Galot, CRISTO CONTESTATO

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GALOT, Jean, CRISTO

CONTESTATO , Roma 1992

PARTE I. CRISTOLOGIE NON CALCEDONIANE Presentando delle indicazioni sulla corrente delle "cristologie non calcedoniane", non abbiamo l'intenzione de fornire una descrizione completa dello sviluppo di queste cristologie, n un'exposizione integrale della dottrina di ciascun autore. Ci limiteremo soltanto a segnalare i tratti caratteristici del pensiero dei alcuni teologi, dai quali emerge maggiormente la distanza presa nei riguardi della cristologia tradizionale. Questa presentazione, forzatamente parziale, ha il vantaggio di mettere in rilievo ci che costituisce la novit di queste cristologie, con i punti di contatto, le rassomiglianze e le differenze che esse hanno fra di loro. Ci asterremo nondimeno dal procedere a dei paragoni e non cercheremo neppure di determinare le influenze subite da ogni autore. Ma si potranno constatare le idee e le formulazioni che si riproducono in modo analogo o identico e che fanno comprendere le tendenze essenziali del movimento. CAPITOLO I: IL NUOVO APPROCCI CRISTOLOGICO IN OLANDA in Olanda che si formato il nuovo orientamento cristologico che si e allontanato dal dogma di Calcedonia e considera il Cristo come una persona umana in cui Dio agisce e si rivela. Tratteremo qui di tre teologi cattolici che hanno notevolmente contribuito ad esprimere e diffondere questa tendenza. A) IL CRISTO, PERSONA UMANA UNITA AL VERBO, SECONDO P. SCHOONENBERG 1. Abbandono della cristologia tradizionale L'avventura della cristologia 1 comincia per Schoonenberg nel 1964 con uno studio pubblicato sull'Uomo-Dio.2 Questo Studio partiva dal convincimento di dover presentare, nella teologia cattolica, considerazioni analoghe a quelle propagate nell'anglicanesimo da J. A. T. Robinson. Costui, influenzato da Bonhffer, definiva la trascendenza di Cristo non per la preesistenza del Figlio eterno del Padre, ma per la preesistenza di uomo per gli altri .3 11 Schoonenberg adotta lo stesso orientamento fondamentale. La sua crescita teologica, dice, consistita nel passare dalla fede tradizionale in Dio e in Ges Cristo per una piena accettazione del mondo, ad una piena accettazione del mondo e dell'uomo per passare poi a Dio e al Cristo.4 Vi in ci un rovesciamento di prospettive che in cristologia si traduce col mettere l'accento sull'uomo Ges. La nuova cristologia che ci viene presentata, vuol essere una cristologia senza dualit di natura. Schoonenberg respinge espressamente l'affermazione di due nature fatta dal concilio di Calcedonia. Egli fa delle riserve sull'impiego del termine natura , che nel linguaggio moderno situa la natura di fronte alla persona, ma che a Calcedonia non avrebbe avuto questo limite, designando piuttosto la realt totale rispondente all'essere divino e all'essere umano. Critica la cifra due che sembra attribuire lo stesso senso al concetto di natura, per la divinit e l'umanit. Rimprover ancora, al concetto di natura, di rendere la cristologia essenzialista, troppo poco attenta all'esistenza e troppo separata dalla soteriologia. Inoltre, il modello di Calcedonia non dice nulla sulla posizione di Ges nella storia della salvezza, e non tiene conto di fasi diverse nell'esistenza del Cristo, come la vita terrena e la vita gloriosa.5 Escludendo le due nature, Schoonenberg esclude in pari tempo una dualit di volont e di attivit. Non si potrebbe attribuire all'uomo Ges un'attivit divina, come quella della creazione del mondo, che sarebbe in contraddizione con la sua attivit di creatura umana. In lui non vi che una volont umana e un'attivit umana, malgrado la dichiarazione del III concilio di Costantinopoli. 61

1 Het avontuur der christologie. il titolo di un articolo pubblicato in Tijdschrift voor Theologie 3 (1972) 307-332. 2 Over de Godmens, Bijdragen 25 (1964) 166-186. 3 Ibid. 166. 4 Het avontuur, 307. 5 Ein Gott der Menschen, Einsiedeln 1969, 65-68.

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6 Questo concilio non ha voluto condannare il mone che per salvaguardare l'azione e la volont umana nel Cristo: Ein Gott, 9798.

Al modello delle due nature si deve sostituire un'altra rappresentazione, quella della presenza salvifica, escatologica, di Dio nell'uomo Ges. Ges totalmente penetrato dalla presenza divina, e ci fin dall'origine, perch in lui non vi mai stata un'esistenza peccatrice. Tutta la sua azione si trova sotto l'influsso di questa presenza. Secondo Schoonenberg, questa presenza non quella di una persona divina. Del concilio di Calcedonia Schoonenberg rifiuta non solo le due nature, ma anche l'unica persona divina. Ges Cristo 12 una persona, secondo quanto dichiara il concilio; ma una persona umana, egli ripete con insistenza. La ragione fondamentale di questa affermazione risiede nella pienezza di realt umana che si deve riconoscere al Cristo. Da questo punto di vista Schoonenberg si richiama al concilio, secondo il quale Ges consostanziale a noi nella sua umanit. Se simile a noi, Ges ha un essere umano uguale al nostro, un atto d'essere umano, e ci significa una persona umana. Se si negasse questa persona umana, Ges Cristo non sarebbe pi un uomo. Attribuirgli una natura umana anipostatica, senza ipostasi umana, sarebbe rifiutargli la perfezione della sua umanit: Cosa un uomo che non persona, che non prende in mano, come persona, con libere decisioni, la propria condotta, il proprio destino, il proprio essere? .7 Si nega allora il Ges che prega il Padre e che tentato come noi. impossibile prendere sul serio la realt umana di Ges, se invece di una persona umana si trova una persona divina dietro ad essa. Inoltre il principio soteriologico sostenuto dai Padri, trova qui la sua applicazione: Ci che non e stato assunto non e stato guarito, salvato . Senza persona umana, Ges non avrebbe assunto la condizione umana. Si potrebbe aggiungere: quello che non e stato assunto non guarisce, non salva .8 La sostituzione di una persona divina ad una persona umana nel Cristo si opporrebbe d'altronde al principio che sostiene una parte importante nella teologia di Schoonenberg: il principio di nonconcorrenza. Dio non fa concorrenza alle sue creature e non disturba le leggi della creazione della quale e l'autore. Quando si comunica, non intralcia affatto le attivit e le perfezioni ontologiche delle sue creature; al contrario, le sviluppa nella misura del possibile. Questo principio di non-concorrenza comporta la messa in dubbio di deroghe alle leggi delta creazione, come ad esempio la concezione verginale o le apparizioni di Ges risorto.9 Questo comporta, per il problema dell'identit personale di Cristo, che Dio non ha potuto togliere ad una natura umana la persona umana, per prenderne il posto. 10 13 2. Rovesciamento del modello Alla teoria dell'anipostasia, dell'assenza di persona umana in Ges, Schoonenberg oppone una dottrina dell'anipostasia dell'umanit di Ges nel Verbo. lo ho rovesciato il modello: non e l'uomo Ges che trova U suo centro personale nel Logos, ma il Logos che trova il suo centro personale nell'uomo Ges .11 Questo rovesciamento implica una presa di posizione nella dottrina trinitaria. Schoonenberg vorrebbe ritornare ad uno stadio anteriore alla concezione ellenistica della Trinit; infatti egli pensa che l'affermazione dl tre persone non e pi possibile secondo il senso moderno di persona, che mette in evidenza coscienza e libert, aspetti dei quali non si preoccupa la nozione patristica o scolastica di persona.12 Qui egli riprende la critica del concetto di persona, istituita da K. Barth e K. Rahner. Cita particolarmente la proposta di Rahner secondo la quale la persona singolare (in Dio) sarebbe Dio in quanto esiste e si presenta nei tre modi distinti, determinati, di sussistenza .13

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7 Ein Galt 77-78 8 Ein Gott, 78. 9 Ereignis und Geschehen, Z. fr Kath. Theol. 90 (1968) 1-21. 10 Ereignis, 5-7; Ein Gott, 78. 11 Het avontuur, 312. 12 Ein Gott, 83-84.

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13 Gods tegenwoordigbeid in Christus, vdortietting van een gedacbtenwisseling, Tijdschrift voor Theologie 9 (1969) 394; cfr. Myst. Sa!. 6, 123.

Ci che e stato chiamato persone preesisienti oggi potrebbe essere concepito come dei modi di presenza di Dio totale, definitiva, escatologica, nella storia della salvezza, specialmente in Ges Cristo e nella comunit . cos che si rif in senso inverso il cammino seguito dall'ellenismo ipostasiante e che si ritorna ai dati primitivi della Scrittura.14 Noi conosciamo la Trinit unicamente nella sua rivelazione, sottolinea Schoonenberg, e questa rivelazione si produce nel Verbo che e carne, e nello Spirito che e effuso. AI di fuori dl questa rivelazione, non conosciamo la Trinit.15 Qui si ritrova l'assioma fondamentale enunciato da Rahner per la teologia trinitaria, secondo la quale la Trinit che si manifesta nell'economia della salvezza e la Trinit immanente, e reciprocamente ,16 ma Schoonenberg intende questa identit nel senso che noi non possiamo sapere se Dio, nella sua preesistenza, e gi trinitario; Dio e o diventa Trinit. 17 14 impossibile affermare se egli e Trinit da tutta l'eternit, ma or lo : Dio stesso e Uno e Tre, ma in quest'uomo che e Ges Cristo e nello Spirito che ci e dato e che rimane nella Chiesa. Cos la Trinit e il movimento di Dio verso di noi .18 In ogni modo il Logos nella sua preesistenza non e una persona: non lo diviene che per l'Incarnazione. davvero il rovesciamento del modello di Calcedonia: in luogo di una natura umana anipostatica, senza persona umana, e il Verbo divino che e anipostatico, senza persona divina; invece di anipostasia della natura umana nella persona divina del Verbo, vi e anipostasia della natura divina nella persona umana.19 nella persona umana di Ges che il Verbo assume la sua personalit. Per precisare il suo pensiero, Schoonenberg aggiunge, in uno Studio ulteriore, che prima di Cristo esisteva gi una distinzione fra Dio e il Logos; ma non era ancora una distinzione di due persone, fra il Padre e il Figlio. Lo stesso dicasi dello Spirito che operava gi prima di Cristo, ma che non e divenuto il Paraclito, in relazione personale col Padre e il Figlio, se non stando nella Chiesa di Cristo. Prima di Cristo il Logos e lo Spirito potevano essere considerati puramente e semplicemente dei modi di Dio. Nel Cristo il Logos come Figlio fa fronte al Padre, e lo Spirito come Paraclito della Chiesa fa fronte al Padre e al Figlio .20 Perci la persona umana di Ges Cristo pu essere chiamata la seconda persona divina, in quanto Dio, nel suo secondo modo di essere come Logos, e presente in Ges, e colui che sostiene l'essere umano personale e storico di Ges .21 Ges Cristo e soste15 nuto da Dio in questo modo di essere, senza essere minimamente diminuito nella sua persona umana. Viceversa in Ges, questo modo dell'essere di Dio diventa persona .22 in questo senso che Schoonenberg dichiara di voler mantenere l'affermazione della divinit o della filiazione divina di Cristo: il Logos in effetti diviene persona divina nel significato pi completo della parola .23 La presenza di Dio nell'uomo Ges non e, come tale, un fatto unico. Poich Dio e presente nella sua creazione, e dunque presente anche in tutti gli uomini. Tuttavia, ci che rende unico il caso di Ges e14

14 Gods tegertwoordigheid, 3934. 15 Ei Galt, 87. 16 Myst. Salutis 6, 29. 17 Ein Gott, 87-90.

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18 In Sept problerae! capttaux de l'Eglise Parigi 1969, 151. 19 Ein Gott, 92.

