigliato di

creare la nuova città

sulla riva opposta

rispetto a

Calcedonia, in un

punto alto e

strategico.

512 a.C.

Alessandro Magno

L’Anatolia cade nelle

mani di Dario di

Persia. Bisanzio

resterà sotto il

dominio persiano

fino all’avvento, nel

334 a.C., di

Alessandro Magno,

accolto come un

liberatore. Alla morte

dell’imperatore

macedone, il regno

sarà spartito tra i

suoi generali.

350 a.C.

Il mausoleo

di Mausolo

Artemisia, regina di

Caria, fece costruire

in memoria del

marito Mausolo

un’imponente

tomba ad

Alicarnasso.

Ribattezzata

‘‘mausoleo’, è tra le

sette meraviglie del

mondo antico.

47 - 66

La prima chiesa

in Turchia

San Paolo,

originario di

Tarso, fonda ad

Antiochia

sull’Oronte,

l’attuale Antakya,

la prima chiesa

cristiana, la Grotta

di San Pietro,

oggi sito sacro

per il Vaticano.

Il cristianesimo

sarà consacrato

con l’ascesa al

trono di

Costantino, che

nel 324

cambierà il

nome della

capitale da

Bisanzio in

Costantinopoli.

330

Santa Sofia

Dopo la scissione

dell’impero Romano

l’arte bizantina, pur

sotto l’influsso di

quella romanica, si

sviluppa con

caratteristiche

proprie, fortemente

ispirate al

cristianesimo.

L’esempio più noto

è la maestosa

cupola della Basilica

di Santa Sofia,

dedicata alla Divina

Sapienza.

1071

L’ondata turca

Gli elementi

turchi veri e

propri

approdano in

Anatolia per

mano dei

Selgiuchidi, che

nella battaglia di

Manzicerta

sconfiggono i

Bizantini

imponendo il

sultanato. La

storia di questo

popolo nomade

è ripresa nel

poema epico ‘Il

libro di Dede

Korkut’ , uno dei

maggiori

documenti storici

e letterari del

medioevo turco.

1203

La guerra santa

Le crociate per

liberare, ‘in nome di

Dio’, la Terra Santa

dal dominio

musulmano

portano gli eserciti

latini in Anatolia. La

più veemente è la

quarta, che culmina

nella devastante

conquista di

Costantinopoli.

L’impero bizantino

finisce così per

essere spartito tra i

crociati, dando inizio

al dominio latino sul

territorio.

1261

Primi segni

d’Occidente

Michele VIII

Paleologo

riconquista

Costantinopoli,

sottraendola ai

latini e

restaurando

l’impero

bizantino. I

Paleologi

governeranno

sino al 1453,

divenendo la

dinastia più

longeva nella

storia

dell’impero.

Grazie ai loro

matrimoni con le

famiglie

europee, furono i

primi governanti

a usare simboli

occidentali per

adornarsi.

1453

Da Costantinopoli

a Istanbul

Sotto la guida del

sultano Mehmet II

detto Faith

(conquistatore),

l’impero ottomano,

anch’esso

discendente della

tribù degli Oghuz,

prende

Costantinopoli,

ormai in declino a

seguito delle

crociate, e la riporta

all’apice del suo

splendore,

designandola

capitale del proprio

impero col nuovo

nome di Istanbul.

La Basilica di Santa

Sofia viene

trasformata in

moschea e

ribattezzata Hagia

Sophia.

opolinbul

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[COUNTRY]

12 [FORWARD] novembre 2010

1520

Magnifico lavoro

L’apice del potere

ottomano viene

raggiunto durante il

regno di Solimano,

che non a caso

riceverà l’appellativo

de ‘Il Magnifico’.

L’espansione

dell’impero tocca

Belgrado, Rodi,

Bagdad e l’Ungheria,

imponendo il

dominio sul

Mediterraneo. Con la

morte del sultano e

la battaglia di

Lepanto, inizia il

declino della

potenza ottomana.

1609

Dipinta di blu

L’esito infausto

della guerra contro

la Persia induce

Ahmed I a costruire

una grande

moschea a Istanbul

per placare Allah.

Edificata sul sito del

Gran Palazzo di

Costantinopoli, la

Moschea Blu si

distingue dal

tempio di Solimano

e da Hagia Sophia

per i sei minareti,

uno solo meno

della Ka’ba, la

Mecca.

1876

Giovani Turchi

crescono

La politica

repressiva di Abdul

Hamid II getta le

basi per la nascita

del movimento dei

Giovani Turchi, che

nel 1908 depone il

sultano e dà vita a

una costituzione

democratica, con

leggi costituzionali

e parlamento. Il

sultanato sarà

completamente

abolito nel 1922, a

seguito del primo

conflitto mondiale.

1923

La Repubblica

Il trattato di

Losanna stabilisce

l’indipendenza

della Turchia e ne

definisce i confini.

Mustapha Kemal

Atatürk, già leader

del movimento

nazionale turco, le

cui azioni militari

contribuirono al

raggiungimento

della democrazia,

viene eletto primo

Presidente della

Repubblica Turca.

1928

Il Padre dei Turchi

Sotto Atatürk la

capitale viene

spostata ad Ankara;

fez e velo sono

aboliti così come la

poligamia; Stato e

Islam vengono

separati e alle

donne è concesso il

diritto di voto;

diventa obbligatorio

l’uso del cognome...

È in questa

occasione che il

presidente

acquisisce

l’appellativo di Ata

(padre) Turk (Turchi),

‘Padre dei Turchi’.

CostantinoIstan

L’evento del paradosso

Bisogna andare molto indietro nel tem-

po, precisamente al sesto secolo avan-ti Cristo, per spiegare il documentocon cui Istanbul ha strappato il bigliet-to per la candidatura a Capitale

Europea della Cultura 2010. Paradossalmente,proprio nel momento in cui si sente meno euro-pea, da settant’anni a questa parte. Città di un Paese non ancora membro dell’Unione(e che non ha ancora ben deciso di esserlo), l’exBisanzio ha convinto il Comitato del ConsiglioEuropeo per l’Educazione e la Cultura con l’aiu-

Due continenti, tre nomi, quattro

elementi. Tra melting pot culturale e filosofi naturalisti di 2.600 anni fa,

l’anima profonda della Turchiainterpreta a suo modo il titolo

di Capitale Europea della Cultura 2010:poco Ue e molto international

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novembre 2010 [FORWARD] 13

2001

Più vicini

all’Europa

Dopo due anni di

dibattiti, i giuristi

modificano il codice

penale turco,

abolendo la pena di

morte e

sostituendola con

l’ergastolo. La

nuova legge indica

inoltre la tortura

come reato punibile

con pene severe.

È stato così

superato uno degli

ostacoli per

l’entrata della

Turchia nell’Unione

Europea.

2006

Turchia da Nobel

Orhan Pamuk,

scrittore turco, è

insignito del Premio

Nobel per la

Letteratura. È il

primo, nel suo

Paese, a ricevere il

prestigioso

riconoscimento.

I suoi romanzi,

tradotti in più di

quaranta lingue,

sono spesso sospesi

tra il fiabesco e il

reale e rispecchiano

la Turchia di ieri e di

oggi.

2010

Istanbul per

la cultura

Per la prima volta

una città turca,

Istanbul,

si è fregiata del

titolo di Capitale

Europea della

Cultura.

Un anno di

iniziative culturali,

con mostre,

concerti e spettacoli

teatrali.

In occasione del 25°

anniversario

dell’evento, la città

ha raccontato

la sua storia di

crocevia di civiltà

mentre si

interrogava

profondamente,

con uno storico

referendum, sulla

sua anima europea.

1952

Custode del

Kemalismo

La Turchia entra a

far parte della Nato,

diventando uno dei

Paesi cardine

dell’Alleanza. I

successivi tentativi

di rovesciare i

principi del

Kemalismo e la crisi

economica dovuta

alla rapida

industrializzazione

sono controllati

dallo Stato, che ha

assunto il ruolo di

custode della

Repubblica.

opolinbul

to involontario e postumo di tre tra i maggiori fi-losofi naturalisti dell’antica Mileto, nell’Ana toliaorientale: Talete, Anassimandro e Anassimene, icui tentativi di comprendere l’Universo e le sueorigini muovono tutti dai Quattro Elementi. Lo stesso Aristotele (384-322 a.C.), che ad Asso,oggi Behramkale, visse per circa un anno, consi-derava la Terra, l’Acqua, l’Aria e il Fuoco i quattroelementi base della natura. Quasi duemilaquattrocento anni dopo Istanbulriparte dall’arché per affermare la sua anima in-tellettuale, e ci riesce senza sforzo. Città cosmopolita e culturalmente multistrato,carta assorbente di usi e costumi diversi, ereditàdegli imperi di cui fu capitale, l’ex Costantinopolisi presenta all’Europa mostrando le nude radici.

Per onorare la vetrina internazionale, che la vedeprimadonna insieme all’ungherese Pécs e alla te-desca Essen, la città turca ha investito 400 milio-ni di euro. Quasi 500 gli appuntamenti, che han-no coinvolto oltre dieci milioni di spettatori:concerti, mostre, rappresentazioni teatrali, danze,ma anche conferenze e cicli di studi. A volte, però, anche la più autorevole delle inizia-tive finisce in balia del più imbarazzante degli im-previsti: chi avrebbe potuto immaginare cheIstanbul venisse incoronata città europea dellacultura proprio nell’anno nel quale la Turchia si al-lontana dall’Europa, quasi snobbandola, in favo-re della sua unicità? Storia e cronaca seguono stra-de indipendenti, saltuariamente si incrociano, madi interagire non hanno molta voglia.

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Atatürk, il miele è finito

Combatté per un Paese moderno, laico, affrancato, unito e forte. La Turchia di oggi sembra voler tornare ai retaggi del passato, con una fortecomponente religiosa e sempre più lontano dalla logica europeistadi Giuseppe Guzzardi

Buongiorno... scusi mister Mustafa Kemal,come la devo chiamare? Eccellenza?Colonnello?

Vuole scherzare?No, per nulla, sono solo un po’ in imbarazzo.Io sono Atatürk, l’unico e solo Padre dei Turchi. Soloio posso fregiarmi di questo cognome, ben consi-derando che i cognomi li ho introdotti io, inTurchia... Un’altra cosa buona importata dal mon-do occidentale. Pensa che abbia bisogno di qual-che altro titolo?No, eccellenza Atatürk, in realtà la domanda erapiù subdola. Volevo capire, e me ne dolgo, se inlei sopravvivesse...Fa dello spirito?Era un modo di dire. Volevo dire sopravvivesse l’ani-ma politica o quella militare. In effetti, la sua gran-dezza è stata quella di essere entrambe le cose. Così va meglio, giovanotto. E comunque, non c’èun’anima che prevale in me. Lo Stato e l’esercitosono una cosa sola, il primo garante della secola-rità, il secondo della democrazia.Democrazia? Ma c’era un solo partito, il suo!Il Paese aveva bisogno di stabilità. In Turchia convi-vono molte anime, tutte differenti e tutte profonda-mente turche. C’era bisogno di un equilibrio forte,all’interno del quale sopravvivesse la dialettica.E così è stato dal 1923 a oggi. Lei ha laicizzato loStato, introdotto la parità tra uomo e donna, mo-dernizzato il sistema sociale dando a tutti il dirit-to di voto, abolito il califfato. E nel frattempo hadeposto il sultano Maometto VI e introdotto la re-pubblica. Ma come ha fatto?Il Paese, la culla dell’uomo, era maturo.Sconfitti i greci, e ristabilità l’unità, l’inte-grità della Turchia, il resto è venuto da sé.Ma che coraggio a portare a Istanbull’alfabeto latino, il calendario gregoria-no, il sistema metrico decimale!Senso pratico, giovanotto, senso pratico...

