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PROTAGONISTI06.2010 nel mondo del lavoro
A.N.C.L. Associazione Nazionale Consulenti del lavoroSindacato Unitario - Unione Provinciale di MilanoSede: Via Aurispa, 7 - 20122 Milanotel. 02-58.31.72.41 - fax 02-58.31.02.53
All’interno
� Il Consiglio Provincialedell’Ordine di Milanoha nominato le nuoveCommissioni 4
� Consiglio Nazionale ANCL:troppi assenti e clima pre-estivo. Serve un cambiodi passo 5
� Nessuna inversione ditendenza: i Delegati diMilano e molti altri dicono no al bilanciodell’ENPACL 6
� 1999 - 2009: dieci anni di bilanci ENPACL aconfronto 8
� Costi del personale Enpacl:tante promesse, pochi fatti 11
� La relazione del Consiglio di Amministrazione ENPACL sull’andamentodella gestione 11
� ENPACL: il nuovoRegolamento di rateazionedei debiti contributivi 16
� Ferdinando Butto:la mia battaglia contro i fan della primaconvocazione 17
Accordo Fiat di Pomigliano: e se fosse stata la Brambilla & C. a chiedere tante deroghe?
di Potito di Nunzio
Il 15 giugno scorso, Fiat Group Automobiles e i sindacati metalmeccanici facenticapo alla Cisl e alla Uil e ad altri sindacati minori hanno firmato l’accordoconcernente una nuova organizzazione del lavoro nello stabilimento GiambattistaVico di Pomigliano d’Arco, in vista della produzione della futura Panda.Come è noto, si è arrivati alla firma definitiva dopo il referendum consultivoeffettuato tra i lavoratori Fiat di Pomigliano che ha visto la vittoria dei favorevoliall’accordo col 62% contro il 36% di contrari. L’accordo non è stato siglato dallaFiom, la federazione metalmeccanici della Cgil, che ha eccepito una serie di critiche.Critiche specifiche sul regime degli orari, le pause e il lavoro straordinario, masoprattutto contestando come contrarie alla legge e, per certi versi, alla Costituzionealcune clausole dell’accordo, quelle che si riferiscono al mancato pagamento della“franchigia” dei primi giorni di malattia (nel caso in cui si riscontri un anomalo tassodi assenteismo tra i lavoratori) e al divieto della proclamazione e partecipazione per isingoli lavoratori a scioperi che possono “rendere inesigibile” l’accordo stesso.Sull’accordo di Pomigliano è stato detto di tutto e di più, da addetti e da non addettiai lavori. C’è chi, come il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, l’ha definito sulCorriere della Sera una pietra miliare nel metodo delle relazioni industriali, unasvolta paragonabile a quella che ci fu nel 1985 per la scala mobile. Sempre sulCorriere della sera, Fausto Durante, leader moderato della Fiom, ne ha smorzatol’ottimismo: “Noi siamo disposti a applicare l’intesa sui 18 turni ma tutte le volte che idiritti non negoziabili dei lavoratori, messi in discussione dall’accordo, verranno negati,passeremo a vie legali”.Il nodo di quest’accordo - che entrerà a regime nel 2012, perché, fino ad allora, ilavoratori Fiat di quello stabilimento saranno ancora in cassa integrazione - è propriose lo si debba considerare come anticipatore di un nuovo giuslavorismo oppure unadelle tante concessioni fatte in nome dell’emergenza occupazionale alla maggioreazienda industriale del nostro paese. Una cosa è certa: quest’accordo fa tantodiscutere e divide l’opinione pubblica perché di fatto riguarda una sola azienda erappresenta un’eccezione alla/e regola/e, incardinato com’è su alcune deroghe alcontratto collettivo nazionale in vigore.
Prendiamo il caso del punto 8 dell’accordo, che così recita: “nel caso in cui lapercentuale di assenteismo sia significativamente superiore alla media, le partiindividuano quale modalità efficace la non copertura retributiva a carico della aziendadei periodi di malattia correlati al periodo dell’evento”. Sul punto, va detto che lacopertura retributiva in caso di malattia è regolata non solo dall’articolo 2110 delcodice civile, ma nel caso dei lavoratori metalmeccanici - e di quasi tutte le categorie- anche dal contratto collettivo nazionale che prevede la copertura retributiva di tuttii giorni di assenza, compresi i primi tre. A giudizio di due tra i più noti giuslavoristi,Pietro Ichino e Michele Tiraboschi, la deroga prevista in tema di malattia è del tutto
legittima in quanto un contratto aziendale può derogare aquello nazionale. E su questo siamo tutti d’accordo, anchese la mancata firma di un soggetto sottoscrittore del CCNLpotrebbe causare qualche problema di tenuta proprio neiconfronti dei lavoratori iscritti al sindacato nonsottoscrittore dell’accordo. Ma voglio sommessamenteaggiungere: non era proprio possibile individuare un’altramodalità per prevenire e contrastare la piagadell’assenteismo nello stabilimento di Pomigliano? Perché lasoluzione adottata sarà anche pienamente legittima, avràdalla sua anche la dottrina e la giurisprudenza maggioritaria,ma in pratica crea una profonda frattura tra gli stessilavoratori e tra le aziende dello stesso settore. Non so inquante altre aziende si troveranno RSU disposte asottoscrivere un accordo analogo. Si tenga presente che cisono numerosissime aziende nelle quali è presente una solaRSA ed è “targata” FIOM. Se si vuole un nuovo corso dellerelazioni industriali, perché non si inseriscono a livello dicontratto nazionale le regole sottoscritte per la Fiat dandocosì la possibilità a tutte le aziende di avere parità distrumenti?
Ma è il punto relativo al diritto di sciopero quello che destale maggiori perplessità. Nella famosa Clausola diresponsabilità, così è titolato il punto 14 dell’accordo, sidice: “Il presente accordo costituisce un insieme integrato, sicchétutte le sue clausole sono correlate ed inscindibili tra loro, con laconseguenza che il mancato rispetto degli impegni ivi assuntidalle Organizzazioni Sindacali e/o RSU ovvero comportamentiidonei a rendere inesigibili le condizioni concordate per larealizzazione del Piano e i conseguenti diritti o l’esercizio deipoteri riconosciuti all’Azienda dal presente accordo, posti inessere dalle Organizzazioni Sindacali e/o dalla RSU, anche alivello di singoli componenti, libera l’Azienda dagli obblighiderivanti dal presente accordo nonché da quelli derivanti dalCCNL Metalmeccanici in materia di...” (a seguire lespecifiche in materia di contributi e permessi sindacali).E’ sicuramente un intervento pesante in tema di dirittisindacali e di sciopero: l’Azienda, in sostanza, dice alsindacato: se mi proclami lo sciopero e mi fai saltare il pianoindustriale e le turnazioni impedendomi di garantire il miostandard di produttività a livello internazionale io non tiriconosco più i permessi sindacali e mi rifiuterò di tratteneree versare i contributi sindacali.Ha un po’ il sapore dell’aut aut: io investo 700 milioni dieuro, ma in cambio voglio avere le mani libere. Discorso piùche legittimo per un’azienda abituata da parecchi anni alleregole della globalizzazione - cioè alla mancanza di regole -,un’azienda abituata a investire in paesi come Cina o Poloniadove non c’è controparte sindacale. Qui, lo sappiamo, ètutto molto più complicato, anche se un eccesso di regolenon ha impedito all’Italia di far parte del consesso ristrettodelle potenze economiche mondiali. Ma torniamo al punto 14 dell’accordo: anche in questo casoIchino e Tiraboschi la pensano allo stesso modo. Perentrambi, la pretesa illegittimità del punto 14 sostenutadalla Fiom, secondo la quale non si può impedire cheun’organizzazione sindacale possa promuovere uno scioperoe un lavoratore parteciparvi, è infondata. Ma in questo casola questione è un po’ più complessa della precedente. Qui siritorna alle origini e si mette in discussione il diritto di
sciopero e cioè se lo sciopero è un diritto individuale aesercizio collettivo o esclusivamente un diritto individuale. Equindi, viene da chiedersi cosa succede se lo sciopero vieneproclamato da una sigla sindacale che ha sottoscritto unpatto di tregua: l’illegittimità dello sciopero rende illegittimaanche l’adesione allo sciopero del singolo lavoratore?Secondo la Fiom, al contrario di quanto affermato dai duegiuslavoristi, non può essere soffocato il diritto di scioperodel lavoratore in quanto si tratta di un dirittocostituzionalmente garantito a ogni singolo individuo.
