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Giovani migranti in Italia Una generazione sospesa Docente: Anna Elia Corso: Processi migratori, territorio e politiche a.a. 2010-2011

Giovani migranti in Italia Una generazione sospesa Docente: Anna Elia

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Giovani migranti in Italia Una generazione sospesa Docente: Anna Elia Corso: Processi migratori, territorio e politiche a.a. 2010-2011. La legge 40 del 1998 è la sola misura normativa a rivolge un’attenzione specifica ai processi di integrazione dei migranti sul territorio italiano. - PowerPoint PPT Presentation

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Giovani migranti in Italia

Una generazione sospesa

Docente: Anna EliaCorso: Processi migratori, territorio e politiche

a.a. 2010-2011

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La legge 40 del 1998 è la sola misura normativa a rivolge un’attenzione specifica ai processi di integrazione dei migranti sul territorio italiano

• Il testo accosta il tema dell’integrazione a quello della sicurezza attorno a dei principi fondamentali:

– lotta all’immigrazione clandestina (CPT, controlli più severi, espulsioni);

– Integrazione dei migranti regolarizzati : godimento di diritti sociali e civili (ricongiungimenti familiari; accesso al sistema socio-sanitario nazionale; alle politiche di edilizia popolare);

– l‘accesso all’istruzione publica ai figli di migranti « clandestini » e « regolarizzati »

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Modello di integrazione ragionevole

Legge 40 del 98 – Testo unico sull’immigrazione • I diritti dei migranti in regola con il permesso

di soggiorno, anche i più basilari, come il diritto al ricongiungimento familiare hanno un carattere discrezionale, essendo che non appaiono come assoluti, ma dipendenti da norme e regole determinate localmente.

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Chi sono le seconde generazioni?

Confluiscono in questa categoria concettuale casi assai diversi:

• bambini nati e cresciuti in Italia, • gli adolescenti che si sono ricongiunti con i genitori

dopo aver compiuto un ampio processo di socializzazione nel Paese di origine,

• minori giunti soli e presi in carico da progetti educativi realizzati in Italia,

• minori rifugiati.

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Le ricerche sociologiche definiscono:

• seconda generazione in senso stretto, solo i giovani figli di immigrati nati in Italia;

• generazione 1,5 quelli arrivati a 6-12 anni; • generazione 1,25 quelli immigrati a 13-17

anni. Seconde gen. (nati in Italia o immigrati molto

giovani): 940mila nel 2010 (Dati Istat) su una popolazione straniera di 4.3milioni.

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Le seconde generazioni: « giovani italiani con il permesso di soggiorno »

• Discendenti di italiani: tre anni per ottenere la

nazionalità;• Figli di cittadini non comunitari: richiesta di

cittadinanza italiana ai 18 anni con obbligo di residenza legale e ininterrotta sin dalla nascita (legge 91/1992).

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Sono esclusi dall’ottenimento della cittadinanza:

• i minori che hanno trascorso brevi periodi nei paesi di origine dei genitori;

• i minori invisibili figli di genitori che vivono una condizione di “clandestinità”;

• i minori ricongiunti ai genitori;• i minori i cui genitori perdono il contratto di

lavoro e diventano “clandestini” espellibili.

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• Implicazioni: I minori stranieri che risiedono legalmente in Italia sono oggi intorno a 900mila, di cui 530mila nati in Italia. Su 100 giovani nati in Italia e che hanno raggiunto l’età di 18 anni, 42 sono stranieri , malgrado la loro vita passata in Italia. Così ogni anno che passa, migliaia di adolescenti nati e cresciuti in Italia potrebbero divenire illegali.

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La scuola come luogo primario di integrazione delle seconde generazioni:

Un modello di didattica interculturale:• la connessione tra il tema dell’inserimento degli alunni stranieri e il tema

dell’educazione interculturale (es. nuove attenzioni didattiche ai bisogni specifici dei minori stranieri);

• il diritto/obbligo scolastico per tutti i minori presenti in Italia, a prescindere dalla loro nazionalità e condizione giuridica (uguaglianza nelle opportunità formative) (art. 38, comma 1 T.U.);

• il tema dell’insegnamento dell’italiano si colloca come seconda lingua nel più ampio progetto del riconoscimento e valorizzazione della lingua e della cultura d’origine anche attraverso l’opera di mediatori linguistici e culturali;

• la scuola è al ”crocevia come luogo di interazione non conflittuale di comunità culturalmente diverse” (Zincone 2000) Commissione per le Politiche di Integrazione degli Immigrati.

