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MAGAZINE n.135 / 16 14 GIUGNO 2016 Siamo pronti alle auto “software”? Le auto cambieranno molto nei prossimi anni. E il nocciolo duro non verrà dalle fonderie, dai nuovi materiali e neppure dalle forme alternative di pro- pulsione, che pur avranno un impatto incredibile sul rinnovamento. Il cambiamento più profondo sarà guidato dal software. Le auto stanno imparando a diventare oggetti programmabili e connessi, proprio come uno smartphone. E come gli smartphone, le auto saranno sempre più aggiornabili via internet, per esempio con una nuova versione di sistema operativo che potrà perfezionarne e potenziarne le funzioni. E con i veicoli sempre connessi via dati con la “centrale operativa”, potrebbero aprirsi anche nuovi scenari: per esempio una tariffazione dell’au- to più flessibile, con un costo fisso all’acquisto più basso e un costo variabile al km; o addirittura senza che si compri la vera proprietà dell’auto ma solo il servizio che ne deriva, una sorta di “Car-as-a-Ser- vice” sempre aggiornata, proprio come già accade oggi per il software sui personal computer. Proprio come su uno smartphone, sarà possibile scaricare sull’auto, in alcuni casi gratuitamente e in altri a pagamento, delle “app” in grado di attivare nuovi servizi o nuove funzionalità. Alcuni esempi di questa tendenza li abbiamo già davanti: per esempio, la funzione di auto-parcheggio (anche via app) della nuova Mercedes Classe E è compresa nel prezzo di acquisto ma solo per i primi tre anni, allo scadere dei quali, per continuare ad usarla sarà necessario pagare un canone di abbonamento. È una tendenza che nel mondo dell’informatica è oramai avviata: sempre più la “softwarizzazione” ci porta ad acquistare servizi e non prodotti, anche con una dimensione fisica, ma servizi. Così è pen- sabile che in futuro un modello di auto possa avere una “piattaforma” hardware unica per tutte le sue varianti (salvo le finiture fisiche) e le diverse funzioni siano attivate o disattivate via software. In questo scenario si potrebbe arrivare ad acquistare un’auto con poche funzioni per poi aggiungerle strada facendo; oppure, disattivare, risparmiando, quelle che, dopo i primi mesi, si scopre utilizzare poco. Questi cambiamenti, per alcuni entusiasmanti e per altri inquietanti, andranno gestiti: innanzitutto spiegandoli agli utenti, ai quali sembrerà strano, se non addirittura ingiusto, pagare e non “possedere” tutto quello che comprano, con una parte, quella software, in semplice licenza d’uso, perpetua o addirittura temporanea. Allo stesso modo sarà necessario affrontare con chiarezza e trasparenza i temi legati alla privacy: dati senibili come dove è andato il veicolo e quando, tanto per dire, sono destinati a risultare accessibili al costruttore e forse anche ad altre terze parti più o meno autorizzate. Ovvio che ai produttori questo scenario che si pro- spetta conviene. Vuol dire conoscere perfettamente le abitudini del cliente e poterlo sedurre con offerte speciali al momento giusto, sulla base dei profili di utilizzo. Vuol dire anche saper predire quando il momento è propizio per offrire una permuta con un nuovo modello; vuol dire, in definitiva, saltare completamente i concessionari, che a questo punto si limiterebbero alle banali operazioni di messa in strada, con margini altrettanto banali. Non sappiamo se il mondo che ci si prospetta ci piacerà più di quello che è stato. Di certo deve essere riconosciuta la giusta ricompensa per gli utenti “spiati”. Le Case produttrici devono realizzare che le preziose informazioni sulle abitudini degli utenti non possono essere gratis: il “prelievo” di dati non va mascherato come un servizio né affogato nei codicilli microsopici delle “condizioni di utilizzo”. Ma questo è un tema gigantesco che vale anche per Apple e Google e tutti i produttori di apparecchi smart e che nel futuro dovrà entrare a tutto tondo nell’agenda politica. Gianfranco GIARDINA Panasonic DX900 Un vero riferimento 31 Windows 10 al giro di boa Scopriamo dove sta andando A un anno dal lancio è tempo di bilanci per Windows 10, vediamo quali sono i progetti futuri e le possibili evoluzioni in arrivo 14 Trasmissioni 4K HDR, per i broadcaster è già tardi? Dall’UHD Forum Conference di Lucca emerge che la strada per trasmissioni in 4K HDR è ancora lunga. Netflix è in netto vantaggio Moto G4 Plus OK il prezzo è giusto 34 21 Lenovo annuncia Phab 2 Pro, il phablet “Project Tango” 05 IN PROVA IN QUESTO NUMERO HTC Vive, sognare ad occhi aperti 36 Novità console Arrivano PS4 Neo e Xbox One S 27 03 Apple svela i sistemi operativi per Mac, Watch e iPhone Completamente rivisto iOS 10, Watch OS 3 renderà Watch molto più veloce e funzionale Tutto nuovo macOS Sierra, successore di OS X L’Antitrust al governo “Il monopolio SIAE va smontato” 02

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

Siamo pronti alle auto “software”?Le auto cambieranno molto nei prossimi anni. E il nocciolo duro non verrà dalle fonderie, dai nuovi materiali e neppure dalle forme alternative di pro-pulsione, che pur avranno un impatto incredibile sul rinnovamento. Il cambiamento più profondo sarà guidato dal software. Le auto stanno imparando a diventare oggetti programmabili e connessi, proprio come uno smartphone. E come gli smartphone, le auto saranno sempre più aggiornabili via internet, per esempio con una nuova versione di sistema operativo che potrà perfezionarne e potenziarne le funzioni. E con i veicoli sempre connessi via dati con la “centrale operativa”, potrebbero aprirsi anche nuovi scenari: per esempio una tariffazione dell’au-to più flessibile, con un costo fisso all’acquisto più basso e un costo variabile al km; o addirittura senza che si compri la vera proprietà dell’auto ma solo il servizio che ne deriva, una sorta di “Car-as-a-Ser-vice” sempre aggiornata, proprio come già accade oggi per il software sui personal computer.

Proprio come su uno smartphone, sarà possibile scaricare sull’auto, in alcuni casi gratuitamente e in altri a pagamento, delle “app” in grado di attivare nuovi servizi o nuove funzionalità. Alcuni esempi di questa tendenza li abbiamo già davanti: per esempio, la funzione di auto-parcheggio (anche via app) della nuova Mercedes Classe E è compresa nel prezzo di acquisto ma solo per i primi tre anni, allo scadere dei quali, per continuare ad usarla sarà necessario pagare un canone di abbonamento. È una tendenza che nel mondo dell’informatica è oramai avviata: sempre più la “softwarizzazione” ci porta ad acquistare servizi e non prodotti, anche con una dimensione fisica, ma servizi. Così è pen-sabile che in futuro un modello di auto possa avere una “piattaforma” hardware unica per tutte le sue varianti (salvo le finiture fisiche) e le diverse funzioni siano attivate o disattivate via software. In questo scenario si potrebbe arrivare ad acquistare un’auto con poche funzioni per poi aggiungerle strada facendo; oppure, disattivare, risparmiando, quelle che, dopo i primi mesi, si scopre utilizzare poco.

Questi cambiamenti, per alcuni entusiasmanti e per altri inquietanti, andranno gestiti: innanzitutto spiegandoli agli utenti, ai quali sembrerà strano, se non addirittura ingiusto, pagare e non “possedere” tutto quello che comprano, con una parte, quella software, in semplice licenza d’uso, perpetua o addirittura temporanea. Allo stesso modo sarà necessario affrontare con chiarezza e trasparenza i temi legati alla privacy: dati senibili come dove è andato il veicolo e quando, tanto per dire, sono destinati a risultare accessibili al costruttore e forse anche ad altre terze parti più o meno autorizzate.

Ovvio che ai produttori questo scenario che si pro-spetta conviene. Vuol dire conoscere perfettamente le abitudini del cliente e poterlo sedurre con offerte speciali al momento giusto, sulla base dei profili di utilizzo. Vuol dire anche saper predire quando il momento è propizio per offrire una permuta con un nuovo modello; vuol dire, in definitiva, saltare completamente i concessionari, che a questo punto si limiterebbero alle banali operazioni di messa in strada, con margini altrettanto banali.

Non sappiamo se il mondo che ci si prospetta ci piacerà più di quello che è stato. Di certo deve essere riconosciuta la giusta ricompensa per gli utenti “spiati”. Le Case produttrici devono realizzare che le preziose informazioni sulle abitudini degli utenti non possono essere gratis: il “prelievo” di dati non va mascherato come un servizio né affogato nei codicilli microsopici delle “condizioni di utilizzo”. Ma questo è un tema gigantesco che vale anche per Apple e Google e tutti i produttori di apparecchi smart e che nel futuro dovrà entrare a tutto tondo nell’agenda politica.

Gianfranco GIARDINA

Panasonic DX900 Un vero riferimento

31

Windows 10 al giro di boa Scopriamo dove sta andandoA un anno dal lancio è tempo di bilanci per Windows 10, vediamo quali sono i progetti futuri e le possibili evoluzioni in arrivo

14

Trasmissioni 4K HDR, per i broadcaster è già tardi? Dall’UHD Forum Conference di Lucca emerge che la strada per trasmissioni in 4K HDR è ancora lunga. Netflix è in netto vantaggio

Moto G4 Plus OK il prezzo è giusto

34

21

Lenovo annuncia Phab 2 Pro, il phablet “Project Tango” 05

IN PROVA IN QUESTO NUMERO

HTC Vive, sognare ad occhi aperti

36

Novità console Arrivano PS4 Neo e Xbox One S 27

03

Apple svela i sistemi operativi per Mac, Watch e iPhoneCompletamente rivisto iOS 10, Watch OS 3 renderà Watch molto più veloce e funzionale Tutto nuovo macOS Sierra, successore di OS X

L’Antitrust al governo “Il monopolio SIAE va smontato” 02

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Emanuele VILLA

I nfratel, la società del Ministero per lo

sviluppo economico che attua il piano

Banda Larga del Governo, ha pubbli-

cato il primo bando per la “costruzione e

gestione di una infrastruttura passiva a

Banda Ultralarga (da 30 a 100 Mb/s, ndr)

nelle aree bianche delle regioni Abruz-

zo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia,

Toscana e Veneto”. Con il bando viene

quindi inaugurata la procedura di affida-

mento delle opere, che andranno a coin-

volgere più di 3 milioni di unità immobi-

liari e circa 6,5 milioni di cittadini. Com’è

noto, il bando riguarda le cosiddette aree

“bianche” o ”A fallimento di mercato”,

laddove cioè operatori privati non hanno

previsto alcun investimento sul fronte

della cablatura e opere relative.Chi si

aggiudicherà il bando avrà l’incarico di

progettare, realizzazione e gestire la rete

che resterà comunque di proprietà sta-

MERCATO Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il primo bando Infratel per portare la banda Ultralarga

Bando Infratel: 6 regioni e 1,4 miliardi di euroObiettivo portare la banda Ultralarga (da 30 a 100 Mb/s) nelle aree a fallimento di mercato

tale e verrà messa a dispo-

sizione degli operatori nel

mercato all’ingrosso. Per

quanto riguarda le somme

stanziate, parliamo di un

investimento complessivo

di circa 1.4 miliardi di euro,

così distribuiti

Lotto 1 - Abruzzo e Molise L’importo complessivo massimo dell’in-

vestimento, comprensivo dell’IVA, è pari

a € 123.008.137. CIG: 671083001C.

Lotto 2 – Emilia Romagna

L’importo complessivo massimo dell’in-

vestimento, comprensivo dell’IVA, è pari

a € 232.356.786. CIG:671083543B.

Lotto 3 – Lombardia

L’importo complessivo massimo dell’in-

vestimento, comprensivo dell’IVA, è pari

a € 439.210.421. CIG:671085658F.

Lotto 4 – Toscana. L’importo complessivo massimo dell’in-

vestimento, comprensivo dell’IVA, è pari

a € 222.209.102. CIG:67108619AE.

Lotto 5 – VenetoL’importo complessivo massimo dell’in-

vestimento, comprensivo dell’IVA, è pari

a € 388.593.504. CIG:6710873397.

Per quanto riguarda la gestione, è pre-

vista una procedura ristretta in più fasi

che si avvarrà anche della piattaforma

telematica: il criterio per l’assegnazione

è quello dell’offerta economicamente

più vantaggiosa sulla base del miglior

rapporto qualità/prezzo.

di Gianfranco GIARDINA

U na grana per il Ministro France-

schini e per i suoi propositi di

far conservare alla SIAE il ruolo

di monopolista del collecting dei diritti

d’autore in Italia: l’Autorità Garante della

Concorrenza e del Mercato ha scritto ai

presidenti di Camera e Senato, oltre che

al presidente del Consiglio, per solleci-

tare un provvedimento di liberalizzazio-

ne del settore della raccolta e ridistribu-

zione dei diritti d’autore, come previsto

da una direttiva europea che l’Italia

avrebbe dovuto già recepire. La lettera dell’Autority, firmata dal presidente Gio-

vanni Pitruzzella, chiarisce che “Il valore

e la ratio stessa dell’impianto normativo

europeo risultano gravemente compro-

messi dalla presenza, all’interno dell’or-

dinamento nazionale, di una disposi-

zione ormai isolata nel panorama degli

ordinamenti degli Stati membri, che at-

tribuisce ad un solo soggetto (SIAE) la

riserva dell’attività di intermediazione

dei diritti d’autore”.

La legge che dovrebbe recepire la diret-

MERCATO Nel dibattito sul monopolio SIAE è intevenuta direttamente anche l’Autorità Garante del Mercato e della Concorrenza

L’Antitrust: “Il monopolio SIAE è inattuale, va smontato” L’antitrust auspica un recepimento della direttiva europea che garantisca pari condizioni tra SIAE e i potenziali concorrenti

tiva europea è in approvazione alla Ca-

mera ma si tratta in buona sostanza di

una legge delega che lascia al Governo

la decisione sulle modalità dell’attuazio-

ne, senza esplicitare mai la modifica del

ruolo di monopolista di SIAE; non a caso

il Ministro Franceschini si è recentemen-

te espresso a favore del mantenimento

del monopolio SIAE che “tutta l’Europa

ci invidia”. La pensa diversamente l’Au-

thority, che invece “auspica una modifi-

ca in senso concorrenziale dei principi

di delega in corso di approvazione dal

Parlamento”.

L’Autority chiede quindi al Governo di

procedere con una riforma del setto-

re che, senza ambiguità, preveda una

piena liberalizzazione del settore del

collecting; l’attuale assetto è ritenuto

“inattuale” ed è quindi richiesta la mo-

difica dell’articolo 180 della Legge sul

Diritto d’Autore che dispone l’esclusiva

SIAE. Inoltre – prosegue l’Authority – è

necessario rivedere l’articolazione com-

plessiva del settore, identificando dei si-

stemi per gestire in maniera trasparente

la raccolta di diritti d’autore e i repertori,

che sarebbero spalmati su più operato-

ri. Inoltre, nella lettera dell’Autorithy vie-

ne chiarito che SIAE dovrebbe operare

nella sua attività tipica senza altri incari-

chi di tipo istituzionale, come l’accerta-

mento e l’esazione di tributi diversi dal

diritto d’autore per conto di Stato e altri

enti: si tratta di un’attività che oggi SIAE

svolge a norma di legge e che frutta alle

sue casse ricavi per circa 33 milioni di

euro, circa il 20% del proprio giro d’af-

fari, ma che le conferirebbe un indebito

vantaggio competitivo nei confronti dei

potenziali concorrenti. Infine la SIAE

– secondo l’Autority - dovrebbe anche

abbandonare le attività di vigilanza sul

diritto d’autore e sugli enti di ripartizio-

ne dei diritti connessi.

Un altro fermento per i “salotti buoni”

romani, oltre a quelli elettorali: quali

saranno ora le contromosse delle lob-

by trasversali vicine alla SIAE? L’unica

cosa certa è che la strada per il mante-

nimento del pluridecennale monopolio

di SIAE da oggi è un pochino più stretta

e tortuosa.

MERCATO

Vivendi ha acquistato GameloftTramite una nota ufficiale, Vivendi ha annunciato l’acquisi-zione di Gameloft, la software house dedicata allo sviluppo dei giochi mobile fondata nel lontano 2000 dalla famiglia Guillemot (la stessa che ha creato e che gestisce Ubisoft). Gameloft è sia un editore internazionale, sia uno dei maggiori sviluppatori di videogames destinati ai dispositivi portali quali console e smartphone. Il colosso transalpi-no noto per aver acquistato e poi rivenduto ai precedenti proprietari Activision e Blizzard, si espande dunque ulteriormente nell’universo videoludico.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Franco AQUINI

Apple mette sul piatto davvero tante novità per il

suo sistema operativo mobile: iOS 10 porta con

se 10 migliorie che riguardano tutti gli aspetti

principali del sistema, dalle chiamate ai messaggi,

dalle mappe al control center per arrivare alla look

screen. iOS 10, tra i quattro sviluppati dalla Apple, è

di certo quello che ha ricevuto più aggiornamenti: la

rivoluzione più grande riguarda Messaggi, con l’app

che viene totalmente rivoluzionata aggiungendo l’an-

teprima dei link, emojis automatiche, video, reazioni

ai messaggi e tanto altro. La risposta a Whatsapp,

Telegram e Snapchat è arrivata, ma Apple non si fer-

ma qui. Ecco un elenco delle novità annunciate.

Homescreen e lockscreen Finalmente il 3D Touch ha un sensoUna major release come iOS 10 non poteva non subire

un ritocco generale dell’interfaccia: iOS 10 sembra por-

tare l’uso del 3D Touch ad un altro livello, con l’azione a

pressione meglio integrata con il resto dell’interfaccia

e soprattutto con la lockscreen, dove si potrà interagire

direttamente con le notifiche in maniera più completa.

Tutto nuovo anche il control center, il quick menù rag-

giungibile tramite uno swipe verso l’alto: ora ha un

aspetto più pulito e con molte opzioni in più, grazie ai

pannelli che scorrono con uno swipe.

Siri, l’assistente anche per gli sviluppatoriSiri, integrata ora anche su MacOS, si apre finalmen-

te agli sviluppatori, aggiungendo funzionalità per le

MOBILE Apple rivede totalmente il suo sistema operativo, le dieci novità annunciate riguardano ogni applicazione importante

iOS10 pieno di novità. Rivoluzionati Musica Messaggi e Mappe. Arriva finalmente HomeHomeKit arriva sulla homescreen di iOS10, Siri è ancora più intelligente e può finalmente interagire con le app di terze parti

applicazioni di terze parti. Attraverso Siri sarà quindi

possibile lanciare o interagire con applicazioni come

WhatsApp, Slack o WeChat.

Siri ora interagisce con quello che stiamo scrivendo,

riconoscendo il contesto di quello che digitiamo e

comprendendone il senso. Può proporre l’invio del-

la posizione se ci viene chiesto “dove sei?” oppure

creare eventi sul calendario deducendo l’oggetto del-

l’evento direttamente dal testo dei messaggi.

Apple Foto, una evoluzione che guarda a Google FotoL’app foto non rimane esente da importanti novità che

in qualche modo sembrano voler colmare il gap nei

confronti di foto di Google Foto: Foto ora è in grado

di riconoscere volti, persone, oggetti e contesti, e così

facendo è in grado di assemblare automaticamente

dei video chiamati “Memories” basati su un viaggio o

su un evento particolare. Ricordano molto da vicino le

storie di Google Foto, ma sembrano comunque molto

suggestivi.

Maps, traffico e suggerimenti anche in autoAnche Mappe sembra voler colmare il gap nei con-

fronti di Google Maps: iOS 10 vede l’introduzione del

traffico e dei suggerimenti di attività commerciali lun-

go il tragitto che stiamo seguendo. Mappe sarà ovvia-

mente integrato con CarPlay, il sistema di Apple per

l’automobile, e sarà in grado di mostrare l’indicatore

di percorso direttamente sul display del cruscotto del-

l’auto.

Musica, finalmente arrivano i testiApple Music, insieme a Message, è probabilmente

l’applicazione che ha subito più modifiche: con un’in-

terfaccia totalmente rivisitata rimette al centro la li-

breria musicale dell’utente, in secondo piano sull’app

Musica disponibile oggi su iOS9. La novità più apprez-

zata sarà probabilmente l’introduzione dei testi della

canzone in riproduzione, ma non vanno ignorate le

migliorie che riguardano l’interfaccia e il design delle

sezioni di Apple Music, suddivise in “for you” e “brow-

se”. Qui un team editoriale si è occupato di selezio-

nare la musica più adatta ai nostri gusti, promettendo

performance migliori della selezione basata su algo-

ritmi automatici.

News, nuove fonti di notizie e gli abbonamentiL’applicazione News, ancora non disponibile in Italia,

vanta ora la collaborazione di più testate editoriali, una

nuova interfaccia e l’introduzione degli abbonamenti.

Una soluzione questa che sicuramente gli editori ap-

prezzeranno. Le riviste a cui ci si abbona saranno in

grado di inviare notifiche con le notizie più importanti

direttamente nella look screen.

segue a pagina 04

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

Home, la nuova casa di HomeKitHomeKit arriva sulla homescreen di iOS10 con il nome

di Home. Tramite Home potremo interagire con tutti

i dispositivi della smart home, sia tramite Siri che da

Control Center, capace di espandersi aggiungendo

un pannello per ogni dispositivo controllato. Si po-

tranno accendere o spegnere luci in pochi secondi,

regolarne l’intensità con uno swipe e tenere sotto

controllo tutti gli altri device connessi, dai termostati

ai sistemi antifurto.

Telefono trascrive i messaggi della segreteria telefonicaChe iOS 10 sia un aggiornamento importante lo si ca-

pisce anche dal fatto che è stata aggiornata l’applica-

MOBILE

iOS10 pieno di novitàsegue Da pagina 03

zione principale, Telefono. Con iOS 10 sarà possibile

ricevere un messaggio testuale con la trascrizione

della segreteria telefonica senza dover ascoltare il

messaggio. La rubrica telefonica è stata inoltre total-

mente rivista e arricchita di dati, con l’applicazione

che sarà in grado di avvisarci se una chiamata in arri-

vo è considerata spam. Grazie alle estensioni per gli

sviluppatori Telefono potrà gestire anche le chiamate

voip delle app, come quelle di WhatsApp audio o di

Skype.

Messaggi è stata stravoltaDi fronte al continuo spuntare di nuove applicazioni

per la messaggistica, Apple non poteva stare a guar-

dare e ha deciso di rivoluzionare l’applicazione Mes-

saggi, che ora supporta l’anteprima dei link o dei video

ed è in grado di proporre automaticamente le emojis

in base alle parole che scriviamo. Possiamo inoltre

inviare messaggi con effetti e animazioni, inserire de-

gli sfondi animati oppure aggiungere una reazione ai

messaggi, come il battito cardiaco.

Non mancano i disegni animati, simili a quelli di Ap-

ple Watch, oppure i link e le foto nascoste, che sarà

possibile scoprire passandoci il dito sopra. In questo

modo Messaggi cerca di far fronte alla costante cre-

scita di servizi come WhatsApp e Telegram, e alcune

di queste funzionalità faranno davvero la felicità di

molti appassionati (ma qualcuno potrebbe definirle

“cinesate”). A conclusione del sezione del keynote

relativo a iOS 10,

Federighi ha fatto una rapida carrellata di nuove fun-

zionalità minori, ma comunque importanti, come la

possibilità di leggere le mail in conversazioni, lo split

screen a due finestre per Safari e il live editing per le

foto. Funzionalità appena accennate, ma che avremo

sicuramente modo di testare sulla versione per svi-

luppatori. La versione finale, come tradizione, arriverà

invece in autunno con i nuovi iPhone.

di Emanuele VILLA

Apple ha aperto la conferenza degli

sviluppatori con le novità dedicate

ad Apple Watch, che rientrano al-

l’interno del cappello di Watch OS 3. La

nuova release del sistema operativo, fin

da subito disponibile per gli sviluppatori,

verrà distribuita gratuitamente a tutti gli

utenti Watch il prossimo autunno e por-

terà con sè svariate novità, al punto da

ridefinire l’esperienza d’uso dell’orologio

smart di Cupertino. Prima notizia è forse

la più importante: l’ottimizzazione sof-

tware di Watch OS 3 permetterà alle app

di aprirsi in modo fulmineo, superando

tutte le attese che contraddistinguono

l’attuale versione. Si parla di un 70% di

velocità in più, un’enormità se si conside-

ra che anche oggi le attese non sono poi

così drastiche. Ciò premesso, Apple ha

mostrato nuove Watch Faces, un nuovo

centro di controllo e una modalità di ge-

stione del multitasking per passare più

rapidamente da un’applicazione all’altra,

ma ha colpito soprattutto il centro di con-

trollo, che si richiama con uno swipe dal

MOBILE Uscirà in autunno la prossima release del sistema operativo dedicato ad Apple Watch, promesse grandi novità

iWatch OS 3 per un Apple Watch completamente nuovoLe app si apriranno molto più velocemente, arriva un nuovo centro di controllo e una nuova gestione del multitasking

basso e ricorda molto da vicino quello di

iPhone, se non per la grafica sicuramen-

te per le funzionalità. Molto interessante,

inoltre, una nuova funzione chiamata

Scribble che permette di rispondere ai

messaggi disegnando a mano le lettere

che compongono la parola sullo scher-

mo del telefono: Watch riconosce la

scrittura e compone le parole, con tanto

di suggerimenti per le lingue inglese e

cinese (al momento).

Grosse novità arrivano sul fronte del fit-

ness, uno dei motivi di acquisto di Apple

Watch più gettonati: l’attività fisica e gli

allenamenti possono ora essere condi-

visi con amici e parenti, il che significa

vedere proprio i loro risultati (nella me-

desima forma grafica dei propri) e con-

frontarli con i propri, magari mettersi in

contatto con loro durante gli allenamenti

con qualche messaggio preimpostato

o via Scribble. Inoltre, Apple ha ottimiz-

zato le funzionalità di fitness anche per

chi è costretto su una sedia a rotelle,

modificando ad hoc non solo la termi-

nologia ma anche le attività possibili e

i movimenti permessi. Infine, durante la

presentazione è stata mo-

strata una nuova app che

verrà distribuita con la

nuova release del sistema

operativo: Breathe, pen-

sata per alleviare lo stress

della nostra vita di tutti i

giorni. Basato sui principi

dello Yoga e della medita-

zione, Breathe ci insegne-

rà appunto a “respirare” e

a rompere la tensione, fa-

vorendo il nostro equilibrio

psicofisico, il tutto mentre

terrà sempre sotto control-

lo i battiti cardiaci.