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20 Trinity - The consummated covenant. Theses on the doctrine of the Trinitarian God, in Studies in Religion-Sciences Religieuses (1975-6) 114. In un articolo pi recente (Spirit chrislology und Logos cbristology, Bijdragfn 29 (1977) 350-377). Schoo La persona umana di Ges era pervasa dal Logos e dallo Spirilo coroe estensioni della petsona di Dio, in modo tale ehe il Crisro nella sua realti divina umana e una sola persona (368). * Possiamo identificart il Crisio preesistente con il Logos e k> Spiriio (374). G si domanda allora se, in queste condizioni, lo Spirito non sia unito alla persona umana quanto il Vcrbo, tanto pi ehe Schoonenberg ha qualche esitazione nella scelta fra crisiologia dello Spirito e cristologia de! Logos, aSermando: In Ges stesso, i due, Logos e Spirito, sono presenti, ma nella sua glorificazione e lo Spirito e non precisamente il Lagos, ehe ci dato (374).21

21 Ibid., 115. 22 Ibid. 23 Ibid.

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che la presenza divina, senza essere essenzialmente differente da quella che si verifica negli altri, raggiunge in lui un grado superiore, perch essa e definitiva, escatologica; essa costituisce un culmine, un compimento. 24 Schoonenberg nota a questo proposito che l'immanenza del Creatore nella creazione non si deve comprendere solo in termini di causalit: come Creatore, Dio non e semplicemente causa, egli e anche soggetto personale, Deve dunque essere visto come persona o ipostasi della sua creazione; egli si esprime in questa creazione, animandola con la sua trasceridenza: Di ogni creatura possiamo dire che e portata da Dio come ipostasi . Dunque Dio porta ogni creatura col suo Logos, e l'uomo in maniera pi alta. Il Logos e l'ipostasi di ogni uomo; ogni uomo ipostasiato nel Logos .25 Di conseguenza, l'unicit in Ges non neanche la sua enipostasia nel Logos, ma il modo proprio, escatologico, definitivo, di questa enipostasia. Dio porta in lui alla perfezione ci che in noi si realizza in maniera parziale e transitoria. 3. Fondamento e prolungamento L'elaborazione di una tale teologia, cos deliberatamente differente dalla cristologia tradizionale, viene giustificata con un principio di reinterpretazione dei dogmi26. Schoonenberg giudica che l'immutabilit dei dogmi & inseparabile da una necessaria mutabilit: il modo 16 di esprimersi di tutti i dogmi pu cambiare e si pu avere necessit di ritradurli in un altro linguaggio. Per i dogmi periferici, il contenuto stesso pu essere sottoposto a revisione: e cos che i dogmi mariani potrebbero ricevere un significato puramente tipologico. Per esempio, si potrebbe interpretare il dogma della Immacolata Concezione come l'affermazione del principio universale che la grazia non solo ei libera ma ci preserva dal peccato; cos pure l'Assunzione potrebbe significare che la risurrezione di Cristo e destinata ad estendersi a ogni uomo nella totalit della sua realt umana.27 Per i dogmi pi centrali, la ritraduzione deve tener conto dell'intenzione della definizione: cos, per Calcedonia, la definizione vuole condannare il monofisismo e ogni attacco all'essere umano di Cristo. Oggi questo dogma si pu dunque esprimere proponendo una cristologia nella quale venga pienamente attribuita a Ges una persona umana. La cristologia deve sviluppare la verit essenziale della presenza totale di Dio nell'uomo Ges.28 La necessit di trasposizione non vale solo per le formulazioni dogmatiche: essa si verifica anche per le affermazioni della Scrittura. Per esempio, l'affermazione iniziale dell'epistola agli Ebrei: "Dopo aver parlato per mezzo dei profeti, Dio oggi ci ha parlato per mezzo di suo Figlio" deve essere, in un certo modo, tradotta in altre parole, per un'altra situazione interamente nuova ,29 Nel campo soteriologico la cristologia della trascendenza umana di Ges comporta alcune conseguenze.30 Essa non sarebbe compatibile con la spiegazione data da Anselmo all'opera redentrice, che vuole rispondere alla domanda: Perch l'Uomo-Dio? . Schoonenberg scarta la teoria della soddisfazione vicaria , non ammettendo nessuno dei due aspetti, soddisfazione e sostituzione, che la costituiscono: Dio non esige soddisfazione per soccorrere i peccatori; una sostituzione supporrebbe a torto una inclusione dell'umanit nel Cristo, rendendo superflua la nostra opzione personale. Occorre piuttosto cercare l'efficacia della redenzione nell'esempio costituito da Ges: Dio ci libera tramite Ges, dandoci in lui un esempio. L'esempio deve essere compreso in senso pieno, non semplicemente un 17 esempio esteriore come lo concepiva Pelagio, ma esempio di atteggiamento intimo che si comunica agli altri.31 Perci domandandosi quale e l'influsso di Cristo sulla nostra vita, Schoonenberg sottolinea che Cristo non ci fornisce un programma d'azione, ma ci da la libert e rende l'amore contagioso. Per quanto concerne il Cristo, tutto e questione di esempio, non solo di un " buon esempio " nel senso morale del termine, ma di un esempio che raggiunge la profondit dell'esistenza e che ha per sorgente un contatto personale . Il suo amore, che non e mai stato indebolito dal minimo egoismo, n sottomesso alla minima limitazione, e eminentemente contagioso. Inoltre questo esempio e sempre attuale, per il fatto che Ges non e semplicemente un uomo del passato, ma continua a vivere anche oggi. L'influsso del suo esempio prosegue nella continuit del dono che Ges fa di se stesso, con la sua presenza nella comunit di fede. Egli e per noi una chiamata personale e l'invito vivente a continuare la sua opera e ad imitare il suo atteggiamento32. B) GES, L'UOMO CHE HA UN'ESPERIENZA UNICA DI Dio, SECONDO A. HULSBOSCH 1. L'unicit di Ges in un quadro evoluzionista24 25

Jezus Christus vandaag dezelfde, in Geloof bij kenterend getij, Roermond-Maaseik 1967, 181; Het avontuur, 313-314. 25 Het avontuur, 314.

A. Hulsbosch, seguendo Schoonenberg, si e impegnato nella via di una nuova cristologia, ma ha voluto presentare Cristo in un quadro evoluzionista33. Nell'evoluzione, le dualit apparenti si risolvono in unit. Il dualismo della materia e della vita e superato quando si riconosce nella vita lo svilupparsi della materia inanimata. Parimenti il dualismo della materia e dello spirito non pone pi problemi quando si ammette che la vita intellettuale proviene, senza intervento speciale di Dio, dall'evoluzione dell'essere animale. Ugualmente dicasi del dualismo che si e posto nel Cristo, considerandolo come Uomo-Dio. Ges ha delle prerogative che si possono chiamare divine, perch com31 Christus verlossingsdaad, 478-482. 32 Sept problemes, 155-157. 33 Jezus Christus, gehend als mens, beleden als Zoon Gods, Tijdschrift voor Theologie 6 (1966) 250273. 18 portano una rassomiglianza con Dio. Ma queste prerogative non vengono da un principio divino distinto dalla natura umana, perch un tale principio farebbe di Ges l'unione di due elementi eterogenei. Esse sono lo sviluppo delle possibilit contenute nella materia. L'unit di Cristo consiste nel fatto di essere uomo. Ges non e pi il Figlio, uno col Padre nella natura divina. Egli e un uomo eccezionalmente dotato di grazia M. D'altronde sarebbe impossibile che nella sua coscienza umana, Ges sapesse di essere il Figlio di Dio: una coscienza umana non pu riflettere una soggettivit divina, perch non si raggiunge Dio nella sua trascendenza. Se il Cristo si e presentato come Figlio, e nel senso di una relazione filiale che differisce nel grado, ma non assolutamente, da quella che gli altri uomini hanno con Dio. Ges e chiamato vero Dio in quanto e rivelazione di Dio. Ma egli e questa rivelazione in quanto uomo. Hulsbosch ritiene che si possa applicare ad ogni creatura la formula vero Dio e vera creatura . Nel caso di Ges, e il Padre che si rivela in un soggetto umano, senza che questo abbia una persona divina preesistente di Figlio. Hulsbosch spiega le dichiarazioni evangeliche sulla preesistenza del Figlio o del Verbo, discernendovi una proiezione retrospettiva della soggettivit dell'uomo Ges nella sua dignit di Figlio di Dio. Ges ha avuto l'esperienza umana di essere Figlio del Padre; egli si riconosce come proveniente dal Padre, ed e cos che pu attribuirsi questa preesistenza. Ma il soggetto di questa preesistenza resta l'uomo Ges. Cos, l'affermazione il Verbo si e fatto carne (Gv. l, 14) ha come equivalente: Ges Cristo e venuto nella carne (l Gv. 4, 2). Ges Cristo e il Verbo; e l'uomo Ges che e considerato come Figlio di Dio. Il linguaggio corrente pu chiarire questo modo di parlare, come nella frase: Il presidente del tribunale e nato nel 1908 , dove c'e una proiezione retrospettiva della qualit di presidente del tribunale nell'evento della nascita. Nello stesso modo l'uomo Ges diventa soggetto della preesistenza nel senso che gli si attribuisce una dimensione veramente divina, dunque eterna. Il carattere unico di Ges e assicurato meglio in questa prospettiva perch non e pi posto in una persona divina di Figlio, ma 34 Jezus Christus, 254. 19 nella realt umana. in quanto uomo che Ges e unico, ed e in virt di questo carattere unico che egli e chiamato il Figlio. In che consiste questa unicit? Ges ha ricevuto una rivelazione da Dio che lo distingue dagli altri uomini e siccome questa rivelazione e creatrice, Ges e uomo in una maniera unica, Una nuova creazione si effettua in lui, poich nella sua coscienza umana egli possiede un'esperienza di Dio essenzialmente differente da quella degli altri uomini. La differenza di essere si manifesta pienamente allorch in qualit di uomo celeste si distingue dall'uomo terreno (l Cor. 15, 45-49). Ma gi sulla terra Ges e uomo in una maniera nuova, nella pi grande profondit del suo essere, perch egli conosce Dio in una maniera nuova. Questa differenza e stabilita fin dal primo istante in virt del concepimento straordinario compiuto dallo Spirito Santo. Hulsbosch reagisce contro coloro che stimano inaccettabile una deroga alle leggi ordinarie della natura; mentre Schoonenberg mette in dubbio la concezione verginale egli l'afferma con forza, sottolineando che la rivelazione eccezionale di Dio in Ges implica una esistenza eccezionale, dal concepimento alla glorificazione. Egli considera che l'affermazione della concezione di Ges per opera dello Spirito di Dio concorda con l'affermazione della risurrezione. 2. Ges nel quadro biblico della Sapienza Hulsbosch ha corretto parzialmente i suoi concetti, in uno studio pi recente35, in cui assicura che non era sua intenzione negare la divinit di Cristo. Egli rinuncia a considerare Cristo come frutto 4slJ^oluzione e cerca di situarlo meglio nell'insieme della creazione, per farne emergere la sua unicit. Non necessario ricorrere ad una unione ipostatica ; basta attenersi alla dottrina biblica della

