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Geometrie nei giardini labirinto

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L'E-Book illustra brevemente le caratteristiche dei giardini a schema geometrico e il loro significato.Comprende anche un percorso iconografico di alcuni giardini fra i più belli d'Europa.

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Geometrie nei giardini labirinto

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Fonti di riferimento

Labirinto - Wikipediait.wikipedia.org

Il Giardino Labirinto Kränzel a Cermesalto-adige.com

I 23 giardini-labirinto più belli del mondothegreenrevolution.it

Il Calderone Magico - I labirinti sotto il cieloilcalderonemagico.it

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Labirinto

it.wikipedia.org

Il labirinto è una struttura, solitamente di vaste dimensioni, costruita in modo tale che risulti difficile per chi vi entra trovare l'uscita.

Anticamente per lo più univiario (o unicursale), ovvero costituito da un unico, involuto percorso che conduceva inesorabilmente al suo centro, il labirinto è oggi sinonimo di tracciato multiviario (o multicursale). In alternativa, un tracciato inestricabile di strade, si può definire come un dedalo (termine chiaramente nato dalla figura del mitico Dedalo, il leggendario costruttore del labirinto di Creta per il re Minosse, il più noto tra quelli dell'antichità).

Labirinto deriva dal nome grecolabýrinthos (λαβύρινθος), usato nella mitologia per indicare il labirinto di Cnosso. La parola è di origine pre-greca, e lo scopritore di Cnosso, Arthur Evans, ipotizzò la sua derivazione dal lidiolabrys, bipenne, l'ascia a due lame, simbolo del potere reale a Creta. La parola "labirinto" significherebbe, quindi, "palazzo dell'ascia labrys" (con il suffisso -into a significare "luogo", su modello del greco Corinto), cioè il palazzo del re Minosse a Cnosso, dalla pianta intricata al punto da dare origine alla leggenda. A sostegno dell'ipotesi, sono state ritrovate all'interno del palazzo diverse raffigurazioni dell'ascia bipenne. La connessione tra "bipenne" e "luogo intricato" sarebbe data dalla pietra e la parola in origine avrebbe significato "gallerie nelle miniere" (da un relitto egeo * labur-, "pietra").

Un'ipotesi alternativa è stata avanzata da Giovanni Pugliese Carratelli. Una serie di toponimi caratterizzati dai suffissi -ss- o -tt- e -nd o -nt(h)- (per esempio Parnassós, Labýrinthos, Kórinthos, Zakynthós) indicherebbero la linea di espansione luvia, ricca di fermenti culturali dall'Anatolia a Creta allo Ionio, se non anche oltre, lungo quella "rotta dei metalli", seguita in epoca storica anche da fenici e greci. Il termine "labirinto" indicava sempre soltanto un labirinto unicursale, con una sola entrata e un unico vicolo cieco in fondo al percorso, di forma quadrata o più spesso circolare (come nell'illustrazione); questo tipo di labirinto è conosciuto come labirinto classico. Nel dialogo socratico Eutidemo, Platone fa parlare Socrate descrivendo la struttura labirintica del dialogo:

Risulta evidente da queste righe come Platone parli di un labirinto unicursale, in cui le uniche due possibilità sono di giungere alla meta o di ritrovarsi al punto di partenza, cioè all'entrata.

Nella cultura dei nativi americani, un mito del popolo dei Tohono O'odham parla di un dio creatore, conosciuto con il nome di I'itoi, che risiede in un labirinto sotterraneo. Il labirinto sarebbe stato scavato dal dio sotto la montagna di Baboquivari, in Arizona, per confondere i propri nemici e impedire loro di seguirlo, e si crede che gli antenati dei primi Tohono O'odham siano stati portati sulla superficie dal labirinto sotterraneo di I'itoi, dove anticamente risiedevano. Della leggenda rimane un motivo decorativo che ritrae un uomo stilizzato all'ingresso di un labirinto, molto frequente nelle incisioni rupestri e nei cesti prodotti dai nativi.