La tesi contraria richiama anche la legge n. 146 del 1990sull’esercizio e la regolamentazione del diritto di sciopero neiservizi pubblici essenziali, che ha effetti vincolanti in tema disciopero sia per i sindacati che per i singoli lavoratori. Tiraboschi, in un esaustivo articolo su Guida al Lavoro de IlSole 24 Ore dedicato all’accordo, partendo proprio dalla L.n. 146/90 commenta che “non può peraltro neppure dirsi chela tesi della titolarità individuale del diritto di sciopero siadavvero così radicata e dominante almeno tra gli addetti ailavori”, e conclude: “il legislatore italiano ha da temposuperato la qualificazione dello sciopero come dirittoindividuale ad esercizio collettivo”. Ancora sommessamente, mi permetto di osservare: ma senei servizi pubblici essenziali c’è voluta una legge, perchénegli altri settori dovrebbe essere sufficiente una previsionecontrattuale? L’art. 40 della Costituzione non impone forseuna riserva di legge quando stabilisce che “il diritto disciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano”? Sobene che le interpretazioni della richiamata disposizionecostituzionale possono portare a dire tutto e il suo esattocontrario ed è anche questo che contribuisce a rendere ilnostro Paese inospitale per le imprese straniere. E non sipuò certo affermare che il Legislatore sia intervenutosull’argomento in chiave chiarificatrice; al contrario la suamanifesta indecisione, più che l’inerzia, ha complicato econtinua a complicare tutt’oggi le cose a beneficio di unapresunta utopica pace sociale.E qui, al di là degli aspetti controversi e al di fuori di ognilogica ideologica e di parte, mi chiedo e chiedo se questomodo di procedere per vie eccezionali sia corretto, se siautile agli obiettivi che ci si pone o non piuttosto foriero diulteriori conflittualità, proprio quelle che si intendonoevitare. Non posso neanche condividere la considerazione chepropone il Prof. Ichino in chiusura di un suo scritto (vediwww.ichino.it) che riporto testualmente “A tutti gli altrilettori, che ringrazio dei loro commenti, propongo infinequesta considerazione: nel libro Gomorra di RobertoSaviano sono descritte le condizioni impressionanti in cuicentinaia di migliaia di operai al nero lavorano nei sottoscala escantinati delle periferie delle città campane, senza vedere ilsindacato neanche di lontano, senza malattia pagata, senzadiritto di sciopero, senza contributi previdenziali, per nove odieci ore al giorno, per un salario di 700 o 800 euro al mese.Sono tutte “aziende” che potrebbero essere individuateimmediatamente, anche soltanto confrontando i tabulati deiconsumi dell’energia elettrica con quelli dell’Inps o dell’Erario:se non lo facciamo, se il sindacato stesso non lo chiede conconvinzione, è perché temiamo l’impatto economico-socialepesante della chiusura di tutti quei posti di lavoro. Ma, così
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facendo, accettiamo ormai da decenni delle violazionigravissime alla legge dello Stato, che consegnano alla gestionedella camorra interi pezzi di società civile; e accettiamo delle“deroghe” al contratto collettivo nazionale infinitamente piùrilevanti di quelle proposte a Pomigliano da un imprenditorecome la Fiat, cui si potranno imputare durezze e spigolosità,ma che opera pur sempre alla luce del sole e nel rispetto dellalegge. Ha un senso tutto questo? A me non sembra.”. Di frontea queste considerazioni ogni comportamento scorrettopotrebbe trovare la sua giustificazione, l’importante è che siameno disdicevole di quanto fa la camorra.Ma consentitemi di fare qualche altra considerazione,premettendo e ricordando che il 97% delle imprese italianeha meno di 10 lavoratori. Che cosa sarebbe successo se un’azienda qualsiasi, laBrambilla & C. per esempio si fosse presentata allerappresentanze sindacali dicendo: “Ho qui un milione dieuro, ma li investo solo se mi si permette di derogare dalcontratto nazionale”? Io credo che il titolare della Brambilla& C. e il suo consulente del lavoro di fiducia nonavrebbero trovato al loro arrivo in azienda un tappeto rossosu cui camminare e un vassoio d’argento dal quale sollevarei calici e brindare in compagnia dei rappresentanti sindacali.Piuttosto avrebbero trovato davanti a loro delle barricate.Voglio dire che qui si continua a ragionare come sel’industria italiana fosse quella dei Marchionne, mentre larealtà industriale e commerciale del nostro Paese, di cui sicontinua a non prendere atto, è fatta di migliaia e migliaiadi signor Brambilla, che se danno moltissimo al PIL diquesto paese di sicuro non contano niente sul piano dellapolitica e vengono tenuti rigorosamente fuori dal Palazzo. Aloro non sono concesse facilmente le eccezioni che per altrisono la regola.E proprio sul tema delle regole va detto che se è vero cheoggi abbiamo bisogno di maggiore assunzione diresponsabilità e di flessibilità da parte di tutti, questo nonvuol dire che sia legittimo ricorrere a scorciatoie: sebbenesia da interpretare, il diritto è una cosa seria; non lo si fa ointerpreta a tavolino tra un soggetto che mette i soldi e dettale condizioni e un altro che ha il suo interesse allaconclusione dell’affare. Noi che viviamo in uno stato didiritto, vogliamo che sia il Legislatore a fare le regole, chesia il Parlamento a promulgare una legge sul diritto disciopero che spazzi via definitivamente le interpretazionicapziose o interessate che riempiono di significato il dettatodell’art. 40 della Costituzione. E su questo argomento lamaggior parte della colpa è imputabile allo stesso Sindacatoche ha sempre osteggiato qualsiasi regolamentazione legalenon solo del diritto di sciopero ma anche della stessa“registrazione” prevista dall’art. 39 Cost., che consentirebbela stipula dei contratti collettivi a valenza erga omnes.E’ troppo semplicistico dire “lasciamo che le regole le fissinole parti sociali”. Non può essere così quando si parla didiritti essenziali. Le parti sociali non hanno tutte la stessaforza. Certe regole devono essere imposte per legge e chiareper tutti.Ma c’è un’altra regola che oggi si impone comeassolutamente necessaria e che l’ANCL Lombardia nel suoultimo congresso regionale - che ho avuto l’onore dipresiedere - ha proposto di introdurre, vale a dire quella cheprevede un contratto unico nazionale per tutti i settori
produttivi. Era scritto in uno dei documenti di quelcongresso:“E’ tempo di mettere ordine alla miriade di normative vigentinelle contrattazioni collettive, là dove si trattano le previdenze,provvidenze e i diritti soggettivi dei lavoratori. Ci sonoargomenti che non possono essere differenti in base al settore diappartenenza. Questi argomenti potrebbero essere contenuti inun contratto nazionale erga omnes perché riguardano aspettidel rapporto di lavoro che non possono essere trattatidifferentemente in base al settore di appartenenza. Tutto ilresto deve essere lasciato alla contrattazione di secondo livello,prevedendo che essa sia resa effettivamente fruibile in ogni luogodi lavoro, in proprio o in aggregazione aziendale o territoriale.I consulenti del lavoro potrebbero dare un valido supporto perraccogliere ed armonizzare tutte le norme previste nei diversicontratti collettivi tanto da farne un testo unico da mettere adisposizione delle parti sociali e sul quale iniziare il confronto egiungere ad un accordo che successivamente dovrà essere recepitoin legge”. Oggi, se vogliamo recuperare in produttività, redditività,competitività c’è bisogno di grande disponibilità, non si puòpiù pensare all’assistenzialismo. L’imprenditore non può piùpensare di sfruttare i suoi dipendenti, ma allo stesso tempo ilavoratori devono recuperare i valori del lavoro e avererispetto per gli impegni che l’azienda prende nei confrontidi terzi. Oggi il dipendente non può più pensare di fare soloil dipendente e a disinteressarsi dell’andamento dell’impresa.Impresa è sinonimo di avventura, quindi di rischio, enell’avventura e nel rischio datori di lavoro e collaboratoridevono darsi una mano. Oggi bisogna cambiareatteggiamento e mentalità, ma senza dimenticarsi chel’impresa non è solo produttività e profitto, ma ha finalitàpiù generali e sociali. Quindi, ciò che avviene in un’impresa,le sue relazioni, gli accordi che stipula sono un fatto chedeve riguardare l’intera comunità. Tanto più se l’impresa e isuoi interlocutori decidono di cambiare le in modosostanziale le regole del gioco.