Sapienza. In tutta la creazione e presente la Sapienza divina, ma in Cristo e una presenza creatrice che abbraccia tutta l'evoluzione e quindi non e essa stessa Il prodotto dell'evoluzione. Questa Sapienza, dimensione divina di tutto creato, appare in Ges, e solamente in lui, come persona; a questo titolo la personalit di Ges e unica. Hulsbosch continua a respingere il modello delle due nature, ma 35 Christus, de scheppende wijsheid van God, Tijdschrift voor Theologie 11 (1971) 66-67. 20 ammettendo nella Sapienza una dimensione divina dell'uomo Ges si allontana da quanto aveva affermato prima: Ges non e pi il Figlio, uno col Padre nella natura divina. un uomo straordinariamente dotato di grazia *7 Con la dottrina della Sapienza, la cristologia e riportata sulla linea dell'Antico Testamento. Ora, il principio del Dio unico, senza molteplicit, cos chiaramente affermato nel giudaismo, ci interdice di vedere nella Sapienza un soggetto distinto da Dio, una persona divina. La Sapienza non e apparsa come una persona distinta da Dio che nell'uomo Ges Cristo. Il soggetto e l'uomo Ges Cristo; e grazie alla soggettivit umana nella quale appare la Sapienza, che essa si rivela come persona. Il fatto di essere Dio per Ges risale alla Sapienza preesistente, ma il fatto di essere persona per la Sapienza si fa conoscere nella persona umana che e Ges. Si pu dire come Schoonenberg: la natura divina (Sapienza divina) e ipostasiata nella persona umana 37. E dunque sulla base della sua soggettivit umana che Ges e una persona di fronte al Padre. Hulsbosch mantiene l'esistenza nel Cristo di una persona umana. C) I TENTATIVI DI UNA NUOVA CRISTOLOGIA DI E. SCHILLEBEECKX 1. Ges, presenza assoluta di Dio La pubblicazione dello Studio di Hulsbosch e stata l'occasione per Schillebeeckx d'impegnarsi nella via della nuova cristologia38. Prima aveva espresso le sue idee cristologiche nella linea della tradizione 39. Egli dichiara di approvare al cento per cento il nuovo orientamento preconizzato da Hulsbosch, pur non ammettendo il quadro 36 Christus, 12, n. 12. Egli rifiuta ugualmente l'interpretazione che R. North aveva presentato della sua opinione, parlando di una stretta unit di Dio e dell'uomo nel Cristo, comparabile all'unita dell'anima col corpo nell'uomo (Soul-Body Unity and God-Man Unity, Theological Studies 30 (1969) 27-60). 37 Christus, 73. 38 Persoonlijke openbaringsgestalte van de Vader, Tijdschrift voor Theologie 6 (1966) 274-288. 39 Cfr. p. es. Het bewustzijnsleven van Christus, Tijdschrift voor Theologie l (1961) 227-251; De nieuwe wending in de huidige dogmatiek, Tijdschrift voor Theologie l (1961) 27-30. 21 evoluzionista. Cerca anche di sostenerlo mostrando che la nuova cristologia e7~senza saperlo, nella linea della tradizione, come lo attestano le dichiarazioni di S. Tommaso e di Gaetano. Secondo Tommaso, una natura impersonale non pu sussistere; ci vero anche per Cristo. Dunque Ges non ha la natura umana meno la persona umana; ma la persona umana e identica alla persona del Verbo divino. Il Verbo stesso personalmente uomo 40. Gaetano interpreta legittimamente Tommaso dicendo che la persona del Verbo e persona umana. per la natura umana di Ges41. Schillebeeckx ricorda che fin dal 1953 era insorto contro le formule: Il Cristo e Dio e uomo , L'uomo Ges e Dio 42. Bisognerebbe dire: Ges, il Cristo il Figlio di Dio nella sua umanit." Non si deve ricercare la divinit dietro l'uomo Ges, perch e nel suo essere umano che Dio si rivela. L'uomo Ges e lui stesso presenza di Dio. Come caratterizzare di pi questa presenza? Schillebeeckx assume un atteggiamento critico di fronte alle ipostasi intra-divino , poich questa dottrina non s'impone in funzione di una riflessione di fede sull'umanit di Ges; essa appare come una mitologizzazione; ed una pura ripetizione delle antiche formulazioni evangeliche ci allontanerebbe dal significato profondo della Rivelazione. Il dato essenziale dell'esperienza cristiana primitiva e che l'uomo Ges e l'assoluta prossimit o presenza di Dio, col suo perdono. Ogni epoca si fa una raffigurazione di questa vicinanza. Gi il Nuovo Testamento ha elaborato molte rappresentazioni cristologiche, soprattutto con l'aiuto dell'Antico Testamento. Il dogma di Calcedonia due nature in una persona da una nuova interpretazione, pi filosofica, della stessa verit essenziale. .Nella nostra epoca pu essere necessario staccarsi da questa costruzione concettuale e tentare una nuova raffigurazione, come ha fatto Hulsbosch. 40 Verbum caro factum est, i. e. homo, quasi ipsum Verbum personaliter sit homo (De Unione Verbi Incarnati, a. 1). 41 Hypostasis enim Verb; Dei in quantum est hic homo, per naturam humanam hanc constituitur... Quod est dicere personam Verbi constitui in hoc quod est esse personam humanam, per hanc naturam: hic enim homo personam humanam significat (In III, q. 2, a. 5, n. 11, ed. leoniana, 35 AB).

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Schillebeeckx richiama ancora S. Tommaso (276): Et ideo haec est vera: Christus, secundum quod homo, habet gratiam unionis; non tamen ista: Christus, secundum quod homo, est Deus (S. Th., III, q. 16, a. 11, ad 1). 22 Schillebeeckx tuttavia conserva l'unit ipostatica .43. Nel caso di Ges, la soggettivit umana e di Dio, in una maniera unica. Creando questa soggettivit, Dio la pone come propria 44. Dio si mostra personalmente in questa soggettivit umana, e cos quest'uomo si trova come persona, come un io di fronte ad un Tu, il Padre45. Quest'uomo e Figlio del Padre e rivela il Padre nella sua filiazione umana. La filiazione dunque non esiste al di fuori di quest'uomo. Ges e la maniera umana di essere Dio: egli e l'uomo della grazia. Egli non e il Figlio di Dio preesistente, ma la forma personale della rivelazione del Padre. Da questo fatto che gli permette di dire Tu al Padre, emerge che Cristo ha una consostanzialit col Padre in virt di una unit ipostatica. cos che lui e la presenza umana di Dio. 2. Il pluralismo delle risposte cristologiche In seguito ad uno studio pubblicato su Ges di Nazaret nel 197246, ci si sarebbe potuto chiedere se Schillebeeckx manteneva l'affermazione dell'unit ipostatica nei termini gi da lui espressi. In questo suo studio, sottolinea la diversit delle interpretazioni cristologiche di Ges, e stima che il fattore costante d'unit in questo pluralismo, e lo stesso movimento cristiano; in effetti Ges non ha lasciato un kerigma ma un movimento, una comunit vivente di credenti. La cristologia e la risposta della nostra comunit a Ges di Nazaret che vive nel Pneuma e in mezzo a noi. L'autorit del Nuovo Testamento e relativa alle esperienze della comunit. Ci che e comune a tutte le risposte cristologiche, e che Ges e il senso ultimo che determina la liberazione umana. O, ancora, l'essenziale e l'azione salvifica definitiva di Dio in Ges. L'espressione di questa verit prende dei rivestimenti differenti, delle formulazioni differenti in ogni epoca. 43 Schillebeeclcx preferisce unit ipostatica ad unione ipostatica perch l'uomo Ges non e un uomo che per l'unit ipostatica: unione indica troppo due componenti antecedenti (Persoonlijke, 283, n. 14). 44 Persoonlijke, 283. 45 Comprendiamo difficilmente come una soggettivit posta da Dio come propria possa costituire un io di fronte ad un tu, il Padre. Se propria , non rientra nell' io di Dio? Schillebeeckx non spiega molto la questione. Pu darsi che si possa chiarire l'affermazione con una considerazione fatta nel 1961: Il Padre il centro della coscienza umana di Ges (De nieuwe wending, 28). 46 De toegang tot Jezus van Nazaret, Tijdschrift voor Theologie 12 (1972) 28-60. 23 Secondo questi principi sembrerebbe che il carattere relativo della cristologia nell'esperienza della comunit non permetterebbe di garantire, come elemento certo ed immutabile, una dottrina dell'unit ipostatica. Solo l'azione salvifica di Dio in Ges rimane l'affermazione alla quale non si pu rinunciare. 3. Ges di Nazaret, persona umana e Figlio di Dio Le considerazioni sul pluralismo cristologico sono state integrale in uno Studio pi completo su Ges47. Di questo Studio che forma un volume considerevole, non riterremo che qualche punto saliente sulla definizione dell'identit e della missione di Ges. L'autore sottolinea non esservi bibbia infallibilmente ispirata, che ei dia come norma una parola diretta di Dio; il fattore costante di unit delle cristologie non consiste d'altronde nella coscienza di Ges, ne nelle parole e gesti che gli debbono essere attribuiti (ipsissima verba et facta) ma nella salvezza operata da Dio in maniera decisiva in Ges. Nei testi evangelici Ges ei appare come una parabola. Ed egli spiega delle parabole, che non indicano un altro mondo superiore, ma una nuova possibilit di questo mondo. Storicamente Ges ha parlato come un profeta, ma non si e mai definito padrone del sabato. Chiamando Dio Abb , ha manifestato l'esperienza che faceva di Dio come Padre, ma non si pu dedurre che avesse coscienza di una filiazione trascendente, e meno ancora fondare su di essa una dottrina trinitaria. Abb significa che Ges compiva non la sua propria volont, ma quella del Padre. Ges si e reso conto di andare a morte, ma e solo dopo la Pasqua che la comunit ha riconosciuto nella sua morte un avvenimento soteriologico voluto da Dio. Ges aveva semplicemente coscienza di abbandonarsi totalmente alla sua missione di solidariet con gli uomini. Le interpretazioni della sua morte coi motivi di riscatto, di sacrificio espiatorio, di sostituzione, sono posteriori. Ges non ha istituito l'Eucaristia tale quale ci viene presentata nei racconti della Cena, che hanno un carattere ecclesiale e liturgico; si pu considerare come storica la dichiarazione escatologica di MC. 14, 25 e di Lc. 22, 18: lo non berr pi del frutto della 47 Jezus, het verhad van een levende, Bloemendaal 1974. 24 vite... . Le parole della consacrazione del pane e del vino, non sembra siano state pronunciate da Ges.

