36
GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA STRADALE NELL’AMBITO DELLE PREVISIONI DEL CODICE PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio colposo. (1) Chiunque cagiona per colpa [c.p. 43] la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale (2) o di quelle per la prevenzione degli infortuni sul lavoro la pena è della reclusione da due a sette anni (3) . Si applica la pena della reclusione da tre a dieci anni se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale da: 1) soggetto in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo 186 , comma 2, lettera c), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285 , e successive modificazioni; 2) soggetto sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope (4) . Nel caso di morte di più persone, ovvero di morte di una o più persone e di lesioni di una o più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per la più grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena non può superare gli anni quindici [c.p.p. 235] (5) (6) . ----------------------- (1) Sull'obbligo dell'uso del casco protettivo per gli utenti di motocicli, vedi la L. 11 gennaio 1986, n. 3 e il D.M. 19 ottobre 1987, n. 438 (Gazz. Uff. 29 ottobre 1987, n. 253). (2) Vedi l'art. 189 , D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285 , nuovo codice della strada. Per quanto riguarda l'obbligo del rapporto in materia di sanzioni amministrative, vedi l'art. 17 , L. 24 novembre 1981, n. 689 , che modifica il sistema penale. (3) Comma prima sostituito dall'art. 2 , L. 21 febbraio 2006, n. 102 e poi così modificato dal numero 1) della lettera c) del comma 1 dell'art. 1 , D.L. 23 maggio 2008, n. 92 , convertito in legge, con modificazioni, con L. 24 luglio 2008, n. 125 . Per quanto concerne il raddoppio dei termini di prescrizione per il reato di cui al presente comma vedi il sesto comma dell'art. 157 del codice penale. Vedi l'art. 52, R.D. 18 giugno 1931, n. 773 , di approvazione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. (4) Comma aggiunto dal numero 2) della lettera c) del comma 1 dell'art. 1 , D.L. 23 maggio 2008, n. 92 , convertito in legge, con modificazioni, con L. 24 luglio 2008, n. 125 . (5) Comma così modificato dal numero 3) della lettera c) del comma 1 dell'art. 1 , D.L. 23 maggio 2008, n. 92 , convertito in legge, con modificazioni, con L. 24 luglio 2008, n. 125 . Per quanto concerne il raddoppio dei termini di prescrizione per il reato di cui al presente comma vedi il sesto comma dell'art. 157 del codice penale. (6) Articolo così sostituito dall'art. 1 , L. 11 maggio 1966, n. 296 . Vedi l'art. 1

GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA STRADALE NELL’AMBITO DELLE PREVISIONI DEL CODICE

PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE.

589. Omicidio colposo. (1)

Chiunque cagiona per colpa [c.p. 43] la morte di una persona è punito con la reclusione da sei mesi a cinque anni. Se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina dellacircolazione stradale (2) o di quelle per la prevenzione degli infortuni sullavoro la pena è della reclusione da due a sette anni (3). Si applica la pena della reclusione da tre a dieci anni se il fatto è commessocon violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale da: 1) soggetto in stato di ebbrezza alcolica ai sensi dell'articolo 186, comma 2, lettera c), del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, e successive modificazioni; 2) soggetto sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope (4). Nel caso di morte di più persone, ovvero di morte di una o più persone e dilesioni di una o più persone, si applica la pena che dovrebbe infliggersi per lapiù grave delle violazioni commesse aumentata fino al triplo, ma la pena nonpuò superare gli anni quindici [c.p.p. 235] (5) (6). ----------------------- (1) Sull'obbligo dell'uso del casco protettivo per gli utenti di motocicli, vedi laL. 11 gennaio 1986, n. 3 e il D.M. 19 ottobre 1987, n. 438 (Gazz. Uff. 29 ottobre 1987, n. 253). (2) Vedi l'art. 189, D.Lgs. 30 aprile 1992, n. 285, nuovo codice della strada. Per quanto riguarda l'obbligo del rapporto in materia di sanzioniamministrative, vedi l'art. 17, L. 24 novembre 1981, n. 689, che modifica il sistema penale. (3) Comma prima sostituito dall'art. 2, L. 21 febbraio 2006, n. 102 e poi così modificato dal numero 1) della lettera c) del comma 1 dell'art. 1, D.L. 23 maggio 2008, n. 92, convertito in legge, con modificazioni, con L. 24 luglio 2008, n. 125. Per quanto concerne il raddoppio dei termini di prescrizioneper il reato di cui al presente comma vedi il sesto comma dell'art. 157 del codice penale. Vedi l'art. 52, R.D. 18 giugno 1931, n. 773, di approvazione del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. (4) Comma aggiunto dal numero 2) della lettera c) del comma 1 dell'art. 1, D.L. 23 maggio 2008, n. 92, convertito in legge, con modificazioni, con L. 24 luglio 2008, n. 125. (5) Comma così modificato dal numero 3) della lettera c) del comma 1 dell'art. 1, D.L. 23 maggio 2008, n. 92, convertito in legge, con modificazioni, con L. 24 luglio 2008, n. 125. Per quanto concerne il raddoppio dei termini di prescrizione per il reato di cui al presente commavedi il sesto comma dell'art. 157 del codice penale. (6) Articolo così sostituito dall'art. 1, L. 11 maggio 1966, n. 296. Vedi l'art.

1

Page 2: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

81, D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, in materia di stupefacenti e sostanzepsicotrope, prevenzione cura e riabilitazione dei relativi stati ditossicodipendenza. Vedi, anche, l'art. 2, L. 3 agosto 2007, n. 123 e l'art. 25-septies, D.Lgs. 8 giugno 2001, n. 231, aggiunto dall'art. 9 della citata legge n. 123 del 2007. La Corte costituzionale, con sentenza 22-28 novembre 1973, n. 166 (Gazz. Uff. 5 dicembre 1973, n. 314), ha dichiarato nonfondata la questione di legittimità del presente articolo, nella parte in cuiconsente che, nella valutazione della colpa professionale, il giudiceattribuisca rilevanza penale soltanto a gradi di colpa di tipo particolare, inriferimento all'art. 3 Cost. La stessa Corte, con sentenza 2-8 maggio 1974, n. 124 (Gazz. Uff. 15 maggio 1974, n. 126), ha dichiarato non fondata la questione di legittimità del secondo comma del presente articolo, inriferimento all'art. 3, primo comma, Cost.; con sentenza 14-19 gennaio 1987, n. 7 (Gazz. Uff. 28 gennaio 1987, n. 5 - Prima serie speciale), ha dichiarato non fondata la questione di legittimità del presente articolo, inrelazione agli artt. 3, 29 e 30 Cost.; con sentenza 20-27 luglio 1995, n. 414 (Gazz. Uff. 23 agosto 1995, n. 35 - Prima serie speciale), ha dichiarato nonfondata la questione di legittimità del presente articolo, in relazione all'art. 4, L. 2 dicembre 1975, n. 644 (Disciplina dei prelievi di parti di cadavere ascopo di trapianto terapeutico e norme sul prelievo dell'ipofisi da cadavere ascopo di produzione di estratti per uso terapeutico) e degli artt. 1 e 2, secondo comma, L. 29 dicembre 1993, n. 578 (Norme per l'accertamento e la certificazione di morte), in riferimento agli artt. 3, 25 e 27 Cost. L’omicidio colposo (art. 589 c.p. – La competenza a giudicare è del Tribunale monocratico con eccezione dell’omicidio colposo plurimo, comportamento punito dal quarto comma dell’articolo 589 c.p. per il quale la competenza è del Tribunale Collegiale) 1) LA COLPA STRADALE - L’ELEMENTO SOGGETTIVO NELL’ARTICOLO 589 C.P.: E’ SEMPRE COLPA O, IN ALCUNI CASI, PUÒ’ ESSERE CONTESTATO L’OMICIDIO

DOLOSO? L’articolo 589 del codice penale prevede che chiunque, per colpa, provoca la morte di un altro uomo, risponde del reato di omicidio colposo. Si concretizza questa figura criminosa nel caso in cui si procura ad un’altra persona la morte non solamente non volendo arrecarla alla vittima, ma non avendo neppure l'intenzione di provocare l’evento da cui deriva il decesso. Quanto appena affermato, pertanto, sussiste in tutti quei casi in cui l’agente compie per negligenza, imprudenza, imperizia o violazione di leggi o regolamenti, l’atto da cui derivi la lesione al soggetto passivo; elemento costitutivo della colpa penale è, infatti, solamente la colpa dell’agente che sia contraria alla normale prudenza, alle leggi o ai regolamenti o consistita in negligenza, imprudenza o imperizia.

2

Page 3: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Che cosa ha inteso il legislatore con “normale prudenza”? Ad avviso di chi scrive, sulla base delle massime della giurisprudenza e della migliore dottrina, con la locuzione “normale prudenza” si è voluto intendere quel comportamento che non è misurato solamente dalla minore o maggiore prevedibilità dell’evento, ma soprattutto dal comportamento che tutti gli uomini devono tenere in determinate circostanze di tempo e di luogo per evitare la lesione di diritti altrui. Con il termine negligenza (dal latino “negligens”) si vuole indicare la condotta di chi ha tenuto un comportamento trascurato, lento e noncurante nel compiere i propri compiti o doveri. Con il termine imprudenza (dal latino “imprudentia”) s’intende l’atteggiamento di chi manca di prudenza perché non prende nella dovuta considerazione i rischi e i pericoli connessi alle sue azioni. Con il termine imperizia (dal latino “imperitia”) s’intende la mancanza d’abilità, esperienza, pratica in ciò che si dovrebbe conoscere. La colpa stradale è contemplata dal secondo comma dell’articolo 589 c.p., poiché il delitto è aggravato se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale. La regola generale che riguarda la diligenza e l’attenzione da impiegare sulle strade, che vale per qualsiasi utente della strada, dal guidatore dell’autosnodato al pedone, è prevista dall’articolo 140 del Codice della Strada che recita: “…gli utenti della strada debbono comportarsi in modo tale da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione…”. Quindi la colpa stradale si manifesta sia quando siano violate specifiche norme di comportamento descritte dal Codice della Strada, sia quando si concretizzino generici comportamenti disattenti, imprudenti, o imperiti. La Cassazione, infatti, ha più volte affermato che non è necessaria la violazione di una specifica norma del Codice della Strada, essendo sufficiente la violazione delle regole che attengono alla generica prudenza connesse con la circolazione stradale (in particolare Cass. pen.,17 gennaio 1991, n. 476). Fondamento di tale assunto è che la responsabilità colposa è, in pratica, la prevedibilità del pericolo, vale a dire la possibilità, da parte di un uomo coscienzioso ed avveduto, di intuire che un certo evento è legato alla violazione di un determinato dovere oggettivo di diligenza e che, quindi, avrebbe potuto essere evitato adottando quelle regole d’attenzione riferibili al caso concreto e al momento della realizzazione della condotta “de qua” (vedi Cass. pen., sezione IV, 29 aprile 1991, n. 4793). A questo punto occorre dire, però, che la presunzione di responsabilità da parte di chi provoca un incidente stradale con esiti mortali, è legata all’accertamento del nesso di causalità tra l’evento lesivo e la sua condotta. Il rapporto di causalità (o nesso eziologico) è il legame di causa – effetto che esiste tra il fatto e l’evento. Con la sentenza n.4675 del 6 febbraio 2007, la quarta sezione penale della Cassazione è tornata su una questione assai dibattuta nella dottrina e nella giurisprudenza penalistica: l’accertamento della responsabilità del reo per un

3

Page 4: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

fatto colposo, ed i concetti di prevedibilità dell’evento dannoso e di concretizzazione del rischio. Per la Suprema Corte, la responsabilità per fatto colposo dovrebbe corrispondere ad una valutazione mediata tra elementi soggettivi ed elementi oggettivi, da cui dovrebbe desumersi, da un punto di vista astratto e da un punto di vista concreto, la “culpa in agendo” del reo. In sintesi, con la sentenza oggetto della presente trattazione, la configurabilità dell’elemento soggettivo della colpa è possibile sul presupposto della prevedibilità dell’evento, da accertare con una valutazione ex ante, sulla base delle conoscenze che il reo aveva od avrebbe dovuto avere al momento in cui ha posto in essere la condotta produttiva del fatto - reato. In altre parole, il limite dell’imputabilità nel reato colposo sarebbe caratterizzato dalla possibilità del reo di prevedere, all’atto della condotta lesiva, la produzione di un evento dannoso o pericoloso, e comunque illecito secondo il diritto penale. Di qui, la responsabilità penale sarebbe esclusa ogni qual volta il soggetto, nonostante abbia utilizzato tutti gli elementi cognitivi a sua disposizione, o che dovrebbero essere stati a sua disposizione, non potesse assolutamente prevedere l’evento. L’elemento oggettivo è invece caratterizzato dalla concretizzazione del rischio, configurabile a seguito di una valutazione ex post, emessa con riferimento ad una comparazione tra il danno effettivamente prodotto ed il fatto che la norma voleva in concreto evitare. In altre parole, la condotta sarebbe illecita nei casi in cui essa abbia effettivamente concretizzato l’evento dannoso o pericoloso, limitatamente ai casi in cui l’evento prodotto sia direttamente il fatto colpito dalla norma tipizzata. Dobbiamo ora chiederci qual è il limite ultimo della responsabilità colposa, ovvero dove insista il limite ultimo per potersi parlare di responsabilità colposa, e, dove, invece, inizi la responsabilità per dolo. È chiaro infatti che una interpretazione tanto ampia data dalla Corte sul versante dell’azionabilità dell’obbligo cautelare, e quindi della configurabilità della responsabilità colposa, non può non mettere in discussione il limite opposto in cui possa affermarsi una responsabilità dolosa, soprattutto con riferimento alla zona di confine tra la colpa cosciente ed il dolo eventuale. Figure affini, e tuttavia sostanzialmente differenti sia nella loro struttura che nelle conseguenze pratiche. Sappiamo tutti perfettamente che un incidente stradale con esiti mortali è quasi sempre cagionato da comportamenti spregiudicati o, nella migliore delle ipotesi, disattenti, in linea con il dettato dell’articolo 589 c.p.. Ma ci siamo più volte chiesti, qualora l’evento sia procurato da una persona in stato di ebbrezza alcolica o sotto l’influenza di sostanze stupefacenti, o peggio, in balìa di entrambe, se, effettivamente, l’ipotesi colposa sia ancora quella che debba essere applicata. Abbiamo assistito, in qualche occasione, a qualche coraggioso Pubblico Ministero che ha imputato il soggetto attivo non per l’articolo 589 c.p., ma piuttosto per l’articolo 584 o 586 c.p. (omicidio preterintenzionale e morte come conseguenza di altro delitto). Cerchiamo di comprendere allora il meccanismo che sta alla base del ragionamento prodotto da quel magistrato.

