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Giornale italiano di tricologia - anno 17- n° 31 - Novembre 213 Dermatologia psicosomatica - pag. 5 Latanoprost - pag. 7 Sideropenia e Telogen Effluvio - pag. 11 Demodex Brevis Varietà Capitis - pag. 14 Finasteride: 10 anni di follow-up - pag. 23 Effetti della colorazione sul capello - pag. 24 Il Consenso Informato - pag. 29 La dopamina è un induttore del catagen - pag. 31 Trattamento topico dell'alopecia androgenetica con lo spironolattone- pag. 31 Inibitori delle proteasi e caduta dei capelli - pag. 32 Azioni degli androgeni sul follicolo pilifero umano - pag. 32 Diminuzione del consumo di alcol tra gli ex utenti di Finasteride - pag. 33 SOMMARIO EDIZIONI TricoItalia (Firenze) Direttore scientifico: Andrea Marliani Giornale Italiano di Tricologia anno 17 - n° 31 - Novembre 2013 Proprietà letteraria ed artistica riservata. ©

Giornale Italiano di Tricologia numero 31°

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Gli argomenti trattati sono: -Dermatologia psicosomatica. -Latanoprost. -Finasteride. -Il Consenso informato. -Trattamento topico dell'alopecia androgenetica con lo spironolattone. ecc..

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Dermatologia psicosomatica - pag. 5Latanoprost - pag. 7Sideropenia e Telogen Effluvio - pag. 11Demodex Brevis Varietà Capitis - pag. 14Finasteride: 10 anni di follow-up - pag. 23Effetti della colorazione sul capello - pag. 24Il Consenso Informato - pag. 29La dopamina è un induttore del catagen - pag. 31Trattamento topico dell'alopecia androgenetica con lo spironolattone - pag. 31Inibitori delle proteasi e caduta dei capelli - pag. 32Azioni degli androgeni sul follicolo pilifero umano - pag. 32Diminuzione del consumo di alcol tra gli ex utenti di Finasteride - pag. 33

SOMMARIO

EDIZIONI TricoItalia (Firenze)Direttore scientifico: Andrea Marliani

Giornale Italiano di Tricologia

anno 17 - n° 31 - Novembre 2013

Proprietà letteraria ed artistica riservata.©

EDIZIONI TricoItalia(Firenze)

Giornale Italiano di Tricologiaanno 17 - n° 31 - Novembre 2013

Direttore Responsabile: Guido Vido TrotterDirettore Scientifico: Andrea Marliani

Tutti i diritti riservati©

Collaboratori:

Paolo GigliAlessia PiniTorello LottiFiorella BiniCarlo GrassiSara MerelliAldo MajaniAlfredo Rossi Fabio RinaldiPiero Tesauro

Alfredo ReboraDaniele CampoAndrea CardiniFabrizio FantiniCaterina FabroniRoberto d’OvidioMario PrincipatoFranco ButtafarroVincenzo GambinoFabrizio FrancesconAlessandro MinucciLeonardo D'Erasmo

Ekaterina Bilchugova

SOMMARIO:

Dermatologia psicosomatica - pag. 5

Latanoprost - pag. 7

Sideropenia e Telogen Effluvio - pag. 11

Demodex Brevis Varietà Capitis - pag. 14

Finasteride: 10 anni di follow-up - pag. 23

Effetti della colorazione sul capello - pag. 24

Il Consenso Informato - pag. 29

La dopamina è un induttore del catagen - pag. 31

Trattamento topico dell'alopecia androgenetica con lo spironolattone - pag. 31

Inibitori delle proteasi e caduta dei capelli - pag. 32

Azioni degli androgeni sul follicolo pilifero umano - pag. 32

Diminuzione del consumo di alcol tra gli ex utenti di Finasteride - pag. 33

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Novembre 2013 - N° 31 - Giornale Italiano di Tricologia

DERMATOLOGIA PSICOSOMATICA- L’anima attraverso la pelle -

Andrea MarlianiFirenze

La dermatologia psico-somatica si occupa didefinire quella linea sottile che lega psiche asoma; si occupa di mettere in relazione laparte più nascosta dell’individuo, la psiche,con quella a tutti più visibile, la pelle.La pelle è un organo estremamente complessoche nasce embriologicamente insieme al siste-ma nervoso, contiene l'individuo e ne delimi-ta l'interno dalI'esterno; è il confine dell'Io, èlo specchio delle emozioni. Esistono malattiepsichiatriche in cui la pelle è al centro dellemanifestazioni: c’è chi siautoinfligge escoriazioni con leunghie, pensando di esserestato infestato da parassiti, pro-vocandosi così dermatiti fitti-zie; c’è chi si strappa i capellinella cosiddetta tricotilloma-nia; c'è chi si gratta a sangueper un prurito ingiustificato.Infine, ci sono casi in cui è lamalattia della pelle a generarevere e proprie turbe psichiche,soprattutto in una società comela nostra che dà troppa impor-tanza all’apparire.Allo stesso tempo la pelle èorgano di senso che mette incontatto l'Io con il Mondo.Questa linea di confine tra noie il Mondo è cosparsa di innu-merevoli sensori che permetto-no al corpo di conoscere ciòche è fuori da noi e di proteg-gerci dai pericoli. Le fibre ner-vose che percepiscono gli sti-moli dolorosi sono state moltostudiate dai neuroscienziati ma

non c'è solo il dolore, anche il piacere, il sen-timento provato sulla nostra pelle, è fonda-mentale. Non per niente già i nostri cuginiscimpanzé usano carezzarsi tra loro. Non acaso amiamo il massaggio e non a caso l'affet-to di una mamma per il bambino passa per lecarezze del corpo. È così che la paura per unesame da sostenere, l’emozione del primoappuntamento, un amore sbagliato, la mortedi una persona cara, un lavoro che non ci sod-disfa, lo stress e tutti i conflitti interiori simanifestano attraverso la pelle e sulla pellecon disturbi vari, spesso con una patologiacutanea o con la caduta dei capelli. La pelle,quale organo di comunicazione, rappresentail confine tra l’Io più profondo, la Società ed

il Mondo. I capelli, appendici cutanee, hanno sempreavuto grande importanza nella storia dell'uo-mo con profondi significati simbolici attraver-so epoche e culture; nella società attuale, lacapigliatura gioca un ruolo fondamentale nel-l'immagine di sé ed ha un considerevole rilie-vo nell'attrazione sessuale. Oggi come ieri, laperdita dei capelli è spesso vissuta come unapunizione o come una condanna ed è associa-ta a degradazione sociale. I capelli, osannatiper la loro bellezza, lucentezza, quantità edenigrati se untuosi, esili, opachi, costituisco-no una fonte di preoccupazione per un gran-de numero di individui.Anche se i meccanismi precisi attraverso cuila psiche agisce sulla pelle e sui capelli nonsono del tutto chiari, è sicuro che tra cute epsiche esiste uno stretto legame. Se è vero chela pelle nasce dallo stesso ectoderma embrio-nario da cui nasce il sistema nervoso, è anchevero che l'innervazione del follicolo del capel-lo nasce anatomicamente nella corteccia cere-brale prefrontale, dove ha luogo l'ideazione. Oggi dalla psico-neuro-endocrino-immunolo-gia sappiamo che la serenità, il sentirsi bene èun equilibrio di neurotrasmettitori e che que-sto ci permette di vivere. I neurotrasmettitoricome la serotonina, la dopamina, la noradre-nalina, l'ossitocina sono di per sé importatiper la crescita normale dei capelli. Se l'equili-brio dei neurotrasmettitori è alterato i capellicadono o stentano a crescere.Contemporaneamente c'è spesso depressione,disturbi intestinali, disturbi del sonno, spessosvogliatezza,  cefalea fino alla polimialgia.Tutte le patologie più diffuse come l’acne,l’orticaria, la psoriasi, l'alopecia areata, la per-dita di capelli anche androgenetica, possonoessere aggravati e spesso determinati dallacomponente psichica.Dobbiamo capire che lo scopo della vita nonè la felicità ma la serenità: solo se sei sereno

provi il piacere di vivere, se hai piacere divivere ti allunghi la vita. Non dovremmo maivolere da noi più di quanto possiamo dare,dovremmo accettarci come siamo e mai pren-derci troppo sul serio.In Tricologia un’efficace terapia medica sibasa, oltre che su trattamenti farmacologicispecifici, anche e soprattutto su un buon rap-porto tra il paziente e il medico dermatologoe/o tricologo che deve diventare anche un po’psicologo, psichiatra e talvolta pure mago esciamano.

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Riferimenti

Clerici M, Mencacci C., Scarone S.: "Linee guidaper trattamento dei disturbi psichiatrici" pag 626,Masson, Milano, 2003.

Chiozza L.: "Corpo, affetto e linguaggio" Ed.Loescher, Torino, 1981.

