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Gente Bracciano Maggio 2016 - numero 8 di Francois Keiserman

Gente di Bracciano n. 8 Maggio 2016

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In questo numero tanti servizi per scoprire meglio la storia e il territorio di Bracciano e del suo lago. Una rivista rigorosamente autofinanziata dall'omonima Associazione Gente di Bracciano presieduta da Claudio Calcaterra.

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Page 1: Gente di Bracciano n. 8 Maggio 2016

GenteBraccianoMaggio 2016 - numero 8

di

Francois Keiserman

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Il Monumento più bello:

La Costituzione Italiana

Maggio 2016 Gente di Bracciano

GenteBraccianodi

Maggio 2016 - Numero 8

Dedicato

a Gianni

Editore: AssociazioneGente di BraccianoPresidente: Claudio Calcaterra

Direttore responsabile:Graziarosa Villani

Redazione:Francesco Mancuso, Vittoria Casotti,Mena Maisano, Biancamaria Alberi,Luigi Di Giampaolo

Collaboratori: Massimo GiribonoFabercross, Pierluigi Grossi

Registrato al Tribunale

di Civitavecchia n. 1388/2014

Stampa e impaginazione:

FEDE 2011 srl

Via dei Vignali, 60 - Anguillara Sabazia

su carta riciclata

Se vuoi

contribuire al progetto

contatta la Redazione:

[email protected]

cell. 349 1359720

Pensiero unico

Le due correnti di pensiero (destra e sinistra) che si scontrano oggi nel nostro

Paese, vedono in modo diametralmente opposto “l’influenza esercitata” dalla

cattiva politica.

L’una (la destra) considera che sia precipitata nell’utopia e condotta ai peg-

giori eccessi da idee vaghe quali concetti di uguaglianza, umanità, diritto, sovra-

nità popolare, progresso, che questa scuola di pensiero considera quasi vani, e

comunque astratti. Lo «spirito? classico» avrebbe quindi tolto il senso della real-

tà. L’altra, (la sinistra), ispirata dagli ideali «quasi vani» sopra descritti sarebbe

incapace di comprendere i veri bisogni e le aspettative dei cittadini.

In questo giudizio è implicito il fastidio per le ideologie, che caratterizza il

pensiero unico dei giorni nostri.

Constatando che l’opera politica della sinistra “illuminata”, si presenta perfet-

tamente coerente con gli indirizzi generali contro lo sfruttamento, sottraendo

l’uomo e la sua azione alla sfera teologica, istituisce un diritto naturale indipen-

dente da ogni fede religiosa, costruisce la società su basi puramente umane e affi-

da a chi governa l’ispirazione della ragione.

Claudio Calcaterra

foto di copertina a cura di

Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che

hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta...

Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, anda-

te nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei

campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la

dignità, andate lì, o giovani, col pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione.

Piero Calamandrei

Le lapidi sono importanti, i monumenti sono importanti, ma il più grande monumento, il

maggiore, il più straordinario che si è costruito in Italia, alla Libertà, alla Giustizia, alla

Resistenza, all’Antifascismo, al Pacifismo, è la nostra Costituzione.

Teresa Mattei

Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia

di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una

conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.

Sandro Pertini

La Costituzione è il fondamento della Repubblica. Se cade dal

cuore del popolo, se non è rispettata dalle autorità politiche, se

non è difesa dal governo e dal Parlamento, se è manomessa dai

partiti verrà a mancare il terreno sodo sul quale sono fabbrica-

te le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà.

Luigi Sturzo

L’Assemblea ha pensato e redatto la Costituzione come un

patto di amicizia e fraternità di tutto il popolo italiano, cui essa

la affida perché se ne faccia custode severo e disciplinato rea-

lizzatore. Umberto Terracini

Quali sono le vostre armi? Non le vedete? Ci sono! Sono in quel libretto che i vostri padri

chiamarono Costituzione, dopo aver conquistato il diritto di scriverlo con la Resistenza.

La forza del pacifismo è la legalità, che è in contrasto con l’illegalità di chi fa la guerra,

pratica ingiustizia, affama nel bisogno.Pietro Ingrao

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5Maggio 2016 Gente d Bracciano

orgoglio, una bidella che consiglia unamaestra, ahò! L’atmosfera è rilassata,ispira fiducia, così le manifesto la perce-zione che ho avuto…ma no, chedici?...insisto un po’, arrosisce, il suovolto traccia un disegno d’orgoglio e…sì,un po’ ero felice, una bidella che consi-glia una maestra! Io che trovai il corag-gio di consigliare una maestra, quellanotte feci sogni felici! Gallerana sta stra-pazzando da tempo un piccolo album difotografie, allora le chiedo di vederle, loapre all’istante e dentro ci sono una deci-na di fotografie di uno splendido monto-ne…tirai su quel montone come unfiglio, arrivò a pesare 80 chili e divennepericoloso, ogni tanto caricava la paliz-zata e la scuoteva, s’inalberava un po’anche alla vista di persone a lui scono-sciute, fu la sua condanna, i miei fratellilo presero e lo macellarono…si ferma unistante, poi con voce leggera parla delsuo futuro…sai quando avrò cent’anni esarò ferma in una poltrona mi piaceràrileggere la mia storia e tuffarmi neglialbum di fotografie, ne ho tantissimi, configli, nipoti, viaggi, lavori, sarà il miomodo di arrivare al mio ultimo giornosorridendo…e parla di un argomento dif-ficile come quello della morte con unaconsapevolezza solo lievemente venatadal pensiero del distacco, ne rimango col-pito e penso al mio modo di pensare quelgiorno, un po’ guascone e un po’ scara-mantico, seppure lo sento come un privi-legio per l’età raggiunta! Non faccio atempo a riordinare le idee e a rientrarenell’arena del giuoco sottile che sta ani-mando questo secondo incontro cheGallerana lancia un nuovo assistche mi coglie di sorpresa...perun periodo ho aperto un negoziodi frutta e verdura… e mi favedere una fotografia del nego-zio con lei in grembiule d’ordi-nanza…e sono stata la primacommerciante che chiuse ilnegozio per ferie, decisi diandarmene una settimana almare, a Rimini e non sentii tuttii cari consigli che mi fecero gliamici…guarda che se chiudiperderei i clienti che se neandranno a far spesa da altreparti…invece li mantenni tutti,anche con molti calorosiapprezzamenti per il mio com-portamento…e questa volta nonnasconde l’orgoglio, quel sanosenso di autostima e fiducianelle proprie capacità, per la suascelta…e passai una settimanadi sogno tra mare, canti e balli.

Tornato a casa mi sono ri-letto con attenzione i suoi qua-

derni. Riporterò qualche episodiolasciando, alla fine, una pagina autografache vale più di mille commenti.● …chi si mette in commercio non

deve aver paura di essere franca ottimistami dicevano le persone che facevano laspesa da me, Gallerana mi incarti 5 uovaio ne approfittavo che mi volevano un

bene matto cosa? Gallerana meno di 20uova non l’incarta giù la risata e cosìfacevo su tutta la merce però qualunquefavore mi chiedevano potevano contaresu di me…allora i negozi non è comeadesso che non sanno mai dire grazie alcliente, non ci si ferma a fare due paroleio nel mio negozio avevo due sedie per levecchiette per passare un po’ del tempo achiacchierare, insomma ero per loromamma, figlia, nipote…● …c’erano le mogli degli ufficiali

che avevano l’attendente, cioè tipo ser-vetto, le signore li comandavano a bac-chetta, pulivano la casa lucidavano glistivali del comandante li mandavano afare la spesa…● …papà diceva Gallerana vai tu a

portare le mucche al pascolo però mi rac-comando non fargli passare il recinto per-ché di là c’è un altro tipo di foraggio chese lo mangiano possono anche morire ioad un certo momento mi assentai perandare a casa a prendere un altro libro daleggere… mi sono trattenuta abbastanzaper combinare un grosso danno le mucchepassarono il confine mangiarono l’erbache fa male e si gonfiarono tutte io corsiurlando da papà che chiamò il veterinarioe si salvarono, le presi di santa ragione mameno male che tutto finì bene…● …zio Peppe stette qualche giorno

da noi papà era contento perché anche azio Peppe piaceva il vino che papà pro-duceva…quando si mettevano a berepapà mi chiamava e mi diceva vai a pren-dere il vino della sesta botte, quelloinvecchiato ma noi ne avevamo una solada 3 quintali era per fare lo spaccone poi

zio scoprì l’inganno e rise digusto…

All’inizio del suo scrittoGallerana si chiede da dove siavenuto il suo nome…scrive: ascuola me lo stroppiavano sem-pre, Gallinara, Galleria, Gallera,Gaetana io non mi arrabbiavoperché mi piaceva…quando michiedevano da dove venisse ilmio nome dicevo che papà facevail tombarolo e lo aveva trovatoscritto su una pietra…Wikipedianon lo riporta come nome, rac-conta però che Gallinara è un iso-lotto davanti ad Albenga, inLiguria, ma a me piace pensare adun'altra vicinanza, quella conCecilia Gallinari, la nobildonnache posa per Leonardo da Vincinel famoso quadro della damacon l’ermellino. D’altronde infamiglia leggevano molto!