La nuova funzionalità SOS permetterà agli utenti di Apple Watch di comporre il numero d’emergen-za locale (nella fattispecie, quello di Hong Kong) con la semplice pressione di un tasto

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Emanuele VILLA

Tutto come da copione: a conferma

di giorni di rumor e anticipazio-

ni, Lenovo ha tolto i veli a Project

Tango, lo smartphone pensato per por-

tare innovazione nel settore della tele-

fonia mobile. La presentazione ufficiale

di Project Tango, o meglio di Phab 2 Pro

(Project Tango è la tecnologia integra-

ta), è la fine di un iter iniziato più di un

anno fa al CES di Las Vegas, proseguito

al Mobile World Congress e culminato

nel Lenovo Tech World del 2016, dove

l’azienda non solo ha mostrato il risul-

tato al mondo, ma ne ha anche annun-

ciato la distribuzione globale (anche da

noi, quindi) per settembre ad un prezzo

– per il momento solo USA – di 499

dollari. Il prodotto si chiama Phab 2 Pro

ed è “formalmente” un comune phablet

dal gigantesco display da 6.4’’ con tec-

nologia IPS e risoluzione Quad HD, un

prodotto che vuole essere innanzitutto

un ottimo smartphone, con una certa

vocazione business. Rigorosamente

basato su Android, il telefono potrà van-

tare una scocca in alluminio unibody,

prestazioni da primo della classe grazie

allo snapdragon 820, una super autono-

mia di 15 ore con batteria da 4.000 mAh,

Dolby Atmos e Dolby 5.1 Audio Capture

e un comparto fotocamere innovativo: al

di là del modulo da 8 mpixel frontale e il

16 mpixel RGB principale, troviamo infat-

ti un sensore di profondità e un modulo

di motion tracking, che poi sono gli ele-

menti che distinguono Phab 2 Pro dalla

massa e gli permettono tutta una serie

di funzionalità speciali. Funzionalità che

dipendono ovviamente dal software e

dalla fantasia degli sviluppatori. Grazie

ai sensori di profondità e alla motion ca-

MOBILE Lenovo alla conferenza globale Tech World ha presentato l’attesissimo Project Tango

Project Tango si chiama Lenovo Phab 2 Pro Arriva a settembre, prezzo USA 499 dollariProject Tango, il phablet realizzato con Google, vuole rivoluzionare il mercato mobile

mera, Tango rende il dispositivo capace

di fare quello che ogni giorno facciamo

automaticamente, come calcolare lo

spazio necessario per spostare una se-

dia in una stanza, o aprire una porta.

Sul palco di Lenovo, il nuovo Phab2Pro

viene messo alla prova con 3 applica-

zioni demo, ma ovviamente l’unico limi-

te è la fantasia.

La prima app permette alla fotocamera

di calcolare la dimensione degli oggetti:

avvicinandosi allo spigolo di un tavolo,

l’applicazione lo riconoscerà automati-

camente, permettendo all’utente di mi-

surare il lato dell’oggetto.

Oltre a questo, l’app può creare dei vo-

lumi nell’ambiente, per simulare l’ingom-

bro di un mobile che ancora non esiste,

al fine di verificare (prima dell’acquisto)

come si integra all’interno dell’ambiente

domestico. La seconda applicazione è

rivolta al mercato educational e permet-

te di aggiungere, in un ambiente reale,

dei dinosauri virtuali. Aggiungendone di

diverse specie, è possibile compararne

la grandezza e interagirci.

La terza applicazione è un gioco, che

permette di disporre tesserine del do-

mino e altri giocattoli su tutto quello

che circonda l’utente. Scale, tavoli e

sedie, possono diventare le superfici

sopra le quali vengono disposte centi-

naia di tesserine che verranno poi fatte

crollare in sequenza.

Tutte applicazioni dall’utilità piuttosto

limitata, ma che dimostrano le gran-

di potenzialità di cui questa nuova

categoria di dispositivi dispone. L’ap-

puntamento è per settembre: sarà un

piacere verificare fino a che punto gli

sviluppatori si potranno (e vorranno)

spingere per sfruttare le potenzialità di

Project Tango.

Apple rivoluziona l’App Store prima di WWDCAnnunciato sul sito degli sviluppatori Apple il nuovo corso dell’App Store: aumentano i guadagni, arriva la pubblicità e nuove funzioni per chi utilizza 3D Touch di Emanuele Villa

Prima dell’annuale evento che Ap-ple dedica alla comunità dei suoi sviluppatori, la WWDC, Phil Schil-ler, da pochi mesi unico respon-sabile delle operazioni in capo a tutto il progetto App Store, ha an-ticipato alcune grosse novità. Ma andiamo con ordine: da sempre contraria ad ogni forma di pub-blicità, Apple ora avrà delle app sponsorizzate. Anticipando il pos-sibile malumore di qualche uten-te, Schiller ha rassicurato che: “... abbiamo pensato attentamente a come realizzare l’idea così che gli utenti potessero esserne felici”. E lo saranno anche gli sviluppato-ri, che trarranno beneficio dalla sponsorizzazione sia che rappre-sentino un grosso nome dell’app-world, sia che l’app arrivi da uno sviluppatore indie. Entrambe le categorie, inoltre, guadagneranno ora di più: se ad oggi il 70% dei ricavi veniva girato alla comunità di sviluppatori, dall’autunno il rica-vo salirà all’85% per sottoscrizioni attive da più di 12 mesi.Non ultima, una nuovissima fun-zione pronta per arrivare su tutti gli iPhone 6S: grazie a 3D Touch, la tecnologia esclusiva della line up top di gamma che riconosce la pressione oltre che il tocco, potremo segnalare un’app parti-colarmente interessante appena scoperta ad amici e conoscenti con una semplice pressione a schermo.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Alvise SALICE

D irettamente dal Lenovo Tech

World, arrivano 5 nuovi prodotti

Motorola: i due smartphone top-

end, Moto Z e Moto Z Force (che si dif-

ferenziano tra loro per prestazioni, fo-

tocamera e batteria), basati su sistema

operativo Android 6.0.1 Marshmallow;

i tre moduli aggiuntivi intercambiabili

MotoMods.

Il Moto Z, un dispositivo mobile con di-

splay AMOLED Quad HD da 5,5”, monta

SoC Snapdragon 820 a 1,8 GHz, 4 GB

di memoria Ram, 32GB o 64GB di sto-

rage, luminosa fotocamera posteriore

da 13MP f/1.8 con laser-assist più auto-

focus a rilevamento di fase, selfie-cam

da 5 Megapixel e infine batteria da

2600 mAh. Il tutto in uno spessore di

appena 5.2 mm.

Il Moto Z Force aumenta lo chassis a

7 mm, il che si traduce in un processore

clockato a 2.15 GHz, una batteria da ben

3500 mAh e soprattutto una fotocame-

ra da 21 Megapixel. Entrambi gli smar-

tphone dispongono poi di porta USB-C

con supporto Turbocharge, grazie a cui

dichiarano 15 ore di utilizzo con appena

15 minuti di ricarica.

La feature più interessante della nuova

gamma sono però i MotoMods, add-on

in grado di aggiungere specifiche carat-

teristiche ai Moto Z, aderendo magne-

MOBILE Con una scheda tecnica da top di gamma, ecco i due nuovi Moto Z e Moto Z Force

Lenovo Moto Z è lo smartphone modulareFanno notizia grazie ai MotoMods, tre back-cover che aggiungono diverse funzionalità

ticamente allo chassis e interscambian-

dovi dati mediante appositi pin. Per ora,

Lenovo ne ha presentati tre.

JBL SoundBoost Speaker: altoparlante

supplementare con batteria aggiuntiva,

per potenziare a dismisura le potenzia-

lità audio del telefono ed offrire fino a

10 ore di suono ad alta qualità.

Moto Insta-Share Projector: piccolo

videoproiettore con kickstand integra-

to, e batteria aggiuntiva, per un’ora di

proiezione fino a 70 pollici.

Power Pack: modulo-batteria esterno

che aumenta di 22 ore extra la durata di

utilizzo senza comprometterne troppo

l’aspetto e la compattezza.

Moto Z, Moto Z Force e i MotoMods sa-

ranno disponibili da settembre a prezzi

non ancora indicati.

MOBILE Per vedere Android su iPhone basta collegare il proprio device tramite un cavetto USB-C

Android su iPhone? Basta avere la “cover” giusta Il trucco è in una speciale cover con una componentistica hardware che gestisce Android

di Francesco FIORILLO

P ortare il sistema operativo firma-

to Google sui device Apple è una

sfida tanto ardua quanto carica di

fascino, almeno per la stragrande mag-

gioranza degli “sviluppatori fai da te”.

Nick Lee, CTO della società di sviluppo

mobile Tendigi, sembra esser arrivato

ad una soluzione. Dopo aver installato

Windows 95 su un Apple Watch, il buon

Lee è riuscito infatti nel difficile intento di

far girare Android su iPhone, senza ag-

girare completamente il blocco software

che impedisce l’esecuzione di codici

terze parti sui dispositivi dell’azienda di

Cupertino.

Il trucco risiede infatti in una speciale

cover dotata di una componentistica

hardware capace di gestire il software

di Google.

Il device Apple, una volta collegato tra-

mite USB-C, diviene in pratica in una sor-

ta di monitor di controllo touch, mentre

l’elaborazione vera e propria resta affi-

data all’elettronica presente nella cover.

Il video ci permette di dare uno sguardo

a questa interessante soluzione, mentre

il suo creatore ha specificato che con

il giusto impegno è possibile ovviare

anche al limite odierno di tale progetto,

rappresentato da una dimensione del

case tutt’altro che contenuta.

Meno di un anno allo smartphone flessibile?Secondo gli ultimi rumor, Samsung entro pochi mesi potrebbe presentare un paio di smartphone con schermo OLED flessibile: la flessibilità non sarebbe solo nella forma, ma anche nella sostanza di Mirko SPASIANO

Secondo un report di Bloomberg, gli smartphone flessibili potreb-bero presto diventare realtà. Samsung dovrebbe presentare al prossimo Mobile World Congress uno o due nuovi smartphone con un pannello OLED flessibile.Questi smartphone, con nome in codice Project Valley, non do-vrebbero essere commercializ-zati come appartenenti alla linea Galaxy S. Il primo modello, di di-mensione non precisata, sarebbe ripiegabile su se stesso, a mo’ di vecchio flip-phone (come i vecchi StarTac di Motorola, per intender-ci); il secondo, invece, avrebbe una diagonale da 5 pollici, ma potrebbe essere “srotolato” per diventare un piccolo tablet da 8”.La compagnia coreana ha già mostrato in più occasioni diversi prototipi di schermi OLED pie-ghevoli e persino srotolabili, ma sarà davvero curioso vedere come implementerà questa tec-nologia in un prodotto realmente finito, da immettere sul mercato. Se poi si considera che il prossi-mo anno coincide con il decen-nale dell’iPhone, in occasione del quale si dice che Apple lancerà uno smartphone profondamente rinnovato, a Samsung potrebbe tornare davvero comodo una nuova linea di prodotti innovativi, ma soprattutto funzionali.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Roberto PEZZALI

Q uando Lenovo ha svelato il nuovo smartphone

Moto Z l’attenzione di tutti si è concentrata non

sulla potenza del nuovo terminale e neppure sul-

la possibilità di personalizzarlo con una serie di moduli,

ma sull’assenza del jack per le cuffie. Dopo LeEco,

un produttore cinese, anche Lenovo ha trovato il corag-

gio di eliminare quel piccolo e intoccabile componente

che permette a tutti di inserire una qualunque cuffia e

ascoltare in stereo una canzone o un film. Una scelta

azzardata per un produttore che sfruttando la notorietà

di Motorola ha piani davvero ambiziosi, ma si potrebbe

anche pensare che esistono buone ragioni per togliere

quello che ormai sembra essere l’unico elemento vinta-

ge all’interno di un prodotto che sprizza tecnologia da

tutti i pori. Il connettore jack è stato inventato addirittura

nel 1878, e come se non bastasse veicola musica analo-

gica in un mondo che cerca ormai di digitalizzare tutto:

le premesse per tifare a favore di una sua eliminazione

ci sarebbero tutte se fosse stato preparato un terreno

adeguato per la sua sostituzione, cosa che invece non

è successa. Nessuno ha pianto la sparizione della pre-

sa scart sostituita dall’HDMI, e neppure la morte della

seriale in favore dell’USB, ma nel caso del jack audio ci

sono almeno tre ragioni per tenersi stretto il “vecchio”

connettore analogico.

Motivo numero 1 Non esiste un sostituto universaleIl jack è il jack, è un connettore universale usato su

computer, televisori, tablet e smartphone, e non esiste

attualmente un connettore compatto per l’audio digitale

che possa essere utilizzato al suo posto. Si potrebbero

utilizzare le interfacce digitali, come il connettore Light-

ning di Apple o l’USB Type C adottato dagli altri produt-

tori, ed è quello che effettivamente i produttori vogliono

fare, ma siamo davanti a una soluzione tutt’altro che

universale, e difficilmente Apple sostituirà il connettore

di iPhone e iPad per uniformarsi agli altri produttori.

MOBILE I produttori vogliono eliminare il jack audio ma abbiamo trovato almeno tre motivi per cui sarebbe meglio di no

Smartphone senza jack cuffie? È una pessima ideaSe il jack audio dovesse sparire a rimetterci sarà come sempre il consumatore, che non avrà neppure vantaggi tangibili

Motivo numero 2 Le cuffie costeranno di piùQuando oggi si collega una cuffia a uno smartphone

il grosso del lavoro viene fatto da due componenti in-

terni allo smartphone stesso, il DAC, Digital To Analog

Converter, e l’amplificatore di segnale. Il primo effettua

la conversione del segnale audio digitale in analogico

mentre il secondo lo amplifica per renderlo riproducibile

da cuffie e auricolari, prodotti che nel 99% dei casi sono

passivi e quindi privi di processori al loro interno. Il pas-

saggio dal jack a un connettore digitale richiederà per

forza una cuffie “attiva”, con un processore al suo inter-

no e un amplificatore, e difficilmente si riuscirà ad avere

prodotti economici come quelli di oggi. Non è neppure

assicurata una maggiore qualità audio, e inoltre non ci

sono risparmi per i produttori di smartphone: la presen-

za dell’altoparlante (analogico) obbliga comunque ad

avere all’interno sia il DAC sia l’amplificatore.

Motivo numero 3 gli adattatori non sono una soluzioneLenovo è stato uno dei primi produttori a togliere il jack

audio e al suo posto dentro la scatola darà un adattato-

re da USB Type C a jack. Una soluzione che non piace

a nessuno, perché un adattatore è sempre un qual-

cosa in più da portarsi appresso. Inoltre, ad oggi non

esistono ancora specifiche per l’uscita audio digitale su

USB Type C: Intel ci sta lavorando, e si potrà vedere

qualcosa solo nella seconda metà del 2016. Quello che

Lenovo utilizzerà è un adattatore che sfrutta una bozza

di specifica per trasferire sull’USB Type C l’audio analo-

gico sfruttando due pin non utilizzati del connettore. In

poche parole con una sola mossa si creano tre disagi:

l’audio resta sempre analogico, c’è un adattatore facile

da smarrire e soprattutto si va ad occupare la porta USB

che può servire per la ricarica o il trasferimento dati. Pa-

radossalmente la gestione dell’uscita audio USB esiste

sul connettore USB classico e sul micro-USB, ma sulla

nuova versione

non è ancora

stata finalizza-

ta. Inutile girarci

attorno, il jack è

in assoluto la

soluzione più

comoda per

le cuffie e gli

auricolari. Tutti

c o n c o r d a n o

sul fatto che ci

troviamo da-

vanti a un con-

nettore vecchio che occupa anche molto spazio soprat-

tutto in termini di spessore, ma resta il fatto che in tutti

questi anni nessuno ha pensato a un connettore che

potesse in qualche modo sostituire il jack mantenendo

la sua essenza universale. Da considerare poi anche il

discorso fragilità: un cavo USB è molto più fragile di un

cavo audio analogico che comunque, in caso di rottura

da stress, è più semplice da sostituire. Infine, altro ele-

mento non indifferente, il consorzio USB Type C che sta

lavorando alle specifiche per l’uscita audio digitale, ha

già pronunciato l’odiosa parolina “DRM”: trattandosi di

un’uscita digitale in qualche modo andrà protetta per

impedire la registrazione, e la storia ci insegna che le

soluzioni per proteggere il copyright hanno creato agli

utenti più disagi che benefici. Resta la soluzione “wire-

less”, con il Bluetooth che può tranquillamente veicolare

un segnale audio anche con una buona qualità grazie

a codec particolari, ma le cuffie valide costano parec-

chio e agli audiofili la soluzione senza fili potrebbe non

piacere. A rimetterci, in sostanza, sarà come sempre il

consumatore, che sarà costretto tra adattatori e nuove

cuffie a spendere qualcosa in più senza una ragione

valida, perché 1 mm di spessore non fa la differenza e ci

benefici tangibili sotto il profilo della qualità non ce ne

sono. Salvate il soldato Jack.

Il Moto Z senza jack audio

Le cuffie Fidelio con ingresso Li-ghtning funzionano solo su iPhone

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Franco AQUINI

È stata una conferenza frizzante quella che ha vi-

sto la presentazione dei dispositivi mobili Zen. Al

centro dell’evento la nuova serie di smartphone

Zenfone 3, non un solo modello ma ben tre. Jonney

Shih, l’esuberante chairman di Asus noto per le sue

performance sul palco, ha tenuto banco per circa

un’ora facendo confronti continui con i prodotti Ap-

ple; l’obiettivo è chiaro, Asus vuole entrare nell’olimpo

dei produttori di smartphone, attualmente occupati da

Samsung e Apple. Zenfone 3 cerca di aggredire tutte

le fasce di mercato: la versione standard ha ottime ca-

ratteristiche e un prezzo aggressivo, Deluxe prende

di mira iPhone 6s Plus e Ultra tenta di esplorare seg-

menti di mercato nuovi. Tuttavia, qualche dato snoc-

ciolato durante la conferenza profuma un po’ troppo

di marketing : se Apple ci ha abituato ai suoi il più

bello di sempre, parlare di un display Full HD che ha

una resa 4K grazie ai filtri di motion blur sembra un

po’ azzardato.

Nulla comunque da dire sul prodotto, che costa re-

lativamente poco per quello che offre: in particolare,

Zenfone 3 Deluxe offre veramente tanto, a partire dai

6 GB di RAM e ai 64GB di storage, viene proposto

a un prezzo che rimane comunque contenuto. Spe-

rando che quando arriverà in Europa non subisca

aumenti sostanziali, ovviamente. Scopriamo quindi

questi tre smartphone più da vicino.

Zenfone 3 Deluxe Testa a testa con i top di gammaCominciamo dal Re assoluto di tutta la conferenza,

che abbiamo avuto modo di toccare con mano per

qualche minuto. Zenfone 3 Deluxe appare solido e

robusto, anche se il peso estremamente contenuto

(ancora non abbiamo il dato esatto) non restituisce la

sensazione che danno altri smartphone più pesanti.

La finitura comunque è ottima ed elegante. L’assenza

delle famose “bande” sul retro, che tanto hanno fatto

gridare allo scandalo all’uscita di iPhone 6, dona allo

chassis dello smartphone una pulizia notevole. Forse

l’unico appunto che ci sentiamo di fare è il bilanciere

dei tasti volume posti di lato, davvero un po’ scomodi

da premere.

Zenfone 3 Deluxe è uno smartphone dai grandi nume-

MOBILE Al Computex di Taipei abbiamo avuto modo di toccare con mano i nuovi Zenfone 3: la qualità c’è, il design convince

Asus Zenfone 3 è lo smartphone della svolta?Molto bella la versione Deluxe, “esagerata” la Ultra, assolutamente da tenere in considerazione la versione standard

ri, cominciando dal display 5.7 pollici super AMOLED

con un rapporto display-corpo del 79%. Significa che

le dimensioni rimangono, nonostante tutto, abbastan-

za contenute. Il super AMOLED permette ad Asus di

reclamizzare anche la nuova funzione always-on, mol-

to in voga di questi tempi, che consiste nel mostrare

costantemente sullo schermo dello smartphone l’oro-

logio e le notifiche pur consumando pochissima bat-

teria. Ad accompagnare il display c’è il top dell’attuale

generazione di SoC, uno Snapdragon 820 con GPU

Adreno 530, affiancati da ben 6 GB di RAM. Mai si

era visto prima d’ora un quantitativo simile e in effetti i

risultati paiono più che convincenti: difficile giudicare

le prestazioni in un hands on, ma le premesse per-

chè sia un riferimento ci sono tutte. Zenfone 3 inoltre

farà dimenticare ai possessori di smartphone Android

la difficoltà di convivere con tagli di memoria da 8 o

16GB. Si parte da 64GB e si arriva fino a 128GB (non

si sa ancora, ma è probabile, che ne uscirà anche una

versione da 32GB).

La nuova fotocamera Pixelmaster 3 è il vero fiore al-

l’occhiello di questo nuovo Zenfone, con un sensore

CMOS Sony da 23MP stabilizzato sia a livello ottico

che elettronico con possibilità di combinare le due

funzionalità. Non ha caso Asus ha comparato, nel-

lo spazio post conferenza, Zenfone 3 Deluxe con

iPhone 6s plus, mettendoli entrambi su un dispositivo

che li faceva sobbalzare mentre riprendevano un vi-

deo. Anche questa prova è stata fonte di perplessità,

sia per le modalità con cui è stata approntata che per

il video registrato, che non era ovviamente riproduci-

bile, ma in attesa di una prova sul campo prendiamo

per buono il risultato confermando che l’effetto di sta-

bilizzazione è notevole. C’è poi il doppio sistema di

messa a fuoco, laser per gli interni e con rilevamento

di fase per gli esterni. Entrambi con una messa a fuo-

co dichiarata di appena 0,03 secondi. Aldilà del dato

tecnico, abbiamo testato con mano che anche la mes-

sa a fuoco è realmente fulminea. Fanno da contorno

la ricarica veloce Quick Charge 3 per la batteria da

3000 mAh e la connessione USB Type-C. Zenfone 3

deluxe sarà disponibile in tre finiture: oro, argento e

grigio al prezzo, nella versione con 64GB di ram, di

499$.

Zenfone 3 standard Difficile chiedere di piùIl più piccolo dei fratelli è la variante economica ma

stilosa. La scocca in plastica ha permesso ad Asus di

sbizzarrirsi con quattro colorazioni diverse e tre finitu-

re: Aqua, Nebula e Glaze. Il design è comunque simi-

le a quello della versione Deluxe, le vere differenze

Asus Zenfone 3 Hands-on dal Computex 2016

lab

video

segue a pagina 09

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

sono sotto la scocca. Al posto dello Snapdragon 820

abbiamo il 625 con Adreno 506. La dotazione di RAM

andrà dai 3 ai 4 GB a seconda del modello e la foto-

camera è una 16MP con Dual Flash Led e lo stesso

stabilizzatore del modello precedente.

Alla prova presso lo stand Asus, e per quanto questo

possa valere col poco tempo a disposizione, non ci

siamo praticamente resi conto delle differenze pre-

stazionali rispetto al fratello maggiore. Di certo vi è

che nella routine quotidiana Zenfone 3 non farà senti-

MOBILE

Asus Zenfone 3, anteprimasegue Da pagina 08

re affatto lo scarto di prestazioni rispetto alla versione

Deluxe. D’altronde 3 o 4 GB di RAM sono ancora oggi

la dotazione standard di parecchi top di gamma di

altre case. L’estetica anche in questo caso convince

anzi, viene da dire che in molte finiture è decisamente

attraente e i 249 dollari a cui viene proposto, azzar-

diamo fino da ora, ne faranno una delle scelte migliori

del 2016.

Zenfone 3 Ultra L’outsider che non ci aspettavamoSe Apple rilancia verso il basso con un top di gamma

da 4 pollici, il recente iPhone SE, Asus fa il contrario e

tenta la strada del telefonone. Stiamo parlando della

variante del Deluxe in versione Extra large, lo Zenfone

3 Ultra, con un display da ben 6.8 pollici.

A dire il vero le differenze ci sono, nonostante la scoc-

ca in alluminio sia molto simile a quella del Deluxe. Il

tasto fisico in questo caso è frontale e la fotocamera

sul retro non è più centrale, ma è nell’angolo in alto a

sinistra. Il display è un IPS con risoluzione Full HD. In

platea questo dato ha fatto storcere qualche naso, ma

Jonney Shih ha prontamente mostrato una slide dove

un effetto di (anti) Motion Blur dovrebbe garantire

un’ottimizzazione tale da far percepire una qualità 4K.

Certo, dire che durante la prova abbiamo sofferto per

un display dalla risoluzione bassa non sarebbe vero,

tuttavia parliamo praticamente di un 7 pollici e qual-

cosa di più ce la saremmo aspettata. Anche in questo

caso, stupisce il rapporto alto tra display e corpo, che

ne fanno un telefono sicuramente importante, ma non

così “estremo” come si potrebbe pensare. Insomma,

per capirci, non pensate ad un tablet da 7 pollici. Ha

dimensioni decisamente più contenute.

Zenfone 3 Ultra ha un’altra caratteristica interessan-

te: la batteria da 4800 mAh con funzione powerbank,

che ne fanno il degno erede dello Zenfone Max. An-

che se, vista la dimensione del display, probabilmente

non avrà le stesse performance in termini di longevità.

Questo smartphone di Asus viene proposto a 479$ e

anche in questo caso, si tratta di un prezzo estrema-

mente interessante.

di Franco AQUINI

C om’è ormai consuetudine per

Samsung, a qualche mese dal-

l’uscita dei nuovi top di gamma

la casa coreana fa seguire la versio-

ne Active, ovvero quella Rugged, con

una scocca più robusta per far fronte

a lavori pesanti e sporchi. Quest’anno

Samsung svela il Galaxy S7 Active in

esclusiva per i clienti AT&T, con uno

schermo da 5,1 pollici rinforzato, un

guscio potenziato dall’aspetto so-

lido e robusto, ma soprattutto con

una batteria potenziata che passa

dai 3000mAh di quella standard ai

4000mAh di questa versione Active.

Il resto delle caratteristiche rimango-

no immutate, quindi troviamo un pro-

cessore Snapdragon 820 affiancato

da 4GB di ram, un display Quad HD,

lettore di impronte digitali davanti e

una fotocamera rispettivamente da 12

megapixel sul retro e 5 sul fronte.

La versione rugged affianca alla re-

sistenza all’acqua, già presente sulla

versione standard, la resistenza alla

polvere e ai colpi, diventando lo smar-

MOBILE Samsung annuncia la versione Active dell’S7: non teme cadute, acqua o polvere

Samsung Galaxy S7 Active, non teme nullaOltre ad essere molto robusto, il Galaxy S7 Active ha anche una super batteria da 4000 mAh

tphone perfetto per chi lo usa per la-

vorare all’aperto.

La batteria estesa, che non dovrebbe

faticare a garantire ben oltre il giorno

di lavoro, ne fa uno dei migliori smar-

tphone di questa categoria.

Peccato che non si sappia ancora

nulla di preciso su una eventuale ver-

sione europea, così come sugli even-

tuali costi che, negli Stati Uniti, sono

pressoché identici rispetto a quelli

della versione Edge.