Durante il dodicesimo e il tredicesimo secolo, un tracciato a forma di labirinto (sempre unicursale) iniziò a essere raffigurato nella pavimentazione interna delle cattedrali gotiche, come nel caso del duomo di Siena e delle cattedrali di Chartres, Reims e Amiens in Francia. Questi labirinti rappresentano il cammino simbolico dell'uomo verso Dio, e spesso il centro del labirinto rappresentava la "città di Dio". La funzione del labirinto è quella di essere un simbolo del pellegrinaggio, o del cammino di espiazione: spesso veniva percorso durante la preghiera, e aveva la validità di un pellegrinaggio per chi non poteva intraprendere un vero viaggio. Con il passare del tempo, questa

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originale funzione andò perduta, e il labirinto sulla pavimentazione iniziò a essere visto sempre più spesso come "un gioco senza senso, una perdita di tempo”, e molti di essi vennero distrutti. Sulla quarta di copertina dell'edizione Bompiani del romanzo "Il nome della rosa", Umberto Eco riporta una nota riferita all'immagine sulla copertina, che recita: "In copertina lo schema del labirinto che appariva sul pavimento della cattedrale di Reims. A pianta ottagonale, recava ai quattro ottagoni laterali l'immagine dei maestri muratori, coi loro simboli, e al centro - si dice - la figura dell'arcivescovo Aubri de Humbert che pose la prima pietra della costruzione. il labirinto fu distrutto nel XVIII secolo dal canonico Jacquemart perché gli dava fastidio l'uso giocoso che ne facevano i bambini i quali, durante le funzioni sacre, cercavano di seguirne gli intrichi, per fini evidentemente perversi."[6]

Nello stesso periodo furono costruiti più di 500 labirinti in Scandinavia, con differenti scopi. Questi labirinti, costruiti per lo più in riva al mare, erano costituiti da pietre allineate a formare un percorso intricato, nel quale si credeva potessero essere intrappolati gli spiriti maligni o i venti sfavorevoli alla spedizione di pesca. Il pescatore entrava nel labirinto e, raggiuntone il centro, incitava gli spiriti a seguirlo, per poi fuggire fuori. Questi labirinti sono conosciuti con diversi nomi, tutti traducibili con le parole "Città di Troia" (Troy Town in inglese): il nome deriva dalla leggenda secondo la quale le mura della città di Troia erano costruite in modo così complesso da impedire l'uscita ai nemici che vi fossero entrati.

Il tema del labirinto è stato ripreso da vari artisti, nella letteratura come nelle arti grafiche, sfruttando di volta in volta diverse metafore evocate dall'immagine del labirinto.

In un'opera teatrale della drammaturgamacedoneIlinka Crvenkovska, la metafora del labirinto è usata per indagare la capacità dell'uomo di controllare il proprio destino. Nella rappresentazione Teseo è ucciso dal Minotauro, che a sua volta viene ucciso dagli abitanti della città.

Lo scrittore argentinoJorge Luis Borges ha dedicato diverse novelle al tema del labirinto, che spesso simboleggia l'imperscrutabilità del disegno divino che ha creato l'universo (come ne La biblioteca di Babele, La casa di Asterione), o l'universo stesso (come ne I due re e i due labirinti), o la conoscenza umana, pur sempre limitata però rispetto a quella divina (L'immortale, oppure Esame dell'opera di Herbert Quain); o ancora l'intrico della trama ordita da un uomo (Il giardino dei sentieri che si biforcano, o Abenjacàn il Bojarì, ucciso nel suo labirinto).

Gran parte delle opere di Borges partecipano in misura minore o maggiore del labirinto, e hanno influenzato altri autori, come ad esempio Umberto Eco con Il nome della rosa e Mark Z. Danielewski con Casa di foglie. In particolare, nel romanzo Il nome della rosa, Eco parla del labirinto all'interno della biblioteca del monastero come di un labirinto multicursale, cioè non più un labirinto a percorso unico, come si usavano costruire all'epoca (1327). Con questo l'autore commette un anacronismo (probabilmente volontario, perché in un labirinto unicursale sarebbe stato impossibile perdersi e la trama ne avrebbe risentito); i primi labirinti multicursali nacquero infatti intorno alla metà del sedicesimo secolo, disegnati dall'architetto italiano Francesco Segala[8]. Lo stesso Umberto Eco, nel saggio Dall'albero al labirinto, traccia la storia del tentativo di classificare la realtà tramite un dizionario o un'enciclopedia, e associa l'evoluzione dell'enciclopedia all'evoluzione storica del labirinto, da unicursale a multicursale a rete.

Molti altri autori si sono occupati di labirinti, come ad esempio l'autore di fantascienzaRoger Zelazny, che nella serie di romanzi delle Cronache di Ambra cita un labirinto chiamato "il Disegno", che permette a chi lo percorre di muoversi verso realtà alternative.

Il matematicosvizzeroEulero fu uno dei primi ad analizzare matematicamente i labirinti, gettando le basi della branca della matematica nota come topologia. Sono stati sviluppati vari algoritmi di risoluzione dei percorsi dei labirinti.