Ciao Gallerana e auguri per illibro delle tue memorie!!!!

Francesco Mancuso

4Maggio 2016 Gente di Bracciano

che permette di esternare anche qualchesentimento profondo. Il mio quadernorimane chiuso, ho deciso che mi lasceròguidare dal momento, a casa proverò ariordinare idee e parole.

Chiedo a Gallerana, l’ho appena letto,se ricorda qualche episodio particolare diquando faceva la bidella…come ti tratta-vano gli alunni, e le maestre?....all’iniziosi schernisce…nulla di particolare, sai,avevo talmente da fare, la scuola erasempre sporca ed io ero lì, con i miei sec-chi, la scopa e lo straccio, a riportarlapulita, che non c’era tempo per guardarequello che accadeva intorno a me, tantopiù che gli altri bidelli non è che mi aiu-tassero molto, ma io non potevo vederlasporca…insisto un po’ e vedo un sorrisocamminarle sul volto…beh! un episodiote lo voglio raccontare, una volta andaidalla maestra di mia figlia e le dissi cheforse era meglio utilizzare più tempo perlo studio e non per preparare il saggio difine anno che stava assorbendo quasi perintero le energie dei bambini, beh! non cicrederai, ma mi diede retta e mi ringraziòper il consiglio…si ferma e sento nellesue parole viaggiare un senso di dolce

Sono passati quasi due mesi dall’in-contro con Gallerana, classe 1937.Ci incontriamo nuovamente in casa di

Claudio insieme a Mena, cugina diGallerana. Io ho portato il mio solito qua-derno “Mnemosine”, dea della memoriafiglia di Urano e Gea, rigorosamente incarta riciclata per tracciare altri ricordi diGallerana. Ma m’attende una sorpresa.Gallerana, in pantaloni attillati, una blusaleggera, i capelli appena usciti da unamessa in piega, si presenta con due blocknotes pieni di scrittura delle sue memo-rie…sai, dopo il primo incontro i ricordihanno cominciato a zampillare nella miatesta, ho sentito il bisogno di scriverli, miè anche venuto il desiderio di scrivere unlibro sulla mia vita, da lasciare a figli enipoti, è incredibile ma ho come sentitoviaggiare in me una nuova energia, unentusiasmo che mi ha portato a scriverequeste note…si ferma un attimo, arrossi-sce un po’, me li porge, quasi fossel’adempimento di un’antica promessa, equasi sussurrando mi dice…sai ho fattopoca scuola, non so scrivere bene, non sose riuscirai a decifrare le parole scritteche ho buttato giù, tanto più che ho scrit-to la sera, tardi, dopo essere tornata dal-l’orto….sai ho piantato 150 piantine dipomodoro, 350 in tutto, e poi zappa, rim-bocca, annaffia, estirpa le erbacce, la seraarrivi tardi, ma ero felice perché sapevoche quel quaderno mi stava aspettan-do…mi trovo spiazzato, chiudo Men-mosine e mi caccio nella lettura dei suoiscritti, anche per nascondere la gioia el’imbarazzo che mi hanno assalito, gioiaperché so che l’entusiasmo di Gallerana èanche frutto del lavoro di “scavo” com-piuto nel primo incontro, imbarazzo per-ché non so bene come proseguire l’in-contro. Così mi ficco nelle pagine ordina-te delle sue parole scritte e ritrovo fattinarrati nel primo incontro e fatti nuovi,curiosi, così come lo sono gli accadimen-ti che tracciano le rotte delle nostre vite.Improvviso mi si affaccia alla mente unpensiero di Jorge Luis Borges sullamemoria, sulla sua forza evocativa, sullanecessità che abbiamo di ricordare chisiamo per progettare futuro, sulla sua azio-ne benefica quando non è solo rimpiantodei bei tempi andati, un modo, insomma,per far rimanere fresca la mente, anche

Gallerana e il diario che verràProsegue il racconto sulla partigiana cenerentola.

Memoria e scritti di mille vite vissute in una Bracciano di una volta

quando il corpo ci ricorda che non siamopiù giovincelli di primo pelo:

Una donna si proponedi disegnare il mondo.

Trascorrendo gli anni popolauno spazio con immagini di province,

di regni, di montagne,di baie, di navi, di isole, di pesci,di dimore, di strumenti, di astri,

di cavalli e di persone.Poco prima di morire scopre che quelpaziente labirinto di linee traccia

l’immagine del suo volto.Esco dalla mia immersione e chiedo a

Gallerana se può lasciarmi i due quader-ni…sai, vorrei leggerli con calma e pro-vare a restituire ai nostri lettori, allenostre lettrici, gli episodi che possanomeglio rappresentare al meglio l’imma-gine del tuo volto…mi guarda con grati-tudine e me li porge, amorevolmente.Claudio ci ha preparato una tisana allamente, la sorseggiamo golosamente,intanto Mena e Gallerana chiacchieranodi sé, dei loro ricordi, del proprio futuro,s’è creato un clima sorridente, un po’intrigante, quel clima che permette diparlarsi fuori dell’ufficialità, quel clima

Un amico, sorella Angela, un amico, papà Rolando, Gallerana (compiva 21 anni) un amico,zzzzzzzzz, fratello Modesto.

Gallerana e il montone

Gallerana nel suo negozio di frutta e verdura

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Elezioni comunali: arrivano le quote rosaUrne aperte a Bracciano:opportunità da non mancare Permettere alle donne di vivere la propria normalità sarebbe la vera rivoluzione

culturale e quindi anche sociale e politica

Il 5 giugno prossimo 1.370 comuni saran-no chiamati al voto. Bracciano è tra questi.

La grande novità è l’obbligo imposto dallalegge che nelle liste dei candidati alle comu-nali nessuno dei due sessi potrà essere rap-presentato in misura superiore a due terzi.

In altre parole dovrà esserci almeno unterzo di candidature femminili. Come deter-rente anti-furbi, la legge prevede una taglio-la: se la commissione elettorale verifica cheil principio delle quote rosa non viene rispet-tato, procede d'ufficio a cancellare dalla listai nomi dei candidati appartenenti al generepiù rappresentato (gli uomini, si presume).

E se la lista, alla fine dello "sbianchetta-mento", contiene ancora meno donne diquanto dovrebbe, la lista viene totalmenteinvalidata.

A tutto ciò si aggiunge la doppia preferen-za di genere. Cioè quando si vota, nei comu-ni superiori a 5mila abitanti ci sarà la possi-bilità di esprimere la doppia preferenza - unvoto a una donna e uno a un uomo - pergarantire così la presenza delle donne inconsiglio comunale.

Ma è davvero un modo per garantire laparità dei sessi in politica? La maggior partedei consigli comunali oggi hanno una rap-presentanza scarsa di donne tra i banchi dimaggioranza e opposizione.

Nelle ultime elezioni comunali a Brac-ciano è stata eletta solo una donna. La situa-zione sarà ribaltata con le nuove ammini-strative? Probabilmente sì, perché l'“accop-

piata” uomo-donna - la doppia preferenza -influenzerà il risultato elettorale portandovoti alle donne che entreranno quasi di pre-potenza tra gli eletti. Resta tuttavia fortel’impressione che l’obbligo della presenza didonne in lista sia sentito più come una impo-sizione che una reale volontà dei candidati.

Inutile dire che una vera partecipazionedell’universo femminile presupporrebbe undesiderio delle donne di far parte della pub-blica amministrazione 70 anni dopo averottenuto il diritto di voto, cosa che almomento non sembra emergere in modochiaro, così come non sembrano emergereidee e programmi improntati ai temi da sem-pre importanti per le donne come il poten-ziamento dei servizi, la creazione di oppor-tunità che tengano conto della famigerata“differenza di genere” che, detto così, oggi,sembra quasi una parolaccia.

Il clima elettorale comincia ad entrare nelvivo e, nel panorama politico braccianese,cominciano ad affacciarsi volti nuovi di

donne più e meno giovani che evidentemen-te hanno deciso di mettersi in gioco e con-frontarsi con il mondo della politica che, aldi là dei numeri, è e rimane un prodotto natodagli uomini e fondato sulle loro leggi cheprivilegiano un sentire tendenzialmenteantitetico a quello delle donne.

