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Anno XXXIII - n° 3 GIUGNO 2011 11 GIUGNO 2011 O rdi nazione S ace rdotale di don Enrico “Sono convinto che il sacerdote non deve avere alcun timore di essere “fuori tempo”, perché l’“oggi” umano di ogni sacerdote è inserito nell’“oggi” del Cristo Redentore. Il più grande compimento per ogni sacerdote e in ogni tempo è ritrovare di giorno in giorno questo suo “oggi” sacerdotale nell’ “oggi” di Cristo”. Giovanni Paolo ii - Dono e Mistero

Giugno 2011 - Speciale Ordinazioni

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Giugno 2011 - Speciale Ordinazioni

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Page 1: Giugno 2011 - Speciale Ordinazioni

Anno XXXIII - n° 3

GIUGNO 2011

11 GIUGNO 2011

Ordinazione Sacerdotaledi don Enrico

“Sono convinto che il sacerdote non deve avere alcun timore di essere “fuori tempo”, perché l’“oggi” umano di ogni sacerdote è inserito nell’“oggi” del Cristo Redentore. Il più grande compimento per ogni sacerdote e in ogni tempoè ritrovare di giorno in giorno questo suo “oggi” sacerdotale nell’ “oggi” di Cristo”.

Giovanni Paolo ii - Dono e Mistero

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L’11 giugno prossimo, per l’imposizio-ne delle mani e la preghiera di ordi-nazione del Vescovo diocesano, sarò ordinato prete. Sono trascorsi quasi sei anni dal giorno in cui comunicai a questa mia Comunità parrocchiale che di lì a pochi giorni sa-rei entrato in Seminario per intrapren-dere il cammino di formazione neces-sario per essere prete. Ora mi ritrovo sulla soglia del presbiterato.In questi giorni mi sento in un tempo-soglia. La mia vita sta per aprirsi ad un’avventura nuova, un viaggio di cui conosco soltanto l’obiettivo e Colui che mi ha invitato ad intraprenderlo. Il re-sto è mistero, un mistero grande, di cui pur intravedendone qualche espressio-ne concreta nella vita di tanti fratelli preti, tuttavia rimane “uno spazio” da esplorare, da vivere, da pensare. Si, prepararsi ad essere prete può appa-

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rire agli occhi dei più come una cosa scontata, sicura, dove nessuno spazio è dato alla creatività umana. Anch’io cre-devo fosse così quando sono entrato in Seminario. Avevo nella mia mente già un’idea di prete fotografata dall’espe-rienza di incontro con preti amici, ma in questi anni la mia fotografia ho dovuto scattarla parecchie altre volte. Non esi-ste una figura di prete pre-confezionata a cui, chi si prepara a diventarlo, deb-ba ispirarsi. Pian piano, il cammino di Seminario ti aiuta ad essere prete, ad ascoltare l’invito di Gesù ad essere suo discepolo. E così mi sento in un tempo-soglia, in cui pur sentendo in me la gioia per quello che per l’imposizione delle mani del Vescovo sarò per sempre, sento ri-suonare in me anche il timore e davanti al Signore mi viene da dirgli: “Signo-re, perché me?”; “Signore, perché hai

scelto questo pec-catore? Io sono ver-me non uomo! (Sal. 21)”. Qualcuno potreb-be dirmi che sono impazzito, ma vi as-sicuro che davanti al mistero grande dell’Eucaristia che ogni giorno sarò chiamato ad offrire ai miei fratelli, la gio-ia si unisce alla con-sapevolezza delle mie fragilità e della mia povertà umana. “Non temere, non avere paura, io sono con te”: sono le pa-role tranquillizzanti che mi sento rivolte da Gesù in questi giorni di preparazio-ne. La sua mano è tesa verso di me nel-la mano tesa di tanti amici che in questi giorni mi assicurano

la loro preghiera. Di null’altro mi sento bisognoso in que-sto periodo se non di preghiera. Quante volte in questi giorni, ripen-sando alla mia storia, ai volti incontra-ti, mi ritornano al cuore le parole che mia nonna mi rivolse nel momento del mio ingresso in seminario: “Tu non ave-re paura, pregherò per te”. Quanto ho sentito viva la sua preghiera, quanto ho sentito viva la vicinanza e l’amicizia di tante persone, di mia mamma, mio papà, mio fratello, di don Carlo, di don Patrizio, di don Giampietro, di tanti altri sacerdoti, dei ragazzi e dei giovani che ho incontrato, di tante persone che si sono rese voce dell’invito di Gesù: “Pre-gate sempre, senza stancarvi mai” (Lc 18,1).Un canto di gratitudine sale dal mio cuo-re in questo momento, un canto di lode fatto di nomi, di persone, di relazioni in-tessute in questi anni e che si rivelano ora come fili di una coperta “protettiva” che mi avvolge e che mi sprona, nono-stante le mie fragilità umane, ad essere prete per l’umanità. Io prete, pastore, oggi, in questo nostro tempo! Veramente si può dire che il nostro Dio è un Dio misterioso (Cfr Is 45, 15). Il Dio che mi ha chiamato alla vita mi ha chiamato ad essere prete, a realizzare la mia vita seguendo lui, la sua Parola. È su questa sua Parola, che getto le reti nel mare della storia; getto le reti con fiducia, nella speranza, che fra le vicen-de del mondo, là siano fissi i miei occhi, dove è la vera gioia, in Cristo Gesù.Pregate per me, fratelli di questa Co-munità cristiana del Duomo, perché sia un prete felice, perché non mi stanchi mai di essere di Cristo, di parlare di Lui, di accompagnare i miei fratelli a Lui. Pregate per i miei amici, per Antonio, Michele, Paolo, Peter, che saranno or-dinati con me. Pregate, per i preti, per-ché siano contenti, preti felici capaci di mostrare il sorriso di Dio all’umanità. Per sempre.

don Enrico

Veramente il nostro è un Dio misteriosoP R E T E P E R S E M P R E

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Caro Enrico, siamo arrivati! Un traguardo che è inizio di avventura inedita per te: un’avventura a cui non mi è dato di intravedere i confini perché il contorno di quei confini appartiene al Signore e a te; a me è dato solamente di formularti un augurio perché il futu-ro che ti sta davanti, nei giorni che si snoderanno lentamente o precipitosa-mente, sia sempre pieno di una Pre-senza Amica, che ti guida, ti illumina e rasserena.La vita del prete non è stereotipo, non è fotocopia; è novità continua; è inven-zione sempre diversa, perché è guidata dallo Spirito che si sbizzarrisce con le novità, senza mai contraddirsi, e che soprattutto genera in molteplici modi santità e grazia.Lasciati trasportare dal soffio dello Spi-rito senza paura, anche se spesso il ri-schio ti potrà inseguire e accompagna-re. D’altra parte l’amore senza rischio è calcolo, non è più amore; e la vita del prete senza amore è insignificante e vuota, come lo è, d’altra parte, la vita di ogni persona.Mi piace ripercorrere, in questo tuo straordinario momento di vita, quel canto che ha caratterizzato l’incontro di preghiera dei giovani della nostra parrocchia, in preparazione alla tua or-dinazione sacerdotale. E’ incoraggiante riprendere ogni espres-sione di quel canto e applicarla a te, ma anche a me e a ciascun sacerdote“Se dovrai attraversare il deserto, non temere io sarò con te,se dovrai camminare nel fuoco, la sua fiamma non ti brucerà,seguirai la mia luce nella notte, sentirai la mia forza nel cammino,io sono il tuo Dio, il Signore.Sono io che ti ho fatto e plasmato, ti ho chiamato per nome,io da sempre ti ho conosciuto e ti ho dato il mio amore,perché tu sei prezioso ai miei occhi,vali più del più grande dei tesori,io sarò con te dovunque andrai.Non pensare alle cose di ieri, cose nuove fioriscono già,aprirò nel deserto sentieri, darò acqua nell’aridità,perché tu sei prezioso ai miei occhi, vali più del più grande dei tesori,io sarò con te, dovunque andrai,Io ti sarò accanto, sarò con te per tutto il tuo viaggio, sarò con te, io ti sarò accanto, sarò con te.”