Dopo la morte di Ges, i discepoli si sono riuniti in seguito ad una iniziativa storica di Pietro. Pietro fu il primo a fare l'esperienza della conversione, poi i discepoli hanno vissuto anch'essi, come grazia, il perdono dei peccati. Questa esperienza di conversione ha fatto nascere la fede in Ges risuscitato, poich solo un vivente poteva dare il perdono dei peccati. Da questa esperienza sorgeva improvvisamente una visione . I racconti delle apparizioni del risorto * sono stati redatti secondo un modello classico dei racconti giudaici / di visione di conversione , come si constata per Paolo ma anche per i discepoli. Tuttavia, non vi e motivo di negare la realt della risurrezione personale e corporea di Ges che, dice l'autore in uno sviluppo aggiuntivo dopo la prima edizione dell'opera (p. 528), e ontologicamente preliminare all'esperienza della conversione. L'interpretazione del Ges risuscitato ha dato luogo alla formazione di quattro credo: si pu distinguere la cristologia del Maranatha, quella dell' uomo divino , quella della Sapienza e quella della Pasqua. Questi diversi credo s'ispirano dal riconoscimento della salvezza nella persona di Ges e dalla sua identificazione col profeta escatologico, che e il credo fondamentale di tutto il cristianesimo. Dall'interpretazione della comunit deriva anche l'affermazione della nascita verginale, che non ci porta un'affermazione storica, ma semplicemente il risultato di una riflessione teologica. Qual e l'identit reale di Ges? Nei suo messaggio, Ges non si preoccupava di chiarire la sua personale identit; si identificava piuttosto con la causa di Dio e con la causa dell'umanit. Sono i cristiani che nella loro cristologia hanno portato l'attenzione sull'identit di Ges. Conviene ricordare che e impossibile identificare esclusivamente l'essenza del cristianesimo, che ha un significato universale, con una forma di manifestazione storica o con una definizione determinata della fede cristiana. La .cultura cambia ed in ogni epoca il cristianesimo si esprime diversamente nelle sue relazioni con Ges Cristo. Sin dall'inizio della sua opera, Schillebeeckx afferma con forza che Ges una persona umana: verit evidente nei senso umano di questa parola (p. 26). Respinge la tradizione neo-calcedoniana ' che ha parlato di anipostasia, ossia d'assenza di persona umana nei Cristo, mentre il dogma di Calcedonia non lo ha mai detto. Una 25 tale assenza di persona umana implica una mancanza di vera umanit in Ges e diminuisce la consostanzialit di Ges con gli uomini. Ma se la persona di Ges e umana, come pu essere Ges il Figlio di Dio? Possiamo trovarne il fondamento nello statuto comune della persona umana che e di Dio , come viene proposto da Schoonenberg nella sua teoria dell' enipostasia della persona umana nell'ipostasi di Dio? Ci e inaccettabile, perch in questo caso l'essere della creatura implicherebbe l'unione ipostatica: una creatura e di Dio ma non e Dio. Ges e chiamato il Figlio per specificare le sue relazioni di creatura con Dio. Quello che nel linguaggio profano e chiamato persona umana, secondo il linguaggio della fede cristiana e chiamato Figlio di Dio , in ragione della relazione costitutiva di questo uomo al Padre. Nell'unione di Ges con Dio non vi sono due componenti, l'umanit e la divinit, ma soltanto due aspetti che hanno un carattere di totalit: L'umanit nella quale si realizza il fatto di essere di Dio . Perci non si pu affermare che Ges, che in se stesso e persona umana, sia assunto nel Logos, poich la persona umana non e data indipendentemente dal fatto di essere del Padre . L'autocomunicazione del Padre, sorgente dell'esperienza dell' Abb , e stata chiamata il Verbo dall'antica tradizione cristiana. Questo Verbo di Dio e il fondamento di tutta la manifestazione di Ges. Nella sua umanit Ges e cos intimamente del Padre che egli e perci Figlio di Dio . Storicamente la sua ipostasi era la sua relazione al Padre. Ges e allocentrico . In questo senso Ges e persona divina . Egli vive, nei limiti di un modo di essere personale umano, l'essere di una persona divina , ossia il fatto di essere se stesso in un dono radicale di se all'altro. Egli e il Figlio, il secondo della pienezza trinitaria dell'unit divina. Cos vi e identificazione ipostatica senza anipostasia. Una identit fra due modi di essere personali finiti sarebbe una contraddizione, ma l'identit fra un modo di essere personale umano e un modo di essere personale divino, infinito, non e contraddittorio, perch la distinzione fra la creatura e Dio non ha il suo fondamento nella perfezione della creatura, ma nella sua finit, mentre tutto ci che e positivo in essa e completamente preso da Dio. Non si pu chiamare Ges semplicemente una persona umana 26 poich sarebbe metterlo di fronte al Verbo. Ma d'altra parte l'essere personale di Ges non esiste al di fuori del suo essere umano. Possiamo dire che il Verbo e divenuto persona umana . Non che Dio diventi trinitario nell'Incarnazione di Ges Cristo, ma noi non possiamo chiamare la Trinit tre persone divine che partendo dall'uomo Ges. 4. L'uomo di Dio

In maniera pi semplice che nella sua opera Schillebeeckx ha illustrato, in una intervista, il suo pensiero sull'identit di Ges. Egli osserva che le chiese, nel loro culto, presentano il Cristo con una divinizzazione esagerata. Dichiara di non negare la divinit di Ges, ma di provare grande pena ad ammettere la brutale identificazione di Ges con Dio. Il suo studio gli ha permesso di sistemare le cose, e cos comprende meglio ci che la chiesa e soprattutto la Scrittura ha inteso dire: Ecco l'uomo di Dio, qualcuno che e stato inviato definitivamente da Dio per comunicare la salvezza agli uomini e parimenti a raggiungerla 48. Ges dunque non e pi, a dire il vero, l'uomo Dio. Egli e l'uomo di Dio ; l'uomo che ha la pi alta relazione con Dio al punto da essere chiamato Figlio di Dio e al punto che la sua persona umana pu essere chiamata persona divina. nella sua realt umana che si trova la sua filiazione. Nello stesso senso si esprime la risposta alla domanda: Ges e Dio, si o no? in un ulteriore articolo: Ges e definito nel suo essere umano per la sua relazione al Padre; in altri termini l'esistenza di Ges, nella sua pi profonda realt, e costituita dal suo legame personale con il Padre. Senza alcun dubbio la nostra relazione di creatura di fronte a Dio e, anch'essa, essenziale alla nostra condizione umana; ma essa non definisce la nostra natura nella sua umanit come tale. Per Ges va tutto diversamente. Da una parte Dio non potrebbe essere definito per cos dire, che partendo dai termini che dipendono da Ges di Nazaret; d'altra parte Ges non pu essere definito come uomo, nella pienezza della sua umanit, che nei termini stessi della sua relazione unica a Dio, il Padre. cos 48 J. SPITZ, In gesprela met Edward Schillebeeckx over zijn boek: Jezus, Het verbaal van een levende, in Maala een wat verdeeld is (Bestuur St Willibrord Vereniging) 's Hertogenbosch 1974, 10. 27 Dio fa ben parte integrante della definizione dell'uomo Ges, dicendo chi e ci che egli . Io non so se sia possibile formulare questo teoricamente in maniera ancora pi precisa, ed esiterei anche a tentarlo. Quelle che io so e che al di fuori di Ges, non esiste alcun essere umano, alcun profeta di cui l'umanit stessa sia determinata interiormente ed essenzialmente per la sua relazione di persona a Dio, il Padre. Dio stesso trascende tuttavia la propria rivelazione, sorpassa anche la pi alta e la pi decisiva che abbia mai fatto di se stesso, cio l'uomo Ges. L'essere-umano di Ges riferisce in conseguenza a Dio 49. Ges non e che un essere umano ma avente una relazione unica con Dio. Trattando dell'opera della salvezza e della grazia, Schillebeeckx si attiene a questa distinzione fra l'uomo Ges e Dio, con una differenza fra l'umano e un Dio che essendo vicinissimo, rimane il tutt'altro. Come uomo, Ges era talmente uno con la realt perfettamente altra, che noi chiamiamo Dio, che questa realt divina non entra in alcun modo in concorrenza col suo essere umano 50. su questo fondamento che la tradizione cristiana lo chiama il Figlio unico. La salvezza si opera da parte di Dio in Ges , ma sempre con questa distinzione che fa supporre che Ges non e Dio in senso proprio. Altre spiegazioni fornite ulteriormente confermano questa posizione. Ges chiamava Dio suo Creatore e Padre 50b; dunque non e che una creatura. Secondo la fede cristiana, egli e la rivelazione decisiva e definitiva di Dio . L'uomo Ges ha una relazione con l'essere di Dio, ma coloro che ne volessero dire di pi rischierebbero d'offrirci delle leggende e delle parabole. Nell'uomo Ges, in una sola e medesima persona, si ricongiungono perfettamente la manifestazione del divino e la rivelazione della realt umana vera, buona e davvero felice . Ecco che cosa ha trovato a Nicea e Calcedonia un'espressione adattata ma tributaria di concetti antichi50c. 49 Jesus de Nazareth, le rcit d'un vivant, Lumiere et Vie 134 (1977) 44. 50 Gerechtigheid en liefde. Genade ett bevrijding, Bloemendaal 1977, 768. sob Tussentijds verbaal over twee Jezus-boeken, Bloemendaal 1978, 143. 500 Ibid., 143-144. 28 D) L'ESTENSIONE DELLA CORRENTE TEOLOGICA La corrente teologica di lingua olandese che rinuncia all'affermazione della persona divina di Ges, non si limita ai soli autori menzionati. Un certo numero di altri seguono la stessa via. L. Grollenberg interpreta la qualit di Figlio di Dio come significante Messia di una intimit unica con Dio . Egli e del parere che la Bibbia non insegni una dottrina determinata e specialmente che non comporti una cristologia unica che possa imporsi5I. Trova spiacevole che molti cristiani serbino la raffigurazione di un Uomo-Dio , di un Ges che ha cambiato 600 litri di acqua in vino senza dire una parola, che ha guarito dei malati col semplice tocco o anche a distanza, che ha risuscitato dei morti, e che e risuscitato come aveva predetto. Questo non e il Ges, egli dice, del quale hanno fatto l'esperienza quelli che vivevano con lui52. Tuttavia attribuisce ai discepoli la formazione delle idee di preesistenza e di filiazione divina trascendente, che in seguito verranno applicate a Ges. Questo autore racconta come e uscito dal mondo delle certezze divine nel quale era cresciuto, e come ha abbandonato le verit su Dio e sulla Trinit, sul Cristo, Uomo-Dio, sui mezzi della grazia,

l'autorit infallibile, l'ispirazione della Bibbia. Le nuove posizioni in cristologia sono dunque solidali con tutta una serie di abbandoni53. R. Michaels osserva che il catechismo olandese non parla pi delle tre persone divine, riconoscendovi una valida intuizione, perch nella nostra epoca diventa faticoso parlare ancora di tre persone in Dio M. In cristologia egli segue la linea del pensiero non calcedoniano di Schoonenberg. Mentre prima l'accento veniva posto su Ges uomo e Dio, ai nostri giorni, si considera sempre pi il Cristo come l'uomo in cui Dio e stato presente per noi in maniera unica . Dio lavora e parla sempre negli uomini e attraverso gli uomini; prima in un modo unico ed incomparabile nell'uomo Ges, ed in seguito attraverso tutti gli uomini55. Nella sua risurrezione Ges non e di51 Modern Bijbellezen, Baarn 1971. 52 Jezus weg naar hoopvol samen leven, Baarn 1974, 48. 53 Ibid., 127. 54 Incarnation. Le rapport entre la foi en Dieu et sa revelation dans le Christ, Lumen Vitae 25 (1970) 467. 29 ventato Dio, perch l'uomo resta uomo, ma si e divinizzato nel senso che essendo in relazione unica con Dio, Ges uomo supera il suo essere umano e vive come uomo nella comunit di Dio56. Siccome l'umanit di Ges fu divinizzata con la risurrezione, Dio e per noi Ges , nel senso che Dio si e rivelato definitivamente in lui. cos Ges e definitivamente l'Uomo per Dio e Dio per l'Uomo s?. L'affermazione ontologica non e il Cristo e Dio , ma il Cristo e di Dio . Ges Cristo e la teofania (la parola di Dio) e l'epifania (l'agire di Dio) in una esistenza umana: egli e per noi la visibilit umana del Dio invisibile , ma non bisogna confondere Ges con Dio58. A coloro che dubitano della sua ortodossia, Michiels oppone una osservazione di A. Vergote: Il credo, espressione della nostra fede, e la confessione del Dio di Ges Cristo, del suo Spirito, della sua Chiesa . Conclude dicendo che il criterio dell'ortodossia si trova in una uscita da se stesso verso Dio, del quale Cristo e la via , e ricorda di essersi fatto sacerdote perch la sua attenzione si era portata su Ges Cristo, come sulla pi alta rivelazione di Dio per noi 59. M. Veldhuis ha presentato un commento del credo di Nicea-Costantinopoli, commento che non mira affatto a studiarne il significato originale, ma a proporne un'interpretazione in linguaggio moderno. Definisce l'essere di Yahw come Promessa e Chiamata. E come Ges e per noi la Promessa e la Chiamata, egli e la perfetta immagine, il secondo volto di Yahw. cos si spiega la formula consostanziale al Padre 60. Tuttavia Ges non e uguale al Padre, sebbene intervenga nella creazione; egli non e il Creatore, e non e onnipotente, onnisciente, eterno e onnipresente in modo assoluto, come si dice per Yahw. Lo e in un'altra maniera, in virt della sua obbedienza al Padre vittoriosa della morte. La consostanzialit col Padre esiste in Ges per la grazia del suo totale abbandono a questo Padre 61. 55 Jesus-Christ, hier, aujourd'hui, demain, Tournai 1971, 88. 56 Ibid., 104. 57 Ibid., 105. 58 Incarnation, 485. 59 Jesus-Christ, 138. 60 Over Jezus gesproken. Een oud verhaal dat verder gaat, Hilversum 1974, 57. 61 Ibid., 61-62. 30 Ges nato dal Padre prima di tutti i secoli , perch fin dalla creazione Yahw un Dio che si esprime completamente nell'uomo Ges. Veldhuis non crede che prima di tutti i secoli, indipendentemente dall'uomo Ges, un Figlio divino fosse presso il Padre, che in seguito, ad un certo momento, ha preso accanto al suo essere divino, un essere umano 62. Egli riprende il rimprovero di triteismo formulato da Schoonenberg contro questa concezione tradizionale. Colui che, indipendentemente dall'uomo Ges, mette da tutta l'eternit a fianco del Padre un Figlio come un secondo lo libero e cosciente, arriva ad affermare tre dii in luogo del Dio uno e trino 63. Malgrado il ripristino di formule tradizionali del credo, Ges e definito in realt come l'uomo totalmente obbediente a Dio. Una delle conseguenze di questo modo di vedere concerne la preghiera: pregare Ges non e necessario ; questo non e che un fenomeno marginale, se lo si paragona col pregare Dio64. Veldhuis ha impiegato in maniera sistematica il procedimento consistente nel riprendere delle formule di fede tradizionali e dar loro un contenuto nuovo; in questo modo l'allontanamento nei riguardi della fede della Chiesa diventa meno appariscente. Altri, al contrario, insistono sulla necessit di un linguaggio pi moderno, e invece di conservare i vecchi credo, ne propongono di nuovi. cos P. Smulders ha presentato una professione di fede per-

