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Gli studenti in situazione di Bes e la didattica inclusiva
A cura di Pierpaolo Triani
(Università Cattolica del Sacro Cuore)
ottobre 2014
Schema dell’intervento
• Premessa
• Che cosa intende la normativa con BES
• Difficoltà, Disagi, Situazioni di BES
• Principi di azione
• Alcune operazioni per lavorare con studenti con problemi
• Una mappa di strategie di personalizzazione
Premesse
• Il tema dei BES sta generando, da un punto di vista pedagogico, e didattico diverse domande.
• Sarebbe un errore, a mio parere, isolare il tema da una prospettiva più ampia.
• Parlare dei BES e struttura interventi specifici ha senso dentro una Didattica del disagio scolastico
• E’ dentro questo quadro generale che la categoria può avere una sua utilità
• Senza una didattica del disagio si rischia:
- il formalismo
- l’esclusione invece dell’inclusione
• Parlare di inclusione, di personalizzazione e degli altri termini correlati non significa parlare di soltanto di direzioni di lavoro e di strategie, ma di una prospettiva ‘pedagogica’ che riguarda la scuola nel suo insieme.
• Gli interventi formalmente definiti per specifiche situazioni di difficoltà acquisiscono maggiore efficacia e coerenza pedagogica se sono inseriti e sostenuti dentro un ‘fare scuola’ inclusivo teso a promuovere in ciascuno le condizioni migliori per apprendere.
• La didattica ‘speciale’ chiede perciò un’impostazione didattica generale coerente.
Una prospettiva non al ribasso
• La prospettiva della didattica a misura di ciascuno non può però essere declinata al ribasso.
• La didattica ‘inclusiva’ non può essere interpretata come un movimento di riduzione dei carichi didattici e degli obiettivi.
• Questo aspetto è solo uno strumento dentro una logica di azione didattica personalizzante, ossia tesa a promuovere le dinamiche che rendono la persona tale.
Che cosa si intende
con situazioni di BES?
Si tratta di un termine ad ampio spettro …
• “In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”
• “Quest’area dello svantaggio scolastico che ricomprende problematiche diverse viene indicata come area dei Bisogni Educativi Speciali. Vi sono comprese tre grandi sotto-categorie: quella della disabilità, quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio economico culturale”.
Prima categoria
• Sono gli alunni in situazioni di diversa abilità certificate ai sensi della 104/92
Seconda categoria
• Alunni con DSA (riferimento legge 170/2010)
• Disturbi specifici nell’area del linguaggio
• Disturbi nelle aree non verbali
• Disturbi lievi dello spettro autistico
• Disturbi dell’attenzione e dell’iperattività
• Funzionamento cognitivo limite
Terza categoria
• Studenti con gravi difficoltà legate all’area dello svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale
Difficoltà, Disagi, Situazioni di BES
Le difficoltà ‘fisiologiche’
E’ importante riconoscere la ‘normalità’ della fatica nei processi
educativi. Non tutte le difficoltà sono ‘disagi’ che vanno ad incidere
sul processo di apprendimento.
Vi sono difficoltà scolastiche fisiologiche legate:
- al fatto che il processo di apprendimento è un processo di costruzione
personale;
al fatto che il processo di insegnamento/apprendimento avviene in un
contesto ‘obbligato’ che genera naturalmente fenomeni di
resistenza.
Le difficoltà fisiologiche portano all’aumento o al mantenimento delle
risorse esistenti nell’alunno.
Il disagio invece è una difficoltà che non genera nuove risorse ma
consuma solo quelle presenti.
Le situazioni di disagio scolastico
Il disagio invece si ha, dunque, quando una difficoltà, o
un insieme di difficoltà (dovute ad un disturbo oppure
ad una particolare situazione personale) non genera
nell’alunno nuove risorse ma consuma solo quelle
presenti.
Il disagio scolastico può essere definito come l’insieme di
difficoltà che invece di concorrere all’aumento delle
risorse personali impediscono all’alunno di vivere in
modo positivo le relazioni scolastiche, raggiungere un
rendimento sufficiente e, in alcuni casi, vivere un
rapporto positivo con se stesso.
Il disagio scolastico è un fenomeno strutturale, plurale,
aperto.