MOBILE

Surface Pro 5 arriva nel 2017Si susseguono i rumors sulla quinta generazione del Surface Pro di Microsoft. Secondo le indiscrezioni, la sua uscita sarebbe stata spostata alla primavera del 2017; la “colpa” sarebbe da attribuire alla nuova generazione di processori Intel Kaby Lake in arrivo sul mercato entro la fine dell’anno. Questa nuo-va generazione di processori avrà consumi ridotti ed inoltre offrirà il pieno supporto allo standard video 4K, risoluzione che sarà utilizzata nei display che troveremo nelle ver-sioni più costose del Surface Pro 5. Il nuovo dispositivo Microsoft avrà anche una nuova penna stilo rica-ricabile, una maggiore autonomia, sarà dotato di una porta USB Type-C ed una migliore camera, con prezzi compresi tra 899 e 1599 dollari della versione top con processore i7. Infine il nuovo Surface Pro dovrebbe essere equipaggiato con Windows 10 Redstone 2, la seconda parte dell’importante aggiornamen-to del sistema operativo di Microsoft che porterà con sé inedite funziona-lità ed il supporto a nuove tipologie di hardware.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Franco AQUINI

Suunto lancia Spartan Ultra, il nuo-

vo sportwatch rugged in grado di

monitorare diversi generi di sport.

L’intuizione è giusta: perché usare una

fitband per lo sport e uno smartwatch

per il resto quando si può avere tutto in

un unico dispositivo? L’orologio Suunto

si pone quindi in competizione diretta

con altri grandi nomi del settore fitness

come Garmin e Fitbit.

Spartan Ultra (qui il video di presen-tazione) è in grado, oltre a contare i

passi e le calorie, di monitorare diversi

sport come il triathlon, nuoto, ciclismo,

corsa e diversi sport da neve. Il tutto

grazie alla completa sensoristica a bor-

do, che comprende l’accelerometro, il

GPS, il barometro per l’altitudine e la

bussola digitale. Non è invece presen-

te il rilevamento del battito cardiaco,

che è comunque possibile tramite sen-

sori a fascia esterni. Esteticamente lo

Spartan Ultra fa una gran bella figura,

con un display touch a colori affiancato

da tre tasti fisici. Il corpo è in titanio o

in acciaio a seconda del modello e il

display è coperto da un vetro zaffiro

resistente a graffi e urti. Essendo uno

sport watch, è ovviamente resistente

all’acqua fino a 100 metri di profon-

dità. Suunto prevede il lancio dello

MOBILE Suunto è più di un activity tracker, esteticamente è paragonabile a uno smartwatch

Suunto Spartan Ultra sfida Fitbit e Garmin Può monitorare diverse attività sportive, tra cui nuoto, ciclismo, corsa e sport sulla neve

Spartan Ultra per agosto, ma ancora

non ha rivelato le specifiche tecniche,

tra cui la risoluzione e la dimensione

del display.

Quello che invece si sa, e non è proprio

piacevole, è il prezzo: si va dai 650€

per la versione in acciaio agli 800€ per

la versione in titanio con fascia cardio

inclusa.

MOBILE Blocks ha raccolto 1.6 milioni di dollari su Kickstarter, è pronto per essere consegnato

Pronto il primo smartwatch modulare, prima di Google Lo smartwatch modulare basato su Android ha una cassa in metallo e schermo circolare

di Giulio MINOTTI

P oco tempo, fa Google ha pre-

sentato l’ennesimo prototipo del

Project Ara, uno smartphone meno

modulare delle versioni precedenti che

arriverà sul mercato solo il prossimo

anno. Mentre il colosso di Mountain View

continua a ritardare il lancio della sua ar-

chitettura, un piccolo gruppo di ragazzi

inglesi è riuscito, invece, a realizzare uno

smartwatch modulare basato su Android

che arriverà molto presto sul mercato. Il

team di BLOCKS ha, infatti, mostrato uno

dei primi esemplari usciti dalle catene di

montaggio, pronto per essere consegna-

to ai numerosi backers che hanno finan-

ziato il progetto su Kickstarter.

Questo smartwatch, realizzato in col-

laborazione con ARM, Qualcomm e

Compal, ha una struttura centrale che

integra il quadrante (un display AMOLED

da 1.39 pollici) e tutta l’elettronica neces-

saria al funzionamento dell’orologio. Le

sue funzionalità possono essere, però,

espanse aggiungendo 4 moduli di vario

tipo: sensori biometrici o ambien-

tali, GPS, ulteriori batterie, luce

LED o pulsanti programmabili ed

altri componenti arriveranno in

futuro. BLOCKS supporta tutte le

comuni funzionalità di uno smar-

twatch (controlli vocali, notifiche e

activity tracking), è basato su una

versione modificata di Android

Marshmallow standard ed utilizza

un’architettura aperta accessibile anche

da sviluppatori esterni. BLOCKS è dispo-

nibile in pre-ordine ad un prezzo di 330

dollari con inclusi 4 moduli.

Bluetooth 5 sarà quattro volte più veloce. In arrivo il 16 giugnoLa quinta versione dello standard Bluetooth avrà velocità quadruplicata, maggiore portata e implementerà servizi di localizzazione di Gaetano MERO

La quinta generazione della tecno-logia Bluetooth sarà presentata il prossimo 16 giugno con un even-to mediatico dedicato nella città di Londra. Lo ha annunciato Mark Powell, direttore esecutivo del Bluetooth Special Interest Group (SIG), attraverso un comunicato in cui sono state rivelate in anteprima alcune delle caratteristiche che tro-veremo nella nuova versione del protocollo wireless. In primo luogo il SIG ha deciso che il nome univer-sale per la tecnologia sarà sempli-cemente Bluetooth 5, senza ulte-riori differenziazioni per categoria come accade con la generazione attuale, un modo per semplificarne l’individuazione e l’introduzione nel mercato. Bluetooth 5 punterà tutto sull’affidabilità, avrà infatti una portata due volte maggiore ed una velocità di trasmissione quadru-plicata rispetto allo standard della precedente mantenendo i consumi energetici ad un livello molto bas-so. Saranno implementate anche alcune funzioni relative alla loca-lizzazione e alla navigazione, ideali per l’utilizzo con smartphone e di-spositivi portatili. In più si potranno ricevere rapidamente informazioni su un luogo visitato oppure offerte promozionali in merito ad un loca-le nelle vicinanze grazie all’intera-zione con i cosiddetti beacon, dei trasmettitori su cui il SIG cercherà di spingere per una maggiore dif-fusione.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Roberto FAGGIANO

I l 10 giugno sono iniziati i campionati europei che si

svolgono in diverse città francesi. Con un blitz del-

l’ultimo minuto Sky ha acquisito i diritti per trasmet-

tere tutto il torneo, lasciando alla Rai solo le partite

principali. Quindi Sky trasmetterà in diretta per i propri

abbonati tutti e 51 gli incontri previsti, mentre la Rai

potrà trasmettere in chiaro e in diretta 27 partite. Più

precisamente la Rai trasmetterà in chiaro e in diretta

le partite della Nazionale e inoltre potrà trasmettere

in chiaro e in diretta una selezione delle partite scelte

tra gli ottavi di finale e in seguito i quarti di finale, le

semifinali e la finale del 10 luglio.

Tutte le partite in chiaroCome dicevamo, la Rai non dispone dei diritti di tutte

le partite, ma ovviamente quelle dell’Italia fanno parte

delle 27 trasmesse. Vediamo il calendario della parti-

te ceh ancora non sono andate in onda (in neretto le

partite del girone dell’Italia)

Fase a gironi• Martedì 14 giugno, Saint Etienne (ore 21.00)

Portogallo-Islanda - Girone F

• Mercoledì 15 giugno, Marsiglia (ore 21.00)

Francia-Albania - Girone A

• Giovedì 16 giugno, Saint Denis (ore 21.00)

Germania-Polonia - Girone C

• Venerdì 17 giugno, Tolosa (ore 15.00) Italia-Svezia - Girone E• Venerdì 17 giugno, Nizza (ore 21.00)

Spagna-Turchia - Girone D

• Sabato 18 giugno, Bordeaux (ore 15.00) Belgio-Irlanda - Girone E• Sabato 18 giugno, Parigi (ore 21.00)

Portogallo-Austria - Girone F

• Domenica 19 giugno, Lille (ore 21.00)

Svizzera-Francia - Girone A

• Lunedì 20 giugno, Saint Etienne (ore 21.00)

Slovacchia-Inghilterra - Girone B

• Martedì 21 giugno, Bordeaux (ore 21.00)

Croazia-Spagna - Girone D

• Mercoledì 22 giugno, Lille (ore 21.00) Italia-Irlanda - Girone E

Ottavi di finale• Sabato 25 giugno, Lens (ore 21.00)

• Domenica 26 giugno, Tolosa (ore 21.00)

• Lunedì 27 giugno, Saint Denis (ore 18.00)

• Lunedì 27 giugno, Nizza (ore 21.00)

Quarti di finale• Giovedì 30 giugno, Marsiglia (ore 21.00)

• Venerdì 1 luglio, Lille (ore 21.00)

• Sabato 2 luglio, Bordeaux (ore 21.00)

• Domenica 3 luglio, Saint Denis (ore 21.00)

ENTERTAINMENT Gli europei di calcio 2016 sono un’esclusiva Sky ma la Rai potrà trasmettere 27 incontri sui 51 complessivi

Euro 2016: ecco come vedere le partite in chiaro Come vederli in HD, in 4K e in mobilità con l’applicazione della Rai. Oltre i nostri “confini” si aprono altre strade dal satellite

Semifinali• Mercoledì 6 luglio, Lione (ore 21.00)

• Giovedì 7 luglio, Marsiglia (ore 21.00)

Finale• Domenica 10 luglio, Saint Denis (ore 21.00)

Tutti gli incontri saranno trasmessi su Rai 1 e Rai HD

sul digitale terrestre (oltre che su satellite, ovviamente

in HD, attraverso la piattaforma TivùSat). Inoltre sarà

possibile seguire le stesse partite su Rai 4 e Radio

2 con il commento ironico della Gialappa’s Band. A

proposito di radiocronache, copertura completa del

torneo su Radio Rai con tutte le partite in onda; lo

spettacolo è disponibile anche su Web su rai.it e rai.tv

con la diretta streaming degli stessi incontri trasmessi

in diretta in TV. Per coprire l’evento poi non manche-

ranno ampi servizi giornalistici e resoconti delle parti-

te della prima fase non trasmesse in diretta.

Le fasi finali in 4K Ultra HD su TivùSat GratisEsaurita la prima fase a gironi scatta l’appuntamento

più importante per chi già possiede un TV 4K con de-

coder HEVC e capacità di gestire segnale a 50p: ai

basterà sintonizzarsi sul canale 210 della piattaforma

satellitare per godersi le partite nel massimo splendo-

re televisivo. Per poterle vedere è sufficiente dotarsi

di SmarCam TivùSat con relativa tessera Gold HD. Il

canale verrà caricato automaticamente dai televisori

o decoder certificati TivùSat nei prossimi giorni.

Queste trasmissioni, dopo l’antipasto rappresenta-

to dalla finale di Champions League, segneranno il

grande inizio delle trasmissioni in 4K, che però - lo

ricordiamo - non godranno di alcuna codifica HDR:

per il momento si tratta solo di un miglioramento in

termini di risoluzione, godibile, ovviamente, solo con

schermi molto grandi da distanze di visione abbastan-

za ridotte.

Per quanto riguarda il calendario delle partite in 4K si

comincia il 30 giugno alle ore 21 con il primo match

dei quarti finale. A seguire, l’1, il 2 e il 3 luglio, gli altri

tre incontri dei quarti; il 6 e il 7 luglio, sarà la volta delle

due partite delle semifinali. In chiusura la finale, in ca-

lendario il 10 luglio sempre a partire dalle ore 21. Spe-

rando di poter seguire anche la nazionale italiana.

L’applicazione Rai su Smart TV e decoder MHP collegati in reteChi possiede un televisore Smart TV o un decoder

connesso in rete e compatibile con il sistema MHP

potrà usufruire di ulteriori contenuti che la Rai mette a

disposizione nell’app Euro2016, sempre attiva ma che

durante le partite assume una forma diversa e ancora

più interessante.

Per accedere all’applicazione Rai Euro 2016 basta

premere il tasto azzurro sul telecomando su un qual-

siasi canale Rai. Questo permette di vedere in video

on demand una serie di servizi sull’avventura degli

Azzurri ai campionati di Francia 2016 come anche tut-

te le partite passate, sia in versione completa che in

una super sintesi di pochi minuti.

Durante la partita, invece, l’app non oscura comple-

tamente lo schermo ma lascia la diretta visibile in tra-

sparenza. Nel frattempo è possibile accedere al volo

alle azioni salienti della partita in corso, ai gol e ad

altre sequenze interessanti: in pratica i replay ce li si

fa da soli. Perfetto se si arriva a casa a partita iniziata:

in un attimo si possono recuperare le azioni salienti

perse.

segue a pagina 13

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

C’è anche la app per smartphoneFunzioni simili si ritrovano anche nelle app per devi-

ce. Per l’occasione Rai ha infatti lanciato la app gra-

tuita Rai Euro2016 che permette non solo di vedere

tutti i servizi e leggere le ultime notizie ma anche di

vedere le partite o gli highlight. Perfetto per chi è

ancora in mobilità e tarda ad arrivare a casa in tempo

per la partita.

Gli Europei degli altri Si può vedere tutto in chiaroPer chi non vuole perdersi nemmeno una partita e

non è abbonato a Sky si aprono le strade dei satelli-

ti. Infatti proprio come è avvenuto per alcune partite

di Champions League, si potrà guardare ai canali

tedeschi per vedersi comodamente tutte le partite,

comprese quelle delle fase a gironi.

I canali tedeschi Das Erste e ZDF hanno già da tem-

po annunciato che trasmetteranno in chiaro e in di-

retta tutte le partite: su Astra la diretta è sicura e in

HD, su Hot Bird bisognerà accontentarsi della SD e

c’è anche un rischio di cambio programma all’ultimo

istante se dovessero arrivare pressioni da Sky per

un oscuramento temporaneo dei canali tedeschi sul

satellite più usato dagli utenti italiani.

Ci sono poi le alternative di confine per la ricezione

sul digitale terrestre. Qui entrano in gioco i soliti ca-

nali: per la Svizzera italiana tutte le partite saranno

in diretta (in definizione standard) sul RSI La2; per la

Slovenia tutte le partite su TV SLO 2; per la Croazia

tutte le partite su HRT 2. Inoltre per la provincia di

Bolzano sono disponibili i canali tedeschi (anche in

HD) ripetuti dalla RAS tramite accordi locali.

ENTERTAINMENT

Euro 2016: come vedere le partite

segue Da pagina 12

di Roberto PEZZALI

I primi abbonati a TivùSat dotati di

una TV 4K e pronti a gustarsi le set-

te partite degli europei che la Rai

trasmetterà potrebbero trovarsi da-

vanti ad una brutta sorpresa. Le tesse-

re TivùSat distribuite nei primi anni di

servizio, quelle per intenderci non HD

e caratterizzate dal colore bianco e blu,

non saranno infatti abilitate per la visio-

ne dei contenuti 4K. Per potere vedere

gli europei e gli altri eventi che saranno

trasmessi sul canale 210 prossimo alla

partenza servirà una tessera Gold HD,

venduta insieme alle CAM e ai decoder

di recente generazione.

La motivazione data da TivùSat è legata

ai problemi di sicurezza, con i detentori

dei diritti che per il 4K richiedono criteri

ancora più stringenti. Siamo ovviamente

molto scettici a riguardo, la storia ci ha

insegnato che tutti questi sistemi non

fanno altro che creare problemi agli

ENTERTAINMENT Chi ha una delle prime tessere TivùSat non potrà vedere gli europei in 4K

Europei in 4K solo con la card TivùSat Gold I primi abbonati al servizio lasciati al buioPer il 4K occorre una card HD Gold inserita nelle cam e nei decoder HD di ultima generazione L’upgrade costa però caro, ci vuole una nuova tessera che viene venduta solo con una CAM

utenti e non riescono mai a protegge-

re i contenuti: una partita in diretta e in

chiaro sulla TV pubblica italiana è ben

poca cosa da proteggere, e oltretutto

non si capisce che problemi di sicurez-

za possano esserci per un flusso 4K che

nel 99% dei casi non esce dal TV e non

può quindi essere registrato.

Inoltre non è possibile richiedere una

nuova tessera e neppure la sostituzio-

ne di quella vecchia con la versione

più nuova, quindi l’unica soluzione è

comprare una CAM nuova che costa

90 euro. La tessera TivùSat infatti non

esiste in vendita da sola, ma è acquista-

bile solo in bundle con una delle cam

elencate sul sito TivùSat alla sezione

prodotti: tutti i modelli certificati HD fun-

zionano regolarmente con le trasmis-

sioni 4K.

ENTERTAINMENT

Rogue One non è da rifareRogue One: A Star Wars Story, in uscita a dicembre, è uno spin off che inaugura una nuova serie di film ambientati nel mondo di Guerre Stellari. Secondo alcune voci Disney, una volta visionato il girato, avrebbe ordinato di rigirare un 40% del film con ben 32 set ricostruiti per l’oc-casione. In realtà, secondo le fonti di Entertainment Weekly, la notizia sarebbe falsa. ll film andrà incontro a quattro/cinque settimane di nuove riprese già programmate e solo posticipate. Così vengono descritte le nuove sequenze: “I cambiamenti hanno a che fare con la chiarezza e lo sviluppo dei personaggi e sono tutti inseriti in scene che abbiamo già girato. Riguardano molte discussioni nei cockpit.” Il programma di lavora-zione prevede di avere il film pronto per la metà di Agosto. Entertainment Weekly ha, inoltre, precisato che Il film manterrà un tono completamen-te diverso rispetto all’ultimo capitolo della saga di Guerre Stellari “Il film è molto diverso rispetto a Il Risveglio della Forza e questa cosa è voluta. E’ un film di guerra.”

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Gianfranco GIARDINA

L a grande guerra tra broadcaster

e servizi di Video on demand via

Internet (i cosiddetti Over the Top)

potrebbe giocarsi su un nuovo terreno:

quello degli standard. Quindi non più

solo una questione di diritti, contenuti

e comodità di utilizzo, ma un ruolo rile-

vante potrebbero averlo anche per le

tecnologie. Mentre le emittenti televisive

tradizionali sono ancora nella fase lar-

gamente sperimentale e stanno ancora

discutendo su quali standard adottare,

soprattutto per quello che riguarda HDR,

wide colour gamut e high frame rate,

Netflix, tanto per fare un esempio, met-

te a disposizione dei propri abbonati già

oggi contenuti in 4k HDR. Un’asincronia

che non può non saltare agli occhi.

È quanto emerge dalla prima giornata

del Forum di Lucca, l’incontro tra tutti i

protagonisti della filiera televisiva italiana

e internazionale. In particolare, la prima

giornata della manifestazione è dedicata

alla UHD Forum Conference, il meeting

tra gli operatori dell’UHD Forum, l’asso-

ciazione dei broadcaster impegnati sul

fronte del 4K. Ebbene, gli intervenuti, tra

cui Massimo Bertolotti di Sky Italia, Andy

King di BBC e Phil Laven di DVB, hanno

dato una visione concorde: il 4K, inteso

come solo incremento di risoluzione ser-

ve a poco, dato che i vantaggi si avreb-

bero solo con rapporti tra dimensione

schermo e distanza di visione forzatis-

simi. Servono piuttosto “pixel migliori”,

quindi con HDR soprattutto ma anche

gamma colore estesa e alti frame rate.

Ma la strada che porta a trasmissioni

televisive (via digitale terrestre o via sa-

tellite) 4K HDR appare, ascoltando le pa-

role dei protagonisti, ancora molto lunga

e costellata da una frammentazione di

standard e formati difficilmente conci-

liabile, soprattutto sul fronte dell’HDR.

Tanto che l’unica via sensata, visto che

difficilmente si arriverà alla definizione

ENTERTAINMENT UHD Forum Conference di Lucca: la strada per trasmissioni HDR è ancora lunga

4K HDR: broadcaster in fase sperimentale Il vantaggio di Netflix difficile da colmare Le emittenti tradizionali stanno ancora discutendo sugli standard 4K HDR da adottare

di uno standard HDR unico e condiviso

tra tutti i broadcaster, dovrebbe esse-

re, almeno nella testa dei broadcaster,

quello di dotare tutti i TV di una sorta di

“toolbox” in grado di interpretare corret-

tamente qualsiasi codifica.

Un approccio di questo tipo, d’altro can-

to, potrebbe essere rigettato dai produt-

tori di TV, che dovrebbero sostenere co-

sti di royalty moltiplicati per ogni sistema

implementato. E se quella del “toolboox”

fosse davvero la soluzione, vorrebbe

anche dire che tutti i TV di oggi non sa-

rebbero interamente compatibili con le

trasmissioni del futuro.

Insomma, uno scenario che difficilmente

vedrà compimento in tempi brevi; tanto

più che BBC prevede una penetrazione

di TV 4K in Gran Bretagna, tanto per fare

un esempio, intorno al 20% nel 2020,

troppo poco per pensare a trasmissioni

regolari prima di questa scadenza.

Nel frattempo che queste discussioni

proseguono, Netflix rende disponibili

contenuti 4K con codifica HDR. Anzi,

sarebbe meglio dire, con codifiche HDR,

dato che i server di Netflix erogano il mi-

glior flusso compatibile con il TV che sta

ricevendo. E qui risulta evidente una fac-

cia della medaglia che rischia di diven-

tare determinante per il successo: con

una frammentazione così parcellizzata

di TV 4K sul mercato, con apparecchi

con potenzialità così diverse in termini

di frame rate e codifiche HDR , la logica

di distribuzione IP, che quindi indirizza

un flusso diverso a ogni TV, risulta de-

cisamente vincente rispetto al classico

approccio broadcast. Infatti, a un anno di

distanza dalla scorsa edizione del Forum

di Lucca, poco sembra essere cambiato:

i broadcaster sembrano ancora non riu-

scire a trovare una “quadra”, la necessa-

ria convergenza attorno a un “pacchetto

tecnologico” condiviso e percorribile

facilmente anche dai produttori TV che

permetta di limitare i simulcast e contem-

poraneamente raggiungere il maggiori

numero di apparecchi TV.

Il sospetto è che i broadcaster, salvo col-

pi di scena, stiano perdendo l’occasione

di allestire in tempi brevi una proposta

chiara e un buon coordinamento con

i produttori di TV. Questi in particolare

si sa che non sono capaci di tenersi le

innovazioni nel cassetto: i TV 4K della

prima ora sono già largamente obso-

leti e c’è già chi dice che quelli di oggi

non è certo che siano compatibili con le

(eventuali) trasmissioni del futuro. Una

situazione che sull’altro fronte, quello

del netcasting, sembra già largamente

risolta. Insomma, da oggi il tramonto

dei broadcaster, almeno come li abbia-

mo sempre intesi, ci appare un po’ più

vicino.

Controlli super e 100.000 ore di durata per i TV OLEDLG ha confermato la durata di 100.000 ore delle nuova generazione di pannelli OLED Ogni TV viene testato di Roberto PEZZALI

L’OLED è una tecnologia relati-vamente nuova, che risale agli anni 70, e fin dagli albori l’OLED ha sempre manifestato proble-mi di longevità dovuti alla sua componente organica. Problemi che però non hanno frenato LG: grazie all’adozione di un OLED bianco con filtri colore l’azienda è riuscita ad ottenere fin da subito una durata più che sufficiente, du-rata che nell’ultima generazione è addirittura triplicata. Byung-chul, Vice President di LG Electronics, ha snocciolato alla stampa corea-na qualche numero, parlando di 36.000 ore di durata stimata per i primi modelli lanciati e di oltre 100.000 per la generazione at-tualmente nei negozi. Guardando 10 ore al giorno il TV si passereb-bero tranquillamente i 30 anni di vita, una eternità nel campo del-l’elettronica di consumo.Stupisce anche lo sforzo per ga-rantire un prodotto privo di difetti: ogni TV viene esaminato in fase di assemblaggio per circa 15 minuti e, dopo essere stato imballato, viene nuovamente tirato fuori dal-la scatola e acceso per 168 ore in una stanza per verificare che tutto sia a posto. Un doppio controllo, che anche le altre aziende fanno ma utilizzano campioni presi a caso sui vari lotti di produzione.LG ovviamente non rivela quanti pannelli escono “fallati” dal pro-cesso produttivo, e il minuzioso controllo lascia pensare che gli scarti di produzione siano anco-ra decisamente alti. D’altra parte LG ha venduto “solo” 113.000 TV OLED in tutto il mondo nel primo trimestre, un dato che equivale all’intera capacità produttiva di pannelli.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Roberto PEZZALI

È stato presentato a Lucca l’HD Book

4.0, la versione aggiornata del libro

redatto dall’HD Forum Italia che

contiene le specifiche tecniche desti-

nate ai costruttori di apparati di ricezione

televisiva per il mercato italiano. La novità

più grande di questa versione, ma lo ave-vamo già annunciato lo scorso anno, è l’adozione dello standard Hbb 2.0 dal

2017 per i servizi interattivi dei broadca-

ster. L’Hbb è una piattaforma standard

europea basata sull’HTML5, e nella sua

versione 2.0 punta a sostituire l’MHP,

sistema ormai adottato solo dall’Italia e

con 13 anni di vita alle spalle. L’adozione

dei nuovo standard sarà importante per i

produttori di TV italiani, che oggi devono

sobbarcarsi i costi di sviluppo per le cer-

tificazioni e le versioni software dedicate

al nostro mercato. Ad essere meno felici

come sempre saranno gli utenti: i primi

TV e i primi set top box compatibili con

il nuovo standard saranno in vendita dal

prossimo anno e chi ha comprato ora un

TV non potrà fruire delle app Hbb che

verranno lanciate dal 2017.

L’MHP resterà comunque in funzione per i

primi anni insieme all’Hbb, ma è evidente

che le applicazioni migliori saranno quelle

per il nuovo sistema, più facile da pro-

TV E VIDEO Nell’HD Book 4.0, Hbb 2.0 e possibilità di portare sull’LCN i canali in streaming

Verso una nuova TV ibrida: con streaming e digitale terrestre nella stessa lista canaliI canali streaming si potrebbero richiamare direttamente con il telecomando e senza app

grammare e con

più possibilità.

Leggendo tra

le righe dell’HD

Book 4.0 c’è però

un’altra caratte-

ristica richiesta

dai broadcaster

ai produttori di

TV che potrebbe

avere un enorme

impatto sul modo in cui si fruisce della

televisione. L’HD Book infatti prevede una

serie di specifiche per portare i canali TV

in streaming direttamente sull’LCN, asso-

ciandoli quindi ai tasti del telecomando e

non alle app. Rai, ma è solo un esempio,

potrebbe lanciare ad esempio un canale

in streaming Rai Sport Olimpiadi HD e

inserirlo al 213 del telecomando, svinco-

lato da ogni app: quando si richiama quel

canale con il telecomando il TV richiama

un link e inizia, dopo un rapido buffer, a

visualizzare il canale “live”. Il sogno dei

broadcaster passa quindi dalla possibilità

di unire nella stessa numerazione canali

che arrivano dall’antenna con canali che

arrivano dal web, soluzione questa che in

proiezione futura, con la diffusione della

banda larga, potrebbe anche risolvere

moltissimi problemi di intasamento del di-

gitale terrestre. Secondo Marco Pellegri-

nato, Vice Presidente di HD Forum Italia

e da noi intervistato a Lucca, questa solu-

zione potrebbe ovviare al problema della

banda 700 e pertanto è stata proposta al

Ministero che si è dimostrato interessato

alla cosa. E’ evidente che con una solu-

zione del genere le TV IP verrebbero as-

soggettate alle stesse regole che hanno i

broadcaster, con i canali in streaming che

a quel punto sarebbero in tutto e per tutto

omologati a canali broadcast.