sonale con termini che vogliono esprimere il nucleo centrale del dogma. Ecco l'inizio: lo credo in Dio Padre, che regge tutto nelle sue mani. La mia esistenza e dono di Qualcuno che e amore e sollecitudine. lo credo nell'uomo Ges che e nato da Maria ed e il dono di Dio a noi, nel quale appaiono la sollecitudine di Dio per tutti, il suo invito all'amore e la sua pazienza per noi peccatori. Questo Ges vive, e davanti a lui e a suo Padre, noi siamo finalmente responsabili di ci che noi stessi siamo e di quello che facciamo al nostro prossimo. lo credo allo Spirito Santo: il bene che desideriamo e facciamo 62 Ibid., 63-64. 63 Ibid., 21. 64 Ibid., 82-83. 31 e grazia, e perci pi forte della nostra debolezza, della nostra colpa, della nostra impotenza 65. Si pu constatare la distanza tra questo credo e le professioni di fede di Nicea e di Calcedonia. Ges e visto semplicemente come un uomo; non si dice che e nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, ma unicamente che e nato da Maria. Non e chiamato Figlio di Dio, ne vero Dio; egli e il dono di Dio. Non si afferma che egli si e consegnato alla morte con lo scopo di salvare l'umanit. Non si dice neanche che e risuscitato. Si limita ad assicurare che vive. Quanto allo Spirito Santo, la spiegazione che ne e data sembra farlo consistere semplicemente nella grazia che ci fa compiere il bene. In breve, senza che vi sia nessuna negazione esplicita, le indicazioni ed i silenzi del credo sembrano eliminare il mistero dell'Incarnazione, il sacrificio redentore e l'avvenimento della resurrezione, la venuta personale dello Spirito Santo, e perci stesso la Trinit. In questo credo proposto fin dal 1968 nell'assemblea dei vescovi e dei preti d'Olanda, si esprime la fede nuova quale la concepisce la cristologia che abbandona le definizioni conciliari e si rifiuta di affermare in Ges una persona divina. La teologia moderna, dice J. Haarsma per qualificare questa tendenza, parla della trascendenza umana di Cristo. Quando essa considera Ges come Figlio di Dio, lo fa per discernere in lui l'uomo nel quale Dio e presente nella maniera pi intima. L'essere umano di Cristo non differisce essenzialmente dal nostro; la differenza e essenzialmente escatologica, perch in lui si realizza la manifestazione escatologica o definitiva di Dio66. 65 Het priesterberaad in Noordwijkerbout. Inleiding en Slotbeschouwing, in Theologie en Pastoraat 64 (1968) 330. 66 Ontwikkelingen in de rooms-katbolieke theologie in Nederland, De nieuive mens 20 (1968) 55. 32 CAPITOLO II SAGGI CRISTOLOGICI DI LINGUA FRANCESE A) GES, UOMO LIBERO, SECONDO CHRISTIAN DUQUOC 1. La lotta di Ges e il mistero pasquale Nel primo volume della sua Cristologia, intitolato L'uomo Ges1, Christian Duquoc, pur insistendo sull'umanit di Ges, voleva rimanere fedele all'affermazione della trascendenza divina del Figlio di Dio, secondo l'annunci del concilio di Calcedonia. Egli reagiva particolarmente alla teologia americana della morte di Dio. Nel secondo volume2, vuole esprimere il mistero pasquale secondo la teologia post-bultmanniana, e le sue posizioni manifestano una notevole evoluzione. Una mentalit di demitizzazione ispira il suo modo di abbordare i testi evangelici: Il prodigio, o il miracolo, non pu essere che un lusso metafisico del quale non vi e alcun bisogno che ci preoccupiamo per vivere cristianamente. I dati prodigiosi del Nuovo Testamento provengono da mentalit a noi estranee . Duquoc li accusa di essere una sottile negazione della vera umanit di Ges3. Nel mistero pasquale, Ges visto semplicemente come un uomo, uomo distinto da Dio. Duquoc reagisce contro l'interpretazione teologica tradizionale della croce: la croce un prodotto della nostra storia, non un prodotto di Dio , Ges crocifisso 1 Christologie. Essai dogmatique, I, L'Homme Jesus, Parigi 1968. 2 II, Le Messie, Parigi 1972. 3 Ibid., 22. 33 non altro che Ges condannato dai poteri civili e religiosi 4. La condanna mette in piena luce la perversione di questi poteri; il crocifisso ci chiama a lottare contro la perversione dei poteri che si proclamano norme ultime 5. Cos appare il senso che Ges da alla sua vita storica: una lotta per la giustizia. Con questa lotta si definisce il suo profetismo messianico. Ges stato rifiutato perch, profeta, le sue parole ed i suoi atteggiamenti hanno sconvolto il piano sociale e religioso 6. Per analizzare la Risurrezione, Duquoc si riferisce alle interpretazioni di R. Bultmann, di K. Barth, di W. Marxsen, di W. Pannenberg e di J. Moltmann. Critica l'opinione di Pannenberg, secondo cui

l'avvenimento della Risurrezione dimostra la sua oggettivit nel fatto della tomba vuota e nelle apparizioni agli apostoli; gli rimprovera di non aver tenuto sufficientemente conto dell'ambiguit di ogni testimonianza e dei carattere interpellativo e dunque esistenziale della predicazione apostolica 7. Si pronuncia in favore di Moltmann, che respinge una Risurrezione epifanica, compimento della Promessa, per ammettere una Risurrezione che sia Promessa. Conclude dicendo che la " Risurrezione " non potrebbe essere annunciata come un fatto positive, un prodigio. Essa non una informazione su un destino particolare 8. Essa significa una liberazione, poich affermare Ges vivente, vuol dire presentarlo libero nei confronti della morte, e dunque capace di comunicare con gli uomini, libero nei riguardi della materia, non respingendola ma assumendola 9. La rappresentazione della risurrezione deve essere integrata al divenire reale di Cristo; essa rivela la liberazione dell'uomo che consiste non in una sopravvivenza o una immortalit che nega la prima creazione di Dio , ma in una vita che libera tutte le sue virtualit ed energie 10. Nella spiegazione dei valore redentore della morte di Ges, l'autore respinge le teorie della sostituzione penale e della riparazione morale. Ges non da alla sua morte un significato dei tutto 4 Ibid., 32. 5 Ibid., 33. 6 Ibid.,. 68-69. 7 Ibid., 163. 8 Ibid., 164. 9 Ibid., 166. 10 Ibid., 168. 34 identico a quello che gli riconosce san Paolo 11. L'interpretazione che si ritiene pi conforme alla prima idea della comunit cristiana, s'ispira all'analogia con i profeti martiri. Ges un profeta la cui libert di linguaggio inquieta; il suo destino storico analogo a quello di molti uomini giusti che hanno voluto cambiare i rapporti sociali in un modo diverso dall'imposizione della forza 12. La sua morte svela il potere dei male e in pari tempo apre ad una speranza, suscitando lo stesso sforzo di liberta negli altri uomini. La sua morte pienamente umana e non differisce dalla morte dell'uomo giusto . Non bisognerebbe strappare la morte di Ges alla storia reale, dichiarandola imposta da un decreto divino. Se ne farebbe allora un avvenimento divino-cosmico, come nella teologia di sant'Anselmo che stabilisce la logica intra-divina della Redenzione partendo dalla soddisfazione: la storia di Ges allora svuotata dal suo significato apparente, a profitto di una lotta cosmica fra due entit spirituali 13. La morte di Ges non proviene da un mito cosmico: essa banale e non si pu situarla al di sopra della morte dei giusti e dei profeti. Non le si pu attribuire una cos notevole originalit da poter dire soltanto di Ges: morto per i nostri peccati . vero che Ges il Messia, ma di un messianismo che rifiuta di creare un regno potente e che per questo riveste una forma paradossale. Ges non compie niente di pi dell'uomo giusto o dei profeta sofferente o morente per la giustizia. Egli il Servo. Tuttavia quello che da alla sua morte un valore unico ed originale, la Risurrezione. Nella sua morte Ges perdona ai nemici e invoca per essi il perdono di Dio. Con la Risurrezione Dio ratifica il perdono di Ges e accredita la sua speranza14. La soddisfazione non deve essere concepita come una compensazione: essa tende a reintegrare nell'amore divino, degli atti che furono degli insuccessi per la gloria di Dio 15. La giustizia di Dio nella Redenzione non consiste nell'esigere quanto dovuto come riparazione dell'offesa, ma nel lasciare all'uomo di essere l'artefice della sua libert 16. 11 Ibid., 190. 12 Ibid., 199. 13 Ibid., 200. 14 Ibid., 205. 15 Ibid., 215. 16 Ibid., 216. 35 Il legame fra la croce e la Risurrezione identificabile al senso che Ges da alla sua vita storica, ossia alla lotta per la giustizia. Si tratta della giustizia escatologica, frutto dello Spirito. Ges non propone un'organizzazione legale o sociale, ma la giustizia per la quale lotta, deve realizzarsi quaggi. Questa giustizia non si era realizzata, come lo dimostrava la miserevole situazione della maggior parte del popolo. La Risurrezione la Promessa di questa giustizia. Lo schema biblico della Risurrezione impone null'altro che questa affermazione: Dio con la sua potenza fa accedere l'essere umano ad una nuova relazione con il " cosmo " e gli altri, in modo tale che la prima forma d'esistenza non sia negata

