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GABRIELE MANDEL I NOVANTANOVE NOMI DI DIO NEL CORANO

Gabriele Mandel - I Novantanove Nomi Di Dio Nel Corano [Ita eBook Sufismo Islam Byfanatico 2008]

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GABRIELE MANDEL

I NOVANTANOVE NOMI DI DIO NEL CORANO

-SAN PAOLO EDIZIONI-

Introduzione Secondo la teologia musulmana i Nomi di Dio rappresentazione vocalizzata dei Suoi attributi sono quattromila. Mille di questi sono conosciuti solo da Dio; mille da Dio e dagli angeli; mille da Dio, dagli angeli e dai profeti; e mille da Dio, dagli angeli, dai profeti e dai credenti. Di questi ultimi mille, trecento sono menzionati nella Thor, trecento nei Salmi, trecento nei Vangeli e cento nel Corano. Di questi cento, novantanove sono noti ai fedeli comuni, mentre uno nascosto, segreto e accessibile solo ai mistici pi illuminati (si veda all'ultimo capitolo). Dei novantanove Nomi (nome: ism; plurale sm' o smy) parla il Corano stesso: "A Dio appartengono i Nomi pi belli [alAsm alHusn]. Invocatelo con questi, e distoglietevi da coloro che bestemmiano i Suoi Nomi" (VIII, 180). "Dio, non altro dio che Lui. A Lui i Nomi pi belli" (XX,8), "Sia che Lo invochiate "Dio", o che Lo invochiate "Clemente", con qualsiasi Nome Lo invochiate, Suoi sono i nomi pi belli" (XVII, 110). Il profeta Maometto disse: "Vi sono novantanove Nomi che appartengono solo a Dio. Colui che li

impara, li capisce e li enumera entra in paradiso e raggiunge la salvezza eterna". E il mistico Tosun Bayrak, shaikh della Jerrahiyya: "I bei Nomi di Dio sono la prova dell'esistenza e dell'unicit di Dio. O voi che siete arsi e turbati per il peso e la sofferenza del mondo materiale, possa Dio far s che i Suoi bei Nomi siano un balsamo lenitivo per i vostri cuori feriti. Imparate, capite e recitate i bei Nomi di Dio. Cercate le tracce di questi attributi di Dio nei cieli, in terra e in ci che vi di bello in voi stessi. Cos troverete beneficio, a seconda della grandezza della vostra sincerit. Col permesso di Dio, chi dubita trover sicurezza, l'ignorante trover conoscenza, chi nega affermer. L'avaro diventer generoso, i tiranni chineranno il capo, il fuoco nel cuore degli invidiosi si spegner". In effetti capire "l'essenza" di questi attributi rende quieto l'animo, infonde fiducia e arricchisce spiritualmente. Ecco perch, sul piano strettamente pratico, consuetudine ripetere i Nomi facendo scorrere tra le dita un rosario composto di novantanove grani (o di trentatr, ripetuti tre volte). Questo rosario si chiama subha in arabo e tashb (o anche komboloy) in turco. possibile che esso derivi da quello buddhista, di centootto grani, in uso nell'Asia centrale e orientale fin dal IV secolo; a sua volta quello musulmano pu aver dato origine, per imitazione, al rosario cattolico, adottato sul finire del XII secolo e pi tardi definito nella forma attuale. Anche a livello psicologico dimostrato che far scorrere i grani di un rosario fra le dita calma, blandisce e aiuta a superare l'ansia e la tensione.

Per l'Islm l'essenza divina indefinibile. Comporta realt che sfuggono ai limiti della mente umana, quali Eternit, Unicit, Infinito...; tuttavia, pur essendo "Assoluto invisibile" anche se "Realt onnipresente", l'Essenza divina manifesta nei Suoi fenomeni grazie all'attribuzione di un Nome a ciascuno di essi. Quindi ogni Nome simbolo di un attributo dell'Essenza divina nella Sua quiddit, che riflesso della realt di Dio; mentre in effetti Dio ancora di sopra e oltre a tutto ci. Il Nome ha sempre rivestito un valore di considerevole importanza presso gli antichi popoli semitici. Nell'Antico Testamento Mos parla con Dio e dice: "Mi chiederanno: Qual il Suo nome? Che cosa risponder loro?". Nella lettura privata della Thor il nome di Dio, Jhwh, non veniva pronunciato; era detto in sua vece: Ha shem (il nome). E Ges: "Ho manifestato il Tuo Nome agli uomini che mi hai dato dal mondo" (Gv 17,6); e poi, nel Pater noster: "Sia santificato il Tuo Nome". Nell'Antico e nel Nuovo Testamento Dio stesso che impone il nome ai profeti maggiori. Nell'Islm "i pi bei Nomi" (alAsm alHusn, detti anche alAsm alIlhiyyah: i Nomi divini) hanno dato luogo a uno studio specifico, a un capitolo della teologia, alla discussione fra teologi e settari sul loro valore e sui problemi che pongono; ma ne parleremo nell'ultimo capitolo, dopo l'elencazione commentata e ragionata dei novantanove Nomi coranici. Va considerato infine che per l'Islm ogni raffigurazione di Dio assolutamente vietata. Dio

non raffigurabile; anzi: la Sua essenza, causa prima di ogni esistenza, talmente superiore a ogni concetto umano, che perfino il tentativo di spiegarLo a parole produce soltanto un balbettio informale e inadeguato. Oltre a ci, nei luoghi di preghiera sono vietate le immagini di esseri umani e di animali, affinch le anime semplici non si lascino indurre alla tentazione di adorarle. Nessun Corano, perci, contiene immagini o illustrazioni: solo decorazioni geometriche, vegetali e calligrafiche. per errato il concetto occidentale secondo il quale le immagini sono del tutto vietate. Numerose miniature persiane, turche e indiane - per citare solo le scuole principali ricche di capolavori raffinati e sensibili - dimostrano che il mondo islamico ricchissimo di raffigurazioni. comunque vero che la civilt, l'arte e la cultura dell'Islm sono opera di popolazioni nomadiche (quelle turche, essenzialmente) e il nomade, per la natura della vita che conduce, tendenzialmente aniconico. Quando, dopo i primi duecento anni di dominio arabo in cui l'arte islamica fu solo un'appendice del Tardoantico (alla stregua delle arti bizantina, armena e paleocristiana), le popolazioni turche invasero l'Occidente asiatico, africano ed europeo, sintetizzarono la loro "arte delle steppe" nell'unione con quella bizantinoarmena e diedero finalmente all'Islm arte, civilt e cultura autonome. Ecco quindi giustificata la preponderanza aniconica, dovuta al gusto del nomade e non a un divieto coranico, che appunto nel Corano non si trova.

Un ulteriore contributo alla civilt dell'Islm venne dato dai popoli dell'Asia centrale nell'ambito della speculazione mistica, con la costituzione di varie correnti e confraternite, ricche di apporti filosofici, letterari e poetici. Sono queste le scuole dei sufi (i mistici dell'Islm), ai quali si far spesso riferimento nelle pagine seguenti. Per le ragioni suddette, in luogo d'una impossibile "raffigurazione" di Dio si us scrivere "Dio" (in arabo: Allh) e come parte della tipica decorazione islamica la calligrafia acquist importanza considerevole. Persiani e turchi tracciarono pagine calligrafate in cui presente tutto il valore dell'arte figurativa; da persiani e da turchi trassero insegnamento altri popoli, con elaborati che mai raggiunsero l'importanza dei maestri. Ecco dunque che anche "i pi bei Nomi" vennero devotamente calligrafati, unendo fervore d'arte a fervore religioso. Nei tempi bui della decadenza dovuta al dominio colonialista, i popoli che si trovarono distaccati dall'impero ottomano (arabi o arabofoni, e in modo minore alcuni popoli dell'Asia centrale) mutarono la religione in fanatismo e la scienza in magia; usarono allora "i pi bei Nomi" come semplici amuleti, come portafortuna correnti, deprivandoli quasi dei loro profondi significati e della venerazione che meritano. Tuttavia i "Nomi di Dio" - e l'esegesi musulmana non cess mai di rammentarcelo - non sono Dio; sono una semplice identificazione della realt divina adattata ai limiti umani, che simbolizza in modo insufficiente la Sua essenza, a noi invisibile pur nella Sua realt. Jalal alDn Davn (o

Dawwn), filosofo ishrq' (1427-1502), nel celebre commento a Shihboddin Sohravard (Arz-Namh) definiva appunto "il Nome" come uno strumento per la comprensione umana, e null'altro: "Il Suo Nome: ossia quello con cui conosciuta la Sua essenza, il Nome come inteso nell'uso che ne fanno i filosofi, non la semplice parola che Lo designa! Il Suo Nome domina il cerchio delle Intelligenze". Qui Davn us il termine "cerchio" intendendo che le "Intelligenze accerchiano tutto ci che di sopra da esse". Ogni singolo essere umano pu raggiungere una conoscenza di Dio, ma si tratter sempre e solo di una conoscenza a dimensione umana, non a dimensione di Dio. Ecco quindi i Nomi, che non sono a misura di Dio, superiore a tutto ci che pensato da chiunque non sia Dio. Questi Nomi sono di aiuto all'essere umano e solo all'essere umano, per il quale svolgono una duplice funzione: a) indicano la via per avvicinarsi a Dio e lo aiutano a percepire per quanto possibile l'identit trascendente di Dio, creatore della creazione e perci dei Nomi stessi, che pertanto non Lo possono contenere; b) indicano la via da percorrere per migliorarsi: nel desiderio di capire Dio, all'uomo rimane solo la sperimentazione delle qualit divine su di s; per cui la meditazione dei Nomi (o la "rammemorazione", il dhikr dei sufi) una via per la realizzazione del s (alInsn alKmil: l'uomo universale).

Cos, ad esempio, contemplando una delle qualit di Dio simbolizzata nel Nome alRahmanu (il Misericordioso), giungiamo a percepirne la misericordia e ad essere noi stessi misericordi. Si pu passare da simile considerazione a una pi dilatata: prerogativa, essenza della Sua "identit" divina l'essere Creatore; e noi viviamo questa vita materiale per sperimentare una delle qualit, uno degli aspetti di Dio ("Capirlo significa avvicinarsi a Lui", scrisse il maestro sufi Nr alDn Isfaryin, 1242-1317 c.). Ovvero: "vivendo" nella Sua creazione, conosciamo la Sua qualit creativa grazie alla sperimentazione diretta. Il fatto stesso che il Corano insista sull'Unicit di Dio, a null'altro simile, porta ai seguenti cinque attributi: Qidam (Egli prima del prima. il "non venuto", il "sempre stato"); Baqa (Egli dopo il dopo, Egli sar sempre); Wahdaniyyah (Egli unico, senza compagni che Gli somiglino, la causa di tutto. Tutto ha necessit di Lui, Egli non ha necessit di nulla); Mukhalafatun lilHawadith (Egli il Creatore, e non simile al Suo creato. il Creatore [alKhliqu] di tutte le cose, l'Iniziatore assoluto [alBad'u]); Qiyam biNafsihi (Egli l'Autosussistente, che non necessita di nulla. L'Apparente [alZhiru] e il Nascosto [alBtinu]).

