20
L'esilio di Apollo nella Teosofía di Tubinga (§§ 16-17 Erbse = 15-6 Beatrice) L'exil des dieux Tous ces roix marchent, marchent sans bruit, ils marchent vers l'exil, vers l'oublie, vers la nuit, résignés, effrayants, plus pâles que des marbres... Théodore de Banville II brano oracolare che narra deU'abbandono da parte di Apollo del suo santuario a Delfi, a ciô costretto dall'awento del Cristo, ha una fisionomia molto diversa neUe due ultime edizioni della Theosophia Tuhingensis, curate rispettivamente da Hartmut Erbse e da Pier Franco Beatrice.^ Mentre il primo stampa come originaria la versione breve, tramandata dal cod. Tubin- gensis (Tub. Mb. 27 = T),^ relegando la versione lunga nella sezione dei Thesauri minores {%% e %13), Beatrice edita come originaria la versione lunga, che si trova integralmente (a) nell'Atheniensis gr. Bibl. Nat. 1070 (XIII-XIV sec. = A), già noto a Erbse, inserito in una raccolta di npO(t)'nTeíat TC5V knxá ao(l)rôv, (b) nel Marcianus gr. 573, ff. 27-28 (X sec. = M),^ che lo contiene neUa Z\)n,(|)covla di detti tratti da CiriUo di Alessandria dalle Sacre Scritture in relazione al credo di Calcedonia,'' (c) sotto forma di una parafrasi in prosa nel Vaticano gr. 2200 (IX sec. - V) ancora in una Z\)|i(|){ûvla di detti di füoso- fi greci, di excerpta ermetici, di passi del Contra lulianum di CiriUo, di passi scritturaH e di altri oracoli, e infine (d) con diverse segmentazioni in vari testi agiografici bizantini.' II problema che si pone è di capire il rapporto che intercorre fra queste diverse coUezioni, fra la Theosophia, la Symphonia e le raccolte di detti dei ^ Fragmente griechischer Theosophien, Hamburg 1941, e Theosophorum Graecorum Frag- menta, iterum recensuit H. Erbse, Stugdardiae et Lipsiae 1995 (= Erbse); Anonymi Mo- nophysitae Theosophia. An attempt at reconstruction, by P. F. Beatrice, Leiden-Boston- Köln 2001 (= Beatrice). ^ Si tratta di un apógrafo di un códice di Strasburgo, Argentoratensis gr. 9 (iJ famoso co- dice che conteneva la Lettera a Diogneto), copiato in torno al 1580 dagH allievi di Martin Crusius per il loro maestro e andato distrutto in seguito a un incendio della biblioteca nel 1870 nel corso deUa guerra franco-prussiana: per maggiori informazioni vd. Beatrice, ibid., pp. XL sgg. ^ Per questa versione vd. B. E. Daley^ Apollo as a Chalcedonian: a New Fragment of a Con- troversial Work from Early Sixth-century Costantinople, «Traditio» 50, 1995, pp. 31-54. "* Questo il titolo originale: Zt)|x<t)Cuvía xrôv jtapà xoû |a,aKapiot) KupiA-A-ou xoû 'AÀE^av- Speiaç ê7ci,OK07iot) eipruiévcûv Kal xrôv Ttapà xfjc Oeiaç Fpacjjfiç 7tpôç xà 7capà xfjç év XaXKTjSóvi àyiaç Zuvoôou 5oy|j,axio0évxa 7iepl xfjç Ttiaxecoç. ^ Passio S. Artemii 46 e Passio S. Catharinae 40. Per un elenco completo deUe occorrenze di questo testo in altri codici vd. P. F. Beatrice, Monophysite Christology in an Oracle of Apollo, «International Journal of the Classical Tradition» 4, 1997, pp. 3-22: 8. «MEG» 11, 2011, pp. 63-81

Gigli Piccardi L' esilio di Apollo nella « Teosofia di Tubinga » (§§ 16-17 Erbse = 15-6 Beatrice)

  • Upload
    montag

  • View
    30

  • Download
    19

Embed Size (px)

DESCRIPTION

Gigli Piccardi - Beatrice+Erbse - Oracolo del Vasaio - Ermetismo - Asclepius - Porfirio

Citation preview

  • L'esilio di Apollo nella Teosofa di Tubinga( 16-17 Erbse = 15-6 Beatrice)

    L'exil des dieuxTous ces roix marchent, marchent sans bruit,

    ils marchent vers l'exil, vers l'oublie, vers la nuit,rsigns, effrayants, plus ples que des marbres...

    Thodore de Banville

    II brano oracolare che narra deU'abbandono da parte di Apollo del suosantuario a Delfi, a ci costretto dall'awento del Cristo, ha una fisionomiamolto diversa neUe due ultime edizioni della Theosophia Tuhingensis, curaterispettivamente da Hartmut Erbse e da Pier Franco Beatrice.^ Mentre ilprimo stampa come originaria la versione breve, tramandata dal cod. Tubin-gensis (Tub. Mb. 27 = T),^ relegando la versione lunga nella sezione deiThesauri minores {%% e %13), Beatrice edita come originaria la versione lunga,che si trova integralmente (a) nell'Atheniensis gr. Bibl. Nat. 1070 (XIII-XIVsec. = A), gi noto a Erbse, inserito in una raccolta di npO(t)'nTeat TC5V knxao(l)rv, (b) nel Marcianus gr. 573, ff. 27-28 (X sec. = M),^ che lo contieneneUa Z\)n,(|)covla di detti tratti da CiriUo di Alessandria dalle Sacre Scritture inrelazione al credo di Calcedonia,'' (c) sotto forma di una parafrasi in prosanel Vaticano gr. 2200 (IX sec. - V) ancora in una Z\)|i(|){vla di detti di foso-fi greci, di excerpta ermetici, di passi del Contra lulianum di CiriUo, di passiscritturaH e di altri oracoli, e infine (d) con diverse segmentazioni in vari testiagiografici bizantini.'

    II problema che si pone di capire il rapporto che intercorre fra questediverse coUezioni, fra la Theosophia, la Symphonia e le raccolte di detti dei

    ^ Fragmente griechischer Theosophien, Hamburg 1941, e Theosophorum Graecorum Frag-menta, iterum recensuit H. Erbse, Stugdardiae et Lipsiae 1995 (= Erbse); Anonymi Mo-nophysitae Theosophia. An attempt at reconstruction, by P. F. Beatrice, Leiden-Boston-Kln 2001 (= Beatrice).^ Si tratta di un apgrafo di un cdice di Strasburgo, Argentoratensis gr. 9 (iJ famoso co-dice che conteneva la Lettera a Diogneto), copiato in torno al 1580 dagH allievi di MartinCrusius per il loro maestro e andato distrutto in seguito a un incendio della bibliotecanel 1870 nel corso deUa guerra franco-prussiana: per maggiori informazioni vd. Beatrice,ibid., pp. XL sgg.^ Per questa versione vd. B. E. Daley^ Apollo as a Chalcedonian: a New Fragment of a Con-troversial Work from Early Sixth-century Costantinople, Traditio 50, 1995, pp. 31-54."* Questo il titolo originale: Zt)|x

