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P P U U B B L L I I U U S S V V E E R R G G I I L L I I U U S S M M A A R R O O (Mantova, 15 ott. 70 a.C. — Brindisi, 21 sett. 19 a.C.) G G E E O O R R G G I I C C H H E E (37-30 a.C.) Scansione, traduzione, annotazioni e produzione digitale a cura di Cono A. Mangieri. Edizione di riferimento: J.B.Greenough, Vergil. Bucolics, Aeneid, and Georgics, Boston, Ginn & Co. 1900 Si tiene conto anche di altre edizioni (tra cui quella Teubneriana) e di criteri personali. © settembre 2003 diritti riservati Cono A. Mangieri by Biblioteca dei Classici Italiani www.classicitaliani.it

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  • PPPUUUBBBLLLIIIUUUSSS VVVEEERRRGGGIII LLLIIIUUUSSS MMMAAARRR OOO

    (Mantova, 15 ott. 70 a.C. Brindis i , 21 sett. 19 a.C.)

    GGGEEEOOORRRGGGIIICCCHHHEEE (37 -30 a.C.)

    Scansione, traduzione, annotazioni e produzione digitale a cura di

    Cono A. Mangieri .

    Edizione di riferimento: J.B.Greenough, Vergi l . Bucolics, Aeneid, and Georgics, Boston, Ginn & Co. 1900

    Si tiene conto anche di altre edizioni (tra cui quella Teubneriana) e di criteri personali.

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  • Virgilio, Georgiche, libro primo

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    IINNDDIICCAAZZIIOONNII SSOOMMMMAARRIIEE PPEERR LLAA SSCCAANNSSIIOONNEE

    Le Gergiche sono state scritte in 2183 esmetri, tra i pi perfetti della letteratura latina. Leggere questi esametri senza tener conto della scansione significa fare un grave torto alla maestria di Vergilio: sarebbe come leggere gli endecasillabi di Dante scrivendoli luno in coda allaltro, in una prosa che ha perso metrica e rima. Anzi, diversamente dai moderni, la cui metrica e la cui rima possono dirsi di costruzione relativamente facile, gli antichi poeti latini (e greci) avevano introdotto nella loro arte scrittoria molte mirabili difficolt rettoriche, una delle quali concerneva la quantit della sillaba.

    Per ci che riguarda lesametro, in modo speciale quello delle Georgiche , ciascuno formato da sei gruppi sillabici, detti piedi , che possono essere variamente distribuiti nel verso ed hanno queste caratteristiche: il piede dttilo ha tre sillabe (1 lunga + 2 brevi, accento sulla vocale della sillaba lunga, detta arsi ) ; lo spondo ha due sillabe (2 lunghe, accento sulla prima vocale; questo piede talvolta sostituisce il dattilo); il trocho ha pure due sillabe (1 lunga + 1 breve, accento sulla vocale lunga: questo piede si trova sempre in chiusura di esametro).

    Nel corpo dellesametro si trovano inoltre delle pause o cesure in numero variabile, ma perlomeno una principale. La cesura implica una cortissima pausa nella lettura, ed essa non si attiene al significato intrinseco del verso n alla quantit delle sillabe che la precedono o seguono (cesura semiternaria , semiquinaria , semisettenaria ). Quando la cesura cade subito dopo lelisione, bisogna leggere fino alla cesura ignorando lelisione. Esempi:

    dcutit ror(em) * t surgntes tterat hrbas si legge: dcuti -t rorem * t surgntes tterat hrbas; frxinus Hrculeaqu(e) * arbs umbrsa cornae si legge frxinus Hrcule -que * arbs umbrsa corne. Lelisione o sinalefe un accorgimento rettorico con cui

    durante la lettura prosodica si elimina una vocale finale di parola, se la parola successiva comincia per vocale od acca, oppure si eliminano in fine di parola le sillabe -am , -em, -im, -om, -um, se la parola successiva comincia per vocale od acca (la quale ultima non veniva considerata consonante, ma segno di aspirazione). La sinalefe non lo stesso che lapocope, la quale fa ugualmente cadere una vocale o sillaba finale, per forma un vocabolo nuovo (p. es., nec per neque; ac per atque).

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    Se una parola termina per -m o per vocale, e la parola successiva il deverbale es (= sei) oppure il deverbale est (= ), cade eccezionalmente (per aferesi ) la vocale del deverbale, anche quando laccento ritmico cade sulla vocale precedente (per esempio: plchra es si legge plchras ; vari est si legge varist ; verm est si legge vermst ). Talvolta due vocali confinali, per ragioni prosodiche (p. es., la costruzione di un piede altrimenti incompleto), rifiutano lelisione e formano hiatus, ragion per cui la vocale finale e quella iniziale successiva contano metricamente e devono essere pronunciate distintamente.

    In un esametro possono esserci pi iati, tutti da rispettare nella lettura, la quale impone che si pronuncino (e si contino) distintamente le vocali, fuorch nei casi di elisione e di dittongo, nei quali ultimi si conta solo la vocale lunga (ae = e; oe = e; au; ei; eu ; ui), che perci riceve lictus laddove richiesto. Se si intende evitare dittongo, vi si appone la dieresi , per cui le due vocali si leggono (e si contano) distintamente.

    La lettera jota (j) veniva considerata consonante e legata alla vocale successiva attraverso la lettura i (in epoca posteriore: g palatale dinanzi ad e e ad i). Esempi:

    sempr rubet urea Phobe = sempr rubet urea Fbe; Gra meminre ptae = Gra meminre pote (per ragioni

    tecniche, la dieresi posta sulla prima vocale del dittongo); dque deaqu(e) omns = dque de -quomns; hnc caner(e) ncipim = hnc canerncipi -m; pse tib * jam brcchia = pse tib * iam brcchia; nte Jovm null = nte Iovm null. Nel testo latino esametri co di questa edizione elettronica,

    si trovano indicati in neretto i pochi casi di iato; l accento ritmico (ictus, 6 per ogni verso) viene segnalato con un accento acuto sulla vocale interessata ( - - - - - ); la cesura viene contrassegnata con un asterisco, senza indicazione diversa per la cesura principale spesso intuitivamente discernibile; le lettere soggette ad elisione vengono poste tra parentesi tonda. Esempi:

    tr sunt cnat * impnere Plio ssam = (esametro con doppio iato: conat- imponere, Pelio-ssam); ffets * ciner(em) mmundm = ffets * cinermmundm; sv(e) ind(e) ccults = svindccults; prasert(im) ncerts = prsertncerts. Nella scrittura/lettura esametrica, per ottenere un piede

    altrimenti assente, talvolta qualche vocale quantitativamente

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    breve viene allungata artificialmente per diastole, oppure qualcuna lunga viene abbreviata artificialmente per sistole. Ad esempio, in lppaequ tribolque (I 153), la vocale breve del primo que viene allungata per poter ricevere l accento ritmico del dattilo (-qutribo); in Plio (I 281), la vocale lunga o conta invece come vocale breve per completare il dattilo (ogni o finale lunga per natura, salvo nelle parole duo, ego e modo ) .

    Vi sono esametri che chiudono con una sillaba in pi (ipermetria ), la quale va elisa leggendo in un fiato con la vocale iniziale dellesametro successivo. Nelle Georgiche, sono ipermetri solo gli esametri I 295; II 344, 443; III 242, 377.

    Altrettanto radi sono i casi di consonantizzazione, per cui la parola si riduce di una vocale allo scopo di creare un piede perfetto. Nelle Georgiche , il fenomeno interessa generalmente la -i -, che diventa -j-: fluvjorum (I 482), steljo (IV 243), parjetibusque (IV 297), hujus (IV 321), cujus (IV 394); ma esistono anche casi di -u- che diventa -v-: tenvia (I 397, II 121, IV 38).

    Vi sono poi esametri composti prevalentemente di spondei , e perci detti spondaici, la cui lettura diverge da quella normale. Nelle Georgiche, sono spondaici solamente gli esametri I 221; II 5; III 276; IV 270, 463.

    Nel testo tradotto, le parole con lettera normale tra

    parentesi tonde sono state aggiunte per completare una frase in linguaggio pi italiano; le parole con lettera corsiva tra parentesi tonde sono esplicative di qualche cognizione storica o linguistica o culturale relativa al testo vergiliano, o ne chiariscono linterpretazione.