Lo stesso che la portò vicinissimo ai sovietici, leiche tutto era tranne che comunista!Lei è un bel tipo, sa? Aspetta il momento giusto epoi lancia le stoccate. Certo, realpolitik, come ditevoi, il Paese doveva essere ancora una volta af-francato.Paese tormentato, il suo. Non sono mancati nelpassato momenti di tensione, con il conseguen-te intervento dell’esercito. Quattro volte, mi pare.Ne sono al corrente, tutti i turchi che vengono inquesto posto mi rendono omaggio e mi raccon-tano le novità. L’esercito ha garantito la continui-tà della Repubblica secolare e della Costituzione.Beh, forse in questi ultimi giorni sono decedu-ti pochi turchi...In effetti, ora che ci penso, c’è un afflusso minore...e quelli che vengono a rendermi omaggio tengo-no gli occhi bassi, mi sembrano contriti, in imba-razzo. Devo approfondire.Atatürk, mi scusi la franchezza, ma la questioneè che nel suo Paese c’è stato un referendum,l’esercito è nell’angolo, la religione irrompe nel-la politica, Erdogan...ERDOGAN! Non me lo nomini neppure!Eppure, ha la visione di una grande Turchia, for-te economicamente e politicamente!Non è la mia Turchia. Vedrà che l’Europa non per-metterà questa fuga a oriente. L’Europa potrà e vorrà fare ben poco, specialmen-te se la Turchia si avvicina all’Islam. Ci vuol poco apassare da Paese amico a ostile e, comunque, ilreferendum lo hanno vinto.

Lo hanno?Erdogan e Davutoglu, il ministro degliesteri e vero ideologo del nuovo cor-so. Guardi, c’è la sua fotina proprio quiaccanto.Non durano, vedrà, la Turchia non tor-nerà medievale. Non ci crede? Guardi lamia, di foto: io sono il popolo.

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Lascia che altri si lagni che i tempisono cattivi: io mi lagno ch’essi sonomiserabili, perché senza passione. Søren Kierkegaard

O tempora

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Iprimi furono i Saraceni, gli ultimi (o penultimi) sono stati Fatih Terim,l’allenatore noto ai tifosi come

‘l’Imperatore’, Hakan Sukur, il centravantialtrimenti conosciuto come ‘il Toro delBosforo’ e il regista (cinematografico) FerzanÖzpetek. Del resto, la presenza levantina nel nostro Paese ha radici antichissime: così vicini e così lontani, i Turchi e la Turchiahanno lasciato infatti nel corso dei secoli unprofondo segno nell’immaginario popolareitaliano. Come le tante torri saracene chepuntellano le coste del Bel Paese, eccospuntare ovunque luoghi, tradizioni,cognomi, architetture, modi di dire, cibo,abitudini, persino... figurine che rendonoimperituro il loro ricordo. Una memoriaspesso poco piacevole, legata a epoche incui i viaggi non erano così agevoli e questiguerrieri ‘infedeli’ venuti dal mare, front-mendell’Islam opposti con tanto di scimitarra alCristianesimo militante nel vero senso dellaparola (Le Crociate, la Battaglia di Lepanto,do you remember?) evocavano incubi piùche il sentore di esotiche coccole igieniche egastronomiche come l’Hammam o il Kebab...E dunque, anche se spesso col nome di turco sono state identificate cose cheturche non lo erano affatto, facciamoci unbreve giro d’Italia alla scoperta della Turchia‘fossilizzata’ nella nostra penisola.

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Scala dei TurchiPiù che una scogliera, un luogodell’anima, come molti paesaggi cheCamilleri ha disegnato attorno allafigura del Commissario Montalbano.In questo comodo approdogirgentano i Turchi facevano le lororituali incursioni sanguinarie in Siciliaa danno delle popolazioni locali. Ora è in lizza per diventarePatrimonio dell’Unesco: oltre allaproverbiale ferocia, i nostri vicini disponda possedevano evidentementeanche un buon senso estetico (per conferma, vedi anche alla voce‘Mamma li Turchi’).

Mamma Li Turchi (e Baia dei Turchi)

‘Mamma li Turchi’ è il grido di terroreche ha echeggiato per secoli lungo lenostre coste: nella memoria popolaresalentina racchiude la tragedia diOtranto del 1480 e il clima di continuoallarme di quegli anni quando lescorrerie erano all’ordine del giorno.Oggi ‘Mamma li Turchi’ è anche il nomedi un itinerario che ripercorre uno deitratti di costa soggetti alle incursioni. A pochi chilometri a nord di Otranto, la Baia dei Turchi è infatti il luogo dovesbarcarono i guerrieri turchi nel corsodell’assedio alla città di Otranto del XVsecolo. Sabbiosa e incontaminata, la Baia appartiene all’Oasi protetta dei Laghi Alimini.

Cose... Turche

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Fumare come un TurcoIl proibizionismo, come ben sanno tutti i bambini delmondo, ottiene in genere l’effetto contrario a quellovoluto: successe così anche In Turchia all’inizio del 1600,quando il sultano Murad IV proibì il fumo con la penadella decapitazione (o forse del taglio del naso). Alloranon si andava tanto per il sottile e, soprattutto, nondovevano ancora avere inventato i Monopoli di Stato...Quando però il Pascià morì, l’abitudine del fumo neicaffè crebbe, per rivalsa, tantissimo e si diffuse anche in tutta l’Europa. Ancora oggi i Turchi tengono alta la loronomea: sono i quarti fumatori mondiali, dopo Cinesi,Russi e Giapponesi.

Giostra del SaracinoIcona per antonomasia dell’arabo ‘infedele’, il Saracino di Arezzo è una sorta di automa colpito da un cavaliere a cavallo che lo carica lancia in resta cercando di evitareil colpo di maglio di ritorno dello spaventa-cristiani. Il gioco, di stampo medievale, è tuttora rievocato concadenza annuale nella città toscana, lontano dalpolitically-correct ma di grande impatto (anche per il cavaliere, nel caso riceva il colpo di ritorno...).

Bagno Turco L’Hammam è il simbolo dell’incontro tra cultura occidentale e orientalee deve le sue origini all’impero Bizantino: la sua funzione social-igienicasi è poi evoluta ulteriormente nella versione export, che lo vedecollocarsi nelle città europee come ideale icona della sottoculturapagano-ayurvedico-cromoterapico-newage-postfigliodeifiori-vegan-eraaquarius, che trova largo seguito tra le donne occidentali, speciequelle nella fascia d’età compresa tra i 30 e 40 anni.

Grano Turco o Saraceno?È uno dei nomi italiani del mais, ma è anche unclassico ‘falso amico’ di cui abbonda la lingua inglese:i Turchi, infatti, con il mais non c’entrano proprioniente; si tratta solo della traduzione maccheronica di ‘wheat of turkey’, ‘grano dei tacchini’. Che poi, a dire, il vero, un grano più o meno turcoesiste: il grano saraceno, proveniente da regioniorientali e abitate da popolazioni non cristiane. In tedesco è noto come ‘Heiden’, pagano, da cuil’Heidenkorn, il ‘grano dei pagani’. E i pagani pereccellenza in Italia nei secoli scorsi erano identificaticon i musulmani: da noi quindi l’Heidenkorn è divenuto il ‘grano dei Saraceni’. Pensateci, mentregustate uno dei prodotti più buoni fatti con la farinadi questo grano: i pizzoccheri.

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Kebab Questo è sicuramente un prodotto ‘Made in Turkey’, e nasce ai tempi incui i Turchi nomadi impararono a cuocere e arrostire la loro carne allagriglia sui fuochi dell’accampamento. Da allora il kebab ha registratoun’escalation inarrestabile, fino a diventare il vero concorrente globaledella pizza. Tanto buono quanto indigeribile se si hanno più di 18 anni,è forse il capostipite degli street food e ha dato origine a piccolefortune imprenditoriali. In qualche città italiana, in difesa dei valorigastronomici locali, c’è chi ha proposto di vietare l’apertura di nuovipunti vendita. Aria (fritta) di nuove crociate ma, in tutta onestà, occorredire che la cattolicissima ‘cassoeula’ non risulta molto più leggeradell’infedele alimento...

WC alla Turca Se proprio siano di origine turcanon è certo: probabilmente, però,l’ideatore ha sede in Oriente, vistoche sono concosciuti anche come‘Iranian WC’. Diffusi nell’ex URSS, inFrancia, in Italia, nei Balcani, inGrecia e, of course, in Turchia:nessuno ha mai stabilito concertezza quale sia il loro effettivolegame con i Turchi, certo è cherappresentano un livelloinsuperato di scomodità. Secondo icugini francesi, che hanno sempreuna buona parola per loro,parrebbe che in realtà gli inventorisiano stati i Belgi: solo che nonavevano pensato a... mettere ilbuco! Al di là delle battute, ilmistero sull’origine di questo wcresta. L’Occidente ha sferrato uncolpo mortale a questa toilette,ideando i wc ‘a seduta’: menoigienici, ma comunque destinati asoppiantarlo integralmente. Tral’altro, gran parte dello sviluppoculturale occidentale e dellecorrelate fortune dell’editoria sidevono all’optional delle sessionidi lettura che l’asse delle toiletteconcede ai suoi utilizzatori. E anche l’evoluzione tecnologicapare non cancellerà quella che è, atutti gli effetti, una rendita diposizione: il tablet pc tipo iPad sucui pare viaggeranno in futuromolti contenuti editoriali rimaneinfatti del tutto compatibile conquesto strumento...

Il Feroce SaladinoDopo Pizzaballa, è la figurina più famosa in Italia: divenuta celebre a causa di un ritardo nella consegna del bozzetto da parte deldisegnatore, era l’immagine che consentiva di completare un albumdella Perugina-Buitoni legato alla trasmissione radiofonica ‘I QuattroMoschettieri’... Praticamente la madre di tutte le raccolte-punti cheseguiranno nei secoli a venire, l’archetipo della fidelizzazione dei clientie della brand-loyalty: povero Saladino, terrore dei Crociati, se soloavesse saputo che le leggi del marketing ne avrebbero stravolto il ricordo...! Resta da chiarire se il Saladino sia mai stato Turco: a quantopare era Curdo.

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Èvenerato come Santo dalla Chiesa Cattolica,da quella Ortodossa e da altre confessioni cri-stiane. Ma la fama di San Nicola, nato a Patara

di Licia intorno al 270 circa e morto a Myra, nella re-gione anatolica della Turchia, il 6 dicembre 343, tra-valica i confini religiosi: vestitelo con un abito rossobordato di bianco a contenere i chili di troppo, edecco Santa Claus, Babbo Natale.La sua agiografia è un romanzo di avventure in cuirealtà e mito si fondono e diventano leggenda. «Come mai è caduta Rjazan’? Perché non hannoesposto la santissima icona di San Nicola di Chersoncontro i nemici infedeli?». È la prima apparizionedi San Nicola in un romanzo storico, ‘L’Ombra deiTartari’, ispirato alle gesta militari del russo AleksandrNevskiji, vissuto nel tredicesimo secolo.Sono passati quasi mille anni da quando Nicola, or-fano e ricchissimo, compie il gesto che gli varrà lafama di protettore delle nubili: saputo di un riccouomo decaduto deciso a far prostituire le figlie per-ché nell’impossibilità di maritarle decorosamente,Nicola avvolge del denaro in un panno e lo gettanella sua casa; ripeterà il gesto per tre notti assicu-rando un futuro alle tre fanciulle (i tre sacchetti d’orosaranno una costante nell’iconografia del Santo). Patrono poliedrico, sotto le sue ali si porranno viavia marinai, pescatori, farmacisti, profumieri, bottai,bambini, scolari, avvocati e vittime di errori giudi-ziari. Ma anche i mercanti e i commercianti, motivoper cui la sua effigie è riprodotta nello stemma del-la Camera di Commercio di Bari.