Le nuove regole mirano ad un arricchi-mento della politica, ma è inevitabile chie-dersi quanto effettivamente riusciranno afarlo o quanto la norma si risolverà nell’en-nesima ipocrisia istituzionale che non cam-bia la sostanza di regole costruite su bisognie modi di essere tipicamente maschili igno-rando la ricchezza contenuta nella differen-za ontologica che ogni donna porta in sé eche sistematicamente censura, mutilando lapropria natura, per competere “alla pari”con una società in cui l’unica logica impe-rante è quella degli uomini.

Per sfondare davvero il “tetto di cristallo”servono regole diverse che permettano alledonne di esprimere quello che sono, senzadover dimostrare niente a nessuno, senzadover instaurare competizioni muscolariimitando atteggiamenti sociali consolidati.

Permettere alle donne di vivere la proprianormalità sarebbe la vera rivoluzione cultu-rale e quindi anche sociale e politica.

Detto questo, un grande in bocca al lupoalle candidate braccianesi per un’esperienzache sia positiva oltre che per loro anche per lacomunità che si propongono di rappresentare.

Biancamaria Alberi

Maggio 2016 Gente di Bracciano6Maggio 2016 Gente di Bracciano

Corsa a sei a Bracciano per la carica disindaco in una contesa elettorale a dop-

pio turno. La campagna elettorale è aglisgoccioli ma c’è ancora margine per glielettori per informarsi, per capire quale sin-daco veramente saprà traghettare Brac-ciano ad una nuova fase che sani le lacera-zioni degli ultimi mesi e la fase di commis-sariamento che anziché normalizzare lasituazione ha di fatto travalicato l’ordinariaamministrazione aprendo le porte al pas-saggio all’Acea per quanto riguarda lagestione del servizio idrico con l’approva-zione di uno schema di convenzione eindetto un nuovo bando per un Ecodistrettoa Cupinoro dopo che le due precedenti gareper un impianto di TMB e Forsu eranoandate deserte.

Ancora una volta bisogna registrare cheil futuro della discarica accende gli animilegato com’è a dritto filo con la vicendadella Bracciano Ambiente, la multiservizi atotale capitale pubblico. Nell’agone politi-co braccianese esordiscono nuovi perso-naggi (Tellaroli per i 5Stelle e l’ex funzio-nario dei servizi segreti Mauro). Tondinellicorre in solitaria con due liste mentre il suoex compagno d’opposizione Testini simette in gioco correndo anche lui per lapoltrona di primo cittadino. C’è poi il sem-piterno Mangoni che stavolta sfodera unsimbolo forte come quello di Fratellid’Italia e l’avvocato Claudio Gentili chetorna, da indipendente senza alcuna tesseradi partito in tasca, ad impegnarsi per lacittà, dopo essere stato già assessore in pas-sato, sostenuto dal Partito Democratico eda una lista civica. Moltissimi i volti nuoviin tutte le liste, molte le donne, molti i gio-vanissimi, ma anche i meno giovani.

La tornata elettorale appare comunquedecisiva. Il paese, che chiede a gran voceserenità, appare ad una svolta. Si percepi-sce netta la volontà di porre fine alle sterilidiatribe che hanno ingessato il paese, anni-chilito i dipendenti comunali, aggravato lagià grave crisi economica. La campagnaelettorale si fa social e mediatica. C’è chicome Tondinelli, forse perché legato a vec-chie logiche personalistiche si ostina ad ali-mentare una macchina del fango. Ma solotre gradi di giudizio potranno davverosegnare un punto fermo. C’è chi, comeGentili, guarda avanti con fiducia ed otti-mismo puntando sulla sfida del turismo diqualità, di una “riappacificazione” necessa-ria. Il generale Mauro, che mette in campo

uno squadrone di candidati con ben quattroliste, sembra voler militarizzare Braccianoche invece, proprio in questi ultimi, anni sista affrancando dalla servitù militare chetroppo ha segnato la sua economia. Apparepoi blanda, ma le urne restano sempre unaincognita, l’incarnazione locale dei grilliniche rimasti orfani di Casaleggio si dipana-no tra assenza di democrazia interna, espul-sioni e diktat direttoriali sciorinando comeun mantra la parola partecipazione.Coerenti, ognuno a proprio modo, Testini eMangoni, il primo fedele alla sua idea dicosa pubblica più orientata a destra e l’altrocostantemente deciso di restare a tutti icosti protagonista della politica locale.

Sullo sfondo della competizione resta ilgrande mostro dell’astensionismo, cittadiniche stanno a guardare, che non partecipano,non votano, non ci mettono la faccia.Ignavi direbbe Dante. Eppure il girone siingrossa di elezione in elezione anche aBracciano. Il calo dell’astensionismo aBracciano è vertiginoso. Si è passati

dall’87,34 per cento del 1994 all’84,45 percento nel 1998, per poi risalire di poco a 8,2,80 per cento nel 2002, calando ancora al77,57 per cento nel 2007 al 68,80 per centonel 2012. Sapranno i magnifici sei vincereprima di tutto la sfida della lotta all’asten-sionismo?

Ma come dovrebbe essere il sindacoideale? Una recentissima indagine delCensis resa nota il 13 maggio scorso nedelinea alcune caratteristiche. “Per il 69,5per cento degli italiani - si sottolinea - ilprofilo ideale del sindaco da votare richie-de serietà, credibilità e affidabilità. Per il35 per cento al primo posto viene la com-petenza amministrativa e gestionale. Per il14 per cento l'aver maturato una esperienzaprofessionale fuori dall'ambiente politico”.

Noi di Gente di Bracciano abbiamo benchiaro chi, tra i sei, possiede queste prero-gative, chi ha umiltà, capacità e competen-ze per una pax braccianese sulla quale fon-dare una città all’avanguardia, moderna esolidale.

Graziarosa Villani

In lizza sei candidati (in ordine alfabetico) Gentili, Mangoni, Mauro, Tellaroli, Testini, Tondinelli

Se fossi sindaco

Mi batterei per un ospedale di qualità, vorrei il doppiobinario, toglierei le strisce blu, berrei l’acqua del sinda-

co, non passerei il servizio idrico a Acea Ato 2 manterrei chiu-sa la discarica e non vorrei nuovi impianti, farei la differenzia-ta spinta, comprerei nei negozi di qualità, metterei i fiori al bal-cone, aprirei le caserme, vorrei camminare nei vicoli, bere unaperitivo all’aperto, passeggiare in un’ampia isola pedonale,ascolterei concerti all’auditorium, farei volontariato nellescuole, leggerei un libro sotto uno degli alberi monumentalidella città, vorrei un lungolago lungo lungo, bello, fiorito eaccogliente, parteciperei ai riti paesani, mangerei buona carnemaremmana, la porchetta nostrana, formaggi pecorini, verdu-ra locale, toglierei l’amianto ovunque esso sia, risparmiereienergia, vorrei l’aria pulita, andrei il più possibile a piedi,andrei a cinema e a teatro, ascolterei i cittadini e gli addetti ai

lavori, promuoverei il territorio, applicherei il protocollo d’in-tesa con la procura per le demolizioni abusive, farei tornarevolumi tecnici i sottotetti abitabili, farei marciapiedi, direi alparco che è ora di aprire l’ecoalbergo, applicherei la legge del2 per cento affinché ogni nuova opera pubblica abbia opered’arte, farei mostre, parlerei con la principessa, rivedrei perintero l’organizzazione delle scuole, farei ordinanze per chinon rispetta le regole, monitorerei i fossi, reclamerei unanuova convenzione con l’Acea per i prelievi del lago e per unanello fognario più grande, progetterei una città a misura dibambino, di giovane, di vecchio, innoverei dentro e fuori ilpalazzo, favorirei l’archeologia (legale), farei dei percorsi turi-stici-culturali, mi batterei per avere più fondi per il disagiosociale e le disabilità, invecchierei attivamente, canterei neicori e nelle piazze, chiederei alla Regione Lazio di stanziarefondi per interventi che contribuiscano a ridurre arsenico e flo-ruri e di destinarli a tutti i Comuni in questa situazione e nonsolo nel Viterbese e tanto altro…e voi cosa fareste?

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8 9Maggio 2016 Gente di Bracciano Maggio 2016 Gente di Bracciano

Controcorrente 12L’utilità dell’inutile

Stasera sono affondato nella lettura diun curioso libro: “L’utilità dell’inuti-

le”, di Nuccio Ordine, studioso diGiordano Bruno. Televisione inguardabi-le. Talk show dove l’unica attività è quel-la di azzannarsi, uno sopra l’altro, conaccompagnamento di offese, urla e din-torni, reality con il loro campionario divolgarità, filmacci sanguinolenti, nientepiaceri di Ulisse, niente passeggiate neigiardini dell’arte con Daverio, niente tea-tro e concerti a RAI5.

