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Giornalismo, Etica e Deontologia Carlo Gubitosa Giornalisti Contro il Razzismo [email protected]

Giornalismo, etica e deontologia

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Giornalismo, etica e deontologia. Carlo Gubitosa - Giornalisti contro il razzismo

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Giornalismo, Etica e DeontologiaCarlo Gubitosa

Giornalisti Contro il [email protected]

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Che cos'e' la Deontologia

Deontologia, dal greco deon, che significa bisogno, ma anche necessita', quindi dovere ma anche convenienza. La deontologia è l'insieme dei doveri inerenti ad una particolare categoria professionale. Alcune professioni, per il loro carattere sociale, sono tenute a rispettare un certo codice di comportamento atto a non ledere la dignità o la salute di chi è oggetto del loro operato.

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A che serve la Deontologia nel giornalismo

● Definire i margini di discrezionalita' del giornalista● Tracciare i confini tra cio' che e' giornalismo e cio' che non lo e'● Definire la struttura del linguaggio giornalistico● Individuare le possibilita' e le impossibilita' di questo linguaggio● Definire limiti e prerogative del diritto di cronaca● Gestire il conflitto tra diritto di cronaca e diritto alla privacy● Stabilire delle buone pratiche su vari temi:

○ Trattamento delle fonti○ Utilizzo delle immagini fotografiche○ Rappresentazione dei minori e delle minoranze○ Informazione medico/scientifica○ Informazione economico/finanziaria

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A cosa NON serve la Deontologia 

● Stabilire una "morale unica" valida per tutti i professionisti● Sostituirsi ai giornalisti nel giudizio individuale● Indicare norme assolute e certe di comportamento

LA DEONTOLOGIA COLLETTIVA DEL GIORNALISMO NON PUO' SOSTITUIRSI ALL'ETICA INDIVIDUALE DEL GIORNALISTA NE' SOVRADETERMINARLA

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Esempio: Thích Quang Duc 

Thích Quang Duc è stato un monaco buddhista vietnamita che si diede fuoco a Saigon l'11 giugno del 1963 per protestare contro l'amministrazione del presidente del Vietnam del Sud, di religione cattolica, e la sua politica di oppressione della religione buddhista.Il monaco divenne celebre in tutto il mondo grazie anche alla fotografia della sua auto-immolazione, scattata da Malcom Browne, che gli valse il premio World Press Photo of the Year per il 1963. Dopo la morte, il corpo fu nuovamente cremato. Il fatto che tra le ceneri fosse ritrovato intatto il cuore convinse definitivamente i buddhisti del valore della sua compassione e da allora viene venerato come bodhisattva.

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Vietnam war - Peter Arnett: "I could have prevented that immolation by rushing at him and kicking the gasoline away. As a human being I wanted to, as a reporter I couldn't". (Photo Malcolm Browne)

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Un altro esempio: Harri Peccinotti

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La dichiarazione universale dei diritti umani

● Articolo 19

Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Diritto ATTIVO, PASSIVO E RIFLESSIVO all'informazione.

Informare, essere informati e informarsi.

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La costituzione italianaArticolo 21

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.

In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.

La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.

Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.

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La costituzione italiana

Interpretazione individualista(diritto attivo individuale alla manifestazione del pensiero)

VS

Interpretazione funzionalista(diritto passivo collettivo all'informazione)

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Il diritto di cronacaIl principio tutelato dalla legge e' la liberta' di informazione, cioe' il diritto di cronaca.

L'ordine dei giornalisti, istituito dalla legge 3 febbraio 1963 n.69, nasce senza un codice deontologico che definisca i limiti del diritto di cronaca, pur prevedendo sanzioni e procedimenti discplinari per i giornalisti "che si rendano colpevoli di fatti non conformi al decoro e alla dignita' professionali, o di fatti che compromettano la propria reputazione o la dignita' dell'ordine".

Ma chi stabilisce le regole per mantenere il decoro e la dignita' della professione giornalistica?

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Lo stato dell'arte della professione

A differenza di altri mestieri, come quello dell'architetto o del medico, la professione del giornalista non ha delle regole di eccellenza universali, ma si caratterizza localmente in funzione delle caratteristiche sociali e culturali di ciascun Paese.