Ci ha dato origine a una serie di disquisizioni dotte e di dispute fra dottori in teologia delle varie scuole e fra teologi e mistici (i sufi). necessaria allora una digressione per chiarire il concetto di Dio nella teologia nell'Islm. La scienza tradizionale concernente Dio la 'ilm alKalm, o 'ilm al Tawhd. Le varie scuole principali furono (con gli Omayyadi) i murji'iti, i qadariti, i jabbriti; poi, soprattutto, i mu'taziliti; infine, a partire dal X secolo, gli ash'ariti e gli hanafiti/mturditi. La teologia si avvalse quindi della "scienza degli hadth" (i "detti" del profeta Maometto) e della "scienza del tufsr" (interpretazione esegetica). Il Tawhd si bas essenzialmente sull'esistenza di Dio (Wujd Allh); sugli attributi di Dio (siftAllh) - basati sui rapporti dell'essenza e degli attributi, sulla lista degli attributi e sugli attributi controversi - e sui versetti ambigui, ossia quelli che davano un'immagine antropomorfa (mutashbih) di Dio. L'esistenza di Dio , naturalmente, alla base di tutto e si esplicita nel dogma unico: La allh ila Allh (Non c' altro dio che Dio). La lista degli attributi universalmente accettata; solo la natura degli attributi sar variamente discussa, e avremo: 1) attributi dell'essenza (sifat alDht), concernenti l'esistenza non distinta dall'essenza; 2) attributi essenziali (dht, o nafs), spesso distinti in attributi detti "escludenti", che sottolineano la trascendenza divina (ad esempio

eternit, permanenza, autosufficienza), e attributi ma'n (di qualit), che aggiungono un concetto all'essenza (come onnipotenza, volont, scienza, vita, parola, udito, vista, percezione); 3) attributi di qualificazione (ma 'nawiyya), ossia attributi ma'an presi verbalmente (Onnipotente, Volente, Conoscente); 4) attributi d'azione (sift alAf'l), che designano una "possibilit" di Dio, attivabile ma non sempre attiva (come creazione, comando e ogni tipo di decisionalit) Oltre a ci, dal momento che alcuni attributi possono affermando una qualit (per cui hanno azione di attributo affermante), negarne il contrario (azione di attributo escludente), alcuni Nomi di Dio che testimoniano Sue qualit possono avere interpretazioni dalle sfumature varie, come vedremo ai singoli casi. Per ci che riguarda i versetti ambigui (mutashbih) - in particolare quelli che citano il volto di Dio, l'occhio di Dio, Dio si siede sul trono alcune scuole, soprattutto all'origine, consideravano reale l'antropomorfizzazione di Dio, addirittura negando la possibilit di interpretazione. il momento in cui la teologia ancora in mano agli arabi (gli abitatori della penisola arabica, gli altri popoli essendo "arabofoni", ma non etnicamente "arabi". Si pensi, ad esempio, che il sangue degli algerini mauro e vandalo, con scarsa presenza greca e romana, mentre in loro il sangue arabo pressoch irrilevante).

L'avvento dei turchi e dei persiani, pi acculturati e con civilt millenarie alle spalle, determin un considerevole balzo in avanti della teologia e si ebbero interpretazioni illuminate - spesso in chiave esoterica - della parola coranica (gli sciiti, poi, negarono del tutto l'attendibilit degli hadth). Secondo grande argomento della teologia musulmana fu lo studio degli "atti di Dio" (af'luhu ta'l), la cui conseguenza furono le diatribe riguardo il libero arbitrio, predicato dai mu'taziliti, e la "decisione totale di Dio", predicata dagli ash'ariti; il che diede naturalmente luogo a numerose opere pro e contro, facendo nascere scuole e ramificazioni varie. Tutto ci condusse l'insieme della teologia islamica a speculazioni, a scuole differenti e a concetti talora in contrasto. Principali correnti furono l'indirizzo teologico sunnita, l'indirizzo teologico ism'ilita, la falsafa, il kalm e il tasawwuf. La teologia ism'ilita - la corrente che forse pi d'ogni altra si diversific dalla tradizione comprende la via Khrijita e quella Sh'ita, in cui si mescolano teologia tradizionale, neoplatonismo e filosofie precipue dell'Irn. L'accento posto, qui, sul mistero inconoscibile di Dio, fino al sistema emanatista di Nasaf (per cui sussiste l'intermediazione dell'Intelletto universale), fissandosi su un insieme di ipostasi gnostiche, con abbondante interpretazione allegorica dei passi coranici.

La falsafa (filosofia) studia in senso positivistico le questioni riguardanti il concetto di Dio, con una derivazione aristotelica e neoplatonica abbastanza evidente (Dio il Pensiero che si pensa; il Bene supremo che necessariamente si ama). Abbiamo cos un Islm che giunge a Dio con il ragionamento da un lato e con l'intuizione dall'altro, secondo la dimostrazione del turco Avicenna (noto in Occidente soprattutto come medico). Naturalmente i falsifa furono avversati dai teologi tradizionalisti. Il kalm fu in un certo senso la reazione ragionata dei teologi sunniti ai filosofi. Se ne conoscono due scuole principali: quella mu'tazilita e quella ash'arita, che - con disquisizioni, arguzie sottili e bizantinismi eccessivi - tendono soprattutto a discostarsi dall'accettazione "alla lettera" del Corano caratteristica dei cosiddetti "pii antichi" (salaf), per quanto rimangano formalmente legate alla tradizione. Il tasawwuf, ovvero il sufismo, la punta di diamante, il concetto supremo del misticismo islamico. Furono sufi i maggiori pensatori, scienziati e poeti dell'Islm, esprimendo ciascuno, con assoluta libert, i valori principali della propria personalit, pur nel totale abbandono al Dio unico. Ci avvenne non senza opposizioni, anche violente, da parte dei teologi, come insegna il martirio di alHallaj (ucciso dai tradizionalisti a Baghdad nel 922). I sufi si organizzarono in confraternite ed ebbero peso e importanza anche negli affari politici delle varie nazioni musulmane. Essenzialmente le linee principali della ricerca

mistica si basarono su due concetti: l'unicit della Testimonianza (wahdat alShuhd), espressa dal sufi in unione d'amore con Dio; e l'unicit dell'Esistenza (wahdat alWujd), per cui nulla esiste se non Dio. A Dio solo quindi i mistici tendono, fino all'integrazione finale. Vediamo ora i novantanove Nomi e i loro significati. Seguiremo l'elencazione pi diffusa e ortodossa; ne vedremo in seguito le varianti in altre elencazioni. I Nomi dal 2 al 14 seguono l'ordine con il quale sono menzionati nel Corano (LIX, 22-24): " un Dio tale che non v' altro dio che Lui, il Conoscitore dell'invisibile e del visibile. Lui il Misericordioso, il Misericorde. un Dio tale che non v' altro dio che Lui, il Sovrano, il Santo, la Pace, il Pacifico, il Protettore, il Potente, il Costringente, il Consapevole della Sua grandezza. La Sua purezza di l da ogni associato che certuni Gli danno. Dio Creatore, Protettore, Formatore. A Lui i pi bei Nomi. Tutto ci che nei cieli e sulla terra canta la Sua purezza. Lui il Potente, il Saggio". I nomi successivi, invece, sono stati raggruppati per l'assonanza e l'eufonia, al fine di ricordarli meglio. I nomi da 21 (alQbidu) a 26 (alMudhillu) non si trovano nel Corano nella loro forma letterale, ma vengono desunti tradizionalmente da radici presenti nel Corano. Sono in coppia per opposizione o per correlazione.

V' poi una distinzione fra i "Nomi dell'Essenza" (Asm Dhtiyah), quali Uno, Santo, Indipendente, che esprimono la trascendenza divina e sono in relazione diretta con l'Essenza di Dio; e i "Nomi della Qualit" (Asm syftiya), quali Misericordioso, Generoso, Pace, che esprimono immanenza e trascendenza divine. A questi ultimi si aggiungono i "Nomi delle attivit divine" (Asm af'liya), quali Colui che d la vita, Colui che d la morte. importante tener presente che a volte la traduzione diretta di un Nome in italiano presenta difficolt; per la ricchezza espressiva e lessicale della lingua araba, i termini che derivano dalle radici possono avere sfumature difficili da restituire in altre lingue e significati (per non parlare delle significanze) perfino apparentemente in contrasto. Un ultimo richiamo: alla fine del commento d'ogni singolo Nome ho posto il nome che se ne ricava anteponendovi il termine 'abd (servo, schiavo, devoto. Esempio: 'Abd alAllah = Abdullah, ovvero "Servo di Dio"). Si ha cos una serie di novantanove nomi che sono tra i pi imposti ai neonati, nella speranza che il nome influisca sul comportamento e rammemori negli atti terreni una qualit essenziale di Dio. Infine: secondo la consuetudine, dopo l'enumerazione dei Nomi va pronunciata la frase "Jalla Jallluhu wa taqaddasat 'Asm'uhu" (Che la Sua maest sia proclamata e i Suoi Nomi santificati).

Bismi lLahi alRahmani alRahmi Con questa formula, detta basmala, e che significa: "Nel nome di Dio, Misericordioso, Misericorde", inizia ogni sura del Corano (eccetto la nona) e ogni azione di ogni buon musulmano. "Nel nome di Dio" ritorna spesso anche nelle liturgie ebraica e cristiana (Sal 20,8; 118,10-12; 124,8; Mt 23,39; ecc.). Per gli antichi popoli semiti il "nome" il nominato stesso; cos Dio ha scelto un luogo "per farvi dimorare il Suo Nome" (Dt 12,11; 16,2 e 6); "glorioso e terribile" (Dt 28,58), ecc. Il "nome di ogni cosa" ha un particolare valore per i musulmani, secondo il passo coranico (II,31-33): "[Dio] insegn ad Adamo i nomi, tutti; poi li present agli angeli e disse: "Informatemi dei nomi loro, se siete veridici". Dissero: "Purezza a te. Noi sappiamo solo ci che Tu ci hai insegnato. Sei Tu il Sapiente, il Saggio [al'Almu, alHakmu]". Disse: "Adamo, informali dei loro nomi". Poi, quando li ebbe informati dei nomi, Dio disse: "Non vi avevo detto che Io conosco l'invisibile dei cieli e della terra, e che Io so quel che voi divulgate e quel che voi nascondete?". Bismi (in arabo: bsm) detto significare: bah, bellezza; san, grandezza; mamlaka, regno. La basmala dunque la pi ripetuta in tutto il mondo islamico; calligrafata in miniatura e ogni altro genere di pittura e soprattutto in ceramica; eseguita con tutte le tecniche della scultura, sia scultura d'arte sia d'artigianato. Un'intera esegesi ha elaborato teorie essoteriche ed esoteriche

partendo dal punto che in arabo caratterizza la lettera b. Ma non essendo il caso di dilungarci qui in modo specifico sulla basmala, torno all'argomento principale del testo. Nota per la corretta lettura dei Nomi. I Nomi vengono dati con l'articolo (al) che, precedendo le cosiddette lettere lunari (a, b, j, h, kh, ', f, q, k), si pronuncia immutato; ma precedendo le lettere solari (t, th, d, dh, r, z, s, sh, s, t, th, l, n) modifica la elle nella lettera solare stessa (esempio: alShamsu: il sole, si legge ashShamsu). Sono inoltre dati con la desinenza vocalica del nominativo (u). Nella lingua parlata le desinenze vocaliche delle declinazioni (nominativo: u; accusativo: a; casi fratti: i) non si leggono; nella recitazione dei Nomi di Dio la u del nominativo va invece pronunciata; tuttavia questa regola non sempre seguita.