(Brophy 1999) Studenti con
problemi di
successo
scolastico
Studenti con problemi
di ostilità
Studenti con problemi
di adattamento al
ruolo studente
Studenti con problemi
di relazioni sociali
Studenti scarsi e lenti Studenti ostili-
aggressivi
Studenti iperattivi Studenti rifiutati dai
compagni
Studenti con
sindrome di
fallimento
Studenti passivo-
aggressivi
Studenti facili a
distrarsi
Studenti timidi e
introversi
Studenti troppo
perfezionisti
Studenti ribelli e
provocatori
Studenti immaturi
Studenti demotivati
(underachiever)
Vademecum per il disagio (2011)
Scheda 29 Studenti con difficoltà legate alla condizione di
migranti
Scheda 30 Studenti con difficoltà nella gestione
dell’aggressività
Scheda 31 Studenti con difficoltà di attenzione
Scheda 32 Studenti con difficoltà lievi di apprendimento
Scheda 33 Studenti con difficoltà di integrazione in classe
Scheda 34 Studenti con difficoltà di motivazione
Scheda 35 Studenti con paura di fallire e perfezionisti
Scheda 36 Studenti con difficoltà ‘esistenziali’
Scheda 37 I casi di sospetto maltrattamento
Scheda 38 Altre situazioni critiche
Disagi e BES • Oggi nella prospettiva della didattica inclusiva si pone una
particolare attenzione agli studenti in situazione di BES? Ma:
Quando si può parlare di BES in senso stretto, secondo la logica delle recenti normative?
a) Siamo in presenza di una situazione di BES quando le difficoltà incidono così fortemente sul processo di crescita e sul rendimento scolastico dell’alunno da richiedere un intervento specifico formalizzato
b) Per riconoscere se le difficoltà incidono fortemente si possono considerare, secondo D. Ianes, tre criteri: danno, ostacolo, stigma
Disagio e didattica inclusiva
• La didattica ‘inclusiva’ non si presenta perciò come una risposta solo alle situazioni più difficili, ma come una logica di intervento di:
- promozione dell’apprendimento di ciascuno
- prevenzione del disagio scolastico
- contenimento e fronteggiamento delle diverse situazioni di disagio
Principi di azione
• Considerare i diversi livelli di intervento
• Considerare le diverse aree di intervento
• Partire dall’ordinario
• Agire con gradualità
• Tenere come punto di riferimento la promozione della persona e del suo apprendimento
• Costruire collaborazioni
I diversi livelli di intervento
• Primo livello: livello generale
• Secondo livello: livello specifico
• Terzo livello: livello specialistico
• Il primo livello ha come oggetto la cura della qualità dell’azione didattica e della vita della classe.
• Esso chiama in causa tutti gli ordini di scuola e si esplica attraverso l’attenzione alle forme d’intervento della didattica ordinaria, in particolar modo:
• Alle strategie messe in atto dal docente per motivare gli studenti e per promuovere i loro apprendimenti;
• Alla costruzione e alla gestione della classe
• Alle modalità di comunicazione e relazione con i singoli alunni.
Primo livello
• Il secondo livello di intervento quelle specifiche difficoltà che impediscono a singoli alunni di portare avanti positivamente il rapporto con i diversi compiti educativi che la scuola pone. Si tratta di difficoltà circoscritte ad alcuni di questi compiti.
• Tale livello si esplica attraverso:
- Momenti di supporto individuale sia in ordine agli apprendimenti, sia in ordine alla motivazione;
- Personalizzazione degli obiettivi, dei compiti, delle attività;
- Esperienze didattiche altamente laboratoriali
Secondo livello
• Questo livello riguarda gli interventi di alta personalizzazione nei confronti degli studenti che hanno acquisito, nel tempo, un alto tasso di rifiuto e intolleranza nei confronti della vita scolastica, oppure un alto tasso di demotivazione. Questi vissuti hanno generalmente come conseguenza una forte indifferenza verso le richieste della scuola, una chiusura nel proprio mondo, un chiamarsi, di fatto, ‘fuori, anche attraverso assenze prolungate.