L'algoritmo random consiste nel proseguire nel labirinto finché non viene raggiunto un incrocio, e a quel punto fare una scelta casuale sulla via da prendere. L'algoritmo prevede di tornare indietro nel caso ci si trovi di fronte a un vicolo cieco. È un metodo molto semplice, che può essere eseguito anche

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da robot poco raffinati.Il procedimento consiste nell'appoggiare la mano destra (o la sinistra) alla parete destra del

labirinto (o rispettivamente alla parete sinistra) all'entrata del labirinto, e scegliere l'unico percorso che permetta di non staccare mai la mano dalla parete scelta, fino a raggiungere una delle eventuali altre uscite, o il punto di partenza. Nel caso particolare di una sola uscita, l'algoritmo conduce a un vicolo cieco, dal quale si ritorna al punto di partenza semplicemente continuando a seguire la parete prescelta.

L'algoritmo di Tremaux consiste nel seguire un percorso scelto a caso all'interno del labirinto fino a raggiungere un incrocio, marcando la via che è stata percorsa fino a quel momento (nel caso in cui il corridoio conduca a un vicolo cieco è necessario tornare indietro fino all'incrocio precedente, marcando la via all'andata e al ritorno). Quando si giunge a un incrocio di più corridoi si prende preferibilmente una via che non è stata segnata come percorsa in precedenza, e se ciò non è possibile si prende una via percorsa una sola volta. In ogni caso non è permesso scegliere una via che è stata già marcata due volte. Iterando il procedimento per ogni incrocio che si trova sul proprio percorso, l'algoritmo permette di raggiungere l'uscita (o se il labirinto non ha altre uscite oltre a quella imboccata per entrare, di tornare all'entrata).

Labirinti di piccole dimensioni, in cui vengono introdotti tipicamente topi o ratti, sono usati negli esperimentipsicologici.

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Il Giardino Labirinto Kränzel a Cermes

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Il giardino Labirinto Kränzel è un luogo davvero interessante da visitare.Si trova a Cermes, vicino a Merano, all’interno dell’omonima tenuta ed è nato dal desiderio del

proprietario, il Conte Franz Graf Pfeil, di creare qualcosa di duraturo per se e la sua famiglia e per coloro che desiderano visitarlo.

Ogni anno il Curatorium Kränzel invita artisti di varie provenienze a decorare il giardino seguendo ogni volta un tema differente.

Chi si trova a passeggiare per il giardino, non può non esserne impressionato e affascinato. Il visitatore entra in contatto con l'ambiente circostante e lo vive come se si trovasse in un sogno ad occhi aperti.

Ogni luogo qui, è carico di atmosfera e di magia e le opere d’arte sparse per il giardino assomigliano a folletti e spiriti del bosco.

Ad accogliervi all’ingresso una casetta di larice autoctono, dove gli adulti potranno anche acquistare gli ottimi vini Kränzel e dove si possono acquistare i biglietti per il labirinto.

I labirinti che si possono affrontare sono in realtà 2: Il labirinto a spirale, circondato dal drago che dorme, formato da un alto terrapieno. Il percorso sinuoso è rivestito con lastre in pietra, incorniciate da piante di timo dall'aroma forte. Il senso del labirinto a spirale è l'esperienza del centro che può essere scoperto solo percorrendo sistematicamente il sentiero.

E quello che viene definito solo labirinto: copre una grande superficie rettangolare di 3.300 m²; il percorso lungo 1.500 m è costeggiato 10 tipi diversi di viti. Il labirinto è stato progettato dal grande maestro Mag. Gernot Candolini. Esso è la mappa della nostra anima, seguire il labirinto equivale ad un viaggio alla ricerca di se stessi.

Oltre al labirinto ci sono ben 4 giardini: il Giardino dei castagni, il Giardino del riposo eterno, il Giardino dei frutti e il Boschetto dei cornioli, tutti diversi tra loro e molto intimi e le terrazze che sembrano davvero lo scenario di una favola.

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Alcuni dei giardini labirinto più belli del mondo thegreenrevolution.it

“Dentro è di muri inestricabil cintoche mille torce in sé confusi giri,ma in breve foglio io ve’ darò distinto,sì che nessun error fio che v’aggiri.Siede nel mezzo un giardin del labirintoche par che da ogni fronde amore spiri;quivi in grembo a la verde erba novellagiacerà il cavaliere e la donzella”. (Torquato Tasso, La Gerusalemme liberata, canto XIV, 76) 

I dedalici muri vegetali sono diventati in molti casi la principale attrazione di molte ville e giardini storici. Che siano di media altezza o più alti, a rendere imperscrutabile il disegno del labirinto all’occhio umano, non perdono l’attrattività della sfida mentale e fisica che rappresentano.