ma esaltata 17. Creato ad immagine del Dio vivente e libero, l'uomo potr allargare in questo mondo la sua vita e la sua libert. Gli evangelisti hanno voluto descrivere la nuova condizione di Cristo e non il suo corpo risorto. Essi hanno voluto manifestare la libert di Ges per l'iniziativa assoluta che gli spetta e per il suo potere di comunicazione. Egli vincitore della morte perch, precisamente, agisce in questo mondo come vuole... e comunica con chi vuole. I morti non possono n agire, n comunicare: essi sono prigionieri. Ges libero 18. Un'importanza fondamentale attribuita alla Parusia. La Risurrezione storica nel kerigma, non storica in se stessa , pur essendo realt oggettiva; non si potrebbe dunque riconoscerle un carattere di avvenimento in se stessa 19. Essa richiede una verifica universale d'ordine avvenimenziale diverso da quello della predicazione. Questo avvenimento la Parusia. Essa svela l'identit fra la causa storica della giustizia, l'amore altrui e la causa di Dio 20. Essa prodotto della storia e fine della storia. Bisogna sottolineare il suo carattere avvenimenziale. Essa il giudizio, l'atto col quale il Messia manifesta con evidenza la sua Signoria dimostrando agli occhi di tutti l'identit fra la causa dell'uomo e quella di Dio, compiendo la liberazione definitiva nei riguardi di ci che simbolizza destino e fatalit: la morte 21. 17 Ibid., 253. 18 Ibid., 260. 19 Ibid., 309 20 Ibid., 312.' 21 Ibid., 316-317. 36 2. La filiazione divina Rompendo con le raffigurazioni messianiche correnti ed apparendo come l'anti-messia, Ges reinterpreta la trascendenza che rivela il suo senso nella nostra liberazione. La chiamata alla libert si articola nella nomina di Dio Padre e nella coscienza filiale di Ges. Ges invoca Dio come Padre non per il riconoscimento di una trascendenza che bloccherebbe la storia, ma per il convincimento che una libert ed un amore primieri ci chiamano a liberarci. Dio Padre per colui che fa la sua volont, ossia per colui che agisce in modo tale che, rendendosi libero, rende libero 22 Cos si definisce la filiazione: figlio colui che, libero, rende libero, perch la volont del Padre questa libert. figlio colui che ama suo fratello e che lotta per la giustizia, perch la volont del Padre questo amore questa giustizia . Ges Figlio poich la sua azione e il suo atteggiamento sono l'immagine dell'azione e dell'atteggiamento di Dio 23. La filiazione dunque concepita in modo funzionale. .Lo stesso dicasi della paternit: Dio Padre nella misura in cui l'uomo Ges lo chiama tale, e non lo chiama tale che in funzione del suo atteggiamento e della sua azione simbolicamente trasferite nelle parabole e cos attribuite a Dio . Tuttavia l'unit esistenziale e pratica fra l'annunci del Padre tramite Ges e il suo atteggiamento personale ha incitato la comunit primitiva a confessare fra il Padre e il Figlio una identit di essere e non soltanto di funzione . Nel Nuovo Testamento il procedimento si abbozza, ma rimanendo legato alla coscienza filiale. In seguito si ceduto alla tentazione di separare i simboli della paternit e della filiazione, dalla storia della loro rivelazione 24. L'interpretazione ontologica rischia di nascondere i veri motivi della nomina paterna di Dio e dell'atteggiamento filiale di Ges 25. Duquoc incrimina particolarmente l'imperialismo del fantasma paterno, che descrive riprendendo la rappresentazione freudiana della religione. Con il suo antimessianismo, Ges ci libera dal fantasma dell'onnipotenza paterna, frutto del nostro desiderio. Egli ci rende 22 Ibid., 324. 23 Ibid., 325. 24 Ibid., 325-326. 25 Ibid., 327. 37 liberi. La sua obbedienza non un omaggio a questa onnipotenza, ma fedelt alla missione di rivelare la libert filiale. Vi una certa rinuncia al padre che si deve realizzare nella religione, non negando che Dio sia il padre, ma rinunciando a fare di Dio un padre di cui il desiderio dell'uomo ha bisogno , ossia rinunciando all'oggetto del desiderio26. La critica freudiana del fantasma paterno permette di giungere alla necessita di rinunciare a Dio padre come oggetto del desiderio. Nominare Dio Padre pu essere un'astuzia del desiderio e un'operazione avente lo scopo di rifiutare la realt, una manifestazione della megalomania infantile del desiderio. La nomina di Dio Padre richiede come una necessit della sua verit, la conversione al finito: Dio non pu essere padre che di colui che uomo 27. Perci Ges non figlio malgrado la sua condizione terrena, autenticamente il figlio perch non

rifiuta la finitudine della nostra esistenza . Ges uomo, il Padre e pi grande di lui. Egli il Servo. Nel linguaggio moderno diciamo che Ges si converte al finito. Ges uomo accetta la finitudine dell'uomo e rifiuta di utilizzare l'onnipotenza del Padre per forzare la realt. Non desidera questa onnipotenza e non la richiede nelle sue preghiere. Questo rifiuto lo costituisce umano e pone la condizione della rivelazione autentica del Figlio e del Padre 28. La conversione di Ges al finito esemplare: il cristiano diviene figlio di Dio nel modo in cui Ges uomo ha vissuto la sua filiazione. Non l'onnipotenza della Divinit, fondata sull'unit ontologica fra Ges e Dio, che regola la nostra filiazione, ma il modo con cui l'uomo Ges l'ha vissuta storicamente e l'unit ontologica stata affermata dal concilio di Nicea, ma non si pu dedurre, dalla filiazione ontologica, l'antimessianismo di Ges, perch per il Figlio che di Dio, nel suo essere divino, la conversione al finito sarebbe privata di senso. Il cristianesimo non rifiuta la figura paterna, ma l'assume nella misura in cui significa che l'essere umano accede alla libert partendo da un altro 30. Se essere uomo significa accedere alla realt 26 Ibid., 338. 27 Ibid., 339-340. 28 Ibid., 341. 29 Ibid., 342. 30 Ibid., 345. 38 con il libero riconoscimento di non essere il Padre, essere figlio non altro che accettare il Padre come colui che concede di essere liberamente uomo 31. La filiazione presentata nel suo valore di libert, come pure di fraternit universale. Dio ci ha amati fino al punto di non volere altra cosa per noi che la nostra libert 32. 3. Reazione alla cristologia tradizionale Vi un legame irriducibile fra Ges e Dio. Qualunque sia il modo con cui lo intende, ogni credente cristiano accetta questo legame . L'affermazione di questo legame basta per costituire la fede cristiana? Duquoc e reticente davanti alle definizioni conciliari: I concilii di Nicea e di Calcedonia hanno delimitato in maniera precisa il contenuto (di questo legame): Ges il Figlio di Dio, pensando cos di fondare l'universalit della sua opera redentrice. Egli l'unico Mediatore, e nessun altro salva. Queste affermazioni non tolgono gli ostacoli costantemente sollevati nel corso della storia dalla particolarit di Colui che e il Mediatore. Essi sono oggi pi evidenti che mai. La particolarit rimane nella Risurrezione: l'uomo Ges, il Servo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, nato da Maria, che il Vivente 33. Nell'opera di divulgazione, Ges uomo libero , Duquoc commenta i versetti di Mt. 11, 25-27, nei quali enunciata la conoscenza reciproca del Figlio e del Padre e solo il lettore disattento a giudicare che Ges, in questo testo, rivela la sua identit, tale quale pi tardi verr confessata dalla Chiesa: Infatti non cos: Ges afferma indirettamente di avere una relazione unica con Dio, perch egli ha un compito unico: quello d'annunciare il suo Regno... Anche se bisogna ammettere che Ges abbia fatto una distinzione fra suo Padre e nostro Padre, niente suggerisce che, con questa differenza, abbia voluto significare pi del carattere unico della sua funzione: quella di annunciatore del Regno di Dio34. Ges dunque non avrebbe manifestato la coscienza di essere Figlio di Dio nel senso ontologico dell'espressione. Altrove Duquoc rimprovera alla teologia classica d'aver com31 Ibid., 347. 32 Ibid., 352. 33 Ibid., 350. 34 Jsus, homme libre, Parigi 1973, 118. 39 preso la filiazione divina di Ges in un quadro prestabilito, quello della cultura biblica e della cultura greca35. Pur salvaguardando ci di cui vive la fede, Ges come volto filiale e umano di Dio, bisognerebbe evitare di proiettare nei testi evangelici le determinazioni susseguenti, ci che permetterebbe di riscoprire il Figlio nella sua realt semplice d'uomo di Galilea e nella sua grandezza di risuscitato 36. In un articolo sulla cristologia di Nicea ed i saggi moderni di cristologia37, Duquoc definisce le condizioni che deve verificare una teologia per essere moderna: essa deve integrare la rottura fra ragione e rivelazione; deve rinunciare allo strumento metafisico; deve rinunciare alla pretesa di essere una sintesi di sapere o un'ultima istanza critica; deve assumere la storicit della ragione, visto che non vi sono certezze e verit che sfuggano al divenire della cultura e alla critica delle scienze; deve riconoscere l'autonomia delle scienze, della morale e della politica in rapporto alle chiese, ai dogmatismi e alle metafisiche 38. Due moderni saggi di cristologia che rispondono a queste condizioni,

sono presi in considerazione: quello di Paul van Buren, teologo della morte di Dio, e quello di Schoonenberg. Da questi due saggi si possono dedurre delle conseguenze per l'interpretazione del concilio di Nicea: il concilio deve essere liberato dal suo sottofondo ontologico ed essere compreso in un senso economico, come esprimente l'unit del Rivelatore e del Rivelato al cuore dell'uomo. solo accettando la modernit che si toglie a questo concilio l'accusa di difendere delle formule di contenuto mitico. Le formule conciliari non costituiscono dei principi di fondo in teologia, ma semplici condizioni di possibilit, storicamente situate, delle interpretazioni del Nuovo Testamento. Si dovrebbero scrutare le antiche formule seguendo il criterio proposto da Habermas: La verit di un enunciato ha il suo fondamento nella riuscita di una via gi sicura . Questo criterio avvolge l'escatologia. La funzione delle formule in seno ad una nuova cultura, potrebbe riacquistare vigore ove si ammetta come certo che un concilio non ha altra finalit che quella di attestare l'efficacia sempre attuale della Pasqua ' 35 Le Dieu de Jsus, Lumire et Vie, n. 122, 24 (1975) 77-88. 36 Jesus komme et Dieu, Assemblees du Seigneur, n, 9, Parigi 1974, 33-45. 37 La cristologia de Nicea y los ensayos modernos de cristologia, in Cristo ayer y hoy, Semanas de Estudios Trinitarios. 8, Salamanca 1974, 135-144. 38 Ibid., 138-139. 40 e non di informare scientificamente su delle realt al di fuori della nostra portata 39. La reazione contro il Dio metafisico si esprime nell'atteggiamento dei teologi secolari e nella critica dei gruppi contestatori o marginali. Duquoc definisce la loro posizione: S a Ges, no a Dio e alla Chiesa . Egli ritiene che in ci vi sia una valida intuizione: Il Dio rifiutato il Dio ormai respinto come " metafisico ". Il rifiuto, per ragioni storiche o politiche, nasconde un'intuizione pi radicale: prendere l'atteggiamento di Ges sul serio, come ultimo determinante della fede cristiana, significa non poter pi accettare simultaneamente l'immagine di un Dio condotto dalla cosiddetta tradizione metafisica, molto sostenuta dalle Chiese. Si vuole indicare cos che Dio certamente diverso da quello che egli stato costantemente presentato, ma di questo Dio attualmente non si pu dire niente, se non la sua manifestazione in Ges 40. Questa adesione a Ges nel rifiuto di Dio ha come conseguenza il rigetto di una Chiesa giudicata infedele al vangelo . Il rifiuto di Dio giusto nella misura in cui Ges libera da un'immagine oppressiva di Dio. Ma non si pu sopprimere il rapporto di Ges con Dio: bisogna riproporre la questione del Dio di Ges , Dio che sorgente di libert e che rende Ges libero nei riguardi della morte 41. La questione di Dio viene pi ampiamente ripresa e trattata nell'opera Dio differente . Duquoc vi presenta una dottrina del simbolismo trinitario. Simbolo non deve essere opposto a realt, ma il suo valore reale, nel caso di Dio, determinato in funzione del nostro comportamento umano: I " simboli " Padre, Figlio o Spirito, non affermano e non negano la realt di queste differenze in Dio stesso: essi significano che Dio riconosciuto da noi in una pratica o in un atteggiamento che essi comandano. Cos Dio conosciuto come il Dio di Ges l ove il suo volto paterno suscita un atteggiamento filiale per colui che si lascia svegliare dal soffio (Spirito). I " simboli " esprimono le implicazioni concrete del rapporto degli uomini a Dio 41a. 39 Ibid., 144. 40 Oui a Jesus, non Dieu et a l'Eglise, Analyse d'une Situation actuche, Loncilium 93 (1974) 21-22. 41 Ibid., 22-24. 41a Dieu different, Parigi 1977, 82. 41 La dottrina delle tre persone divine vista come un'interpretazione tradizionale, nei riguardi della quale l'autore pone delle riserve41b. Pi specialmente l'affermazione del concilio di Nicea giudicata non esente da malintesi41c. Duquoc vuole allontanare un Ges che si sostituirebbe all'Assoluto rappresentato, nel nostro linguaggio, dal simbolo di Dio , o che sarebbe un'idolatria. Infatti, Ges sempre considerato come un uomo in relazione con Dio, ma che non pu essere identificato con Dio. Il Ges storico non ha avuto pretese divine; i passaggi evangelici che indicano questa pretesa, vengono dalla comunit cristiana41d. Anche il vocabolo Padre applicato da Ges a Dio, non era, come tale, originale; ci che nuovo che Ges l'invoca come Padre sulla base di un'azione di liberazione, considerando Dio come colui che infrange ogni oppressione41e. Duquoc reagisce soprattutto contro la pretesa della Chiesa di possedere la verit assoluta; respinge vivacemente quello che chiama l'ideologia unitaria della Chiesa, la concezione secondo cui tramite i suoi mandanti, le Chiese, Dio impone dei dogmi, precisa le norme morali... 41f. Favorisce l'accettazione positiva delle altre religioni in nome della legittimit della differenza fondata sulla

