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Ghiacciaio del Fréboudze - Monte Bianco BIVACCO GERVASUTTI S C U O L A N A Z I O N A L E D I S C I A L P I N I S M O S . U . C . A .I. T O R I N O L’innovazione punta in alto.

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Ghiacciaio del Fréboudze - Monte Bianco

Bivacco Gervasutti

SCU

OLA

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AZIONALE DI SCI ALPINISM

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S.U.C.A.I. TORIN

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L’ i n n ov a z i o n e p u n t a i n a l t o .

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una storica opportunità

il bivacco Gervasutti sorge su uno sperone roccioso a 2.835 metri di altezza, sotto le spettacolari pareti delle Grandes e petites Jorasses. La prima capanna fu realizzata interamente in legno nel 1948 dalla sottosezione sucai; venne intitolata a Giusto Gervasutti, “il fortissimo” alpinista torinese, in ricordo della sua prima ascensione alla parete est delle Grandes Jorasses. a seguito di alcuni danneggiamenti, il bivacco venne completamente ricostruito nel 1961, in legno e lamiera.

a 40 anni dall’ultimo rifacimentoe in occasione dei 60 anni della fondazione della scuola nazionale di scialpinismo,la sottosezione sucai ed il cai torino hanno deciso di realizzare una nuova struttura in sostituzione di quella esistente.

Oggi

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un proGetto innovativo

il nuovo bivacco, è realizzato con una scocca modulare in sandwich composito e organizzata internamente in quattro ambienti (ingresso, locale per il pranzo, 2 camerate con 12 posti letto) per un totale di trenta metri quadri di 1980 chili di peso. È stato concepito per essere costruito interamente a valle, elitrasportato e installato con minime operazioni in loco. tale impostazione costruttiva derivata dalle esperienze nautiche ed aeronautiche, consentirà al nuovo bivacco di resistere maggiormente nel tempo alle condizioni dell’alta quota. L’energia elettrica è prodotta da unità fotovoltaiche con accumulatori di ultima generazione. sarà attivo un sistema dedicato di autodiagnosi e di rilevamento di dati ambientali interni ed esterni, ed un punto di chiamata di soccorso.

il nuovo bivacco Gervasutti

ideato dagli architetti

Luca Gentilcore e stefano testa

si colloca nell’ambito del progetto Leap

(Living ecological alpine pod)

il cui scopo è quello di realizzare

bivacchi modulari ed ecosostenibili.

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un ModeLLo piLota

il rifacimento dello storico bivacco Gervasutti non è solo un evento limitato all’ambito locale, ma rappresenta un’opportunità per ripensare ad una nuova strategia sulle installazioni alpine, più attenta all’impronta ambientale.il modello elaborato contiene infatti caratteristiche di modularità che lo rendono un prototipo guida per la realizzazione di altri bivacchi alpini, in differenti contesti naturali e con diversi obiettivi di fruibilità.ne è riprova il dibattito suscitato a livello mediatico, che fa del nuovo Bivacco Gervasutti un modello pilota a cui guardano gli addetti del settore e le comunità alpine italiane e d’oltralpe.

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uno spazio per coMunicareLe caratteristiche di innovazione

insite nel progetto costruttivo e nelle modalità di fruibilità della struttura, faranno del

Bivacco Gervasutti una sperimentazione con la quale confrontarsi nei prossimi anni.

una sistema di connessione via internet consentirà al Bivacco Gervasutti di essere costantemente collegato con il mondo per fornire informazioni in tempo reale sulle condizioni meteo, gestire l’organizzazione delle presenze, attivare una comunità di frequentatori in grado di scambiarsi notizie sul “libro del rifugio” virtuale; tuttociò senza rinunciare al piacere di annotare le proprie impressioni sul diario cartaceo, custodito nel bivacco.Lo spazio web offrirà altresì l’occasione per presentare gli sviluppi dell’iniziativa e promuovere attività gestite in collaborazione con i partner tecnici e commerciali.

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un teaM di partnersil nuovo Bivacco Gervasutti

offre la possibilità di costituire

un team di partner

interessati a cogliere

opportunità di visibilità determinate

dagli aspetti di innovazione del progetto.