Pancheri P.: "Approccio dimensionale e approcciocategoriale alla diagnosi psichiatrica" GiornaleItaliano di Psicopatologia, 1995, 1, 8-23.

Panconesi E.: "Stress and skin diseases: psychoso-matic dermatology" Lippincott, Philadelphia,Clinics in Dermatology, 2: 4, 1984.

Von Scheele C., Nordgreen L.: "The mindbody pro-blem in medicine" Lancet, 258- 261, 1986.

Schatzberg, A.F.; Nemeroff, C.B.:"Psicofarmacologia" Torino, Editore CentroScientifico, 2006.

LATANOPROSTACEF

Azienda Chimica e FarmaceuticaFirenzuola (PC)

IntroduzioneIl Latanoprost è un analogo della prostaglan-dina F2α, primo rappresentante di una classedi farmaci antiglaucomatosi, utilizzati perridurre la pressione endooculare in pazienticon glaucoma ad angolo aperto, che non tol-lerano o non rispondono sufficientemente aibeta-bloccanti, tipici farmaci ipotensivi (1).

La soluzione oftalmica contenente ilLatanoprost (0,005%) è risultata complessiva-mente ben tollerata, anche se si sono riscon-trati alcuni effetti collaterali, quali eritema,aumento della pigmentazione perioculare,variazioni nella colorazione dell'iride, infolti-mento e imbrunimento delle ciglia (2). Proprio l’osservazione di quest’ultimo effetto(aumento del numero, della lunghezza e dellospessore delle ciglia) ha indotto i ricercatori avalutarne gli effetti in pazienti che presenta-vano alopecia areata (3). Gli studi clinicihanno documentato una crescita minimadelle ciglia dopo 3-4 settimane ed una crescitanotevole dopo 8 settimane dall'inizio del trat-tamento. Complessivamente, il 27,5% deipazienti con alopecia delle ciglia trattati con Latanoprost (allo 0,005%) hanno sperimenta-to una ricrescita moderata ed il 17,5% unaricrescita completa.

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L’effetto del Latanoprost è stato testato anchesulla crescita dei capelli, in particolare neicasi di alopecia androgenetica (in seguito èdescritto lo studio in oggetto).

Alopecia AndrogeneticaL’alopecia androgenetica è una patologia incui si manifesta un progressivo diradamentodei capelli, che può avere intensità e velocitàdifferenti. I capelli diventano solitamente piùradi sulla fronte e alcuni centimetri al disopra della nuca negli uomini; nelle donne ildiradamento è invece quasi sempre distribui-to su tutta la parte superiore della testa. Il termine "androgenetica" sta ad indicare chequesta patologia ha unastretta dipendenza con gliormoni androgeni e fattorigenetici ereditari. Il fatto diavere ereditato l'alopeciaandrogenetica fa sì che icapelli di talune aree sianopredisposti a subire danni daparte degli ormoni androge-ni.

Una causa certa dell'alopeciaandrogenetica è, infatti, lapresenza (ereditata genetica-mente) dei recettori del dei-drotestosterone (DHT) nelfollicolo del capello. Il DHT,prodotto a partire dal testo-sterone tramite l'azione del-l'enzima 5-alfa-reduttasi,risulta altamente dannosoper il capello, poiché, legan-dosi ai recettori, è in gradodi: 1) ridurre la fase di crescitadel capello,2) provocare una progressivaminiaturizzazione del folli-

colo (trasformazione da capello a pelo), 3) portare alla completa atrofia del capello equindi alla cessazione di ogni attività ripro-duttiva.

Nel corso del suo ciclo di vita, un capelloattraversa tre fasi: a) anagen: la matrice produce le cellule checostituiscono il capello permettendogli di risa-lire lungo le pareti del follicolo. Questa fasepuò durare da tre a sette anni. Una capigliatura sana è costituita per l'82-90% da capelli in questa fase. b) catagen: in seguito ad un segnale interno dinatura ormonale o chimica non ancora nota

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il follicolo entra in una fase di "riposo", in cuile cellule non si riproducono più. Il capellorimane nel cuoio capelluto, ma non cade nécresce. Circa l'1% dei capelli è in questa fase,che dura un paio di settimane. c) telogen: si interrompe ogni attività produt-tiva e il capello è trattenuto unicamente dallepareti del follicolo. Dall'ingresso in questafase alla caduta vera e propria in genere pas-sano circa 3 mesi. Almeno il 10-18% dei capel-li presenti sul cuoio capelluto sano si trova infase telogen.

Dopo circa 3 mesi, se non sono intervenutifattori nocivi a carico della matrice, nasce ilnuovo capello. Il periodo in cui il capello ènato ma non è ancora emerso dal cuoio capel-luto si definisce fase metanagen, dopo la suacomparsa al di fuori della cute, prende ilnome di anagen.

Quando i capelli di una chioma sono nell'82-90% in fase anagen e nel 10-18% in quellecatagen e telogen, tutti i capelli vengono sosti-tuiti progressivamente e non si manifestanodiradamenti.

Studi clinici La crescita dei capelli, in seguito a trattamen-to con Latanoprost, è stata inizialmente stu-diata sul topo (4) e sul macaco, una scimmiache sviluppa nel tempo una calvizie simile aquella umana (5). Otto macachi sono stati divisi in due gruppi.Il primo gruppo è stato trattato con un’appli-cazione quotidiana di una soluzione topica di50 microg/ml di Latanoprost per 5 mesi; alsecondo gruppo invece è stato applicato, conla stessa posologia, il solo veicolo. Per i succes-sivi tre mesi, 2 macachi di ogni gruppo sonostati trattati con una soluzione di 500microg/ml di Latanoprost, mentre gli altrihanno ricevuto il trattamento precedente. La

crescita dei capelli è stata valutata mediantefotografie mensili e analizzando fototrico-grammi. I risultati dimostrano che il tratta-mento con Latanoprost a più bassa concentra-zione porta ad un minimo rinfoltimento deicapelli mentre aumentando la concentrazionei risultati migliorano, con la conversione del5-10% dei follicoli miniaturizzati in follicoliintermedi o terminali.

Recentemente è stato effettuato uno studiopilota anche sull’uomo con lo scopo di valuta-re gli effetti del Latanoprost sulla crescita deicapelli e sull’eventuale pigmentazione delcuoio capelluto in soggetti affetti da alopeciaandrogenetica (6).

Lo studio pilota in doppio cieco, controllatocon placebo è durato 24 settimane. Sedici gio-vani volontari (di età compresa fra 23 e 35anni) affetti da alopecia moderata (stage II-IIInella scala di Hamilton) sono stati trattati conuna soluzione topica allo 0,1% diLatanoprost. Ogni soggetto ha applicato unavolta al giorno il prodotto contenente il far-maco in una piccola zona (circa 3 cm2) dellaregione fronto-temporale, e il placebo in unazona simmetrica con le stesse caratteristichedi pigmentazione del cuoio capelluto e di den-sità e colore dei capelli della prima. Qualeparte (destra o sinistra) veniva trattata col pla-cebo e quale col farmaco non era nota né aivolontari né ai ricercatori (doppio cieco).

Ogni quattro settimane è stato effettuato uncontrollo mediante Trichoscan (strumentoche permette, tramite analisi di immaginidigitali e immagini ottenute al microscopio adepiluminescenza, di misurare la velocità dicrescita dei capelli, la loro densità, il diametroe il rapporto tra le quantità di capelli in faseanagen e di quelli in fase telogen). Medianteosservazioni visive è stato analizzato il grado

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di pigmentazione dei capelli e del cuoio capel-luto. I volontari sono stati intervistati pervalutare eventuali effetti collaterali (eritema,prurito, infiammazione, o qualunque altroeffetto indesiderato).

I risultati ottenuti sono molto incoraggianti.Dopo 24 settimane nella metà dei partecipan-ti almeno due tra le quattro seguenti caratte-ristiche sono state osservate: aumento di pig-mentazione, densità, lunghezza e spessore deicapelli. In particolare l’aumento in densità dei capelliè stato notato già dopo 8 settimane nella zonatrattata con Latanoprost risultando in unincremento totale del 22% dopo l’intero trat-tamento. Per quanto riguarda la pigmentazione inquattro dei soggetti trattati sono stati osserva-ti capelli pigmentati mentre solo un soggettoha riportato pigmentazione del cuoio capellu-to.Tra gli effetti collaterali notati, solo i casi dieritema sono probabilmente da imputare alprodotto in esame.

Nonostante i buoni risultati ottenuti peròsono necessari ulteriori approfondimenti, eciò anche per ovviare alle limitazioni che que-sto studio presenta, come ad esempio l’età deisoggetti reclutati (tra 23 e 35 anni) e la zonadel cuoio capelluto che è stata trattata (si èvisto infatti che altri farmaci, qualiFinasteride (7), stimolano la crescita dei capel-li in alcune zone del cuoio capelluto ma nonin altre). Sebbene presenti dei limiti, questo studio for-nisce comunque importanti informazionisugli effetti positivi che il Latanoprost possie-de sulla crescita dei capelli e potrebbe suppor-tare l'approccio di utilizzare analoghi delleprostaglandine come una nuova classe dimolecole in grado di contrastare la caduta dei

capelli causata dall'alopecia androgenetica.

