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“Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantene- re i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero” diceva Sandro Perti- ni, politico alquanto diverso da chi è attualmente al potere, Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, idolo dei manifestanti che lo scorso 9 Novem- bre hanno invaso le piazze italiane. Dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, dal nord al sud, dalle Alpi al Mar Ionio. L’intera Italia come nazione si è dichiarata in protesta. Le manifesta- zioni, guidate dal movimento de “I Forconi”, hanno interessato la peniso- la intera, da Trento, Milano, Torino, Genova e Modena, a Roma, Napoli, Cagliari, Catania e Palermo. Presidi pacifici, civili, democratici hanno interessato le principali piazze italia- ne. Ogni singola persona in qualsiasi regione combatteva per i propri diritti inalienabili e non per vedere i propri ideali affermarsi sugli altri. Non più lotte per ideologie politiche, ma proteste per vedere riconosciuto ciò che spetta ad ogni individuo: diritto alla vita, diritto ad un’esistenza digni- tosa. Non uomini in rappresentanza di un partito politico, non più fascisti o comunisti, ma soltanto italiani. Italiani straziati da una politica fine a se stessa che non si preoccupa più dell’avvenire del proprio popolo, italiani con la paura e la consapevolezza di essere in procinto di non poter arrivare neanche a garantire un piatto caldo alla propria famiglia, italiani sfiancati da ingenti tasse con lo scopo di risanare debiti accumulati da uno Stato e un Conti- nente “divoratori”. Il primo articolo della Costituzione italiana rivendica il diritto per eccel- lenza, quello per il quale si combatte quotidianamente: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, niente di più lontano dalla situazione attuale. Quello che si presenta come un princi- pio fondamentale, in quanto inconfuta- bile, non trova riscontro nella realtà quotidiana. L’Italia è ormai un popolo inginocchiato dalla crisi, dai debiti, dalla fame. Una nazione uccisa da ciò che sono la globalizzazione e il model- lo di Europa che hanno sterminato i sacrifici di una vita. Frase utilizzata dai manifestanti come emblema della protesta deriva proprio dal già citato Pertini: “Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato anche con mazze e pietre”. Gli italiani hanno pensato però ad uno sciopero più pacato e pacifico, consa- pevoli dell’inutilità della violenza, che andrà avanti fin quando non saranno emesse le dimissioni di chi è al potere. Non c’erano eroi, ma solamente gente comune, stanca di non vedere ripagati i propri sacrifici, timorosa di non poter garantire un futuro ai propri figli e sfiancata da uno Stato che non tutela, ma uccide. Veri italiani in difesa di una bandiera per la quale, più di 150 anni fa, migliaia di uomini hanno versato il sangue e che oggi viene distrutta dall’ingordigia di chi mangia a scapito del popolo. Josephine Carinci, III C Italiani in protesta, dal nord al sud, contro chi calpesta diritti inconfutabili del cittadino UN SECCO ‘NO’ AI ‘DIVORATORI’ DI SOGNI E DIGNITA’ Manifestazioni pacifiche con slogan dell’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini Da liceali a reporter: diversi i ragazzi che hanno deciso di conoscere i segreti del mestiere GIORNALISMO, ENTUSIASMO E PASSIONE! Un nuovo, originale, progetto didattico ad integrazione del percorso di studi Una straordinaria avventura quella intrapresa da alcuni volenterosi liceali che hanno deciso, durante quest’anno scolastico, di calarsi nel ruolo di veri reporter e cimentarsi con uno dei mestieri più belli e appassionanti al mondo: il giornalismo! Non conta da quali basi si parte, non conta lo stile che si decide di adottare, non conta il tema che si deve affrontare; contano solo la voglia e l’entusiasmo che trascinano i giova- nissimi liceali in questa splendida avventura. Usciamo con un primo numero, che rappre- senta un ‘numero prova’, al quale però seguiranno ben presto altri numeri e quindi altri articoli, altri servizi di stampa e fotogra- fici. Tanti saranno i temi che verranno affrontati ed interessante sarà senza dubbio conoscere il punto di vista di chi si accinge a varcare la soglia della maturità (sia anagrafi- ca, che scientifica, diremmo!). Elementi indispensabili per affrontare con successo questa nuova esperienza sono: entusiasmo e passione! I giusti ‘ingredienti’ per condire al meglio un gustoso articolo! Questo, i ragazzi che hanno deciso di sposa- re il progetto della redazione didattica lo hanno capito benissimo! Ciascuno di loro ha un personale modo di scrivere, ciascuno di loro ha una particolare preferenza nei temi da trattare (del resto, anche i veri giornalisti hanno compiti ben precisi all’interno di una redazione, sono cioè divisi per categorie, per settori), ciascu- no di loro ha un proprio approccio alla ‘cattura’ della notizia. Insomma tante piccole differenze che renderanno il giornale del liceo sicuramente unico e originale! Se è vero, come è vero, che scrivere è da tutti, è vero anche che lasciarsi catturare dalla notizia, saperla interpretare ed esser in grado di offrirla nel modo più completo possibile al lettore richiede un’abilità in più! E’ quella che i ragazzi della redazione del liceo hanno deciso di conquistare, con volontà e passione, integrando il percorso di studi che il calendario scolastico propone con articoli e servizi giornalistici. Non mi resta che augurarvi un ‘in bocca al lupo’, ragazzi, per un’avventura… di succes- so! Lucia Colafranceschi La festività più attesa dell’intero anno ha “dimenticato” le sue radici IL “VERO” SIGNIFICATO DEL NATALE Da spiritualismo a regali e cenoni: tutto per simboleggiare il materialismo N UMERO 0 18 DICEMBRE 2013 School Time Il gazzettino liceale TESTATA SCHOOL TIME E’ morto l’uomo della libertà 2 I migliori anni della nostra scuola 2 Ragazzi e istituzioni 3 La nostra vita nelle mani della… scienza 3 Amore a distanza: istruzioni per l’uso 3 Contro la crisi: tenacia e carattere 4 I nuovi supereroi 4 La ragazza di fuoco 4 I “nuovi” poveri 5 SOMMARIO Come ogni anno, arriva sempre il Natale! Tutti lo aspettiamo con ansia: “che bello!”. L’unico motivo per cui teniamo al Natale è perché si ricevono regali, soldi o qualcos’altro da amici e parenti. Però inviterei ogni singola persona a ricordare almeno per un istante che cosa rappresenta veramente questa festività: nel giorno di Natale ricorre la nascita di Gesù Cristo. Ma ovviamente a nessuno più importa di questo… forse è colpa della nuova generazione, perché se si chiede ad un bambino che cosa succede a Natale, questo risponderà: “Arriva Babbo Natale e si ricevono i regali!” Sinceramente non capisco il motivo di come si sia potuti arrivati a ‘confondere’ la nascita di Gesù con l’arrivo dei regali! Credo perché oggi il mondo gira intorno alla moneta: tempo fa “Babbo Natale” era un certo San Nicola, vestito di verde, ma con l’arrivo ‘prepotente’ della Coca Cola, questo Santo è stato dipinto come un uomo robusto, con la barba bianca, che porta regali. Forse sarebbe più giusto festeggiare il Natale come ci invitano a fare ad esempio i servizi dei telegiornali: invece di fare un cenone di Natale con un ‘mucchio’ di roba da mangiare, di cui gran parte verrà poi sprecata e buttata, si potrebbe aiutare chi non ha la nostra stessa fortuna. Chi non ha un posto caldo dove dormire, chi non ha ‘diritto’ ad un “Cenone di Natale”. (segue a pagina 2)