La realizzazione del progetto è stimata in circa 250.000 euro, che saranno sovvenzionati principalmente dalla regione valle d’aosta e dal Fondo rifugi del cai centrale,e con il sostegno di partner tecnici ed istituzionali.

il piano lavori prevede: - la realizzazione dei moduli struttura in officina entro fine giugno 2011 - l’esposizione del bivacco nel luglio 2011 al Monte dei cappuccini a torino, ed una successiva esposizione a courmayeur - l’installazione definitiva del bivacco all’inizio di settembre 2011, con una stima di 2 giorni di lavoro in quota.

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diventare partner

al team di partner sono riservate le seguenti opportunità di comunicazione:

1) uFFicio staMpa e puBBLicita’ attività congiunte di ufficio stampa sui principali quotidiani e riviste di settore durante la fase di presentazione del progetto e campagna di lancio dell’attività del bivacco

2) evento puBBLico a torino visibilità nel corso dell’evento che si svolgerà a torino nella primavera/estate 2011 per i 60 anni della scuola nazionale di sci-alpinismo sucai che vedrà il coinvolgimento di importanti nomi dell’alpinismo italiano

3) BrandinG visibilità del logo partner sul bivacco nei periodi di esposizione a torino e a courmayeur nella primavera/estate del 2011 e negli eventi di presentazione correlati

4) sito weB visibilità del logo partner sul sito www.bivaccogervasutti.it (in corso di realizzazione)

Main partner: € 25.000,00 partner sostenitore: € 5.000,00

Hanno già aderito

in qualità di

Main partner

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La staMpa - 8 novembre 2010 L’alpinista si rifugia nell’Hi tech

soLe 24 - 6 dicembre 2010e cliostraat firma il modulo «cannocchiale» a courmayeur

ansa - 11 gennaio 2011nuovi bivacchi hi-tech sulle alpi

panoraMa.it - 12 gennaio 2011design in alta quota: arrivano i bivacchi alpini hi-tech

Meridiani MontaGne - gennaio 2011il nuovo Bivacco Gervasutti

rent - gennaio 2011il grande passo

Lo scarpone - febbraio 2011Le nuove frontiere della ricettività

Pagina Fisica: LASTAMPA - NAZIONALE - 20 - 08/11/10 - Pag. Logica: LASTAMPA/SOCIETA/02 - Autore: DARBON - Ora di stampa: 07/11/10 22.25

L’architettura ha una sua«terra di mezzo», un luo-go dove tutto deve resta-re uguale a se stesso, sen-za innovazioni di forma. È

lamontagna, regno della «baita di lus-so», con ogni diavoleria tecnologicapossibile, ma dentro; l’esterno è la-sciato a volumi e disegni datati Otto-cento. Così gli arredi, che ripescanolegni antichi, strappati a stalle in di-suso. Quando finiscono c’è chi propo-ne l’antichizzato. Sarà pure kitsch,ma piace. Così gli architetti si arram-picano di oltremille metri rispetto al-le località turistiche e firmano la loronecessità di ricerca ai piedi di paretie ghiacciai.Lì, disegnano rifugi e bivacchi av-

veniristici, mete soprattutto degli al-pinisti. Come laMonterosaHutte, sulversante svizzero del massiccio. L’ul-timo progetto è per il Bianco, nellaVal Ferret di Courmayeur, su unospuntone di roccia che emerge dalghiacciaio Frebouze e guardala parete Est delle Gran-des Jorasses. Pare un si-luro o una fusoliera diun aereo. Potrà ospita-re 12 persone e sosti-tuirà lo storico bivacco«Giusto Gervasutti»,dado di legno foderato inlamiera. Il nuovo bivaccoche sarà piazzato a2835 metri la prossi-ma estate è frutto del-la ricerca di due studitorinesi, il «Cliostraat» e il «GandolfiGentilcore», per la scuola di scialpini-smo Sucai, del Club alpino italiano diTorino. Scocca di vetroresina, quat-tro blocchi prefabbricati che verran-no trasportati sullo sperone con l’eli-cottero e assemblati. Il loro «piede»sarà in metallo, pezzo unico con«zampe» ancorate alla roccia senzanulla costruire.Perché i progettisti osano dove la