Terzo livello
• Nel terzo livello gli interventi si declinano attraverso:
- la strutturazione di un percorso specifico e l’eventuale inserimento in un piccolo gruppo
- l’accompagnamento, per alcune attività, di un educatore;
- l’attivazione di un rapporto con il mondo del lavoro
Le aree di intervento
• Singolo
• Classe
• Sistema
Una mappa delle aree e dei livelli d’intervento
Primo livello (generale) Secondo livello (specifico) Terzo livello
(Specialistico)
Area: singolo
Area: classe
Area: organizzazione –
istituzione
Alcune operazioni
• Osservare / Descrivere: la classe e il singolo
• Inter-agire
• Progettare interventi specifici
Osservare
• Prendere in considerazione un quadro di indicatori a livello di classe e di singoli
• Descrivere la situazione di difficoltà in rapporto ai compiti di sviluppo e apprendimento ‘richiesti’ dalla scuola
Dal Progetto Centra La Scuola
• Area della motivazione e del rendimento scolastico
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Fatica ad essere presente a scuola
Fatica a prendere parte alle attività didattiche
Fatica a svolgere il compito assegnato
Indifferenza a qualunque tipo di richiamo e sollecitazione all’impegno
Atteggiamento passivo e ripiegamento su di sé
Limitata capacità di memoria
Limitata capacità di elaborare le informazioni
Inter-agire
• Modulare gli interventi in rapporto alle tipologie di difficoltà dell’alunno.
Studenti con difficoltà nella gestione dell’aggressività
Quali sono alcuni segnali Che cosa è bene fare Che cosa è bene evitare
Labilità emotiva
Crisi di collera improvvisi
Uso reiterato del non
rispetto delle regole
Uso reiterato della
prepotenza, delle minacce,
anche attraverso forme poco
appariscenti (dispetti,
violenze verbali, ricatti) agli
occhi dei docenti
Negazione dei
comportamenti ostili messi
in atto
Frequenti comportamenti di
sfida nei confronti
dell’insegnante
Disposizione relazionale
verso la persona e ‘ferma’
verso il comportamento
aggressivo
Aiuto nel modo di elaborare
le informazioni sociali
Aiuto nel riconoscere e
gestire le proprie emozioni
(es.: distinguendo tra
emozione e comportamento)
Aiuto nel modo di gestire i
conflitti e nell’imparare le
abilità sociali
Presentazione di modelli di
comportamento diversi che
permettono di rompere il
comportamento stereotipato
Evitare che l’aggressività
produca benefici
Concordare, quando
possibile, con la famiglia,
alcuni obiettivi su cui
lavorare insieme
Manifestare apertamente la
propria rabbia
Contrapporre continuamente
ad un atteggiamento
oppositivo un medesimo
stile di opposizione
Studenti con difficoltà di attenzione
Quali sono alcuni segnali Che cosa è bene fare Che cosa è bene evitare
Non riescono a stare fermi e ‘si muovono’ anche da seduti;
Interrompono continuamente le attività degli altri senza preoccuparsene troppo
Hanno un arco di attenzione breve
Hanno difficoltà ad adattarsi ai cambiamenti
Non sanno aspettare e non tollerano le frustrazioni
Hanno difficoltà a pianificare e organizzare la propria attività
Intervenire sul contesto di apprendimento:
- facendo attenzione alla collocazione degli studenti in classe:
- assegnando piccoli incarichi che permettano allo studente di muoversi e di sentirsi utile
Curare il contatto visivo Servirsi dei nomi degli studenti e
utilizzarli spesso Insegnare alcuni comportamenti e
rinforzare i successi Porre una particolare attenzione alla
chiarezza delle consegne Rinforzare con coerenza le regole Tenere un tono della voce ben
ritmato Aumentare il ritmo e la varietà delle
lezioni Cominciare con sessioni di lavoro
breve Prevedere momenti di pausa Rendere più partecipata l’azione dello
studente Aiutare a conservare le tracce di ciò
che si sta facendo
Reiterare comportamenti e richiami che non producono cambiamenti reali nell’alunno (es: fare sempre lo stesso richiamo; accrescere il numero delle ‘note’)
Condurre un ‘braccio di ferro’ continuo sui singoli aspetti