Giornale liceo n 0

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numero 0 del Gazzettino liceale del Liceo Scientifico e Linguistico di Ceccano

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Page 1: Giornale liceo n 0

“Si può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha un lavoro, che è umiliato perché non sa come mantene-re i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero” diceva Sandro Perti-ni, politico alquanto diverso da chi è attualmente al potere, Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985, idolo dei manifestanti che lo scorso 9 Novem-bre hanno invaso le piazze italiane.

Dal Trentino Alto Adige alla Sicilia, dal nord al sud, dalle Alpi al Mar Ionio. L’intera Italia come nazione si è dichiarata in protesta. Le manifesta-zioni, guidate dal movimento de “I Forconi”, hanno interessato la peniso-la intera, da Trento, Milano, Torino, Genova e Modena, a Roma, Napoli, Cagliari, Catania e Palermo. Presidi pacifici, civili, democratici hanno interessato le principali piazze italia-ne.

Ogni singola persona in qualsiasi regione combatteva per i propri diritti inalienabili e non per vedere i propri ideali affermarsi sugli altri. Non più lotte per ideologie politiche, ma proteste per vedere riconosciuto ciò che spetta ad ogni individuo: diritto alla vita, diritto ad un’esistenza digni-tosa. Non uomini in rappresentanza di un partito politico, non più fascisti o comunisti, ma soltanto italiani. Italiani straziati da una politica fine a se stessa che non si preoccupa più dell’avvenire del proprio popolo, italiani con la paura e la consapevolezza di essere in procinto di non poter arrivare neanche a garantire un piatto caldo alla propria famiglia, italiani sfiancati da ingenti tasse con lo scopo di risanare debiti accumulati da uno Stato e un Conti-nente “divoratori”.

Il primo articolo della Costituzione

italiana rivendica il diritto per eccel-lenza, quello per il quale si combatte quotidianamente: “L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, niente di più lontano dalla situazione attuale.

Quello che si presenta come un princi-pio fondamentale, in quanto inconfuta-bile, non trova riscontro nella realtà quotidiana. L’Italia è ormai un popolo inginocchiato dalla crisi, dai debiti, dalla fame. Una nazione uccisa da ciò che sono la globalizzazione e il model-lo di Europa che hanno sterminato i sacrifici di una vita. Frase utilizzata dai manifestanti come emblema della protesta deriva proprio dal già citato Pertini: “Quando un governo non fa ciò che vuole il popolo, va cacciato anche con mazze e pietre”.

Gli italiani hanno pensato però ad uno sciopero più pacato e pacifico, consa-pevoli dell’inutilità della violenza, che andrà avanti fin quando non saranno emesse le dimissioni di chi è al potere. Non c’erano eroi, ma solamente gente comune, stanca di non vedere ripagati i propri sacrifici, timorosa di non poter garantire un futuro ai propri figli e sfiancata da uno Stato che non tutela, ma uccide. Veri italiani in difesa di una bandiera per la quale, più di 150 anni fa, migliaia di uomini hanno versato il sangue e che oggi viene distrutta dall’ingordigia di chi mangia a scapito del popolo.

Josephine Carinci, III C

Italiani in protesta, dal nord al sud, contro chi calpesta diritti inconfutabili del cittadino UN SECCO ‘NO’ AI ‘DIVORATORI’ DI SOGNI E DIGNITA’

Manifestazioni pacifiche con slogan dell’ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini

Da liceali a reporter: diversi i ragazzi che hanno deciso di conoscere i segreti del mestiere GIORNALISMO,

ENTUSIASMO E PASSIONE!