Quanto al meccanismo d’azione delLatanoprost, è stato proposto che le prosta-glandine, somministrate a soggetti con alope-cia a livello delle ciglia, agirebbero modulan-done le fasi di crescita (8). In particolare ilLatanoprost indurrebbe la transizione dei fol-licoli in fase telogen in follicoli in fase anagen(che determina un aumento nel numero delleciglia) e il concomitante prolungamento dellafase anagen (che comporta l’allungamentodelle ciglia). È però ancora da definire se il Latanoprostagisca con gli stessi meccanismi sulla crescitadei capelli, in quanto vi è un diverso rapportotra i follicoli in fase anagen e quelli in fasetelogen (questi ultimi essendo circa il 50% nelcaso delle ciglia e solo il 14%, in media, nelcaso dei capelli).

Riferimenti

1) Costagliola C., Del Prete A., Verolino M.,Antinozzi P., Fusco R., Parmeggiani F., et al.:“Effect of 0.005% latanoprost once daily on intrao-cular pressure in glaucomatous patients not ade-quately controlled by beta-blockers twice daily: a 3-year follow-up” Graefes Arch Clin Exp Ophthalmol2002; 240:379-386.

2) Alm A., Grierson I., Shields M.B.: “Side effectsassociated with prostaglandin analog therapy”Surv Ophthalmol 2008; 53:S93-S195 .

3) Coronel-Perez I.M., Rodriguez-Rey E.M.,Camacho-Martinez F.M.: “Latanoprost in the treat-ment of eyelash alopecia in alopecia areata univer-salis” J Eur Acad Dermatol Venereol 2010; 24:481-485.

4) Sasaki S., Hozumi Y., Kondo S.: “Influence ofprostaglandin F2a and its analogues on hair

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regrowth and follicular melanogenesis in a murinemodel” Ext Dermatol 2005; 14:323-328.

5) Uno H., Zimbric M.L., Albert D.M.,Stjernschantz J.: “Effect of latanoprost on hairgrowth in the bald scalp of the stump-tailed macac-que: a pilot study” Acta Derm Venereol 2002; 82:7-12.

6) Blume-Peytavi U., Lönnfors S., Hillmann K.,Garcia Bartels N.: “A randomized double-blind pla-cebo-controlled pilot study to assess the efficacy ofa 24-week topical treatment by latanoprost 0.1% onhair growth and pigmentation in healthy volun-teers with androgenetic alopecia” J Am AcadDermatol. 2012; 66(5):794-800.

7) Stough D.B., Rao N.A., Kaufman K.D., MitchellC.: “Finasteride improves male pattern hair loss ina randomized study in identical twins” Eur JDermatol 2002; 12:32-37.

8) Johnstone M.A., Albert D.M.: “Prostaglandin-induced hair growth” Surv Ophthalmol 2002; 47(1):185-202.

SIDEROPENIAe

TELOGEN EFFLUVIUMNELLA DONNA

L'importanza della ferritinaSara Merelli

Macerata

Una dieta adeguata e completa di tutte lesostanze di cui necessita l'organismo qualiaminoacidi, vitamine ed oligoelementi, è fon-damentale per il mantenimento di un buonostato di salute dei capelli.Gli stati carenziali possono fortemente com-promettere la crescita e i processi metabolicidel capello, causando o peggiorando effluvi,talvolta irreversibili.Secondo Rook: “diete troppo rigide e malequilibrate hanno contribuito all’aumentodelle alopecie e delle ipotrichie riscontratonegli ultimi anni, specie nelle donne”.La carenza nutrizionale che più frequente-mente si riscontra, soprattutto in donne in etàfertile, è la sideropenia: condizione in cui ilferro totale presente nel nostro organismo siriduce in modo considerevole. Le cause posso-no essere diverse: diete inadeguate, gravidan-za, flusso mestruale abbondante.Malassorbimento o emorragie, spesso piccolee inosservate del tratto gastro-intestinale pos-sono causare carenza di ferro in uomini edonne in post-menopausa.La carenza marziale è anche associata a ritar-do nello sviluppo, alterazioni del comporta-mento, diminuzione delle capacità intellettivee diminuita resistenza alle infezioni e, se noncurata adeguatamente e prontamente, puòdeterminare deplezione dei depositi di ferro,ridotta eritropoiesi e anemia.Il fabbisogno giornaliero di ferro è di circa 18- 20 mg, la sideremia normale oscilla fra 0,6 e1,5 mg/ml di siero. Il ferro viene introdottocon la dieta e l'assorbimento a livello intesti-

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nale è favorito dalla vitamina C.Nel nostro corpo il ferro è presente in treforme: il ferro di trasporto, legato alla trans-ferrina, è destinato ai tessuti; il ferro di depo-sito, legato principalmente alla ferritina,costituisce le riserve di ferro del nostro orga-nismo; il ferro in forma libera, quindi biodi-sponibile, è utilizzato per la sintesi dell'emo-globina. L’emoglobina è una metallo-proteinaessenziale per il trasporto dell'ossigeno ai tes-suti, per l’attività di molti metallo-enzimicome ad esempio la catalasi, che ci proteggedal perossido di idrogeno (H202) e i citocro-mi, necessari al trasferimento degli elettroninella catena respiratoria. In ultimo, ma nonmeno importante, il ferro entra nella compo-sizione del capello ed è necessario alla vita delcheratinocita perché, in carenza di ossigeno,la catena respiratoria mitocondriale rallenta econseguentemente diminuisce la produzionedi energia, sotto forma di ATP, necessaria allesintesi proteiche.Tuttavia l’eccesso di ferro libero può anchecatalizzare la formazione di radicali liberi

nocivi per DNA, proteine e lipidi di membra-na. Quindi è fondamentale mantenere la cor-retta omeostasi del ferro per evitare sia unacarenza quale causa di arresto della crescitacellulare e anemia nell'organismo, sia unsovraccarico con conseguente danno ossidati-vo.In molti studi condotti soprattutto daRushton e colleghi è stata presa in considera-zione la possibile relazione tra sideropenia ecaduta di capelli, esaminando gruppi didonne di età compresa tra i 18 - 70 anni contelogen effluvium. Dai risultati, di cui alcuniun po' controversi, è emerso che donne chelamentavano una caduta di capelli mostrava-no carenza di ferro con valori ematici piutto-sto bassi di ferritina ed emoglobina.La ferritina è una proteina globulare con lacapacità di legare il ferro, è la principale pro-teina che lega il ferro e svolge quindi un ruoloimportante nell’immagazzinamento di questometallo. Può contenere fino a 4500 ioni diferro (Fe3+) racchiusi in un guscio proteicodetto “apoferritina”. In generale la ferritina

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sierica è direttamente proporzionale alla fer-ritina intracellulare e quindi alle riserve diferro di tutto il nostro corpo. Il ferro legatoalla ferritina è rapidamente mobilizzabile,per questo una carenza di ferro provoca unaforte riduzione della concentrazione di ferriti-na sierica. Quindi bassi livelli di ferritina sie-rica rivelano una carenza di ferro e sono piùattendibili rispetto a fattori come transferri-na e zinco-protoporfirina eritrocitaria.Quando invece il ferro nel nostro corpoaumenta, si verifica un incremento della fer-ritina e in tal caso questa proteina svolge unruolo protettivo nel nostro organismo seque-strando il ferro libero che, in eccesso, potreb-be reagire con l’ossigeno formando radicaliliberi tossici e trasformandolo da ferro ferrosoa ferro ferrico più innocuo.Ad oggi di fronte ad una donna che mostra untelogen effluvium è sempre consigliabile unoscreening per la carenza di ferro, esame difacile esecuzione con un prelievo di sangue,determinando i valori ematici della ferritina.I parametri della ferritina da considerare intricologia sono più ristretti rispetto a quelli diuso comune in Medicina e sono il risultato diuno studio condotto da Rushton et al. nel2001:⁃ 40 ng/ml è la concentrazione di ferritinaminima per mantenere un buono stato disalute del capello;⁃ 70 ng/ml è la concentrazione di ferritinaminima necessaria per la ricrescita del capel-lo.

In ambito tricologico, si considera 30 ng/ml ilvalore limite della Ferritinemia, al di sotto delquale è probabile un Effluvio in Telogen.Accertata la carenza marziale, la terapia daadottare consiste in un adeguamento delladieta o in un'integrazione di ferro per os ointramuscolo, nei casi più gravi. In alcuni casiil trattamento non sarà risolutivo, ma sicura-

mente contribuirà ad un miglioramento gene-rale.