  • 64 Daria Gigli Piccardi

    sette saggi; mentre Erbse^ fa derivare queste ultime raccolte da un archetipoche sarebbe pi tardo della Theosophia, Beatrice pensa che tutto materialecompreso in queste raccolte facesse parte originariamente della Theosophia,e che solo per bizzarre vicissitudini della tradizione manoscritta si sarebbepoi differenziato confluendo in raccolte diverse.^ Partendo da questi presup-posti Tedizione di Beatrice si prefigge la ricostruzione dell'opera nella suafades originale, suUa base imprescindibe del riassunto che apre testo in T,vera ed unica guida per Teditore (Prooimion 1-6 Beatrice). Da questo ap-prendiamo ehe la Theosophia, ehe si presenta come un'epitome curata da unannimo bizantino dell'VIII sec, costituiva una sorta di appendice ad unlibro in sette parti intitolato Ilepl xf pGfi iiGxeco, ora perduto; la Theoso-phia a sua volta era costituita da quattro parti: la prima, quella che qui ciintressa, composta da una raccolta di oraco degli di greci: la seconda dabrani a carattere teolgico attribuiti ai saggi greci ed egiziani; la terza da ora-coH della Sibla e la quarta da estratti del Ubro di Istaspe; concludeva Toperauna concisa cronaca universale a carattere mlenarista, che giungeva finoall'epoca dell'imperatore Zenone, che se non altro costituisce terminuspost quem per la composizione di questa opera. La raccolta aveva lo scopo didimostrare ai pagani che i loro stessi di ammettevano la propria sconfitta eche i principi teologici che ispiravano le profezie erano in tutto riconducibialia teologia cristiana.

    evidente Tintenzione di contrapporsi alla Philosophia ex oraculis haurien-da di Porfirio^ ( primo fra Taltro, per quanto ci risulta, a coniare termineteosofia),^ ideata per rivalorizzare i culti pagani in vista della salvezza dell'a-nima in contrapposizione al cristianesimo.^ In questa prospettiva non erano

    ^ Questa prospettiva di studio era stata gi espressa da A. von Premerstein, Griechisch-heidnische Weise als Verknder christlischer Lehre in Handschriften und Kirchenma-lereien, in Festschrift der Nationalbibliotek in Wien, Wien 1926, pp. 647-666.^ Vd. Beatrice, AnonymiMonophysitae Theosophia, cit., pp. LIV-LVI.* Vd. gi per questa impostazione M. Nilsson, Geschichte der griechischen Religion, II,Mnchen 1950, pp. 464 sg.; l'idea poi stata svuppata e ampiamente dimostrata da P.F. Beatrice, Pagan Wisdom and Christian Theology According to the Tbingen Theosophy,Journal of Early Christian Studies 3,1995, pp. 403-418: 413-416.^ Vd. 3O3F Smith (= Eus., Praep. ev. IV 6, 2-7, 2) L'intenzione di Porfirio procedeva e'ixe Tcoei^iv xfi xrv BeoAxjyoDiivcov pexri e'i te npooxpOTtfiv f axr

  • L'esUio di ApoUo neUa Teosofia di Tubinga 65

    pi sufficienti gU oracoU pagani teologici^^ in circolazione a quel tempo e siconsoUd cos la tendenza da una parte aUa correzione in senso cristiano delmateriale esistente e daU'altra aUa falsificazione.'^

    Si crearono cos profezie in cui ApoUo stesso o altre divinit^^ vaticinavanola fine del paganesimo e la vittoria del cristianesimo,^'' profezie che in qual-che caso trovavano la loro ragione d'essere neUa poUtica impriale che daUafine del IV sec. in avanti tende sempre di pi a canceUare dal tessuto urbanoogni traccia di edificio sacro pagano.'^ Vi sono infatti oracoU in cui questaammissione di sconfitta chiaramente legata aUa trasformazione di un tem-pio pagano in una chiesa, com' il caso deU'oracolo, trasmesso da varie fontia partir daUa prima meta del V sec.,'^ in cui ApoUo, aUa domanda degU

    sagesse: Hommage j. Ppin, Paris 1992, pp. 347-355. Lo nega decisamente R. Goulet,Hypothses recentes sur le trait de Porphyre, Contre les Chrtiens, in M. Nagy et E. Re-biUard (edd.). Hellnisme et Christianisme, LiUe 2004, pp. 61-109. Ma vd. la posizionepi equUibrata espressa da A. Busine, Paroles d'Apollon. Pratiques et traditions oracu-laires dans l'Antiquit tardive (II-VI sicles), Leiden-Boston 2005, pp. 285-295.' ' SuU'oracolo teolgico affermatosi a partir dal IV sec. vd. P. Batiffol, Oracula Helle-nica, Revue BibUque 13, 1916, pp. 177-199; A. D. Nock, Oracles thologiques [1928],in Essays on Religion and the Ancient World, I, Oxford 1972, pp. 160-168; S. Pricoco,L'oracolo teolgico, in Metodologie della ricerca sulla tarda antichit, a cura di A. Garzya,NapoU 1989, pp. 267-285. Sul tipo di teologia che emerge dagU oracoU vd. Busine,Paroles d'Apollon, cit., pp. 383 sgg.'^ Vd. W. Speyer, Die literarische Flschung im Heidnischen und Christiischen Altertum.Ein Versuch ihrer Deutung, Mnchen 1971, pp. 249-252, e P. F. Beatrice, Forgery, Pro-paganda and Power in Christian Antiquity. Some Methodological Remarks, in W. Bliimer,R. Henke, M. Mlke (Hrsgg.), Alvarium. Festschrift fur Chr Gnilka, Munster 2002, pp.39-51. Per un quadro sinttico dei meccanismi di alterazione e falsificazione degU ora-coH pagani da parte dei cristiani vd. ora A. Busine, Gathering Sacred Words. Collection ofOracles from Pagan Sanctuaries to Christian Books, in R. M. Piccione, M. Perkams(Hrsgg.), Selecta colligere II, Alessandria 2005, pp. 39-55.^^ In 51 Erbse = 152 Beatrice Artemide a lamentarsi di essere mandata aU'Ade da unIla 'Epao. Per oracoU deUo stesso tenore efr. anche Greg. Naz. Carm. II 2, 7, 253-255 (PG XXXVII, col. 1571), su cui vd. A. Cameron, Gregory of Nazianzus and Apollo,Journal of Theological Studies 20, 1969, pp. 240 sg.; Malal. X 5; per altri esempi vd.Busine, Paroles d'Apollon, cit., pp. 419-431.''' Di contro esistono testimonianze di un'uguale tendenza anche fra i pagani: cfr. la testi-monianza di August. Civ. Dei XVIII53-5A, su cui vd. J. Hubaux, La crise de la trois centsoixante-cinquime anne, L'Antiquit Classique 17, 1948, pp. 3AA-35A, e H. Chad-wick. Oracles of the End in the Conflict of Paganism and Christianity in the Fourth cen-tury, in E. Lucchesi, H. D. Saffrey (edd.). Mmorial A.-J. Festugire, Antiquit paenne etchrtienne, Genve 1984, pp. 125-129.'^ Su questo importante aspetto di cambiamento vd. il quadro offerto da P. Chuvin,

    Chronique des derniers paens, Paris 1990, pp. 63 sgg., e recentemente J. Hahn, FromTemple to Church, Leiden-Boston 2008.'^ La testimonianza pi antiea queUa di Teodoto di Ancira, Or In S. Maria Dei Gen.,

  • 66 Daria Gigli Piccardi

    Argonauti che gU chiedono a chi sia consacrato il tempio da loro costruitodopo Tuccisione di Cizico,'^ risponde con una profezia suU'immacolata con-cezione di Maria e la nascita di Cristo, dando luogo all'errata comprensioneda parte degli eroi che si tratti della Grande Madre Rea Cibele.