Si gioca a perdersi nel bosco: al cui centro vi è spesso un prezioso padiglione o un albero “di Maggio”, a simbolo del primigenio albero dell’Eden. Nei secoli, il giradino-labirinto è geometria archetipica e impenetrabile decorazione, ludica rincorsa e nascondimento amoroso, inquietante bellezza dove si possono celare mostri inconsci o mitologici.

Riuscire a raggiungerne il centro è solo parte dell’impresa: poi bisogna saperne uscirne, a compimento di un percorso iniziatico, che parla in egual misura alla logica e all’irrazionalità.

Vi proponiamo alcuni labirinti botanici tra i più belli al mondo.

1. Il giardino di Villa Pisani a Stra (Venezia)

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2. Il labirinto botanico della Tenuta vinicola Kränzel a Merano

3. Al Castello Ruspoli di Vignanello (VT)

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4. Il celebre labirinto di Hampton Court in Inghilterra, un capolavoro di carpini e tassi piantati nel 1690

5. Glendurgan Garden in Cornovaglia

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6. Longleat Hedge Maze, il labirinto di siepi più lungo del mondo

7. Traquair Maze, in Scozia

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8. Al castello di Villandry, Indre-et-Loire, secondo i disegni di Androuët du Cerceau

9. A Reignac-sur-Indre, Touraine, Francia

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10. Il labirinto di Russboroughin Irlanda

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Il Calderone Magico - I labirinti sotto il cielo

ilcalderonemagico.it

Il Minotauro.II Minotauro, massa bruta che Dante immaginò con testa d'uomo e corpo di toro, è a guardia del cerchio dei violenti che hanno danneggiato il prossimo. Il Minotauro nacque da un'unione animale. Fu relegato. Per celarlo fu ideato il labirinto. Giace nel centro.  Definizione di labirinto.Nel linguaggio comune il termine "labirinto'' ha sostanzialmente tre significati: • intrico di stanze o di vie in cui è difficile orientarsi e facile   perdersi; • una situazione complicata che non si sa come superare; • il percorso con precise caratteristiche, sia esso di pietre o   di piante o una figura grafica, che questo nome connota. Che poi con tal nome si indichino giochi specifici, trincee particolari, sistemi di gallerie e altro ancora, non cambia molto e poco aggiunge al senso che normalmente si dà alla parola che in ogni caso mantiene tre semplici e chiari significati.Concretamente il labirinto è un percorso complicato o comunque difficile che conduce da un ingresso ad un centro. E anche questo, in realtà, sembra piuttosto banale. E' possibile che una cosa così da millenni ci insegua o, peggio ancora, venga da noi inseguita? A volte un solo gesto, a prima vista insignificante, dà l’avvio a una incredibile serie di eventi a catena... quel gesto, in realtà, insignificante non era. A volte anche una figura è così. Intanto, a guardarla bene il labirinto l’ingresso ce l’ha... ma l’uscita? E il centro perché? E gli ambagi a che servono? Siamo già in pieno intrigo. A spiegare c'è il mito. Tutto è chiaro. E' una storia. Ma... raccomandava Plutarco "Quando sentite le favole che si narrano sugli dei, del loro vagare, dell'essere dilaniati e di altre sventure, non dovreste credere che alcuna di queste cose sia avvenuta o sia stata effettuata nel modo riferito. I popoli hanno stabilito e impiegato dei simboli, alcuni oscuri, altri più intellegibili, nell'intento di avviare la comprensione dei concetti divini."La comprensione... non è sempre facile. Quella del labirinto, poi, di per sé stessa e alla luce del suo percorso nei secoli, è davvero complessa. Le possibili interpretazioni del suo significato sono molteplici sia per il segno in sé, sia per la congerie di tradizioni alle quali ha dato origine nel tempo, sia per i tanti simboli ai quali è collegato.