4

Page 5: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Il criterio ordinario di imputazione soggettiva per i delitti è la forma del dolo. L’art. 42 c.p. infatti, dispone che nessuno può essere punito per un fatto previsto dalla legge come delitto, se non l’ha commesso con dolo, salvi i casi di delitto preterintenzionale o colposo espressamente indicati dalla legge. La responsabilità colposa tuttavia è da affermarsi, nei casi previsti dalla legge, essendo fondata su una condotta illecita del reo connotata da caratteri di imprudenza, negligenza, imperizia o da inosservanza di disposizioni di legge. In tal senso la gravità della condotta colposa è graduabile non solo con riferimento al danno effettivamente prodotto, ma anche all’adesione psicologica del reo alla condotta tenuta. Il limite ultimo della responsabilità colposa è stato individuato nella cosiddetta colpa cosciente, ovvero quella forma di responsabilità colposa tanto simile al dolo da confondersi con esso. Infatti l’art. 61, n. 3, c.p. considera come aggravante l’aver agito, nei delitti colposi, nonostante la previsione dell’evento. Già al momento della redazione del codice penale erano state individuate nei delitti colposi situazioni in cui il soggetto agente, pur non volendo l’evento, l’abbia quanto meno previsto. La Corte di Cassazione, anche con la sentenza 4675/06, ha confermato il criterio di prevedibilità come un elemento ex ante, precedente o quantomeno concomitante alla condotta tenuta. Ed allora, come si colloca tale figura colposa rispetto alla categoria del dolo? Vi è compatibilità tra queste due figure, e come individuare il limite ultimo perché possa rispondersi per colpa anziché per dolo? L’art. 43 c.p. stabilisce che “…il delitto è doloso o secondo l’intenzione, quando l’evento dannoso o pericoloso, che è il risultato dell’azione od omissione e da cui la legge fa dipendere l’esistenza del delitto, è dall’agente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione…”. Tale definizione richiede, dunque, due elementi strutturali fondamentali ai fini della presenza o meno del dolo, ovvero la rappresentazione e la volontà. Queste rappresentano un compromesso tra le due teorie principali che si contendevano il campo al momento dell’emanazione del codice penale: la teoria della rappresentazione e la teoria della volontà, dando pari dignità ai due elementi, quello cognitivo della rappresentazione e quello volitivo della volontà. Dunque, la differenziazione possibile tra dolo e colpa, anche se cosciente, starebbe nella volontarietà o meno della condotta e nel grado di adesione al risultato da questa prodotto. Si configura la colpa nei casi in cui il reo, pure rappresentandosi ex ante il dubbio, la possibilità, la probabilità, o la certezza scientifica della verificazione dell’evento dannoso o pericoloso, ha agito non volendo interiormente la produzione stessa dell’evento, ed anzi abbia agito, appunto per negligenza, imprudenza, imperizia od inosservanza di leggi, confidando nella possibilità che l’evento non si verificasse e nelle proprie capacità di controllare l’azione. Al contrario avremo dolo nei casi in cui l’agente non solo si sia rappresentato ex ante la produzione dell’evento, ma abbia agito con la volontà di produrre proprio quell’evento, od uno differente, come effetto diretto o mediato della propria condotta.

5

Page 6: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Siamo però a conoscenza che il dolo trova la sua esplicazione con forme diverse. Sulla base del diverso atteggiarsi e combinarsi di questi elementi, la dottrina ha individuato distinte forme di manifestazione del dolo. Innanzitutto vi è il dolo intenzionale, che ricorre quando il soggetto mira a realizzare con la sua azione od omissione l’evento tipico o la condotta criminosa, in quanto direttamente voluto come risultato della propria condotta. Poi abbiamo il dolo diretto, che ricorre quando l’evento non è l’obiettivo della condotta dell’agente, il quale tuttavia prevede l’evento come conseguenza certa o altamente probabile della sua condotta e lo accetta come strumento per perseguire un fine ulteriore. Particolare attenzione è da riservare al cosiddetto dolo eventuale, che ricorre nei casi in cui l’agente ponga in essere una condotta per altri fini, ma sa che vi sono concrete possibilità o, secondo altra teoria, concrete probabilità, che dalla sua condotta discendano eventi ulteriori e tuttavia accetta il rischio di cagionarli. È proprio questa accettazione consapevole del rischio che fa differire questa figura dall’affine figura della colpa cosciente. Nel dolo eventuale l’agente decide di agire accettando il rischio del verificarsi dell’evento. Nella colpa cosciente invece l’agente prevede l’evento, ma esclude erroneamente che questo si possa realizzare, tanto che, se avesse compreso che l’evento in questione sarebbe venuto in essere, non avrebbe agito. Infine, in dottrina si è individuato il dolo alternativo, che si produce quando l’agente prevede, come conseguenza certa o possibile della sua condotta il verificarsi di due eventi, ma non sa quale si realizzerà in concreto. Premesso quanto sopra, ora dobbiamo domandarci come si configuri realmente il dato psicologico del conducente di un veicolo che si pone alla guida di questo sotto l’influenza di sostanze stupefacenti o in stato di ebbrezza alcolica, ed in particolare se esso possa rientrare effettivamente nella categoria della colpa, o se forse non debba essere qualificato in maniera differente. Se infatti già il dubbio può azionare una responsabilità colposa, come viene a configurarsi la fattispecie in cui vi siano elementi scientifici da cui discenda la certezza, o la alta probabilità, della produzione dell’evento dannoso o pericoloso? Può ancora parlarsi di colpa, sia pure cosciente? In particolare, come qualificare la condotta di costui che, non potendo sconoscere la gravità del suo comportamento, non solo non si è astenuto dal porsi alla guida, ma poi ha guidato a velocità folle o ha posto in essere manovre sconsiderate e scellerate? Invero, la risposta non è del tutto agevole, come potrebbe sembrare da una lettura superficiale di questi primi interrogativi. È solo ricostruendo la fattispecie, alla luce della stessa giurisprudenza della Cassazione, che potremo avvicinarci ad una soluzione più adeguata e credibile. Fino all’entrata in vigore del Decreto Legge 92/08, poi convertito nella Legge 125/08, alla contestazione della violazione dell’articolo 589 c.p. si aggiungeva o la contestazione dell'art. 186 del C.d.S. o quella dell'art. 187 C.d.S. a seconda che l’indagato avesse assunto o sostanze alcoliche oltre il consentito, oppure sostanze stupefacenti.

6

Page 7: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

L’ultimo intervento ha aumentato il massimo edittale a sette anni di reclusione misura con la quale il Legislatore ha inteso permettere l’applicazione del fermo di indiziato di delitto, ex articolo 384 c.p.p., nel caso in cui si riscontri un effettivo pericolo di fuga da parte dell’indagato. Ma la grande novità sta nel fatto che, con l’entrata in vigore del nuovo precetto, si applica la pena della reclusione da tre a dieci anni se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale da un soggetto in stato di ebbrezza alcolica il cui tasso sia superiore a 1,5 g/l, oppure sia sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope (la condanna può arrivare a quindici anni nel caso di omicidio colposo plurimo). Quindi, l’articolo 186 del C.d.S. (o l’articolo 187 C.d.S.) in un evento di tale fatta, da autonomo reato di natura contravvenzionale si trasforma in parte integrante del delitto che assume con ciò il carattere di reato complesso ai sensi dell’articolo 84 del codice penale. La domanda che è lecito porsi è la seguente: atteso che si procede alla contestazione del solo articolo 589 codice penale, in quanto l’articolo 186 C.d.S. (o il 187 C.d.S.) ne diviene parte integrante, è possibile procedere alle misure e alle sanzioni che sono previste in aggiunta alla condanna penale? E se il conducente rifiuta di sottoporsi agli accertamenti, sarà possibile equiparare il rifiuto ad una documentata ebbrezza superiore a 1,5 g/l, contestandogli il terzo comma dell’articolo 589 c.p., oppure si dovrà applicare il secondo comma unitamente al reato contravvenzionale del codice della strada? La nuova normativa ha, poi, modificando l’articolo 157 del codice penale, raddoppiato i termini di prescrizione del reato, ragione per la quale un omicidio colposo originato da una violazione delle norme sulla sicurezza antinfortunistica si prescriverà in quattordici anni, mentre quello in violazione delle norme della circolazione stradale aggravato dall’abuso di alcol o dall’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope, si prescriverà in venti anni. Come è facilmente rilevabile, quanto è stato fin qui descritto definisce la condotta dell'agente esclusivamente colposa; “rebus sic stantibus” si immagina che l'incidente stradale sia stato causato da una responsabilità che si fonda su di una colpa del soggetto. E’ assolutamente condivisibile ed encomiabile il lavoro del Legislatore che con la riforma ha disposto una serie di disposizioni finalizzate a potenziare l’apparato sanzionatorio previsto dal codice penale per i delitti di offesa colposa alla vita e all’incolumità individuale in violazione di norme sulla disciplina della circolazione stradale. Va detto, però, che l’impianto normativo non sembra tenere in conto che, nel cammino di formazione del fatto - reato sopravviene una condotta dolosa, non certamente di secondaria importanza, che consiste nell’assunzione cosciente, in disprezzo a precetti penali che ormai sono di patrimonio comune, di sostanze (stupefacenti od alcol) che sono capaci di modificare la capacità di guidare un veicolo nel traffico. Il codice penale è attualmente formulato in modo tale che appare approntato allo scopo di punire comportamenti tipicamente connotati da caratteri di negligenza od imprudenza od imperizia, cioè situazioni nelle quali si evidenzi un errore di valutazione compiuto dal soggetto circa la necessaria mancanza di

7

Page 8: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

rischi o di pericolo per la circolazione e, quindi, di manovre di emergenza per il conducente (Cass. Civile Sez. III, 18-02-1998, n. 1724). L'errore efficiente nella sequenza finalisticamente rilevante avviene e si sviluppa, pertanto, all'interno di una situazione di “normalità ed idoneità” delle condizioni soggettive (sia fisica, ma soprattutto psichica) in cui la persona versa. Nella gran parte dei casi portati alla nostra attenzione, l’ideazione e la rappresentazione della realtà è alterata non da una naturale incapacità del soggetto, ma, piuttosto, da un comportamento volontario, che si è tradotto nell'assunzione di sostanze vietate o in un abuso di bevande alcoliche. Come abbiamo già avuto modo di vedere, la responsabilità nei casi di “normalità colposa” consiste in un'involontaria deroga a quei severi doveri di prudenza e diligenza richiesti normativamente per fare fronte a situazioni di pericolo e che sono imposti, anche quando siano determinate da altri comportamenti irresponsabili; di modo che la fiducia di un conducente nel fatto che altri si attengano alle prescrizioni del legislatore, se mal riposta, costituisce di per sé condotta negligente (Cass. Penale Sez. IV, 28 marzo 1996, n. 4257, Cass. Penale Sez. IV, 28.03.1996, n. 4257). E’ palese che si tratta di una situazione completamente diversa da quella in cui si viene a trovare una persona che prima di porsi alla guida di un veicolo a motore, pur cosciente del divieto di guidare un veicolo in precise condizioni personali e, pertanto, consapevole dell'illiceità della propria condotta (in relazione al successivo comportamento che andrà a tenere) assuma una od entrambe le sostanze vietate. E' innegabile che quanto appena detto sia un comportamento contraddistinto dalla presenza di una componente dolosa, perché ai sensi dell'art. 43, 1°comma prima parte, del codice penale è doloso quando l'evento dannoso o pericoloso, che e' il risultato dell'azione od omissione e da cui la legge fa dipendere l'esistenza del delitto, e' dall'agente preveduto e voluto come conseguenza della propria azione od omissione; appare incontrovertibile che l'assunzione di droghe o l’uso oltre il lecito di alcolici non possa essere ricondotto ad una mera imprudenza od inosservanza di leggi o regolamenti ecc.. Va precisato che la ricostruzione di un incidente stradale dal quale sia provata una alterazione psico fisica di colui che abbia provocato il sinistro, non può essere fatta rientrare semplicisticamente nell’omicidio doloso, né tanto meno nella sfera d’azione evidenziata dall'art. 584 c.p. che definisce e regola l’omicidio preterintenzionale. La complessiva valutazione della condotta ci induce a ritenere di essere in presenza di un elemento soggettivo caratterizzato da un dolo iniziale che poi viene ad estrinsecarsi in un comportamento colposo. Il comportamento doloso si riferisce, con ogni evidenza, al fatto che il soggetto attivo assume intenzionalmente una delle sostanze più volte citate (droga oppure alcool, o, ancora peggio, entrambe). Come sappiamo, la sola assunzione di alcol, estranea da ulteriori condotte penalmente rilevanti, non integra, né può integrare, una violazione di legge penale.