1 ALLHU: Dio Da al, articolo, e Ilahu: Dio. Per contrazione conforme alla regola della "frequenza d'uso" alIlahu diventato Allhu. Al plurale (liha: le divinit), come nome divino del tutto impersonale, gi presente nella poesia araba preislamica. A molti studiosi occidentali non sfuggita la somiglianza con l'ebraico El (esempio: El-okim, Dio di giustizia), mentre per altri potrebbe derivare dall'aramaico Alh. Per indicare una divinit, il termine Il, El (rare volte Elim) presente in tutte le lingue semitiche (Israel: combattente di Dio; Immanu-el: con noi Dio; Bb-El: la porta di Dio; ecc.) a partire da: "Ivi (Giacobbe) eresse un altare e lo chiam El, Dio d'Israele" (Gn 33,20), fino all'invocazione di Ges sulla croce: El, El, lem sabachthan? (Mt 27,46), che in aramaico significa: "Dio mio, Dio mio, perch mi hai abbandonato?". Il Dio degli ebrei detto anche Elohim: El al plurale. In particolare Il la desinenza del nome delle divinit sudarabiche preislamiche; comunque

una divinit detta Allh era gi conosciuta alla Mecca prima della nascita del profeta Maometto. L'esegesi musulmana s' abbondantemente espressa nei secoli a proposito di questo Nome e vari studiosi hanno proposto altre derivazioni, una decina, tra cui: la radice 'Ih (adorare); Iyh, da cui lha (essere elevato, nascosto), opinione preferita dai Basriani; Iwh, da cui lha (creare); 'wl e 'yl, che rappresentano un concetto di "preminenza". Ab alBaq' alKaffaw riteneva che Allh si fosse formato da h' (nome indicante "maggiorit", e pronome della terza persona), e lm, suffisso di possesso. Del tutto errato, comunque, il concetto espresso da alcuni studiosi occidentali secondo il quale Allhu il nome specifico del Dio dei musulmani; per cui la traduzione appropriata dar in italiano al termine Allh il suo significato precipuo: Dio. Il concetto di Dio che ne pu avere l'essere umano per forza costantemente limitato, a causa dell'imprescindibile limitatezza dell'essere umano stesso. Esso comprende il tawhd e il sift-Allhf. Tawhd "l'unicit divina", che si basa sull'esistenza di Dio (wujd Allh); il sift-Allhf l'elencazione degli attributi di Dio, senza per questo diventare un "corporeista" (mujassima, detti per disprezzo hashwiyya). Occorre cio non cadere mai nell'errore gravissimo di comparare Dio con le Sue creature (errore detto tashbh), ma procedere al tanzh: l'affermazione che Dio "non corpo, n sostanza (jawhar), n accidente, n localizzabile..." e cos via. In effetti Dio bil kayf wa l tashbh: senza commento n comparazione.

In definitiva Dio "mistero" (ghayb), Dio "indefinibile". I sufi, che nell'Islm espressero i pensieri pi alti nel difficile cammino verso "l'unione con Dio", consideravano le Enneadi di Plotino "documento d'un sufi prima del verbo muhammadico" ("Bevemmo di quel vinoprima che la vigna fosse piantata", scrisse 'Omar bn Fridh [1118-1235] in AlKhamriya). Di Dio Plotino scrisse: Poos onv meis lgomen per auto..., ovvero "Ma perch allora parliamo di Lui? In verit noi diciamo solo qualcosa di Lui, ma non affermiamo nulla di Lui e di Lui non possediamo n conoscenza n pensiero. E come dunque possiamo parlare di Lui se non Lo possediamo? vero: non Lo possediamo con il raziocinio, non Lo possediamo in modo completo; ma Lo possediamo in modo tale da poter parlare di Lui anche se in modo inadeguato" (Enneadi V,3;14). tuttavia possibile intuirne l'eternit, l'unicit e l'universalit. Egli non appare ai nostri occhi e, nella Sua ipseit totale, nemmeno alla mente umana pi illuminata; tuttavia assolutamente "il Presente" in ogni particella dell'infinito. I fenomeni che noi percepiamo e dei quali abbiamo cognizione precisa, in effetti sono nulla, mentre Dio, anche se non siamo in grado di considerarLo evidente, l'Evidenza, la Realt unica. Forse il modo migliore per capirLo reale considerare le leggi che regolano, innumerevoli, la complessa e interdipendente vita dell'universo; leggi perfette che mai la materia di cui l'universo fatto avrebbe potuto concepire. Il Corano - e tutto il Corano , in definitiva, dedicato a Dio - tenta di darne

un'immagine, ad esempio, con i versetti 22-24 della LIX sura, pi sopra citati. 'ABD-ALLAH (Abdullah). Nome che tende a far rammentare a chi lo porta l'unicit e l'unit di Dio. Grazie ad esso il "servo di Dio" dovrebbe rammentarsi dei benefici che Dio costantemente gli elargisce manifestandosi in lui con tutti i Suoi attributi. 2 alRAHMANU: il Misericordioso (dalla radice r-h-m: essere compassionevole, buono, clemente, misericordioso) Nel Corano compare centootto volte, oltre alla formula "Nel nome di Dio Misericordioso, Misericorde", che (a esclusione della nona) appare in test a tutte le sure senza tuttavia farne parte; eccetto la prima, della quale invece fa parte come primo versetto. Ad esempio: I,2-3; II,163; XX,90; XLI,2; LVII,29; LIX,2. Anche il Nome successivo, alRahymu, viene dalla stessa radice, per cui indicher "il Misericorde", nel senso della "qualit essenziale precipua di Dio", mentre alRahmanu indicher "il Misericordioso" nel senso dell'Azione" di misericordia che Egli compie. Da confrontare la formula ebraica rahom v hann: Dio di piet e misericordia (Es 34,6-7; ecc.). In iscrizioni giudaico-sabee Rahman (il Misericordioso) designa il Dio del monoteismo assoluto; mentre per alGhazzl quasi un nome proprio esclusivo di

Dio, essendo solo Sua la volont del bene totale (iradat alKhair), come appunto dice il Corano (VII, 156): "La Mia misericordia ricopre ogni cosa". Per l'essere umano la misericordia non si pu limitare alla compassione, alla pietas, essendo tale solo se in grado di eliminare le pene di coloro che soffrono. La misericordia di Dio imperscrutabile; infatti il Profeta ha detto: "Se colui che non si trova nel bisogno invoca la misericordia di Dio rischia di attirarsi invece la Sua collera". Per questo Ibn 'Arabi ha scritto: "La misericordia che Dio prodiga alle Sue creature l'essenza stessa dei Suoi Nomi: misericordia pura, come sono puri un cibo lecito e un godimento naturale non macchiati dal biasimo. una misericordia derivata dai Suoi Nomi e non allo stato sublime; come una medicina, che forse sgradevole quando la si prende, ma che poi guarisce [...]. Cos Dio gratifica il Suo servo attraverso il Nome alRahmanu, allora il dono libero da ogni sorta di contaminazione pur se contaminato colui che lo riceve o la sua intenzione". 'ABD-ALRAHMAN. Colui che porta questo nome incentivato a esprimere la misericordia creatrice di Dio e ad essere buono secondo le proprie possibilit. Nome che illustra il detto del Profeta: "Dio ha creato l'essere umano nella forma della Sua misericordia". 3 alRAHYMU: il Misericorde

(Nel Corano compare ottantadue volte, oltre alle osservazioni date per il Nome precedente. Tra queste: I,2-3; II,163; XX,90; XLI,2; LVII,29; LXIX,2) Dio, essendo tale, possiede la qualit "il Creatore", ma la Sua creazione partecipa in se stessa della sua Qualit "il Misericorde", per cui alcuni teologi hanno detto: "La Sua misericordia (rahmaniyya) ha fatto s che tutto il creato sia stato creato per il genere umano". Questa naturalmente una riduzione dell'identit di Dio, ma pu rendere l'aspetto di "generosit" insito in questo Nome. Altri teologi hanno optato per una presenza Rahmanu nel mondo fenomenico e Rahymu nel mondo dello spirito (Mujahid), sino a giungere a pregare Dio chiamandoLo: "Oh Rahmanu di questo mondo e Rahymu dell'aldil!". Comunque la presenza della rahmaniyya divina sulla terra conduce l'essere umano alla generosit, alla capacit d'essere compassionevole, soffocando l'orgoglio ed esprimendosi con le buone azioni, prima di tutte l'astensione assoluta dal nuocere agli altri e l'uccidere. Ci comporta anche la sopportazione dell'ingratitudine e l'abbandono di qualsiasi forma d'arroganza, di vanagloria, di vanteria per il bene compiuto, poich l'essere umano soltanto strumento di Dio. Del pari i gratificati ringrazieranno in definitiva Dio per l'aiuto ricevuto dai loro simili. 'ABD-ALRAHYMU. La persona che porta questo nome incentivata a perfezionarsi di continuo nella ricerca di Dio, con devozione e religiosit. Il

suo nome rammenta cos compassione e la bont di Dio. 4 alMALIKU: il Sovrano, il Re

al

prossimo

la

Allotropi: Mliku, Malyku (Corano: ecc.). (Corano: I,3; II,258; III,26; XCII,13) Dall'antica radice semitica melekh, aramaico malk; accadico malku, maliku. Plurale: mulk

III,26; LIV,55; III,II4; XV,23 m-l-k; ebraico malku; assiro

Ha un senso assoluto, poich solo a Dio compete in effetti tale titolo. AlMaliku ha valore di attributo escludente (Dio indipendente da ogni cosa) e di attributo attivo (ogni cosa dipende da Dio). attributo di potenza da intendersi come indicazione di potere assoluto e nello stesso tempo ha carattere sociale di rilevante importanza: solo Dio sovrano, solo Dio "proprietario" dell'essere umano; l'essere umano non deve riconoscere sovrano o padrone di fuori da Dio. Il Corano (III,26) afferma: "Di': Dio, Sovrano della regalit, Tu dai la regalit a chi vuoi e strappi la regalit a chi vuoi; e dai il potere a chi vuoi, e umilii chi vuoi. Il bene nella Tua mano. S, Tu sei Onnipotente". D'altro canto molte correnti teologiche, considerando il versetto coranico XLII,38 ("per quelli che rispondono al loro Signore, compiono la preghiera rituale, "si consultano fra di loro per deliberare", ed elargiscono ci di cui li gratifichiamo"), lo interpretano come l'invito a organizzare i governi terreni in repubbliche. A

questo proposito si stabilisce una differenza fra il "califfo" (capo religioso e politico di tutta la comunit islamica, tenuto alla piet e alla dirittura morale), il "sultano" (organizzatore dell'impero e capo della sua organizzazione, ma non "padrone" dell'impero) e gli altri tipi di governanti non soggetti a un parlamento eletto. Risulterebbe quindi non coranico - e per conseguenza non islamico - un regno assolutistico; vi comunque differenza fra lo strapotere dei re dell'Arabia Saudita (lo sharf della Mecca si autoproclam "re dei paesi arabi" nel 1916 e venne accettato come re del Hijz da Gran Bretagna e Francia) e il potere del re di Giordania, equo perch regolato dalle necessit del popolo. Comunque nessuno all'infuori di Dio riuscir mai ad essere re in senso totale, e cio dei cieli e dei mondi, del visibile e dell'invisibile. Dio un Re in assoluto anche per il fatto che il Creatore del regno, e l'unico conoscitore dell'estensione, della realt e del senso escatologico del regno. D'altro canto il regno del tutto dipendente dal suo Monarca, ed sotto questo punto di vista che va intesa la realt del giorno ultimo, o giudizio finale: come alta corte di giustizia relativa al regno. Da qui, due necessit: l'obbligo di far buon uso dei beni terreni, dati in usufrutto a noi in qualit di "incaricati del Re" (ossia "califfi" di Dio), precipua di ogni essere umano; e il giudizio finale per poter rendere conto al Monarca di questa fideiussione terrena. Importante anche la considerazione che Dio, e solo Dio, il Re della vita e della morte (Corano: II,258; XV,23; XCII,13; ecc.). Nel Corano si legge: "Purezza a Colui che tiene nella mano la Sovranit

[malakt] su ogni cosa (XXXVI,83)". Il malakt inteso dai sufi come "il regno angelico e mondo spirituale", in parallelo con la "natura essenziale di Dio": alHht. 'ABD-ALMALIK. Chi porta questo nome incentivato a considerare che qualsiasi tipo di potere possegga, esso va esercitato entro i limiti del regno di Dio. Pertanto il suo compito arduo, poich uno dei doveri pi difficili sulla terra quello di saper governare con equit e giustizia, senza lasciarsi corrompere da un potere che troppe volte tenta l'essere umano trascinandolo nella negativit e arrecando lutti e dolori. 5 alQUDDUSU: il Santo (Sacro, Puro, Perfetto, XLIX,23; LXII,I) Senza limiti) (Corano