  • GERGICON LIBER PRIMUS

    Qud facit laets * segets, * quo sdere trram vrtere, * Macens, * ulmsqu(e) adingere vtes cnvenit, * quae cra bom, * qui cltus habndo st pecor, * apibs * quant(a) xperintia prcis, hnc caner(e) ncipim. * Vos, * clarssima mndi 5 lmina, * lbentm * cael quae dcitis nnum; Lber et lma Cers, * vestr si mnere tllus Chonim pingu * glandm mutvit arsta, pculaqu(e) nvents * Achela mscuit vis; t vos, * grestm * praesntia nmina, * Funi 10 frte siml * Faunque pedm * Dryadsque pullae: mnera vstra can. * Tuqu(e) , * cui prma fremntem fdit equm magn * tells percssa tridnti, Nptun(e); * t cultr * nemorm, * cui pnguia Cae tr centm nive * tondnt dumta juvnci; 15 pse nems linquns * patrim * saltsque Lycai, Pn, * ovim custs, * tua s tibi Manala crae, dsis, * Tegeae, * favns, * oleaque Minrva nventrix, * uncque * pur monstrtor artri, t tener(am) * b radce ferns,* Silvne, * cuprssum; 20 dque deaqu(e) omns, * studim quibus rva turi, quque novs alits * non llo smine frges quque sats largm * cael demttitis mbrem;

    LIBRO PRIMO DELLE GEORGICHE O Mecenate, che cosa renda fausto il raccolto, sotto quale stella convenga arare la terra e congiungere le viti agli olmi (= metonimia: ai pali di legno dolmo; si usava lolmo, perch fornisce per natura rami lunghi, diritti e resistenti); come debbano essere curati i buoi, quale sia la diligenza per il gregge, quanta la perizia per le api frugali, io qui comincer a decantare. Voi, fulgidissimi occhi del mondo (= Sole e Luna), che regolate lanno; o Bacco e Cerere vitale, se per vostro dono la terra sostitu alla ghianda caonia la pingue spiga, e nelle coppe di Acheloo (= fiume greco in Acarnania, di fronte ad Itaca; qui per metonimia: coppe di acqua potabile) mescol il succo estratto dalluva (= i Romani non bevevano mai vino puro); e voi Fauni, divinit benigne dei contadini: mettetevi insieme a danzare, Fauni e fanciulle Driadi: io canto dei vostri regali. E tu, o Nettuno, per cui la terra battuta dal grande tridente produsse primamente il fremente cavallo; e tu, abitante dei boschi (= Aristeo), i cui trecento giovenchi bianchi rosicchiano i cespugli di Cea (= Kea, isola delle Cicladi); e tu stesso, Pan tego, patrono delle greggi, che lasci il patrio bosco e i burroni lici (= del monte Lico), se hai cura del tuo Mnalo, sii benvolente; e tu, Minerva inventrice dellulivo; e tu, giovanissimo inventore del ricurvo aratro (= Trittlemo, re di Eleusi); e tu, o Silvano, portatore del tenero cipresso sradicato;

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    tqu(e) ade, * quem mx * quae snt habitra derum cncili(a) ncertm (e)st, * urbsn(e) invsere, * Casar, 25 trrarmque vels * cur(am), * t te mxumus rbis uctorm frugm * tempstatmque potntem ccipit * cingns * matrna tmpora mrto, n deus mmens * venis maris * c tua nutae nmina sla colnt, * tibi srviat ltima Thle 30 tque sib generm * Teths emat mnibus ndis, nne novm tards * sids te mnsibus ddas, qu locus rigonn * intr * Chelsque sequntis pnditur * pse tib * jam brcchia cntrahit rdens Scrpius * t cael * just plus prte relnquit , 35 qudquid ers * (nam t * nec sprant Trtara rgem, nc tibi rgnand * venit tam dra cupdo, qumvis lysis * mirtur Gracia cmpos nc repetta sequ * curt Prosrpina mtrem), d facilm curs(um) * tqu(e) audcibus dnue coptis, 40 gnarsque via * mecm misertus agrstis ngreder(e) * t vots * jam nnc adsusce vocri.

    e voi tutti, di e dee cui spetta proteggere i campi, che senza alcun se me date vita alle nuove biade e che dal cielo mandate pioggia in abbondanza sui seminati; e tu anzitutto, o Cesare (= Ottaviano Augusto), per cui sul momento incerto entro quale concilio divino avrai posto: vuoi che ti piaccia visitare (= da dio novello ) le citt e proteggere le terre, sicch la maggior parte del mondo ti accetti come fattore delle messi e fautore delle (buone) stagioni, cingendoti le tempia con il mirto materno (= il mirto era sacro a Venere, dea della bellezza; qui si suggerisce che la madre di Ottaviano sia stata bellissima ); vuoi che tu venga come dio dellimmenso mare, sicch ti onorino i naviganti come loro unico nume e ti si asservi lestrema Tule (= ignota isola o zona del circolo polare artico, probabilmente da identificarsi con lIslanda o con lo Spitsberg ), e Teti con tutte le onde ti accolga come genero; vuoi che tu ti aggiunga come nuova costellazione ai mesi lunghi (= quelli estivi), laddove si apre uno spazio tra Ergone (= Vergine: met agosto-met settembre ) e Chela segue nte (= Scorpione: met ottobre -met novembre ) lardente Scorpione gi contrae volontariamente le branche e ti lascia pi giusta parte di cielo : cosunque tu divenga (ovviamente il Tartaro non ti desidera come re; e neppure a te venga il funesto desiderio di tal reame, sebbene in Grecia si ammirino i Campi Elisi e sebbene Proserpina reiteratamente chiamata non si degni di seguire la madre), concedimi un facile corso di navigazione, sii propizio allaudace impresa e, pietoso verso i contadini ignari della via da seguire, procedi con me ed avvzzati gi fin da ora ad essere invocato con preghiere.

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    Vre nov, * gelids * cans cum mntibus mor lquitur * t Zephyr * putrs se glaba reslvit, dpress(o) ncipit * jam tm mihi turus artro 45 ngemer(e) * t sulc(o) ttrits * splendscere vmer. lla segs demm * vots respndet avri gricola, * bis qua solm, * bis frgora snsit: llius mmensa * ruprunt hrrea msses. t prius gnotm * ferr quam scndimus aquor, 50 vntos * t varim * cael praedscere mrem cra sit * c patris * cultsqu(e) habitsque locrum, t quid quaque fert * regi(o) * t quid quaque recset. Hc segets, * illc * venint felcius vae, rbore fets * alib(i) * tqu(e) inissa virscunt 55 grmina. * Nnne vids, * croces ut Tmlus odres, ndia mttit ebr, * molls sua tra Sabai, t Chalybs nud * ferrm * virsaque Pntus cstore(a), * liadm * palms Epros equrum? Cntinu(o) hs legs * aetrnaque fodera crtis 60 mposut natra * locs, * quo tmpore prmum Ducalin vacum * lapids jactvit in rbem, nd(e) homins nat, * durm genus. * rg(o) age, * trrae pngue solm prims * extmpl(o) a mnsibus nni frtes nvertnt * taur, * glaebsque jacntes 65 plverulnta coqut * matris slibus astas.

    Al principio della primavera, quando lumore gelido si scioglie su per i monti bianchi e la zolla fradicia si frantuma allo zefiro, gi allora cominci il toro a gemere sullaratro affondato e il vomere a rilucere per lo strofinio nel solco. Alle preghiere del contadino bramoso risponde soltanto quel campo che ha percepito due volte il sole (= in aprile e in luglio) e due volte il freddo (= in settembre e in dicembre): le sue messi abbondantissime fanno straripare i granai. Ma prima che fendiamo con il ferro un campo sconosciuto, curiamoci di imparare (a conoscere) i vnti e il comportamento volubile del cielo, la coltivazione tradizionale, la natura dei luoghi e quel che ciascuna regione produce oppure ricusa di produrre. Qui crescono meglio le biade, col i vitigni, altrove rigogliano i prodotti arborei e, quasi da s, le graminacee. Non vedi infatti come il (monte) Tmolo produce lodore del croco (= il croco odoroso), lIndia lavorio, i molli Sabi il peculiare incenso, i Clibi nudi (= di vegetazione) il ferro, il Ponto lodoroso castreo, e lEpiro le palme vinte dalle cavalle eladi (= ai giochi olimpici dellElide)? La natura impose subito queste leggi e questi patti eterni a certi luoghi, nel tempo in cui Deucalione primamente gett nel mondo ancor vuoto le pietre onde sono nati gli uomini, dura progenie. Dunque si agisca a tempo opportuno: i forti tori rivoltino fin dai primi mesi dellanno la pingue superficie, e lestate polverosa cuocia con raggi solari infocati le zolle giacenti.