8

Page 9: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Per quanto riguarda, invece, gli stupefacenti, pur non essendo assolutamente configurabile un diritto del singolo a drogarsi, si deve osservare che il consumatore (non il cedente o lo spacciatore) di sostanze stupefacenti, che detenga una sostanza psicotropa nei limiti di cui al comma 1 bis dell'art. 73 del D.P.R. 309/90, è perseguibile solamente sul piano amministrativo, ai sensi dell'art. 75. Va detto con forza, però, che l’attuale formulazione dell'art. 75 del citato D.P.R., novellato dalla Legge n. 49 del 2006, prevede al primo comma la sospensione della patente di guida o il divieto di conseguirla per colui che è riconosciuto assuntore di sostanze stupefacenti. E’ una scelta normativa che dimostra, se ve ne fosse bisogno, la pericolosità della situazione che si riconnette all'uso di stupefacenti, al punto da imporre un intervento di natura esclusivamente preventiva nei confronti di colui o coloro che vengano trovati nella disponibilità di modiche quantità di droga. Occorre quindi precisare quale debba essere l'elemento psicologico cui fare riferimento nella situazione che si verifica nel caso in cui l'incidente stradale sia stato provocato da un conducente che si trovava sotto l’influsso di sostanze stupefacenti o in ebbrezza alcolica, e siano conseguiti effetti lesivi o letali. E’ evidente, a questo punto, che gli elementi soggettivi sono due, uno doloso, e l'altro colposo, anche se è chiaro che la conseguenza lesiva prodotta dalla condotta del conducente del veicolo non è voluta. Ma a ben guardare, acquista particolare importanza il profilo doloso, atteso che, pur facendo riferimento ad un comportamento che all’inizio non si configurava come reato, nelle more, invece, diviene un vero e proprio illecito penale, come previsto dagli articoli 186 o 187 del C.d.S. (a seconda dei casi). Pertanto, avere bevuto oltre i limiti soggettivi consentiti o avere assunto sostanze stupefacenti ed essersi messo alla guida di un veicolo a motore, assume veste di reato doloso e si pone come un elemento propedeutico o prodromico eziologicamente rilevante rispetto a precise conseguenze fattuali e giuridiche (incidente stradale con lesioni o morte). Si deve, dunque, valutare se una simile progressione criminosa possa (con qualche correzione al testo vigente) rientrare nello stereotipo di cui all'art. 586 c.p.(Morte o lesioni come conseguenza di un altro delitto. Quando da un fatto preveduto come delitto doloso deriva, quale conseguenza non voluta dal colpevole, la morte o la lesione di una persona, si applicano le disposizioni dell’articolo 83, ma le pene stabilite negli articoli 589 e 590 sono aumentate) oppure se sia necessario fare un passo ulteriore in avanti. La differenza tra l’articolo 586 c.p. e il delitto preterintenzionale sta nel fatto che a provocare quest’ultimo è un delitto di percosse o lesioni, mentre nel caso dell’articolo 586 l’evento morte è la conseguenza di un qualsiasi altro delitto che sia diverso dalla lesione personale o dalle percosse. Tutto questo, però, trova un limite invalicabile nel fatto che le violazioni di cui agli articoli 186 e 187 C.d.S. hanno inequivocabilmente natura contravvenzionale; ciò non permetterebbe affatto di poter fare rientrare le condotte punite, con tali norme, nel novero di quei presupposti di fatto richiamati dall'art. 586 c.p. e cioè nella categoria dei “delitti dolosi”. La Suprema Corte, poi, con la sentenza n. 14302 del 7 febbraio 2006 della Sezione quinta, ha precisato che “…La responsabilità penale per morte o lesioni

9

Page 10: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

costituenti conseguenza non voluta di altro delitto doloso non è fondata sul mero rapporto di causalità materiale fra la precedente condotta e l'evento diverso, ma postula l'accertamento di un coefficiente di «prevedibilità» della morte o delle lesioni, in quanto forma di responsabilità per colpa”. Con ciò la Corte ha inteso rilevare la natura squisitamente colposa del reato susseguente a quello originario, profilo che appare confermato dall'architettura della norma in questione anche dal riferimento applicativo alle sanzioni, seppur aumentate, sancite dagli artt. 589 e 590 c.p. che vengono posti in relazione al disposto dell'art. 83 c.p.. Il testo della disposizione in parola opera un preciso riferimento anche all'ipotesi di “aberratio delicti” prevista al citato art. 83 c.p. che recita sotto la rubrica “Evento diverso da quello voluto dall'agente. - Fuori dei casi preveduti dall'articolo precedente, se, per errore nell'uso dei mezzi di esecuzione del reato, o per un'altra causa, si cagiona un evento diverso da quello voluto, il colpevole risponde, a titolo di colpa, dell'evento non voluto, quando il fatto e' preveduto dalla legge come delitto colposo”. Se il colpevole ha cagionato altresì l'evento voluto, si applicano le regole sul concorso dei reati. E’ pur vero che sempre la Cassazione, con una recente sentenza in tema di morte o lesioni come conseguenza di altro delitto, ha ritenuto che, pur definendosi il rapporto tra il delitto voluto e l'evento non voluto in termini di causalità materiale, la condotta delittuosa deve avere insito in sé il rischio non imprevedibile né eccezionale di porsi come concausa di morte o lesioni. Ne consegue che, nell'ipotesi di incendio doloso di un'abitazione, appiccato per provocare danni, la deflagrazione, che ha determinato la morte del proprietario, inserendosi in un contesto di non imprevedibile eccezionalità, non può ritenersi causa sopravvenuta, da sola sufficiente a determinare l'evento, escludente il nesso di causalità tra la condotta e l'evento non voluto. E’ ovvio che una tale impostazione è materiale a favore della tesi che abbiamo proposto ma, a ben vedere molto isolata e ancora assai minoritaria (Sent. Cass. Penale del 25-01-2006, n. 19179 quarta sezione). Alla luce di quanto abbiamo affermato, viste le difficoltà per la contestazione di un delitto soggettivamente più grave rispetto all’omicidio colposo, si deve forzatamente passare per un intervento legislativo che preveda, nei casi ora indicati dal terzo comma dell’articolo 589 c.p., la migrazione ad una figura di omicidio doloso con un aumento delle pene, non tanto nei confronti del massimo, peraltro ora con la nuova formulazione già sufficientemente pesante, ma nei confronti del minimo edittale partendo da cinque anni di reclusione. Questo dovrebbe scoraggiare tali comportamenti ma, soprattutto, per chi non volesse adeguarsi produrrebbe, nella sciagurata ipotesi di un incidente mortale, l’obbligatorietà dell’arresto in flagranza ed avrebbe come effetto finale una condanna, anche qualora l’imputato decidesse di aderire ad un rito alternativo e preso atto di quanto contenuto nell’articolo 590 bis c.p., di tre anni e quattro mesi di reclusione con tutte le conseguenze che sono facilmente immaginabili. Pur plaudendo all’aumento del termine prescrizionale per il reato di omicidio colposo e a quanto indicato nell’articolo 2 bis della legge 125/2008 per il quale i delitti commessi in violazione delle norme in materia di circolazione stradale rientrano nell’elenco di quelli per i quali è stata creata una corsia giudiziaria

10

Page 11: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

preferenziale che impone la trattazione con priorità assoluta, non sarebbe disdicevole immaginare, sia nell’ufficio della Pubblica Accusa sia nel Tribunale Monocratico una sezione esclusivamente dedicata ai reati inerenti alla circolazione stradale, onde evitare che anche le corsie preferenziali portino ai consueti tempi biblici della nostra giustizia.

2) COME OPERARE IN UN INCIDENTE STRADALE CON CONSEGUENZE MORTALI – RIFLESSIONI PRELIMINARI

L’omicidio colposo è un reato perseguibile d’ufficio, ragione per il quale scatta l’obbligo per la Polizia Giudiziaria d’intervenire e di procedere a tutti i rilievi necessari nonché di redigere gli atti consequenziali e, non da ultimo, di comunicare al Pubblico Ministero. In “primis” la Polizia Giudiziaria deve individuare le parti coinvolte nel sinistro ed assumere le spontanee dichiarazioni, redigendo i relativi verbali. Successivamente, sempre quando è possibile nell’immediatezza del fatto, deve individuare eventuali persone informate sui fatti ed escuterli a verbale ai sensi dell’articolo 351 c.p.p.. Deve poi redigere i verbali di accertamenti urgenti sullo stato dei luoghi e delle cose, indicando anche tutte le tracce relative al sinistro lasciate sul manto stradale o sparse nelle vicinanze effettuando i rilievi fotografici, planimetrici e descrittivi e provvedendo a ritirare il referto medico per poi, da ultimo, redigere la dinamica del sinistro. Nel caso fosse necessario, dovrà procedere al sequestro del corpo del reato e/o di quelle cose che sono pertinenti al reato. La comunicazione al Pubblico Ministero dovrà essere fatta immediatamente in quanto costui potrebbe anche recarsi sul luogo dell’incidente; la salma dovrà essere messa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, dopo avere ricevuto l’autorizzazione alla rimozione, poiché su di essa potrebbe essere effettuato o l’esame esterno o l’esame autoptico. E’ appena il caso di ricordare che i veicoli coinvolti andranno sequestrati al fine di conservare le tracce del sinistro e consentire eventuali perizie tecniche (il sequestro può non essere effettuato solamente a seguito di una disposizione generale dell’ufficio di Procura tramite idonea circolare o, nel caso singolo, su disposizione del Pubblico Ministero di turno). E’ bene evidenziare che, a parere di chi scrive, un’informativa preliminare contenente, se possibile, anche tutte le dichiarazioni rese dalle persone informate sui fatti presenti sul luogo del sinistro, dovrà pervenire sul tavolo del magistrato inquirente ben prima delle 48 ore indicate dalla legge, tempo che è prescritto dal fatto che sono stati compiuti atti urgenti e garantiti quali il sequestro e gli accertamenti urgenti. Una volta che il Pubblico Ministero ha ricevuto questa notizia preliminare ed ha provveduto ad iscriverla nel “registro delle notizie di reato” ha formalmente assunto la direzione delle indagini, e, alla Polizia Giudiziaria, viene affidato il compito di compiere gli atti ad essa specificatamente delegati a norma dell’articolo 370 c.p.p. e tutte le attività d’indagine che, nell’ambito delle direttive impartite, sono necessarie al fine di accertare il reato ed individuare il

11

Page 12: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

colpevole o che si siano dimostrate indispensabili a seguito di elementi emersi successivamente. Compiuti anche gli ulteriori atti, preparato il fascicolo fotografico ed il rilievo planimetrico, si trasmetterà una relazione conclusiva che, alla luce di quanto emerso dalle indagini esperite, offrirà al magistrato della Procura la ricostruzione del sinistro in ogni sua fase. Le lesioni colpose (art.590 c.p.). Il reato di lesioni colpose si concretizza quando si procura ad altri una lesione personale non solamente non volendo cagionarla alla vittima, ma non volendo neppure l’evento da cui la lesione deriva. Pertanto sussiste in tutti quei casi in cui l’agente compie per negligenza, imprudenza, imperizia o violazione di leggi o regolamenti, l’atto da cui derivi la lesione al soggetto passivo; elemento costitutivo della colpa penale è, infatti, solamente la colpa dell’agente contraria alla normale prudenza, alle leggi o ai regolamenti o consistita in negligenza, imprudenza o imperizia. La normale prudenza non è tale in ragione della minore o maggiore prevedibilità dell’evento, ma in ragione di quel comportamento che tutti gli uomini devono tenere in determinate circostanze di tempo e di luogo per evitare la lesione di diritti altrui. La colpa stradale è appositamente prevista dal terzo comma dell’articolo 590 c.p., poiché il delitto è aggravato se il fatto è commesso con violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale. La regola generale circa la diligenza ed attenzione da impiegare sulle strade (la regola vale per qualsiasi utente della strada, dal guidatore dell’autosnodato al pedone) è contenuta nell’articolo 140 del Codice della Strada che recita: “gli utenti della strada debbono comportarsi in modo tale da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione”. Quindi la colpa stradale si appalesa sia quando vengano violate specifiche norme di comportamento descritte dal Codice della Strada, sia quando si concretizzino sulla strada generici comportamenti disattenti, imprudenti, o imperiti.

Tra i reati che il decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274, attribuisce alla competenza penale del Giudice di Pace è di particolare importanza per la Polizia Municipale quello di lesioni colpose.

Infatti si tratta del tipico reato conseguente ad un sinistro stradale, per cui deve essere ben conosciuto da chi effettua attività di polizia stradale.

Il reato è previsto dall’art. 590 del codice penale, che, con formula analoga a quella contenuta nell’art. 589 per l’omicidio colposo, esordisce con la formula "chiunque cagiona ad altri, per colpa, una lesione personale".

L’elemento oggettivo del reato consiste, dunque, in una lesione, ovvero ciò da cui consegue una malattia nel corpo o nella mente. Cosa ha voluto intendere il legislatore con i termini “lesione” e “malattia”? Perché si realizzi una “lesione”,

12

Page 13: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

non si ritiene comunque necessaria una violenza fisica; la lesione può commettersi anche con mezzi morali o altri. Il delitto può essere realizzato persino con un’omissione, sempre che esista per il soggetto l’obbligo giuridico di attivarsi per impedire il risultato. Il concetto di "malattia", secondo la Relazione ministeriale al progetto di codice penale è "qualsiasi alterazione anatomica o funzionale dell’organismo, ancorché localizzata e non impegnativa delle condizioni organiche generali". In dottrina, più precisamente s’ identifica la malattia in un processo patologico, ovvero una successione di fenomeni che comporta, a breve o a lunga scadenza, un esito, quale la perfetta guarigione, l’adattamento a nuove condizioni di vita o la morte. Di conseguenza, quando non c’è suddetto processo patologico, non c’è malattia, come nel caso di stati morbosi quali l’anchilosi, l’accorciamento di un arto, la diminuzione del potere visivo o volitivo, ecc. Non vi rientrano altresì altre forme di maltrattamento corporeo, come il taglio della barba e dei capelli. Non vi rientrano neppure, di regola, le ecchimosi, cioè le infiltrazioni di sangue nelle maglie dei tessuti, dipendenti dalla rottura di vasi sanguigni. Tale ultima affermazione, non condivisa dalla giurisprudenza unanime, è determinante ad esempio ai fini della distinzione fra il reato di lesioni personali dolose e il reato di percosse.

In base alle conseguenze fisiche prodotte dalle lesioni, queste si distinguono in:

• lesioni personali lievissime, quando la malattia ha una durata non superiore ai 20 giorni;

• lesioni personali lievi, quando la malattia ha una durata non superiore ai 40 giorni e non concorrono le condizioni aggravanti di cui agli artt. 583 e 585 c.p.;

• lesioni personali gravi quando la malattia metta in pericolo la vita della persona offesa (esempio, certificazione di prognosi riservata) ovvero abbia una durata superiore ai 40 giorni, ovvero produca l’indebolimento permanente di un senso o di un organo;

• lesioni personali gravissime, quando la malattia sia certamente o probabilmente insanabile ovvero vi sia stata perdita di un senso o di un arto o mutilazione dello stesso tale da renderlo inservibile, ovvero perdita dell’uso di un organo o della capacità di procreare, ovvero una permanente e grave difficoltà della favella, ovvero infine la deformazione o sfregio permanente del viso.