Ogni nazione ha espresso il proprio particolare insieme di principi deontologici che da' l'impronta a uno tra tanti giornalismi possibili.

Es. Nella costituzione italiana la parola "informazione" non compare nemmeno una volta, mentre quella svedese garantisce "il libero accesso a tutti gli archivi".

Alcune ricerche hanno analizzato i codici deontologici di varie nazioni per individuare alcuni principi ricorrenti ma comunque non "universali"

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Paese che vai, informazione che trovi

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L'evoluzione italiana della deontologiaIn uno scenario caratterizzato dalla totale assenza di codici deontologici che possano regolamentare la professione giornalistica, il primo passo verso un quadro lo compie la corte di Cassazione che mette alcuni paletti con una sentenza del 18 dicembre 1984, che fissa le condizioni in base alle quali una sentenza puo' essere pubblicata anche se danneggia la reputazione di una persona.

1. utilità sociale dell’informazione;2. verità (oggettiva o anche soltanto putativa purché, in quest’ultimo

caso, frutto di un serio e diligente lavoro di ricerca) dei fatti esposti;

3. forma "civile" della esposizione dei fatti e della loro valutazione.

Sara' soprannominata "la sentenza del decalogo" perche' ha assunto per i giornalisti lo stesso valore di "prescrizione assoluta" rappresentato dalle tavole del decalogo per il popolo ebraico.

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Alcuni principi della sentenza decalogoVerita' parziale equivale a menzogna

(La verità dei fatti, cui il giornalista ha il preciso dovere di attenersi, non è rispettata quando, pur essendo veri i singoli fatti riferiti, siano, dolosamente o anche soltanto colposamente, taciuti altri fatti, tanto strettamente ricollegabili ai primi da mutarne completamente il significato. La verità non è più tale se è "mezza verità" (o comunque, verità incompleta): quest’ultima, anzi, è più pericolosa della esposizione di singoli fatti falsi per la più chiara assunzione di responsabilità (e, correlativamente, per la più facile possibilità di difesa) che comporta, rispettivamente, riferire o sentire riferito a sé un fatto preciso falso, piuttosto che un fatto vero sì, ma incompleto. La verità incompleta (nel senso qui specificato) deve essere, pertanto, in tutto equiparata alla notizia falsa.

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Alcuni principi della sentenza decalogoLa critica civile deve rispettare la dignita'

La forma della critica non è civile, non soltanto quando è eccedente rispetto allo scopo informativo da conseguire o difetta di serenità e di obiettività o, comunque, calpesta quel minimo di dignità cui ogni persona ha sempre diritto, ma anche quando non è improntata a leale chiarezza.

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Alcuni principi della sentenza decalogoLa critica civile dev'essere chiara e leale.

I "subdoli espedienti" vanno banditi:

1) sottinteso sapiente: ad es. racchiudere determinate parole tra virgolette, all’evidente scopo di far intendere al lettore che esse non sono altro che eufemismi, e che, comunque, sono da interpretarsi in ben altro (e ben noto) senso da quello che avrebbero senza virgolette;

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Alcuni principi della sentenza decalogo2) accostamenti suggestionanti (conseguiti anche mediante la semplice sequenza in un testo di proposizioni autonome, non legate cioè da alcun esplicito vincolo sintattico) di fatti che si riferiscono alla persona che si vuol mettere in cattiva luce con altri fatti (presenti o passati, ma comunque sempre in qualche modo negativi per la reputazione) concernenti altre persone estranee ovvero con giudizi (anch’essi ovviamente sempre negativi) apparentemente espressi in forma generale ed astratta e come tali ineccepibili (come ad esempio, l’affermazione il furto è sempre da condannare) ma che, invece, per il contesto in cui sono inseriti, il lettore riferisce inevitabilmente a persone ben determinate;

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Alcuni principi della sentenza decalogo3) tono sproporzionatamente scandalizzato e sdegnato specie nei titoli o comunque all’artificiosa e sistematica drammatizzazione con cui si riferiscono notizie neutre perché insignificanti o, comunque, di scarsissimo valore sintomatico, al solo scopo di indurre i lettori, specie i più superficiali, a lasciarsi suggestionare dal tono usato fino al punto di recepire ciò che corrisponde non tanto al contenuto letterale della notizia, ma quasi esclusivamente al modo della sua presentazione

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Alcuni principi della sentenza decalogo4) vere e proprie insinuazioni anche se più o meno velate (la più tipica delle quali è certamente quella secondo cui "non si può escludere che ... " riferita a fatti dei quali non si riferisce alcun serio indizio) che ricorrono quando pur senza esporre fatti o esprimere giudizi apertamente, si articola il discorso in modo tale che il lettore li prenda ugualmente in considerazione a tutto detrimento della reputazione di un determinato soggetto.