13° HD Forum - LuccaIntervista a Marco Pellegrinato

lab

video

di Franco AQUINI

E GTA, il consorzio europeo che si

occupa del mercato pubblicitario e

riunisce i principali boradcaster del

vecchio continente, sostiene che la clas-

sica TV lineare occupa ancora la mag-

gior parte del tempo speso a consumare

contenuti video, in tutto il mondo e per

tutte le fasce d’età. Il dato è significativo

soprattutto in ambito pubblicitario, dove

è noto che la raccolta va via via spalman-

dosi, anno dopo anno, su tutti i nuovi

media. Secondo il report in Italia, nella

fascia d’età tra i 14 e i 34 anni, soltanto il

TV E VIDEO In un report di EGTA il punto della situazione riguardo allo stato di salute della TV

La TV classica vince ancora, soprattutto in ItaliaLa TV generalista e broadcaster stravincono sui nuovi media. Soprattutto nel nostro Paese

5,4% del tempo totale speso a guardare

video sarebbe trascorso su YouTube. Il

dato non cambia molto se si aggiunge

Facebook, che rappresenta l’1,8%. Ag-

giungendo anche la generica voce altro

(Internet TV, IPTV, ecc.), si arriva a supe-

rare di poco l’11%.

Poco cambia in Germania, dove i video

online raggiungono il 5% per il campione

generico di età dai 14 anni in su, mentre

sale al 10% se si prende in considera-

zione il target di età 14-49 anni. Legger-

mente differente la situazione in Francia,

dove nella fascia di età 15-24 anni, i ser-

vizi di video online raggiungono il 20%.

In questo caso però è necessario far

notare come il campione d’età sia note-

volmente ridotto. I numeri diventano più

simili al resto dei paesi quando si prende

in considerazione tutto il campione (dai

15 anni su), dove i video online occupano

il 6% del tempo totale.

Quello che sembrerebbe dimostrare

questo report è chiaro: la TV classica la

fa ancora da padrone e i nuovi media,

(YouTube, Facebook, Internet TV, ecc.)

sarebbero ancora da considerarsi una

nicchia. I dati compilati da EGTA, nel

caso dell’Italia, provengono da Auditel e

Comscore.

Ecco il logo TivùSat UHD per i prodotti abilitati alle trasmissioni 4KPresentato a Lucca il logo per i dispositivi TivùSat UHD La presenza del logo assicura la compatibilità con le trasmissioni L’assenza del logo in ogni caso non implica l’incompatibilità di Roberto PEZZALI

Iniziano le trasmissioni 4K su satel-lite e ci si interroga su quali siano i TV e i decoder per accedere a questi contenuti. Per guidare la scelta in fase di acquisto TivùSat ha presentato il nuovo logo che identificherà televisori e decoder compatibili con il nuovo formato, capaci quindi di ricevere il segna-le HEVC tramite il tuner DVB-S2 e di decodificarlo anche nel formato 50p, condizione questa indispen-sabile per poter fruire del servizio. Oltre al TV e il decoder in ogni caso servirà anche una CAM HD compatibile e una card adeguata, ed è probabile a questo punto che il nuovo logo compaia anche sui packaging di CAM e Smart Card a breve. Quanto però ci sono di mez-zo bollini e certificazioni il rischio di confusione è sempre abbastanza elevato: l’assenza del bollino infatti non significa che il prodotto non è compatibile con il 4K, anzi, inseren-do la CAM con la card HD l’imma-gine potrebbe vedersi senza alcun problema. E’ il caso ad esempio del nuovo decoder Telesystem TS Ultra 4K, che non è certificato eppure è ugualmente compatibile come abbiamo avuto modo di veri-ficare in redazione. La lista dei pro-dotti certificati è disponibile sul sito di TivùSat a questo indirizzo.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Roberto FAGGIANO

I mpossibile lottare contro i prodotti

cinesi e sudcoreani, Panasonic getta

la spugna e annuncia che dalla fine

di settembre cesserà la produzione di

schermi televisivi LCD nel suo stabili-

mento di Himeji, che rimarrà attivo per

produrre schermi LCD destinati al mer-

cato automotive e alle apparecchiatu-

re medicali. Panasonic comunque non

abbandona il mercato dei TV e conti-

nuerà a rifornirsi da altri produttori per

realizzare i propri televisori.

Lo stabilimento di Himeji era stato

inaugurato nel 2010 con un investi-

mento di oltre 2 miliardi di dollari,

con l’obiettivo di produrre ogni mese

oltre 800.000 pezzi di schermi LCD

nel formato 32 pollici. In seguito la

produzione era stata ridimensionata e

Panasonic aveva iniziato a rifornirsi da

altri marchi, prevalentemente LG, per i

propri televisori.

TV E VIDEO Un altro passo del Giappone verso l’abbandono della produzione di schermi TV

Panasonic ferma la produzione di LCD per i TVNella fabbrica giapponese da settembre verranno realizzati LCD per i settori auto e medicale Panasonic non abbandona il mercato, per i suoi TV continuerà a rifornirsi da altri produttori

Attualmente nello stabilimento Pana-

sonic lavorano circa 1.000 persone,

che in parte verranno trasferite su altre

linee di produzione e in parte destina-

te ad altri rami produttivi di Panasonic.

Con questa cessazione della produ-

zione l’unico stabilimento ancora atti-

vo in Giappone per la produzione di

schermi TV LCD è quello di Sharp.it.

di Giulio MINOTTI

D a questo mese sono disponibili

nel nostro Paese i nuovi TV del-

la linea M7000 di Hisense. Rea-

lizzati nelle due versioni 55M7000 e

65M7000, questi prodotti vantano un

design con linee pulite e adottano la

tecnologia proprietaria ULED. Si tratta

in buona sostanza di TV LED che im-

piegano una combinazione di Quan-

tum Dot, local dimming ed elaborazio-

ne del segnale che Hisense riassume

nella denominazione Ultra Led, tec-

nologia che - nelle intenzioni del pro-

duttore - dovrebbe garantire neri più

profondi ed una migliore brillantezza

delle immagini. Ma l’aspetto più inte-

ressante è che I nuovi M7000 sono

4K, HDR con pannello a 10bit, il che

si traduce in 1,07 miliardi di tonalità

visualizzabili.

All’interno dei TV di questa serie tro-

viamo un processore Quad Core per

TV E VIDEO In tempo per gli Europei di calcio, debuttano in Italia i TV Ultra HD ULED di Hisense

Hisense M7000, TV 55’’ 4K HDR a 1.100 euro Hisense lancia i TV della serie M7000 da 55 e 65 pollici, prezzo super: 1.099 e 1.699 euro

la gestione dei contenuti e l’upscaling

in 4K ed una piattaforma Smart TV

VIDAA di Hisense con più di 180 app

pre-installate tra cui Netflix, accessibi-

le direttamente dal tasto dedicato sul

telecomando. Per quanto riguarda la

connettività troviamo 4 ingressi HDMI

(di cui due HDMI 2.0), 3 USB (due 2.0

e una 3.0) e doppio tuner DVB-T2/T/

C/S2/S.

Concludiamo con i prezzi, il modello

da 55 pollici H55M7000 viene vendu-

to a 1.099 euro, mentre il più grande

H65M7000 da 65 pollici a 1.699 euro.

È tornato il Dream Pack Samsung ed è dedicato al calcioFino al 30 giugno chi compra una Smart TV Ultra HD Samsung ottiene 12 mesi di Sky TV e Sky Calcio dal 1° giugno al 31 luglio di Alvise SALICE

Samsung rinnova anche in questa stagione il noto Dream Pack, asso-ciandolo agli Europei di Calcio. In poche parole, acquistando entro il 30 giugno 2016 una Smart TV del colosso coreano modello KS9800 - KS9500 - KS9000 - KS8000 - KS7500 - KS7000; JS9500 - JS9000 - JS8500 - JS8000; KU6510 - KU6500 -KU6400 - KU6000 - K6300 - K5500 (di qualsiasi polliciaggio, range da 49” a 88”), si aprono due opzioni in regalo da Sky. Se nuovo cliente, sono previsti 12 mesi senza vincoli di Sky TV con 39 canali di intratte-nimento e il pacchetto Sky Calcio (fino al 31 luglio) che - ricordiamo-lo - comprende anche Europei di calcio e Coppa America. Chi è già cliente Sky oltre all’estate di calcio inclusa può aggiungere un altro pacchetto (Cinema, Sport o Calcio), o provare gratuitamente per 18 mesi Sky Multivision. Nello stesso, periodo, acquistando inve-ce una Samsung Smart TV di serie J e K con tuner satellitare, si rice-ve grauitamente una SmartCAM Tivùsat con smartcard inclusa per l’accesso a tutti i canali tivùsat e a 24 partite degli Europei, di cui 7 in formato 4K. Per usufruire del Sam-sung Dream Pack Soccer Edition, una volta eseguito l’acquisto basta richiedere il codice promozionale e collegarsi al sito www.samsung.it/dreampackcalcio, o chiamare il numero Sky dedicato 800.178.034.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Emanuele VILLA

D opo una lunga gestazione negli

Stati Uniti, il set-top box di casa

Nvidia (per intenderci, l’equiva-

lente di Apple TV) è pronto ad arrivare

in Italia, dove sbarcherà il 20 giugno a

un prezzo di listino di 199 euro com-

prensivo di telecomando evoluto.

Visto che Nvidia tende ad abusare del

termine Shield, definiamo subito di

cosa si tratta: la scatoletta in questione,

il cui look richiama i canoni estetici tan-

to cari agli hardcore gamer, si chiama

compiutamtente Shield Android TV ed

è pensata appunto per estendere le

potenzialità del TV del salotto con tutta

la versatilità di Android TV. Da un lato

TV E VIDEO Nvidia ha ufficializzato l’arrivo di Shield Android TV, il set-top box che estende a una TV “normale” i vantaggi di Android TV

Il set top box NVIDIA Shield in italia dal 20 giugno a 199 euroCon Tegra X1 , 3 GB di RAM dedicata e una GPU Maxwell con 256 Core CUDA ha una particolare propensione per il gaming

abbiamo quindi le funzionalità di intrat-

tenimento: tutti i servizi Google, per

esempio (tra cui movies e music), ma

anche il classicissimo Netflix e Spotify,

oltre a Plex e Kodi per chi vuole dilettar-

si con la gestione dei media e via dicen-

do. Supporta senza fatica il 4K, il proto-

collo Google Cast per la gestione dello

streaming via smartphone/tablet e può

essere gestito tramite un telecomando

evoluto dal look minimale (incluso nei

199 euro) il cui principale apporto hi-

tech sono i controlli vocali. Sotto que-

sto profilo, non vediamo l’ora di vedere

all’opera il neonato Google Assistant,

ma siamo anche certi che passeranno

anni prima di vederlo in Italia: pur privo

di assistente evoluto, la piattaforma di

controllo vocale Google/Nvidia suppor-

ta pienamente la nostra lingua.

Ma cosa distingue Shield Android TV

dal resto del mondo? Il marchio Nvidia

e, di conseguenza, la sua predisposi-

zione per il gaming; pur non essendo

paragonabile a una console di ultima

generazione, Shield Android TV è in

grado di riprodurre (grazie ai controller

wireless da gioco che possono esse-

re collegati) i giochi del Play Store, da

quelli più semplici e casual nell’animo

a creature ben più complesse, laddove

mostra i muscoli e fa vedere la sua na-

tura. A livello tecnico, infatti, siamo di

fronte a un dispositivo alimentato dal

Tegra X1 con 3 GB di RAM dedicata

e da una GPU Maxwell con 256 Core

CUDA, il tutto con 16 GB di storage inte-

grato; come connessioni troviamo USB,

HDMI 2, bluetooth, Wi-Fi ed Ethernet

cablato. Chi volesse salire ulteriormen-

te col livello di gioco potrebbe provare

GeForce Now, la piattaforma di gaming

in streaming che permette di giocare

- connessione permettendo (la presen-

tazione andava su fibra da 50 Mbps

effettivi) - fino a 1080/60p anche in

multiplayer. E i primi 3 mesi sono gratis

per testare il servizio e, soprattutto, per

valutare le prestazioni possibili con la

propria rete di casa.

di GAETANO mero

I l produttore tedesco Loewe ha da

poco presentato due nuovi TV da 40

e 55 pollici che andranno a rinnovare

la linea Loewe One, dedicata alla fascia

intermedia del mercato. Gli schermi pre-

sentano un design ricercato, con cornici

quasi del tutto assenti, e condividono lo

stesso sistema audio integrato, punto di

forza dei due prodotti, il quale offre una

potenza dichiarata dalla società di 2x20

Watt. Il modello da 40’’ è un Full HD con

risoluzione di 1920 x 1080 pixel, dispone

di tre ingressi HDMI e due porte USB di

cui una 3.0. Il più grande della serie è in-

vece un 55’’ Ultra HD con 4 porte HDMI, 2

ingressi CI e 3 porte USB di cui una 3.0. In

più possiede il doppio decoder per poter

guardare una trasmissione e contempo-

raneamente registrarne un’altra su hard

disk esterno tramite USB. Per entrambi

Loewe offre un’ampia varietà di soluzioni

TV E VIDEO Loewe lancia i TV della linea One con schermo da 40” (899 €) e 55” (1599 €). Presentato anche il subwoofer 300 (799 €)

Loewe per i suoi nuovi TV scommette forte sull’audio I TV sono dotati di un potente sistema audio da 2x20 Watt e sono compatibili con il servizio di streaming offerto da Tidal

di installazione: a parete, da tavolo oppure

da pavimento a seconda delle esigenze e

dell’ambiente in cui si intende collocare il

TV. Dal punto di vista dell’intrattenimen-

to i modelli della linea Loewe offrono la

compatibilità con alcune delle piattaforme

più diffuse fra cui il servizio di streaming

musicale Tidal. Con la semplice pressione

di un tasto sul telecomando sarà possibi-

le anche spegnere lo schermo di Loewe

One e trasformare il TV in un diffusore

audio.

Loewe ha appena presentato anche il Su-

bwoofer 300, un dispositivo audio dalle

dimensioni compatte che propone come

ideale compagno dei TV della linea One.

L’apparecchio ha una forma cubica, è ri-

vestito da materiale composito spesso 18

mm, che preserva la qualità audio, mentre

la parte superiore è costituita da una lastra

di alluminio di 6 mm alloggiata senza fis-

saggi o viti a vista. Come si può intendere

dal nome, il subwoofer di Loewe riesce a

restituire fino a 300 Watt di potenza; le

connessioni sono tutte collocate sul lato

posteriore del dispositivo, inoltre il Su-

bwoofer 300 può essere disposto in qual-

siasi posizione: al centro di una stanza,

vicino ad una parete o ad angolo, grazie ai

tre diversi set-up a disposizione dell’uten-

te. Per migliorare l’esperienza sonora, è

possibile affiancare due ulteriori altopar-

lanti per creare un sistema audio 3.1.

I due TV sono disponibili da subito ad un

prezzo di 899 € per il modello da 40” e

1.599 € per quello da 55’’. Il Subwoofer

300 sarà invece immesso sul mercato

entro giugno ad un prezzo di 799 euro.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Roberto PEZZALI

O rmai lo avevano capito tutti, e anche Apple se

lo era lasciato scappare in un paio di occasio-

ni: OS X non esiste più, la prossima versione si

chiamerà macOS per uniformare il roaming al resto

della famiglia. L’erede di El Capitan si chiamerà Sier-

ra, sarà disponibile da luglio in beta pubblica per tutti

gli utenti e disponibili come sempre sotto forma di

update gratuito quest’autunno.

Diverse le novità del nuovo sistema operativo, anche

se questa volta Apple ha lavorato più in superficie

senza andare a toccare, come ha fatto in altre occa-

sioni, il cuore del sistema: gli interventi più grossi ri-

guardano Continuity, lo sfruttamento del cloud e Siri,

ma c’è spazio anche per qualche feature utile come

la possibilità di sblocco automatico senza password

se si ha al polso un Apple Watch.

Continuity, ovvero la piena convergenza tra smar-

tphone e desktop, guadagna il copia incolla univer-

sale e la condivisione

completa dei documenti

del desktop, che saran-

no disponibili sia su di-

spositivi mobile sia sugli

altri Mac dotati dello

stesso account automa-

ticamente, grazie alla

sincronizzazione con

iCloud.

“Gli utenti lasciano

spesso i documenti e

le cose sul desktop”, ha

rammentato nel corso

della conferenza Craig

Federighi, vice presiden-

te senior del reparto software di Apple, e questa

potrebbe essere una buona soluzione per avere

sempre sotto mano quello che serve. Il copia incolla

universale è invece più semplice da spiegare: co-

piare un testo su un iPhone automaticamente rende

lo snippet disponibile anche per gli altri dispositivi

connessi. Altra importante novità, tutta da valutare

però nel funzionamento, è la gestione automatica

dello spazio del disco con archiviazione sul cloud dei

PC Il sistema operativo dei Mac Apple non si chiamerà più OS X ma macOS e la versione presentata, Sierra, è ricca di novità

Apple lancia macOS Sierra, il successore di OS XDiverse sono le novità introdotte come, ad esempio, lo sblocco con Apple Watch e una gestione più completa del cloud

vecchi file: i file meno utilizzati finiscono sui server

Apple, quelli inutili vengono cancellati automatica-

mente.

Sbarca su macOS anche Siri, con un’icona dedicata;

Siri può cercare file e interagire con le app, anche se

ad oggi le sue funzionalità sono limitate alle app Ap-

ple: chi si trova bene con l’assistenza vocale saprà

comunque sfruttare al meglio la cosa, anche perché

per dettare messaggi o fare ricerche può davvero

rendere la fruizione del computer più semplice (e

chi usa Cortana su Windows 10 lo ha già capito). Si

chiude con il Picture in Picture, funzione ereditata da

iOS, e con Apple Pay for Web, ovvero la possibili-

tà di pagare tramite Apple Pay online usando Safari

fornendo il TouchID come garanzia di sicurezza. L’as-

senza di Apple Pay in Italia rende comunque secon-

daria questa funzionalità. Nessuna feature alla quale

si può rinunciare, ma tante piccole migliorie: la novità

più grande del sistema operativo Sierra in ogni caso

sembra essere il nuovo nome, macOS.

Craig Federighi, vice presidente senior del reparto software di Apple, durante la conferenza ha illustrato le migliorie introdotte nel sistema operativo macOS Sierra. In particolare, la condivi-sione dei documenti del desktop, che saranno di-sponibili sia su dispositivi mobile sia sui Mac dotati dello stesso account.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

PC Un SSD per PC e notebook ultra sottili di prossima generazione

Samsung annuncia l’SSD da 512 GB È quasi grande come un francobollo

di Gaetano MERO

S amsung ha annunciato di aver avviato la produzione di massa del più piccolo

SSD mai progettato finora. Si tratta di un dispositivo, il cui nome in codice

è PM971-NVMe, che misura 20 x 16 x 1,5 millimetri e che pesa soltanto un

grammo pur garantendo le più elevate prestazioni del settore. La società coreana

afferma di essere riuscita a raggiungere una capacità di storage di 512 GB grazie

alla combinazione di 16 chip V-Nand Flash da 256 Gigabit, a 48 strati, l’unità inclu-

de anche un chip da 4 GB DRAM LPDDR4 e un controller Samsung ad elevate per-

formance. Grazie alle sue piccole dimensioni, un quinto rispetto agli attuali SSD, il

PM971-NVMe è ideale per l’utilizzo nei PC e nei notebook ultra sottili di prossima

generazione. Il dispositivo garantisce una velocità di lettura pari a 1.500 Mega-

byte al secondo e in scrittura di 900 Megabyte al secondo grazie alla tecnologia

TurboWrite (che utilizza temporaneamente alcune parti dell’SSD come buffer di

scrittura), riuscendo quindi a tra-

sferire un filmato in Full HD da 5

GB in soli tre secondi. Ottime an-

che le prestazioni di lettura/scrit-

tura random IOPS (Input Output

Operations Per Second) in cui rag-

giunge rispettivamente la velocità

di 190K e 150K, che lo rendono

di fatto 1.500 volte più veloce di

un HDD classico. La distribuzione

in tre tagli, da 128, 256 e 512 GB,

avverrà già a partire da giugno a

livello mondiale.

In arrivo entro l’anno le nuove CPU Intel Core di settima generazioneDopo la presentazione della nuove serie di CPU ad alte prestazioni Extreme Edition, al Computex 2016 Intel ha annunciato anche l’arrivo, entro la fine dell’anno, dei nuovi chip Core di settima generazione di Giulio MINOTTI

Dal Computex di Taipei sono arri-vate interessanti novità dal mondo dei processori. Dopo la presen-tazione della nuova serie di CPU Intel per PC desktop di fascia alta, arriva sempre dall’azienda ameri-cana, l’annuncio del debutto entro l’anno dei nuovi processori Core di settima generazione, nome in codice Kaby Lake. Prodotti sem-pre a 14 nanometri offriranno il supporto a Thunderbolt 3 e a web-cam in grado di utilizzare avanzate tecnologie per il riconoscimento facciale, come Windows Hello. Navin Shenoy, general manager Intel Client Computing Group, ha dichiarato che la produzione delle nuove CPU avrà inizio entro la fine di giugno, insieme ai nuovi proces-sori Apollo Lake, una versione più economica della sesta generazio-ne della famiglia Skylake. Si tratta di soluzioni ideate soprattutto per tablet e PC 2 in 1 a basso costo, che includeranno il supporto a USB-C e alla riproduzione di video in 4K. I nuovi Intel Core di settima generazione e le CPU Apollo Lake verranno lanciati sul mercato entro la fine di quest’anno.

di Franco AQUINI

M icrosoft ha mostrato al Compu-

tex, durante un live show, al-

cune funzionalità della release

estiva di Windows 10. Tra queste c’è

Windows Ink, una nuova implementa-

zione nell’uso della penna all’interno

del sistema operativo. La dimostrazione

viene fatta con una delle penne abilitate

all’uso di Windows Ink, che avranno un

tasto specifico per accedere al Windows

Ink Workspace, la barra di applicazioni

studiate appositamente per l’uso con la

penna. Ci vengono mostrate le applica-

zioni disponibili sul Windows Store, ma

alcune di queste sono incluse nel pros-

simo aggiornamento di Windows 10 e

sono molto interessanti. La prima riguar-

da i post-it. Quante applicazioni di que-

sto genere si sono già viste in passato?

Ebbene, questa nuova gestione di post-

it è integrata con Cortana, ed è capace

di rilevare qualsiasi riferimento a evento

o azione, decifrandole e proponendo

azioni di conseguenza. Nello show la

relatrice scrive “chiamare mamma do-

mani” e la parola domani viene subito

evidenziata, tra l’altro con una reattività

notevole. Cliccandoci, appare un menù

contestuale che propone la creazione

di un evento sul calendario. Ancora me-

glio quando scrive il numero del volo

per tornare a Seattle. Pur scrivendo con

una calligrafia non proprio corretta, il

sistema la riconosce perfettamente e

apre un menù contestuale con le infor-

mazioni sul volo in oggetto. La secon-

da funzionalità che ci viene mostrata

riguarda Office. In Word, barrando le

parole che vogliamo cancellare, vengo-

no automaticamente cancellate, mentre

sottolineandole, vengono evidenziate

come se usassimo un evidenziatore.

In PowerPoint la questione si fa ancora

più interessante: oltre a poter disegna-

re liberamente e posizionare oggetti

sulla diapositiva, si può posizionare sul

desktop un righello virtuale e tracciare

linee rette proprio come faremmo con

un righello fisico su un foglio di carta. La

terza applicazione riguarda le mappe.

Tracciando una riga tra un punto A è un

punto B della mappa, Windows traccia

diversi percorsi alternativi a seconda

che si voglia andare a piedi o con l’auto.

Queste tre applicazioni, prese singolar-

mente, non mostrano nulla di rivoluzio-

nario, ma la semplicità e la naturalezza

con cui viene usata la penna fa pensare

di essere di fronte all’implementazione

definitiva della penna digitale. Che sia

arrivato il momento di dire addio a carta

e penna? Certe abitudini sono dure a

morire, ma fino a pochi anni fa c’era chi

sosteneva l’assoluta immortalità della

tastiera qwerty fisica sugli smartphone

e abbiamo visto tutti com’è andata a fi-

nire. Windows Ink sembra un’ottima fun-

zionalità che darà a Windows 10 ancora

più appeal.

PC Al Computex, Microsoft ha dimostrato una funzionalità dell’aggiornamento di Windows 10

Carta e penna in pensione con Windows InkLa nuova funzione riguarda l’uso del pennino sui tablet e portatili provvisti di touchscreen

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www.audiogamma.it

Disegnataper ascoltareI nuovi diffusori CM10 S2 sono indubbiamente belli,grazie alle loro linee pulite ed alle finiture di qualitàsuperiore. Ma come per tutte le realizzazioni Bowers& Wilkins la forma deve seguire la funzione, graziealla doppia cupola dell’unità alti ed alla tecnologiatweeter-on-top non crederete quanto bene lamusica può suonare.

133_bw_CM10_pgp_ddy.qxp:- 8-03-2016 18:01 Pagina 1

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Mirko SPASIANO

Windows 10, in un certo senso, è stata l’ennesi-

ma ripartenza in casa Microsoft, dato che, ad

ogni major update, oltre a un diverso design

language (più che legittimo), è stata introdotta una

nuova piattaforma di sviluppo. Pur supportando le API

delle vecchie app Runtime e Silverlight, scritte per

Windows (Phone) 8-8.1, l’ecosistema Windows 10 si

fonda sulla Universal App Platform (UAP). Le applica-

zioni universali, scritte nativamente per Windows 10,

sono flessibili e reattive, si adattano allo spazio a di-

sposizione e, potenzialmente, possono girare su una

famiglia di dispositivi che va dagli smartphone ai PC,

passando per i tablet, l’Xbox One, HoloLens e perfino

l’Internet of Things (IoT). Il progetto dell’ecosistema

Windows 10 è davvero ambizioso, ma, ad oggi, non ha

ancora espresso tutto il suo potenziale. I motivi sono

riconducibili essenzialmente a tre fattori.

• In primo luogo, Xbox One non è ancora entrata uffi-

cialmente a far parte dell’ecosistema. Sebbene con la

New Xbox One Experience, Windows 10 sia sbarcato

anche su console, lo Store che troviamo su Xbox One

non è ancora quello universale: le applicazioni ivi sca-

ricabili sono versioni specifiche per console.

• Poi, c’è la controversa situazione legata all’accop-

piata Windows Phone 8.1-Windows 10 Mobile. Il pro-

blema principale è legato alle scarsissime quote di

mercato impegnate dal sistema operativo, o meglio,

dai sistemi operativi mobile di casa Microsoft. Quel-

la che una volta sembrava una peculiarità non tan-

to gradita di Android, è arrivata anche su Windows

Phone/Mobile, ossia la frammentazione. Alle quote di

mercato, ormai quasi irrisorie, che competono al siste-

ma operativo mobile del colosso americano bisogna

aggiungere il fatto che, secondo AdDuplex, Windows

10 Mobile ha raggiunto soltanto il 10,4% degli smar-

tphone Windows (dato che risale al 18 maggio).