Un nuovo, originale, progetto didattico

ad integrazione del percorso di studi

Una straordinaria avventura quella intrapresa da alcuni volenterosi liceali che hanno deciso, durante quest’anno scolastico, di calarsi nel ruolo di veri reporter e cimentarsi con uno dei mestieri più belli e appassionanti al mondo: il giornalismo! Non conta da quali basi si parte, non conta lo stile che si decide di adottare, non conta il tema che si deve affrontare; contano solo la voglia e l’entusiasmo che trascinano i giova-nissimi liceali in questa splendida avventura. Usciamo con un primo numero, che rappre-senta un ‘numero prova’, al quale però seguiranno ben presto altri numeri e quindi altri articoli, altri servizi di stampa e fotogra-fici. Tanti saranno i temi che verranno affrontati ed interessante sarà senza dubbio conoscere il punto di vista di chi si accinge a varcare la soglia della maturità (sia anagrafi-ca, che scientifica, diremmo!). Elementi indispensabili per affrontare con successo questa nuova esperienza sono: entusiasmo e passione! I giusti ‘ingredienti’ per condire al meglio un gustoso articolo! Questo, i ragazzi che hanno deciso di sposa-re il progetto della redazione didattica lo hanno capito benissimo! Ciascuno di loro ha un personale modo di scrivere, ciascuno di loro ha una particolare preferenza nei temi da trattare (del resto, anche i veri giornalisti hanno compiti ben precisi all’interno di una redazione, sono cioè divisi per categorie, per settori), ciascu-no di loro ha un proprio approccio alla ‘cattura’ della notizia. Insomma tante piccole differenze che renderanno il giornale del liceo sicuramente unico e originale! Se è vero, come è vero, che scrivere è da tutti, è vero anche che lasciarsi catturare dalla notizia, saperla interpretare ed esser in grado di offrirla nel modo più completo possibile al lettore richiede un’abilità in più! E’ quella che i ragazzi della redazione del liceo hanno deciso di conquistare, con volontà e passione, integrando il percorso di studi che il calendario scolastico propone con articoli e servizi giornalistici. Non mi resta che augurarvi un ‘in bocca al lupo’, ragazzi, per un’avventura… di succes-so!

Lucia Colafranceschi

La festività più attesa dell’intero anno ha “dimenticato” le sue radici IL “VERO” SIGNIFICATO DEL NATALE

Da spiritualismo a regali e cenoni: tutto per simboleggiare il materialismo

NUMERO 0

18 DICEMBRE 2013

School Time Il gazzettino liceale

TESTATA

SCHOOL TIME

E’ morto l’uomo della libertà

2

I migliori anni della nostra scuola

2

Ragazzi e istituzioni 3

La nostra vita nelle mani della… scienza

3

Amore a distanza: istruzioni per l’uso

3

Contro la crisi: tenacia e carattere

4

I nuovi supereroi 4

La ragazza di fuoco 4

I “nuovi” poveri 5

SOMMARIO

Come ogni anno, arriva sempre il Natale! Tutti lo aspettiamo con ansia: “che bello!”. L’unico motivo per cui teniamo al Natale è perché si ricevono regali, soldi o qualcos’altro da amici e parenti. Però inviterei ogni singola persona a ricordare almeno per un istante che cosa rappresenta veramente questa festività: nel giorno di Natale ricorre la nascita di Gesù Cristo. Ma ovviamente a nessuno più importa di questo… forse è colpa della nuova generazione, perché se si chiede ad un bambino che cosa succede a Natale, questo risponderà: “Arriva Babbo Natale e si ricevono i regali!” Sinceramente non capisco il motivo di come si sia potuti arrivati a ‘confondere’ la nascita di Gesù con l’arrivo dei regali!

Credo perché oggi il mondo gira intorno alla moneta: tempo fa “Babbo Natale” era un certo San Nicola, vestito di verde, ma con l’arrivo ‘prepotente’ della Coca Cola, questo Santo è stato dipinto come un uomo robusto, con la barba bianca, che porta regali.

Forse sarebbe più giusto festeggiare il Natale come ci invitano a fare ad esempio i servizi dei telegiornali: invece di fare un cenone di Natale con un ‘mucchio’ di roba da mangiare, di cui gran parte verrà poi sprecata e buttata, si potrebbe aiutare chi non ha la nostra stessa fortuna. Chi non ha un posto caldo dove dormire, chi non ha ‘diritto’ ad un “Cenone di Natale”.

(segue a pagina 2)

Page 2: Giornale liceo n 0

NUMERO 0 P AGINA 2

(segue dalla prima)

Penso che la crisi di cui si sta parlando negli ultimi tempi, e in cui siamo nostro malgrado sprofondati, riguardi anche tutto questo consumismo.

La società di oggi è molto attaccata ad un regalo “materiale”, un qualcosa che lo si è desiderato per tutto l’anno e finalmente il giorno di Natale è nostro! Adesso siamo felici perché abbiamo ottenuto quello che volevamo, ma pensando ai “meno fortu-nati” io consiglierei di spolverare le “cantine dei nostri cuori” e di ripulirle da tutta le cose roba inutili; solo così il Natale assumerà un nuovo aspetto, acqui-sterà un nuovo sapore: il sapore dell’amo-re!

Naturalmente questi sono tutti buoni propositi, ma non penso che molte perso-ne siano disposte a rinunciare qualcosa a favore dei più bisognosi; questo perché tutti (o quasi tutti) siamo egoisti e pensia-

mo solamente a noi stessi.

