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Gli occhiali: una breve storia

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Gli occhiali: una breve storia. La logica degli occhiali. Tradizionalmente gli occhiali sono il simbolo della vista e anche del “veder chiaro” Gli occhiali offrono a colui che li utilizza la possibilità di vedere di più e diversamente ossia di percepire ciò che non gli appare a occhio nudo. - PowerPoint PPT Presentation

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Gli occhiali: una breve storia

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La logica degli occhiali

• Tradizionalmente gli occhiali sono il simbolo della vista e anche del “veder chiaro”

• Gli occhiali offrono a colui che li utilizza la possibilità di vedere di più e diversamente ossia di percepire ciò che non gli appare a occhio nudo

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La logica degli occhiali

• Gli occhiali arricchiscono la visione e infatti per esempio le lenti colorate di Goethe permettono di vedere la vita a colori procurando piacere sia all’occhio che alla mente

• Anche gli occhiali poliedrici o sfaccettati in cui ogni lente costituita da un vetro tagliato moltiplica l’oggetto tante volte quante sono le sue sfaccettature - non sarà un caso che questi occhiali siano comunemente chiamati “occhiali degli avari” - procurano piacere

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Occhiali con lenti colorate

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Occhiali con lenti colorate

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Occhiali con lenti colorate

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Gli occhiali degli avari

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Gli occhiali degli avari

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Gli occhiali degli avari

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La logica degli occhiali

• Gli occhiali dunque scivolando in una logica di supplenza ci portano a confrontarci con ciò che i greci ed Esiodo in particolare chiamavano “hybris” ovvero la dismisura che spingendo l’uomo a vedere di più di quanto gli fosse assegnato dal destino lo avvicina pericolosamente alla follia

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La logica degli occhiali

• Ecco dunque che già un oggetto semplice come l’occhiale segnala l’errore di chi crede che i progressi tecnici siano la panacea universale: quelli colorati regalano a chi li utilizza una visione che prima non aveva; quelli sfaccettati procurano ciò che manca all’avaro e le lenti di ingrandimento permettono di vedere ciò che sfugge a occhio nudo

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La logica degli occhiali

• Gli occhiali sono quindi delle protesi perché lungi dal correggere il difetto lo compensano: rimpiazzano artificialmente del tutto o in parte una funzione più o meno assente dell’organo oculare

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La logica degli occhiali

• Quella degli occhiali è allora una logica infernale perché senza volerne denigrare scioccamente i sistemi tecnici compensatori ha tuttavia anche ragione Aldous Huxley quando spostando completamente il problema sostiene in “L’arte di vedere” (1943) che gli occhiali non sono né buoni né cattivi

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Gli occhiali secondo Aldous Huxley

• “Gli occhiali costringono gli occhi in uno stato di rigida immobilità strutturale. Da questo punto di vista li si può paragonare non tanto a grucce, come ha fatto il dottor Luckiesh, quanto piuttosto a stecche, busti o ingessature”

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Gli occhiali secondo Aldous Huxley

• Per cercare di mettere sotto la giusta luce le affermazioni di Huxley bisogna sottolineare due cose: egli menziona solo patologie oftalmiche leggere e inoltre all’epoca in cui scrisse la sua opera esistevano solo occhiali mono o bifocali e non c’erano gli occhiali multifocali come sono quelli progressivi odierni

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Gli occhiali secondo Aldous Huxley

• Tuttavia se è certo che la prescrizione degli occhiali resta solo un compromesso e l’oculista li prescrive solo per “minimizzare” i possibili effetti secondari oggi il testo di Huxley è da considerare soprattutto un invito al vedere un manuale che insegni a ben guardare sia perché i buoni occhiali sono davvero conservativi in quanto riposando la vista impediscono a miopia e presbiopia di progredire sia perché Huxley stesso portava occhiali

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Aldous Huxley 1894 - 1963

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Gli occhiali secondo Aldous Huxley