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Classi di inserimento temporaneo

• 2008-2009 – restrizioni ai programmi di educazione interculturale nella scuola. mozioni della Lega Nord approvate alla camera: classi di inserimento separato nelle scuole per i figli degli immigrati; tetto del 30 per cento sulla presenza dei bambini migranti nelle classi.

• Il provvedimento impegna il Governo a rivedere il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado. Chi non supera un test di ingresso dovrà frequentare delle classi separate “classi ponte” “per l’apprendimento della lingua italiana , propedeutiche all’ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti.

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• Il tetto del 30 per cento avrebbe come finalità quella di favorire la distribuzione degli alunni stranieri nelle scuole, imponendo trasferimenti ai bambini migranti costretti a frequentare delle scuole lontane dalla propria residenza. Il tentativo è quella di evitare la prevalenza dei bambini nelle scuole, il provvedimento non considera che la presenza dei bambini migranti nelle scuole ha salvato numerose scuole dalla chiusura in particolare le piccole scuole delle comunità montane, e posti di lavoro ad insegnanti italiani.

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La presenza delle seconde generazioni in Italia questioni aperte:

• Aspettative di emancipazione sociale della seconda generazione: i rischi di un mancato riscontro.

• I problemi di una mancata cittadinanza. • Strategie di assimilazione culturale senza

opportunità di integrazione.

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Esempi di associazionismo tra i giovani delle seconde generazioni

Associazione Seconda Generazione • associazione nata a Treviso 2008 per protesta contro

un’amministrazione comunale che realizza atti discriminatori. Le nuove generazione spesso richiedono i diritti negati ai genitori. Il culto islamico ad esempio che non viene praticato dai figli, diventa una modalità per il rispetto dei diritti delle minoranze.

G2 www.secondegenerazioni.it , • La rete G2-Seconde generazioni, nasce nel 2005 da figli di immigrati

e rifugiati nati o cresciuti in Italia e che lavora, principalmente, in due direzioni: «identità come incontro di culture» e «diritti negati alle seconde generazioni».

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Testimonianze dalla rete G2

• “E’ complicato costruirsi un’identità quando il tuo aspetto esteriore non corrisponde al tuo accento, quando ti accorgi che gli altri hanno una percezione diversa da quella che hai di te stesso. E’ estremamente complicato per un giovane rimanere cittadini di un paese che magari non si è mai visto e di cui non si parla la lingua.” (Esponente G2, italiano di origine senegalese)

• Esponente G2, italiana di origine eritrea: «Per una volta - dice -

vorrei che si parlasse di noi come italiani. E non pensando solo a ciò che per qualcuno è un problema, ma a come le nostre differenze possono giovare alla società italiana».

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I legami tra i giovani del G2 hanno per obbiettivo :

• La ricerca di uno spazio di partecipazione politica e di visibilità nello spazio pubblico attraverso attività di sensibilizzazione in collaborazione con i soggetti della società civile ;

• La presentazione della richiesta di cittadinanza alle più alte cariche dello Stato (la lettera indirizzata al Presidente della Repubblica del 2007 ha un forte impatto mediatico e apre uno spazio di discussione politica);

• I progetti finalizzati a sensibilizzare i rappresentanti del Governo sulla necessità di rivedere le regole relative all’ottenimento della cittadinanza come quello organizzato in occassione del 150° anniversario dell’unità d’Italia con Save the Children «Promessi sposi… d’Italia, questa nazionalità si deve fare» ;

• I legami con il mondo della scuola al fine di sostenere i programmi di didattica interculturale;

• Un ufficio legale e la costituzione di un Osservatorio sulle discriminazioni verso le seconde generazioni.