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PROTAGONISTINEL MONDO DEL LAVORO
ORGANO UFFICIALE DELL’A.N.C.L.(ASSOCIAZIONE NAZIONALE CONSULENTI DEL LAVORO)UNIONE PROVINCIALE DI MILANOSEDE: VIA AURISPA, 7 - 20122 MILANO - TEL. 02-58.31.72.41MENSILE - REG. TRIBUNALE DI MILANO N. 884 DEL 20-12-88
EDITOREA.N.C.L. UNIONE PROVINCIALE DI MILANOVIA AURISPA, 7 - 20122 MILANOTEL. 02-58.31.72.41 - FAX 02-58.31.02.53
DIRETTORE RESPONSABILEMARTINA BONESCHI POZZI
COMITATO DI REDAZIONEMARTINA BONESCHI POZZI, LUCA BONATI, DARIA LUCIANABOTTARO, BRUNO BRAVI, ALESSANDRO CORNAGGIA,BRUNO DI FRANCO, GIUSEPPE MASTALLI, POTITO DI NUNZIO,LUCIANA MANNO, LUCA PAONE, ENRICO VANNICOLA,GIOVANNI ZINGALES.
La prima seduta pubblica del nuovo CPO.
Il Consiglio Provinciale dell’Ordine di Milanoha nominato le nuove Commissioni
Il 9 giugno scorso si è riunito in seduta pubblicapresso la sua sede il nuovo Consiglio dell’Ordine deiConsulenti del lavoro della provincia di Milanouscito dalle recenti votazioni. All’ordine del giorno, tra i numerosi punti, vi erasoprattutto la nomina dei componenti delleCommissioni, sulle quali si incardina tutta l’attivitàdel CPO. Il Presidente Giovanni Zingales è perciò intervenutoper descrivere ai nuovi Consiglieri le finalità e leattività peculiari delle varie Commissioni proponendovia via al Consiglio i nominativi di coloro cheriteneva più idonei a farne parte. Ecco di seguito ilquadro complessivo delle nomine effettuate, utile perindirizzare i colleghi che avessero particolariproblematiche, richieste ed esigenze da sottoporre.
1) PUBBLICHE RELAZIONI:Esecutivo
2) ISCRIZIONI E CANCELLAZIONI ALBO EREGISTRO PRATICANTI:Bruno Bravi – Ferdinando Montelatici
3) ESAME RELAZIONI ANNUALIPRATICANTI:Potito di Nunzio – Ferdinando Montelatici –Francesco Cafagna
4) ABUSIVISMO:Giuseppe Bizzarro – Armando Proia
5) DEONTOLOGIA PROFESSIONALE:Roberto Piceci – Armando Proia – Luca Paone
6) CONSULTA REGIONALE:Presidente + Esecutivo
7) VIDIMAZIONE PARCELLE:Luciana Manno – Antonello Gaviraghi –Leonzio Naddeo
8) SEGRETERIA, ORGANIZZAZIONE EPROCEDURE INFORMATICHE:Luciana Manno – Roberto Piceci – GiuseppeBizzarro
9) FORMAZIONE CONTINUA:Bruno Bravi – Leonzio Naddeo - Luca Paone
10) C.C.I.A.A. - Osservatorio sullo Sviluppo delCapitale Umano:Luciana Manno - Luca Paone
11) CENTRO STUDI:Coordinatore: Potito di NunzioLa composizione verrà riformulata nel corso delprossimo Consiglio.
12) CERTIFICAZIONE CONTRATTI DILAVORO:Giovanni Zingales - Giuseppe Bizzarro – SilviaVisconti - Antonello Gaviraghi - FrancescoCafagna -Silvia Stangalini - Giuseppina Ratti
13) CERTIFICAZIONE CONTRATTI DILAVORO C/O DPL:Giuseppe Bizzarro - Francesco Cafagna -Giancarlo Gervasini - Giuseppina Scoccimarro -Silvia Visconti
Il Consiglio ha approvato all’unanimità lacomposizione delle Commissioni. Successivamente, il Presidente ha proposto ladesignazione dei responsabili dei rapporti con ivari enti e istituti. Il Consiglio ha decisoall’unanimità che dei rapporti con Comune,Provincia e Regione continui ad occuparsi ilPresidente stesso e che i rapporti con D.P.L. eD.R.L. siano tenuti dai colleghi GiuseppeBizzarro e Luca Paone; quelli con l’INPSprovinciale, regionale e altri enti previdenzialida Roberto Piceci; quelli con l’INAILprovinciale e regionale da FerdinandoMontelatici e infine quelli con l’Agenzia delleEntrate da Luciana Manno e AntonelloGaviraghi.La redazione di Protagonisti esprime al nuovoConsiglio dell’Ordine di Milano, al Presidente eai consiglieri tutti i suoi più fervidi auguri dibuon lavoro. Un Albo forte e che svolga conefficienza le sue funzioni istituzionali in sintoniacon il nostro sindacato è una garanzia per tutti iconsulenti del lavoro.
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PROTAGONISTInel mondo del lavoro
Consiglio Nazionale ANCL:troppi assenti e clima pre-estivo.Serve un cambio di passo
di Luca Paone
Venerdì 2 e sabato 3 luglio si è riunito ilConsiglio Nazionale dell’ANCL.Ricco, fin troppo, l’ordine del giorno, apertonella seconda giornata con le comunicazioni delPresidente nazionale Francesco Longobardi:regolamenti di attuazione dello statuto concostituzione della Commissione, Bilancioconsuntivo 2009 e preventivo 2011, riforma delsistema previdenziale ENPACL, riforma delleprofessioni, riforma della legge 12/79,convenzioni ecc. ecc.Un ordine del giorno “monstre”, come si vede,ovvio che non si potesse pensare di fare undibattito con approfondimenti significativi.I bilanci a consuntivo e a preventivo, tanto percominciare, sono stati approvati nella seduta delvenerdì, senza alcun intervento significativo deipresenti.Il Presidente, aprendo di fatto i lavori di sabato 3luglio, ha svolto un discorso tranquillolamentando, e non a torto, il fatto che i presentifossero solo poco più di trenta, deicinquantacinque consiglieri di estrazionecongressuale e dei presidenti regionali. “Quandosi devono spartire posti e poltrone ci sono quasitutti”, questo in estrema sintesi il commento diLongobardi, che ha poi dedicato gran parte delsuo intervento a favore di un rinnovato impegnodel sindacato per incentivare nuove adesioni tra iconsulenti del lavoro. Tra le idee proposte, quelladi inviare la 1081 anche ai non iscritti e farepropaganda e comunicazione utilizzando il sito,le news letter, la mailing list ANCL perraggiungere il maggior numero possibile dicolleghi. Sul sito nazionale ANCL già oggi ogniUP può chiedere di inserire segnalazioni di
iniziative e attività organizzate e promosse alivello locale. Strumento intelligente ed efficaceche consente alle singole realtà territoriali di “farsentire la propria voce”. Longobardi ha poiparlato del progetto di Orienta Lavoro Giovani,una convenzione da realizzare in sinergia con gliassessorati al lavoro delle Regioni (già in attonella Regione Puglia) con l’obiettivo di orientarei giovani nel mercato del lavoro e metterli incontatto con le esigenze delle aziende sulterritorio. Longobardi ha invitato anche le varieUP a stipulare accordi locali sul tema delle pariopportunità dopo l’accordo nazionale firmato daANCL e CNO con i ministeri del lavoro e dellepari opportunità.