    In questo epocale momento di trasformazione sembra dunque che Toraco-lo recuperi una deUe sue funzioni pi antiche, vale a dire il suo ruolo istitu-zionale in connessione alia fondazione di nuovi centri. Ma altrettanto, se nonpi, importante la funzione apologtica di questi falsi, che mirano non soloalla conversione degU ultimi pagani renitenti, ma anche alla propaganda diprecise posizioni teologiche neU'ambito deUe controversie cristologiche cheanimano il V e il VI seclo: la stessa Theosophia costituiva, come abbiamovisto, un'appendice ad un trattato Ilepl xfi pGfj nioxeco: dopo la tratta-zione deU'ortodossia sul piano teolgico, questi testi fornivano un comple-mento rivolto soprattutto alle persone coite, ancora in grado di comprendereesametri al modo omerico.'^ D'altra parte gi neUa raccolta di Porfirio lavoce di Apollo connessa alla decadenza dei centri oracolari pi famosi nel-Tantichit, come dimostra il fr. 322 F Smith (= Eus. Fraep. Ev. V 15, 6-16, 1)e famoso altres Toracolo, anch'esso molto probabilmente un falso cristia-no, reso a Oribasio, inviato a Delfi da GiuUano, in cui Apollo lamenta di nonavere pi una dimora e si trova costretto a constatare senzio dell'acquaprofetica della fonte Castalia.'^

    Questa decadenza degU oracoli era stata fatta oggetto di una approfonditadisamina da parte di Plutarco che nel De defectu oraculorum (417E 15 sgg.)aveva messo in relazione la decadenza degli oracoli con il momentneoabbandono delle loro sedi profetiche da parte dei demoni preposti alia divi-nazione: celebre Tepisodio, riportato ibid. 17, relativo al misterioso annun-

    14, PO XIX 3, 333-334 Jugie: per una discussione deUe fonti che attestano questo ora-colo vd. G. Agosti, Reliquie argonautiche a dzico. Un'ipotesi sulle Argonautiche Orfiche,Incontri Triestini di Filologia Classica 7, 2007-2008, pp. 17-36. L'oracolo entrato afar parte anche deUa Theosophia, 53-54 Erbse = 154-55 Beatrice.^^ II riferimento aU'episodio narrato da ApoUonio Rodio in I 936-1163 e ripreso consignificative varianti in Arg. Orph. 490-628.'* Secondo Sozomeno, Hist. Eccl. I 1, 7, pochi erano ancora i pagani colti in grado dicomprendere queste profezie in versi epici. In M l'oracolo in versi seguito da una para-frasi in una prosa coUoquiale protobizantina, 61-63 i x jif) icvxa xf) xo ^ co A,yo\)7taiEa yEyufivoGai: vd. su questo Daley, Apollo as a Chalcedonian, cit., pp. 45 sg.'^ L'episodio riferito da fonti cristiane (Filostorgio, VII lc, p. 77 Bidez, la PassioArtemiiy^, 26-30 Kotter, e Cedreno, p. 532, 4-7 Bekker) e quindi sospetto: vd. su que-sto B. Cabouret, Julien et Delphes, la politique religieuse de l'empereur Julien et le "der-nier" oracle, Revue des tudes Anciennes 99, 1997, pp. 141-158, ma soprattutto A.Guida, Lultimo oracolo di Delfi per Giuliano, Rudiae 10, 1998, pp. 389-413, che, par-tendo da una accurata disamina deUa storia degU studi su questo oracolo, dimostra sullabase di argomenti fUologici la fattura cristiana di questi versi.

  • L'esio di Apollo nella Teosofia di Tubinga 67

    cio, udito lungo le coste dll'Epiro: II grande Pan morto, anch'esso poiriutiUzzato dai Cristiani come profezia deUa fine del paganesimo.^ Un'ideache sembra riemergere in un frammento del Contra Galilaeos di GiuHano,dove l'imperatore lamenta cos il silenzio degli oracoli ai suo tempo: (|)ai-vexat Kal x amoclj-uf xpriGxripta xa xrv xpvcov etKovxa7tepto6ot (fr. 43, 198c Masaracchia): anche gU oracoli naturali hanno taciu-to, come si sa, vinti dal ritmo del tempo. Giuliano sembra credere che glioracoli tacciano in relazione ad un periodo storico nel quale cristianesimocon la sua diffusione ha messo in crisi i luoghi e i meccanismi della divinazio-ne.

    L'idea della fuga degli di^ ^ presente particolarmente nella letteraturaprofetico-apocalittica dell'Egitto greco-romano: nell'Orco/o del Vasaio diet tolemaica gli di a causa della dominazione greca abbandonano Alessan-dria per rifugiarsi a Memphis.^^ Anche in mbito ermetico, in particolareneAsclepius 24-26, troviamo attestata questa idea in forma di profezia: gHdi risaliranno al cielo, lasciando l'Egitto e la terra; abbandono, soUtudine esilenzio, come accade nel brano della Teosofia qui studiato, sono gU elementiche ricorrono costantemente in questa visione: 24. divinitas enim repetitcaelum, deserti homines toti morientur atque ita Aegyptus deo et homineviduata deseretur; 25 [...] omnis vox divina necessaria taciturnitate mute-scet. Ma alla fine Dio restaurera l'ordine originario del mondo, vi sar unarinascita e un rinnovamento: 26 [...] percoacta temporis cursu, un'espres-sione che esprime, come gi abbiamo osservato per il frammento sopra citatodi Giuliano, l'idea di un awicendamento nel tempo di eventi ora positivi, oranegativi in fatto di religione. Questa profezia ermetica, di fatto rivolta, comencH'Oracolo del Vasaio, ad esprimere una visione egittocentrica, awersa aliadominazione greco-romana, che ha dunque a che fare con una questione diidentit tnica e cultrale, fu interpretata dai cristiani^^ come una profeziadella fine del paganesimo.