Tra una pagina e l’altra mi è venutoda pensare allo strano meccanismo chepresiede gli spettacoli televisivi: la ditta-tura dell’Auditel, società praticamente inmano a Mediaset, in posizione di control-lo, e alla RAI con rilevazioni statistichesu un panel di 15.600 famiglie, nessunosa bene come individuate. L’antico temadei controllori e dei controllati. Rimane ilfatto che un po’ di cittadini determinanoil successo o l’insuccesso delle trasmis-sioni televisive. Per mettere una ciliegiasulla torta: trovo “insopportabile” che itelegiornali, tutti, nessuno escluso, chiu-dano i loro servizi d’informazione con inumeri delle borse nel mondo, Tokio +0,03%, Down Jones - 0,05%, Milanoaffari 0,01%... sarei curioso di saperequanti auditelini sono lì, in ansia, perconoscere l’andamento delle borse, maancor più quanto sia conosciuto il valoredi quelle notizie.

Quando ero giovane lavoravo e, insie-me, studiavo economia politica e nonposso scordare la lezione dell’emeritoprofessore Giorgio Fuà …i dati delleborse spiegano alcune tendenze dell’eco-nomia solo se studiate nell’arco di untempo economicamente ragionevole:anni, quelli giornalieri sono inutili e per-niciosi”. Ah le borse! Quel bel giocattoli-no che permette a un manipolo di miliar-dari di promuovere o affondare, oltre iconfini nazionali, governi e sodali divario genere. Eppure, c’è chi dice, siapure con qualche fondamento di verità,che questo meccanismo ha permesso auna parte del mondo di vivere nelbenessere, inimmaginabile nei secoliscorsi. Insisto: una parte del mondoperò, l’altra è piena di guerre e di fame.

Questo pensavo scorrendo le paginedel libro di Nuccio Ordine. Sono così

ai nostri “previlegi” e non sa pensare chenessun muro potrà fermarli: fame edisperazione sono armi invincibili.

Ma torniamo a noi. L’acqua in cuinuotiamo è piena solo di economia, ditagli, di vincoli. Pensiamo alle universitàsollecitate a lavorare come aziende, il ret-tore manager e gli studenti “clienti daconquistare”. Questa logica ha portato afavorire studi leggeri, attrattivi, in modoche ci siano risultati favorevoli, che glistudenti rispettino i tempi di laurea, evi-tando gli abbandoni, parametri che con-sentono alle università “vincenti” digodere di sovvenzioni statali. Più faticaper chi mantiene una serietà d’insegna-mento, serietà che richiede al professorestudio e preparazione, allo studente faticae impegno, mentre l’acqua in cui nuotanopromette ricchezza facile e soldi a go-go,basta essere competitivi, basta “vincere”e con quale mezzo non è un problema.Certo, tutto questo, nelle università, èstato possibile anche per gli sprechi e leclientele baronali che hanno spadroneg-giato nelle nostre università, ma ridurle aun puro soggetto economico sembra unmale peggiore di quello che si vorrebbecurare. Nulla di nuovo sotto il Sole.

Il 20 novembre 1848, alla CostituenteVictor Hugo fece un appassionato discor-so avverso alle proposte dei ministri incarica di tagliare gli investimenti per lacultura… ”io dico, signori, che le propo-ste di riduzioni di spesa delle scienze,delle lettere e delle arti sono economica-mente insignificanti e dannose per la cre-scita sociale, è l’ignoranza che bisognacombattere, solo così potremo vincere lamiseria e sperare in un tempo di pace…”.L’uomo di sapere e di scienza non studiaperché è utile, studia per passione. Quasitutte le grandi scoperte che hanno rivolu-zionato la nostra vita provengono daricerche che non avevano come fine l’uti-le, il guadagno. Tutti ricordano Marconi,nessuno, o quasi, Maxwell e Hertz, i duescienziati che hanno scoperto le ondeelettromagnetiche, senza la loro scopertaMarconi sarebbe un signor nessuno. GiàDante e Petrarca asserivano che la lette-ratura non va asservita al guadagno.Leopardi perorava la causa della sceltadell’ “inutile” contro l’utilitarismo di unsecolo “superbo e sciocco”. Copernico,

andato in rete per leggere qualcosa su dilui e sul libro. Ho trovato opinioni, criti-che, messaggi alati, ne riporto uno che miha aperto la voglia non di leggerlo, ma distudiarlo: “mentre la finanza detta leggee Il “Lupo di Wall Street” di MartinScorsese inscena l'inferno dei broker,ecco un saggio che ha il coraggio di par-lare di cose non monetizzabili come lalettura, lo studio, la bellezza disinteressa-ta. Studiare per il piacere della conoscen-za appare sempre più un bene voluttuarioma Nuccio Ordine sembra scommetteresu un paradosso, l'utilità di quello che nelnostro tempo è considerato inutile comeantidoto all'imbarbarimento dei nostrigiorni, avverso a quello che un ministrodell’economia asseriva con qualchealtezzosità: “con la cultura non si man-gia”. Leggevo e pensavo, spesso smarri-to nel labirinto dei miei pensamenti,quando, a pagina 40, sono stato colto daun attacco di sonore risate: ho improvvi-samente riconosciuto tante mie parolespese con amici e non nei due giovanipesci che incontrando un vecchio pescelo salutano rispettosamente, al che il vec-chio pesce risponde amichevolmente“salve ragazzi, com’è l’acqua?”, i due siguardano sorpresi, poi uno dice all’altro“simpatico il vecchietto, ma cos’è l’ac-qua?”. Eh sì! Le realtà più ovvie sonospesso le più difficili da comprendere,perché ci siamo immersi e le diamo perscontate. Così capita di non capire chesolo la “cultura” può salvarci dalle barba-rie. Anzi può succedere che il benessereraggiunto ci faccia erigere muri control’altro, il diverso, il povero, il migrante,in difesa dell’esistente, comportamentolegittimo ma che non pensa al dopo, nonpensa a quel mondo affaticato che anela

casa della periferia di Parigi, ove abitavaBlonde, una vecchia e malridotta signora,l’altra era nel negozio di un ricco mer-cante d’arte, ossessionato dalla brama dipossedere l’originale. Venuto a saperedell’esistenza di questo si precipitò incasa della vecchia Blonde offrendole unacifra da capogiro. Lei la rifiutò e, som-messamente, gli raccontò come fossevenuta in possesso del quadro…ero a ser-

vizio della famiglia Renoir. Una sera micapitò di sentire il maestro che chiedevaa sua moglie perché io non parlassi mai,“credo si vergogni della sua bruttezza”,le rispose lei laconicamente. Un giorno,entrando nello studio del maestro mi tro-vai davanti la tela finita della bagnante,di sua moglie, e scoppiai in lacrime, miprese una rabbia sconosciuta per tantabellezza… ”tutti dovremmo essere feli-ci”…dissi lentamente al maestro. Alloralui alzò con dolcezza il mio mento versoil dipinto, ricordo che il rosa e il celestemi accecarono, che i seni perfetti entraro-no nella mia carne inadeguata, che i mieiocchi scialbi divennero color pervinca.Come in un sogno mi giunsero le paroledel maestro…” guarda, questa sei tu, seitu e tutte le donne del mondo, non esisto-no donne perfette, solo uomini che lesognano e le bramano”, poi prese la telae me la donò, dietro scrisse, la baigneuseBlonde, cioè me. Rimasi stordita, balbet-tai, che dirà la sua signora? E il maestro,di rimando, stai tranquilla, ne farò unaltro eguale e non s’ accorgerà di nulla.Alla fine del racconto il mercante capìche non avrebbe mai avuto quel quadro.Blonde si alzò, tirò giù il quadro dallaparete, poi, rivolta al mercante, con losguardo rapito, gli occhi color pervinca,con un dolce refolo di voce, gli disse…Lei ce l’ha, per me, un sogno più bellodi questo!”.