Il Natale dovrebbe essere un giorno in cui smettere di correre dietro ai soldi, bisogne-rebbe prendersi tutti per mano e stringerla forte. Sentire il calore che viene dal cuore di ognuno di noi e magari scaldare anche quello di chi purtroppo lo ha tutto infred-dolito.

La felicità non la troverete mai dentro ad un pacchetto regalo, ma la troverete nell’-abbraccio delle persone più care.

A.D.A. IB

Da luogo di studio e crescita a fucina di esperienze indimenticabili

I MIGLIORI ANNI… DELLA NOSTRA SCUOLA

Tra risate, bravate, prime cotte, paure, nostalgia e spensieratezza

Si è spento a 95 anni il simbolo della lotta contro l’Apartheid. Moltissimi i capi di Stato e di governo in visita nel suo Paese NELSON MANDELA: E’ MORTO L’UOMO DELLA LIBERTA’

Il triste annuncio dato dal presidente Zuma venerdì 5 dicembre. Omaggio e cordoglio dal mondo intero

Il presidente

degli Stati Uniti d’America,

Obama:

“L'eredità di Nelson Mandela

deve essere raccolta

per promuovere

l'uguaglianza

e costruire

un mondo più giusto

e più prospero”

Sono le 22 e 48 quando un concitato Jacob Zuma, presi-dente del Sud Africa, dà l’annuncio sotto i riflettori di un’intera nazione: “Mandela è morto”. Così si apprende la scomparsa di uno degli uomini più coraggiosi e in-fluenti del ‘900. Si spegne una vita che è stata vissuta con l’obiettivo di sentirsi parte della propria società, senza gli orrori di una segregazione razziale che ha segnato la storia del Sud Africa. ‘Madiba’ è stato un simbolo di libertà per diverse genera-zioni, un guerriero che ha affrontato le leggi a suo sfavo-re riuscendo a combattere anche in prigione, dove era stato ingiustamente rinchiuso. In quei ventisette anni trascorsi in carcere, lavorando nelle miniere di calcare, fu testimone della lotta creatasi per l’ottenimento dei diritti di un popolo, quello degli afrikaans, costretto da sempre alla sottomissione. Il suo partito originario, l’ANC (African National Congress) venne bandito perché ritenuto un’organizzazione comunista. Seguirono anni in cui il popolo nero cercò di imporsi, invano. Tutto questo ebbe fine nel 1994, quando furono istituite le prime elezioni post-apartheid in cui Mandela vinse e divenne Presidente del Sud Africa. Da quel giorno la sua nazione ha riscoperto la propria libertà e il frutto di tanti anni di guerre. Nelson Mandela ha incarnato il coraggio di un popolo di fronte alla supremazia della segregazione razziale, ha fatto riscoprire ai sudafricani un ideale per

combattere il nemico: la libertà. Libertà di parlare, di dire la propria opinione. Libertà di essere giudicati in base al proprio io e non al colore della pelle. Libertà di avere diritti. “Sono uno dei milioni di persone ispirate da Mandela; mi ha dato l'idea di cosa si può raggiungere quando si è guidati dalla speranza”afferma Obama nel suo discorso non appena è stata appresa la notizia della scomparsa del grande lottatore. “Grazie a Mandela la riconciliazione in Sudafrica è stata possibile” ha detto Frederik De Klerk, ultimo presidente sudafricano dell'epoca dell'apartheid e insignito nel 1993, insieme a Mandela, del Premio Nobel per la Pace. La morte di Mandela riporta a galla gli anni del terrore sudafricano. Per ricordare e per far sì che ciò non avven-ga più bisogna prendere esempio da questo grande uomo e cercare di combattere sempre per i propri ideali, per ciò che è giusto, per la stessa libertà che è stata rubata ricor-dando una sua celebre frase: “Ho imparato che il corag-gio non è la mancanza di paura, ma la vittoria sulla paura. L’uomo coraggioso non è colui che non prova paura ma colui che riesce a controllarla.” Sara Spagnoli II F

La scuola è un lungo conto alla rovescia della durata di tredici anni (sperando che non aumentino!). Le cose che mi ognuno di noi si porterà dietro con più piacere saranno di sicuro i ricordi dei compagni: le risate e le bravate fatte insieme. Quei compagni che ti ‘seguono’ dall'asilo, quei compagni che durano per tutta la vita! La scuola è un modo per stare con le persone che di sicuro entreranno a far parte della nostra vita. L'ultimo giorno di terza media, ad esempio, tutti aspettano con ansia che la scuola finisca, per liberarsi da un altro ‘impiccio’, ma quando suona l'ultima campanella, automaticamente ti scatta dentro un qualcosa che ti toglie il respiro, che ti fece piange-re addosso a tutti i tuoi compagni. Ancora adesso quante volta ci si imbatte in ragazzi che si commuovo andando a scuola, rattristati per il fatto di non riveder più gli stessi compagni ogni mattino! O i mal di pancia prima di un'interrogazione, o quelli inventati per saltarla! Le cotte prese per una compagna. Ci sono poi anche quelli che si ricordano con meno piacere, come i brutti voti e le note... ma infondo anche questo fa parte della scuola, come dice giustamente il motto: "Sbagliando s'impara". Una cosa che va di pari passo con la scuola è l'adolescenza. Quindi è inutile sprecare, gettare gran parte della vita così, come se nulla fosse. Bisogna vivere ogni singolo giorno, il più attivamente possibile, senza sprecare un secondo, perché quando non si sarà più giovani, o quando si avrà una famiglia o si sarà anziani, gli anni trascorsi, non

te li ridarà mai nessuno! Non si torna indietro! Rimarrà solamen-te un ricordo sfuocato degli anni passati a scuola, ricordi angoscianti e tristi, ma allo stesso tempo belli, perché è proprio nella scuola che si diventa “uomini”. La scuola ti fa crescere, mentalmente e fisicamen-te, perché ti fa socializzare e confrontare con gli altri, ed uno degli obiettivi principali della scuola dovrebbe proprio essere “integrarti” nella società. Considerare gli anni della scuola i migliori della vita può sembrare sorprendente, ma in realtà è proprio così! L'unica cosa che si può con assoluta tranquillità dire è di godersi ogni giorno, perché si ricorderanno come quelli più belli della vita!