differenza di Dio, espressa dal simbolo trinitario41i. Rivelandosi in Ges, Dio non assolutizza una particolarit ; nessuna particolarit storica assoluta 41h. E, per finire, la sua dissidenza in rapporto alle posizioni tradizionali della Chiesa, l'autore la giustifica con il fatto che il Dio di Ges un Dio dissidente 41i. Si vede emergere meglio il principio soggiacente alla teologia di Duquoc: il Ges storico non pu essere assolutizzato, e nemmeno la Chiesa pu essere portatrice dell'Assoluto. La contestazione della Chiesa legata alla contestazione dell'incarnazione dell'Assoluto in Ges. 41b Ibid., 119-120. 41c Ibid., 32; cfr. 37-38. 41d Ibid., 13; 25. 41e Ibid., 45-47. 41f Ibid., 57-58. 41g Ibid., 139-141. 41h Ibid., 143. 41i Ibid., 148. 42 B) IL MOVIMENTO VERSO UN'ALTRA CRISTOLOGIA Altre recenti pubblicazioni sembrerebbero indicare che la corrente di pensiero che vuol modificare l'immagine tradizionale di Ges, estende la sua influenza. 1. Iniziazione teologica al Cristo Salvatore Due quaderni, nel quadro di una iniziazione teologica ci presentano la risposta alla domanda: Chi Ges, il Cristo, il Salvatore? c. L'autore ci avverte che, nel primo quaderno, ha deliberatamente scelto di considerare Ges soltanto sotto l'aspetto della sua umanit: Non ci possibile, dice, considerare nello stesso momento le due facce di una moneta . Come pure non possibile nello stesso discorso, perlomeno in un primo tempo, parlare di Ges come uomo e come Dio, abbracciare il mistero di Ges sotto un solo sguardo 43. L'autore si limita dunque a presentare Ges come uomo, sperando che la sua ricerca non appaia come un'operazione riduttrice 44. Tuttavia la rapida interpretazione che ci offre dei dati evangelici, riduce le dimensioni del Ges della fede tradizionale. un Ges che si e sbagliato sulla propria sorte, perch secondo ogni . verosimiglianza attendeva di essere lapidato, non pensando alla crocefissione, ossia ad un intervento del potere politico romano. Inoltre aveva pensato che i suoi discepoli sarebbero precipitati con lui nella sua Passione45. I fatti hanno smentito il suo modo di vedere. All'inizio del suo ministero, il profeta galileo chiamato Yesciu aveva conosciuto un periodo di euforia: credeva che gli ultimi tempi fossero prossimi e che con questa venuta del Regno, egli sarebbe stato esaltato nella gloria. Sperava in una conversione in massa delle folle. Ma dopo qualche tempo aveva dovuto arrendersi all'evidenza e convincersi che la sua predicazione era stata un fallimento: il popolo non si convertiva46. Alla luce della persecuzione dei profeti, si rese conto che anche lui sarebbe stato un profeta martire. 42 Jesus Sauveur, Cahiers de la Tourette, serie blu, 6 e 7, 2 edizione, L'Arbresle. 43 Cahier 6, 2. 44 Ibid., 30. 45 Ibid., 11 e 28. 46 Ibid., 18-21. 43 Ges dunque stato superato, dall'inizio alla fine, dagli avvenimenti. Gli annunci della Passione che si trovano nei vangeli sono il risultato del lavoro della Chiesa primitiva. Aveva almeno coscienza del valore redentore della sua morte? Non certo, ma si presume fortemente che egli si sia riconosciuto nella figura del Servo sofferente ed abbia visto la sua Passione come destinata a guarire la moltitudine degli uomini 47. D'altra parte egli credeva certamente che Dio gli avrebbe accordato la sorte felice promessa in modo speciale ai giusti martiri e ai profeti. Non si pu provare di pi, bench si possa dire, con una certa verosimiglianza, che, invitando i suoi discepoli a riunirsi dopo la sua morte, Ges annunciasse che Dio lo avrebbe risuscitato prima della fine del mondo48. Nella sua predicazione, cosa esige per la conversione? Una cosa sola: la fede, ossia la fiducia in Dio 49. Non si tratta, notiamolo, di fede in lui stesso. Quanto all'invocazione Abb , essa originale, ma cosa significa? Che Ges si sapesse mandato per comunicare la rivelazione di Dio, perch Dio si era fatto conoscere a lui come Padre. Non si pu attribuire all'invocazione un significato propriamente dogmatico, sottolinea l'autore, citando J. Jeremias, secondo cui il tono familiare e quotidiano del termine Abb interdice di dedurne una cristologia del Figlio di Dio50. Non meno riduttrice l'interpretazione della dichiarazione di Ges: Chiunque ascolta le mie parole e le mette in pratica pu essere paragonato ad un uomo accorto che ha costruito la sua casa sulla roccia (Mt. 7, 24). L'espressione mie parole impiegata di preferenza a

parole della legge , indica l'autorit di Ges. Ma questa autorit, l'autore la riferisce ad un aspetto strutturale comune a tutti i gruppi battisti51. Anche l'opposizione al Tempio sarebbe dipendente dai movimenti battisti. La parola di Ges subisce una riduzione: in funzione delle correnti battiste e profetiche, verosimile che il profeta di Nazaret si sia limitato a dire: lo distrugger questo Tempio senza parlare di ricostruzione52. L'autore parla spesso di rigore esegetico, ma si ha l'impressione 47 Ibid., 24. 48 Ibid., 25-27. 49 Ibid., 14. 50 Ibid., U e 18. 51 Ibid., 29. 52 Ibid., 20. 44 che sia un rigore fortemente orientato, che scarta i testi dai quali emerge la coscienza che Ges possiede della sua identit divina. Cos egli ritiene che non vi sia stato processo davanti al Sinedrio53; quindi l'interrogativo posto da Caif a Ges sulla sua identit viene semplicemente eliminato. Il secondo quaderno aggrava questa opera riduttrice, giustificandola con una critica alla professione di fede di Calcedonia e con una presentazione dei titoli di Ges. La formulazione di Calcedonia, due nature e una persona, attualmente c'induce in errore, pretende l'autore, riprendendo i concetti espressi da Schoonenberg e da altri, perch i termini hanno cambiato senso, dall'epoca di Calcedonia alla nostra. Noi abbiamo una definizione moderna, pi psicologica, della persona come centro di coscienza e di decisione, mentre il concilio aveva utilizzato una definizione metafisica. La fede di Calcedonia ha dunque bisogno di una nuova formulazione 54. L'esame dei titoli di Messia, di Figlio di Dio, di Figlio dell'uomo, ingannevole; nessuno di questi titoli sembra riflettere la coscienza oscura che Ges ha di se stesso e della sua missione55. Alle incertezze di questa coscienza che sono gi state evocate precedentemente sul genere di morte e sulla sorte dei discepoli, se ne aggiungono altre: l'attivit miracolosa di Ges lo stupisce all'inizio e le sue guarigioni possono fallire. L'esperienza dell'insuccesso della sua predicazione alle folle lo sconcerta... Egli attendeva con fiducia la risurrezione promessa al Giusto martire, ma ignorava che questa avrebbe avuto un senso ancor pi clamoroso 56. Vi erano anche delle certezze nella sua coscienza, ma secondo le certezze della sua coscienza chiara, si riconosceva semplicemente come uomo libero, Giusto perseguitato, inviato di Dio. Niente lascia supporre che egli abbia avuto una chiara coscienza della sua filiazione divina, nel senso della confessione di fede. Ma egli era Figlio di Dio in questo senso, come Pasqua lo riveler . D'altronde, la logica della non-confusione delle nature non obbliga, domanda l'autore, a riconoscere francamente l'impossibilit che abbia avuto la coscienza umana di essere Dio? 57. la Risurrezione che fa rico53 Ibid., 29. 54 Cahier 7, 3. 55 Cahier 7, 14. 56 Ibid., 15. 57 Ibid. 45 noscere in Ges il Figlio e il Signore. Ges anche se fosse da tutta l'eternit Signore e Cristo , ha vissuto questa Incarnazione nel totale incognito della condizione umana, senza averne chiaramente coscienza. Si potrebbe dire ipoteticamente che Ges di Nazaret, se supponiamo, per impossibile, che avrebbe potuto essere il testimone terrestre della propria risurrezione, avrebbe capito con esattezza questo evento nella maniera in cui l'hanno espresso le confessioni di fede primitive: Dio ha ratificato l'esistenza e la morte del Giusto perseguitato che io sono stato 58. La Risurrezione ha tolto il velo. Egli non soltanto l'ultimo dei profeti, il Giusto martire incomparabile, il Figlio di Dio nel senso in cui lo abbiamo definito nella tappa prepasquale, il Figlio dell'uomo sofferente, Dio egli stesso in quanto suo Figlio unico eterno 59. L'affermazione della filiazione divina trascendente di Ges conclude dunque i due quaderni. Ma questa affermazione priva del suo fondamento evangelico, che la rivelazione che Ges stesso ha fatto della sua identit di Figlio di Dio. Essa non conserva pi come base che la luce apportata dall'avvenimento della Risurrezione. Base fragile quale ci presentata: come avrebbero potuto i discepoli concludere dalla Risurrezione alla filiazione divina, se Ges stesso non ne avesse avuto coscienza e non ne avesse dato la testimonianza? Negando ai testi evangelici ogni valore di rivelazione dell'identit del Figlio di Dio nella vita terrena di Ges, non ci si mette nell'impossibilit di fondare, anche alla luce di Pasqua, l'affermazione di questa identit? Inoltre, se il Ges terreno non poteva comprendere la Risurrezione che come la ratifica da parte di Dio dell'esistenza e della morte del Giusto perseguitato, i discepoli