natura ospita sporadiche presenze?L’architetto Stefano Testa dello stu-dio Cliostraat: «È un Ufo. Per nostravolontà. Non alteriamo in alcun mo-do il contesto ambientale. Come si po-sa si porta via. È un’architettura tem-poranea che non lascia traccia di sé. Itempi della natura non se ne accorgo-no. L’idea è rivestire il massimo dellatecnologia disponibile per evitarequalsiasi inquinamento». Il bivaccoviene costruito in fabbrica completodi tutto. Non c’è cantiere in quota. Èdotato di sensori esterni per il rileva-mento di dati meteorologici, ha uncontrollo microclimatico interno. Laparte superiore della scocca ha incor-porate unità fotovoltaiche per l’ener-gia elettrica con accumulatori sotto ilpavimento. Le toilette separano i li-quidi dai solidi che finiscono in uncomparto stagno.Ancora Testa: «Pur nell’essenzia-

lità abbiamo dato peso al comfort.

Non si comprende perché a una rivolu-zione di abiti e attrezzature per lamon-tagna non debba seguire anche una ri-cercamoderna sull’ospitalità di un rifu-gio o di un bivacco. È un paradosso rag-giungere un bivacco attrezzati al me-glio ed entrare in un regno di topi. I mo-duli che abbiamo studiato offrono ilmassimo dell’igiene e dell’attenzionesia all’inquinamento sia al risparmio

energetico». Non c’è una volontà diprotagonismo? I bivacchi tradizionalisono molto meno visibili. L’architetto:«Nel senso di andare avanti sì. È unaquestione concettuale. Per le auto nonsolo si accetta, ma si vuole, una ricercache offra il massimo della tecnologia.Per le case siamo rimasti ai pezzi di ter-racotta posati l’uno sull’altro, o a sassie legno. In realtà negli Anni Cinquanta

c’era stato un impulso all’innovazionearchitettonica, ma ora tutto pare ad-dormentarsi».Qualcosa si muove nelle Alpi svizze-

re e austriache. L’architetto: «Sotto laspinta del risparmio energetico passa-no forme diverse, ma a piccoli passi».In alta quota non ci sono riferimenti, senon i vecchi bivacchi o rifugi alpini. Te-sta: «Per fortuna non c’è tradizione».

L’unica è la storia dell’alpinismo, comelo sperone sul ghiacciaio Frebouze do-ve il vecchio bivacco porta il nome diGervasutti, il «Fortissimo» che nel1942 con Giuseppe Gagliardone aprì la«via» sulla parete Est. Nel diario del bi-vacco ci sono le firme diWalter Bonat-ti che affrontò per primo la Est dellePetites Jorasses e di Renato Casarot-to: nell’85 risalì la parete di Gervasutti.

L’alpinista si rifugianell’high techSul Bianco un “bivacco” di nuova generazione: materiali sofisticati, forme avveniristiche

Ecologico Unità fotovoltaicheper produrre energia, microsensoriper il clima e toilette anti-inquinamento

Perché no/ La guida alpina

«Gli esercizi stilisticiviolentano le rocce»

il casoENRICO MARTINET

AOSTA

Perché sì / Lo scienziato montanaro

«Fatto per essere visibilein nomedel progresso»

Un «no» senza condizioniper i presidenti delle guidealpine valdostane, Guido Az-zalea, e del Monte Bianco,Arrigo Gallizio.

«Non va. Era bello com’era, do-veva essere ristrutturato, ma-gari ristudiato. I bivacchi diuna volta hanno un fascino ine-guagliabile e una storia. Per-ché stravolgerla?».

Però ci sono soluzioni al-l’avanguardia. E il comfortnon è paragonabile.

«Si possono ottenere anchecon altre forme. Non è il casodi costellare l’alta montagnadi esercizi stilistici, di proget-ti lunari. Il Frebouze, così co-me qualsiasi altro luogo mon-tano non è un palcoscenicoda salone».

Protagonismo da architetti?«L’impressione è che si vogliastupire, si inseguino idee da re-

alizzare per apparire. Per checosa poi? Per un bivacco fre-quentato da pochi, difficile daraggiungere, adatto a alpinistidi livello. Della tecnologia sofi-sticata in quei luoghi si può fa-re a meno. Esiste una logicadel gusto, dell’estetica».

Nostalgia delle care vecchiecose?

«Le vogliamo perdere? Dap-pertutto i bivacchi d’un tempospariscono, vengono sostituitii rifugi. Sarà pure un pensieroda retrogradi, ma il senso del-le cose deve pur permanere.Perché mai maltrattare lamontagna? E soprattutto per-ché cancellare segni della sto-ria dell’alpinismo? Sarebbe ilcaso di investire denaro nelpreservarla e magari aumen-tare le manutenzioni e rende-re più agevoli i sentieri per bi-vacchi e rifugi». [E. MAR.]