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Chi sono i minori non accompagnati?

• Sono definiti minori non accompagnati dal DPCM 535/99,

(regolamento riguardante le funzioni del Comitato per i Minori Stranieri) i "minori di nazionalità non italiana o di altro Stato dell'Unione europea che non hanno chiesto asilo politico e che, per qualsiasi motivo,si trovano nel territorio dello Stato senza assistenza o la rappresentanza dei genitori o di altri adulti che sono legalmente responsabili in base alle leggi in vigore nel sistema italiano (parenti entro il quarto grado).

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I diritti dei minori non accompagnati

• Non essere detenuti• Non subire procedure di identificazione nocive

alla loro salute• Devono essere informati sui loro diritti• Non essere rimpatriati• Essere inseriti in un percorso di protezione e

di tutela

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Il profilo dei minori non accompagnati

• Le rilevazioni statistiche sulla presenza dei minori non accompagnati in Italia risalgono al 2000, un anno dopo la costituzione del Comitato Minori Stranieri. Si tratta di minori « segnalati » al Comitato dalle forze di polizia o dai servizi sociali delle amministrazioni comunali.

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Minori segnalati al Comitato minori stranieriPrincipali nazionalità al 31/12/2010

Afghanistan 919 20,7 %Marocco 652 14,7 %Egitto 492 11,1%Albania 400 9,0%

Totale 4.438

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Minori segnalati al CMS (Comitato minori stranieri) 31/12/2010

età %15 558 12,616 1.104 24,917 2129 48,0

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Minori segnalati al CMS (Comitato minori stranieri) 31/12/2010

genere %maschi 4.016 90,5femmine 422 9,5Totale 4438 100,0

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Minori segnalati al Comitato Minori Stranieri

2006 6.5002007 7.5502008 7.8002009 6.5872010 4.438

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• Dal maggio 2008 a febbraio 2009, circa 2000 minori non accompagnati sono sbarcati sull’isola di Lampedusa.

• Da marzo 2009 a febbraio 2010, 278 minori non accompagnati sono giunti in Sicilia.

• marzo-aprile 2011, sono giunte sulle coste siciliane circa 350 minori non accompagnati provenienti dalla Tunisia. (Save the Children 2010)

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Le rilevazioni statistiche del comitato minori stranieri non

comprendono: • I minori “ non segnalati ” che vivono nell’ombra e

che subiscono lo sfruttamento delle reti criminali;• I minori che scompaiono nel momento del loro

arrivo nelle zone di frontiera (situazioni di respingimenti arbitrari e di detenzione alla frontiera, ) ;

• I minori neo-comunitari; • I minori non accompagnati respinti via mare; • I minori non accompagnati rimpatriati per

inadeguate procedure di identificazione alla frontiera

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MINORI O IMMIGRATI? LA NORMATIVA ITALIANA SUI MINORI NON ACCOMPAGNATI

Il trattamento giuridico del minore straniero si situa al margine tra due normative opposte:

• I principi di protezione e di assistenza all’infanzia (legge 184/83 per l’affidamento e l’adozione);

• La normativa sull’immigrazione orientata soprattutto sui principi del controllo dei flussi in entrati normative sur l'immigration (Testo Unico sull’immigrazione del 98 e i suoi decreti di modifica, l'art. 25 della Bossi-Fini del 2002 ; la legge 94 del 2009 Pacchetto sicurezza).

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La presa in carico dei minori non accompagnati in un sistema di inclusione/esclusione sociale :

• La segnalazione al Comitato Minori Stranieri da parte dei servizi sociali o dalle forze di polizia, protezione del minore in un centro di « prima accoglienza »,

• Permesso di soggiorno per « minore età » : il minore non accompagnato una volta giunto nel territorio italiano è protetto da ogni misura di espulsione una volta accertata la sua minore età. Il permesso di soggiorno per « minore età » ha un carattere provvisorio nell’attesa che il CMS valuti l’eventualità del rimpatrio assistito.

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• Il minore è inserito nel frattempo in un progetto di inserimento scolastico e di formazione durante la sua permanenza nel Centro di Seconda Accoglienza o in una casa famiglia.