• Infine, oggi HoloLens è poco più che un concept

per i consumatori. Il visore per la realtà aumentata

del colosso di Redmond non diventerà un prodotto

commerciale prima di un anno (o forse due). Soltanto

gli sviluppatori possono richiedere la Development

Edition, a loro dedicata, alla “modica” cifra di 3000

dollari.

Insomma, la chiusura del cerchio appare ancora lon-

tana. Tuttavia ci sono dei segnali incoraggianti. Innan-

zitutto, questa estate arriverà l’Anniversary Update, il

prossimo corposo aggiornamento che investirà tutta

la famiglia di prodotti Windows: PC, tablet, smartpho-

ne e anche Xbox One. Tra le principali novità che

questo porterà, si annovera lo Store universale sulla

console di casa Microsoft.

Dunque, se il primo punto che abbiamo sollevato è un

falso problema, o quantomeno prossimo alla risolu-

zione, gli altri due sono questioni decisamente più se-

rie. A fronte del calo vertiginoso delle quote di merca-

to di Windows nel mobile (parzialmente autoindotte),

Microsoft ha risposto con un cambio di strategia. La

compagnia americana ha cambiato il target per il suo

sistema operativo mobile, rivolgendosi principalmen-

te all’utenza business, che è probabilmente ciò che le

riesce meglio. Come avremo modo di vedere, questa

“identità” si adatta senz’altro

meglio a Windows 10 Mobi-

le e, se opportunamente

coltivata, può portare ad un

discreto prodotto di nicchia

nel prossimo futuro.

HoloLens, invece, sta viven-

do una fase di gestazione

che si protrarrà fino al lancio

al pubblico. Probabilmen-

te scottata dall’esperienza

avuta con Windows Phone

7, questa volta Microsoft

ha adottato un approccio

fortemente cautelativo. Il

visore per la realtà aumentata del colosso america-

no non diverrà un prodotto consumer (con hardware

rinnovato e prezzo inferiore) fin quando non verranno

soddisfatti due requisiti fondamentali. In primis, l’eco-

sistema Windows 10 deve raggiungere un certo grado

di maturazione e, in secondo luogo, deve esserci un

numero sufficiente di applicazioni Made for HoloLens

che ne giustifichino una commercializzazione su larga

scala.

Windows Store sta migliorando Ma il gap si sente eccomeDopo tutte queste “chiacchiere” su questo fantoma-

tico ecosistema, entriamo nel merito: oggi, com’è la

situazione dell’app-gap e, soprattutto, come sono le

app per Windows 10?

Dare una risposta secca è complicato, soprattutto se

si considerano le molteplici esigenze di ognuno. Quel

che è certo è che dal punto di vista dei numeri, Win-

dows Store è ancora ben lontano da iOS e Android.

Gli ultimi dati, non ufficiali, sembrano indicare che, a

fronte di circa 1,5 milioni di applicazioni negli store di

PC Primo giro di boa dopo il rilascio di Windows 10 per tablet e PC lo scorso luglio, è tempo di bilanci e... di previsioni

Windows 10 compie un anno, dove sta andando? Tutti i progetti presenti e futuri in casa MicrosoftChe cosa succederà a Windows 10 nei prossimi mesi? Abbiamo fatto il punto su Store, Xbox One, HoloLens e Mobile

segue a pagina 22

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

iOS e Android, il Windows Store ne offra più o meno

un terzo, ovvero intorno alle 500 mila app. Soffer-

mandosi esclusivamente sui numeri, è lampante che il

confronto sia impietoso.

Senza focalizzarsi su una piattaforma piuttosto che

un’altra, da intendere come mobile o desktop, man-

cano all’appello applicazioni importanti del calibro di

Snapchat, Periscope, la suite di Google o i giochi svi-

luppati da Supercell (la serie Clash of Clans, per inten-

derci). È evidente, però, che la mancanza di applica-

zioni si fa sentire principalmente su mobile, piuttosto

che su PC, ove l’espressione “mobile” è da intendere

in senso ampio, coinvolgendo anche i tablet e, perché

no, i 2-in-1. Ciò deriva dal fatto che, laddove vi fosse

una specifica carenza, su PC si può sempre rimediare

agevolmente tramite browser o con programmi “com-

pleti” con architettura Win32, ottimizzati per l’uso con

mouse e tastiera.

Pertanto, la conclusione a cui giungono spesso i più

“tradizionalisti del PC” è che la UAP, la piattaforma

delle app universali, sia completamente inutile al di

fuori del mobile. Talvolta, questo genere di riflessione

si basa anche sul concetto che la UAP sia sinonimo

di castrazione di potenzialità e funzionalità. Seppure,

in un certo senso, alcuni paragoni tra Universal App

e controparte Win32 siano improponibili, è pur vero

che esistono delle eccezioni, delle piccole perle che

mostrano il potenziale dell’UAP.

Ad esempio, confrontando Adobe Photoshop Express,

presente sul Windows Store, con Photoshop Elemen-

ts (programma classico Win32) non c’è assolutamente

storia. Si deve tener conto, però, che il primo è gratui-

to con acquisti in-app e il secondo costa circa 71 euro.

Se, però, si cerca meglio nello Store, si può scovare

un gioiellino come Polarr Photo Editor Pro, che sup-

porta perfino le immagini RAW. Un discorso analogo

può farsi per Adobe Reader Touch e Acrobat Reader

DC, ma guardando un po’ più in là, si trova Drawboard

PDF. Un altro piccolo capolavoro è StaffPad, che Mi-

crosoft ha utilizzato spesso anche per pubblicizzare

il Surface Pro 3, la quale riconosce automaticamente

le note musicali disegnate col pennino su di un pen-

tagramma. O, ancora, NewsFlow, WiFi Commander,

SofaScore, AccuWeather, Tubecast e tante altre. In

sostanza, anche senza scomodare le app proprietarie

di Microsoft, come Traduttore o Office Lens, si riesco-

no a trovare diverse ottime applicazioni.

Per non parlare poi del gaming. Sullo Store di Win-

dows 10 stanno cominciando a fare la propria compar-

sa diversi titoli da tripla A rilasciati anche su Xbox One,

come Forza Motorsport 6, Rise of the Tomb Raider,

Gears of War e Quantum Break, ma anche chicche

indie, quali Ori and the Blind Forest, The Escapist: The

Walking Dead, Shadow Complex Remastered e Fire:

Ungh’s Quest. Questi sono solo alcuni esempi, che

vanno a sommarsi a quei giochi più famosi e propria-

mente “mobile”, come i vari titoli di King (quelli della

serie Candy Crush, per intenderci), Gameloft e Disney.

Certo, però, è chiaro che la scelta non è neanche lon-

tanamente ampia come su iOS e Android.

Aldilà delle singole app che abbiamo citato, ciò che

spicca è la differenza abissale con le applicazioni

scritte specificamente per Windows 8.1 e Windows

Phone 8.1. Per citare la dicitura presente sullo Store,

le app “progettate per Windows 10” offrono prestazio-

ni significativamente migliori, soprattutto su mobile, e,

nella maggior parte dei casi, un design più moderno e

gradevole. Senza contare, poi, che numerose app che

su Windows 8.1 e Windows Phone 8.1 versavano in uno

stato pietoso sono state aggiornate. Tra gli esempi più

clamorosi figurano proprio le app social: Facebook,

Instagram e Twitter erano un disastro, ma ora sono

alla pari con le piattaforme concorrenti (Facebook per

mobile un po’ meno). La differenza più netta con il

passato si può apprezzare quotidianamente, perché

dopo la pubblicazione di una nuova app, questa non

viene abbandonata a se stessa, ma viene aggiornata

abbastanza frequentemente. Dove, invece, si avver-

te la maggiore carenza, è nell’ambito del supporto

di hardware di terze parti,

in particolar modo degli

smartwatch. Se per i wea-

rables si può dire che ci

sia una discreta scelta,

con Fitbit e Garmin che la

fanno da padroni, manca

completamente il suppor-

to ad Android Wear, Apple

Watch e persino Pebble.

Ma un discorso analogo

può farsi anche per svariati

prodotti per la smarthome

e il multimedia, il che può condizionare fortemente la

scelta degli accessori in sede d’acquisto.

In conclusione, tornando alla domanda d’apertura,

per riassumere potremmo dire che l’app-gap è anco-

ra una problematica molto attuale. Tuttavia, per for-

tuna, si avverte di meno rispetto al passato: non solo

in termini di numero di applicazioni, ma soprattutto in

termini di qualità e funzionalità. Se, poi, si fa un uso

“business” del proprio dispositivo, è facile sentirsene

ancora meno affetti (approfondiremo nel dettaglio

questo aspetto con riferimento particolare a Windows

10 Mobile).

Xbox One: rivoluzione con la Anniversary UpdateIn apertura abbiamo accennato al fatto che già oggi

Xbox One gira grazie ad una particolare versione di

Windows 10. Ciò nonostante, soltanto questa estate

lo Store universale farà il proprio debutto su console,

unitamente a Cortana, con l’Anniversary Update. Ma

perché questo passaggio è così importante?

Innanzitutto, lo sbarco dello Store universale su

console è la prossima pietra miliare per completare

l’ecosistema Windows 10. Sebbene Microsoft con-

teggiasse già le sue console di ultima generazione

nell’annunciare il numero di dispositivi che montano

Windows 10, di fatto, uno sviluppatore che dovesse

approcciarsi alla UAP, ad oggi non può rilasciare la

propria app universale su Xbox One.

Se, come pare, Microsoft dovesse consentire il

download di tutte le app presenti sullo Store anche

su console, a seguito dell’Anniversary Update ci sarà

un incremento consistente del bacino d’utenza a cui

si può rivolgere uno sviluppatore. Certo, non ci si può

aspettare che l’apertura dello Store universale alla

console convinca Evan Spiegel, CEO di Snapchat

Inc., a rilasciare la propria app per Windows 10 Mo-

bile. Tuttavia, è ragionevole pensare a un maggiore

interesse da parte degli sviluppatori di giochi e app

per il multimedia nei confronti dell’intera piattaforma

Windows 10.

Tra l’altro Microsoft sta valutando la possibilità di por-

PC

Windows 10: dove sta andando?segue Da pagina 21

segue a pagina 23

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

tare la variante di Windows 10 che gira sulla sua con-

sole sui PC di terze parti. Qualora queste voci doves-

sero rivelarsi accurate, è probabile che assisteremo

alla nascita di computer prettamente votati al gaming

ed al consumo di contenuti multimediali, che benefi-

cerebbero non solo dei giochi per Xbox One, ma an-

che dell’intero parco applicazioni dello Store.

Se era abbastanza chiaro sin dal principio come l’eco-

sistema Windows 10 avrebbe giovato dal battesimo

anche su console, l’inverso, invece, è leggermente

più oscuro; però, possiamo affermare con cognizione

di causa che il mondo Xbox ne beneficerà altrettanto.

In primo luogo, bisogna considerare il contesto in cui

si andranno ad inserire Cortana e lo Store universa-

le, da intendere sia come posizione in casa sia come

“momento storico” dal punto di vista tecnologico.

Sebbene vi sia chi utilizza la console squisitamente

per il gaming, la Xbox One ha anche una componente

multimediale (si pensi alle varie applicazioni che per

il consumo di contenuti in streaming oppure on-de-

mand): per questa ragione, fondamentalmente, il re-

gno della console è il salotto. Negli ultimi anni, la lotta

per il “predominio tecnologico” in questo ambiente

si è fatta davvero serrata. Basti pensare alla grande

varietà di prodotti che lo affollano aldilà delle console

“tradizionali”: Apple TV, Ouya, Chromecast, Amazon

Echo, prossimamente Google Home e tanti altri. Cia-

scuno di questi ha il suo punto forte (in ordine sparso):

casual gaming, consumo di contenuti multimediali e,

soprattutto, quella che è l’ultima frontiera nell’ambito

della tecnologia, ossia assistenza virtuale e smartho-

me.

Ecco, in un solo colpo, con l’Anniversary Update Xbox

One potrebbe diventare un prodotto profondamente

versatile. Oltre a soddisfare le esigenze degli hardco-

re gamer, l’aggiornamento di questa estate potrebbe

portare nuova vita al casual gaming ed all’entertain-

ment con le app dello Store universale e, per quelli

che hanno Kinect (necessario per il microfono), un

portale d’accesso al controllo automatizzato della

smarthome grazie a Cortana.

Se a questo si sommano le voci che vorrebbero l’ar-

rivo sul mercato di una Xbox Mini, che eseguirebbe

esclusivamente le app del Windows Store, e di un

competitor per la Chromecast, ecco che i contorni del

quadro assumono linee sempre più marcate.

HoloLens: uscirà quando ci saranno le appLa storia di HoloLens è piuttosto curiosa e, per cer-

ti versi, strettamente collegata alla precedente. Sì,

perché il visore per la realtà aumentata progettato a

Redmond nasce per il gaming. Pare, infatti, che nel-

le intenzioni iniziali del colosso americano, HoloLens

sarebbe dovuto essere una semplice periferica per

Xbox One, che avrebbe dovuto scontrarsi con Project

Morpheus di Sony, ovvero quella che oggi è conosciu-

ta come PlayStation VR. Tuttavia, dopo aver mostrato

il visore a diversi partner, che si sarebbero mostrati

fortemente interessati soprattutto in ambito business,

Microsoft è tornata sui propri passi, rendendo il ga-

ming soltanto una delle possibili sfumature.

Oggi, al quartier generale di Redmond, vedono Ho-

loLens come un prodotto a tutto tondo, con possibili

applicazioni in molteplici campi. È chiaro, però, che

non è pronto a fare il proprio debutto ufficiale nella

grande distribuzione. Microsoft non può permettersi

di bruciare quello che probabilmente è stato il pro-

dotto più innovativo che abbia concepito negli ultimi

anni. Lanciare sul mercato un prodotto così diverso,

seppur basato su Windows 10, che avesse mostrato

problemi hardware-software e che non fosse accom-

pagnato da un robusto parco di applicazioni specifi-

che, sarebbe stato sicuramente un errore, oltre che

un danno per l’intero ecosistema di Microsoft.

È per questo che, al momento, è in vendita esclusiva-

mente una Development Edition, al prezzo di 3.000

dollari. Si tratta di un bundle chiaramente indirizzato

agli sviluppatori, i quali, oltre ad essere più tolleranti

nei confronti dei bug e “consapevoli nell’acquisto” ri-

spetto al consumatore, vi nutrono anche un interesse

personale.

Ma, fondamentalmente, a cosa serve? Intanto, è op-

portuno fare una premessa: rispetto ad altre soluzioni

come l’Oculus Rift o l’HTC Vive, HoloLens è un visore

per la realtà aumentata, e non per la realtà virtuale.

Sostanzialmente, ciò comporta che con il visore di Mi-

crosoft non si viene completamente proiettati in un

mondo virtuale, ma si ha la perfetta percezione di ciò

che ci sta intorno. Il nome stesso del prodotto sugge-

risce che, ciò che ci viene presentato indossando il

visore, sono degli ologrammi. Se, magari, questo può

essere limitante in ambito videoludico, in campo busi-

ness, dell’intrattenimento e dell’istruzione offre delle

potenzialità enormi.

Sì, perché ologramma è da intendere in senso mol-

to ampio: un layer dati aggiornato in tempo reale in

un laboratorio, per un evento sportivo o perfino in un

campo di battaglia, negli studi di ingegneria e di archi-

tettura per mostrare i progetti in 3D, istruzioni d’uso o

corsi formativi interattivi e così via. Non c’è davvero

limite alla fantasia. Tutto ciò sarebbe poi coadiuvato

dalla UAP e, quindi, dalle medesime applicazioni uni-

versali che girano su smartphone, tablet e PC, ma con

un’interfaccia ottimizzata. Non è difficile immaginare

una finestra con una videochiamata di Skype, un film

in streaming su Netflix o, magari, le ultime news ed

il meteo.

Alex Kipman, inventore di HoloLens, in occasione del-

la sua presentazione al pubblico, poco più di anno fa,

ha dichiarato:

Fino ad ora, ci siamo immersi nel mondo della tec-

nologia. […] E se potessimo prendere ls tecnologia e

portarla nel nostro mondo? Gli ologrammi possono

diventare parte della nostra vita di tutti i giorni.

Sebbene teoricamente possibile, poiché HoloLens

non necessita di essere collegato ad un PC, non ci

si deve immaginare di incontrare persone che cam-

minino per strada con un visore tutto il giorno (anche

se, un giorno, con la miniaturizzazione dell’hardware

ed il costante miglioramento delle prestazioni di CPU

e GPU, non è escluso che accada qualcosa di analo-

go). Nel prossimo futuro, HoloLens è da immaginare

“circoscritto” a particolari ambienti: studi professiona-

li, università, laboratori, ospedali e così via. Ma, per

citare Kipman, prima che gli ologrammi diventino par-

te della vita di tutti noi, entrando nelle case dei con-

sumatori, HoloLens subirà sicuramente una revisione

hardware e, con essa, potrebbe arrivare un cospicuo

taglio di prezzo.

Al momento HoloLens ha un’autonomia di circa un

paio d’ore o poco più, ma, prima ancora che si possa

scaricare del tutto, chi l’ha provato assicura che dopo

una mezz’oretta si comincia ad avvertire un po’ di fati-

ca. Per quanto risulti abbastanza comodo nel momen-

PC

Windows 10: dove sta andando?segue Da pagina 22

segue a pagina 24

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

to in cui lo si indossa, dopo diversi minuti di utilizzo

si comincia ad avvertirne il peso sulla testa. C’è, poi,

da considerare l’altro aspetto più discusso del visore

di casa Microsoft, ossia il campo visivo: come potete

vedere dalla foto di fianco, gli ologrammi non sono

completamente immersi nello spazio circostante, ma

sono confinati all’interno di una “finestra”.

Tutto ciò, fondamentalmente, non fa che confermare

quanto abbiamo detto in precedenza: il debutto in

ambito aziendale precederà abbondantemente quel-

lo in campo consumer. Volendosi sbilanciare, si po-

trebbe prefigurare il primo anche nel giro di un anno,

soprattutto se si immagina un utilizzo caratterizzato

da una certa soluzione di continuità. Prima di ritrovarci

la casa immersa da ologrammi, però, potrebbe volerci

molto di più.

Windows 10 Mobile ll futuro è nel businessVeniamo ora a quella che è probabilmente la que-

stione più spinosa ed il punto più critico dell’intero

ecosistema Windows 10: il mobile. È degli ultimi giorni

la notizia che il colosso americano taglierà altri 1.850

posti di lavoro dalla divisione mobile. Microsoft, in un

certo senso, sta smantellando ciò che resta di Nokia,

soprattutto se si considera che 1350 dei lavoratori af-

fetti dai tagli sono localizzati in Finlandia.

Già lo scorso anno, in occasione dell’annuncio della

prima tranche di licenziamenti, ben più consistente

(7.800 posti di lavoro), Satya Nadella aveva illustra-

to quella che sarebbe stata la strada che Microsoft

avrebbe seguito nel futuro immediato: Nel breve pe-

riodo, la nostra proposta sarà più efficace […]. Dare-

mo agli utenti aziendali l’esperienza di cui hanno bi-

sogno, in termini di sicurezza, produttività e facilità di

gestione. Daremo, a coloro che sono soliti acquistare

telefoni economici, i servizi di comunicazione di cui

hanno bisogno. Daremo ai fan di Windows i flagship

che amano.

Se già con queste parole era già chiaro il ritiro dallo

spazio consumer, le dichiarazioni ben più recenti di

qualche giorno fa non hanno fatto altro che confer-

marlo: Concentreremo i nostri sforzi lì dove abbiamo

caratteristiche distintive - sul mondo enterprise, che

ha a cuore la sicurezza, la facilità di gestione e Con-

tinuum e sui consumatori che apprezzano le stesse

caratteristiche. Continueremo ad innovare i nostri

servizi cloud e indipendentemente dai dispositivi, su

tutte le piattaforme mobile.

Per quanto queste parole siano inequivocabili e la-

scino intendere una certa consapevolezza nel non

poter competere con iOS e Android in ambito con-

sumer, ciò non vuol dire che Microsoft abbandonerà

il settore mobile. Lo sviluppo di Windows 10 Mobile

continuerà perché, ormai, il primo non è altro che una

declinazione di Windows 10. Chi segue con attenzio-

ne l’evoluzione delle build indirizzate agli Insider del

nuovo ramo di sviluppo Redstone (quello che sfo-

cerà nell’Anniversary Update di questa estate), avrà

senz’altro notato che i changelog della versione desk-

top e quella mobile spesso si sovrappongono per una

buona parte. Vale a dire che le modifiche apportate

al sistema operativo per tablet e PC si ripercuotono

spesso, magari a distanza di qualche giorno o setti-

mana, anche su smartphone. Potenzialmente, Micro-

soft potrebbe continuare lo sviluppo di Windows 10

Mobile, impegnando meno risorse, finché esisterà

Windows 10.

Microsoft ha chiaramente fatto, non uno, ma tre o

quattro passi indietro sulle proprie ambizioni di diven-

tare una compagnia produttrice di smartphone. Ci-

tando ancora le parole di Nadella dello scorso luglio:

Da un piano che prevedeva di creare un business

stand-alone nel campo degli smartphone [dominare

il mercato degli smartphone Windows, ndr], ci stiamo

spostando verso una strategia che preveda un ecosi-

stema florido che includa i nostri dispositivi.

In sostanza, Nadella si aspetta che siano i produttori

terzi ad assumersi il rischio di produrre smartphone,

mentre Microsoft può concentrarsi a sviluppare il sof-

tware e dei prodotti di riferimento, come sono i Sur-

face nell’ambito 2-in-1, che non mirano direttamente

alla grande distribuzione. Ma cosa resta quando si ab-

bandona lo spazio consumer? Quello che Microsoft

sa fare meglio, ovvero soddisfare l’utenza aziendale.

Non è un caso, perciò che, tra i principali attori sulla

scena, finora soltanto i produttori di PC hanno avan-

zato la propria proposta di smartphone Windows 10:

Acer, VAIO ed HP. È inutile specificare che tutte e tre

le proposte supportano Continuum. Ecco, Continuum.

Questo è il cardine della proposta business di Micro-

soft. Grazie ad applicazioni come Desktop Remoto o

TeamViewer, si può accedere alle risorse aziendali

o controllare computer Windows, Mac e Linux tutto

da remoto. Ma la soluzione più interessante è sicu-

ramente il cloud-computing, la prima espressione del

quale verrà presentata da HP in occasione del rilascio

del suo Elite x3 e prende il nome di HP Workspace.

Nonostante l’architettura ARM del processore, grazie

al cloud-computing, si potranno utilizzare le classiche

app x86 anche su smartphone in modalità Continuum.

Con l’Anniversary Update, poi, Continuum non sarà li-

mitato soltanto ai monitor o ai televisori. Infatti, con il

prossimo major update per mobile, uno smartphone

Windows 10 Mobile potrà essere collegato ad un vero

e proprio PC desktop o portatile che monti Windows

10, sfruttandone tastiera, touchpad e magari touch-

screen. Qual è l’utilità? Che magari quel portatile è

di un amico o di un collega e, dovendo maneggiare

dati sensibili, non si vuole lasciare alcuna traccia. In-

PC

Windows 10: dove sta andando?segue Da pagina 23

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

somma, finché ci sarà un PC Windows 10 nei paraggi,

anche non nostro, potenzialmente, è come avere un

computer sempre in tasca.

Ad ogni modo, l’obiezione più comune che viene mos-

sa a questo genere di ipotesi è che, anche quando si

utilizzi una delle soluzioni precedenti per “arrangiarsi”

con uno smartphone come PC, un telefono Windows

10 Mobile resta comunque una soluzione non otti-

male dal punto di vista dell’uso come smartphone. In

altri termini, aldilà dei servizi di messaggistica e delle

applicazioni più diffuse, si avvertirebbe comunque la

mancanza delle app di qualche compagnia aerea, dei

servizi ferroviari o, magari, di car sharing. Tuttavia, se

avrete la pazienza di seguirci nell’ultima tappa di que-

sto percorso, cercheremo di chiudere il cerchio.

Bot e intelligenza artificiale: L’app-gap non è un’eterna condannaLa conclusione di questo “viaggio” non poteva che

essere sull’aspetto più futuristico di tutti, ovvero i bot

e l’intelligenza artificiale. Tutti i principali attori del

mondo della tecnologia si stanno muovendo in que-

sta direzione: chi con assistenti virtuali, chi con ricer-

che e suggerimenti proattivi e chi con dei “portali” al

mondo dei bot. Non c’è dubbio che la next big thing

sia proprio qui. A guidare la rivoluzione nel mondo dei

telefoni cellulari, che successivamente hanno acqui-

sito la denominazione di smartphone è stata Apple

con l’iPhone. Sebbene il melafonino abbia portato

con sé una grande novità come un pannello multi-

touch capacitivo, la sua caratteristica principe, che ne

ha decretato il successo, è stata l’App Store. Sono le

applicazioni che hanno reso smart i telefoni cellula-

ri, trasformandoli sempre più in dispositivi versatili e

tuttofare. Ciò che descrive meglio questa particolare

caratteristica degli smartphone è lo slogan coniato da

Steve Jobs “there’s an app for that”.

Oggi, con la pubblicazione di centinaia di app al gior-

no, il mercato delle applicazioni, così come quello de-

gli smartphone, in un certo senso sta giungendo a sa-

turazione. Sono sempre più le applicazioni che hanno

le medesime funzioni, differenziandosi davvero poco

l’una dall’altra. Parallelamente, in un mercato sempre

più competitivo, per gli sviluppatori diventa sempre

più difficile emergere. Basti pensare che, a meno del

gioco del momento o dell’app di accompagnamento

di qualche recente acquisto tecnologico, la maggior

parte di noi utilizza sempre il medesimo set di applica-

zioni per lunghissimo tempo, senza scaricare nuove

app per intere settimane.

Analizziamo qualche risultato evidenziato dalla ricer-

ca US Mobile App Report del 2015. Secondo questa

ricerca, i possessori di smartphone e tablet trascor-

rono rispettivamente il 50 ed il 59% del tempo su

una singola applicazione, che, nella maggior parte

dei casi è a tema social. Sarà un caso che Telegram,

Messenger, Skype, Kik e Allo integrano qualche for-

ma di intelligenza artificiale o, almeno, il supporto ai

bot? Probabilmente no. Il trend recente nell’ambito

dello sviluppo è che le applicazioni stanno diventan-

do sempre meno “specializzate” in un compito ben

definito e sempre più “generaliste”. Si pensi anche al-

l’evoluzione di Facebook: da semplice social network

con condivisione di stati, foto e messaggi è diventato

un gigante dei video, lanciando successivamente an-

che la possibilità di trasmettere in diretta.

Ora, però, come si lega tutto questo al mondo Win-

dows? Al //build/ dello scorso aprile, conferenza

annuale di Microsoft dedicata agli sviluppatori, la

compagnia americana ha svelato i suoi piani sull’inte-

grazione di bot e intelligenza artificiale in Skype. La di-

mostrazione che si è tenuta sul palco è stata davvero

esaustiva ed a tratti sorprendente sotto questo profilo.