Bari, la città che più di tutte lo considera il ‘suo’Santo. Del resto, quando Myra cadde nelle manidei musulmani, furono proprio 62 marinai parti-ti da una Bari all’epoca sotto il dominio bizantinoa raggiungere la Turchia e ad impadronirsi dellespoglie del Santo (batterono sul tempo i venezia-ni, diretti rivali nei traffici marittimi con l’Oriente,che dodici anni dopo, durante la prima crociata,trafugheranno dal sepolcro numerosi frammen-ti ossei che i baresi non erano riusciti a prelevaree li trasleranno nell’abbazia intitolata a San Nicolòdel Lido, da quel momento protettore della flot-ta della Serenissima). Il 9 maggio 1087 i resti giungono fortunosamentea Bari dove, il 29 settembre, troveranno sistemazio-ne definitiva nella cripta della basilica che si sta in-nalzando in suo onore. Sarà il Papa in persona,Urbano II, a deporli sotto l’altare.

Un Santo in multiproprietàComplici i miracoli e una vitaleggendaria (per non parlar delle suespoglie, traslate dalla Turchia in Italia),San Nicola è venerato ovunque. Tantoda sollevare problemi di copyright di Roberta Carati

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Essenza d’OrienteIl derviscio ruota all’infinito intorno ad una

nota, intorno al suo asse, e ruotando si perdein Dio. Ascolta una musica interiore, annulla-

to nel Nur, l’energia luminosa visibile dalle creatu-re: Dio è indefinibile, si raggiunge solo con il cuore. Sono a Istanbul, una città che pare incompatibilecon il misticismo, eppure il caso mi ha portato a vi-sitare una confraternita sufi e ora mi trovo dentrouna melodia ipnotica come un mantra che mi sog-gioga. Non è difficile imbattersi in una danza-pre-ghiera di un derviscio rotante in Turchia: sono coseche succedono, in questa terra di misticismo epragmaticità, dove il vento danza come i dervisci,le città sono caos e i minareti puntano verso il cie-lo. A Istanbul Haghia Sofia, Santa Sofia, di mille annipiù vecchia di San Pietro, resiste, oltre le guerre ei terremoti, oltre ogni ragionevolezza. Solo la cu-pola di Solimano, mille anni dopo, ne ha superatola grandezza. Incantevole, spettacolare, immensa.

È l’arte d’Oriente e gli orientalismi d’Europa chemi affascinano. L’idea di trovare la Turchia aVenezia e Murano a Istanbul, sete e tappeti, piz-zi e perline che viaggiano insieme a mercanti,pellegrini, dignitari e poeti, in uno scambio con-tinuo lungo quella complessa rete di strade cheha rappresentato per secoli il filo di collegamen-to tra Oriente e Occidente, ineffabile itinerariodella conoscenza, della cultura, della tecnica; uninterscambio continuo e vitale che ha lasciatotracce ovunque, arricchendo di nuove cognizio-ni e sapienza l’Asia come l’Europa. Gli Ottomani - o Osmani - erano tribù turkme-ne sospinte verso occidente dall’avanzata mon-gola nel corso del XIII secolo, approfittando del-la debolezza dell’impero bizantino da un lato edal crollo del regno selgiuchide in Anatolia dal-l’altro. Quanto si verificò in termini di osmosi econtaminazione tra la cultura bizantina e quel-

Verso il grande Oriente, tra suggestioni di pietra, mondidimenticati e profonda spiritualità. È una Turchia dalle millesfumature quella che si incontra esplorando il Corno d’orodove Asia ed Europa si incontrano. Una Turchia che emoziona di Riccardo della Seta

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la ottomana è un fatto sorprendente. Mehmed ilConquistatore si sente l’erede legittimo di Bisanzioe si circonda di artisti e artigiani di tutta Europa:tra questi anche Gentile Bellini, che imprime uninflusso sulla pittura di corte ottomana. D’altraparte la raffinatezza delle arti decorative orien-tali ha esercitato un forte fascino nell’Europa deisecoli successivi, creando mode e modi che sisono riflessi sino in tempi recenti, sino ad infor-mare il teatro, la musica, le arti ceramiche, cheriproducono tecniche di cottura e smaltaturatipiche delle botteghe artigianali turche.Il destino della città di Istanbul è bizzarro, proietta-ta com’è verso l’Europa - quasi fatalmente attratta- ma ancorata a un altro continente, a un altro mon-do. Di notte, quando il tuo cuore crede di essere inOriente, ti accorgi di tenere tra le mani un bicchie-re di liquore nel pieno di un nuovo mood chic e raf-finato, che vive al ritmo di New York e di Milano e

dimentica di avere a due passi cupole e velo isla-mico. Lascio presto questa città che la mia imma-ginazione allinea con i racconti di Pamuk senza ri-trovarne i tratti e intuisco che per cogliere in Turchial’essenza dell’Oriente il mio viaggio deve prose-guire. Da questo luogo, sempre più vicino all’Europa,si deve andar oltre, verso gli altopiani dell’Anatolia,verso i picchi vertiginosi della Cappadocia, le pia-nure infinite ai confini del nulla. Vado dunque verso est cercando il mondo ro-vesciato delle città sotterranee della Cappadocia.Luoghi remoti, dove le carte si imbrogliano, il tem-po è sospeso, l’Europa è lontana, solo silenzi e nes-sun paese, vento e montagne. E sono fantastichee irreali, le cime della Cappadocia, gli aguzzi ‘ca-mini delle fate’ proiettano le loro sagome verso ilcielo, mentre le chiese sono verticali e mistichema scendono inghiottite nel sottosuolo. Quantaenergia in questi luoghi, quanta sofferenza, pas-

Come in me la nostalgiaLa Turchia è infinitaLa Turchia è una sorgente remotaChe scaturisce ogni notte dai miei sogni. Tahsin Saraç (da Turkiye)

Sogni

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sione, amore, si respira nella Valle di Göreme,Kaymakli, nel paesaggio lunare di Ürgüp. E poiprocedo sino al cuore della catena del Tauro, dovealtri pellegrini giungevano, per onorare re AntiocoI, più di duemila anni fa. Qui a Nemrut Dagi l’iscri-zione dice: Io, Antioco, ho fatto erigere questo mau-soleo a celebrazione della gloria mia e degli dèi.Gigantesche teste di pietra sono sentinelle di que-sto passato. Il sentiero è lungo e impegnativo, epare di camminare su un libro di storia. Tutto in-torno - siamo sulla cima più elevata dellaMesopotamia settentrionale - il paesaggio è gran-dioso e potente, disadorno ecarico di suggestioni. Mi sie-do su una roccia e ascolto ilvento. Attendo che le pietresi infuochino delle luci del tra-monto: voglio vedere le testedi Tyche, di Zeus, di Eracle ac-cendersi e proiettare altreombre, e l’aquila e il leonesorvegliare ancora i luoghi sa-cri ad Antioco. Oltre questi rilievi c’è sempreancora Oriente. Il mio viaggioprosegue verso Dogubayazit,

ed è un altro colpo al cuore. Una bizzarria, un pa-stiche architettonico del XVII secolo voluto dal-l’emiro Ishak Pasha per competere in grandiositàe bellezza con le dimore dei sultani della sua epo-ca. Pur mantenendo il carattere di fortezza, lo sti-le di questo immenso palazzo è eclettico: selgiu-cide, ottomano, georgiano, persiano, si imposta suun’antica cittadella urartea. Un portale dà l’acces-so a un cortile, poi un altro portale conduce a unaltro cortile, a una moschea e al selamik, la sala del-le udienze: le superbe porte rivestite d’oro nonci sono più, asportate dai russi nel 1917. Mi aggi-

ro in un dedalo di ambientiche costituivano l’antico ha-rem, poi i bagni, le cucine;c’era persino l’acqua corren-te, il riscaldamento centrale euna efficiente rete fognaria.Un palazzo da mille e unanotte. Sullo sfondo, l’Agri Dagicon i suoi 5.165 metri è unacornice superba. Il paesaggioda quassù è splendido, il lagoVan, il monte Ararat con lesue storie e le sue leggendesono a un passo.

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Mi concentro sui ricordi di letture e di studi: gliHittiti, i Mitanni, e quel Suppiluliuma, feroce so-vrano che mise a punto un micidiale carro da bat-taglia e in vent’anni di guerre strappò ai Mitannilarga parte dei territori anatolici e della Siria. Siamonel XIV secolo prima di Cristo, arriveranno altreguerre e alleanze, contro l’Assiria, con l’Egitto…era un regno feudale, quello hittita, con un’aristo-crazia che amministra le province più lontane tra-mite governatori che incassano i tributi dai po-poli soggiogati: non molto diversamente daquanto venne poi fatto duemilacinquecento annipiù tardi. Gli Hittiti scompaiono sotto la forza deiPopoli del Mare, che si abbatte come un ciclonesull’Anatolia e sui territori siro-palestinesi. Ed è unnuovo inizio: i Frigi, i Lidi, gli Assiri e i Cimmeri inun alternarsi di forze che aprì le porte ai Persiani,portando l’Anatolia ad avvicinarsi sempre più allasfera mediterranea. Torno alla mia Anatolia, al mio viaggio attraversoquesti altopiani che mi guidano ai margini dellaTurchia, verso il lago Van, cuore dell’antico regno diUrartu e della Grande Armenia. Di fronte a tantabellezza riesco a dimenticare le ferite antiche e re-centi, le incomprensioni, le lacerazioni che hannotormentato questa terra meravigliosa e difficile.

Dai Sumeri all’Impero della Sublime Porta il MedioOriente è stato un mosaico di popoli, caratteriz-zato da una molteplicità giuridica e un pluralismoreligioso che l’artificiale ripartizione geografica inStati decisa nei primi decenni del XX secolo ha ul-teriormente esasperato, creando la nascita di na-zionalismi e causando ulteriori delicate divisioni.È un intreccio di culture e di popoli: arabi, israelia-ni, kurdi, assiri, armeni, baluci, turkmeni, copti, aria-ni, zoroastriani e mille altre minoranze hanno le-gato il proprio destino a queste regioni del mondo.Il segreto per ricomporli in armonia è in un sem-plice concetto, che deve appartenere al singoloindividuo come allo Stato: la tolleranza, il rispet-to, il senso profondo dell’accoglienza. Solo cosìperderanno di significato espressioni come ‘scon-tro di civiltà’ e ‘guerre di religione’, non piùOccidente e Oriente, ma semplicemente ‘gente’,che compie un cammino comune in difesa deldialogo e delle inestimabili ricchezze culturaliespresse da ogni singola comunità. Un gruppo di bambini esce da una minuscola scuo-la di un villaggio, correndo e strillando mi vengonoincontro con un sorriso. Di fronte a questi sguardid’Oriente si infrange ogni conflitto, ci si sente disar-mati, si sogna un mondo nuovo, un futuro di pace.