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    t si nn fuert * tells fecnda, * sub psum rcturm * tenu * sat ert suspndere slco: llic, * fficint * laets ne frgibus hrbae, hc, * steril(em) xigus * ne dserat mor harnam. 70 lterns idm * tonss cessre novles, t segnm patire * sit durscere cmpum; ut ibi flva sers * mutto sdere frra, nde pris laetm * siliqu quassnte legmen ut tenus fets * vicia * tristsque lupni 75 sstulers * fragils calams * silvmque sonntem; rit enm lin * campm seges, * rit avnae, runt Lthae * perfsa papvera smno. Sd tamen lterns * facils labor, * rida tntum n saturre fim * pingu * pudet sola * nve 80 ffets * ciner(em) mmundm * jactre per gros. Sc quoque mtats * requiscunt ftibus rva, nc null(a) ntere (e)st * inartae grtia trrae. Sap(e) etim sterils * incndere prfuit gros tque levm stipulm * crepitntibus rere flmmis: 85 sv(e) ind(e) ccults * virs * et pbula trrae pnguia cncipint; * siv(e) llis mne per gnem xcoquitr viti(um) * tqu(e) exsdat intilis mor; su plurs * calor lle vis * et caca relxat spramnta, * novs * venit qua scus in hrbas; 90

    E se la terra non sar feconda, baster sollevarla con un lieve solco (= dellaratro) proprio sotto Arturo (= stella mattutina della costellazione di Boote, nel cielo del Nord) : l, affinch le erbacce non danneggino le messi fiorenti; qua, affinch il poco umore non abbandoni la sterile sabbia. Alternamente (= ad anni alterni) si cessi pure di lavorare i maggesi mietuti, e il campo esausto si indurisca riposando; oppure, al cambio della stagione, si semini il farro biondo laddove si gi raccolto il rigoglioso legume dal baccello scoppiettante, o gli esili frutti della veccia, e lamaro lupino coi fragili steli e i cimoli sonanti. Infatti la pianta del lino dissecca il campo, lo dissecca la pianta dellavena, lo disseccano i papaveri impregnati di sonno leto (= in quanto hanno un succo leggermente drogante). Ma le colture alternate facilitano il lavoro, e non ci si vergogni di arricchire con grasso letame il suolo sterile, n di gettare cenere sporca sopra i campi esauriti. Anche in tal modo riposano i campi, mutando i prodotti, e nel mentre non mancano i doni della terra non arata. Spesso giova pure dar fuoco ai campi infruttuosi, e bruciare con fiamme scoppiettanti le esili stoppie: sia perch da ci le terre traggono forze occulte e concimazione nutriente; sia perch col fuoco si distrugge in loro ogni difetto e se ne fa fuoruscire lumidit eccessiva; sia perch quel calore lascia indietro (= sulla superficie) molte venature e fessure invisibili, attraverso le quali lumore vitale (= lacqua) pu giungere fino alle erbe pi giovani (= con radici meno profonde);

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    su durt magis * t * vens adstrngit hintis, n tenus pluvia * rapidve potntia slis crior * ut Borea * penetrbile frgus adrat. Mlt(um) ade, * rastrs * glaebs qui frngit inrtes vminesque traht * crats, * juvat rva, * nequ(e) llum 95 flva Cers alt * neququam spctat Olmpo; t qui, * prsciss * quae sscitat aquore trga, rrsus in bliqum * vers perrmpit artro xerctque frequns * tellr(em) atqu(e) mperat rvis. mida slstiti(a) * tqu(e) hiems orte sernas, 100 gricol(ae): * hbern * laetssima plvere frra, latus agr; * null * tantm se Msia cltu ictat * et psa sus * mirntur Grgara msses. Qud dicm, * jact * qui smine * cmminus rva nsequitr * cumulsque rut * male pnguis harnae, 105 dinde sats * fluvi(um) nduct * rivsque sequntis, t, c(um) exstus agr * morintibus astuat hrbis, cce suprcili * clivsi trmitis ndam licit? * lla cadns * raucm per lvia mrmur sxa cit, * scatebrsqu(e) * arntia tmperat rva. 110 Qud qui, * n gravids * procmbat clmus arstis, lxurim segetm * tener depscit in hrba, cm primm sulcs * aequnt sata, * quque paldis cllect(um) morm * bibul dedcit harna?

    sia perch si induriscono maggiormente (= le terre ) e si restringono le fessure troppo aperte, di modo che non le consumi la pioggia leggera, o la forza pi intensa del sole scottante, o il penetrante freddo boreale. Molto aiuta i campi specialmente chi rompe coi rastrelli le zolle inutili e trascina erpici di vimini: non senza uno scopo lo osserva la bionda Cerere dallalto Olimpo; ed ancora (aiuta i campi) chi con laratro obliquamente rompe di nuovo le porche formate arando per lungo, e rimuove frequentemente la terra, ed vero signore del campo (= costringe il campo a fare le sue voglie). Pregate per estati umide ed inverni asciutti, o contadini: linverno polveroso porta campi allietati da rigogliosissime biade. Solo perci si vanta la Misia, nonostante la scarsa coltivazione, e lo stesso Grgaro si meraviglia delle sue messi. Che dire di chi, avendo gettato le sementi, si prende cura assidua dei campi e dirompe i mucchi di terra improduttiva, quindi conduce ai seminati lacqua corrente in rigagnoli che lo seguono (= vanno dovegli desidera), ed ecco, quando il terreno riarso sta bruciando assieme con le erbe morenti, egli fa sgorgare lacqua dal margine di un sentiero in declivio? Scorrendo gi, quella produce un mormorio gorgogliante tra i sassi levigati, e penetrando disseta i campi in arsura. Che dire di chi, non volendo che lo stelo soccomba sotto le spighe ricolme, sfoltisce le messi troppo lussureggianti quando sono ancora in erba (= lo sfoltimento tempestivo fa s che gli steli rimasti crescano pi robusti), allorch uguagliano in altezza i solchi (= spuntano al di sopra dei solchi)?

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    Prasert(im) ncerts * si mnsibus * mnis abndans 115 xit * et bduct * lat tenet mnia lmo, nde cava tepid * sudnt umre lacnae. Nc tamen, * hac cum snt * hominmque bomque labres vrsand terr(am) * xpert, * nihil mprobus nser Strmoniaque grus * et amris ntiba fbris 120 fficint * aut mbra noct. * Pater pse colndi hut facil(em) sse vim * volut, * primsque per rtem mvit agrs, * curs * acuns mortlia crda, nc torpre grav * passs sua rgna vetrno. nte Jovm null * subigbant rva colni; 125 n signre quid(em) * ut partri lmite cmpum fs erat: * n medim * quaerbant, * psaque tllus mnia lberis * null * poscnte ferbat. lle malm virs * serpntibus ddidit tris pradarque lups * jusst * pontmque movri, 130 mllaque dcusst * folis, * ignmque remvit t passm rivs * currntia vna reprssit, t varis uss * meditnd(o) extnderet rtes pulat(im) * t sulcs * frumnti quareret hrbam, t silics vens * abstrs(um) excderet gnem. 135

    E che dire di chi asporta con sabbia assorbente lacqua rimasta indietro nei tratti pantanosi, specie se durante i mesi instabili un fiume in piena esce dai margini e col fango trascinato copre tutta una vasta zona, dove le pozzanghere esalano tiepido vapor acqueo? E sebbene le fatiche di uomini e buoi abbiano rimediato a queste cose rivoltando la terra, tuttavia loca ingorda, o le gru strimnie (= del fiume Strmone, in Macedonia) e la cicoria dalle fibre amarognole, causano non poco danno, ed nociva lombra. Lo stesso Padre (= Giove) volle che larte della coltivazione non fosse facile, e primamente smosse la terra con questarte, sensibilizzando i cuori mortali a tali cure (= rendendo i mortali esperti in tal arte), n permise che i suoi sudditi divenissero pigri nellozio. Prima di Giove (= nellEt di Saturno o dellOro ) nessun colono lavorava i campi, n gli era permesso delimitare un campo o suddividerlo: raccoglievano collettivamente e la terra stessa liberamente produceva tutto senza richiesta di nessuno. Egli (= Giove) immise il veleno mortale nei foschi serpenti, e comand che i lupi predassero, e che il mare fosse in agitazione, e che il miele cadesse dalle foglie, e nascose il fuoco, e fece s che il vino non scorresse qua e l a rivoli: (tutto ci) affinch luso della riflessione (umana) desse gradatamente vita alle varie arti, e facesse cercare tra i solchi lerba del grano, e facesse scoprire nelle vene della selce la fiamma nascosta.

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    Tnc alns primm * fluvi sensre cavtas; nvita tm stells * numers et nomina fecit Pliads, * Hyads, * clarmque Lyconis rcton; tm laques * captre fers * et fllere vsco nvent(um) t magns * canibs circmdare sltus; 140 tqu(e) alis latm * fund jam vrberat mnem lta petns, * pelagqu(e) * alis trahit mida lna; tm ferr rigor * tqu(e) argtae lmina srrae nm prim cunes * scindbant fssile lgnum ; tm varia * venr(e) arts. Labor mnia vcit 145 mprobus * t durs * urgns in rbus egstas. Prma Cers ferr * mortlis vrtere trram nstitut, * cum jm * glands atqu(e) rbuta scrae dficernt silv(ae) * t victm Dodna negret. Mx et frments * labor dditus, * t mala clmos 150 sset rbig * segnsqu(e) horrret in rvis crduus: * nterent * segets, * subit spera slva lppaequ tribolqu(e), * intrque nitntia clta nfelx loli(um ) * t sterils dominntur avnae. Qud nis(i) et dsidus * herb(am) nsectbere rstris, 155 t sonit * terrbis avs, * et rris opci flce prems umbrm * votsque vocveris mbrem, hu magn(um) lteris * frustr spectbis acrvum cncussque fam(em) * n silvs * solbere qurcu.