    In considerazione di ci credo che sia necessaria moka cautela nel ritenereplagi cristiani quegli oracoli in cui Apollo lamenta proprio allontanamento

    ^^ Vd. Eus., Praep. Ev. 208a; per una storia delle varie interpretazioni di questo episodiovd. P. Merivale, Pan the Goat-God: His Myth in Modern Times, Cambridge, Ma. 1969,pp. 12-16 e 103 sgg.^^ II tema della fuga degli di in Egitto davanti all'assalto di Tifone anche in Normo, D.I 142-145; vd. J. G. Griffiths, The Flight of the Gods before Typhon, an UnrecognizedMyth, Hermes 88,1960, pp. 374-376.^^ Oracle of the Potter, ed. L. Koenen, Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik 2,1968, pp. 178-209. Vd. anche G. Fowden, The Egyptian Hermes. A Historical Approachto the Late Pagan Mind, Cambridge 1986, pp. 21 sg.^^ Cfr. le testimonianze di Lattanzio, Inst. div. VII 15, 19, e Agostino, Civ. Dei VIII 23.Per questa interpretazione del passo ermetico vd. Fowden, ibid., pp. 37-44.

  • 68 Dada Gig Piccardi

    dae sue sedi tradizionali:^ "* si pu forse affermare pi cautamente che i cri-stiani trovavano gi questa idea espressa nelle profezie, anche se in una pro-spetva diversa. Interessante il caso del fr. 322 F Smith della Philosophia exoraculis haurienda di Porfirio: nella seconda parte rivolta agli abitanti diNicea, dopo la constatazione deU'oscuramento della voce profetica di Delfi(v. 18: oA,i%oaiv jiaupcoGeiaa xpvoiat), si invita nel verso finale a com-piere i sacrifici al dio: p^axe ' cb Go atl oeonporta ofiaxa Oolco. Nondi un silenzio definitivo si tratta dunque, ma di una fase che si pu superare,tenendo vivo un rituale adatto: se non avessimo potuto leggere l'ultimo ver-so, il messaggio avrebbe cambiato completamente il suo significato.

    Davanti ad una situazione cos sfuggente e fluida, difficile per l'editoreprendere posizione suU'autenticit o meno di questo tipo di profezie: unbuon punto di partenza costituito dal riconoscimento di quegli elementiche possono aiutare a comprendere il lavoro di trasformazione di oracoliautentici da parte dei cristiani. Si possono individuare tre momenti qualifi-canti in questo tipo di operazione: l'inserzione di una parte introduttivaall'oracolo, l'adozione nel testo di varianti atte a cristianizzare il messaggiodell'oracolo, il commentario finale che spiega la profezia forzando i significa-ti nella direzione voluta dal redattore cristiano.^ ^ Partendo da questo mtododi lavoro, cercheremo di analizzare, fornendolo di un commento mai tentatofinora, il testo dei 16-17 Erbse = 15-6 Beatrice, nel tentativo di chiarirnela formazione.

    Prima di proceder ad un commento di questi versi e della loro esegesi, necessario illustrare le posizioni, molto diverse fra loro, dei due studiosi chenegli ultimi anni hanno dedicato una certa attenzione a questo oracolo.Brian E. Dale, partendo dall'edizione e daU'anaHsi della versione contenutain M, giunge a delineare uno stemma che illustra la possibile evoluzione diquesto oracolo:^ ^ secondo Dale la versione breve di T costituirebbe la formaoriginaria che potrebbe risalire aUa fine del IV sec; nel momento in cui que-sto brano entrato a far parte di un florilegio di testi tratti dalle SacreScritture e da CiriUo di Alessandria, scelti per dimostrare l'ortodossia deUacristologia di Calcedonia, aU'oracolo sarebbe stata aggiunta una secondaparte di argomento cristologico; in particolare, il modo in cui vi si affronta laquestione teopaschita ben si adatterebbe a un ambiente neocalcedoniano a

    '^' Lo stesso Beatrice afferma neU'introduzione alla sua edizione, p. XXVIII: This is ahighly questionable issue, and in this field there is stul a lot of work to be done.^' Per queste considerazioni vd. Busine, Paroles d'Apollon, cit., pp. 407-418, che sottoli-nea la mancanza di studi specifici sui commentari agli oracoli compresi nella Theosophia(p. 415).^^ Vd. Dale, Apollo as a Chalcedonian, cit., p. 50. Sono di questo parre anche G. Wolff(ed.), Porphyrii De philosophia ex oraculis haurienda librorum reliquiae, Berlin 1856, p.236, e W. Scott, A. S. Ferguson, Hermtica, IV, Oxford 1936, pp. 242-243.

  • L'esilio di Apollo nella Teosofia di Tubinga 69

    CostantinopoH in un lasso di tempo circoscrivibe fra il 511, in base aU'in-terpretazione peraltro controversa che Dale d dell'indicazione dell'anno delritrovamento a Delfi deUa tavoletta con la profezia, contenuta nell'introdu-zione del Marciano,^ ^ e il 518, anno della morte di Anastasio. Secondo Bea-trice^^ invece la versione lunga dell'oracolo di ApoUo faceva parte del testooriginario della Theosophia, ed da considerare con assoluta certezza unfalso cristiano; la sua divisione in due sezioni sarebbe awenuta posterior-mente: Tepitomatore bizantino della Theosophia ne avrebbe copiato soltantola prima parte. A suo awiso Tindirizzo teolgico genrale che emerge dallaTheosophia monofisita, e in particolare la cristologia qui espressa sarebbe riflesso di dibattiti sulla questione teopaschita all'interno di circoli monofisitiad Alessandria neUa seconda meta del V secolo.^ ^ SuUa base di una diversainterpretazione delle indicazioni cronologiche riguardanti il ritrovamentodella tavoletta con Toracolo, Beatrice individua 496 come anno della sco-perta dell'oracolo, che costituirebbe dunque terminus post quem per lacomposizione della Theosophia?'^

    II testo della versione breve dell'oracolo, tramandato da T, che riproducoin base all'edizione di Erbse, costituisce un ncleo coerente e ben coeso: Tin-troduzione individua richiedente nella figura di uno lepec che pone unadomanda relativa alia religione che prevarr nel futuro:

    [16] XI pcxriaavxo 7toxe xo iepco xv 'KnXXoyva Tiepi xfj neAlooric Kpa-xev 9pr|OKeia, 7tapo^ov ei7ie xpTionv xoioxov

    Mf) 6(|)eA 7r|xaxv \iz Kai 'oxaxov ^epeoGai,o'oxnve 7tpo7cA,(uv, Tcepi Geo7teoio'u yevexfipo

    Kal 7tvoifi, 'ii 7tvxa 7ipi^ oxp'uoov ioxei,cpea, yfiv, 7toxa^oij, aka, Tpxapov, fjpa Kai Ttp-T \i& Kal o\)K GX,ovxa O|J.COV ajt xrve r^

    " Questo il testo di M, f. 26', 11-16: [...] ooxi eiiprixai v AeA,(|)o xfi eooaX.oviKri[!] elKooxr 7tprxo) xei xfi aoiX^iac 'Avaoxaoio'u, \viyA. Ayoijoxa) V\, iviKxirvo ',-iijipa 7i|i.JixTi, yevo|ivTi eitoiipiac |xeyX,T|, KaxaKX,'uonoi3 uva^iv xoori, yye-ypa|i|ivo v jcA,aK Kai 7iOKeinevo ei x Ge^X,ia xo' vao' xc a'xo'G eicoXiov.*^ Per una esposizione dettagliata dea sua posizione vd. soprattutto Monophysite, cit.,

    pp. 8 sgg. Difendono l'unit dell'oracolo anche J. Bidez, Sur diverses dtations, et notam-ment sur trois passages de Malalas retrouve dans un texte hagiographique, ByzantinischeZeitschrift 11, 1902, pp. 388-394: 392, e soprattutto E. Klostermann, E. Seeberg, DieApologie der Heiligen Katharina, Berlin 1924, pp. 54-56.^^ Beatrice, Monophysite, cit., pp. 12 sg., che rimanda al quadro storico tracciato da A.Grillmeier, Ges il Cristo nella fede della Chiesa. La Chiesa di CostantinopoH nel VI seco-lo [1979], n 2, tr. it. Brescia 1999, pp. 401-407.^ Per la discussione della cronologia vd. Beatrice, Monophysite, cit., pp. 15 sg.; neU'in-

    troduzione aU'edizione della Teosophia, pp. XL sgg., Beatrice sulla base di ulteriori ele-menti giunge a ritenere come probabe data di composizione gli anni intorno al 502-503.