Utilizzare un solo modo per condurre l’attività didattica
Studenti con difficoltà di integrazione in classe
Quali sono alcuni segnali Che cosa è bene fare Che cosa è bene evitare
Scarsa disinvoltura nelle
relazioni sociali
Poca capacità di coinvolgere
gli altri
Poca capacità di rendersi
piacevoli
Rifiuto di lavorare con gli
altri
Messa in atto, in alcuni casi,
di comportamenti disturbanti
e ostili nei confronti dei
compagni
Lavorare con la classe:
a) Insegnare abilità sociali
b) Attivare lavori in piccoli
gruppi
c) Ruotare regolarmente e in
modo ragionato i posti nella
classe
Lavorare con il singolo:
a) Favorire esperienze di
successo
b) Rafforzare comportamenti
positivi
c) Aiutarlo a leggere i
comportamenti che incidono
negativamente nella
costruzione della relazione
con i compagni
d) Confrontarsi con la famiglia
per concordare linee comuni
Etichettare di fronte ai
compagni la scarsa capacità
relazionale
Limitarsi a richiamare
l’importanza di avere una
buona relazione tra
compagni
Mantenere ,durante l’anno,
sempre la stessa
disposizione in classe
Cambiare, durante l’anno, i
posti nella classe
casualmente
Studenti con lievi difficoltà di apprendimento
Quali sono alcuni segnali Che cosa è bene fare Che cosa è bene evitare Fanno progressi molto lenti Hanno difficoltà a seguire
le indicazioni Fanno fatica a completare il
lavoro assegnato Hanno una limitata
capacità di memoria e di elaborazione delle informazioni
Definire, concordandolo tra insegnanti e con il coinvolgimento della famiglia, degli obiettivi ad hoc
Strutturare le richieste precisando sempre i compiti da svolgere
Mostrare attenzione, ad esempio far sedere lo studente in prima fila nella classe e mantenere con lui un contatto frequente con gli occhi
Mantenere la motivazione, ad es. richiamando l’attenzione sui successi e mandando note positive a casa
Affiancare lo studente nei lavori, anche attraverso l’aiuto dei compagni
Richiamare esclusivamente l’importanza dell’impegno
Mettere in luce gli insuccessi
Studenti con difficoltà di motivazione
Quali sono alcuni segnali Che cosa è bene fare Che cosa è bene evitare
Fanno, con fatica, il minimo richiesto
Tendono a non assumersi responsabilità. Quando sono frutto di un ordine
Sono indifferenti a qualunque tipo di richiamo
Guardando con un certo distacco ciò che accade a scuola
Costruire una relazione positiva
Cercare di appassionare ai contenuti proposti
Proporre, anche con l’esempio, buone ragioni per studiare
Individuare le potenzialità di questi alunni e predisporre attività in cui esse possono emergere
Ascoltare le resistenze e le obiezioni verso l’impegno scolastico;
Costruire con gli alunni un piano di lavoro
Variare i metodi dell’attività didattica
Richiamare solo verbalmente
Fare finta di niente e lasciar fare
Insistere sulla strada delle punizioni
Lasciarsi prendere dalla rabbia
Studenti con difficoltà esistenziali
Quali sono alcuni segnali Che cosa è bene fare Che cosa è bene evitare
Tristezza Chiusura Inusuale fatica a
tenere l’attenzione Crisi di pianto Disturbi psicosomatici
(mal di testa, mal di pancia…)
Promuovere esperienze di successo scolastico
Costruire in classe percorsi di educazione emotiva
Sostenere emotivamente, ascoltando e incoraggiando
Confondere la funzione educativa da quella terapeutica
Perdere di vista l’importanza dell’apprendimento
Limitarsi ad un sostegno emotivo
Progettare
• Circoscrivere gli ambiti di intervento
• Definire eventualmente un PDP
• Scegliere alcune strategie di azione
• Valutare quanto progettato
A proposito del PDP
• Il PDP è uno strumento importante a disposizione per innalzare il livello di personalizzazione. Occorre però chiedersi
Vi è bisogno di un intervento didattico particolarmente strutturato?
b) Che vantaggio c’è nella definizione formale di un piano didattico personalizzato? È fattibile? Vi sono contro indicazioni?
