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Gli anni del
centrosinistra e
l’epoca
dell’azione
collettiva
1958-1968
1) Le riforme mancate
A partire dal 1962 la DC optò per un’apertura al
PSI con un duplice intento:
1) aumentare la base popolare di governo;
2) togliere al PCI il monopolio delle rivendicazioni
riformiste.
A.Moro e A.Fanfani furono i promotori di questa
svolta che diede vita a dei governi di
centrosinistra, ai quali il PSI di P.Nenni diede
l’appoggio esterno.
Sul contenuto concreto delle riforme da attuare
esistevano tre posizioni diverse: lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
l'epoca dell'azione collettiva
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1) Riformismo correttivo (DC e industriali): il capitalismo non veniva messo in discussione ma si dovevano «correggere» distorsioni e problemi storici dell’Italia:
povertà del Sud;
arretratezza dell’agricoltura;
rapporti tra stato e cittadino (burocrazia);
organizzazione degli enti locali;
rafforzamento di istruzione e sanità pubbliche.
2) Riformismo strutturale (PCI e PSI): le riforme avrebbero dovuto mettere sempre più in discussione il capitalismo e trasformare l’Italia in un paese socialista in cui la classe operaia fosse davvero la classe dominante.
lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
l'epoca dell'azione collettiva
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3) Riformismo minimalista (ala DC di A.Moro):
riforme correttive ma senza mettere in
discussione l’egemonia della DC e il suo
controllo degli apparati dello Stato. Fu questa la
linea riformista che passò.
Nazionalizzazione dell’industria elettrica.
Il settore chiave dell’industria italiana fu affidato
all’ENEL: si sperava di abbassare il costo
dell’energia elettrica per gli utenti, di investire
dove era più necessario (al Sud), di
programmare le risorse su scala nazionale.
lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
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Riforma della scuola media unificata;
innalzamento dell’obbligo scolastico a 14 anni.
Poi, a causa del verificarsi di una serie di
cambiamenti in campo economico, i governi
interruppero l’azione riformista. Cos’era successo?
Sula scia del «boom» economico, si manifestò il
fenomeno nuovo di un eccesso di domanda di
forza-lavoro da parte di alcuni settori produttivi del
nord: pertanto, i salari tendevano ad aumentare e
gli imprenditori scaricavano sui prezzi i costi
aggiuntivi inflazione e aumento del costo
della vita, scioperi, scontri di piazza…
lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
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Non c’era stata né riforma fiscale né riforma
burocratica, non era stato introdotto il sistema
sanitario nazionale […] Anche l’istituzione delle
regioni, così spesso promessa come una «priorità
assoluta», non era stata portata a termine. Si
trattava, a tutti gli effetti, di un bilancio assai misero.
(P.Ginsborg, Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi)
lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
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2) Il tentato «golpe» di De Lorenzo
La presenza del PSI e della sinistra al governo non
piaceva e preoccupava ampi strati delle
oligarchie, della borghesia e dei poteri politici ed
economici che governavano: molti temevano uno
spostamento a sinistra tale da causare addirittura
l’uscita dalla NATO (vedi lez. su Guerra Fredda).
Anche la presenza dello stato nell’economia era
massiccia: la nazionalizzazione dell’energia
elettrica ne era la prova; e nel 1953 era stato
creato l’ENI, ente pubblico per il controllo e la
distribuzione del petrolio. lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
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Nel 1964 il comandante dell’Arma dei Carabinieri,
il generale De Lorenzo, preparò il cosiddetto
«piano Solo» (simile a quello che tre anni dopo
consentì ai militari in Grecia di attuare un colpo di
stato): in caso di alterazione dei rapporti di forza in
Parlamento e nel paese tra destra e sinistra, i
Carabinieri avevano già pronte delle liste di politici
da arrestare (pericolosi per la sicurezza pubblica) e istituzioni da occupare (prefetture, stazioni radio,
centrali telefoniche, le direzioni di alcuni partiti).
Secondo il piano, i Carabinieri avrebbero agito da
soli, senza che la polizia o il resto delle forze
armate ne fosse a conoscenza o venisse coinvolto. lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
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De Lorenzo si difese affermando
che il piano aveva carattere
difensivo, cioè sarebbe stato
messo in atto solo in caso di
attacco contro le istituzioni.