Riferimenti

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Desai S.C., Sheth R.A., Udani P. M.: “Nutritionand hair anomalies” In: Orfanos C.E., MontagnaW., Stuttgen G. (Eds) “Hair Research” Springer-Verlag, New York,1981: 257-265.

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Rushton D.H.: “Decreased Serum Ferritin andAlopecia in Women” Journal of InvestigativeDermatology. (2003) 121; XVII-XVIII.

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DEMODEX BREVISVARIETA’ CAPITIS

Un acaro parassita del complesso pilosebaceodella cute del capo dell’uomo

Mario Principato, Fiorella Bini, SimonaPrincipato e Andrea Marliani

Perugia - Firenze

RiassuntoViene, per la prima volta, descritto ilDemodex brevis var. capitis, una nuova varie-tà di acaro Demodicidae isolato dalle ghian-dole sebacee di un soggetto calvo con alopeciaseborroica. Gli Autori discutono la plasticitàbiologica di questo acaro che sembra in gradodi adattarsi a substrati differenti modificandola propria morfologia, come notoriamente siverifica negli acari del genere Sarcoptes. Tale“tendenza” ad adattarsi alla cute del capo ègià presente in embrione nella popolazioneoriginaria localizzata a livello delle gene nasa-li. Ciò potrebbe consentire di rilevare, conmolto anticipo, la possibilità di adattamento

di questo acaro alla cute del capo e, dunque,di rilevare l’effettiva “tendenza”, da parte diquesti acari, a concorrere nel determinismodella calvizie favorendo fattivamente l’iper-produzione sebacea ed uno stato patologicocronico della cute.

IntroduzioneDemodex brevis è un acaro prostigmatoappartenente alla famiglia Demodicidae. Come è noto, appartengono a questa famiglianumerosi acari provenienti da animali(Demodex ovis, D. cati, D. suis, D. bovis, D.equi, D. caprae, D. cuniculi ecc.), nei qualiprovocano patologie cutanee frequentementecaratterizzate da perdita di pelo, desquama-zione, infiammazione, follicolite, lesioninodulari ecc. (Smith, 1961, Nemeseri et al.,1965), non di rado mortali, come si verificanella c.d. "rogna rossa" del cane, provocatadall'azione di Demodex canis (Hillier et al.,2002, Duclos et al. 1994, Guaguere, et al.,

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1991, Mechelli et al., 1993). Sono in gran parte parassiti specie-specificidel complesso pilosebaceo della cute.Attraverso i loro arti e i loro palpi graffiano esfaldano la parete interna del follicolo piliferoe, attraverso i loro cheliceri, pungono e svuo-tano il citoplasma delle cellule della pareteinterna delle ghiandole sebacee, provocandointensa secrezione sebacea (Spickett, 1961). Nell'uomo sono state descritte due specie:Demodex folliculorum , a prevalente localiz-zazione nel follicolo pilifero, e Demodex bre-vis, a localizzazione più interna, nel lumedelle ghiandole sebacee (Desch et al. 1972).È noto, e ampiamente descritto in letteratura,il ruolo di questi acari nel determinismodell’acne rosacea (Bonnar et al.1993, Fortonet al. 2005, Hoekzema et al. 1995), ma nonmolti sanno che entrambe le specie possonorilevarsi in numerosi altri distretti anatomicie qui essere causa di prurito improvviso percircoscritte infiammazioni dei follicoli pilife-ri. Recenti studi hanno dimostrato che entrambele specie sono in grado di dislocarsi e svilup-pare in luoghi davvero insoliti (Bardach etal.1981, Nutting et al. 1988, Principato,2004): nel meato uditivo esterno, per esem-pio, dove provocano una grave otite seborroi-ca (Liu et al. 1982, Principato 2000); nelleghiandole di Meibomio (English et al., 1981,1982,1983) o nelle palpebre originando, talo-ra, una particolare blefarocongiuntivite ede-matosa che non risponde al trattamento conantibiotici (Principato, 1988); nella cute delmento, dove provocano la c.d. “dermatiteperiorale” della donna (Principato, 1994), epersino nella cute del perineo (Soylemez etal.2010), del pene e della vulva (Bukva 1985),originando quasi sempre prurito intenso, dis-continuo, spesso improvviso, con stimoloincontenibile al grattamento.Da tempo è nota anche la capacità degli acari

del genere Demodex di veicolare agenti pato-geni (Spickett, 1961, Wolf et al. 1988, Cliffordet al.1990). Nel 1995 Principato et al. dimo-strano il ruolo di Demodex brevis quale serba-toio batterico isolando peraltro, per la primavolta, Staphylococcus kloosii dall'idiosoma diquesto acaro proveniente da un soggetto affet-to da alopecia seborroica.Non dobbiamo, dunque, stupirci se è ricor-rente l'isolamento di D. folliculorum e D.brevis nella cute del capo di soggetti con alo-pecia seborroica e se ancora oggi è discussoun loro effettivo ruolo nel determinismo dellacalvizie (Miskijan 1951, Sanfilippo et al.2005).Tra le due specie è certamente Demodex bre-vis a causare più danni, in quanto localizzatoprofondamente nelle ghiandole sebacee, dovevive e si riproduce (Rufli 1981, Principato1999, 2000), mentre D. folliculorum si loca-lizza più in superficie e, talora, procide per-sino oltre l'ostio follicolare (Principato, 1994,1996), riuscendo così più facilmente attacca-bile da parte di sostanze ad uso topico(Principato, 1996, 1998).La sede elettiva di entrambe le specie è rap-presentata dal complesso pilo sebaceo dellacute del naso dell’uomo e della donna (Lefler1989, Norn 1982), luogo in cui si riscontranoquesti acari, fin dal primo mese di vita.Il cambiamento di habitat e la localizzazionein altri distretti anatomici, come il complessopilosebaceo della cute del capo dell’uomo,comporta una grande capacità di adattamen-to da parte di questi acari che appare ben evi-dente soprattutto in Demodex brevis il quale,ancor più di D. folliculorum, contrae strettirapporti con la cute. Tale capacità di adatta-mento si manifesta con variazioni morfologi-che più o meno costanti e con la formazionedi varianti della stessa specie di difficileinquadramento sistematico. È questo il casodi Demodex brevis nella forma in cui si osser-

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va a livello della cute del capo di soggetti conalopecia seborroica nei quali l'acaro si è ripro-dotto per anni interagendo con il nuovo sub-strato fino all’insorgenza di una calvizie ditipo VI o VII, secondo la scala Hamilton.Ripetute osservazioni di alcune ricorrenti dif-ferenze tra acari della stessa specie e dellostesso sesso, a livello della cute del capo disoggetti con alopecia seborroica, ci hannoindotto ad effettuare uno studio morfometri-co di questi parassiti, al fine di verificare sepotesse trattarsi solo di semplici "forme" dellastessa specie o, piuttosto, di importanti"varianti morfologiche" strettamente correla-bili al substrato parassitato.

Materiali e MetodiAbbiamo effettuato dei prelievi mirati dimateriale sebaceo dalla cute del capo e dallacute delle gene nasali di un soggetto affettoda evidente Demodicosi con alopecia sebor-roica (Tav.I, Figg. 1- 6). Il prelievo sulle areecalve è stato effettuato con il metodo descrittoda Principato (1994) servendosi di un cuc-chiaino di acciaio a margine smusso striscia-to sulla cute del capo stretta tra due dita. Ilmateriale prelevato è stato immerso in acidolattico e qui, a mezzo di microaghi, è stataeffettuata la disgregazione del sebo e l'isola-mento degli acari allo stereomicroscopio:n.15 acari (5♂ e 10♀) provenienti dalla cutedel naso e di n.15 acari (5♂ e 10♀) provenienti

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dalla cute del capo. I parassiti isolati sonostati montati su vetrino in Berlese e immedia-tamente fotografati e misurati.

RisultatiI risultati dell'esame morfometrico degli acariisolati si evincono dalle Tabelle 1 e 2. Quiappaiono evidenti delle differenze sia tra imaschi e sia tra le femmine dei Demodex pro-venienti dalla cute del naso e dalla cute delcapo del soggetto esaminato con alopeciaseborroica. Le immagini fotografiche dei

Demodex brevis isolati (Tav.II, Figg. 1 - 8)mostrano, già visivamente, alcune evidentidifferenze morfologiche tra i due acari inentrambi i sessi. Le figg. 1,3,5,7 si riferisconoa Demodex brevis preveniente dalla cute delcapo; le figg. 2,4,6,8 si riferiscono a Demodexbrevis preveniente dalla cute del naso.Appare significativa la particolare conforma-zione della regione opistosomale, sia delmaschio che della femmina, che negli esem-plari provenienti dalla cute del naso si presen-ta chiaramente più stretta ed appuntita.