In diretta analogia con taqaddus, taqdys: lo stato di santit, di carattere sacro, trascendente; Muqaddas: la cosa sacra. Da ci si evince che tradurre jihad (lo sforzo) con "guerra santa" un errore gravissimo. Nel Corano in analogia con Qayyumu: il Sussistente, e Qlmu biDhtihu: Colui che sussiste per sua propria essenza (XX, 111; LXIV,72). Indica al contempo sia che Dio esente da ogni imperfezione (concetto umano), sia che il Suo mistero di l da ogni possibile interpretazione o sguardo umani (realt unicamente di Dio). l'equivalente dell'affermazione-attributo mukkalafatun lilHawadit ("Che non reca in Se

alcuna rassomiglianza con il creato"): una delle cinque essenze di non somiglianza di Dio con cosa alcuna. Disse alGhazzl: "La perfezione del carattere sacro e della trascendenza possibile unicamente per l'Uno Vero" (Ihya, IV,162) e: "Per esistere, l'universo ha necessit di un Creatore, e per questa sua propria necessit proclama la trascendenza del suo Creatore" (Ihya, I,92). Infatti le qualit di Dio alQuddsu non sono comparabili a qualit analoghe che si possono attribuire a esseri umani anche nella loro elevazione massima, perch sfuggono alla comprensione umana per il fatto stesso che sono qualit "eterne". La comprensione di questa verit porta l'essere umano al desiderio di lodare Dio per la perfezione che non ammette antropomorfismi o raffigurazioni di alcun genere. Per lo stesso fatto la preghiera a Dio solo e puro atto di adorazione, e non richiesta di beni materiali, altrimenti diventa shirk: politeismo; poich si associa Dio al concetto di un reale "protettore", anche se di grande potenza e qualit. Essendo il Protettore in assoluto, non Gli va chiesta l'azione del proteggere, essendo in se immanente, totale, eterna. Ci indica anche il grado di fede che il credente chiamato a raggiungere: pura comunicazione con il Creatore, comunicazione esente da desideri materiali, da condizionamenti, da devianze psichiche quali il complesso edipico, il tartufismo o il pietismo. Essendo quindi l'attributo "Santo" qualit esclusivamente di Dio, l'Islm strettamente coranico riconosce a uomini eminenti (a molti maestri sufi, ad esempio) il valore di una vita esemplare, ma mai il titolo di "santo", usato invece correntemente dalla massa semplice, non

evoluta, che il pi delle volte ha solo una superficiale infarinatura teologica. 'ABD-ALQUDDUS. Chi porta questo nome incentivato ad accogliere nel proprio cuore solo Dio, e pertanto a condurre una vita il pi possibile esente da macchia e da desideri mondani, secondo il detto tradizionale: "Non Mi troverai nei cieli e sulla terra, ma nel cuore dei Miei servi fedeli". 6 alSALAMU: la Pace (Corano: XXXIII,44; LIX,23) Come attributo escludente indica che Dio il possessore di una Pace assoluta; come attributo attivo "Colui che d la pace e la salute" pre e post-creazione; come attributo della Parola Egli dar la pace salutando la Sua creatura. Questo Nome indica forse pi di ogni altro che i Nomi di Dio sono essenze desiderate e per quanto possibile perseguite dagli esseri umani, che tuttavia non sono in grado di raggiungerle in questa vita; la pace uno stato che si potr raggiungere solo nella vita futura. La pace comunque possibile non come qualit sorta d'improvviso nel cuore del fedele, ma attraverso una via di evoluzione costante, con la ricerca non del perfezionamento in assoluto (errore di presunzione), ma dell'equilibrio; attraverso la ricerca non della felicit (sentimento solo episodico) ma della serenit: uno stato raggiungibile e perfino continuo, a condizione di

essere sempre preparati a riaggiustare il proprio equilibrio interiore tra i costanti squilibri del mondo esterno. Tosun Bayrak cita a questo proposito un vecchio proverbio turco: "Non appoggiarti a un albero, perch pu inaridire e putrefarsi; non dipendere dagli uomini, che possono solo invecchiare e morire... Colui che dipende da Dio alSalmu non avr mai timore. La forza di Dio si manifester in lui e gli dar la forza della fede. Questa la manifestazione del Nome alSalmu". Mi viene da citare un altro proverbio turco: "La pazienza la chiave della serenit", poich in effetti la pace e la salute dello spirito si raggiungono perseguendo con pazienza la via della comprensione dei valori del mondo. 'ABD-ALSALM. Questo nome viene conferito nel desiderio che chi lo porta sia protetto dal dolore, dalla necessit e viva una vita equilibrata e pacifica. 7 alMU'MINU: il Fedele, nel senso di "avente la Fede", cio di Colui che detentore della Fede e la dona a chi Egli vuole (altro senso: il Rassicurante) (Corano: LIX,23; titolo della XXIII sura) Come principio di forma (muf'il) il termine pu avere due sensi, insiti entrambi nella radice -m-n ("essere in sicurezza" e "credere"), per cui pu significare sia "protettore" sia "credente". Certi

autori musulmani che non conoscono bene le finezze della lingua araba hanno considerato assurdo il senso di "credente, fedele" come Nome di Dio. Prendendo il termine in senso assoluto il significato pi diretto quello che corrisponde all'idea di quiete e di sicurezza accordata da Dio alle Sue creature, come ha dimostrato Si Hamza Boubakeur. La radice -m-n evoca l'idea di fiducia e di sicurezza, per cui mu'min , nel mondo fenomenico, il credente sincero, mentre dalla radice s-l-m abbiamo muslim: "Colui che si sottomette [a Dio]", il musulmano (e al masdar della IV forma: Islm). Sinonimi sono: dalla radice kh-l-s (essere puro, non mescolato) mukhlis, "Colui che pratica con sincerit il culto puro"; e ikhls, "Colui che lontano da ogni politeismo"; hanf: il fedele che credeva in un solo Dio gi prima dell'Islm coranico; mentre yaqn (certezza) evoca la fermezza nella fede. Da mu'minu il plurale mu'minna: i fedeli, i credenti, quindi la comunit dei musulmani; considerando per, come dice Si Hamza Boubakeur (Le Coran, Paris 1979, p. 1012) che: "Il messianismo di Ges e di Maometto , in effetti, universale nel tempo e nello spazio. Si rivolge a tutti gli uomini: agli idolatri (mushrikn), ai miscredenti (kfirn), agli erranti (dlln), cos come ai credenti (mu'minn)". Il contrario di mu'min dunque kfir. Circa il doppio significato "Rassicurante, Fedele", i pi importanti e illuminati commentatori hanno considerato solo il primo valore; alcuni invece hanno affermato che assurdo attribuire il secondo significato di questo termine a Dio. Altri invece preferiscono il secondo significato, seguendo il commento di alYj [nota], per il quale

"Dio il Credente in quanto aggiunge fede a se stesso e al Suo inviato, grazie alla Sua suprema veracit. Ci sia testimonialmente, perch, essendo, afferma Se stesso e i Suoi inviati (attributo della parola); sia operativamente, creando la prova miracolosa (attributo attivo)" (Kitb alMawqif). Si pu ancora considerare Dio come il Credente in relazione al fedele, essendo per questi fonte di sicurezza e di protezione (amn). necessario distinguere comunque "fede" da "religione". Fede pulsione connaturata, la spinta dell'essere umano verso il suo Creatore, qualsiasi sia la sua posizione, il suo tempo e la sua cultura; mentre religione la burocratizzazione della fede, e comporta una cultura, uno spazio temporale e geografico, e una ritualistica specifica. Secondo il Corano Dio accoglie "tutti" gli uomini nella fede, e li suddivide nelle religioni; e chieder a ciascuno conto della fede e del comportamento, non della specificit comportamentale in relazione a una specificit religiosa. In questo senso il Nome alM'minu acquista il suo significato completo: Dio, essendo il possessore della fede, ed essendo la fede il dono pi grande che l'essere umano possa ricevere da Dio - pi della salute, dell'intelligenza, della ricchezza e della serenit familiare - il solo in grado di dare la fede a chi vuole, come appunto afferma pi volte il Corano. Egli per contro Colui che protegge e conforta quanti si rifugiano in Lui. Chi veramente ha fede non teme la morte, n nutre tutte le paure che derivano dall'inadeguatezza della condizione umana; e del pari chi ha fede non cade nel pericolo del fanatismo, che un modo errato di

sentire la religione avvertendone in modo rigido solo i dogmi, incondizionatamente fissati a un momento passato, generalizzando ci che va invece inteso secondo costanti distinzioni. La fede come un grande fiume che scorre mutando le proprie onde pur rimanendo se stesso; l'impeto delle acque trascina le scorie e purifica i pensieri, mentre il fanatismo come un fiume, in cui i pesci sono morti assiderati. Gli esseri umani e la loro fede hanno nemici multipli che nuociono: l'egoismo, l'interesse, gli orpelli del mondo che seducono i deboli. Il male ha aspetti suadenti e la parte negativa dell'essere umano facilmente cade preda di questo aspetto diabolico del mondo fenomenico. Sorgono allora le tirannie, gli egoismi, le malvagit e le guerre con il loro amaro seguito di sventure. La civilt del benessere allarga i suoi confini e la fede viene meno. Quando, per fuggire tutto ci, uno dice: "Mi rifugio in Dio", si rifugia in questo Nome di Dio: alM'minu; si rifugia nella fede, il dono che lo pone al riparo da ogni tentazione diabolica. Sar allora opportuno completare questa conoscenza sapendo quali sono i tre gradi della fede secondo l'Islm. Primo grado: conferma della propria fede con le parole (che sono: la shariha, la preghiera, la lettura del Corano), affinch anche gli altri sappiano che chi le pronuncia "crede in Dio" ed musulmano. Secondo grado: conferma della propria fede con gli atti, secondo il precetto coranico (II, 177): "La religiosit non consiste nel volgere il vostro volto verso oriente o verso occidente [ossia nel pregare secondo il rito di questa o di quella religione]. La

religiosit consiste [...] nel dare dei propri beni ai parenti, agli orfani, agli indigenti, ai pellegrini, ai mendicanti, e per la liberazione degli schiavi, nell'osservare la preghiera, nel versare l'elemosina legale. Sono caritatevoli coloro che restano fedeli agli impegni assunti, che sono perseveranti pur nelle avversit, nel dolore e nel momento del pericolo. Ecco le genti sincere". Terzo grado: conferma della propria fede nel cuore. Ci che essenziale la fede nel cuore. Colui che mostra fede con le parole ma non la possiede nel cuore un mentitore; colui che la conferma con le azioni ma non la possiede nel cuore un ipocrita; colui che la possiede nel cuore senza dichiararlo a parole quando non pu esprimerle per un motivo qualsiasi (ad esempio per l'incolumit della propria persona in circostanze particolari, altrimenti diverrebbe partecipe e complice dei danni che altri gli possono procurare), o senza dichiararlo con gli atti quando ne impossibilitato, ad esempio non potendo fare la carit per circostanze particolari (rammento: carit anche dare un sorriso o una parola buona), e rimane comunque un fedele gradito a Dio. "Colui che ha fede sa di trovare un sicuro rifugio in Dio alM'minu: e per questa ragione tutti possono trovare rifugio presso colui che ha fede, poich colui che ha veramente fede amico di tutti, sollecita il bene, aiuta coloro che fuggono dal male, una persona fidata" (Tosun Bayrak). 'ABD-ALMU'MIN. Chi porta questo nome si comporti dunque come un sicuro rifugio per quanti affidano a lui onore, beni, vita e sia di esempio agli

altri con la propria serenit e la propria sicura fiducia nella bont del Signore. 8 alMUHAYMINU: il Vigilante (Corano: XLIX,23) Termine d'origine siriaca. Secondo l'attributo della scienza va inteso come il Testimone onnipresente, la Cui conoscenza veglia su ogni cosa; secondo l'attributo della parola va inteso come l'assoluto Sincero, il Veridico nella Sua parola, in accostamento col termine amen. Colui che vigila su tutto ha in Se la qualit suprema di Guardiano e di protettore di tutto. Poich tutto perch Egli , essendo Egli il principio dell'energia con cui si fa il mondo fenomenico che solo in Lui trova creazione e sostanza, implicitamente nulla sfugge alla Sua realt, nemmeno per un istante. In senso assoluto dunque tutto coordinato da regole (e vi sono leggi fisiche di sopravvivenza - come il circolo di Krebbs in medicina - che superano ogni possibilit d'essere state organizzate dalla materia che esse stesse regolano), per cui la vigilanza costante di Dio si identifica con l'attuazione stessa delle infinite complicatissime leggi fisiche grazie alle quali il mondo fenomenico, da un qualsiasi atomo infinitesimo ai composti di galassie, deve la sua sussistenza. Trascendendo il piano fisico, del pari presente a Dio ogni minuscola azione delle Sue creature, compreso il corollario di ragioni fisiche, psichiche e ambientali che hanno condotto a tale