Il viaggio in Turchia,

della durata di 17 giorni,

è stato organizzato da:

Il Tucano Viaggi Ricerca,

Piazza Solferino, 14/G

Torino

Tel. 011 5617061

[email protected]

www.tucanoviaggi.com

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Saranno prodotti nel polo industriale di Izmiti 50mila pneumatici destinati ai team di F1. Ma anche i 150mila che faranno correre le auto di Gp2 e Gp3 e di una sessantina di gare internazionali di Giorgia Rocca

Parlano turco le gomme di Formula Uno

N ürburgring, Gran Premio di Germania1935. Tazio Nuvolari, al volante diun’Alfa ormai vecchiotta ma gomma-

ta Pirelli, vince davanti a Manfred Von Brauchitsch,fino a quel momento in testa con la suaMercedes, fermato dal cedimento di un pneu-matico. Hitler, raccontano le cronache dell’epo-ca, lascia le tribune in anticipo insieme a una ple-tora di gerarchi nazisti; resta, deluso e solo, il capodella motorizzazione tedesca Uhünlein, che infretta e furia dovrà rimediare una bandiera ita-liana da issare al momento della premiazione: lavittoria del tricolore non era prevista.Così come non era pensabile, e andiamo indietrodi quasi trent’anni, che Luigi Barzini e il principeScipione Borghese riuscissero a coprire i 17.000

chilometri del rally Parigi-Pechino, e a vincere an-che, con soli quattro cambi di gomme. World Rally Championship, Formula 1, Gp2 e Gp3,Grand AM, World SBK, Super Stock, CampionatoMondiale Cross... Di successi su pista e su strada,su due e quattro ruote, l’azienda milanese ne hainanellati tanti. L’ultimo è l’appalto siglato con laFia che la vede fornitore unico, per il triennio 2011-2013, di tutte le scuderie di Formula 1.Le gomme destinate al massimo campionato au-tomobilistico saranno prodotte a Izmit, 100 chi-lometri a est di Istanbul. Nel polo industriale del-l’antica Nicomedia - 240mila metri quadri e 1.800persone impiegate - Pirelli è presente da mezzosecolo, e con otto milioni di pezzi tra Motorsport(la linea inaugurata nel 2007), auto e truck, è an-

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FORMULA TNTPirelli, nonostante il fornitore ufficiale della

F1 sia un altro, ha scelto TNT per la logistica

e la distribuzione ai team dei set di gomme.

Ciò comporta una perfetta organizzazione

non soltanto in occasione dei Gran Premi, ma

anche per tutte le prove previste dalle scu-

derie in preparazione e durante il prossimo

mondiale. Sono infatti già in corso i primi test

in cinque Paesi: Pirelli ha chiesto a TNT che la

consegna avvenisse contemporaneamente

in tutti i siti.

La procedura è lineare quanto accurata: le

gomme lasciano lo stabilimento in Turchia

in speciali contenitori, e seguono il protocol-

lo di trasmissione TNT Express Shipper, alla

volta di Milano Linate o dell’Hub di Liegi (en-

trambe le destinazioni vengono preallerta-

te), per poi proseguire verso il deposito logi-

stico di Pirelli Novara. Questa prima parte del

viaggio dura meno di un giorno.

che la fabbrica in cui confeziona il maggior nu-mero di pneumatici. Saranno montati nei princi-pali mercati europei, in Medio Oriente, e pressonumerose Case auto mondiali quali Mercedes,Jaguar, Fiat e Renault. Nello stabilimento di Izmit il Gruppo ha investito140 milioni di euro nell’ultimo decennio e ne in-vestirà altri 30 nel 2011 a sostegno della strategiadi espansione nel Paese e nei vicini mercati emer-genti. Per l’anno in corso, il fatturato atteso inTurchia supera i 500 milioni di euro, in aumentodi oltre il 25 per cento rispetto al 2009. Prodotti esclusivamente a Izmit, i pneus da garache vedranno la luce nel 2011 sono 200mila, di cui50mila destinati ai Team F1 e 70mila ai campiona-ti Gp2 e Gp3; i restanti faranno correre le auto di

una sessantina di competizioni internazionali sustrada e su pista, oltre a quelle dei più prestigiosicampionati monomarca quali il Ferrari Challenge,il Lamborghini Super Trofeo e il Maserati Trofeo. Nel segno della sostenibilità ambientale, dai nuo-vi pneumatici PZero Formula Uno, al pari di tuttele altre gomme da gara, sono stati eliminati gli oliialtamente aromatici. Quanto ai processi della fab-brica di Izmit, sono interamente gestiti con cri-teri di efficienza energetica e idrica volti a conte-nere le emissioni di sostanze dannose comel’anidride carbonica. Infine, non sono ancora state utilizzate ma già sipensa a come riciclarle: nel futuro delle gommeF1c’è la generazione di nuova materia prima peraltri pneumatici o la produzione di energia.

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Un perfetto testimonial: di TNT ExpressTurchia, per cui lavora dal 1988 e di cui èCountry Manager dal 1992, e del suo Paese.

In ogni risposta di Turgut Yildiz traspare un amoreprofondo, oltre che un’approfondita conoscenza,per questa Turchia che «ha la storia dalla sua parte»e «un brillante futuro davanti a sé», che è oggi «unmercato emergente (la 17esima economia nel mon-do)», e alla quale augura di «diventare un membrodell’Unione Europea, anche se il perdurare delle ne-goziazioni con Bruxelles mi fa pensare che ci vor-ranno molti anni ancora».Nell’attesa, la Turchia raccoglie i frutti dai Paesi delMedio Oriente, «dove la crisi ha avuto un impattominore rispetto a quello registrato in Occidente»e verso i quali «nel corso del 2009 si sono orientatigli esportatori turchi in cerca di nuove opportuni-tà di mercato. Noi di TNT - spiega Yldiz - abbiamosupportato questa variazione tattica delle imprese,promuovendo campagne di marketing e incenti-vi per volumi elevati indirizzati a queste aree. Il risul-tato è stato eccellente, e abbiamo continuato a re-gistrare una crescita a doppia cifra sia nel 2009 sianel 2010, aumentando il volume del business inmodo significativo».

Com’è strutturata la presenza di TNT in Turchia?Tutti i quattro grandi player mondiali del settoresono attivi in questo mercato: noi ci differenziamoper l’elevata flessibilità, l’orientamento al cliente eal rapporto umano. TNT è anche molto conosciu-

ta per la sua attività nel campo dello sviluppo so-stenibile. Per quanto riguarda le nostre attività, l’’85per cento del business è legato alle spedizioni in-ternazionali, il 10 al traffico freight (air e road), men-tre il 5 per cento circa è relativo ad attività di traspor-to domestiche ad alto valore aggiunto.

Quali sono i principali ostacoli allo sviluppo del-l’attività imprenditoriale in Turchia e, viceversa,i punti di forza che il Paese offre a chi vi investe?La Turchia rappresenta un mercato dinamico edemergente e offre attualmente maggiori opportu-nità d’investimento rispetto all’Europa: i materialiprodotti qui raggiungono tutto il mondo via aerea,via mare o via terra e ogni investitore può vende-re i suoi prodotti sia internamente che all’estero, equesto consente di ammortizzare l’investimento

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Il bello di essere

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[EXPERIENCE]

più velocemente che in qualsiasi altro Paese euro-peo. D’altro canto, la popolazione è numerosa (73milioni di abitanti) e giovane, ma occorre miglio-rare gli aspetti legati al settore formativo. Un altroelemento da rilevare sono le condizioni politicheed economiche, più stabili rispetto al passato: an-che l’inflazione, pur rimanendo intorno all’8 per cen-to, negli anni precedenti era stata molto più eleva-ta. La tassazione è al 35 per cento, ma ci sono moltiincentivi fiscali per gli investitori stranieri.

Qual è la situazione infrastrutturale? Esistonoaree problematiche per un express courier?Sicuramente i collegamenti ferroviari e autostrada-li devono essere migliorati, ma credo che il gap prin-cipale per la nostra attività sia rappresentato dallelungaggini doganali, conseguenza della non ap-partenenza della Turchia alla UE. Per fortuna, annodopo anno, queste problematiche stanno dimi-nuendo grazie a nuove regolamentazioni.

Quali i settori economici in più forte sviluppo?L’automotive, il textile, l’hi-tech, che nonostantela crisi economica hanno continuato a cresce-re almeno del 10 per cento. I ricambi dell’auto-motive, in particolare, sono un settore in fortesviluppo: nel nostro Paese sono presenti produt-tori di ricambi di alta qualità che forniscono Casecome Mercedes, BMW, Opel, e anche Fiat è pre-sente con una partnership grazie a Tofas, ed è in-fatti uno dei nostri principali clienti. Il tessile, a

sua volta, è il primo settore per esportazioni, gra-zie alla qualità del cotone e della sua produzio-ne. Case come Inditex, Mark & Spencer, C&A e al-tri grandi brand stanno utilizzando le aziendeturche del tessile per le loro produzioni.

Rispetto agli altri express courier, in che modoTNT differenzia la propria presenza sul mercato?La differenza la facciamo con lo sviluppo, l’impegnosul lavoro, l’innovazione, la forza delle risorse uma-ne e la sostenibilità. E questi sono tutti aspetti mol-to importanti per noi: offriamo un’ampia scelta diservizi per i clienti, standard di qualità certificati, pro-getti di responsabilità sociale e di sostenibilità am-bientale... Lavoriamo per la perfezione e proviamoa fornire un servizio di consegne espresse interna-zionale perfetto per i nostri clienti.

L’integrazione della Turchia nell’Unione Europeaaiuterebbe in questo senso?Ne deriverebbero molte opportunità. Prima fra tuttequella di risolvere le problematiche doganali permet-tendoci di commerciare con tutti i Paesi europei allestesse condizioni. Bassi pesi e valori contenuti passe-rebbero la dogana senza pagare dazio, e i nostri pro-cessi doganali risulterebbero più facili e veloci. Per ilsettore tessile si aprirebbero nuove opportunità, mi-gliorerebbe la qualità del settore manifatturiero e ilbusiness ne avrebbe un riflesso positivo, con ugualiopportunità sul mercato per tutte le aziende.

Quali sono gli obiettivi di TNT in Turchia?Attualmente siamo il primo operatore nel settoreparcel, e i nostri volumi di business, con tutti gli in-dicatori correlati, sono in continua crescita. Ai risul-tati finanziari eccellenti si affiancano un elevato li-vello di customer satisfaction, l’incremento delpersonale, un positivo clima interno. Inoltre, siamo

molto attivi nel campo della responsabilità socialedove, in linea con gli obiettivi del Gruppo, agiamoper limitare le emissioni di CO2 e sconfiggere la famenel mondo, anche attraverso iniziative locali di soli-darietà. In futuro vogliamo migliorare i servizi do-mestici e la logistica.

In generale, rispetto al futuro, lei si ritiene otti-mista o pessimista?Ottimista. La Turchia ha un brillante futuro davantia sé: è una delle più importanti Nazioni della RegionSouthern Europe di TNT, e se sapremo migliorareil livello dell’offerta formativa potremo gestire nelmigliore dei modi il cambiamento in atto nella so-cietà globale. Abbiamo anche la storia dalla no-stra parte: per molti secoli, la Turchia ha avuto unagrande responsabilità nel mondo.

