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REALIZZATO DA: IAPICHINO MARCO (1791-1882)

Francesco Hayez

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Marco Iapichino 2006

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Page 1: Francesco Hayez

REALIZZATO DA:IAPICHINO MARCO

(1791-1882)

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• BIOGRAFIA

• OPERE

• BIBLIOGRAFIA

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• Nasce a Venezia nel 1791 da una famiglia povera che, ben presto, lo affida allo zio Giovanni Binasco, amatore e mercante d’arte di origine genovese. In questo ambiente Hayez si accosta alla pittura, divenendo allievo dei pittori Francesco Magiotto e Teodoro Matteini.

• Dopo aver vinto, nel 1809, il concorso per l’alunnato di Roma, si trasferirà presto nella capitale e verrà affidato ad Antonio Canova. Comincia a farsi conoscere nell’ambiente artistico romano, accostandosi, in particolare, a quello neoclassicista e purista come dimostrano le sue prime opere importanti: Rinaldo e Armida (1813) e Ulisse alla corte di Alcinoo (1814-1816). Il soggiorno romano consentì al veneto di conoscere l’ opera di Ingres e Raffaello.

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• Con L’atleta trionfante (1816) Hayez vince il concorso dell’Accademia di San Luca, mentre il 1817 è l’anno del suo ritorno a Venezia.

• A Milano Hayez ereditò la cultura neoclassica creando una maniera accademica di grande mestiere e nobile pathos. Qui il Veneto raggiunse una compiuta maturazione e trovò un ambiente liberale e patriottico, maturando così un certo spirito nazionalistico. Molti i capolavori di questo periodo - come i Vespri siciliani (1821-22), Pietro l’Eremita predica la crociata (1829) e i Profughi di Parga (1831) - saranno dedicati a temi storici che alludono, in realtà, a fatti e aspirazioni del Risorgimento, in una dimensione sentimentale e passionale.

• Seguendo sempre il proprio rigoroso ideale formale, Hayez affronterà alcuni soggetti amorosi o patetico-religiosi: L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo (1823), La Maddalena penitente (1832), Betsabea al bagno (1834), dipinti che suscitavano scalpore e scandalo per l’esplicita sensualità cui alludevano.

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• Grazie ai buoni rapporti instaurati con il governo austriaco, nel 1837 Hayez realizza in Palazzo reale il grande affresco con l’Allegoria dell’ordine politico di Ferdinando I.

• Amico di personaggi come Manzoni, Rosmini, Rossini, ci ha lasciato di loro e di grandi famiglie lombarde un gran numero di ritratti caratterizzati da un misurato equilibrio e un aristocratico decoro che tengono sotto controllo le emozioni e la psicologia del soggetto.

• Dal 1850 insegna all’Accademia di Brera e nel 1852 espone a Verona la Meditazione, commosso ricordo del martirio delle Cinque giornate. • Nel 1859 Hayez presenta il Bacio all’esposizione allestita a Brera per l’ingresso di Vittorio Emanuele e Napolene III, il suo quadro forse più famoso e popolare, mentre la seconda versione sarà inviata all’esposizione di Parigi del 1867.

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• Del 1867 sono le ultime due opere monumentali, la Distruzione del tempio di Gerusalemme e Marin Faliero, che furono presentate a Brera come testamento artistico destinato alle due accademie di Venezia e di Milano, dove sono ancora conservate.

• Il suo ultimo capolavoro, Un vaso di fiori sulla finestra di un harem, è eseguito un anno prima della morte, che avverrà a Milano il 21 dicembre del 1882.

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Auto-ritratto di Francesco Hayez

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Rinaldo e Armida (1813)

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Vespri siciliani (1821-22)

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Il bacio (1859)

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Un vaso di fiori sulla finestra di un harem (1881)

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Movimento artistico sviluppatosi in Europa nella seconda metà XVIII sec, per azione del pensiero illuminista in contrapposizione all’ rococò e al barocco;è caratterizzato dal ritorno a forme classiche greche e romane studiate criticamente e assunte come norma di perfezione estetica e morale e dalla ricerca teorica di un fondamento razionale e universale del bello.