Dopo Longobardi ha preso la parola laPresidente del CNO Marina Calderone, che si èinnanzitutto complimentata per il Congressostraordinario di Montesilvano da cui è uscito “unsindacato democratico e pluralista”.Ricollegandosi all’accordo sulle pari opportunità,ha sottolineato l’impegno sociale delle donne, siaa livello imprenditoriale che della nostracategoria. Calderone ha poi enfatizzato il festivaldel lavoro svoltosi recentemente a Treia per isuoi riscontri positivi, a partire dalla possibilitàche le parti sociali hanno avuto di confrontarsi aruota libera in una sede più informale: è già incantiere una seconda edizione del festival. Sul tema della riforma della Legge 12 e delleprofessioni più in generale, Calderone hainformato i presenti che il CUP, il Comitatounitario degli ordini e dei collegi professionali, dicui lei è Presidente, ha concluso la bozza diriforma delle professioni e che questa è statacondivisa anche dalle professioni tecniche, disolito piuttoste riottose a firmare impegni conaltre categorie. Su questa stessa tematica,Calderone ha espresso la volontà che siacoinvolta anche Confprofessioni.I lavori del Consiglio Nazionale ANCL sono poiproseguiti con la costituzione della commissionesul regolamento, che poi è la stessa che haottimamente lavorato per redigere il nuovo testodello Statuto.Sul punto della riforma previdenziale ENPACL,Longobardi - sottolineato come all’assemblea dei
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delegati ben 35 di loro si siano astenuti oabbiano votato contro il bilancio dell’Ente - haespresso le sue perplessità sul progetto diinvestimento di 60 milioni di euro in societàimpegnate in progetti relativi alle energiealternative. A ottobre il Consiglio NazionaleANCL è già stato convocato con un ordine delgiorno incentrato proprio sulla riformaprevidenziale e sul rinnovo del Consiglio diAmministrazione dell’ENPACL e questoprobabilmente permetterà una ricognizione piùgenerale sulla politica del nostro ente diprevidenza. Gli interventi successivi sul tema, adimostrazione di come quello dell’ENPACL siasempre molto gettonato, sono stati abbastanzacritici. E’ stato rilevato in parecchi interventi chei risultati fin qui ottenuti della mini riformarecentemente entrata in vigore siano tutt’altroche soddisfacenti: c’è stato chi ha sottolineato chel’importo del contributo fisso, legato all’anzianitàdi iscrizione all’Ordine e all’ENPACL, nonnecessariamente e sempre corrisponde a unmaggiore reddito; c’è stato chi ha criticato ladisparità di trattamento che la “mini riforma”provoca di fatto tra i colleghi, senza contare ledisuguglianze tra sud e nord e l’alto tasso dievasione contributiva, due fattori che acuisconoancor di più la sensazione che una vera equitàprevidenziale sia ancora tutta da raggiungere. C’èchi infine ha proposto che i colleghi dell’ANCLpresenti come delegati o come consiglieri delCdA del nostro ente previdenziale agiscano conuna maggiore unità di intenti e un maggiorcoordinamento e chi ha suggerito che venganoproposti ed eletti alle cariche nell’ENPACLcolleghi esperti in materia previdenziale.In conclusione, è stato un Consiglio Nazionaleinterlocutorio, per non dire rilassato: lapartecipazione scarsa non deve esseresottovalutata, ma anzi deve essere un campanellod’allarme per tutti: le cose da fare sono ancoratante e importanti per il nostro sindacato. E ilpresidente nazionale, con il suo ufficio dipresidenza, ha bisogno dell’apporto intelligente efattivo di tutti: in autunno bisognerà parteciparee marciare con tutt’altro passo.
L’assemblea dei delegati ENPACL
Nessuna inversione di tendenza:i Delegati di Milano e molti altri dicono no al bilancio dell’ente
Il 30 giugno scorso i delegati dell’ENPACLriuniti in assemblea hanno approvato il bilancioconsuntivo del 2009, chiuso con un avanzo dicirca 35 milioni di euro. I dati essenziali emersidal bilancio indicano un patrimonio netto dicirca 570 milioni di euro, una spesa previdenzialeaumentata nel 2009 del 14% a fronte di unaumento del gettito contributivo del 6,5%, unrendimento complessivo del patrimonio dell’entedi quasi il 3%. Nelle pagine successive, pubblichiamo una riccadocumentazione comprendente il prospetto diconfronto di dieci anni di Bilanci ENPACLrealizzato dalla collega di Varese OrnellaBonadeo, un prospetto comparativo su diversianni relativo ai costi del personale dell’ente (dovesi dimostra che nonostante promesse di bloccodel turn over e ristrutturazioni l’organico nondiminuisce) e la relazione del CdA ENPACLsull’andamento della gestione. Qui vogliamo motivare il perché Milano havotato contro il bilancio consuntivo, facendoarrabbiare un poco il Presidente Miceli cheevidentemente contava ottimisticamente su unnostro diverso atteggiamento.Abbiamo votato contro semplicemente per unaquestione di serietà e correttezza nei confronti dinoi stessi e di coloro che ci hanno eletti (siamosicuri che il Presidente Miceli capirà);innanzitutto: non possiamo bocciare il preventivoe approvare successivamente il consuntivoquando questo non presenta il benché minimorisparmio rispetto al preventivo. A nostrogiudizio, infatti, non sono stati fatti sforzisignificativi per migliorare i conti. Non bisognameravigliarsi dunque se i delegati di Milano - equesta volta con molti altri delegati, anche della
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Lombardia - hanno votato contro. Noi avevamochiesto una riduzione dei costi del 4% annuo percinque anni e non è accaduto. Avevamo richiestouna chiara gestione del patrimonio mobiliare e difatto ci sono ancora i vecchi advisor cheimperano, avevamo chiesto una gestione delpatrimonio immobiliare più trasparente e invecetutto è rimasto come prima con l’aggravante chegli indicatori di redditività non sembrano esserequelli esaltanti che vengono raccontati. A tuttoquesto vanno aggiunti gli investimenti in societàimpegnate in infrastrutture nel campodell’energia eolica che rimangono avvolti in unaimperscrutabile nebbia.Per questo, coerentemente con quello cheabbiamo sempre sostenuto, riteniamo che non cisia ancora una sana politica orientata al risparmioe all’ottimizzazione delle risorse. Il Consiglio diamministrazione ha preso l’impegno dipresentarci entro il 2010 una proposta di riformaglobale della nostra previdenza e non pare chequesta proposta sia alle viste. Ma la attendiamofiduciosi.I delegati si possono considerare, pur travirgolette, i proprietari dell’ENPACL perchérappresentano i 27 mila consulenti che versano icontributi nelle sue casse. Detto questo, l’unicomodo che i delegati hanno di far capire agliamministratori - da loro stessi eletti – che le cosenon vanno bene è quello di non approvare ibilanci. Ci spiace soltanto che, sebbene la granparte dei delegati quando intervengono lo fannoper criticare il CdA, alla fine, anche se conrassegnazione o poca convinzione, ne votino ilbilancio proposto. Ma questa volta, tra astenuti econtrari, ci sono stati ben 35 delegati che albilancio ENPACL hanno detto no o non hannodetto sì. E se consideriamo che i delegati presentierano meno di un centinaio, quei 35 votirappresentano il chiaro segnale che una parteconsistente dei delegati si aspetta un’altrapolitica, un’altra contabilità, ben altriinvestimenti, ben altri risparmi di spesa. E’ del tutto evidente che non ci si può aspettaremolto da un CdA in scadenza di mandato, manon ci si deve neppure meravigliare se molti
delegati preferiscano astenersi o votare contropiuttosto che avallare supinamente una gestionenon condivisa. Oggi è il tempo di risparmiarerisorse, di combattere davvero la piagadell’evasione contributiva, che ha raggiunto 45milioni di euro e che rappresenta per il nostroente una vergogna, con circa 1800 colleghi chenon pagano i contributi. Il fondato timore èanche che il nuovo sistema della contribuzione afasce di reddito non aiuta l’emersionedell’evasione. Proprio per questo l’assemblea deidelegati per cercare di aiutare i colleghi debitoriha approvato il regolamento per laregolarizzazione in forma rateale del debitocontributivo (lo pubblichiamo integralmente inqueste pagine).Sui conti complessivi va preso atto che c’è unlieve miglioramento rispetto ai conti del 2008.Ma non basta, occorre fare molto di più. Se noiche andiamo a ristrutturare le imprese nonriusciamo a ristrutturare il nostro ente diprevidenza, allora vuol dire che c’è qualcosa chenon va. Il nostro ente, per cominciare, deveperdere la caratteristica che ancora per certi versiha di ente statale. La cassa di previdenza è unacassa privata con un contratto pubblico, una veraanomalia. Si potrebbe pensare addirittura di darela disdetta del contratto: chi l’ha detto chedobbiamo a continuare ad applicare il contrattodelle casse di previdenza? Noi stiamo vivendonelle imprese un forte ridimensionamento delnumero degli organici in favore di una miglioreorganizzazione del lavoro. Noi non ci possiamopermettere sprechi e spese inutili nell’ambito delnostro ente di previdenza, anche perché ilnumero dei consulenti del lavoro è rimastopressoché immutato negli ultimi anni. Per questoserve una svolta radicale di mentalità e uno scattodi efficienza, insieme a una riforma vera delnostro sistema pensionistico. Noi siamo pronti afare la nostra parte.