Andrea D'Ambrosi I B

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SCHOO L T IME P AGINA 3

mistero. Al giorno d'oggi, grazie alla scienza, quante cose conosciamo? Moltissime, a partire dall'universo fino ad arrivare al corpo umano. La scienza ha fatto passi da gigante, e potrà farne altrettanti nei prossimi anni. Dalla scienza nascono tantissime altre strade, tra le quali quella della medicina. Partendo dalle cose più semplici come quella di pensare che oggi un semplice antibiotico fa passare un'influenza, mentre secoli fa la stessa influenza provocava la morte! In qualunque modo la scienza è la nostra evoluzione. Per questo un ringraziamento a quanti dedicano la loro vita alla ricerca scientifica, con la speranza che si riesca a dare sempre più spazio e fiducia a chi si impegna a migliorare il nostro futuro.

Laura Tiberia, IIIC

I primi filosofi-fisici che hanno fatto le proprie ipotesi sul mondo e sulla sua creazione, sulla sua consistenza, da Talete, basato sui principi dell'acqua, l’acqua come ‘archè’, elemento primordiale e origine di tutte le cose, ai Pitagori-ci, con la teoria della mistica decade e i dieci corpi celesti, a Democrito che sviluppa la sua teoria riguardo l'atomismo, tutti hanno fornito il loro prezioso e indiscutibile contributo alla scien-za. E su questo non c’è dubbio! O Archimede, Galileo ed altri scienziati che hanno dedicato tutta la loro vita alla ricerca. Quante cose da loro scoperte oggi servono alla nostra esistenza? Ed ora? Quante persone offrono le loro conoscenze, i loro studi, le loro ricerche alla scienza? Scienza intesa come speranza, scienza intesa come vita migliore. 'L'ingegno e la libertà di ricerca è ciò che distin-gue l'Homo Sapiens da tutte le altre specie', affermava la scienziata Rita Levi Montalcini. Non c'è cosa più vera: se non fosse esistita la scien-za, il mondo sarebbe ora per noi un totale

Giovani ed istituzioni: un binomio arduo, difficile, un rapporto pieno di sfiducia. E’ così che l’opinione pubblica lo descrive, ed ha sicuramente ragione. Ma prima di impantanarsi nei soliti luoghi comuni, è senza dubbio necessaria una riflessione su questo fenomeno. Da una parte c’è una generazione intera caratterizzata dal disinteresse e dalla scarsa fiducia verso tutto ciò che sia “istituzionale”; dall’altro, istituzioni ‘sorde’ che spesso non sono capaci di concedere ai giovani lo spazio e l’ascolto necessari per la costruzione di un rapporto tra i giovani e le istituzioni stesse. Gli esempi sono molteplici, basti pensare alle occupazioni scolastiche dello scorso mese, che dopo pochi giorni di attenzione mediatica sono sfumate nell’oblio senza nessun dialogo tra giovani/mondo della scuola ed istituzioni, di qualunque tipo. Con molta probabilità la chiave di volta di questo problema sia racchiusa in alcuni termini semplici, ma il cui significato oggi sembra essere stato dimenticato, come l’ascolto, la partecipazione e l’interesse. L’ascolto da parte delle istituzioni, la cui unica priorità sembra essere l’abbassamento dello spread e la riduzione del debito pubblico, dimenticandosi che uno Stato è fatto di perso-ne, non numeri. E la scarsa partecipazione ed interesse dei giovani, che vedono le istituzioni quasi come uno spettro che veglia su di loro senza poter comunicare o interagire. In conclusione, come sempre, la colpa sta da entrambi i lati: è pertanto necessario un cam-

biamento sia da parte dei ragazzi, che dovrebbero interessarsi di più a ciò che accade loro intorno, sia da parte delle istituzioni, che dovrebbero dedicare ai giovani d’oggi maggiore attenzione. Solamente così, tramite questo interscambio di attenzione e considera-zione, i ragazzi potranno ritrovare la fiducia perduta verso quegli organi istituzionali che sembrano tanto lontani, e poterli sentire finalmente ‘vicini’ come dovrebbero essere!

Sofia Ferracci IV B

Dall’Antica Grecia ad oggi, i lavori di importanti filosofi e fisici LA NOSTRA VITA NELLE MANI DELLA… SCIENZA

Spazio e fiducia a chi ha deciso di dedicare la propria esistenza alla ricerca

Una volta individuati, risolti e allontanati i punti che continuano a creare distanza RAGAZZI E ISTITUZIONI: UN RAPPORTO CHE VA ‘RI’COSTRUITO

Ascolto, partecipazione ed interesse le chiavi di volta per assodare la relazione

Una generazione intera

caratterizzata

dal disinteresse

e istituzioni ‘sorde’

incapaci di concedere

ai giovani

lo spazio necessario

per la costruzione

di un rapporto.

Solamente con l’ascolto,

la partecipazione

e l’interesse

si potrà ritrovare

la fiducia perduta.