Queste parole sono la tua e la nostra forza. Esse hanno un nome: Eucaristia, quella che comincerai a celebrare e attraverso la quale ti rigenererai ogni giorno; rigenererai la Chiesa, senza la quale, per altro, questo evento non ti sarà possibile realizzare.La Chiesa ha bisogno di te, almeno tan-to quanto tu hai bisogno della Chiesa.Amala di un amore senza limite, anche se ti farà soffrire; ma sarà in quel mo-mento che tu darai prova di amarla. Lo testimonia con parole di fuoco Don Primo Mazzolari che di sofferenze se ne intendeva, lui il profeta dei tempi nuovi che il Beato Giovanni XXIII ha salutato in una udienza privata, definendolo: “tromba dello Spirito nella pianura pa-dana”.Le parole del canto si traducono pure in altri nomi, tra i quali, forse quello che maggiormente ti aiuterà a vivere con serenità il tuo presbiterato, è Santa Maria. La Madre di Gesù ci è particolarmen-te accanto per suggerirti e suggerirci il giusto silenzio che deve avvolgere la tua esistenza; ti suggerisce e ci suggeri-sce di indossare quotidianamente l’abi-to dell’umiltà, come unico abito che ci deve caratterizzare, e soprattutto ti aiu-terà a rendere un “magnificat” ogni tua giornata.E ancora, i nomi che puoi dare alle pa-role del canto si delineano nel volto dei poveri che busse-ranno alla porta del tuo cuo-re e che, in qualunque forma si presenteranno, saranno sempre l’immagine vera di Gesù; infine ti sarà quanto mai caro dare nome nuovo alla amicizia di coloro che saranno ordinati con te: e il nome è fraternità, che incontrerai e incontrerete nella vostra nuova fami-glia, il presbiterio dio-cesano; esso non è una astrazione ma l’insieme di tante persone diverse che continuano a fare la loro scelta del Signore come voi e con loro vi sarà dato di percorrere un tratto di strada co-mune. Nella comunio-ne di intenti e di vita, saremo segno di un Dio che ama questa

umanità fragile, ma pur sempre creata a sua immagine e somiglianza.E’ quell’umanità cantata dal salmo 8 e che fa gridare di gioia il salmista:O Signore, Signore nostro, quanto è mi-rabile il tuo nome su tutta la terra! Voglio innalzare sopra i cieli la tua ma-gnificenza….Quando vedo i tuoi cieli, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissato, che cosa è mai l’uomo perché di lui ti ricordi, il figlio dell’uomo, perché te ne curi?Davvero l’hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato…….O Signore, Signore nostro, quanto è mi-rabile il tuo nome su tutta la terra!Questi sentimenti di stupore e di mera-viglia renderanno sempre nuovi i tuoi giorni e daranno vigore alla tua opera sacerdotale che, come tuo parroco, au-guro quanto mai proficua per te e per tutte le persone che il Signore porrà sul-la tua strada. Buona avventura!

Don Carlo

Lasciati trasportare dal soffio dello Spirito senza paura

S i a m o a r r i v a t i ! L’ordinazione sacerdotale

di Don Enrico, che si terrà nella nostra

Chiesa del Duomo, costituisce una grande occasione di grazia sulla quale il Parroco riflette;

e rivolgendosi a lui con una lettera,

gli comunica pensieri e sentimenti bene augurali.

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4M A G N I F I C A T

Sono già passati 6 anni da quel caldo pomeriggio che con tanta trepidazione ci hai annunciato la tua scelta di entrare in Seminario. Quante lacrime e preoc-cupazioni anche per la tua età, ma non ti abbiamo ostacolato. Argomento del giorno eri sempre tu anche se hai un fratello con il quale condividiamo il tuo cammino. Quanti pianti la sera quando vedevo il tuo letto vuoto.Giovane intraprendente e determinato, che si butta con corpo ed anima su ogni cosa che deve fare. Sempre pronto e disinvolto a svolgere il ruolo di Se-minarista.Questo sei tu, Enrico. Siamo sempre stati orgogliosi e lo siamo tutt’ora anche se non lo esprimiamo. Tra non molto ed esattamente l’11 giugno sarai consa-crato sacerdote. Non riusciamo a pensare, sembra che un vortice si sia creato attorno a noi e ci trascini (lo Spirito Santo soffia sulla nostra famiglia) e siamo guidati a fare tutto ciò che serve ad un figlio senza sentire la fatica. La nostra felicità non è misurabile, se potesse uscire dal cuore invaderebbe la città.Preghiamo il Signore che ti guidi e ti illumini sempre, che non venga mai meno la tua virtù sacerdotale, che le tue parole muovano ed i tuoi esempi trascinino,I tuoi genitori e tuo fratello ti augurano un buon cammino.