Un bagaglio di strategie per una didattica personalizzante
Una mappa di strategie per costruire interventi specifici
Strategie didattiche in
ordine ai diversi saperi disciplinari
Strategie di responsabilizzazione
Strategie metacognitive
Strategie narrativo-esistenziali
Strategie valutative
strategie osservative, di
accompagnamento e di motivazione
strategie relazionali
Strategie di accompagnamento e motivazione
• Dal documento di un IC: Colloqui periodici da parte di un docente scelto all’interno del
Consiglio di classe Colloqui con la psicologa dello sportello di ascolto Far capire allo studente che siamo interessati alle sue difficoltà:
dare quindi attenzione individualmente individuare le attività in cui l’alunno è capaci e creare delle
situazioni in cui queste possano essere espresse al fine di rafforzare la fiducia e l'autostima
Fissare obiettivi concreti e realistici Valorizzare nella didattica linguaggi comunicativi altri dal codice
scritto (linguaggio icono-grafico, parlato), utilizzando mediatori didattici quali immagini, disegni, riepiloghi a voce
Incoraggiare l’apprendimento collaborativo favorendo le attività in piccoli gruppi
Predisporre azioni di tutoraggio tra pari
Strategie relazionali
Cura del clima della classe
Insegnamento delle abilità sociali
Percorso di educazione emotiva
Strategie didattiche
• Valorizzare nella didattica linguaggi comunicativi altri dal codice scritto (linguaggio iconografico, parlato), utilizzando mediatori didattici quali immagini, disegni e riepiloghi a voce
• Utilizzare schemi e mappe concettuali • Privilegiare l’apprendimento dall’esperienza e la didattica laboratoriale • Promuovere processi metacognitivi per sollecitare nell’alunno
l’autocontrollo e l’autovalutazione dei propri processi di apprendimento
• Incentivare la didattica di piccolo gruppo e il tutoraggio tra pari • Promuovere l’apprendimento collaborativo (dal modello ministeriale PDP Scuola Primaria)
Dall’esperienza di un IC
ITALIANO
Obiettivi Metodologie utilizzate
saper ascoltare e comprendere semplici e brevi
messaggi orali ricorrenti nel linguaggio della
scuola;
saper ascoltare e comprendere micro-messaggi
orali relativi ad aspetti concreti della vita
quotidiana;
saper parlare con pronuncia “accettabile” al
fine di essere compresi;
saper usare vocaboli ed espressioni di uso
frequente;
possedere la corrispondenza grafema fonema;
scrivere e trascrivere: saper riprodurre i suoni
semplici e complessi, scrivere sotto dettatura
parole conosciute e brevi frasi;
semplificazione del testo
tabelle
schemi
spiegazioni individualizzate
lavori di gruppo
mappe concettuali
altro:
Strategie responsabilizzanti
• Con il singolo alunno Comunicare con chiarezza le finalità e gli obiettivi delle attività Stesura del contratto formativo con l’allievo • Con la famiglia dell’alunno Concordare la riduzione del carico di studio individuale a casa Concordare l'organizzazione di un piano di studio settimanale con
distribuzione giornaliera del carico di lavoro Concordare le modalità di aiuto: chi, come, per quanto tempo, per
quali attività/discipline chi segue l’alunno nello studio
Strategie metacognitive
Sostenere e promuovere un approccio strategico nello studio utilizzando mediatori didattici facilitanti l’apprendimento (schemi, immagini, mappe …).
Insegnare l’uso di dispositivi extra testuali per lo studio (titolo, paragrafi, immagini,…)
Sollecitare collegamenti fra le nuove informazioni e quelle già acquisite ogni volta che si inizia un nuovo argomento di studio.
Promuovere inferenze, integrazioni e collegamenti tra le conoscenze e le discipline.
Offrire anticipatamente schemi grafici relativi all’argomento di studio, per orientare l’alunno nella discriminazione delle informazioni essenziali.
Sviluppare processi di autovalutazione e autocontrollo delle strategie di apprendimento negli alunni.
Strategie narrativo-esistenziali
• Costruzione di un ‘diario’ personale dell’esperienza formativa
• Costruzione di un diario di classe
• Colloqui per rielaborare l’esperienza
• Pratiche di orientamento
Breve Bibliografia
• AA.VV, ADHD a scuola. Strategie efficaci per gli insegnanti, Erickson, Trento 2013. • AA.VV, Dislessia e altri DSA a scuola, Strategie efficaci per gli insegnanti, Erickson,
Trento 2013. • J. Brophy, Insegnare a studenti con problemi, LAS, Roma 1999. • Comune di Piacenza – Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza,
Vademecum per il disagio scolastico, Piacenza 2012. • D. Ianes – S. Cramerotti, Alunni con BES, Erickson, Trento 2013. • L. D’Alonzo, Come fare per gestire la classe nella pratica didattica, Giunti, Firenze
2012. • G. Sandrone (ed), Pedagogia speciale e personalizzazione, La Scuola, Brescia 2012. • C. A. Tomlinson, Adempiere la promessa di una classe differenziata, LAS, Roma
2006. • P. Triani, Disagi dei ragazzi, scuola, territorio. Per una didattica integrata, La Scuola,
Brescia 2011.