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La lunghezza totale degli acari di sessomaschile, provenienti dalla cute del capo(152,6 μ) è nettamente inferiore a quelladegli acari di sesso maschile provenienti dalla-

cute del naso (215,8 μ ). Ciò al contrario diquanto si osserva nelle femmine (D. brevis/capo: 248,9 μ – D. brevis/naso: 224,2 μ).Inoltre, anche la parte terminale del loro idio-

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soma risulta, sotto il profilo micrometrico,differente: D. brevis ♂/naso 132,8 μ; D. brevis♂/ capo76,3 μ. Se osserviamo lo gnatosomadegli acari di sesso maschile,vediamo comequelli provenienti dalla cute del naso abbianouna base più larga ma più corta rispetto all'al-tro acaro, con palpi non oltrepassanti il conodei cheliceri (Tav. II fig.8). La porzione idioso-male post-edeago, inoltre, risulta nettamentepiù lunga (162,6 μ) rispetto a quella degliacari provenienti dalla cute del capo (99,6 μ).Nella femmina le differenze morfometricheappaiono ancor più evidenti, soprattutto alivello opistosomale (Tab.2): D. brevis♀/naso132,8 μ ; D.brevis ♀ /capo 178,4 μ. Anche inquesto caso l’apice dell’idiosoma si presentanettamente triangolare e appuntito negliacari provenienti dalla cute del naso e arro-tondato con un breve restringimento apicale,a volte simile ad una spina, negli acari prove-nienti dalla cute del capo (Tav. II figg.5 - 6).In questi ultimi, lo gnatosoma è pressochéquadrangolare (20,7 μ x 20,7 μ) ma piùlungo rispetto all'altro Demodex (16,6 μ x20,7 μ). Il podosoma delle femmine di D. bre-vis provenienti dalla cute del naso (74,7 μ ) è,inoltre, nettamente più ampio, in larghezza,rispetto a quello dell’altro acaro (49,8 μ),mentre la distanza tra l’apice dell’opistosomae la base dell’apertura genitale è, al contrario,nettamente inferiore (120,3 μ in ♀D. brevis/naso rispetto a 132,8 μ in ♀D. brevis/capo).

ConclusioniIl nostro studio morfometrico dimostra, conchiara evidenza, che esistono delle importantivariazioni morfologiche intraspecifiche lequali giustificano la formazione di unanuova varietà di Demodex brevis che qui chia-miamo "var. capitis". Deve essere chiaro,però, che Demodex brevis mostrerà sempre,nell'ambito di una popolazione, delle caratte-

ristiche morfometriche incostanti le quali ciinducono a pensare che questo acaro sia anco-ra "in adattamento morfologico". Ciò signifi-ca che alcuni individui di questa specie sonoin grado di adattare più facilmente di altri leproprie strutture morfologiche ad un nuovo edifferente substrato anatomico. Questo nonsi deve considerare un fatto nuovo tra gliacari, soprattutto in quelli che notoriamentecontraggono stretti rapporti associativi con lacute. Basti pensare a Sarcoptes scabiei che,notoriamente, cambia le caratteristiche mor-fometriche e la propria chetotassi idiosomalenel momento in cui si trasferisce in un nuovoospite (Fain 1968): infatti la sua spinulazioneidiosomale dorsale è fitta e continua se l'acaroproviene dalla cute di un cane ma è, invece,discontinua, e con un'ampia area glabra (chia-mata clerière), se l'acaro proviene dall'uomo.Eppure si tratta della stessa specie ma divarietà differenti, mai costanti nell'ambitodella stessa popolazione. Ciò è quanto rite-niamo possa essere accaduto al Demodex bre-vis di provenienza nasale, il quale certamente,dopo il trasferimento nel complesso piloseba-ceo della cute del capo, ha iniziato un lentoadattamento morfologico al nuovo habitat,concorrendo a determinare il quadro di alo-pecia seborroica tipico della sua presenza.Poiché la capacità di adattamento ad uncerto substrato non è, comunque, propria ditutti gli esemplari di una popolazione, proba-bilmente solo alcuni individui sono in gradodi riprodursi e sviluppare in certi substratinei quali danno origine a linee morfologichetipiche, come quella del Demodex brevisvarietas capitis. Questo si verifica anche peril Sarcoptes scabiei nella cui popolazione èsempre presente un piccolo numero di esem-plari con caratteristiche morfologiche miste,in grado di adattarsi più facilmente a substra-ti differenti. Parimenti, in popolazioni nor-mali di Demodex brevis, tipicamente prove-

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nienti dalla cute del naso, sono già presentidelle forme miste, “tendenti” morfologica-mente a quella che qui abbiamo chiamato"varietas capitis" e, probabilmente, tanto mag-giore è il loro numero, tanto più alta sarà lapossibilità che possa avvenire la colonizzazio-ne e l’adattamento alla cute del capo, concor-rendo così al determinismo dell’alopeciaseborroica e, dunque, alla caduta dei capelli. Potrebbe essere, pertanto, ipotizzabile la pos-sibilità di rilevare, già a 16-18 anni, sulla basedi un esame morfometrico dei Demodex pre-senti nella cute del naso (e di altri parametricorrelati alla composizione del sebo), la "ten-denza" di una popolazione di acari e la lorocapacità di potersi adattare o meno alla cutedel capo. Inoltre, come accade in Sarcoptesscabiei var. canis o in Sarcoptes scabiei var.vulpis, in cui la distribuzione anatomica degliacari risulta fortemente influenzata dagliormoni maschili e femminili, così anche inDemodex brevis potrebbe avvenire qualcosadi simile che porta l’acaro a colonizzare pre-ferenzialmente la cute del capo dell’uomopiuttosto che la cute del mento delle donne.Nessuno mai avrebbe potuto pensare che certiacari Demodicidae si sarebbero potuti adatta-re in zone anatomiche inconsuete quali ilprepuzio o il clitoride (Demodex flagellurusin Mus musculus, Bukva et al.1985) o, addi-rittura, il tratto digestivo di certi roditori(Demodex rosus e D. buccalis, Bukva etal.1985) o nelle ghiandole di Meibomio(Demodex sabani e D. gapperi, Nutting et al.,1971, Desch 1984) e persino nelle pinne delleOtarie (Demodex zalophi, Nutting et al.1980). È indubbio che tale raggruppamento di acarisia sensibile al substrato nel quale si trova ene subisca l’influsso ormonale, ma è un datodi fatto che, possedendo notevoli capacità diadattamento, possa essere in grado di origi-nare forme morfologiche particolarmentespecializzate, come il Demodex brevis var.

capitis, una varietà strettamente correlata alcomplesso pilosebaceo della cute del capo eprobabilmente, in qualche modo, correlataall’insorgenza della calvizie.

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SOMMINISTRAZIONE ORALEDI FINASTERIDE 1MG-DIE

IN UOMINI AFFETTIDA ALOPECIA ANDROGENETICA

10 anni di follow-upRossi A, Cantisani C, Scarnò M, Trucchia A,

Fortuna MC, Calvieri S.Roma

L’Alopecia Androgenetica è una condizionegeneticamente determinata nella cui patoge-nesi assume un ruolo importante la trasfor-mazione del testosterone in diidrotestosterone(DHT) ad opera dell’enzima 5α-reduttasi ditipo II. L’attività di tale enzima, nei soggettipredisposti, determina una miniaturizzazionedel follicolo che si traduce in una progressivatrasformazione del pelo terminale in pelointermedio e, successivamente, in vello (piùcorto, di calibro ridotto e depigmentato),apprezzabile soprattutto nelle regioni andro-geno-dipendenti.La terapia di questa condizione si può avvale-re degli inibitori dell’enzima 5α-reduttasi ditipo II. La somministrazione di Finasteride, un inibi-tore specifico dell’enzima 5α-reduttasi di tipoII, alla dose di 1 mg/die è indicata per il trat-tamento degli uomini affetti da alopeciaandrogenetica (AGA).Studi precedenti atti a valutare l'efficacia e lasicurezza di questo farmaco non avevano maiconsiderato un follow-up della durata maggio-re di 5 anni. Nel nostro studio abbiamo valu-tato l’efficacia e gli effetti collaterali in ungruppo di 118 pazienti con AGA di età com-presa tra i 20 ed i 61 anni, suddivisi per fascedi età e per gravità della patologia in terapiacon finasteride (1 mg / die). L’efficacia è statavalutata attraverso  fotografie globali standar-dizzate a T0, T1, T2, T5, T10. L'analisi stati-stica è stata effettuata utilizzando tabelle difrequenza e di valutazione dell’indice chi-qua-

dro con il suo p-value. I miglioramenti piùsignificativi sono stati osservati nei pazienti dietà superiore ai 30 anni (42,8% di età compre-sa tra i 20 e i 30 anni non sono miglioratianche dopo 10 anni) o con i gradi maggiori diAGA (58,9% per l'AGA di grado IV e 45,4%per l'AGA di grado V fece il primo migliora-mento subito dopo 1 anno). Nel 21% dei casi,il proseguimento del trattamento oltre i 5anni previsti ha mostrato risultati ancora piùsoddisfacenti. Effetti collaterali sono statiriscontrati nel 6% dei pazienti, tuttavia, alcu-ni di essi hanno continuato il trattamento peri risultati ottenuti.Da questo studio è emerso un dato molto inte-ressante riguardo la modalità di somministra-zione a lungo termine della terapia, infatti, ipazienti che sono andati comunque in pro-gressione di AGA durante il primo anno diterapia e che hanno continuato a peggiorarenegli anni successivi devono essere considera-ti pazienti “non responder”, per tali ragioniquesto dato deve essere considerato come pre-dittivo per la prosecuzione della terapia oltrel’anno. Nei pazienti che sono rimasti stabili omigliorati nel primo anno di terapia, la fina-steride ha dimostrato di essere efficace anchenel lungo periodo di tempo esaminato, dimo-strando che una gran parte dei soggetti inva-riati dopo 1 anno migliorano in seguito man-tenendo un trend positivo.