... iGenitori

I genitori e don Antonio

Vengo anch’io, con la sempre cara Comu-nità del Duomo, a partecipare e a rallegrar-mi per l’Ordinazione presbiterale di Enrico: evento di grazia che “segna” la sua perso-na, ma non solo. Per me, in particolare, vuol dire tornare, sull’onda dei ricordi, a rivederlo bambino, appena sbocciato alla vita, portato al fonte battesimale, giusti venticinque anni fa, quand’ero all’inizio del mio ministero di Parroco in Duomo. Sarà stato lì, a quel fonte benedetto, o prima ancora, che il Signore lo ha visto e ha fatto il suo pensiero su di lui, così come vede e ha un suo pensiero per ciascuno dei suoi figli che vengono alla luce? Mi persuade a crederlo una parola ispirata, bellissima e formidabile che c’è nel libro dei Salmi, e che dovrebbe farci sussultare ogni volta che l’ascoltiamo:“Sei tu, Signore, che mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ancora informe mi hanno visto i tuoi occhi, e tutto era scritto nel tuo libro”. E tante altre ce ne sono, che vanno nella stessa direzione, che ci dicono il suo amore, che sempre ci precede. Così, se chiediamo ad Enrico perché si fa prete, quale altra risposta po-trebbe darci, se non questa: “Ho cercato di capire il pensiero di Dio su di me, cosa ci fosse in quel libro di cui tiene i sigilli. Tante volte gliel’ho chiesto. Non ho avuto visioni di angeli che sono venuti a parlarmi. Ho pregato, riflettuto. Mi sono consigliato. Ho avuto paura, l’ho superata. Credo nel suo amore e confido nel suo aiuto. Di cuore canto il mio Magnificat davanti a Lui (can-tare mi piace!), e non dimentico il Misere-re. Pregate per me …”.Carissimo Enrico, mi scuserai se ho osato interpretare così maldestramente i tuoi sentimenti e la tua storia, che ho avuto la gioia di seguire tanto da vicino, prima nel-la grande comunità parrocchiale e poi in quella piccola ma speciale del Seminario. Storia di un ragazzo normale, cresciuto in mezzo agli altri, ma capace di dare atten-zione al Signore, di porsi in ascolto della sua voce, di trovare coraggio e libertà di spirito per dirgli di sì e mettersi in cammi-no. Cosa non proprio semplice in questi tempi, nei quali pare a molti che sia diven-tata “rara la parola di Dio e non frequenti le visioni”. Che un giovane, uno dei nostri, chieda oggi di farsi prete, e insieme con lui altri quattro, tra cui uno venuto di un pa-ese lontano (anche questo, un segno dei tempi!), è davvero una novità che sorpren-de e fa notizia. E per la comunità ecclesia-le, un dono di cui abbiamo tanto bisogno, da accogliere nella preghiera. Come av-veniva fin dall’inizio, ci raccontano gli Atti

degli Apostoli che leggia-mo nella liturgia di questi giorni pasquali: “Dopo aver pregato, [gli Aposto-li] imposero loro le mani “. Preghiera che vi affida alla grazia del Signore, “per-ché in nome Suo ne pro-clamiate autorevolmente la parola, ne ripetiate i ge-sti di perdono e di offerta della salvezza, soprattutto con il battesimo e l’eucari-stia, ne esercitiate l’amo-revole sollecitudine, fino al dono totale di sé per il gregge, che raccoglierete nell’unità e condurrete al Padre, per amore di Cristo nello Spirito”. Questo dice la Chiesa sull’altissima missione che vi attende e della quale vi sforzerete di essere degni, come a ciascuno viene raccomandato, nel momento di assumerla: “Renditi conto di ciò che farai, imita ciò che celebrerai, con-forma la tua vita al mistero della croce di Cristo Signore”. Così vi desidera anche il popolo di Dio, che a più voci si è fatto cor-dialmente e fraternamente sentire, in quel libretto preparato per la vostra Ordinazio-ne: “Preti che vorrei”. Mi piace aggiungervi ancora una parola, che è anche augurio e preghiera, mentre già ti penso e ti vedo, Enrico carissimo,

prostrato insieme ai tuoi amici, davanti a quell’altare che fin da piccolo tante e tante volte hai servito, e dal quale oggi, ci bene-dirai nel nome del Signore. Ecco, proprio questa parola: Sii uomo di benedizione! Mai stanco di proclama-re e di testimoniare l’amore del Signo-re in mezzo ai fratelli. Nei giorni in cui le vele sono gonfie di “buon vento” e nei giorni permeati di fatiche e di incom-prensioni. Che tu possa trovare pace e forza nel Signore, sempre, per semi-narla a piene mani anche attorno a te.

don Antonio

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5L’augurio delle religiose della parrocchia

S E R V O P E R A M O R E

Esultiamo di gioia nel Signore per il dono del sacerdozio.E per il dono del Sacerdote alla nostra Par-rocchia, nella persona di don Enrico Turca-to.Grazie Signore di aver chiamato Enrico a seguirti più da vicino nella vita sacerdotale.Grazie ad Enrico di aver risposto con gene-rosità e prontezza alla chiamata.Ti chiediamo, Signore, che Enrico sia un prete sul Tuo stampo, autentico, che ci trasmette Te senza mezzi termini, senza ri-strettezze, senza paure.Un prete “a tempo pieno”, che consacri non solo le ostie, ma anche le anime, tra-sformandole in Te; un prete che parli con la vita; un prete che spenda il suo sacerdozio per i più bisognosi, per far avanzare il Regno

“Offri la vita tua / come Maria ai piedi della Croce / e sarai servo di ogni uomo / servo per amore / sacerdote dell’uma-nità!”: sono le parole di un canto che ben si addicono a mettere in evidenza come possiamo porci nei confronti di una vita donata nel ministero sacerdotale. L’icona evangelica di Giovanni 19, 25-27, ove Maria ci è consegnata come Madre da Gesù sulla croce, se è ispiratrice di vita offerta per ogni discepolo del Signore, lo è in particolare per il sacerdote, chiamato ad unirsi all’offerta di Gesù al Padre, per amore dell’umanità, come Maria si è as-sociata alla missione redentrice del Figlio. A noi che quotidianamente siamo chia-mate a stare sotto lo sguardo della Vergi-ne, vari episodi evangelici ci tornano alla mente con tutta la forza della loro esem-plarità anche per ogni sacerdote.La prima è la scena che narra la visita dei Magi al neonato Bambino (Mt 2, 1-12): alla fine l’hanno trovato, offerto loro da Maria. Auguriamo a ogni prete di saper porgere Gesù a tutti i cercatori di Dio, a chi sta percorrendo una strada lunga e in-certa, a chi si sente lontano, a chi sa tan-te cose e si accorge di non aver trovato ancora l’essenziale, a chi sta cercando in posti sbagliati. La seconda scena è quella delle nozze di Cana (Gv 2, 1-12), nella quale Maria in-dica ai servi chi ascoltare per poter risol-vere il problema della mancanza del vino: «Qualsiasi cosa vi dica (Gesù), fatela». Maria intercetta il desiderio, la sete degli

invitati e sa dare la risposta giusta. Ogni prete possa avere la lucidità e la fran-chezza necessarie per aiutare le persone a dare un nome, quello di Gesù, come risposta al desiderio di bene, di festa, di vita, di comunione che il loro cuore, ar-dente e spaesato, prova.La terza scena è quella di Maria ai piedi della Croce, già citata. Maria, con cuore grande e con l’intelligenza della fede, ac-coglie dal Figlio, nel discepolo amato, un altro Gesù: «Donna, ecco tuo figlio!». Per saper dare Gesù, bisogna saperlo riceve-re: come comunità di consacrate accom-pagniamo il ministero sacerdotale di ogni prete perché possa vedere e accogliere Gesù in ogni suo discepolo, che egli sem-pre ama, chiunque e comunque sia.Infine l’immagine di Maria insieme agli Apostoli nel cenacolo (Atti 1,14): Maria aveva un’esperienza unica di Gesù da donare loro, pur avendo essi già vissuto momenti forti con il Signore. Auguriamo ad Enrico di avere un’esperienza semplice ed unica di Gesù da condividere, narran-do quello che Egli ha compiuto nella sua vita, nella consapevolezza che questo è l’essenziale, la vita di Gesù con noi. Scoprire e coltivare la relazione essenzia-le che c’è tra la Madre di Gesù e il sacer-dozio dei ministri del Figlio, derivante da quella che c’è tra la divina maternità di Maria e il sacerdozio di Cristo, è entusia-smante! Auguri cordiali Enrico!