• Il minore non accompagnato è inserito nel sistema di protezione

dell’infanzia nazionale: il giudice per i minori può determinare la sua adozione, il suo affidamento presso una famiglia o la sua tutela da parte di un operatore sociale o di un volontario,

• Dopo la risposta del Comitato sulle possibilità di rimpatrio assistito il minore acquisisce un permesso di soggiorno per affidamento convertibile in un permesso di soggiorno per motivi di studio o di lavoro

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La presa in carico dei minori non accompagnati richiedenti asilo:

• I minori non accompagnati richiedenti asilo saltano le procedure di identificazione e l’inchiesta del comitato per il rimpatrio.

• Il minore dopo una permanenza presso un centro di prima accoglienza (dieci giorni) è affidato ai servizi sociali delle amministrazioni locali o ad una struttura di accoglienza del Sistema di Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR) nel caso sia richiedente asilo in attesa dell’audizione presso la Commissione territoriale.

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Il rimpatrio assistito: tutela del supremo interesse del minore non accompagnato o una strategia per spospendere i diritti di cittadinanza?

• Spesso le risposte del Comitato Minori Stranieri in

merito alla possibilità di reintegrare il minore nel luogo di origine non arrivano provocando un rallentamento nelle procedure di regolarizzazione in Italia.

• Il recupero dell’unità familiare come supremo interesse del minore diventa una sorta di alibi che permette al governo italiano di controllare la mobilità dei minori non accompagnati sul territorio.

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Il titolo di soggiorno per i minori non accompagnati alla maggiore età (art. 32 Testo Unico) (l. 94 de 2009)

Condizioni per convertire il titolo di soggiorno per affidamento in un titolo per permesso di studio o di lavoro:

• i minori sottoposti a tutela che risiedono sul territorio italiano da non meno da tre anni e siano inseriti in un programma di integrazione sociale gestito da un ente pubblico o privato per non meno di due anni.

• i minori stranieri che sono in possesso di un permesso di soggiorno per minore età, e non quindi di quello per affidamento, non possono convertire il proprio titolo di soggiorno in uno per studio o per lavoro.

.

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Legge 94 del 2009 – Introduzione del reato di ingresso e di soggiorno illegale sul territorio dello Stato :

Effetti: • La maggior parte dei minori stranieri non

accompagnati arriva in Italia dopo i 15 anni trovandosi nell’impossibilità di concludere il programma di regolarizzazione, divenendo di fatto dei futuri “clandestini”.

• Un aumento del numero di minori vittime di forme di sfruttamento.

• Un aumento di un’immigrazione di minori in età sempre più giovane.

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I non-luoghi dell’accoglienza: la posizione di “confine” tra l’inalienabile diritto alla protezione dello stato e quella del “clandestino” da rimpatriare (Bauman 1998).

L’impatto dei minori con il sistema di seconda accoglienza:• impossibilità di intravedere un futuro in Italia

nell’incertezza di sufficienti informazioni e garanzie sui loro diritti;

• senso di disorientamento rispetto alle aspettative riposte prima della partenza;

• processo di adattamento ad un processo di marginalità sociale;

• la ricerca di “autonomia” nella fuga dai centri.

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Le pratiche di accoglienza e la disciplina nei centri:

• il contenimento delle aspettative di emancipazione: l’accettazione delle regole del centro e dei tempi di attesa per l’ottenimento del permesso di soggiorno;

• il ridimensionamento delle aspettative in merito alle garanzie di cittadinanza (l’accettazione dei tempi di attesa per l’ottenimento del permesso di soggiorno);

• il controllo della mobilità sul territorio;• il contenimento delle ansie: la percezione del minore/immigrato

come problema da parte degli operatori sociali; (contenimento delle ansie nella finalità di generare un clima di tranquillità nella comunità che li ospita);

• la ricerca dei familiari come sostegno ai programmi di integrazione.

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La legge 94 del 2009 sul reato di clandestinità rende ancora più difficile, se non impossibile convincere i minori, in particolare quelli di 17 anni, sull’opportunità di concludere un processo di integrazione nei centri.