Potito di Nunzio Alessandro GrazianoLuciana MannoGiovanni Zingales
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Costi del personale Enpacl:tante promesse, pochi fatti
C’è un capitolo del bilancio ENPACL 2009 che vale lapena di mettere in evidenza, quello relativo ai costi diamministrazione, più in particolare quelli del personaledell’ente. Stando alle cifre, il personale ha inciso nel 2009per 4.629.630 euro a fronte ai 4.628.389 del 2008. Unaumento irrisorio. Ben più consistente era stato il balzodel 2008 rispetto al bilancio 2007, che era stato pari a4.378 milioni di euro. La costante è dunquepercentualmente sempre in salita. Nell’ultimo bilancio consuntivo viene specificato che il costodi 4.629.630 “si riferisce all’onere complessivo relativo alpersonale, il cui numero è diminuito di una unità in quantocon decorrenza 1/1/2009 un dipendente di Area A, Livello1, ha presentato le proprie dimissioni, anticipatamenterispetto ai limiti di età contrattualmente previsti”.Si specifica poi che “i costi delle retribuzioni si riferisconoall’onere per la corresponsione al personale dirigente e nondelle competenze previste dal rispettivo C.C.N.L.:entrambi i contratti, rinnovati a luglio 2009, sono scadutiil 31 dicembre dello stesso anno e sono in attesa dirinnovo. Il costo è così ripartito: € 2.472.955 perretribuzioni ordinarie; € 545.725 quale premio aziendaledi risultato; € 215.663 per straordinari e indennità perparticolari incarichi”. In aggiunta vi sono da considerare i costi per il serviziosostitutivo mensa, le indennità e i rimborsi spese permissione, oneri per attività sociali e convenzioni e perl’attività formativa. Tutto dettagliato, niente da eccepire. Ma viene da chiedersi come mai non si riesca ad invertirequesto trend ascendente dei costi, soprattutto a frontedelle numerose e reiterate promesse di riduzione di questocapitolo di spesa che sono state fatte nel corso degli annidalla dirigenza dell’ente. Attualmente, dice il bilancio, visono in organico 74 dipendenti, così ripartiti: 3 dirigenti,6 quadri, 17 funzionari, 41 impiegati di concetto e 6impiegati d’ordine. Preso così il dato non dice molto. Mase lo confrontiamo con i dati degli anni scorsi sembra chenon sia cambiato assolutamente niente. Al 31 dicembredel 2002, per esempio, il totale del personale eracomposto da 73 unità, e così anche l’anno dopo. Nel2004 il personale aumenta a 74, poi ritorna a 73 l’annosuccessivo e di nuovo torna a 74 nel 2006. Nei due annisuccessivi guadagna una unità arrivando a 75 per tornare a74 nel 2009. Come si vede, nel corso di otto anni lasituazione dell’organigramma è pressoché la stessa e ciòvuol dire che si è fatto assai poco, praticamente niente, percontenere i costi di questo comparto. Che per effetto dirinnovi costrattuali, scatti di anzianità e di tutti i costi cheruotano intorno al personale non fanno che salire. C’è qualcuno che vuole spiegarci perché non si è fatto nientenel corso di tanti anni su questo versante (ristrutturazioni e/oriorganizzazioni, blocco del turn over ecc)?
Pubblichiamo una sintesi del documento che ilCdA ENPACL ha predisposto nella seduta del5 maggio 2010 e presentato all’ultimaassemblea dei delegati dell’ente. Il documentointegrale è disponibile sul sito dell’UP Ancl diMilano (www.ancl-mi.it).
La relazione del Consiglio di Amministrazione ENPACL sull’andamento della gestione
La struttura del bilancioIl bilancio, secondo una procedura ormaiconsolidata, è redatto secondo i principicivilistici, ove applicabili compatibilmente con lefinalità istituzionali, in aderenza alle linee guida eallo schema di bilancio-tipo predisposto dallaRagioneria Generale dello Stato. Si compone ditre documenti: Situazione patrimoniale, Contoeconomico e Nota integrativa, che ha la funzionedi illustrare i dati di bilancio e di fornire leinformazioni necessarie per una rappresentazionecompleta e corretta. La Situazione patrimoniale è l’inventario delleattività e delle passività che compongono ilpatrimonio dell’Ente alla chiusura dell’esercizio;la differenza tra il totale delle attività e quellodelle passività costituisce il patrimonio netto.Il secondo documento che forma il bilancio è ilConto economico, nel quale sono indicati i costie i ricavi di competenza dell’esercizio. La lorodifferenza costituisce l’avanzo conseguito o ildisavanzo subito. L’avanzo (o disavanzo) diesercizio rappresenta anche l’incremento (odecremento) del patrimonio netto determinatodalla gestione ed è quindi l’elemento che collegail Conto economico alla Situazione patrimoniale.L’impostazione generale del bilancio è finalizzataal rispetto dei principi fondamentali di chiarezza,veridicità e correttezza nell’esposizione dellesingole poste, tenendo nella dovutaconsiderazione le attività previdenziali eassistenziali dell’Ente anche se svolte in ambitoprivatistico.
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PROTAGONISTInel mondo del lavoro
La sintesi dei risultatiIl bilancio consuntivo dell’esercizio 2009presenta i seguenti risultati:
Ricavi € 120.982.369Costi € 86.019.091Avanzo d’esercizio € 34.963.278Di conseguenza il patrimonio netto si modifica come segue:Riserva legale (art. 1, comma 4, lett. c, D.Lgs. 509/94) € 77.004.984Altre riserve € 461.770.068Avanzo d’esercizio € 34.963.278Totale € 573.738.330
Il patrimonio netto, oltre ad esercitare un ruolofondamentale nell’assicurare il mantenimentodegli equilibri economico-finanziari, rappresentala determinante principale della solvibilitàdell’Ente, costituendo quindi la garanzia dellafutura erogazione dei trattamenti di pensione afavore degli iscritti. Al 31/12/2009 presenta unaumento del 6,49% rispetto a quellodell’esercizio precedente, che consente unacopertura pari a 9,21 volte le pensioni in essere al31/12/2009 (€ 62.265.926), al di sopra dellariserva legale richiesta dal D.Lgs. n. 509/1994,pari a n. 5 annualità delle pensioni in essere al31/12/1994 (€ 15.400.997); le nostre riserveattuali sono infatti pari a 37,25 annualità, riferitea tale ultima data.
