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Domenico Zavattero Gli anarchici nel movimento sociale in Italia www.liberliber.it Domenico Zavattero Gli anarchici nel movimento sociale in Italia www.liberliber.it

Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

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Domenico ZavatteroGli anarchici nel movimento

sociale in Italia

www.liberliber.it

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sociale in Italia

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Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di:

E-textWeb design, Editoria, Multimedia

(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)http://www.e-text.it/

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Gli anarchici nel movimento sociale in Ita-liaAUTORE: Zavattero, DomenicoTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: Ringraziamo Fiamma Chessa, dell'Archivio Ber-neri-Chessa di Reggio Emilia, che ha fornito le fo-tografie di due pagine, in parte illeggibilinell'originale cartaceo a nostra disposizione, ne-cessarie per realizzare in modo completo questa edi-zione elettronica.

CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze/

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Gli anarchici nel movimento sociale inItalia / Domenico Zavattero. - Ravenna : L'Iniziati-va editrice, 1905. - 88 p. ; 17 cm.

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TITOLO: Gli anarchici nel movimento sociale in Ita-liaAUTORE: Zavattero, DomenicoTRADUTTORE: CURATORE: NOTE: Ringraziamo Fiamma Chessa, dell'Archivio Ber-neri-Chessa di Reggio Emilia, che ha fornito le fo-tografie di due pagine, in parte illeggibilinell'originale cartaceo a nostra disposizione, ne-cessarie per realizzare in modo completo questa edi-zione elettronica.

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COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Gli anarchici nel movimento sociale inItalia / Domenico Zavattero. - Ravenna : L'Iniziati-va editrice, 1905. - 88 p. ; 17 cm.

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CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 23 maggio 2018

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:POL042010 SCIENZE POLITICHE / Ideologie Politiche /Anarchismo

DIGITALIZZAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

REVISIONE:Catia Righi, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Paolo Alberti, [email protected]

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

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CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 23 maggio 2018

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 10: affidabilità bassa1: affidabilità standard2: affidabilità buona3: affidabilità ottima

SOGGETTO:POL042010 SCIENZE POLITICHE / Ideologie Politiche /Anarchismo

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Liber Liber

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: http://www.liberliber.it/online/aiuta/.

Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: http://www.liberliber.it/.

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4I.......................................................................................7II....................................................................................13III..................................................................................20IV...................................................................................27V....................................................................................51VI..................................................................................53VII.................................................................................65VIII...............................................................................73

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Indice generale

Liber Liber......................................................................4I.......................................................................................7II....................................................................................13III..................................................................................20IV...................................................................................27V....................................................................................51VI..................................................................................53VII.................................................................................65VIII...............................................................................73

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DOMENICO ZAVATTERO

GLI ANARCHICINEL

MOVIMENTO SOCIA-

LEIN ITALIA

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DOMENICO ZAVATTERO

GLI ANARCHICINEL

MOVIMENTO SOCIA-

LEIN ITALIA

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I.

Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decantacome superiori ad ogni critica od appunto, rivolgiamocicon tutta schiettezza una domanda: Nel presente affan-narsi di uomini e di partiti per influire sul movimentoproletario allo scopo di spingerlo verso le vettedell'umana emancipazione dalla schiavitù capitalisticain cui si compendiano tutte le altre, siamo noi all'altezzadel compito che c'incombe?

Per parte mia, con altrettanta schiettezza non esito arispondere: No.

È pessimismo? È spirito di contraddizione? Non loso. Io vedo che noi, quantunque in una direttiva esattanelle sue linee generali, in essa non operiamo con la do-vuta alacrità.

Consentitemene la prova.

*Ogni partito, per la stessa sua composizione e

nell'interesse del proprio programma, è portato a prati-care un metodo d'azione rispondente ai postulati delladottrina che mira ad applicare. È questo metodo d'azio-

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I.

Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decantacome superiori ad ogni critica od appunto, rivolgiamocicon tutta schiettezza una domanda: Nel presente affan-narsi di uomini e di partiti per influire sul movimentoproletario allo scopo di spingerlo verso le vettedell'umana emancipazione dalla schiavitù capitalisticain cui si compendiano tutte le altre, siamo noi all'altezzadel compito che c'incombe?

Per parte mia, con altrettanta schiettezza non esito arispondere: No.

È pessimismo? È spirito di contraddizione? Non loso. Io vedo che noi, quantunque in una direttiva esattanelle sue linee generali, in essa non operiamo con la do-vuta alacrità.

Consentitemene la prova.

*Ogni partito, per la stessa sua composizione e

nell'interesse del proprio programma, è portato a prati-care un metodo d'azione rispondente ai postulati delladottrina che mira ad applicare. È questo metodo d'azio-

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ne che si chiama “la tattica.”Un metodo che contraddicesse al programma, rende-

rebbe nulla la propaganda fatta nel suo seno; il partito,se anche continuasse a sussistere, non conserverebbeche il nome: l'essenza della sua dottrina sarebbe svapo-rata.

S'impone così naturalmente, d'altronde, la necessità diconcretare nei metodi d'azione i principii professati, chètutti i partiti lottano in base ad una tattica ad essi relati-va. Le scissioni che a quando a quando si verificano incotesti partiti, sono appunto provocate da differenze nel-la visuale delle finalità; differenze che giungono ad es-sere così spiccate da rendere incompatibile l'impiegod'una medesima tattica d'azione alle correnti che tendo-no ad allontanarsi l'una dall'altra. E se qualcuno, per unmalinteso amor d'unità si sforza a far combaciare le di-screpanze, a mantenere parallele le linee divergenti, cre-derà di compiere l'agognata opera utile perchè riescirà aritardare il temuto dissolvimento, ma provocherà unaparalisi nell'azione dell'intero partito sino al giorno incui la forza delle cose non gli vincerà la mano permet-tendo alle correnti in antagonismo di seguire ciascuna lapropria via, con metodi proprii, rispondenti alle singolevedute teoriche.

Che cosa fanno, infatti, clericali e monarchici il cuiscopo è mantenersi in arcione mediante la staffa dellasecolare soggezione superstiziosa all'autorità, al capita-le, alla religione, alla morale? Soffiano a pieno manticenel popolo la credenza in Dio, il rispetto alla legge,

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ne che si chiama “la tattica.”Un metodo che contraddicesse al programma, rende-

rebbe nulla la propaganda fatta nel suo seno; il partito,se anche continuasse a sussistere, non conserverebbeche il nome: l'essenza della sua dottrina sarebbe svapo-rata.

S'impone così naturalmente, d'altronde, la necessità diconcretare nei metodi d'azione i principii professati, chètutti i partiti lottano in base ad una tattica ad essi relati-va. Le scissioni che a quando a quando si verificano incotesti partiti, sono appunto provocate da differenze nel-la visuale delle finalità; differenze che giungono ad es-sere così spiccate da rendere incompatibile l'impiegod'una medesima tattica d'azione alle correnti che tendo-no ad allontanarsi l'una dall'altra. E se qualcuno, per unmalinteso amor d'unità si sforza a far combaciare le di-screpanze, a mantenere parallele le linee divergenti, cre-derà di compiere l'agognata opera utile perchè riescirà aritardare il temuto dissolvimento, ma provocherà unaparalisi nell'azione dell'intero partito sino al giorno incui la forza delle cose non gli vincerà la mano permet-tendo alle correnti in antagonismo di seguire ciascuna lapropria via, con metodi proprii, rispondenti alle singolevedute teoriche.

Che cosa fanno, infatti, clericali e monarchici il cuiscopo è mantenersi in arcione mediante la staffa dellasecolare soggezione superstiziosa all'autorità, al capita-le, alla religione, alla morale? Soffiano a pieno manticenel popolo la credenza in Dio, il rispetto alla legge,

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l'ossequio ai padroni; e quando la soggezione agli deidel cielo e ai diavoli della terra minaccia di fare banca-rotta, ricorrono alla molla dell'interesse personale, po-tentissima per crearsi fautori e difensori; od almeno perfarsi tollerare un altro poco ancora.

Qual'è la tattica dei repubblicani e dei socialisti rifor-misti che mirano a costituire un governo dei loro, sullabase del suffragio universale, del potere di popolo? Èd'abituare le masse alle lotte elettorali, d'inspirare inesse la fiducia nell'azione legislativa, nell'opera dei suoirappresentanti; è d'illuderlo d'essere lui a governarsi,perchè ha il diritto d'eleggersi chi lo governa. Tale tatti-ca ha per risultato l'espansione nelle masse di tendenzerinforzatrici del potere futuro, del loro potere; dà ad essila forza di scalare gradualmente quello esistente, met-tendovi così lo zampino per addestrarsi a legiferare, agovernare; per farsi fin d'ora la nicchia e crearsi la capa-cità di mettere essi in moto, a suo tempo, la macchina digoverno.

Sarà sempre una macchina stritolatrice delle energieindividuali; sarà sempre uno strumento di coercizione.Ma non importa; il popolo sarà soddisfatto d'aver cam-biato padroni, perchè la tattica con la quale i nuovi go-vernanti l'avranno addestrato nelle lotte politiche, avràribadito in esso quei pregiudizi utili al consolidamento.del potere repubblicano o collettivista.

Appunto per questo i social-riformisti lavorano assi-dui anche nel campo economico. Siccome ad essi nonbasta la penetrazione nell'ingranaggio politico perchè

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l'ossequio ai padroni; e quando la soggezione agli deidel cielo e ai diavoli della terra minaccia di fare banca-rotta, ricorrono alla molla dell'interesse personale, po-tentissima per crearsi fautori e difensori; od almeno perfarsi tollerare un altro poco ancora.

Qual'è la tattica dei repubblicani e dei socialisti rifor-misti che mirano a costituire un governo dei loro, sullabase del suffragio universale, del potere di popolo? Èd'abituare le masse alle lotte elettorali, d'inspirare inesse la fiducia nell'azione legislativa, nell'opera dei suoirappresentanti; è d'illuderlo d'essere lui a governarsi,perchè ha il diritto d'eleggersi chi lo governa. Tale tatti-ca ha per risultato l'espansione nelle masse di tendenzerinforzatrici del potere futuro, del loro potere; dà ad essila forza di scalare gradualmente quello esistente, met-tendovi così lo zampino per addestrarsi a legiferare, agovernare; per farsi fin d'ora la nicchia e crearsi la capa-cità di mettere essi in moto, a suo tempo, la macchina digoverno.

Sarà sempre una macchina stritolatrice delle energieindividuali; sarà sempre uno strumento di coercizione.Ma non importa; il popolo sarà soddisfatto d'aver cam-biato padroni, perchè la tattica con la quale i nuovi go-vernanti l'avranno addestrato nelle lotte politiche, avràribadito in esso quei pregiudizi utili al consolidamento.del potere repubblicano o collettivista.

Appunto per questo i social-riformisti lavorano assi-dui anche nel campo economico. Siccome ad essi nonbasta la penetrazione nell'ingranaggio politico perchè

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mirano ad assicurarsi altresì la gestione della ricchezzasociale, cercano di sviluppare nel proletariato uno spiri-to che nelle lotte economiche risponde ai postulati delcollettivismo, vale a dire d'una forma d'organizzazionesociale in cui anche le funzioni dell'attività produttricedipendano da un'amministrazione che dello Stato nonavrà forse il termine, ma certamente tutte le attribuzioni.Si valgono perciò della moderna tendenza proletaria allaresistenza contro i padroni e all'emancipazione dal gio-go capitalistico; invadono le esistenti organizzazioni dimestiere, ne creano delle nuove, lavorano a renderle di-pendenti dal loro partito; inventano cariche, stabilisconogerarchie, dirigono, disciplinano, alimentano con la pa-rola e coi fatti il pregiudizio autoritario; subordinanol'azione economica a quella politica; si agitano insommain mille guise per disseminare fin d'ora gli embrioni delsistema d'organizzazione sociale quale essi lo intendonofunzionante domani. Fondano e conquistano cooperativeche asserviscono altresì al partito per farsene, oltre cheun vivaio d'elettori, anche una miniera d'oro. Sezioni esotto-sezioni, federazioni collegiali, provinciali, regio-nali, nazionali; commissioni, segretariati, comitati, uffi-ci, revisori, amministrazioni e direzioni centrali e localid'ogni specie, ordine, forma, grado e categoria... Ecco loStato, l'organizzazione accentratrice, dirigente e parassi-taria della produzione economica; ecco la tendenza delsocialismo riformista. Alle questure e prefetture, ai co-mandi, alle divisioni, ai dicasteri, ai ministeri, ai Consi-gli di Stato che oggi costituiscono l'ingranaggio della

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mirano ad assicurarsi altresì la gestione della ricchezzasociale, cercano di sviluppare nel proletariato uno spiri-to che nelle lotte economiche risponde ai postulati delcollettivismo, vale a dire d'una forma d'organizzazionesociale in cui anche le funzioni dell'attività produttricedipendano da un'amministrazione che dello Stato nonavrà forse il termine, ma certamente tutte le attribuzioni.Si valgono perciò della moderna tendenza proletaria allaresistenza contro i padroni e all'emancipazione dal gio-go capitalistico; invadono le esistenti organizzazioni dimestiere, ne creano delle nuove, lavorano a renderle di-pendenti dal loro partito; inventano cariche, stabilisconogerarchie, dirigono, disciplinano, alimentano con la pa-rola e coi fatti il pregiudizio autoritario; subordinanol'azione economica a quella politica; si agitano insommain mille guise per disseminare fin d'ora gli embrioni delsistema d'organizzazione sociale quale essi lo intendonofunzionante domani. Fondano e conquistano cooperativeche asserviscono altresì al partito per farsene, oltre cheun vivaio d'elettori, anche una miniera d'oro. Sezioni esotto-sezioni, federazioni collegiali, provinciali, regio-nali, nazionali; commissioni, segretariati, comitati, uffi-ci, revisori, amministrazioni e direzioni centrali e localid'ogni specie, ordine, forma, grado e categoria... Ecco loStato, l'organizzazione accentratrice, dirigente e parassi-taria della produzione economica; ecco la tendenza delsocialismo riformista. Alle questure e prefetture, ai co-mandi, alle divisioni, ai dicasteri, ai ministeri, ai Consi-gli di Stato che oggi costituiscono l'ingranaggio della

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macchina politica, verrà sostituita la farraggine delle so-pra elencate ruotelle che invadendo altresì il campo del-la produzione, dello scambio e del consumo (come vuo-le l'ideale collettivista) metterebbe, è vero, un termineall'infamia della miseria materiale, ma ridurrebbe l'uma-no consorzio un esercito immane d'automi.

E questa non è esagerazione; la tattica impiegata dacotesto partito, ce ne rivela gl’intendimenti.

*Cotesta azione tattica, nel partito socialista si è svolta

compatta fino a ieri. Per questo appunto gli anarchicinon facevano gran distinzione fra socialisti e borghesi.Un mutamento di società nel senso voluto dai collettivi-sti, non avrebbe forse infatti mutato nient'altro che il si-stema di sfruttamento?

“A ciascuno secondo il prodotto del proprio lavoro....A ciascuno secondo i suoi meriti....” diceva forte (e diceancora, quantunque mentalmente, adesso!...) il colletti-vismo. Ci vuol poco a capire che i commissari, i segre-tari, i revisori, gli amministratori, i direttori di tutte lerazze, con tali formole avrebbero agio di giudicare enor-me il lavoro proprio, tassare ad un grado superlativo ilproprio merito di motori della macchina sociale e costi-tuir così una nuova borghesia... Ma che monta!... pic-chierebbero famigliarmente le groppe dei lavoratori delbraccio, dicendo loro in tono protettore: “Ciao, compa-

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macchina politica, verrà sostituita la farraggine delle so-pra elencate ruotelle che invadendo altresì il campo del-la produzione, dello scambio e del consumo (come vuo-le l'ideale collettivista) metterebbe, è vero, un termineall'infamia della miseria materiale, ma ridurrebbe l'uma-no consorzio un esercito immane d'automi.

E questa non è esagerazione; la tattica impiegata dacotesto partito, ce ne rivela gl’intendimenti.

*Cotesta azione tattica, nel partito socialista si è svolta

compatta fino a ieri. Per questo appunto gli anarchicinon facevano gran distinzione fra socialisti e borghesi.Un mutamento di società nel senso voluto dai collettivi-sti, non avrebbe forse infatti mutato nient'altro che il si-stema di sfruttamento?

“A ciascuno secondo il prodotto del proprio lavoro....A ciascuno secondo i suoi meriti....” diceva forte (e diceancora, quantunque mentalmente, adesso!...) il colletti-vismo. Ci vuol poco a capire che i commissari, i segre-tari, i revisori, gli amministratori, i direttori di tutte lerazze, con tali formole avrebbero agio di giudicare enor-me il lavoro proprio, tassare ad un grado superlativo ilproprio merito di motori della macchina sociale e costi-tuir così una nuova borghesia... Ma che monta!... pic-chierebbero famigliarmente le groppe dei lavoratori delbraccio, dicendo loro in tono protettore: “Ciao, compa-

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gno!”E gli operai, rammentando l'alterigia degli sfruttatori

di prima, andrebbero in solluchero...E guai a quei dannati d'anarchici che s'attentassero di

stabilire un parallelo fra lo sfruttamento capitalista equello collettivista!... La libertà c'è, piena ed intera; mabisogna pur difendersi da chi minaccia di spezzare lamirabile macchina dell'organizzazione collettivista!...

Oggi, i borghesi, con altri nomi, ragionano ed agisco-no precisamente così; precisamente come ragionerebbe-ro ed agirebbero i collettivisti domani. E la massa sem-pre minchiona, sarebbe domani conservatrice nella stes-sa maniera che lo è oggi. Quale via crucis verrebbe pre-parata agli anarchici!...

Fortunatamente però, una frazione del partito, dopolaboriosi conati, l'ha rotta di fatto con la corrente imbor-ghesitrice del socialismo, per muoversi sopra tutt'altradirettiva. È il socialismo che risale alla sorgente, vistoche cammin facendo vennero intorbidate le acque. Mu-tando vedute, ha siffattamente sentita la loro incompati-bilità con la tattica seguita finora, che ha dovuto inaugu-rarne una nuova tanto nell'azione politica quanto inquella economica; e se finora gli scongiuri hanno evitatala scissione formale, essa esiste nondimeno di fatto e inquesti ultimi mesi s'è andata facendo singolarmente acu-ta. Ufficialmente non può tardare a verificarsi.

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gno!”E gli operai, rammentando l'alterigia degli sfruttatori

di prima, andrebbero in solluchero...E guai a quei dannati d'anarchici che s'attentassero di

stabilire un parallelo fra lo sfruttamento capitalista equello collettivista!... La libertà c'è, piena ed intera; mabisogna pur difendersi da chi minaccia di spezzare lamirabile macchina dell'organizzazione collettivista!...

Oggi, i borghesi, con altri nomi, ragionano ed agisco-no precisamente così; precisamente come ragionerebbe-ro ed agirebbero i collettivisti domani. E la massa sem-pre minchiona, sarebbe domani conservatrice nella stes-sa maniera che lo è oggi. Quale via crucis verrebbe pre-parata agli anarchici!...

Fortunatamente però, una frazione del partito, dopolaboriosi conati, l'ha rotta di fatto con la corrente imbor-ghesitrice del socialismo, per muoversi sopra tutt'altradirettiva. È il socialismo che risale alla sorgente, vistoche cammin facendo vennero intorbidate le acque. Mu-tando vedute, ha siffattamente sentita la loro incompati-bilità con la tattica seguita finora, che ha dovuto inaugu-rarne una nuova tanto nell'azione politica quanto inquella economica; e se finora gli scongiuri hanno evitatala scissione formale, essa esiste nondimeno di fatto e inquesti ultimi mesi s'è andata facendo singolarmente acu-ta. Ufficialmente non può tardare a verificarsi.

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Page 13: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

II.

Il periodo evolutivo che noi attraversiamo è indubbia-mente quello di maturazione dei concetti socialisti chefinora, qua e là nelle aiuole sovente insanguinate dellastoria fecero capolino senza però mai sbocciare poichènè il terreno era per essi preparato, nè propizia la stagio-ne.

Ora non è più così; ora s'approssimano i tempi d'unatrasformazione radicale nelle istituzioni fondamentalidella società. Gli uomini del passato hanno unbell'esporre all'adorazione delle masse i feticci dell'auto-ritarismo capitalistico sugli altari delle istituzioni; hannoun bel conservare nel tabernacolo della superstizionel'ostia santa della proprietà privata e proporla come perl'addietro all'universale venerazione. Pochi ormai – senon per ignoranza cretina – si prostrano negli scaracchi,lungo le balaustrate della chiesa borghese; e fra i pochi,una buona parte lo fa perchè a comunione compiuta, isacerdoti del capitale la ricompenseranno con la tacita-mente pattuita profenda; altri stanno ancor ginocchioniper paura degli sbirri di cui vedono, con la codadell'occhio, i pentolini e le lucerne spuntare fra un ser-mone retorico ed una legge eccezionale.

Ma la gran massa incomincia a levarsi di ginocchionie spinge gli sguardi oltre i limiti dell'orizzonte borghese,fuori, fuori lontano dal sacro tempio del capitale. Glistessi repubblicani non contano più proseliti che grazie

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II.

Il periodo evolutivo che noi attraversiamo è indubbia-mente quello di maturazione dei concetti socialisti chefinora, qua e là nelle aiuole sovente insanguinate dellastoria fecero capolino senza però mai sbocciare poichènè il terreno era per essi preparato, nè propizia la stagio-ne.

Ora non è più così; ora s'approssimano i tempi d'unatrasformazione radicale nelle istituzioni fondamentalidella società. Gli uomini del passato hanno unbell'esporre all'adorazione delle masse i feticci dell'auto-ritarismo capitalistico sugli altari delle istituzioni; hannoun bel conservare nel tabernacolo della superstizionel'ostia santa della proprietà privata e proporla come perl'addietro all'universale venerazione. Pochi ormai – senon per ignoranza cretina – si prostrano negli scaracchi,lungo le balaustrate della chiesa borghese; e fra i pochi,una buona parte lo fa perchè a comunione compiuta, isacerdoti del capitale la ricompenseranno con la tacita-mente pattuita profenda; altri stanno ancor ginocchioniper paura degli sbirri di cui vedono, con la codadell'occhio, i pentolini e le lucerne spuntare fra un ser-mone retorico ed una legge eccezionale.

Ma la gran massa incomincia a levarsi di ginocchionie spinge gli sguardi oltre i limiti dell'orizzonte borghese,fuori, fuori lontano dal sacro tempio del capitale. Glistessi repubblicani non contano più proseliti che grazie

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Page 14: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

alla tradizione gloriosa delle idealità a cui s'ispirarono legenerazioni che – attraverso mille congiure e battaglie emartirii – seppero mostrar come nella “terra dei morti”pulsasse rigogliosa la vita degli uomini di fede; ma senon vogliono rimanere senza soldati – oggi che gl'idealimazziniani sono superati da dottrine più consone ai tem-pi quindi in via di maturazione – si vedono ormai nellanecessità di mettersi un po' a rimorchio dei partiti socia-listi, dichiarando che la forma repubblicana, nelle lorointenzioni, non è che la porta aperta dalla tenebrosagrotta odierna sulle vaste regioni illuminate dai raggidelle idealità future.

La lotta per influenzare il movimento sociale si deli-nea quindi più particolarmente fra le varie scuole socia-liste.

I riformisti, partendo dal concetto tattico di conquistagraduale dei poteri politici borghesi per tentare mediantela funzione legislativa l'opera delle agognate riformecollaborando magari all'uopo con gli stessi uomini che...si vogliono danneggiare, imperniano la loro azione nellelotte elettorali e nell'opera parlamentare, non esclusa lapartecipazione al ministero borghese, non appena talemossa apparrà loro opportuna; all'azione politico-parla-mentare intendono quindi subordinare quella economicaesercitata direttamente dal proletariato organizzato neisindacati professionali.

Gl'intransigenti, quelli che si chiamano impropria-mente “rivoluzionari” (e che tendono a diventare sem-pre più confusionari) pur dando una grande importanza

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alla tradizione gloriosa delle idealità a cui s'ispirarono legenerazioni che – attraverso mille congiure e battaglie emartirii – seppero mostrar come nella “terra dei morti”pulsasse rigogliosa la vita degli uomini di fede; ma senon vogliono rimanere senza soldati – oggi che gl'idealimazziniani sono superati da dottrine più consone ai tem-pi quindi in via di maturazione – si vedono ormai nellanecessità di mettersi un po' a rimorchio dei partiti socia-listi, dichiarando che la forma repubblicana, nelle lorointenzioni, non è che la porta aperta dalla tenebrosagrotta odierna sulle vaste regioni illuminate dai raggidelle idealità future.

La lotta per influenzare il movimento sociale si deli-nea quindi più particolarmente fra le varie scuole socia-liste.

I riformisti, partendo dal concetto tattico di conquistagraduale dei poteri politici borghesi per tentare mediantela funzione legislativa l'opera delle agognate riformecollaborando magari all'uopo con gli stessi uomini che...si vogliono danneggiare, imperniano la loro azione nellelotte elettorali e nell'opera parlamentare, non esclusa lapartecipazione al ministero borghese, non appena talemossa apparrà loro opportuna; all'azione politico-parla-mentare intendono quindi subordinare quella economicaesercitata direttamente dal proletariato organizzato neisindacati professionali.

Gl'intransigenti, quelli che si chiamano impropria-mente “rivoluzionari” (e che tendono a diventare sem-pre più confusionari) pur dando una grande importanza

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all'azione politico-parlamentare, in parlamento intendo-no mantenersi sopra un terreno d'opposizione assoluta aipoteri borghesi per giungere all'espropriazione dellaclasse capitalista per mezzo degli stessi suoi organi legi-slativi nei quali – dopo aver tentennato a lungo sulla tat-tica famosa del “caso per caso” – hanno deciso di fun-zionare in qualità d'oppositori sistematici anzichè di col-laboratori.

I rivoluzionari “puri”, quelli che non equivocano sultermine, ritengono necessaria l'azione diretta del prole-tariato come classe opposta alla borghesia, quindi controessa decisamente schierato; dedicano qualche po' d'atti-vità all'azione parlamentare nell'opinione che medianteessa qualche buona battaglia si possa combattere, speciesul terreno delle conquiste fatte finora; ritengono mezzoefficace d'agitazione la lotta elettorale; giudicano utile laconquista dei comuni e dei consigli provinciali perl'addestramento alla gestione della cosa pubblica; attri-buiscono importanza massima all'opera delle organizza-zioni di mestiere, alla quale intendono collegare in viasubordinata l'azione parlamentare; mirano all'assorbi-mento del partito socialista nei sindacati professionali,sia per liberare la corrente socialista dall'elemento bor-ghese e salvarla così da ogni influenza della classe natu-ralmente nemica del proletariato, sia per imprimereall'azione proletaria un carattere schiettamente rivolu-zionario e per elaborare in cotesti organismi la basi dellanuova società, della società emancipata finalmente daogni schiavitù economica, da ogni tirannia statale.

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all'azione politico-parlamentare, in parlamento intendo-no mantenersi sopra un terreno d'opposizione assoluta aipoteri borghesi per giungere all'espropriazione dellaclasse capitalista per mezzo degli stessi suoi organi legi-slativi nei quali – dopo aver tentennato a lungo sulla tat-tica famosa del “caso per caso” – hanno deciso di fun-zionare in qualità d'oppositori sistematici anzichè di col-laboratori.

I rivoluzionari “puri”, quelli che non equivocano sultermine, ritengono necessaria l'azione diretta del prole-tariato come classe opposta alla borghesia, quindi controessa decisamente schierato; dedicano qualche po' d'atti-vità all'azione parlamentare nell'opinione che medianteessa qualche buona battaglia si possa combattere, speciesul terreno delle conquiste fatte finora; ritengono mezzoefficace d'agitazione la lotta elettorale; giudicano utile laconquista dei comuni e dei consigli provinciali perl'addestramento alla gestione della cosa pubblica; attri-buiscono importanza massima all'opera delle organizza-zioni di mestiere, alla quale intendono collegare in viasubordinata l'azione parlamentare; mirano all'assorbi-mento del partito socialista nei sindacati professionali,sia per liberare la corrente socialista dall'elemento bor-ghese e salvarla così da ogni influenza della classe natu-ralmente nemica del proletariato, sia per imprimereall'azione proletaria un carattere schiettamente rivolu-zionario e per elaborare in cotesti organismi la basi dellanuova società, della società emancipata finalmente daogni schiavitù economica, da ogni tirannia statale.

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Come si vede, la corrente estrema sinistra del sociali-smo non è lontana dalla concezione anarchica... quan-tunque s'ostini a considerare l'anarchismo come un'“uto-pia”...

Gli anarchici infine, come bersaglieri del movimentosociale, fanno opera di avanscoperta. Fino a quandol'azione dei varii partiti mirava all'irreggimentazionepura e semplice delle masse a vantaggio di essi partiti;fino a quando i politicanti facevano balenare al proleta-riato l'idea della sua emancipazione sotto una formad'organizzazione autoritaria della società da raggiunger-si attraverso i meandri delle lotte elettorali per la costi-tuzione di nuovi poteri – repubblicani o collettivisti – adessi anarchici s'imponeva la necessità d'insistere più par-ticolarmente nell'azione di propaganda teorica, allo sco-po di ben snebbiare le menti dai pregiudizi autoritari edi far chiaramente capire alle masse come la loro sal-vezza vera non potesse consistere nella sostituzione d'ungoverno ad un altro, si fosse pur trattato d'un governo dipopolo. Necessitava opporsi – qual logica conseguenzadi quel lamentevole stato di fatto – ad ogni tatticad'azione che valendosi delle organizzazioni operaiecome strumento per fini di partito, per la conquista delpotere politico, ne falsava l'essenza, ne pervertiva l'azio-ne, ne rovinava gli scopi.

S'ebbe così ad attraversare necessariamente un lungoperiodo di tempo speso dagli anarchici nella dilucida-zione teorica dei principii e nell'opposizione a tuttequelle forme d'organizzazione che lungi di guidare con

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Come si vede, la corrente estrema sinistra del sociali-smo non è lontana dalla concezione anarchica... quan-tunque s'ostini a considerare l'anarchismo come un'“uto-pia”...