Mentre la definizione di lesioni gravi e gravissime si evince dal codice penale, che espressamente le prevede e le descrive all’art. 583, quella di lesioni lievi e lievissime è frutto di un’elaborazione dottrinale.

Questa suddivisione ha importanza nel caso di lesioni dolose per stabilire il regime di perseguibilità: le lesioni lievissime e di regola anche quelle lievi sono perseguibili a querela; le lesioni gravi e gravissime d’ufficio.

La distinzione non rileva, se non per la quantificazione della pena, nell’ipotesi colposa, ipotesi che ci interessa in questa sede. Dopo le modifiche apportate

13

Page 14: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

infatti alla norma dalla legge 24 novembre 1981, n. 689, le lesioni colpose sono sempre perseguibili a querela, indipendentemente dall’entità della malattia indicata nel referto. Unica eccezione sono le lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all’igiene del lavoro o che abbiano determinato una malattia professionale: in tale caso, l’art. 590, ultimo comma, c.p., ne prevede la perseguibilità d’ufficio.

Dunque, il legislatore, all’art. 4, comma 1, lett. a) del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274, aveva trasferito alla competenza penale del giudice di pace il delitto di lesioni colpose, limitatamente alle fattispecie perseguibili a querela. Poi, a seguito dell’entrata in vigore della legge 21 febbraio 2006 n.102, a seguito della riformulazione dell’articolo 552 del codice di procedura penale che regola il decreto di citazione a giudizio avanti il Tribunale Monocratico, la competenza era stata nuovamente assegnata al Giudice ordinario nel caso in cui la persona offesa dal reato avesse subito lesioni gravi o gravissime susseguenti ad evento infortunistico stradale. Da ultimo, la legge 125/2008, modificando l’articolo 4, lettera a) del decreto legislativo 274/2000, ha trasferito al Giudice di Pace i reati di cui all’articolo 590, comma 3, (lesioni gravi e gravissime) sottraendogli però la fattispecie qualora il sinistro sia stato provocato da una persona che si era posta alla guida del veicolo sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, o alla quale sia stato rilevato un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l.

Rimangono nella competenza del Tribunale Monocratico le lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all’igiene del lavoro o che abbiano determinato una malattia professionale, nonché quelle connesse alla colpa professionale, quando ne derivi una malattia di durata superiore ai 20 giorni. In poche parole, anche le lesioni lievi in tali ipotesi, pur essendo perseguibili a querela, restano di competenza del giudice ordinario. E’ chiaro l’intento di evitare accertamenti eccessivamente impegnativi per i giudici di pace. E’ chiaro altresì che per quanto concerne la materia antinfortunistica, la competenza del giudice di pace avrà spazi assai esigui in quanto il reato di lesione colposa, che solitamente si presenta in concorso formale rispetto a violazioni delle normative di prevenzione, di competenza del tribunale, verrà attratto "per connessione" alla competenza del giudice togato (art. 6 del decreto legislativo 274/2000). Per quanto concerne dunque le lesioni conseguenti a sinistri stradali, e dunque determinate dalla colpa specifica consistente nella violazione delle norme sulla disciplina della circolazione stradale, devono applicarsi in toto le disposizioni del decreto legislativo 28 agosto 2000, n. 274 in materia di attività di indagine, con eccezione del caso in cui il sinistro sia stato provocato da una persona che si era posta alla guida del veicolo sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, o alla quale sia stato rilevato un tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l., per il quale, come abbiamo già detto, la competenza sarà del Tribunale Monocratico con redazione della notizia di reato ex articolo 347 c.p.p..

14

Page 15: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Atteso ciò, la notizia di reato dovrà essere trasmessa con la relazione di cui all’art. 11 del decreto legislativo 274/2000. Gli atti d’indagine, trattandosi di reato perseguibile a querela per il quale in passato l’art. 112 delle disposizioni d’attuazione del codice di procedura prevedeva la conservazione al Comando fino ad espressa richiesta del pubblico ministero, devono seguire la stessa sorte. Ciò in quanto si ritiene a tutt’oggi applicabile la disposizione da ultimo citata, onde non ingolfare gli uffici di Procura, in forza del rinvio recettizio alla normativa generale contenuta nell’art. 2 del decreto legislativo stesso. Il consiglio operativo va in deroga al disposto dell’art. 6 del regolamento d’esecuzione del decreto legislativo 274/2000 che stabilisce quale regola generale il deposito degli atti nella segreteria del pubblico ministero al momento dell’inoltro della relazione conclusiva delle indagini. Quando dal sinistro stradale conseguano sia il decesso di uno dei coinvolti, sia la lesione di altri, "per connessione", se la responsabilità è astrattamente attribuibile alle stesse persone, la competenza passa al Tribunale e quindi la relativa comunicazione dovrà essere redatta ai sensi dell’articolo 347 c.p.p..

La procedibilità è sempre a querela di parte, ad eccezione di quanto riportato nel quinto comma, ed in caso di condanna il Giudice di Pace può applicare la pena della multa da 258 a 2.582 euro, a norma dell’articolo 52, lettera a) del D.L.vo 28 agosto 2000 n.274. Sempre la legge 125/2008 ha introdotto nel codice penale l’articolo 590 bis il quale ha previsto che se ricorrono le aggravanti del terzo comma relativamente all’articolo 589 e quelle del quarto comma per l’articolo 590, nel caso di concorso con circostanze attenuanti (anche generiche), con la sola eccezione per le attenuanti di cui all’articolo 98 (minore età) e 114 (cooperazione di minima importanza), il Giudice non potrà più operare il giudizio di bilanciamento tra circostanze in quanto dovrà ritenere le aggravanti sempre prevalenti. Talvolta, durante il servizio, capita di domandarci se sia o meno opportuno rilevare un sinistro stradale nel quale taluno è rimasto coinvolto, in conseguenza del proprio comportamento di guida ovvero, abbia riportato lesioni personali come conseguenza di tale evento. Come abbiamo già avuto modo di vedere, il principio informatore della circolazione è l’art. 140 del nuovo codice della strada il quale impone ad ogni utente della strada di comportarsi in modo tale da non costituire pericolo o intralcio per la circolazione, ed in modo che sia, in ogni caso, salvaguardata la sicurezza stradale. La norma di diritto pubblico, quindi, ha quale fine specifico quello di salvaguardare la sicurezza stradale e di prevenire, mediante l’imposizione di ordini ed il rilascio di speciali autorizzazioni per l’uso della strada, ogni possibile episodio che possa minacciarla od anche, semplicemente turbarla. Il sinistro stradale, salvo rare eccezioni, non è un evento imprevedibile, ma è quasi sempre riconducibile ad un comportamento umano che non è stato adeguato alle comuni regole della prudenza, della perizia e della diligenza nella guida ovvero, di inosservanza di regole giuridiche di comportamento.

15

Page 16: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Quando siamo alla guida di un veicolo, se ognuno di noi si comportasse secondo le regole giuridiche attualmente in vigore e, in particolare secondo le comuni regole di civile convivenza, il numero dei sinistri stradali sarebbe sicuramente molto più limitato. L’analisi e lo studio di ogni sinistro stradale, è indirizzato a far conoscere un comportamento di guida inidoneo e, quindi, rivolgendosi direttamente al conducente, deve prendere in considerazione quei comportamenti che, potendosi ripetere nel tempo, possano potenzialmente riguardare anche gli altri utenti della strada minacciando il bene giuridico che il codice della strada va a tutelare, ovvero la sicurezza e la fluidità della circolazione stradale. Tanto che, alle lett. a) e b), del comma 1, dell’art. 11 cod. str., sono indicati come servizi di polizia stradale, quelli consistenti nella prevenzione e nell'accertamento delle violazioni in materia di circolazione stradale e, non da meno, nella rilevazione degli incidenti stradali. Questo obbligo giuridico, oltre all’accertamento tecnico (descrizione dello stato dei luoghi, delle cose e delle persone), è finalizzato proprio allo studio della dinamica del sinistro e, quindi, alla valutazione dell’elemento psicologico del soggetto causante il sinistro medesimo ovvero, il suo livello di colpa. Tutto ciò per dire che, se conosciamo la malattia, siamo in grado di proporre la cura: la sinistrosità di un certo tratto di strada, a titolo d’esempio, deve allertare l’operatore di polizia stradale il quale avrà l’obbligo di avvisare l’ente proprietario della strada affinché, nei limiti del possibile, ponga rimedio alla situazione lamentata. Nel terminare questa riflessione non si possono avere dubbi circa il dovere della polizia stradale, non solo di intervenire su ogni tipo di sinistro stradale per portarvi assistenza e/o soccorso ma, senz’altro, anche per procedere alle operazioni di rilievo del sinistro medesimo, anche per l’eventuale accertamento delle violazioni di legge. Il rifiuto di intervenire sulla scena di un incidente stradale, tanto più se vi sono stati dei feriti, può essere un atteggiamento gravido di conseguenze gravi in quanto potrebbe rappresentare un comportamento punito dal primo comma dell’art. 328 c.p. (c.d. rifiuto d’atti d’ufficio).

L’OMISSIONE DI SOCCORSO 1. Premessa Di fronte ad un malore o ad un incidente, è un preciso obbligo del cittadino intervenire, altrimenti commette il reato d’omissione di soccorso. Quindi è obbligatorio per ciascuno, inteso nell’accezione di privato cittadino su cui non gravano obblighi specifici, prestare assistenza a chi si trovi in difficoltà. L’obbligo che grava in capo a “chiunque” è, quindi, quello di permettere al ferito di essere soccorso, domandando un intervento professionalmente adeguato, e proteggere come meglio sia possibile coloro che siano rimasti infortunati nel sinistro.

16

Page 17: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Le ipotesi d’omissione di soccorso previste dal nostro ordinamento sono tre. Le prime due, disciplinate dall’articolo 593 del codice penale, ricorrono quando:

• taluno, trovando abbandonato o smarrito un fanciullo minore di 10 anni o un’altra persona incapace di provvedere a sé stessa, per malattia di mente, di corpo, per vecchiaia o per altra causa, omette di dare immediato avviso all’autorità;

• taluno, trovando un corpo umano che sia o sembri inanimato, o una persona ferita, o altrimenti in pericolo, omette di prestare l’assistenza occorrente o di darne immediato avviso all’autorità.

La terza ipotesi è regolata dall’articolo 189 del codice della strada e grava in capo all’utente della strada, il quale, in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, ha l’obbligo di fermarsi (art. 189, 1° e 6° comma) e di prestare l’assistenza occorrente alle persone rimaste ferite. Pertanto il codice della strada impone alcuni precisi comportamenti:

a) l’utente della strada, se provoca un incidente, ha sempre e comunque l’obbligo di fermarsi e prestare assistenza alle persone che, eventualmente, siano rimaste ferite nel sinistro;

b) anche in caso di incidente con soli danni alle cose è imposto l’obbligo di cui sopra, tanto è vero che se il soggetto attivo non ottempera, viene punito con una sanzione amministrativa da 250 a 1000 euro ma, se i danni riportati da un veicolo coinvolto sono così gravi che possano sorgere dubbi sulle condizioni di sicurezza per la circolazione di modo che l’organo di polizia intervenuto lo invia alla revisione, viene applicata anche la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da 15 giorni a 2 mesi.

Quindi il Codice della Strada descrive in maniera molto particolareggiata il comportamento che deve assumere l’utente in caso di incidente comunque ricollegabile al suo comportamento, disponendo un “crescendo” di obblighi che sono diversificati in relazione alla maggiore delicatezza delle situazioni che si presentano. L’oggetto giuridico delle norme è, quindi, il medesimo, essendo sotteso, in tutti i casi esaminati, a prevenire i danni ai quali determinati soggetti possono essere esposti, a seguito di uno stato di pericolo che può essere presunto o accertato, ingiungendo un obbligo d’assistenza diretto o indiretto. In tutti i casi, il tentativo non è mai ravvisabile, giacché si tratta di reati di pura omissione; è da rammentare che sono anche reati istantanei, in altre parole sono fattispecie che si perfezionano immediatamente, con il primo comportamento teso alla finalizzazione di quanto poc’anzi citato. 2. L’omissione di soccorso prevista dal codice penale Prima elemento di discussione è se tale fattispecie sia da considerarsi reato comune o reato proprio. La dottrina predominante ritiene che si tratti di un reato comune (chiunque: ovvero sia il cittadino, lo straniero, il pubblico ufficiale, il privato ecc….); altra parte dottrinaria, però, individua nelle parole che seguono “chiunque” la chiave per individuare che l’omissione di soccorso sia identificabile come reato

17

Page 18: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

proprio, perché, a parere di costoro, solamente sulla persona che trova l’individuo da soccorrere graverebbe l’obbligo di dare avviso all’Autorità o, come indicato nel secondo comma, oltre all’avviso, l’onere di prestargli assistenza. In dottrina si discute se tali obblighi gravino anche su chi ha provocato la situazione di pericolo, come il feritore, il tentato omicida ecc…. Mancini ed Antolisei affermano che effettivamente dovrebbe rispondere d’omissione di soccorso anche chi ha determinato la detta situazione; Manzini, però, limita l’applicabilità della norma a colui che ha provocato la circostanza in modo colposo. La giurisprudenza, invece, ha indicato che sussiste l’obbligo anche nei confronti di colui che abbia dolosamente provocato la situazione di pericolo, senza però avere l’intenzione di uccidere. Nella prima ipotesi dell’articolo 593 c.p. il soggetto passivo può essere solamente un fanciullo minore di 10 anni abbandonato o smarrito, oppure una persona che non sia capace di provvedere a sé stessa. Quando un fanciullo deve essere considerato in stato di abbandono? Tale ipotesi si ha qualora la persona che esercita su di lui un potere di custodia, cura o vigilanza, lo abbia volontariamente lasciato solo. Si ha invece smarrimento quando il bambino, per un fatto proprio, volontario o accidentale, oppure compiuto volontariamente nei suoi confronti da chi non ha su di lui poteri di custodia, vigilanza o cura, si trovi nell’impossibilità o in grave difficoltà di far rientro nella propria casa o in un altro luogo sicuro. Nella seconda ipotesi prevista dall’articolo 593 c.p., il soggetto passivo è un corpo umano che sia o sembri inanimato, in altre parole che dia segni di vita ma non appariscenti; è da ritenersi una persona ferita colui che presenti delle evidenti lesioni, tagli, o quant’altro in qualsiasi parte del corpo, e, da ultimo, per persona altrimenti in pericolo si devono intendere tutte le previsioni di pericolo non indicate espressamente. Per la giurisprudenza, l’espressione “altrimenti in pericolo” va spiegata nel senso che è sufficiente, per realizzarsi la situazione di pericolo, che questo si profili, anche come semplice possibilità, alla mente dell’obbligato. Pertanto, il soggetto che si dovesse imbattere in un cadavere, non fa scattare alcuna delle ipotesi appena illustrate, e qualora ometta i comportamenti indicati non commetterebbe alcun reato. Per quanto attiene alla persona ferita, è bene porre l’accento che la ferita deve essere tale da richiedere un pronto soccorso, e la situazione di pericolo che attenti all’incolumità personale o alla vita deve essere manifesta e grave. La domanda che spesso è stata posta è se la formula indicata dal legislatore (trovando…una persona ferita o altrimenti in pericolo) richieda una percezione diretta, con i propri sensi, oppure sia sufficiente anche una percezione indiretta. Come al solito la dottrina e giurisprudenza si sono divise; una parte ritiene necessario che il soggetto attivo abbia trovato una persona in pericolo di vita. Per tale orientamento “trovare” significa “imbattersi” e implica, quindi, un contatto materiale diretto, attraverso gli organi sensoriali, con l’oggetto del ritrovamento e, quindi, la sola notizia che una persona versi in stato di pericolo