Certo, possiamo goderci il giardino di siepi così com'è e trovarlo curioso, intrigante ed esteticamente piacevole; o limitarci ad ammirare gli antichi percorsi di pietra; o divertirci con la penna a seguire un percorso. Ma se non ci basta, bisogna tornare al passato.          il labirinto e' un segnoII labirinto - come si è visto - era strettamente connesso ai riti funebri. Danze labirintiche furono eseguire attorno al rogo di Settimio Severo e alla tomba di Giulia Drusilla, e a volte il suo segno è impresso su lapidi. Virgilio racconta che un labirinto era disegnato sulla porta dell’Antro della Sibilla Cumana, all’ingresso dell’Ade. Il labirinto rappresenta la via del mondo degli inferi. In India, numerosi disegni tantrici testimoniano un uso antico, ma ancora vivo in cui il labirinto viene

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usato per facilitare il parto.  Labirinto graffito, rinvenuto in una Domus de Jana di Luzzanas (Sardegna). Forse il più antico conosciuto: datazione possibile 2.500 a.C.                                                                                    Questo culto rituale si basa sulla corrispondenza della conformazione femminile con la forma labirintica e quindi sulla necessità di insegnare al bambino come oltrepassare i sette scomparti nelle viscere materne e arrivare all’uscita. Tale funzione legata alla nascita è diffusa anche in Arizona e nel Nuovo Messico. Il percorso dall’ingresso al centro è dunque un viaggio verso la morte. Quello inverso è invece un viaggio verso la vita.

Il labirinto, come mostrano i culti più antichi, è in realtà la raffigurazione grafica del ciclo vitale; è immagine del mondo soprannaturale e infero ove sono celati misteri e verità superiori. Un mondo verso il quale necessariamente ci s'incammina. Il labirinto e' un pellegrinaggioI labirinti incisi sui pavimenti delle cattedrali erano ad un tempo le sigle delle confraternite iniziatiche dei costruttori e il sostituto dei pellegrinaggi in Terra Santa. E' per questo che talvolta si trova al loro centro l'architetto stesso (colui che era arrivato al centro) o il Tempio di Gerusalemme (simbolo del centro).Il labirinto e' un viaggio verso il sacro"Nella preistoria la caverna, molte volte assimilata a un labirinto o trasformata ritualmente in un labirinto, era contemporaneamente il teatro delle iniziazioni e il luogo in cui si seppellivano i morti. A sua volta il labirinto era equiparato al corpo della Terra Madre. Penetrare in un labirinto - o in una caverna - equivaleva ad un ritorno mistico alla Madre." (Mircea Eliade, L'épreuve du labyrinthe, Paris, 1978) Labirinto di Sneiton Il labirinto e' un pellegrinaggio

"Un labirinto è la difesa a volte magica di un centro, di una ricchezza, di un significato. Penetrare in esso può essere un rituale iniziatico, come si vede grazie al mito di Teseo. Questo simbolismo costituisce il modello di qualsiasi esistenza la quale, attraverso una quantità di prove avanza verso il proprio centro, verso se stessa."

(Mircea Eliade, L'épreuve du labyrinthe, Paris, 1978) II labirinto conduce all'interno di se stessi, verso i recessi in cui si nasconde la parte più

misteriosa dell'uomo. E' un viaggio tortuoso, disorientante e ingannevole che porta davanti a uno specchio impietoso. E' qui che si decide il ritorno. La trasformazione dell'io che si opera nel centro del labirinto e che si afferma alla fine del viaggio di ritorno che dal buio riporta alla luce, contrassegna "la vittoria dello spirituale sul materiale e nello stesso tempo dell'eterno sul caduco, dell'intelligenza sull'istinto, del sapere sulla conoscenza cieca". Dentro il labirinto si attua una discesa ad inferos - dall'ingresso al centro - ed una rinascita/uscita . Entrarvi può fare paura, ma è facile. Tutti possono farlo. Difficile è tornare fuori. A Teseo il filo non servì per addentrarsi, ma per recuperare l'uscita.

Il labirinto è un percorso che offre a chiunque un ingresso, ma permette un'uscita a qualcuno soltanto. Teseo ci riuscì con il filo di Arianna, Dedalo con le ali. Molti furono quelli che nel labirinto morirono. Il labirinto è in realtà una terribile trappola. Per questo veniva usato come segno protettivo. Per attirare e catturare il nemico, visibile o invisibile che fosse. Questo viaggio misterioso entro un percorso segreto, inesorabilmente preordinato, è tuttavia ineluttabile e per superarlo non resta che tornare a ciò che il mito racconta. Tutto ebbe inizio da un'unione col Dio, la non comprensione del sacro responso, la mancata promessa fatta al divino...Tratto dal libro Dentro e fuori il labirinto. La grande saga del labirinto fra pietre, arte e giardini, di Francesca Romana Lepore, Idea Libri.