Gli anarchici infine, come bersaglieri del movimentosociale, fanno opera di avanscoperta. Fino a quandol'azione dei varii partiti mirava all'irreggimentazionepura e semplice delle masse a vantaggio di essi partiti;fino a quando i politicanti facevano balenare al proleta-riato l'idea della sua emancipazione sotto una formad'organizzazione autoritaria della società da raggiunger-si attraverso i meandri delle lotte elettorali per la costi-tuzione di nuovi poteri – repubblicani o collettivisti – adessi anarchici s'imponeva la necessità d'insistere più par-ticolarmente nell'azione di propaganda teorica, allo sco-po di ben snebbiare le menti dai pregiudizi autoritari edi far chiaramente capire alle masse come la loro sal-vezza vera non potesse consistere nella sostituzione d'ungoverno ad un altro, si fosse pur trattato d'un governo dipopolo. Necessitava opporsi – qual logica conseguenzadi quel lamentevole stato di fatto – ad ogni tatticad'azione che valendosi delle organizzazioni operaiecome strumento per fini di partito, per la conquista delpotere politico, ne falsava l'essenza, ne pervertiva l'azio-ne, ne rovinava gli scopi.

S'ebbe così ad attraversare necessariamente un lungoperiodo di tempo speso dagli anarchici nella dilucida-zione teorica dei principii e nell'opposizione a tuttequelle forme d'organizzazione che lungi di guidare con

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la loro azione all'emancipazione del proletariato, lo ren-devano zimbello dei politicanti, strumento nelle loromani.

Non era già per questione della loro essenza che glianarchici avversavano le organizzazioni operaie; era acagion del fine a cui esse venivano indirizzate: fine checostituendo un pericolo per l'emancipazione integraledel proletariato, urgeva privare delle sue forze.

Si potrà osservare che più util cosa sarebbe stato pe-netrare nelle organizzazioni stesse a fin di tentarne lasalvezza. Ma vi sono periodi nella lotta sociale, durantei quali penetrare in un dato organismo significa venirneassorbiti. Tale era il caso degli anarchici, date le circo-stanze, essi, nelle organizzazioni operaie, sarebbero statifatalmente portati a subirne letteralmente quello spiritoche premeva distruggere, mancando il substrato su cuipoggiare i piedi per essere in grado di far forza.

Era di questo substrato che bisognava attendere laformazione; tutto diceva agli anarchici essere prossimol'atteso momento; occorreva affrettarlo con l'assiduapropaganda compiuta stando al di fuori, per influenzarele masse in guisa da metterle in condizione di crearenelle loro organizzazioni quello spirito nuovo, sterilizza-tore dell'antico.

Non altrimenti si fa per lo spurgo (scusami lettore, latrivialità del paragone; esso è così bene appropriato!...)dei pozzi neri. Avanti di scendervi a lavorare, si agiscedall'esterno per purificarli dai gaz asfissianti...

Fu quello che gli anarchici fecero. Mal visti, segnati a

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la loro azione all'emancipazione del proletariato, lo ren-devano zimbello dei politicanti, strumento nelle loromani.

Non era già per questione della loro essenza che glianarchici avversavano le organizzazioni operaie; era acagion del fine a cui esse venivano indirizzate: fine checostituendo un pericolo per l'emancipazione integraledel proletariato, urgeva privare delle sue forze.

Si potrà osservare che più util cosa sarebbe stato pe-netrare nelle organizzazioni stesse a fin di tentarne lasalvezza. Ma vi sono periodi nella lotta sociale, durantei quali penetrare in un dato organismo significa venirneassorbiti. Tale era il caso degli anarchici, date le circo-stanze, essi, nelle organizzazioni operaie, sarebbero statifatalmente portati a subirne letteralmente quello spiritoche premeva distruggere, mancando il substrato su cuipoggiare i piedi per essere in grado di far forza.

Era di questo substrato che bisognava attendere laformazione; tutto diceva agli anarchici essere prossimol'atteso momento; occorreva affrettarlo con l'assiduapropaganda compiuta stando al di fuori, per influenzarele masse in guisa da metterle in condizione di crearenelle loro organizzazioni quello spirito nuovo, sterilizza-tore dell'antico.

Non altrimenti si fa per lo spurgo (scusami lettore, latrivialità del paragone; esso è così bene appropriato!...)dei pozzi neri. Avanti di scendervi a lavorare, si agiscedall'esterno per purificarli dai gaz asfissianti...

Fu quello che gli anarchici fecero. Mal visti, segnati a

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Page 18: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

dito dai politicanti a cui l'interesse suggeriva d'aizzare lemasse contro coloro che costituivano un continuo peri-colo per l'azione dei capi-popolo, occorreva loro un cer-to tempo per farsi ben conoscere dal proletariato. Ina-scoltati, urlati dapprincipio e perfino vilipesi per la lororude franchezza che incurante degli applausi mirava adesporre nuda e cruda la verità, non desistettero un soloistante da quell'azione teorica che a molti fra gli stessilor compagni appariva sterile; additarono i rischi d'unatattica sbagliata, spiegarono i veri mezzi d'azione, lu-meggiarono le finalità loro – rispondenti alle naturaliaspirazioni del popolo – in contradittorio a quelle artifi-ciose degli uomini che pretendevano tenere in pugno idestini delle masse.

Non fu difficile ad essi l'esser profeti; i fatti venneroin breve a dar loro ragione; e grazie all'esperienza deifatti, il proletariato in traccia della sua via emancipatri-ce, s'andò a poco a poco orientando; l'opera degli anar-chici gli servì di bussola. Così sul quadrante della storiala lancetta inarrestabile del tempo andava approssiman-dosi all'ora in cui anche agli anarchici d'Italia sarebbestato possibile prendere parte diretta e fervorosa al gran-dioso movimento del proletariato nostro che nelle sueorganizzazioni andava rinnovando i metodi d'azione, sirisvegliava a vita cosciente.

Ma le forze social-riformiste sono ancora ben lungidall'essere debellate; l'equivoco dell'“intransigentismo”gabellato per “rivoluzionarismo” minaccia ancora – at-traverso il prisma del fanatismo per gl'individui –

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dito dai politicanti a cui l'interesse suggeriva d'aizzare lemasse contro coloro che costituivano un continuo peri-colo per l'azione dei capi-popolo, occorreva loro un cer-to tempo per farsi ben conoscere dal proletariato. Ina-scoltati, urlati dapprincipio e perfino vilipesi per la lororude franchezza che incurante degli applausi mirava adesporre nuda e cruda la verità, non desistettero un soloistante da quell'azione teorica che a molti fra gli stessilor compagni appariva sterile; additarono i rischi d'unatattica sbagliata, spiegarono i veri mezzi d'azione, lu-meggiarono le finalità loro – rispondenti alle naturaliaspirazioni del popolo – in contradittorio a quelle artifi-ciose degli uomini che pretendevano tenere in pugno idestini delle masse.

Non fu difficile ad essi l'esser profeti; i fatti venneroin breve a dar loro ragione; e grazie all'esperienza deifatti, il proletariato in traccia della sua via emancipatri-ce, s'andò a poco a poco orientando; l'opera degli anar-chici gli servì di bussola. Così sul quadrante della storiala lancetta inarrestabile del tempo andava approssiman-dosi all'ora in cui anche agli anarchici d'Italia sarebbestato possibile prendere parte diretta e fervorosa al gran-dioso movimento del proletariato nostro che nelle sueorganizzazioni andava rinnovando i metodi d'azione, sirisvegliava a vita cosciente.

Ma le forze social-riformiste sono ancora ben lungidall'essere debellate; l'equivoco dell'“intransigentismo”gabellato per “rivoluzionarismo” minaccia ancora – at-traverso il prisma del fanatismo per gl'individui –

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d'accumulare inciampi all'opera efficace delle nuovetendenze.

Non basta che una frazione del partito socialista abbiaincominciato ad orientarsi in senso buono; bisogna chepiù nulla riesca a risospingerla verso i metodi abbando-nati; bisogna ch'essa sappia sbarazzarsi dei rimasuglielettorali della vecchia tattica che trapiantati nelle nuoveforme d'organizzazione proletaria potrebbero generarealtri inciampi; bisogna che il proletariato apra bene gliocchi sugli equivoci pseudo-rivoluzionari e che la rom-pa definitivamente coi politicanti delle frazioni riformi-stiche dietro cui si va trincerando l'astuta borghesia perevitare che nella trasformazione imminente della societàle sfugga di mano il mestolo del potere.

Mettere la massa lavoratrice su questa direttiva; addi-tarle la netta visione delle finalità; esercitare un'opera dicritica instancabile verso le correnti affini; attaccare cor-po a corpo le frazioni avversarie, riparo inconsapevoledella borghesia; snidare i politicanti dalle trincee senzaloro dar quartiere; non posare mai, non cedere mai ad il-lusioni nè mai accarezzare soverchie speranze; mante-nersi sempre alla testa del movimento proletario, senzaiattanza, senza esitazioni; lavorare con la parola e conl'esempio; pagar sempre di persona, alieni sempre dalmendicar compensi ed applausi; ecco il compito immen-so che spetta agli anarchici se intendono mantenersidavvero all'altezza della loro missione.

Agl'interessati, gl'intrighi della politica parlamentaree bottegaia; agli ambiziosi, la vaniloquenza dei tribuni

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d'accumulare inciampi all'opera efficace delle nuovetendenze.

Non basta che una frazione del partito socialista abbiaincominciato ad orientarsi in senso buono; bisogna chepiù nulla riesca a risospingerla verso i metodi abbando-nati; bisogna ch'essa sappia sbarazzarsi dei rimasuglielettorali della vecchia tattica che trapiantati nelle nuoveforme d'organizzazione proletaria potrebbero generarealtri inciampi; bisogna che il proletariato apra bene gliocchi sugli equivoci pseudo-rivoluzionari e che la rom-pa definitivamente coi politicanti delle frazioni riformi-stiche dietro cui si va trincerando l'astuta borghesia perevitare che nella trasformazione imminente della societàle sfugga di mano il mestolo del potere.

Mettere la massa lavoratrice su questa direttiva; addi-tarle la netta visione delle finalità; esercitare un'opera dicritica instancabile verso le correnti affini; attaccare cor-po a corpo le frazioni avversarie, riparo inconsapevoledella borghesia; snidare i politicanti dalle trincee senzaloro dar quartiere; non posare mai, non cedere mai ad il-lusioni nè mai accarezzare soverchie speranze; mante-nersi sempre alla testa del movimento proletario, senzaiattanza, senza esitazioni; lavorare con la parola e conl'esempio; pagar sempre di persona, alieni sempre dalmendicar compensi ed applausi; ecco il compito immen-so che spetta agli anarchici se intendono mantenersidavvero all'altezza della loro missione.

Agl'interessati, gl'intrighi della politica parlamentaree bottegaia; agli ambiziosi, la vaniloquenza dei tribuni

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guastamestieri; a noi ed a tutti gli uomini sinceri e gene-rosi, l'azione modesta ma perseverante, determinatasempre ed in ogni circostanza dalla visione lucida delpunto d'arrivo.

III.

La massa del proletariato, nella sua lotta incessanteper la conquista del benessere, agisce più sotto lo stimo-lo del disagio economico di cui si sente preda, che per laspinta sentimentale d'idealità ben definite. L'azione co-sciente, ispirata da concezioni ideali di nuove forme divita, è limitata a minoranze che costituiscono una specied'eletta in seno alla massa.

Ma anche per queste minoranze, la base d'azione èidentica a quella della totalità degli uomini: il bisogno distar bene. Con la sola differenza che mentre le massesentono quasi essenzialmente il disagio della vita dallato materiale, esse, più elevate di sentimenti e di men-talità, provano altrettanto potenti e forse più, le strettedel disagio morale ed intellettuale.

Tale disagio nelle condizioni intellettuali e morali divita, fa sì che la lotta non si limiti esclusivamente allaconquista del soddisfacimento dei bisogni materiali;consente ch'essa si svolga sopra un terreno in cui la que-stione della soddisfazione di tutti i bisogni fisici ed

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guastamestieri; a noi ed a tutti gli uomini sinceri e gene-rosi, l'azione modesta ma perseverante, determinatasempre ed in ogni circostanza dalla visione lucida delpunto d'arrivo.

III.

La massa del proletariato, nella sua lotta incessanteper la conquista del benessere, agisce più sotto lo stimo-lo del disagio economico di cui si sente preda, che per laspinta sentimentale d'idealità ben definite. L'azione co-sciente, ispirata da concezioni ideali di nuove forme divita, è limitata a minoranze che costituiscono una specied'eletta in seno alla massa.

Ma anche per queste minoranze, la base d'azione èidentica a quella della totalità degli uomini: il bisogno distar bene. Con la sola differenza che mentre le massesentono quasi essenzialmente il disagio della vita dallato materiale, esse, più elevate di sentimenti e di men-talità, provano altrettanto potenti e forse più, le strettedel disagio morale ed intellettuale.

Tale disagio nelle condizioni intellettuali e morali divita, fa sì che la lotta non si limiti esclusivamente allaconquista del soddisfacimento dei bisogni materiali;consente ch'essa si svolga sopra un terreno in cui la que-stione della soddisfazione di tutti i bisogni fisici ed

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astratti dell'individuo formi tale un complesso da accele-rare l'umano progredimento in tutti i rami dell'attivitàdella nostra specie; dà, in una parola, un carattere co-sciente allo sviluppo delle forme di vita sociale.

S'ha un bell'asseverare che nulla può opporsi al dive-nire delle indeprecabili fatalità storiche: diverranno; mal'azione illuminata delle minoranze coscienti toglie odaggiunge, favorisce o ritarda l'avvento di esse fatalità,pur senza crearle dal nulla nè distruggerle.

Senza dubbio; non sono i partiti politici che fanno lastoria. Ma ove la loro azione mancasse, è certo che lastoria sarebbe vergata precisamente come lo è?

Essa li crea; giustissimo, poichè le condizioni di vitagenerano le minoranze di uomini che si raggruppano perprendere parte al movimento mondiale del progresso.Ma queste minoranze a lor volta contribuiscono a gene-rare stati d'animo negli ambienti in maniera che le fatali-tà storiche vengono avvertite ed affrettate. Crederanno,esse minoranze, con l'elaborazione di programmi e lapredicazione d'idealità nuove, di creare il progresso; ob-bietteranno altre, ch'esse, ciò facendo, esplicanonient'altro che le forze emananti dai fatti della vita; sup-porranno, le une, d'essere fattrici della storia; ammoni-ranno, le altre, ch'esse sono al contrario, strumento deifattori veri, delle fatalità storiche.... L'essenza della cosanon muterà, per tali dispute.

È la storia eterna dell'uovo e della gallina; mentre lecomari discutono se fu prima l'una o l'altro, la gallinacontinua a deporre uova, e da queste continuano a na-

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astratti dell'individuo formi tale un complesso da accele-rare l'umano progredimento in tutti i rami dell'attivitàdella nostra specie; dà, in una parola, un carattere co-sciente allo sviluppo delle forme di vita sociale.

S'ha un bell'asseverare che nulla può opporsi al dive-nire delle indeprecabili fatalità storiche: diverranno; mal'azione illuminata delle minoranze coscienti toglie odaggiunge, favorisce o ritarda l'avvento di esse fatalità,pur senza crearle dal nulla nè distruggerle.

Senza dubbio; non sono i partiti politici che fanno lastoria. Ma ove la loro azione mancasse, è certo che lastoria sarebbe vergata precisamente come lo è?

Essa li crea; giustissimo, poichè le condizioni di vitagenerano le minoranze di uomini che si raggruppano perprendere parte al movimento mondiale del progresso.Ma queste minoranze a lor volta contribuiscono a gene-rare stati d'animo negli ambienti in maniera che le fatali-tà storiche vengono avvertite ed affrettate. Crederanno,esse minoranze, con l'elaborazione di programmi e lapredicazione d'idealità nuove, di creare il progresso; ob-bietteranno altre, ch'esse, ciò facendo, esplicanonient'altro che le forze emananti dai fatti della vita; sup-porranno, le une, d'essere fattrici della storia; ammoni-ranno, le altre, ch'esse sono al contrario, strumento deifattori veri, delle fatalità storiche.... L'essenza della cosanon muterà, per tali dispute.

È la storia eterna dell'uovo e della gallina; mentre lecomari discutono se fu prima l'una o l'altro, la gallinacontinua a deporre uova, e da queste continuano a na-

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scere i pulcini che saranno galline domani.È ovvio constatare che la propaganda teorica (i cui

principii in essa contenuti sono l'espressione d'uno statoembrionale d'animo che si va elaborando nelle masse,determinato dalle infinite circostanze della vita) esercitala sua parte d'influenza sul movimento sociale. Ove que-sta propaganda non vien fatta, è segno che non esistonole condizioni da cui essa deve scaturire; ed allora abbia-mo il movimento proletario ispirato ad un gretto tradu-nionismo inglese, all'egoistico corporativismo nord-americano; forme di lotta che presupponendo accordi ecompromessi col capitale, mentre d'altro lato generanoantagonismi fra l'elemento proletario in luogo di raffor-zarne i vincoli di solidarietà, favoriscono lo sviluppo delsistema borghese, prolungandone l'esistenza.

Ma dov'essa si fa, è segno che esistono le circostanzeda cui trae origine; esistono quindi le condizioni favore-voli a che i suoi postulati vengano accolti. Ma che pro-prio la maggiore o minore attività ed illuminatezza deipropagandisti non sia una determinante nell'accelera-mento del progresso sociale? Che proprio un indirizzoenergico in luogo d'una preoccupazione utilitaria (comenel caso del partito socialista tedesco di fronte al prole-tariato organizzato in federazioni di resistenza la cuipreoccupazione essenziale è la salvezza della cassaforte)non riescirebbe a spezzare i tran tran delle masse miso-neiste ed imbevute sempre di quello spirito abitudinarioche molto a proposito i francesi chiamano esprit de rou-tine?

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scere i pulcini che saranno galline domani.È ovvio constatare che la propaganda teorica (i cui

principii in essa contenuti sono l'espressione d'uno statoembrionale d'animo che si va elaborando nelle masse,determinato dalle infinite circostanze della vita) esercitala sua parte d'influenza sul movimento sociale. Ove que-sta propaganda non vien fatta, è segno che non esistonole condizioni da cui essa deve scaturire; ed allora abbia-mo il movimento proletario ispirato ad un gretto tradu-nionismo inglese, all'egoistico corporativismo nord-americano; forme di lotta che presupponendo accordi ecompromessi col capitale, mentre d'altro lato generanoantagonismi fra l'elemento proletario in luogo di raffor-zarne i vincoli di solidarietà, favoriscono lo sviluppo delsistema borghese, prolungandone l'esistenza.

Ma dov'essa si fa, è segno che esistono le circostanzeda cui trae origine; esistono quindi le condizioni favore-voli a che i suoi postulati vengano accolti. Ma che pro-prio la maggiore o minore attività ed illuminatezza deipropagandisti non sia una determinante nell'accelera-mento del progresso sociale? Che proprio un indirizzoenergico in luogo d'una preoccupazione utilitaria (comenel caso del partito socialista tedesco di fronte al prole-tariato organizzato in federazioni di resistenza la cuipreoccupazione essenziale è la salvezza della cassaforte)non riescirebbe a spezzare i tran tran delle masse miso-neiste ed imbevute sempre di quello spirito abitudinarioche molto a proposito i francesi chiamano esprit de rou-tine?

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Page 23: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

Ma allora lasciamo correre ogni azione di propagan-da, di preparazione pratica agli eventi futuri....; lasciamocorrere, se essa non conta per nulla come fattore nelconcatenamento degli avvenimenti storici!

*Non bisogna però credere che la propaganda teorica

sia la sola a cui debbasi badare.Essa, se non viene concretata man mano nell'azione

pratica, eserciterà soltanto un'influenza molto indirettasullo svolgersi degli avvenimenti; rimarrà sempre in-fluenza astratta di filosofi.

Così l'azione di noi anarchici, limitandosi alle purepredicazioni teoriche, darebbe modo ai partiti che si fre-giano dell'appellativo di «pratici», di guidare essi il mo-vimento proletario: abbiamo visto dove.

Altro che non avere efficacia l'azione dei partiti e de-gli uomini!... Basta sovente l'opera d'un intrigante qual-siasi che abbia conquistato le simpatie della massa, perintralciare durante anni il moto ascendente del proleta-riato di quel paese ov'egli esercita la propria influenza.

E ciò senza contare che, specialmente oggi – datal'intima struttura dell'intera società – l'azione in un datopaese pesa sempre, sia pure in minima parte ed in ma-niera molto indiretta, sul processo evolutivo di tutti ipaesi dove vivo è il movimento sociale.

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Ma allora lasciamo correre ogni azione di propagan-da, di preparazione pratica agli eventi futuri....; lasciamocorrere, se essa non conta per nulla come fattore nelconcatenamento degli avvenimenti storici!

*Non bisogna però credere che la propaganda teorica

sia la sola a cui debbasi badare.Essa, se non viene concretata man mano nell'azione

pratica, eserciterà soltanto un'influenza molto indirettasullo svolgersi degli avvenimenti; rimarrà sempre in-fluenza astratta di filosofi.

Così l'azione di noi anarchici, limitandosi alle purepredicazioni teoriche, darebbe modo ai partiti che si fre-giano dell'appellativo di «pratici», di guidare essi il mo-vimento proletario: abbiamo visto dove.

Altro che non avere efficacia l'azione dei partiti e de-gli uomini!... Basta sovente l'opera d'un intrigante qual-siasi che abbia conquistato le simpatie della massa, perintralciare durante anni il moto ascendente del proleta-riato di quel paese ov'egli esercita la propria influenza.

E ciò senza contare che, specialmente oggi – datal'intima struttura dell'intera società – l'azione in un datopaese pesa sempre, sia pure in minima parte ed in ma-niera molto indiretta, sul processo evolutivo di tutti ipaesi dove vivo è il movimento sociale.

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*Un errore comune a noi anarchici è quello di credere

che grazie alle nostre predicazioni astratte dei principii,si vada trasformando l'ambiente in modo da consentireche al primo urto fra il capitale ed il proletariato, questo,bene imbevuto delle nostre idee, dia il tracollo alla so-cietà borghese ed instauri il regime anarchico.

La verità è diversa: l'anarchia, forma di vita verso laquale tende la società umana, non può rimanere latenteallo stato di concezione astratta fino al giorno in cui siaad essa dato fiorir repentina. Il suo divenite è di tutt'igiorni: a noi tocca assecondarlo.

La propaganda teorica addita i concetti nuovi di vitasociale, facendosi interprete delle aspirazioni umane;ove questi concetti trovino il terreno reso favorevoledalle circostanze dei tempi, vengono a far da propulsorial processo evolutivo; ma il proletariato in lotta continuacol capitale, più subisce l'influenza delle nuove dottrinee più sente il bisogno d'applicare ogni giorno alle suelotte i metodi ad esse rispondenti; non può restarseneinerte, in attesa che l'anarchia sbocci da sola; e non valasciato alle sole astrazioni perchè, nel bisogno in cui èdi combattere tutti i giorni, si abituerebbe a metodi dilotta che paralizzerebbero i risultati della nostra predica-zione astratta. Compito delle minoranze coscienti è dicontemperare con acutezza di criterio azione pratica epropaganda teorica, poderose entrambe per influenza sul

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*Un errore comune a noi anarchici è quello di credere

che grazie alle nostre predicazioni astratte dei principii,si vada trasformando l'ambiente in modo da consentireche al primo urto fra il capitale ed il proletariato, questo,bene imbevuto delle nostre idee, dia il tracollo alla so-cietà borghese ed instauri il regime anarchico.

La verità è diversa: l'anarchia, forma di vita verso laquale tende la società umana, non può rimanere latenteallo stato di concezione astratta fino al giorno in cui siaad essa dato fiorir repentina. Il suo divenite è di tutt'igiorni: a noi tocca assecondarlo.

La propaganda teorica addita i concetti nuovi di vitasociale, facendosi interprete delle aspirazioni umane;ove questi concetti trovino il terreno reso favorevoledalle circostanze dei tempi, vengono a far da propulsorial processo evolutivo; ma il proletariato in lotta continuacol capitale, più subisce l'influenza delle nuove dottrinee più sente il bisogno d'applicare ogni giorno alle suelotte i metodi ad esse rispondenti; non può restarseneinerte, in attesa che l'anarchia sbocci da sola; e non valasciato alle sole astrazioni perchè, nel bisogno in cui èdi combattere tutti i giorni, si abituerebbe a metodi dilotta che paralizzerebbero i risultati della nostra predica-zione astratta. Compito delle minoranze coscienti è dicontemperare con acutezza di criterio azione pratica epropaganda teorica, poderose entrambe per influenza sul

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movimento sociale se complemento l'una dell'altra;d'efficacia limitata, pressochè nulla, se procedenti di-sgiunte.

Da ciò risulta la necessità per noi d'assecondare il la-vorio fatale dei tempi, nello stesso mentre che conti-nuiamo a dilucidare i concetti della dottrina anarchica,appunto per dimostrare di fatto la sua realizzabilità, lasua praticità, col compenetrare dello spirito schietta-mente anarchico l'azione quotidiana degli uomini, sianei casi della vita privata, come nelle agitazioni dellavita sociale; agitazioni che rispecchiano necessariamen-te lo stato d'animo di chi vi partecipa; la necessità, quin-di, d'essere alacri in tutte le manifestazioni della vitaproletaria portando in esse il nostro spirito per indirizza-re il movimento in senso anarchico, vigili sempre a findi conciliare le esigenze pratiche della lotta con la pu-rezza delle concezioni ideali, indispensabil cosa ove nonsi voglia traviare lungo il cammino.... com'è successo aipartiti che per voler essere troppo «pratici» si diedero aripiegare le idealità e di contraddizione in incoerenza, diconcessione in transazione rotolarono giù della chinafino a perdere di vista ciò che chiamavano «programmamassimo» e trovarsi, fra i rovi delle riformette legali,sull'orlo dell'abisso borghese, con la prospettiva di pre-cipitarvi o di dover tornare penosamente addietro per ri-cominciare daccapo, lasciando brandelli di coscienzalungo l'erta spinosa.

Quando si sostiene la necessità d'accordare le dueazioni, la pratica e la teorica, non si vuol già significare

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movimento sociale se complemento l'una dell'altra;d'efficacia limitata, pressochè nulla, se procedenti di-sgiunte.

Da ciò risulta la necessità per noi d'assecondare il la-vorio fatale dei tempi, nello stesso mentre che conti-nuiamo a dilucidare i concetti della dottrina anarchica,appunto per dimostrare di fatto la sua realizzabilità, lasua praticità, col compenetrare dello spirito schietta-mente anarchico l'azione quotidiana degli uomini, sianei casi della vita privata, come nelle agitazioni dellavita sociale; agitazioni che rispecchiano necessariamen-te lo stato d'animo di chi vi partecipa; la necessità, quin-di, d'essere alacri in tutte le manifestazioni della vitaproletaria portando in esse il nostro spirito per indirizza-re il movimento in senso anarchico, vigili sempre a findi conciliare le esigenze pratiche della lotta con la pu-rezza delle concezioni ideali, indispensabil cosa ove nonsi voglia traviare lungo il cammino.... com'è successo aipartiti che per voler essere troppo «pratici» si diedero aripiegare le idealità e di contraddizione in incoerenza, diconcessione in transazione rotolarono giù della chinafino a perdere di vista ciò che chiamavano «programmamassimo» e trovarsi, fra i rovi delle riformette legali,sull'orlo dell'abisso borghese, con la prospettiva di pre-cipitarvi o di dover tornare penosamente addietro per ri-cominciare daccapo, lasciando brandelli di coscienzalungo l'erta spinosa.

Quando si sostiene la necessità d'accordare le dueazioni, la pratica e la teorica, non si vuol già significare

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che lo stesso individuo debba curare con pari attivitàl'opera nei due campi. Si sa che non tutti sono idonei adun medesimo lavoro; ognuno esplica le proprie forze at-tive secondo le attitudini che possiede; ad ognuno è per-ciò segnato dal suo stesso grado di capacità il campo incui agire.

Ma quegli anarchici più particolarmente adatti a eser-citare la loro attività nel campo teorico, devono trovareil completamento alla loro azione in quella dei compa-gni che si sentono di lavorare a preferenza sul terrenopratico. Occorre cioè l'accordo fra le diverse formed'azione; così, pratica e teoria si dànno la mano; ciò chela teoria elabora, la pratica applica: il movimento prole-tario, grazie a quest'azione concorde degli anarchici,s'andrà ispirando ai concetti di vita nuova, non solo atraverso l'applauso ad un bel discorso, ma assimilando-sene lo spirito che straripando dalla fiumana del senti-mento, dilagherà a fecondare il terreno pratico della vitaquotidiana.

È questo appunto uno dei tanti vantaggi reali dellanostra tattica d'azione; non essendo disciplinati in alcu-na maniera, ognuno di noi opra secondo quei criteri chegli appaiono buoni. Ciò che v'è di superfluo, di dannosonella nostra azione, vien così naturalmente eliminato,perchè non rispondendo alle esigenze reali della vita,cade necessariamente; ma quel che è davvero rispon-dente ai bisogni del tempo, non va perduto, anche sequalcun di noi lo ritiene di nessuna utilità. Chi nega, peresempio, l'efficacia della partecipazione alle lotte econo-

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che lo stesso individuo debba curare con pari attivitàl'opera nei due campi. Si sa che non tutti sono idonei adun medesimo lavoro; ognuno esplica le proprie forze at-tive secondo le attitudini che possiede; ad ognuno è per-ciò segnato dal suo stesso grado di capacità il campo incui agire.

Ma quegli anarchici più particolarmente adatti a eser-citare la loro attività nel campo teorico, devono trovareil completamento alla loro azione in quella dei compa-gni che si sentono di lavorare a preferenza sul terrenopratico. Occorre cioè l'accordo fra le diverse formed'azione; così, pratica e teoria si dànno la mano; ciò chela teoria elabora, la pratica applica: il movimento prole-tario, grazie a quest'azione concorde degli anarchici,s'andrà ispirando ai concetti di vita nuova, non solo atraverso l'applauso ad un bel discorso, ma assimilando-sene lo spirito che straripando dalla fiumana del senti-mento, dilagherà a fecondare il terreno pratico della vitaquotidiana.

È questo appunto uno dei tanti vantaggi reali dellanostra tattica d'azione; non essendo disciplinati in alcu-na maniera, ognuno di noi opra secondo quei criteri chegli appaiono buoni. Ciò che v'è di superfluo, di dannosonella nostra azione, vien così naturalmente eliminato,perchè non rispondendo alle esigenze reali della vita,cade necessariamente; ma quel che è davvero rispon-dente ai bisogni del tempo, non va perduto, anche sequalcun di noi lo ritiene di nessuna utilità. Chi nega, peresempio, l'efficacia della partecipazione alle lotte econo-

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miche pur limitandosi all'azione teorica, prepara incon-sapevolmente il terreno al compagno che dedica la pro-pria attività all'opera delle organizzazioni di mestiere; ecostui, anche se dà poco peso alla propaganda astratta,ne trae profitto senz'avvedersene, perchè per l'opera suapratica, trova il terreno preparato. Ognun dei due s'attri-buirà il merito dei risultati; ma il fatto reale è che cia-scuno ha ad essi contribuito.