18

Page 19: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

in un luogo sottratto alla percezione visiva dell’agente non sarebbe di per sé idonea a perfezionare il reato de quo. L’altro orientamento ritiene che quest’impostazione sia eccessivamente formalistica. Infatti l’espressione “trovando” di cui all’articolo 593 c.p. non deve essere intesa nel senso di imbattersi o di trovarsi alla presenza materiale della persona in pericolo, ma di trovarsi nelle immediate vicinanze, sempre che il soggetto sia informato da altri della presenza di una persona che ha bisogno di urgente assistenza. A parere di chi scrive quest’ultima impostazione appare più ossequiosa dello scopo della norma in esame, che ha inteso, con l’obbligo d’assistenza, rafforzare il dovere di solidarietà umana. Ma allora, quali sono i doveri che la norma impone al ritrovatore? Nella prima ipotesi, quello di dare immediato avviso all’Autorità, il quale può essere fornito in qualunque maniera, purché sia immediato; l’immediatezza deve essere considerata in riferimento alle concrete possibilità del ritrovatore. Nella seconda ipotesi, ovvero di prestare l’assistenza occorrente o darne immediato avviso all’Autorità, s’innesca il problema se l’obbligo di prestare assistenza e quello di dare avviso siano alternativi, oppure se è prevalente il primo ed il secondo debba essere ritenuto sussidiario. Ad una prima lettura parrebbe che i due obblighi siano alternativi, ma, invece, sia la dottrina migliore, sia la giurisprudenza affermano di comune accordo che il primo dovere è quello di prestare assistenza: solamente se ciò non sia possibile subentra il dovere di dare l’avviso all’Autorità. A parere di chi scrive, tale soluzione non è condivisibile, perché un ritrovatore non in grado di fornire un’idonea assistenza potrebbe creare problemi alla persona rimasta infortunata ben più gravi di quelli in essere; mentre, invece, potrebbe essere ben più soddisfacente che costui si applicasse affinché i soccorsi, opportunamente allertati, giungano il più celermente possibile. Solamente se il ritrovatore ha la capacità tecnica di fornire un’adeguata assistenza (medico, infermiere o altra persona in grado di prestare un efficace soccorso) è da ritenere che il primo dovere sia quello di prestare l’assistenza necessaria. L’argomento va quindi risolto con un’attenta analisi del caso, con riferimento alla persona che trova la situazione narrata dalla seconda ipotesi. Quindi, per concludere, al fine di una corretta applicazione dell’articolo in esame, si può affermare che gli scopi perseguiti sono individuabili nel fatto che, chiunque venga informato che, nelle vicinanze immediate, vi sia una persona in stato di pericolo la quale abbisogni di assistenza, ha l’onere di attivarsi nei modi già indicati. E’ ovvio che tale onere pesa in modo particolare nei confronti di quei soggetti il cui obbligo di assistenza è imposto anche da norme consuetudinarie e deontologiche emanate dagli organi professionali (medici, infermieri….). L’elemento soggettivo previsto è il dolo generico e presuppone che il soggetto si sia reso conto dell’età e delle condizioni del fanciullo o dell’incapacità a provvedere a sé stessa dell’altra persona e abbia, nonostante tutto, omesso di avvisare immediatamente l’autorità.

19

Page 20: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Il convincimento che qualche altra persona abbia dato l’avviso all’Autorità non esclude il dolo nemmeno nel caso che l’Autorità sia stata avvisata per davvero, perché il dovere, in questo caso penalmente sanzionato, è personale. In entrambe le ipotesi, il reato è aggravato se dall’omissione deriva una lesione o la morte del soggetto rinvenuto in pericolo. 3. Le pene e gli istituti processuali: la legge 9 aprile 2003, n. 72 Con la legge 9 aprile 2003, n. 72 sono state rese più severe le sanzioni previste dalla fattispecie che furono inopinatamente alleggerite dalle ipotesi originarie, già non particolarmente rigorose, quando venne affidata la competenza a giudicare al Giudice di Pace per le ipotesi non aggravate; infatti, almeno per le appena nominate situazioni, era stata completamente esclusa la possibilità di irrogare una qualsiasi sanzione detentiva, in quanto essendo questa in origine inferiore ai sei mesi di reclusione, veniva fatta rientrare nell’articolo 52, comma 2, lettera a) del D. Lgs. 274/2000. La sanzione, quindi, era stata limitata alla comminazione di una multa da 258 a 2.582 euro. Ciò posto, il legislatore ha sottratto la materia alla competenza del giudice non togato, prevedendo, in caso di condanna, la sanzione della reclusione fino ad un anno o della multa fino a 2.500 euro. Il reato è aggravato se dal comportamento omissivo del colpevole sia derivata una lesione personale, determinando con ciò un generico aumento della pena. Se invece dal siffatto comportamento sia derivata la morte, la pena è raddoppiata. Per il reato di cui all’articolo 593 c.p. si procede d’ufficio e la competenza a giudicare è del Tribunale monocratico. Misure cautelari personali, arresto e fermo non sono consentiti. 4. L’omissione di soccorso prevista dal codice della strada Il nuovo codice della strada, all’articolo 189, descrive in maniera particolarmente dettagliata il comportamento che l’utente della strada deve tenere nel caso in cui si sia reso responsabile, in qualunque maniera, diretta o indiretta, di un incidente stradale, stabilendo via via obblighi più incalzanti in relazione alla maggiore delicatezza delle situazioni che si possono presentare. L’autore del reato è il conducente di un veicolo, a motore e non, o un pedone che, in caso d’incidente con danno alle persone ricollegabile al suo comportamento, non ottemperi all’obbligo di fermarsi. Per prima cosa è previsto l’obbligo di fermarsi in ogni caso, al quale si aggiunge, quando vi siano persone ferite, quello di prestare loro la dovuta assistenza. Le persone che transitano sul luogo del sinistro non sono soggette all’obbligo di fermarsi; sono però tenute, in ogni caso, a prestare assistenza ai feriti e a dare immediato avviso all’Autorità, per non dover rispondere del delitto previsto e punito dall’articolo 593 del codice penale. L’inottemperanza all’obbligo di fermarsi (in parole povere la “fuga”) è punita soltanto con una sanzione amministrativa, quando dal sinistro siano derivati

20

Page 21: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

solamente danni alle cose (comma quinto), e con quella penale della reclusione da sei mesi a tre anni (il minimo della pena è stato aumentato a seguito dell’entrata in vigore della legge 125/2008) in caso di incidente con danni alle persone (comma sesto), alla quale si aggiunge la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre anni. Questa seconda ipotesi prevede la possibilità di procedere all’arresto, ai sensi dell’articolo 381 del codice di procedura penale, anche al di fuori dei limiti di pena ivi previsti. Non è del tutto chiara la volontà del legislatore nella nuova formulazione, stante il mancato pronunciamento della deroga alla flagranza che, di fatto, inibisce la possibilità di arresto da parte della polizia giudiziaria. Infatti compare solamente la deroga ai limiti di pena, mentre l’articolo 381 c.p.p. consente sì l’arresto facoltativo del conducente che si sia dato alla fuga, ma in flagranza di reato! Il Giudice, su richiesta del pubblico ministero, durante la fase delle indagini preliminari, può applicare le misure previste dall’articolo 281 (divieto di espatrio), 282 (obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria), 283 (divieto e obbligo di dimora) e 284 (arresti domiciliari) del codice di procedura penale, anche al di fuori dei limiti che sono dettati dall’articolo 280 c.p.p. . Lo scopo della norma è quello di impedire che i responsabili di simili eventi possano sottrarsi alle investigazioni e alle ricerche dell’Autorità, per evitare la punizione per i reati connessi al sinistro. Ancora più grave viene poi ritenuto dal legislatore il comportamento di chi non ottempera all’obbligo di prestare assistenza alle persone ferite (comma settimo), prevedendo per tale fattispecie la pena della reclusione da uno a tre anni, cui consegue la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da diciotto mesi a cinque anni. Colui che ha provocato un incidente con esito mortale, se l’accertamento del tasso alcolemico porta ad un risultato superiore a 1,5 g/l o è accertato che costui si era posto alla guida del veicolo sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope, la legge 125/2008, con la riformulazione dell’articolo 222 C.d.S., ha previsto la revoca della patente, misura che diviene obbligatoria a fronte della situazione precedente nella quale il giudice la irrogava discrezionalmente nei casi ritenuti più gravi. Lo scopo dell’articolo 189 C.d.S. è identificabile nell’obbligo di solidarietà umana che richiede l’assistenza da parte del privato cittadino nei riguardi delle persone rimaste infortunate nell’incidente. L’assistenza consiste nel soccorso che si appalesa necessario ed adeguato, contemperandolo con le modalità, il luogo, il tempo del sinistro e i mezzi a disposizione di chi deve prestare soccorso. Si tratta quindi un reato omissivo puro che si sostanzia nel mancato compimento dell’azione che la norma impone. Il dolo consiste nella volontarietà dell’omissione pur avendo la consapevolezza che il ferito aveva bisogno d’assistenza. La consapevolezza è presunta quando l’incidente, per com’è avvenuto, per gli effetti e le conseguenze che ne siano derivati, faccia ritenere che l’investito abbia riportato lesioni.

21

Page 22: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

In una recente sentenza (Cass. Pen. Sezione IV sentenza n. 41661 del 21 novembre 2005), i giudici della Suprema Corte hanno evidenziato che, a proposito della sussistenza del dolo per i delitti d’omessa assistenza e fuga, questi sono punibili esclusivamente a titolo di dolo, con la conseguenza che ogni componente del fatto tipico, segnatamente il danno alle persone, deve essere conosciuta e voluta, e che il fatto è penalmente irrilevante allorché sia effetto di negligenza, imperizia, inosservanza di norme o addirittura di mancata percezione o di mancata conoscenza della situazione di fatto, che è alla base dell’obbligo stesso. L’accertamento della sussistenza del dolo va compiuto riguardo al momento in cui il soggetto agente pone in essere la condotta e, quindi, alle circostanze concretamente rappresentate e percepite in quel momento, che siano univocamente indicative non soltanto di avere causato un incidente, ma anche di avere arrecato un danno alle persone. Si tratta, com’è evidente, di comportamenti differenti, lesivi di beni giuridici diversi, ed attinenti, nel caso dell’inosservanza dell’obbligo di fermarsi, alla necessità dell’identificazione di chi rimane coinvolto in un incidente stradale e, nel caso d’omissione di soccorso, a principi di comune solidarietà. La specificità ed autonomia delle fattispecie fin qui descritte sono così vere che è ben possibile che un soggetto, pur fermandosi, non presti la necessaria assistenza, comportamento questo che, essendo espressione di un maggiore disvalore, non può essere ritenuto come assorbito in quello dell’omessa fermata. Infatti, laddove i giudicanti hanno ritenuto l’assorbimento delle due fattispecie criminose o l’unità delle stesse, giungendo all’irrogazione della pena senza la considerazione d’entrambi i reati financo a titolo dell’aumento previsto per la continuazione, i giudici superiori, in particolare la Suprema Corte di Cassazione, hanno posto rimedio correggendo tal errore. In particolare la Cassazione, a proposito dell’interpretazione delle disposizioni di cui al sesto e settimo comma dell’articolo 189 C.d.S., ha rilevato che:

• l’obbligo di prestare soccorso alla persona ferita, da parte del conducente che abbia causato l’incidente, cessa solamente nel caso in cui egli si sia accertato del fatto che il soccorso sia prestato più efficacemente, o più tempestivamente da altri;

• la presenza di più persone non esime, in ogni caso, l’autore dell’incidente dal dovere di assistenza;

• l’obbligo del conducente di fermarsi in seguito all’investimento è diretto alla duplice finalità di consentire l’esatta identificazione del colpevole e l’accertamento delle modalità del sinistro;

• il reato in questione si perfeziona nel momento stesso in cui l’investitore non ottempera ai suoi doveri, restando del tutto ininfluente il suo comportamento successivo;

• nel concetto di “prestare assistenza” non può non rientrare, innanzi tutto, l’adozione di quelle cautele atte a limitare il danno già riportato dalla persona offesa, ovvero a scongiurare la sua ulteriore esposizione al pericolo;

• per l’integrazione del reato di omissione di assistenza, di cui all’articolo 189, comma 7°, C.d.S. è necessario, non soltanto, un

22

Page 23: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

effettivo bisogno di soccorso della vittima (da verificare con giudizio ex ante) ma altresì, sotto il profilo soggettivo, la percezione o la conoscenza, da parte dell’investitore, della situazione di fatto che è alla base dell’obbligo di soccorso.

