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GIOCHIAMO CON LE FIABE…. Scrittura Creativa.. 1^G Prof.ssa Angela Arena [Autore]

Giochiamo con le fiabe

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Imparare a scrivere fiabe significa imparare a scrivere storie che curano l’anima, narrando incantesimi, draghi, prove e tesori che si incontrano nella vita, con la potenza ancestrale degli avi che trasforma la realtà. Gli alunni di 1^G, guidati dalla loro insegnante Angela Arena, sono stati protagonisti di un laboratorio curriculare improntato sul magico mondo della fiaba che simula un mondo dove tutto è possibile, una sorta di specchio magico in grado di esaudire tutti i desideri.

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GIOCHIAMO  CON  LE  FIABE….  Scrittura  Creativa..  1^G  

Prof.ssa  Angela  Arena  

[Autore]  

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Prefazione

Le fiabe sono “NOI” perché narrano da sempre tutti i

comportamenti in tutte le situazioni della vita, usando il

linguaggio dei sogni che è quello dell’inconscio: metafore,

simboli e archetipi universali.

La struttura monotipica delle fiabe è una formula magica

fatta di fasi imprescindibili e potenti, perché ricalca il

processo di apprendimento del cervello umano.

Imparare a scrivere fiabe significa imparare a scrivere storie

che curano l’anima, narrando incantesimi, draghi, prove e

tesori che si incontrano nella vita, con la potenza ancestrale

degli avi che trasforma la realtà.

Gli alunni di 1^G, guidati dalla loro insegnante Angela

Arena, sono stati protagonisti di un laboratorio curriculare

improntato sul magico mondo della fiaba che simula un

mondo dove tutto è possibile, una sorta di specchio magico

in grado di esaudire tutti i desideri.

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Indice

Speranza, Coraggio e Amore

Simona Ferro Pag. 4

Una scarpa nel computer

Davide d’Antoni Pag. 6

Jonathan, Denny e lo Stregone

Andrea Natoli Pag. 7

Il cratere Magico

Marco Gresta Pag. 9

Il Compleanno di Asia

Ada Caponnetto Pag. 10

Il Telecomando Magico

Riccardo Vigneri Pag. 13

Il Quadro Misterioso

Alessio Gibilisco Pag. 15

La Bambina e la Tartaruga Magica

Letizia Maugeri Pag. 17

Il Mondo Magico

Nicolò Impallomeni Pag. 18

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SPERANZA, CORAGGIO E AMORE

C’era una volta, un terremoto crudele, cattivo e spietato. Faceva sempre del

male a chiunque abitasse sopra di lui. Mr. Terremoto chiamava apposta due placche terrestri e le minacciava a scontrarsi tra loro, lui era temuto da tutti, la sua attitudine era quella di formare crepe ovunque volesse. Un dì, per caso, una bambina dalle lunghe trecce more e dagli zigomi sporgenti, si aggirava nei confini della campagna del nonno. La piccola bambina si chiamava Lola, o almeno così tutti la chiamavano. Lola adorava raccogliere le camomille, le margherite e le more che crescevano senza sosta nella serra del nonno. Mentre passeggiava con il sorriso stampato sulle labbra, sentì tremare la terra e nel men che non si dica venne risucchiata dal suolo. Lola si spaventò, perché non è da tutti i giorni venir risucchiati dal suolo. Ad un certo punto sentì una voce era il terremoto che le parlava: ”Non ci posso credere, uno stupido fattore biotico in vita, come mai non muori, razza di idiota!” La bambina era comunque coraggiosa, piena di tenacia, e sicura decise di non portare rispetto al terremoto. Quindi con voce intensa rispose: ”Per prima cosa mi ci avrai trascinata tu qua sotto, io avrei sinceramente preferito scappare, seconda cosa, sono troppo carina per morire, devo ancora vincere il concorso di bellezza della campagna.” Il terremoto decise di ricattarla: ”Se tu riuscirai a superare due prove potrai essere libera”. Lola accettò la proposta e in un batter d’occhio si trovò subito in un mare in tempesta: ”Di cosa tratta la prima prova?” chiese sorpresa la bambina. :”Devi cercare di riuscire a comandare questa nave nella tempesta più terribile che il mondo ha mai visto. Mio cugino nebbia ti ostacolerà. Ma se tu riuscirai a mantenere in te il coraggio , riuscirai a trovare la luce del faro che ti illuminerà la via.” Le onde si facevano sempre più alte e la nebbia più fitta, inizialmente ebbe timore che la nave affondasse, però si ricordò delle parole del terremoto, strinse tra le mani il timone quando all’improvviso vide un a luce, quella del faro, la seguì e la portò in salvo. Ad un certo punto sentì la voce del terremoto che le disse:” Non avrei mai creduto che una bambina della tua età fosse in grado di superare una prova così difficile! Ma tu ,cara mia ce l ’hai fatta, però non entusiasmarti troppo, ti manca ancora una prova. “ E fu così che si ritrovò in un deserto, il sole splendeva alto nel cielo, faceva molto caldo. Lola si ritrovò con solo due gocce d’acqua nella borraccia, ma ancora non capiva in cosa consistesse la prova. Iniziò a incamminarsi, finché nel suo cammino non incontrò un anziano mendicante, che le chiese: ”Perdono signorina, l’oasi è ancora molto