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EFFETTI DELLA DECOLORAZIONESUL CAPELLO

Metodi di valutazione a confrontoFabrizio Francescon

Montevarchi AR

Il mondo della colorazione dei capelli, all'in-terno della società moderna, svolge un ruolosociale molto importante, sia nell'ambito fem-minile che in quello maschile; il valore econo-mico di questo settore della cosmetica si aggi-ra intorno ai 163 milioni di euro.Gli studi dermatologici condotti in questoambito sono molti ed hanno il compito direndere l'uso di questi prodotti sempre piùsicuro e meno dannoso sia per gli operatoridella cosmetica professionale, che per i consu-matori finali del mercato “fai da te”.La ricerca scientifica sul capello ha assuntonegli ultimi anni, un ruolo sempre più impor-tante, rivolto ad ottenere dati oggettivi e ripro-ducibili di efficacia e sicurezza.In questo lavoro è stato preso in esame untipo di trattamento chimico molto usato nellapratica quotidiana dagli acconciatori: la deco-lorazione.La decolorazione è uno dei trattamenti chimi-ci più dannosi per la struttura del capello.Per definizione la decolorazione ha lo scopodi dare al capello un colore più chiaro o diprepararlo ad una colorazione più chiara. Il colore naturale del capello dipende dal tipoe dalla quantità di pigmento in esso contenu-to; il processo di decolorazione modifica lecaratteristiche del pigmento melanico.Analizzare il processo nel dettaglio è moltoimportante poiché esso causa una serie dimodificazioni collaterali a carico delle pro-prietà del capello, che vanno ben oltre la sem-plice schiaritura, ma che possono provocareuna degradazione a carico delle proteine e deisiti della cheratina (legami a idrogeno, legamisalini, legami cistinici ecc...).

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Le modifiche più importanti ed evidenti dellecaratteristiche specifiche della fibra del capel-lo sono relative a: proprietà meccaniche,aumento di porosità e capacità di assorbireacqua, modifiche delle proprietà di superfi-cie.

Materiali e MetodiPer poter rendere il lavoro il più vicino possi-bile alla realtà, sono stati utilizzati capellinaturali non trattati chimicamente, questisono stati schiariti con un prodotto decoloran-te a 30 vol, distribuendolo in maniera metodi-ca e uniforme, con tempi di posa variabili da40’ a 80’.Le ciocche lavate con shampoo per capellicolorati sono state trattate con un ristruttu-rante e lasciate asciugare a temperaturaambiente (23°-25°).I capelli sono stati successivamente suddivisiin 3 tipi di campioni:campione N: indica i capelli naturali di par-tenza (il bianco),campione D1: indica i capelli sottoposti adecolorazione per 40 minuti,campione D2: indica i capelli sottoposti adecolorazione per 80 minuti.Le tecniche di valutazione messe a confrontosono: la dermatoscopia, la luce polarizzata, lo

strain test.

DermatoscopiaLa dermatoscopia è una diagnostica non inva-siva che permette di osservare e valutare lamorfologia delle strutture di cute e capelli,altrimenti non percepibili ad occhio nudo.Gli operatori nel campo medico e cosmetico,che utilizzano la dermatoscopia in sede di dia-gnosi, la reputano un valido strumento perdiagnosticare con maggior sicurezza i diversidisordini dei capelli e del cuoio capelluto. Nella ricerca in oggetto l'utilizzo della derma-toscopia non si è rivelato il metodo più indica-to per analizzare le modifiche strutturaliinterne alla fibra.Al contrario, la dermatoscopia, costituisce unadeguato metodo d'indagine per una primavalutazione. Con questa tecnica, si può valu-tare il diverso grado di decolorazione dei sin-goli capelli attraverso la lettura del colore, lealterazioni esterne delle cuticole, le variazionidi diametro lungo il fusto.Altro vantaggio di questa tecnica è dato dalfatto che il campione da analizzare nonrichiede alcun tipo di preparazione preventi-va e, addirittura, permette l'analisi dello stelo senza la necessità di prelievo.

Microscopia in luce polarizzataLa microscopia in luce polarizzata è una tec-nica tradizionale della mineralogia, ma già daanni è diventata ormai di indiscussa utilità

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diagnostica anche in campo tricologico.La cheratina, proteina sequenziale, ripetitivae cristallina, ha la proprietà di ritardare l’on-da della luce polarizzata che l’attraversa edun capello appare al microscopio come lumi-noso e colorato su sfondo nero.I colori visibili al microscopio in luce polariz-zata forniscono quindi dati sicuri per valuta-zioni altrimenti solo ipotizzabili.Si è rivelato un metodo valido per l'analisidelle modifiche strutturali a carico dellafibra. Una volta prelevati i campioni da analiz-zare, la preparazione è semplice e veloce, latecnica non è invasiva.

Strain test (tensile test)Questo tipo di tecnica che si basa sulla valuta-zione della relazione sforzo-deformazione, dadiversi anni è molto usata nel campo dell'in-dustria tessile per analizzare le caratteristichee il comportamento chimico-fisico delle fibrenaturali, ottimizzarne i processi produttivi,eludere eventuali contraffazioni.Lo strumento utilizzato per effettuare leprove meccaniche in trazione, utili a determi-nare le curve sforzo-deformazione, è chiama-to dinamometro (estensimetro).Questo strumento attraverso un sofisticatosoftware trasforma i dati ricavati dall'analisi

di trazione in un grafico con caratteristichedirettamente correlate all'organizzazionestrutturale della fibra.Questi dati vengono opportunamente analiz-zati e confrontati con quelli di un campionedi riferimento detto “bianco”, per valutare iltipo e l'entità delle modifiche avvenute nellafibra.Lo studio svolto sul comportamento dellafibra, si concentra sulla porzione di curva incui il capello si comporta ancora come unmateriale pseudo-elastico. Opportune analisidi questo parametro permettono di fare ledovute considerazioni sulle variazioni appor-tate da un trattamento chimico al capello.La preparazione dei campioni richiede untempo e una metodica sicuramente più com-plessa di quelle precedentemente citate. Lascientificità del metodo deve far fronte ad unacomplessità di esecuzione, ad un elevato costod'esercizio e ad una tempistica di sviluppomolto lunga.

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Risultati- Dermatoscopio: per il campione N si eviden-ziano le normali sfumature di colore di uncapello naturale, derivanti dalla diversità deidiametri e della concentrazione dei pigmenti.Il diametro medio si aggira intorno a 0,1mm.I capelli appaiono in ottimo stato, le cuticolesono ben visibili. Per il campione D1 si evidenzia una diminu-zione di melanina all'interno della fibra, lecuticole conservano una buona strutturaanche se leggermente discontinua; la perditadi pigmento ci permette di verificare la pre-senza del midollo che appare in genere conti-nuo.Per il campione D2 si evidenzia una maggioreperdita di colore, che mette in risalto la nonuniformità della decolorazione anche all'in-terno della stessa fibra. Il midollo è più in evi-denza e risulta discontinuo, a tratti assente.Le fibre sono molto decolorate, in alcunipunti presentano delle brusche variazioni didiametro.- Luce polarizzata: nella valutazione d'insiemei capelli del campione N risultano avere unabuona cheratinizzazione, con una struttura ingenerale trofica; il midollo non è visibile acausa del pigmento troppo scuro.Nella lettura del campione D1 è possibile evi-denziare il midollo a causa della perdita diuna parte del pigmento; si denota un certodisordine cheratinico; circa il 10% dei capelliosservati ha subito un evidente danno ossida-tivo.Nella visione d'insieme del campione D2 sidenota l'evidente schiaritura della zona cen-trale della fibra; il 20% circa dei capelli risul-ta aver subito un danno più evidente.- Strain test: analizzando i risultati in variazio-ni percentuali rispetto al “bianco” (campioneN), possiamo affermare che il diametro medioinizialmente pari a 79,45μm, ha subito unaumento del 9,9% nel campione D1 e del

15,4% nel campione D2.Il valore dello stress nel “breakage” ha dimo-strato di non essere un valore attendibile, inquanto è diminuito per il campione D1 del3,8%, e aumentato per il campione D2 del4,8%.Il “breakage strain” delle fibre è passato da+1,4% per il campione D1 al +10,2% per ilcampione D2.Il modulo della Hokean Region ha subito unadiminuzione del 5,25% per il campione D1 edel 16,53% per il campione D2 .