  • 70 Dada GigU Piccardi

    ', ptiiiao ^Ai\|/exaieixa n

    oVoi nol xpl7toe, oxovaxriaaxe, o'ixex' ' x ' , Ttel ^'Xoyeiq xe iaCexai opvio

  • L'esilio di Apoo nella Teosofia di Tubinga 71

    di altri umanisti,^' in ten ti a rinvenire rudimenti trinitari negli autori paganiantichi. In modo particolare Apollo era per cosi dire costituzionalmente con-nesso con la triade a causa del tripode, come si legge nella Vita di Pitagora diGiamblico, 28, 152: Aiyeiv amv xpl G7iveiv xoij vGpdko\) Kalp.avxe'eGGai xv 'A7rA,A,a)va K xp7too i x Kax xnv xpia 7tpc5xov ^ v-vai XV piG|iov. Partendo da questo dato di fatto, non sarebbe impossibeammettere, come ipotesi di lavoro, che i versi in questione siano una rivisita-zione in chiave trinitaria di una triade pagana composta da Zeus - padre.Apollo - Figlio, e lo pneuma profetico - lo Spirito Santo. Curiosamenteuna triade che va in questa direzione raffigurata, con un'impostazione ico-nogrfica chiaramente cristiana, in una incisione Hgnea del 1507 deU'umani-sta tedesco Conrad Celtes,^ ^ in cui vediamo succedersi daU'alto verso bassoZeus, Apollo (con la cetra e accanto tripode) e cavallo alato Pegaso (alposto della colomba) ne'atto di far sgorgare la sorgente Ippocrene, a com-pletare la sovrapposizione, gi evidente neUa figura di Apoo, fra ispirazionepotica e profetica.^ ^

    Quanto al lessico, brano una sapiente combinazione di omerismi e dilinguaggio pico pi recente, di marca nonniana. Per ci che riguarda commento, Tanonimo esegeta di questi versi si dimostra versato neW!interpre-tatio omerica, riprendendo definizioni che si trovano documntate per noinegli scol e prendendo posizione in un caso su una vexata quaestio di se-mntica. Inoltre adotta soluzioni esegetiche che appaiono in accordo con lamaniera nonniana e, quanto aa sostanza, si dimostra decisamente influenza-to dal pensiero neoplatonico: questa miscela di elementi ci autorizza a sup-porre che stia lavorando in un ambiente cultrale alessandrino vicino a quel-lo del Panopotano. L'anasi di questi versi e del commento che segue inten-de dimostrare Tanteriorit di questa parte de'oracolo rispetto aa secondaparte, che affronta questioni di ortodossia cristiana, e come Tunione di que-ste due parti, documentata in alcuni codici, sia stata ottenuta per mezzo dicorrezioni atte a rendere plausibe Tadattamento.

    AU'inizio del brano, l'espressione 7ciJ|i.axv |j.e Kal Gxaxov, che d la con-notazione al brano di un last oracle, '^' richiama famoso passo d'Iliade

    " Vd. su questo E. Wind, Misteri pagani nel Rinascimento [1958, 1968^], tr. it. Milano1999, pp. 297-312.'2 Si tratta dell'illustrazione finale inserita nelle Melopoiae di Tritonius, riprodotta inWind, ibid, fig. 95; vd. anche ibid, p. 309.'^ Sul probabe valore simblico dea fonte Castalia, raffigurata in un mosaico della chie-sa a Qasr-el-Lebia, come parte della rivelazione proveniente dalle profezie degli di paga-ni vd. G. Agosti, La conversione della fonte Castalia in un pannello del mosaico della chie-sa di Qasr-el-Lebia, in D. Accorinti, P. Chuvin (edd.). Des Gants Dionysos. Mlanges demythologie et de posie grecques offerts Francis Vian, Alessandria 2003, pp. 541-564.^^ Cos Algernon Charles Swinburne dfini in una sua poesia dal titolo omonimo del

  • 72 Daria GigU Piccardi

    in cui AchiHe insegue Ettore intorno aUe mura di Troia: anche qui Tespres-sione concerne un'ultima volta prima deUa morte e ApoUo (XXII202-204):

    Tcr Kev "EKXCOP Kfipa VTie,^\r(e\ Gavxoio,el |iT| ol Tt^axv xe Kal i3axaxov Tvxex' 'AKXXOVyyuGev, o ol itrpoe |j.vo A,ai\|nip xe yoiva;

    Anche [T) (|)eXe... ^epeGGat richiama un famoso passo omerico dimorte: in II. XVII 685-686, dopo Tuccisione di Patroclo, Menelao cos sirivolge ad AntUoco:

    'AvxiXox, e ' ye epo, ioxpe(|), (l)pa nv&r\aiA.'uypfi yyeUi, f\ |xfi ax^eX'XE yevaGai.

    Da notare Voppositio in imitando: mentre nel passo iadico si tratta di nonvoler dare una notizia luttuosa, neU'oracolo non si sarebbe dovuto porredomande su un fatto altrettanto funesto.

    Un'altra chiara eco omerica si rinviene al v. 7 neU'espressione cSxp, aUusione ad II. IX 404-405:

    ' oaa A,vo o

  • L'esilio di ApoUo neUa Teosofia di Tubinga 73

    dere profezie all'interno del tempio. Omerica anche la coppia di attributiriferiti al figlio," qui detto aaiA^iic: 7tavop.(t)ao attributo di Zeus in //.VIII 250, in occasione del presagio deU'aquila che stringe fra gli artigli uncerbiatto; per quanto riguarda XTiA,x)yTixo, interpretato nell'esegesi omericacome predetto sia in quanto figlio unico, sia come figlio nato per ultimoo da genitori anziani.^* Ma anche in questo caso il commentatore introduceelementi riconducibi alla poesia pica pi recente, avendo sempre comepunto di riferimento gU scoUi omerici. Cos nell'inciso in cui si spiega o\\.^r\come fi Gela KX.TICV Kal Ttpoaypeuaic, V[ x ov

  • 74 Dada Gigli Piccardi

    rende con xi^iiyexo il ^.ovoyevii del Vangelo e presenta lo stesso nessoXTiX,\)yxo-u aGtXfloc presente nel brano teosofico in questione."*^