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distante, non è che avreste dell’acqua per questo povero vecchietto?” Lola avrebbe voluto aiutarlo ma aveva solo due gocce d’acqua: ”Mi dispiace ma ho solo due gocce d’acqua per me ,se le darò a lei io rimarrò senza.” Il vecchio allora sconsolato ringraziò e riprese il cammino verso l’oasi. Lola pensò tra se e se che quel vecchio non avrebbe raggiunto l’oasi in tempo, e si sentì in colpa di non averlo aiutato, capì che doveva aiutare il vecchietto, che era molto più debole ,lei di quelle gocce poteva farne a meno ma per quel vecchietto erano essenziali . Allora senza esitare corse dal mendicante e gli diede le gocce. A quel punto percepì come un tuono la voce del terremoto, che le diceva: ” Tu bambina dalle lunghe trecce more , mi hai sorpreso , non credevo che nell’umanità ci fosse ancora speranza, coraggio e amore . Mi hai dato un motivo per non scatenare più violente scosse nella terra, ti ringrazio di cuore, ora sei libera”. Lola si risvegliò nel suo letto, era solo un sogno ma che le aveva dato un grande insegnamento: che nella vita per superare le difficoltà servono speranza, coraggio e amore.

Simona Ferro

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Una scarpa nel computer

Un giorno, un taxista non trovava più la sua scarpa . La cercava in tutte

le parti della casa ma non la trovava. Visto che era un taxista e girava per tutta la città andò a cercare in tutti i posti in cui era stato ma non la trovò. Tornato a casa decise di giocare un pò con il suo computer . Improvvisamente apparve una pubblicità che parlava di una scarpa smarrita dentro un computer. Il taxista pensò che non potesse essere la sua scarpa e poi gli sembrava veramente impossibile. Ad un tratto il computer lo risucchiò dentro ed il taxista finalmente realizzò il suo sogno. Poteva essere lui il protagonista dei giochi del suo computer. Ad un tratto vide una cartella con scritto "scarpa smarrita". Entrò subito in quella cartella. Si , era proprio un video games e dovette superare tanti livelli sconosciuti per arrivare alla fine e riconquistare la sua scarpa ma era così tanto brovo che ci riuscì. Ad un tratto una voce chiese: " Sei tu il proprietario della scarpa smarrita? " E lui rispose di si. Poi gli chiese : E come lo puoi dimostrare?" Allora il taxista gli fece vedere l'altra scarpa. La voce si convinse e fece uscire il taxista dal computer insieme alla sua scarpa. Precipitato dentro il suo salone il taxista era veramente stanco e sconvolto. Improvvisamente arrivò una telefonata. Era una donna con la voce strimpellante che gli diceva : " Aiuto taxista , non trovo più la scarpa , mi può aiutare a cercarla?" Il taxista gridò " Noooooooooo!" e svenne

Davide D’Antoni

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Jonathan,  Denny  e  lo  Stregone    