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Troppi codici = nessun codice

In seguito alla "sentenza decalogo" si assiste ad un fiorire di "carte deontologiche", "codici di autodisciplina" e documenti orientati all'autoregolamentazione della professione giornalistica.

Una serie di norme e prescrizioni che di fatto e' sconosciuta alla molti giornalisti o comunque non rilevante nella vita quotidiana professionale, non sono accompagnate da un sistema di controlli e sanzioni, non sono integrate in un "corpus" organico della deontologia come avviene in altri paesi (Cfr manuale di stile di El Pais).

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Carte, codici e regolamenti

Codice di autodisciplina del "Sole 24 Ore" (1987)Protocollo di intesa su informazione e pubblicita' (1988)Patto sui diritti e i doveri dei giornalisti ("La Repubblica" 1990)Carta di Treviso su informazione e minori (1990 aggiornata nel 1995)Carta dei doveri dei giornalisti italiani (1993)Protocollo d'intesa su informazione e sondaggi (1995)Carta di Perugia su informazione e malattia (1995)Codice di deontologia sulla privacy (1998)Carta dei doveri dell'informazione economica (2007)Codice in materia di rappresentazione delle vicende giudiziarie nelle trasmissioni radiotelevisive (2009)Decalogo del giornalismo sportivo (2009)Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. (Carta di Roma) - 2009

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Principi in ordine sparso

Codice di autodisciplina de "Il Sole 24 Ore"

Il giornalista de "Il Sole-24 Ore" non può scrivere articoli relativi ad azioni sul cui anda-mento borsistico, direttamente o indirettamente, abbia un interesse finanziario, senza rive-lare al direttore l'esistenza di tale interesse.

Analogamente, il giornalista de "Il Sole-24 Ore" non può acquistare o vendere azioni che costituiscono argomento di articoli della cui redazione è stato incaricato o che si propone di scrivere a breve termine.

I giornalisti de "Il Sole-24 Ore» non accetteranno, né direttamente né indirettamente: a) regali o donazioni il cui valore ecceda le normali forme di cortesia b) pagamenti, rimborsi spese, prestiti gratuiti da società o privati che possano condizionare l'attività redazionale; c) inviti a viaggi, trasferte e vacanze gratuite da società, enti o privati che compor-tino impegni redazionali di qualsiasi tipo.

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Principi in ordine sparso

Patto sui diritti e i doveri dei giornalisti ("La Repubblica")

Al fine di tutelare gli interessi del lettore, fra le parti si stabilisce di creare la figura di un Garante del lettore

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Principi in ordine sparso

La carta dei doveri del giornalista

Il giornalista corregge tempestivamente e accuratamente i suoi errori o le inesattezze, in conformità con il dovere di rettifica nei modi stabiliti dalla legge, e favorisce la possibilità di replica.

Il giornalista rispetta sempre e comunque il diritto alla presunzione d'innocenza.

Il giornalista non può aderire ad associazioni segrete o comunque in contrasto con l'articolo 18 della Costituzione.

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Principi in ordine sparso

La carta dei doveri del giornalista

La responsabilità del giornalista verso i cittadini prevale sempre nei confronti di qualsiasi altra. Il giornalista non può mai subordinarla ad interessi di altri e particolarmente a quelli dell'editore, del governo o di altri organismi dello Stato.

Art. 8 Contratto Nazionale di Lavoro Giornalistico:

In ogni caso il giornalista non potrà assumere incarichi in contrasto con gli interessi morali e materiali dell’azienda alla quale appartiene. Fatti salvi questi interessi, il giornalista potrà manifestare le proprie opinioni attraverso altre pubblicazioni di carattere culturale, religioso, politico o sindacale.