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TNT Express Turchia opera in un Paese“con un potenziale di sviluppo impensabilein altre Nazioni europee, in un contestodinamico e in una situazione geograficaideale per unire Oriente e Occidente».Parola del Country Manager, Turgut Yildiz

un Paese-ponte

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Una forza dirompente quella delle donne in Turchia. Dove ricoprono spesso posizioniprestigiose nel mondo degli affari e dellafinanza. E, talvolta, hanno una marcia in piùdi Gianluca Ventura

ROSA TUC hi non conosce a fondo la Turchia rischia

di farsi travolgere dai luoghi comuni.Primo fra tutti quello di una società a ispi-

razione islamica, dove la donna finisce per ave-re una posizione subordinata rispetto a quelladell’uomo. E invece non è così. In uno stato pro-fondamente laico, il gentil sesso provenientedalle famiglie più agiate ricopre ormai da anniposizioni prestigiose.Ricordo ancora il primo incontro col presidentedi una delle due più grandi holding nel Paese diAtatürk, la Sabanci. Un nome, anzi un cognome,che attorno al Bosforo significa banche, industriemeccaniche, grandi magazzini, pneumatici e jointventure con marchi prestigiosi, come Carrefour,Philip Morris o Bridgestone. Circa cinquantotto-mila dipendenti, sparsi su settanta società.Cappellino da baseball in testa, maglietta spon-sorizzata, jeans e sneakers, all’incontro informa-le con la delegazione di giornalisti europei - al-l’autodromo, in occasione del primo Gran Premiodi Formula 1 - arrivò lei, Güler Sabanci. La ‘signo-ra’ Güler Sabanci, classe 1955. Un impero creatodal nonno, Haci Omer Sabanci, che avviò una pic-

cola attività commerciale a Istanbul utilizzando irisparmi del suo lavoro nelle piantagioni di coto-ne. Passo dopo passo, la Sabanci Holding è cre-sciuta. Prima sotto la direzione di Sakip Sabanci,zio di Güler. Poi, dalla morte di Sakip avvenuta nel2004, sotto il controllo di questa donna che col-pisce per vitalità e sobrietà.Ma Güler Sabanci non è l’unica donna a fareoggi grande la Turchia. A capo del braccio loca-le di Vodafone c’è per esempio Serpil Timuray,neanche quarant’anni, una sfilza tra lauree e ma-ster, oltre che un passato in Procter&Gamble pri-ma e Danone poi. Dal gennaio dello scorso anno,Serpil è Ceo della compagnia telefonica britan-nica e guida la carica delle nuove donne mana-ger turche capaci di conciliare al meglio la vitafamigliare - è sposata e ha un figlio - con la car-riera lavorativa: senza rinunciare al meglio diquesti due mondi.Elif Capçi è invece la regina dei grandi magazzi-ni. O meglio, il General manager di Beymen, la hol-ding più importante nella vendita al dettaglio diabbigliamento e accessori. Di lusso, s’intende. Ungruppo che in Turchia vende marchi prestigiosis-

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RCHESEsimi - soprattutto italiani - del settore moda inquattordici lussuosi megastore sparsi un po’ pertutta la nazione. E non solo lì.Anche la Turchia ha la propria Confindustria e sichiama Tüsiad, acronimo che sta per ‘TürkSanayicileri ve adamları Derne i’, letteralmentel’Associazione degli industriali e uomini d’affari tur-chi. A presiederla, dallo scorso gennaio, colei chepotrebbe a buon titolo essere considerata l’EmmaMarcegaglia del Bosforo, tale Ümit Boyner.Quarantasettenne, laureata in economia e già vi-cepresidente dell’organizzazione nell’ultimo quin-quennio, Ümit s’è fatta le ossa alla Chemical MitsuiBank per passare poi a posti di potere nella holdingdi famiglia, la Boyner appunto.Infine Banu Ta kin, rampante direttrice generaledi Harvey Nichols in Turchia, una sorta diRinascente made in England dov’è possibile tro-vare le griffe più prestigiose, i cosmetici all’ultimogrido e il cibo più trendy. E dove Banu ha imme-diatamente impresso lo stile femminile, dando unvero boost alle attività dei general stores britan-nici sul suolo turco.Il rosso della bandiera è destinato a diventare rosa?

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Aun passo dall’Europa, ma con le radici nelpassato remoto, la Turchia si gioca il futurodavanti a una scacchiera in cui non deve sba-

gliare una mossa. Il referendum costituzionale del12 settembre ha sottratto poteri a esercito e ma-gistratura, i due baluardi della laicità dello Stato, vo-luta da Atatürk, il padre della Patria. Ma anche duepoteri forti spesso messi sotto accusa per le viola-zioni dei diritti umani. Ed è su questo terreno che sidecideranno i giochi. Fin dall’inizio, infatti, la Ue chie-de al Paese uno scatto in avanti su sistema carcera-rio, rapporti con i cristiani e tutela delle minoranzeetniche. Un eufemismo, per dire la questione cur-da. I passi in avanti in questa direzione ci sono stati,ma la comunità internazionale vuole la riconcilia-zione nazionale. Concentrati in 18 delle 65 province turche, a SudEst, i curdi in Anatolia sono 13 milioni, poco più diun quinto della popolazione. Altrettanti vivono inIran (7 milioni), Iraq (4), Siria (1) e Azerbaijan (1). Le radici del conflitto affondano nella nascita del-

lo Stato secolare turco (1923), quattro anni dopo lacaduta dell’Impero ottomano: indoeuropei, discen-denti di Zoroastro, a lungo i curdi rivendicherannouno Stato che li riunisca. Ma il progetto cozza pro-prio contro la neonata creatura di Atatürk.Calma piatta fino al 1971, quando nasce il Pkk, unmovimento politico clandestino armato con basiattive nel Nord iracheno, iraniano e siriano.L’obiettivo è rivendicare uno Stato sovrano. Nel1978 il Pkk diventa partito politico, sotto la guidadi Abdullah Öcalan, detto ‘Apo’ (lo zio), studentedi scienze politiche ad Ankara, e del fratello Osman.Nel 1980 il golpe vieta i partiti politici e l’uso del-la lingua curda; di lì a cinque anni scoppia la rivol-ta. Un conflitto a bassa intensità si trascina con altie bassi, attentati da una parte, carcere anche percivili e torture dall’altra, che porta a circa 35milamorti, tra guerriglieri del Pkk, militari turchi e civi-li. Nemmeno l’arresto di Apo, il 15 febbraio 1999,a Nairobi, e la sua reclusione nell’isola di Imrali,dove cinquemila soldati e altrettante galline guar-

Non rappresentano neppure un quarto dellapopolazione turca. Ma la loro voce, ora che il governo ha rinunciato a soffocarla nel sangue,si leva più forte. Darle ascolto è strategia puradi Enrico Fovanna*

Questione curda, password per l’Europa

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dano a vista l’unico prigioniero, pone fine alla guer-riglia, pur rallentandone l’intensità. Fin qui la sin-tesi brutale.Come uscirne? Come ritrovare l’esile filo di una pa-cificazione nazionale che potrebbe davvero rilan-ciare l’immagine di un Paese dalle rare meraviglienaturali e dalle mille suggestioni turistiche? Un Paesecui l’Europa è pronta ad aprire le porte del businesse ad offrire partnership commerciali? È evidenteche lo sforzo, immane, deve essere reciproco. È av-venuto in Sudafrica con l’apartheid, in Ruanda dopoun ben più grande genocidio, si tratta tra Israele ePalestina, perché non dovrebbe farcela la Turchia?I curdi hanno da tempo rinunciato all’indipenden-za. Chiedono una sorta di autonomia culturale elibertà di espressione. Il divieto di utilizzare la linguacurda è caduto nel 1991, e oggi esistono emitten-ti tv che trasmettono nell’idioma un tempo proibi-to. Un leader curdo, Murat Karayilan, ha detto: «Learmi devono tacere. Senza nuovi attacchi ci con-fronteremo con il dialogo. Vogliamo che si metta

* Giornalista

del Quotidiano

nazionale, autore

del romanzo

“Il pesce elettrico”,

Baldini e Castoldi,

premio Stresa

1996.

fine allo spargimento di sangue, gli anni passano esiamo sempre allo stesso punto». Il presidente tur-co Abdullah Gul, in occasione della visita in Siria, haespresso la speranza e la necessità di risolvere il pro-blema curdo in modo pacifico e in fretta. Negli ultimi anni, le aperture del governo, consciodi non poter chiudere la questione con i soli mez-zi militari, ci sono state. Sono lontani i tempi in cui ibambini del Sud Est andavano in carcere a trova-re i padri, senza poter comunicare con loro, se nona gesti, non conoscendo il turco. Le carceri con lecelle di tipo F in cui non si poteva nemmeno starein piedi, non si costruiranno più. Certo, lo scorso 16settembre un attentato su un minibus, dopo il re-ferendum, ha causato 10 morti. Forti i sospetti sulPkk, che puntava sul boicottaggio, accusando il fal-limento della cosiddetta ‘iniziativa democratica’, ilpiano con cui il governo aveva annunciato di volerriconoscere maggiori diritti alla minoranza curda,ma senza avere la forza o il coraggio di portare acompimento l’iniziativa. Restano forti le spinte dei movimenti ultranazio-nalisti, che fondano le proprie istanze sulle ac-cuse di terrorismo e sulla minaccia di disgrega-zione dello Stato secolare. Ma è evidente checonflitti così radicati non si risolvono in un colpodi spugna. Come tra Israele e Palestina, mai per-dere la speranza. I segnali di distensione ci sono.La posta in palio è alta. E una verità resta palese:dalla riconciliazione nazionale e da una pace du-ratura hanno tutti da guadagnarci.

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«Alle iniezioni di ormoni non sono an-

cora ricorsa, né ho intenzione di far-lo. Ma la ceretta... Beh, di quella c’è

sempre bisogno». Ve l’aspettereste una dichiara-zione del genere da un detective privato, uno diquelli tosti che si vedono nei film o si leggono neiromanzi gialli? Al solo sospetto, Philippe Marlowevi mollerebbe uno sganassone. State in guardia,anche in questo caso si rischia di prenderle: «Sonobrava nell’aikido e nella boxe thailandese. Se chimi sta davanti non è armato, riesco a stenderlo. Perquesto nel quartiere godo di un rispetto partico-lare. Per quanto mi metta abiti vistosi». Davvero eccentrica, ma non è mica la prima donnaa mettersi a fare la poliziotta. Niente da obiettare?Sì, invece, e molto. Le confessioni frivole, infatti, nonarrivano da una bellona tutta azione in stile Charlie’sAngels: signore e signori, ecco a voi la più grandenovità del momento, il primo e unico investigatoretransessuale della storia della letteratura thriller.Abilissimo operatore informatico (lavoro che gli tor-na molto utile nel corso delle indagini) in giacca ecravatta di giorno, la sera indossa l’abitino più sexye va a gestire un trasgressivo locale notturno di tra-vestiti. «Con il trucco mi trasformo tanto da non ave-re niente da invidiare alle stelle degli anni d’oro diHollywood. La mia preferita è Audrey Hepburn: unabellezza efebica», dice di sé nel primo libro della se-rie, ‘Scandaloso omicidio a Instanbul’, edito da Sellerio.E adesso che in Italia è stato appena pubblicato daBompiani il secondo volume delle sue avventure,‘Gli Assassini del Profeta’, la curiosità verso il perso-naggio e il suo autore sono ancora più grandi.A inventarsi un detective così fuori dagli schemi èstato Mehmet Murat Somer, 51 anni, turco di Ankara,laureato in ingegneria industriale con un passato

di manager di multinazionali e banche. Diventarescrittore è stato un vero affare di cuore. Fin da ragaz-zo, infatti, ha avuto problemi di salute, al cuore ap-punto, che lo hanno poi portato a un intervento ea una degenza di tre mesi in ospedale. «Dopo quel-l’esperienza», dice Mehmet, «ho messo da parte leambizioni professionali dando la precedenza a quelche più amavo fare; e ho cominciato a scrivere». Non si è risparmiato. Dal 2001 ha riempito le pagi-ne di sette libri con le vicende poliziesche del suoeroe e sta finendo l’ottavo. Ma perché un transes-suale come protagonista? «Non mi è mai piaciutoil modo in cui i mass media li rappresentano, quasisempre come macchiette. La mia detective inveceè intelligente e curiosa, con un lavoro vero, non siprostituisce per vivere: insomma è una persona nor-male. E poi avevo in mente qualcosa di leggero edivertente, detesto i toni cupi e violenti».Nei suoi romanzi, in effetti, non sono descritte sce-ne macabre, non si entra nei particolari più agghiac-cianti di un delitto. E sì che ne ‘Gli Assassini del Profeta’gli omicidi non mancano. In azione c’è un serialkiller di travestiti affetto da mania religiosa: uccidesoltanto i trans che hanno il nome di uno dei 25 pro-feti citati nel Corano. Pane per i denti della nostra in-traprendente investigatrice, che nelle indagini cimette lo stesso impegno che profonde nello sce-gliere il colore più adatto per tingersi le unghie.Solo un indizio è duro da trovare per il lettore. Il nomedel primo detective trans in un giallo, infatti, non vie-ne mai citato. «Lo svelo nel quinto libro della serie»,racconta Mehmet Murat Somer, «mi sono ripromes-so di farla conoscere ai suoi fan a poco a poco». Daie dai me lo ha rivelato, ma ho dovuto prometter-gli di non scriverlo. Per intero, almeno. Le sue ini-ziali sono B.V. Indagate gente, indagate.