ConclusioniIl confronto fra i tre metodi di valutazione delcapello decolorato ha dato la possibilità diprendere in esame le peculiarità e i punti didebolezza di ciascuno di essi.La dermatoscopia non può fornire dati ogget-tivi circa il danno subito da un capello a cari-co delle strutture interne. Viceversa è unostrumento non invasivo, con il quale si posso-no effettuare misure ripetute anche in vivo;non necessita di alcuna preparazione del cam-pione, offre una panoramica ampia sullecaratteristiche esterne del capello. La luce polarizzata è un ottimo strumento,che in termini di “performance” è collocabilein una posizione intermedia rispetto agli altridue metodi. Necessita di un'ottima prepara-zione pratica e teorica, può dare delle indica-zioni anche sui danni subiti dalle struttureinterne attraverso l'interpretazione dei coloriche vediamo.Il campione necessita di una preparazione, sepur semplice e veloce; non è possibile fareun’analisi in vivo, ma occorre prelevare ilcampione per poterlo analizzare.Lo strain test si è dimostrato un efficace meto-do scientifico per avere un dato oggettivo sul-l'entità del danno a carico della struttura delcapello. Allo stesso tempo però, richiede l’usodi uno strumento costoso e l’analisi e l’elabo-

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razione dei dati.Il semplice risultato del valore dello stress nel“breakage” non fornisce indicazioni utili edesaustive.L’utilità del test può spaziare dall'analisi dicapelli trattati chimicamente, per arrivare acapelli trattati con prodotti migliorativi, o perverificare oggettivamente i miglioramenti daterapie mediche. L'applicazione di questa tec-nica resta di fondamentale importanza nelcampo della formulazione e dello sviluppo dinuovi prodotti cosmetici.La conoscenza dei fattori di correlazione trastruttura molecolare, morfologia e proprietàdel capello è di fondamentale importanza perindividuare, da una parte i principali agenti eprocessi di degradazione e dall’altra le tecni-che più appropriate per provvedere ad accura-ti e mirati interventi di prevenzione e ristrut-turazione.

Riferimenti

Boullion C. and Wilkinson J.: “The Science of HairCare” Second Edition. Informa Healthcare USA,Inc,New York. (2005).

S.I.Tri.: “Tricologia Duemilaundici” SocietàItaliana Tricologia. (2011)

Campo D.: “Calvizie comuni, istruzioni per l'uso”;Carofarma.(2011)

Robbins C. R.: “Chemocal and physical behavior ofhuman hair”. 4 Ed. NewYork, Springer. (2002)

Zwiak C.; “Scienza della cura dei capelli”. Masson,(1987).

Tosti A., Lacarrubba F., Micali G, Miscialic C.;Ross E. K., Vincenzi C.: “Dermoscopy of hair andscalp disorders”. Inform healtcare. (2007).

Salin M., Marliani A.: “Compendio di microscopiapolarizzata”. Ediz. Tricoitalia. (1997).

Quaglierini C.: “Chimica delle fibre tessili”.Zanichelli Editore , Bologna. (1997).

Robbins C.R., Crawford R. J.: Soc. Cosmet. Chem.42: 59 (1991).

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IL CONSENSO INFORMATOQuesto nemico-amico.

Riflessioni alla luce di una recente sentenzadella Suprema Corte di Cassazione.

Leonardo D'ErasmoRoma

La sentenza n. 20984/2012 della Corte diCassazione ha sancito un principio fondamen-tale nella materia della responsabilità medica:la mancata prestazione del consenso al tratta-mento da parte del paziente, non adeguata-mente informato, costituisce autonoma fontedi responsabilità, restando irrilevanti l'ade-guatezza o la correttezza tecnica delle cureprestate.Pertanto, il Consenso Informato non puòessere mai presunto.

In sintesi:Corte di Cassazione - Terza sezione Civile -sentenza n. 20984/2012 - “È necessario ilconsenso anche se il paziente è un medico”.

Un medico radiologo ha citato in giudizio lastruttura ospedaliera presso la quale lavoravaper ottenere il risarcimento dei danni subiti acausa di una terapia cortisonica somministra-tagli, ritenendo di non essere stato reso edottodei rischi della cura e messo nelle condizionidi prestare il prescritto consenso informato.Il Tribunale ha accolto la domanda, ma laCorte d'Appello, successivamente adita dallaASL, ha ribaltato la sentenza, escludendo laresponsabilità della struttura sul presuppostodella rilevanza della qualità rivestita dalpaziente-medico al fine di ritenere raggiuntala prova della sua consapevole adesione altrattamento.I giudici della Suprema Corte hanno precisa-to i punti essenziali in tema di consenso infor-mato, chiarendo in particolare che la finalitàdell'informazione che il medico è tenuto adare è quella di assicurare il diritto all'autode-terminazione del malato, il quale sarà liberodi accettare o rifiutare la prestazione sanita-ria. È, dunque, evidente come la qualità delpaziente sia irrilevante al fine di escluderne ladoverosità, mentre potrà incidere sulle moda-lità dell'informazione, con l'adozione di unlinguaggio che tenga conto del suo particolarestato soggettivo e che, nel caso di paziente-medico, potrà essere parametrata alle sueconoscenze scientifiche in materia.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso erinviato alla Corte d'Appello in diversa com-posizione.

Nel caso richiamato, la Suprema Corte stabi-lisce che il paziente, pur svolgendo la profes-sione di medico, ha comunque il diritto diprestare il consenso solo se adeguatamenteinformato, si immagini, pertanto, come siaancora più pressante tale aspetto per chi, nonsvolgendo la professione medica, può tran-quillamente ignorare rischi e procedure di

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qualsivoglia cura medica o chirurgia.Inoltre la sentenza individua, come fonteautonoma di responsabilità a carico del medi-co, il non aver informato adeguatamente e/onon aver ottenuto il consenso da parte delpaziente, a prescindere che poi l'interventosia riuscito o meno o la cura si sia rivelataefficace o meno.Il consenso deve essere informato: al pazientedevono essere chiariti tutti gli aspetti dellacura o dell'intervento a cui si sottoporrà (pre,post, procedura, rischi, conseguenze, e cosìvia).A titolo di esempio: un intervento di trapiantodei capelli anche tecnicamente riuscito maper il quale non vi è stato prestato il consenso,può vedere il medico condannato per questosolo aspetto! Ed ancora, il chirurgo potrebbe essere ritenu-to responsabile per la cicatrice di un interven-to con tecnica strip (se non vi è consensoinformato non vi è prova che il paziente nefosse a conoscenza); se l'attecchimento dicapelli in seguito ad un trapianto avvenisse al90%, sappiamo che si tratta di un ottimoattecchimento, il paziente (in assenza di con-senso informato scritto) potrebbe comunqueeccepire "credevo attecchisse il 100%... il chi-rurgo non mi ha informato adeguatamente" ecosì via...Anche se il nostro ordinamento non prevededelle forme particolari per quanto riguarda ilconsenso informato, in punto di onere dellaprova quella scritta è certamente la forma chepiù tutela il medico, sul tema la sentenzan.11005/2011 della Suprema Corte diCassazione:“In relazione all'obbligo d'informazione edall'onere della relativa prova, la responsabilitàprofessionale del medico – ove pure egli silimiti alla diagnosi ed all'illustrazione alpaziente delle conseguenze della terapia o del-l'intervento che ritenga di dover compiere,

allo scopo di ottenerne il necessario consensoinformato – ha natura contrattuale e non pre-contrattuale; ne consegue che, a fronte dell'al-legazione, da parte del paziente, dell'inadem-pimento dell'obbligo da informazione, è ilmedico gravato dell'onere della prova di averadempiuto tale obbligazione”.Pertanto, in un momento storico in cui laclasse dei professionisti, quella dei medici inparticolare, è bersagliata da più parti, il mioconsiglio è quello di non prestare il fianco edessere preparati e puntuali anche sugli aspettinon squisitamente medici come quelli di rilie-vo legale.

Riferimenti

Corte di Cassazione - sentenza n.20984/2012.

Corte di Cassazione - sentenza n.11005/2011.