Tanto tempo fa in un piccolo villaggio viveva Jonathan, un ragazzo alto,

bello ma soprattutto intelligente. Un giorno, mentre passeggiava per il villaggio incontrò un anziano signore che gli chiese di accompagnarlo poco fuori città dove quest’ultimo viveva. Ma l’anziano in realtà era uno stregone malvagio e aveva l’intenzione di trasformare Jonathan in un piccolo topo attraverso una pozione magica che aveva nascosto in un bicchiere di acqua. Una volta arrivati a casa l’anziano propose a Jonathan di rimanere a pranzo, Jonathan, ignaro di ciò che lo stava aspettando, accettò. L’anziano gli diede l’acqua che Jonathan bevve in un sol sorso. Pochi secondi dopo, Jonathan cadde a terra svenuto dall’effetto della pozione. Ma, Jonathan non si trasformò in un topo come previsto dal piano dello stregone ma poiché lo stregone si era sbagliato a inserire la pozione, Jonathan si trasformò in un piccolo criceto! Una volta risvegliato Jonathan si trovò in un barattolo di vetro posato su una mensola, accanto a sé trovò molti altri piccoli animali. Un barattolo dall’altro lato della mensola attirò la sua attenzione: lì c’era un nano da giardino che come lui era stato imbrogliato dallo stregone. Durante la cena Jonathan provò a divincolarsi per cercare di far cadere il barattolo a terra e scappare. Fu subito notato dallo stregone che gli tirò un’ occhiataccia di avviso, allora Jonathan, capendo ciò che voleva dire lo stregone si calmò, e si addormentò. La mattina seguente lo stregone uscì di casa, probabilmente in cerca di un’altra vittima, e mise tutti i piccoli barattoli in uno sgabuzzino. Jonathan, pur essendo diventato un criceto non perse la capacità di parlare e allora iniziò a conversare con il nano da giardino che si chiamava Denny. Denny gli disse che c’era un modo di scappare, ma gli sarebbe servito il suo aiuto. Jonathan accettò e si mise tutto a orecchie. Denny spiegò che per ‘evadere’ bisognava sfruttare quei momenti, in cui lo stregone era fuori. Il piano era il seguente: i due, Denny e Jonathan, dovevano riuscire a uscire dai rispettivi barattoli mentre erano rinchiusi nello sgabuzzino, successivamente, quando lo stregone avrebbe aperto la porta per riporli

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nuovamente sulla mensola loro avrebbero dovuto scappare a gambe levate e nascondersi in casa, poi aspettare nuovamente che lo stregone uscisse per cercare altre vittime e proprio lì sarebbero usciti da quella casa. Era un’idea folle pensò Jonathan, ma era l’unico modo di uscire da quella orribile casa vecchia e mal arredata. Jonathan chiese a Denny come avrebbero fatto a tornare come prima, ma non ricevette risposta; neanche Denny sapeva come tornare umani come prima, ma attuando il piano almeno sarebbero stati liberi. Jonathan allora si giocò il tutto per tutto e accettò di partecipare al piano per la fuga. Il giorno seguente lo stregone uscì nuovamente e Denny e Jonathan, erano pronti, quando si ritrovarono nello sgabuzzino iniziarono a divincolarsi nel tentativo disperato di rompere il barattolo, dopo qualche minuto si sentì il rumore del vetro di un barattolo frantumarsi, Denny era libero. Denny aiutò con successo a liberare Jonathan che si posizionò insieme al suo amico dietro la porta. Poco dopo lo stregone tornò a casa e aprì la porta dello sgabuzzino e Jonathan e Denny uscirono e corsero verso qualsiasi mobile si trovarono davanti. Jonathan si nascose dietro un quadro che era caduto, mentre Denny sotto un piccolo mobile. La mattina successiva lo stregone ignaro di tutto ciò che era, e stava per accadere uscì di casa e Jonathan e Denny ne approfittarono seguendolo. Sull’uscio della porta allo stregone cadde la sua bacchetta magica che venne afferrata da Denny. Quest’ultimo la scosse sopra Jonathan che dopo qualche secondo si ritrasformò in un umano, a questo punto scosse anche lui la bacchetta magica su Denny e anche lui si ritrasformò in umano. Jonathan e Denny rientrarono in casa e ritrasformarono in umani tutti i piccoli animali. Jonathan e Denny finirono appena in tempo, infatti, subito dopo arrivò lo stregone, Jonathan gli scosse la bacchetta sulla testa e dopo neanche un secondo si ritrovarono davanti un minuscolo bruco. I due amici lo intrappolarono in un barattolo, uscirono di casa senza mai più tornarci, e vissero tutti felici e contenti!