Secondo molte persone (specie oltre i trentacinque anni di età) i rapporti di amore a distanza sono irrealizzabili, nonché improponibili. Ma i ragazzi come la pensano? “Se fosse così molte relazioni non starebbero in piedi.” Dice una 16enne. “Ormai i clients di messaggistica istantanea e i social networks sono la via principale per restare connessi con il mondo; le relazioni a distanza non sono impossibili come gli adulti pensano.” Aggiunge un 15enne. “Ai nostri giorni Intenet è una realtà, non più un mezzo: siamo tutti connessi, collegati, le relazioni a distanza esistono e sono solide, se ci si impegna da entrambe le parti”, commenta una 17enne. L’amore a distanza coinvolge più fasce d’età, senza distinzioni. Ma il diverbio tra genitori e figli scocca quando questi ultimi si trovano a lasciare da parte lo studio per dedicarsi solo alla persona amata. In questo modo, i genitori iniziano a disapprovare le relazioni a distanza, o, peggio, le relazioni in generale. “Sono fonti di distrazione - puntualizza in tal senso una

mamma - Mio figlio ha quindici anni, non è ancora in grado di capire l’amore”. Ma è davvero così? Davvero i giovani non capiscono l’amore? Eppure l’adolescenza è il periodo delle prime “cotte”, dei primi baci, dei primi fidanzati… E’ veramen-te giusto (come i genitori interrogati pensano) impedire le relazioni tra i ragazzi perché motivo di distrazione? E i figli? Sono in grado di coordinare tutti gli impegni come dicono? Ci siamo permessi, dopo un sondaggio effettuato, di proporvi alcuni semplici consigli per “equilibrare” i rapporti in famiglia e migliorare il rendimento scolastico senza ricorrere a metodi drastici:

Dialogo aperto: i ragazzi devono instaurare un dialogo aperto e profondo con i propri genitori.

Ricerca di soluzioni: genitori e figli potrebbero discutere sul da farsi e cercare un punto d’incon-tro.

Mettersi nei panni dell’altro: così come gli adulti devono provare a immaginarsi nei panni dei figli, deve accadere anche l’opposto, così da poter comprendere i vari punti di vista. Planning giornaliero approssimativo (per i

ragazzi): organizzarsi non fa mai male, per questo i giovani potrebbero preparare una “tabella di marcia” approssimativa al fine di ritagliarsi del tempo per parlare con i rispettivi ragazzi o ragaz-ze.

Un ultimo consiglio per i giovanissimi: non vivete l’amore come qualcosa di oscuro e segreto, poiché esso è uno dei sentimenti più belli che l’uomo conosca. Parlate dell’amore, vivetelo con la famiglia, condividete la vostra gioia, vedrete che vi sentirete più leggeri.

Alessia Ferri, IIF

Giovani e adulti: generazioni a confronto su un tema… scottante AMORE A DISTANZA: ISTRUZIONI PER L’USO

Tra dubbi e certezze, ecco come districarsi di fronte ad un amore platonico

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NUMERO 0 P AGINA 4

Preoccupano i dati ISTAT, i poveri in Italia sono oggi quasi 10 milioni. E’ ora di cambiar rotta I NUOVI SUPEREROI CONTEMPORANEI

Per la maggior parte delle famiglie riuscire a garantire una vita dignitosa ai figli è diventato un miracolo

I giovani d’oggi studiano per trovare la loro strada, ma è sempre più difficile lottare

CONTRO LA CRISI, TENACIA E CARATTERE!

Bisogna credere nei propri sogni, anche se sembra davvero impossibile realizzarli

Incassi record per il secondo capitolo della trilogia fantasy “The Hunger Games”

LA “RAGAZZA DI FUOCO” INCANTA E STUPISCE Già nel primo week-end, dopo l’uscita il 27 novembre, incassa oltre 4 milioni di euro

Oggi che il nostro Paese è entrato in una grave crisi economica, sempre più ragazzi sono in cerca di un lavoro, che difficilmente riescono a trova-re. Non tutti capiscono che il volto del mondo cambia rapidamente infliggendo grandi difficoltà. Certo, l’Italia è uno dei Paesi con una situazione econo-mica abbastanza complessa, ma, anche se estremamente difficile, nessuno deve abbattersi e rinunciare ai propri sogni. Ogni anno si organizzano moltissimi viaggi studio all’estero per arricchire le proprie cono-scenze e per cominciare a far parte di un nuovo stile di vita. I ragazzi sono sempre più attratti dalle lingue straniere poiché possono offrire delle grandi occasioni: possono permetter loro di viaggiare o di trasferirsi in un altro Paese. Sapendo parlare e scrive-re in diverse lingue, viaggiare sarebbe per loro molto semplice. Non è sicuro il fatto che trovino lavoro, ma nella maggior parte dei casi ci sono buone possibilità che ci avven-ga. Ovviamente si inizia sempre con dei

periodi di tirocinio in ogni lavoro. Durante alcuni “stage” molti direttori indirizzano gli studenti al giusto apprendimento di quel lavoro, ma altri purtroppo non apprezzano i ragazzi e non danno loro alcun consiglio. Questo atteggiamento è totalmente sbagliato ed ha effetti negativi sullo studente volenteroso che, di conseguenza, si sente sco-raggiato. Sono del parere che anche se i sogni sono spesso impossibili da realizzare,

una persona deve sempre provarci, non deve abbattersi al primo individuo che le dice “NO”. Deve provarci fino a quando non otterrà il risultato che desidera. La cosa più importante è credere in se stessi e nelle proprie potenzialità; se non si prova a realizzare il sogno in cui ciascuno crede è scontato che si perde una grande possibilità: alla fine, tentare non costa nulla! Analizzando tutti gli aspetti che circondano il mondo in questo momento, si dovrebbe

dare più spazio alle idee dei giovani, dato che, avendo conoscenze più ‘innovative’, potrebbero dar vita al proprio sogno contribuendo alla rigenerazione economica di molti Paesi. È chiaro che non è semplice abbandonare le vecchie idee per far prevalere le nuove, ma nella maggior parte dei casi è necessario farlo. Infatti, davanti al problema della crisi, non bisogna restare impassibili e guardare, mentre il Paese va in rovina, ma si deve provare a lottare con tenacia e con carattere, perché solo cosi si può andare avanti!