In montagna I bivacchi erano spartanicon qualche asse di legno e pezzi di latta:ora vengono disegnati da architetti

Riccardo Beltramo, professo-re di Scienze merceologicheall’Università di Torino, leisegue da anni progetti di ri-fugi alpini. Perché le piace ilnuovo «Gervasutti»?

«Perché è evoluzione. Questoè il concetto che mi interessa.Segue l’onda della ricerca. La-scia il segno, ma un segno diprogresso».

Ma ha un notevole impattovisivo.

«Un bivacco deve essere visto,non crede? Gli alpinisti devo-no poterlo individuare con fa-cilità. Non ho titolo per poter-mi pronunciare sulla forma.Rilevo però che è una sfida perciò che contiene. La forma èun rivestimento delle soluzio-ni di alta tecnologia, una tra-sformazione che considerafunzioni emateriali. Le fonti dienergia e tutto quanto evita in-

quinamento è incorporato nel-la forma. Dalmonitoraggio del-l’ambiente interno e esternoalle soluzioni per rifiuti».

Gli archistar in montagna?«Non credo ci sia questa volon-tà. Gli architetti vogliono inci-dere, certo, fa parte della loroprofessione trovare soluzionimigliorative.Ma osano, in que-sto caso, per integrare la tec-nologia alla forma. Ecco per-ché insisto nel parlare di pro-gresso. È una ricerca che inse-gue la sicurezza inmontagna eil rispetto dell’ambiente».

Lei è un appassionato di altequote. Che effetto le farà ve-dere il nuovo «Gervasutti»?

«Positivo perché lo guarderòanche per ciò che offre comecomfort e come funzionalità. Evedrò quella forma come otti-male per ridurre l’impatto am-bientale». [E. MAR.]

W U

Cristalli e capsule

Il progetto del Capsula Hotel di Ross Lovegrove, in provincia di BolzanoLa Monte Rosa Hütte è stata aperta in Svizzera, nel Canton Vallese

I Il 25 settembre scorso è statainaugurata sul versante svizzerodel Rosa la Monte Rosa Hütte, unavveniristico rifugio a forma di cri-stallo di rocca di proprietà del Clubalpino svizzero. All’avanguardiadal punto di vista energetico, la «ca-panna» è stata realizzata per fe-steggiare i 150 anni del Politecnicodi Zurigo. Il Capsula Hotel, invece,progettato dal designer galleseRoss Lovegrove, doveva avere undiametro di 8 metri, rimanere so-speso di alcuni centimetri grazie acampi elletromagnetici e sorgere inAlta Badia in cima alla pista Gran Ri-sa, ma non è mai stato realizzato.

20 Società LA STAMPALUNEDÌ 8 NOVEMBRE 2010

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Casa Capriata, l’edificiosperimentale di CarloMollino presentato nel1954 alla X Triennaledi Milano come archi-

tettura-manifesto per l’uso innova-tivo di materiali e tecniche costrutti-ve, sta prendendo forma a 2.100 me-tri di altitudine, nel comprensoriosciistico di Weissmatten (Aosta).Grazie a un team di ricercatori delPolitecnico di Torino, coordinati dalprofessor Guido Callegari, e con ilcontributo del Comune di Gresso-

ney, delle Regione e della Comunitàmontana Walzer e il sostegno del-l’Ordine degli architetti di Torino edella Fondazione, il progetto – a piùdi 50 anni dall’idea – diventerà real-tà nella primavera del 2011, per apri-re al pubblico in estate. I lavori,eseguiti dall’impresa Gecoval, perle opere lignee, e da Denaldi diCasale Monferrato, sono completatiper la parte dell’involucro edilizio.

L’edificio, che costituisce unareinterpretazione molliniana delle ar-chitetture walzer dell’alta valle diGressoney ed era stato pensato dallostesso progettista torinese come «lacasa per gli sciatori estremisti», saràutilizzato come rifugio d’alta quota,raggiungibile a piedi, con gli sci o inseggiovia. Sollevata dal suolo, lastruttura è efficiente, realizzata se-condo gli standard della classe Agold di CasaClima, con un consumoinferiore a 15 kWh/m2. «L’idea diriprendere in mano Casa Capriata –spiegano i ricercatori – è nata nel2006 come progetto culturale per lecelebrazioni della nascita di Mollinoed è poi stata inserita tra gli eventidel congresso mondiale degli archi-tetti di Torino 2008».