Serve di Maria RiparatriciCentro mariano B.V.Addolorata

nei cuori e sulla terra.Sai bene, Signore, che l’uomo della strada non è molto cambiato da quello dei Tuoi tempi; ha ancora fame; ha ancora sete; fame e sete di Te, che solo tu puoi appaga-re. Ti chiediamo Signore di aiutare Enrico ad avere il cuore aperto, le mani forate, lo sguardo limpido. Che sappia pregare più che organizzare, che sappia parlare con Te, perché quando un prete prega, il popolo è sicuro. Che sia impastato di preghiera, che sappia sostare davanti a Te, che sappia ado-rare, impetrare, espiare e che non abbia al-tro recapito che il Tuo tabernacolo.Ti chiediamo anche di rendere tutti noi degni un tale prete! Tanti Auguri nella preghiera.

Le Carmelitane Scalze

dal Centro Mariano

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6con gioia e con stupore

N E L L ’ A T T E S A . . .

Immaginare don Enrico celebrare la sua prima Messa, mi fa un effetto strano! Non dubito assolutamente della sua preparazio-ne sia scolastica che spirituale, tantomeno delle sue capacità, ma probabilmente l’aver trascorso qualche anno insieme come ani-matori, ma soprattutto come amici, anche fuori dal Seminario e dalla Parrocchia, non mi rende facile vederlo come prete. Imma-gino sia un po’ così per tutti quelli che lo co-noscono e gli sono amici da anni.Eppure a giorni diventerà sacerdote! Ma chi è il sacerdote? Spontaneamente viene da rispondere che è colui che presiede le litur-gie e che conferisce i sacramenti. Non è una risposta sbagliata, ma non è completa. È interessante vedere l’origine di questa figu-ra: la troviamo nel libro dell’Esodo (cap.12). Quando Dio mandò la decima piaga sopra l’Egitto, morirono tutti i primogeniti, tranne quelli del popolo di Israele sui quali Dio ri-vendicò quindi un diritto speciale. Reclamò perciò i maschi dell’intera tribù di Levi (e in particolare i discendenti di Aronne come sommi sacerdoti), che da allora ebbero il compito di preservare e far osservare il culto di Dio nel Tempio di Gerusalemme. I sommi sacerdoti erano l’autorità religiosa più importante e rappresentavano la pre-senza di Dio tra il popolo: quando accetta-vano le offerte per i sacrifici, simboleggiava-no l’accettazione da parte di Dio dell’offerta; quando mangiavano i sacrifici con coloro che li avevano offerti, simboleggiavano Dio che festeggia con loro.Con la venuta di Gesù, non c’è più il bisogno di sommi sacerdoti, perché Cristo stesso è il sommo sacerdote perfetto, senza peccato, essendo Figlio di Dio. Il sacrificio da lui com-piuto sulla croce, è il sacrificio massimo, non ne esiste uno più grande (cf. Eb 7-10).Nei primi tempi della Chiesa, il sacerdozio consisteva nell’annunciare il Vangelo e non si identificò assolutamente con il compito dei sacerdoti d’Israele che continuavano a fare sacrifici di animali.Solo qualche secolo più tardi, quando or-mai non ci fu più il confronto con l’Ebrai-smo, il mondo cristiano iniziò a identificare il sacerdote con colui che presiede il culto, distinto dagli altri credenti a motivo dell’sa-cramento dell’ordine ricevuto.Con il Concilio Vaticano II si è riscoperta la ricchezza dell'insegnamento della Chiesa antica, parlando di due sacerdozi: il sacer-dozio comune dei fedeli e il sacerdozio mini-steriale (LG 10). Il sacerdozio comune consiste nel portare agli altri il vangelo di Gesù e, come dice il nome stesso, appartiene a tutti i fedeli cri-

stiani in virtù del battesimo; il sacerdozio ministeriale, invece ha ritrovato la ricchezza che aveva nei primi secoli: l’annuncio della Parola, la guida della comunità e la presi-denza nella liturgia. Come tutti i ministeri della Chiesa cattolica, il sacerdozio non è ereditario, ma è ri-sposta ad una "chia-mata" individuale da parte del Signore.Questa riflessione, vuole essere un au-gurio a don Enrico, affinché non dimen-tichi mai l’importan-za dell’impegno che sta per assumere da-vanti a Dio, alla Chie-sa e al popolo che la compone. Auguri don Enrico!

Nicola Brancalion

PENSIERI SPARSI DELLA FAMIGLIA MARAN IN OCCASIONE DELLA PROSSIMA

ORDINAZIONE SACERDOTALERiflettendo come famiglia sull’ordinazione ormai imminente di don Enrico, quasi automati-camente abbiamo pensato anche alla ordinazione sacerdotale dei suo amici: don Michele, don Paolo, don Antonio e don Peter. Con gioia e con stupore ci siamo brevemente soffer-mati sul significato che può avere questo importante momento per le rispettive comunità di appartenenza dei novelli sacerdoti e, in particolare, per le famiglie che in esse vivono. Certamente anche noi, come tutti, proviamo un sentimento di gratitudine al Signore che così benevolmente ha guardato la nostra Diocesi con il dono di cinque preti. Ritornano in mente spesso le parole del Magnificat: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente” (Lc 1,49). Oltre alla gratitudine e alla lode a Dio, emerge anche un sentimento di “attesa” nei con-fronti di questi cinque giovani. “Attesa” ovvero desiderio di vederli “alla prova sul campo”, alle prese con la nostra gente, i nostri giovani, le nostre giovani famiglie, i nostri anziani, i nostri ammalati, alle prese con gli sconfitti, gli ultimi, i dimenticati, gli emarginati. Questo vorrebbe essere il nostro augurio e auspicio: siate nei confronti di tutti costoro, e di quanti il Signore vi farà incontrare, veri “annunciatori di gioia e di speranza”, portate a tutti la gioia del Risorto, l’annuncio della buona novella. È il vostro momento, carissimi Enrico, Michele, Paolo, Antonio e Peter! Abbiamo sempre più bisogno di preti che perdano tempo con noi, che ascoltino i problemi nostri e dei nostri figli, che non abbiano fretta, che ci confessino con pazienza, dedizione e amore infiniti, nello “stile” che Gesù ha testimoniato durante il suo ministero. Ci verrebbe da dire: “Siete preti per noi, non per voi!”, il vostro ministero è per la comunità, sia per la comunità, per la gente. Perdetevi tra la gente, buttatevi nella mischia nel mondo per portare il mondo a Cristo, “Via, Verità e Vita”. E alla fine della giornata, come noi - ammirati davanti ai figli che il Signore ci ha donato - ringraziate, chiedete perdono e grazie abbondanti!