azione. Tuttavia la "vigilanza" non implica "ingerenza": la creatura di Dio libera nelle sue decisioni e nelle sue azioni, sapendo che solo alla fine del tutto ne render ragione. La "vigilanza" di Dio necessaria anche ad altri Suoi attributi-Nomi, in particolare alla "retribuzione", alla "giustizia", alla "equanimit", in un tutt'uno che - inglobandosi - ci fa capire come Dio sia Uno nel pi alto dei modi e solo noi siamo costretti a suddividerne l'essenza in Nomi per poterci avvicinare alla grandezza del Suo mistero. Si pu giungere a cogliere un riflesso della qualit del Nome alMuhayminu cercando in noi stessi la consapevolezza vigilante dei nostri pensieri, azioni, parole e sentimenti. 'ABD-ALMUHAYMIN. Nome che tende a conferire a chi lo porta l'incarico di ben vigilare su se stesso e sugli altri, difendendoli dalle ingiustizie e aiutandoli nella ricerca del retto sentiero. 9 al'AZZU: il Prezioso (valore recente del termine: Caro, nel senso di amico amato) (Nel Corano frequente. Ad esempio in: III,62; VI,96; XI,66; XXXV,23; LVIII,22; LXII,1; LXXXV,8) Come attributo d'azione indica che la potenza di Dio pu punire con forza chi Egli vuole e per sottinteso ch'Egli il Signore della retribuzione. Secondo alGhazzl, come attributo escludente ha il senso di Raro, Preziosissimo, Difficile da ottenere, e pertanto - essendo Dio "il Raro per

eccellenza" - l'Unico in senso assoluto. Egli necessario al punto che senza di Lui nulla sussiste ed cos inaccessibile che solo Lui pu conoscere Se stesso. Per alYj indica che Dio non ha padre n madre, che nessun luogo Lo pu contenere e che nulla Gli simile. Il termine appare spesso nel Corano in versetti che parlano della punizione divina. La potenza di Dio legata allora alle Sue qualit di giustizia e di misericordia; inoltre Egli in grado di frenare la propria potenza con equilibrio. quindi il Vittorioso che nessuna forza pu sopraffare ma che non viene sopraffatto dal desiderio della propria forza. Come nome grammaticalmente attributivo, ha senso di "sufficiente qualitativamente a se stesso", ci che ha dato origine a particolari dissertazioni filosofico-grammaticali, in particolare quella di alJl: " Si distinguono comunemente nell'uomo due categorie di qualit: quelle che gli sono inerenti (come la vita) e quelle che emanano da lui (come ad esempio la generosit). Un gruppo di sufi, detti "Coloro che realizzano la verit" (alMuhaqqiqn), suddivide i Nomi di Dio in due gruppi. Il primo gruppo costituito dai Nomi che sono qualitativamente sufficienti a se stessi (detti in grammatica nomi attributivi): sono i Nomi dell'Essenza, come Uno (alAhad), l'Unico (alWhid), il Singolare (alFard), l'Impenetrabile (alSamad), il Sub lime (al'Adhmu) e il Vivente (alHayy), il Glorioso (al'Azz). Il secondo gruppo costituito dai nomi qualitativi, come quelli che si riferiscono alla Scienza (al'Ilm) e alla Potenza (alQudrah); oppure qualit dette della Persona

(alSift alNafsiyah); o anche alle attivit divine (alSift alFaliyah)". 'ABD-AL'AZIZ. Colui che porta questo nome incentivato ad affidarsi a Dio perch lo ponga al sicuro da ogni attacco e da ogni prevaricazione del potere terreno. Chi d questo nome a un figlio desidera che sia forte ma che non eserciti negativamente la sua forza n si abbandoni alla vendetta. 10 alJABBRU: l'imperioso, Fortissimo, l'oppressore) (Corano: LIX,23) Dalla radice j-b-r: riordinare, restaurare; quindi il Nome pu essere inteso come: Colui che secondo il proprio volere coordina tutto ci che necessario per l'umanit, lasciando a questa la libert di scoordinare quest'ordine. Secondo il caso un attributo o d'azione oppure escludente e affermativo insieme. Sinonimo il Nome 'Adhimu (n. 34), inteso nel senso "Esente da ogni mancanza". Inteso correntemente come "Colui che pu unire ci che spezzato", indica quindi la qualit di ristabilire l'ordine. Per Ibn al'Arab con questo nome Dio offre un grande dono alle Sue creature, fornendo loro l'ambiente in cui sussiste tutto ci che necessario loro, secondo il coordinamento delle leggi cosmiche che trascendono la stessa comprensione umana. Le leggi dell'ordine cosmico sono quindi, per Ibn al'Arab, un grande dono dato da Dio all'umanit. Quando l'essere umano in

l'inaccessibile

(il

cerca di una definizione escatologica della propria vita giunge a chiedersi: " tutto qui?", implicitamente afferma: "Qui c' tutto". Se qui c' tutto, c' tutto ci di cui abbiamo bisogno e ci sono le risposte a ogni nostro interrogativo: basta saper capire. Allora si capir anche l'apparente disinteresse di Dio nelle imprese degli esseri umani, dal momento che essi hanno tutto ci che loro necessario per fare e per disfare, e dal momento che Dio ha offerto loro tutto il necessario. Si consideri, ad esempio, che secondo la legge divina cosmica la terra obbligata a ruotare su se stessa e intorno al sole, che quindi non pu "non sorgere di nuovo" al prossimo giorno; e il vento soffia, n pu sottrarsi alla pienezza della forza del coordinamento divino. L'essere umano invece pu scegliere di seguire la legge naturale o di sottrarvisi. Dipende da lui. AlGhazzl considerava alJabbru il "qualificativo per partecipazione" (la ragione per la quale era stato incaricato della sua missione da Dio) del profeta Maometto; e alGhaffru (l'indulgente, n. 15) il "qualificativo per partecipazione" del profeta Ges. 'ABD-ALJABBR. Colui che porta questo nome dovrebbe riflettere sulla forza di Dio, dominarsi e accettare di buon grado il volere di Dio in ogni accadimento della vita.

11 alMUTAKABBIRU: il Superbo

(il "Consapevole della propria grandezza") (Corano: LIX,23) Secondo alGhazzal: "Tutto vile a fronte della Sua essenza", con la connotazione di "consapevolezza" divina della grandezza della propria realt. Per Yj alJurjn il senso del Nome comparabile a quello di 'Adhmu (n. 34), come il precedente. Il Nome , nel Corano, in un passo fra i pi importanti per la comunit dei musulmani e in particolare dei sufi (LIX,22-24): "Egli, Dio, di fuori dal quale non v' divinit, Conoscitore dell'invisibile e del visibile. Egli, Misericordioso [Nome n. 2], Misericorde [n. 3]. Egli, Dio, di fuori dal quale non v' divinit, il Sovrano [n. 4], il Santo [n. 5], la Salute [n. 6], il Fedele [n. 7], il Protettore [n. 8], il Potente [n. 9], il Consapevole della propria grandezza [n. 10]. Purezza a Lui, cui nulla associabile. Egli, Dio, il Creatore [n. 12], l'innovatore [n. 13], il Formatore [n. 14]. A Lui i Nomi pi belli. Tutto ci che nei cieli e in terra canta la Sua gloria. Egli il Potente [n. 9], il Saggio [n. 20]". Secondo Sayf alDn alAmid Dio crea l'universo per il fatto stesso che ci manifestazione del Suo Nome alMutakabbiru; considerazione giustamente criticata da altri studiosi. Accettata invece l'opinione che Satana (rammento che per l'Islm non un angelo - creato di luce - caduto, ma un aspetto del mondo fenomenico, creato di fuoco) tende a considerarsi alMutakabbiru e riesce a deviare molti allettandoli con l'idea della potenza (peccato di superbia abbondantemente descritto

anche in altre religioni) nel campo politico, intellettuale e finanziario: "La pioggia non rimane sulle alte cime ma scende nelle valli profonde; i doni di Dio non gratificano chi s'erge superbo ma chi si prostra umile" (G.M.kh). 'ABD-ALMUTAKABBIR. Nome che dovrebbe indicare a colui che lo porta la vanit delle glorie terrene, l'effimero degli sforzi umani volti al benessere materiale, fuggendo l'egotismo e l'orgoglio e comprendendo d'essere, noi tutti, un semplice e momentaneo riflesso dell'Unico veramente Supremo. 12 alKHLIQU: il Creatore (Corano: VI,102; XXV,2; XXXV,3; XL,62; et passim; XXIV,54 nel Corano di Kfa) il Nome forse pi intimamente collegato - dal punto di vista della comprensione umana - alla realt di Dio, poich essendo tale, la qualit specifica che dimostra la Sua essenza divina la creativit. Quindi l'universo - che il Corano definisce "non creato per caso" ma con una finalit nota solo al Creatore - emanazione "costante" dell'essere Egli Dio; e del pari costante la testimonianza che l'universo reca della Sua divinit. In effetti tutto ci che parte di questo mondo fenomenico ha un principio e una fine; e tutto ci ha bisogno di un Creatore. Tutto ci che viene creato vive il momento della sua creazione: prima di quel momento non esisteva, e si trova cos ad avere un principio. Il Creatore, se avesse

un inizio, avrebbe a sua volta un creatore; per cui logica la frase di alHallaj: "Il Creatore sussiste dalla preeternit alla posteternit". Da Dio procede il perpetuo divenire (maser, che per i sufi diventa il divenire del mistico che tende a Dio grado dopo grado) della creazione, che ha uno scopo, una finalit ed differenziata solo in apparenza, composta com' da quanta energetici primari, chiamati da Fakhr alDn Rzi, teologo morto nel 1210 (XVII,9): jz l tatajj (parti indivisibili). Sulla teoria della creazione (Corano X,3) sono in opposizione l'esegesi sunnita, la scuola mu'tazilita e la setta ismailita. Una dettagliata spiegazione delle differenti opinioni si legge in Si Hamza Boubakeur. Per i sufi la creativit di Dio (e il suo potere di risuscitare) si manifestata con il profeta Ges figlio di Maria Vergine, giusto quanto dice Ges stesso in un versetto del Corano (III,49): "In verit vi porto un segno da parte del Signore: former per voi con il fango un uccello, vi soffier sopra, e con il permesso di Dio sar un uccello [vivo]". Per il collegamento di questo Nome con i due susseguenti si veda la citazione di alGhazzal a proposito del Nome alMusawwiru (n. 14). 'ABD-ALKHLIQ. Chi porta questo nome dovrebbe sentirsi incentivato a compiere tutto ci che necessario al suo prossimo in accordo con quanto Dio gli ispira. 13 alBRI'U: il Promotore, il Plasmatore (eguale senso del precedente)