Bisogna dunque intensificare da un lato la propagan-da teorica, farla sotto tutti gli aspetti possibili per crearedei militanti e per acuire nell'ambiente odierno il mal-contento contro lo stato attuale di cose e sviluppare leaspirazioni verso libere forme di vita; dall'altro, parteci-pare alle lotte pratiche per dare ad esse il carattere no-stro; cosa che meglio riuscirà quanto più la divulgazionedei principii riescirà intensa ed estesa, conquistando lecoscienze ed affermandosi nelle relazioni private e so-ciali.

Ma perchè vedo che si procede fiacchi ed indetermi-nati nell'uno e nell'altro lavoro, non ho esitato a rispon-dere no alla domanda posta in capo alle presenti pagine.

IV.

Noi anarchici, in Italia siamo accora essenzialmenteteorici; la concezione unilaterale della trasformazione

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miche pur limitandosi all'azione teorica, prepara incon-sapevolmente il terreno al compagno che dedica la pro-pria attività all'opera delle organizzazioni di mestiere; ecostui, anche se dà poco peso alla propaganda astratta,ne trae profitto senz'avvedersene, perchè per l'opera suapratica, trova il terreno preparato. Ognun dei due s'attri-buirà il merito dei risultati; ma il fatto reale è che cia-scuno ha ad essi contribuito.

Bisogna dunque intensificare da un lato la propagan-da teorica, farla sotto tutti gli aspetti possibili per crearedei militanti e per acuire nell'ambiente odierno il mal-contento contro lo stato attuale di cose e sviluppare leaspirazioni verso libere forme di vita; dall'altro, parteci-pare alle lotte pratiche per dare ad esse il carattere no-stro; cosa che meglio riuscirà quanto più la divulgazionedei principii riescirà intensa ed estesa, conquistando lecoscienze ed affermandosi nelle relazioni private e so-ciali.

Ma perchè vedo che si procede fiacchi ed indetermi-nati nell'uno e nell'altro lavoro, non ho esitato a rispon-dere no alla domanda posta in capo alle presenti pagine.

IV.

Noi anarchici, in Italia siamo accora essenzialmenteteorici; la concezione unilaterale della trasformazione

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repentina della società capitalistica in società anarchicagrazie alla propaganda astratta disseminante idee chesboccieranno senz'altro il giorno della rivoluzione, ciporta ad essere unilaterali nell'esercizio della propagan-da.

In Italia, teniamo bene a mente; giacchè in altri paesila cosa ha ben diverso carattere. Dovunque, è vero, s'èattraversato un periodo più o men lungo di propagandapuramente teorica; ciò non solo per quel che riguarda ladottrina anarchica. Ogni principio determinato s'è co-minciato ad elaborare nel campo astratto avanti di pene-trar nelle masse e d'imprimere al movimento sociale uncarattere d'azione cosciente.

Ora, le dottrine moderne – non già prodotto d'astra-zioni filosofiche, ma interpretazione positiva d'uno statod'animo dovuto a date condizioni di fatto – hanno presoun po' dappertutto la loro linea di battaglia; anche la no-stra in Francia, in Olanda, nella Spagna, nell'Argentina,sprigionatasi dalle speculazioni contemplative s'è datempo affermata sul terreno pratico dell'azione proleta-ria; e senza che ciò porti gli anarchici a contraddizionedi sorta, come taluno di noi accenna a supporre; giacchènon è mica vero che le condizioni attuali in cui si deb-bono muovere i partiti, precludano a noi il campo prati-co ove non si voglia venir meno alla coerenza! Bastapossedere una netta percezione dei principii, un sensopratico illuminato – il senso del relativo – per distingue-re i metodi veramente anarchici da quelli che ci potreb-bero far deviare dalla rotta verso l'ideale.

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repentina della società capitalistica in società anarchicagrazie alla propaganda astratta disseminante idee chesboccieranno senz'altro il giorno della rivoluzione, ciporta ad essere unilaterali nell'esercizio della propagan-da.

In Italia, teniamo bene a mente; giacchè in altri paesila cosa ha ben diverso carattere. Dovunque, è vero, s'èattraversato un periodo più o men lungo di propagandapuramente teorica; ciò non solo per quel che riguarda ladottrina anarchica. Ogni principio determinato s'è co-minciato ad elaborare nel campo astratto avanti di pene-trar nelle masse e d'imprimere al movimento sociale uncarattere d'azione cosciente.

Ora, le dottrine moderne – non già prodotto d'astra-zioni filosofiche, ma interpretazione positiva d'uno statod'animo dovuto a date condizioni di fatto – hanno presoun po' dappertutto la loro linea di battaglia; anche la no-stra in Francia, in Olanda, nella Spagna, nell'Argentina,sprigionatasi dalle speculazioni contemplative s'è datempo affermata sul terreno pratico dell'azione proleta-ria; e senza che ciò porti gli anarchici a contraddizionedi sorta, come taluno di noi accenna a supporre; giacchènon è mica vero che le condizioni attuali in cui si deb-bono muovere i partiti, precludano a noi il campo prati-co ove non si voglia venir meno alla coerenza! Bastapossedere una netta percezione dei principii, un sensopratico illuminato – il senso del relativo – per distingue-re i metodi veramente anarchici da quelli che ci potreb-bero far deviare dalla rotta verso l'ideale.

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Invece molti di noi, nella naturale preoccupazione dimantenersi coerenti ai principii, trovano più comodo li-mitare la propria azione tattica alla propaganda teorica;non tanto perchè non si sentano atti all'azione pratica,ma nell'idea che questa contraddica alle idealità che ciinspirano.

Chi non fa non falla, si può dire variando alquanto unnoto proverbio; e non manca neppure chi, per esimersida ogni grattacapo e sprofondarsi nelle beatitudini dellapoltroneria, riveste la propria mala voglia d'una parven-za di dottrina...

Saranno pochi gl'inerti per cattiva volontà; almeno èda sperare. Ma negligere un dato lavoro per timor disbagliare, è dannarsi altrettanto all'inerzia; ed è questoappunto ciò che accade nelle nostre file.

— Quando sarai convinto della bontà delle idee anar-chiche – rispondiamo a chi ci chiede schiarimenti suinostri metodi di propaganda – non hai da far altro chemetterti a propagarle a tua volta.

Questo è eccellente pel lento lavorio che ognuno puòcompiere individualmente in grembo alla società attua-le; ma non basta. Non basta perchè gli uomini, soffocatidal malessere odierno, cercano affannosamente una viad'uscita; e non la trovano che allorquando vedono i lorosforzi coronati da un risultato. Quindi non si possonoappagare con delle astrazioni; non possono adattarsi asoffrire godendo puramente la visione – sia pure splen-dida – del futuro. Perciò lasciati a sè stessi nelle astra-zioni, tenderanno sempre, pel lavoro pratico, a subire

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Invece molti di noi, nella naturale preoccupazione dimantenersi coerenti ai principii, trovano più comodo li-mitare la propria azione tattica alla propaganda teorica;non tanto perchè non si sentano atti all'azione pratica,ma nell'idea che questa contraddica alle idealità che ciinspirano.

Chi non fa non falla, si può dire variando alquanto unnoto proverbio; e non manca neppure chi, per esimersida ogni grattacapo e sprofondarsi nelle beatitudini dellapoltroneria, riveste la propria mala voglia d'una parven-za di dottrina...

Saranno pochi gl'inerti per cattiva volontà; almeno èda sperare. Ma negligere un dato lavoro per timor disbagliare, è dannarsi altrettanto all'inerzia; ed è questoappunto ciò che accade nelle nostre file.

— Quando sarai convinto della bontà delle idee anar-chiche – rispondiamo a chi ci chiede schiarimenti suinostri metodi di propaganda – non hai da far altro chemetterti a propagarle a tua volta.

Questo è eccellente pel lento lavorio che ognuno puòcompiere individualmente in grembo alla società attua-le; ma non basta. Non basta perchè gli uomini, soffocatidal malessere odierno, cercano affannosamente una viad'uscita; e non la trovano che allorquando vedono i lorosforzi coronati da un risultato. Quindi non si possonoappagare con delle astrazioni; non possono adattarsi asoffrire godendo puramente la visione – sia pure splen-dida – del futuro. Perciò lasciati a sè stessi nelle astra-zioni, tenderanno sempre, pel lavoro pratico, a subire

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l'influenza dei partiti che ad esso li interessano; e noi,dopo aver penato ad affascinarli col miraggio delle no-stre idee, a cagion della mancanza d'una tattica d'azionepositiva, li vedremo mettersi al seguito dei politicanti enell'illusione di buoni e pronti risultati, fare inconsape-volmente il giuoco dei furbi e degli ambiziosi, mentre ètanto necessario indirizzarli a metodi d'azione corrispon-denti alle idee emancipatrici.

D'altra parte, anche pel lavoro teorico, insegnare cheognuno deve propagare da sè le idee, è paralizzare leumane attività.

Sono scarsi, oggi, gli uomini di capacità e d'iniziativatali da diventare essi individualmente tanti piccoli centriirradiatori d'idee nell'ambiente che li opprime. Lasciati asè stessi, i nostri proseliti rimarranno quindi inerti, o fi-niranno per accostarsi al gregge di partiti ove possanoalmeno aggiungere un'unità alla forza numerica al servi-zio dei politicanti. Aggruppandosi invece, mettendosi inrelazione, intendendosi fra compagni per prendere o perappoggiare iniziative, il movimento nostro, nella suastessa essenza teorica verrebbe ad assumere quella coe-sione necessaria per agire su vasta scala e segnare con lasua influenza un solco profondo nella compatta falangedelle masse, inoculando in esse lo spirito anarchico cheverrebbe così ad affermarsi in ogni manifestazione dellavita individuale e collettiva.

— Ma finiremo coll'organizzarci in partito...; ed eccouna prima contraddizione.

Niente affatto; l'intesa pel coordinamento di un'opera

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l'influenza dei partiti che ad esso li interessano; e noi,dopo aver penato ad affascinarli col miraggio delle no-stre idee, a cagion della mancanza d'una tattica d'azionepositiva, li vedremo mettersi al seguito dei politicanti enell'illusione di buoni e pronti risultati, fare inconsape-volmente il giuoco dei furbi e degli ambiziosi, mentre ètanto necessario indirizzarli a metodi d'azione corrispon-denti alle idee emancipatrici.

D'altra parte, anche pel lavoro teorico, insegnare cheognuno deve propagare da sè le idee, è paralizzare leumane attività.

Sono scarsi, oggi, gli uomini di capacità e d'iniziativatali da diventare essi individualmente tanti piccoli centriirradiatori d'idee nell'ambiente che li opprime. Lasciati asè stessi, i nostri proseliti rimarranno quindi inerti, o fi-niranno per accostarsi al gregge di partiti ove possanoalmeno aggiungere un'unità alla forza numerica al servi-zio dei politicanti. Aggruppandosi invece, mettendosi inrelazione, intendendosi fra compagni per prendere o perappoggiare iniziative, il movimento nostro, nella suastessa essenza teorica verrebbe ad assumere quella coe-sione necessaria per agire su vasta scala e segnare con lasua influenza un solco profondo nella compatta falangedelle masse, inoculando in esse lo spirito anarchico cheverrebbe così ad affermarsi in ogni manifestazione dellavita individuale e collettiva.

— Ma finiremo coll'organizzarci in partito...; ed eccouna prima contraddizione.

Niente affatto; l'intesa pel coordinamento di un'opera

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Page 31: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

comune non significa organizzarsi, nel senso almenoche si dà comunemente a questa parola. È certamentecontraria, non solo allo spirito anarchico, ma alla stessanecessità della libera azione teorica, l'organizzazione inpartito, cioè l'orditura d'un organismo sulla base tantoutile agli autoritari per tener lungi dalle masse il satanadello spirito d'indipendenza e per lavorare al trionfod'un definito programma anzichè d'un vasto ed alto prin-cipio.

Non si tratta dunque, per noi, d'imitare gli organismiautoritari. L'organizzazione, necessaria per un determi-nato lavoro, per uno scopo esattamente prestabilito, oggis'impone con certe forme a cui la consuetudine e lo spi-rito che prevale nell'ambiente ci costringe a sottostare;tale l'organizzazione di mestiere, dove d'altronde biso-gna lavorare per liberarla dalle forme nocive allo svilup-po del senso libertario in seno all'ambiente d'oggi. Mapel lavoro teorico, nessun principio ha bisogno che isuoi seguaci s'organizzino in partito; e questo sentonocosì bene ormai anche i socialisti rivoluzionari, che pro-prio di questi giorni hanno impreso a demolire il partitosocialista per trapiantarne l'azione pratica nei sindacatiprofessionali, e quella teorica in liberi aggruppamenti enel lavoro individuale.

Del resto, quegli stessi compagni che finiscono dicondannarsi all'inerzia per timor di contraddizioni nellaquestione dei metodi, manifestano forse altrettanta rigi-dezza di principii quando si tratta d'esercitare,nell'ambiente in cui vivono, la lor funzione d'anarchici

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comune non significa organizzarsi, nel senso almenoche si dà comunemente a questa parola. È certamentecontraria, non solo allo spirito anarchico, ma alla stessanecessità della libera azione teorica, l'organizzazione inpartito, cioè l'orditura d'un organismo sulla base tantoutile agli autoritari per tener lungi dalle masse il satanadello spirito d'indipendenza e per lavorare al trionfod'un definito programma anzichè d'un vasto ed alto prin-cipio.

Non si tratta dunque, per noi, d'imitare gli organismiautoritari. L'organizzazione, necessaria per un determi-nato lavoro, per uno scopo esattamente prestabilito, oggis'impone con certe forme a cui la consuetudine e lo spi-rito che prevale nell'ambiente ci costringe a sottostare;tale l'organizzazione di mestiere, dove d'altronde biso-gna lavorare per liberarla dalle forme nocive allo svilup-po del senso libertario in seno all'ambiente d'oggi. Mapel lavoro teorico, nessun principio ha bisogno che isuoi seguaci s'organizzino in partito; e questo sentonocosì bene ormai anche i socialisti rivoluzionari, che pro-prio di questi giorni hanno impreso a demolire il partitosocialista per trapiantarne l'azione pratica nei sindacatiprofessionali, e quella teorica in liberi aggruppamenti enel lavoro individuale.

Del resto, quegli stessi compagni che finiscono dicondannarsi all'inerzia per timor di contraddizioni nellaquestione dei metodi, manifestano forse altrettanta rigi-dezza di principii quando si tratta d'esercitare,nell'ambiente in cui vivono, la lor funzione d'anarchici

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che per chi vuole trovarsi d'accordo con la propria co-scienza e dare in pari tempo l'esempio a chi ci osserva,consiste nel mettere in armonia i casi della vita praticacon le convinzioni? E coloro che lamentano lo spiritoutilitarista del proletariato il quale vuole miglioramentiimmediati e non s'appaga delle predicazioni teoriche nèdell'anarchia futura, lo dánno, essi, il necessario esem-pio d'assoluta incuranza dei miglioramenti attuali alleloro condizioni materiali d'esistenza, per intensificare illavoro teorico di propaganda al quale attribuiscono purtanta efficacia?

Niente affatto; noi li vediamo invece tutti codestianarchici che si reputano i veri ed i soli coscienti perchèstando a tavolin d'osteria od a prender fresco pei pratiinfiorano di paroloni le loro diatribe spesso sconclusio-nate; li vediamo, nella generalità dei casi, accettare contutta indifferenza – quasi con incoscienza, direi a lorodiscolpa – anche quelle imposizioni morali dell'ambien-te a cui sarebbe facile sottrarsi. E li vediamo animati dauna preoccupazione sola, essi che insegnano al proleta-riato la necessità di trascurare i sùbiti miglioramenti pelbene ideale; li vediamo trascurare ogni esigenza di pro-paganda, emigrare per percepire lauti salari in paesidove se ne dovranno restar fuori d'ogni movimento; riti-rarsi dalle file dei militanti per non compromettere unamigliorata situazione materiale; lasciar che vada in ma-lora ogni buona iniziativa pur di non privarsi dell'adora-to mezzo litro o della cravattina nuova all'ultima modadel giorno... Eh, c'intendiamo, con qualcuno dei lettori,

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che per chi vuole trovarsi d'accordo con la propria co-scienza e dare in pari tempo l'esempio a chi ci osserva,consiste nel mettere in armonia i casi della vita praticacon le convinzioni? E coloro che lamentano lo spiritoutilitarista del proletariato il quale vuole miglioramentiimmediati e non s'appaga delle predicazioni teoriche nèdell'anarchia futura, lo dánno, essi, il necessario esem-pio d'assoluta incuranza dei miglioramenti attuali alleloro condizioni materiali d'esistenza, per intensificare illavoro teorico di propaganda al quale attribuiscono purtanta efficacia?

Niente affatto; noi li vediamo invece tutti codestianarchici che si reputano i veri ed i soli coscienti perchèstando a tavolin d'osteria od a prender fresco pei pratiinfiorano di paroloni le loro diatribe spesso sconclusio-nate; li vediamo, nella generalità dei casi, accettare contutta indifferenza – quasi con incoscienza, direi a lorodiscolpa – anche quelle imposizioni morali dell'ambien-te a cui sarebbe facile sottrarsi. E li vediamo animati dauna preoccupazione sola, essi che insegnano al proleta-riato la necessità di trascurare i sùbiti miglioramenti pelbene ideale; li vediamo trascurare ogni esigenza di pro-paganda, emigrare per percepire lauti salari in paesidove se ne dovranno restar fuori d'ogni movimento; riti-rarsi dalle file dei militanti per non compromettere unamigliorata situazione materiale; lasciar che vada in ma-lora ogni buona iniziativa pur di non privarsi dell'adora-to mezzo litro o della cravattina nuova all'ultima modadel giorno... Eh, c'intendiamo, con qualcuno dei lettori,

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Page 33: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

nevvero!?Con ciò nè voglio condannare codesti compagni, nè

difendere il proletariato dall'accusa d'utilitarista. Consta-to semplicemente i fatti; e ne deduco che se la massapensa ai miglioramenti immediati, è perché ciò esistenaturalmente in essa; tanto naturalmente che gli stessipredicatori di molte belle cose sul disinteresse e sullospirito di sacrificio, ai fatti agiscono com'essa e, talvol-ta, peggio.

Eppure qual necessità per chi intende mantenersiall'avanguardia del movimento, fare un poco astrazionedalle considerazioni d'interesse e tranquillità personali,rivolgersi qualche volta ad interrogare la coscienza; eciò, non solo per una questione ideale, non per influiredal lato morale sull'ambiente odierno, sviluppando innoi ed in quanti ci vivono attorno, le abitudini di vitaispirate ad un sano criterio anarchico, senza il qual lavo-ro l'opera nostra cozzerà a lungo ancora contro le con-suetudini secolari consacrate dai pregiudizi e dalle me-schine preoccupazioni del tornaconto, forza terribiled'ostacolo che le sole predicazioni astratte non rovescie-ranno mai!

Massimo D'Azeglio disse dopo il 1859: “Ora che ab-biam fatto l'Italia, facciamo gl'italiani.”

Potranno un giorno i socialisti parafrasare il motto:“Ora che abbiam fatto il socialismo, facciamo i sociali-sti.”

Noi no; se aspettassimo d'aver fatto l'anarchia per faregli anarchici, ci troveremmo ancora al punto d'aver biso-

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nevvero!?Con ciò nè voglio condannare codesti compagni, nè

difendere il proletariato dall'accusa d'utilitarista. Consta-to semplicemente i fatti; e ne deduco che se la massapensa ai miglioramenti immediati, è perché ciò esistenaturalmente in essa; tanto naturalmente che gli stessipredicatori di molte belle cose sul disinteresse e sullospirito di sacrificio, ai fatti agiscono com'essa e, talvol-ta, peggio.

Eppure qual necessità per chi intende mantenersiall'avanguardia del movimento, fare un poco astrazionedalle considerazioni d'interesse e tranquillità personali,rivolgersi qualche volta ad interrogare la coscienza; eciò, non solo per una questione ideale, non per influiredal lato morale sull'ambiente odierno, sviluppando innoi ed in quanti ci vivono attorno, le abitudini di vitaispirate ad un sano criterio anarchico, senza il qual lavo-ro l'opera nostra cozzerà a lungo ancora contro le con-suetudini secolari consacrate dai pregiudizi e dalle me-schine preoccupazioni del tornaconto, forza terribiled'ostacolo che le sole predicazioni astratte non rovescie-ranno mai!

Massimo D'Azeglio disse dopo il 1859: “Ora che ab-biam fatto l'Italia, facciamo gl'italiani.”

Potranno un giorno i socialisti parafrasare il motto:“Ora che abbiam fatto il socialismo, facciamo i sociali-sti.”

Noi no; se aspettassimo d'aver fatto l'anarchia per faregli anarchici, ci troveremmo ancora al punto d'aver biso-

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gno d'autorità, di leggi... È ovvio capire che in tal casol'anarchia non esisterebbe che di nome.

Ma su tal puuto, dove a mio avviso dovrebbe imper-niarsi la questione essenzialmente pratica, torneremopiù avanti. Studiamoci dapprima di sviscerare la que-stione teorica.

*Sulla propaganda teorica noi fondiamo più particolar-

mente le nostre speranze di trasformazione della società.Parrebbe dunque che l'opera nostra su questo terrenodebba venir compiuta con alacrità inaudita.

Ebbene no; anche coloro fra noi che ad essa attribui-scono le virtù della panacea, procedono molto, ma mol-to fiacchi nella diffusione delle idee. È facile vedere, in-fatti, come tutta – o quasi – la nostra azione teorica con-sista nello stampare giornali settimanali e nel tenereconferenze. E non manca neppure chi giudica che si fagià troppo; almeno per quello che riguarda i giornali,perchè – si dice – manca la base finanziaria per assicu-rare ad essi la vita.

Per parte mia ritengo che il nodo delle difficoltà chetroviamo nel sostenere l'opera di propaganda su questoterreno, non consista nella quantità di periodici che sistampano; io la vedo piuttosto nel modo della loro diffu-sione.

Difatti, ogni nostro giornale che veda la luce, cerca di

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gno d'autorità, di leggi... È ovvio capire che in tal casol'anarchia non esisterebbe che di nome.

Ma su tal puuto, dove a mio avviso dovrebbe imper-niarsi la questione essenzialmente pratica, torneremopiù avanti. Studiamoci dapprima di sviscerare la que-stione teorica.

*Sulla propaganda teorica noi fondiamo più particolar-

mente le nostre speranze di trasformazione della società.Parrebbe dunque che l'opera nostra su questo terrenodebba venir compiuta con alacrità inaudita.

Ebbene no; anche coloro fra noi che ad essa attribui-scono le virtù della panacea, procedono molto, ma mol-to fiacchi nella diffusione delle idee. È facile vedere, in-fatti, come tutta – o quasi – la nostra azione teorica con-sista nello stampare giornali settimanali e nel tenereconferenze. E non manca neppure chi giudica che si fagià troppo; almeno per quello che riguarda i giornali,perchè – si dice – manca la base finanziaria per assicu-rare ad essi la vita.

Per parte mia ritengo che il nodo delle difficoltà chetroviamo nel sostenere l'opera di propaganda su questoterreno, non consista nella quantità di periodici che sistampano; io la vedo piuttosto nel modo della loro diffu-sione.

Difatti, ogni nostro giornale che veda la luce, cerca di

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farsi strada fra i compagni, unicamente fra essi.Si dirà: “Ma chi non la pensa come noi, non ci vuol

certamente leggere.”Verissimo; ma non ci legge, precisamente perchè la

compilazione dei nostri giornali è tale da non interessarealtri che noi.

Che cosa si contiene, infatti, nelle sedici o venti co-lonne d'ognuno dei nostri settimanali? Le solite ripeti-zioni teoriche mandate ormai a memoria; corrisponden-ze molto spesso ingiuriose per gli avversari; un raffaz-zonamento d'articoli disposti in colonna senz'alcun cri-terio direttivo, in omaggio alla massima convenzionaledella “libertà per tutti i compagni d'esporre le proprievedute...”

Principio giustissimo, questo; ma che non bisognaspingere all'esagerazione di sopprimere ogni indirizzo algiornale per farlo unicamente servire da scaricatoio del-le ambizioncelle letterarie di chi più o meno sa tenere lapenna in mano, senz'aver nulla d'importante e d'utile adire! Quello che si stampa, deve mirare a far del bene allettore; non ad appagare la borietta di chi scrive.

Un certo criterio deve guidare la compilazione d'unperiodico, affinchè la sua funzione sia d'una certa utilità.Stampando giornali pel solo uso dei compagni, se ne in-gombra senza dubbio la piazza; e essi non hanno effica-cia neppur fra lo stesso ambiente nostro, qualora nonfacciano che riempire le loro colonne senza una mira,senz'altro concetto che quello distributivo della materia,di tutta la materia che perviene alla redazione con un'eti-

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farsi strada fra i compagni, unicamente fra essi.Si dirà: “Ma chi non la pensa come noi, non ci vuol

certamente leggere.”Verissimo; ma non ci legge, precisamente perchè la

compilazione dei nostri giornali è tale da non interessarealtri che noi.

Che cosa si contiene, infatti, nelle sedici o venti co-lonne d'ognuno dei nostri settimanali? Le solite ripeti-zioni teoriche mandate ormai a memoria; corrisponden-ze molto spesso ingiuriose per gli avversari; un raffaz-zonamento d'articoli disposti in colonna senz'alcun cri-terio direttivo, in omaggio alla massima convenzionaledella “libertà per tutti i compagni d'esporre le proprievedute...”

Principio giustissimo, questo; ma che non bisognaspingere all'esagerazione di sopprimere ogni indirizzo algiornale per farlo unicamente servire da scaricatoio del-le ambizioncelle letterarie di chi più o meno sa tenere lapenna in mano, senz'aver nulla d'importante e d'utile adire! Quello che si stampa, deve mirare a far del bene allettore; non ad appagare la borietta di chi scrive.

Un certo criterio deve guidare la compilazione d'unperiodico, affinchè la sua funzione sia d'una certa utilità.Stampando giornali pel solo uso dei compagni, se ne in-gombra senza dubbio la piazza; e essi non hanno effica-cia neppur fra lo stesso ambiente nostro, qualora nonfacciano che riempire le loro colonne senza una mira,senz'altro concetto che quello distributivo della materia,di tutta la materia che perviene alla redazione con un'eti-

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chetta anarchica. Intanto lo smercio resta limitato perciascuno d'essi, quantunque i compagni per quest'altramassima convenzionale “bisogna aiutare tutta la nostrastampa” s'impongano il dovere morale di comprarli tut-ti... sovente senza neppur leggerli. Così i nostri settima-nali vivono rachitici; sono costretti a invocare aiuti aiquali spesso non corrisponde l'efficacia della pubblica-zione; e dopo qualche mese d'agonia, tirano le cuoia.

Il male non sta, del resto, nella loro morte, benchè asentire le minaccie ed i lai di qualcuno fra essi, sembriche la sua sparizione significhi sparizione dell'anarchia;ogni iniziativa, ogni sforzo, sebbene abortisca, lasciasempre qualche germe che può rigogliare più tardi. Ilmale sta piuttosto nell'invertire i termini di detta iniziati-va al punto d'immaginarsi che l'opera nostra debba ave-re per scopo la comparsa e la conservazione del giorna-le, mentre al contrario il giornale si rende necessariosolo ove si tratti d'iniziare e guidare tutto un complessolavoro, tutta una data azione di propaganda rispondentealle vedute di chi lo pubblica e di chi lo sostiene.

Se dunque scompare, buona notte; è segno che d'essonon era sentito il bisogno; che non rispondeva alle esi-genze di tempo e di luogo, poichè se la sua necessità èveramente sentita sia pure da pochi, questi pochi fannoogni possibile per farlo valere.

Se ne tentino pur molte pubblicazioni periodiche; manon si pretendano sforzi artificiali per sostenerlo; ognisforzo dev'essere spontaneo, non basato sopra un malin-teso “dovere di partito”. Nessuno può contestare che

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chetta anarchica. Intanto lo smercio resta limitato perciascuno d'essi, quantunque i compagni per quest'altramassima convenzionale “bisogna aiutare tutta la nostrastampa” s'impongano il dovere morale di comprarli tut-ti... sovente senza neppur leggerli. Così i nostri settima-nali vivono rachitici; sono costretti a invocare aiuti aiquali spesso non corrisponde l'efficacia della pubblica-zione; e dopo qualche mese d'agonia, tirano le cuoia.

Il male non sta, del resto, nella loro morte, benchè asentire le minaccie ed i lai di qualcuno fra essi, sembriche la sua sparizione significhi sparizione dell'anarchia;ogni iniziativa, ogni sforzo, sebbene abortisca, lasciasempre qualche germe che può rigogliare più tardi. Ilmale sta piuttosto nell'invertire i termini di detta iniziati-va al punto d'immaginarsi che l'opera nostra debba ave-re per scopo la comparsa e la conservazione del giorna-le, mentre al contrario il giornale si rende necessariosolo ove si tratti d'iniziare e guidare tutto un complessolavoro, tutta una data azione di propaganda rispondentealle vedute di chi lo pubblica e di chi lo sostiene.

Se dunque scompare, buona notte; è segno che d'essonon era sentito il bisogno; che non rispondeva alle esi-genze di tempo e di luogo, poichè se la sua necessità èveramente sentita sia pure da pochi, questi pochi fannoogni possibile per farlo valere.

Se ne tentino pur molte pubblicazioni periodiche; manon si pretendano sforzi artificiali per sostenerlo; ognisforzo dev'essere spontaneo, non basato sopra un malin-teso “dovere di partito”. Nessuno può contestare che

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una data iniziativa possa parere inutile, ed anche danno-sa, a molti fra gli stessi compagni; e nessuno dev'esseretenuto – neppure moralmente – a sostenere quelle inizia-tive che gli sembrano non rispondenti alle necessità delmomento.