5. Le pene ed istituti processuali La legge 9 aprile 2003, n. 72 ha previsto a proposito dell’articolo 189, comma 6, C.d.S. che la pena da applicarsi in caso di condanna è quella della reclusione da 6 mesi a 3 anni, alla quale si assomma la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida da uno a tre anni. Sono applicabili le misure cautelari personali, anche al di fuori dei limiti indicati dall’articolo 280 c.p.p. , ad eccezione della misura della custodia cautelare in carcere e della custodia in luogo di cura; è possibile procedere all’arresto facoltativo in flagranza, mentre non è possibile operare il fermo ex art. 384 c.p.p. . Per quanto attiene l’articolo 189, comma 7, C.d.S. la pena da applicarsi in caso di condanna è quella della reclusione da uno a tre anni, alla quale si aggiunge la sanzione amministrativa accessoria della sospensione della patente di guida per un periodo non inferiore a 18 mesi e non superiore a 5 anni. La competenza a giudicare è del Tribunale monocratico.

4) COME OPERARE IN CASO DI INCIDENTE STRADALE CON OMISSIONE DI SOCCORSO

Ogni reato si compone di due elementi: uno oggettivo e un altro soggettivo. L’elemento oggettivo, in altre parole la materialità storica dell’illecito realizzato, rappresenta la realtà fattuale immediatamente riconoscibile sulla quale la polizia giudiziaria concentra la sua attenzione, tramite l’attività di accertamento probatorio. Contemporaneamente, però, occorre concentrarsi anche sull’elemento soggettivo perché, in materia penale, non vi è responsabilità a carico del soggetto denunciato se non si riesce a dimostrare che costui ha agito con coscienza e volontà (dolo), oppure, in alcuni casi, con colpa. Questi elementi devono essere già provati in prima battuta dalla polizia giudiziaria la quale, conclusa l’informativa, passerà il “testimone” al pubblico ministero; non si può, infatti, invertire l’onere della prova, per cui non è sufficiente un’informativa che si limiti a descrivere asetticamente i fatti, poiché non è un assioma matematico la responsabilità penale di chi ha commesso un determinato fatto se non viene dimostrato anche l’elemento soggettivo. Il dolo, come già detto, è la coscienza e volontà dell’azione, e dunque, se si vuol giungere ad una condanna, occorre dimostrare che vi è stata nella persona una volontà specifica e preordinata a commettere quel determinato fatto. La colpa, invece, si estrinseca nell’imprudenza, negligenza, incoscienza, imperizia e inosservanza di leggi e regolamenti e il codice penale indica espressamente quali delitti sono puniti a titolo di colpa, mentre, le

23

Page 24: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

contravvenzioni, sono sempre punite indifferentemente tanto a titolo di dolo quanto a titolo di colpa. Pertanto la polizia giudiziaria dovrà fornire al P.M. tutti quegli elementi che sono necessari affinché quest’ultimo possa decidere se dare inizio all’azione penale oppure, al contrario, richiedere l’archiviazione della notizia di reato. La P.G. non può limitarsi a trasmettere l’informativa al P.M. e a considerare con questo concluso il suo compito. Infatti, fino a quando il P.M. non ha impartito le direttive per lo svolgimento delle indagini, la P.G. deve raccogliere ogni elemento utile all’individuazione del responsabile, procedendo sia alla ricerca di persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti, sia alla ricerca di cose o tracce pertinenti al reato, nonché alla conservazione di queste e dello stato dei luoghi (art.348 c.p.p.). Come sappiamo, l’avvio delle indagini è rappresentato dall’attività informativa, che l’articolo 55 del codice di procedura penale traduce, per la Polizia Giudiziaria , nella locuzione “prendere notizia dei reati”. L’espressione “attività informativa” si compone di due consequenziali momenti: quello relativo all’acquisizione della “notitia criminis” (art.330 c.p.p.) e quello della successiva comunicazione al Pubblico Ministero (art.347 c.p.p.). Come è immediatamente constatabile, l’articolo 330 c.p.p. stabilisce che il momento acquisitivo non è un aspetto esclusivo della polizia giudiziaria, perché lo stesso Pubblico Ministero può prendere notizia dei reati. Con la locuzione “prendere notizia dei reati” il codice ha inteso indicare quell’attività diretta ad acquisire la conoscenza della perpetrazione di reati, già commessi o in corso d’esecuzione. Può essere svolta sia in forma atipica o generica (notizie pervenute casualmente, anonimi, fonti confidenziali) e di propria iniziativa, sia mediante la ricezione di formali notizie di reato (denunce, querele, referti ………). Una volta acquisita la notizia di reato, scatta l’obbligo per la Polizia Giudiziaria di riferirla, senza ritardo e per iscritto, al Pubblico Ministero (art.347 c.p.p.). L’attività informativa è lo strumento conoscitivo destinato a consentire al P.M. di acquisire i dati necessari per iscrivere la notizia di reato nel registro generale delle notizie di reato (r.g.n.r.), così come indicato nell’articolo 335 c.p.p., momento dal quale decorrono i termini per le indagini e, successivamente, per metterlo nelle condizioni di orientare e dirigere le indagini sul fatto reato che la P.G. gli ha descritto. Le fonti di prova basate sugli elementi oggettivi che la Polizia Giudiziaria ha conseguito nell’immediatezza del fatto, sono d’importanza vitale, perché, spesso, a differenza delle dichiarazioni testimoniali, sono in grado di superare il confronto in contraddittorio tra le parti in ogni grado del giudizio. La “fotografia” dello stato dei luoghi, la ricerca, la rilevazione e l’acquisizione delle tracce e delle cose pertinenti al reato, sono ottenute secondo quanto previsto dagli articoli 348 (Assicurazione delle fonti di prova – 1. Anche successivamente alla comunicazione della notizia di reato, la polizia giudiziaria continua a svolgere le funzioni indicate nell’articolo 55 raccogliendo in specie ogni elemento utile alla ricostruzione del fatto e alla individuazione del colpevole. 2. Al fine indicato nel comma 1, procede, tra l’altro:

24

Page 25: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

a) alla ricerca delle cose e delle tracce pertinenti al reato nonché alla conservazione di esse e dello stato dei luoghi; b) alla ricerca delle persone in grado di riferire su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti; c) al compimento degli atti indicati negli articoli seguenti. 3. Dopo l’intervento del pubblico ministero, la polizia giudiziaria compie gli atti ad essa specificatamente delegati a norma dell’articolo 370, esegue le direttive del pubblico ministero ed inoltre svolge di propria iniziativa, informandone prontamente il pubblico ministero, tutte le altre attività di indagine per accertare i reati ovvero richieste da elementi successivamente emersi e assicura le nuove fonti di prova. 4. La polizia giudiziaria, quando, di propria iniziativa compie atti od operazioni che richiedono specifiche competenze tecniche, può avvalersi di persone idonee le quali non possono rifiutare la propria opera.) e 354 del codice di procedura penale (Accertamenti urgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone. Sequestro – 1. Gli ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria curano che le tracce e le cose pertinenti al reato siano conservate e che lo stato dei luoghi e delle cose non venga mutato prima dell’intervento del pubblico ministero. 2. Se vi è pericolo che le cose, le tracce e i luoghi indicati nel comma 1 si alterino o si disperdano o comunque si modifichino e il pubblico ministero non può intervenire tempestivamente ovvero non ha ancora assunto la direzione delle indagini, gli ufficiali di polizia giudiziaria compiono i necessari accertamenti e rilievi sullo stato dei luoghi e delle cose. Se del caso, sequestrano il corpo del reato e le cose a questo pertinenti. 3. Se ricorrono i presupposti previsti dal comma 2, gli ufficiali di polizia giudiziaria compiono i necessari accertamenti e rilievi sulle persone diversi dalla ispezione personale. Se gli accertamenti comportano il prelievo di materiale biologico, si osservano le disposizioni del comma 2 bis dell’articolo 349.). In particolare, come abbiamo potuto apprendere dalla lettura dei due articoli, mentre il secondo comma dell’articolo 348 ed il primo comma dell’articolo 354 impartiscono disposizioni che obbligano la polizia giudiziaria a ricercare e a conservare le tracce e le cose pertinenti al reato ed a concretizzare le misure necessarie perché lo stato dei luoghi e delle cose non venga mutato prima che il Pubblico Ministero intervenga, il secondo comma dell’articolo 354 autorizza l’ufficiale di polizia giudiziaria ad effettuare i necessari accertamenti e rilievi sullo stato dei luoghi e delle cose, oltre che sulle persone. E’ appena il caso di ricordare che, in casi di particolare necessità ed urgenza, situazione questa che dovrà essere obbligatoriamente indicata nei verbali che saranno redatti, anche gli agenti di polizia giudiziaria, ai sensi dell’articolo 113 disposizioni di attuazione al codice di procedura penale, possono effettuare le sopra indicate operazioni. E’ fondamentale, pertanto, quando si sia concretizzato il reato di omissione di soccorso con fuga del responsabile, porre in essere tutte quell’attività che sono protese ad assicurare le fonti di prova del reato, con la finalità di giungere alla precisa dinamica del sinistro e alla individuazione del fuggitivo. Il rilievo tecnico in una situazione di questo tipo va compiuto, evidentemente, nel luogo ove è avvenuto il sinistro, ma anche per una parte del percorso di

25

Page 26: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

fuga, nonché in tutti gli altri posti comunque interessati alla dinamica criminosa. Occorre avere presente, soprattutto per gli operatori di polizia che eseguono il primo intervento, che devono essere messe in atto tutte le misure idonee alla protezione delle fonti di prova, impedendo ogni modifica allo stato dei luoghi. Non deve essere toccato nulla prima che tutti gli accertamenti tecnici siano stati effettuati. Il punto di partenza di quelle che possono essere definite indagini tecniche è il sopralluogo, attività tesa ad osservare, individuare e raccogliere tutti gli elementi che potranno essere poi utili per la ricostruzione del fatto e per l’identificazione del colpevole. La prima fase sarà quella del rilievo descrittivo, ovvero quell’attività d’attenta considerazione, particolarmente accurata e approfondita, del teatro del sinistro; per una soddisfacente operazione è buona norma progredire dal generale al particolare, da destra verso sinistra e dal basso verso l’alto, annotando ogni cosa che abbia riferimento alla scena dell’incidente, alla posizione di quiete dei veicoli assunta dopo l’incidente, alla loro direzione prima del sinistro, alla collocazione, alla forma e alla consistenza di eventuali oggetti rinvenuti che possano appartenere al veicolo che si è dato alla fuga, ecc….. Il verbale d’accertamenti urgenti è un atto di eccezionale importanza in conseguenza della sostanziale irripetibilità e della peculiare funzione accertativa; tanto è vero che quest’ultimo, ai sensi dell’articolo 431, 1° comma lettera b) del codice di procedura penale, verrà inserito nel fascicolo del dibattimento che la Cancelleria del Tribunale forma, secondo le prescrizioni del Giudice. E’ ovviamente necessario il rilievo planimetrico, prestando attenzione ad orientare sempre la pianta (con indicazione dei punti cardinali), vergando sulla stessa quegli oggetti che si ritiene possano avere un qualche collegamento con il caso per il quale si stanno approntando le operazioni tecniche. E’ buona norma riportare, in un angolo dello schizzo stesso, la scala, il luogo, la data, l’ora ed il nome di chi lo esegue. E’ fondamentale poi quell’attività con la quale si cristallizza la scena ove si sono svolti i fatti, perché consente di portare all’attenzione del Giudice, entrando a pieno diritto nel fascicolo del dibattimento, le verità storiche reali in modo totale e completo. Questa mansione è compiuta tramite l’esecuzione di rilievi fotografici, ma non è scartare l’ipotesi di effettuare anche riprese video, avendo cura di riprendere tutti i particolari, evitando che qualsiasi dettaglio possa disperdersi. Questi rilievi consentiranno al giudicante una visione non supposta o teorica ma reale e diretta dei fatti e delle cose, con conseguente esame generale ed approfondito dell’insieme e dei particolari. E’ preferibile che la documentazione fotografica sia eseguita contemporaneamente ai rilievi descrittivi, facendo notare sia gli aspetti generali, d’insieme, che i particolari più minuti, per i quali è consigliabile,

26

Page 27: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

all’atto dello scatto, ricorrere all’uso del doppio decimetro o, in assenza di questo, di una penna o di un altro oggetto di dimensioni individuabili. Non dimentichiamo che anche le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno sentenziato che i rilievi fotografici sono tra i principali atti irripetibili: “…I verbali di sopralluogo e di osservazione con le riprese fotografiche connesse, in quanto riproducenti fatti e persone individuati in situazioni soggette a mutamento, costituiscono atti irripetibili ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 431, 1° comma, lettera b) del codice di procedura penale…” (Cass. penale, Sezioni Unite, sentenza 11 marzo 1999 n. 4). E’ buona prassi realizzare un preciso ed articolato fascicolo fotografico con una copertina sulla quale sia stato apposto l’anno, il mese, il giorno e l’ora dell’incidente ed il luogo in cui è avvenuto, nel quale le foto sono attaccate in ordine logico – espositivo, vergando in calce le diciture esplicative che spiegano quanto rappresentato; da ultimo è bene applicare, fotografia per fotografia, in un angolo, solitamente in basso a destra, il timbro tondo del Comando operante. In un ambito urbano densamente abitato, deve essere posta particolare attenzione, al momento del sopralluogo, alla presenza di telecamere che possono avere ripreso la scena dell’incidente; infatti oggigiorno, banche, uffici postali e, sempre più frequentemente, anche negozi, sono dotati di telecamere per il controllo degli accessi e di coloro che eseguono operazioni tramite gli sportelli automatici comunemente denominati “bancomat” o “postamat”. E’ vero che, spesso, tali apparecchiature, per ragioni legate alla vigente normativa sulla “privacy”, sono orientate in modo tale da poter riprendere esclusivamente quanto sopra specificato, ma, ovviamente, è preciso dovere dell’ufficiale e/o dell’agente di polizia giudiziaria vagliare tutte le possibilità che gli sono offerte. Un altro spunto investigativo di particolare importanza, laddove vi sia carenza, o peggio, totale assenza, di persone informate sui fatti che siano in grado di riferire elementi utili all’individuazione di colui che ha causato l’incidente e si è dato alla fuga omettendo il soccorso, è la presenza nella zona del sinistro, o nelle sue immediate vicinanze, di sportelli bancomat o postamat; in questo caso, una volta acquisita con certezza l’ora dell’evento (l’orario di chiamata dei centralini del 118, del 113 o del 112 sono sicuramente una fonte attendibilissima), sarà cura della polizia giudiziaria operante richiedere alla banca e/o alla posta i nominativi delle persone che hanno compiuto operazioni bancarie nei minuti immediatamente precedenti e successivi all’incidente stradale, perché, come appare evidente, costoro possono essere in grado di riferire particolari utili alle indagini, ma, per ragioni per le quali questa non è certamente la sede per valutarle, non hanno inteso presentarsi spontaneamente e riferire quanto a loro conoscenza. L’invito a presentarsi per essere sentiti a verbale ex articolo 351 c.p.p. , dovrebbe determinare nella persona informata sui fatti quel preciso dovere civico che, per la verità, doveva essere adempiuto senza la necessità di sollecitazione alcuna. E’ evidente poi che sono d’importanza particolare eventuali tracce lasciate dal mezzo investitore, soprattutto quelle di vernice; l’analisi forense delle vernici