(Corano: II,54) L'essere umano nulla: la sua identit risiede in Dio e Dio non ha bisogno di confermare la propria ipseit n di affermare la propria esistenza. Il mistico che per evoluzione propria trascende alla fine l'immanente, giunge a capire che il mondo fenomenico - e lui compreso - un riflesso transitorio d'una qualit precipua di Dio: la creativit (alKhliq alBri'). "Tutto nulla" (Corano, LV,26), solo Dio esiste; noi siamo forma transitoria creata, e il divino che in noi parte (e quindi valore nei due sensi di marcia) "esclusivamente" di Dio. Questo concetto pu venir simbolizzato dal Nome alBri'u. Indica la qualit divina di disporre ogni cosa in armonia con tutte le altre, in una continua corrispondenzadipendenza, per cui anche l'umanit legata da un continuo movimento di scambi reciproci; colui che danneggia un suo simile per il proprio tornaconto prima o poi vedr ricadergli addosso (a lui o ai suoi figli e seguaci) la conseguenza delle sue male azioni. Anche nell'ambito della psiche d'ogni singolo individuo le azioni sono conseguenti fra di loro e dipendenti l'una dall'altra: non si pu degradare un aspetto della vita umana senza inquinarne altri, poich gli Ambiti del lavoro, della salute e degli affetti sono in definitiva "vasi comunicanti". In ultima analisi, chi distrugge ci che fuori di se, o una parte anche minima e a lui lontana della terra, finisce col distruggere se stesso; e chi si disinteressa delle sofferenze del prossimo dovute alla mancanza di libert d'azione

positiva si trover coinvolto nelle conseguenze di queste sofferenze stesse. 'ABD-ALBRI'. Colui che porta questo nome incentivato a sfuggire l'incoerenza dell'errore, dell'ingiustizia e della confusione. incentivato ad agire e a produrre in armonia con tutto ci che lo circonda. 14 alMUSAWWIRU: il Foggiatore delle forme, il Coordinatore delle forme (Corano: VII, 11; LIX,24; LXIV,3) Questi tre ultimi Nomi (ai numeri 12, 13 e 14) si riferiscono ad attributi d'azione. Per alGhazzl connotano il passaggio dalla non esistenza all'esistenza di ogni incidente fenomenico; il Nome alKhaliqu indica la determinazione e la misura del decreto divino (qadar); il Nome alBri'u indica come assolutamente reale l'esistenza di Dio (wujd) e il Nome alMusawwiru indica che Dio il coordinatore armonico delle forme. Da qui prende forma il concetto di predestinazione, di destino (qadar), argomento facile da capire se affrontato con intelligenza e cultura, ma spinoso se accolto alla lettera (Qadar il titolo della novantasettesima sura, in cui si celebra la notte della prima rivelazione). Si Hamza Boubakeur spiega: "Dio, essendo onnipotente, onnisciente e creatore, esistente di fuori dallo spazio e dal tempo, non pu ignorare altrimenti sarebbe imperfetto - le azioni umane

che hanno come base tempo e spazio, n fare una eccezione, in tutto il Suo creato, in favore dell'uomo accordandogli la facolt d'essere completamente indeterminato, e quindi del tutto libero nei suoi atti... L'uomo non pu scegliere l'etnia, l'epoca in cui vivere, il sesso, le condizioni fondamentali che pesano sulla sua nascita (condizione sociale, ambiente in cui nasce, lingua materna, ecc.) come nemmeno il colore della pelle, l'intelligenza, le capacit, il fisico, ecc. libero per di scegliere la sua strada. Posto ad un bivio, apparentemente libero di scegliere tenuto conto dei conflitti dei motivi - il cammino che vuole seguire" '. Il problema stato esposto pi direttamente in un hadth del profeta Maometto: "Un uomo che voleva lasciare la sua cammella senza pastoie disse al Profeta: "Se destino che se ne vada e si perda, la pastoia del tutto inutile. Se destino che rimanga e non si perda, perch impastoiarla?". Al che il profeta rispose: "La cammella, tu impastoiala; e la tua fiducia, riponila in Dio" ". Per ritornare al valore specifico di questo Nome indubbio che la qualit di Dio si riconosce per il fatto che Egli foggia senza partire da un modello, e non foggia due cose del tutto eguali. Ognuno di noi una creazione individuale (basta guardarsi le impronte digitali per capirlo), mentre ogni creazione umana dipende da strumenti o da processi precedentemente ideati. 'ABD-ALMUSAWWIR. Colui che ha questo nome incentivato a compiere le proprie opere sforzandosi d'essere in accordo con la qualit divina della bellezza e dell'armonia, consapevole

del fatto che nulla pu sussistere che sia in contrasto o di fuori dalla bellezza divina. 15 alGHAFFRU: l'indulgente Allotropi: Ghafru; Ghfiru. (Nel Corano compare centoventidue volte, tra cui: II,173, II,182, II,192 II,199; II,218; II,225; II,235; II,284; III,31, X,107; XX,82; XXXVIII,66) I Nomi precedenti sono elencati secondo la sequenza in cui appaiono nei versetti del Corano LIX,22-24, sopra citati. Questo Nome, e i cinque che lo seguono, vennero raggruppati secondo l'eufonia, al fine di una pi facile rammemorazione. Masdar del verbo ghafara: perdonare. AlGhafru (il Clemente, n. 35) intende "il Perdonatore", mentre alGhaffru "Colui che non cessa di perdonare", il Tawwbu (dalla radice t-w-b: tornare) "Colui che ritorna continuamente verso il peccatore che si pente" e al'Afwu (n. 82) "Dio che perdona in quanto cancella l'atto negativo ". Dio cancella i peccati (af), cio li assolve, ed Egli solo pu farlo, poich Egli solo conosce l'insieme dei meccanismi circostanziali che hanno determinato la devianza ed quindi in grado di stabilire la giusta punizione. A Lui soltanto quindi ci si pu rivolgere per ottenere il perdono. Secondo Ibn al'Arab, se la creatura di Dio si trova nello stato di meritare il castigo e si pente, Egli la protegge dal castigo; e se si trova nello stato di non meritare il castigo, Egli la preserva dal subirlo.

Il Nome molto simile a alGhafru: il Clemente (n. 35). Va comunque considerato che in effetti uno solo il peccato reale per l'Islm, l'ishrk: associare a Dio altri che Lui, cio il politeismo e il totemismo. Tutto il resto pu definirsi una devianza volontaria dalla retta via, dal comportamento etico; in effetti il Corano insiste pi sul comportamento etico che sulla pratica d'una ritualistica religiosa: "La religiosit non consiste nel volgere il vostro volto verso oriente o verso occidente [compiere cio i riti secondo i precetti ebraici, o cristiani, o musulmani]: la religiosit consiste nel credere in Dio...; nel dare dei propri beni ai prossimi, agli orfani, agli indigenti, ai pellegrini, ai mendicanti, e per l'affrancamento degli schiavi; nell'osservare la preghiera, nel versare la zakt. Sono religiosi quelli che rimangono fedeli agli impegni assunti, perseverano nelle avversit, nel dolore e nel momento del pericolo. Ecco le genti sincere". L'etica dei sufi Jerrahy considera poi peccato pi grande distruggere l'armonia in se e attorno a se, e Tosun Bayrak afferma: "Un peccatore come un poveraccio caduto in una fogna. Qual la prima cosa che deve fare? Non pu presentarsi agli altri in quello stato, n pu resistervi egli stesso: deve lavarsi, ripulirsi, a meno che per causa di pazzia sia inconsapevole del suo stato sgradevole. Il sapone e l'acqua con cui lavare il nostro intimo il pentimento". Comunque la teologia tradizionalista ha elencato, per ordine di importanza, i "peccati" - e nel Tawba le condizioni e modalit del perdono divino - anche se varie divergenze sono sempre sorte. Per Ibn 'Abbs (?-688) i peccati erano settecento, divisi in

peccati d'anima (capitali) e peccati di senso o di lingua (veniali). Per Ibn Mas'd (?-650), Ibn 'Umar (?-693) e seguaci i peccati capitali sono quelli esplicitamente indicati da un versetto del Corano, cio: ishrk (politeismo o idolatria); ghayba (calunnia); qadf alMuhsant (delazione calunniosa delle donne oneste); ridda (apostasia); isrr (persistenza nel male); qunt (negare la misericordia di Dio); rib (usura); zr (falsa testimonianza); 'am min makri alLh (disprezzo dei castighi divini); sihr (stregoneria, magia); qatl (assassinio); 'akl mali alyatm (dilapidazione dei beni dell'orfano); 'uqq alwlidn (ingratitudine verso gli ascendenti); zin bi mar'ati alJr (fornicazione con la moglie d'altri). Sono violazioni delle leggi eterne per motivi di godimento effimero. 'ABD-ALGHAFFR. Chi porta questo nome incentivato ad essere indulgente verso gli errori altrui, indicando la via del pentimento e non colpevolizzando ma comprendendo, aiutando, insegnando. 16 alQAHHRU: il Soggiogatore (il Costringente; il Dominatore, l'Invincibile) (Corano: VI,18; XII,39; XIII,16; XIV,48 XXXVIII,65; XXXIX,4; XL, 16) Da qahr: la costrizione. Attributo d'azione escludente: Colui che soggioga qualsiasi forma di potere universale, sia esso impero terreno o astro sfavillante nel cielo, non potr mai essere

soggiogato da alcunch. AlQahhru viene contrapposto al Nome alLatfu (n. 31) per dare l'idea di Dio, vigoroso nel soggiogare ma delicato nel Suo amore. Di ci testimonia l'intera creazione che, per essere materia, necessita di positivo e di negativo, della luce e del buio, del bene e del male. Pertanto la parte materiale dell'essere umano capisce pi chiaramente l'infinito incomprensibile di Dio attraverso questi contrasti alQahhrualLatfu, perch - essendo egli stesso soggetto a contrasti - considerando questi Nomi ritrova se stesso, e ritrovando se stesso trova la sovradimensione di ci che lo sovrasta. Occorre capire contrasti simili per comprendere che le cause ascendenti e discendenti sono limiti da superare, identificando Dio - secondo la nostra ben limitata possibilit di comprensione - di l da tutto ci. 'ABD-ALQAHHR. Chi porta questo nome dovrebbe impegnarsi per contrastare la tirannia e porsi al riparo da imposizioni negative, riuscendo a individuare e a seguire la via della giustizia. 17 alWAHHBU: il Donatore (per senso acquisito: il Dispensatore d'ogni grazia) (Corano: III,8; XXXVIII,9) Senso attivo, come ha compiutamente commentato Ibn al'Arab: "Egli Colui che dona di continuo e gratuitamente, poich colui che riceve non Lo deve compensare con azioni di grazia o di

merito, dato che Dio non ha bisogno di ricompensa alcuna, e tutto in Lui". In effetti cos andrebbe intesa la preghiera: atto di adorazione della creatura verso il Creatore, non una richiesta di aiuto poich Egli in assoluto e per sempre Colui che aiuta. D'altro canto, essendo Egli l'Onnisciente, sa chi merita il dono, e come, e quale tipo di dono il pi appropriato, e quando elargirlo. Intendendo bene il valore di questo Nome, ogni buon musulmano dovrebbe essere incentivato a diventare egli stesso, secondo i propri mezzi, un donatore; e in effetti nei secoli sono state numerosissime le personalit sia politiche sia della finanza o della cultura che hanno fondato istituzioni caritatevoli e di utilit pubblica, quali i grandi waqf ottomani, persiani e uzbeki. 'ABD-ALWAHHB. Colui che ha questo nome dovrebbe predisporsi per essere veicolo di Dio, elargendo quanto nelle sue possibilit agli altri esseri umani, senza aspettarsi in cambio ricompensa o gratificazione, e in giusto equilibrio senza mai esagerare neanche nel bene. 18 alRAZZQU: il Dispensatore (il Nutritore) (Corano: XXII,58; XXXV,3; XXXIX,17; LI,58; LXII,9; LXII, 11) Attributo d'azione. Anche se rizq designa i viveri, le provvigioni, e in aramaico specificatamente il pane (si confronti il Pater Poster: "Dacci oggi il