Alisia Pulciani I B

Le cifre riguardanti la povertà in Italia continuano sempre più a preoccupare; secondo gli ultimi dati rilevati dall'ISTAT, infatti, i poveri nel nostro Paese hanno già superato la cifra incredibile di 9 milioni e mezzo, ovvero quasi il 20% dell'intera popolazione, tra i quali circa 5 milioni versano in condizioni di povertà assoluta,che fa riferimento ai servizi essenziali. E' possibile rendersi conto della situazione economica attuale anche non consultando le statistiche ed i numeri. Un dato particolarmente allarmante è infatti quello relativo all'affluenza presso le sedi della Caritas; è infatti in costante crescita il numero delle persone che usufrui-sce dell'organismo pastorale della CEI. Dopo decenni di politiche sbagliate e sostanzialmente inesistenti, l'Italia è giunta ad un punto di non ritorno, un buco nero che la sta risucchiando in un vortice dal quale potrà uscire solo dopo enormi sacrifici e drastici cambi. Come detto, la situazione è grave, e proprio per questo negli ultimi anni stiamo vivendo un fenomeno che ha come protagonista la famiglia; il suo ruolo sta infatti

mutando; se negli addietro dare una vita dignitosa ed una speranza per un futuro ai propri figli era, per un padre ed una madre, un obiettivo facilmente raggiungibile, ora sembra esser diventata una missione impossibile: la famiglia contemporanea è infatti formata da supereroi! Il nucleo fondante di una famiglia, ovvero padre e madre, nel corso degli ultimi tempi sta facendo fatica anche solamente a garantire un pasto ai propri figli; la maggior parte dei genitori è infatti costretta a frequentare centri di aiuto come la Caritas. Sono costretti quindi a vere e proprie umiliazioni e ad applicare tagli drastici alla propria economia, anche se in possesso di un lavoro. I nostri figli, i protagonisti del futuro, devono avere la garanzia di essere in possesso di un futuro digni-toso e, soprattutto, di sorridere. Sorridere di un sorriso vero, un sorriso di chi può sperare! E' ora di cambiare. Velocemente.

Andrea De Persiis VE

La libertà personale equivale, per chiun-que, ad un sinonimo del vivere bene. Perciò, cosa fare quando se ne viene privati, o se si è costretti ad un regime di governo crudele ed insensibile? E’ questo il caso degli abitanti di Panem, in cui a comandare sono i ricchi signori di Capitol City, mentre tutti gli altri sono ridotti, come dice lo stesso titolo del film, a patire la fame. Oltre alle condizioni estreme di povertà della popolazione, ogni anno nella nazione vengono indetti dei “giochi” ai quali parteciperanno, per estrazione, dodici ragazze e dodici ragazzi, che, rinchiusi all’interno di un’arena, combatteranno con lo scopo di uccidersi a vicenda. L’ultimo sopravvissuto tra i partecipanti sarà il vincitore, ricompensato con fama e ric-chezza. Ed è proprio questo il ruolo di Katniss Everdeen, la protagonista principale. La ragazza, abitante di uno dei distretti più poveri di Panem, ha infatti vinto i settantaquattresimi Hunger Games insieme a Peeta Mellark, l’altro giovane “tributo” proveniente dal suo stesso distretto destinato ai giochi.

I due, in via del tutto ecceziona-le e inaccettabile, vengono proclamati entrambi vincitori, e, ritrovati i propri cari nel loro distretto, si preparano all’usuale “Tour della Vittoria”: dovranno cioè attra-versare e visitare tutti i dodici distretti di Panem fino ad arriva-re alla capitale, Capitol City. E’ così che si apre la storia in “La Ragazza di Fuoco”, raccon-tando le nuove vicende che i protagonisti, interpretati da Jennifer Lawrence e Josh Hu-tcherson, si ritroveranno ad affrontare per scampare al malcontento del Governo ed alle rivolte che imperversano negli ultimi tempi in tutta la nazione. Anche in questo nuovo capitolo,

come nell’ultimo, gli attori riescono ad incarnare alla perfezione lo spirito dei personaggi che interpretano, a partire dal premio Oscar Jennifer Lawrence, che si rivela sempre più adatta al ruolo della giovane e temeraria

Katniss dalla lunga treccia bruna e l’arco sempre in spalla, capace di rappresentare le emozioni e i sentimenti della protagonista tanto da coinvolgere anche gli spetta-tori. Il film si presenta inoltre come un adattamento cinemato-grafico abbastanza fedele del best-seller da cui nasce, riassumendo in poche scene tutte le parti più importanti raccontate dall’autrice dei romanzi, Suzanne Collins. Quest’ultima ha infatti partecipato attivamente alle riprese, di cui è stata la coordinatrice insieme a Francis Lawrence, il regista. Lawrence ha saputo rappresentare nel migliore dei modi il mondo che ho immaginato” ha dichiarato la Collins, rafforzando il giudizio che questo secondo film sia superiore al primo, sia per qualità che per credibilità. In sostanza, tra incassi più che buoni e soddisfazione da parte di tutti i fan della trilogia, si può dire che ci sono buone speranze per il futuro del franchise e che avremo certamente modo di vedere ancora Panem e i suoi abitan-ti sul grande schermo.