    Allora i fiumi sentirono per la prima volta gli ontani cavi (= metonimia: le imbarcazioni costruite con legno di ontano); allora il nocchiere numer e nomin le stelle: le Pleiadi, le Iadi e la chiara (figlia di) Licane, Arcton (= Orsa); allora si scopr come catturare coi lacci la selvaggina, e come adescare col vischio, e come circondare coi cani le grandi boscaglie e uno gi scandaglia col giacchio il largo fiume, cercando il fondale, e un altro trae dal mare le umide reti ; allora (si scoprirono) la durezza del ferro e la lama dellacuta sega infatti i primitivi spaccavano coi cunei il legno da fendere ; allora subentrarono i vari mestieri. Tutto vince il lavoro assiduo, e la necessit sprona nei momenti difficili. Cerere per prima insegn ai mortali come rivoltare la terra col vomere, allorch gi mancavano le ghiande e gli albatrelli della selva sacra e Dodna negava il cibo. In seguito si aggiunse anche la fatica per il frumento, quando la ruggine maligna corrose gli steli e nei campi si lev lo sterile cardo spinoso: le messi si estinguono, subentra una selva pungente con triboli e con lappole, e dentro le colture (troppo) lussureggianti dominano il misero loglio e le sterili avene. Giacch se tu non perseguiti le erbacce con lassiduo sarchiello, e non spaventi gli uccelli col rumore, e non diradi lombra per lagro (troppo) scuro, e non invochi la pioggia con preghiere, ahim! invano guarderai la grande bica altrui, e dovrai estinguere la fame bacchiando le querce dentro le selve.

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    Dcend(um) t quae snt * durs agrstibus rma, 160 qus sine nc poture * ser * nec srgere msses: vmis et nflex * primm * grave rbur artri, trdaqu(e) Elusina * matrs * volvntia plustra, trbulaqu * traheaqu(e) * et inquo pndere rstri; vrgea pratere * Cele * vilsque supllex, 165 rbutea crats * et mstica vnnus Icchi; mnia qua mult(o) nte * memr provsa repnes, s te dgna mant * divni glria rris. Cntinu(o) n silvs * magn vi flxa domtur n bur(im) * t curv * form(am) ccipit lmus artri. 170 Hic a strpe peds * tem protntus in cto, bn(ae) aurs, * duplic(i) * ptantr dentlia drso. Caditur t tili(a) nte * jug levis * ltaque fgus stvae, * qua currs * a trgo trqueat mos, t suspnsa focs * explrat rbora fmus. 175 Pssum mlta tib * veterm praecpta referre, n refugs * tenusque pigt * cognscere cras. rea cm prims * ingnt(i) aequnda cylndro t vertnda man(u) * t cret solidnda tenci, n subent herba * neu plvere vcta fatscat, 180

    Va pure detto quali siano per i rudi contadini gli strumenti, senza i quali le messi non possono n seminarsi n crescere: per primo il vomere, e il grave legno dellaratro ricurvo, e i carri lentamente mobili della madre eleusina (= di Demter o Cerere), e i trini, e le tregge, e gli erpici di peso esorbitante; inoltre lumile suppellettile viminea di Chleo (= Chleo, lumile re di Eleusi che ospit lincognita Demeter-Cerere in cerca della figlia Proserpina), gli erpici di albatrello (= di poco peso) e il mistico vaglio di Iacco (= Dioniso o Bacco, divinit della Triade Eleusina-Cerealia); tutto ci ricorderai di procurarti assai per tempo, se ti aspetti una ricompensa degna della divina campagna. Nelle selve, in breve tempo si piega e doma a gran forza lolmo, per farne una bure che riceve la forma dellaratro ricurvo. Al principio di questo (aratro) si adattano il timone lungo otto piedi (= circa 250 cm.), i due orecchi (= versoi), i dentali a doppio schienale. Si tagli con anticipo anche un leggero tiglio per il giogo, e per la stiva (si tagli) un alto faggio, il quale da dietro diriga le basse ruote: e il fumo faccia capire la qualit del legno sospeso sul fuoco. Potrei riferirti molti precetti degli Antichi, se non ti rifiuti e non ti annoia conoscere simili quisquiglie. Come prima cosa, si deve egalizzare con un ingente cilindro laia, rivoltandola a mano e rendendola solida con creta tenace, affinch non ne spuntino fuori le erbacce e non si spacchi vinta dal secco,

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    tm vari(ae) nludnt * pests: * saep(e) xigus mus sb terrs * posutque doms * atqu(e) hrrea fcit, ut oculs capt * fodre cublia tlpae, nventsque cavs * buf(o) * t quae plrima trrae mnstra fernt, * popultqu(e) * ingntem frris acrvum 185 crculi(o) * tqu(e) inop * metuns formca senctae. Cntempltor itm, * cum s nux plrima slvis nduet n flor(em) * t rams curvbit olntes. S supernt fets, * paritr frumnta sequntur, mgnaque cm magn * venit tritra calre; 190 t si lxuri * folir(um) * exberat mbra, nquiqum pingus * pale teret rea clmos. Smina vd(i) equidm * mults medicre serntes t nitr prius * t nigr * perfndere amrca, grndior t fets * siliqus fallcibus sset 195 t, * quamvs ign(i) * xigu, * properta madrent. Vdi lcta di(u) * t mult spectta labre dgenerre tamn, * ni vs humna quotnnis mxima quaque man * legert. Sic mnia ftis n pejs ruer(e) * c retr sublpsa refrri, 200 nn alitr quam * qu(i) dvers * vix flmine lmbum rmigis subigt, * si brcchia frte remsit, tqu(e) illm praecps * pron rapit lveus mni.

    n la rallegrino varie pestilenze: come il minuscolo topo, che situa sottoterra labitazione e vi costruisce granai, o le talpe prive di occhi, che vi scavano covili. E si trovano nelle cavit il rospo e i molti mostriciattoli che la terra produce: come il gorgoglione e la formica timorosa della vecchiaia indigente, i quali predano un gran cumulo di frumento. Osserva pure quando i noci si vestono di fiori numerosi e curvano i rami odorosi. Se la fioritura eccelle, parimenti faranno le messi, e col gran caldo verr una ricca battitura; se invece sovrabbonda il rigoglio ombroso del fogliame, vanamente si batteranno sullaia gli steli ricchi di paglia (= ma non di grano). Ho visto sul serio molti medicare i semi, in tempo di semina, mischiandoli prima col salnitro e con la morchia nera, affinch negli ingannevoli baccelli i chicchi diventassero pi grossi e cuocessero anche pi in fretta, su poco fuoco. Pur vagliati e osservati lungamente con molta cura, nondimeno ho visto che degenerano, se annualmente lumano vigore non sceglie a mano quelli maggiori. In tal modo (= solo medicando i semi) cade tutto fatalmente in peggio e, cadendo, viene retrocesso; non diversamente da chi sospinge stentatamente coi remi una barchetta contro corrente: se casualmente fa riposare le braccia, lalveo lo rapisce precipitosamente con la corrente contraria.

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    Pratere tam snt * Arctri sdera nbis Hadormque dis * servnd(i) * et lcidus nguis, 205 qum quibus n patrim * ventsa per aquora vctis Pntus * et strifer * faucs temptntur Abdi. Lbra di somnque * pars ubi fcerit hras t medim * luc(i) tqu(e) umbrs * jam dvidit rbem, xercte, * vir, * taurs, * serit(e) hrdea cmpis 210 sque sub xtremm * brum(ae) ntractbilis mbrem; nc non t lin * seget(em) * t Cerele papver tmpus hum teger(e) * t jamdd(um) incmber(e) artris, dm sicc tellre * lict, * dum nbila pndent. Vre fabs sati; * tum t quoque, * mdica, * ptres 215 ccipint sulc(i) * t mili venit nnua cra, cndidus urats * apert cum crnibus nnum Turus * et dvers * cedns Canis ccidit stro. t si trtice(am) * n messm * robstaque frra xercbis humm, * solsqu(e) instbis arstis, 220 nte tib(i) oa * Atlntides bscondntur Gnsiaqu(e) rdents * decdat stlla Cornae, dbita qum sulcs * commttas smina * qumque nvita propers * ann spem crdere trrae. Mlt(i) ant(e) ccasm * Maia coepre; * sed llos 225 xspectta segs * vans elsit arstis.

    Inoltre bisogna che teniamo docchio la costellazione di Arturo, i giorni dei Capretti ed il lucido Serpente, cos come fanno coloro che tornano in patria per mari tempestosi, avendo sfidato il Ponto e lo stretto di Abido ricco di ostriche. O uomini, quando la Bilancia egalizza le ore del giorno e del sonno, e divide gi il mondo nel mezzo fra luce ed ombra, date lavoro ai torelli (= buoi), seminate il frumento nei campi fino alle estreme piogge dellintrattabile inverno (= dellinverno non lavorativo); nondimeno pure tempo di interrare il seme del lino e del papavero cerealio (= rosolaccio), di curvarsi prontamente sullaratro fin quando il suolo asciutto lo permette e le nubi restano sospese. A primavera c la semina delle fave: allora i morbidi solchi accolgono anche te, o erba medica; e quando il candido Toro con le corna dorate apre lanno, e il Cane si ritira dinanzi alla costellazione successiva, comincia la cura annuale del miglio. Per se coltivi la terra per la messe granifera e per il farro duro, e ti interessi soltanto delle erbe aristose, fa che ti siano nascoste le atlantidi Ee (= non siano pi visibili le Pleiadi mattutine) e sia tramontata Cnossia, costellazione dellardente Corona, prima di commettere ai solchi i debiti semi e di affidare a terreno indisposto la speranza dellannata. Molti cominciano prima del tramonto di Maia: ma lattesa messe li delude con spighe vuote.