Andrea Natoli

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IL  CRATERE  MAGICO  

C’era una volta un ragazzino di nome Giorgio, amante della montagna.

Era alto, snello e simpatico. Amava giocare con gli amici ma quando andava in luoghi naturali, fuori città, si divertiva tantissimo anche da solo. Faceva spesso gite in montagna con i suoi genitori e ogni volta era molto contento di andarci. Un giorno, durante le sue escursioni, notò un cratere dalla forma bizzarra, quasi a patatina. Si incuriosì molto e si avvicinò. Ma quando fu a un passo da questo, il cratere cambiò aspetto, assumendo una normale forma rotonda. Giorgio a un primo momento fece un balzo all’indietro, appena ripreso coraggio si avvicinò di nuovo, a passi lenti e intanto il vulcano cambiava di nuovo forma. Aveva preso l’aspetto di una nuvola. Il ragazzo conosceva bene i vulcani ma anche chi non li conosce sa che un vulcano non cambia forma da un momento all’altro. Si avvicinò un altro poco per vedere all’interno del cratere e al posto della lava vide un liquido giallo fosforescente che zampillava da tutte le parti. Toccò il bordo e il liquido cambiò colore. Stava prendendo sempre più confidenza con quel vulcano e ogni giorno tornava in quel posto. Scopriva sempre cose nuove sul suo nuovo amico. I suoi compagni di classe si accorsero che anziché giocare con loro preferiva andare in montagna; si incuriosirono e un giorno lo seguirono furtivamente. Era sera e quando il liquido del cratere schizzava in alto, formava fontane di colore. I suoi amici rimasero stupefatti e si allontanarono in punta di piedi. Il giorno dopo lo raccontarono a tutta la scuola, nei giorni successivi la notizia si diffuse in tutta la città. Molti chiedevano a Giorgio dove si trovasse il vulcano e lui li guidava in quel luogo. Tutti si avvicinavano sperando di vedere quello che aveva visto Giorgio ma non succedeva niente. Anche scienziati e vulcanologi provarono a vedere la magia del vulcano ma non accadeva mai nulla e andarono via delusi. Giorgio continuò a visitare il vulcano e ogni volta che questo lo vedeva eruttava i suoi colori allegri. Anche lui non capiva perché questo non succedeva con gli altri; finché un giorno dal vulcano uscì una dolce voce che diceva: “non lo capisci proprio, amico mio! Le altre persone vorrebbero vedermi eruttare solo per acquistare fama o guadagnare molti soldi. Soltanto tu vieni qua perché mi vuoi bene”. Da quel giorno il ragazzo si confidò sempre con il suo cratere magico e amò ancora di più la montagna.