    Circa la caratterizzazione di nvotii, interpretato nel commento come Ttav-ytov 7cvej|xa, ci troviamo di fronte a un'immagine decisamente fuori dal co-mune e a un testo che abbisogna evidentemente di una correzione. In primoluogo necessario discutere oxet, una forma verbale inesistente, che par-tendo da ia%c presenta un aumento siUabico laddove ci aspetteremmo un au-mento temporale e la desinenza del presente (ma T sembra avere toxe). Bea-trice accoglie nel testo la lezione di M e di A che suona cos: Kal nvoifi xfiTcvxa npt^ oxp-u8ov %oiJoTi, che tiene tutto, intorno, a mo' di grappolo.lo credo che si possa mantenere la lezione di T correggendo questo monstrumgrammaticale in niaxei, che esalta concetto del "trattenere, tenere fermo":in altre parole questo spirito sembra avere la funzione di principio di coesio-ne del cosmo, qualcosa che pare da connettere pi con lo pneuma degli Stoi-ci che con lo Spirito Santo, la cui attivit di unificazione riguarda sostanzial-mente la Chiesa.''^

    Per quanto riguarda l'uso di TCVOIT al posto del pi cannico 7tvei)|a,a, credosia determinato dal contesto potico: in Omero ricorre sempre nvotri per in-dicare soffio dei venti e mai 7tvei)|j,a, che entra nell'uso a partir da Esiodoed Eschilo. Negli autori cristiani l'uso di Ttvoti si rinviene in testi tardi e noncanonici, come le Omelie Clementine 13, 19 e 16, 16, e soprattutto negH Innidi Sinesio II98 e V 32,'''' dove ricorre il nesso yia TCVO. Interessante anche confronto con Syn. H. V 55-57: oGev Tpwc, Bev TTI / 7tepl yv cmapeGaTtvot / %9ov rae jxotpa / 7toX-u5ataA,otat ^opcjja, dove lo spirito seminato i n t o r n o alla terra e ne vivifica le parti nella variet delle forme.Inoltre 7rvotr| richiama anche una definizione di Zeus in mbito orfico come

    i Ttvxcov {Orph. fr. 21, 5a K. = E 31,5 Bernab).

    ''' II parallelo gi notato da M. Caprara nel suo commento a questo verso (Nonno diPanopoli, Parafrasi del Vangelo di San Giovanni Canto W, Pisa 2005, pp. 309 sg.).''^ Per il Kvev\ia e l'fip che tutto comprendono (l'ada e lo pneuma sono x cruvxov e laterra e l'acqua x owexjivevov) vd. SVFII439, p. 144,25-28; vd. anche II 443, p. 146,17-18 per vvow x 7tve^a Kal imp voepv. Ancora pi indietro si veda la terminolo-gia usata da Anassimene a proposito dell'aria e dello pneuma: fr. B 2 oov r\ \sfvxi\,(|)Tloiy, li f^expa ip oioa ouyKpaxe i\\iq, Kal A,ov xv KO^OV n\ev\ia Kal f|pTtepixei. Per una terminologia simile riguardo aUo Spirito Santo vd. anche Theos.,Ths. Min. x 3, 204-205 Erbse: xo 7tvEt)|iaxo xo Tcvxa Ttepixovxo."^ Per il concetto di a^Ttvoia in Gregodo di Nissa vd. J. Danilou, Htre et le tempschez Grgoire de Nysse, Leiden 1970, pp. 51-74, per Basilio e lo Spidto Santo comeunione degli essed vd. T. Spidlik, Lo Spirito Santo nella catechesi di S. Basilio, in SpiritoSanto e catechesipatristica, Roma 1983, pp. 42 sgg. Inoltre anche il simbolo della vite edel grappolo ha tutt'altro significato in mbito cdsdano: vd. J. Danilou, / simboli cri-stiani primitivi [1961], tr. it. Roma 1990, pp. 35-51."" Per le vade ipotesi suU'interpretazione di questa scelta nguisdca vd. il commento diCh. Lacombrade (Paris 1978) a II98, p. 114.

  • L'esilio di Apollo nella Teosofia di Tubinga 75

    Quanto a oxp-5ov, per comprendere significato dell'immagine, neces-sario rivolgersi ancora ad Omero e alla celebre simitudine di II. II 87-93,dove l'affoUarsi dei Greci fuori dalle tende e dalle navi per l'assemblea paragonato a sciami di api che oxpDOov S nxovxat en' vGeotv elapivo-aiv (II 89). Lo scolio a questo verso interpreta l'awerbio nel senso che le apivolano iojKvai Kal ^TipxTiM-vai ^ A,TiA,cov pye. Ma ancora piinteressante per noi il commento che Porfirio, I 26, 8, d di questo verso:dopo aver criticato l'interpretazione di oxpuc data da Zenodoto, cos con-clude: xxa 6 Kai xi v axripaxt oTpiJcov KKp|xavxat xrv vOwv, xvpayov XTiv xpaxxrixa fiiixoviievoi xr nok'k KaG' v KKp|iaoGat. Inquesta ottica fimmagine del grappolo servirebbe a rendere l'idea di una mol-titudine di api intorno a un unico fiore; ed proprio in questo senso chepens debba essere intesa la metfora del brano teosofico: g elementi delcosmo, elencati con varianti al verso seguente, sono tenuti insieme dallo spi-rito corne acini in un grappolo, dove posto in primo piano il concetto dellavariet della realt a cui lo spirito d unit.''^ D'altra parte immagini trattedal mondo vgtale sono tradizionalmente usate dai fUosofi per esprimere principio della coesione csmica: Plotino, IV 4, 11, 9 sgg. paragona il princi-pio che domina tutti gli esseri della Natura ad un albero cui sono attaccati irami: n a a a yp x ((iJGet Kpaxe ^ia, al iovxat vTipxriiivat Kal^Tipxrmvai Kal olov K(t)'oai, al v K?caot xfi xo oXov (Sfvxov!^^ Al-l'anonimo redattore dell'oracolo l'immagine omerica del grappolo, di cui giPorfirio aveva coito la capacita di illustrare il rapporto molteplicit-unit,sar parsa pi in sintonia con il contesto epico-esametrico.

    L'eleaco che segue si trova in una forma diversa in M e in A che ci traman-dano la versione lunga dell'oracolo: xeipea ([K noxan-o y^va Tpxapovnpa Kal rtp, variante stampata da Beatrice nella sua edizione. Questoaiovimento, che fa seguir alia menzione del tutto Telenco deUe varie partidel cosmo, comune neUa poesia, innologica e non, tardoantica: si vedanovari esempi negU Inni contenuti nei Papiri magid {PGM XII 244-252 e III549-558): un esempio pi esteso in Giovanni di Gaza che nel proemio esa-metrico della Tabula mundi fa seguir alia menzione del cosmo un elenco chesi estende per ben tre versi (1, 11-13).