Ogni giornale deve tracciarsi una linea direttiva; tro-verà gli aiuti fra coloro che vedono in esso rispettate leproprie vedute e lavorerà ad accrescere la correntech'esso rispecchia e che naturalmente ad esso metteràcapo. Cadranno quelli che non si rendono utili, che nonsono venuti opportuni; così si compirà l'opera di selezio-ne come la intendono gli anarchici.

*Non per dettare metodi, ma tanto per esprimere alcuni

miei concetti, io direi: Quando si destina un giornale asostenere in particolar modo fra i compagni tutti un datoordine di vedute, la sua compilazione dev'essere tale dainvogliare a comprarlo, diffonderlo e sostenerlo, senzaperciò dover fare appello alla generosità, al dovere ecc.ecc. Le eterne ripetizioni teoriche hanno da passare inseconda linea per far posto ad articoli critici, a ragguaglisul movimento sociale intero, a dilucidazioni sui punticontroversi della nostra dottrina e della nostra tattica.Un giornale così fatto, avendo a circolare specialmentefra l'elemento nostro, dev'essere foglio di battaglia con-tro l'opera dei poteri e degli altri partiti; essere insomma

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una data iniziativa possa parere inutile, ed anche danno-sa, a molti fra gli stessi compagni; e nessuno dev'esseretenuto – neppure moralmente – a sostenere quelle inizia-tive che gli sembrano non rispondenti alle necessità delmomento.

Ogni giornale deve tracciarsi una linea direttiva; tro-verà gli aiuti fra coloro che vedono in esso rispettate leproprie vedute e lavorerà ad accrescere la correntech'esso rispecchia e che naturalmente ad esso metteràcapo. Cadranno quelli che non si rendono utili, che nonsono venuti opportuni; così si compirà l'opera di selezio-ne come la intendono gli anarchici.

*Non per dettare metodi, ma tanto per esprimere alcuni

miei concetti, io direi: Quando si destina un giornale asostenere in particolar modo fra i compagni tutti un datoordine di vedute, la sua compilazione dev'essere tale dainvogliare a comprarlo, diffonderlo e sostenerlo, senzaperciò dover fare appello alla generosità, al dovere ecc.ecc. Le eterne ripetizioni teoriche hanno da passare inseconda linea per far posto ad articoli critici, a ragguaglisul movimento sociale intero, a dilucidazioni sui punticontroversi della nostra dottrina e della nostra tattica.Un giornale così fatto, avendo a circolare specialmentefra l'elemento nostro, dev'essere foglio di battaglia con-tro l'opera dei poteri e degli altri partiti; essere insomma

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Page 38: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

il monitore di quei compagni dei quali rispecchierà piùparticolarmente le vedute; così, trovandovi essi riassun-to quanto li può interessare del campo nostro e dell'inte-ro movimento, ne diverranno i naturali sostenitori, pelpiacere di mantenerlo in vita e di divulgare i concetti inesso trattati.

Anche se in parecchi, cotesti giornali possono viverebenissimo, perchè non è possibile – specie in movimen-to così vario di tendenze come il nostro – che un solo fraessi sia il preferito da tutti; ogni corrente sosterrà natu-ralmente quello che più le va a genio; e la dilucidazionestessa delle idee, da tale varietà non ha che da avvantag-giarsene. Ma pretendere che ogni organetto a tinte loca-li, sol perchè compilato da anarchici, si divulghi pertutt'Italia, via, non mi sembra logico!

Sarebbe bene che tali periodici fossero numerosi; ma,sôrti per trattare questioni locali, essi devono essere re-datti in maniera da interessare l'elemento del luogo ingenere; e non solo gli anarcheggianti. Devono quinditrattare a preferenza le questioni della regione, esami-nandole, beninteso, dal nostro punto di vista; inserire,come per incidenza, articoli di propaganda elementare,seguire il movimento operaio del luogo, riassumerequello generale ad istruzione di chi non legge guari i fo-gli quotidiani; evitare le polemiche dottrinarie fra anar-chici, che certo non interesserebbero i lettori ancor di-giuni d'anarchia; e sopratutto, in questo caso rinunciareal piacere bambino dell'etichetta di “anarchico” appicci-cata in testa al giornale come sotto-titolo. Non mi sem-

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il monitore di quei compagni dei quali rispecchierà piùparticolarmente le vedute; così, trovandovi essi riassun-to quanto li può interessare del campo nostro e dell'inte-ro movimento, ne diverranno i naturali sostenitori, pelpiacere di mantenerlo in vita e di divulgare i concetti inesso trattati.

Anche se in parecchi, cotesti giornali possono viverebenissimo, perchè non è possibile – specie in movimen-to così vario di tendenze come il nostro – che un solo fraessi sia il preferito da tutti; ogni corrente sosterrà natu-ralmente quello che più le va a genio; e la dilucidazionestessa delle idee, da tale varietà non ha che da avvantag-giarsene. Ma pretendere che ogni organetto a tinte loca-li, sol perchè compilato da anarchici, si divulghi pertutt'Italia, via, non mi sembra logico!

Sarebbe bene che tali periodici fossero numerosi; ma,sôrti per trattare questioni locali, essi devono essere re-datti in maniera da interessare l'elemento del luogo ingenere; e non solo gli anarcheggianti. Devono quinditrattare a preferenza le questioni della regione, esami-nandole, beninteso, dal nostro punto di vista; inserire,come per incidenza, articoli di propaganda elementare,seguire il movimento operaio del luogo, riassumerequello generale ad istruzione di chi non legge guari i fo-gli quotidiani; evitare le polemiche dottrinarie fra anar-chici, che certo non interesserebbero i lettori ancor di-giuni d'anarchia; e sopratutto, in questo caso rinunciareal piacere bambino dell'etichetta di “anarchico” appicci-cata in testa al giornale come sotto-titolo. Non mi sem-

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bra opportuno creare prevenzioni nel pubblico; d'altron-de, dicono i francesi: “Les noms ne font rien à la cho-se...” La qualità del vino non è fatta dal nome stampatosulla bottiglia; teniamo bene a mente questo elementareassioma.

E per la vendita?... Come si manca di criterio anchein ciò! Raramente i nostri periodici sono messi a contat-to del pubblico; par che si tema di farne conoscere l'esi-stenza; ce li vendiamo fra noi, nella cerchia ristretta del-le nostre conoscenze... e ci lamentiamo dello scarsosmercio! Quando poi ci rimettiamo nelle mani dei riven-ditori, il più delle volte se n'esce scottati.

O che non sia possibile incaricare rivenditori ovunquece ne sono, ed occuparsi, qualcun dei compagni locali,del regolare pagamento alle rispettive amministrazioni?

*Mentre un campo immenso è aperto alle molteplici

attitudini nostre nell'opera di propaganda teorica, noic'impuntiamo ostinatamente lì, alla scialba fioritura digiornali buttati giù alla meglio e che troppo spesso re-stano a dormire fra il puzzo del tabacco, nelle tasche de-gli scarsi compagni.

L'opuscolo che tanto s'adatta alla spiegazione deiprincipii; il manifestino volante, di tanta efficacia graziealla sua facile circolazione fra le masse, sono cose incre-dibilmente neglette in Italia.

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bra opportuno creare prevenzioni nel pubblico; d'altron-de, dicono i francesi: “Les noms ne font rien à la cho-se...” La qualità del vino non è fatta dal nome stampatosulla bottiglia; teniamo bene a mente questo elementareassioma.

E per la vendita?... Come si manca di criterio anchein ciò! Raramente i nostri periodici sono messi a contat-to del pubblico; par che si tema di farne conoscere l'esi-stenza; ce li vendiamo fra noi, nella cerchia ristretta del-le nostre conoscenze... e ci lamentiamo dello scarsosmercio! Quando poi ci rimettiamo nelle mani dei riven-ditori, il più delle volte se n'esce scottati.

O che non sia possibile incaricare rivenditori ovunquece ne sono, ed occuparsi, qualcun dei compagni locali,del regolare pagamento alle rispettive amministrazioni?

*Mentre un campo immenso è aperto alle molteplici

attitudini nostre nell'opera di propaganda teorica, noic'impuntiamo ostinatamente lì, alla scialba fioritura digiornali buttati giù alla meglio e che troppo spesso re-stano a dormire fra il puzzo del tabacco, nelle tasche de-gli scarsi compagni.

L'opuscolo che tanto s'adatta alla spiegazione deiprincipii; il manifestino volante, di tanta efficacia graziealla sua facile circolazione fra le masse, sono cose incre-dibilmente neglette in Italia.

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Il giornale!... noi non vediamo altro...Eppure, molto meglio che le pubblicazioni periodiche

ove devesi essere forzatamente brevi e che fuor di datavanno altresì fuor di lettura, l'opuscolo è atto alla tratta-zione degli svariati punti delle nostre dottrine; se ne puòadattare la mole agli argomenti e alle smunte borse deilavoratori; regolare la tiratura alle esigenze dello smer-cio ed alla potenzialità finanziaria dell'editore; è sempred'attualità; circola di mano in mano; trova posto nellebiblioteche dei gruppi; si presta alla lettura collettiva eda commenti destinati a spiegarne minutamente il conte-nuto agli uditori. Torna insomma d'ausiliario potentissi-mo alla propaganda spicciola, oltre che all'approfondi-mento delle idee fra gli stessi compagni.

Dal canto suo il volantino, ove fosse distribuito inogni occasione, in grandi quantità e con insistenza; trat-tasse delle nostre idee in pochi periodi chiari e concisi aguisa di sommario, in maniera da lumeggiarle volta avolta in ogni loro lato, farebbe l'ufficio di quelle farfalle,di quei milioni d'insetti che asportando dagli stami ilpòlline fecondatore lo recano, nei loro voli infiniti, perpiani e per colline, alle aperte corolle, moltiplicandodappertutto le specie vegetali che senza tale opera sin-golare andrebbero spente in breve.

In Francia, il nostro movimento, quantunque ormaiavanti anche nel campo pratico, non trascura affattoquesto genere di propaganda. Gruppi, circoli, compagniisolati sono sempre forniti di copiosi assortimenti d'opu-scoli per lo smercio e la distribuzione nelle officine, du-

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Il giornale!... noi non vediamo altro...Eppure, molto meglio che le pubblicazioni periodiche

ove devesi essere forzatamente brevi e che fuor di datavanno altresì fuor di lettura, l'opuscolo è atto alla tratta-zione degli svariati punti delle nostre dottrine; se ne puòadattare la mole agli argomenti e alle smunte borse deilavoratori; regolare la tiratura alle esigenze dello smer-cio ed alla potenzialità finanziaria dell'editore; è sempred'attualità; circola di mano in mano; trova posto nellebiblioteche dei gruppi; si presta alla lettura collettiva eda commenti destinati a spiegarne minutamente il conte-nuto agli uditori. Torna insomma d'ausiliario potentissi-mo alla propaganda spicciola, oltre che all'approfondi-mento delle idee fra gli stessi compagni.

Dal canto suo il volantino, ove fosse distribuito inogni occasione, in grandi quantità e con insistenza; trat-tasse delle nostre idee in pochi periodi chiari e concisi aguisa di sommario, in maniera da lumeggiarle volta avolta in ogni loro lato, farebbe l'ufficio di quelle farfalle,di quei milioni d'insetti che asportando dagli stami ilpòlline fecondatore lo recano, nei loro voli infiniti, perpiani e per colline, alle aperte corolle, moltiplicandodappertutto le specie vegetali che senza tale opera sin-golare andrebbero spente in breve.

In Francia, il nostro movimento, quantunque ormaiavanti anche nel campo pratico, non trascura affattoquesto genere di propaganda. Gruppi, circoli, compagniisolati sono sempre forniti di copiosi assortimenti d'opu-scoli per lo smercio e la distribuzione nelle officine, du-

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rante i comizi e le conferenze; la letteratura anarchica viè ricca di pubblicazioni, dai volumi costosi sino allabrochure da pochi centesimi della quale si fanno tiraturecolossali, fino a cento e più mila copie per qualità!

E noi, in Italia?... Noi ci lamentiamo che si stampatroppo...

Eppure vorremmo che le masse diventassero tutteanarchiche da un giorno all'altro!

Si osserva – e non a torto – che il proletariato italianoè poco proclive alla lettura, specie se si tratta di scrittipolitici e sociali. Ma questa circostanza non ci deve por-tare alla conclusione di lasciarlo vegetare nell'ignoran-za! Essa deve al contrario stimolare la nostra inventivaper riuscire ad interessarlo a conoscerci mediante mezziche lungi dal costargli uno sforzo, corrispondano ai suoigusti. Ne avrà ben dei gusti, il proletariato nostro!... nonsarà mica un macigno!

Andiamogli dunque incontro con giornali professio-nali dalle cui colonne divampi il nostro sentimento; pre-sentiamogli periodici di lettura amena, romanzi e rac-conti dilettevoli, il tutto ispirato beninteso a concetti dirigenerazione sociale. Così il suo interessamento nasce-rà per mezzo della ricreazione intellettuale e nuovi oriz-zonti s'apriranno alla sua mente che, trascurata, restereb-be nelle tenebre, con nessun altro pascolo che i velenosiromanzacci a dispense coi quali speculatori ingordi loappestano pur d'arricchire essi e con le insipide letturedomenicali sotto forma di farfalle, veri scarafaggi delsentimento.

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rante i comizi e le conferenze; la letteratura anarchica viè ricca di pubblicazioni, dai volumi costosi sino allabrochure da pochi centesimi della quale si fanno tiraturecolossali, fino a cento e più mila copie per qualità!

E noi, in Italia?... Noi ci lamentiamo che si stampatroppo...

Eppure vorremmo che le masse diventassero tutteanarchiche da un giorno all'altro!

Si osserva – e non a torto – che il proletariato italianoè poco proclive alla lettura, specie se si tratta di scrittipolitici e sociali. Ma questa circostanza non ci deve por-tare alla conclusione di lasciarlo vegetare nell'ignoran-za! Essa deve al contrario stimolare la nostra inventivaper riuscire ad interessarlo a conoscerci mediante mezziche lungi dal costargli uno sforzo, corrispondano ai suoigusti. Ne avrà ben dei gusti, il proletariato nostro!... nonsarà mica un macigno!

Andiamogli dunque incontro con giornali professio-nali dalle cui colonne divampi il nostro sentimento; pre-sentiamogli periodici di lettura amena, romanzi e rac-conti dilettevoli, il tutto ispirato beninteso a concetti dirigenerazione sociale. Così il suo interessamento nasce-rà per mezzo della ricreazione intellettuale e nuovi oriz-zonti s'apriranno alla sua mente che, trascurata, restereb-be nelle tenebre, con nessun altro pascolo che i velenosiromanzacci a dispense coi quali speculatori ingordi loappestano pur d'arricchire essi e con le insipide letturedomenicali sotto forma di farfalle, veri scarafaggi delsentimento.

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Ma noi non vediamo l'immensa utilità d'un tal lavoro;circoscritti nel campo della pura teoria ad ogni costo,manchiamo di lettori; le nostre pubblicazioni non esco-no dalla cerchia dei compagni; agonizzano perchèl'appoggio finanziario esse non lo trovano che nelle po-vere nostre tasche, esautorate e piene di buchi...; e noifiniamo con l'imprecare all'utopia della massa, mentresiamo noi a non far nulla per appassionarla e scuoterlaservendoci dei suoi stessi gusti, per farne vibrare i senti-menti, preparare in essa il terreno della convinzione.

Non solo; ma trascuriamo la stessa nostra istruzione.Mi vengono i brividi quando sento dei compagni escla-mare con tutta persuasione: “Io non ho più bisogno distudiare; so già che cos'è l'anarchia... Non ho più che daaspettare il giorno dell'azione!”

Per farla, eh, l'anarchia!?... Per attuarla, come si trat-tasse di sorbire un uovo. Disgraziati!... per voi l'anarchiaè una pastiglia miracolosa; l'avete inghiottita e basta;avete solo da attenderne gli effetti; e con una scodella dibrodo....

Non occorre, a voi, giacchè siete “abbastanza” anar-chici, incominciare a lavorar l'ambiente dal punto di vi-sta pratico; non occorre approfondire i vostri concetti,studiare quelli degli avversari, seguire il movimentomondiale, formarvi un po' di cultura... Ma quanto ne sa-pete, di grazia, e quale profondità ha la vostra coscienza,sotto quella poca vernice di sentimento, per dichiararvicon tanta prosopopea “abbastanza” anarchici?

“Non votare... barricate... abbasso l'autorità... non vo-

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Ma noi non vediamo l'immensa utilità d'un tal lavoro;circoscritti nel campo della pura teoria ad ogni costo,manchiamo di lettori; le nostre pubblicazioni non esco-no dalla cerchia dei compagni; agonizzano perchèl'appoggio finanziario esse non lo trovano che nelle po-vere nostre tasche, esautorate e piene di buchi...; e noifiniamo con l'imprecare all'utopia della massa, mentresiamo noi a non far nulla per appassionarla e scuoterlaservendoci dei suoi stessi gusti, per farne vibrare i senti-menti, preparare in essa il terreno della convinzione.

Non solo; ma trascuriamo la stessa nostra istruzione.Mi vengono i brividi quando sento dei compagni escla-mare con tutta persuasione: “Io non ho più bisogno distudiare; so già che cos'è l'anarchia... Non ho più che daaspettare il giorno dell'azione!”

Per farla, eh, l'anarchia!?... Per attuarla, come si trat-tasse di sorbire un uovo. Disgraziati!... per voi l'anarchiaè una pastiglia miracolosa; l'avete inghiottita e basta;avete solo da attenderne gli effetti; e con una scodella dibrodo....

Non occorre, a voi, giacchè siete “abbastanza” anar-chici, incominciare a lavorar l'ambiente dal punto di vi-sta pratico; non occorre approfondire i vostri concetti,studiare quelli degli avversari, seguire il movimentomondiale, formarvi un po' di cultura... Ma quanto ne sa-pete, di grazia, e quale profondità ha la vostra coscienza,sotto quella poca vernice di sentimento, per dichiararvicon tanta prosopopea “abbastanza” anarchici?

“Non votare... barricate... abbasso l'autorità... non vo-

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gliamo più padroni... libertà... emancipazione... giusti-zia... la dinamite ed il patatrac finale...” ecco il nostrobalbettìo... specialmente alla domenica sera!

Ed è questo che si chiama essere coscienti, non piùaver bisogno di studiare!

Non pretendo che si abbia da essere tutti sapientoni;ma via!... Se si vuol essere in grado di partecipare conefficacia all'opera di propaganda, bisogna possedere unabase solida di cognizioni, non solo nel campo stretta-mente nostro; la conoscenza dei nostri principii si colle-ga più o meno direttamente a tutt'i rami dell'umano sa-pere; la filosofia, la storia, la sociologia specialmentesono i derivatori diretti della nostra dottrina; una nozio-ne di questa scienza sarebbe tutt'altro che di troppo, perchi partecipa al movimento sociale.

Perchè dunque cotesti disdegni per l'istruzione? Suquali speranze si basa la fondazione d'una società di uo-mini liberi, se ci ostiniamo a rimanere ignoranti? Perchènon rubare qualche ora alla bettola avvelenatrice per in-terrogare qualcun dei rami di studio nei quali s'affatical'umana intelligenza? Perchè voler restare al buio delmovimento intellettuale e sociale che pur deve interes-sarci tanto?

Se si dovesse ricorrere a volumi scientifici, transeat;la nostra mentalità è oggi così bassa di livello, che leopere astruse ci sono di non facile digestione. Ma nonmancano le pubblicazioni volgarizzatrici della scienzache c'interessa; editori solerti stampano continuamentetrattatelli alla portata delle nostre intelligenze; eccellenti

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gliamo più padroni... libertà... emancipazione... giusti-zia... la dinamite ed il patatrac finale...” ecco il nostrobalbettìo... specialmente alla domenica sera!

Ed è questo che si chiama essere coscienti, non piùaver bisogno di studiare!

Non pretendo che si abbia da essere tutti sapientoni;ma via!... Se si vuol essere in grado di partecipare conefficacia all'opera di propaganda, bisogna possedere unabase solida di cognizioni, non solo nel campo stretta-mente nostro; la conoscenza dei nostri principii si colle-ga più o meno direttamente a tutt'i rami dell'umano sa-pere; la filosofia, la storia, la sociologia specialmentesono i derivatori diretti della nostra dottrina; una nozio-ne di questa scienza sarebbe tutt'altro che di troppo, perchi partecipa al movimento sociale.

Perchè dunque cotesti disdegni per l'istruzione? Suquali speranze si basa la fondazione d'una società di uo-mini liberi, se ci ostiniamo a rimanere ignoranti? Perchènon rubare qualche ora alla bettola avvelenatrice per in-terrogare qualcun dei rami di studio nei quali s'affatical'umana intelligenza? Perchè voler restare al buio delmovimento intellettuale e sociale che pur deve interes-sarci tanto?

Se si dovesse ricorrere a volumi scientifici, transeat;la nostra mentalità è oggi così bassa di livello, che leopere astruse ci sono di non facile digestione. Ma nonmancano le pubblicazioni volgarizzatrici della scienzache c'interessa; editori solerti stampano continuamentetrattatelli alla portata delle nostre intelligenze; eccellenti

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riviste (Il Pensiero, L'Università Popolare p. e.) vengo-no pubblicate in Italia. Non cito la splendida fiorituraletteraria dell'estero, perchè pochi di noi purtroppo co-noscono lingue straniere.

Eppur quanto scarsi sono i compagni che studiano eche favoriscono la diffusione di tali utilissime opere!

Noi siamo sempre lì, soltanto lì, sulle eterne rimasti-cature teoriche; questo ci fa credere di saperne abbastan-za. Ne facciamo delle scorpacciate; e guai al giornaleche non usa un linguaggio violento contro gli odiati bor-ghesi, aggressivo ed insolente verso gli avversari! È perlo meno messo all'indice, come un foglio sospetto.

Si cerca l'ubbriacatura frasaiuola, non la serena dilu-cidazione del pensiero; dopo la lettura d'un articolo pe-pato, ci sentiam la bocca forte... e l'anarchia è fatta!

*La stessa virulenza di linguaggio si esige nelle confe-

renze; si giudicano le più riuscite quelle che contengonoun maggior numero di pistolotti. Non importa ch'essesiano povere d'argomenti: che diavolo!... non sono micagli argomenti che faranno l'anarchia! Si vuole che ilconferenziere monti la testa; se cerca la via del ragiona-mento, è un oratore noioso.

Quando poi le masse ci considerano energumeni, im-prechiamo alla loro incoscienza... e rincariamo le dosi.Sembra che non si sappia valutare l'immensa efficacia

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riviste (Il Pensiero, L'Università Popolare p. e.) vengo-no pubblicate in Italia. Non cito la splendida fiorituraletteraria dell'estero, perchè pochi di noi purtroppo co-noscono lingue straniere.

Eppur quanto scarsi sono i compagni che studiano eche favoriscono la diffusione di tali utilissime opere!

Noi siamo sempre lì, soltanto lì, sulle eterne rimasti-cature teoriche; questo ci fa credere di saperne abbastan-za. Ne facciamo delle scorpacciate; e guai al giornaleche non usa un linguaggio violento contro gli odiati bor-ghesi, aggressivo ed insolente verso gli avversari! È perlo meno messo all'indice, come un foglio sospetto.

Si cerca l'ubbriacatura frasaiuola, non la serena dilu-cidazione del pensiero; dopo la lettura d'un articolo pe-pato, ci sentiam la bocca forte... e l'anarchia è fatta!

*La stessa virulenza di linguaggio si esige nelle confe-

renze; si giudicano le più riuscite quelle che contengonoun maggior numero di pistolotti. Non importa ch'essesiano povere d'argomenti: che diavolo!... non sono micagli argomenti che faranno l'anarchia! Si vuole che ilconferenziere monti la testa; se cerca la via del ragiona-mento, è un oratore noioso.

Quando poi le masse ci considerano energumeni, im-prechiamo alla loro incoscienza... e rincariamo le dosi.Sembra che non si sappia valutare l'immensa efficacia

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d'una propaganda serena a base di critiche spassionateall'opera degli avversari, di lucide e calme esposizioni diprincipii, spoglie di reboanze, di paroloni vuoti che, de-stinati a strappare l'applauso, fanno della conferenza unaparata verbosa e servono alla gloriola dell'oratore, men-tre – badiamo – nelle lotte d'idee la personalità del pro-pagandista deve sparire per far posto unicamente aiprincipii in discussione.

*Attorno il perno della propaganda fatta con la stam-

paq e le conferenze, un complesso lavoro deve aggirarsi,mentre invece da noi è posto in non cale, reputandosiforse che giornali e discorsi siano la base unica della no-stra azione affinatrice delle idee.

Di quali risultati può esser feconda una conferenza; diche valore è la lettura d'un giornale se in ogni centro oveesistono compagni, questi non si curano di coltivare conun lavoro assiduo ciò che giornali e conferenze vannoseminando?

Noi riconosciamo necessaria la varietà dei mezzid'azione per adattare la propaganda alle differenti attitu-dini degl'individui ed ai gusti svariati della massa; eppu-re restringiamo le nostre iniziative al solito uniforme la-voro del giornale e delle conferenze.

A che pro allora rifuggire dalla tattica regolamentaredei partiti disciplinati, se non è per assicurarci la massi-

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d'una propaganda serena a base di critiche spassionateall'opera degli avversari, di lucide e calme esposizioni diprincipii, spoglie di reboanze, di paroloni vuoti che, de-stinati a strappare l'applauso, fanno della conferenza unaparata verbosa e servono alla gloriola dell'oratore, men-tre – badiamo – nelle lotte d'idee la personalità del pro-pagandista deve sparire per far posto unicamente aiprincipii in discussione.

*Attorno il perno della propaganda fatta con la stam-

paq e le conferenze, un complesso lavoro deve aggirarsi,mentre invece da noi è posto in non cale, reputandosiforse che giornali e discorsi siano la base unica della no-stra azione affinatrice delle idee.

Di quali risultati può esser feconda una conferenza; diche valore è la lettura d'un giornale se in ogni centro oveesistono compagni, questi non si curano di coltivare conun lavoro assiduo ciò che giornali e conferenze vannoseminando?

Noi riconosciamo necessaria la varietà dei mezzid'azione per adattare la propaganda alle differenti attitu-dini degl'individui ed ai gusti svariati della massa; eppu-re restringiamo le nostre iniziative al solito uniforme la-voro del giornale e delle conferenze.

A che pro allora rifuggire dalla tattica regolamentaredei partiti disciplinati, se non è per assicurarci la massi-

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ma libertà d'azione nelle iniziative da sviluppare?Non possiam mica pretendere (quantunque il deside-

rio sia quello) che una massa come la nostra, in parteancora analfabeta o punto sviluppata dalla ginnastica in-tellettuale, sia tutta compresa di passione per le confe-renze e per la lettura al punto da immergersi compattanello studio delle nostre idee; non è mica logico restrin-gere la nostra azione di propaganda a chi legge e fre-quenta riunioni, rinunziare ad esercitar ogni influenzasui refrattari lasciandoli in balia di sè fino al giorno incui, tocchi dalla grazia dello spirito santo dello studio, cicorrano incontro spontanei col soldino teso o chieden-doci biglietti d'invito, per comprare il pane tipografico emetterci su il companatico orale!

È duopo suscitarlo noi, quest'amore allo studio; spe-cialmente fra la gioventù.

Le conversazioni amichevoli sugli argomenti che cistanno a cuore; le gite, i divertimenti intercalati da bre-vi, briosi discorsetti; le recite di produzioni sociali ovesi ha ventura di possedere un teatrino, sia fra dilettantid'arte drammatica come con l'appoggio da darsi a qual-cuna di quelle compagnie... leggiere che calcano le sce-ne dei piccoli centri, concertando con esse la rappresen-tazione di drammi del repertorio libertario; trattenimentifamigliari con canti e declamazioni rivoluzionarie;quante, quante iniziative utilissime e semplici aperte allanostra attività, purchè si abbia un po' di slancio nel par-tecipare all'opera comune!

La propaganda per mezzo della ricreazione, penetra

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ma libertà d'azione nelle iniziative da sviluppare?Non possiam mica pretendere (quantunque il deside-

rio sia quello) che una massa come la nostra, in parteancora analfabeta o punto sviluppata dalla ginnastica in-tellettuale, sia tutta compresa di passione per le confe-renze e per la lettura al punto da immergersi compattanello studio delle nostre idee; non è mica logico restrin-gere la nostra azione di propaganda a chi legge e fre-quenta riunioni, rinunziare ad esercitar ogni influenzasui refrattari lasciandoli in balia di sè fino al giorno incui, tocchi dalla grazia dello spirito santo dello studio, cicorrano incontro spontanei col soldino teso o chieden-doci biglietti d'invito, per comprare il pane tipografico emetterci su il companatico orale!

È duopo suscitarlo noi, quest'amore allo studio; spe-cialmente fra la gioventù.

Le conversazioni amichevoli sugli argomenti che cistanno a cuore; le gite, i divertimenti intercalati da bre-vi, briosi discorsetti; le recite di produzioni sociali ovesi ha ventura di possedere un teatrino, sia fra dilettantid'arte drammatica come con l'appoggio da darsi a qual-cuna di quelle compagnie... leggiere che calcano le sce-ne dei piccoli centri, concertando con esse la rappresen-tazione di drammi del repertorio libertario; trattenimentifamigliari con canti e declamazioni rivoluzionarie;quante, quante iniziative utilissime e semplici aperte allanostra attività, purchè si abbia un po' di slancio nel par-tecipare all'opera comune!

La propaganda per mezzo della ricreazione, penetra

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anche fra gl'indifferenti, attira nell'ambiente nostro quel-le famiglie che crollano le spalle alle aride esposizionidi principii e vedono di mal occhio che qualcun dei loromembri ci frequenti. Se anche, con tal lavoro, non siperviene a fare dei militanti, si vince per lo meno l'osti-lità della gente, si diffondono un po' dappertutto dei bar-lumi di concetti nuovi; così, l'opera molteplice delle va-rie iniziative viene a costituire quella forza invincibile dipressione sull'ambiente, d'influenza esercitata in milleguise sulla massa che alla superficie appare inerte, manel cui grembo – inconsapevole essa stessa – s'elabora-no lentamente le forme di vita nuova.

*Ma per dar corpo alle molteplici iniziative di cui è qui

parola e a tutte quelle che l'esperienza e le esigenze lo-cali non mancheranno di suggerire, non bisogna starsenecon le mani alla cintola scioperando per le osterie in at-tesa che la cometa dell'anarchia mostri la coda sull'oriz-zonte della beata nostra indifferenza. La pappa fatta saràcomoda, ma... gli anarchici che non vogliono nè capi nèservi, devono contribuire tutti un poco al compimentodell'opera comune.