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Un investigatore sopra le righe, un’identità che l’autore non intende rivelare (per ora). Nei gialli di Mehmet Murat Somer i misteri iniziano dal nome. Risolverli è compito del lettore di Marco Fiocchi

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Il detective è un trans. Che problema c’è?

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Non prendete la 411,

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Soggiornare al Pera Palace è un’esperienzaunica. Anche se appena ristrutturato, nonha perso quell’aspetto belle epoque che lo

designa esempio perfetto di decadenza, vestigiadi un mondo che già a fine ‘800 stava irrimedia-bilmente per estinguersi. Il Pera ha un heritage che pochi alberghi al mon-do possono vantare (un minimo elenco guida:Ma mounia, Marrakesh; Oberoi, Il Cairo; George V,Parigi; Peninsula, Hong Kong; Plaza,New York;Dorchester, Londra; Sandy Lane, Barbados; Danieli,Venezia; Excelsior, Roma) . Non si tratta di lusso, sulBosforo e in giro per il mondo c’è ben altro, maquale albergo conserva ancora intatte stanze esuppellettili usate dalla regina Elisabetta II, dal-l’imperatore Francesco Giuseppe, da Hemingway,Atatürk, Greta Garbo e, ciliegina, la regina del gial-lo, Agatha Christie, titolare per sempre della stan-za 411, nella quale scrisse, dicono, il famoso thril-ler Assassinio sull’Orient Express. E non è un caso,visto che il Pera fu costruito espressamente per i

passeggeri di quel lussuoso treno che da Parigiprima e da Londra poi trasportava (e oggi traspor-ta nuovamente) viaggiatori titolati in cerca di emo-zioni.Il Pera si fregia di un altro titolo, stavolta dubbio:aver ospitato la fuga d’amore della giallista ingle-se che, abbandonata dal marito, cercò rifugio nel-l’hotel dove incontrò un magnate americano(Wally Stanton) con il quale (pare) visse una bre-ve quanto rovente storia d’amore, che ispirò an-ch’essa una pellicola, con Dustin Hoffman, Il segre-to di Agatha Christie. Difficile districare questamatassa intrisa di celebrità, treni esotici, gialli scrit-ti e film ispirati, politica e passione.Ecco perché questo albergo vale una visita, maancor più un soggiorno, giusto il tempo di sali-re sull’ascensore in ferro, o fare colazione nel-l’immensa sala da pranzo, o ancora passeggia-re per i corridoi, leggendo il nome di chi, primadi voi, ha vissuto in quelle stanze. Un pezzettodi storia.

Appena ristrutturato, il Pera Palace non haperso l’allure di hotel-museo. Da Atatürk a Hemingway, l’albergo costruito come terminale dell’Orient Express nasconde ancora misteri, in pieno stile Agatha Christie. Ma Poirot, a volte, non c’entra

c’è troppo giallo

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Fuga con ritorno

Un esilio durato trent’anni. Tanto ci hannomesso i Turchi a ‘perdonare’, suggellandola riconciliazione con un invito a Istanbul

come conferenziere a un convegno sulla sicurezzanel 2008, Billy Hayes, autore dell’autobiografia cheha ispirato il film più dannoso per l’immagine dellaTurchia all’estero: ‘Fuga di mezzanotte’. Vincitore di due premi Oscar - per la sceneggiaturadi Oliver Stone e la colonna sonora di Giorgio Moroder- la pellicola racconta i cinque anni di violenze e disoprusi subiti nel carcere di Sagmalcilar da un gio-vane americano condannato a quattro anni e duemesi per possesso di droga (sentenza poi converti-ta in trent’anni per contrabbando).

Ma se in ‘Midnight Express’ Hayes si era concessoqualche licenza poetica, in ‘Fuga di mezzanotte’, persua stessa ammissione, «molte delle cose viste in re-altà non sono accadute»: falsa, per esempio, la scenain cui, appeso a testa in giù, il detenuto viene picchia-to, così com’è falsa quella in cui subisce violenza daisecondini... «Soprattutto - aveva detto Hayes - non ègiusto che in tutto il film non ci sia nemmeno un tur-co buono». Seccato da questo ‘outing’, il regista AlanParker si era difeso dicendo che «mettere qualcheTurco buono sarebbe stato come fare vedere un na-zista che offre una sigaretta agli ebrei che entranonella camere a gas». Sarà, ma forse si sarebbe rispar-miato, lui come Hayes, un esilio forzato.

Scuse sentite, e comunque obbligate, dell’autore di ‘MidnightExpress’ ai Turchi e alla Turchia. Libro e film? Un’esagerazione,per non dire un cumulo di bugie. Pagato con 30 anni di ‘esilio’ di Roberta Carati

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Non è giusto che in tutto il film non ci sia nemmeno

un turco buono. Io ne ho incontrati, pure in carcere.

Billy Hayes

Verità

Francesco è un architetto milanese cheeredita un hammam a Istanbul. Decisoa vendere l’immobile e a tornare al suolavoro e alla vita di sempre, lascia l’Italiacon un biglietto di ritorno già in tasca.Non lo userà. Un nuovo amore, per unuomo, lo convincerà a restare.

A vent’anni da ‘Fuga di mezzanotte’, unaltro film, del regista turco naturalizza-to italiano Ferzan Özpetek, regala allaTurchia la ribalta internazionale. Il tema è scabroso, ma il fascino e la bra-vura di Alessandro Gassman nel ruolo diFrancesco, le atmosfere sensuali e con-turbanti, il pudore con cui Özpetek rac-conta l’amore omosessuale, fanno de ‘Il

bagno turco’ un piccolo capolavoro. Chemette d’accordo pubblico e critica.Quando esce ‘Hamam’ , e due anni dopo‘Harem Suare’, la stampa specializzata in-neggia alla rivelazione del nuovo cine-ma italiano. Italiano?!? Özpetek abboz-za. E dopo 34 anni vissuti nella Capitale,di Roma ancora dice «Mille diversità chespaziano dalla letteratura alla pittura al

cibo, che convivono in così pochi chi-lometri, danno il peso di una culturaimmensa che non bastano sette viteper conoscerla tutta». Chissà se in Turchia gradiranno...

Bagni proibiti

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Già a vederlo sfrigolare, con quella copertadi grasso d’agnello in cima che cola ine-sorabile colesterolo puro, ti senti ingras-

sare. Se poi te ne concedi una bella porzione, bru-ciacchiata e vestita di salse (la piccante harissa, abase di peperoncino rosso fresco, aglio e olio d’oli-va o lo tzatziki con yogurt e cetrioli), ti porti a casada mille a duemila calorie (da un’indagine risultache un panino può valere il 98 per cento dellaquantità giornaliera raccomandata disale e il 148 per cento dei grassi sa-turi consentiti). Eppure, la sua diffusione nel mon-do è esponenziale, travalica le ondemigratorie della popolazione turca (earaba, che ha fatto del kebab un alimento d’ele-zione). Forse la sua fortuna dipende dall’essere,prima che fast food, uno street food. Al pari di san-guinaccio, spiedini di budello, pastrami, noodles,platano fritto, fish&chips, wurstel, grilli fritti, krill,burrito e tutto quel cibo che nei secoli accompa-

gna il viaggiatore a tutte le latitudini, si lega al con-sumatore proprio perché assolve a quel primariobisogno di calorie per viaggiare ieri, desiderio diesotico oggi. Non è più patrimonio di chioschi ebaracchini, ha le sue rivendite per elezione al paridegli altri cibi fast che in parte sta soppiantan-do, dalla pizza all’hamburgher, dagli arancini aglispring roll.Del resto, la sua forma shish, spiedino, è un mi-stico intervallo al quale non si può resistere pas-

È nel XVI secolo che nasce l’idea di utilizzare un metodo di cotturaverticale per la carne. Oggi il cibo da strada turco conquista epicureidi tutte le latitudini, nonostante sia una vera bomba caloricadi Yusuf Terak Castregui

Il vero scopo della vita, sene ha uno, consiste nellaricerca delle tentazioni.

Oscar Wilde

Gustare

La tentazione del kebab

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seggiando per i dedali di Galata, quartiere diIstanbul di antica origine genovese. Perché il ke-bab è prima di tutto profumo, esotico e irresi-stibile. La carne, che la tradizione vuole di mon-tone o agnello, ma può essere anche di manzo,vitello, pollo o tacchino, viene tagliata a fette,quindi marinata con erbe e spezie che varianodall’origano alla menta, fino al peperoncino o ilcumino, e infilata in uno spiedo fino a formareun grosso cilindro, sulla cui sommità vengonoposte le parti più grasse. Il cilindro ruota vicino a una fonte di calore, ilgrasso si scioglie e scivola verso il basso, confe-rendo alla carne un gusto particolare ed evitan-done l’indurimento. Man mano che la parteesterna del cilindro cuoce, con un coltello affi-latissimo si procede al taglio, permettendo unacottura lenta e progressiva fino all'interno delcilindro stesso. Si narra che un tempo era dalla‘musica’ del coltello da kebab e dalla profondi-tà dell’incavo del suo ceppo che si riconoscevala bravura di un macellaio. Il döner kebap (carne che gira) è l’unico piatto checuoce verticalmente. Pare che l’idea venne a uncondottiero accampato con le sue truppe ai con-fini dell’impero ottomano, nel 1554: in tal modonon si disperdeva il grasso, che forniva al tocco dicarne infilzato nella spada morbidezza e gusto.Oggi, mentre osservate le vostre fettine appenarasate dal fusto cadere sul piatto di raccolta perpoi finire nel panino arabo intriso di sapore, nondimenticate di proferire sentiti ringraziamenti al-l’eroe ignoto.