    Prima del lamento finale Beatrice inserisce un verso che assente in T e

    "" La metfora del grappolo poi applicata da Nonno in D. 11197 sg. ad una cometa cheawolge le sue trecce infuocate intorno alia cbioma oxpuoov, intensificando cos suosplendore."^ Vd. sull'origine di questo tipo di immagini e sulla loro utizzazione in Plotino, R. Fer-werda. La signification des images et des mtaphores dans la pense de Plotin, Groningen1965, pp. 92-96: questo tipo di metafore che partono dal mondo vgtale ha per Plotinosolo uno scopo pedaggico: elle ne fait qu'illustrer la cohrence des parties de l'uni-vers (p. 95).

  • ' Daria Gigli Piccardi

    che ricavabe daa versione di A e di M, e che suona cosi nea sua edizio-nej 'OTi

  • L'esiUo di ApoUo neUa Teosofia di Tubinga 77

    deUa mano di Dio sul suo popolo.^ ApoUo scacciato da un essere divino lacui essenza fuoco, nel (|)A,o7Et |ie iaCexai opvio (t)r. La denomi-nazione del Cristo come uomo celeste richiama Tanaloga definizione diApoUinare, maturata neU'ambito deUa sua visione cristologica del Logos-carne.^^ Guardando poi al commento di quest'ultima sezione deU'oracolo,vediamo che Tesegeta, neU'interpretare questo uomo splendente come Cristo, ne d un'interessante caratterizzazione: colui che sceso dal cielo ^ ojpavoi KaxeA,Grv, colui che si fatto uomo, Kal yevuevoc dvGpcorco eche neUa sostanza fuoco noetico vorjxv Tcp mpxcov. E evidente Timpo-stazione neoplatonica di questa definizione, che chiama in causa per Cristol'immagine del fuoco noetico, come se la sua essenza fosse una emanazionedeUa luce del Noi sul piano del mondo inteUigibe, dunque divino: signi-ficato di mpxo) in questo contesto richiama Tuso che ne fa Aristotele neUaLgica, indicando la persistenza di determinate quaUt in un oggetto. Cristosi fatto uomo, ma in lui sussiste la natura divina. D'altra parte i concetd divoepv

  • 78 Daria Gigli Piccardi

    Kal 7taGrv GE axiv XX' o Gexri JidGev axr|."Ap.(l)C yp poxoc fiev (xr Kal a|ipoxoc ax,Gdvaxo Gvqx xe, Geo X,yo, dvponTi odp^,o nexanelo^lvcv ox' %GIV n(|)w lvxvoG' K ^ A.T|A,tov ax Ge f) Kal vrip,7tdvxa (|)p)v Tcapd Tiaxp, /cov XE UTixp 7iavxa,Gdvaxo, Jtdp 7taxp %)v ((tJGioov A,KT|v,|j.Tixp ' K GvT|xfi Gxaupv xd(|)ov "piv vlriv,7tdvG' |i' elGopcv xe Kal |X(|)iG(Bv Kal dKov.xo Kal n A(()apa)v 7cox' ^eaxo dKpua Gepiid,e w ixiv dyyeA-iTj luypf) |i.Xv olo (()iX,oio.Ax Kal GpT|v(v 7tp())aaiv A,G' 'Aaovpa xv GpT|VTiGe naXiaavxov (t)do A.KCvr poxoc Gpf|VTiGe Kal r GE ^EGdcoGEv.nvXE XE XlA,lda TlDprv K 7tvx' KpEGGEVopeGiv v xavaoGf x yap GXev |xpoxoc A,KT|.XpiGx |i Ge Gxiv, o v ^A-cp e^exavUGGr^ .o GdvEv, o xd(|)ov fiX.Gev, o K xd

  • L'esilio di ApoUo neUa Teosofia di Tubinga 79

    focus dell'attenzione non pi suU'ammissione deUa sconfitta del paganesi-mo da parte dello stesso Apollo, bens suUa figura del Cristo, cui dedicatala seconda parte deUa profezia.

    Da un punto di vista lessicale brano presenta tina chiara impronta non-niana: al v. 2 .\x.^(S) usato awerbialmente ricorre in due luoghi delle Dionisia-che (XI 33 e 187) e in un caso anche nella Parafrasi (XIV 92) in posizioneincipitaria.^^ Al verso seguente nesso vpo|i,ri ap^ anche in Nonno,Par Jo. III 33-34 aapK ano poxeric ^opctJOiJixevov, vopoiii cap, I xojxoTiXet, anche in questo caso nella stessa posizione nel verso. Da notare anchel'uso, forse una cenza potica, di xatc per aiiyx-UGtc termine tcnico perindicare la confusione delle due nature in Cristo,^^ a cui si pu accostareNonno D. XXXIX 3 KOOIXTIXCOV jyxsw aGxpcov, che Dioniso osserva dopo lacaduta di Eetonte, ma dove occorre l'aggettivo Kap.Tixo per dare il signifi-cato di confusione al termine. Interessante poi nesso (|)r)atoov A-Kiiv,una terminologia riconducibe alla KOtVT] teolgica tardoantica per indicarela forza di Dio che d la vita: l'aggettivo, che gi in Omero per designare laterra che produce le messi, sar stato usato per suo colorito oracolare -ricorre infatti in un oracolo citato da Erodoto (I 67) come attributo dellaterra - , ma evoca soprattutto l'uso che ne fa Nonno nella Parafrasi dove attributo dell'acqua viva che Ges dona alla Samaritana e deUa voce di Cri-sto nell'atto di riportare Lazzaro in vita, in entrambi i casi dunque con chiaraallusione all'azione deUo Spirito Santo.^^ Quanto ad OXKTI riferito alla poten-za divina Lieblingswort negH Oracoli Caldaid e in poeti tardi di improntaneoplatonica.'^ Anche nei due versi dedicati alla resurrezione di Lazzaro visono evidenti echi nonniani: il nesso finale el (|)ao A,Kcov espressionericorrente sia nelle Dionisiache che nella Parafrasi con significato anlogo: inD. II 337 detto a proposito della liberazione di Crono dalla sua prigioniasotterranea nelle parole minacciose che Tifeo rivolge a Zeus, Kal Kpvovriariaxfipa x evxepov ei (t)ao XKOov. Nella Parafrasi ricorre tre volte nelcanto IV a proposito deU'luminazione che conferisce il battesimo comerinascita alla vita eterna^" e significativo anche il parallelo con Proclo H.

    "^ Prima solo in A.P. IX 25, 3 (Leon. Tar.).^' Vd. ad es. Epiph., Haer 76, 34, 8: |j.fi EI oijyxvoiv nExaaivovxcov.'^ Cfr. commento di Caprara, cit., a Nonno Par. Jo. IV 48, pp. 183 sg., che cita anchealtre ricorrenze del termine nella poesia tardoantica: A.P. IX 383, 12; Manetho VI 28;Opp. H. I 395; Triph. 77; Nonno, D. XIII 280, XVII 357, XXX 153, XXXV 69 eXXXIX 146, nonch nell'Io al Nilo pubblicato da R. Cribriore, A Hymn to the Nile,Zeitschrift fr Papyrologie und Epigraphik 106, 1995, pp. 97-106.^' La documentazione in D. GigH Piccardi, La 'Cosmogonia di Strasburgo', Firenze 1990,p. 88; in mbito cristiano sono in grado di citare soltanto Greg. Naz. De virt. I B 8 Palla-Kertsch; vd. anche Nonno, Par Jo. X 92 Ttaxpriov X,Kf|v.^ Vd. Par Jo. IV 4 (j)rxa X,fmova E. (t>. ., 61 7t' x^-ijo E. (j). . e 246: sulle diversesfumature che questa espressione assume nei passi citati vd. Caprara ad loc., pp. 14 sg.