L’esercizio si chiude con un risultato economicoin aumento rispetto al preconsuntivo 2009,esposto in sede di preventivo 2010, che stimavaun avanzo di gestione di € 24.875.000. Come èfacilmente intuibile analizzando la successivatabella di raccordo fra i dati del consuntivo 2009e quelli del preconsuntivo, le motivazioni di talerisultato vanno ricercate soprattutto nella ripresadel settore finanziario, che ha consentitomaggiori rendimenti del patrimonio mobiliare,anche attraverso l’utilizzo e il parziale recuperodegli accantonamenti prudenziali dello scorsoanno, a copertura delle differenze tra valori dibilancio e valori di mercato del patrimoniostesso. La gestione tipica evidenzia, in riferimentoai costi, una sostanziale corrispondenza con i datidi preconsuntivo e, in relazione ai ricavi, unaumento dei contributi, in particolare di quelli
integrativi. Altri elementi che incrementano ilrisultato sono i minori accantonamenti (sia alfondo svalutazione crediti che a quello per laliquidazione di arretrati di pensione) e i proventistraordinari, soprattutto in virtùdell’accertamento di maggiori crediti percontributo integrativo.- Preconsuntivo 2009: avanzo economico presunto 24.875.000
- Consuntivo 2009: avanzo economico effettivo 34.963.278
La gestione previdenzialeIl risultato positivo per il 2009 è di € 32.324.946(€ 31.385.097 nel 2008), mentre la differenza traricavi per contributi (esclusi quelli di maternità,che finanziano la corresponsione delle relativeindennità) e oneri pensionistici, è di €35.906.304, in diminuzione rispetto al 2008 (€37.607.610).I motivi di tale diminuzione sono facilmentecomprensibili, alla luce della considerazione chela spesa previdenziale è cresciuta del 14,13%, afronte di un incremento del 6,52% del gettitocontributivo, mentre il numero dei pensionati èaumentato del 7,06% e il numero degli iscritti ècresciuto del 3,87%.Più in particolare, dal 1996 il numero dellepensioni è passato da 3.940 a 7.261 (+ 84,29%),mentre la relativa spesa è quasi triplicata,passando da € 19,3 milioni del 1996 a € 54,6milioni del 2008, con un aumento del 182,90%.
Rispetto al 2008 le pensioni di vecchiaia sonoaumentate del 5,87% in termini numerici e del9,21% in termini di importi; per le altretipologie le percentuali sono le seguenti:anzianità rispettivamente +40,11% e +44,82%;invalidità -1,02% e -0,36%; inabilità +2,67% e+8,71%; reversibilità/indirette +2,07% e +6,82%.Ancora una volta occorre sottolineare la crescitadelle pensioni di anzianità a ritmi ben piùsostenuti rispetto alle altre, fenomeno che si ènotevolmente accentuato a seguitodell’introduzione dell’istituto della totalizzazioneanche per tale tipologia di pensione: rispetto altotale delle pensioni di anzianità, le totalizzatesono pari al 31,07% in termini numerici e al
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27,91% in termini di importo, con un nettoaumento rispetto alle percentuali dello scorsoesercizio (rispettivamente 18,53% e 15,68%).Tali percentuali assumono particolare rilevanza semesse a confronto con le analoghe percentualirelative alla vecchiaia (3,34% e 2,44%), per lequali occorre comunque dire che il trenddell’incidenza delle totalizzazioni è in decisaascesa, se confrontato con il dato 2008 (1,66% e1,39%).
L’importo pensionistico medio annuo, calcolatomoltiplicando per 13 il rateo di dicembre, è di €8.622 (+ 6,2% rispetto al 2008), considerando lepensioni nella loro globalità; se si fa inveceriferimento alle singole tipologie, gli importimedi sono i seguenti: € 10.278 (+ 4,8%) per lavecchiaia, € 12.210 (+ 2,4%) per l’anzianità, €6.353 (+ 4,8%) per l’invalidità, € 7.558 (+ 5,6%)per l’inabilità e € 4.994 (+ 4,4%) per i superstiti.Se si scompongono i dati in funzione del sesso, èinteressante notare che nel caso della vecchiaia edell’inabilità l’importo medio corrisposto alleConsulenti del lavoro supera quello dei lorocolleghi (rispettivamente € 10.504 e € 7.998contro € 10.208 e € 7.292).La situazione si capovolge nel caso dell’anzianità(€ 12.491 per gli uomini e € 11.588 per ledonne), mentre non vi sono sostanziali differenzeper l’invalidità.
Sul versante delle entrate, il totale dei contributiutili ai fini del calcolo della pensione è di €98.172.230, di cui € 91.490.317 per contributisoggettivi ed integrativi di pura competenza2009. Significativo è l’aumento del contributointegrativo - che passa da € 36.067.331 del 2008ad € 38.176.238 nel 2009 (+5,85%) - a frontedel quale, però, si registra un credito di €3.203.635, che rapportato al ricavo influisce inmisura pari all’8,39%.Il contributo soggettivo è stato rivalutato nellamisura del 3,2% così come previsto dalRegolamento di attuazione dello Statuto.Il contributo medio, risultante dal rapporto tra ilmonte contributivo ed il numero degli iscritti al31/12, è di € 2.242 per il contributo soggettivo edi € 1.605 per l’integrativo (rispettivamente €2.189 e € 1.575 nello scorso esercizio).
Rapporto ricavi per contributi/spesa perpensioniI segnali negativi costituiti dalla progressivadiminuzione del rapporto iscritti/pensionati e delrapporto contributi/prestazioni, che avevanotrovato conferma nelle proiezioni dell’ultimobilancio tecnico aggiornato al 31/12/2006,approvato nell’Assemblea dei Delegati del23/11/2007, hanno portato alla riforma delsistema contributivo-previdenziale, finalizzata alriequilibrio finanziario di lungo periodo, ancheper rispettare il dettato della Finanziaria 2007,che ha elevato da 15 a 30 anni l’arco temporaleminimo necessario per verificare la stabilità dellegestioni previdenziali. Come è noto nella GazzettaUfficiale n. 28 del 4/2/2010 è stato pubblicatol’avviso riguardante l’approvazione della nostrariforma, approvazione che era stata anticipataall’Ente con nota ministeriale del 29/10/2009.Grazie a tale riforma, la cui entrata in vigore èstabilita al 1° gennaio 2010, il saldo previdenzialerimane positivo sino al 2033, quello contabilesino al 2038 e l’ipotetico azzeramento delpatrimonio dell’Ente è collocato dalle proiezioniattuariali nel 2060: ciò vuol dire una sostenibilitàdel sistema previdenziale ben superiore ai 30 anniprevisti dal legislatore al comma 763 dell’articolounico della Finanziaria 2007.La relativa tranquillità derivante dai dati sopraindicati consentirà di verificare la possibilità diulteriori interventi in grado di rendere il sistemapiù rispondente alle esigenze dei Consulenti delLavoro, attraverso un dibattito in grado dicoinvolgere attivamente tutte le componenti diCategoria; non dobbiamo dimenticare,comunque, che qualsiasi tipo di riforma non puòpiù prescindere dalla riforma delle professioni, dicui gli Ordini si apprestano a discutere con ilGoverno, in quanto è di tutta evidenza che ilflusso demografico e il livello reddituale di ognisingola professione sono le principali variabili cheinfluiscono sull’equilibrio del sistemapensionistico.
Il patrimonioLe valutazioni di tutti i mercati alla fine del2008 e nei primi mesi del 2009 presentavanouno scenario molto negativo, se non addiritturacatastrofico. Per fortuna, la realtà è evoluta
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PROTAGONISTInel mondo del lavoro
diversamente: grazie soprattutto al forte stimolomonetario e fiscale ed a provvedimentistraordinari a supporto del sistema finanziario,l’economia mondiale si è stabilizzata ed haripreso a crescere prima di quanto ipotizzato.Le misure prese dalle Banche centrali e daiGoverni hanno infatti prodotto dei risultatibenefici per tutto il sistema; come direttaconseguenza, le principali economie hannoiniziato un graduale percorso di ripresa, ancora inatto.Per quanto riguarda i mercati azionari si possonoindividuare nel 2009 due distinte fasi: il primotrimestre, caratterizzato dal proseguimento deltrend negativo originato dalla crisi del credito, ela restante parte dell’anno in cui si è assistito aduna sostanziale ripresa dei corsi azionari.I mercati obbligazionari hanno ottenuto nelcomplesso delle performance positive. Risultatimolto interessanti sono stati conseguiti dalleobbligazioni societarie e da quelle dei paesiemergenti, mentre le obbligazioni governativehanno fornito risultati più contenuti.È chiaro che questa situazione ha incisopositivamente sui portafogli di tutti gli investitoriistituzionali, comprese ovviamente le Casseprofessionali. Il nostro patrimonio mobiliare harecuperato a fine anno molte delle differenze,anche rilevanti, tra il valore di costo e quello dimercato, registrate alla fine dello scorso esercizio,in particolare per le azioni e i fondi detenutidirettamente, nonché per le gestionipatrimoniali.Tutto ciò rende ancora più apprezzabile la sceltaestremamente prudente, effettuata a fine 2008, diaccantonare un consistente importo a parzialecopertura delle differenze di cui sopra,determinando un impatto fortemente negativosul risultato d’esercizio.