• Gli occhiali imperfetti di Huxley obbediscono a quella “tradizione antimedica” secondo cui il male peggiore sta nell’uso dei rimedi perché “le lenti neutralizzano i sintomi ma non rimuovono le cause della visione difettosa. Anzi gli occhi così trattati lungi dal migliorare tendono a indebolirsi vieppiù e a richiedere lenti sempre più forti per correggere i loro difetti”

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La logica degli occhiali

• Che il sistema compensatorio degli occhiali segua una logica infernale e che almeno in parte Huxley abbia visto giusto lo mostra una sorprendente incisione in cui la Morte che si avvicina a un vecchio seduto con il bastone a portata di mano e che inforca un paio di grossi occhiali reca una bacinella una clessidra un teschio ma anche ogni tipo di protesi (una stampella un clistere delle cinghie di contenzione e anche due diversi tipi di occhiali)

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La logica degli occhiali

• Nell’epoca in cui l’incisione è stata realizzata era possibile darne la seguente lettura: la Morte viene a recuperare le protesi che mantengono in vita il vecchio perché come indica la presenza della clessidra la sua ora è (quasi) giunta

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Caricatura della medicina XVII -XVIII secolo incisione

(anonimo)

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Attorno alla storia degli occhiali

• Allo stato attuale delle nostre conoscenze è impossibile individuare l’inventore degli occhiali e tuttavia i primi occhiali furono prodotti attorno al 1286 da un artigiano vetraio di Pisa

• Uno studio più recente tenta di spostare l’invenzione degli occhiali verso l’Europa del Nord e la fa risalire al massimo al 1260

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Attorno alla storia degli occhiali

• L’inventore degli occhiali - e qui torna l’”hybris” che già abbiamo legato alla nascita di questo oggetto - è come Prometeo il quale benefattore dell’umanità in quanto inventore delle tecniche è anche punito per aver trasgredito l’ordine naturale delle cose

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Freud sul mito di Prometeo

• Cosa insegna il mito di Prometeo secondo il Freud di “Il disagio della civiltà”?

• Sotto l’effetto di “hybris” il progresso tecnico costruisce attivamente una catena fatale che porta al disastro infatti come scrive Freud “l’uomo è divenuto una specie di dio-protesi veramente magnifico quando è equipaggiato di tutti i suoi organi accessori; questi però non formano un tutt’uno con lui e ogni tanto gli danno ancora del filo da torcere”

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McLuhan 1960

• Anche Marshall McLuhan sembra riprendere il mito di Prometeo quando in “Gli strumenti del comunicare” afferma che ogni eccessiva estensione tecnologica genera il suo punto di rottura perché la creatività è da lui descritta come “una forza che genera il suo proprio accecamento: una generale perdita di consapevolezza del campo totale”

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McLuhan 1964

• McLuhan nel 1964 porta il punto di vista di Huxley sugli occhiali a un nuovo estremo: secondo il suo ragionamento non ci sarebbero buoni o cattivi occhiali dato che è l’uso che se ne fa a determinarne il valore

• Il problema delle estensioni tecnologiche sta nel fatto di essere in sé dei media che riorganizzando o modificando il rapporto tra i vari sensi e i modelli di percezione arricchiscono l’immaginario: per McLuhan ciò che conta è l’effetto psicologico dell’occhiale non più la sua correzione

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McLuhan 1964

• Gli occhiali dunque rappresentando l’inizio della mercificazione dell’immagine costituiscono da un lato dei segni premonitori della “perdita dell’aura” benjaminiana dell’immagine stessa e dall’altro annunciano direttamente l’accecamento - come quello del marito col cannocchiale che non vede niente della piccola tresca della moglie col suo amante - se non addirittura la morte del voyeur

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Thomas Rowlandson Baci rubati acquatinta 1814

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Thomas Rowaldson L’astronomo acquatinta 1814

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Attorno alla storia degli occhiali

• Molti ricercatori avanzano l’ipotesi che gli occhiali siano legati allo sviluppo della produzione delle miniature e dei manoscritti. Perché se è possibile leggere con una lente è difficile scrivere reggendola allo stesso tempo in mano

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Attorno alla storia degli occhiali