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Principi in ordine sparsoCodice di deontologia sulla privacy (1998)

Distinzione tra privati cittadini e persone pubbliche

Relazione tra notorieta' e notiziabilita'

Diversi tipi di notorieta' corrispondono a diversi tipi di privacy(la notorieta' di una soubrette e' diversa da quella di una giornalista)

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Principi in ordine sparsoCarta di Treviso su informazione e minori (1990 aggiornata nel 1995)

va garantito l'anonimato del minore coinvolto in fatti di cronaca, anche non aventi rilevanza penale, ma lesivi della sua personalità, come autore, vittima o teste; tale garanzia viene meno allorché la pubblicazione sia tesa a dare positivo risalto a qualità del minore e/o al contesto familiare e sociale in cui si sta formando;

il bambino non va intervistato o impegnato in trasmissioni televisive e radiofoniche che possano lederne la dignità o turbare il suo equilibrio psico-fisico, né va coinvolto in forme di comunicazioni lesive dell'armonico sviluppo della sua personalità, e ciò a prescindere dall'eventuale consenso dei genitori;

particolare attenzione andrà posta nei confronti di strumentalizzazioni che possano derivare da parte di adulti interessati a sfruttare, nel loro interesse, l'immagine, l'attività o la personalità del minore;

va altresì evitata la pubblicazione di tutti gli elementi che possano con facilità portare alla sua identificazione, quali le generalità dei genitori, l'indirizzo dell'abitazione o della residenza, la scuola, la parrocchia o il sodalizio frequentati, e qualsiasi altra indicazione o elemento: foto e filmati televisivi non schermati, messaggi e immagini on-line che possano contribuire alla sua individuazione.

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Casi di studio - (Cfr. Alberto Papuzzi - Professione giornalista - Donzelli)Caso 1: Presso la Procura della Repubblica un cronista scopre che un noto uomo politico e' stato iscritto nel registro degli indagati, lo cerca ma e' irreperibile.

a) Pubblica ugualmente la notizia

b) Non la pubblica

c) Pubblica la notizia in forma dubitativa

d) Pubblica la notizia dicendo che non e' riuscito a parlare col diretto interessato

e) Pubblica la notizia lasciando anonima la persona coinvolta

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Casi di studioCaso 2: Un personaggio pubblico e' coinvolto in un banale incidente stradale con la sua amante. La moglie giunta al pronto soccorso scopre la relazione e fa una scenata. Un cronista apprende tutta la storia.

a) Pubblica tutto

b) Non pubblica nulla, perche' l'incidente non e' rilevante

c) Pubblica solo la notizia dell'incidente

d) Pubblica tutto senza fare nomi

e) Pubblica tutto, salvo il nome dell'amante

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Casi di studioCaso 3: Una fonte denuncia trattamenti disumani in un ospizio per anziani. Un cronista decide di condurre un'inchiesta per accertare la verita' ed eventualmente rendere noto lo scandalo. Per farlo accetta:

a) Di pagare il personale perche' offra testimonianze

b) Di mettere nell'ospizio telecamere nascoste

c) Di affidare una telecamera o un registratore a parenti dei ricoverati

d) Di fingersi un medico e visitare l'ospizio

e) Di assumere dei detective

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Casi di studioCaso 4: Siete l'unico corrispondente estero in un paese dominato da una dittatura. Potete trasmettere le vostre corrispondenze, ma dovete sottoporle al vaglio della censura militare.

a) Inviate comunque le corrispondenze

b) Le inviate, ma facendo sapere che sono censurate

c) Inviate soltanto brevi notizie asettiche

d) Preferite lasciare il paese

e) Decidete di contrattare con la censura

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Dalla teoria alla pratica deontologica

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Dalla teoria alla pratica deontologica

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La Carta di RomaProtocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti.

Il documento è stato sottoscritto congiuntamente da FNSI (il sindacato dei giornalisti) e dal Consiglio Nazione dell'Ordine dei giornalisti nel giugno 2008

Scopo della Carta è fornire le linee guida per il trattamento delle informazioni concernenti i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della Repubblica Italiana.

La Carta fa riferimento al criterio enunciato nell'Articolo 2 della legge istitutiva dell'Ordine: il rispetto della verità sostanziale dei fatti osservati.