L’azione di fund raising del Poli-

tecnico ha permesso la selezione diuna serie di partner qualificati, chehanno fornito il contributo comesponsor tecnici e messo a disposizio-ne le tecnologie, dalla fornitura delletravi di legno armate e dei sistemi digiunzione metallica a quella dei ma-teriali isolanti in lana di vetro, daiserramenti ad altissima efficienza In-ternorm (gli stessi utilizzati per ilrifugio Schiestlhaus in Stiria, primoesempio di casa passiva in Europad’alta montagna) ai laminati e rive-stimenti. Le falde della «casa a trian-golo» (220 mq circa) e i due canaliaggettanti (con uno sviluppo com-plessivo di 11 metri), che caratteriz-zano le diverse varianti di progettoideate da Mollino, sono state rivesti-te con un manto in zinco titanio con

decapaggio chiaro, mentre la tecnicaa doppia aggraffatura è stata combi-nata con moduli solari integrati, perla produzione di energia anche incondizioni di luce diffusa mediantetecnologia a strati sottili.

Elemento di sperimentazione so-no l’impianto di ventilazione mecca-nica e i sistemi riscaldanti a bassoconsumo in fibra di carbonio. Parti-colare attenzione è stata, infine, po-sta agli interni. La scelta della pavi-mentazione in gomma indicata nel1954 è stata rispettata con il prodot-to Zero.4 di ruber flooring Artigo,disegnata da Ettore Sottsass nel2007 e insignita nel 2008 del GoodDesign Award dal museo di architet-tura e design di Chicago.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

S vetterà a 2.835 metri di altezza, su uno spuntonedi roccia che emerge dal ghiacciaio Frebouzenella Val Ferret di Courmayeur, la «capsula»

alpina progettata dagli studi torinesi Cliostraat e Gan-dolfi Gentilcore per conto del Club alpino italiano(Cai) Torino. L’innovativo bivacco, che sostituirà lo stori-co rifugio Giusto Gervasutti e potrà ospitare fino a 12persone, vedrà la luce la prossima estate grazie a uninvestimento di 200mila euro, di cui buona parte destinatiallo smaltimento del precedente rifugio e alle operazionidi aggancio allo sperone roccioso del basamento metallicomonolitico che farà da sostegno alla struttura. «Il bivaccoavrà una scocca in composito, presumibilmente in vetrore-sina – spiega l’architetto Stefano Testa dello studio Clio-straat – in grado di garantire il perfetto isolamento». Ilguscio coibentato farà il paio con un sistema di ventilazio-ne naturale in grado di «comunicare» con i sensori esterniper il rilevamento della temperatura con l’obiettivo digarantire il pieno controllo micro-climatico interno.

Sandwich compositi con materiali lignei dalle proprietàignifughe e antibatteriche saranno invece utilizzati per irivestimenti interni e gli arredi. La struttura sarà a base diquattro moduli prefabbricati (ingresso, soggiorno, letto eservizi igienici) – completamente costruiti e assemblati inofficina – ciascuno indipendente dall’altro e votato a unaspecifica funzione. Ad alimentare apparecchiature elettri-

che e sistema di illuminazione ci penseranno le unitàfotovoltaiche in film sottile incorporate nella parte altadell’involucro (per la scelta della soluzione più adatta,considerate le difficili condizioni atmosferiche e ambienta-li, è in corso uno studio con l’Università di Torino).L’energia prodotta sarà convogliata verso gli accumulatoricollocati nell’intercapedine sotto il pavimento che poiprovvederanno a rilasciarla a seconda delle necessità.«Siamo in procinto di indire le gare di appalto per larealizzazione dei singoli componenti del bivacco – annun-cia Festa – e prevediamo che saranno almeno tre leaziende coinvolte in qualità di partner». M.Fi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

TECNOLOGIEIl progetto sperimentale di Carlo Mollino diventa realtà sulle Alpi

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L’edificio presentato allaTriennale 1954 nasceràin primavera: sarà unconcentrato di innova-zione in classe A

E Cliostraatfirma il modulo«cannocchiale»a Courmayeur

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Rifugio hi-technella Casa Capriata

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DI MARIA CHIARA VOCI

Prefabbricato super-isolante

6 - 11 DICEMBRE 2010 PROGETTI E CONCORSI 13

SICUREZZA E COMFORT AD ALTA QUOTA

In un fotomontaggio una contestualizzazione del nuovobivacco Gervasutti del CAI Torino e una vista dall’interno.