Solo nel caso delle obbligazioni emesse dallaLehman Brothers la perdita può essere ritenuta dicarattere durevole, in considerazione delle notevicende che hanno riguardato l’emittente: è statoquindi mantenuto l’accantonamento al fondo del70% del valore di queste obbligazioni, al fine diadeguarne il costo al presumibile valore di realizzoalla fine della procedura fallimentare.Per quanto concerne le altre operazioni nel
portafoglio Enpacl direttamente o indirettamentericonducibili alla problematica Lehman, vale adire le obbligazioni Anthracite e Saphir, si puòconfermare quanto già detto lo scorso anno insede di Relazione sulla gestione, cioè che èpresumibile ritenere che non si concretizzerannoperdite sul capitale investito.
Nel 2009 il patrimonio mobiliare è statointeressato dagli incrementi di seguito indicati:
Fondi € 16.036.271Obbligazioni per mutui agli iscritti € 7.512.000Polizze assicurative € 4.000.000Partecipazioni in collegate € 3.910.744Partecipazioni in altre imprese € 514.665Conferimenti a gestioni patrimoniali € 2.000.000Rivalutazione partecipazione in controllate e collegate al netto di svalutazioni € 265.110Crediti immobilizzati € 36.106Totale € 34.274.896
I disinvestimenti hanno invece riguardato lavendita di quote di fondi (€ 4.991.539), ilrimborso di obbligazioni per mutui agli iscritti aseguito dei piani di ammortamento prestabiliti (€3.336.097), il rimborso di quote dei Certificatilegati al Fondo Immobili Pubblici (€ 81.350),oltre al rimborso di crediti immobilizzati (€85.383). Tenendo conto del fatto che le perditedelle gestioni patrimoniali coperte attraversol’utilizzo del fondo stanziato a fine 2008 (€2.558.956) sono state quasi interamentecompensate dalla differenza positiva tra ricavi ecosti dell’esercizio (€ 2.502.251), il patrimoniomobiliare alla fine del 2009 risulta pari a €380.154.710, di cui € 404.560 per liquidità suiconti correnti delle gestioni patrimoniali.È rimasto invece invariato rispetto all’esercizioprecedente il valore di bilancio del patrimonioimmobiliare ( € 123.658.670).La considerazione che il patrimonio mobiliareinclude partecipazioni in società controllate,finalizzate ad acquisire la proprietà degli immobiliin loro possesso, porta ad una diversa suddivisionedel patrimonio che tiene conto di questo aspetto:si può dire pertanto che i beni immobili dell’Enteammontano a € 176.099.336 con corrispondente
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riduzione del patrimonio mobiliare a €327.712.973.
Come detto in precedenza, al patrimonio didiretta proprietà possiamo aggiungere anche ilvalore della controllata ROSALCA s.r.l., cheopera in via esclusiva nel settore immobiliare. Ilvalore al 31/12/2009 degli immobili della societàè di € 46.565.765, al netto degli ammortamenti;il bilancio riporta ricavi per affitti pari ad €2.886.572 e si chiude con un utile di € 268.595,destinato a riserve. Per lo svolgimento dellapropria attività la società utilizza un locale diproprietà dell’Ente contro un corrispettivo di €50.920 per il 2009; risultano appostati in bilanciocrediti a breve (€ 180.274) per canoni e oneriincassati a dicembre per conto dell’Ente e per lacostituzione del fondo spese, nonché debiti (€24.363) per il corrispettivo dovuto per l’assistenzaalla realizzazione di lavori straordinari e peranticipi di spese. Il corrispettivo per il servizio diamministrazione e gestione del patrimonioimmobiliare dell’Ente ammonta a € 60.000,pagati nel corso dell’esercizio.
I costi di amministrazionePer completare l’esame dell’andamento dellagestione, è utile soffermarsi sui costi diamministrazione (all’interno dei quali sonoconteggiati gli ammortamenti dei benistrumentali, gli oneri diversi di gestione, lerettifiche per recuperi e i proventi diversi ) cheammontano nel complesso ad € 9.479.549 epresentano rispetto al precedente esercizio ( €9.891.774) una diminuzione di € 412.225.Come evidenziato nel prospetto che segue (nelquale sono riportate per aggregato le vociopportunamente raffrontate con i corrispondentiimporti del precedente esercizio), gli aumentiriguardano: i compensi professionali (in modoparticolare quelli per assistenza legale correlata alfallimento della Lehman Brothers) e gli oneridiversi al netto dei proventi diversi e recuperi.Diminuiscono invece le spese per gli Organi diAmministrazione (in particolare per ladiminuzione del numero delle Assemblee svoltesi)e i costi per beni di consumo e servizi (inparticolare le spese per il periodico e quelle dimanutenzione degli immobili da reddito).
Il confronto con il bilancio tecnicoL’avanzo economico effettivo del bilancio 2009(35 milioni di euro) risulta superiore, in funzionedelle altre appostazioni riguardanti la gestioneprevidenziale non previste nel bilancio tecnico(accantonamenti, altre contribuzioni e prestazioni,sanzioni e interessi attivi e passivi, ecc.), ed èsostanzialmente in linea con il dato del bilanciotecnico.Il patrimonio netto a fine esercizio (573,7 milionidi euro) è vicino a quello del bilancio tecnico(581,4 milioni di euro), con una differenzanegativa dell’1,3% circa. Il totale del patrimoniointeso invece come somma delle diverse classi diinvestimento ammonta a fine anno a 550,3milioni di euro, come detto in altra parte dellaRelazione, con una differenza negativa piùmarcata (5,3% circa) rispetto al dato del bilanciotecnico.Come già detto, le modifiche al sistema dicontribuzione e al criterio di calcolo delleprestazioni hanno consentito un miglioramentosignificativo sull’andamento della gestione; siosserva infatti che, rispetto al bilancio tecnicoredatto sulla scorta della normativa precedente, ilsaldo previdenziale rimane positivo per sedici anniin più (fino al 2033), il saldo totale rimanepositivo per 19 anni in più (fino al 2038) e ilpatrimonio rimane positivo per 20 anni in più(fino al 2060).Con riferimento ai fatti più importantiintervenuti dopo la chiusura dell’esercizio, sisegnala che, come previsto dall’art. 26 delRegolamento di attuazione dello Statuto, sonostati variati in aumento del 0,70%, in base allavariazione dell’indice ISTAT, gli importi di tuttele pensioni erogate.
Inoltre è stato dato impulso al progetto diristrutturazione organizzativa, avviato alla fine del2009. Con tale progetto il Consiglio diAmministrazione ha inteso riaffermare lacentralità dell’attività istituzionale rivoltaall’associato, iscritto o pensionato, mediante unastruttura organizzativa che risponda a tale eventoe sia basata sulla competenza, sul premioall’impegno, sulla valutazione dell’efficacia, sullaresponsabilità.
ENPACL: il nuovo Regolamento di rateazione dei debiti contributivi
L’assemblea dei delegati ENPACL, nella seduta del28/30 giugno ha approvato il nuovo Regolamentoper l’esazione tramite rateazione dei debiti percontribuzione soggettiva, di maternità ed integrativanonché delle relative sanzioni. Il documento ècomposto di dieci articoli che qui sotto riportiamointegralmente.
Articolo 11. Il Consulente del Lavoro debitore nei confronti
dell’ENPACL (di seguito ‘Ente’) percontribuzione soggettiva, di maternità eintegrativa (di seguito ‘contribuzione’) nonchédelle relative sanzioni previste dal vigenteRegolamento di attuazione dello Statuto, puòchiedere la rateazione delle somme dovutesecondo quanto disposto dagli articoli successivi.
Articolo 21. La rateazione è concessa esclusivamente a
domanda, per tutti i debiti afferenti annualità di‘contribuzione’ sino a quella antecedente l’istanza.
2. E’ presupposta la regolarità nel versamento della‘contribuzione’ da parte del richiedente, riferitaall’anno di presentazione della domanda.
Articolo 31. La domanda di rateazione deve riguardare l’intero
debito, inteso come somma complessiva dicontributo soggettivo, di maternità e integrativononché sanzioni, calcolate alla data dipresentazione della domanda.