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Dalla letteratura Internazionale

La dopamina è un induttore nuovo e direttodel catagen nei follicoli piliferi del cuoio

capelluto umano in vitro

E.A. Langan, E. Lisztes, T. Bíró, W. Funk,J.E. Kloepper, C.E.M. Griffiths, R. PausBr J Dermatol. 2013 Mar;168(3):520-5. doi:

10.1111/bjd.12113. Epub 2012 Dec 12.

Anche se ci sono molti studi clinici che asso-ciano la perdita dei capelli con gli agonistidella dopamina e della levodopa, non è chiarose la dopamina esercita effetti diretti sul folli-colo pilifero (HF) umano.Obiettivi: Dato l'ampio uso degli agonisti edegli antagonisti della dopamina nella medici-na clinica, abbiamo cercato di determinare sela dopamina esercita effetti diretti sulla cresci-ta e/o sulla pigmentazione in vitro di HFumano, e se gli HFs umani esprimano recetto-ri per la dopamina (Drs).Metodi: Gli HFs microdissezionati dal cuoiocapelluto di alcune donne sono stati trattatiin una coltura d'organo priva di siero per 7giorni con dopamina (10-1000 nmol L−1); glieffetti sulla produzione dell'asse del capello,sul ciclo di HF (cioè la fase di transizione ana-gen-catagen), sulla proliferazione e apoptosidei cheratinociti della matrice del capello, esulla pigmentazione di HF sono stati misuraticon (immuno-) istomorfometria quantitativa.Risultati: La dopamina non ha avuto alcuneffetto sulla produzione dell'asse del capello,ma ha invece promosso la regressione di HF(catagen). È stata anche associata con unaproliferazione significativamente ridotta deicheratinociti della matrice di HF (P <0·01) econ una ridotta produzione di melanina intra-follicolare. I trascritti del recettore della dopa-mina sono stati identificati negli HFs e nellapelle.Conclusioni: Questi dati dimostrano che la

dopamina è un inibitore della crescita deicapelli umani, tramite la promozione dell'in-duzione del catagen, almeno in vitro. Questopuò offrire una spiegazione razionale all'in-duzione del telogen effluvium in alcunedonne trattate con agonisti della dopamina,come la bromocriptina.In questo contesto, gli agonisti dopaminergicimeritano ulteriori approfondimenti comenuovi inibitori della crescita dei peli umaniindesiderati (irsutismo, ipertricosi).

Trattamento topico dell'alopeciaandrogenetica con lo spironolattone

Dill-Muller D.; Zaun H.Journal of the European Academy of

Dermatology and Venereology, Settembre 1997,

vol. 9, no. 1001, pp. 31-31(1)

Lo spironolattone, l'antagonista del recettoredell'aldosterone, possiede effetti antiandroge-nici grazie all'inibizione di recettori perifericie riduzione dell'attività enzimatica nella bio-sintesi del testosterone.Abbiamo valutato l'effetto del trattamentotopico con spironolattone (1% in soluzioneCordes(R)) nella calvizie androgenetica fem-minile. La diagnosi è stata basata su criteri clinici(diradamento biparietale e/o centrale), piùdel 25% di capelli in telogen nel tricogrammafrontale, stato endocrinologico regolare e inqualche caso è stata effettuata una biopsiaincisionale.60 pazienti di sesso femminile divise in tregruppi (Gruppo 1: 24 pazienti con monotera-pia emilaterale; Gr. 2: 20 pazienti con applica-zione bilaterale e Gr. 3: 16 pazienti con tera-pia antiandrogenica sistemica combinata)hanno ricevuto un trattamento topico con 10gocce (gr. 1) di soluzione allo spironolattone e20 gocce (grr. 2 e 3) al dì nell'area dello scalpo

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soggetta agli androgeni per un minimo di 6mesi, fino a due anni per il momento.Lo stato clinico ed il tricogramma sono staticontrollati dopo 3 e 6 mesi.In caso di oggettiva risposta nel gruppo I, lepazienti venivano trasferite alla terapia bilate-rale. Nel gruppo 1 il 65% delle pazienti ha presen-tato una risposta effettiva e il 40% di queste -le prime ad aver intrapreso la terapia allo spi-ronolattone - presentavano ricrescita di nuovicapelli.Nel gruppo 2 la terapia topica ha prodottomiglioramenti nel 60% delle pazienti. Invece nel gruppo 3 solo il 50% delle pazientipresentava una riduzione, o per lo meno sta-bilizzazione della caduta dei capelli; pur sem-pre un risultato accettabile, relativamente alleprecedenti terapie sistemiche a lungo terminesenza benefici. Non si sono avute variazioninei segni vitali, per esempio ipotonia o squili-bri ormonali, durante la terapia. Conclusioni: Lo spironolattone è un tratta-mento topico efficace per l'alopecia androge-netica nelle donne.

Inibitori delle protease e caduta dei capelli

Ginarte M, Losada E, Prieto A, Lorenzo-Zuniga V, Toribio J.

AIDS. 2002 Aug 16;16(12):1695-6.

Gli inibitori delle proteasi rappresentano unausilio importantissimo nel trattamento deipazienti HIV positivi. I più recenti protocolliprevedono l'associazione indinavir/ritonavir,in quanto il ritonavir aumenta le concentra-zioni plasmatiche dell'indinavir.Questa associazione è però spesso causa ditelogen effluvium con conseguente alopeciaanche grave. La caduta dei capelli inizia alcu-ne settimane dopo l'inizio del trattamento edè reversibile alla sospensione del farmaco.

Spesso il defluvium interessa anche ciglia,sopracciglia, barba e peli pubici e ascellari.

Azioni degli androgeni sul follicolo piliferoumano: prospettive

Shigeki Inui, Satoshi ItamiExperimental Dermatology. doi:

10.1111/exd.12024

Gli androgeni stimolano la crescita dellabarba, ma sopprimono la crescita dei capellinell'alopecia androgenetica (AGA). Questacondizione è nota come "paradosso degliandrogeni".Le unità pilosebacee umane possiedono enzi-mi sufficienti per formare gli androgeni attivi,testosterone e diidrotestosterone. Nei follicolipiliferi, la 5α-reduttasi di tipo 1 e 2, i recetto-ri degli androgeni (AR) e i coattivatori AR pos-sono regolare la sensibilità agli androgeni daparte delle papille dermiche (DP).Per regolare la crescita dei capelli, gli andro-geni stimolano la produzione di IGF-1 comemediatore positivo da parte delle cellule DPdella barba e di TGF-β1, TGF-β2, dickkopf1 eIL-6 come mediatori negativi da parte dellecellule DP calve. Inoltre, gli androgeniaumentano la produzione della sintasi induci-bile dell'ossido nitrico da parte delle celluleDP occipitali, e aumentano il fattore di proli-ferazione delle cellule staminali da un latoper la regolazione positiva della crescita deipeli della barba e dall'altro per la regolazionenegativa delle cellule DP calve.L'AGA comporta interferenze tra gli androge-ni e la via di segnalazione Wnt/β-catenina. Infine, i dati recenti sui geni di suscettibilitàci hanno spinto a studiare la patogenesi mole-colare di AGA

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Diminuzione del consumo di alcol tra gli exutenti maschi di Finasteride

con effetti collaterali sessuali permanenti:un rapporto preliminare

Michael S. IrwigAlcoholism: Clinical and Experimental Research

DOI: 10.1111/acer.12177 - 13 JUN 2013

La finasteride, farmaco usato per curare lacalvizie, aiuterebbe nella riduzione del consu-mo di alcol.Da un farmaco contro la calvizie potrebbearrivare una possibile cura contro la dipen-denza da alcol.Una nuova ricerca, realizzata da un teamdella George Washington University e pubbli-cata sulla rivista “Alcoholism: Clinical &Experimental Research”, ha dimostrato cometra gli effetti della finasteride ci sia anchequello di allontanare la voglia di bere alcolici.Lo studio, condotto su 83 uomini tra i 21 e i46 anni di età, ha rivelato che quasi due terzidegli uomini che assumevano il farmacodichiaravano di sentire meno necessità dibere. Nel dettaglio, su 63 uomini che consu-mavano almeno una bevanda alcolica a setti-mana prima di iniziare la finasteride, in 41hanno osservato una diminuzione del consu-mo di alcolici anche dopo che avevano smessodi prendere il farmaco.Stando alla ricerca, la riduzione di alcolicipotrebbe essere legata proprio ad uno deglieffetti collaterali del farmaco, ovvero il calodel desiderio sessuale con scarsa libido o dis-funzione erettile.Secondo il ricercatore Michael S. Irwig, cheha coordinato lo studio, la finasteride ridur-rebbe la capacità del cervello di produrre neu-rosteroidi, ormoni legati all’interesse nell’al-col.La ricerca, la prima che associa un farmacoalla riduzione del consumo di alcol, potrebbeaprire nuovi scenari nella lotta all’alcolismo.

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