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Giancarlo Sturloni, Master in Comunicazione della Scienza, SISSA Trieste, 29 novembre 2010 Le controversie sui rischi

Giancarlo Sturloni, Master in Comunicazione della Scienza, … 4 Sturloni.pdf · Il decalogo di una comunicazione del rischio efficace 1) mai negare o sminuire i rischi (per esempio,

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Giancarlo Sturloni, Master in Comunicazione della Scienza, SISSATrieste, 29 novembre 2010

Le controversie sui rischi

Seattle, novembre 1999

Scanzano Jonico, novembre 2003

Val di Susa, novembre 2005

La società

del rischio

R = P x D

Nicholas

Joseph Cugnot, 1769

Chernobyl, 26 aprile 1986

La comunicazione del rischio

Il modello deficitario della comunicazione del rischio

ESPERTI

PUBBLICO

MASS MEDIA

NUMERI RASSICURANTI

ARTICOLIALLARMANTI

RISCHIO REALE

RISCHIO PERCEPITO

Maggiore alfabetizzazione scientifica ≠

maggiore consenso.

I cittadini europei non sono tecnofobi né

ostili alla scienza.

Valutazione ≠

notiziabilità

accettazione.

Il modello deficitario della comunicazione del rischio

ESPERTI

PUBBLICO

MASS MEDIA

NUMERI RASSICURANTI

ARTICOLIALLARMANTI

RISCHIO REALE

RISCHIO PERCEPITO

GOVERNONAZIONALE UNIONE

EUROPEAGOVERNO

LOCALE

COMITATO DI CITTADINI

ASSOCIAZIONIAMBIENTALISTE

INDUSTRIAMASS MEDIA

COMUNITA’SCIENTIFICA

Modelli multidimensionali di comunicazione del rischio

GOVERNOLOCALE

MASS MEDIA

ESPERTI(SOGIN)

ASSOCIAZIONIAMBIENTALISTE

AGRICOLTORIUNIONE EUROPEAINDUSTRIA

(TURISMO)

GOVERNONAZIONALE

ESPERTI

COMITATO DI CITTADINI

Modelli rituali di comunicazione del rischio

La percezione del rischio

Fattori attenuanti Fattori aggravanti

Volontarietà all’esposizione Esposizione a propria insaputa o contro la propria volontà

Controllo personale Incontrollabilità

Equa distribuzione di rischi e benefici Iniqua distribuzione di rischi e benefici

Famigliarità, assuefazione al rischio Nuovo rischio

Cause naturali Cause antropiche

Vittime non identificabili o sconosciute Vittime identificabili o conosciute

Eventuali benefici chiari Nessun beneficio

Fiducia nelle istituzioni Sfiducia nelle istituzioni

Reversibilità dei danni Irreversibilità dei danni

Conoscenza dei processi e delle conseguenze Ignoranza dei processi e incertezza nelle conseguenze

Conseguenze limitate nel tempo Danni anche per le generazioni future

Nessun incidente precedente Incidenti simili in passato

Nessuna implicazione etica Violazione di un principio morale condiviso

La gestione del rischio

25 maggio 2000

Il rischio negato

“Dicono sciocchezze. [...] Noi abbiamo una rete di protezione di alto livello. Per questo finora non abbiamo avuto casi. I nostri allevamenti sono incontaminati”.

(Umberto Veronesi, in riferimento al Rapporto del Comitato scientifico europeo sulla distribuzione geografica del rischio Bse, 12 novembre 2000)

R = P x D

“Veronesi ha un approccio da

scienziato al problema. Guarda i numeri. Pensa ai morti in termini statistici.”