27

Page 28: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

costituisce un importante settore d’indagine nell’ambito delle investigazioni scientifiche. Sono indagini che richiedono una particolare attenzione e anche un po’ di fortuna perché non è facile riuscire a risalire alla persona che ha causato l’incidente che fa parte, con il comportamento che ha posto in essere, a quella categoria di vigliacchi che, nel linguaggio comune, prendono il nome di “pirati della strada”. Per quanto attiene alle vernici, a causa delle particolari procedure di fabbricazione di questo prodotto, e soprattutto per l’utilizzo da parte delle industrie produttrici di numerosi composti chimici e, per il fatto che, molte volte, l’analisi forense è un’indagine comparativa su tracce, questa è opportuno che sia svolta da uffici appositamente attrezzati. Il Servizio Polizia Scientifica della Polizia di Stato in seno alla Direzione Centrale della Polizia Criminale, ha un apposito Laboratorio, inserito nella Quarta Divisione, che effettua analisi delle vernici mediante tecniche microanalitiche con la finalità d’individuare i responsabili di sinistri stradali oggetto di atti di pirateria; l’accertamento e la ricerca del citato laboratorio si estende anche all’esame delle tracce, quali gruppi ottici di plastica, paraurti, parti in plastica ecc…. Dall’acquisizione di questi elementi il laboratorio è in grado di definire marca, modello e lotto di produzione di un veicolo utilizzando diverse banche dati, quali l’EUCAP (European Car Paint) dell’ENFSI, ente che raccoglie dati sulle autovetture di produzione europea, e il PDQ (Paint Data Query) della Polizia Canadese che offre informazioni sulle autovetture di produzione americana e giapponese. Nel caso in cui l’operatore di polizia giudiziaria sia in possesso, grazie alle dichiarazioni rese da persone informate sui fatti, di una parte della una targa ed eventualmente del modello del veicolo che ha causato l’incidente ed il cui conducente si è allontanato dal luogo del sinistro senza fermarsi e senza prestare la dovuta assistenza, è possibile richiedere al Centro Monitoraggio e qualità dei Servizi della Direzione di servizi delegati dell’A.C.I. l’estrapolazione di tutte le targhe di quei veicoli del o dei modelli indicati dalle persone informate sui fatti. Va da sé che tale acquisizione richiederà, poi, un laborioso lavoro di ricerca da parte della polizia giudiziaria a conclusione del quale, individuato un certo numero di veicoli i cui conducenti avrebbero potuto essere in quel giorno e in quell’ora nel luogo del sinistro, occorrerà ancora: 1. Acquisire tramite l’anagrafe del luogo di residenza la fotografia del soggetto; 2. Risentire le persone informate sui fatti e domandare loro se siano in grado

di operare un riconoscimento fotografico; 3. In caso di risposta positiva effettuare l’atto d’individuazione meglio

conosciuto come “ricognizione fotografica”; è buona norma se vi siano più persone informate sui fatti in grado di operare il detto riconoscimento, in caso di esito positivo, non proseguire anche con le altre e “conservarle” per un eventuale atto di ricognizione.

Si esplicita, qui sotto, a titolo di esempio, un verbale di riconoscimento fotografico.

28

Page 29: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Oggetto: Verbale di riconoscimento fotografico di persona effettuato da:

Cognome: M Nome: G data di nascita: 00/00/0000 luogo di nascita: P. residenza: P. via P. civico 14 identificazione: a mezzo C.I. rilasciata dal Comune di P. in data 00.00.0000. Attività lavorativa: p. Recapito telefonico: 000/000000 ---/ ================================================================== L'anno 2008 addì 27 del mese di novembre alle ore 9.00 negli Uffici della Polizia Municipale di P. ---/ Avanti al sottoscritto U.P.G. Rossi Stefano, è presente la persona in oggetto meglio generalizzata, alla quale, sentita in merito ai fatti per i quali si procede, già esposti nell’informativa di reato, si pone in visione un album fotosegnaletico composto da n° 9 fotografie, effigianti altrettante persone maggiorenni.---/ Il signor M G riconosce al 100%, e senza ombra di dubbio nella fotosegnaletica contrassegnata dal n° 6, la persona che il giorno 29 gennaio 2006 in via M. a bordo dell’autovettura marca F. modello F. dopo avere travolto il pedone che attraversava sulle strisce pedonali la citata via, si è allontanato senza prestare il dovuto soccorso.---/ L’Ufficio dà atto, altresì, che a riprova di quanto sopra il M G appone la sua firma sulla copia dell’album e, precisamente, sul lato destro della fotosegnaletica n° 6.---/ L’Ufficio dà inoltre atto che la predetta fotosegnaletica è effigiante tale B S nato a P. il 00.00.0000 residente in P. in via M civico 00.--/ Il presente verbale viene sottoscritto dal verbalizzante e dal M G, previa lettura e conferma.---/ Letto, confermato, sottoscritto e chiuso alle ore 9.15 del 27.11.2008. Le indagini dovranno quindi proseguire utilizzando tutte quelle metodiche che sono proprie della fase delle indagini preliminari, durante le quali non si raccolgono prove, ma dove si cerca d’individuare ed assicurare fonti di prova e dare modo, perciò, al pubblico ministero di decidere, sulla base di quanto raccolto, se attivare, o meno, l’azione penale. Analizziamo alcuni atti tipici ad iniziativa della polizia giudiziaria che ben si attagliano alle sopra descritte finalità. 7. Le sommarie informazioni dalla persona sottoposta ad indagini (art.350 c.p.p.) Nel corso degli accertamenti può accadere di dover assumere sommarie informazioni dalla persona sottoposta alle indagini ai sensi dell’articolo 350, commi 1, 2, 3, 4, c.p.p..

29

Page 30: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

La finalità di tale atto è quella di sollecitare la p.s.i. a riferire informazioni utili alla ricostruzione del fatto ed a perfezionare l’assunzione delle fonti di prova. Ciò, però, può essere un atto utile affinché possa anche chiarire la sua posizione in ordine a quanto avvenuto. Si pensi, ad esempio, ad un incidente nel quale più conducenti abbiano avuto parte attiva nell’evento e uno di questi si sia dato alla fuga, è necessario sentirli utilizzando quanto indicato dall’articolo 350 c.p.p.. E’ questo, quindi, un tipico atto d’indagine preliminare d’iniziativa della polizia giudiziaria (di esclusiva competenza degli ufficiali di polizia giudiziaria), diretto ad assumere informazioni utili per le investigazioni dalla p.s.i. che non deve trovarsi, ovviamente, in stato di privazione della libertà personale per il reato per il quale si procede (salvo che non si tratti di spontanee dichiarazioni rese dalla persona sottoposta ad indagini rese ex articolo 350, 7° comma, c.p.p. le quali, come noto, possono essere assunte anche nei confronti di un soggetto “in vinculi”). Prima di assumere le sommarie informazioni la P.G. invita la persona sottoposta alle indagini a dichiarare o ad eleggere il domicilio (art.161, comma 1, in relazione all’art.157, comma 1, c.p.p.) ed a nominare un difensore di fiducia, ricevendone l’eventuale nomina. Qualora la p.s.i. rifiuti o si riservi di nominare un difensore di fiducia, è necessario provvedere ad individuare un difensore d’ufficio tramite comunicazione telefonica al numero verde 199144040; occorre ricordare che al difensore, sia esso di fiducia sia esso d’ufficio, è necessario dare tempestivo avviso del luogo, giorno ed ora in cui l’atto sarà compiuto. Il difensore ha l’obbligo di assistere all’assunzione delle sommarie informazioni, ma la P.G. può procedere all’atto esclusivamente con la presenza del professionista. Il difensore ha il diritto di porre domande, osservazioni e riserve delle quali deve essere dato atto nel verbale. L’Ufficiale di Polizia Giudiziaria, prima di iniziare ad assumere le informazioni deve avvertire la p.s.i. che ha la facoltà di non rispondere, ma che, se anche non risponde, le indagini seguiranno il loro corso (art.350, comma 1, in relazione all’art.64, comma 3, c.p.p.). Permane tuttavia l’obbligo di rispondere alle domande tendenti a verificare l’identità personale della persona sottoposta alle indagini, ai sensi dell’articolo 66, comma 1, c.p.p. (c.d. interrogatorio di identificazione). Redatto l’atto, la P.G. ha l’obbligo di trasmetterlo entro tre giorni dal suo compimento al Pubblico Ministero; deve essere documentato in forma riassuntiva complessa, cioè mediante la redazione del verbale con contestuale riproduzione fonografica (artt.357, comma 2 lettera b., 357, comma 3 in relazione al 373, comma 2 e 134, comma 3). Può essere omessa la riproduzione fonografica, se non è disponibile lo strumento di riproduzione. L’atto ha piena utilizzabilità nella fase delle indagini preliminari, nell’udienza preliminare, nel giudizio abbreviato, nel patteggiamento e nel procedimento per decreto, mentre, nella fase del giudizio, può essere utilizzato solamente con la finalità di contestare la difformità delle dichiarazioni rese in giudizio dall’imputato (art.503, comma 3, c.p.p.).

30

Page 31: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

E’ questo un atto che non deve essere letto in chiave esclusivamente accusatoria, ma, piuttosto, come un utile strumento d’indagine con il quale la stessa p.s.i. può chiarire la sua posizione e diradare i sospetti che si sono incentrati su di lei. Per quanto concerne la prima parte dell’interrogatorio, il cosiddetto interrogatorio di identificazione, va detto che l’ufficiale di P.G. operante deve, per prima cosa, invitare la persona a declinare le proprie generalità, comprensive non solo del nome, cognome, data di nascita, luogo di residenza, ma anche di tutti quei dati che riguardano le qualità personali che possano avere rilevanza nel caso de quo (stato civile, professione, precedenti penali ecc…). La persona, in questo frangente, è obbligata a rispondere e deve, preliminarmente, essere ammonita delle responsabilità penali nelle quali può incappare, qualora si rifiuti di rispondere (art.651 c.p.) oppure fornisca false dichiarazioni sulla sua identità o su qualità personali (art.495 c.p.). Se la p.s.i. è identificata tramite un documento, gli estremi dovranno essere trascritti sul verbale (ma è buona norma procedere alla fotocopiatura di questo). La seconda parte dell’interrogatorio è incentrato sul merito del fatto: prima, però, occorre che siano attuati alcuni adempimenti: 1. Avvisare la p.s.i. che viene sentita quale indiziata di reato,

specificandogliene il titolo; 2. Provvedere ad assicurare la presenza del difensore; 3. Rendere edotta la persona che è sua facoltà astenersi dal rispondere alle

domande, ma anche che se non risponde si procederà oltre nelle indagini. È opportuno sottolineare che fa parte del diritto della persona sottoposta ad indagini rifiutarsi di rispondere sul merito ma anche di non dare risposta a singole domande.

Altra cosa sono, invece, le sommarie informazioni assunte dalla p.s.i. sul luogo o nell’immediatezza del fatto (art. 350, comma 5), atto che può essere eseguito anche nei confronti di persone arrestate o fermate, ma che è limitato ad assumere notizie utili alla immediata prosecuzione delle indagini, dove le tracce del reato sono ancora fresche. Se sono assunte alla presenza del difensore, viene redatto il verbale in forma riassuntiva con la riproduzione fonografica, mentre se il difensore non è presente, è vietata ogni documentazione (art.350, comma 6, c.p.p.). Se il difensore era presente all’atto, le affermazioni in esso contenute sono utilizzabili, ex art. 503, comma 3, c.p.p. , per le contestazioni. Va messo in evidenza che l’articolo 350, comma 5, c.p.p. quando usa l’espressione “sul luogo o nell’immediatezza del fatto”, rileva una possibilità alternativa che consente un’interpretazione non strettamente vincolata ad un’immediatezza e contiguità temporale eccessiva; si può quindi ragionevolmente ritenere che le notizie utili possano essere chieste “sul luogo del fatto” anche se non nell’immediatezza di esso, il che consentirebbe, tra l’altro, anche una maggiore possibilità di intervento della difesa, che porterebbe alla utilizzabilità dell’atto. Ulteriore atto d’indagine sono le dichiarazioni spontanee rese dalla p.s.i. (art.350, comma 7, c.p.p.) che possono essere raccolte indifferentemente da ufficiali o da agenti della polizia giudiziaria.

31

Page 32: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Non è richiesta la presenza del difensore ma, se costui è presente, ha diritto di assistere; per il deposito e la documentazione, valgono le medesime regole dei verbali già considerati. L’atto ha utilizzabilità piena nella fase delle indagini preliminari, nell’udienza preliminare, nel giudizio abbreviato nel patteggiamento e nel procedimento per decreto. Nella fase del giudizio, invece, le dichiarazioni spontanee possono essere utilizzate solamente per contestare la difformità delle dichiarazioni rese in giudizio dall’imputato, e ciò perché, risponde alla specifica finalità di tutela del diritto di difesa dell’indagato, il quale potrebbe essere pregiudicato anche dal fatto che tali dichiarazioni vengano rese senza una preventiva conoscenza dei termini dell’addebito. La mancanza di precise indicazioni induce a ritenere che tale atto possa essere compilato anche se l’indiziato si trovi in stato di arresto o fermo. Si tratta di informazioni non provocate, in quanto sono esclusivamente il frutto della spontanea iniziativa del dichiarante. 8. Le sommarie informazioni dalle persone che possono riferire circostanze utili ai fini delle indagini (art. 351 c.p.p.) E’ un atto tipico d’indagine preliminare d’iniziativa della Polizia Giudiziaria, mediante il quale sono ricevute da un soggetto (persona offesa dal reato, denunciante, querelante o altra persona informata sui fatti per i quali si procede) dichiarazioni su ciò di cui egli è a conoscenza, in ordine ai fatti per i quali si indaga e sulle circostanze ad essi relative; costui, al dibattimento, potrà assumere la veste di testimone. E’ concesso solamente ad un ufficiale di polizia giudiziaria di procedere all’escussione, come persone informate dei fatti, dei coimputati od imputati di reato in procedimento connesso che riferiscono fatti relativi alla responsabilità penale di altri. In questo caso vanno rispettate le garanzie indicate dall’articolo 197 bis c.p.p. ( Persone imputate o giudicate in un procedimento connesso o per reato collegato che assumono l’ufficio di testimone –

1. L’imputato in un procedimento connesso ai sensi dell’articolo 12 o di un reato collegato a norma dell’articolo 371, comma 2 lettera b), può essere sempre sentito come testimone quando nei suoi confronti è stata pronunciata sentenza irrevocabile di proscioglimento, di condanna o di applicazione della pena ai sensi dell’articolo 444.