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• Laoconte (1812)• Rinaldo e Armida (1813)• Ulisse alla corte di Alcinoo (1814-1816)• L’atleta trionfante (1816)• I Vespri siciliani (1821-22)• L’ultimo bacio di Giulietta e Romeo (1823)• La Maddalena penitente (1833)• Betsabea al bagno (1834)• Pensiero malinconico (1842)• Il bacio (1859)•Un vaso di fiori sulla finestra di un harem (1881)• Ritratto di Alessandro Manzoni

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Alla salda impostazione della figura Hayez affianca un ‘ ottima soavità di pennello e un morbido chiaroscuro.

Manzoni appare severo e composto in atteggiamento pensoso, immortalato in un’ immagine intensa fatta di pochi colori che sfumano alle sue spalle in un vago chiarore.

Si può notare una certa sobrietà nel dipinto: il vestito del Manzoni è sobrio e la sedia è semplice e austera.

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Alessandro Manzoni, Milano Pinacoteca di Brera

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• L’ atleta, che tiene nella destra la palma della vittoria, è in primo piano ed collocato in ambiente composto da un carro e da un edificio classico con colonne doriche. La quasi frontalità è mezzo per dimostrare la perfetta conoscenza dell’ anatomia e delle regole proporzionali che stanno alla base dello studio del nudo.

• La posizione dell’ atleta è resa meno statica e più dolce dall’ incedere verso destra e dalla rotazione della testa verso il lato opposto.

• L’efficace chiaro scuro, invece, è dovuto all’ illuminazione da sinistra e dall’ atteggiarsi del corpo, appena sinuoso,con un braccio sollevato e l’ altro avvolto in mantello ondeggiante che offre il necessario contrasto all’ incarnato chiaro.

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L’ atleta trionfante

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• Rappresenta una fanciulla presa dalla malinconia.

• Nella dolcissima malinconica fanciulla dai grandi occhi scuri, l’ aspetto quasi discinto sta a sottolineare, nell’ imperfetto stato esteriore, una caduta di equilibrio emotivo, spostandosi verso la tristezza sognante e la depressione. A rafforzare la sensazione di perdita Hayez ha collocato sulla sinistra un vaso di fiori in parte appassiti. Dei petali ed una foglia caduta ci suggeriscono, con la loro definitiva scomparsa dalla vita, la scomparsa della gioia.

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Pensiero malinconico (1842)

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• Sicuramente la più famosa creazione dell’ artist, il dipinto godè di un ampia e meritata popolarità.

• Il bacio dolce e furtivo venne interpretato come l’ addio del cospiratore all’ amata. Favorivano tale interpretazione il volto coperto del giovane, il suo piede sinistro poggiante su uno scalino -come se avesse gran fretta di andare via-il pugnale che preme sulla fanciulla e l’ombra di un uomo nell’ atto di spiare gli amati.

• Le figure dei due giovani si stagliano nitide contro una parete di pietre squadrate. La fanciulla è completamente abbandonata nell’ abbraccio. La flessuosa figura è impreziosita dai riflessi cangianti e lucenti della veste di seta che sembra aggiungere luce alla scena.

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Il bacio (1859)

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• Il quadro raffigurante «Rinaldo e Armida» realizzato da Hayez a soli 22 anni è un’opera pienamente neoclassica. Di grande qualità cromatica e tonale, l’opera è del tutto aderente ai principi stilistici neoclassici, sia per la perfezione esecutiva sia per il grande equilibrio compositivo, anche se in maniera decisamente accademica. Tuttavia lo stile neoclassico, che in quest’opera appare già maturamente padroneggiato, di fatto non scompare mai nei quadri di Hayez, portando a quel dualismo, già evidenziato, di molti pittori dell’Ottocento italiano che sono romantici solo per scelte poetiche alla moda, ma stilisticamente rimangono dei pittori di matrice neoclassica.

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Rinaldo e Armida (1813)

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Ulisse alla corte di alcinoo

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La vicenda tragica dei due amanti shakespeariani, divenuta poi emblema del sentimento romantico, deve proprio ad Hayez la sua immensa fortuna popolare. A Giulietta e Romeo sono ispirate, infatti, anche altre opere eseguite successivamente dall’artista (tre dipinti del 1825 e due del 1830) sino alla trasposizione, a partire dal 1859, di questo motivo nella serie del Bacio. Il dipinto del 1823 divenne una delle opere di culto dell’Ottocento romantico. Erano molti gli elementi del quadro che suscitavano ammirazione: la fedele ricostruzione dell’ambiente, i riferimenti formali all’Adultera di Tiziano, la sontuosa resa dei costumi, oltre che, naturalmente, il senso poeticamente romantico che ispirava tutta la composizione. In effetti, l’opera risulta assai preziosa per l’evidenza realistica dei dettagli dell’interno “fiammingo” e per la naturalezza di aspetto e di atteggiamento della protagonista femminile, che riproduce la fisionomia di Carolina Zucchi, amante di Hayez, utilizzata come modella anche in altre opere.