Chiara Cerroni I B

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SCHOO L T IME P AGINA 5

La parola “crisi”, nell'uso comune ha assunto un'accezione negativa in quanto vuole significare un peggioramento di una situazione. Se invece riflettiamo sull'etimologia della parola, possiamo coglierne anche una sfumatura positiva, in quanto un momento di crisi, cioè di riflessione, di valutazione, può trasformarsi nel presupposto necessario per un miglioramento, per una rinascita. Stando ad alcune statistiche della Caritas, però, questa rifioritura è molto lontana. Solo quest’anno, oltre 40mila persone si sono rivolte ai centri diocesani e nazionali per chiedere un qualche tipo di aiuto per il proprio sostentamento e quello delle proprie famiglie: segno evidente di un aumento spropositato della povertà in Italia. Povertà dovuta all’alto costo della vita e all’elevato tasso di disoccupazione presente ormai nella nostra nazione; si è creata quindi una nuova classe sociale: “i nuovi poveri”. A questa nuova categoria appartengono tutti coloro che fino a qualche anno fa riuscivano a vivere in una situazione di modesta agiatezza. Oggi purtroppo si è passati dal poter vivere al dover sopravvivere. Situazione che riguarda una vasta fascia della popolazio-ne italiana e che va via via espandendosi.

Pasquale Gallo V E

Quest’anno oltre 40mila persone si sono rivolte ai centri diocesani e nazionali I “NUOVI” POVERI TRA INDIGENZE E DISOCCUPAZIONI

Tutti in fila per chiedere abiti, medicine e, soprattutto, prodotti alimentari

Nuove indagini per la procura di Cremona; sotto occhio 30 partite di Serie A

CALCIOSCOMMESSE: UN’ALTRA PAGINA BUIA DELLO SPORT Nei giorni scorsi si è aperta l’inchiesta che vede coinvolti anche nomi come Gattuso e Brocchi

Ogni bambino, cresciuto in un paese culturalmente influenzato dal calcio come l’Italia, sogna di diventare da grande come i campioni che vede in televisione, di segnare ed esultare, di essere amato da un intero popolo e di venire un giorno ricordato per aver fatto ogni sacrifi-cio possibile per quel pallone tanto desiderato. Il manto verde, il profumo dell’erba, i sassolini del campo dentro gli scarpini, l’euforia del gol, la felicità condivisa con i compagni, l’emozione della vittoria e gli insegnamenti della sconfitta: questo dovrebbe essere realmente il calcio. Uno sport che insegna a vivere, a credere nei propri sogni e a rialzarsi dopo ogni sconfitta più forti di prima. La nuova inchiesta di Calcioscommesse aperta nei giorni scorsi dalla procura di Cremona, mette in risalto tutti gli aspetti negativi di un sistema calcistico divoratore e ingordo, che vuole sempre di più fino ad oltrepassare la legalità delle azioni permesse.

Come si sa, ai calciatori non è permesso scommettere sui risultati di sfide calcistiche, poiché le partite potrebbero di conseguenza venire truccate di proposito. Sono 30 i match di Serie A messi sotto tiro; la procura indagherà per provare l’illecito di codeste sfide. Tra i vari nomi ne spiccano due in particolare, Gennaro Gattuso e Cristian Brocchi, ex centrocampisti rispettiva-mente di Milan e Lazio. I due, ormai allenatori, potreb-bero essere squalificati qualora venisse accertata la loro colpevolezza. Anche il presidente del Siena, Massimo Mezzaroma, è un nome caldo per le indagini: la squadra bianconera, attualmente in serie B, rischia la retrocessione in Lega Pro.

Josephine Carinci, III C

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Direttore responsabile Lucia Colafranceschi

Responsabile di redazione Sofia Ferracci

Hanno collaborato: Andrea De Persiis, Josephine Carinci, Chiara Cerroni, Alisia Pulciani, Laura Tiberia, Andrea D’Ambrosi, Sara Spagnoli,

Alessia Ferri, Pasquale Gallo

Testata School Time

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LiceoScientificoCeccano

Il giornalismo è uno dei mestieri più appassionanti; cercare la verità, sempre con un pizzico di dubbio, e trovare le parole giuste per diffonderla. Il giornali-no della scuola è un'esperienza importante e formativa per i ragazzi che come me coltivano il sogno di diventare giornalisti; un'opportunità per imparare i segreti del mestiere e lavorare in gruppo.

Andrea De Persiis VE

«Ho sempre sognato di fare il giornalista, lo scrissi anche in un tema alle medie: lo immaginavo come un "vendicatore" capace di riparare torti e ingiustizie [...] ero convinto che quel mestiere mi avrebbe portato a scoprire il mondo», diceva Enzo Biagi, uno dei giornalisti italiani più importanti del secolo scorso. Osservare, informarsi, arrivare alla verità e fare da tramite per “illuminare” il mondo esterno, un compito tanto difficile quanto bello. Non è mai semplice far sì che gli altri vengano a conoscenza di qualcosa attraverso gli occhi di una sola persona; si può sbagliare, non essere comple-tamente oggettivi e influenzare l’opinione di un popolo intero.

D'altro canto il giornalista è però uno dei pochi mestieri in grado di venire a contatto con ogni aspetto, sia positivo che negativo, del mondo, e come diceva Biagi, forse di scoprirlo anche un po’.

Josephine Carinci, IIIC