Il futuro ha toccato il fondo. Della tazzina

Se siete in Turchia e decidete di terminare il vostro pastocon un caffè, armatevi di pazienza: da queste parti è unabevanda che richiede una lunga preparazione e parec-

chi minuti di decantazione. Un vero e proprio rito che puòanche concludersi con un responso. Il caffè macinato finemente viene messo all’interno di un bric-co in ottone dalla forma allungata insieme ad acqua e zuc-chero. Si porta a ebollizione, quindi si distribuisce nelle tazzi-ne la schiuma formatasi in superficie. Un processo che vieneripetuto altre due volte, fino a quando il composto assumeuna consistenza sciropposa. Prima di berlo è opportuno at-tendere che la polvere si sedimenti sul fondo. E non pensate di alzarvi dal tavolo subito dopo averlo con-sumato. Qui non è difficile incontrare chi pratica la caffeo-manzia, arte che si è diffusa in Turchia nel 900 d.C. contem-poraneamente all’islamizzazione, e che vi chiederà di stringerela tazzina concentrandovi sugli aspetti della vostra vita futu-ra che vorreste conoscere. Il caffè rimasto sul fondo può assumere, infatti, forme che rie-vocano alla mente immagini o stati d’animo. Verranno in-terpretati attraverso l’Atanasjia, parola russa il cui significatoè un coinvolgimento empatico che mette in comunione ilsoggetto richiedente con l’interprete dei fondi. A questo punto non vi rimane che augurarvi che le figure sia-no chiare, ossia che abbiano un significato positivo.

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[COUNTRY]

- Io sono molto solo, - disse Muthar.Ka provò rancore e pietà nei suoi confronti, perché era sta-to capace di dire una cosa del genere in maniera così since-ra e credibile. Adesso sentiva che il buio nella stanza creavain lui e in Muthar una specie di confidenza da ubriachi. - Nonlo diventerò, ma se diventassi un credente che prega cinquevolte al giorno, sai perché ti farei veramente paura? Tu puoiabbracciare la tua religione e la tua comunità solo se i laici egli atei come me si assumono la responsabilità degli affari distato e dell’economia. In questo paese non è possibile segui-re le regole del culto a cuor leggero, senza fidarsi della dili-genza di un miscredente che porta avanti gli affari monda-ni, il commercio e i rapporti politici con l’Occidente.

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“Neve”Tratto da

di Orhan Pamuk (Edizioni Einaudi)

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[EXPERIENCE]

TNT raddoppia su Napoli: dopo l’impianto best-in-class di Carinaro, apre la Filiale di Casoria. Due milioni di investimento con la sicurezzache focalizzarsi su quest’area, per un express courier, è premiante

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La Freccia del

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Sud

apoli è una delle areedel Sud Italia con ilpiù elevato tasso dipresenza di industrie,laboratori manifattu-

rieri, imprese artigiane. Qui trovano casa l’im-prenditorialità diffusa e la capacità di innovare,che appartengono al DNA del luogo» . A dirlo èRosario Ambrosino, l’AD di TNT che conosce mol-to bene la città, visto che è nativo di Torre del Greco,e che aggiunge: «non credo alla retorica sulle po-tenzialità inespresse del Sud, semmai sono piùpropenso, per mestiere e forma mentis, a presta-re attenzione ai numeri. E i numeri ci dicono cheinvestire in quest’area per un express courier èpremiante, tanto che abbiamo deciso di raddop-

piare la nostra presenza sulla città aprendo unnuovo impianto».La ‘cultura del fare’ è nel DNA di TNT e del suo AD,che ha dato immediatamente seguito alle sue pa-role investendo circa due milioni di euro nell’areaper la realizzazione di una nuova Filiale a Casoriadalle dimensioni imponenti: occupa infatti unasuperficie complessiva di quasi 10.500 metri qua-dri. Il sito si affianca strategicamente all’impiantogià presente a Carinaro, raddoppiando di fatto la‘potenza di fuoco’ di TNT nella zona.La struttura è il frutto di un investimento strategi-co per TNT, perchè rafforza una presenza storica-mente importante dell’express courier in que-st'area e si inserisce all’interno di un vastoprogramma di re-engineering operativo che coin-

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[EXPERIENCE]

volge Napoli città e l’intero hinterland.L’obiettivo di TNT, naturalmente, è quello di aumen-tare l’efficacia e l’efficienza dei servizi offerti all’in-terno di una zona particolarmente complessa dalpunto di vista infrastrutturale e viario, ma al con-tempo ricca di numerosi insediamenti produttivi edi realtà economiche di primaria importanza.‘Napoli Casoria’, questo il nome dell’impianto,è collocato in una posizione strategica, rilevatasulla base delle coordinate del programmaMicrozone, che permette di mappare in modoscientifico l’intero territorio italiano sulla basedi criteri di funzionalità e precisione del tutto su-periori a quelli offerti dai tradizionali codici diavviamento postale. Questo approccio ha consentito di scegliere lalocation più baricentrica e funzionale per mas-simizzare l’efficienza dei percorsi dei mezzi del-la flotta di distribuzione. Non a caso, il nuovo impianto è collocato neipressi dell’aeroporto di Capodichino, estrema-mente funzionale ai servizi di ritiro e consegna

su Napoli, l’hinterland da Pozzuoli a Sorrento ele tre isole di Ischia, Capri e Procida.Sarà così possibile migliorare ulteriormente la qua-lità del servizio in un territorio dove TNT già dispo-ne di una struttura best-in-class quale quella diCarinaro, che adesso concentrerà il suo focus sul-le aree di Caserta, Isernia e le zone industriali del-l’area vesuviana. Da inizio novembre, inoltre, unsettore di Napoli Carinaro funge anche da Hubroad per l’area campana (Napoli, Avellino, Salerno),la Calabria e la Sicilia), permettendo di migliora-re il transit time e le finestre operative di tutte leFiliali della dorsale tirrenica.A questo impianto si affianca dunque una struttu-ra che occupa una superficie complessiva di pocomeno di 10.500 metri quadri e che dispone di unmagazzino di quasi 7.000 metri quadri, dotato disorter semiautomatico lungo 125 metri lineari, ca-pace di smistare oltre 2.000 colli all’ora. Napoli Casoriadispone di ben 80 ‘bocche di carico’, ed è stato pro-gettato per gestire le attività legate al pick up &delivery nelle migliori condizioni di efficienza.

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E di sicurezza: un sistema di 78 telecamere a cir-cuito chiuso garantisce il monitoraggio in remo-to 24 ore su 24 del comprensorio, a cui si accedeesclusivamente tramite lettori badge, e che è pro-tetto da 80 sensori antiintrusione.La location conta perciò sulle più avanzate dota-zioni tecnologiche del settore, ed è stata studiataanche in funzione dei programmi ambientali diTNT (che ha annunciato di voler ridurre a livelloworldwide le proprie emissioni di anidride carbo-nica del 45 per cento entro il 2020): si pensi che ilgigantesco sorter, quando è in funzione, consu-ma l’equivalente di una lampadina da 25 kw, gra-zie all’innovativa motorizzazione a 24 volt: menodi una lampadina a incandescenza!Napoli Casoria non è che l’ennesima confermadello ‘storico’ impegno di TNT Express Italy nel SudItalia, dove vanta il network di Filiali e TNT Pointpiù capillare del settore; è anche il primo expresscourier ad aver attivato, negli anni ‘80, il col-legamento aereo tra nord e sud delPaese per le consegne in 24 orein un’epoca in cui il concettodi trasporto espresso an-cora non esisteva.

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2.000.000 euro: valore dell’investimento (Filiale +Hub)7.000 mq: superficie del magazzino 1.024 mq: superficie degli uffici2.500 mq: superficie del parcheggio coperto 190: numero di addetti (diretti e indiretti)Packmaster 2400: modello di sorterFBA Automazione: costruttore di Torre d’Isola (PV)125 mt lineari: lunghezza della rulliera 2.000 colli/h inbound - 2.300 outbound: capacità di smistamento 25 Kw/h: consumo energetico del sorter a pieno regime

Casoria Highlights

L’Italia, secondo me, ha perso moltoa non saper utilizzare, perindifferenza, ma anche per paura, le formidabili potenzialità di questacittà decisamente troppo diversa. Fernand Braudel

Napoli

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[LINK WORLD]

n STATI UNITI -Un anno a luglio, la com-pagnia americana PetAirways, specializ-zata in passeggeri a 4 zampe che viag-giano con il loro padrone e non piùingabbiati nella stiva, ha annunciato cheentro il 2011 amplierà la rete delle cittàcoperte per un totale di 25 destinazio-ni. Plauso dagli animalisti.

n GERMANIA

Da Continental il progetto che semplifica la guida

Si chiama ‘Simplifyyour drive’ e rende-rà più facile, garan-tisce il colosso tede-sco, la vita degli

autotrasportatori. Con tre diversi profili,‘Country’, ‘City’ e ‘Park&Rest’, specifici per iveicoli da lavoro. Basandosi sui dati di unnavigatore satellite e di speciali teleca-mere in grado di leggere i segnali relati-vi ai limiti di velocità, il camion adatteràle luci al suo ingresso in città; sulle lunghedistanze, invece, calcolerà il percorso piùbreve e il costo dei pedaggi e regolerà leprestazioni del motore in base alla stra-da; ancora, nei momenti di pausa sosti-tuirà le mappe e le indicazioni del displaycon notizie, musica e film.

n EUROPA-CINA

TNT garantisce il primo servizio aereo freight a sostegno dell’hi-techDallo scorso ottobre un volo diretto col-lega Chongqing, un centro di produzio-ne di materiale hi-tech in rapidissima cre-scita nella Cina occidentale, e l’Europa.TNT, primo operatore a offrire un volodedicato, ha messo infatti a disposizio-ne un Boeing 747, il quarto della sua flot-ta, che farà la spola tre volte alla settima-na con l’hub aereo di Liegi.Nel sottolineare il buon posizionamen-to di TNT per «cogliere le crescenti oppor-tunità di business tra la Cina occidentalee l’Europa, fornendo ai nostri clienti i piùveloci, affidabili e flessibili servizi espres-so», il Regional Managing Director di TNTNorth Asia, Michael Drake, ha aggiunto:«La Cina è un mercato strategico e vitaleper TNT a livello globale; facendo leva suinostri punti di forza e sulle possibilità of-ferti dai servizi internazionali e domesti-ci, possiamo offrire un eccellente serviziointegrato che supporti sia le crescentiesportazioni sia la domanda interna delPaese, compresa la Cina occidentale».

n REVISIONI

GIRO D’AFFARI MILIONARIOCon il nuovo Codice della Strada essere sorpresi allaguida di un veicolo non revisionato avrà come con-seguenza una sanzione da 155 a 624 euro; in casodi recidiva la multa raddoppia e scatta la sospensio-ne dalla circolazione fino a revisione effettuata. Perchi, poi, circoli con un veicolo non revisionato e cherisulti già sospeso le sanzioni aumentano conside-revolmente: da 1.842 a 7.369 euro, e in caso di reite-rate violazioni si arriva al fermo amministrativo delmezzo (fermo che in autostrada scatta immediata-

mente, senza passare dalla sospensione). Milionarioil giro d’affari dei controlli obbligatori: nel primosemestre 2010, secondo quanto rivela l’OsservatorioAutopromotec, la spesa degli italiani per far revisio-nare la propria auto presso le officine private auto-rizzate è stata di 1.117,21 milioni di euro (-8,96% ri-spetto ai primi sei mesi del 2009), di cui 401,42 milionidi tariffa fissa e 715,78 di costo degli interventi ne-cessari a superare i controlli. A 11 anni dalla sua co-stituzione, il sistema delle revisioni registrerà via vial’introduzione del nuovo protocollo MCTC Net 2,che aggiorna il collegamento telematico tra le of-ficine e il Dipartimento Trasporti Terrestri.

n SPAGNA

Gli elettrici Piaggioper lo scalo di El PratPiaggio e Aena (la società che inSpagna gestisce gli aeroporti e la na-vigazione aerea) stanno testando l’usodelle tecnologie elettrica e ibrida nel-le aree aeroportuali. Fino alla fine diagosto, il personale dello scalo barcel-lonese si è servito di sei Porter ElectricPower e di uno scooter Mp3 Hybridper le quotidiane esigenze di mobili-tà. Entro il 2011 Aena valuterà se inte-grare con modelli elettrici la flotta im-piegata per i servizi aeroportuali, inlinea con la politica di sostegno allamobilità elettrica avviata dal governospagnolo.

n EUROPA - Tra i progetti dellaCommissione Europea c’è quello di in-trodurre, entro il 2012, nuove regoletese ad aumentare la sicurezza del ta-chigrafo digitale. Si punta soprattuttoa renderne impossibile la manipola-zione, facilitandone dall’altra partel’utilizzo. Per esempio, non sarà piùpossibile ‘ingannare’ il tachigrafo consoste simulate, poiché l’apparecchiosarà in grado di riconoscere un movi-mento del mezzo a prescindere daltrasmettitore primario.