Tenendo traccia delle conversazioni avute in passato

su Skype e delle informazioni dell’utente, come luogo

di residenza e impegni sul calendario, Cortana (che

verrà integrata in Skype) sarà in grado di suggerire in

maniera proattiva di interfacciarsi con i bot più dispa-

rati per prenotare volo/treno/taxi, tavolo al ristorante

e, magari, camera da letto. Non mancherà neanche

l’integrazione con alcuni servizi come TripAdvisor o

Yelp, che ci aiuterà a prendere una decisione in fase

di prenotazione.

Ma, allora, se per portare a termine queste operazioni

non saranno più necessarie le app delle compagnie

aeree, degli alberghi, dei ristoranti, o, magari del fio-

raio piuttosto che del supermercato, la conclusione

più logica è che l’app-gap, in buona parte, non sarà un

problema per sempre. Certo, l’intelligenza artificiale

ed i bot non potranno mai sostituire le “applicazioni di

accompagnamento” di smartwatch, i wearables e gli

accessori per la smarthome, ma la sensazione è che

lentamente qualcosa nello Store di Windows 10 si stia

muovendo, anche grazie all’aggiunta di preziose API

che mancavano.

PC

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Francesco FIORILLO

N el corso di una conferenza

stampa organizzata in occasio-

ne dell’edizione 2016 di Com-

putex, AMD ha presentato la Radeon

RX 480, una scheda che verrà lanciata

sul mercato il 29 giugno al prezzo di

199 dollari. Inizialmente saranno due

le configurazioni disponibili, caratteriz-

zate rispettivamente da una memoria

RAM da 4 e 8 GB, ma entrambe po-

tranno contare sulla nuova architettura

Polaris. Il colosso statunitense rispon-

de così alle ultime soluzioni di Nvidia

e, nel farlo, propone una scheda gra-

fica pensata per sfruttare i dispositivi

VR, dotata di una potenza di calcolo

superiore a 5 TFLOPs e di un band-

width pari a 256 GB/s.

Stando alle parole di AMD, due RX 480

sarebbero in grado di offrire prestazio-

ni maggiori di una GTX 1080, mentre

l’implementazione dell’oramai imman-

cabile tecnologia AMD FreeSync ga-

rantirà esperienze videoludiche fluide.

“Le nuove schede grafiche Radeon RX

Series basate su architettura Polaris

sono pensate per il gaming del futuro

e per offrire grandi esperienze di Vir-

tual Reality”, ha dichiarato Raja Koduri,

senior vice president and chief archi-

tect, Radeon Technologies Group,

AMD. “Uno dei limiti alla diffusione

delle esperienze VR è spesso il loro

costo, che le rende appetibili per un

pubblico ristretto. Con le Radeon RX

Series offriamo una tecnologia inno-

vativa a un prezzo in grado di trasfor-

mare la VR in un fenomeno rilevante

per tutti i consumatori”.

PC L’idea del colosso americano è piuttosto chiara: abbattere i costi legati alle esperienze VR

Le nuove GPU AMD con tecnologia PolarisLa AMD Radeon RX 480 verrà lanciata sul mercato il prossimo 29 giugno a soli 199 dollari

di Francesco FIORILLO

L a nota compagnia taiwanese ha

annunciato il lancio di un nuovo

PC desktop della linea Republic

of Gamers. Il ROG GT51CA, questo il

nome scelto per l’ultima macchina Asus,

sarà disponibile nel mese di giugno e,

nonostante un prezzo tutt’altro che ab-

bordabile, farà di certo la felicità di molti

videogiocatori. In vendita a poco meno

di 3.600 euro, l’ultimo nato in casa ROG

può vantare un processore Intel Core i7

6700K di sesta generazione, overcloc-

cabile fino a 4,6 GHz senza necessità di

riavviare il sistema. Due schede video

NVIDIA GeForce 980 GTX collegate

in SLI offriranno prestazioni perfette in

ambito gaming, mentre la possibilità di

installare fino a due unità SSD NVMe

PCIe da 512 GB configurati in RAID 0, ga-

rantirà una velocità di accesso ai dati di

3,2 Gbps. Il sistema, ha specificato Asus,

adotta una soluzione termica multi-zona

per una gestione efficiente del raffred-

damento, capace di ridurre la tempe-

ratura interna del 31% anche durante le

lunghe maratone di gioco con carichi

elevati. Oltre al sistema a liquido Hydro

Overclocking, il GT51CA prevede anche

flussi d’aria dedicati per smaltire il calore

prodotto dalle schede video e dall’ali-

mentatore, posizionato nell’angolo infe-

riore dello chassis. Ovviamente le linee

estetiche del case mantengono lo stile

classico della serie ROG, proponendo

una forma aggressiva caratterizzata dal

solito binomio cromatico grigio-rosso.

PC I videogiocatori più esigenti sono accontentati. L’unica nota dolente del GT51CA è il prezzo

Gaming estremo con il nuovo PC Asus della serie ROGÈ dotato di un Intel Core i7 6700K, 2 schede Nvidia GeForce GTX 980 in SLI e di una RAM DDR4

Synology DS416play è il NAS a 4 dischi per la casaSynology annuncia un nuovo NAS a quattro dischi per l’utente evoluto o il professionista DS416play è in grado di fare da server DLNA, supportare flussi video fino a 4K e realizzare una transcodifica intelligente di Franco AQUINI

Synology ha annunciato il nuovo DS416play, un NAS che porta a livello domestico caratteristiche tecniche finora priorità di dispo-sitivi di fascia superiore, a partire dalla presenza di quattro dischi, per finire con la capacità di fare da server DLNA con funzionalità di streaming video. Difficilmente prima d’ora si erano visti NAS a quattro dischi per l’uso domesti-co, ma l’esigenza sempre mag-giore di spazio di archiviazione ha spinto Synology a sposare una so-luzione normalmente utilizzata in ambito lavorativo. I quattro dischi possono essere usati in RAID 5 e sfruttare quindi la maggiore velo-cità data dall’accoppiamento di più canali di lettura e scrittura. Il DS416play ha però funzionalità che ne sottolineano la vocazione espressamente multimediale, è capace infatti di fornire contenuti a tutti i dispositivi compatibili con lo standard DLNA, come TV o diffusori audio. Supporta, inoltre, un flusso video con risoluzione 4K oppure tre flussi contempora-nei in Full HD, con la capacità di adattare la risoluzione del video in funzione del dispositivo su cui lo si guarda. Tutte funzionalità che godono del processore dual-core da 1,6 GHz e delle prestazioni su-periori in lettura/scrittura garantite dalla configurazione RAID. Il Sy-nology DS416play è disponibile già da ora in tutto il mondo.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Francesco FIORILLO

D opo una serie infinita di rumor e

voci di corridoio più o meno at-

tendibili, Sony ha finalmente con-

fermato l’esistenza di PS4 Neo. La con-

sole viene definita dalla stessa società

come una PS4 “High-End”, una macchi-

na in grado di supportare la risoluzione

in 4K e una grafica migliorata in quasi

tutti i giochi. Andrew House, presiden-

te di Sony Interactive Entertainment, ha

poi specificato che PS4 Neo sarà più co-

stosa dell’attuale modello in commercio

a 350 dollari e che si rivolgerà prevalen-

temente agli hardcore gamer, oltre agli

utenti dotati di televisioni 4K e in cerca

di contenuti caratterizzati da risoluzioni

più alte. “Questo modello affiancherà e

completerà l’attuale versione di PS4”

sono state le parole di House. “Entram-

bi i modelli saranno in vendita per tutto

il ciclo vitale della console”. Le notizie

su PS4 Neo non si fermano però qui.

GAMING La nuova console esiste ma non verrà mostrata nel corso dell’E3 a Los Angeles

Sony conferma PS4 Neo, 4K e grafica al top PS4 Neo costerà di più e i giochi, anche quelli già pubblicati, avranno una grafica migliore

La nuova e chiacchieratissima console

non sarà infatti presentata all’E3, mentre

tutti i giochi PlayStation 4 saranno com-

patibili con la nuova versione. Sony ha

fatto sapere infine che “tutti o la grande

maggioranza di titoli già editati” saran-

no ottimizzati per sfruttare il maggior

calcolo computazionale di PS4 Neo.

“Vogliamo assicurarci di avere un’am-

pia gamma di esperienze possibili per

sfruttare il nuovo sistema, in modo da

poterlo presentare nella sua interezza”,

ha spiegato House a tal riguardo. “La

presenza di un nuovo hardware non

causerà problemi con quello vecchio.

Tutti i giochi supporteranno infatti lo

standard PlayStation 4 e una gran par-

te di questi trarranno beneficio anche

dalle nuove specifiche di PlayStation 4

high-end”.

Project Scorpio è realtà La nuova console Microsoft sarà un mostro di potenzaLa nuova console arriverà a Natale 2017 Garantirà giochi in risoluzione 4K, il supporto completo ai visori VR e, grazie a una notevole potenza, offrirà un’esperienza “senza compromessi” di Francesco FIORILLO

I rumor presenti già da diverso tempo hanno trovato una gradita conferma. Sul palco dell’E3 2016 Phil Spencer ha, infatti, concluso la conferenza Microsoft annuncian-do proprio la nuova generazione di Xbox One, nota con il nome in codice di Project Scorpio. Stando a quanto riferito dallo stesso Cor-porate Vice President e capo di Microsoft Game Studios, la nuo-va Xbox è pensata per superare sia i normali limiti generazionali, sia la solita concezione associata alle console. La GPU incastonata all’interno di Project Scorpio sarà talmente performante da garantire 6 teraflop di potenza computazio-nale, mentre la CPU sarà compo-sta da 8 core. Confermata anche la possibilità di riprodurre giochi con una risoluzione 4K e la totale compatibilità con i visori Oculus Rift e HTC Vive. Project Scorpio sarà, inoltre, compatibile con tut-ti gli accessori e i giochi di Xbox One e Xbox One S e uscirà a ri-dosso delle festività natalizie del 2017. Durante il video di annuncio (clicca qui per vederlo), volti noti come Todd Howard di Bethesda hanno speso parole entusiaste per il progetto del colosso di Re-dmond, che riuscirà, ad esempio, nell’intento di far girare Fallout 4 in VR su una console da salotto. “Project Scorpio sarà la console più potente mai creata”, sono sta-te le parole conclusive del boss della divisione Xbox.

GAMING Xbox One S, più piccola del 40% e con un HDD da 2TB

Xbox One S di Microsoft è ufficiale Arriva in estate a partire da 299 €

di Francesco FIORILLO

M icrosoft ha presentato ufficialmente anche la nuova Xbox One S. I rumor han-

no trovato conferma, ma il colosso di Redmond ha divulgato qualche det-

taglio in più. La console, che potrà contare su dimensioni ridotte del 40%

rispetto a quelle della sorella “maggiore”, disporrà di un alimentatore interno, di un

HDD da 2TB e sarà in grado di riprodurre video in 4K, compresi i nuovi Blu-ray Ultra

HD. Il controller wireless potrà contare su un campo di azione più ampio e su di una

migliore ergonomia. Xbox One S, la versione slim della console di casa Microsoft è

attesa per il 31 agosto in tre diversi tagli di memoria anche in Italia.

Le versioni disponibili:• Xbox One S (500 GB Bun-dle) - 299 euro• Xbox One S (1 TB Bundle) - 349 euro• Xbox One S (2 TB Bund-le) 399 euro (solo in alcuni mercati)

Fallout 4 in realtà virtualeDurante la conferenza E3 2016 di Bethesda, il publisher ha annunciato l’intenzione di voler supportare la tecnologia di realtà virtuale con le sue produzioni. Una speciale versione di Fallout 4 è in lavorazione presso gli studi interni all’etichetta e dovrebbe essere pubblicata nei prossimi 12 mesi. Più che a un semplice adattamento di interfaccia e visualizzazione, Bethesda sta procedendo con una rielabora-zione del gioco in modo da adattarlo al meglio ai visori di realtà virtuale. “Da quando abbiamo mostrato per la prima volta la moderna VR con DOOM 3 BFG all’E3 2012, abbiamo sempre avuto una forte dedizione verso questa tecnologia, spingendoci sempre più in là”, ha dichiarato Hines, il vicepresi-dente del marketing e PR di Bethesda. “Al BE3 Plus, i partecipanti hanno avuto un assaggio di ciò che li attende, esplorando il mondo di Fallout 4, interagendo con il Pip-Boy del gioco e con Dogmeat, tutto in completa realtà virtuale. Se pensavate che la modalità Sopravvivenza fosse un’esperienza intensa... non avete visto niente”, ha concluso Hines.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Gaetano MERO

L e GIF, le immagini animate che

impazzavano sui siti web negli

anni ‘90, stanno conoscendo una

seconda giovinezza grazie ai social

network e ai servizi di messaggistica.

Twitter, Facebook, Snapchat e molti al-

tri ultimamente hanno aperto la strada

a un nuovo modo di comunicare diver-

tente dando la possibilità agli utenti di

unire al testo ogni tipo di GIF animata.

Una delle poche applicazioni rimaste

finora fuori dalla “GIF mania” è stata

Whatsapp, il servizio di messaggistica

più utilizzato al mondo che può conta-

re su oltre 1 miliardo di utenti. Tuttavia

la situazione potrebbe cambiare molto

presto. L’utente @WABetaInfo ha af-

fermato sul proprio profilo Twitter che

la prossima versione dell’applicazione

per iOS permetterà di visualizzare di-

rettamente le GIF animate all’interno

delle conversazioni, così da non dover

più ricorrere a un programma esterno

per aprire l’immagine ricevuta. Nell’ulti-

ma versione beta per dispositivi iOS, la

2.16.7.1, sarebbe già possibile per alcu-

ni utenti sperimentare la funzione inse-

rendo semplicemente nel messaggio il

link all’immagine in movimento. What-

sapp sarà in grado, inoltre, sempre se-

condo WABetaInfo, di salvare le GIF di-

rettamente nella galleria del telefono.

Al momento la società non ha rilasciato

alcuna dichiarazione in merito.

SOCIAL MEDIA La GIF mania che ha già invaso i social network sta per approdare su Whatsapp

Arrivano le GIF animate su WhatsApp (forse)Pare che le immagini animate siano pronte a invadere anche le conversazioni di WhatsApp Secondo WABetaInfo tutto ciò sarà possibile con la prossima versione per dispositivi iOS

di Gaetano MERO

C on 150 milioni di utenti attivi

ogni giorno Snapchat si rivela

una delle piattaforme social più

amate segnando uno storico sorpasso

su Twitter. Bloomberg ha rivelato l’im-

portante dato dopo aver ascoltato fonti

interne alla società che in soli cinque

anni è riuscita a guadagnarsi un posto

in prima fila tra i sistemi più utilizzati per

comunicare, soprattutto tra i giovanis-

simi. Già a novembre Snapchat poteva

contare su 6 miliardi di visualizzazioni di clip ogni giorno, avvicinandosi alle

visualizzazioni di un colosso come

Facebook. Il successo di Snapchat è

dovuto principalmente al modo diver-

tente in cui si possono condividere con

i propri amici o follower foto e video

grazie a filtri ed effetti grafici o vere e

proprie animazioni - funzionalità chia-

mata “Lenti” - che trasformano il volto

in quello di un cane, coniglio, clown o

qualsiasi altra cosa, in base alla fanta-

sia degli sviluppatori, con risultati a dir

poco esilaranti. Il servizio rende frui-

bili i contenuti per 24 ore ed è anche

questo uno dei motivi dell’imponente

attività giornaliera dei suoi utilizzatori,

dispone inoltre di una chat privata di-

ventata famosa per la possibilità di in-

viare messaggi, immagini o clip che si

autoeliminano dopo la visualizzazione.

Twitter, che ha il doppio degli anni, ha

dichiarato di avere attivi 310 milioni di

utenti al mese, di cui però solo il 44%

risulterebbe attivo giornalmente, poco

più di 136 milioni nettamente inferiori

agli utilizzatori di Snapchat. Nell’ultimo

periodo Snapchat ha ricevuto le atten-

zioni da parte dello showbiz che ini-

zialmente non aveva creduto molto nel

fenomeno; sono dunque sbarcati sulla

piattaforma numerosi profili ufficiali di

gente famosa, di emittenti tv e testate

provenienti da ogni ramo dell’editoria

che continuano ad alimentare il suc-

cesso del servizio attirando migliaia di

nuovi fan ogni giorno. Clicca qui per vedere il video.

SOCIAL MEDIA Uno storico traguardo per la piattaforma social Snapchat che ha superato Twitter

Su Snapchat 150 milioni di utenti attivi ogni giornoIl successo è dovuto alle divertenti animazioni con cui modificare il proprio volto nei video

Violati diversi account social di ZuckerbergÈ il creatore del più grande social network mondiale, uno dei principali artefici del web 2.0. Eppure, malgrado la sua genialità e la tecnologia di cui dispone, nemmeno Mark Zuckerberg sembrerebbe al riparo dalla minaccia hacker. La nota “ciurma” di pirati informatici che si fa chiamare OurMine (e vanta oltre 40.000 follower su Twitter), ha violato almeno 4 account del fondatore di Facebook: Instagram, Twitter, LinkedIn e Pinterest. Secondo le ultime indiscrezioni, la chiave d’accesso usata sarebbe stata “dada-da”, impiegata da Zuckerberg come password unica per molti suoi profili social. Secondo il portale Engadget, che è riuscito a salvare qualche screenshot prima che i responsabili dei rispettivi social si precipitassero a rimuovere tutto, OurMine ha postato sul profilo Twitter del buon Mark “Hey @finkd, eri nel database di LinkedIn con la password ‘dadada’”; mentre su Pinterest è stato cambiato il suo nickname in ‘Hacked By OurMine Team’. In attesa delle dovute indagini, l’account Twitter di OurMine è stato prontamente sospeso.

MAGAZINE

Estratto dal quotidiano onlinewww.DDAY.it

Registrazione Tribunale di Milanon. 416 del 28 settembre 2009

direttore responsabileGianfranco Giardina

editingClaudio Stellari

Maria Chiara Candiago Alessandra Lojacono

Simona Zucca

EditoreScripta Manent Servizi Editoriali srl

via Gallarate, 76 - 20151 MilanoP.I. 11967100154

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Roberto FAGGIANO

S empre più di moda il giradischi

e il marchio austriaco Project

Audio ne approfitta per lanciare

addirittura una decina di nuovi modelli,

alcuni solo aggiornamenti di modelli già

esistenti, altri completamente nuovi. Tra

questi ultimi spicca il The Classic (da

950 euro), davvero classico nell’aspet-

to perchè praticamente identico al Linn

Sondek LP 12, ma completamente nuovo

nel telaio e nel braccio. Il telaio prevede

un sottotelaio sospeso ma non su molle

come di consueto bensì su sei elementi

in elastometro che isolano completa-

mente piatto e braccio dalle vibrazioni

del rumore. Il piatto è in alluminio pres-

sofuso per migliorare la fluidità della ro-

tazione, massima precisione anche per il

perno centrale.Il braccio è tutto nuovo: la

canna è realizzata con un materiale com-

posto da strati di alluminio e carbonio; il

cuscinetto del perno è a cardano, rea-

HI-FI E HOME CINEMA Da Project Audio arriva una grande infornata di nuovi giradischi

Giradischi Project Audio The Classic Aspetto tradizionale, tutto nuovo dentro The Classic sfoggia un look molto elegante ma in realtà è un progetto del tutto nuovo

lizzato in zircone

appositamente in

Giappone. Perfi-

no il contrappeso

è stato realizzato

nello stesso ela-

stometro della

sospensione del

controtelaio per

minimizzare la

massa. Per la te-

stina Project offre

l’opzione della fornitura di una Ortofon

2M Silver con un supplemento di soli 49

euro, si tratta di un modello realizzato in

esclusiva per Project con avvolgimenti

in argento. La finitura è disponibile in tre

diverse essenze di legno: noce, palis-

sandro e eucalipto. Il The Classic sarà

disponibile dal mese di luglio.

Tra gli altri giradischi annunciati da

Project troviamo le versioni definitive del

curioso modello Vertical (da 299 euro)

che prevede appunto la collocazione in

verticale del giradischi, ora disponibile

anche nella versione per mancini e con

trasmissione Bluetooth.

Molto interessante il rinnovato

Juke-Box E (399 euro) che è in pratica un

sistema audio completo dato che sotto

al giradischi si nasconde un amplifica-

tore integrato da 2 x 25 watt, dotato di

tre ingressi di linea per altre sorgenti e

della connessione Bluetooth per ripro-

durre musica da smartphone e tablet.

In pratica basta collegare dei diffusori e

l’impianto stereo è pronto.

Infine buona parte dei giradischi Project

è ora disponibile con nuovo braccio a S

e porta testina SME, questi modelli sa-

ranno disponibili più avanti con prezzi

da definire.

di Franco AQUINI

M olti anni fa il dibattito su come

realizzare un giradischi era mol-

to acceso: da un lato chi punta-

va alla massima leggerezza e controte-

lai sospesi, dall’altro chi preferiva piatti

e basi pesanti per togliere vibrazioni e

favorire una velocità costante. Teac ha

scelto quest’ultima soluzione per il suo

TN 570 (1199 euro) che ha una base in

pesante marmo e un piatto in acrilico

trasparente. Questa speciale versione

sfrutta la trazione a cinghia con circui-

to di controllo esclusivo PR S3, motore

servo controllato ed è anche dotata di

HI-FI E HOME CINEMA Il nuovo top di gamma tra i giradischi Teac ha il piano in marmo

Per Teac il giradischi con il marmo suona meglio Una massa elevata riesce a smorzare meglio le vibrazioni dannose per la riproduzione

Bose: la lotta al rumore diventa wirelessDue nuovi arrivi nella gamma Bose con cancellazione del rumore, una cuffia e un auricolare Bluetooth con NFC di Roberto FAGGIANO

Bose ha presentato una cuffia e un auricolare Bluetooth con NFC. La cuffia Quiet Comfort 35 (380 euro) ha padiglioni avvolgenti, al loro interno si nascondono importanti progressi nel circuito di riduzione del rumore: ogni padiglione è do-tato di due microfoni, uno interno e uno esterno. Il circuito è sdoppiato per i due padiglioni per migliora-re le prestazioni. Sul padiglione destro ci sono tutti i controlli per gestire la musica e le telefonate oltre al controllo della connessione Bluetooth con NFC. Per la batteria viene adotata una unità ricaricabile che garantisce autonomia per cir-ca 20 ore. La finitura è disponibile in colore nero oppure silver.L’auricolare Quiet Control 30 (300 euro) integra il circuito di riduzione del rumore nell’archetto da collo e per il circuito NC impiega sei mi-crofoni miniaturizzati inseriti negli auricolari. L’intervento del circuito NC è regolabile tramite l’app Bose Connect, mentre un circuito di equalizzazione permette di rego-lare la resa della musica. L’autono-mia della batteria è di circa 10 ore. Entrambi i modelli sono compatibili con i più diffusi assistenti vocali, come Siri.

pre phono in modo da poter essere

collegato direttamente a un amplifica-

tore non predisposto con un ingresso

per giradischi. Inoltre c’è anche uno

stadio di conversione analogico/digi-

tale per chi volesse riversare i propri

vinili sul pc con qualità fino a 48kHz/16

bit, oppure l’uscita digitale ottica fino a

192 kHz/24bit per l’uso con convertitori

esterni o amplificatori predisposti. La

testina in dotazione e già montata sul

braccio è una AudioTechnica AT100,

un modello a magnete mobile che da

solo vale circa 100 euro e richiede una

pressione di lettura di 1,4 grammi, nel-

le foto ufficiali Teac è però raffigurata

una AT95E. Per chi volesse risparmiare

qualcosa Teac propone il modello TN

550 (899 euro) con le stesse caratteri-

stiche tecniche del modello superiore,

ma senza lo stadio pre phono e il con-

vertitore A/D.

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H75M7900

The technological choice ofUEFA EURO 2016TM

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Roberto PEZZALI

P anasonic è da anni la scelta preferita degli ap-

passionati che esigono non solo la più elevata

qualità video ma anche la massima attenzione:

il marchio giapponese, tradizionalista come sempre, si

dimostra ancora una volta capace di ascoltare le richie-

ste di quella nicchia di appassionati orfani del plasma

che le altre aziende, più orientate alla massa, spesso

trascurano. Il DX900 che abbiamo provato in queste

settimane è la dimostrazione, difficile da digerire per

molti, che purtroppo non è possibile avere la botte pie-

na e la moglie ubriaca: Panasonic ha realizzato un TV

LCD spremendo la tecnologia ai massimi livelli, forse

all’eccesso, ma tutta la cura maniacale nel trattare ogni

singolo aspetto si riflette su un prezzo di listino che

oggi è tra quelli più elevati che si possano registrare sul

mercato, 3.999 euro la versione da 58” e 4.999 euro

quella da 65”.

L’obiettivo, dichiarato ormai da un paio d’anni, è riusci-

re a fare con l’LCD quello che un tempo Panasonic ha

costruito con il plasma, un TV capace di un immagine

dotata di un contrasto super e di colori fedeli, il tutto

condito da un pannello 4K HDR per stare al passo con

i tempi. Non mancano ovviamente tutte le regolazio-

ni video per poter sfruttare al massimo ogni più pic-

colo aspetto del TV, anche se come già visto in altri

casi c’è davvero da perdere le testa nei lunghissimi

e dettagliatissimi menù che gli ingegneri giapponesi

hanno lasciato disponibili per gli utenti. Perché sceglie-

re il DX900 rispetto ad uno dei tanti TV 4K presenti

sul mercato con funzione HDR? Panasonic ad oggi è

l’unica che realizza un LCD da 58” con un pannello da

10 bit Full LED Local Dimming a 512 zone, i principali

competitor restano sulla tecnologia Edge LED, meno

indicata per l’HDR. Trascurando l’OLED, l’unico TV che

potrebbe davvero giocarsi il trono di TV LCD dell’anno

è il top di gamma Samsung K9500, disponibile tuttavia

solo nella versione da 65” in Italia.

Meno apparenza e più sostanzaChi vuole un TV di design deve guardare altrove:

il DX900 non è sicuramente il più bel TV fatto da

Panasonic, ma l’azienda giapponese ci ha spesso

abituato a una linea molto sobria ed essenziale senza

troppi fronzoli e inutili orpelli. Parte della grossa base

ad arco viene nascosta interamente dietro la mole del

TV, che sembra così appoggiato su due piccoli piedini

TEST Anno dopo anno Panasonic continua nella sua ricerca della qualità, realizzando TV dalle prestazioni sempre più elevate

Panasonic DX900, un riferimento per le immaginiIL DX900 offre un’immagine il più fedele possibile a quella pensata da regista. È il nuovo TV LCD da battere (anche nel prezzo)

lab

video

Panasonic TX-58DX900E 58”LA QUALITÀ È DAVVERO ECCELSA, MA HA UN PREZZO 3.999,00 €Con il DX900 Panasonic dimostra che non è solo la tecnologia a fare la differenza: che sia un plasma, un OLED o un LCD come in questo caso l’azienda di Osaka riesce sempre a tirar fuori la miglior immagine possibile. Il DX900 non è un TV per tutti, e non solo per il costo comunque elevato: è un TV completo e complesso, dedicato ad un utente appassionato con la cultura della qualità che tra OLED e LCD ha scelto LCD. La retroilluminazione Full LED Local Dimming inoltre sembra essere ad oggi l’unico modo per poter godere della miglior resa HDR su un TV LCD, e in qualche frangente sembra che persino le 512 zone del DX900, un record, non siano sufficienti a gestire le scene più impegnative senza mostrare un po’ di blooming. In ogni caso ci troviamo davanti ad un TV capace di offrire una qualità di visione davvero eccelsa, e la cosa che più stupisce è il fatto che, nonostante le complesse e numerose possibilità di impostazione offerte dai menu, basta selezionare la modalità THX per essere completamente appagati dall’immagine offerta.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEQualità eccezionale con 4K e HDRCalibrazioni di fabbrica tra le miglioriCompletezza dei menu

Effetto blooming in alcune situazioniUpscaling dell’SD non impeccabilePrezzo elevato per un LCD

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

10 9 7 8 9 78.7

disposti ai fianchi: il pannello non ha segni particolari,

anzi, visto dal fianco è sicuramente più spesso della

maggior parte dei TV in commercio e Panasonic sem-

bra non essersi interessata particolarmente al lato B

lasciando un design “industriale”.