nostro pane quotidiano", MI 6,11; e Pro 30,8-9), il verbo razaqa con Dio per soggetto significa "dotare gli esseri viventi di tutto ci che necessario loro per vivere". Per alJurjn, rizq tutto ci che necessita ad ogni essere vivente per i bisogni fisici (infatti il cibo sulla terra basterebbe per tutti, se alcune nazioni non se ne accaparrassero oltre le necessit lasciando di proposito altre a morire di fame); mentre per alGhazzl comprende anche il nutrimento necessario alla psiche e all'anima. Egli pose l'accento pi su questa necessit spirituale che su quella materiale. In effetti occorrerebbe considerare che Dio fornisce tutto ci che necessario al sostentamento dell'intera creazione con le leggi che regolano l'esistenza della materia, ma l'essere umano, con il libero arbitrio, a volte altera anche in modo fortemente negativo l'ambiente naturale, sovvertendone l'equilibrio. In definitiva il cibo necessario alla materia la presenza di Dio e il miglior cibo dell'anima la consapevolezza della Sua esistenza. Il sostentamento che viene da Dio puro, ma l'essere umano sa a volte contaminarlo, non riconoscendo da dove viene o alterandolo di proposito. Per il sufismo, Maria Vergine manifesta la qualit alRazzqu di Dio, giusto il versetto coranico XIX,24-26: "Non affliggerti. Il Signore ha messo ai tuoi piedi una sorgente. Scuoti verso di te la palma: cadranno su di te datteri freschi e maturi. Mangia, bevi e rallegrati". 'ABD-ALRAZZQ. Dando questo nome, si auspica che Dio renda ricco chi lo porta, perch a sua volta elargisca parte dei propri beni per le varie forme di

carit, non solo materialmente ma anche con la cultura, l'arte e le buone parole. 19 alFATTAHU: Colui che apre, disserra e risolve; il Separatore (l'Arbitro, il Vittorioso, il Rivelatore) Nel Corano ricorrente. (Ad esempio: VII, 40; XXXIV, 26; XXV, 2) La radice f-t-h (aprire, conquistare) signific dapprima "arbitrare un conflitto" e con questa accezione usualmente presente nel Corano (VII,40 ecc.). A seconda delle variazioni connotative della radice e della sua posizione, nel contesto il termine ha tre sfumature, e pertanto come attributo attivo ha valore di Vittorioso; come attributo della parola il Giudice che pronuncia la sentenza; come attributo di volont il Giudice che decide; e secondo alGhazzl il Rivelante che porta a conoscenza degli esseri umani quel che era nascosto loro. In Corano XXXIV,26 Colui che separa i buoni dai cattivi", in collegamento con il Nome alJmi'u (il Radunatore, n. 87); in Corano XXXV,2 il senso piuttosto di "Elargitore": "Nessuno trattiene ci che Dio dischiude della Sua misericordia agli uomini, e nessuno dopo di Lui pu donare ci che Egli trattiene". In Corano VII,40: "No, le porte del cielo non verranno aperte a coloro che dichiarano menzogneri i nostri segni e si gonfiano d'orgoglio, e non entreranno nel paradiso fintanto che un

canapo non sar entrato nella cruna dell'ago. Cos retribuiamo i criminali". Va quindi inteso nel senso di "Colui che apre il dono della generosit e dischiude ci che legato, indurito". Si potrebbe anche dire allora "Colui che scioglie i nodi e gli ostacoli", sia materiali (indigenza, mancanza di lavoro) sia psichici (disperazione, dubbi e paure). Dio risolutore di profondi blocchi psicologici e di conflitti indica la via della pace nei problemi della famiglia, incentivandoci ad aprire, per imitazione, le porte della misericordia e della generosit. L'eminente donna sufi Rabi'a ud un giorno un predicatore enunciare agli allievi: "Battete, e vi sar aperto", ed essa di rimando: "No! La porta di Dio sempre aperta. Egli alFatthu". 'ABD-ALFATTH. Chi porta questo nome dovrebbe aiutare il prossimo sforzandosi di sciogliere i nodi e aprire i cuori induriti; dovrebbe inoltre manifestare generosit e incentivare tali doti negli altri. 20 al'ALMU: l'onnisciente (il Conoscitore [di tutte le cose]). Allotropo. 'Allmu (Nel Corano ricorrente. Ad esempio: II,115, II,181, II,221, II,255 III,69; III,73; III,119; III,154; IX,28; XV,86; XXXIII,51, XXXVI,79, LXXVI,30) Il nome-aggettivo 'alm significa "conoscitore, sapiente"; applicato a Dio prende la connotazione sostanziale di Onnisciente, Colui che conosce

perfettamente tutto, Colui al quale la sapienza appartiene in assoluto. Il Corano indica che la scienza si estende a tutto con il verbo 'ahta seguito dalla particella bi (participio attivo: muht), che significa "abbracciare", avvolgere, accerchiare, comprendere. La formula "Certo Dio Colui che avvolge tutto" (con la Sua scienza), viene per solito resa con: "La scienza di Dio si estende a tutto". Riferito a un essere umano "sapientissimo" si trova nella forma 'allma, termine che non pu riferirsi a Dio dal momento che indica un sapere acquisito gradualmente, vasto ma non illimitato; mentre la scienza di Dio innata e assoluta. Un hadth del profeta Maometto dice: "A colui che percorre una via cercandovi una scienza, Dio spianer una via verso il paradiso". Egli disse anche: "Andate a cercare la scienza, doveste per questo andare sino in Cina"; e ci in collegamento diretto con i versetti 3-5 della sura XCVI: "Leggi, perch il tuo Signore il Generosissimo. Egli ha insegnato con il calamo, ha insegnato all'umanit quel che l'umanit non sapeva". Par giusto citare qui il detto latino: "Nam sine doctrina vita est quasi mortis imago" (La vita senza il sapere quasi l'immagine della morte). La dipendenza da Dio in relazione al sapere ovvia. Ogni esistenza creata da Dio, per cui - per la nota legge in base alla quale ogni cosa creata inferiore al suo creatore - noi possiamo conoscere della sapienza (e di Dio) solo una minima parte. Pur essendo su questa terra da millenni, l'umanit ne conosce ben poco. Per capire meglio il divino, i sufi fuggono anzitutto il limite d'una descrizione

antropomorfizzata di Dio, riconoscendone gli attributi e i Nomi come indicazioni in relazione alla possibilit di comprensione degli esseri umani e non in relazione a Dio. D'altra parte, di questo immenso bagaglio di cose che si possono conoscere, abbiamo la parte essenziale: secondo l'assunto "nascere conoscere", sin da quando nasciamo abbiamo l'intuizione della presenza divina. L'istinto ci porta alla fede, pulsione terziaria naturale da non confondere con la religione, che ne la codificazione burocratica, anche se necessaria. Spesso per l'intellettualismo e la presunzione di conoscere molti fenomeni dell'universo fisico conducono scienziati materialistici ad allontanarsi dal proprio istinto di fede e a deridere le religioni che lo coordinano. il suadente "materialismo" insito nella materia, per semplicit emblematica chiamato satana, che il Corano dichiara creato di fuoco, a differenza degli angeli che sono creati di luce (l'ansia del sapere e delle passioni brucianti in contrapposizione alla luminosit del bene e della conoscenza spirituale, come disse Rm III, XXIV,16). "E Satana ne devia molti", si legge nel Corano. Il grande valore dell'onniscienza divina espresso nel Corano dalla quantit di versetti che vi si riferiscono: Dio Colui che sa tutto (159 versetti); Egli conosce il mistero e ci che nascosto (32 versetti); Egli solo conosce l'ora del giudizio (7 versetti); conosce i giusti e i credenti (8 versetti); conosce quelli che sono ben diretti (8 versetti); conosce gli ingiusti e le loro male azioni (23 versetti); conosce i pensieri e il contenuto dei cuori (27 versetti); le azioni degli uomini (14 versetti); "il bene che fate" (5 versetti); quel che

gli uomini nascondono e quello che divulgano (21 versetti); informato perfettamente (44 versetti). Il Nome al'Alimu, direttamente legato all'attributo di scienza ('ilm), un attributo dell'essenza (dht); mentre per Jurjn si tratta di un attributo di natura (haqq). 'ABD-ALALM. Chi porta questo nome incentivato ad acquisire il sapere dello spirito, il sapere detto irfan; e a conoscere la verit grazie alla sensibilit del cuore e non attraverso gli studi razionali della mente. 21 alQBIDU: il Limitante (testualmente Colui che trattiene, per cui, per estensione: il Parsimonioso, Colui che afferra, Colui che costringe) (Corano: XLII,27) Questo Nome va recitato assieme al successivo. Con le due alternanze (egli d, egli toglie), in questo Nome v' anche un senso di punizione e di castigo, e nel successivo di perdono e di grazia. Inteso in senso negativo per l'essere umano, Egli Colui che pone la sua creatura alla prova (tenuto conto comunque che non sono prove insostenibili: "All'impossibile nessuna anima tenuta", Corano II,233; "Dio obbliga ognuno secondo le sue capacit", Corano VII,42; XX,286; XXIII,62); ma intendendo questo Nome in senso positivo, Egli Colui che impedisce l'eccesso di tentazioni e di contrariet.

Questo Nome e i cinque che lo seguono non si trovano letteralmente nel Corano, ma si riferiscono a radici presenti, per cui sono stati introdotti nella lista dei novantanove Nomi in qualit di "nomi tradizionali", e in particolare perch sottolineano l'assoluta "gratuit" dei doni di Dio. 'ABD-ALQBIDU. Colui che non si abbandona a intemperanze, che si sa controllare con misura e a volte anche con severit, opponendosi soprattutto con l'esempio della propria vita parsimoniosa - agli eccessi e agli sprechi. 22 alBSITU: il Prodigo (anche: Colui che dilata [i cuori o le vite dei Suoi servi]) (Corano: II,254; XLII,27) Il Corano (XLII,27) dice: "Se Dio fosse stato del tutto prodigo con i Suoi servi, questi si sarebbero ribellati sulla terra; ma Egli elargisce secondo una Sua misura; e dei Suoi servi del tutto informato, e li osserva". Il Nome precedente e questo, equilibrandosi a vicenda, ci indicano che Dio l'equilibrio dell'infinito, mentre nel mondo fenomenico sussiste il limite. A fronte di Dio senza limiti, noi alterniamo il giorno alla notte, il bene al male, il tempo della carestia (qabd) al tempo del benessere (basi). Abbiamo ricevuto da Dio il dono di disporre a nostra scelta del bene e del male, poich con il Nome alBsitu egli elargisce con

abbondanza ci che con il Nome alQbidu equilibra e coordina. Cos abbiamo tutto: il silenzio di una notte stellata, il fascino di un deserto, la prorompente suggestione di una foresta tropicale... e abbiamo anche le qualit dello spirito per poter gustare profondamente tali bellezze. L'umanit possiede per anche la capacit e i mezzi per distruggerle e per impedire, a causa della propria rapacit, che altri esseri umani ne godano serenamente, in pace. Tuttavia, con l'equilibrio e con il giusto comportamento (adab) affronteremo i periodi di benessere e di tranquillit senza dimenticare Dio e senza abbandonarci ai piaceri, all'arroganza, alla precaria sicurezza del denaro; e nei tempi di costrizione ne trarremo la forza per rinforzare la fede, riconoscendo ancor pi in questo equilibrarsi di prodigalit e parsimonia il valore di Dio, nostro rifugio sicuro. 'ABD-ALBSIT. Nome che induce alla prodigalit in consigli, esempi, buone parole e sorrisi: la vera elemosina che allieta i cuori e non pretende riconoscenza o plauso. Chi porta questo nome dovrebbe manifestare con serenit i propri valori interiori e offrirli senza avarizia ai suoi simili. 23 alKHFIDU: l'Abbassante (Corano: II,253; III,55; VI,83; LVIII,11; LXIII,II) Da recitare assieme al Nome seguente. indubbio che ogni dominio, ogni potere in questo mondo terreno nascono, crescono, diventano

considerevoli... poi decadono e si spengono. Pensiamo ai grandi imperi sorti sulla terra: quello dei mongoli gengiskhanidi (il pi vasto), quello di Alessandro Magno, di Roma o di Napoleone; consideriamo gli Stati Uniti d'America o l'Unione delle Repubbliche Sovietiche. L'incapacit del potere di equilibrarsi nell'utilit umana anzich abbandonarsi alla prevaricazione sistematica conduce ineluttabilmente alla caduta di tutti i colossi. La tirannia ha su questa terra stessa il suo castigo, se solo vi poniamo caso. Ogni potenza terrena dovrebbe nascere per aiutare gli esseri umani, e con il loro consenso; l'arroganza di chi non riconosce con umilt il proprio compito di coordinatore dell'umanit pari a quella di colui che non riconoscente a Dio per i Suoi benefici, e si rammenter di Lui solo quando Ne sentir il bisogno. Dio anche il Misericorde e ritarda il Suo castigo affinch colui che lo merita possa ravvedersi e riparare; ma anche, e necessariamente, alKhfidu: l'umiliante. L'umanit tutta vivrebbe in maggiore armonia se i capi di governo - non potenti di per se stessi n padroni, ma rappresentanti della potenza di Dio e Suoi servi - lo rammentassero di continuo senza ipocrisia n pietismo. 'ABD-ALKHFID. Lo "schiavo dell'umiliante" rammenter "che ogni beneficio viene da Dio e che ogni male viene da lui stesso", come ebbe a dire 'Al, genero del profeta Maometto. 24 alRFI'U: l'innalzante, Colui che eleva in dignit e potere