Rimosso da tutti gli incarichi nel
1967, non furono mai presi
provvedimenti nei suoi confronti.
Fu eletto nel MSI.
Rimane il dubbio se il Presidente
della Repubblica, A.Segni
(notoriamente contrario al
governo di centro-sinistra), fosse
al corrente del piano o non lo
abbia addirittura appoggiato…
G. De Lorenzo
(1907-1973)
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3) La rivolta degli studenti: il ‘68 Gli anni ’60 videro esplodere la protesta
nelle università italiane: l’istruzione di massa causò l’aumento degli iscritti alle università italiane, ma questa liberalizzazione dell’accesso al sistema universitario mise in luce alcune gravi disfunzioni di carattere materiale:
- inadeguatezza delle strutture ad accogliere decine di migliaia di studenti;
- pochi professori, raramente presenti (52 ore annue!!!);
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- mancanza totale di contatti tra docenti e
studenti;
- difficoltà di seguire i corsi per gli studenti-
lavoratori;
- selezione classista del sistema universitario.
Ma vi erano anche
basi ideologiche della rivolta,
di significato ben più importante:
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- gli studenti contestarono anche i valori del
consumismo e del boom economico e i
pregiudizi di classe del sistema scolastico
italiano;
- vi fu la rinascita del pensiero marxista per
analizzare la nuova situazione italiana (sviluppo,
industrializzazione, etc.);
- il pontificato di Giovanni XXIII aveva insistito sulla
necessità di maggiore giustizia sociale, senso di
collettività e solidarietà;
- in generale, i giovani protestavano contro una
società che appariva loro vecchia, repressiva,
autoritaria, burocratica e iniqua: dunque, lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
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- l’antiautoritarismo dei giovani si indirizzò contro
qualsiasi centro di potere o gerarchia, ivi
comprese le forze dell’ordine, la famiglia, i partiti
tradizionali.
Il ’68 fu una rivolta etica,
un tentativo di rovesciare
i valori dominanti di un’epoca.
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Alcune immagini
scattate durante le assemblee degli
studenti alla facoltà
di Architettura di Roma (febb.1968)
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Tra il novembre ’67 e la primavera del ’68 ebbe luogo l’esplosione del movimento studentesco: prima a Trento (facoltà di sociologia), poi a Milano (università cattolica), Torino, infine a Roma le occupazioni e le assemblee si susseguivano senza sosta. Obiettivo comune: respingere il tentativo di riforma del Ministero della P.I. di reinserire alcuni limiti di accesso.
A Roma si ebbe la svolta: tra polizia e studenti si verificarono scontri violenti e il movimento perse il suo carattere pacifico.
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Roma, febbraio 1968: gli scontri a Valle Giulia
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Pier Paolo Pasolini
(1922-1975), vicino
al PCI, espresse
la propria
posizione nei
confronti degli
studenti con una
celebre poesia,
che fece molto
scalpore:
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Adesso i giornalisti di tutto il mondo (compresi quelli delle televisioni) vi leccano (come credo ancora si dica nel linguaggio delle Università) il culo. Io no, amici. Avete facce di figli di papà. […] Avete lo stesso occhio cattivo. Siete paurosi, incerti, disperati […]
Quando ieri a Valle Giulia avete fatto a botte coi poliziotti, io simpatizzavo coi poliziotti! Perché i poliziotti sono figli di poveri. Vengono da periferie, contadine o urbane che siano. lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
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4) L’«autunno caldo».
Nel corso di tutti gli anni ’60 c’erano già
state tensioni tra operai e forze dell’ordine.
Alla fine del decennio l’emigrazione dal
meridione d’Italia verso il nord
industrializzato era aumentata con serie
conseguenze:
- difficoltà di inserimento nelle fabbriche;
- difficoltà di integrazione nel tessuto
urbano; lucio celot - Gli anni del centrosinistra e
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- maggiore livello di consapevolezza degli operai grazie all’aumento di opportunità nel campo dell’istruzione;
- nascita di gruppi rivoluzionari che volevano creare una vasta coscienza anti-capitalista e rivoluzionaria tra la classe operaia (LC, PO, Il Manifesto, etc.) e che non rifiutavano l’uso della violenza.
Le lotte operaie portarono nelle piazze circa 1.5000.000 operai che ottennero un nuovo e più vantaggioso contratto nazionale di lavoro.