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    S ver * vicimque sers * vilmque phaslum, nc Pelsiaca * cur(am) spernbere lntis, hut obscra cadns * mittt tibi sgna Botes: ncip(e) * et d medis * semnt(em) extnde prunas. 230 dcirc certs * dimnsum prtibus rbem pr duodna regt * mund sol ureus stra. Qunque tennt caelm * zona; * quar(um) na corsco smper sle rubns * et trrida smper ab gni; qum circ(um) xtrema * dextr laevque trahntur 235 carulea, * glaci concrt(ae) * atqu(e) mbribus tris; hs intr * medimque * dua mortlibus agris mnere cncessa * div(um), * t via scta per mbas, bliqus qua s * signrum vrteret rdo. Mndus, * ut d Scythim * Riphaasqu(e) rduus rces 240 cnsurgt, * premitr * Libya devxus in ustros. Hc vertx nobs * sempr sublmis; * at llum sb pedibs * Styx tra vidt * Mansque profndi. Mxumus hc * flex sinus(o) * elbitur nguis crcum prque dus * in mrem flminis rctos, 245 rctos cean * metuntis aquore tngi. llic, * t perhibnt, * aut ntempsta silt nox smper * et btent * densntur ncte tenbrae;

    Se invece seminerai la veccia e lumile fagiolo, e non disprezzerai la coltivazione della lenticchia di Pelusio (= citt sul delta del Nilo, nota per tale coltura), il tramontante Boote non ti mander segni infausti: comincia la semina e prolungala fino a met stagione invernale. Proprio per questo, laureo sole governa luniverso dimensionato in determinate zone e per dodici costellazioni celesti (= i segni dello Zodiaco ). Cinque zone occupano il cielo, una delle quali sempre rosseggiante per il sole corrusco e sempre torrida per il suo fuoco: intorno ad essa, allestremit di destra e di sinistra, si estendono zone cerulee, costituite di ghiaccio e di pioggia tenebrosa; fra queste e quella centrale, due zone (sono) concesse ai miseri mortali per dono divino, e fra entrambe si staglia una via (= Via Lattea) per la quale si rigira obliquamente lordine delle costellazioni. Cos come il cielo si alza eccelso sopra la Scizia e le sommit di Rifeo (= settentrione), similmente esso preme declinando sullaustro della Libia (= meridione). Questo vertice (settentrionale) sempre immanente su di noi, ma quello antipode (= australe) visibile (soltanto) al tetro Stige ed ai profondi Mani (= al Regno dei Morti). Qui (= nellemisfero boreale) il Serpente striscia con un immenso giro, sinuoso a mo di fiume, intorno ed attraverso le due Orse: quelle Orse timorose di tuffarsi nelle acque di Oceano (= intramontabili); col (= nellemisfero australe), come viene tramandato, o vi tace in continuazione la notte e vi si addensano le estese tenebre notturne,

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    ut redit nobs * Aurra * dimque redcit, nsqu(e) ubi prmus equs * Orins adflvit anhlis, 250 llic sra rubns * accndit lmina Vsper. Hnc tempstats * dubi praedscere calo pssumus, * hnc * messsque dim * tempsque serndi, t quand(o) nfidm * rems impllere mrmor cnvenit, * quand(o) rmats * dedcere clssis, 255 ut tempstivm * silvs evrtere pnum; nc frustr * signr(um) obits * speculmur * et rtus tmporibsque parm * divrsis quttuor nnum. Frgidus gricolm * si qundo cntinet mber, mlta, * fornt quae mx * cael propernda serno, 260 mturare datr: * durm procdit artor vmeris btuns * dentm, * cavat rbore lntres, ut pecor sign(um) * ut numers imprssit acrvis. xacunt ali * valls furcsque bicrnis tqu(e) Amerna parnt * lenta retincula vti. 265 Nnc facils rube * textur fscina vrga, nnc torrt(e) ign * frugs, * nunc frngite sxo. Qupp(e) etim fests * quaed(am) xercre dibus fs et ira sinnt: * rivs dedcere nlla rligi vetut, * seget praetndere sapem, 270 nsidis avibs * molr(i), * incndere vpres blantmque gregm * fluvi mersre salbri.

    oppure vi torna lAurora reduce dalla nostra zona e vi riporta il giorno, sicch quando il primo sole nascente ci alita addosso coi cavalli anelanti, col il Vespro rosseggiante accende le stelle serali. Da questi eventi possiamo prestabilire le stagioni a tempo instabile; da ci anche il tempo della semina e il giorno della mietitura, quando convenga battere coi remi il mare infido, quando varare le navi appena armate o abbattere con tempestivit il pino nelle selve; n senza ragione osserviamo il tramontare e il sorgere dei segni zodiacali, e la suddivisione eguagliata dellanno in quattro diversi tempi. Se a volte la fredda pioggia trattiene lagricoltore, gli concesso di fare lentamente molte cose che poi, a ciel sereno, dovrebbero farsi alla svelta: laratore affila il duro dente del vomere ottuso, scava recipienti nel legno dalbero, oppure appone il marchio al bestiame o il numero ai cumuli di grano. Altri aguzzano i paletti e le forche bidenti, e preparano i legacci amerini (= specie di salice) per la tenace vite. Ora si intrecci la comoda fiscella con verghe di rovo, ora tostate al fuoco lorzo e pestatelo con la macina. Giacch finanche nei giorni festivi le leggi divine e (quelle) umane consentono di fare qualcosa: nessuna religione proibisce di ripulire i canali irrigatori, di preporre una siepe al seminato, di preparare insidie per gli uccelli (nocivi), di bruciare gli sterpi e di immergere il gregge belante nel fiume salubre.

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    Sap(e) ole tard * costs agittor aslli vlibus ut onert * poms, * lapidmque revrtens ncus(um) * ut atra * massm picis rbe reprtat. 275 psa dis alis * ali dedit rdine lna flics operm. * Quintm fuge: * pllidus rcus umenidsque sata; * tum prtu Trra nefndo Coumqu(e) apetmque * cret * saevmque Typhea t conirats * caelm rescndere frtres. 280 Tr sunt cnat * impnere Plio Ossm sclicet, * tqu(e) Ossa * fronds(um) invluer(e) Olmpum; tr Pater xstructs * disicit flmine mntis. Sptuma pst decumm * felx et pnere vtem t prenss * domitre bovs * et lcia tlae 285 ddere; * nna fuga * melir, * contrria frtis. Mlt(a) ade gelid * melis se ncte dedre ut cum sle nov * terrs inrrat Eus. Ncte levs melis * stipula, * noct(e) rida prta tndentr: * nocts * lents non dficit mor. 290 t quidm sers * hibrn(i) ad lminis gnes prvigilt * ferrque * facs inspcat acto; ntere longm * cant solta labrem rgut coninx * percrrit pctine tlas, ut dulcs must * Volcno dcoquit mor(em) 295

    Spesso un guidatore carica i fianchi del lento asinello con olio o con frutta di poco valore e, tornando dalla citt, porta una macina scalpellata o una massa di pece nera. La Luna stessa ha segnato in ordine diverso i giorni propizi al lavoro. Rifuggi il quinto (= dopo luna nuova), in cui sono nati il pallido Orco e le Furie: allora la Terra cre con terribile parto Ceo e Giapeto e il crudele Tifeo con i fratelli (= Efialte ed Oto) congiurati a distruggere il cielo. Tre volte tentarono veramente di sovrapporre lOssa al Pelio (= monti della Grecia ) e di far rotolare su per lOssa il frondoso Olimpo: tre volte Giove disfece col fulmine i monti sovrapposti (= cfr. Eneide VI 580-4). Dopo il decimo giorno (= a partire dalla luna nuova), il settimo (= ossia il diciassettesimo ) propizio sia per piantare la vite, sia per domare i buoi catturati, sia per aggiungere i licci alla trama; il nono (= il diciannovesimo) favorevole alla fuga e contrario ai furti. Molte cose meglio fare nella frescura notturna o non appena che Eos (= Aurora) irrora col nuovo sole le terre. Di notte si falciano meglio le stoppie leggere e i prati disseccati: le notti non mancano di umidit emolliente. Qualcuno veglia (= per lavorare) finanche alla fioca fiamma della illuminazione invernale e appuntisce le fiaccole con un ferro tagliente (= i contadini usavano pali appuntiti, che venivano avvolti in stoffe oleose, ficcati verticalmente nel suolo ed accesi a mo di lucignolo ). Intanto la coniuge, consolandosi col canto nel lungo lavoro, attraversa con lacuta spola la trama (= tesse la tela), oppure cuoce con Vulcano (= col fuoco) il dolce succo del mosto (= prepara il vino brul)