Marco Gresta

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IL COMPLEANNO DI ASIA

C'era una volta, in un paesino lontano lontano, una bambina di nome

Asia che stava per compiere sette anni. La madre aveva deciso di organizzarle una festa a sorpresa e per l'occasione oltre a pensare a festoni, musica per i balli e giochi di società, pensò di contattare anche un mago. Arrivò il famigerato giorno , i suoi amici si nascosero dietro il divano e, quando la festeggiata aprì la porta, tutti in coro gridarono:- Sorpresa!!!-. La bambina spaventata fece un balzo all'indietro ma quando realizzò di cosa si trattasse, ne fu felicissima. Tutto andava bene ed il meglio arrivò quando si presentò il mago in compagnia del suo fidato assistente. I suoi giochi di prestigio fecero rimanere tutti a bocca aperta poi, prima di andar via, il mago lasciò che il suo aiutante disegnasse delle figure a scelta sui polsi dei bambini. É inutile dire che quando ci si diverte il tempo trascorre velocemente e così fu anche per Asia e i suoi compagni...in men che non si dica, era già giunta l'ora per i bambini di tornare a casa. A fine serata, la piccola ringraziò la mamma, l'abbracciò, andò a letto e si addormentò, non prima però che la mamma le rimboccasse le coperte. Nel bel mezzo della notte, la piccola fu svegliata da una musica soave. Subito si guardò intorno e notò che la stella dorata che si era fatta tatuare sul braccio, brillava e s’ illuminava. Si spaventò ed urlò finché i suoi genitori non la raggiunsero nella stanza, la tranquillizzarono dicendole che aveva probabilmente fatto un brutto sogno e la rassicurarono raccontando che il luccichio sul polso era sicuramente dovuto al pennarello "magico" che era stato utilizzato dall’aiuto-mago. Asia si tranquillizzò e si riaddormentò serena. La notte trascorse pacifica ma l'indomani , al risveglio, la bambina si ritrovò in un mondo completamente nuovo. Le sembrava di essere entrata dentro un quadro. Tutto era azzurro, argentato e bianco e non c'era nulla di familiare. Dietro ad un cespuglio celeste vide un nanetto che la spiava: Asia si avvicinò e gli tese la mano. Il piccoletto sentì subito di potersi fidare e dopo averle raccontato chi fosse , le chiese se potesse aiutarlo a combattere contro il drago che minacciava la città. Asia era perplessa, confusa e , lì per lì, non seppe cosa rispondere. Poi si guardò intorno e notò un’ infinità di occhi che la osservavano. Erano

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tutti gli altri gnomi che le corsero incontro e la festeggiarono come colei che li avrebbe finalmente salvati. Pur essendo ancora senza parole, Asia rispose che avrebbe tentato di fare del suo meglio ma non aveva neanche le armi giuste per poter duellare con il nemico. I suoi nuovi piccoli amici le risposero che di questo non avrebbe dovuto preoccuparsi perché erano pronti ad esaudire ogni sua richiesta ed a costruire quanto le servisse. Così dicendo, si misero al lavoro e le donarono una spada splendente. Asia poi chiese al Saggio del villaggio come potesse raggiungere il drago. Il vecchio rispose che prima avrebbe dovuto attraversare la Strada delle Tenebre e che gli gnomi l'avrebbero guidata nel cammino. La bambina cominciò a seguire il sentiero accompagnata da strani suoni terrificanti fino a quando sentì dietro di lei una risata malvagia e si sentì accarezzare la schiena. Si voltò di scatto e vide l’orribile Strega delle Ombre. Quest'ultima la sfidò a duello e spinse Asia per terra. Le due si scontrarono a lungo poi, la strega, la spinse contro un albero e recitò un incantesimo con questa formula magica: "Quando colpita sarai , una rana diventerai". Così dicendo iniziò a roteare la bacchetta magica ma quando la puntò contro la piccola, uno dei nani sfoderò la sua spada e la puntò contro la strega e l'incantesimo le si rivoltò contro. Uno sbuffo di fumo nero e della strega rimase solo una ranocchia impaurita che saltellava nel bosco. Asia e gli gnomi non persero tempo e si diressero verso la dimora del drago che magicamente li stava aspettando e che, quando li vide, con voce possente, pronunciò queste parole: “ La strega mi aveva avvertito, ma non mi aveva riferito quanti piccoli bocconcini offriva il destino!”. La bambina indispettita dalla superbia del mostro sputafuoco, afferrò la sua spada lucente e, nel giro di pochi secondi, la conficcò nell'occhio del drago. Straordinariamente l'occhio ricrebbe ed Asia capì che doveva mirare al cuore. Senza paura attirò l’attenzione dell’enorme drago e quando fu sopra di lei, lo colpì nella parte interessata . Il mostro stramazzò a terra producendo un rumore assordante. Asia capì immediatamente che aveva vinto e il magico gnomo le concesse due desideri che lei espresse subito. Il primo lo utilizzò per fare in modo che il villaggio degli gnomi non potesse più essere attaccato da nessun essere malvagio ed con il secondo………….. tornò a casa. Da quel giorno… C'era una volta, in un paesino lontano lontano, una bambina di nome Asia, che aveva compiuto sette anni e che aveva salvato un piccolo villaggio di amici gnomi.