Nella parte alta trovano spazio una serie di vento-

le, ben sei, destinate al raffreddamento dei LED che

in modalità HDR spingono parecchio scaldando non

poco. Nessun problema comunque per le ventole: si

sentono solo da vicino e entrano in funzione solo quan-

do la temperatura passa un certo limite.

Le connessioni sul retro sono nascoste sotto un pannel-

lo in plastica è come da abitudine ci troviamo davanti

ad un set completo e funzionale. Ci sono ben quattro

porte HDMI dotate di HDCP 2.2, capaci di gestire senza

problemi segnali 4K a 60Hz, c’è un assortimento di USB

e c’è pure lo slot per la doppia CAM, utilissimo per po-

ter tenere contemporaneamente il modulo di Mediaset

Premium e il modulo di Tivù Sat.

In dotazione con il televisore vengono forniti due teleco-

segue a pagina 32

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n.135 / 1614 GIUGNO 2016

mandi, uno classico e uno con touchpad. Quest’ultimo

è pensato per gestire al meglio l’interfaccia smart basa-

ta su Firefox OS, funziona tramite Bluetooth quindi non

deve essere puntato al televisore e include anche il mi-

crofono per i comandi vocali, ma senza dubbio tra i due

è quello tradizionale il più comodo. Siamo davanti ad

una versione “deluxe” del telecomando che Panasonic

da anni utilizza per i TV, retroilluminato e con finitura

metallica. Al centro campeggia il tasto per richiamare di-

rettamente Netflix, che su questo TV funziona in moda-

lità 4K e HDR. Disponibile anche un’app per immettere

testi e per gestire il TV da smartphone o tablet.

Il pannello 4K HDR dei miracoliIl Panasonic DX900 è stato il primo TV a ricevere la

certificazione Ultra HD Premium della Ultra HD Allian-

ce e il primo mattone è il pannello a 10 bit da 58” VA

prodotto da Chimey Innolux, scelta questa necessaria

per partire già con un ottimo contrasto nativo. Dietro il

pannello la retroilluminazione è gestita con un array di

LED davanti ai quali viene posto un particolare filtro a

nido d’ape che dovrebbe ridurre il blooming, ovvero la

percezione a schermo delle singole zone.

Siamo riusciti in occasione di un evento a fare uno scat-

to di questo filtro composto da due elementi, una base

alveolare dove i LED sono racchiusi in piccole cellette

e una griglia frontale con una foratura studiata per otti-

mizzare la distribuzione del flusso luminoso rendendo-

lo uniforme. Panasonic ha curato in modo particolare

la retroilluminazione gestendo 512 differenti zone che

in realtà corrispondono ai 512 LED utilizzati in una gri-

glia di 32 x 16 LED: se un tempo i TV local dimming

utilizzavano migliaia di LED gestiti in gruppi, Panasonic

riesce a usare meno LED più luminosi e grazie alla gri-

glia riesce a evitare una visione a macchie. Il pannello

ha un buon trattamento antiriflesso anche se come la

maggior parte dei filtri frontali usati per aumentare il

contrasto l’angolo di visione non è impeccabile: oltre

i 25/30° dall’asse perfetto di visione non solo la resa

cromatica cambia leggermente ma aumenta la lumino-

sità e il blooming emerge anche in scene non partico-

larmente difficili. Panasonic dichiara per il pannello una

copertura quasi totale dello spazio colore DCI-P3 e una

luminosità di 1000 nits, ma la luminosità di picco che

abbiamo misurato è leggermente più elevata, 1153 nits.

Ogni pannello viene precalibrato di fabbrica, anche se

continua la pessima abitudine di impostare il TV in una

modalità “standard” totalmente sballata.

Per fortuna nel menù è possibile scegliere tra diverse

regolazioni, e chi non ha la possibilità di effettuare una

calibrazione professionale può tranquillamente pren-

dere come riferimento THX Cinema per la visione in

un ambiente totalmente oscurato e THX Bright Room

in condizioni standard. Queste due modalità sono

davvero accurate, ma intervenendo sui controlli della

modalità professionale si può ottenere ancora di più.

Chi spende tanto per un TV di questo tipo a nostro av-

viso dovrebbe investire su un sistema di calibrazione

di un certo livello: Calman 5, che abbiamo utilizzato

per le misure del TV, è in grado di controllare nella sua

ultima build la serie DX di Panasonic effettuando una

calibrazione automatica che porta il TV ad un livello di

assoluto riferimento. Qui sotto è possibile vedere il ri-

sultato finale.

Mille regolazioni servono davvero?Fino a quanto è giusto spingersi per raggiungere la mi-

gliore qualità possibile? E’ evidente che per un appas-

sionato le regolazioni video sono sempre apprezzate,

ma sul DX900 Panasonic ha inserito una quantità tale

di opzioni controllabili da far girare la testa. La presen-

za dell’HDR, ad esempio, ha portato alla comparsa di

una serie di opzioni legate alle porte HDMI come la

possibilità di impostare manualmente lo spazio colore

e di attivare la ricezione dei metadati HDR. Quest’ulti-

ma possibilità l’abbiamo trovata abbastanza fastidiosa

a dire il vero: il TV non riconosce automaticamente un

segnale HDR da un Blu-ray Ultra HD collegato e biso-

gna selezionare la porta specifica attivando la modalità

HDR. Fatto questo è anche necessario intervenire sul

altre impostazioni per eliminare problemi di posterizza-

zione dell’immagine e di trasmissione audio e video.

Passi il fatto che HDR e Blu-ray Ultra HD sono novi-

tà, ma ci piacerebbe che tutto venisse fatto in modo

automatico. Navigando tra i ramificati menu l’utente si

troverà davanti ad un elevato numero di opzioni spes-

so incomprensibili per chi non è esperto, ma fortuna-

tamente le cose su cui serve davvero intervenire non

sono moltissime.

Firefox OS semplice da usare e piacevole Riuscirà a progredire?Il DX900 Panasonic utilizza, almeno per la parte smart

TV, il sistema operativo Firefox TV insieme allo stes-

so processore quadcore già usato lo scorso anno per

spingere l’interfaccia creata da Mozilla. Firefox è piace-

vole e anche abbastanza veloce, con una navigazione

intuitiva basata fondamentalmente su tre grosse azioni

(TV, Apps e Dispositivi) che possono essere arricchiti

dall’utente con altre app da “attaccare” alla home.

Abbiamo scritto “almeno per la parte smart” perché di

fatto Firefox OS è una sorta di layer che viene avviato

su quello che è il classico sistema operativo delle TV

Panasonic da alcuni anni a questa parte, come testimo-

niano la grafica dei menu e la stessa interfaccia della

parte TV. Una grafica che è stata leggermente svec-

chiata, ma che in certi ambiti mostra comunque tutti i

suoi anni. La scelta di Firefox probabilmente non è sta-

ta una scelta vincente: Panasonic è l’unica a sostenere

questo formato e le poche app disponibili lo dimostra-

no, anche se alla fine si è visto che in molti casi una

chiavetta come Chromecast basta e avanza.

Il TV non integra la funzione Google Cast, ma una ver-

sione preliminare di piattaforma Google che permet-

te di inviare sullo schermo per esempio un video di

Youtube lanciando l’app corrispondente: poca cosa se

si considera quello che offrono oggi altre piattaforma,

ma come abbiamo già detto Chromecast costa poco.

L’unica cosa utile oltre a Infinity è Netflix, e per fortuna

l’app è stata aggiornata per gestire 4K e HDR: altro,

onestamente, non serve. Il TV dispone anche di un

buon player per file video che riproduce praticamente

ogni formato, HEVC incluso.

segue a pagina 33

TEST

Panasonic TX-58DX900Esegue Da pagina 31

MAGAZINE

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

HDR fantastico, resta un po’ di bloomingBastano pochi minuti con un normale blu-ray e il TV im-

postato su THX Cinema per rendersi conto che siamo

davanti ad un nuovo riferimento nel campo degli LCD. Il

contrasto nativo del pannello è già ottimo per chi si sie-

de in posizione frontale e il contributo dato dalla retroil-

luminazione dinamica aiuta e non poco. Come sempre

prima di passare a sorgenti esterne spendiamo un po’

di tempo sui canali televisivi classici, accolti da una in-

terfaccia Panasonic che rispetto agli scorsi anni non ha

subito rivoluzioni. Il DX900 non fa sconti qui, restituen-

do pari pari a chi sta guardando il TV la pessima qualità

che caratterizza la maggior parte delle trasmissioni TV

italiane: il TV non ha uno scaler eccezionale, e nono-

stante le molteplici possibilità di intervento a livello

di riduzione rumore e artefatti l’immagine, comunque

pessima, non sembra goderne.

Qui si poteva lavorare meglio, dato che siamo di fronte

comunque ad un TV, ma ovviamente non si possono

fare miracoli nel portare un segnale SD in 4K. Miglio-

re la situazione se la base di partenza è già buona:

un segnale blu-ray, quindi 1080p con spazio colore

REC.709 e in SDR, mette in mostra tutta la bontà del

pannello che grazie al tipo di retroilluminazione è

non solo uniforme ma del tutto privo di spurie o coni

di luce agli angoli. Come abbiamo scritto la calibra-

zione del pannello scegliendo il profilo corretto è più

che eccellente: ottimo controllo sia delle alte sia delle

basse luci, banding praticamente assente (lo abbiamo

notato solo in alcune clip in 4K di partite di calcio) e

un’ottima risoluzione delle immagini in movimento. Qui

Panasonic ha percorso la stessa strada di Samsung e

LG, permettendo finalmente un controllo più granula-

re dell’Intelligent Frame Creation: si può controllare in

modo preciso il moto e la generazione dei fotogrammi

intermedi senza il rischio di trovarsi di fronte ad un fa-

stidioso effetto telenovela. Se con l’HD si inizia a intra-

vedere l’incredibile lavoro fatto da Panasonic insieme

a THX e all’Hollywood Quality Labs, è solo con il 4K

che il nuovo processore Studio Master HCX+ riesce a

dare il suo meglio: abbiamo utilizzato come sorgente il

blu-ray Ultra HD Panasonic e Netflix e in entrambi i casi

il TV centra l’obiettivo che Panasonic si era prefissata,

ovvero quello di creare un monitor di riferimento che

potesse visualizzare in modo fedele e preciso quello

che è stato inciso su disco. L’immagine è una, inutile gi-

rarci attorno, ed è quella che il regista e il direttore della

fotografia hanno pensato: questo TV con il profilo THX

Cinema riesce ad avvicinarsi

molto all’immagine master, e

bastano davvero pochi ritocchi

per centrare il bersaglio. Ecco

perché ci siamo chiesti se vale-

va davvero la pena offrire tutte

quelle regolazioni agli utenti:

Panasonic avrebbe potuto be-

nissimo eliminare il 99% delle

impostazioni video lanciando

un messaggio chiaro: “Questo

TV è stato calibrato di fabbrica

per offrire la miglior qualità vi-

deo possibile e restituire un’im-

magine il più fedele possibile

all’originale. Non devi toccare

nulla, solo sederti sul divano e goderti lo spettacolo”.

L’unico aspetto criticabile è il famigerato effetto “bloo-

ming” che la tecnologia local dimming si porta dietro

da tempo: Panasonic ha provato a ridurlo, ma non è

sparito del tutto ed emerge soprattutto su titoli di testa

o di coda, in scene molto buie se si usano i sottotitoli,

se si guarda il TV da un angolo superiore ai 20° e se si

attiva l’HDR. Questa ultima è una situazione molto par-

ticolare: il TV spinge la luminosità al massimo e questo

rende l’effetto più visibile in determinate scene, situa-

zioni dove anche i bravissimi ingegneri giapponesi

sono costretti ad alzare bandiera bianca. Ci riferiamo

ad esempio ad alcune scene finali di The Martian e

ad alcuni spezzoni di Mad Max, brevi sequenze che

solo un OLED probabilmente riesce a riprodurre senza

problemi senza però brillare per luminosità di picco.

The Martian è forse il disco migliore per poter godere

al meglio di fronte a questo TV: si può apprezzare a

pieno la ricchezza cromatica dell’immagine, con ros-

si più accesi e vividi, e lo spunto di luminosità offerto

dal DX900 in alcune circostanze, dai riflessi di luce sui

pannelli solari al bagliore generato dall’accensione dei

motori del MAV usato per lasciare il pianeta rosso. Ot-

tima anche la resa con Mad Max, complice anche una

fotografia molto particolare.

Una nota infine su tre aspetti che non devono passare

assolutamente in secondo piano: il cabinet più largo

permette a Panasonic di inserire nel TV un sistema

audio leggermente più dimensionato di quello usa-

to in altri TV Edge LED, e la differenza di sente tutta.

Buona la pressione sonora, con un discreto lavoro

anche sulle basse frequenze grazie ad un radiatore

passivo. Il modello da 58” provato stupisce anche nei

consumi: Panasonic dichiara un valore ben più alto di

quello che effettivamente il TV consuma in modalità

THX Cinema, circa 110 watt di media nella versione da

58”. Il consumo ovviamente sale in modalità HDR, e

qui si toccano anche i 400 watt di picco. Buono anche

l’input lag, attorno ai 40 millisecondi: stranamente la

modalità game non impatta sulla latenza di ingresso,

mentre inserendo l’Intelligent Frame Interpolation si

toccano i 60 ms.

TEST

Panasonic TX-58DX900Esegue Da pagina 32

di Dario RONZONI

S i chiama V9800 il nuovo proietto-

re per Home Cinema che Acer ha

presentato in anteprima nel corso

del Computex Taipei 2016, peraltro sen-

za mostrarlo direttamente al pubblico in

quanto ancora sotto forma di prototipo.

Acer, terzo produttore mondiale di proiet-

tori, con il V9800 intende posizionarsi con

ancor più forza nel segmento, e i dettagli

illustrati alla stampa rendono evidente

il desiderio di spingere il più possibile il

nuovo prodotto. Dotato di un processore

TV E VIDEO Il marchio di Taiwan punta molto sul mercato dei proiettori con un nuovo prodotto dalle specifiche high-end

Acer pensa anche all’home cinema: ecco il proiettore 4KTra i punti di forza del nuovo videoproiettore Acer V9800 ci sono la riproduzione in 4K e una resa molto fedele dei colori

TI 4K DMD, il V9800 visualizza oltre 8 mi-

lioni di pixel, ben quattro volte quelli dei

proiettori con definizione Full HD. Oltre

alla riproduzione in 4K, il device promette

anche un buon upscaling di contenuti a

risoluzione inferiore, grazie al motore gra-

fico integrato. Il V9800 supporta lo spazio

colore Rec 709 ed è dotato di tecnologia

Acer ColorPurity che, tramite l’utilizzo

combinato di una particolare ruota colore

e di un controllo esclusivo della lampa-

da, riduce l’effetto rainbow e consente

- secondo le indicazioni dell’azienda - la

riproduzione di colori più vividi e brillanti.

Completa il tutto un livello di rumore estre-

mamente ridotto, nell’ordine dei 20 dBA.

Non ci sono ancora indicazioni sul prezzo

di vendita del prodotto e sulla data di re-

lease, dettagli che non sono stati forniti in

fiera ma verranno rivelati più avanti.

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Vittorio Romano BARASSI

Q uando arrivò il primo Moto G, a fine 2013,

Motorola - allora ancora “pezzo pregiato” del

portfolio Google - seppe conquistare il mer-

cato dei dispositivi Android di fascia media puntando

tutto su un dispositivo capace di prestazioni di tutto

rispetto e basato su Android in versione quasi-stock.

Il giusto mix tra performance generali, componentistica

di buon livello e, soprattutto, prezzo decisamente allet-

tante ha fatto sì che Moto G si imponesse come uno

dei principali punti di riferimento del settore e le due

generazioni successive, seppur con meno “impatto”,

hanno seguito le orme del capostipite.

Dopo due anni e mezzo è giunto il momento della quar-

ta generazione e anche per questo 2016 gli ingredienti

sono gli stessi: design sobrio, hardware competitivo e

prezzo aggressivo. La novità dell’anno, semmai, è lo

“sdoppiamento” di personalità che Lenovo ha voluto

donare alla gamma sulla scia di quanto stanno già da

tempo facendo i concorrenti: ecco dunque una versio-

ne normale e una plus, con quest’ultima, probabilmen-

te la più interessante, oggetto della recensione.

Il design non dà nell’occhio Sobrio, fin troppoEstratto lo smartphone dalla scatola si capisce imme-

diatamente di che pasta è fatto il Moto G4 plus: la sen-

sazione di solidità è chiara ma la percezione di qualità

non convince appieno. Non che lo smartphone sia fatto

male, ma esteticamente il frame metallico e la back co-

ver in plastica non sembrano sposarsi alla perfezione e

funzionalmente non ci siamo ancora spiegati il perché

di una copertura posteriore rimovibile a fronte di una

batteria non sostituibile. Gli agganci sono comunque

molto solidi e non vi sono scricchiolii fastidiosi; nascosti

dalla back cover vi sono lo slot micro SD per l’espan-

sione della memoria e due alloggiamenti micro SIM nei

quali sono inseriti (dalla fabbrica) altrettanti adattatori

per schede nano SIM. Tasto di sblocco e bilanciere

del volume sono sul lato destro del dispositivo, con il

primo zigrinato e quindi facilmente raggiungibile, una

comodità non da poco soprattutto per chi è abituato a

un layout dei pulsanti invertito. La porzione inferiore è

contraddistinta dall’ingresso micro USB e da una pic-

cola feritoia dalla quale partire per rimuovere la cover

posteriore; in alto c’è il jack da 3.5’’ per le cuffie mentre

TEST La versione “Plus” costa solo 299 euro ed è “solida” in ogni comparto; ma il design potrebbe non piacere a tutti

Moto G4 Plus, Android “puro” al giusto prezzoLenovo non ha stravolto la filosofia della serie G di Motorola, il nuovo G4 Plus è un ottimo dispositivo di fascia media

segue a pagina 35

lab

video

Lenovo Moto G4 PlusCOMPLETO, POTENTE E AFFIDABILE MOTO G4 PLUS È ESATTAMENTE COME DEVE ESSERE

299,00 €Non sarà lo smartphone più bello al mondo, ma Moto G4 Plus è proprio lo smartphone che ci aspettavamo. Lenovo ha saputo progettare e mettere a disposizione dei consumatori un prodotto “a tutto tondo”, con molte frecce al proprio arco e pochissimi punti deboli. Prestazioni, autonomia e UI “stock” sapranno conquistare i puristi Android, mentre la fotocamera tutt’altro che convincente terrà lontano gli amanti delle buone fotografie. Il prezzo è allineato alle specifiche, al segmento e a quanto effettivamente offre il dispositivo; 299 euro di listino sono un ottimo punto di partenza per un dispositivo che, inevitabilmente, “perderà” qualche euro sul mercato e diverrà ancor più appetibile. In pochi mesi diventerà uno dei dispositivi Android più venduti.

COSA CI PIACE COSA NON CI PIACEPotente e affidabileOttima autonomiaRapporto qualità-prezzo

Design fin troppo anonimoFotocamera non esaltanteNFC mancante

Qualità Longevità Design Semplicità D-Factor Prezzo

8 8 7 8 8 98.1

il lato sinistro è sgombro. Posteriormente, sopra il logo

Motorola, c’è spazio per la fotocamera principale, cir-

condata dal flash dual-tone e dal sensore IR per la mes-

sa a fuoco. Lo smartphone ha dimensioni nella media

della categoria (153 x 76.6 millimetri) con uno spessore

non proprio contenuto (9.8 mm) e un peso di 155 gram-

mi, che però sembrano anche di più a causa di un non

proprio perfetto bilanciamento delle masse. Volendo

tirare le somme sul design di Moto G4 Plus, potremmo

dire che questo non è uno smartphone di cui ci si può

innamorare al primo incontro; per qualcuno magari ci

sarà un colpo di fulmine, ma siamo certi che chi sce-

glierà questo device lo farà soprattutto per quello che

è in grado di offrire in tutti gli altri comparti.

Schermo equilibrato Sensore di impronte fenomenaleCome ormai ogni medio-gamma che si rispetti, anche

Moto G4 Plus è equipaggiato con un buon display Full

HD (1920x1080 pixel) da 5,5’’. Il pannello è molto ben bi-

lanciato ed offre colori realistici, buona luminosità mas-

sima (neri così così) e, grazie all’IPS, angoli di visione più

che soddisfacenti con i colori - forse leggermente caldi

- che tendono a schiarirsi ad angoli di visione abbastan-

za “spinti”. Sicuramente non è il miglior display che ab-

biamo potuto apprezzare tra gli smartphone, ma su un

dispositivo da 300 euro sarebbe davvero pretenzioso

desiderare qualcosa di meglio. Potrà semmai piacere

meno il fatto di avere tasti a schermo - fattore che alla

fine “restringe” lo spazio a disposizione - ma Lenovo,

con questo LCD (oltretutto “tarabile” su due diverse mo-

dalità di colore, Normale e Vivace), ci ha preso in pieno.

Precisissimo il sensore di luminosità ambientale. Dinan-

zi al buon display c’è spazio per un vetro Gorilla Glass

3 di Corning, il quale si perde nei bordi della scocca

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

TEST

Lenovo Moto G4 Plussegue Da pagina 34

metallica senza particolari raffinatezze; niente tratta-

mento “2.5D” dunque, ma semplicemente il più classico

“bordo tagliente” con un leggero gap tra vetro e bordi.

In alto c’è spazio per la cassa auricolare che fa pure da

altoparlante principale, con a fianco la fotocamera se-

condaria da 5 megapixel; ci pare giusto fare un appun-

to sullo speaker: è in grado di produrre un suono dalla

buona potenza, ma abbiamo potuto riscontrare anche

qualche micro distorsione in alcune situazioni. Nessun

problema invece con le cuffie. Impossibile, invece, tro-

vare difetti al nuovo sensore di impronte digitali che Le-

novo ha scelto di installare sui nuovi Moto G; il sistema

di riconoscimento biometrico è precisissimo e veloce,

probabilmente il più rapido che ci sia mai capitato di te-

stare. Il sensore è posto sotto lo schermo, in rilievo; non

funge da tasto fisico e questo a volte disorienta un po’

perché la tendenza è sempre quella di ricercare con il

pollice il tasto home, che però è a schermo.

Otto core con Android 6.0.1 “stock” a dirigere l’orchestraSono lontanissimi i tempi in cui Android andava “a scat-

ti” anche su qualche top di gamma: oggi pure con un

hardware di medio livello il sistema operativo mobile

di Google si muove alla grande e non c’è da stupirsi

se con otto core a disposizione le prestazioni sono di

assoluto livello. Lo Snapdragon 617 di Qualcomm sem-

bra cucito alla perfezione per questo dispositivo e i 2

GB di RAM non paiono quasi mai rappresentare un

limite con Android Marshmallow; forse un giga in più

di memoria avrebbe aiutato nelle situazioni più com-

plesse e in prospettiva futura, ma torniamo sempre allo

stesso punto: Moto G4 Plus non vuole essere un top di

gamma, e quindi va più che bene così. Lenovo non ha

voluto stravolgere l’esperienza d’uso che da sempre

contraddistingue i dispositivi Moto G: siamo dinanzi ad

un device con Android 6.0.1 praticamente “stock”, dun-

que l’utente si ritroverà tra le mani uno smartphone con

l’anima dei migliori Nexus in circolazione. Mai un ral-

lentamento, navigazione web sempre veloce, apertura

della app e multitasking di livello e una sensazione di

ottimizzazione generale che fa davvero piacere. Qual-

che “critica” però possiamo farla: manca un LED di noti-

fica e non c’è la possibilità di sbloccare il display con un

doppio tap (sul Plus non è una grande mancanza per

via del sensore biometrico, ma sulla versione “base”

è una pecca); ci sono invece Moto Display e Moto Ac-

tions: la prima funzionalità attiva il display al movimento

mentre la seconda permette di effettuare gesture per

attivare la torcia (scuotendo lo smartphone), accende-

re la fotocamera (ruotandolo più volte), impostare la

modalità “non disturbare” (mettendolo “pancia sotto”)

oppure silenziarlo quando si sta ricevendo una chia-

mata (sollevandolo). Sono cose utili di sicuro, ma pro-

babilmente avremmo preferito fossero affiancate dalle

“mancanze” segnalate in precedenza.

La versione da noi testata era provvista di uno spazio

di storage fisico di soli 16 GB, con circa 5,18 di essi

occupati dalla piattaforma Android. In passato proba-

bilmente sarebbe stato un problema convivere con

così poco spazio ma oggi, grazie a Marshmellow e allo

slot micro-SD a disposizione non è più così: inserendo

una qualsiasi memoria esterna si può tranquillamente

espandere lo spazio per file multimediali e soprattutto

app, poiché l’ultima versione di Android permette di

“assimilare” lo spazio esterno al fine di renderlo un’uni-

ca cosa con quello interno. Insomma, basta una sche-

da microSD veloce per non accorgersi di nulla.

Per quanto concerne la multimedialità, Moto G4 Plus

conferma le impressioni di assoluta solidità palesate

in tutti gli altri frangenti; grazie alla GPU Adreno 405

si può tranquillamente giocare ad ogni gioco presente

sullo store al massimo dettaglio e a framerate più che

soddisfacenti. Nella riproduzione video non siamo riu-

sciti a vedere filmati in 4K ma lo smartphone permette

di riprodurre clip 1080/60p senza alcun problema. In

ogni caso meglio procurarsi un lettore video di terze

parti e, nel caso non amiate Google Foto, anche un’app

che funga da “Galleria”.

La fotocamera si difende bene Ma non è il pezzo fortePer Lenovo la fotocamera da 16 megapixel di Moto G4

Plus è uno dei punti di forza del dispositivo ma, secon-

do la nostra opinione, il modulo principale installato a

bordo di questo smartphone tende ad essere più il tal-

lone d’Achille del prodotto. Attenzione, Moto G4 Plus

non fa brutte foto, ma la sensazione è che la fotoca-

mera faccia fatica a mettersi a livello di tutto il resto del

“pacchetto”. In condizioni ottimali le fotografie risultano

ben dettagliate, con colori fedeli alla realtà e con una

messa a fuoco laser precisa e veloce. Appena si prova

a mettere in difficoltà il sensore, però, emergono tutti i

limiti di una fotocamera di livello medio: con poca luce

irrompe il rumore (e il flash non è molto potente) e an-

che il comparto ottico sembra non essere fenomenale,

con un certo grado di flare che quasi sempre va a con-

dizionare scatti che all’apparenza (sul display del tele-

fono) possono sembrare perfetti. Ci saremmo aspettati

di più, ma non ci sentiamo di condannare Lenovo per

questo: il modulo è più che sufficiente ed è adeguato al

posizionamento di mercato dello smartphone.