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    t folis undm * trepid despmat ni. t rubicnda Cers * medi succditur astu t medi * tosts aest * terit rea frges. Ndus ar, * sere ndus; * himps ignva colno. Frgoribs part(o) * gricola plermque fruntur 300 mtuaqu(e) nter s * laet convvia crant. nvitt * genilis himps * curasque reslvit, cu pressa cum m * portm tetigre carnae pppibus t laet * naut(ae) mposure cornas. Sd tamen t querns * glands * tum strngere tmpus 305 t laur bacs * olemque * cruntaque myrta; tm gruibs pedics * et rtia pnere crvis uritsque sequ * lepors, * tum fgere dmmas stppea trquentm * Baleris vrbera fndae, cm nix lta jact, * glacim quom flmina trdunt. 310 Qud tempstats * autmn(i) * et sdera dcam, tqu(e), * ubi jm * brevirque dis * et mllior astas, qua vigilnda virs, * vel cm ruit mbriferm ver, spcea jm camps * cum mssis inhrruit * t cum frment(a) n virid * stipul * lactntia trgent? 315 Sap(e) ego, * cm flavs * messr(em) indceret rvis gricol(a) * t fragil * jam strngeret hrdea clmo, mnia vntorm * concrrere prolia vdi,

    e schiuma con delle foglie la superficie del paiolo bollente. Per i cereali rosseggianti s i mietono in mezzo alla calura estiva, e in mezzo alla calura estiva si trebbiano sullaia le messi essiccate. Tu ara e semina a torso nudo (= ossia destate): per il lavoratore dei campi, linverno inoperoso. Generalmente, nei tempi freddi, gli agricoltori usufruiscono di ci che hanno raccolto e si scambiano lietamente banchetti tra di loro. Linverno invita alla piacevolezza e distrae dagli affanni, come quando le stive cariche gi toccano il porto e i marinai contenti appendono corone alle poppe. Tuttavia, per, allora anche tempo di raccogliere le ghiande delle querce, le bacche del lauro, le olive e le bacche sanguigne dei mirtilli; allora ( tempo di) tendere trappole alle gru e reti ai cervi, di inseguire le orecchiute lepri; allora ( tempo di) trafiggere i daini, scagliando proiettili di stoppa con la fionda balearica, se la neve giace alta e i fiumi trasportano ghiaccio. E che dire delle tempeste e delle costellazioni dautunno, e di ci che va tenuto docchio dagli uomini quando i giorni gi saccorciano e lestate saddolcisce, o quando la primavera piovosa trascorre, oppure quando nei campi la messe gi cresce irta di spighe e il frumento si gonfia latteo sugli steli verdi? Spesso, quando il contadino cominciava la mietitura nei campi biondeggianti e gi stringeva il grano dal fragile stelo, ho visto scoppiare una completa battaglia di vnti,

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    qua gravdam * lat seget(em) * b radcibus mis sblim(em) xpuls(am) * ruernt; * ita trbine ngro 320 frret himps * culmmque levm * stipulsque volntes. Sap(e) eti(am) mmensm * cael venit gmen aqurum t foedm glomernt * tempstat(em) * mbribus tris cllect(ae) x alt * nubs; * ruit rduus ather t pluci(a) ngent * sata lata * bomque labres 325 dluit; * mplentr * foss(ae) * t cava flmina crscunt cm sonit * fervtque * frets spirntibus aquor. pse Patr medi * nimbr(um) in ncte corsca flmina mlitr * dextr, * quo mxuma mtu trra tremt, * fugre fer(ae) * t mortlia crda 330 pr gents humils * stravt pavor; * lle flagrnti ut Athon * ut Rhodopn * aut lta Cerunia tlo dicit; * ngeminnt * Austr(i) * t densssimus mber; nnc nemor(a) ngent * vent, * nunc ltora plngunt. Hc metuns * cael menss * et sdera srva, 335 frgida Saturn * ses quo stlla recptet; qus igns cael * Cyllnius rret in rbis. n prims * venerre des, * atqu(e) nnua mgnae scra refr Cerer * laets opertus in hrbis xtrema * sub cs(um) hiems, * jam vre serno. 340 Tm pingus agn * et tm mollssima vna, tm somn dulcs * densaqu(e) in mntibus mbrae.

    i quali in lungo e in largo strappavano alle radici pi profonde la matura messe e la scagliavano in alto, di modo che il maltempo si portava via in un turbine nereggiante sia i cimoli alleggeriti sia gli steli volanti. Pure spesso cala dal cielo un immenso rovescio, e le nubi formatesi in alto mare si addensano per un forte temporale di pioggia fosca: il cielo si apre dallalto ed allaga con piogge torrenziali i rigoglianti seminati e il lavoro dei buoi (= gli arati), i fossati si riempiono, gli alvei dei fiumi ingrossano con fragore e lacqua freme per gli anfratti tormentati. Lo stesso Padre (= Giove), nella notte causata dai nembi, scaglia con la destra fulmini accecanti, e limmensa terra trema a quellatto: le fiere scappano e la paura avvilente si abbatte sui cuori mortali delle genti. Colui (= Giove) colpisce col dardo fiammeggiante lAthos, o il Rodope, o gli alti Cerauni (= tutte montagne dellantica Grecia); si raddoppiano i vnti austri, la pioggia (si fa) densissima e per il forte vento gemono ora i boschi, ora i litorali. Ci temendo, osserva i mesi del cielo e le costellazioni (= le stelle che in cielo indicano i mesi): dove rincasi il freddo pianeta di Saturno, in quali orbite peregrini in cielo il Fuoco Cillenio (= il pianeta di Mercurio, dio greco nato sul monte Cillene in Arcadia). Prima di tutto devi venerare gli di ripetendo la festa annuale e sacrificando per la grande Cerere nellerba rigogliante, sul finire dellultimo freddo invernale, allorch gi primavera serena.

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    Cncta tib Cererm * pubs agrstis adret; qui tu lcte favs * et mti dlue Bccho, trque novs circm * felix eat hstia frges, 345 mnis qum chorus * t soci * comitntur ovntes t Cererm * clamre vocnt * in tcta; * nequ(e) nte flcem mturs * quisqum suppnat arstis qum Cerer tort * redimtus tmpora qurcu dt mots * incmposits * et crmina dcat. 350 tqu(e) haec t certs * possmus dscere sgnis, astusqu pluvisqu(e) * et agntis frgora vntos, pse Patr statut * quid mnstrua lna monret, qu sign * cadernt Austr, * quid sape vidntes gricola * propis stabuls * armnta tenrent. 355 Cntinu vents * surgntibus * ut freta pnti ncipint * agitta tumscer(e) * et ridus ltis mntibus udir * fragor, * ut resonntia lnge ltora mscer(i) * t nemor(um) ncrebrscere mrmur. Jm sibi t(um) curvs * male tmperat nda carnis, 360 qum medi celers * revolnt ex aquore mrgi clmormque fernt * ad ltora, * cmque marnae n sicc ludnt * fulica, * notsque paldis dserit * tqu(e) altm * supr volat rdea nbem.

    Grassi gli agnelli, allora, prelibatissimi i vini, dolci i sonni e dense le ombre sui monti. Lintera figliolanza campestre adori accanto a te Cerere: in onore di lei e del mite Bacco diluisci il miele col latte, e per tre volte vada attorno alle nuove messi la vittima propiziatoria, seguita da tutto il coro dei compagni esultanti ed invocanti con clamore Cerere (a protezione) della casa, e nessuno ponga la falce alle spighe mature, se prima, cinto alle tempie con quercia attorcigliata, non abbia eseguito danze frenetiche e declamato carmi a Cerere. Ed affinch potessimo riconoscere da indubbi segni queste cose il caldo, le piogge e i vnti portatori di freddo , il Padre (=Giove) medesimo stabil ci che consigliasse la luna mensilmente, sotto quale segno zodiacale fossero calmi gli Austri, per quale lunga osservazione gli agricoltori tenessero gli armenti in vicinanza delle stalle. Al continuo sorgere dei vnti, o cominciano a gonfiarsi le onde agitate del mare e ad udirsi un secco fragore dagli alti monti, oppure (cominciano) a intorbidire i litorali risuonando da lontano e ad ingrossarsi il mormorio delle selve. Gi londa si tiene a mala pena lontana dalle chiglie ricurve, allorquando i celeri smerghi tornano in volo dallalto mare e portano schiamazzo sui litorali, e le folaghe marine si divertono allasciutto, e lairone abbandona le note paludi e vola fin sopra lalto nuvolame.

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    Sap(e) etim stells * vent(o) npendnte vidbis 365 pracipits * cael lab, * noctsque per mbram flmmarm longs * a trg(o) albscere trctus; sape levm pale(am) * t fronds volitre cadcas ut summ nants * in aqu colldere plmas. t Borea de prte * trucs * cum flminat * t cum 370 uriquee Zephyrque * tont domus, * mnia plnis rra natnt fosss * atqu(e) mnis nvita pnto mida vla legt. * Numqu(am) mprudntibus mber bfuit: * ut illm * surgntem vllibus mis ria * fugre grus, * aut bcula calum 375 sspicins * patuls * captvit nribus uras, ut argta lacs * circmvolitvit hirndo t veter(em) n lim * rana cecinre querllam. Sapius t tects * penetrlibus * xtulit va ngustm formca * terns iter, * t bibit ngens 380 rcus, * et past * decdens gmine mgno crvor(um) ncreput * denss exrcitus lis. Jm varia * pelag volucrs * et qu(ae) sia crcum dlcibus n stagns * rimntur prta Castri crtatm largs * umers infndere rres, 385 nnc caput biectre * frets, * nunc crrer(e) in ndas t studi(o) ncassm * vides gestre lavndi.