Vostri, Francesca e Marco con Pietro, Giovanni e Tommaso Maran

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I giovani di terza superiore

Edizione straordinaria: Habemus Hen-ricum!!!Dopo millanta avventure in quel del Duomo di Rovigo il nostro caro amico, Enrico, ha chiuso una porta per aprire un portone. Infatti, ridendo e scherzan-do, l’11 giugno si sta avvicinando e con lui la certezza che lo vedremo presto nelle vesti di prete.Don Enrico. E’ difficile riuscire a descri-verti in poche parole, perché mille sono le esperienze vissute insieme e altret-tanti i motivi che ci legano a te e che hanno costruito, in questi anni, la no-stra Amicizia. Ritrovarci insieme, animatori e ragaz-zi, per raccontare quello che sentiamo in questo momento pensandoti, ha creato un’atmosfera di irrefrenabile allegria, che ha confermato quanto, in questo tempo, si sia costruito insieme: un gruppo sereno, affiatato, che tra una risata e l’altra sa esprimere bellezza. Per tutti noi sei un punto di riferimento e una guida, incontrato in vari momenti della nostra vita, con diverse sfumature per ognuno, ma ugualmente importan-te. Queste parole sembrano quasi forma-li e troppo serie, quando invece ci hai conquistati con la tua spontanea al-legria, le tue battute dette sempre al momento giusto e la tua capacità di al-leggerire un momento pesante e di ren-dere profondo un pensiero semplice. Insomma, che dirti, caro Enrico, se non grazie di cuore, augurandoti di essere davvero felice sulla strada che hai in-trapreso con entusiasmo... però non pensare di liberarti facilmente di noi: lo sai che ti raggiungeremmo anche se ti mandassero dall’altra parte del mondo!

Noi siamo con te!!!!!!!!

Gli animatori e i ragazzi di

terza superiore

Qualche pazza domanda a bruciapelo:Qual è tuo colore preferito?Più di uno: rosso e blu.Un verbo a cui sei legato? Mumble mumble... FARE!I tuoi tre migliori difetti e tre peggiori pregi.Eh??? E’ difficileee! Difetti: impulsivo.....(ho già detto impulsivo???), permaloso, reazionario. Pregi: solare, loquace, preciso.Cosa ti ha spinto a seguire questa strada?La passione e l’attenzione per le persone.In quale eroe ti identifichi? Po (Kung fu panda)Quale super-potere vorresti possedere? Capacità di vedere ogni cosa in profondità.Quale opera d’arte ti identifica di più? “L’impero della luce” di Magritte e “L’in-credulità di San Tommaso” di Caravaggio.Qual è la tua canzone preferita? “Io voglio vivere” dei NomadiAnimale preferito. Cane.Quale momento con i tuoi ragazzi ti ricordi con più nostalgia?La serata finale del campo di Assisi tutti insieme.Quale campo ti è rimasto nel cuore? Il campo di Assisi del 2009.Gelato alla frutta o crema? Cremaaaaa.

[L’intervistato ci ignora deliberatamente rispondendo al telefono. Ma non glielo diciamo.]

Pizza preferita? Pesante: Quattro formaggi più salsiccia, farcitissima, ma buuuuona.Gioco preferito da piccolo? Nascondino, soprattutto perché non mi trovavano mai.San Francesco o Sant’Agostino? San Francesco.Un momento da dimenticare nella tua esperienza di animatore/catechista?Un rimprovero esagerato ad un ragazzo.Frase celebre Allora.. si può fare!!!

G R A Z I E d I c u o R E7

Lo abbiamo intervistato...

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Spesso parlando o scrivendo ci capita di ripetere cose già dette . Succede anche a me, nei miei libri, di esprimere concetti uguali , simili fra loro. Il ripetere è la regola di un mondo dove le situazioni ritornano roteando intorno a noi come foglie sospinte dal vento. Invece questa volta no. Tutto si è svolto nel più naturale dei modi ma nel medesimo tempo ogni particolare è stato guidato dal cielo. Come possiamo pensare, mi chiedo, che Dio ci abbandoni e non si curi delle sue anime?.- Come possiamo pensare che Dio ci abbandoni quando è così intimamente presente nelle trame della nostra vita, senza che in alcun modo la nostra libertà e la nostra responsabilità siano violate?Da Dio ci viene un messaggio di alta e pacificante sapienza.Nella sovrana libertà del suo Spirito cre-atore, Dio concede a ciascuno di noi quei doni che Lui sa appropriare e com-misurare al nostro essere.Siamo tutti certi del Suo amore. Ma il progetto che ebbe per Enrico sem-bra oramai completo.La provvidenza che nulla concede al caso e che veglia su ogni passo che noi facciamo gli ha riservato una nuova e felice sorpresaHo conosciuto Enrico fin da ragazzino, quando portava i calzoni corti è serviva con tanta dedizione la Santa Messa nel suo Duomo, culla della sua crescita spiri-tuale, all’ombra quasi del seminario.Enrico, per quanto posso dire, crebbe in bontà e sapienza.Di carattere abbastanza allegro, con il suo sorriso aperto e cordiale ed il suo volto sereno, piace a tutti noi parroc-chiani.Sabato 11 giugno celebrerà la sua Prima Messa. Sarà un grande avvenimento non solo per la comunità parrocchiale, ma per tutta la città. Tutti i nostri occhi saranno su di Lui. Chi ha ricevuto da Dio delle grazie straordinarie a favore della chiesa deve essere ben consapevole che gli oc-chi di tutti sono su di Lui.La sua vita non solo da’ credibilità. Ma anche e soprattutto conferisce fecondità ai doni che Dio Gli ha elargito. Don Enrico per i giovani rappresenta un mes-saggio di eccezionale valore, un scelta che richiede il dono dell’intera esistenza per un ideale, quello di dedicarsi a Dio . In lui si trova una disponibilità e una generosità che difficilmente si trova

in altre stagioni della vita, dove spesso entra in gioco il calcolo personale. La fiducia che Dio ha nei giovani si manifesta come proposta eroica che tanti hanno paura di accogliere. Oggi, purtroppo, si cerca di catturare i giovani, senza chiedere loro generosità e sacrificio e promettendo piuttosto felicità effimere. è il motivo questo che ce li fa ritrovare vuoti, stanchi e incapaci di dare un senso alla loro vita. Caro Don Enrico in quale av-ventura straordinaria ti sei incamminato. Quali e quan-ti insegnamenti Dio ha vo-luto donarci attraverso Te. Tu sei l’esempio di corri-spondenza per tutti coloro che ricevono grazie speciali.Ora siamo di fronte a una pagina di straordinaria intensità spirituale che nella