Ada Caponetto

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IL  TELECOMANDO  MAGICO  

T anto tempo fa in un paesino costruito su un’altura, in una casa fatta di

una pietra lucida e bianca e arredata in maniera elegante, viveva un bambino di nome Giacomo. A Giacomo non piaceva la sua casa: era troppo seria, elegante e lui si annoiava. Oltretutto, Giacomo si annoiava anche a scuola. Le professoresse non spiegavano mai e lui non ci capiva niente di quelle pagine piene di parole senza senso e di immagini sconosciute! Solo di una cosa era certo: gli sarebbe piaciuto tornare indietro nel tempo. Sì, tornare indietro a vedere quello che facevano i bambini al tempo di Leopardi, conoscere Cristoforo Colombo, vedere un dinosauro…. Eh sì, quanto gli sarebbe piaciuto tornare indietro nel tempo. Poi però si disse: “E se inventassi una macchina nel tempo? “ ma subito si rispose: non era possibile! La Tecnologia non faceva per lui e nemmeno tutti quei calcoli matematici così complessi. Ma lui doveva farcela: andare nel passato era sempre stato il suo sogno! Aveva bisogno di inventarsi qualcosa! Decise che avrebbe provato qualunque cosa, ma che sarebbe riuscito ad andare nel passato. L’indomani eccolo lì, con qualche vecchio tubo che aveva trovato e un paio di attrezzi che aveva rubato dalla cantina del nonno. Cominciò a lavorare: doveva creare un portale e come ogni portale che si rispetti doveva quindi essere rotondo. Giacomo lavorò tutto il giorno, ma alla fine riuscì ad avere il suo prezioso portale, anche se era un po’ storto. E adesso cosa si faceva? Questo non lo sapeva; nei film appariva sempre una specie di schermo che se veniva attraversato faceva tornare indietro nel tempo. Giacomo capì che la cosa sarebbe stata più difficile del previsto. L’indomani a scuola ci fu una tragedia. Ovviamente Giacomo aveva dedicato tutta la giornata al suo portale e non aveva mica avuto il tempo di studiare! Purtroppo la professoressa, che non lo interrogava da mesi, decise di interrogarlo proprio quel giorno! Se 3 è un voto eccellente, allora Giacomo aveva preso l’eccellenza….. oppure voleva dire niente amici per un mese! Giacomo sapeva che il portale non avrebbe mai funzionato (come del resto tutto quello che costruiva) e così si arrese al fatto che non c’era nulla da fare. Dopo aver finito i compiti pensò di concedersi un po’ di svago: la televisione. Si sedette comodo sul divano, prese il telecomando e schiacciò il pulsante di accensione. Decise di guardare un film. Si accorse però che era già troppo avanti nella storia e così premette il pulsante e cercò di farlo tornare indietro. Di colpo tutto diventò nero, poi Giacomo vide accanto a lui tutte le più importanti scene dell’epoca moderna: la fine della seconda guerra mondiale,