    Pure spesso, spirando il vento, vedrai stelle cadere a precipizio dal cielo, e dietro di esse (vedrai) luccicare lunghi strascichi infuocati nelloscurit della notte; spesso (vedrai) paglia leggera e fronde caduche volteggiare per aria, o piume scherzare galleggiando sullacqua. E quando lampeggia dalla parte della truce Brea (= a settentrione), e quando rintrona la dimora di Euro e di Zefiro (= ad oriente e ad occidente), tutti i campi coi fossati ripieni si allagano ed ogni navigatore del mare ammaina le vele bagnate. Giammai la pioggia ha portato danno agli improvvidi: al suo sopravvenire, o le gru volanti fuggono gi nelle vallate, o la vaccherella aspira laria con le narici spalancate, guardando al cielo, o la furba rondinella circola intorno al lago e le raganelle nella mota cantano latavico ritornello. Sovente anche la formica toglie le uova dai profondi tunnelli, seguendo langusto sentiero, e lingente arcobaleno si abbevera (= toccando le acque con le estremit), e un esercito di corvi schiamazza con le pesanti ali, ritornando in grande stuolo dal pasto. Gi puoi vedere diversi volatili marini e quelli che nei dolci stagni del Caistro (= fiume dellAsia Minore, attualmente detto Kck Menderes) e nei circostanti prati asiatici starnazzano e gareggiano nel bagnarsi il dorso con larghe spruzzate ora attuffare il capo sottacqua, ora correre verso le onde e gesticolare senza ritegno nelloperazione di lavaggio.

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    Tm cornx plen * pluvim vocat mproba vce t sol(a) n sicc * secm spatitur harna. N noctrna quidm * carpntes pnsa pullae 390 nscivr(e) hiemm, * test c(um) ardnte vidrent scntillr(e) ole(um) * t putrs concrscere fngos. Nc minus x imbr * sols et aprta serna prspicer(e) * t certs * poters cognscere sgnis: nm neque tm stells * acis obtnsa vidtur, 395 nc fratrs radis * obnxia * srgere Lna, tnvia nc lana * per calum vllera frri; nn tepid(um) d solm * pinnas in ltore pndunt dlecta Thetid(i) * lcyons, * non re soltos mmund * meminre sus * jactre manplos; 400 t nebula * magis ma petnt * campque recmbunt, slis et ccasm * servns de clmine smmo nquiqum sers * exrcet nctua cntus. ppart liquid * sublmis in re Nsus, t pro prpure * poens dat Sclla capllo: 405 qucumqu(e) lla levm * fugins secat athera pnnis, cc(e) inimcus atrx * magn stridre per uras nsequitr Niss;* qua s fert Nsus ad uras, lla levm * fugins raptm * secat athera pnnis.

    Allora lostinata cornacchia invoca a gran voce la pioggia e si aggira solitaria sullarena asciutta. Neanche le fanciulle, che filano nottetempo la lana, sono ignare del cattivo tempo, vedendo il crepitare dellolio nella lucerna accesa e linnalzarsi di putrido (fumo in forma di) fungo. Nondimeno grazie alla pioggia potrai con anticipo vedere e conoscere per chiari segni i giorni solatii, limpidi e sereni (= il maltempo ti fa desiderare il bel tempo): infatti allora la luce offuscata non si vede (fino) alle stelle (= non si vede la luce delle stelle, perch offuscata), n (si vede) la luna sorgere esposta ai raggi del fratello (= il sole), n (si vedono) rincorrersi per il cielo lievi bioccoli di lana (= nuvole bianche, prive di umor acqueo); sul litorale, gli alcioni diletti a Tetide non spandono le penne al tiepido sole, (mentre) gli immondi porci non badano a disperdere col grugno i covoni disciolti, le nebbie chiedono i luoghi pi bassi e si adagiano sul campo, e invano la civetta esercita i canti serali, guardando da un alto comignolo il tramonto del sole. Altissimo, nellaria serena, compare Niso (= re di Megara, trasformato dagli di in aquila marina ), e Scilla paga lo scotto del ciuffo rosso (= era figlia di Niso, che aveva un ciuffo di capelli rossi dal quale dipendeva la sorte di Megara. Innamoratasi di Minosse, che stava assediando la citt, Scilla trad il padre tagliandogli nel sonno il ciuffo rosso, cos Megara cadde in mano di Minosse. Costui non la ripag bene, perch la fece legare alla prua della sua nave, ma i compassionevoli di la trasformarono - come il padre - in un altro uccello marino, il ciris, a cui laquila marina abitualmente d la caccia): dovunque essa fuggendo fende laria leggera con le ali, ecco che latroce nemico Niso la insegue per aria con grande stridore, e dove per aria si porta Niso, l essa, fuggendo rapidamente, fende con le ali laria leggera.

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    Tm liquids corv * press ter gtture vces 410 ut quater ngeminnt, * et sape cublibus ltis, nscio qu * praetr solitm * dulcdine lati, nter s(e) n folis strepitnt; * juvat mbribus ctis prgenim parvm * dulcsque revsere ndos. Hud equidm cred, * quia st divnitus llis 415 ngeni(um) * ut rerm * fat prudntia mjor; vr(um) * ubi tmpests * et cali mbilis mor mtavre vis * et Ippiter vidus ustris dnset ernt quae rra * mod(o), t * quae dnsa relxat, vrtuntr specis * animr(um), * et pctora mtus 420 nnc alis, * alis * dum nbila vntus agbat, cncipint: * hinc ll(e) * avim concntus in gris t laeta pecuds * et ovntes gtture crvi. S ver * sol(em) d rapidm * lunsque sequntes rdine rspicis, * numqum te crstina fllet 425 hra, * nequ(e) nsidis * nocts capire sernae. Lna * revrtents * quom prmum clligit gnis, s nigr(um) bscur * comprnderit ra crnu, mxumus gricols * pelagque parbitur mber; t si vrginem * suffderit re rubrem, 430 vntus ert; * vent * sempr rubet urea Phobe. Sn ort quart * namqu(e) s certssimus uctor pra nequ(e) btunss * per calum crnibus bit,

    In quel torno di tempo i corvi emettono tre o quattro volte a gola chiusa voci gracchianti, e spesso negli alti ricoveri strepitano fra di loro tra il fogliame, allietati da non so quale straordinaria contentezza. Finito il maltempo, piace loro rivedere la piccola prole e i dolci nidi, di certo non credo perch sia stato dato loro divinamente qualche ingegno o, per destino, qualche superiore conoscenza degli eventi: in verit, quando il maltempo e le mobili nubi celesti cambiano direzione, e il gocciolante Giove addensa con laiuto degli Austri quelle or ora rade, oppure disperde quelle dense, cambiano (pure) i tipi danimo e i cuori concepiscono adesso sentimenti diversi da quelli concepiti quando il vento agiva (diversamente) sulle nubi; onde quel concerto dei volatili nei campi, e gli animali gioiosi, e i corvi festanti con la gola. In verit, se baderai alla velocit del sole (= alla lunghezza del giorno ) ed allordine di successione delle fasi lunari, non ti sorprender mai lora futura, n sarai fregato dalle insidie di una notte serena. Quando la luna raccoglie i chiarori tornanti (= riacquista il chiarore del primo quarto), se essa include aria fosca nei corni oscurati, si prepara una grandissima pioggia per gli agricoltori e per il mare; se invece diffonde sul volto un rossore verginale, ci sar vento: Febe dorata (= la Luna) arrossisce sempre col vento. Ma questo () lindizio pi accertato: se al suo quarto risorgere andr per il cielo limpida invece che coi corni offuscati,

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    ttus et lle dis * et qu nascntur ab llo xact(um) d mensm * pluvi ventsque carbunt, 435 vtaque srvat * solvnt in ltore nutae Gluco t Panopae * et no Melicrtae. Sl quoqu(e) * et xorins * et cm se cndet in ndas sgna dabt; * solm * certssima sgna sequntur, t quae mne refrt * et qua surgntibus stris. 440 ll(e) ubi nscentm * maculs variverit rtum cnditus n nubm * medique refgerit rbe, sspect tibi snt * imbrs: * namqu(e) rget ab lto rboribsque satsque * Nots * pecorque sinster. ut ubi sb lucm * dens(a) nter nbila sse 445 dvers * rumpnt radi(i), * ut ubi pllida srget Tthoni crocem * linquns Aurra cuble, hu, male tm mits * defndet pmpinus vas: tm mult(a) n tects * crepitns salit hrrida grndo. Hc eti(am), * mens * cum jm decdit Olmpo, 450 prfuert meminsse * mags; * nam sape vidmus psius n vult * varis errre colres: carules pluvim * denntiat, * gneus uros; sn macul(ae) ncipint * rutil(o) nmiscrier gni, mnia tm paritr * vent nimbsque vidbis 455 frvere. Nn ill * quisqum me ncte per ltum re * nequ(e) terr * movet convllere fnem.