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• “Quando stavo a casa un parente mi ha detto “vieni in Italia, c’è il lavoro c’è tutto”. Sono venuto con la barca. Sono arrivato in Sicilia. Ma quando sono arrivato era andato via anche lui, al nord, perché aveva perso il lavoro. Sono scappato, sono stato per strada, in tante città, ho avuto fame. Ho incontrato delle persone che mi hanno detto di andare in comunità, ora sto bene qui, ma non potrò stare sempre… il tempo passa e non posso lavorare, non posso fare niente.” (Amadou, 17 anni, paese di origine: Marocco)

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Molti minori sono arrivati e ci hanno raccontato di essere trattenuti da sei mesi ad un anno nei centri di detenzione in Libia dove alcuni di loro hanno subito violenze gravissime… una ragazza di circa 15 anni ha subito violenze sessuali ed ha perso un bambino in Libia, la ragazza è arrivata sana, ma deve essere seguita bene… mi dispiace che quando arrivano trovano queste difficoltà, in quanto essere qui non vuole dire: “Sono arrivata ed è finito tutto”, ma essere costretta ad iniziare un altro lungo percorso. (operatore sociale Save the Children - Sicilia)

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… i ragazzi sono ansiosi per il fatto di non potere riuscire ad avere permesso di soggiorno dopo dei 18 anni… ed anche per me veramente è molto difficile dire ad un ragazzo puoi rimanere in comunità senza essere espulso, ma dopo i 18 anni non puoi avere il permesso di soggiorno… » (operatore sociale CSA della Sicilia)

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La percezione del minore come problema

• « Il giorno che andiamo in questura per il permesso di soggiorno tu respiri, il problema diventa quello di contenerli in tutti gli altri giorni tutti c’hanno quest’ansia dei documenti… del diventare regolare perché senza il permesso di soggiorno e la tutela non puoi lavorare, ma se sei minorenne non puoi lavorare.. loro hanno questa forma mentis e vorrebbero tutto e subito…» (operatore sociale di un CSA)

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Emancipazione alla maggiore età

• Minori italiani: accompagnamento da parte dei servizi sociali fino al 21° anno di età,

• Minori non accompagnati: un processo di emancipazione accellerato verso la difficile ricerca di un « lavoro »

• « Quando avrai il permesso di soggiorno che rimani a fare qui.. Vai la nord... Loro mi hanno detto questo (gli oepratori di un CSA) ma io sono senza soldi, come faccio a trovare un casa… avere del denaro… senza conoscere nessuno... » (Amadu, 17 ans, Somalie)

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• (…) Quelli che ho conosciuto non vogliono capire che vivere in Italia costa. Un po’ perché sono abituati, pensano che c’è il servizio sociale che li tutela, e io ho avuto da fare dai diciotto anni in poi per farli capire che da oggi i servizi sociali non pensano più a loro. Ad esempio, anche se uno lavorava un po’ a nero, perché non aveva lavoro, però non capiva che doveva in qualche modo, anche minimamente, contribuire. (Resp. Comunità di seconda accoglienza)

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• Nel 2008 6740 minori hanno abbandonato le strutture di accoglienza di 746 comuni. 64 % del totale dei minori hanno abbandonato i centri di prima accoglienza, mentre quelli che hanno abbandonato i centri di seconda accoglienza sono il 21 per cento. (Rapporto ANCI 2008)

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L' “ attesa » nel CSA da parte dei minori richiedenti asilo:

• l‘attesa dell’audizione presso il tribunale per essere affidati ad un tutore;

• l‘audizione presso la Commissione Territoriale per il riconoscimento dello status di rifugiato o di protezione umanitaria (l’audizione dovrebbe avere luogo entro 30 giorni dopo l’affidamento ad un tutore, ma il termine è estremamente mutevole)

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L’INCERTEZZA DELL’ATTESA :