2. L’imputato in un procedimento connesso ai sensi dell’articolo 12, comma 1, lettera c), o di un reato collegato a norma dell’articolo 371, comma 2, lettera b), può essere sentito come testimone, inoltre, nel caso previsto dall’articolo 64, comma 3, lettera c).

3. Nei casi previsti dai commi 1 e 2 il testimone è assistito da un difensore. In mancanza di un difensore di fiducia è designato un difensore d’ufficio.

4. Nel caso previsto dal comma 1 il testimone non può essere obbligato a deporre sui fatti per i quali è stata pronunciata in giudizio sentenza di condanna nei suoi confronti, se nel

32

Page 33: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

procedimento egli aveva negato la propria responsabilità ovvero non aveva reso alcuna dichiarazione. Nel caso previsto dal comma 2 il testimone non può essere obbligato a deporre su fatti che concernono la propria responsabilità in ordine al reato per cui si procede o si è proceduto nei suoi confronti.

5. In ogni caso le dichiarazioni rese dai soggetti di cui al presente articolo non possono essere utilizzate contro le persone che le ha rese nel procedimento a suo carico, nel procedimento di revisione della sentenza di condanna ed in qualsiasi giudizio civile o amministrativo relativo al fatto oggetto dei procedimenti e delle sentenze suddette.

6. Alle dichiarazioni rese dalle persone che assumono l’ufficio di testimone ai sensi del presente articolo si applica la disposizione di cui all’articolo 192, comma 3.)

Ad eccezione di quanto sopra specificato, questo è un atto che può essere compiuto indifferentemente da un Agente o da un Ufficiale di P.G. e, riguardo al quale:

• non deve essere dato preavviso alcuno al difensore della persona sottoposta ad indagine;

• non è consentito l’intervento del difensore della persona sottoposta ad indagine;

• se nel corso dell’atto la persona esaminata rende dichiarazioni dalle quali emergono chiari indizi di colpevolezza a suo carico, l’interrogatorio deve essere interrotto e la persona deve essere avvisata che, a seguito delle sue dichiarazioni, potranno essere svolte delle indagini nei suoi confronti, invitandola a nominare un difensore;

• se la persona è già stata sentita dal difensore o dal suo sostituto non possono essere chieste informazioni sulle domande formulate e sulle risposte date.

Delle informazioni assunte deve essere redatto un verbale (art. 357, comma 2 lettera c. , c.p.p.) in forma riassuntiva complessa (art. 357, comma 3, in relazione all’articolo 373, commi 1 e 2, c.p.p.). L’atto è pienamente utilizzabile prima del giudizio, mentre, durante il dibattimento, l’utilizzabilità è limitata ai fini delle contestazioni al testimone che abbia già deposto o che sia in tutto o in parte reticente (art. 500, commi 1, 2, 2 bis e 3, c.p.p.). Inoltre le dichiarazioni utilizzate per la contestazione diventano pienamente utilizzabili come prova dei fatti in esse affermati se, a seguito della contestazione, sussista difformità rispetto al contenuto della testimonianza e sussistano altri elementi di prova che ne confermano l’attendibilità (art. 500, comma 4). Sono inoltre pienamente utilizzabili se il testimone è stato sottoposto a violenza, minaccia, offerta o promessa di denaro o d’altra utilità affinché non deponga o deponga il falso, in altre parole risultino altre situazioni che abbiano compromesso la genuinità dell’esame (art. 500, comma 5, c.p.p.). Da ultimo sono utilizzabili le dichiarazioni assunte dalla Polizia Giudiziaria quando, per fatti o circostanze imprevedibili, è diventato impossibile l’esame

33

Page 34: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

del testimone (art. 512 c.p.p.), oppure se le dichiarazioni sono state rese da un cittadino straniero residente all’estero, il quale non sia stato citato o che, se citato, non sia comparso (art. 512 bis c.p.p.). La persona invitata a presentarsi davanti alla P.G. in sede d’indagini preliminari per rendere sommarie informazioni, ha l’obbligo di presentarsi. Se non vi adempie senza un giustificato motivo incorre nel reato previsto e punito dall’articolo 650 del codice penale. Pur non esistendo una norma specifica (che invece sussiste per colui che rende dichiarazioni false, ovvero tace, in tutto o in parte, su ciò che sa intorno ai fatti per i quali viene sentito avanti il P.M. - art. 371 bis c.p. - o avanti l’Autorità Giudiziaria, dove, oltre a prevedere quanto già indicato nell’articolo 371 bis, è reato anche negare il vero, - art. 372 c.p. ), si può affermare che le persone sentite a sommarie informazioni dalla Polizia Giudiziaria, hanno l’obbligo di rispondere secondo verità; qualora non lo facciano, potrebbero essere sottoposte ad indagini per i reati di favoreggiamento personale (art. 378 c.p.), rifiuto d’ufficio (art. 652 c.p.) o calunnia (art. 368 c.p.). Il reato contravvenzionale previsto dall’articolo 652 c.p. punisce chi, in occasione di un tumulto o di un pubblico infortunio o di un comune pericolo, ovvero nella flagranza di un reato, rifiuta, senza un giusto motivo, di prestare il proprio aiuto, o la propria opera, ovvero di dare le informazioni o le indicazioni che gli siano richieste da un pubblico ufficiale o da una persona incaricata di pubblico servizio, nell’esercizio delle funzioni o del servizio; tale comportamento è punito con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a 309 euro. Ma se il colpevole fornisce informazioni o indicazioni mendaci, è punito con l’arresto da uno a sei mesi ovvero con l’ammenda da 30 a 619 euro. La richiesta rivolta al cittadino da parte del pubblico ufficiale o di un incaricato di pubblico servizio deve essere esplicita, ed il rifiuto deve essere ingiustificato; della effettività del giusto motivo addotto a scusante del rifiuto può decidere solamente il giudice. Possono evitare di rendere le informazioni richieste i “prossimi congiunti” della persona sottoposta ad indagini (per la nozione di prossimo congiunto occorre fare riferimento all’articolo 307, ultimo comma, del codice penale), salvo che costoro non siano i denuncianti o i querelanti, oppure il reato sia stato commesso in loro danno o in danno di un altro prossimo congiunto (art. 199 c.p.p.). Come sostengono molti illustri Autori, il dovere di avvisare il prossimo congiunto che ha la facoltà di non rispondere, è in capo anche al componente (Ufficiale od Agente) della Polizia Giudiziaria che, nel corso di indagini, si prepari a raccogliere le informazioni in possesso della persona che viene sentita. L’articolo 351 c.p.p. non richiama espressamente l’articolo 199 c.p.p. , ma occorre affermare che questo è un principio generale che, peraltro, se violato, darebbe luogo ad una nullità relativa che, come tale, non è rilevabile d’ufficio e può essere dedotta, a pena di decadenza, esclusivamente nei termini previsti dall’articolo 181 c.p.p. . Da ultimo non sono obbligati a riferire su ciò che a loro fu confidato o è pervenuto a loro conoscenza per ragione del proprio ministero od ufficio o della

34

Page 35: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

loro professione, fatti salvi i casi in cui hanno l’obbligo di riferirne all’Autorità Giudiziaria, le persone indicate negli artt. 200, 201, 202 e 203 c.p.p. . 9. Accertamenti urgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone (art. 354 c.p.p.) I verbali d’accertamenti urgenti sui luoghi, sulle cose e sulle persone (art. 354, commi 1 e 2, c.p.p.) sono atti tipici di indagine preliminare ad iniziativa della polizia giudiziaria. Lo scopo è quello di accertare, una volta avvenuto un reato, lo stato dei luoghi e delle cose, e le tracce e gli altri effetti materiali che sono derivati dall’attività illecita. Tali verbali possono essere integrati da rilievi fotografici, anche eventualmente corredati da diciture esplicative e illustrative specifiche. I presupposti sono che il P.M. non abbia ancora assunto la direzione delle indagini, e, comunque, non possa tempestivamente intervenire e che vi sia pericolo che i luoghi, le cose e le tracce si alterino o si disperdano o comunque si modifichino. Con la riforma del c.d. “pacchetto sicurezza” (Legge 26 marzo 2001 n. 128), la sopraccitata possibilità è stata estesa non solo, come abbiamo visto, al caso d’oggettiva impossibilità del pubblico ministero ad intervenire tempestivamente, ma anche a quello in cui il rappresentante della pubblica accusa non abbia ancora assunto la direzione delle indagini. Devono essere eseguiti da ufficiali di Polizia Giudiziaria ma, in caso di particolare necessità e urgenza, possono essere compiuti anche da agenti di Polizia Giudiziaria, così come previsto dall’articolo 113 delle disposizioni di attuazione al codice di procedura penale. Costoro possono avvalersi degli ausiliari indicati nell’articolo 348 ultimo comma c.p.p. , quando si debbano eseguire operazioni che richiedono delle specifiche competenze tecniche; è bene rammentare che l’ausiliario non può rifiutarsi di fornire la propria opera. Per quanto attiene alle garanzie difensive, non è necessario dare alcun preavviso al difensore della persona sottoposta alle indagini, ma quest’ultima, se presente, deve essere avvisata che ha la facoltà di farsi assistere da un difensore di fiducia (articolo 114 disposizioni d’attuazione al c.p.p.); il difensore, se già presente sul posto o qualora sia intervenuto nel corso dell’operazione, ha diritto ad assistere e può avanzare richieste e fare osservazioni o riserve (articolo 356 c.p.p.). Il verbale deve essere depositato dal P.M. entro il terzo giorno successivo al suo compimento (art. 366 c.p.p.). Il verbale è utilizzabile pienamente prima del giudizio, ma anche in sede dibattimentale, trattandosi di atto irripetibile, ha la medesima utilizzabilità e trova collocazione nel fascicolo per il dibattimento, ai sensi dell’articolo 431, 1° comma, lettera b). 10. Gli accertamenti tecnici

35

Page 36: GLI ASPETTI GIURIDICI GENERALI DELL’INFORTUNISTICA ...attiemodellidipoliziagiudiziaria.eu/files/186-189...come-operare.pdf · PENALE E DEL CODICE DI PROCEDURA PENALE. 589. Omicidio

Sono atti atipici d’indagine ad iniziativa della Polizia Giudiziaria, che hanno un contenuto d’accertamento di una situazione in ordine alla quale sono necessarie particolari cognizioni in materie tecniche, scienze o arti. Affinché possano essere realizzati dalla polizia giudiziaria occorre che:

• vi sia la necessità ed urgenza ai fini delle indagini; • che gli atti da compiere non siano irripetibili.

Possono essere compiuti indifferentemente da agenti o ufficiali di polizia giudiziaria che si avvalgono di persone idonee, che abbiano cioè una specifica preparazione tecnica (art. 348, comma 4, c.p.p.); il difensore della persona sottoposta alle indagini non ha diritto ad essere avvisato del compimento dell’atto, né ha diritto di assistervi. Questi atti che sono pienamente utilizzabili prima del giudizio, non hanno invece alcuna utilizzabilità nel giudizio. Pur non essendo specificatamente regolati dal codice di procedura penale (per questa ragione vengono catalogati tra gli atti atipici), possono essere eseguiti ad iniziativa della Polizia Giudiziaria, così come risulta dalla lettura dell’articolo 348, comma 4, c.p.p. . Ciò su cui è importante porre l’accento, è che la polizia giudiziaria non può procedere ad accertamenti tecnici irripetibili, e tali sono quelli che riguardano persone, cose o luoghi il cui stato è soggetto a modificazioni; nei procedimenti di competenza del Giudice di Pace ciò può avvenire solamente previa espressa autorizzazione del Pubblico Ministero. La Corte di Cassazione ha più volte affermato che un accertamento, il quale non sia volto a stabilire lo svolgimento di un fatto mediante la sua riproduzione fenomenica, né diretto a richiedere il parere di un esperto, sul come e sul perché un fatto sia accaduto secondo la cognizione tecnica di scienze od arti, ma semplicemente sia volto ad ottenere la descrizione oggettiva e statica di una determinata cosa, non costituisce un esperimento giudiziale, né perizia, né accertamento tecnico non ripetibile, comportante con ciò l’intervento della difesa, ma un accertamento sulle cose e sui luoghi, cioè un’osservazione immediata e diretta che può essere compiuta anche dalla Polizia Giudiziaria. Prima di procedere al compimento dell’atto di propria iniziativa, l’operatore dovrà:

• valutare le esigenze di necessità rispetto all’indagine ed in particolare le ragioni d’urgenza, che giustifichino la mancata informativa al P.M. ;

• assicurarsi che l’atto di accertamento non distrugga la cosa oggetto di esso e, comunque, non modifichi lo stato di essa o dei luoghi. Se potesse avvenire ciò, occorre avvertire il P.M. al quale spetta valutare se ricorrere agli accertamenti tecnici previsti dall’articolo 360 c.p.p. .

L’accertamento tecnico richiede particolari conoscenze tecniche o scientifiche per cui non può essere eseguito direttamente dalla polizia giudiziaria la quale, per compierlo, si avvale di un esperto (l’ausiliario di P.G.) che concorra nella realizzazione dell’atto; questi, infatti, fornisce le conoscenze tecniche che la P.G. non ha. Quanto alla documentazione, si può ricorrere alla semplice annotazione.

36