Chiosa finaleQuando i miei pensieri si tracciano

sulla carta mi sorprendo sempre, perchéogni volta mi si aprono nuove domande,nuove incertezze che spingono il viaggiodel mio pensiero a ricercare nuove rotte,nuovi lidi, consapevole che il dono delviaggio è il suo remigare, non la suameta. Così mi sono chiesto che intendevoper CULTURA, parola che s’impone persé, a cui non dedichiamo quasi mai un’at-tenzione esplicativa, una cura dimostrati-va. Allora via! A navigare su Google perricercarne le tracce. Riporto la definizio-ne che ne dà Treccani: insieme dellecognizioni intellettuali che una personaha acquisito attraverso lo studio e l’espe-rienza, rielaborandole peraltro con unpersonale e profondo ripensamento cosìda convertire le nozioni da semplice eru-dizione in elemento costitutivo della suapersonalità morale, della sua spiritualitàe del suo gusto estetico, e, in breve, nellaconsapevolezza di sé e del propriomondo. Wikipedia riporta che la parolacultura deriva dal verbo latino colere,coltivare, intendendola come un sistemadi saperi, opinioni, credenze, costumi ecomportamenti che caratterizzano undeterminato gruppo umano; un'ereditàstorica che nel suo insieme definisce irapporti all'interno di quel gruppo socialee quelli con il mondo esterno. In breve,per cultura si intende il "sapere" generaledi un individuo. Bello!!! Poi ho provato adeclinare la parola nell’attuale realtà esono entrato in una simpatica crisi esi-stenziale. Per spiegarla faccio un esem-pio. Il mondo si è sempre diviso su duevisioni alternative del suo sviluppo,lascio un attimo da parte i loro innumere-voli adattamenti, quella solidale e quellaegoistica. Mi spiego meglio. C’è chicrede che lo sviluppo armonico delmondo sia possibile solo innescandopolitiche di sostegno ai ceti, alle personeche rimangono tagliate fuori dal benesse-re, a volte in condizioni estreme di pover-tà e c’è chi crede che solo lo sfrenatointraprendere del singolo sia motoredello sviluppo. A tal proposito è utile leg-gere la famosa “favola delle api” diBernarde de Mandeville, dove l’autoresostiene che è la ricerca della soddisfa-zione dei propri vizi (come il lusso, losperpero, l'invidia, la lussuria, ecc.) chefa sviluppare e prosperare la società, poi-ché il loro perseguimento mette in motol'aumento dei consumi dei più ricchi,contribuendo a fare circolare il denaro ead aumentare il lavoro per le classi piùpovere. Due “culture”, non la cultura conla C maiuscola, allora ho sentito marosigiganteschi abbattersi sulla mia zattera dinavigazione, sostenuto solo dalla speran-za che tutto questo sia solo un sogno diuna notte di mezza estate!

Francesco Mancuso

Newton, Galileo mettevano a soqquadrola conoscenza dell’universo meritandosiscomuniche e privazioni. Socrate ingerìcicuta pur di tenere alto il pensiero, con-tro gli sciocchi e i superbi. AncheShakespeare immaginò, nel “Mercante diVenezia”, un mondo immune da avidità esete di ricchezze. Scienziati, filosofi, let-terati che ricordiamo come doni dellavita. A fronte guerre e fame, insieme amercanti d’oro e di armi. E’ il mondo incui viviamo.

La preoccupazione che muove leriflessioni di Ordine, è che, quando entranella vita dell’uomo, l’utilitarismo creadanni straordinari e spesso irreversibili:la nostra, dice, non è una crisi econo-mica, è una crisi culturale. Guardatedove decidono di risparmiare i governi:su scuola, università, musei, conservato-ri, scavi archeologici, biblioteche e com-pagnia cantando. L’economia ha sussun-to la filosofia, l’educazione pubblica eprivata hanno dichiarato inutili tutti queisaperi che sono indispensabili a mantene-re viva la democrazia. Se questa tenden-za si protrarrà, i paesi ricchi del mondoprodurranno, o stanno già producendo,solo generazioni di ricchi, obesi e armaticittadini, tesi solo a murare la loro condi-zione, incapaci di comprendere il signifi-cato delle sofferenze e delle esigenze del-l’altro, di quello che non è riuscito a sali-re sul carro vincente. Il futuro delledemocrazie di tutto il mondo è appeso aun filo. Come poter pensare che le disci-pline umanistiche siano inutili, quandosolo esse hanno quei contenuti formativi– intessuti di memorie, biografie, valorimorali ed etici, riflessioni spirituali esulla vita, poesia e sentimento estetico –che possono portare a una vera e propria“metamorfosi dello spirito” e quindi adelevare l’uomo dallo stato di bruto aquello di essere umano pienamente com-piuto e realizzato.

Vorrei chiudere queste mie affabula-zioni con una delle 14 storie che si trova-no in uno splendido libro di RobertaLepri, storica dell’arte, “Il lato oscurodella perfezione”. Quattordici storie dialtrettanti capolavori della pittura imma-ginificamente reinterpretati dall’autrice.Il quadro in questione è la BaigneuseBlonde di Renoir che raffigura la model-la che divenne sua moglie, AlineCharigot. La fanciulla è rappresentatacome una sensuale Venere al bagno,priva di veli, con i capelli al vento, gliocchi incantati color pervinca, la pellerosata, sullo sfondo marino, che il pittorerivelerà essere il golfo di Napoli, l’azzur-ro del mare è immerso in un’armonia dirosa, di malva, di grigi. Renoir dipinsedue Baigneuse. Nella Parigi dell’epocaun quadro, l’originale, era in una povera

Bagneause Blonde - Renoir

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11Maggio 2016 Gente di Bracciano10Maggio 2016 Gente di Bracciano

Bracciano e la peste

Bracciano, nel passato, ha evidenziato fattie circostanze in qualche modo legati alla

peste, ad iniziare dalla scelta del suo patrono,San Sebastiano, che, come noto, è il santoprotettore dalla peste fin dall’antichità.

L’effigie del santo, soldato romano marti-rizzato sotto Diocleziano, è stata tramandatacon il corpo trafitto dalle frecce ed essendo lafreccia, nella simbologia antica, raffigurazio-ne della peste, conseguentemente San Se-bastiano ne era divenuto l’antidoto.

La sua figura appare dipinta in un affrescotuttora ben conservato nella cappella del vec-chio ospedale e risalente alla fine del 1400.Storica mente la peste più terribile fu quelladel 1347, che imperversò su tutta Europa ed èstata la più forte ma che ha coinvoltoBracciano solo marginalmente dal momentoche al tempo esisteva solo una piccola roccacon poche case addossate nei dintorni. Roma,invece, fu colpita di nuovo a partire dal 1478e questa volta Bracciano, dove gli Orsini ave-vano iniziato la costruzione del nuovo castel-lo, fu rifugio del papa. Ancora in fase di ulti-mazione, infatti, il castello ospitò, per circadue mesi, Sisto IV che era fuggito da Romaper salvarsi dal contagio della peste. Precisa ilcronista del tempo Stefano Infessura nel suo“Diario della città di Roma” che:

“…Eodem anno (1478) a dì 12 de iugliose partì lo papa et tornò ad Bracciano, et a dì29 dello stesso mese scurì lo sole, et fo laeclisse per un’hora vel circa, et depò a dì 16de settembre lo papa tornò a Roma”.

Come si può notare, alla pestilenza siaggiunse pure una eclisse di Sole che, anchese ormai non incuteva più il timore esercitatonei tempi più antichi, certamente non era con-siderata un evento favorevole, anzi portatricedi sventure.

Già due anni prima, nel 1476, il papa “…se partì de Roma per lo ario infetto, et andos-sene a Campagnano” come annota sempre lostesso Infessura nel suo Diario. La scelta direcarsi a Campagnano, anziché a Bracciano,fu dovuta, forse, al fatto che il castello nonera ancora pronto per ospitarlo.

Ci furono poi due altre pestilenze,entrambe propagatesi nel Nord Italia: la pestedel 1576, nota come peste di San Carlo checolpì particolarmente Milano, e quella del1630, con focolaio sempre Milano, che è statadescritta dal Manzoni nei Promessi Sposi.

Quest’ultima peste vede coinvolta Brac-ciano non come centro colpito, bensì nuova-mente come supporto. Questa volta, però, ilsupporto tangibile è rappresentato non dallaospitalità offerta a qualcuno ma da un trattatoletterario su come difendersi dalla peste.

Nel 1631, infatti, dalla tipografia di Brac-ciano di Andrea Fei, esce un trattato, diviso in

quattro parti e racchiuso in due volumi. Loscritto viene posto sotto la protezione dei tresanti venerati come guaritori della peste (SanSebastiano, San Rocco e San Carlo Borro-meo) e dedicato a Manuel de Acevedo yZuniga che aveva assunto la carica di vicerédi Napoli in quello stesso anno, nominato dalre di Spagna Filippo IV. Sono noti i legamiche intercorrevano tra i re Aragonesi diSpagna e gli Orsini del ramo di Bracciano.

Si trascrive il frontespizio del libro:COMPENDIOSO TRATTATO

Sopra ‘l MaleDELLA PESTE E CONTAGIO

SUA PRESERVATIONE E CURA.PARTE PRIMA E SECONDAOpera utile, e necessaria

Pubblicata a beneficio communeDA CELLINO PINTO MEDICO

Con la Protettione de’ SantiSEBASTIANO, ROCCO, E CARLO

Sotto ‘l felice AuspicioDell’Ill. & Eccell. Signore il Signor

DON EMANUELEDEZUNIGA, E FONSECA

Conte di Monterrei, e di FuentesDel Consiglio di Stato per Sua Maestà

CattolicaPresidente d’Italia

Viceré, e Capitano GeneraleDel Regno di Napoli

In BRACCIANO, Per Andrea Fei StampatorDucale. 1631

Con licenza de’ Superiori

A distanza di pochi anni, nel 1656, unanuova peste colpisce soprattutto il Sud Italia,con propaggini fino a Roma, compresaBracciano come possibile obiettivo.