È duopo dunque che i compagni delle singole localitàs'intendano, s'aggruppino, facciano settimanalmente unlieve sacrificio pecuniario per costituirsi il fondo diguerra, per sostenere il giornale la cui opera ritengono

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anche fra gl'indifferenti, attira nell'ambiente nostro quel-le famiglie che crollano le spalle alle aride esposizionidi principii e vedono di mal occhio che qualcun dei loromembri ci frequenti. Se anche, con tal lavoro, non siperviene a fare dei militanti, si vince per lo meno l'osti-lità della gente, si diffondono un po' dappertutto dei bar-lumi di concetti nuovi; così, l'opera molteplice delle va-rie iniziative viene a costituire quella forza invincibile dipressione sull'ambiente, d'influenza esercitata in milleguise sulla massa che alla superficie appare inerte, manel cui grembo – inconsapevole essa stessa – s'elabora-no lentamente le forme di vita nuova.

*Ma per dar corpo alle molteplici iniziative di cui è qui

parola e a tutte quelle che l'esperienza e le esigenze lo-cali non mancheranno di suggerire, non bisogna starsenecon le mani alla cintola scioperando per le osterie in at-tesa che la cometa dell'anarchia mostri la coda sull'oriz-zonte della beata nostra indifferenza. La pappa fatta saràcomoda, ma... gli anarchici che non vogliono nè capi nèservi, devono contribuire tutti un poco al compimentodell'opera comune.

È duopo dunque che i compagni delle singole localitàs'intendano, s'aggruppino, facciano settimanalmente unlieve sacrificio pecuniario per costituirsi il fondo diguerra, per sostenere il giornale la cui opera ritengono

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Page 48: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

più efficace, per diffondere opuscoli, spargere volantini,portare a conoscenza del pubblico la letteratura sociale escientifica, fondamenta della cultura che ogni esserepensante si dovrebbe formare. È duopo ch'essi apranosale di propaganda, costituiscano circoli di studi sociali,penetrino in quelli ricreativi per esercitarvi un'azionetendente a modificarli nel senso di convegni d'una ri-creazione utile nello stesso tempo alla divulgazione del-le nostre idee. Bibliotechine circolanti, conversazionisociali, discussioni, facili corsi di sociologia elementare– vere università popolari in miniatura – ecco qualcunadelle infinite iniziative che perverrebbero a formarecompagni colti, coscienti, in grado d'esercitare utili fun-zioni nell'opera vasta di diffusione delle nostre idee;ecco qualcuno dei mezzi per interessare il pubblicoall'opera nostra, guadagnarsene le simpatie provandogliche gli utopisti, i mattoidi, i temuti bevitori di sangueamano lo studio, spendono i loro riposi per istruire lemasse, mirano alla realizzazione d'una forma di vita li-bera surrogata all'attuale branco incosciente di bestie dasoma e da macello.

Quando gli anarchici saranno – grazie a tale lavoro –conosciuti e compresi, molte prevenzioni a loro riguardoverranno sfatate; le masse li ascolteranno, li apprezze-ranno, li seguiranno; l'azione del proletariato risentiràl'influenza delle loro vedute; lo spirito libertario infor-merà il complesso della vita sociale, affrettandone l'evo-luzione verso le forme dell'anarchia a cui tende natural-mente. Ma fino a che essi s'incaponiranno a vivere lon-

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più efficace, per diffondere opuscoli, spargere volantini,portare a conoscenza del pubblico la letteratura sociale escientifica, fondamenta della cultura che ogni esserepensante si dovrebbe formare. È duopo ch'essi apranosale di propaganda, costituiscano circoli di studi sociali,penetrino in quelli ricreativi per esercitarvi un'azionetendente a modificarli nel senso di convegni d'una ri-creazione utile nello stesso tempo alla divulgazione del-le nostre idee. Bibliotechine circolanti, conversazionisociali, discussioni, facili corsi di sociologia elementare– vere università popolari in miniatura – ecco qualcunadelle infinite iniziative che perverrebbero a formarecompagni colti, coscienti, in grado d'esercitare utili fun-zioni nell'opera vasta di diffusione delle nostre idee;ecco qualcuno dei mezzi per interessare il pubblicoall'opera nostra, guadagnarsene le simpatie provandogliche gli utopisti, i mattoidi, i temuti bevitori di sangueamano lo studio, spendono i loro riposi per istruire lemasse, mirano alla realizzazione d'una forma di vita li-bera surrogata all'attuale branco incosciente di bestie dasoma e da macello.

Quando gli anarchici saranno – grazie a tale lavoro –conosciuti e compresi, molte prevenzioni a loro riguardoverranno sfatate; le masse li ascolteranno, li apprezze-ranno, li seguiranno; l'azione del proletariato risentiràl'influenza delle loro vedute; lo spirito libertario infor-merà il complesso della vita sociale, affrettandone l'evo-luzione verso le forme dell'anarchia a cui tende natural-mente. Ma fino a che essi s'incaponiranno a vivere lon-

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tani dalla massa, a starsene separati e pressochè scono-sciuti fra lor medesimi; finchè si terranno paghi di rumi-nare i pochi pensieri contenuti nei rari fogli periodici esi limiteranno ad invidiare in certo qual modo i progres-si dei partiti attivi, l'anarchismo, negletto, misconosciutoresterà lungo tempo ancora smarrito nelle altre correntidel movimento proletario.

*Dalla scarsa attività da noi manifestata, deriva anche

la mancanza d'affiatamento fra i compagni e i gruppidelle varie località. L'esagerazione dell'anti-organizza-zione porta all'isolamento; d'altra parte, coloro che esa-gerano in senso opposto fino a darsi una formale orga-nizzazione di partito, si specchiano nell'assunta formaufficiale senza curarsi di dimostrare coi fatti che, grazieall'organizzazione, l'attività dei gruppi federati si fa piùintensa. Ma quello che è spirito naturale nell'uomo espontaneo in ogni concretazione di lavoro, l'intesa perun'azione concorde, fra noi manca assolutamente perchèmanca la costanza nell'opera intrapresa.

Se ci dessimo sul serio ad un'attiva propaganda, ve-dremmo tosto scaturire come una necessità inerenteall'opera, cotesta intesa che oggi è spesso causa di...fraintesa; ed organizzazione o no, in luogo di guerriglia-re oziosamente sui termini, ci vedremmo bentosto porta-ti a dover stabilire comunicazioni coi compagni d'altre

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tani dalla massa, a starsene separati e pressochè scono-sciuti fra lor medesimi; finchè si terranno paghi di rumi-nare i pochi pensieri contenuti nei rari fogli periodici esi limiteranno ad invidiare in certo qual modo i progres-si dei partiti attivi, l'anarchismo, negletto, misconosciutoresterà lungo tempo ancora smarrito nelle altre correntidel movimento proletario.

*Dalla scarsa attività da noi manifestata, deriva anche

la mancanza d'affiatamento fra i compagni e i gruppidelle varie località. L'esagerazione dell'anti-organizza-zione porta all'isolamento; d'altra parte, coloro che esa-gerano in senso opposto fino a darsi una formale orga-nizzazione di partito, si specchiano nell'assunta formaufficiale senza curarsi di dimostrare coi fatti che, grazieall'organizzazione, l'attività dei gruppi federati si fa piùintensa. Ma quello che è spirito naturale nell'uomo espontaneo in ogni concretazione di lavoro, l'intesa perun'azione concorde, fra noi manca assolutamente perchèmanca la costanza nell'opera intrapresa.

Se ci dessimo sul serio ad un'attiva propaganda, ve-dremmo tosto scaturire come una necessità inerenteall'opera, cotesta intesa che oggi è spesso causa di...fraintesa; ed organizzazione o no, in luogo di guerriglia-re oziosamente sui termini, ci vedremmo bentosto porta-ti a dover stabilire comunicazioni coi compagni d'altre

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località per interessarli alle nostre iniziative ed interes-sarci alle loro; combineremmo gite e convegni di propa-ganda impiegando nelle campagne e nei villaggi ancorvergini delle nostre idee, gli ora sciupati pomeriggi delledomeniche. Così il nostro lavoro acquisterebbe in esten-sione ed in coesione; ci metteremmo in grado d'afferma-re la nostra influenza, non solo nel campo astratto, maper la trafila di questo, nell'azione pratica il cui puntopiù palpabile è la serie d'agitazioni che ad ogni istante simanifestano nelle varie correnti della vita sociale.

Gli altri partiti, appunto per consolidare la loro supre-mazia fra le masse, lasciano sfuggire poche occasioniper capeggiare tali movimenti di popolo; e nello stessotempo hanno cura di monopolizzarli, rendendo affattosecondaria o nulla la nostra partecipazione ad essi.

Noi li assecondiamo in questa loro manovra, esclu-dendoci spontaneamente in troppi casi. O disapprovia-mo gli scopi od i metodi dell'agitazione iniziata, nel qualcaso tolleriamo ch'essa degeneri nei pantani del politicu-me, mentre partecipandovi con criteri tracciati netta-mente dal nostro punto di vista, potremmo riescire a in-dirizzarla per le rette vie; oppure ci mettiamo supina-mente a rimorchio degli altri partiti ed allora facciamo illoro giuoco, senza curarci di dare all'agitazionel'impronta che dovremmo.

Se fossimo invece agguerriti, quante agitazioni, quan-te manifestazioni d'ogni sorta potremmo intraprenderedi nostra iniziativa ed in quanto la nostra influenzaavrebbe peso, sviluppando così nelle masse quei sensi

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località per interessarli alle nostre iniziative ed interes-sarci alle loro; combineremmo gite e convegni di propa-ganda impiegando nelle campagne e nei villaggi ancorvergini delle nostre idee, gli ora sciupati pomeriggi delledomeniche. Così il nostro lavoro acquisterebbe in esten-sione ed in coesione; ci metteremmo in grado d'afferma-re la nostra influenza, non solo nel campo astratto, maper la trafila di questo, nell'azione pratica il cui puntopiù palpabile è la serie d'agitazioni che ad ogni istante simanifestano nelle varie correnti della vita sociale.

Gli altri partiti, appunto per consolidare la loro supre-mazia fra le masse, lasciano sfuggire poche occasioniper capeggiare tali movimenti di popolo; e nello stessotempo hanno cura di monopolizzarli, rendendo affattosecondaria o nulla la nostra partecipazione ad essi.

Noi li assecondiamo in questa loro manovra, esclu-dendoci spontaneamente in troppi casi. O disapprovia-mo gli scopi od i metodi dell'agitazione iniziata, nel qualcaso tolleriamo ch'essa degeneri nei pantani del politicu-me, mentre partecipandovi con criteri tracciati netta-mente dal nostro punto di vista, potremmo riescire a in-dirizzarla per le rette vie; oppure ci mettiamo supina-mente a rimorchio degli altri partiti ed allora facciamo illoro giuoco, senza curarci di dare all'agitazionel'impronta che dovremmo.

Se fossimo invece agguerriti, quante agitazioni, quan-te manifestazioni d'ogni sorta potremmo intraprenderedi nostra iniziativa ed in quanto la nostra influenzaavrebbe peso, sviluppando così nelle masse quei sensi

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tendenti a farla agire direttamente, fuori delle influenzepoliticastre che finiscono per avere a scopo massimo lamessa in evidenza degli uomini manovranti a guada-gnarsi la fiducia popolare per sfruttarla nei maledettigiorni della caccia al voto! E quale interessamento sve-glieremmo per le nostre idee, correggendo prevenzioni esfatando calunnie col metterci a contatto incessante colpopolo e parlargli il fraterno linguaggio di uomini disin-teressati e sinceri ch'ei capisce così bene!

Ma finora ce ne siamo rimasti così muti....

V.

Sin qui ho considerato il lato astratto della propagan-da, punto d'arresto di coloro fra noi che a cagion d'unaerrata percezione dei fatti della vita, non vedono la pos-sibilità d'impiegare altri mezzi per la propagazione deinostri principii; s'esauriscono quindi nell'eterna ripeti-zione del detto e del ripetuto, persuasi che in virtù delleastrazioni sentimentali diffuse nell'ambiente d'oggi, ilfrutto dell'anarchia maturerà senz'altro.

In tal guisa si fa come quel contadino che semina, se-mina larghi spazi di terreno ubertoso ma ne ritrae magroprofitto perchè, non curando la coltivazione del semina-to, si trova sempre nella necessità di ricominciare dacca-po per riparare alle perdite dovute alla propria inettitudi-

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tendenti a farla agire direttamente, fuori delle influenzepoliticastre che finiscono per avere a scopo massimo lamessa in evidenza degli uomini manovranti a guada-gnarsi la fiducia popolare per sfruttarla nei maledettigiorni della caccia al voto! E quale interessamento sve-glieremmo per le nostre idee, correggendo prevenzioni esfatando calunnie col metterci a contatto incessante colpopolo e parlargli il fraterno linguaggio di uomini disin-teressati e sinceri ch'ei capisce così bene!

Ma finora ce ne siamo rimasti così muti....

V.

Sin qui ho considerato il lato astratto della propagan-da, punto d'arresto di coloro fra noi che a cagion d'unaerrata percezione dei fatti della vita, non vedono la pos-sibilità d'impiegare altri mezzi per la propagazione deinostri principii; s'esauriscono quindi nell'eterna ripeti-zione del detto e del ripetuto, persuasi che in virtù delleastrazioni sentimentali diffuse nell'ambiente d'oggi, ilfrutto dell'anarchia maturerà senz'altro.

In tal guisa si fa come quel contadino che semina, se-mina larghi spazi di terreno ubertoso ma ne ritrae magroprofitto perchè, non curando la coltivazione del semina-to, si trova sempre nella necessità di ricominciare dacca-po per riparare alle perdite dovute alla propria inettitudi-

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ne, alle depredazioni degli uccelli che calano a beccarglile sementi e degl'insetti che ne rodono i germi.

Noi vediamo stendersi a noi dinnanzi la vasta pianuradel movimento sociale; ma subodorando in essa tratti dipalude dissimulati fra il verdeggiar delle zolle, non vi ciavventuriamo; ci limitiamo a costeggiarla faticosamen-te, nel timore – plausibile del resto, a cagion di passateesperienze – d'inzaccherarci fin sopra i capelli.

Certo, colui che se ne sta sdraiato non arrischia cadu-te; ma è sicuro, nello stesso tempo, di non avanzare d'unpasso. Intanto chi procede lo supera; cammini pure asghimbescio, fa della strada; ed al viandante immobilenon rimane altra consolazione che l'osservarlo a tergo,ridendo od imprecando pel suo incespicare.

Oh, perchè non rialzarci noi pure ed avanzar nellapianura sconfinata a costringere gli zoppicanti a rigardritto e stimolare i ritardatari, tenendo ben di mira lastrada asciutta per non infangarci, prosciugando le palu-di del politicume, coltivando il seminato delle idee pernon veder più sprecata l'opera nostra e non aver sempreda ricominciare daccapo ripetendo l'episodio mitologicodi Sisifo?

Noi deploriamo di quando in quando qualche perditadi compagni attivi; qualcun d'essi abbandona il campodi lotta, altri se ne vanno all'estero dove si vedranno co-stretti all'inazione; molti fanno un passo addietro portan-do la loro attività in altri partiti. E noi imprechiamo aifedifraghi, agli stanchi, ai disgustati; ma chi ci dice chea generare cotesta stanchezza, cotesto disgusto non ab-

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ne, alle depredazioni degli uccelli che calano a beccarglile sementi e degl'insetti che ne rodono i germi.

Noi vediamo stendersi a noi dinnanzi la vasta pianuradel movimento sociale; ma subodorando in essa tratti dipalude dissimulati fra il verdeggiar delle zolle, non vi ciavventuriamo; ci limitiamo a costeggiarla faticosamen-te, nel timore – plausibile del resto, a cagion di passateesperienze – d'inzaccherarci fin sopra i capelli.

Certo, colui che se ne sta sdraiato non arrischia cadu-te; ma è sicuro, nello stesso tempo, di non avanzare d'unpasso. Intanto chi procede lo supera; cammini pure asghimbescio, fa della strada; ed al viandante immobilenon rimane altra consolazione che l'osservarlo a tergo,ridendo od imprecando pel suo incespicare.

Oh, perchè non rialzarci noi pure ed avanzar nellapianura sconfinata a costringere gli zoppicanti a rigardritto e stimolare i ritardatari, tenendo ben di mira lastrada asciutta per non infangarci, prosciugando le palu-di del politicume, coltivando il seminato delle idee pernon veder più sprecata l'opera nostra e non aver sempreda ricominciare daccapo ripetendo l'episodio mitologicodi Sisifo?

Noi deploriamo di quando in quando qualche perditadi compagni attivi; qualcun d'essi abbandona il campodi lotta, altri se ne vanno all'estero dove si vedranno co-stretti all'inazione; molti fanno un passo addietro portan-do la loro attività in altri partiti. E noi imprechiamo aifedifraghi, agli stanchi, ai disgustati; ma chi ci dice chea generare cotesta stanchezza, cotesto disgusto non ab-

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bia contribuito la nostra incuria nel coadiuvarli, la no-stra apatia che li lasciava soli, abbandonati ed impotenti,mentre un'assidua partecipazione di tutti noi alle lottequotidiane non li avrebbe ridotti ad agitarsi nel vuoto?Chi ci dice che taluno di coloro i quali rallentano il pas-so per lasciarsi raggiungere dal grosso dell'esercito, da-gli altri partiti, oltre che dalle difficoltà e pericoli dellelotte d'avanguardia e del dubbio penetrato in essi sullapossibilità delle nostre idee, non si siano lasciati demo-ralizzare dalla constatazione che nelle nostre file non fupossibile finora un'opera efficace ed abbiano perciò cer-cato l'arrembaggio d'altri partiti per mettersi in condizio-ne d'esplicare la loro attività in un'opera positiva?

Propaganda incessante, integrale dei principii, stabene; non però attenderne fatalisticamente i risultati; maapplicandola ai casi concreti della vita quotidiana, af-frettarli mediante l'azione pratica ispirata ai nostri crite-ri.

VI.

Il complesso della attività del proletariato in moto pelmiglioramento delle proprie condizioni d'esistenza, sicompendia oggi nella lotta che le masse operaie ingag-giano, mediante le organizzazioni di mestiere, contro lamoderna plutocrazia per smontarne il giogo.

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bia contribuito la nostra incuria nel coadiuvarli, la no-stra apatia che li lasciava soli, abbandonati ed impotenti,mentre un'assidua partecipazione di tutti noi alle lottequotidiane non li avrebbe ridotti ad agitarsi nel vuoto?Chi ci dice che taluno di coloro i quali rallentano il pas-so per lasciarsi raggiungere dal grosso dell'esercito, da-gli altri partiti, oltre che dalle difficoltà e pericoli dellelotte d'avanguardia e del dubbio penetrato in essi sullapossibilità delle nostre idee, non si siano lasciati demo-ralizzare dalla constatazione che nelle nostre file non fupossibile finora un'opera efficace ed abbiano perciò cer-cato l'arrembaggio d'altri partiti per mettersi in condizio-ne d'esplicare la loro attività in un'opera positiva?

Propaganda incessante, integrale dei principii, stabene; non però attenderne fatalisticamente i risultati; maapplicandola ai casi concreti della vita quotidiana, af-frettarli mediante l'azione pratica ispirata ai nostri crite-ri.

VI.

Il complesso della attività del proletariato in moto pelmiglioramento delle proprie condizioni d'esistenza, sicompendia oggi nella lotta che le masse operaie ingag-giano, mediante le organizzazioni di mestiere, contro lamoderna plutocrazia per smontarne il giogo.

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Page 54: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

Uno solo è il movente d'ogni umana azione: il deside-rio di star bene, sempre più bene. L'opera dei partiti, leconvulsioni d'ogni epoca nel campo politico e nel domi-nio economico, le battaglie titaniche combattute innome d'idealità sociali, morali e religiose ebbero sempreorigine dal bisogno di conquistare il benessere.

È questa una necessità inerente all'umana natura; è lamolla stessa del progresso. Secondo le condizioni deitempi e degli ambienti, tale necessità si esplica sottol'una o l'altra forma; il misticismo riveste la lotta d'uncarattere religioso; il peso d'una tirannide di governi di-spotici le dà un movente politico; una dominazione stra-niera la porta a svolgersi sul terreno della nazionalità;ma l'essenza rimane la medesima, sia che gli uomini sifacciano guerra divisi per tribù, sia che se la muovonoseparati in classi. Parlo, beninteso, delle lotte originateda interessi collettivi dei partecipanti, giacchè la guerrapropriamente detta, alla quale interessi particolari deicapi trascinano a forza gli eserciti incoscienti o riluttan-ti, non ha nulla da vedere con le lotte di cui è oggetto inqueste pagine.

Oggi, dopo lunghi secoli durante i quali coteste lotteassunsero mille differenti aspetti, s'è iniziato un periodoin cui le classi produttrici dell'umana ricchezza tendonoa solidarizzarsi per muovere guerra alle classi detentricidel capitale, coalizzate per la propria difesa e formida-bilmente armate del macchinario poderoso dello Stato.

Chi vede la necessità di non limitare la presente fasedi lotta ad una trasformazione politica, ad una sostitu-

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Uno solo è il movente d'ogni umana azione: il deside-rio di star bene, sempre più bene. L'opera dei partiti, leconvulsioni d'ogni epoca nel campo politico e nel domi-nio economico, le battaglie titaniche combattute innome d'idealità sociali, morali e religiose ebbero sempreorigine dal bisogno di conquistare il benessere.

È questa una necessità inerente all'umana natura; è lamolla stessa del progresso. Secondo le condizioni deitempi e degli ambienti, tale necessità si esplica sottol'una o l'altra forma; il misticismo riveste la lotta d'uncarattere religioso; il peso d'una tirannide di governi di-spotici le dà un movente politico; una dominazione stra-niera la porta a svolgersi sul terreno della nazionalità;ma l'essenza rimane la medesima, sia che gli uomini sifacciano guerra divisi per tribù, sia che se la muovonoseparati in classi. Parlo, beninteso, delle lotte originateda interessi collettivi dei partecipanti, giacchè la guerrapropriamente detta, alla quale interessi particolari deicapi trascinano a forza gli eserciti incoscienti o riluttan-ti, non ha nulla da vedere con le lotte di cui è oggetto inqueste pagine.

Oggi, dopo lunghi secoli durante i quali coteste lotteassunsero mille differenti aspetti, s'è iniziato un periodoin cui le classi produttrici dell'umana ricchezza tendonoa solidarizzarsi per muovere guerra alle classi detentricidel capitale, coalizzate per la propria difesa e formida-bilmente armate del macchinario poderoso dello Stato.

Chi vede la necessità di non limitare la presente fasedi lotta ad una trasformazione politica, ad una sostitu-

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zione di poteri rappresentanti gl'interessi d'una sola clas-se sociale, deve lavorare con ogni sua possa ad impri-mere al complesso del movimento proletario il caratteredelle proprie vedute.

È questa l'opera che – quantunque con varii intendi-menti – compiono i diversi partiti politici; ognun d'essimira ad acquistare l'egemonia nelle masse, quale perservirsene ad impadronirsi del potere politico, quale pertentar l'opera di riforma all'attuale organizzazione poli-tico-economica; quale infine per demolire letteralmenteogni gerarchia statale, ogni differenza di diritti, ogni di-seguaglianza economica, ogni dominazione d'individui.

Astenerci dal partecipare al movimento proletario, èrinunziare ad esercitare in esso ogni influenza; è darcausa mezza vinta ai politicanti.

Un certo numero d'anarchici crede che la propagandaastratta finisca col rimediare ad ogni inconveniente. Mase gli uomini sentono la necessità di partecipare di fattoal lavorìo quotidiano di sgretolamento dell'edificiod'oppressioni che lor gravano sugli omeri, come si puòpretendere di rendere vigoroso il movimento anarchicoquando a chi accetta le nostre dottrine si consiglia distaccarsi dalle organizzazioni di mestiere nelle quali sicombatte la lotta presente e d'appartarsi così dal movi-mento proletario per darsi in santa pace alle beatitudinidella vita contemplativa, sia pure con la clausola di sal-tar fuori dal buco nel giorno della “vera” rivoluzione?

Potrà, qualcun di noi, per circostanze particolari equestion di temperamento, limitarsi alla propaganda teo-

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zione di poteri rappresentanti gl'interessi d'una sola clas-se sociale, deve lavorare con ogni sua possa ad impri-mere al complesso del movimento proletario il caratteredelle proprie vedute.

È questa l'opera che – quantunque con varii intendi-menti – compiono i diversi partiti politici; ognun d'essimira ad acquistare l'egemonia nelle masse, quale perservirsene ad impadronirsi del potere politico, quale pertentar l'opera di riforma all'attuale organizzazione poli-tico-economica; quale infine per demolire letteralmenteogni gerarchia statale, ogni differenza di diritti, ogni di-seguaglianza economica, ogni dominazione d'individui.

Astenerci dal partecipare al movimento proletario, èrinunziare ad esercitare in esso ogni influenza; è darcausa mezza vinta ai politicanti.

Un certo numero d'anarchici crede che la propagandaastratta finisca col rimediare ad ogni inconveniente. Mase gli uomini sentono la necessità di partecipare di fattoal lavorìo quotidiano di sgretolamento dell'edificiod'oppressioni che lor gravano sugli omeri, come si puòpretendere di rendere vigoroso il movimento anarchicoquando a chi accetta le nostre dottrine si consiglia distaccarsi dalle organizzazioni di mestiere nelle quali sicombatte la lotta presente e d'appartarsi così dal movi-mento proletario per darsi in santa pace alle beatitudinidella vita contemplativa, sia pure con la clausola di sal-tar fuori dal buco nel giorno della “vera” rivoluzione?

Potrà, qualcun di noi, per circostanze particolari equestion di temperamento, limitarsi alla propaganda teo-

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rica e con essa far opera efficace; ma ciò che mi sembraassurdo è volere erigere a cànone di dottrina anarchica erendere eguale per migliaia di capacità ed attitudini dif-ferenti quello che trova in motivi personali la propria ra-gion d'essere.

E mi sembra dannoso. Dannoso non solo perchè a find'addestrarsi all'azione rivoluzionaria decisiva occorre lapratica da acquistarsi appunto mediante l'esercizio conti-nuo d'agitazione schiettamente rivoluzionaria; non soloperchè a preparare nei fatti la trasformazione sociale acui si tende, devono concorrere tutte le circostanze pra-tiche della vita, animate dalla nostra essenza di libertari,mentre la propaganda teorica non ne è che l'ispiratriceideale; ma altresì perchè nel frattempo che noi restiamoconfinati nella teoria sdegnando le feconde agitazionidella vita, la corrente proletaria rimarrà nelle mani deimestatori della politica parlamentare, i quali approfitte-ranno del nostro assenteismo per deviarla dai veri fini acui essa deve tendere.

Noi sappiamo che alle organizzazioni operaie nonpartecipano uomini dalla coscienza politica ben determi-nata; l'organizzazione sindacale è una natural tendenzacaratteristica dell'odierno movimento proletario; la stes-sa concomitanza delle circostanze porta a questa deter-minata forma d'azione. Al concetto puerile della solida-rietà operaia esplicantesi fino ad una ventina d'anni ad-dietro essenzialmente col fiorire delle società di mutuosoccorso, mezzo col quale gli operai sognavano di lenirealle proprie miserie, non già lottando contro l'oppressio-

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rica e con essa far opera efficace; ma ciò che mi sembraassurdo è volere erigere a cànone di dottrina anarchica erendere eguale per migliaia di capacità ed attitudini dif-ferenti quello che trova in motivi personali la propria ra-gion d'essere.

E mi sembra dannoso. Dannoso non solo perchè a find'addestrarsi all'azione rivoluzionaria decisiva occorre lapratica da acquistarsi appunto mediante l'esercizio conti-nuo d'agitazione schiettamente rivoluzionaria; non soloperchè a preparare nei fatti la trasformazione sociale acui si tende, devono concorrere tutte le circostanze pra-tiche della vita, animate dalla nostra essenza di libertari,mentre la propaganda teorica non ne è che l'ispiratriceideale; ma altresì perchè nel frattempo che noi restiamoconfinati nella teoria sdegnando le feconde agitazionidella vita, la corrente proletaria rimarrà nelle mani deimestatori della politica parlamentare, i quali approfitte-ranno del nostro assenteismo per deviarla dai veri fini acui essa deve tendere.

Noi sappiamo che alle organizzazioni operaie nonpartecipano uomini dalla coscienza politica ben determi-nata; l'organizzazione sindacale è una natural tendenzacaratteristica dell'odierno movimento proletario; la stes-sa concomitanza delle circostanze porta a questa deter-minata forma d'azione. Al concetto puerile della solida-rietà operaia esplicantesi fino ad una ventina d'anni ad-dietro essenzialmente col fiorire delle società di mutuosoccorso, mezzo col quale gli operai sognavano di lenirealle proprie miserie, non già lottando contro l'oppressio-

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Page 57: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

ne del capitale sfruttatore, ma mediante lo scambievoleaiuto in caso di malattia o di disoccupazione, ora, sottola pressione delle condizioni dei tempi aumentatadall'opera di propaganda dei partiti socialisti, si è accen-tuato il metodo di lotta mediante l'organizzazione pro-fessionale.

È per guidare questo movimento alla meta con un cri-terio ben definito, che le minoranze coscienti debbonoscendere sul terreno pratico ed ivi combattere le batta-glie di tutti i giorni.

Una trasformazione sociale così profonda come noi lapreconizziamo, non aspetterà, per compiersi, che gli uo-mini siano tutti idealmente consci della sua necessità; nègli uomini sono tutti adatti a formarsi una vera coscien-za nel senso astratto della parola e di far poi d'un salto ilpassaggio in un sistema nuovo, senza esserne andatiman mano preparando l'ambiente necessario al suo fun-zionamento. Non bisogna, quindi credere di dover faretanti militanti quanti sono gli uomini; nè, dovendolo, il-ludersi di poterlo. Il còmpito di guida cosciente nel pro-cesso evolutivo, spetta alle minoranze; esse devono per-ciò possedere tale una forza d'animo ed una attività daconquistare la massima possibile influenza nelle masseper determinarne l'azione in guisa da rendere radicali letrasformazioni che vanno maturando e che potrebberoessere più pessime di quello che si supponga; ma che re-sterebbero superficiali ove gli uomini coscienti si cullas-sero nella persuasione che la fatalità storica è tale dacompiere essa ogni cosa.