• Sempre più nel XVIII secolo e soprattutto nel XIX secolo gli occhiali diventano sia un oggetto di ottica sia un accessorio di moda: sono gioielli che incastonano sguardo e seduzione

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Attorno alla storia degli occhiali

• Secondo Roland Barthes “Frammenti di un discorso amoroso” nessuno sfugge il nascondersi dietro la maschera degli occhiali scuri e dunque queste protesi che si ritiene celino il desiderio possono anche alludervi infatti dice Barthes poiché bisogna “che si sappia che non voglio darlo a vedere: cammino col dito puntato sulla maschera”

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Attorno alla storia degli occhiali

• Divenendo accessorio di abbigliamento quindi gli occhiali velano e svelano il desiderio espresso dallo sguardo

• L’erotismo nasce allora dalla tensione tra queste due azioni

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Attorno alla storia degli occhiali

• Se alla voce occhiale nell’enciclopedia francese si ricorda tristemente che l’occhiale “lunette” della ghigliottina è quel “buco attraverso cui passa la testa del condannato” ecco che gli occhiali se permettono di scoprire meraviglie fanno anche vedere la morte

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Accecamento concettuale

• Gli occhiali a partire dalla loro comparsa e almeno fino al XIX secolo sono collegati non solo alla morte e alla cecità ma anche all’inganno al diavolo come prova di una diffidenza sempre grande verso le fallacie e le altre illusioni che gli occhiali possono produrre

• Il diavolo come gli occhiali è generatore di dualità soprattutto quando l’oggetto visto non corrisponde all’idea che se ne aveva prima

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La tentazione di sant’Antonio incisione Brueghel il vecchio

1556

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Accecamento concettuale

• Non si vede se non quello che si è appreso a vedere ovvero quello che si desidera vedere ed è proprio perché solitamente esiste questo iato tra l’immagine vista e quella che si desidera vedere che nelle tentazioni il diavolo appare

• Solo San Tommaso che verifica tutto attraverso il tatto è sempre senza occhiali infatti ciò che si vede attraverso gli occhiali e in particolare quelli sfaccettati non può essere verificato attraverso il tatto

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Per concludere

• La protesi ottica degli occhiali altro non è se non un trapianto strumentale proiezione fantasmata della società tecnica che nata dalla prima rivoluzione industriale non potendo contrastare il proprio destino veste a livello psicologico culturale e artistico gli effetti della crescita dell’entropia.

• Lo mostrano anche le lenti a contatto che a volte male tollerate altro non sono se non la prova che la protesi oculare aderisce all’occhio ma è anche contro l’occhio

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Per concludere

• Anche le stanghette rivelano la natura irrimediabilmente artificiale dell’artefatto occhiale infatti se c’è bisogno di attaccarli così strettamente al corpo non è forse perché le protesi oculari sono sostanzialmente staccabili?

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Per concludere

• Le protesi non sono in grado di adattarsi al corpo perché non sono corporee ma psicologiche

• Estendono i sensi e la percezione stimolano la nostra immaginazione e generano i nostri fantasmi modificando così il nostro rapporto col mondo

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Epilogo

• Tutti questi sviluppi storici e fantasmatici più o meno sfumati attorno agli occhiali mostrano che nessuna protesi può ampliare i limiti dell’uomo finché l’uomo stesso non è preparato psicologicamente a riceverla

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Epilogo

• La morale di questa storia è che gli occhiali ci mettono di fronte ad aberrazioni sia ottiche sia concettuali relative alla nozione di protesi

• Per quanto perfezionata nessuna protesi risolverà mai le cause della sua necessità che continua a essere morale almeno nell’immaginario

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Bibliografia

• R. Barthes “Frammenti di un discorso amoroso” Einaudi Torino 1977

• S. Freud “Il disagio della civiltà” in “Opere” vol. 10 Bollati Boringhieri Torino 2003

• A. Huxley “L’arte di vedere” Adelphi Milano 1989

• A. Maillet “Gli occhiali. Scienza arte illusioni” Raffaello Cortina Editore Milano 2007

• M. McLuhan “Gli strumenti del comunicare” Il Saggiatore Milano 1997