(Pecoraro Scanio, la

Repubblica, 7 febbraio 2001)

“Affrontando la questione della

mucca pazza, abbiamo fatto un calcolo del rischio di morire della malattia di Creutzfeldt-Jakob. Questo rischio è

pari a quello di contrarre il cancro al polmone fumando una sigaretta in tutta la vita.”(Veronesi, la Repubblica, 12 febbraio 2001)

“La possibilità

è

un caso su un

milione.”(Veronesi, la Repubblica, 18 febbraio 2001)

Tutto quello che dobbiamo fare è…

…proprio niente.

…trovare i numeri giusti e comunicarli al pubblico.

…spiegare che cosa intendiamo con i numeri.

…mostrare che hanno già

accettato rischi simili.

…mostrare che è

un buon affare anche per loro.

…renderli “partner”.

Baruch Fishhoff, “Risk perception and communication unplugged: twenty years of process”, Risk Analysis, 1995.

…trattarli bene.

La partecipazione alle scelte

«Non si avvisano le rane quando si sta per drenare lo stagno».

(Rémy Carle, direttore dell’ente elettrico Electricité

de France, a commento

dell’imponente programma di costruzione di reattori nucleari portato a termine dal governo francese tra il 1965 e il 1985)

Che lo si voglia o no. Che sia un modo efficiente o meno, la verità

dalla Basilicata al Nevada è

che non esiste soluzione ai problemi tecnoscientifici senza la

compartecipazione autonoma e attiva alla ricerca di quella soluzione da parte di tutte le articolazioni di una società

democratica di massa: gli esperti, le istituzioni,

i cittadini non esperti. Anche la migliore delle soluzioni tecniche rischia di non passare se viene adottata nel chiuso delle stanze degli esperti e avallata, senza discussione, dalle istituzioni politiche. (Pietro Greco, “La lezione di Scanzano”, JCOM, 2(4), dicembre 2003)

dad (decido, annuncio, difendo)

is dead

possedere expertise

godere di credibilità

e fiducia

attivare una comunicazione trasparente e dialogica

promuovere scelte partecipate

L’accezione di governance sostenuta nelle politiche dell’Unione Europea fa esplicito richiamo alla necessità

di processi con cui individui e istituzioni,

pubbliche e private, possano gestire al meglio gli interessi comuni e conciliare quelli contrastanti, ammettendo implicitamente che, in democrazia, per appianare le divergenze non basta invocare interessi “superiori”.

«Dietro tutti i rinvii a formule e dati, prima o poi, si pone il problema dell’accettabilità, e con esso, di nuovo, la vecchia questione del come vogliamo vivere.»(Ulrich Beck, La società del rischio, 1986)

Il 30 novembre 2005 il presidente della Repubblica italiana Carlo Azelio Ciampi

interviene nel contenzioso sulla TAV, sostenendo che l’Italia non può rinunciare al suo processo di sviluppo.

Il comico Beppe Grillo, intervenendo a un comizio del movimento

NO-TAV,

ribatte che «progresso non è

far correre a 280 all’ora le mozzarelle».

E infine, per favore, non confondiamo il progresso con il consumo di energia e gli impianti nucleari. Il progresso è

[…] diritto al futuro, energia pulita e

rinnovabile, un mondo pulito per le future generazioni, una ricerca scientifica indipendente, partecipazione consapevole di tutti. Altro che impianti nucleari e rifugi antiatomici. (Fulco Pratesi, “Mettete del gas naturale nelle vostre centrali”, Corriere della Sera, 16 maggio 1986)

Rendere pubbliche e facilmente accessibili tutte le informazioni

disponibili su rischi

e benefici attraverso un’attività

di comunicazione a priori, continua, capillare, trasparente e dialogica.

Istituire spazi adeguati di confronto fra tutti gli stakeholder

coinvolti, valorizzando

le esperienze e le competenze presenti sul territorio.

Individuare modalità

di partecipazione delle parti ai processi decisionali, fin dalla

fase progettuale, adattando le soluzioni tecniche alle indicazioni provenienti dalle analisi ambientali e dal confronto con le popolazioni interessate.