Onde evitare il propagarsi del morbo e permaggior tutela, Il 24 settembre 1656 vieneemanato un decreto, da parte del cardinalGiulio Sacchetti, che mette in quarantenaBracciano per quindici giorni al fine di evita-re ogni possibile trasmissione del contagio,vietando perfino i rapporti commerciali.Poiché nei giorni successivi non venneroriscontrate circostanze negative, il 2 ottobre ildecreto venne revocato .

Si riportano i testi del divieto e della suc-cessiva revoca come indicati nel “Tractatusde Avertenda et Profliganda Peste”, di G.Gastaldi stampato a Bologna nel 1684:

Sospensione di Braccianoe suo Territorio per quindici giorni

Per le notitie havutesi con qualchesospetto, che nella Terra, e Territorio diBracciano possa essere penetrato il malContagioso, s’è risoluto a maggior cautela, efin che possa haversene maggiori chiarezze

Quando papa Sisto IV riparò a Bracciano. Nel 1631 lo stampatore braccianese Andrea Fei

editò un compendio, “opera utile, e necessaria pubblicata a beneficio commune”.

Il ducato in quarantena nel 1656

Vade retro Acea

Il nuovo sindaco di Bracciano alla prova dell’acqua pubblica

di sospendere il Commercio per quindicigiorni alla Terra, e Territorio sudetto, si comed’ordine espresso di Nostro Sig. si fa col pre-sente Editto, colle conditioni e pene contenu-te nel Bando publicato per materia similefatto li 20.Maggio dell’anno corrente.

Dato in Roma 24.Settembre 1656G. Card. Sacchetti

RestitutioneDi Commercio a’ Bracciano….

Dè correnti sospetti di mal Contagiosoessendo sempre più utile l’abondare in caute-la, e prevenire il bisogno, che il commettere lediligenze, e li rimedij dopo la chiarezza delmale medesimo, con questa ragione si vennesotto lì 24. Settembre alla sospensione diBracciano, e suo territorio per 15 giorni. Eperché nel corso di questo tempo colle com-missioni date per haver fondate notizie dellasalute di quel luogo, si è giustificato, che que-sta vi si gode perfettamente, la SacraCongregatione della sanità d’ordine espressodi Nostro Signore restituisce il Commercioalla Terra, e Territorio suddetto nel modoappunto, che si praticava prima della dettasospensione….

Dato in Roma 2.Ottobre 1656.G. Card. Sacchetti

Negli anni seguenti non si verificaronopiù le pesti del passato ed i piccoli focolai chesi manifestarono furono subito circoscritti percui i contagi non si trasmisero ed il morbonon si propagò. Bracciano di fatto ha vissutola peste sempre e solo marginalmente, restan-do fuori dalle tristi vicende che coinvolserotante comunità.

Pierluigi Grossi

La battaglia dell’acqua non è una batta-glia da poco di retroguardia. E’ forse

l’ultimo estremo tentativo di sottrarre dav-vero al profitto un bene comune come l’ac-qua, con arsenico o meno che sia. Un refe-rendum storico ha stabilito un principio,ma come spesso accade la volontà popola-re, per un popolo che non è più sovrano masuddito, non conta nulla e in un incredibilegioco delle parti alcune istituzioni, travali-cano le proprie competenze e travet osse-quiosi mandano diffide che non lascianoscampo agli amministratori. O passi tuttoall’Acea oppure ti accusiamo di danno era-riale e ci rifacciamo sui tuo soldi personali.Poi arriva un funzionario della prefettura,un commissario, che non tenendo in alcunconto la volontà dei cittadini che si trova adamministrare, approva una convenzioneche fa riferimento a documenti di 20 annifa. Ma tano basterebbe per porre l’acqua alservizio del profitto. Nel balletto dei rim-palli la Regione Lazio da un lato approvauna legge innovativa in materia, dall’altraincalza perché davvero l’Acea, non conten-ta di trattare un lago come la sua cisternad’emergenza, faccia l’asso piglia tutto. Lalegge c’è, è la n. 5 del 2015. Tra le altrecose ridefinisce gli ambiti non più in termi-ni di confini amministrativi, ma in terminidi bacini idrografici. I Comuni di ogni baci-no idrografico potrebbero organizzarsi pergestire in modo consortile o in altre formela propria acqua. Ma la legge viene disatte-sa. Nel divide ed impera di Regione Lazioed Acea, alcuni comuni capitolano, altriresistono. Lo hanno fatto ricorrendo al Tar.Tra loro il Comune di Canale Monterano.Hanno solidi argomenti a loro favore.

Formulano eccezione di costituzionalità siaper quanto riguarda lo strumento del decre-to legge sia sulla ripartizione delle compe-tenze legislative tra Stato e Regione, pon-gono in evidenza che Acea Ato2 spa, sceltocome soggetto gestore senza alcuna proce-dura ad evidenza pubblica, non può essereconsiderato quale società in house deiComuni partecipanti all’Ato n. 2 dellaRegione Lazio e non possiede i requisitiper poter essere individuato quale futuropossibile gestore unico all’interno degliAmbiti di bacino idrografico. Si battonoper mantenere pubblica la gestione dell’ac-qua. Ma il Tar con una decisione che arrivaa pochi giorni dalle elezioni amministrativeche interessano oltre Bracciano, ancheAnguillara e Canale Monterano, comuniancora resistenti, rigetta.

E lo fa, ancora una volta, non dando unindirizzo chiaro. Anzi adotta due pesi e duemisure ed allunga il brodo. Con due senten-ze collegate tra loro, una relativa al ricorsoAcea contro il Comune di Capena che haaffidato il servizio idrico ad un soggettodiverso da Acea e l’altra degli otto Comuniper chiedere l’annullamento delle diffide,“il Tar- dicono i legali -, afferma una tesima anche il suo esatto contrario”. Se con lasentenza relativa a Capena il Tar scrive“laRegione deve adesso in primo luogo dire sevengono effettivamente costituiti nuoviATO, con perimetro coincidente a baciniidrografici, e soprattutto se essa intendeindividuare nuovi enti di governo degliambiti e se, o meno, essi vengono dotati dipersonalità giuridica (come nella RegioneBasilicata) o piuttosto dichiarare coinci-denti a tali enti – innovativamente previsti

dal codice dell’ambiente, come modificatodalla legislazione statale – gli ATO formal-mente costituiti all’atto dell'approvazionedella convenzione di cooperazione, ai sensidell’art. 6, co. 5, della l.r.n. 6/1996”, nellasentenza di rigetto del ricorso degli ottocomuni pubblicata il 18 maggio scrive che“la previsione della regione Lazio di indivi-duare con legge gli ambiti di bacino secon-do il criterio idrografico, contenuta nell’art.5 della l.r. n. 5/2014, non può avere alcunaincidenza sull’esercizio per la stessa delpotere di diffidare gli Enti facenti partedegli ATO a suo tempo istituiti in base allalegge regionale n. 6/1996 …”.

In questo baillame l’Acea gongola. Mauna fronda di sindaci resta compatta e sta giàpreparando il ricorso al Consiglio di Stato.Cosa farà il nuovo sindaco di Bracciano. Sichinerà prono ai desiderata dell’Acea o ten-terà di opporsi e di far valere la legge regio-nale salutata dai Comitati dell’AcquaPubblica come una legge di civiltà?

Graziarosa Villani

Papa Sisto IV - Opera attribuita alla Bottega del GhirlandaioXV secolo – Museo del Corallo di Ravello

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Page 7: Gente di Bracciano n. 8 Maggio 2016

Come tutti, o come la maggior partedegli italiani, la mattina ho bisogno

di una tazzina di caffè e, come tutti ocome la maggior parte degli italiani, mireco al solito bar, mi siedo e la ragazzadietro al bancone mi precede “al vetro”?,“Sì grazie”.

I tavoli sono quasi tutti pieni, caffè ecappuccini vanno alla grande. Una signo-ra seduta al tavolo accanto al mio “uncornetto alla crema, no aspetti una trecciaalle fragole, no…un cornetto al cioccola-to. No ho deciso facciamo uno allacrema, una treccia e un cornetto al cioc-colato così non faccio torto a nessungusto” esclama quasi per giustificarsi.“Subito” rispondono dal bancone.

Dopo un attimo ecco i tre cornetti edil mio caffè. Mi rivolgo alla signora: “unservizio efficientissimo vero?”, mi facenno di sì col capo: ha già ingoiatomezzo cornetto al cioccolato, golosona!!