Signore, vogliamo ringraziarti perchè ci hai lasciato il dono del sacerdozio e ringra-ziarti dei 5 sacerdoti che verranno ordinati l’11 giugno prossimo.Essi saranno ordinati per presentarti la comunità, per essere fra noi la presenza misteriosa e salvifica di Gesù, Tuo Figlio.Tu li hai chiamati ed essi hanno saputo preferire Te, con una scelta che è l’espres-sione di un amore, il segno profetico di una vita spesa davanti a Te e per Te.Naturalmente ogni amore per essere durevole suppone la fedeltà e loro trovano ogni giorno sul loro cammino occasioni di fedeltà, la lotta e le contraddizioni, la difficoltà e la prova.Signore, fa’ che sappiano accogliere la prova come il cammino che conduce verso un amore sempre più profondo e che sappiano attingere dalla preghiera la forza di essere saldi e generosi.Il mondo attende molto dai sacerdoti e sa essere molto esigente con i suoi profeti. Fa’ che traspaia nella loro vita e nella loro parola Colui che rappresentano.Fa’ che gli uomini riconoscano nel loro sguardo il Tuo e si sentano amati e toccati attraverso il loro cuore.Fa’ che non cessino mai di contemplarti e di farti contemplare. Fa’ che nulla in loro sia di ostacolo alla Tua luce.Sii accanto a loro. Non abbandonarli quando li chiami alla comunione col Cristo crocifisso e risorto attraverso la sofferenza.Aiutali a superare il pessimismo che li prende davanti alle miserie del mondo.Proteggi i tuoi sacerdoti, Signore.Che ogni incontro con i fratelli sia per loro un incontro con Te, che, abbiano la con-sapevolezza che quanto ricevono lo ricevono perché sono tuoi; ed è infinitamente superiore all’amore che donano, giorno per giorno, in martirio segreto, alla Chiesa e al mondo. Amen.

Anna Maria Loi

... Sacerdozio ...

P E N S A N D O

semplicità ci troviamo qui a vivere in inti-ma comunione con Gesù Cristo.

Camilla

... e riflettendo

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“Era un giorno come tanti altri, e quel giorno Lui passò;era un uomo come tutti gli altri, e passando mi chiamò.Come lo sapesse che il mio nome era proprio quellocome mai vedesse proprio me nella sua vita non lo so;era un giorno come tanti altri e quel giorno mi chiamò...”Immagino che al nostro Enrico sia successo una cosa molto simile, solo che lui fin da quando lo conosco, ha sempre cercato di trovarsi con il Signore, non ha aspettato che passasse, ma gli è andato incontro.Tra l’altro penso che la sua vocazione sia nata in un contesto per lui normale e quotidiano, l’ho sempre visto in parrocchia o in Chiesa, fin da quando era un piccolo chierichetto (riguar-dando le foto del battesimo di mia figlia Sofia, ho piacevolmente scoperto che Enrico era già chierichetto!!), uno dei tanti ragazzini che abbiamo visto crescere; un ragazzo semplice, senza tanti grilli per la testa, perfino timido!Non si è mai messo in mostra, ma è sempre stato disponibile, c’era per gli animatori, c’era per i ragazzi e c’era per il parroco che è riuscito a vedere in lui quella luce che riempie il senso della totalità, che esprime l’amore di Dio per l’uomo, una luce che va curata e custodita.Quanto è difficile esprimere la gioia e il timore che sento pensando a lui che tra poco uscirà dal seminario, da quella grande nave dove il suo capitano gli ha insegnato tutto quello che serve per tenere il timone con sicurezza e maestria. Ora è pronto, tra poco diventerà un “uomo di Dio” e gli verrà assegnata una sua nave, poiché si sta avvicinando il giorno della sua ordinazione sacerdotale; sabato 11 giugno inizierà per il nostro Enrico il suo viaggio con nuovi compiti e una nuova comunità, composta da famiglie e ragazzi desiderosi di viaggiare con lui.Don Carlo ama ricordarci che finché tra gli uomini nasce un bambino vuol dire che Dio non è ancora stanco di amarci e io rispondo che finché nascono nuovi preti vuol dire che gli uomini non hanno ancora smesso di lodare Dio per l’amore che ci dona.Certo, decidere di diventare prete oggi non è facile, il suo ruolo è diventato complicato soprat-tutto con i giovani così insicuri, alla ricerca di qualcosa che dia loro la forza di proiettarsi verso l’infinito, per scoprire che il segreto della nostra vita non sta nel possedersi, ma nell’essere stretti da un abbraccio eterno.Ho rispetto di te amico mio, per la tua scelta tanto ardua, controcorrente, in un periodo così delicato, specialmente per il clima sociale, morale e spirituale in cui viviamo e sono orgoglioso per te della tua decisione, maturata col dono della fede che sicuramente qualcuno ti invidierà e che in parte sei riuscito a trasmettere, con la tua coerenza e la tua serenità, ai tanti ragazzi che hai incontrato in questi anni. Ti auguro di mantenerle entrambe e in egual misura per il futuro, nello spirito di servizio alla Chiesa e alla co-munità, con la promessa che, nel limite delle mie capacità, mi troverai sempre al tuo fianco.Vai caro Enrico, salta su questa nave che sta salpando, la bussola è Dio, l’itinerario che farà non lo conosco, non so dove farà tappa e quali saranno le difficoltà che incontrerai durante il viaggio; vorrei essere una stella e assisterti nel cielo buio ma non so se ci riuscirò, però conosco già la meta del tuo viaggio: vedere i tuoi desideri diventare deci-sione di amare, amare a tutti i costi, come ha fatto Gesù.

Alfredo Lucariello

S T R A D E I N T R E C C I A T E...che continuano ad incontrarsi

Caro Enrico,sono passati otto anni dalla prima volta che ci siamo incontrati. Di tutti gli am-bienti parrocchiali che potevamo fre-quentare entrambi, ci siamo alla fine conosciuti in stazione a Rovigo. Da al-lora le nostre strade hanno continuato ad intrecciarsi. Tra qualche giorno sarai ordinato sacerdote. Non posso parlarti dall’alto di un’ esperienza pluriennale e consolidata, ma sono in grado di ca-pire e di ricordare cosa stai passando in questi giorni e cosa vivrai da dopo il giorno dell’ordinazione. Mi sento solo di raccontarti ora a cosa mi ha portato fino ad ora la mia breve esperienza di essere prete. Continua sempre ad ave-re una grande fiducia nella Provvidenza del Signore. Il Signore non ti abbando-nerà anche se a volte non riuscirai a vedere dove si trova e in che maniera sta operando al tuo fianco. Fidati di Lui e sono sicuro che riuscirai a cogliere la sua presenza misteriosa che cammina con te e ti accompagna. Coltiva sempre anche la bellezza del tuo cuore e abbi cura che esso assomi-gli ogni giorno sempre di più al cuore del Signore. È vero che nel cuore si an-nidano anche le nostre pieghe più brut-te, ma queste non debbono farci paura né tantomeno farci provare vergogna. Ricorda che nel cuore trova accoglienza soprattutto quello che ti farà sentire un prete felice e realizzato, ossia il coltiva-re il sogno che ti ha spinto ad entrare in seminario e affrontarne tutto il per-corso, sogno che si intreccia inevitabil-mente con il sogno di Dio stesso, e il sentire dentro di te quello che ha pro-vato il Signore Gesù, la stessa spinta ad agire e a lottare che muoveva Lui.Una cosa che mi fa sorridere poi ogni tanto è sentire il parere della gente che considera i preti come delle persone semplicemente non normali. Forse sarà per alcune scelte che decidiamo di fare nella nostra vita, che ci fanno sembrare un po’ strani agli occhi delle persone. Ma la nostra vita non è tanto più stra-na della vita di qualsiasi altra persona. Penso che in questo momento la gen-te abbia un estremo bisogno di vedere che i preti sono delle persone normali, che vivono normalmente, che si rela-

zionano normalmente, che parlano normal-mente.Ti saluto caro Enrico, restando in attesa di vedere come il Si-gnore continuerà ad intrecciare le no-stre vie in questa avventura che tra qualche giorno co-minceremo a vivere insie-me. Don Patrizio