La notte non riesci a dormire e pensi alla tua famiglia io sono otto mesi che sono qui e che non mando soldi a casa… mio padre lo hanno preso i soldati e non so è vivo o morto… mia madre è stata ferita e ora non so come sta… la mia famiglia dipende da me… voglio farli venire tutti qui… Qui mi hanno detto che quando avrò il permesso potrò lavorare … io voglio lavorare, voglio imparare un mestiere… ma adesso non faccio niente… non so dove andrò… nessuno mi dice niente, non so dove potrei andare e cosa potrei fare con la carta… (Amadou, paese di origine: Somalia, 17 anni)

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• “Io adesso non vedo il futuro… per me il futuro è domani quando il tribunale mi convocherà… quando andrò in Commissione quello è già il futuro… però non so quando… non mi sanno dire se tra una settimana… dieci giorni… un mese… ma solo devi aspettare… io sono arrivato a Lampedusa a giugno… io sono stato tre mesi all’altro Centro in Sicilia, e ora sono qui da due mesi… e ancora non sono andato in tribunale e poi quanto dovrò aspettare ancora per andare in Commissione e poi quanto ancora per sapere il risultato del colloquio… » (Abou, 17 ans, Burkina Faso)

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Il controllo sui minori per impedire le fughe:

• Io ero da quattro mesi nel centro e non potevamo uscire dal cancello, io volevo solo chiamare la mia mamma… e loro dicono di stare tranquilla, vedevo che l’educatore mi voleva bene e poi mi hanno fatto telefonare… abbiamo parlato, due minuti, pochissimi perché loro si spaventavano che noi parlavamo con altri ragazzi che scappiamo. Tre ragazzi sono scappati... questi ragazzi siamo andati insieme con me a scuola e poi loro sono scappati, ed io ho chiesto dove stavano andando e mi hanno chiesto : “Vuoi venire?” ma io ho detto no, no non ci vado perché... stavo aspettando mia sorella che doveva arrivare in Italia dall’Etiopia… per una settimana non sono andata a scuola perché avevano paura pure per me, alla fine dopo... un mese mi hanno lasciato come voglio: andavo a scuola da sola... mi dicono: “Vai a fare la spesa, vai al supermercato per la suora»(Zafira, 18 anni, paese di origine: Etiopia)

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La mediazione degli adulti alla frontiera

« Sono partita da Etiopia, sono andata in Sudan, da Sudan in Libia e da Libia in Italia… sono arrivata in barca… mia sorella pagato tanti soldi, sono venuta con una barca grande… quindi non c’era nessun problema quando sono arrivata. Sulla barca ho fatto amicizia, mi volevano bene perché erano più grandi di me, quindi, mi guardavano come sua sorella, la polizia, quando siamo arrivati, ci ha portato in un centro, dal centro siamo andati in un altro ancora più lontano, siamo stati lì due o tre giorni dove ci sono minorenni... con polizia, io non volevo dire che sono minorenne perché avevo paura che mi portano via senza amici però... c’erano i miei amici che siamo venuti insieme e come loro lo sanno che io voglio studiare, loro mi hanno detto: “Se vuoi studiare è meglio per te e poi, seconda cosa, che fai senza nessuno, che fai fuori?” » (Zafira, 18 ans, paese di origine: Etiopia)

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L’arrivo nelle zone della frontiera marittima :

• « Ho partecipato ad uno sciopero e poi la polizia è venuta a scuola e ci ha messo in gruppi di cinquanta… io sono scappato, ma ho saputo che volevano venire al villaggio a prendermi… avevo paura e ho chiesto a mio zio di aiutarmi a partire per l’Italia… Io pensavo che in Italia fosse diverso… ma l’Italia è come la Libia… nessuno mi ha detto quello che mi sarebbe successo, in tutti questi mesi nessuno mi hanno dato i soldi per telefonare alla mia famiglia… io sono quasi morto in mare… e miei non sanno che sono vivo” (Thierno, 17 anni, paese di origine: Burkina Faso)

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Le condizioni di accoglienza dei minori nelle zone di frontiera del sud Italia (Lampedusa e Sicilia)

(Save the Children 2010)

Problemi:• permanenza dei minori nei centri di primo soccorso al di là dei 10

giorni previsti per l’identificazione;• ritardi nei trasferimetni nei centri di seconda accoglienza dove

inziare un programma di integrazione sociale; • ritardi in relazione all’avvio dei programmi di tutela e/o di avvio

della richiesta di status di rifugiato;• concentrazione delle presenze nei centri di accoglienza: nel 2008

centinaia di minori (150-400) erano presenti nelle strutture in rapporto a qualche decina di posti disponibili;

• frettolose e arbitrarie procedure di identificazione e di espulsione;• assenza di informazioni sulle procedure di identificazione e di

regolarizzazione dei minori.