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L’ultimo bacio dato a Giulietta da Romeo1823olio su tela; 291 x 201,8 Tremezzo (Como), Villa Carlotta

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L’iconografia biblica è appena riconoscibile attraverso la piccola figura sfumata del re David, nascosto dalle fronde sull’estremo margine superiore, e gli abiti egizi dell’ancella che accentuano, in realtà, il carattere esotico della scena. Il tema della bella Betsabea al bagno, comprensibilmente gradito ai committenti, ebbe molta fortuna in Hayez (che lo affrontò quattro volte) e presso altri artisti del tempo poiché univa generi differenti: il nudo, il quadro storico–religioso e quello di gusto erotico e disimpegnato della bagnante. Tutta la composizione ruota intorno al nudo levigato di Betsabea, plasmato dalla luce che piove dall’alto lasciando in ombra solo il paesaggio e certe parti delle figure. Alla partitura grafica, particolarmente precisa e raffinata, corrisponde una stesura cromatica dai toni generalmente smorzati e freddi, a eccezione dei costumi delle ancelle accesi di un rosso vivo.

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Betsabea al bagno1834olio su tela; 180 x 140 Collezione privata

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Il dipinto è entrato all’Accademia di Brera poiché inviato dallo stesso pittore come saggio del concorso di pittura bandito nel 1812 sul tema di “Laocoonte, figlio di Priamo e sacerdote di Apollo, vittima, coi figli, della vendetta di Minerva, per cui partirono due grossi serpenti da Tenedo per avvinghiarli a morte nelle loro spire”, concorso del quale l’opera di Hayez risultò vincitrice ex-aequo insieme a quella di Antonio De Antoni, un protetto di Andrea Appiani. Hayez, infatti, rinuncia all’isolamento eroico e plastico dei protagonisti del dramma, ossia Laocoonte e i due figli, scegliendo di inserirli, invece, in un ambiente scenografico di ampio respiro, abitato anche da altri personaggi che si muovono in un ritmo incalzante e corale sottolineando la dimensione collettiva e civile dell’evento.

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Laocoonte1812olio su tela; 175 x 246 Milano, Accademia di Brera

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L’esplicito riferimento formale per questo bellissimo e sensuale dipinto è la Maddalena penitente (1790) del Canova. L’inconsueto realismo di questa Maddalena, evidentemente apprezzato dal committente, suscitò reazioni moralistiche da parte della critica contemporanea, che sottolineò l’impudicizia e il senso di profanazione derivante da una nudità così esplicita e conturbante. Mentre il fondo paesistico risulta assolutamente decorativo e convenzionale, la figura nuda della Maddalena, che si offre in tutta la sua “scandalosa” sensualità, sembra palpitare di vita reale nella posa morbida e naturale, nella mirabolante cascata di capelli e nello sguardo fisso e malinconico che sembra colto dal vero. L’impostazione essenziale e diretta del soggetto diverrà una caratteristica sempre più presente nelle opere di Hayez, che fu, tra l’altro, un grande interprete della bellezza femminile.

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La Maddalena penitente1833olio su tavola; 118 x 151 Milano, Civica galleria d’arte moderna

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I Vespri siciliani fu una rivolta popolare scoppiata a Palermo nel 1282. L’episodio dei Vespri siciliani acquistava il significato simbolico, nell’ottica risorgimentale, di rivolta contro lo straniero. Il quadro di Hayez illustra l’episodio in maniera molto letteraria ma poco emozionante. Le figure sono scandite secondo pose molto teatrali che risentono ancora dei quadri storici neoclassici del David. Lo stile di esecuzione è anch’esso fondamentalmente neoclassico, fatto di precisione di disegno, rilievo chiaroscurale, fattura molto levigata, chiarezza di visione. L’unica cosa che fa collocare questo quadro nell’ottica del romanticismo è solo il soggetto ed il contenuto: il riferimento ad una storia del medioevo che ha come messaggio un contenuto patriottico e risorgimentale

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Francesco Hayez, I vespri siciliani, 1822

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Testo “LA GRANDE STORIA DELL’ ARTE”