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il primo presidente d’America, l’indipendenza e molte altre. Si accorse che le scene cominciavano a riferirsi a fatti sempre più antichi come collocazione storica. Quando ne trovò una che lo affascinava decise di toccarla, decise di andare al tempo di Napoleone. Si sentì di attraversare un portale ed in un attimo eccolo lì accanto a Napoleone Bonaparte in persona! Decise inizialmente di non farsi notare. Quando si stava per rivelare, gli comparve davanti un folletto, sì, proprio un folletto che gli disse: ”Aspetta a mostrarti alla gente: se modificherai il passato il futuro potrebbe drasticamente cambiare. Addirittura alcune persone potrebbero scomparire, potresti scomparire perfino tu!” Giacomo lo guardò indeciso e disse: ”Non so…. penso che sia esagerato. Solo perché io parlo con Napoleone Bonaparte, non credo che possa succedere qualcosa!” Il folletto indispettito esclamò: ”Come desideri, ma quando succederà qualcosa non venire a dirmi che io non ti avevo avvertito!” e scomparve. Giacomo decise di parlare lo stesso con Napoleone e gli raccontò di come sarebbe stato sconfitto. Dopo una giornata passata con Napoleone, Giacomo decise di tornare a casa. Arrivato, vide che, nonostante il telecomando fosse ancora nella sua mano, la televisione non c’era più. Guardò fuori dalla finestra e vide che erano tutti a piedi e non c’era nemmeno una macchina. Capì che a causa sua il presente era drasticamente cambiato. Quella che un tempo era l’Europa adesso era la Napolia: non esisteva la televisione, non esistevano le macchine, insomma era completamente diverso. In preda al panico Giacomo cominciò a gridare: ”Folletto, folletto, vieni ti prego!!” Nonostante tutto ciò, non arrivava ancora nessuno. Allora Giacomo provò a tornare nel passato, al suo primo incontro con il folletto. Ed eccolo premere i tasti del telecomando: ritrovò facilmente la scena in cui parlava con il folletto e la toccò. Eccolo entrare nel momento esatto in cui Giacomo non ascoltava il consiglio del folletto. Questa volta, invece di ignorarlo, gli disse che aveva ragione e che era più saggio non dire niente a nessuno. Fu così che Giacomo rinunciò al suo sogno per il bene della terra.

Riccardo Vigneri

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IL  QUADRO  MISTERIOSO  

   

Era venerdì e, come ogni venerdì, Pietro e Giulio andavano a trovare la

nonna Stefania che abitava in una bellissima villa circondata da un vasto giardino pieno di fiori colorati. La stanza più affascinante della villa era la soffitta, dove la nonna conservava i giochi di quando i nipotini erano piccoli. Quel pomeriggio, Pietro e Giulio, volevano ritrovare il loro vecchio pallone con il quale avevano passato interi pomeriggi quando erano più piccoli; e cosi salirono in soffitta. Mentre rovistavano tra gli oggetti conservati dalla nonna, tra sedie, mobili e specchi impolverati, trovarono un vecchio poster che nascondeva un quadro scolorito, raffigurante un cielo ed un prato senza ne’ persone ne’ animali. I due ragazzi rimasero tanto tempo ad osservarlo cercando di capirne il significato ed incominciarono a fantasticare immaginando di trovarsi dentro un bellissimo stadio. Improvvisamente, attorno a loro si materializzò un campo di calcio, lo stadio di Monaco, ed un fischio decretò l’inizio della partita, la finale di Champions Barcellona - Atletico Madrid. Pietro giocava per il Barcellona e Giulio per l’ Atletico Madrid. Subito il Barcellona attacca con una mezza sforbiciata di Pietro, però l’ Atletico Madrid reagisce passando la palla al centro dell’ area di rigore, dove interviene Giulio che tira la palla fuori dallo stadio. La partita finisce 0 a 0 il primo tempo tra Barcellona e Atletico Madrid . E si ricomincia con Giulio, che manda il pallone dall’altra parte del campo facendo stoppare la palla al giocatore del Barcellona ; Pietro che smarca uno, due e tre giocatori fino a quando è solo davanti alla porta. Con molta freddezza Pietro stoppa la palla di petto e tira a volo buttando la palla all’incrocio dei pali e segna il gol dell’ 1 a 0 per il Barcellona. Ma, improvvisamente, il suono di un campanello li riporta alla realtà e si ritrovano seduti a terra in soffitta tutti sudati. Qualcuno aveva suonato alla porta della nonna… si resero conto di aver sognato. Quando ad un certo punto la nonna salì in soffitta e si mise a ridere vedendo i due nipoti tutti sporchi di terra ed erba con indosso due completini di calcio.

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A quel punto Pietro e Giulio si guardarono allo specchio e capirono che in realtà non avevano sognato e che quel quadro inutile era invece magico. Quindi si misero d’accordo per ritornarci ogni venerdì e per vivere settimanalmente nuove avventure

Alessio Gibilisco

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LA BAMBINA E LA TARTARUGA MAGICA

C'era una volta una bambina che camminava felice nel bosco.