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Così, la riforma strutturale del lavoro e dell’industria
che il centrosinistra non aveva voluto fare, fu
realizzata grazie alle lotte operaie e alla
contrattazione tra sindacati e industriali (parti sociali)
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5) I gruppi extraparlamentari
Come si è detto, nel panorama politico
postsessantotto, anche a causa della
politica del PCI, fanno la loro comparsa
numerosi gruppi rivoluzionari (NON partiti: i
gruppi rifiutano il burocraticismo e
l’autoritarismo dei partiti, che vengono
considerati incapaci di rappresentare la
complessità del conflitto sociale in una
società a capitalismo maturo.)
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Lotta Continua (1969-1975): la strategia del gruppo, attenta alle lotte operaie e studentesche al centro-nord, è quella di creare una «coscienza antagonista» attraverso una mobilitazione continua e qualificata nello scontro di classe…
…guidata da una
minoranza attiva e
combattiva nella lotta di
massa, che sa meglio
esprimere le esigenze e
indirizzarne la forza.
Pur nella sua
impostazione «leninista»,
LC rifiuta la logica delle
organizzazioni partitiche
tradizionali, colpevoli di
avere tradito gli interessi
di classe.
Adriano Sofri,
fondatore e leader di Lotta Continua
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Potere Operaio (1969-1973): fondato da
Toni Negri e Oreste Scalzone, il gruppo è
attivo a Roma e nel Veneto (Marghera).
Potere operaio per cogliere la dinamica
della lotta di massa di classe operaia…per
pianificare, guidare, dirigere le lotte operaie di massa…lo scontro rivoluzionario
contro l’organizzazione capitalistica del lavoro è quindi la chiave di volta…
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Molti degli aderenti a
PO entreranno nelle fila
delle Brigate Rosse
prima o subito dopo lo
scioglimento del
gruppo.
Parte dell’eredità di PO
verrà raccolto dal
movimento
dell’autonomia
operaia, un’area della
sinistra
extraparlamentare e
rivoluzionaria attiva tra
il 1973 e il 1979.
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Il Manifesto (1969): il gruppo progetta e
realizza una rivista, oggi quotidiano, il cui
convincimento è che …la lotta del
movimento operaio sia entrata in una fase nuova ; che molti schemi consacrati
di interpretazione della realtà siano saltati
senza rimedio; che la crisi sociale e politica non possa essere vissuta e
fronteggiata con la normale amministrazione…
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Da sin: Rossana Rossanda,
Luigi Pintor, Lucio Magri,
gli «eretici» fondatori
del Manifesto.
La via proposta dal Manifesto è quella di una dialettica
aperta all’interno di tutta la sinistra, di una circolazione
delle idee e di un lavoro collettivo che unisca la sinistra
«storica» e i nuovi movimenti e gruppi rivoluzionari per
superare la debolezza della sinistra rispetto al
capitalismo. Il PCI, orientato al compromesso con la DC,
non solo non raccoglie l’invito ma i membri della
redazione vengono radiati dal partito. lucio celot - Gli anni del centrosinistra e l'epoca dell'azione collettiva
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Sul piano concreto, l’adesione numerosa degli operai ai gruppi rivoluzionari tra il ‘68 e il ‘69, portò a nuove forme di coordinamento e di lotta nelle fabbriche (svincolate dai sindacati), come lo sciopero a gatto selvaggio (nella catena di montaggio le sezioni scioperano in tempi diversi, con minimo danno per gli operai ma massimo per i padroni), lo sciopero a singhiozzo (interruzioni brevi, ad es. 10 minuti ogni ora), lo sciopero a scacchiera (differenti settori della fabbrica si fermano per brevi periodi in momenti differenti).
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I gruppi ebbero vita breve e difficile: non tanto
per la repressione e il controllo operati dallo
stato, quanto perché non furono in grado di
diventare «di massa» e anziché cercare forme
nuove e alternative di organizzazione, finirono
per assumere l’atteggiamento «centralista»
tipico dei partiti operai, in cui le responsabilità
delle scelte si accentravano sempre al vertice della piramide.
Pur forti soprattutto nelle scuole superiori e
nelle Università, a metà degli anni ‘70 si erano già sciolti: i transfughi scelsero spesso la
clandestinità e l’illegalità della lotta armata.
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