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ne del capitale sfruttatore, ma mediante lo scambievoleaiuto in caso di malattia o di disoccupazione, ora, sottola pressione delle condizioni dei tempi aumentatadall'opera di propaganda dei partiti socialisti, si è accen-tuato il metodo di lotta mediante l'organizzazione pro-fessionale.

È per guidare questo movimento alla meta con un cri-terio ben definito, che le minoranze coscienti debbonoscendere sul terreno pratico ed ivi combattere le batta-glie di tutti i giorni.

Una trasformazione sociale così profonda come noi lapreconizziamo, non aspetterà, per compiersi, che gli uo-mini siano tutti idealmente consci della sua necessità; nègli uomini sono tutti adatti a formarsi una vera coscien-za nel senso astratto della parola e di far poi d'un salto ilpassaggio in un sistema nuovo, senza esserne andatiman mano preparando l'ambiente necessario al suo fun-zionamento. Non bisogna, quindi credere di dover faretanti militanti quanti sono gli uomini; nè, dovendolo, il-ludersi di poterlo. Il còmpito di guida cosciente nel pro-cesso evolutivo, spetta alle minoranze; esse devono per-ciò possedere tale una forza d'animo ed una attività daconquistare la massima possibile influenza nelle masseper determinarne l'azione in guisa da rendere radicali letrasformazioni che vanno maturando e che potrebberoessere più pessime di quello che si supponga; ma che re-sterebbero superficiali ove gli uomini coscienti si cullas-sero nella persuasione che la fatalità storica è tale dacompiere essa ogni cosa.

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Page 58: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

Vedete con quale alacrità i riformatori di ricotta lavo-rano ad impadronirsi del movimento proletario per su-bordinarlo ai loro scopi di partito! Essi vogliono ag-guantare il potere; mirano perciò a convertire le organiz-zazioni operaie in tante agenzie elettorali; a lavorar lamassa in maniera da farle credere che i danni del capita-le si riflettono sul lavoro produttivo e che bisogna per-ciò mettersi d'accordo coi borghesi, tener calcolo anchedel loro interessi per... non compromettere quelli dei po-liticanti.

Dovremmo noi pel solo fatto che coteste organizza-zioni di mestiere sono per lo più nelle mani dei politi-canti, ritirarci sulle vette delle astrazioni filosofiche?Come ci sarà possibile esercitare sulle masse la necessa-ria influenza se ci teniamo studiatamente lontani daquelle forme d'organizzazione in cui esse esplicano laloro azione, vivono la loro vita? E se anche pervenissi-mo a distruggere tali organizzazioni, con quali formeprepareremmo il terreno di lotta per giungere a dare labattaglia definitiva al mondo borghese?

Vi sarebbe una base logica nel nostro abbandono, sedette organizzazioni errassero nei fini, poichè in tal casosarebbero dannose al movimento proletario. E, senzadubbio, un'istituzione dannosa va distrutta come uncovo di lupi.

Ma esse non sono dannose di per sè stesse; esse ri-spondono anzi – pel principio che le informa – alle esi-genze della fase di vita che il proletariato oggi attraver-sa; il danno deriva dal fatto che sono inquinate dall'ele-

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Vedete con quale alacrità i riformatori di ricotta lavo-rano ad impadronirsi del movimento proletario per su-bordinarlo ai loro scopi di partito! Essi vogliono ag-guantare il potere; mirano perciò a convertire le organiz-zazioni operaie in tante agenzie elettorali; a lavorar lamassa in maniera da farle credere che i danni del capita-le si riflettono sul lavoro produttivo e che bisogna per-ciò mettersi d'accordo coi borghesi, tener calcolo anchedel loro interessi per... non compromettere quelli dei po-liticanti.

Dovremmo noi pel solo fatto che coteste organizza-zioni di mestiere sono per lo più nelle mani dei politi-canti, ritirarci sulle vette delle astrazioni filosofiche?Come ci sarà possibile esercitare sulle masse la necessa-ria influenza se ci teniamo studiatamente lontani daquelle forme d'organizzazione in cui esse esplicano laloro azione, vivono la loro vita? E se anche pervenissi-mo a distruggere tali organizzazioni, con quali formeprepareremmo il terreno di lotta per giungere a dare labattaglia definitiva al mondo borghese?

Vi sarebbe una base logica nel nostro abbandono, sedette organizzazioni errassero nei fini, poichè in tal casosarebbero dannose al movimento proletario. E, senzadubbio, un'istituzione dannosa va distrutta come uncovo di lupi.

Ma esse non sono dannose di per sè stesse; esse ri-spondono anzi – pel principio che le informa – alle esi-genze della fase di vita che il proletariato oggi attraver-sa; il danno deriva dal fatto che sono inquinate dall'ele-

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Page 59: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

mento politicante, dai borghesi astuti i quali, visto daqual parte il pericolo minaccia, lavorano ad ovviare, svi-sando i concetti dell'organizzazione, pervertendone latattica di lotta perchè sanno che le finalità hanno unbell'essere ad essi contrarie, ma quando la tattica è sba-gliata non vi conduce.

Si dichiarano perciò volentieri socialisti, i borghesifurbi; si mostrano ammiratori, entusiasti delle organiz-zazioni operaie...; pur d'averne in mano le sorti, purd'influenzarle essi; i lavoratori vanno in estasi, si per-suadono che “perfin la borghesia comincia a dar loro ra-gione...” ed il tiro birbone è giuocato!

Sono dunque i lupi che bisogna sterminare, affinchèle organizzazioni operaie diventino l'espressione genui-na del movimento proletario.

E quest'opera tocca a noi; che cosa importa se le pe-core, ingannate dai modi insinuanti delle bestiaccie chepenetrarono nel loro ovile, ci beleranno contro accusan-doci di privarle dei loro buoni pastori? Sarebbe logico,sarebbe umano per uno spirito di malignità, lasciar chevengano condotte alla perdizione, per poi aver la soddi-sfazione di dir loro: “Vedete, non voleste darci retta; oracrepate!...”?

Ah no!... Rimangano pure con l'illusione che i politi-canti le avrebbero guidate meglio di noi; urge evitareche abbiano a farne la dolorosa esperienza.

Noi che non andiamo in cerca di merito e di gratitudi-ne, se anche verrà male interpretata l'opera nostra, nonce ne adonteremo; la coscienza d'aver lavorato alla sal-

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mento politicante, dai borghesi astuti i quali, visto daqual parte il pericolo minaccia, lavorano ad ovviare, svi-sando i concetti dell'organizzazione, pervertendone latattica di lotta perchè sanno che le finalità hanno unbell'essere ad essi contrarie, ma quando la tattica è sba-gliata non vi conduce.

Si dichiarano perciò volentieri socialisti, i borghesifurbi; si mostrano ammiratori, entusiasti delle organiz-zazioni operaie...; pur d'averne in mano le sorti, purd'influenzarle essi; i lavoratori vanno in estasi, si per-suadono che “perfin la borghesia comincia a dar loro ra-gione...” ed il tiro birbone è giuocato!

Sono dunque i lupi che bisogna sterminare, affinchèle organizzazioni operaie diventino l'espressione genui-na del movimento proletario.

E quest'opera tocca a noi; che cosa importa se le pe-core, ingannate dai modi insinuanti delle bestiaccie chepenetrarono nel loro ovile, ci beleranno contro accusan-doci di privarle dei loro buoni pastori? Sarebbe logico,sarebbe umano per uno spirito di malignità, lasciar chevengano condotte alla perdizione, per poi aver la soddi-sfazione di dir loro: “Vedete, non voleste darci retta; oracrepate!...”?

Ah no!... Rimangano pure con l'illusione che i politi-canti le avrebbero guidate meglio di noi; urge evitareche abbiano a farne la dolorosa esperienza.

Noi che non andiamo in cerca di merito e di gratitudi-ne, se anche verrà male interpretata l'opera nostra, nonce ne adonteremo; la coscienza d'aver lavorato alla sal-

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vezza delle masse da mali maggiori di quelli che even-tualmente la potessero colpire seguendo i metodi d'azio-ne da noi suggeriti, ci compenserà d'ogni possibile in-gratitudine di chi rimpiangesse la perdita dei cattivi pa-stori.

*Prendendo parte attiva all'opera delle organizzazioni

di mestiere, bisogna però aver cura di non caderenell'esagerazione opposta a quella dell'assenteismo adoltranza: quella di concentrare in essa ogni nostra attivi-tà e, pel piacere di vederle prosperare, trascurar la diret-tiva anarchica.

Dico ciò, perchè è tendenza universale d'opporre esa-gerazione ad esagerazione in ogni contrasto qualsiasidella vita; ed anche nel nostro movimento, è cosa cheavemmo agio d'osservare più volte. All'esagerazione deicosidetti individualisti, vedemmo contrapporre quelladegli organizzatori i quali si spinsero fino a copiare talee quale (sebben con nomi differenti) il formalismo deipartiti autoritari. Contro la tendenza della non partecipa-zione alle organizzazioni operaie, molti compagni insor-sero aderendo alle leghe, ma in pari tempo, cacciandosisenz'altro a capofitto in un ginepraio tale d'imitazionedell'opera dei politicanti da giungere al punto di farneinconsapevolmente il giuoco.

Si procuri una buona volta, perbacco, d'agire con de-

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vezza delle masse da mali maggiori di quelli che even-tualmente la potessero colpire seguendo i metodi d'azio-ne da noi suggeriti, ci compenserà d'ogni possibile in-gratitudine di chi rimpiangesse la perdita dei cattivi pa-stori.

*Prendendo parte attiva all'opera delle organizzazioni

di mestiere, bisogna però aver cura di non caderenell'esagerazione opposta a quella dell'assenteismo adoltranza: quella di concentrare in essa ogni nostra attivi-tà e, pel piacere di vederle prosperare, trascurar la diret-tiva anarchica.

Dico ciò, perchè è tendenza universale d'opporre esa-gerazione ad esagerazione in ogni contrasto qualsiasidella vita; ed anche nel nostro movimento, è cosa cheavemmo agio d'osservare più volte. All'esagerazione deicosidetti individualisti, vedemmo contrapporre quelladegli organizzatori i quali si spinsero fino a copiare talee quale (sebben con nomi differenti) il formalismo deipartiti autoritari. Contro la tendenza della non partecipa-zione alle organizzazioni operaie, molti compagni insor-sero aderendo alle leghe, ma in pari tempo, cacciandosisenz'altro a capofitto in un ginepraio tale d'imitazionedell'opera dei politicanti da giungere al punto di farneinconsapevolmente il giuoco.

Si procuri una buona volta, perbacco, d'agire con de-

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terminati criteri! Perchè si è fatta un'indigestione, nonvuol mica dire che non si debba più mangiare!

Bisogna avere l'esatta misura del relativo; ecco tutto.È appunto la ricerca di questa “misura” che origina i

differenti modi di vedere, le divergenze fra le varie cor-renti e quelle fra le frazioni d'una stessa corrente.

Noi vediamo che la propaganda teorica, di mano inmano che penetra nei sentimenti della massa, ha biso-gno d'esplicarsi sul terreno positivo. Questo ci dice lanecessità di trovarlo, tale terreno, per evitare che leastrazioni dottrinali s'esauriscano in vani conati.

Noi vediamo che la forza stessa delle cose trascina ilproletariato ad imperniare la propria azione nelle orga-nizzazioni di mestiere. Da ciò deduciamo la necessità divalerci di queste forme d'attività del proletariato per or-ganizzare la guerra al capitale.

Ma vediamo in pari tempo che i politicanti di tutte lecategorie mirano ad impadronirsi delle organizzazionioperaie per farle strumento dei loro fini... Ecco quindi lanecessità per noi di raddoppiare d'attività, con la teoriaper svelare le manovre dei politicanti e additare al popo-lo la vera strada da seguire; con la pratica per escluderedalle organizzazioni ogni influenza ad esse dannosa eaddestrare le masse ad un'azione schiettamente liberta-ria, con lo scopo ben determinato d'abbattere fin l'ultimopiuolo della baracca borghese per muovere all'anarchia.

Che cos'havvi in ciò di contradittorio fra la tattica e lefinalità?

Non vado certamente dicendo cose nuove; ma ho cre-

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terminati criteri! Perchè si è fatta un'indigestione, nonvuol mica dire che non si debba più mangiare!

Bisogna avere l'esatta misura del relativo; ecco tutto.È appunto la ricerca di questa “misura” che origina i

differenti modi di vedere, le divergenze fra le varie cor-renti e quelle fra le frazioni d'una stessa corrente.

Noi vediamo che la propaganda teorica, di mano inmano che penetra nei sentimenti della massa, ha biso-gno d'esplicarsi sul terreno positivo. Questo ci dice lanecessità di trovarlo, tale terreno, per evitare che leastrazioni dottrinali s'esauriscano in vani conati.

Noi vediamo che la forza stessa delle cose trascina ilproletariato ad imperniare la propria azione nelle orga-nizzazioni di mestiere. Da ciò deduciamo la necessità divalerci di queste forme d'attività del proletariato per or-ganizzare la guerra al capitale.

Ma vediamo in pari tempo che i politicanti di tutte lecategorie mirano ad impadronirsi delle organizzazionioperaie per farle strumento dei loro fini... Ecco quindi lanecessità per noi di raddoppiare d'attività, con la teoriaper svelare le manovre dei politicanti e additare al popo-lo la vera strada da seguire; con la pratica per escluderedalle organizzazioni ogni influenza ad esse dannosa eaddestrare le masse ad un'azione schiettamente liberta-ria, con lo scopo ben determinato d'abbattere fin l'ultimopiuolo della baracca borghese per muovere all'anarchia.

Che cos'havvi in ciò di contradittorio fra la tattica e lefinalità?

Non vado certamente dicendo cose nuove; ma ho cre-

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duto bene ripetere quello che da tempo ben altre pennedella mia vanno scrivendo, appunto perchè un nuovoorientamento che si determina in proposito fra i sociali-sti impone a noi pure un accurato esame della questione.

Finora i socialisti miravano a fare delle organizzazio-ni di mestiere un organismo subordinato all'influenzadel loro partito, un contrafforte dell'azione politica chein esso partito veniva svolta, escludendole però dal farviparte direttamente, anche per tenerle al riparo da ognicolpo di eventuali reazioni del potere borghese. Ora,mentre il cenacolo riformistico mantiene immutate que-ste vedute, i rivoluzionari vanno modificando la tattica;già recentemente al congresso provinciale socialista diMantova s'è approvata l'inscrizione al partito delle leghecontadine di quella provincia; e la direzione del partito,vista la nuova tendenza che si va facendo strada, ha qua-si sanzionato tale atto modificando lo statuto del partitonel senso di dare alle sezioni facoltà d'ammettere le le-ghe a votare nei congressi collegiali e provinciali, men-tre finora aveva prevalso il concetto opposto suggeritodalla preoccupazione “di salvare le leghe dai colpi dellareazione”... nonchè da quella men palese di tener sem-pre subordinata l'azione dell'organismo economico aquella dell'organismo politico.

Ma non è ancora precisamente quello che vogliono irivoluzionari «puri». Essi sconsigliano l'assorbimentodelle leghe da parte del partito; e mirando ad un'organiz-zazione sindacale a cui passi tutta l'azione di lotta eco-nomica e politica finora nelle mani del partito o soggetta

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duto bene ripetere quello che da tempo ben altre pennedella mia vanno scrivendo, appunto perchè un nuovoorientamento che si determina in proposito fra i sociali-sti impone a noi pure un accurato esame della questione.

Finora i socialisti miravano a fare delle organizzazio-ni di mestiere un organismo subordinato all'influenzadel loro partito, un contrafforte dell'azione politica chein esso partito veniva svolta, escludendole però dal farviparte direttamente, anche per tenerle al riparo da ognicolpo di eventuali reazioni del potere borghese. Ora,mentre il cenacolo riformistico mantiene immutate que-ste vedute, i rivoluzionari vanno modificando la tattica;già recentemente al congresso provinciale socialista diMantova s'è approvata l'inscrizione al partito delle leghecontadine di quella provincia; e la direzione del partito,vista la nuova tendenza che si va facendo strada, ha qua-si sanzionato tale atto modificando lo statuto del partitonel senso di dare alle sezioni facoltà d'ammettere le le-ghe a votare nei congressi collegiali e provinciali, men-tre finora aveva prevalso il concetto opposto suggeritodalla preoccupazione “di salvare le leghe dai colpi dellareazione”... nonchè da quella men palese di tener sem-pre subordinata l'azione dell'organismo economico aquella dell'organismo politico.

Ma non è ancora precisamente quello che vogliono irivoluzionari «puri». Essi sconsigliano l'assorbimentodelle leghe da parte del partito; e mirando ad un'organiz-zazione sindacale a cui passi tutta l'azione di lotta eco-nomica e politica finora nelle mani del partito o soggetta

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alla sua influenza, sostengono dover essere il partito as-sorbito dalle organizzazioni operaie, poichè è in questeche si vanno naturalmente elaborando le nuove forme divita sociale.

È facile capire che qualunque sia la tendenza chetrionferà, un nuovo orientamento sarà dato all'azionedelle organizzazioni di mestiere; quindi sarà necessarioagli anarchici d'orientarsi a lor volta.

Finora era tacitamente convenuto che ogni azione po-litica dalle leghe sarebbe stata esclusa, appunto perchèesse devono essere aperte a tutti i lavoratori, senza di-stinzione di colore politico. Nei fatti, si capisce che,dato il loro carattere di guerra alla borghesia, vi appar-tengono essenzialmente i sovversivi e quelli che per essisimpatizzano.

Ma adesso, sia che le leghe aderiscano al partito so-cialista, sia che l'azione politica del partito venga avoca-ta alle leghe, le cose muteranno d'aspetto. Nel primocaso, per coloro che non accettano il programma delpartito socialista, s'impone la necessità di costituir leghea parte; nel secondo caso, siccome anche l'azione politi-ca del partito passerebbe alle leghe, l'accordo in esse frasocialisti ed anarchici non potrebbe più sussistere.

Non che noi anarchici si sia contrari all'azione politi-ca delle leghe; comprendiamo benissimo ch'essa si com-pendia necessariamente in quella economica, perchèmovendo guerra al capitale la si muove per conseguenzaanche allo Stato che ne rappresenta e difende gl'interes-si. Ma siccome i socialisti per «azione politica» intendo-

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alla sua influenza, sostengono dover essere il partito as-sorbito dalle organizzazioni operaie, poichè è in questeche si vanno naturalmente elaborando le nuove forme divita sociale.

È facile capire che qualunque sia la tendenza chetrionferà, un nuovo orientamento sarà dato all'azionedelle organizzazioni di mestiere; quindi sarà necessarioagli anarchici d'orientarsi a lor volta.

Finora era tacitamente convenuto che ogni azione po-litica dalle leghe sarebbe stata esclusa, appunto perchèesse devono essere aperte a tutti i lavoratori, senza di-stinzione di colore politico. Nei fatti, si capisce che,dato il loro carattere di guerra alla borghesia, vi appar-tengono essenzialmente i sovversivi e quelli che per essisimpatizzano.

Ma adesso, sia che le leghe aderiscano al partito so-cialista, sia che l'azione politica del partito venga avoca-ta alle leghe, le cose muteranno d'aspetto. Nel primocaso, per coloro che non accettano il programma delpartito socialista, s'impone la necessità di costituir leghea parte; nel secondo caso, siccome anche l'azione politi-ca del partito passerebbe alle leghe, l'accordo in esse frasocialisti ed anarchici non potrebbe più sussistere.

Non che noi anarchici si sia contrari all'azione politi-ca delle leghe; comprendiamo benissimo ch'essa si com-pendia necessariamente in quella economica, perchèmovendo guerra al capitale la si muove per conseguenzaanche allo Stato che ne rappresenta e difende gl'interes-si. Ma siccome i socialisti per «azione politica» intendo-

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no anche quella parlamentare, noi che di quest'azionenon ne vogliamo assolutamente sapere, ci troveremo adover combattere con ogni nostra possa l'intrusione suanei sindacati professionali, quantunque i rivoluzionaripuri asseriscano che essa è una questione affatto secon-daria, subordinatissima all'azione economica in cui so-cialisti rivoluzionari ed anarchici sono d'accordo.

Non è cosa buona far previsioni sopra un punto anco-ra così indeterminato; ma è certo che se noi ci lasciamoprendere la mano dalla tendenza d'impiantar la politicaparlamentare nelle leghe, o la forza delle cose ce nescaccierà, oppure dovremo tollerare che le nostre attivitàsi risolvano a puntello di metodi d'azione che noi rite-niamo assolutamente nocivi all'intero proletariato.

Ora più che mai, dunque, ci tocca stare all'erta neisindacati, vigilare lo sviluppo di cotesta tendenza fin dipoterle opporre in tempo l'argine dell'azione perfetta-mente ispirata ai nostri criteri. Ed ove non fosse possibi-le scongiurare il pericolo, ebbene!... se anche nella com-pagine dell'organizzazione sindacale rivoluzionaria siverificasse una scissione pel fatto che noi intendiamosfrondarla d'ogni frasca elettorale, non se ne dia poi col-pa agli anarchici.

D'altronde, ciò non vorrebbe mica dire che la costitu-zione di sindacati rivoluzionari dissidenti dal rivoluzio-narismo a tinte parlamentaristiche sia assolutamentedannosa; in pieno accordo su quei punti ove non esistedifferenza di metodi, lavoreranno lì gli uni e gli altrid'intesa; intanto, se la forza del ragionamento non varrà

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no anche quella parlamentare, noi che di quest'azionenon ne vogliamo assolutamente sapere, ci troveremo adover combattere con ogni nostra possa l'intrusione suanei sindacati professionali, quantunque i rivoluzionaripuri asseriscano che essa è una questione affatto secon-daria, subordinatissima all'azione economica in cui so-cialisti rivoluzionari ed anarchici sono d'accordo.

Non è cosa buona far previsioni sopra un punto anco-ra così indeterminato; ma è certo che se noi ci lasciamoprendere la mano dalla tendenza d'impiantar la politicaparlamentare nelle leghe, o la forza delle cose ce nescaccierà, oppure dovremo tollerare che le nostre attivitàsi risolvano a puntello di metodi d'azione che noi rite-niamo assolutamente nocivi all'intero proletariato.

Ora più che mai, dunque, ci tocca stare all'erta neisindacati, vigilare lo sviluppo di cotesta tendenza fin dipoterle opporre in tempo l'argine dell'azione perfetta-mente ispirata ai nostri criteri. Ed ove non fosse possibi-le scongiurare il pericolo, ebbene!... se anche nella com-pagine dell'organizzazione sindacale rivoluzionaria siverificasse una scissione pel fatto che noi intendiamosfrondarla d'ogni frasca elettorale, non se ne dia poi col-pa agli anarchici.

D'altronde, ciò non vorrebbe mica dire che la costitu-zione di sindacati rivoluzionari dissidenti dal rivoluzio-narismo a tinte parlamentaristiche sia assolutamentedannosa; in pieno accordo su quei punti ove non esistedifferenza di metodi, lavoreranno lì gli uni e gli altrid'intesa; intanto, se la forza del ragionamento non varrà

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a dissipare le divergenze, quel galantuomo del tempoverrà a dirci lui da qual lato sta la ragione.

L'ha già data, in tante altre occasioni, ragione aglianarchici....

VII

Eppoi non è mica detto che gli anarchici in materiad'organizzazioni destinate a disaggregare l'organismoborghese ed essere il germe di funzionamento della so-cietà futura, debbano proprio arrestarsi alle forme attual-mente in auge che adesso appaiono qualcosa di superboagli occhi dei più, mentre è probabile ch'esse non sianoche l'abbozzo di forme da svilupparsi in seguito coll'ele-varsi della mentalità umana e l'approfondirsi dell'espe-rienza grazie a cui s'affineranno concezioni alle qualioggi non si pensa neppure!

Tutto porta a presumere che le organizzazioni attualisiano appena l'embrione di forme più perfezionate;l'accentuarsi della tendenza libertaria suggerirà senzadubbio ben altri sistemi di quelli adoperati oggi per lalotta a pro dell'emancipazione del proletario e che sonoancor lungi dal rispondere allo scopo!

Ciò non solo nel campo battagliero delle organizza-zioni di resistenza.

Noi vediamo fin d'ora affermarsi – parallelo allo spi-

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a dissipare le divergenze, quel galantuomo del tempoverrà a dirci lui da qual lato sta la ragione.

L'ha già data, in tante altre occasioni, ragione aglianarchici....

VII

Eppoi non è mica detto che gli anarchici in materiad'organizzazioni destinate a disaggregare l'organismoborghese ed essere il germe di funzionamento della so-cietà futura, debbano proprio arrestarsi alle forme attual-mente in auge che adesso appaiono qualcosa di superboagli occhi dei più, mentre è probabile ch'esse non sianoche l'abbozzo di forme da svilupparsi in seguito coll'ele-varsi della mentalità umana e l'approfondirsi dell'espe-rienza grazie a cui s'affineranno concezioni alle qualioggi non si pensa neppure!

Tutto porta a presumere che le organizzazioni attualisiano appena l'embrione di forme più perfezionate;l'accentuarsi della tendenza libertaria suggerirà senzadubbio ben altri sistemi di quelli adoperati oggi per lalotta a pro dell'emancipazione del proletario e che sonoancor lungi dal rispondere allo scopo!

Ciò non solo nel campo battagliero delle organizza-zioni di resistenza.

Noi vediamo fin d'ora affermarsi – parallelo allo spi-

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rito di battaglia mediante gli organi sindacali – il concet-to della cooperazione. Ed è qui che spiace davvero ve-der molti compagni ingolfarvisi come se giuocassero amosca cieca!

Il principio della cooperazione non è mica errato, diper sè stesso; ma dovendosi esso valere, pel suo funzio-namento, della forma che noi avversiamo – del capitale– i risultati non possono che segnare una contraddizionefra le finalità predicate e l'azione esercitata; e ciò senzasperanza di metterlo sulla buona via come pel principiod'organizzazione sindacale, fino a che non si riesca atrovare una forma di funzionamento che lungi dall'avereper base l'interesse finanziario, tenda ad eliminarlo; for-ma che gli stessi nostri compagni cooperativisti si sonofinora ben guardati dall'escogitare.

Posto com'è ora, lo spirito della cooperazione nonpuò che essere conservatore; s'ha un bel dire ch'essomira ad assicurare un po' di benessere agli operai; assi-curare, non significa di per sè solo accostarsi al sociali-smo ed all'anarchia; bisogna che il mezzo per conseguir-lo, codesto benessere, non sia contrario ai principii chesi professano; del resto, la forma eliminerà l'essenza edinvece di preparare delle coscienze che siano il substratodi una società di uomini liberi secondo la concezionedell'anarchia, s'andrà bensì alleviando le miserie di cuilo sfruttamento capitalistico è cagione, ma rinfocolandonell'anima delle masse il concetto dell'interesse persona-le. Il capitalismo cambierà di mano; muterà magari an-che d'esteriorità, ma la sua sostanza non verrà distrutta

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rito di battaglia mediante gli organi sindacali – il concet-to della cooperazione. Ed è qui che spiace davvero ve-der molti compagni ingolfarvisi come se giuocassero amosca cieca!

Il principio della cooperazione non è mica errato, diper sè stesso; ma dovendosi esso valere, pel suo funzio-namento, della forma che noi avversiamo – del capitale– i risultati non possono che segnare una contraddizionefra le finalità predicate e l'azione esercitata; e ciò senzasperanza di metterlo sulla buona via come pel principiod'organizzazione sindacale, fino a che non si riesca atrovare una forma di funzionamento che lungi dall'avereper base l'interesse finanziario, tenda ad eliminarlo; for-ma che gli stessi nostri compagni cooperativisti si sonofinora ben guardati dall'escogitare.

Posto com'è ora, lo spirito della cooperazione nonpuò che essere conservatore; s'ha un bel dire ch'essomira ad assicurare un po' di benessere agli operai; assi-curare, non significa di per sè solo accostarsi al sociali-smo ed all'anarchia; bisogna che il mezzo per conseguir-lo, codesto benessere, non sia contrario ai principii chesi professano; del resto, la forma eliminerà l'essenza edinvece di preparare delle coscienze che siano il substratodi una società di uomini liberi secondo la concezionedell'anarchia, s'andrà bensì alleviando le miserie di cuilo sfruttamento capitalistico è cagione, ma rinfocolandonell'anima delle masse il concetto dell'interesse persona-le. Il capitalismo cambierà di mano; muterà magari an-che d'esteriorità, ma la sua sostanza non verrà distrutta

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perchè lo stato d'animo degli uomini a suo riguardo nonsarà cambiato. Senza volerlo, si favorirà così lo sviluppodello stato collettivista, perchè una data forma non bastacombatterla in teoria, ove le si voglia impedire il trion-fo; bisogna distruggere l'atmosfera in cui le sia possibilerespirare.

Invece, lo spirito di cooperazione, com'è oggi univer-salmente inteso, contribuisce a renderla più densa, code-sta atmosfera di collettivismo, anche laddove, per lecooperative di produzione si cammina sulla regola d'unaeguale ripartizione dei profitti.

È questo fenomeno che ai collettivisti dà motivo disostenere che, a dispetto d'ogni predicazione teorica,l'organizzazione sociale evolve fatalmente verso le for-me collettivistiche; cosa di cui gli anarchici (e molti an-che fra gli stessi socialisti) sono tutt'altro che persuasi.

Eppure, lungi dallo scartare il sistema della coopera-zione, anche in questo campo vi sarebbe un lavoro im-menso da iniziare e, sopratutto, rispondente alle finalitànostre; ma occorre – per tale lavoro – possedere attitudi-ni assolutamente speciali; occorre essere già così evolu-ti, e non solo idealmente, da sapere con tutta naturalez-za, all'infuori d'ogni sforzo più o meno moralmente co-stoso, fare completa astrazione da ogni idea d'interessepersonale. Occorre, in una parola, avere l'esatta conce-zione del principio comunista, e trovarsi già a un gradotale di coscienza da saperla mettere in pratica.

Cosa ben più difficile di quello che sia in apparenza,oggi specialmente che abbiamo nel sangue i germi

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perchè lo stato d'animo degli uomini a suo riguardo nonsarà cambiato. Senza volerlo, si favorirà così lo sviluppodello stato collettivista, perchè una data forma non bastacombatterla in teoria, ove le si voglia impedire il trion-fo; bisogna distruggere l'atmosfera in cui le sia possibilerespirare.

Invece, lo spirito di cooperazione, com'è oggi univer-salmente inteso, contribuisce a renderla più densa, code-sta atmosfera di collettivismo, anche laddove, per lecooperative di produzione si cammina sulla regola d'unaeguale ripartizione dei profitti.