  • 80 Dada Gigli Piccardi

    3.15 (alle Muse) A,Kex' |a.Tiv v|/a)X''1v 7tavaA,T|nova 7tp (|)ao yvov. Quantoall'aggettivo 7taA,GGW0 lo troviamo in un'espressione ehe ricalca quella ora-colare in D. XXIX 6: Xaov A,ov (|)eijyovxa 7caX,GGT)xov etc )j,Gov KCOV;ne'episodio della resurrezione di Lazzaro Nonno utilizza invece deUe va-rianti di TcaX.tGG'uxo: con lo stesso significato troviamo 7raA,iv8ivTixo in XI41, JtaUvopGO in XI 79 e il pi scontato taXtvaypexo in XI47 e 164.^' Va-le la pena citare per intero quest'ultimo passo per una certa sua vicinanzacon i versi oracolari (XI162-165):

    7tvoov vSpa Kokeaoe, Kal v ())9i|ivoi Kouaa ASo voTTioe (|)t)y VKD \)a(xov X,A.T|v

    io\) 7caA,ivypexov

    Verso quali conclusioni conduce l'anasi lessicale e la ricerca dei modeUi let-terari^ ^ di questo oracolo? Le due sezioni sono risultate notevolmente diver-se: la prima appare nata intorno all'idea deU'esio degh di che, come abbia-mo cercato di dimostrare, gi presente nel mondo pagano in varie forme ein ambiti diversi: questo se non altro costringe a essere pi cauti nel ritenerequesti versi sicuramente e in toto un falso cristiano. Anche il modo in cuiappare articolata la risposta alia domanda che curatore la Teosofia hapreposto all'oracolo di Apollo lascia l'impressione di un "cappello" artificia-le: d'altra parte la scansione trinitaria deUa divinit un elemento comuneneUa teologia tardoantica e soprattutto modo in cui stato caratterizzato loSpirito Santo, quasi un eGH,o deg elementi natura del cosmo, appare as-solutamente eccentrico per un cristiano intento a creare tracce di vera fede.

    Interessante per un'ipotesi di datazione la definizione di Ges comeuomo celeste che ricorre in ApoUinare e che fa pensare alla fine del IV se-clo, ipotesi sostenuta anche da Dale. Pi face la caratterizzazione del-l'ambiente in cui stato prodotto il commento a questi versi: un ambientemolto versato nell'esegesi omerica e con una chiara impronta neoplatonica,ma anche aperto a recepire elementi dell'epica contempornea, dunqueverosimilmente alessandrino. Un ambiente in cui confluiscono quegli stessiingredienti che troviamo coagulati neU'epica nonniana; di pi: si ha la forteimpressione che sia lo stesso ambiente in cui si trovato ad agir ad Ales-sandria nella prima meta del V sec. Nonno di Panopoli. Lambiente cultralein cui si intrapreso lavoro esegetico degli oraco teologici pagani e in cuipossiamo immaginare creati i falsi, o comunque essersi prodotto il lavoro di

    ^' Nello stesso canto dedicato aU'episodio di Lazzaro 7caHoGt)xo ricorre in XI 38, ma inun'accezione del tutto equivalente a nak\.\.^^ Sui motivi dell'evidente osmosi fra poesia oracolare e poesia epica tardoantica vd. lemie considerazioni in y4cora su Nonno, cit., Aitia (in corso di stampa).

  • L'esilio di Apollo nea Teosofia di Tubinga 81

    trasformazione atto a cristianizzare gli oracoH precedenti, era per forza dicose interessato a trovare dee corrispondenze fra g epiteti epici classici e itermini teologici cristiani, trovava nel neoplatonismo pi naturale trait-d'u-nion fra i due ambiti, doveva essere composto da ypa\i\iaxxKO\ in grado dilavorare sui commentari ai poemi omerici.

    La seconda sezione de'oracolo di Apoo si presenta molto diversa sotto profo linguistico, autnticamente cristiana, nata per sostenere Tideologiacristologica calcedoniana, molto meno omerica e pi nonniana ne'espres-sione. Sicuramente pi tarda dea precedente e ad essa unita ad un certopunto dea tradizione - diffice dire se al momento dea redazione deaTeosofia o pi tardi nel corso del VI sec. - grazie a dee correzioni che sonoState individuate nel corso di questa analisi,""^ apportate per costituire punto di unione con la precedente. Se le cose stanno cosi, ne consegue cheg elementi nonniani individuati in questo testo devono essere considerati iprimi echi del testo dea Parafrasi del Vangelo di S. Giovanni di Nonno negambienti cristiani, un rievo di non poco conto se si considera relativo iso-lamento in cui vive Topera del Panopotano nei seco successivi: per trovareuna presenza di Nonno ci si rifa generalmente aa citazione di alcuni versidee Dionisiache da parte di Agazia (Hist. IV 23), al riuso di Giorgio diPisidia nel suo poemetto esametrico De vita humana, nonch aa trascrizio-ne neo stesso torno di tempo dee Dionisiache nel P. Berol. 10567, di cuiabbiamo frammenti dal XIV e XV canto."^

    Daria Gigli Piccardi

    ^' Un'altra correzione da addebitare probabilmente al momento del rimaneggiamentocristiano il presente irKei (MFP), stampato da Beatrice, che esprime una certezzaladdove T ha futuro ir^ei che si conf aU'indeterminatezza di una predizione.^ SuUa fortuna di Nonno vd. F. Vian in Nonnos de Panopolis, Les Dionysiaques, t. I(chants I-II), Paris 1976, pp. LVI sgg.; F GonneUi in Nonno di Panopoli, Le Dionisiache(Canti XIII-XXIV), 11, Mano 2003, pp. 7-40; G. Agosti, Prima fortuna umanistica diNonno, in A. Guida, V. Fera (edd.), Vetustatis indagator Studi offerti a F. Di Benedetto,Firenze-Messina 1999, pp. 89-114; D. Hernndez de la Fuente, Nonnus and TheodoreHyrtakenos, Greek Roman and Byzantine Studies 43, 2002-2003, pp. 397-407; Nono ylas Dionistacas en Espaa, Faventia 28, 2006, pp. 147-74; Nonnus, Peacock & Shelley.A note on the first English translations of the Dionisiaca, Res Publica Litterarum 30,2007, pp. 188-198; "Bakkhos anax" Un estudio sobre Nono de Panopolis, Madrid 2008,pp. 227-246.

  • Copyright of Medioevo Greco is the property of Edizioni dell' Orso and its content may not be copied oremailed to multiple sites or posted to a listserv without the copyright holder's express written permission.However, users may print, download, or email articles for individual use.