Si fermava spesso a guardare ed odorare i bellissimi fiori che crescevano da quelle parti. Ad un certo punto si fece buio e la bambina non trovo più la strada per ritornare a casa. Girovagando per il bosco incontrò una vecchietta e le chiese da che parte dovesse andare per ritrovare la strada di casa. All'inizio la vecchietta sembrava dolce e gentile ma subito dopo si trasformò in una bruttissima strega con un bastone in mano pronta a picchiare la bambina che scappò subito via. Scappando inciampò su una radice e cadde vicino ad una bellissima tartaruga dorata, che sembrava magica. La prese tra le braccia e subito la bambina diventò invisibile. Camminò lungo il sentiero tenendo stretta la tartaruga ,ad un certo punto vide un albero con i rami a forma di cuore, lo riconobbe subito perché era un albero che si trovava vicino casa sua . Corse fino ad arrivare alla porta di casa, bussò e le apri la mamma che non la vide perché era ancora invisibile. Quindi, posò la tartaruga, diventò di nuovo visibile e abbracciò forte la mamma felice. La bambina le raccontò la sua storia e subito la madre chiamò il padre che insieme con i vicini si mise alla ricerca della strega cattiva per sconfiggerla e mandarla via, visto che ormai tormentava da anni la città. La presero e la uccisero. Cosi poté uscire tranquillamente di casa ogni volta che voleva senza nessuna preoccupazione.

Letizia Maugeri

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Il  Magico  Mondo    

C’era una volta un ragazzo di nome Anselmo assolutamente povero, che

doveva aiutare i suoi genitori molto malati. Il giovane faceva il raccoglitore di ortaggi e, oltre a lavorare duramente, doveva accudire i suoi in tutto e per tutto: preparava loro da mangiare, li lavava e li faceva sentire amati. Era un ragazzo veramente buono ed altruista. Il suo desiderio era girare il mondo ed imparare nuove lingue, ma sapeva che non poteva soddisfarlo. Purtroppo i suoi morirono tra tante sofferenze, ma, poco prima di lasciarlo, gli regalarono un mappamondo, che era l’unica cosa preziosa che possedevano. Passavano i giorni e il giovane si trovava solo e tanto triste; allora prese il mappamondo, che gli ricordava i suoi cari, e con il dito toccò per caso l’Africa. Subito intorno a sé cambiò il paesaggio: vide un elefante ed un gruppo di beduini che lo accolsero affettuosamente. Lì restò ben 100 giorni, imparò la lingua ed esplorò il luogo. Poi toccò l’America ed un gruppo di indiani lo ospitarono per altri 100 giorni dentro le loro tende. Così esplorò quasi tutto il mondo, imparando le lingue e conoscendo usi e costumi diversi. Visitò la Svizzera, la Norvegia, la Francia, la Germania, il Marocco, l’Indonesia, la Russia, la Polonia, il Giappone, il Polo Nord, l’Antartide, l’Argentina e la Cina. Ma quando arrivò in Cina, il mappamondo si illuminò improvvisamente. Era come se indicasse una strada che lo portava dritto dritto dall’imperatore. Questo, vedendolo con il mappamondo in mano, gioì e lo fece avvicinare a sé. Fu proprio lui che gli svelò il segreto del mappamondo. Anselmo era figlio di un grande raccoglitore di ortaggi che per tanti anni aveva servito l’imperatore con grande fedeltà ed onore. Quando decise di partire, per sposare la sua amata che si trovava lontano, l’imperatore lo ricompensò con questo oggetto magico che avrebbe esaudito i desideri solo di una persona buona, lavoratrice e paziente come lui. Quindi Anselmo era sicuramente come il padre. Per questo l’imperatore si fidò subito di lui e lo nominò suo consigliere con il compito specifico di intrattenere rapporti con altri popoli, visto che conosceva molte lingue straniere. Per Anselmo i viaggi e le scoperte continuavano.                                                                                                                                                                                                                                                                

Nicolò    Impallomeni  

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