(Corano: II,253; III,55; VI,83; LVIII,11; LXIII,11) Da recitarsi assieme al Nome precedente. Ogni potere sulla terra transitorio, e solo il potere concesso da Dio (in ragione del bene e del trionfo dello spirito, in definitiva, per cui si tratta di una grandezza spirituale e non materiale) ha conseguenza anche dopo la morte. L'innalzamento ha luogo secondo valori che toccano l'individuo, il suo intimo. Gli esseri realizzati non sono dominati dall'egoismo, dall'egocentrismo e si elevano quindi lungo il corso dei valori reali, lontani dalle lotte politiche e dalle guerre, le cui conquiste sono solo innalzamenti fittizi e altamente deleteri. Quale vero innalzamento sussiste per quanti, ascesa la scala sociale, nuocciono all'umanit e alle bellezze del creato? 'ABD-ALRFI'. L'innalzato innalza. "Chi ha superato le montagne di questo mondo incostante" giunge a vedere nelle bellezze del mondo la bellezza del Creatore e tende a mostrarle anche al suo prossimo. Ne ricava a volte una notoriet, che valore autentico perch diventa simbolo e aiuto per quanti cercano al par di lui la verit. 25 alMU'IZZU: l'onorante, Colui che attribuisce il potere; Colui che d onore e forza (Nel Corano il Nome viene desunto dalla radice, che presente pi volte, ad esempio in III,26) Da recitare assieme al Nome seguente.

In Corano (III,26): "Di': Dio, Signore della regalit, Tu dai la regalit a chi Tu vuoi, e strappi la regalit a chi Tu vuoi; Tu dai il potere a chi Tu vuoi, e umilii chi Tu vuoi. Il bene nella Tua mano. S, Tu sei onnipotente ". Questa piena accettazione della potenza di Dio espressa venti volte nel Corano, nei versetti che indicano come a Dio solo sia di competenza guidare chi Egli vuole guidare, e smarrire chi Egli vuole smarrire. Pi che di un potere terreno si dovrebbe forse parlare di onorabilit, d'una elevazione in fatto di dignit: una piena manifestazione dell'onore della persona che capisce il valore della propria fede, della propria intelligenza, e la gioia d'avere quanto necessario per il godimento delle proprie capacit, il compiacimento per la comprensione della retta via. In questi valori implicita una salvaguardia contro le sventure, determinata dalla misura in cui "l'onorato da Dio" sa valutare la propria posizione nel mondo, non si gonfia d'orgoglio e non vive di ostentazioni presuntuose: "Dio non ama in verit l'incorreggibile presuntuoso, pieno di vanagloria [...] e quelli che spendono dei loro beni con ostentazione" (Corano IV,36-38). Colui che ha ottenuto rispetto e onorabilit sa che l'assoluto dei valori in Dio, e che solo Dio in verit degno di lode, per cui non si lascer corrompere dall'orgoglio n svilire dalla presunzione. 'ABD-ALMU'IZZ. Colui che porta questo nome chiamato a considerare che il pi grande onore la dirittura, cui tiene seguito un comportamento adeguato ai doni ricevuti da Dio.

26 alMUDHILLU: l'umiliante (Corano: valgono le osservazioni per il Nome precedente) Da recitare assieme al Nome precedente. Nel Corano si legge: "Dio non esita a coniare un qualsiasi esempio: da un moscerino o ancor meno. Coloro che credono sanno qual la verit divina, e coloro che non credono dicono: "Che cosa ha voluto dire, Dio, con un esempio come questo?". Egli ne fa smarrire molti, e molti ne guida; ma in effetti Egli fa smarrire solo i perversi" (II,26). Sul piano psicosociale, la distinzione espressa per il Nome precedente ha qui riscontro in relazione a quanti onorano e venerano personaggi potenti nel mondo della politica e della finanza, di fronte ai quali in definitiva si sviliscono e dai quali sono tiranneggiati e umiliati: verranno degradati con loro. Si pu intendere con questo Nome anche un particolare "castigo" che Dio impone a un essere umano sulla terra: lo stato patologico di masochismo psichico, che conduce l'essere umano allo svilimento pi insano, allo stato continuo di perdente, alla timidezza ostentata quale conseguenza forse di un inconscio arrogante, che disprezza o misconosce Dio e la Sua bont. In relazione a questo Nome vi fu una categoria di sufi, i malamatiyi (quelli del biasimo) che, rifuggendo gli orpelli terreni e considerando vana ogni gloria, assumevano lavori umilissimi, perfino degradanti e, vestiti di stracci, incorrevano nel disprezzo del prossimo.

'ABD-ALMUDHILL. Nome abbastanza raro. Nel padre che d questo nome va riconosciuto il desiderio che il proprio figlio sia del tutto umile di fronte all'Incommensurabile. Lo si pu considerare nome esclusivo di alcuni sufi malamatiyi. 27 alSAMY'U: Colui che ode [tutto] (o Colui che ascolta, nel senso di: Colui che, ascoltando, esaudisce ci che Gli viene richiesto) (Corano: II,127; II,137; II,181; II,224; II,256; III,34; III,35; III,121; IV,148; V,76; VI,13; VII,200; VIII,17; VIII,42; VIII,53; VIII,61; IX,98; IX,103; X,65; XII,34; XXI,4; XXIV,21; XXIV,60; XXVI,220; XXIX,5; XXIX,60; XLI,36; XLII,II; XLIV,6; XLIX,1) Nel Corano appare quasi sempre assieme al Nome al'Alymu (n. 20). Sami' era nome proprio di una divinit dell'Arabia preislamica. Da recitarsi assieme al Nome seguente (il Vedente), entrambi "attributi d'essenza", cio da identificare come superiori alla comprensione umana immediatamente razionale, dal momento che Dio non possiede n orecchie n occhi, ed di l da qualsiasi tipo di identificazione antropomorfica. Ascoltare non significa semplicemente "udire". Saremmo paranoici se gi credessimo di udire tutto: v' il suono dei pianeti, delle fronde degli alberi, dei fiori che crescono, dei quanta di energia che ruotano in ogni atomo. Fruscii e passi di formiche che non sono meno importanti nel

mondo dell'esistenza dei nostri stessi pensieri. Ascoltare significa coordinare, regolare, capire, vigilare, esaudire... A livello dell'essere umano, significa possedere un grado di comprensione e di adattamento al volgere universale della vita che intorno a noi, ma intenderne anche le ragioni, il mistero. Sentire le tracce del divino per capirle, quindi per ammirare e amare il Creatore di tutti i suoni "esprimenti" e delle nostre "orecchie dell'anima". Pensiamo solo alla bellezza della musica, a tutte le implicazioni che comporta l'ispirazione di chi compone e di chi interpreta, al valore suggestivo dei suoni che creano un momento magico impalpabile e ci portano a considerare ci che ha detto Jalal alDn Rm: "Lo strumento il corpo materiale, e il suono che se ne ricava l'anima. La musica fatta per farci capire l'esistenza di Dio". O l'inizio del suo Mathnav: "Ascolta ci che dice il flauto di canna. Si lamenta per la separazione subita: / "Da quando m'han tagliato via dal canneto, con i miei gemiti induco al pianto uomini e donne. Cerco un cuore lacerato dalla separazione per raccontargli il dolore della mia nostalgia / perch chi viene staccato dalla sua radice ritorna col pensiero al tempo in cui le era unito"...". Impareremo allora a essere grati a Colui che ci ha dato una parte infinitesima del Suo Nome l'udente, se grazie a questa parte infinitesima che noi possiamo godere del miracolo d'arte che la musica. Un celebre hadth cita queste parole come ispirate da Dio stesso: "Il Mio servo si avvicina a Me con la sua devozione continua, sicch lo amo; e quando Io lo investo di questo amore divento le orecchie

con le quali egli ode, e divento gli occhi con i quali egli vede, e divengo la lingua con la quale egli parla, e divengo la mano con la quale egli tiene". 'ABD-ALSAM'. Il "sentire" che si augura al bambino cui viene posto questo nome il sentire le cose divine, il raggiungere un ascolto dell'infinita bont di Dio che si esprime in tutti i rumori dell'universo. 28 alBASRU: Colui che vede [tutto] (l'Onnivedente). (Nel Corano ricorre quarantaquattro volte, tra cui: II,23; II,96; II,110; V,71; XVII,1; XXXI,28; XLII,11) Da recitarsi assieme al Nome precedente. D'altronde valgono per questo Nome le stesse considerazioni sull'attributo dell'essenza esposte per il Nome precedente. Noi sappiamo che, oltre alle azioni, parte importante del nostro essere sono i pensieri; nessuno all'infuori del singolo individuo pu penetrare in lui e "vedere" i suoi pensieri. Si tratta di una percezione che sfugge all'immanentismo della vista materiale, dell'occhio che vede. Di l ancora da questa capacit e da questa valenza del termine, in tutte le sue significante, sta quella capacit divina che possiamo simbolizzare con la Vista. Una vista dunque che non quella degli occhi. Dice Tosun Bayrak alJerrahy: "Egli vede tutto ci che stato, tutto ci che , tutto ci che sar; sino alla fine del tempo, dal tempo in cui mise in moto

il mare del nulla in alam al-lahut sino al giorno successivo al giorno del giudizio ultimo. Inoltre Egli ha dato alle Sue creature la capacit di guardare la Sua creazione. Alcune Sue creature vedono forme, colori e movimenti meglio di quanto non lo possano fare gli uomini [si pensi all'aquila e alla lince], ma ha dato all'uomo un occhio del cuore per vedere pi profondo di quel che incontra l'occhio: un occhio profondo per vedere l'interno di se stessi. Quell'occhio detto basirah. Anche se non possiamo vedere Dio - solo Lui pu vedere Se stesso - col basirah possiamo vedere noi stessi. Facendo cos sapremo che, pur se non Lo possiamo vedere, Egli guarda noi, vedendo non solo ci che al nostro esterno, ma anche quel che nelle nostre menti e nei nostri cuori. Colui che vede se stesso e conosce se stesso sa che Dio lo vede" (op. cit.). Allora perch dar seguito a pensieri negativi con atti che nuociono al prossimo? Perch compiere nell'intimit dell'essere misfatti che a conoscenza dell'umanit sono dall'umanit stessa condannati? Nel buio d'una stanza profonda l'assassino, il ladro, lo stupratore credono di non incorrere in condanne perch nessuno li vede, ma il loro "occhio interno" della consapevolezza del se - che alcuni chiamano coscienza - ineluttabilmente li vede; e quando la consapevolezza del se offesa si innesca un processo di degrado psichico che porta alla distruzione in terra delle qualit spirituali, purtroppo trasmettendo tale degrado psichico all'intera famiglia e ai figli, spesso chiamati a pagare le colpe dei padri. Nelle sedute di psicoterapia ci appare evidente quasi per ogni paziente.

'ABD-ALBASR. Nome che incentiva la consapevolezza d'una vista di l dalle cose materiali, penetrando con devozione continua nelle cose dell'universo che cantano la gloria di Dio, come dice l'hadth citato nel Nome precedente. 29 alHAKAMU: il Giudice [nel Suo atto di decisione sovrana] L'Arbitro. Allotropo: Hkimu (Nel Corano ricorre cinquantasei v