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n ITALIA-CINA

Elettrobus italo-cinesi sulle strade del Bel PaeseCon oltre 200 chilometri di autonomiadi carica a una media di 90km/h si an-nuncia come un mezzo ideale per il tra-sporto urbano: è l’elettrobus italo-cine-se frutto dell’accordo di cooperazioneindustriale sottoscritto in Cina da RamaSpa (Azienda di Tpl di Grosseto) e M2APSrl (consulenza ambientale) per parteitaliana e da Shanghai Leibo NewEnergy Auto Technology Co., Ltd eJiangsu Alfa Bus Co., Ltd per parte cine-se. Il piano prevede a marzo 2011 l’omo-logazione e a maggio l’avvio della pro-duzione. Sono partner del progetto laProvincia di Grosseto e le municipalitàcinesi di Wúxīe Jiangyin.

n ITALIA A METANO

LA RETE SI INFITTISCEPoco meno di 800. In crescita. È sempre più capillare la presenza di distribu-tori di metano in Italia, soprattutto nelle regioni storicamente virtuose: EmiliaRomagna (136), Veneto (112), Lombardia (96) e Marche (78). Ancona, inparticolare, è la città più ‘eco’ d’Italia, con il 7,5% di veicoli a metano sul tota-le del parco circolante. Di contro, le maglie della rete si allargano al Sud, an-che se va segnalato il proliferare di colonnine in Campania e Puglia. “Ma il loronumero - sottolinea Federmetano - potrebbe crescere ulteriormente, se ilpeso dei vincoli normativi sull’apertura di un punto di rifornimento di meta-no per autotrazione fosse meno gravoso. In questo modo si potrebbe col-mare un’altra carenza della rete distributiva, e cioè quella che riguarda i pun-ti di rifornimento in autostrada”.

n VENETO - La Giunta regionale ha fir-mato una convenzione con la societàVeneto Strade e investito 180mila euronel Centro regionale di monitoraggioper la sicurezza stradale. A Veneto Stradesono state affidate attività specifiche qua-li la gestione del database regionale su-gli incidenti stradali e del relativo soft-ware per l’amministrazione dei dati.

n GERMANIA

Troppo stanco per guidare?Ci vuole una pausa caffè

Per i viaggi più lun-ghi e impegnativi,Bosch ha sviluppa-to un sistema ingrado di monitora-re lo stato psico-fi-

sico del guidatore. Il sensore angolo ster-zo analizza i movimenti del volante ecapta i momenti di inattività del driver.Combinando questi dati con la velocitàmedia e l’orario corrente, il dispositivo ot-tiene il livello di stanchezza. Se questo su-pera un certo valore, si accende una spiaa forma di tazza di caffè sul cruscotto chesuggerisce di fare una pausa.

n SUDAFRICA

Pedaggi senza barriere,Kapsch sbarca a JohannesburgProduttore internazionale di ITS avan-zati, Kapsch TrafficCom si è aggiudica-to una commessa da parte della città diJohannesburg per l’installazione e lasuccessiva gestione di un sistema di bi-glietteria automatica integrata sulla flot-ta degli autobus cittadini. Precedentia questa commessa, del valore comples-sivo di 17,5 milioni di euro, i contratti fir-mati in Australia (oltre 9 milioni di euro)e Thailandia (7 milioni di euro), che ve-dono Kapsch impegnata nella forni-tura e messa in opera di sistemi di pe-daggio elettronici.

n GERMANIA -Novità in arrivo sul fron-te sicurezza. Si tratta del dispositivo difrenaggio d’emergenza ‘OnGuardPlus’targato Wabco. Attraverso un appositosensore e un insieme di calcoli brevet-tati, applica la frenata in caso di collisio-ne imminente reagendo al movimen-to dei veicoli che precedono. Il risultatoè una decelerazione automatica chepuò arrivare al completo stop del mez-zo. Non solo: il sistema risponde anchein presenza di ostacoli fermi evitandol’impatto se sorgono, ad esempio, inco-lonnamenti improvvisi. OnGuardPlus è il primo dispositivo nelsuo genere studiato ad hoc per i veico-li industriali che rispetta il regolamen-to europeo la cui entrata in vigore è pre-vista nel 2013.

n SVIZZERA - Lo scorso agosto la fer-rovia merci svizzera FFS Cargo ha fattopartire il primo dei 270 treni shuttle cheogni anno attraverseranno le Alpi perconto della società di logistica olande-se Ewals Cargo Care. FFS Cargo assicu-ra anche un servizio speciale: mette adisposizione tre cosiddetti carri a tascasu ogni treno per consentire anche iltrasporto di semirimorchi di grande pro-filo tipo P 400 fino a Domodossola.

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[LINK WORLD]

P iccoli numeri per un grandeobiettivo: ridurre del 45% le pro-prie emissioni di CO2 entro il

2020. TNT, che sta già utilizzando oltre50 veicoli elettrici in Gran Bretagna,Olanda e Francia, ha inaugurato in Cinala prima flotta totalmente elettrica. Sitratta di 5 veicoli progettati, costruiti eassemblata in loco da Dong Feng Motorche, dopo il positivo test di tre mesi,sono oggi pienamente operativi all’in-terno dell’area di Shanghai. «Abbiamo apprezzato - ha commenta-to Peter Bakker, CEO del Gruppo TNT -la presenza sia del Governo sia della co-munità locale, entrambi impegnati apromuovere un concetto di trasporto‘verde’ e sicuro in Cina, creando le pre-messe per una condivisione delle best-pratice nei mercati di entrambi i Paesi».«Siamo molto onorati - gli ha fatto ecoil Presidente di Dong Feng, Xu Ping -

di essere qui oggi, con TNT, uniti nelcammino verso un futuro a ridotto im-patto ambientale». Progettati per ri-spondere alle esigenze operative delsettore ‘express’, questi veicoli a emis-sioni-zero sono alimentati da batterieal litio e adottano un sistema high-techdi monitoraggio che registra i consumidurante l’attività, permettendo una con-tinua ottimizzazione dei giri di conse-gna. Ognuno di questi richiede due oree mezza per una completa ricarica cheè in grado di garantire un’autonomia di120 chilometri.

Investimenti per 170 milioni Sempre in Cina, TNT investirà 170 milio-ni di euro nel consolidamento della pro-pria posizione sul mercato delle conse-gne domestiche. Ottimi i risultati di TNTHoau, la divisione che si occupa delleconsegne via road, le cui vendite dei ser-vizi day-definite hanno superato nei pri-mi sei mesi dell’anno quelle consegui-te nell’intero 2009. L’investimentopermetterà a TNT Hoau di estendere ilservizio a 26 delle più grandi città cine-si, lanciarne di nuovi e aumentare il per-sonale. L’azienda gestisce oggi un net-work di distribuzione che conta 1.500filiali e 57 hub nazionali.

TRE B777 PER TNT AIRWAYSOpereranno sulle rotte di lun-go raggio che collegano Asiaed Europa i tre Boeing 777-200 oggetto dell’accordo perla consegna e il noleggio si-glato lo scorso ottobre traTNT Airways e GuggenheimAviation Partners. Il primo aereo entre-rà in funzione nel luglio del 2011, gli al-tri due entro la fine del prossimo anno.I nuovi B777 ridurranno l’utilizzo da par-te di TNT di linee commerciali o di con-tratti di noleggio a breve termine, e for-

niranno all’express courier lacapacità necessaria a suppor-tare la sua crescita in Asia.«Come l’affidabile 747 - hacommentato Niky Terzakis,Managing Director di TNTGlobal Air Network - il B777 èil miglior aereo cargo a livello

di consumi di carburante, e offre una ca-pacità di carico quasi equivalente a quel-la del B747 (107 tons contro 117, NdA)».Ad oggi, TNT copre le rotte Asia-Europacon due B747-400ERFs di proprietà ealtri due in noleggio a breve termine.

SPEDIZIONI SELF SERVICEEtichettare le spedizioni direttamente sulluogo di produzione. Da oggi è possibi-le grazie a Express Label, la soluzione svi-luppata dal Dipartimento CIT di TNTExpress Italy. Express Label non comporta installazio-ni e consente al cliente di produrre in casal’etichetta barcodata, personalizzabilecon il proprio logo, contenente tutti i ri-ferimenti necessari, e di caricare la mer-ce su un mezzo TNT che ‘linkerà’ diretta-mente luogo di produzione e Hub,riducendo l’attività e permettendo di in-tegrare in maniera ottimale le tempisti-che del cliente con i processi TNT.

SIGNORINI, DRIVER ECONOMOAppena il tempo di festeggiare il tito-lo di Campione Italiano dei driver TNTconquistato sul circuito Fiat di Balocco(VC) e per Giovanni Signorini, livor-nese di 45 anni in forza alla Filiale TNTdi Pisa dal 1989, ecco un podio anco-ra più prestigioso: quello del ‘Drive mechallenge’ mondiale. Sotto la pioggiabattente che il 6 ottobre ha flagella-to la pista dello storico aeroporto mi-litare di Valkenburg, in Olanda, davan-ti a 16 colleghi provenienti da Cina,Australia, Emirati Arabi... Signorini haottenuto la piazza d’onore.Un secondo posto tutto toscano: ildriver, infatti, ha corso in coppia conMarco Giglioli, manager TNT origina-rio di Montopoli Valdarno (PI). Nella foto, Signorini stringe la coppaconsegnatagli dal CEO di TNT, PeterBakker (al centro), che ha preso per-sonalmente parte alla competizio-ne. Completa il trio Marco Giglioli.

Operativa nell’area di Shanghai la prima flotta ad emissioni zero

Cina, TNT investe nell’elettricoe potenzia i servizi road

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TNT, il “buono” della logistica La lotta contro il tempo, misurato inconsegne sempre più express, è perTNT una sfida quotidiana. Di fronteall’S.O.S. lanciato dalle Nazioni Unitedopo la devastante inondazione che loscorso agosto ha colpito il Pakistan, ilcourier ha reagito come suo solito:organizzando, efficiente e rapido,l’ennesima missione umanitaria. Il 16 ottobre, in occasione del WorldFood Day, ha quindi trasportato conuno dei suoi Boeing 747-400 ERF 110tonnellate di cibo a Karachi, unaquantità sufficiente a nutrire 330.000bambini per una settimana. Ha anchemesso a disposizione i proprimagazzini di Hyderabad, prossimi aMultan e Islamabad, e li ha dotati distaff operativo, sorveglianza armata,pallet e container a temperaturacontrollata. Trasporto e magazzinaggio,quantificabili in circa 400.000 euro,sono stati offerti gratuitamente alWorld Food Programme delle NazioniUnite.

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