    tutto quel giorno e quelli successivi, fino al compiersi del mese, saranno senza pioggia e senza venti, e sul litorale i marinai scioglieranno salvi i voti a Glauco, a Panopea ed al figlio di Ino, Melicerta. Anche il sole, sia sorgendo sia quando si nasconder in mare, elargir segni: segni certissimi accompagnano il sole, vuoi quelli portati al mattino, vuoi quelli al sorgere delle stelle. Quando esso, nascosto in una nuvola, varier con delle macchie il suo primo apparire e fuggir dal centro (= apparir eccentrico, non perfettamente rotondo), vi siano per te sospetti di pioggia in quanto, dallalto mare, Noto (= Austro, vento del sud) sta incalzando, deleterio per gli alberi, per i seminati e per il bestiame. O quando allalba, fra nuvole dense, i raggi solari si frangeranno diversamente, o quando Aurora sorger pallida nel lasciare il letto giallochiazzato di Titone (= il marito): ahim, allora il pampino difender malamente le piacevoli uve, cos tanta sar la temuta grandine che rimbalza crepitante sui tetti. Ci che giover ricordare ancor pi () che quando (il sole) tramonta, avendo gi attraversato il cielo, effettivamente vediamo spesso vari colori agitarsi sul suo volto: il ceruleo annunzia la pioggia, il fiammante gli Euri (= i vnti); se nella fiamma splendente cominceranno a frammischiarsi delle macchie, allora vedrai tutto (il successivo tempo atmosferico) parimenti infervorare col vento e coi nembi. In una notte del genere, nessuno mi indurrebbe ad andare in alto mare, o a togliere gli ormeggi dalla terraferma.

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    t si, * cm refertque * dim * condtque reltum, lcidus rbis ert, * frustr terrbere nmbis t clar silvs * cerns * Aquilne movri. 460 Dnique, * qud Vespr * sers vehat, * nde sernas vntus agt nubs, * quid cgitet midus uster, sl tibi sgna dabt. * Solm quis dcere flsum udeat? * ll(e) etim * caecs instre tumltus sape mont * fraudmqu(e) * et oprta tumscere blla; 465 ll(e) eti(am) * xstinct * misertus Casare Rmam, cm caput bscur * nitidm ferrgine txit mpiaqu(e) aternm * timurunt sacula nctem. Tmpore qumqu(am) ill * tells quoqu(e) et aquora pnti, bscenaque cans * imprtunaque volcres 470 sgna dabnt. * Quotins * Cyclp(um) effrver(e) in gros vdimus ndantm * rupts forncibus Atnam, flmmarmque globs * liquefctaque vlvere sxa! rmorm sonitm * tot Germnia calo udiit, * nsolits * tremurunt mtibus lpes. 475 Vx quoque pr lucs * volg(o) xaudta silntes ngens, * t simulcra * mods pallntia mris vsa sub bscurm * nocts, * pecudsque loctae, nfandm! * sistnt amns * terraque dehscunt, t maest(um) nlacrimt * templs ebur * araque sdant. 480 Prluit nsan * contrquens vrtice slvas flvjorm rex * ridans * campsque per mnes

    Per quando (il sole) avr riportato e nascosto il giorno portato (= la sera del giorno dopo), se il disco sar lucido, non avrai da temere tempeste e scorgerai le selve oscillare sotto il sereno Aquilone. Insomma il sole ti dar segni relativi a ci che riservi la tarda sera, da quale direzione il vento sospinga le nubi benigne, che cosa abbia in mente lumido Austro. Chi oserebbe dir falso il sole? Spesso esso avverte finanche circa il sopravvenire di ciechi tumulti popolari, circa la preparazione di frodi e di insidie belliche. Dopo lassassinio di Cesare, esso commiser perfino Roma, allorch copr di nera caligine il nitido capo (= si ecliss) e lempio secolo temette una notte eterna. Peraltro, in quel tempo, davano segni anche la terra e le acque del mare, le cagne in calore e i volatili nocivi. Quante volte abbiamo visto lEtna ribollire sui campi ciclopici, eruttando dai crateri squarciati, e vomitare palle di fiamma e pietre liquefatte! La Germania ha udito un sonito darmi per tutto il cielo, le Alpi hanno tremato di insoliti moti. Si udita popolarmente anche una gran voce per i boschi silenti, sono stati visti fantasmi stranamente pallidi nelloscurit della notte ed hanno parlato oh che schifo! le bestie; si fermano i fiumi, si squarciano le terre, nei templi lacrima mestamente lavorio (= delle statue) ed essudano i bronzi (= delle statue). LErdano (= il Po), re dei fiumi, strarip, travolgendo le selve nel pazzo vortice, e trascin via per ogni campo

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    cm stabuls * armnta tult. * Nec tmpor(e) edem trstibus ut exts * fibr(ae) pparre minces ut putes manre * crur cessvit, * et ltae 485 pr noctm resonre * lups ululntibus rbes. Nn alis cael * cecidrunt plra serno flgura, * nc dir * totins arsre comtae. rg(o) intr ses * paribs concrrere tlis Rmans acis * iterm vidre Philppi; 490 nc fuit ndignm * supers * bis snguine nstro mathi(am) * t lats * Haem pinguscere cmpos. Sclicet t temps * venit, * cum fnibus llis gricol(a) ncurv * terrm moltus artro xes(a) nvenit * scabr robgine pla, 495 ut gravibs rastrs * gales pulsbit innis grndiaqu(e) ffosss * mirbitur ssa seplcris. D patri(i) * ndigets * et Rmule * Vstaque mter, qua Tuscm Tiber(im) * t Romna Paltia srvas, hnc salt(em) vers * juvenm succrrere saclo 500 n prohibte! * Sats * jam prdem snguine nstro Lomedntea * luims periria Triae;

    gli armenti con le stalle. In quello stesso tempo, o comparvero fibre infauste negli atri intestini (= degli animali sacrificati), o cess il sangue di colare dai pozzetti (= degli altari) e le citt alte (= di montagna, o pi vicine alla montagna) risuonarono di lupi ululanti nella notte. Mai altra volta caddero dal cielo sereno fulmini pi numerosi, n arsero tante infauste comete. Onde Filippi (= citt della Tracia/Macedonia, celebre per la battaglia del 42 a.C. fra Ottaviano/Antonio e Cassio/Bruto) vide le truppe romane combattere nuovamente fra loro con armi similari (= perch tutte romane); n gli di supremi si sdegnarono per il fatto che lEmazia (= Macedonia) e le vaste pianure dellEmo si impinguassero per la seconda volta del nostro sangue. E di certo verr il tempo in cui lagricoltore, lavorando la terra di quei luoghi con laratro ricurvo, trover aste corrose dalla scabra ruggine o batter coi pesanti rastrelli su elmi vuoti, e si meraviglier per il gran numero di ossa nei sepolcri scoperti. O patrii di indgeti, e Romolo, e madre Vesta che proteggi sia il Tevere etrusco sia il Palatino romano, non impedite segnatamente a questo giovane (= Ottaviano Augusto) di portar soccorso al nostro secolo corrotto! Ormai abbiamo pagato gi soddisfacentemente col nostro sangue le maledizioni di Troia laomedontea (= di Troia, costruita da Laomedonte: Vergilio si riferisce alle maledizioni divine che portarono alla distruzione di Troia, dalla quale scamp Enea, padre di Iulo divenuto poi capostipite della Gens Julia, cui apparteneva Ottaviano Augusto).

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    jm pridm nobs * cael te rgia, * Casar, nvidet * tqu(e) hominm * queritr curre trimphos, qupp(e) ubi fs vers(um) * tque nefs: * tot blla per orbem 505 tm multa * scelerm facis; * non llus artro dgnus hons; * squalnt * abdctis rva colnis, t curvae rigidm * falcs conflntur in nsem. Hnc movet uphrats, * illnc Germnia bllum; vcina rupts * intr se lgibus rbes 510 rma fernt; * saevt * tot Mars mpius rbe, t cum crceribs * ses(e) ffudre quadrgae, ddunt n spati(a), * t frustr retincula tndens frtur equs aurga * nequ(e) udit crrus habnas.

    Gi da tempo la corte del cielo ci invidia per te, Cesare (Ottaviano), e si lagna che tu aneli trionfi umani (= terreni, materialistici), giacch qui si invertito il giusto e lingiusto: tante le guerre del mondo, altrettanti i tipi di delitto; nessun degno onore allaratro: i campi abbandonati dai contadini condotti via (= per il servizio militare) e le ricurve falci riforgiate in diritte spade. Di qua muove guerra lEufrate, di l la Germania; citt limitrofe, rotti i patti fra loro, afferrano le armi: lempio Marte infuria su tutta la terra. Alla stregua di quadrighe lanciate fuori delle sbarre di partenza (= negli spettacoli equestri), che guadagnano terreno mentre lauriga (pare essere) guidato dal cavallo, egli invano tirando le redini e il cocchio non ascoltando pi i freni (= il poeta intende dire che anche gli eventi bellici hanno ormai preso la mano ai governanti, alla stregua di quadrighe...).