2. Nel caso in cui la ‘contribuzione’ risultiregolarmente versata, la domanda può riguardarele sole sanzioni dovute.
3. In ogni caso la rateazione è concessa per unimporto pari o superiore a euro 2.500,00(duemilacinquecento/zerozero).
Articolo 41. La rateazione ha periodicità mensile e durata
massima di 36 (trentasei) mesi.
Articolo 51. Il debito complessivo è maggiorato dell’importo
derivante dall’applicazione dell’interesse didifferimento e dilazione pari al Tasso ufficiale diriferimento vigente al momento di presentazione
della domanda, maggiorato di 6,00(seivirgolazerozero) punti.
Articolo 61. La rateazione è concessa anche per importi oggetto
di recupero in fase giudiziale al momento dipresentazione della domanda.
2. L’accoglimento è subordinato al previo pagamentodelle spese legali dovute, anche riferite aprovvedimenti precedenti.
Articolo 71. Il piano di rientro è comunicato dall’Ente
all’interessato, unitamente con l’accoglimentodella domanda di rateazione.
2. Il piano di rientro diviene definitivo a seguito diesplicita accettazione da parte del richiedente enon è modificabile, ad esclusione del caso diestinzione anticipata del residuo debito, conricalcolo dell’interesse dovuto.
3. L’accettazione da parte del richiedente devepervenire all’Ente entro 20 (venti) giorni dalladata di ricezione del piano di rientro, a pena didecadenza.
4. Il pagamento avviene tramite l’utilizzo di appositiavvisi di pagamento, trasmessi a cura dell’Ente.
Articolo 81. La rateazione è revocata d’ufficio in caso di
mancato pagamento di almeno due rate poste inriscossione. E’ revocata altresì nel caso in cui ildebitore ometta il pagamento della contribuzionecorrente durante il periodo della rateazione.
2. Le somme eventualemente già versate sonoimpuntate dall’Ente alle annualità dicontribuzione più remote.
3. La revoca comporta l’attivazione o riattivazionedella fase giudiziale per il recupero dei creditivantati dall’Ente.
Articolo 91. La rateazione può essere richiesta anche dagli eredi
o dai superstiti del Consulente del Lavoro, allemedesime condizioni e modalità.
Articolo 101. Il presente Regolamento entra in vigore il primo
giorno del mese successivo alla data diapprovazione da parte dei Ministeri vigilanti.
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PROTAGONISTInel mondo del lavoro
Ferdinando Butto:la mia battaglia controi fan della prima convocazione
Ferdinando Butto, collega diVarese, delegato dell’ENPACL,facendo suo ciò che più volte èstato denunciato su queste pagine,si è sempre battuto contro ilmalcostume che ancora alligna tracerti - oggi pochissimi per fortuna- delegati che non perdono
occasione di sfruttare a loro personalissimo vantaggiogli appuntamenti assembleari del nostro ente diprevidenza. Lo abbiamo intervistato.
Le tue mozioni contro gli irriducibili della primaconvocazione ormai sono una costante alleassemblee dei delegati. Ci spieghi perché?Posso soltanto dichiarare che l’assemblea dei delegati,l’organo supremo dell’ente non conta niente. Io sonoin carica da tre anni e ho presentato due mozioniaffinché si impedisse a certi personaggi che sipresentano in prima convocazione di percepire ilgettone di presenza. Ma non è servito a niente. Il graveè che in prima convocazione si presentano presidentidi CPO, presidenti regionali e segretari amministratividell’ANCL. Questa è gente che viene a Roma a farsi ilweek end, mentre io, come tanti altri colleghi dellaLombardia e non, mi sveglio alle 4 del mattino perpartecipare all’assemblea e poi ritornare a mezzanotte!
Ci puoi illustrare queste tue mozioni?La prima è quella che ho presentato insieme al collegaTortora il 25 giugno dello scorso anno e riguardal’orario di entrata e di uscita dall’assemblea: questamozione è stata votata e approvata, ma non è mai stataapplicata. Oggi, i delegati quando entrano firmano unregistro, ma ciò non succede quando escono e questomancato controllo permette a certi personaggi di uscirequasi subito: c’è gente di Roma che si presenta alle 11e a mezzogiorno è già sparita.
Passiamo all’altra mozione che hai presentato.Si tratta di quella approvata da tutti nell’assemblea del20 novembre scorso, dove ho proposto che a coloroche si presentano in prima convocazione vengaattribuito un gettone di presenza simbolico, pari a uneuro e non quello previsto per le assemblee valide. Lostatuto, del resto, lo prevede. Il presidentedell’ENPACL mi ha risposto che questa cosa non si
può fare. Io gli ho chiesto allora di portarmi la normache lo vieta e ancora sto aspettando. Lo statuto diceche l’ammontare del gettone di presenza lo stabiliscel’assemblea dei delegati, quindi si deve permettereall’assemblea di votare questo ammontare. E non c’èbisogno di nessun placet ministeriale.
Possibili rimedi per battere i furbi?Organizziamoci affinché l’assemblea dell’ENPACL siaconvocata solo in prima convocazione! E’ vero che inpassato il numero dei furbi era molto più alto earrivava persino a quaranta delegati che si facevano ilweek end lungo presentandosi in prima convocazione.Ma anche quei quattro o cinque che oggi lo fanno nondiminuiscono la gravità di questo malcostume, che vacombattuto e sconfitto.
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Rag. Ferdinando Butto Consulente del Lavoro
Studio: Via Giuseppe Castiglioni n.7 21052 Busto Arsizio (Va)
tel. 0331-324931 fax 0331-325501 E-Mail: [email protected]
C.F. – BTT FDN 63H30 G964J
P.IVA N. 02220740126
Roma, lì 25 Giugno 2009
Al Sig.Presidente Enpacl Vincenzo Miceli
Ai Sigg. ri Componenti il Consiglio di Amministrazione Enpacl
Il sottoscritto Ferdinando Butto, in qualità di Delegato Enpacl della provincia di Varese
C H I E D E Che vengano sottoposte a votazione da parte dei Delegati le seguenti variazioni dello Statuto e del Regolamento:
1- Revoca immediata della nomina di Delegato nel caso in cui lo stesso non ottemperi al regolare pagamento dei contributi soggettivi e/o integrativi dovuti;
2- I Delegati hanno diritto a percepire il gettone di presenza ed il rimborso spese solo quando l’assemblea è regolarmente e validamente costituita;
3- Ogni Assemblea dei Delegati ha un orario d’inizio e di fine lavori; ogni Delegato apporrà una propria firma di presenza all’inizio dei lavori assembleari ed una firma alla fine dei lavori; il gettone di presenza ed il relativo rimborso spese sarà riproporzionato all’effettive ore di presenza in assemblea;
4- Ogni Delegato si dovrà presentare in Assemblea munito di un tesserino di riconoscimento ben visibile a tutti dove, oltre alla foto sono riportati i dati identificativi dello stesso e la provincia di provenienza.
In attesa di un Vostro immediato riscontro porgo Distinti saluti. Ferdinando Butto Delegato Varese
Rag. Ferdinando Butto Consulente del Lavoro
Studio: Via Giuseppe Castiglioni n.7 21052 Busto Arsizio (Va)
tel. 0331-324931 fax 0331-325501 E-Mail: [email protected]
C.F. – BTT FDN 63H30 G964J
P.IVA N. 02220740126
Roma, lì 20 Novembre 2009
Al Sig.Presidente Enpacl Vincenzo Miceli
Ai Sigg. ri Componenti il Consiglio di Amministrazione Enpacl
Il sottoscritto Ferdinando Butto, in qualità di Delegato Enpacl della provincia di Varese, in variazione a quanto stabilito dallo Statuto e/o dal Regolamento dell’Ente,
PRESENTA LA SEGUENTE MOZIONE
1- Revoca immediata della nomina di Delegato nel caso in cui lo stesso non ottemperi al regolare pagamento dei contributi soggettivi e/o integrativi dovuti;
2- Ogni Delegato ha diritto a percepire il gettone di presenza ed il rimborso spese solo quando l’assemblea è regolarmente e validamente costituita; diversamente avrà diritto a percepire 1,00 come gettone di presenza.
A tal proposito si allega l’elenco dei Delegati che hanno firmato la presente mozione. Ferdinando Butto Delegato Varese