Mentre sto per gustare il mio caffè,sento un intenso profumo ma non riescoa capire se sia di vaniglia, di limone, dimandorla o un profumo che li “contiene”tutti, ma ecco arrivare, insieme al profu-mo, un giovanotto alto, robusto, con gliocchiali che porta una torta che è unospettacolo: un castello di cioccolato contorri, mura merlate, finestre e persino unponte levatoio, su una base che, penso,sia di pan di Spagna. Rimango quasisenza fiato poi mi scappa una “battutacretina”: “la torta è bellissima, ma saràanche buona?”, il giovanotto mi dà unosguardo…capisco, chiedo scusa mentrelui sta mettendo la torta in vetrina.

“Marco…” la voce viene dal labora-torio, “un momento” risponde…ne ap-profitto…” Marco” gli domando “quellatorta che gusto ha? Ne ha uno solo o piùdi uno?”. “Beh” mi risponde, non è certosemplice mescolare i vari ingredienti efare in modo che il “gusto” di uno nonsoffochi quello dell’altro o degli altri”. Sisiede. “Fare il pasticcere è una vera epropria arte, non si può improvvisare”, siferma un attimo, poi riprende: “quandonel 1993 ho iniziato, qui nel bar di mianonna Margherita, mi sono accorto diavere una passione per tutto quello cheriguarda la gelateria e la pasticceria. Hoiniziato così a frequentare dei “corsi”, achiedere a pasticceri più esperti, anche se

13Maggio 2016 Gente di Bracciano12Maggio 2016 Gente di Bracciano

ABracciano un “mago pasticcere” Così muore

Salvatore Negretti

qualcuno…ma lasciamo perdere…dallasua voce traspare una grande passione.“Sai”, riprende, “questo lavoro è propriouna “vocazione”, c’è sempre da impara-re, da inventare, è sempre una sfida con-tro se stessi e, ti assicuro, è la sfida piùdifficile da vincere.

Seguo ciò che mi dice con moltaattenzione. “Poi” gli chiedo “ma gli in-gredienti hanno caratteristiche diverse,“punti” di bollitura diversi, come fai amescolarli senza fare un disastro?”.“Bella domanda” mi risponde, “è qui ilsegreto”, “e qual è?”, lo incalzo. “Eh, ilsegreto …è segreto!!”.

“Marcoooo, vieniii”, “eccomi arrivo”,“comunque – continua – un altro aspettoimportantissimo è la ‘presentazione’, sia

Marco Di Pietro tanta passione e tanti segreti

dei dolci che delle paste, che dei gelati edè proprio qui che la fantasia entra ingioco: un dolce presentato bene ha giàsoddisfatto il palato”.

“Marcoo, c’è da preparare…”, “unsecondo…”, “insomma – conclude – unlavoro riuscito bene mi dà grande soddi-sfazione”, con la mano mi indica unaparete ricoperta di attestati e diplomi. “Aproposito di soddisfazioni, una che ricor-do con particolare piacere è quella diaver partecipato a Viterbo alla realizza-zione della torta di frutta più grande delmondo. Pensa quella torta è entrata nelGuinness dei Primati. E poi, quando allafine di un pranzo abbondante, come adun matrimonio o ad un battesimo richie-dono altre fette di torta, beh allora sonosoddisfatto”.

“Marcooo, ti decidi?”, è il laborato-rio. “Arrivo subito” si alza, dà un sospi-ro, “spero proprio che nonna Margheritasia contenta…”. Gli occhi improvvisa-mente gli sono diventati lucidi, Marco DiPietro mi saluta con una stretta di mano,ho appena il tempo di dirgli “grazie”. Ahil caffè, accidenti, mi ero dimenticato diberlo, ma strano: non ho mai bevuto uncaffè così buono, sarà per qualche segre-to? Chissà!!

Luigi Di Giampaolo

Marco

Il Piave Mormora, l’Italia entra in guerra, igiovani muoiono. E’ la Grande Guerra, la

IV guerra di indipendenza. Tra i soldati alfronte, tra i caduti anche molti braccianesi.Un ricordo di quegli anni e del tributo di viteumane è arrivato con una mostra organizza-ta dall’Associazione FotocineamatoriBracciano che si è tenuta dal 23 aprile al 1°maggio presso il Chiostro degli Agostinianinell’ambito del grande progetto culturalefinanziato dalla Regione Lazio ( legge6/2013), “Pace o o Guerra: il 1914 IDilemmi del Novecento”. Tra gli scatti com-pare quello di Salvatore Negretti. La figuraè quasi eterea. Una morte sul campo, la sua,in una battaglia che viene raccontata condovizia di particolari in questo scritto (trattoda lagrandeguerra.info) che riportiamo.

La battaglia di Farla il 30 ottobreNella Grande Guerra fu raro il caso che

le stesse truppe che erano state sconfitte fos-sero in grado, come le italiane, di far fronteal nemico dopo pochi giorni. Le battaglie diretroguardia combattute a Cividale il 27 e aUdine il 28 ottobre avevano permesso che iresti dei corpi d´armata IV, VII, XXVIII eXXVII ripiegassero verso i ponti di Pinzanoe di Cornino; così, la sera del 29 essi aveva-no passato la linea della testa di ponte diPinzano – Ledra-Arcano- Villanova. Si trat-tava dei resti delle divisioni coinvolte neicombattimenti del 24, 25, 26 e 27, esisteva-no tuttavia reparti ancora in piena integritàbellica fatti affluire dalla pianurafriulana. La 16a divisione ad esempio eracomposta dalle brigate Siracusa e Rovigodatele il 26 ottobre dal XXX corpo d´arma-ta. La 16a è comandata dal generaleGiacomo Ponzio, è a lui che alla sera del 29è affidato il compito di proteggere il ripiega-mento occupando le alture da San Danielealla confluenza del Canale Ledra con ilTagliamento. Più a sud il generale Badoglio,praticamente con la sola 13a divisione, tienela linea verso il ponte di Pinzano. Gli Jäger del Gruppo Stein attaccanotra San Daniele e San Tommaso e riescono a creare un varco tra laRovigo e la Siracusa che prima di mezzogiorno abbandona la linea eripiega verso Cornino, dove difenderà il ponte con i resti della brigataGenova fino al 31 ottobre. La Rovigo rimane e ingaggia una serie dicombattimenti, slegati, e si ritira solo intorno alle quattro del pomeriggioverso il cimitero di Ragogna passando poi il ponte alle 19. Più a sud ibersaglieri tengono la linea disperatamente e passano il ponte alle undi-ci di sera, accodandosi ai fanti della Rovigo. In estrema sintesi questa fula successione dello schieramento sulla testa di ponte di Pinzano-Cornino. A Farla si concentrò la difesa della linea sul Ledra. Furono fattisaltare i numerosi ponticelli in legno e quelli in pietra di Casasola eFarla, ma il canale era comunque guadabile. Nella sera del 29 alcune pat-tuglie tedesche attaccarono e un aspirante ufficiale che inesperto tenevala linea del III/246°, impressionato dalla potenza di fuoco dei cannonci-

ni e delle mitragliatrici s´era ritirato. Non fu fucilato, ma il comandantedel II/227° – che aveva il suo Comando in paese – lo aveva rimandato inlinea con un crudo ammonimento. Tuttavia durante la notte i tedeschipassarono il Ledra davanti alla fornace di Deveacco. Il TenenteFerdinando Ferrari della 9a Compagnia del 246° che alle 6 del mattinopassò di lì afferma infatti che non trovò nessuno in quel tratto di fronteche era a circa 800 metri a nord di Farla. Era ancora notte fonda quandoil Generale Ponzio aveva ordinato al Tenente Colonnello Alfredo Marini,comandante del 246° della Siracusa, di sostituire sul Ledra il II/227°entro le 4 del mattino. Buio pesto, pioggia, strade intasate, luoghi scono-sciuti: l´ordine era chiaramente ineseguibile, tuttavia il tenente colonnel-

lo avanzò con il III battaglione delCapitano Giulio Pratesi, ma all´alba,quando tutto il reggimento aveva presoposizione sul Ledra tra il 245° e il 227°,delle pattuglie che Marini aveva mandatoin ricognizione portarono la notizia che itedeschi avevano passato il Ledra a sud diMajano e avanzavano con numerosemitragliatrici a spalla.