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A M I C O D I G E S ù C R I S T O arissimo don Enrico, il Signore ti sta conducendo per le vie che ti coinvolgeranno sempre più direttamente nel Suo campo. Sempre di più parteciperai alle sofferenze di ogni evangelizzatore e di ogni pastore di fronte a un mondo in cui l’incredulità sembra aumentare, fino ad assumere proporzioni che sgomentano.Il Signore ti aveva dato sicuramente dei doni di fede in passato, e di essi gli sarai infinitamente grato. Io credo però che ti debba aspettare che adesso quella fede sia messa alla prova. La lettera agli ebrei dice che Dio ha reso «perfetto mediante la sofferenza il capo che guida alla salvez-za», e che Gesù «doveva rendersi in tutto simile ai fratelli per diventare sommo sa-cerdote misericordioso e fedele nelle cose che riguardano Dio» e che questo miste-rioso «diventare» si è realizzato attraverso la prova; «infatti proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto perso-nalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova».Mi pare che queste parole si possano ap-plicare anche a te per quanto riguarda la prova fondamentale che è quella della fede. Essa è infatti una delle prove decisive attraverso cui passa oggi il nostro mondo. C’è nel nostro mondo grande carenza di capacità di fidarsi e di osare. Si fa tanta fa-tica a uscire da sè, ad affidarsi alla Parola, alla Provvidenza e all’amore di qualcuno che ci sosterrà e non ci lascerà cadere nel vuoto. Il prete costata, anche troppo facilmente, che il suo annuncio della fede non cade sul terreno capace di accoglierlo senza pre-venzioni. Gli adulti a cui parliamo hanno già avuto una qualche esperienza religio-sa, ma talora ricordano con senso di fatica, e talora anche con atteggiamento di riget-to, la pratica e la morale cristiana. Apatia e indifferenza caratterizzano non solo gli adulti, ma anche i giovani e i bambini. Il prete si trova così di fronte non ad una difficoltà qualsiasi, ma ad una difficoltà so-stanziale. La fede è da vivere oggi come ca-pacità di consegnare alla potenza del van-gelo la propria vita. Prima di essere lavoro pastorale, la fede è esperienza da vivere, insieme, anche tra di noi sacerdoti, nella quale comunicare frequentemente e con autenticità. Magari, per la parte di popolo di Dio che ti verrà affidato, nell’impeto del tuo entusiasmo giovanile, sarai portato a correre, ti verranno certe intuizioni che potrebbero sembrare geniali, forse ti dirai che cerchi il Regno di Dio, rischiando però, di essere preoccupato del successo, di prenderti troppo sul serio, di non essere interiormente sereno e libero di fronte a Dio. E’ questa la concretezza spirituale che manca, a volte, alle azioni pastorali e alle nostre comunità.Auguri, carissimo d. Enrico, il Signore Gesù, crocifisso e risorto, è la fonte, la misura e il sostegno della nostra missione.

Don Alessandro Cavallarin

Scrivono i sacerdoti originari della Parrocchia

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uando ero seminarista, il mio Rettore, don Valerio, ci sug-geriva di pregare perché, una volta che noi fossimo stati ordinati preti, il nostro posto in Seminario fosse preso da qual-che altro giovane della nostra parrocchia.Il Signore mi ha fatto attendere giusto qualche annetto, ma alla fine ha ascol-tato la mia povera preghiera e un altro “figlio del Duomo” (come mi ha definito don Antonio quando era parroco della nostra Comunità) ha preso il mio posto.Era il Settembre 2005. Il tempo è passato velocemente e ora Enrico sta per essere ordinato prete.Già: prete! Sono passati 26 anni dalla mia ordinazione, e ancora mi scopro a chie-dermi cosa significhi questo dono straor-dinario che il Signore mi ha fatto e perché l’abbia fatto proprio a me. Una “bella de-finizione” (come fosse possibile definire questo dono di grazia che è il presbitera-to!) di prete l’ho scovata nell’omelia che il nostro Papa, Benedetto XVI, ha fatto in occasione della Messa Crismale del 13 Aprile 2006. Facendo riferimento alle parole di Gesù che dice: “Non vi chiamo più servi...; ma vi ho chiamato amici” (Gv 15,15), il nostro Papa ha detto: “Non vi chiamo più servi, ma amici: in queste parole si potrebbe addirittura vedere l’istituzione del sacer-dozio. Il Signore ci rende suoi amici: ci affida tutto se stesso. Così che possiamo parlare con il suo Io – in persona Christi capitis. Che fiducia!... Non vi chiamo più servi, ma amici. É questo il significato profondo dell’essere sacerdote: diventa-

re amico di Gesù Cristo”. Ritorno spesso su queste parole così semplici, così pro-fonde, così vere per la mia vita. Amici di Gesù: un’esperienza straordinaria di inti-mità con il Maestro, come quella vissuta dal discepolo che Gesù amava che non esitò a posare il capo sul petto del Signo-re (cf. Gv 13,25).Amici di Gesù: chiamati a stare con Lui, messi parte dei suoi sentimenti, del suo progetto di vita. Amici di Gesù: un’espe-rienza che non è fine a se stessa (non sa-rebbe amicizia!) ma che è servizio perché tanti altri possano vivere l’amicizia con il Maestro. Amici di Gesù: chiamati a condi-videre il suo cuore che si commuove da-vanti ad un’umanità disorientata, confu-sa, assetata, che è come un gregge senza pastore (cf. Mt 9,36).Caro Enrico, ti auguro di essere sempre “amico di Gesù” perché grazie alla tua presenza tanti fratelli e sorelle scoprano come è bello stare con Gesù, come l’ami-cizia con Lui sia significativa per la nostra vita.In questo momento mi sento come il fratello maggiore che accoglie con gioia l’”ultimo nato”: caro Enrico, anzi “don” Enrico, benvenuto nel nostro presbiterio. Ora tu mi togli il titolo di “ultimo figlio del Duomo” ordinato prete (l’ho detenuto fin troppo a lungo: per 26 anni!). Ricordati di pregare perché non uno, ma molti giova-ni della nostra Parrocchia prendano il tuo posto: che tu possa essere non l’ultimo, ma il primo di una lunga, lunghissima ca-tena.

Don Marino Zorzan

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Don Marino Zorzan nel giorno della prima Messa in Duomo

Don Alessandro Cavallarin

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P R I M A C O M U N I O N Eper 41 bambini della nostra Comunità

L’omaggio floreale a Maria al termine della Messa

L’offertorio

La preghiera dei fedeli

Il “Padre nostro”

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Alla Parrocchia S. STEFANO PAPA E M. SANTATO MONS. CARLO MARIA Piazza Duomo, 5 45100 ROVIGO RO

Bussolengo, 17/05/2011

Gentili Signori e mons. Carlo Maria,

voglio porgere i miei ringraziamenti per la donazione di € 35.000,00 per l'acquisto dell'apparecchiatura TOSOH BIOSCIENCE AIA 600II.