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La Carta di Roma: principiosservare la massima attenzione nel trattamento delle informazioni concernenti i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti nel territorio della Repubblica Italiana ed altrove e in particolare a: a. Adottare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore ed all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri; b. Evitare la diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti. CNOG e FNSI richiamano l’attenzione di tutti i colleghi, e dei responsabili di redazione in particolare, sul danno che può essere arrecato da comportamenti superficiali e non corretti, che possano suscitare allarmi ingiustificati, anche attraverso improprie associazioni di notizie, alle persone oggetto di notizia e servizio; e di riflesso alla credibilità della intera categoria dei giornalisti;

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La Carta di Roma: principic. Tutelare i richiedenti asilo, i rifugiati, le vittime della tratta ed i migranti che scelgono di parlare con i giornalisti, adottando quelle accortezze in merito all’identità ed all’immagine che non consentano l’identificazione della persona, onde evitare di esporla a ritorsioni contro la stessa e i familiari, tanto da parte di autorità del paese di origine, che di entità non statali o di organizzazioni criminali. Inoltre, va tenuto presente che chi proviene da contesti socioculturali diversi, nei quali il ruolo dei mezzi di informazione è limitato e circoscritto, può non conoscere le dinamiche mediatiche e non essere quindi in grado di valutare tutte le conseguenze dell’esposizione attraverso i media; d. Interpellare, quando ciò sia possibile, esperti ed organizzazioni specializzate in materia, per poter fornire al pubblico l’informazione in un contesto chiaro e completo, che guardi anche alle cause dei fenomeni.

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La Carta di Roma: glossario- Un richiedente asilo è colui che è fuori dal proprio paese e presenta, in un altro stato, domanda di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951. Non è quindi assimilabile al migrante irregolare.

- Un rifugiato è colui al quale è stato riconosciuto lo status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati

- Un beneficiario di protezione umanitaria è colui che - pur non rientrando nella definizione di "rifugiato" necessita comunque di una forma di protezione in quanto, in caso di rimpatrio nel paese di origine, sarebbe in serio pericolo a causa di conflitti armati

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La Carta di Roma: glossario- Una vittima della tratta è una persona che, a differenza dei migranti irregolari che si affidano di propria volontà ai trafficanti, non ha mai acconsentito ad essere condotta in un altro paese o, se lo ha fatto, l’aver dato il proprio consenso è stato reso nullo dalle azioni coercitive e/o ingannevoli dei trafficanti o dai maltrattamenti praticati o minacciati ai danni della vittima.

- Un migrante/immigrato è colui che sceglie di lasciare volontariamente il proprio paese d’origine per cercare un lavoro e migliori condizioni economiche altrove. Contrariamente al rifugiato può far ritorno a casa in condizioni di sicurezza. - Un migrante irregolare, comunemente definito come ‘clandestino’, è colui che a) ha fatto ingresso eludendo i controlli di frontiera; b) è entrato regolarmente nel paese di destinazione, ad esempio con un visto turistico, e vi è rimasto dopo la scadenza del visto d’ingresso (diventando un cosiddetto ‘overstayer’); o c) non ha lasciato il territorio del paese di destinazione a seguito di un provvedimento di allontanamento.

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Anticorpi culturali:conversazione

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Anticorpi culturali: proprieta' di linguaggio

Parola Alternative

CLANDESTINO non-documented migrant workers (definizione suggerita dalle Nazioni Unite), sans papiers, irregolari, rifugiati, richiedenti asilo, persone, migranti, lavoratori.

NOMADE / ZINGARI I termini più corretti sono rom e sinti, a seconda dei casi (sono due "popoli" diversi)

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I media dell'odio mettono a rischio tutti

UNITED NATIONS - Economic and Social Council13 December 1994

Situation of human rights in the territory of the former YugoslaviaSpecial report on the media

The media in the former Yugoslavia have been among the most important tools in propagating the military conflict in the region. It is argued that the media have even been active participants in the conflict and have themselves instigated or inspired many violations of human rights and international humanitarian law.

(...)

Reports have been monitored which insult Muslims generally, labelling them "balije", "mujahedin" and "fundamentalists". These media promoted discrimination, hatred and related human rights violations. (...) Reports about the conflict have often included only allegations of "Muslim crimes", "Muslim shelling" and "Muslim attacks".