È questo fenomeno che ai collettivisti dà motivo disostenere che, a dispetto d'ogni predicazione teorica,l'organizzazione sociale evolve fatalmente verso le for-me collettivistiche; cosa di cui gli anarchici (e molti an-che fra gli stessi socialisti) sono tutt'altro che persuasi.

Eppure, lungi dallo scartare il sistema della coopera-zione, anche in questo campo vi sarebbe un lavoro im-menso da iniziare e, sopratutto, rispondente alle finalitànostre; ma occorre – per tale lavoro – possedere attitudi-ni assolutamente speciali; occorre essere già così evolu-ti, e non solo idealmente, da sapere con tutta naturalez-za, all'infuori d'ogni sforzo più o meno moralmente co-stoso, fare completa astrazione da ogni idea d'interessepersonale. Occorre, in una parola, avere l'esatta conce-zione del principio comunista, e trovarsi già a un gradotale di coscienza da saperla mettere in pratica.

Cosa ben più difficile di quello che sia in apparenza,oggi specialmente che abbiamo nel sangue i germi

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dell'egoismo brutale, alimentati da secoli di vita com'èquella vissuta!

Cosa difficile; eppure l'accentuarsi dello spirito anar-chico nella vita pratica, portando necessariamente unatrasformazione nel modo di sentire, oltre che di pensare,andrà concretando le nostre aspirazioni, per ora allo sta-to puramente ideale; si farà potente in noi il bisogno distabilire le nostre relazioni, i modi della nostra stessavita privata, su basi che non siano più quelle rigidamen-te borghesi le quali diventeranno sempre più incompati-bili con le nostre aspirazioni. E questo bisogno non avràneppure da essere forzato mediante pratiche empiriche,mediante l'artificio di esperimenti la cui portata non siaancora compresa; esso germoglierà spontaneo in noi,per l'accentuarsi della nostra inadattabilità all'ambiented'oggi. Nello stesso modo che all'umanità, per attaccarel'ingranaggio sociale odierno, non è possibile attendereil giorno dell'universale adesione ai nuovi concetti divita sociale, altrettanto non possono i singoli individuiaspettare placidamente che il rinnovamento s'effettuicompleto, quando in essi, siano pure minoranza, già ma-turano i bisogni di nuove forme di vita. È per questo cheinevitabile verrà anche per noi il momento in cui non cisentiremo più di adattarci a tutte le esigenze della socie-tà attuale, sia per le forme di produzione e di consumo,sia per le regole morali d'esistenza. Lo sviluppo dellanostra coscienza comunistica ci spingerà irresistibilmen-te a tentativi pratici – siano pure embrionali – di formeeconomiche rispondenti ai bisogni che s'intensificheran-

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dell'egoismo brutale, alimentati da secoli di vita com'èquella vissuta!

Cosa difficile; eppure l'accentuarsi dello spirito anar-chico nella vita pratica, portando necessariamente unatrasformazione nel modo di sentire, oltre che di pensare,andrà concretando le nostre aspirazioni, per ora allo sta-to puramente ideale; si farà potente in noi il bisogno distabilire le nostre relazioni, i modi della nostra stessavita privata, su basi che non siano più quelle rigidamen-te borghesi le quali diventeranno sempre più incompati-bili con le nostre aspirazioni. E questo bisogno non avràneppure da essere forzato mediante pratiche empiriche,mediante l'artificio di esperimenti la cui portata non siaancora compresa; esso germoglierà spontaneo in noi,per l'accentuarsi della nostra inadattabilità all'ambiented'oggi. Nello stesso modo che all'umanità, per attaccarel'ingranaggio sociale odierno, non è possibile attendereil giorno dell'universale adesione ai nuovi concetti divita sociale, altrettanto non possono i singoli individuiaspettare placidamente che il rinnovamento s'effettuicompleto, quando in essi, siano pure minoranza, già ma-turano i bisogni di nuove forme di vita. È per questo cheinevitabile verrà anche per noi il momento in cui non cisentiremo più di adattarci a tutte le esigenze della socie-tà attuale, sia per le forme di produzione e di consumo,sia per le regole morali d'esistenza. Lo sviluppo dellanostra coscienza comunistica ci spingerà irresistibilmen-te a tentativi pratici – siano pure embrionali – di formeeconomiche rispondenti ai bisogni che s'intensificheran-

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Page 69: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

no in noi non esclusi i bisogni del sentimento edell'intelletto, perchè un essere davvero evoluto in sensoanarchico sente la tirannia morale dell'ambiente odierno,altrettanto e forse più di quella economica; tant'è chehavvi chi si vota ad una esistenza materiale difficilissi-ma, pur d'appagare, forsanco in minima parte, i bisognimorali ed intellettuali.

Allora il gretto cooperativismo odierno, al quale guar-dano entusiasti anche molti nostri compagni, apparirànella sua vera essenza; allora verranno tentate forme dicooperazione che siano davvero un germe di societàanarchica.

Sarà attorno a coteste forme che un principiod'ambiente nostro andrà prendendo vita, in modo chenel giorno della rivoluzione sociale già si respirerà qual-che boccata d'aria nell'atmosfera anarchica in manierache più rapida e spontanea si potrà effettuare l'organiz-zazione sociale in tal senso.

Altro che rimanere nell'astratto fino al giorno in cuil'anarchia spunti come un fungo in virtù dell'acquazzonerivoluzionario!

Oggi questo bisogno non è ancor guari sentito, perchèla penetrazione dello spirito anarchico è ancora moltosuperficiale in noi stessi; per ora noi ci teniamo paghidelle soddisfazioni ideali che ci procura la conoscenzateorica dei principii; ci adattiamo abbastanza facilmenteall'ambiente borghese; ne godiamo le seduzioni, pur ri-conoscendole viziose; cerchiamo di sfruttare il nostro si-mile, d'arricchire, pur di poterlo.... Siamo anarcheggianti

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no in noi non esclusi i bisogni del sentimento edell'intelletto, perchè un essere davvero evoluto in sensoanarchico sente la tirannia morale dell'ambiente odierno,altrettanto e forse più di quella economica; tant'è chehavvi chi si vota ad una esistenza materiale difficilissi-ma, pur d'appagare, forsanco in minima parte, i bisognimorali ed intellettuali.

Allora il gretto cooperativismo odierno, al quale guar-dano entusiasti anche molti nostri compagni, apparirànella sua vera essenza; allora verranno tentate forme dicooperazione che siano davvero un germe di societàanarchica.

Sarà attorno a coteste forme che un principiod'ambiente nostro andrà prendendo vita, in modo chenel giorno della rivoluzione sociale già si respirerà qual-che boccata d'aria nell'atmosfera anarchica in manierache più rapida e spontanea si potrà effettuare l'organiz-zazione sociale in tal senso.

Altro che rimanere nell'astratto fino al giorno in cuil'anarchia spunti come un fungo in virtù dell'acquazzonerivoluzionario!

Oggi questo bisogno non è ancor guari sentito, perchèla penetrazione dello spirito anarchico è ancora moltosuperficiale in noi stessi; per ora noi ci teniamo paghidelle soddisfazioni ideali che ci procura la conoscenzateorica dei principii; ci adattiamo abbastanza facilmenteall'ambiente borghese; ne godiamo le seduzioni, pur ri-conoscendole viziose; cerchiamo di sfruttare il nostro si-mile, d'arricchire, pur di poterlo.... Siamo anarcheggianti

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non anarchici.Ma domani?Domani, compenetrandosi la nostra coscienza dalle

idealità che professiamo, il divorzio d'una vita in pienoambiente ad esse opposto s'acuirà in noi; lo sfogo teori-co non ci sarà più sufficiente; sentiremo intenso il biso-gno di vivere una vita a parte che non solo ci appaghidal lato materiale, ma che anche moralmente allenti al-quanto i ceppi degli odierni convenzionalismi.

Così sboccieranno i tentativi di costituzioned'ambienti embrionali in senso comunistico; tentativiche non avranno subito un esito certo; che abortirannoforse più volte avanti di prendere una certa consistenza.

Oh che forse i risultati della propaganda teorica sonofioriti di primo acchito?

*Non è la prima volta che si parla di questi tentativi.

Noi italiani, ancor molto indietro in fatto stesso d'astra-zione non ne annoveriamo che uno; quello della coloniaCecilia, fondatasi una quindicina d'anni addietro nelBrasile, per opera d'italiani. Credo superfluo rilevare inessa un errore d'origine; quello cioè d'appartarsi dalmondo civilizzato, d'isolarsi in piena foresta a centinaiadi miglia dagli agi della vita civile, come se l'uomod'oggi potesse adattarsi ad un'esistenza primitiva e svi-lupparsi in condizioni puramente materiali d'esistenza.

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non anarchici.Ma domani?Domani, compenetrandosi la nostra coscienza dalle

idealità che professiamo, il divorzio d'una vita in pienoambiente ad esse opposto s'acuirà in noi; lo sfogo teori-co non ci sarà più sufficiente; sentiremo intenso il biso-gno di vivere una vita a parte che non solo ci appaghidal lato materiale, ma che anche moralmente allenti al-quanto i ceppi degli odierni convenzionalismi.

Così sboccieranno i tentativi di costituzioned'ambienti embrionali in senso comunistico; tentativiche non avranno subito un esito certo; che abortirannoforse più volte avanti di prendere una certa consistenza.

Oh che forse i risultati della propaganda teorica sonofioriti di primo acchito?

*Non è la prima volta che si parla di questi tentativi.

Noi italiani, ancor molto indietro in fatto stesso d'astra-zione non ne annoveriamo che uno; quello della coloniaCecilia, fondatasi una quindicina d'anni addietro nelBrasile, per opera d'italiani. Credo superfluo rilevare inessa un errore d'origine; quello cioè d'appartarsi dalmondo civilizzato, d'isolarsi in piena foresta a centinaiadi miglia dagli agi della vita civile, come se l'uomod'oggi potesse adattarsi ad un'esistenza primitiva e svi-lupparsi in condizioni puramente materiali d'esistenza.

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Page 71: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

Ma in Francia, ove lo spirito anarchico è già penetratobene addentro la coscienza del popolo, tali esperimentinon sono più una cosa nuova. Oltre ad una maggior coe-sione di relazioni in senso libertario fra compagni, tantodal lato morale, la creazione d'ambienti comunistici con-ta già numerosi casi; e ciò non per una intenzione bendefinita di sperimentare, il che condurrebbe all'artificio-so; ma per un bisogno scaturiente da uno stato d'animoche si va affermando nei nostri ambienti.

Fin dal 1897 venne tentata una forma caratteristica dicooperazione in senso anarchico. La coopérative com-muniste si proponeva di mettere in relazione gli operaianarchici delle varie località per la produzione diretta ereciproco rifornimento di quei manufatti che ad ognundei cooperatori occorreva pei bisogni materiali dell'esi-stenza; abiti, calzature, mobili, arnesi ed utensili ecc. Eciò secondo i bisogni d'ognuno, fuor d'ogni calcolo delledifferenze di costo della mano d'opera impiegata nellamerce fornita ed in quella ricevuta. Ognuno doveva na-turalmente rimborsare il costo della materia prima, poi-chè da questo lato è giuocoforza passare ancora sotto leforche caudine del capitalismo; ma la forza di lavorod'ognuno era a libera disposizione dei compagni coope-ratori.

Quello non fu che un primo passo; il vero slancio pre-so da tali tentativi è di più recente data. Per attenerci allaFrancia, ov'essi hanno un carattere più spiccatamenteanarchico che altrove (potrei citare l'Inghilterra con lasua piccola colonia d'ortolani e giardinieri di Clousen-

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Ma in Francia, ove lo spirito anarchico è già penetratobene addentro la coscienza del popolo, tali esperimentinon sono più una cosa nuova. Oltre ad una maggior coe-sione di relazioni in senso libertario fra compagni, tantodal lato morale, la creazione d'ambienti comunistici con-ta già numerosi casi; e ciò non per una intenzione bendefinita di sperimentare, il che condurrebbe all'artificio-so; ma per un bisogno scaturiente da uno stato d'animoche si va affermando nei nostri ambienti.

Fin dal 1897 venne tentata una forma caratteristica dicooperazione in senso anarchico. La coopérative com-muniste si proponeva di mettere in relazione gli operaianarchici delle varie località per la produzione diretta ereciproco rifornimento di quei manufatti che ad ognundei cooperatori occorreva pei bisogni materiali dell'esi-stenza; abiti, calzature, mobili, arnesi ed utensili ecc. Eciò secondo i bisogni d'ognuno, fuor d'ogni calcolo delledifferenze di costo della mano d'opera impiegata nellamerce fornita ed in quella ricevuta. Ognuno doveva na-turalmente rimborsare il costo della materia prima, poi-chè da questo lato è giuocoforza passare ancora sotto leforche caudine del capitalismo; ma la forza di lavorod'ognuno era a libera disposizione dei compagni coope-ratori.

Quello non fu che un primo passo; il vero slancio pre-so da tali tentativi è di più recente data. Per attenerci allaFrancia, ov'essi hanno un carattere più spiccatamenteanarchico che altrove (potrei citare l'Inghilterra con lasua piccola colonia d'ortolani e giardinieri di Clousen-

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Page 72: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

Hill, nonchè più antichi tentativi nel Nord-America) nel1902 s'è iniziata la fondazione d'una colonia agricola LeMilieu Libre (l'ambiente libero) a Vaux (dipartimentodell'Aisne) e l'anno scorso ne è sorta un'altra a Aigle-mont (Ardennes) aventi entrambe per base, la produzio-ne ed il consumo in comune, ma senza la più lontana in-tenzione di capitalizzare.

Chi può disconoscere la portata economica e moraledi tali tentativi? Non solo in essi l'uomo (senza avere adimitare il funzionamento borghese, come accade in unacooperativa qualsiasi) può migliorare la propria sortemateriale sfuggendo in buona parte alle orde di parassitiche in qualità d'intermediari si fanno arbitri dell'indu-stria e del commercio; ma sottrarsi, sia pure in minimaparte, all'influenza deleteria dell'ambiente borghese che,fino a quando gli viviamo in mezzo sparsi ed isolati, contutti i suoi pregiudizi e convenzionalismi, ad esso ci legavolenti o nolenti, a dispetto di tutte le nostre convinzionilibertarie.

Io non sono un profeta,non credo al paradiso

nemmeno a quello anarchico. Ma non credo avventata laprevisione del giorno non lontano in cui tali tentativi simoltiplicheranno, prendendo in pari tempo forme sem-pre più definite. La ragion delle cose vi ci porta; vi ciporta il bisogno stesso di cominciare e stabilir fra noicompagni relazioni di vita libera, indipendente il più che

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Hill, nonchè più antichi tentativi nel Nord-America) nel1902 s'è iniziata la fondazione d'una colonia agricola LeMilieu Libre (l'ambiente libero) a Vaux (dipartimentodell'Aisne) e l'anno scorso ne è sorta un'altra a Aigle-mont (Ardennes) aventi entrambe per base, la produzio-ne ed il consumo in comune, ma senza la più lontana in-tenzione di capitalizzare.

Chi può disconoscere la portata economica e moraledi tali tentativi? Non solo in essi l'uomo (senza avere adimitare il funzionamento borghese, come accade in unacooperativa qualsiasi) può migliorare la propria sortemateriale sfuggendo in buona parte alle orde di parassitiche in qualità d'intermediari si fanno arbitri dell'indu-stria e del commercio; ma sottrarsi, sia pure in minimaparte, all'influenza deleteria dell'ambiente borghese che,fino a quando gli viviamo in mezzo sparsi ed isolati, contutti i suoi pregiudizi e convenzionalismi, ad esso ci legavolenti o nolenti, a dispetto di tutte le nostre convinzionilibertarie.

Io non sono un profeta,non credo al paradiso

nemmeno a quello anarchico. Ma non credo avventata laprevisione del giorno non lontano in cui tali tentativi simoltiplicheranno, prendendo in pari tempo forme sem-pre più definite. La ragion delle cose vi ci porta; vi ciporta il bisogno stesso di cominciare e stabilir fra noicompagni relazioni di vita libera, indipendente il più che

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si può dalle relazioni grette, egoistiche d'oggidì; di ren-der facile l'inizio d'una educazione sana e solida per noie le nostre famiglie, di praticare almen qualcuna dellemassime libertarie (che per ora restano purtroppo fra noistessi allo stato d'astrazione) nelle nostre relazioni eco-nomiche, morali e sessuali; d'irradiare in pari tempo at-torno a noi lo spirito anarchico nella sua essenza pratica,proponendo all'esame del pubblico un attraente embrio-ne di vita basata sulle nostre concezioni ed educando sindall'infanzia i nostri figli a quei sentimenti che a noi cre-sciuti in pieno ambiente borghese e nei criteri assurdidel passato, sfiorano appena l'epidermide, mentre in essiche ne assorbiranno l'essenza fin dai teneri anni verreb-bero a far rifiorire la realtà della natura umana, oggi sof-focata dal peso dei pregiudizi millenari che noi abbiamosucchiato col latte materno.

Saranno questi embrioni d'anarchia in pratica che sba-razzeranno il terreno da ogni influenza deleteriadell'ambiente borghese, influenza che le astrazioni teori-che denunciano ma non riescono a distruggere.

VIII.

Ma non occorre aspettare che l'evoluzione delle no-stre coscienze ci abbia portato al punto di dover tentarequalche cosa di sperimentale in senso comunistico, per

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si può dalle relazioni grette, egoistiche d'oggidì; di ren-der facile l'inizio d'una educazione sana e solida per noie le nostre famiglie, di praticare almen qualcuna dellemassime libertarie (che per ora restano purtroppo fra noistessi allo stato d'astrazione) nelle nostre relazioni eco-nomiche, morali e sessuali; d'irradiare in pari tempo at-torno a noi lo spirito anarchico nella sua essenza pratica,proponendo all'esame del pubblico un attraente embrio-ne di vita basata sulle nostre concezioni ed educando sindall'infanzia i nostri figli a quei sentimenti che a noi cre-sciuti in pieno ambiente borghese e nei criteri assurdidel passato, sfiorano appena l'epidermide, mentre in essiche ne assorbiranno l'essenza fin dai teneri anni verreb-bero a far rifiorire la realtà della natura umana, oggi sof-focata dal peso dei pregiudizi millenari che noi abbiamosucchiato col latte materno.

Saranno questi embrioni d'anarchia in pratica che sba-razzeranno il terreno da ogni influenza deleteriadell'ambiente borghese, influenza che le astrazioni teori-che denunciano ma non riescono a distruggere.

VIII.

Ma non occorre aspettare che l'evoluzione delle no-stre coscienze ci abbia portato al punto di dover tentarequalche cosa di sperimentale in senso comunistico, per

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agire sul terreno dello sviluppo positivo di forme vitalirispondenti alle nostre finalità.

Questo bisogno, se fossimo davvero anarchici, lo sen-tiremmo fin d'ora. Questione che anarchici, in fondo,non siamo; siam degl'idealisti dell'anarchia, dei simpa-tizzanti per queste dottrine; siamo degli spostati morali.Ma la vera essenza dei principii non è ancora penetratanelle nostre coscienze; l'ambiente borghese ci tiene;l'egoismo personale ci domina. Osservando il nostromodo d'agire nella stessa partecipazione alla propagandateorica, è facile persuadersi di quel che vado dicendo eche tornerà stridente a molti; noi lesiniamo il centesimoalle esigenze della lotta; giustifichiamo la nostra stiti-chezza tirando in ballo le scarse risorse, le tristi condi-zioni economiche.... ma subito dopo buttiam via dei beiquattrini per qualche capriccio. È tale la suggestione cheesercita ancora su noi la perfida educazione borghese,che se anche per temperamento siamo disposti ad arri-schiare mesi ed anni di galera, non ci sentiamo poid'imporci la menoma privazione pecuniaria per renderepossibile un più intenso lavoro di propaganda.

Se fossimo veramente anarchici, non saremmo forsetutti infervorati della nostra missione, noi che dovrem-mo essere così diversi dagli altri e che più degli altri ab-biamo a lavorare per affrettar l'avvento di quelle formedi vita della cui realizzabilità ci diciamo convinti?

Restando pressochè inerti come facciamo, dimostria-mo, che in noi non c'è tutto quel desiderio d'affrettarecotesto avvento; dimostriamo che scarsa è nella coscien-

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agire sul terreno dello sviluppo positivo di forme vitalirispondenti alle nostre finalità.

Questo bisogno, se fossimo davvero anarchici, lo sen-tiremmo fin d'ora. Questione che anarchici, in fondo,non siamo; siam degl'idealisti dell'anarchia, dei simpa-tizzanti per queste dottrine; siamo degli spostati morali.Ma la vera essenza dei principii non è ancora penetratanelle nostre coscienze; l'ambiente borghese ci tiene;l'egoismo personale ci domina. Osservando il nostromodo d'agire nella stessa partecipazione alla propagandateorica, è facile persuadersi di quel che vado dicendo eche tornerà stridente a molti; noi lesiniamo il centesimoalle esigenze della lotta; giustifichiamo la nostra stiti-chezza tirando in ballo le scarse risorse, le tristi condi-zioni economiche.... ma subito dopo buttiam via dei beiquattrini per qualche capriccio. È tale la suggestione cheesercita ancora su noi la perfida educazione borghese,che se anche per temperamento siamo disposti ad arri-schiare mesi ed anni di galera, non ci sentiamo poid'imporci la menoma privazione pecuniaria per renderepossibile un più intenso lavoro di propaganda.

Se fossimo veramente anarchici, non saremmo forsetutti infervorati della nostra missione, noi che dovrem-mo essere così diversi dagli altri e che più degli altri ab-biamo a lavorare per affrettar l'avvento di quelle formedi vita della cui realizzabilità ci diciamo convinti?

Restando pressochè inerti come facciamo, dimostria-mo, che in noi non c'è tutto quel desiderio d'affrettarecotesto avvento; dimostriamo che scarsa è nella coscien-

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za nostra la convinzione che vantiamo a parole. Noiaspettiamo il giorno della rivoluzione per mostrare lanostra capacità a sacrificarci d'un tratto. Ma quanti si sa-crificheranno altrettanto in quei giorni, senza essersivantati d'esser dei nostri!

È oggi che spetta ai militanti il sacrifizio quotidianodel proprio personale benessere, della propria tranquilli-tà; è oggi che la preparazione della società nuova richie-de l'opera cosciente, indefessa di tutti gli uomini convin-ti! Invece noi ammiriamo gli strenui lottatori, incorag-giandoli col nostro plauso e brontolando se per qualcheistante rallentano l'opera loro; andiamo magari in estasidinanzi alle figure dei Cafiero che mettono i loro patri-moni a disposizione della causa comune…. eppoi ci la-sciamo trascinare nel vortice dei godimenti borghesi, cimanifestiamo d'una desolante grettezza, anche quandonon siamo assolutamente inetti ed esausti.

Non si sente che il vero anarchico vive fin d'ora inistato di rivoluzione; non si sente, perchè troppo si è an-cora legati alle consuetudini della vita borghese; e forseforse, molti fra noi, dovendo ad esse rinunziare d'untratto, si troverebbero a disagio.

Mica si pretende la rinunzia completa a tutto per partedi tutti; no; ogni cosa va presa nel suo senso relativo.Ma via!... un piccolo sforzo per parte d'ognun di noi, co-stituirebbe tale una forza che, date le condizioni oggicosì favorevoli allo sviluppo delle nostre attivitànell'opera di propaganda, darebbe risultati mirabili.

Invece che cosa succede? Che la stessa propaganda

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za nostra la convinzione che vantiamo a parole. Noiaspettiamo il giorno della rivoluzione per mostrare lanostra capacità a sacrificarci d'un tratto. Ma quanti si sa-crificheranno altrettanto in quei giorni, senza essersivantati d'esser dei nostri!

È oggi che spetta ai militanti il sacrifizio quotidianodel proprio personale benessere, della propria tranquilli-tà; è oggi che la preparazione della società nuova richie-de l'opera cosciente, indefessa di tutti gli uomini convin-ti! Invece noi ammiriamo gli strenui lottatori, incorag-giandoli col nostro plauso e brontolando se per qualcheistante rallentano l'opera loro; andiamo magari in estasidinanzi alle figure dei Cafiero che mettono i loro patri-moni a disposizione della causa comune…. eppoi ci la-sciamo trascinare nel vortice dei godimenti borghesi, cimanifestiamo d'una desolante grettezza, anche quandonon siamo assolutamente inetti ed esausti.

Non si sente che il vero anarchico vive fin d'ora inistato di rivoluzione; non si sente, perchè troppo si è an-cora legati alle consuetudini della vita borghese; e forseforse, molti fra noi, dovendo ad esse rinunziare d'untratto, si troverebbero a disagio.

Mica si pretende la rinunzia completa a tutto per partedi tutti; no; ogni cosa va presa nel suo senso relativo.Ma via!... un piccolo sforzo per parte d'ognun di noi, co-stituirebbe tale una forza che, date le condizioni oggicosì favorevoli allo sviluppo delle nostre attivitànell'opera di propaganda, darebbe risultati mirabili.

Invece che cosa succede? Che la stessa propaganda

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teorica, faute d'argent, incontra ostacoli ad ogni passo.Che dire poi dell'azione positiva da esercitarsi più

particolarmente sotto forma di pressione individualesull'ambiente, col coordinare ai principii gli atti dellanostra vita in maniera da scalzare in noi e, per riflesso,in chi ci osserva, la somma dei pregiudizi e delle con-suetudini borghesi che sono di sì grande ostacolo allosviluppo pratico della vita anarchica!?

Nella lotta collettiva contro il predominio capitalisti-co, dal più al meno andiamo già compiendo questo lavo-ro con l'uso d'una tattica rispondente alle finalità: asten-sionismo elettorale, sciopero generale, agitazioni intesea premere direttamente sul governo per strappargli con-cessioni, imporgli riforme. Questa abitua le masse allatutela diretta dei propri interessi; le emancipa dal pre-giudizio parlamentare; le svincola dalle pastoie della fi-ducia nell'azione legislativa; sviluppa in esse lo spiritod'iniziativa e la coscienza rivoluzionaria. Ma di per sèsola non è sufficiente a trasformare l'ambiente in sensoanarchico; per ottenere ciò, è duopo che parallela adessa si svolga la nostra costante azione individuale, finnelle menome particolarità della vita personale e fami-gliare, nel complesso delle relazioni quotidiane di cuis'intesse la nostra esistenza. Occorre in una parola, agiresempre ed il più che si può nella direttiva anarchica, inogni circostanza, in ogni congiuntura per minare le basidella società borghese in tutti i sensi, da ogni lato, sottotutti gli aspetti: politici, economici, morali, sessuali,educativi.

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teorica, faute d'argent, incontra ostacoli ad ogni passo.Che dire poi dell'azione positiva da esercitarsi più

particolarmente sotto forma di pressione individualesull'ambiente, col coordinare ai principii gli atti dellanostra vita in maniera da scalzare in noi e, per riflesso,in chi ci osserva, la somma dei pregiudizi e delle con-suetudini borghesi che sono di sì grande ostacolo allosviluppo pratico della vita anarchica!?

Nella lotta collettiva contro il predominio capitalisti-co, dal più al meno andiamo già compiendo questo lavo-ro con l'uso d'una tattica rispondente alle finalità: asten-sionismo elettorale, sciopero generale, agitazioni intesea premere direttamente sul governo per strappargli con-cessioni, imporgli riforme. Questa abitua le masse allatutela diretta dei propri interessi; le emancipa dal pre-giudizio parlamentare; le svincola dalle pastoie della fi-ducia nell'azione legislativa; sviluppa in esse lo spiritod'iniziativa e la coscienza rivoluzionaria. Ma di per sèsola non è sufficiente a trasformare l'ambiente in sensoanarchico; per ottenere ciò, è duopo che parallela adessa si svolga la nostra costante azione individuale, finnelle menome particolarità della vita personale e fami-gliare, nel complesso delle relazioni quotidiane di cuis'intesse la nostra esistenza. Occorre in una parola, agiresempre ed il più che si può nella direttiva anarchica, inogni circostanza, in ogni congiuntura per minare le basidella società borghese in tutti i sensi, da ogni lato, sottotutti gli aspetti: politici, economici, morali, sessuali,educativi.

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La nostra azione teorica tende a sviluppare il senti-mento umano nella visuale anarchica; l'azione praticacollettiva, ad informare la lotta proletaria allo spirito chene consegue; ma se dopo tutto questo lavorio noi ciadattiamo senz'altro a tutte le costrizioni consuetudina-rie dell'ambiente borghese, rendiamo pressochè vanal'opera nostra perchè nella vita pratica rinforziamo ciòche in teoria miriamo distruggere. La lotta contro il ca-pitale porterà bensì all'abolizione di questo; ma non nel-la misura da noi intesa. Inoltre non avendo lavorato atrasformare i costumi sociali, avanti che questi si tra-sformino come completamento fatale dell'avvenuta tra-sformazione, s'instaurerà un regime autoritario, perchètale sarà rimasta l'essenza del nostro modo di vivere; es-senza che informerà necessariamente l'organizzazionedel nuovo sistema economico, fino a renderne ben pocosensibili gli sperati mutamenti.

Non serve, per giustificarsi, avanzar l'obbiezionedell'ambiente che con la sua tirannia paralizza ogni buo-na volontà, strozza ogni libertà d'azione. Credo super-fluo spiegare come non sempre sia possibile fare quelloche si dovrebbe specie in materia di relazioni con genteagli antipodi dei nostri concetti; ognun di noi è quotidia-namente a tali prove. Comprendo come l'ingerenza delloStato nei fatti nostri, anche privati, sia enorme. Ma essanon è assoluta; ma l'ambiente non sopprime colui chenon intende assoggettarsi a tutte le sue imposizioni mo-rali. Un gran numero delle azioni umane sfugge il con-trollo dello Stato e non ha altra regola che quella con-

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La nostra azione teorica tende a sviluppare il senti-mento umano nella visuale anarchica; l'azione praticacollettiva, ad informare la lotta proletaria allo spirito chene consegue; ma se dopo tutto questo lavorio noi ciadattiamo senz'altro a tutte le costrizioni consuetudina-rie dell'ambiente borghese, rendiamo pressochè vanal'opera nostra perchè nella vita pratica rinforziamo ciòche in teoria miriamo distruggere. La lotta contro il ca-pitale porterà bensì all'abolizione di questo; ma non nel-la misura da noi intesa. Inoltre non avendo lavorato atrasformare i costumi sociali, avanti che questi si tra-sformino come completamento fatale dell'avvenuta tra-sformazione, s'instaurerà un regime autoritario, perchètale sarà rimasta l'essenza del nostro modo di vivere; es-senza che informerà necessariamente l'organizzazionedel nuovo sistema economico, fino a renderne ben pocosensibili gli sperati mutamenti.