LLLaaa VVVooossstttrrraaa oooffffffeeerrrtttaaa aaarrrrrriiivvvaaa aaa dddeeessstttiiinnnaaazzziiiooonnneee!!!Chi porta avanti il Caritas Baby Hospital è la Provvidenza che ha voluto e continua a volere questa struttura ospedaliera; noi ne siamo più che convinti. E la Provvidenza ha il cuore, la mente, le mani, il volto della gente comune, dei donatori che ci dicono la loro solidarietà inviandoci le loro offerte. Solidarietà che rende possibile il proseguo delle cure mediche ai piccoli palestinesi che ogni giorno si rivolgono al CBH, unico ospedale pediatrico della West Bank.

A Voi che ci avete inviato la Vostra offerta per il Caritas Baby Hospital, giunga il nostro

GGGRRRAAAZZZIIIEEE DDDIII CCCUUUOOORRREEE...Sappiamo che la parola grazie non racchiude il sentimento che ci abita dentro, ma sappiamo che questa semplice parola può oltrepassare tutte le barriere e i muri e arrivare fino a Voi giungendo con tutta la sua forza ma anche tenerezza.

Con l’occasione, Vi porgo i miei più cordiali saluti.

Aiuto Bambini Betlemme – Onlus Luigi Vassanelli, Presidente

PS: Per usufruire delle ritenute fiscali, è necessaria l’emissione, da parte nostra, di regolare ricevuta corredata del cod. fiscale del donatore. Per motivi organizzativi, le ricevute saranno emesse a fine anno per tutte le donazioni effettuate nel periodo.

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Il Coro dei bambini

U N S E G N O P E R L A V I T A Consegnato domenica 15 maggio il macchionario

per il Caritas Baby Hospital di Betlemme

Grande commozione, ieri mattina, per un momento speciale che ha visto coin-volti i fedeli nel corso della celebrazione della messa delle 10 nel Duomo cittadi-no. Suor Donatella, religiosa padovana che lavora nel Caritas Baby Hospital di Betlemme, ha ricevuto dalle mani di Onofrio e Roberta Zotti la ricevuta del bonifico di 35mila euro, che permetterà l’acquisto di un macchinario per le ana-lisi ematochimiche.L’iniziativa di don Carlo Santato, par-roco del Duomo, è stata chiamata “in onore di Marco Zotti”, l’undicenne ro-digino morto l’anno scorso, una setti-mana prima che Don Carlo e i parroc-chiani visitassero Betlemme. Il viaggio che permise a don Carlo l’incontro con suor Donatella è stato organizzato da Don Guido Borin, presente ieri alla ceri-monia. Ha partecipato anche il questo-re Luigi De Matteo con la moglie, per

rendere omaggio ad Onofrio Zotti che lavora nella questura rodigina. Con i ge-nitori c’era la sorellina di Marco, Ales-sia, la coppia inoltre ha un altro figlio, Stefano.Suor Donatella, nel suo breve interven-to, ha ricordato che il Caritas Baby Ho-spital è l’unico specializzato in pediatria di tutta la Palestina e che “la presenza del muro e del ceck point spesso impe-disce ai bambini di essere soccorsi e di accedere alle cure ospedaliere”. La prova di solidarietà straordinaria che ha coinvolto privati ed alcune associa-zioni cittadine, nessun ente o fondazio-ne, a favore del Caritas Baby Hospital di Betlemme è stata veramente commo-vente.Il Caritas Baby Hospital è un riferimen-to fondamentale per i 300mila bambini che vivono con le loro famiglie nel com-prensorio tra Betlemme ed Hebron,

gestito dall’Associazione “Aiuto Bambi-ni” di Betlemme. L’ospedale è punto di riferimento ogni anno per circa 30mila bambini, molti dei quali sono vittime di guerra nel conflitto israelo-palestinese e offre la disponibilità di 82 letti. Suor Donatella ha ribadito che l’ospedale ga-rantisce assistenza gratuita a tutti i pic-coli ammalati. Prima dell’acquisto del macchinario era necessario portare il sangue degli ammalati a Gerusalemme per le analisi, ora sarà possibile accor-ciare i tempi di lavoro dei medici”.“Marco dal cielo ha superato quel muro alto otto metri – ha detto commossa suor Donatella – ed ha permesso que-sto miracolo. La presenza del nuovo macchinario nell’ospedale permetterà di curare in rapidità bambini ed adulti, è un segno che la vita vince sulla morte e sul dolore qui come nella martoriata terra palestinese”.

Elisa Depiccoli(da La Voce di Rovigo di lunedì 16 maggio 2011)

NON LASCIAMO SPEGNERE

L’ATTENZIONE...

- PREGHIERAOgni primo venerdì del mese, in chiesa,

h.18.30, Preghiera del Rosario per la Pace in Terrasanta (in unione con il Baby Hospital)

- CULTURAConoscere e far conoscere, anche

attraverso il sito web www.kinderhilfe-bethlehem.ch/it/

il CARITAS BABY HOSPITAL

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14ATTIVITà esTIVe

presso il Centro Giovanile “A. Marvelli”

un cantiere che non va in vacanza

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per i bambini, i ragazzi e i giovani della parrocchia

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Periodico della Comunità Parrocchiale del Duomo - Concattedrale di Rovigo

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Direttore Responsabile:Don Bruno Cappato

Direttore:Don Carlo Maria Santato

Autorizzazione del Tribunaledi Rovigo n. 5/80 del 24 aprile 1980

CANONICA: P.zza Duomo 5Tel. 0425 22861

sito web: www.duomorovigo.ite-mail: [email protected]

SACRESTIA Tel. 348 6889157Chiuso in redazione lunedì 30 maggio 2011

Impaginazione e grafica a cura della redazioneStampa: ARTESTAMPA Via B. T. da Garofolo

14 - Rovigo - Tel. 0425 31855

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LA PARROCCHIA AL CONGRESSO EUCARISTICO

martedì 6 settembre

Pellegrinaggio ad ancona

e partecipazionead una giornata del Congresso

Per informazionirivolgersi in

Sacrestia del Duomotel. 348 6889157

APPUNTAMENTIDOPO L’ESTATE...

CONCLUSIONE DEL SINODODomenica 16 ottobre 2011ore 16.00in Cattedrale di Adriaalla presenza del Card. Patriarcadi Venezia

Nell’uomo di tutti i tempi c’è un prepotente bisogno di andare. L’uomo è essenzialmente un nomade nel tempo e nello spazio. Il pellegrinag-

gio è una realtà che si qualifica per un andare simbolico verso Dio. Per quanti credono in Dio la vita è pellegrinaggio: essi conducono

un’esistenza che è insieme aderenza alla realtà, cioè è storia, ma è purecammino, un pellegrinaggio verso la salvezza.