avrebbero potuto discernervi di pi? Dei due quaderni della Tourette , il lettore riterr soprattutto l'esame dei testi e dei titoli, dai quali emerge che non vi sono affermazioni, da parte di Ges, della sua identit divina. 2. Dossier Ges Nel Dossier Ges 60 un buon numero di contributi ci presentano un Ges notevolmente differente da quello del Vangelo e 58 Ibid., 18. 59 Ibid., 22. 60 G. BESSIERE, J. P. JOSSUA, A. LION, M. PINCHON, A. ROUSSEAU etc., Dossier Jesus. Recherche; nouvelles, Parigi 1977. 46 della fede cattolica. La concezione verginale contestata nella sua realt storica da H. Cousin e da J. Pohier61. Per quanto concerne la divinit di Cristo, Marcel Simon ci dice che l'originalit essenziale del cristianesimo paolino e deutero-paolino risiede nell'Incarnazione del Cristo-Logos62. M. Pinchon si dichiara guarito dall'idolatria di Ges e afferma che Ges un essere " relativo ", che non si trova come un fine o come un assoluto ". Il titolo scelto da J. P. Jossua significativo: Io parlo poco di Ges ; egli stesso dichiara che vive poco la sua fede come una relazione personale a Ges e che non la dice parlando di Ges64. G. Bessiere mette in guardia contro gli equivoci dell'affermazione Ges Dio 65, e presentando il Ges senza uniforme d'Olivier Rabut, rivela che l'incertezza sulla fisionomia di Ges ci aiuta a diventare liberi 66. Un'incertezza di questo genere appare anche nel pensiero di B. Feillet: Noi parliamo poco di lui insieme, egli sottinteso: anzi conviene di non discorrere troppo sul suo conto . Questo metterlo in ombra si accorda col principio che Ges non il termine: Dio che noi attendiamo 67. 3. Dimenticare Ges L'opera di P. M. Beaude, Ges dimenticato , reagisce anch'essa contro il volto tradizionale di Cristo. Mette in luce l'errore col quale Ges, condividendo le idee della sua epoca, ha annunciato una fine imminente dei tempi. ai primi cristiani che appartenne il compito creatore di sormontare questo errore, organizzando delle comunit nelle quali si manifesta il regno. Ci facendo si allontanano dall'insegnamento di Ges: Ges non annunciava se stesso, ed ecco che diventa colui che proclamato68. Pasqua segna una rottura fra il messaggio di Ges e quello dei primi cristiani. Infatti, dice Beaude, i primi cristiani dovettero creare conti61 H. COUSIN, La conception virginale de Jesus - Approche exegetique, 20-23; J. POHIER, La conception virginale de Jesus. De quoi s'agit-il?, 24-27. Pohier pensa che fra madre-vergine e figliovetgine vi una certa relazione sessuale (25). 62 M. SIMON, La divinite du Christ, 31. 63 M. PINCHON, Jesus, c'est taute une histoire, 157. 64 J. P. JOSSUA, Je ne parle guere de Jesus, 154. 65 G. BESSIERE, Jesus chiffre ou visage de l'absolu?, 170-173. 66 G. BESSIERE, Le Jesus sans uniforme d'Olivier Rabut, 166. 67 B. FEILLET, Les disciples de la rumeur, Etudes, giugno 1977, 835. 68 Jesus oublie. Les vangiles et nous, Parigi 1977, 79. 47 nuamente. Si potrebbe dire, con una sfumatura di paradosso, che la loro fedelt a Ges li condannava a non fare come lui, e, in una certa misura, a dimenticarlo . In questo c', pi ancora che un paradosso, una legge della vita. Freud non ha forse dimostrato che una delle leggi essenziali alla maturazione dell'uomo e la partenza? Ora partire sempre operare una rottura, relegare nel passato il luogo lasciato. Nella sua prima giovinezza, il bambino si assimila al padre che concepisce come un rivale. Dalla tensione che ne risulta deve uscire " l'omicidio " del padre, essenziale alla strutturazione del figlio come figlio 69. Non esagerato lasciare intendere che i primi cristiani non hanno esitato a praticare " l'omicidio " del loro padre fondatore: Ges . Essi hanno saputo lasciarlo, praticare la partenza che, sola, li avrebbe instaurati in comunit adulta. La loro epoca non era pi quella di Ges, relegata nel passato 70. Oltre alla partenza che costituisce il cambiamento nella visione dell'approssimarsi della fine dei tempi, vi e quello dell'apertura della giovane Chiesa ai pagani. Ges aveva raccomandato ai suoi discepoli di non prendere la strada dei pagani, ma i discepoli hanno agito in senso contrario, in virt di una fedelt creatrice. Che vi sia fedelt si conferma col fatto che non c'e una partenza assoluta. Il figlio certo deve uccidere il padre per conquistare il suo vero statuto di figlio; tuttavia conserva sempre un debito verso di lui. L'immagine del padre torna a visitarlo e a tormentare i suoi sogni. Il padre non morto; riempie il nostro inconsci e compie un ruolo permanente nella nostra vita cosciente attuale 71.

pi specialmente la creativit che si manifesta nella fede nella risurrezione. Gi nell'Antico Testamento l'idea di risurrezione era apparsa come una vera creazione dello spirito credente 72. La risurrezione di Ges un atto ricreatore del Padre in favore del suo Servitore , ma d'altra parte ponendo questa affermazione, la fede cristiana creativa; essa dichiara che ci che la speranza giudaica pone per la fine dei tempi gi sopravvenuto nella persona del suo profeta crocifisso 73. Beaude, che riprende la critica fatta al concilio di Calcedonia, 69 Ibid., 90. 70 Ibid., 90. 71 Ibid., 93. 72 Ibid., 193. 48 si compiace di opporre il dogmatico e lo storico. Vuole che si ridoni Ges alla storia, dilungandosi sulle conquiste della critica storica dei vangeli. Tuttavia condanna coloro che vogliono risalire al volto storico di Ges. Sottolinea la relativit di ogni ritratto di Ges, o di ogni discorso su Ges, che somiglia sempre al suo autore. Pretende che Ges stesso abbia voluto essere dimenticato. Ed inoltre del parere che interessarsi al volto storico di Ges, rifiutare quella partenza che ci costituisce figli74. Non bisogna dunque ricercare una stabilit, una sicurezza in un ritratto di Ges, nella determinazione di ci che Ges ha voluto, ha fatto, ha detto. Occorre piuttosto accettare la continua mobilit delle diverse interpretazioni che ei offrono i testi. 4. Suscitare Ges Cristo e Signore L'opera di J. Pohier Quando io dico Dio contraddistinta da un intellettualismo che vuol essere creatore, e da una riflessione individualista, molto critica nei confronti del pensiero tradizionale della Chiesa. L'autore se la prende specialmente con l'infallibilit pontificia e con la gerarchia sacerdotale; nel suo esposto sull'Eucaristia, afferma che la presenza di Dio-con-noi assicurata non tanto dal ministro consacrante quanto dalla comunit dei credenti, uomini e donne; e il fatto dei credenti che si nutrono di Cristo con la fede, che assicura questa presenza75. Quanto a Ges di Nazaret, descritto come presenza massimale di Dio con un uomo, di Dio-con-noi gli uomini 76. Ges stato un atto di Dio, una venuta di Dio . Dio si reso presente in lui e per mezzo di lui. Come caratterizzare questa presenza? una presenza per modo di Shekinah, ossia il modo di presenza pi perfetto di Dio in ci che non Dio 77. un modo di presenza che non abolisce la distanza e che richiede uno spazio aperto per questa distanza 78. Ma questo Ges Dio nel senso della fede della Chiesa cattolica? L'autore non afferma che la persona divina del Figlio. Sem73 Ibid., 196. 74 Ibid., 145-6. 75 Quand je dis Dieu, Parigi 1977, 62. 76 Ibid., 45. 77 Ibid., 192. 78 Ibid., 48. 49 bra conservare la nozione di Dio e della sua presenza tale quale si rivelata nell'Antico Testamento. Una presenza di Dio per modo di Shekinah nell'uomo Ges, ricorda il nestorianesimo, che si compiaceva ad affermare la presenza del Verbo in Ges come in un tempio. Comunque sia, non si tratta, nella teoria elaborata da Pohier, di un'incarnazione della persona del Figlio. L'autore manifesta d'altronde le sue riserve nei riguardi della cristologia di Calcedonia, quella del Ges vero Dio e vero uomo79. E commentando l'espressione di Nicea Deum de Deo , la spiega dicendo che Ges viene da Dio, il Dio che egli identifica viene da Dio, il Dio per il quale egli s'identifica viene da Dio nel senso che egli ha proposto un'idea di Dio completamente differente dalle idee umane su Dio80. Rievocando la condizione di Ges dopo la sua morte, Pohier non esita a dire: Sono io il segno e l'agente di quello che stato chiamato la divinit di Ges. Sono io che faccio Ges Cristo e Signore in quanto io facci risorgere quello per mezzo del quale e per il quale Ges vissuto, ossia la sua idea di Dio. In quanto la mia fede fa prendere corpo al suo Spirito... 81. Trattando della Risurrezione, l'autore afferma in effetti: Dio e noi possiamo far risorgere Ges . Questo il titolo di un capitolo82. Se Ges deve essere nuovamente suscitato e se davvero egli stato una figura privilegiata di Dio-con-gli-uomini, allora Dio non basta a suscitarlo di nuovo, e Ges non sar risuscitato che l ove l'uomo lo susciter di nuovo 83. Perch in quanto uomo, compete a me di suscitare, d'effettuare il Dio-con-noi , poich si tratta di un incontro. Pohier scrive, non ressusciter (risuscitare) e resurrection (risurrezione), ma resusciter (suscitare di nuovo) e resurrection (risurrezione)84. La trilogia Pasqua-Ascensione-Pentecoste lo sviluppo letterale e simbolico dell'esperienza dei giudei

per i quali Ges era divenuto quello che era stata la loro celebrazione della Pasqua, la loro attesa del Figlio dell'uomo e del ritorno dello Spirito85. Non la costatazione di un fatto che ha generato la fede nel 79 Ibid., 223. 80 Ibid., 226. 81 Ibid., 226. 82 Ibid., 191. 83 Ibid., 194. 84 Ibid., 198. 85 Ibid., 199. 50 risorto, ma il credere in Ges che, per i discepoli, li fa credete in Ges risuscitato e fa dire loro che risuscitato86. Dunque non vi stato un avvenimento, propriamente detto, di risurrezione. Pohier reagisce ugualmente contro i credenti che da venti secoli hanno deposto sotto la croce tutte le loro sofferenze. La croce, egli dice, non la capitale del dolore87. D'altra parte egli ritiene che Ges abbia sofferto poco e che anzi abbia avuto molta fortuna88. Protesta anche contro le interpretazioni redentrici della morte di Ges. Cos n l'Incarnazione del Figlio di Dio, n la Passione redentrice, n la risurrezione di Ges, sono mantenute in questa ricostruzione teologica. 5. Il volto di Ges in un colloquio di cristologia In un colloquio di cristologia che si tenuto a Quebec nel 1975 m alcune relazioni erano Orientale verso una cristologia non calcedoniana. Ges relazione Raymond Bourgault ritiene che la definizione di Calcedonia non deve essere considerata come un fine, ma come un mezzo d'altri tempi, ancora utile ma non assolutamente necessario. Essa fa parte di un simbolo di fede che fu voluto come un segno di riconoscimento e di accordo in un tempo in cui bisognava conservare l'unit dell'impero contro i Barbari e preservare la comunione fra i cristia