Si trattava dei fucili mitragliatori LichHand Maschinengewehr 08/15 che dopol´esperienza italiana diventeranno l´armaindividuale per tutte le compagnie tede-sche, sopperendo con una maggiorepotenza di fuoco al minor numero di sol-dati su cui l´esercito poteva ormai conta-re. Marini e Pratesi non avevano mai vistoqueste nuove armi automatiche individua-li che potevano sparare 500 colpi al minu-to come le mitragliatrici pesanti, di cuierano una filiazione. Essi fecero stenderela 9a Compagnia sulla sinistra della stradaFarla-Majano e l´8a sulla destra, e partiro-no all´attacco. Sono circa le ore 7 del mat-tino – racconta Pratesi – raccomando aimiei soldati sprovvisti di bombe a mano emuniti delle sole cartucce e di baionetta –senza speranza di rifornimento – d´impie-gare bene ogni cartuccia. Appoggiate dauna autoblindo mitragliatrice le due com-pagnie costringono i tedeschi a ritirarsifino alle prime case di Majano, catturano3 mitragliatrici e fanno parecchi prigio-nieri. Che si trattò di un combattimentofuribondo che i tedeschi non s´aspettava-no è testimoniato dal fatto che il CapitanoPratesi cade ferito gravemente al bacinoed è trasportato al posto di medicazione aFarla. Intanto la 7a Compagnia s´è schie-rata in una cava a 100 metri dal Ledradove è appostata una mitragliatrice Fiat. Ilnemico batte intensamente con numerosemitragliatrici l´appostamento – racconta ilten Fierro - la Fiat è messa fuori combat-timento e due capi arma vengono feriti alviso. Sopraggiunge il Tenente Vincenzo

Palieri con un´arma Saint´Etienne. Viene anche il Tenente Negretti, midice che il 3° plotone è alla mia destra, il 4° nel paese, e torna via. Lamitragliatrice Saint´Etienne s´incanta dopo pochi colpi e viene abbando-nata. Dal paese giunge intenso crepitio di numerose mitragliatrici.

Anche il Tenente Colonnello Carlo Trioli, che per ripararsi unpo´dalla pioggia, con il II Battaglione complementare era in un gruppodi case a sinistra di Farla, si accorge che verso le 9 e mezza aumental´intensità del fuoco delle mitragliatrici. Un´ora dopo il suo battaglione èquasi circondato: il Tenente Salvatore Negretti di Bracciano è caduto e ilcomando viene preso da Fierro.

Racconta: Il combattimento si rinnovò poco dopo le 12 contro forzenemiche non inferiori a due compagnie, vennero respinte anch´esse,mentre anche sulla sinistra venivano tenuti in rispetto gruppi di mitra-gliatrici che cercavano di aggirarci. La linea del Ledra tenne infatti anchequando Farla era ormai occupata.

Salvatore Negretti era nato nel 1882 a Bracciano e avevainiziato la sua carriera militare nel 1903 con il grado dicaporale. Era poi passato nella guardia di Finanza ove erarimasto fino al 1911 quando fu riammesso in servizio con ilgrado di sergente, per passare poi in Tripolitania nel1913. Divenuto sottotenente nel 1916 era passato nel 40°reggimento della brigata Bologna e assegnato al depositodel reggimento a Reggio Calabria, come istruttore in quan-to aveva la qualifica di tiratore scelto. Era ritornato in terri-torio di guerra solo nel febbraio 1917. Solo nel 1925 glivenne conferita la medaglia d´argento al Valor Militare.

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15Maggio 2016 Gente di Bracciano

Ancora una veduta piuttosto rara di Bracciano. Il torrione della Praterina e il ponte levatoio. E’ datato 1814 l’inchiostro ed acquerello

dipinta da Francois Keiserman, artista svizzero, nativo di Yverdon in Svizzera,. L’opera venne probabilmente realizzata su commis-

sione del ministro elvetico George Wagnière. Keiserman (1765 -1833), si trasferì a Roma nel 1789 divenendo collaboratore dello studio

di pittura Ducros-Volpato molto attivo nel soddisfare la crescente richiesta di disegni ed acquerelli da parte dei viaggiatori europei del

Grand Tour. Dopo un periodo a Napoli nel 1798 Keiserman torno a Roma e aprì uno studio al civico 31 di piazza di Spagna. In poco tempo

crebbe la sua fama tanto da essere considerato una delle maggiori personalità artistiche a Roma negli anni tra XVIII e XIX secolo. L’artista

entrò in contatto con Bartolomeo Pinelli. I due divennero collaboratori: mentre Keiserman concentrava la sua attenzione sul paesaggio,

Pinelli completava le opere con le “figure”. Il sodalizio si interruppe nel 1809. Lo studio di Keiserman vedeva tra i frequentatori molti col-

lezionisti del tempo tra i quali il principe Camillo Borghese, il principe Aldobrandini, il principe Gustavo di Svezia e il principe russo

Gregorio Volkonskj. Alla sua morte lo studio e l’ingente eredità passarono al figlio adottivo Charles-Francois Knébel.Si veda immagine di controcopertina

14Maggio 2016 Gente di Bracciano

Dopo la distruzione di Forum Clodii, avvenuta da parte deibarbari invasori diretti alla conquista di Roma, per circa

700 anni il lago era rimasto privo di veri centri abitati. I pochiagglomerati urbani cominciarono a insediarsi verso la fine del1100 intorno alle rocche che stavano sorgendo nei luoghi chesarebbero poi diventati Anguillara, Trevignano e Bracciano.Bracciano assunse il ruolo di centro più importante del com-prensorio del lago solo dopo la costruzione del castello Orsini,avvenuta verso la fine del 1400 e, al tempo, gli abitanti assom-mavano a poche centinaia di unità.

Nel 1560, con l’elevazione del territorio a ducato, Braccianoassunse maggiore rilevanza a livello nazionale con relativoincremento demografico, arrivando ad annoverare circa unmigliaio di residenti. Oggi può sembrare poca cosa ma la scar-sa densità della popolazione era una prerogativa dei tempi. Perfare un raffronto, nello stesso periodo Roma ospitava circa80.000 abitanti dopo essere scesa sotto i 50.000 all’indomanidel “sacco” del 1527. Nel 1656 a Bracciano si contavano circa1.200 residenti, che salivano a circa 1.300 all’inizio del 1700.Nello stesso secolo sono presenti altre due rilevazioni: anno1743 con 1.513 abitanti, e anno 1782 con 1.759 residenti.L’incremento della popolazione è stato, quindi, lento ma sem-pre costante. Il trend positivo di crescita si interrompe però perla prima volta nel 1800, quando, con la conquista napoleonicadell’Italia, la popolazione tende ad abbandonare le città rifu-giandosi nelle campagne. Anche Bracciano subisce una drasti-ca diminuzione della popolazione che, nel giro di pochi anni, si

Bracciano interculturale, istruita, mobile

Continuo trend di crescita demografica sin dall’antichità.

La popolazione alla luce dei dati statistici

riduce di circa un terzo scendendo a 1.256 abitanti. Ma la paren-tesi negativa dura poco: già nella statistica pontificia del 1816gli abitanti risalgono a 1.476, per raggiungere poi le 2.289 unitànel 1853. Con il Regno d’Italia le rilevazioni dei censimentidiventano costanti come da tebella in basso.

Al 31 dicembre 2014 i residenti ammontavano a 19.477, con unandamento che si stabilizzato negli ultimi tre anni. Prima di farealcune osservazioni si riportano i grafici elaborati su dati Istat(Elaborazione Tuttitalia.it) riferiti ai censimenti postunitari.

I dati più evidenti, ad una prima analisi, possono essere cosìsintetizzati:• Fortissimo incremento della popolazione a partire dal 2000,

sia in valori assoluti che percentuali (anche in raffronto conl’andamento provinciale e regionale) dovuto ai migliori col-legamenti con Roma, realizzati con l’ammodernamento dellaferrovia, e ai minor costi delle abitazioni rispetto a Roma.

• Trend di crescita sempre positivo e costante ad eccezionedegli anni che precedono il secondo conflitto mondiale quan-do invece si registra un calo (in controtendenza rispetto agliandamenti provinciale e regionale sempre in aumento).

• Una buona crescita nel Dopoguerra ma inferiore al trendregionale fino al 1970, con inversione di tendenza a partiredagli anni ‘80 quando la percentuale di sviluppo di Braccianosupera quella regionale.

Un aspetto importante riguarda gli stranieri residenti a Brac-ciano che al 1° gennaio 2015 sono 2.399 e rappresentano il 12,3per cento della popolazione residente. La comunità straniera più

numerosa proviene dalla Romania col 38,4 per cento di tutti glistranieri presenti, seguita dall’Albania (10,5 per cento) edalla Polonia (7,2 per cento). Nel grafico il dettaglio dei Paesidi provenienza dei cittadini stranieri residenti divisi per conti-nente e per numero di residenti. L’incidenza di residenti stra-nieri a Bracciano, secondo i dati del Censimento 2011, è di

107,5 molto più alta della media italiana. Tra i dati significati-vi quello della “mobilità fuori comune per studio e lavoro” al27,6 (dati 2011) rispetto a una media italiana del 24,2 e quellosulla istruzione di adulti con diploma o laurea al 70,5 più altarispetto alla media italiana del 55,1.

A cura di Pierluigi Grossi e Graziarosa Villani

Bracciano vista da Keiserman