Concordare con la popolazione eventuali misure di compensazione, privilegiando

quelle di natura ambientale a quelle economiche.

comunicazione del rischio

= scambio di informazioni tra esperti, istituzioni, cittadini e altri portatori di interesse (stakeholder) per favorire le decisioni rilevanti nella gestione del rischio.

La comunicazione di emergenza

care communication

= motivare le persone esposte a un rischio riconosciuto a cambiare i propri comportamenti dannosi offrendo loro un rimedio

disponibile

(esempi: tabagismo, sicurezza sulle strade, aids)

consensum communication

= favorire la negoziazione tra le parti al fine di conciliare gli interessi contrapposti in una controversia sul rischio e giungere a una scelta il più

possibile condivisa (esempi: ogm, termovalorizzatori)

crisis communication

= rendere consapevoli le persone esposte a un rischio per favorire comportamenti responsabili di autoprotezione e salvaguardare la loro sicurezza in una situazione di emergenza (esempi: epidemie, catastrofi ambientali)

Gestire l’incertezza

R = P x D

“Any risk as a result of eating beef products is minute. Thus we believe that there is no scientific reason for not eating British beef and that it can

be eaten by everyone”.

(David Tyrrell, chairman of the Spongiform Encephalopathy Committee, 24 July 1990)

“If this assumption proved wrong, the implications would be extremely serious”. (Richard Southwood, chairman of the Working Party on BSE)

“When dealing with a new and emerging infection, it is a humbling

experience, as I’ve discovered myself. We should not pretend to know what will happen. Will it be severe or mild? Which age groups will be most affected? We just don’t know. […] I have to tell people what we know, and the truth is we really

don’t know.”(Margaret Chan, responsabile OMS contro l’influenza aviaria)

L’OMS considera la comunicazione il mezzo più

efficace per contenere il panico, che «si alimenta proprio quando l’informazione è

nascosta o solo in parte svelata».

“This is a time of great uncertainty for all countries. The only thing that can be said with certainty about influenza virus is that they are entirely unpredictable. No one can say, right now, how the pandemic will evolve.”

The world is better prepared for

an influenza pandemic than at any time in history.

WHO is collecting information as

the situation evolves and making this information public. […] What the world needs most, right now, urgently, is information at all possible levels.

When the public is at risk of a real or potential health threat,

treatment options may be limited, direct interventions may take time to organize and resources may be few. Communicating advice and guidance, therefore, often stands as the most important public health tool in managing a risk. By alerting a population and partners to an infectious disease risk, surveillance of potential cases increases, protective behaviors are adopted, confusion is limited and communication resources are more likely to be focused. Effective

communication can

help limit the spread of a disease and ultimately save lives.

Un decalogo

Il decalogo di una comunicazione del rischio efficace

1) mai negare o sminuire i rischi (per esempio, per timore di creare panico)

2) fornire informazioni chiare, trasparenti, complete e tempestive sul rischio e sulle contromisure messe in atto per ridurlo/evitarlo/gestirlo

3) ammettere limiti e incertezze del sapere disponibile: non si deve avere paura di dire “non lo so”

4) tenere conto di conoscenze, esperienze, valori, credenze e atteggiamenti nei confronti del rischio dei destinatari

5) adottare un atteggiamento dialogico prestando ascolto a tutti

gli interlocutori

6) individuare i canali comunicativi più

adatti per raggiungere i diversi pubblici e fare ogni sforzo per creare alleanze (e non contrapposizioni) con i mass media

7) nella pianificazione, strutturare la comunicazione per gradi,

lanciando un numero limitato di messaggi per volta, che devono essere brevi e ripetuti più

volte

8)

in emergenza, bilanciare ogni messaggio negativo con 2-3 messaggi positivi orientati alla soluzione

9) rispettare le legittime preoccupazioni dei cittadini e valorizzare i diversi saperi

10) sostenere ogni azione che possa favorire il coinvolgimento attivo di tutte le parti in causa.