Ciò che colpisce è la proiezione verso il paesaggio:una novità per strutture di questo tipo,

in genere assai povere di superfici finestrate.

ISSN

159

0-77

16

UNICAINuova divisa per tutti i titolati

SOCIETÀLe escursioni “formato famiglia”della SAT

SOCCORSO ALPINO Il CNSAS diventa Sezione nazionaledel Club alpino

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ne NOTIZIARIO MENSILE FEBBRAIO 2011 LA RIVISTA DEL CLUB ALPINO ITALIANO

Un UFO? No, è il nuovo, confortevolebivacco Gervasutti sul ghiacciaio di

Fréboudze (2835 m) al Monte Bianco

Riposare nello spazio. Archifuturismo o realtà? Sulle vette come ufo: Living Ecological Alpin Pod

Erano gli anni Sessanta, e nell’aria c’era voglia di dire qualcosa di più, di imma-ginare futuri possibili, mondi alternativi e nomadi. L’architettura attraversava un momento di grande fermento inno-vativo, si pensava all’abitare in manie-ra inconsueta: il viaggio era il principio di tutto, al punto da ridurre la casa ai suoi elementi essenziali, ad una cellula abitativa minima e trasportabile, e fare della città un gigantesco ‘teatro’ su ruo-te. C’era chi come Archigram scompagi-nava i linguaggi del progetto architetto-nico, rubando il vocabolario al fumetto, alla fantascienza, alla cultura di genere per raccontare di come la conquista del-lo spazio potesse rappresentare un cam-biamento di paradigma per il pianeta terra; e c’era chi come David Green spe-rimentava i primi Linving Pod, capsule autosufficienti che sarebbero servite in ambienti ostili, o vere e proprie architet-

Il grandepassotesto di Massimo Teghille

ture modulari (Cushichle e Suitaloon), arrivando ad immaginare intere città come Walking City o Plug-in City. L’asti-cella già spostata dai Razionalisti verso progetti insoliti, ma plausibili, veniva in questo modo definitivamente abbattuta da progetti irrealizzabili, in grado però di modificare profondamente il punto di vista sull’abitare. Il mondo dell’architet-tura ricevette una scossa. Nell’Inghilter-ra ancora ispirata alle città giardino la rivoluzione degli Archigram e di Walking City generò scandalo, mostrando l’ina-deguatezza dei tempi. Si scoprì ben pre-sto che solo pochi innovatori sarebbero stati disposti a sacrificare le loro semi detached houses per capsule moderne e futuristiche, e che le diavolerie che Mr.Q metteva a punto per James Bond, non erano altro che affascinanti sperimen-tazioni cinematografiche, tecnologica-mente impossibili per la realtà. Il ‘guaio’

È normalmente una struttura di piccole dimensioni incustodita, situata in luoghi isolati per offrire una ricovero di fortuna. Sempre aperto e gratuito, al suo interno

è provvisto di brande, stufe e tavoli ma non di servizi. Gli alpinisti lasciano legna e generi alimentari di lunga durata, per chi ne usufruirà in futuro.

Naturalmente liberiUn nuovo modo per vivere la montagna01. Unità soggiorno/pranzo con dispensa e cottura (piastre ad induzione). 02. Unità ingresso con bussola termoisolante, rack deposito/essicatoio e vano attrezzatura di soccorso. 03. Unità letto con postazioni mobili per il massimo comfort in ragione del numero di presenti 04. Il film fotovoltaico incorporato nell'involucro assicura il fabbisogno di energia in funzione degli apparati installati 01 02

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il bivacco alpino

Una visualizzazione 3d del Living Pod

ecologico ideato dai due architetti Luca

Gentilcore e Stefano Testa; progetto

rivoluzionario e apripista per il lifestyle montano: moderno, orientato al

design e all’architettura sostenibile e di qualità

box in alto a pag. 51:illustrazione di

Elena La Rovere

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rasseGna staMpa