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LA DIMENZIONE TERRITORIALE DEI PROCESSI DI SECONDA ACCOGLIENZA DEI MINORI NON ACCOMPAGNATI

• Le autorità locali sono responsabili dell’accoglienza e dell’assistenza dei minori migranti (come per i minori italiani) compresa per la copertura dell’interno costo finanziario;

• La qualità dell’accoglienza (soddisfazione dei bisogni essenziali, la presenza dei mediatori culturali, le compentenze del personale ecc.) sono estremamente variabili

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Nuove tendenze nel sistema di accoglienza per minori non accompagnati

• Crescita significativa delle presenze dei minori migranti nei servizi di accoglienza del sud Italia e delle isole negli ultimi tre anni (2006-2008). In Sicilia si è avuto un incremento nel 2007-2008 prossimo al 103% (1468 minori il 20% del totale nazionale).

• Concentrazione delle presenze dei minori nei CSA delle piccole realtà comunali da 5000 a 60 000 abitanti dal 2006 al 2008.

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• Quali le strategie politiche e le azioni delle istituzioni per ridare senso ad un percorso di accoglienza e ai programmi di reintegrazione sociale dei minori?

• Quali capacità di azione e quali risorse mobilitano gli operatori sociali per superare le difficoltà di presa in carico dei minorinon accompagnati ?

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Preparare il « territorio » all’accoglienza,strategie di inclusione sociale dei minori a livello locale:

•Percorsi accompagnamento dei minori dopo i 18 anni: nuove forme di impiego nelle reti di economia solidale (Mance 2006); processi di inserimento nel mondo del lavoro attraverso la costruzione di reti di relazione con le piccole attività di produzione locale;

•Attività di mediazione tra i minori delle comunità di accoglienza e la popolazione locale da parte degli operatori sociali : azioni di decostruzione ideologica del razzismo ;

•Costruire delle reti di relazioni con gli organi della sicurezza, le strutture sanitarie, i servizi sociali, nella finalità di superare i processi di stratificazione civica dei diritti;

•La ricerca nelle esperienze di accoglienza locale le informazioni e le risorse umane per sostenere l’assistenza giuridica ai minori.

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Le reti tra i soggetti del terzo settore e le istituzioni locali :

• Percorsi di accompagnamento ai minori fino ai 21 anni concessi dai tribunali locali soprattutto per ultimare percorsi scolastici o fasi di acquisizione del permesso di soggiorno per motivi di lavoro;

• Azioni di coordinamento tra i servizi sociali, le prefetture, la polizia ed il tribunale dei minori per accelerare le procedure di affidamento dei minori saltando le risposte del Comitato minori stranieri;

• Azioni di coordinamento tra il giudice ed il tribunale dei minori per la designazione di un « pubblico tutore ». Si tratta abitualmente di volontari o di operatori sociali che in questo modo attenuano il rischio di perdita del permesso di soggiorno per affidamento in assenza di una famiglia affidataria.

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2008 - Programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati

• Soggetti: governo centrale (il Ministero del lavoro, delle politiche sociali e il Comitato Minori Stranieri), i governi locali rappresentati dall’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI) e il Ministero della solidarietà sociale.

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Le azioni privilegiate dal programma riguardano :

• Definire un sistema di corresponsabilità tra governo centrale e comuni;

• la concertazione tra i soggetti istituzionali locali (polizia, prefetture, agenzie socio-sanitarie, servizi sociali, tribunali);

• la « standardizzazione » delle buone pratiche e la loro diffusione a livello nazionale;

• un sistema di governance integrato e coordinato tra le diverse città italiane;

• l'urgenza di un intervento nella fase della prima accoglienza.