Se le foto non ci hanno convinto appieno, non possia-

mo che dire lo stesso dei video: Moto G4 Plus registra

clip a 1080/30p assolutamente nella media. Stando

bene attenti a tenere fermo il dispositivo ci si potrebbe

anche togliere qualche soddisfazione, ma chi cerca un

camera phone capace di catturare buoni video deve

necessariamente guardare altrove (e spendere di più).

Tutt’altro che memorabile, infine, il modulo frontale da

5 megapixel con lenti f/2.2; per i selfie da pubblicare su

Facebook o Instagram, comunque, basta e avanza.

Il software della fotocamera è molto semplice e per-

mette ben poche impostazioni e personalizzazioni; non

che se ne senta il bisogno, ma qualche opzione in più

probabilmente avrebbe fatto comodo.

Ottima batteria e ottimo dual SIM Manca il chip NFC3000mAh bastano ed avanzano a Moto G4 Plus per

portare l’utente a fine giornata…e anche oltre. Com-

plice lo schermo non assetato, l’ottimizzazione di An-

droid 6.0.1 e componenti hardware tutt’altro che avide

di energia, lo smartphone è capace di stupire sul fronte

dell’autonomia. In giornate con un utilizzo “d’ufficio”

(insomma, senza giochi) siamo arrivati spesso con

quasi il 50% di carica a sera; ovviamente spremendo la

GPU il consumo sale notevolmente ma mai in maniera

preoccupante e il retro del dispositivo non scalda mai

eccessivamente. Come abbiamo scritto in preceden-

za, risulta inspiegabile la scelta di proporre una co-

ver posteriore rimovibile e una batteria integrata non

sostituibile; ma così è. Per ricaricare il dispositivo si

può fare affidamento su un caricatore rapido Quick

Charge 3.0 capace di donare sei ore di autonomia (a

occhio e croce, il 25% di batteria) con soli 15 minuti

di ricarica. Dopo i primi cicli di carica, per arrivare al

100% di batteria partendo da un buon 10-15% di auto-

nomia residua, ci si impiega circa un’ora e mezza.

Moto G4 Plus è uno smartphone provvisto di un’ot-

tima porzione telefonica; la ricezione è ai massimi

livelli e il telefono “prende” bene anche dove altri

non ricevono alcun segnale. Eccellente è la gestione

delle due possibili SIM, entrambe con possibilità di

agganciare bande 4G/LTE; l’audio prodotto in cuffia

auricolare è di buona qualità, il vivavoce è potente

(ma, come anticipato, a noi “gracchiava” un po’) così

come la vibrazione associata alla suoneria. Non man-

cano Wi-Fi “n” e Bluetooth 4.1 LE, mentre purtroppo è

assente un chip NFC. Presenti GPS, GLONASS e pure

la radio FM.

I NOSTRI SCATTI DI PROVA clicca sulle immagini per l’ingrandimento

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Paolo CENTOFANTI

L a realtà virtuale è finalmente qui e, per molti versi

sorprendentemente, è HTC a portarla per la prima

volta nelle nostre case, in modo così vicino alla

visione originale di quando per la prima volta si comin-

ciò a parlarne sul finire dell’onda Cyperpunk negli anni

’90. A differenza dell’altrettanto chiacchierato Oculus

Rift, HTC Vive nasce fin dall’inizio con la missione non

solo di permetterci di immergerci in un mondo virtuale,

ma anche di spostarci liberamente (o quasi) in esso,

seguendo i movimenti del nostro corpo nel mondo

reale. Per far questo HTC e Valve, partner fondamen-

tale del produttore taiwanese nello sviluppo del Vive,

hanno realizzato una soluzione che è leggermente più

complessa di quella di Oculus, ma che promette anche

molto di più. HTC Vive è composto non solo da un vi-

sore per la realtà virtuale e da due sofisticati controller,

ma anche da un sistema di due telecamere laser (base

station o fari, come li definisce HTC) che hanno il com-

pito di tracciare il movimento del giocatore all’interno

della stanza. HTC Vive supporta un’area che può ave-

re una dimensione massima di 5 metri di diagonale,

pari alla massima distanza consigliata per le due base

station, sufficiente per coprire interamente una stanza

di circa 12 metri quadri, e darci così l’impressione di

poterci muovere liberamente nel mondo virtuale.

Un primo ostacolo: i requisiti hardwarePrima di procedere oltre è bene tenere in mente una

cosa: la realtà virtuale richiede una grande potenza di

calcolo; non è una mera questione di qualità grafica

delle immagini che verranno visualizzate sul visore,

ma soprattutto di latenza. Affinché l’illusione di im-

mersione funzioni, è fondamentale che il ritardo tra i

nostri movimenti (della testa, delle mani che stringono

i controller, gli spostamenti nella stanza) e le immagini

renderizzate sullo schermo del visore sia ridottissimo.

Se il ritardo venisse percepito anche solo a livello su-

bliminale dal nostro cervello, insorgerebbe la nausea

e un malessere del tutto simile al mal di mare. Pertanto

non ci sono scorciatoie. Per apprezzare la realtà vir-

tuale occorre un PC con almeno le seguenti caratte-

ristiche tecniche:

• GPU: NVIDIA GeForce GTX 970 o AMD Radeon R9

290 equivalente o migliore

• CPU: Intel Core i5-4590 o AMD FX 8350 o migliore;

• RAM: 4GB o superiore

• Uscita video: HDMI 1.4 o DisplayPort 1.2 o superiore

• USB: 1x USB 2.0 o superiore

• Sistema operativo: Windows 7 SP1 o superiore

Questi sono i requisiti minimi, ma per la maggior parte

dei giochi già presenti su Steam vi occorreranno alme-

no 16 GB di RAM e una scheda grafica GTX980, men-

tre un Core i7 e 32 GB sono altamente consigliati. Una

porta USB 3.0 è consigliata per utilizzare la videoca-

mera integrata nel Vive. Un notebook di pari caratte-

TEST Abbiamo provato la rivoluzionaria realtà virtuale interpretata da HTC e Valve per poterne capire a fondo pregi e difetti

HTC Vive, la magia di sognare a occhi apertiLa realtà virtuale è qui e niente sarà più come prima, nel gaming, nell’entertainment ma anche in molti altri settori

ristiche ma con scheda video “mobile” non è in grado

di supportare l’HTC Vive (né l’Oculus Rift) e se proprio

un PC portatile è una scelta obbligata, allora l’unica

soluzione è costituita dai, per ora pochi (e costosis-

simi), notebook per il gaming dotati di scheda video

NVIDIA GTX980 desktop (non la GTX980m quindi).

Per la nostra prova abbiamo utilizzato proprio uno di

questi, l’impressionante MSI GT72, con 32 GB di RAM,

Core i7 e appunto scheda NVIDIA GTX980.

Nella scatola: molto di più di un visoreAll’interno della confezione troviamo come prima cosa

un bel foglio con la guida rapida all’installazione e tut-

ti i componenti del sistema che tra cavi, dispositivi,

alimentatori e adattatori, non sono pochi. Se fino ad

oggi qualcuno si è chiesto perché occorra un PC così

potente per l’HTC Vive (o l’Oculus Rift), uno sguardo

dentro la confezione del visore di HTC dà un’idea del

fatto che ci troviamo di fronte a qualcosa di più com-

plesso. Si comincia con le due base station, che sono

corredate di apposite staffe, per le quali sono forniti in

dotazione viti e tasselli per fissarle alle pareti. Ognuna

ha il suo alimentatore e in dotazione troviamo anche

un lungo cavo che opzionalmente può essere utiliz-

zato per collegare tra loro le due base station (torne-

remo su questo nella fase di installazione). Troviamo

quindi i due controller wireless (le nostre mani virtuali),

con altrettanti cavetti micro USB/USB e alimentatori.

Il visore vero e proprio ha un lungo “serpente” di cavi

HDMI e USB che esce dalla parte superiore e andrà

collegato al PC tramite un piccolo box che a sua volta

è fornito di alimentatore. Per il collegamento di que-

st’ultimo pezzo del puzzle al PC sono forniti in dotazio-

ne mini cavetti HDMI e USB. Chiude la lunga panora-

mica di quello che troviamo nella confezione una serie

di gommini accessori per adattare il visore al proprio

viso, oltre a un paio di auricolari in-ear da collegare

direttamente al visore.

L’installazione è tutt’altro che banaleIl preambolo su tutto quello che troviamo nella confe-

zione è per far capire che l’installazione dell’HTC Vive

è decisamente macchinosa e richiede tra tutto un’oret-

ta di tempo prima di potersi immergere nei mondi vir-

tuali. Prima di procedere con l’installazione fisica di tut-

to quanto è bene preparare il PC, scaricando l’apposito

programma di setup dal sito di HTC Vive, che prevede-

rà a installare, se già non l’abbiamo fatto, anche Steam

e SteamVR, i due componenti necessari per far funzio-

nare il tutto. Mentre lanciamo l’installazione (la parte

corposa del download avviene dopo aver lanciato il se-

tup), possiamo cominciare a preparare anche la stanza

che ospiterà il nostro sistema. Le base station vanno

montate per risultati ottimali a un’altezza di almeno due

metri, ai vertici opposti di un “virtuale” rettangolo e a

una distanza massima di 5 metri. Affinché il sistema

funzioni senza altri cavi oltre quelli di alimentazione,

è necessario che le due base station siano in linea di

visibilità ottica e devono essere orientate 30°/45° verso

il basso e verso il centro dell’area di gioco. Per poter

sfruttare la mappatura della stanza, l’area libera desi-

gnata in cui andremo a muoverci deve avere almeno

una dimensione di 1,5x2 metri ma è consigliabile avere

ancora più spazio per una migliore esperienza d’uso.

L’intera area non deve essere necessariamente rettan-

golare - durante la configurazione potremo mappare

con cura tutta l’area libera utilizzando i controller - ma

deve contenere almeno un rettangolo di 1,5x2 metri.

segue a pagina 37

lab

video

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

TEST

HTC Vivesegue Da pagina 36

Una volta fissate le due base station occorre alimentar-

le e verificare che su ciascuna si illumini un LED verde

fisso. Altrimenti vuol dire che le due videocamere sono

troppo lontane o che non riescono a comunicare tra

loro otticamente. In alternativa è possibile utilizzare il

lungo cavo di sincronizzazione fornito in dotazione.

Chiaramente avere un altro cavo che passa nell’area di

gioco non è l’ideale, ma il cavo è sufficientemente lun-

go da permettere di girarci intorno. Una volta installato

il software a questo punto possiamo collegare il box

con i cavi forniti in dotazione al PC e quindi il visore al

box. I controller si collegano invece automaticamente

senza fili al visore e quindi al PC, così come le base

station. Da questo punto di vista l’esperienza è abba-

stanza plug and play. Il software lancia automaticamen-

te SteamVR che la prima volta farà partire la procedura

di mappatura della stanza. Qui ci siamo scontrati con il

primo intoppo, visto che nonostante i due fari fossero

in visibilità e con i LED verdi fissi - segno di comunica-

zione stabilita - si rifiutavano ostinatamente di rilevare

i controller o il visore. Dopo diversi tentativi infruttuosi,

abbiamo fatto una prova con il cavo di sincronizzazio-

ne e per magia tutti i dispositivi sono stati riconosciuti e

SteamVR ci ha comunicato di essere pronto a iniziare la

configurazione. Un faretto vicino alla posizione di una

delle base station è l’unico sospettato per il mancato

funzionamento della sincronizzazione ottica tra le due

“videocamere” per cui l’unico consiglio che possiamo

dare è di tenere a mente di posizionare le base station

lontane da fonti di luce. Una volta che i componenti del

sistema sono pronti, la procedura ci invita prima a cali-

brare l’altezza del pavimento, disponendo visore e con-

troller a terra, e quindi a tracciare la copertura dell’area

di gioco prendendo in mano i controller e spostandoci

sul perimetro tenendo premuto il grilletto. Sullo scher-

mo del PC vedremo il controller, perfettamente traccia-

to nello spazio, disegnare l’area di gioco, fino a quando

non chiuderemo la linea del perimetro rilasciando il

grilletto. Se l’area è troppo piccola, SteamVR ci inviterà

a rifare la procedura dopo aver liberato più spazio nella

stanza. Se non si ha abbastanza spazio per una confi-

gurazione a “stanza intera”, è possibile effettuare un

setup del sistema per l’utilizzo dell’HTC Vive da seduto

o in piedi in una posizione quasi fissa. In questo caso,

anche se non specificato dalle istruzioni, può essere

utilizzata una sola base station anche se chiaramente

non sarà in grado di tracciare i nostri movimenti a 360°

(non potremo guardare alle nostre spalle, ad esempio).

Una volta completata la procedura, SteamVR ci invita a

indossare il visore e la magia ha inizio.

Basta il tutorial a conquistareIndossando il visore e le cuffie ci troviamo catapultati

in uno spazio grigio chiaro simile alla famosa sequenza

di Matrix in cui Morpheus rivela a uno spaesato Neo di

trovarsi in una realtà simulata. Non serve qualcuno che

ci passi i controller dopo che abbiamo indossato il vi-

sore: i controller sono, infatti, tracciati in ogni momento

dai due fari e indossando il visore li vediamo (o meglio

la loro replica virtuale) sospesi là dove li abbiamo la-

sciati appoggiati (per terra, su una scrivania). È incredi-

bile come è naturale, pur non vedendo le proprie mani,

agguantarli nell’ambiente virtuale. Da qui in poi, quello

che segue è magia vera, un sogno a occhi aperti. Nel

tutorial, un simpatico robot che sembra uscito da Portal,

ci guida nelle meccaniche di base della realtà virtuale

di HTC, insegnandoci a familiarizzare con i controller e

il sistema “chaperone” che serve ad avvisarci quando

ci spostiamo ai limiti dell’area di gioco visualizzando

una sorta di griglia semi-trasparente davanti a noi. Pre-

mendo il tasto home su uno dei controller si richiama la

schermata principale di SteamVR (praticamente la mo-

dalità Big Picture di Steam sospesa nel vuoto davanti a

noi) dalla quale possiamo lanciare le applicazioni instal-

late, visualizzare il desktop del nostro PC davanti a noi

nello spazio tridimensionale, oppure aprire Vive Home,

una sorta di lounge che offre anche un metodo alter-

nativo per lanciare le applicazioni installate. Il metodo

di controllo è semplice e intuitivo, con i controller che

funzionano come dei puntatori LASER per indicare ciò

che si vuole selezionare sul nostro schermo virtuale.

Nelle impostazioni (accessibili anche dall’interno del-

la realtà virtuale), è possibile abilitare la videocamera

frontale del Vive e integrarla nel sistema “chaperone”:

come avevamo già visto nella prova del Vive Pre, ciò

permette di avere uno sguardo sulla realtà fisica quan-

do ci avviciniamo ai confini dell’area di gioco, in modo

da aiutarci a non andare a sbattere contro qualcosa di

reale e, in futuro, probabilmente permetterà di creare

delle esperienze di interazione mista. Tramite l’app per

iOS e Android è anche possibile abbinare il proprio

smartphone in modo da poter essere avvisati nel caso

di chiamate in arrivo quando siamo immersi nella realtà

virtuale.

Tracciamento perfetto Ma il visore è ancora migliorabileLa cosa più straordinaria di HTC Vive è il sistema di

tracciamento nello spazio sia dei controller che del vi-

sore, che rendono la nostra immersione nell’ambiente

virtuale estremamente credibile, nonostante gli attuali

limiti del visore. Quest’ultimo ha praticamente le stes-

se caratteristiche tecniche di Oculus Rift: due display

OLED da 1080x1200 pixel per una risoluzione comples-

siva di 2160 x 1200 pixel con una frequenza di refresh

di 90 Hz. L’effetto screen door c’è (la griglia dei Pixel è

cioè facilmente visibile, specie alla periferia del cam-

po visivo), ma dopo due minuti ce se ne dimentica. È

invece la particolare superficie a cerchi delle lenti che

tende a non offrire una messa a fuoco perfetta su tutto

il campo visivo e, soprattutto in presenza di elementi

molto luminosi, produce degli aloni e dei fasci di luce

che possono distrarre un po’ durante l’uso. Trovare la

“giusta” posizione del visore sul nostro viso è fonda-

mentale per ridurre al minimo questo effetto e una vi-

sione più pulita. Come scrivevamo poco sopra, ciò che

impressiona è il tracciamento dei nostri movimenti che

rendono la simulazione perfetta a prescindere dal rea-

lismo grafico di quello che vediamo con i nostri occhi.

Sia che stiamo creando sculture di luce con Tilt Bru-

sh, o cacciando degli zombie armati di torcia e pistola,

tutto appare magicamente vero e intorno a noi, crean-

do un livello di coinvolgimento senza precedenti. È la

corrispondenza tra i nostri movimenti fisici e il nostro

avatar virtuale a creare questa magia e fa passare tutti

gli altri difetti in secondo piano, un aspetto che diventa

ben chiaro con gli altri due titoli inclusi nel bundle di-

sponibile per i primi acquirenti dell’HTC Vive: Fantastic

Contraption e Job Simulator; entrambi i giochi presen-

tano una grafica praticamente elementare per gli stan-

dard odierni del gaming su PC, eppure la meccanica “a

stanza intera” rende l’esperienza virtuale quasi magi-

ca. Tra i difetti più grandi di questa prima iterazione di

HTC Vive occorre citare sicuramente la pesantezza del

visore e soprattutto la scomodità di avere un serpen-

te di cavi che parte dalla testa e corre lungo la nostra

schiena, accompagnandoci in ogni nostro movimento

e che dopo diversi minuti di immersione comincia a

far sentire la sua ingombrante presenza. Se il sistema

di tracciamento funziona poi senza tentennamenti, la

piattaforma in generale ancora non è il massimo della

stabilità. Durante la nostra prova SteamVR si è spesso

bloccato uscendo da un’applicazione, richiedendo di

essere riavviato per lanciare un altro gioco, o di for-

zare la chiusura del gioco precedente per poter con-

tinuare, operazioni che richiedono di togliersi il visore

e mettere fisicamente mano al PC, cosa, vi assicuria-

mo, davvero poco pratica, dovendo destreggiarci tra

cavi, cuffie e quant’altro. Il potenziale dell’HTC Vive è

comunque fin da subito inequivocabilmente enorme:

ora tocca agli sviluppatori rendere appetibile un device

che ha ancora un costo non indifferente e che richiede

un investimento anche in termini di voglia di mettere le

mani su una tecnologia comunque ancora macchinosa

e “invadente”. D’altra parte ricordiamoci che, in tempi

comunque recenti, è bastato l’obbligo di indossare un

paio di occhiali di plastica a far naufragare il 3D.

Come funziona HTC Vive

La particolare struttura delle lenti, con una superfi-cie a centri concentrici, crea qualche riflesso quan-do ci sono elementi molto luminosi sullo schermo

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MODELLO 730-1 redditi 2007

Stato

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa cattolica

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Unione Chiese cristiane avventiste del 7° giorno

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Assemblee di Dio in Italia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa Valdese unione delle chiese metodiste e valdesi

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Chiesa Evangelica Luterana in Italia

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Unione Comunità Ebraiche Italiane

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Scheda per la scelta della destinazione dell'8 per mille dell'IRPEF e del 5 per mille dell'IRPEF

Sostegno delle organizzazioni non lucrative di utilità sociale, delle associazioni di promozione sociale e delle associazioni riconosciute

che operano nei settori di cui all’art. 10, c. 1, lett a),del D.Lgs. n. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle finalità destinatarie della quota del cinque per mille dell’IRPEF, il contri-buente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. Il contribuente ha inoltre la facoltà di indicare anche il codice fiscaledi un soggetto beneficiario. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delle finalità beneficiarie.

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

Finanziamento agli entidella ricerca sanitaria

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

FIRMA

Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e della università

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

Sostegno alle associazioni sportive dilettantistiche in possesso del riconoscimento ai fini sportivi rilasciato dal CONI a norma di legge

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

Codice fiscale del beneficiario (eventuale)

FIRMA

genziantrate

AVVERTENZE Per esprimere la scelta a favore di una delle sette istituzioni beneficiarie della quota dell'otto per mille dell'IRPEF, ilcontribuente deve apporre la propria firma nel riquadro corrispondente. La scelta deve essere fatta esclusivamente per una delleistituzioni beneficiarie.La mancanza della firma in uno dei sette riquadri previsti costituisce scelta non espressa da parte del contribuente. In tal caso, la ri-partizione della quota d’imposta non attribuita è stabilita in proporzione alle scelte espresse. Le quote non attribuite spettanti alleAssemblee di Dio in Italia e alla Chiesa Valdese Unione delle Chiese metodiste e Valdesi, sono devolute alla gestione statale.

In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

In aggiunta a quanto indicato nell’informativa sul trattamento dei dati, contenuta nel paragrafo 3 delle istruzioni, si precisa chei dati personali del contribuente verranno utilizzati solo dall’Agenzia delle Entrate per attuare la scelta.

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

SCELTA PER LA DESTINAZIONE DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF (in caso di scelta FIRMARE in UNO degli spazi sottostanti)

LA SCELTA DELLA DESTINAZIONE DELL’OTTO PER MILLE DELL’IRPEF E QUELLA DEL CINQUE PER MILLE DELL’IRPEF NON SONO IN ALCUN MODO ALTERNATIVE FRA LORO. PERTANTO POSSONO ESSERE ESPRESSE ENTRAMBE LE SCELTE

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MAGAZINEn.135 / 1614 GIUGNO 2016

di Roberto FAGGIANO

C hi cerca una soundbar per il TV e non vuole

spendere molto può scegliere tra tanti modelli

in commercio. Ma se si desidera un diffusore

che abbia buone prestazioni anche con la musica la

cerchia si restringe di molto. Ben venga quindi que-

sto JBL Boost TV (199 euro), presentato alla scorsa

IFA di Berlino e che ci aveva già ben impressionato

dopo un primo breve ascolto. Interessante soprattutto

il concetto da cui nasce il Boost TV, ciò il desiderio di

fornire un diffusore che desse un “aiutino” all’audio

del televisore ma anche capace di fornire buone pre-

stazioni musicali come si conviene a qualsiasi oggetto

con il marchio JBL.

Bruttino ma compattoEd eccoci di fronte al nuovo diffusore, disponibile nel-

la doppia versione nero – arancio dell’esemplare pro-

tagonista del test oppure in una più elegante veste

grigio chiaro. Il Boost TV è molto più compatto delle

solite soundbar, infatti è largo meno di 40 cm con uno

spessore di soli 84 mm, quindi adatto anche a TV di

piccolo formato e ideale nella camera dei ragazzi.

Le connessioni disponibili sono tre: senza fili trami-

te Bluetooth, con un cavetto digitale ottico e con un

minijack analogico; entrambi i cavi sono opportuna-

mente forniti in dotazione. I comandi sono del tipo a

sfioramento direttamente sul diffusore oppure trami-

te un comodo telecomando formato carta di credito,

volendo si può impostare il diffusore per imparare i

comandi del volume dal telecomando del televiso-

re. Oltre al volume e alla selezione della sorgente è

possibile attivare un effetto DSP Surround per ascol-

tare meglio le colonne sonore dei film. Poi ci sono le

funzioni JBL Connect per collegare direttamente altri

diffusori JBL e il Soundshift che dà automaticamente

la priorità all’ingresso Bluetooth non appena si vuole

collegare senza fili un dispositivo mobile, anche se si

è selezionato l’ingresso TV.

Dal punto di vista tecnico il Boost TV impiega due al-

toparlanti da 5 cm con accordi reflex laterali, quindi

in fase di collocamento sarà bene evitare l’installazio-

ne in mobili chiusi con pareti laterali molto vicine. La

potenza è di 30 watt complessivi mentre la massima

pressione sonora dichiarata è di 92 dB.

TEST È un diffusore Bluetooth o una soundbar? Questo l’interrogativo che sorge di fronte al nuovo arrivato di casa JBL

JBL Boost TV, la soundbar che si crede un diffusoreCompatto ma dotato di un buon suono se la cava bene con la musica e la TV. Molto interessante il prezzo, 199 euro

Il meglio al momento dell’ascoltoLa fase di installazione è molto semplice data la com-

pattezza del diffusore, basta inserire l’alimentazione

e collegare il TV con il cavo digitale ottico, non serve

altro. L’ascolto quindi inizia subito e il “nostro” quasi

scompare al cospetto di un grande TV Sony usato per

l’occasione.

Il Boost TV comunque inizia a dare buona prova di sé

perché sembra subito di ascoltare un diffusore molto

più grande di quanto sia in effetti. Alzando il volume

fa pure un gran baccano, in senso buono però: riesce

a dare una bella spinta alle scene più concitate di un

film; certo si sente la mancanza di un subwoofer ester-

no e quindi non è lecito aspettarsi colpi allo stomaco

e cose del genere, però il coinvolgimento c’è e inse-

rendo il DSP – denominato Harman Display Surround

– la scena si allarga ulteriormente e si approfondisce

per dare una migliore sensazione di realismo. Effetti

surround veri di circondamento però non ce ne sono

e forse non si può nemmeno pretenderli da un diffu-

sore così piccolo. Molto buone le prestazioni anche

con i semplici programmi TV, dove non ci sono enfasi

sulle voci ma si può comunque contare sull’intervento

base del Dolby Digital, ormai quasi sempre presente

sui canali in HD. L’esame da soundbar è stato supera-

to senza sforzi, la scuola JBL si sente e questo piccolo

diffusore può farsi valere contro soundbar di prezzo

equivalente ma molto più ingombranti.

Ora veniamo all’esame musica, colleghiamo lo smar-

tphone e accendiamo Spotify. Temendo il peggio te-

niamo il volume su valori rassicuranti ma anche qui

c’è una bella sorpresa perché il Boost TV non se la

cava affatto male. Gamma bassa subito in primo piano

ma senza esagerare, voci ben centrate sul diffusore e

sempre la sensazione di avere di fronte un diffusore

molto più grande del reale. Con la musica non ci sono

effetti DSP dedicati e nemmeno un equalizzatore ma

c’è lo stesso una buona sensazione di profondità e

anche un buon adattamento a diversi generi musicali.

Rispetto alla visione di film si sente meno l’esigenza

di alzare il volume ma volendo si può andare oltre il

lecito senza subire danni alle orecchie. La sensazio-

ne generale è sempre quella di un ascolto piacevole,

magari non trascinante ma comunque in linea con

quello di diffusori Bluetooth esclusivamente dedicati

alla musica.

Quasi un miracoloDopo aver provato questo Boost TV non si può grida-

re al miracolo, però si può affermare che JBL è riuscita

a realizzare una soundbar dal prezzo accessibile che

fa la sua figura anche con la musica, permettendo di

svolgere due ruoli con un solo diffusore e con un mi-

nimo ingombro. Se poi aggiungiamo l’ottimo rapporto

qualità/prezzo non possiamo che consigliare agli in-

teressati questo Boost TV, specie nella più elegante

finitura chiara.