Non serve, per giustificarsi, avanzar l'obbiezionedell'ambiente che con la sua tirannia paralizza ogni buo-na volontà, strozza ogni libertà d'azione. Credo super-fluo spiegare come non sempre sia possibile fare quelloche si dovrebbe specie in materia di relazioni con genteagli antipodi dei nostri concetti; ognun di noi è quotidia-namente a tali prove. Comprendo come l'ingerenza delloStato nei fatti nostri, anche privati, sia enorme. Ma essanon è assoluta; ma l'ambiente non sopprime colui chenon intende assoggettarsi a tutte le sue imposizioni mo-rali. Un gran numero delle azioni umane sfugge il con-trollo dello Stato e non ha altra regola che quella con-

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venzionale dell'opinione pubblica, di ciò che costituisceun dei lati della cosidetta “morale.”

È contro codesta “morale” elaborata artificialmenteattraverso i secoli da interessi che non sono i nostri,contro codesta imposizione di regole convenzionali chebisogna insorgere. La ribellione alle leggi dello Statoporta alla violenza, quindi allo schiacciamento dei ribel-li, fino a che non si possiede la forza sufficiente per vin-cere; ma la ribellione alle assurde sanzioni d'una moraleche è trasmissione di pregiudizi e di consuetudini attra-verso alle generazioni di gente che vegeta anzichè vive-re, deve, per noi, essere opera di tutti i giorni, anche inquei casi in cui possono trovarsi a repentaglio la nostratranquillità ed il nostro tornaconto.

Se le preoccupazioni d'interesse e di tranquillità citrattengono e ci legano all'ambiente borghese fino a far-ci accettare ogni adattamento ad esso, possiamo noiconsiderarci veramente anarchici?

No; l'anarchico vero, dev'essere in lotta continua con-tro quanto l'opprime; non per un sentimento di dovereverso l'idea; non per virtù di sacrificio, per misticismo dimartirio; ma naturalmente, spontaneamente, per forzastessa di cose, poichè per lo stesso suo stato d'animocompreso d'avversione per le condizioni in cui si trova avivere, diventa con esse incompatibile lo spinge quindia cercar nuove forme in cui gli sia possibile l'adattamen-to. Il grado d'adattamento d'un organismo ad un datoambiente, ci dice lo stato della sua condizione materialee psichica; ciò in tutta la scala degli esseri. Il grado

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venzionale dell'opinione pubblica, di ciò che costituisceun dei lati della cosidetta “morale.”

È contro codesta “morale” elaborata artificialmenteattraverso i secoli da interessi che non sono i nostri,contro codesta imposizione di regole convenzionali chebisogna insorgere. La ribellione alle leggi dello Statoporta alla violenza, quindi allo schiacciamento dei ribel-li, fino a che non si possiede la forza sufficiente per vin-cere; ma la ribellione alle assurde sanzioni d'una moraleche è trasmissione di pregiudizi e di consuetudini attra-verso alle generazioni di gente che vegeta anzichè vive-re, deve, per noi, essere opera di tutti i giorni, anche inquei casi in cui possono trovarsi a repentaglio la nostratranquillità ed il nostro tornaconto.

Se le preoccupazioni d'interesse e di tranquillità citrattengono e ci legano all'ambiente borghese fino a far-ci accettare ogni adattamento ad esso, possiamo noiconsiderarci veramente anarchici?

No; l'anarchico vero, dev'essere in lotta continua con-tro quanto l'opprime; non per un sentimento di dovereverso l'idea; non per virtù di sacrificio, per misticismo dimartirio; ma naturalmente, spontaneamente, per forzastessa di cose, poichè per lo stesso suo stato d'animocompreso d'avversione per le condizioni in cui si trova avivere, diventa con esse incompatibile lo spinge quindia cercar nuove forme in cui gli sia possibile l'adattamen-to. Il grado d'adattamento d'un organismo ad un datoambiente, ci dice lo stato della sua condizione materialee psichica; ciò in tutta la scala degli esseri. Il grado

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d'adattamento d'un anarchico all'ambiente borghese, cirileva la profondità della sua convinzione. Meno eglis'adatta a tale ambiente e più presto ne accelera la tra-sformazione.

Se ci sentissimo intimamente anarchici forse che ciadatteremmo, esempli grazia, a tollerare nei nostri affaril'intervento del prete, dalla benedizione nuziale fino albattesimo dei figliuoli e, sovente anche, all'accompagna-mento funebre? Accetteremmo le commedie borghesi inmateria d'amore, terremmo semischiava la moglie, trat-tandola come la trattano gl'incoscienti? Ricorreremmoalle imposizioni della nostra autorità (leggi “brutalità”)di marito e padre, non per impedir che s'inietti alla proleil veleno dell'educazione religiosa perchè in questo casosappiamo essere così conseguenti da “non voler violarela libertà della madre”; ma per lo sfogo in famiglia deinostri capricci, delle cocciutaggini nostre... e ciò, dopotutte le belle predicazioni sull'indipendenza della donna,sul libero amore, sull'educazione nuova dei figli, cosetutte a proposito delle quali si ciarla tanto volentieri?Seguiremmo con singolare incoscienza la massa in tuttii suoi pregiudizi, nelle sue debolezze, senza lottare perliberarsene, per far valere sovr'essa la nostra influenza,per esercitare un'azione ispirata ai concetti di cui ci pre-tendiamo convinti?

Quanto siam lontani ahimè!.... dal mettere le azioni inarmonia con le idee! Così lontani, che spesso peroriamoa gran voce sulla necessità di cominciare a vivere “anar-chicamente”.... salvo ad imprecare cinque minuti dopo

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d'adattamento d'un anarchico all'ambiente borghese, cirileva la profondità della sua convinzione. Meno eglis'adatta a tale ambiente e più presto ne accelera la tra-sformazione.

Se ci sentissimo intimamente anarchici forse che ciadatteremmo, esempli grazia, a tollerare nei nostri affaril'intervento del prete, dalla benedizione nuziale fino albattesimo dei figliuoli e, sovente anche, all'accompagna-mento funebre? Accetteremmo le commedie borghesi inmateria d'amore, terremmo semischiava la moglie, trat-tandola come la trattano gl'incoscienti? Ricorreremmoalle imposizioni della nostra autorità (leggi “brutalità”)di marito e padre, non per impedir che s'inietti alla proleil veleno dell'educazione religiosa perchè in questo casosappiamo essere così conseguenti da “non voler violarela libertà della madre”; ma per lo sfogo in famiglia deinostri capricci, delle cocciutaggini nostre... e ciò, dopotutte le belle predicazioni sull'indipendenza della donna,sul libero amore, sull'educazione nuova dei figli, cosetutte a proposito delle quali si ciarla tanto volentieri?Seguiremmo con singolare incoscienza la massa in tuttii suoi pregiudizi, nelle sue debolezze, senza lottare perliberarsene, per far valere sovr'essa la nostra influenza,per esercitare un'azione ispirata ai concetti di cui ci pre-tendiamo convinti?

Quanto siam lontani ahimè!.... dal mettere le azioni inarmonia con le idee! Così lontani, che spesso peroriamoa gran voce sulla necessità di cominciare a vivere “anar-chicamente”.... salvo ad imprecare cinque minuti dopo

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contro quei compagni che non si peritano di seguire inpratica fin d'oggi i dettami della morale anarchica.

*Ed ora che mi trovo al termine, non dell'argomento,

ch'esso è inesauribile, ma della lena, stata d'altronde im-pari al compito, non posso fare a meno di chiedermi;Perchè ho scritto?

Per bisogno di sfogo.Interrogando le bricciole d'esperienza requisita attra-

verso i nostri campi di battaglia, mi vado persuadendoche noi siamo generalmente lontani dal punto ove po-tremmo essere se attività e risolutezza non ci facesserodifetto. Accanto ai pochi compagni ed agli scarsi gruppiche lavorano assidui fuor d'ogni preoccupazione perso-nale, scorgo le schiere degli altri nostri militi con l'armaal piede, o a mala pena mosse qua e là da accessi spora-dici di propaganda teorica. Scorgo le masse proletariescuotersi, ondeggiare nella vasta pianura nell'affannosaricerca d'una via d'uscita dall'odierno disagio, d'una stra-da che guidi al benessere, dei punti vulnerabili per assa-lire le cittadelle nemiche... e finir con l'infilare sentieritraversi o, peggio, cedere agl'incantesimi delle sirenedella politica, lavorare al consolidamento delle future ti-rannidi.

Ma noi restiamo inerti, gridando tutt'al più un fiacco“badate?” alle spalle del gregge smarrito.

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contro quei compagni che non si peritano di seguire inpratica fin d'oggi i dettami della morale anarchica.

*Ed ora che mi trovo al termine, non dell'argomento,

ch'esso è inesauribile, ma della lena, stata d'altronde im-pari al compito, non posso fare a meno di chiedermi;Perchè ho scritto?

Per bisogno di sfogo.Interrogando le bricciole d'esperienza requisita attra-

verso i nostri campi di battaglia, mi vado persuadendoche noi siamo generalmente lontani dal punto ove po-tremmo essere se attività e risolutezza non ci facesserodifetto. Accanto ai pochi compagni ed agli scarsi gruppiche lavorano assidui fuor d'ogni preoccupazione perso-nale, scorgo le schiere degli altri nostri militi con l'armaal piede, o a mala pena mosse qua e là da accessi spora-dici di propaganda teorica. Scorgo le masse proletariescuotersi, ondeggiare nella vasta pianura nell'affannosaricerca d'una via d'uscita dall'odierno disagio, d'una stra-da che guidi al benessere, dei punti vulnerabili per assa-lire le cittadelle nemiche... e finir con l'infilare sentieritraversi o, peggio, cedere agl'incantesimi delle sirenedella politica, lavorare al consolidamento delle future ti-rannidi.

Ma noi restiamo inerti, gridando tutt'al più un fiacco“badate?” alle spalle del gregge smarrito.

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Vedo la gioventù studiosa assetata di nuove idealità,in cerca delle sorgenti a cui attingere e bere a lunghi sor-si i concetti d'una filosofia naturale, umana..., ed ingan-narsi, e salutare come limpide acque della vita nuova gliscoli appena filtrati della palude borghese.

Ma noi sonnecchiamo, deplorando gli errori di questagioventù miope e senza palato.

Vedo le donne, questi pallidi fiori incoscienti dellavita, queste schiave eterne d'ogni tirannia, brancolarenelle tenebre in cerca d'una mano fraterna che le guidiverso la luce di cui hanno intravveduto ormai i baglioriattraverso qualche spiraglio della loro coscienza sonnac-chiosa; vedo le nuove generazioni affacciarsi al mondo,avide di pane, di scienza, di libertà... È tutto un fremito,una frenesia dell'intera specie umana che si ridesta ai te-pori della primavera, balbetta le prime parole d'un su-perbo eloquio, tende le palme alla natura sposata e stret-ta in amplesso fecondo con la civiltà.

Ma noi non facciamo niente; noi restiamo a coltivareil miserabile orticello dei nostri interessi personali, doveabbiamo piantato le carote delle disquisizioni e delleesagerazioni teoriche, la gramigna delle invidiuzze, del-le bizze e delle ire meschine che ci sforziamo di gabella-re per divergenze tattiche.

Come vorrei, compagni, mettere almen quest'oggisotto pressione le mie capacità intellettuali e nelle pre-senti pagine parlarvi il linguaggio suadente che sgorgadalle profondità della convinzione per infonderlanell'anima dei lettori fino a strappar loro un grido

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Vedo la gioventù studiosa assetata di nuove idealità,in cerca delle sorgenti a cui attingere e bere a lunghi sor-si i concetti d'una filosofia naturale, umana..., ed ingan-narsi, e salutare come limpide acque della vita nuova gliscoli appena filtrati della palude borghese.

Ma noi sonnecchiamo, deplorando gli errori di questagioventù miope e senza palato.

Vedo le donne, questi pallidi fiori incoscienti dellavita, queste schiave eterne d'ogni tirannia, brancolarenelle tenebre in cerca d'una mano fraterna che le guidiverso la luce di cui hanno intravveduto ormai i baglioriattraverso qualche spiraglio della loro coscienza sonnac-chiosa; vedo le nuove generazioni affacciarsi al mondo,avide di pane, di scienza, di libertà... È tutto un fremito,una frenesia dell'intera specie umana che si ridesta ai te-pori della primavera, balbetta le prime parole d'un su-perbo eloquio, tende le palme alla natura sposata e stret-ta in amplesso fecondo con la civiltà.

Ma noi non facciamo niente; noi restiamo a coltivareil miserabile orticello dei nostri interessi personali, doveabbiamo piantato le carote delle disquisizioni e delleesagerazioni teoriche, la gramigna delle invidiuzze, del-le bizze e delle ire meschine che ci sforziamo di gabella-re per divergenze tattiche.

Come vorrei, compagni, mettere almen quest'oggisotto pressione le mie capacità intellettuali e nelle pre-senti pagine parlarvi il linguaggio suadente che sgorgadalle profondità della convinzione per infonderlanell'anima dei lettori fino a strappar loro un grido

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d'approvazione ed il proponimento di scuotersi, sorgere,lanciarsi nella mischia con la visione esatta dell'opera dacompiere per conseguir la vittoria!

Ma ahimè!... i sentimenti gorgogliano nel cuore, leidee tumultuano nel cervello; si vogliono esprimere pen-sieri e passioni, si sogna di scrivere un libro traboccantedi logica serrata, convincente per concatenazione d'argo-menti inoppugnabili; ci si propone di edificare una for-tezza dalle mura solide, erte, imprendibili... e si finiscecol raffazzonare una grama merlatura dalle muragliescrepolate, irte d'asperità che diverranno tanti puntid'appoggio alla spietata critica sempre agli agguati perdare l'assalto, conquistare e smantellare la miserabilecostruzione.

Sarà questa la sorte del presente malarrivato interpre-te dei miei pensieri?

Benvenuta, d'altronde, la critica, se da essa può scatu-rire una discussione di tanta importanza, specie nell'oravolgente: benvenuta. Allorchè le polemiche non degene-rano in diatribe astiose ed inconcludenti, dànno sempremodo d'ampliare le argomentazioni, dilucidare i puntioscuri, additar gli errori inevitabili in ogni uomo chepensa e che agisce; e, nel caso presente, sarei felicissi-mo d'avermi a ricredere dal mio pessimismo, di venirtrascinato a constatare e dichiarare che il movimentoanarchico procede intenso, rapido, conquistatore di co-scienze, preparatore di forme di vita veramente libere.

Cosa che per ora non vedo. Vedo invece (per riassu-mere in pochi tratti quanto mi sono studiato d'esporre)

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d'approvazione ed il proponimento di scuotersi, sorgere,lanciarsi nella mischia con la visione esatta dell'opera dacompiere per conseguir la vittoria!

Ma ahimè!... i sentimenti gorgogliano nel cuore, leidee tumultuano nel cervello; si vogliono esprimere pen-sieri e passioni, si sogna di scrivere un libro traboccantedi logica serrata, convincente per concatenazione d'argo-menti inoppugnabili; ci si propone di edificare una for-tezza dalle mura solide, erte, imprendibili... e si finiscecol raffazzonare una grama merlatura dalle muragliescrepolate, irte d'asperità che diverranno tanti puntid'appoggio alla spietata critica sempre agli agguati perdare l'assalto, conquistare e smantellare la miserabilecostruzione.

Sarà questa la sorte del presente malarrivato interpre-te dei miei pensieri?

Benvenuta, d'altronde, la critica, se da essa può scatu-rire una discussione di tanta importanza, specie nell'oravolgente: benvenuta. Allorchè le polemiche non degene-rano in diatribe astiose ed inconcludenti, dànno sempremodo d'ampliare le argomentazioni, dilucidare i puntioscuri, additar gli errori inevitabili in ogni uomo chepensa e che agisce; e, nel caso presente, sarei felicissi-mo d'avermi a ricredere dal mio pessimismo, di venirtrascinato a constatare e dichiarare che il movimentoanarchico procede intenso, rapido, conquistatore di co-scienze, preparatore di forme di vita veramente libere.

Cosa che per ora non vedo. Vedo invece (per riassu-mere in pochi tratti quanto mi sono studiato d'esporre)

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che il lato teorico della propaganda anarchica assorbeogni nostra attività; che queste sono inoltre fiacche escarse; che considerando noi l'umanità come un tuttoplasmabile a volontà sul modello di poche idee fonda-mentali, c'illudiamo che pel nostro trionfo basti crearedei militanti nel campo delle astrazioni e che si possanodistruggere tutti gli altri partiti, arrestare ogni correnteche non sia precisamente la nostra. Vedo che attenendo-ci a questa concezione semplicista dell’evoluzione edella vita, trascuriamo ogni fattore di progresso che nonsia quello delle astrazioni sentimentali; sdegniamo inmassima l’opera modesta tendente ad esercitareun'influenza nostra sugli uomini che si schierano in altripartiti o se ne stanno spettatori benevoli dell'immanelotta odierna, non potendo – per question di tempera-mento o per le mille circostanze d'eredità e d'ambiente –diventare forse mai anarchici militanti. Vedo che perl'errore classico di concepire le idee come uniche prepa-ratrici della rivoluzione sociale e questa come un sem-plice episodio tragico in virtù del quale la società anar-chica sboccierà senza uopo di alcun'altra fatica da partedegli uomini, ci crediamo sdebitati quando abbiam fattoun discorso e stampato un foglio di carta. Vedo che nellavita collettiva e specie in quella individuale non ci cu-riamo d'esercitare funzioni tendenti a modificarl'ambiente d'oggi e ci adattiamo molto bene a vivere sot-to il giogo delle consuetudini, persuasi che la rivoluzio-ne verrà poi essa a scuoterlo d'un tratto ed a mutar dipunto in bianco l'aspetto economico-politico-morale

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che il lato teorico della propaganda anarchica assorbeogni nostra attività; che queste sono inoltre fiacche escarse; che considerando noi l'umanità come un tuttoplasmabile a volontà sul modello di poche idee fonda-mentali, c'illudiamo che pel nostro trionfo basti crearedei militanti nel campo delle astrazioni e che si possanodistruggere tutti gli altri partiti, arrestare ogni correnteche non sia precisamente la nostra. Vedo che attenendo-ci a questa concezione semplicista dell’evoluzione edella vita, trascuriamo ogni fattore di progresso che nonsia quello delle astrazioni sentimentali; sdegniamo inmassima l’opera modesta tendente ad esercitareun'influenza nostra sugli uomini che si schierano in altripartiti o se ne stanno spettatori benevoli dell'immanelotta odierna, non potendo – per question di tempera-mento o per le mille circostanze d'eredità e d'ambiente –diventare forse mai anarchici militanti. Vedo che perl'errore classico di concepire le idee come uniche prepa-ratrici della rivoluzione sociale e questa come un sem-plice episodio tragico in virtù del quale la società anar-chica sboccierà senza uopo di alcun'altra fatica da partedegli uomini, ci crediamo sdebitati quando abbiam fattoun discorso e stampato un foglio di carta. Vedo che nellavita collettiva e specie in quella individuale non ci cu-riamo d'esercitare funzioni tendenti a modificarl'ambiente d'oggi e ci adattiamo molto bene a vivere sot-to il giogo delle consuetudini, persuasi che la rivoluzio-ne verrà poi essa a scuoterlo d'un tratto ed a mutar dipunto in bianco l'aspetto economico-politico-morale

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dell'intera società.

*“Bisogna far tabula rasa di tutto, nel mondo” mi os-

serveranno certi compagni marca extra-fine ai quali nonapparirò abbastanza anarchico perchè non mi sono ab-bandonato ad un linguaggio plateale verso gli avversaried a sonore invocazioni alla nemesi distruggitrice.

In sostanza, la “tabula rasa”, per codesti campionidell'anarchismo parolaio, si riduce alle sparate retorichedi cui sentiamo numerosi saggi nel frasario da comizio...specie se in forma privata.

Ebbene, a me sembra d'aver sostenuta la necessità didover fare molto di più d'un semplice lavoro d'estirpa-zione teorica.

Io sono intimamente persuaso che alla propagandaastratta tendente a far conoscere i principii anarchici, asviluppare nel loro senso le idealità umane, ad indirizza-re verso essi le aspirazioni tuttora indefinite delle masse,debba procedere parallela, a guisa di rincalzo, l'operad'affermazione pratica, in senso prettamente anarchico,delle nostre attività di uomini, in ogni congiuntura dellavita individuale e collettiva.

S'inganna chi attribuisce alla rivoluzione sociale lavirtù di risolvere ogni problema. Essa si scatenerà, au-guriamoci presto; e sarà terribile. Ma se una società diuomini, dopo millenni di schiavitù politica, economica e

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dell'intera società.

*“Bisogna far tabula rasa di tutto, nel mondo” mi os-

serveranno certi compagni marca extra-fine ai quali nonapparirò abbastanza anarchico perchè non mi sono ab-bandonato ad un linguaggio plateale verso gli avversaried a sonore invocazioni alla nemesi distruggitrice.

In sostanza, la “tabula rasa”, per codesti campionidell'anarchismo parolaio, si riduce alle sparate retorichedi cui sentiamo numerosi saggi nel frasario da comizio...specie se in forma privata.

Ebbene, a me sembra d'aver sostenuta la necessità didover fare molto di più d'un semplice lavoro d'estirpa-zione teorica.

Io sono intimamente persuaso che alla propagandaastratta tendente a far conoscere i principii anarchici, asviluppare nel loro senso le idealità umane, ad indirizza-re verso essi le aspirazioni tuttora indefinite delle masse,debba procedere parallela, a guisa di rincalzo, l'operad'affermazione pratica, in senso prettamente anarchico,delle nostre attività di uomini, in ogni congiuntura dellavita individuale e collettiva.

S'inganna chi attribuisce alla rivoluzione sociale lavirtù di risolvere ogni problema. Essa si scatenerà, au-guriamoci presto; e sarà terribile. Ma se una società diuomini, dopo millenni di schiavitù politica, economica e

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morale che la nutrirono di vizi, di pregiudizi e d'errori sitroverà sbalestrata in piena rivoluzione e per riorganiz-zarsi su basi veramente libere di vita non avrà che il cor-redo di scarse astrazioni teoriche, sua prima cura saràd'affidarsi agli “uomini capaci” affinchè si prendano essila briga di darvi corpo; creerà cioè un potere oligarchicoo dittatoriale; e gli anarchici – i veri anarchici – avrannotutto da ricominciare.

È fatale; l'essere umano, avanti di saper vivere senzapadroni, ha bisogno di sbarazzarsi la coscienza del far-dello di pregiudizi accumulati in lui dall'abbrutente edu-cazione che ne ha falsata la natura. Non è soltanto il ter-ror delle leggi che tiene l'uomo schiavo dell'odierna,morale barocca; anzi le leggi stesse sono la risultantedell'abito a cui egli si è assuefatto attraverso il tramitedelle generazioni. Se non fosse così i sistemi autoritariche furono sempre la base di ogni organizzazione socia-le, non avrebbero potuto vivere e rinforzarsi nel corsodei secoli; l'umanità, nella sua infanzia, ha cercato deicapi; ed è rimasta bambina tollerando, subendo anche ipeggiori... L'obiezione che ci muovono gl'incoscienti“come faremmo a vivere senza governi nè leggi?”, èl'espressione dell'attuale stato d'animo. Come si regge-rebbe infatti la società borghese se dovesse contare uni-camente sul terrore che ispirano le leggi? Queste sonovolute, invocate dall'uomo stesso, il quale non fa chechiederne delle altre, sempre delle altre; salvo poi ad es-serne malcontenti e lavorare quindi a rovesciarle perdarsene delle “migliori”. Il principio di proprietà, quello

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morale che la nutrirono di vizi, di pregiudizi e d'errori sitroverà sbalestrata in piena rivoluzione e per riorganiz-zarsi su basi veramente libere di vita non avrà che il cor-redo di scarse astrazioni teoriche, sua prima cura saràd'affidarsi agli “uomini capaci” affinchè si prendano essila briga di darvi corpo; creerà cioè un potere oligarchicoo dittatoriale; e gli anarchici – i veri anarchici – avrannotutto da ricominciare.

È fatale; l'essere umano, avanti di saper vivere senzapadroni, ha bisogno di sbarazzarsi la coscienza del far-dello di pregiudizi accumulati in lui dall'abbrutente edu-cazione che ne ha falsata la natura. Non è soltanto il ter-ror delle leggi che tiene l'uomo schiavo dell'odierna,morale barocca; anzi le leggi stesse sono la risultantedell'abito a cui egli si è assuefatto attraverso il tramitedelle generazioni. Se non fosse così i sistemi autoritariche furono sempre la base di ogni organizzazione socia-le, non avrebbero potuto vivere e rinforzarsi nel corsodei secoli; l'umanità, nella sua infanzia, ha cercato deicapi; ed è rimasta bambina tollerando, subendo anche ipeggiori... L'obiezione che ci muovono gl'incoscienti“come faremmo a vivere senza governi nè leggi?”, èl'espressione dell'attuale stato d'animo. Come si regge-rebbe infatti la società borghese se dovesse contare uni-camente sul terrore che ispirano le leggi? Queste sonovolute, invocate dall'uomo stesso, il quale non fa chechiederne delle altre, sempre delle altre; salvo poi ad es-serne malcontenti e lavorare quindi a rovesciarle perdarsene delle “migliori”. Il principio di proprietà, quello

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d'autorità e tutti i loro derivati godono il rispetto dellemasse, non tanto in virtù dello spauracchio-gendarme,quanto per l'influenza delle regole morali di cui la massaè imbevuta. Senza l’accettazione spontanea di tali rego-le, non uno rispetterebbe le leggi. Se oggi i borghesi tro-vano forza sufficiente per salvaguardarle dagli attacchidei pochi trasgressori (pochi di fronte allo schiacciantenumero della massa) è perchè la totalità degli individui,o per interesse materiale o per la pressione delle super-stizioni religiose, morali e tradizionali che li suggestio-nano in mille guise, accettano la legge, la osservanospontaneamente e all'occorrenza la difendono, anchequand'essa è assolutamente contraria ai loro interessi.Dove poi la legge è accettata perchè consentaneaagl'interessi degl'individui, è inutile ch'essa esista.

Ecco dunque dove dobbiamo far davvero tabularasa! Nelle idee rancide del passato per forzare il bloccodella morale corrente, per aprire il varco alle idee no-stre; nelle consuetudini borghesi per affermare coi fattila nostra linea di condotta ed imprimere un indirizzo co-sciente all'evoluzione umana.

Questa la nostra via, la via che dobbiamo seguire perrendere efficace la nostra azione nell'ambiente d'oggiche opprime ogni umana attività la quale senta in sè laspinta alla sua libera espansione.

Suscitare con l'esempio il disprezzo a tutte le catego-rie di superstizioni e di pregiudizi; ribellarsi di fatto aiconvenzionalismi d'ogni specie; ridersi delle regole as-surde d'una morale basata sull'interesse borghese; mette-

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d'autorità e tutti i loro derivati godono il rispetto dellemasse, non tanto in virtù dello spauracchio-gendarme,quanto per l'influenza delle regole morali di cui la massaè imbevuta. Senza l’accettazione spontanea di tali rego-le, non uno rispetterebbe le leggi. Se oggi i borghesi tro-vano forza sufficiente per salvaguardarle dagli attacchidei pochi trasgressori (pochi di fronte allo schiacciantenumero della massa) è perchè la totalità degli individui,o per interesse materiale o per la pressione delle super-stizioni religiose, morali e tradizionali che li suggestio-nano in mille guise, accettano la legge, la osservanospontaneamente e all'occorrenza la difendono, anchequand'essa è assolutamente contraria ai loro interessi.Dove poi la legge è accettata perchè consentaneaagl'interessi degl'individui, è inutile ch'essa esista.

Ecco dunque dove dobbiamo far davvero tabularasa! Nelle idee rancide del passato per forzare il bloccodella morale corrente, per aprire il varco alle idee no-stre; nelle consuetudini borghesi per affermare coi fattila nostra linea di condotta ed imprimere un indirizzo co-sciente all'evoluzione umana.

Questa la nostra via, la via che dobbiamo seguire perrendere efficace la nostra azione nell'ambiente d'oggiche opprime ogni umana attività la quale senta in sè laspinta alla sua libera espansione.

Suscitare con l'esempio il disprezzo a tutte le catego-rie di superstizioni e di pregiudizi; ribellarsi di fatto aiconvenzionalismi d'ogni specie; ridersi delle regole as-surde d'una morale basata sull'interesse borghese; mette-

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Page 87: Gli anarchici nel movimento sociale in Italia · 2018. 5. 23. · Compagni anarchici; alieni da quello spirito partigia-no che le azioni proprie e dei correligionari decanta come

re in pratica i dettami della morale libera, sfidando i giu-dizi dell'opinione pubblica d'oggi, necessariamente falsi,perchè falsa ne è la base; attaccare i principii borghesinella loro radice d'interessi e d'ambizioni d'ogni sorta;battere in breccia, coi fatti, proprietà ed autorità, non perdiventare noi capi e padroni, dominatori e sfruttatori anostra volta, ma per spargere a piene mani in gremboall'ambiente d'oggi i semi della società anarchica, affin-chè la prossima rivoluzione sociale rinvenga il terrenopropizio per adempiere alla propria missione di rigene-ratrice del mondo.

Ecco la leva potente che dobbiamo mettere in azione;ecco l'opera che incombe agli anarchici...

È sul terreno pratico che urge far sul serio tabularasa.

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re in pratica i dettami della morale libera, sfidando i giu-dizi dell'opinione pubblica d'oggi, necessariamente falsi,perchè falsa ne è la base; attaccare i principii borghesinella loro radice d'interessi e d'ambizioni d'ogni sorta;battere in breccia, coi fatti, proprietà ed autorità, non perdiventare noi capi e padroni, dominatori e sfruttatori anostra volta, ma per spargere a piene mani in gremboall'ambiente d'oggi i semi della società anarchica, affin-chè la prossima rivoluzione sociale rinvenga il terrenopropizio per adempiere alla propria missione di rigene-ratrice del mondo.

Ecco la leva potente che dobbiamo mettere in azione;ecco l'opera che incombe agli anarchici...

È sul terreno pratico che urge far sul serio tabularasa.

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