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PROLOGO
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In una fredda e grigia domenica mattina, Candy, so-
prannominata “Piccolo Unicorno”, saltellava per le
strade di Rainbow City, facendo ondeggiare il tulle rosa
della sua gonna e lasciando dietro di sé una piacevole
scia di profumo allo zucchero filato.
«No, vabbe’, epico!!! Troppo epico!
Non vedo l’ora di dirlo alle altre! Fate
largo, gente!» gridava, con gli occhi
pieni di gioia. I passanti si doman-
davano che cosa fosse mai suc-
cesso a quella buffa ragazzina
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con il cerchietto da unicorno
per essere così su di giri.
Le sue migliori amiche,
Glitter, Marine, Daisy e
Melanie l’attendevano sedute
a un tavolo della Pasticceria da Alice, il loro
quartier generale. Le cinque ragazze, qualche anno
prima, avevano fondato insieme la Unicorn Squad: un
gruppo super affiatato di migliori amiche con la pas-
sione per le storie bizzarre e le avventure.
Glitter è una ragazzina con lunghi capelli rossi, in-
dossa abiti e accessori tempestati di pailettes e brillan-
tini, ha un carattere dolce ed è l’amica che tutti vor-
rebbero, sempre presente e pronta ad aiutare. Candy
è la più estroversa del gruppo: vede il mondo tutto
rosa, fiori, zucchero filato e... unicorni! Le piace inven-
tare storie, crede fermamente nell’esistenza del Piccolo
Popolo e non esce mai senza il suo cerchietto decora-
to da un corno di unicorno. Marine è la più glamour,
per lei la moda è un vero e proprio stile di vita. Sempre
impeccabile, con lunghi capelli verde acqua raccolti in
un’elegante treccia laterale, può sembrare arrogan-
te e vanitosa, ma ha un cuore sensibile e crede nella
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forza dell’amicizia. Daisy è l’opposto di Marine, non le
interessano le frivolezze, predilige abiti e accessori neri
come la notte e ascolta musica punk. È anche un’assi-
dua lettrice di libri fantasy ed è la più saggia del grup-
po: non parla molto, ma quando lo fa raramente dice
qualcosa di sbagliato. Melanie infine è la più difficile
da descrivere, è cambiata molto da quando è entra-
ta a far parte della Unicorn Squad: all’inizio era timida,
impacciata e introversa, mentre ora sembra più adulta
delle altre, indossa abiti eleganti ed eccelle nello studio,
principalmente per non deludere le aspettative che suo
padre ha riposto in lei.
«Che cosa dovrà dirci Candy di così urgente? È do-
menica mattina, il tempo è orribile e per venire qui ho
dovuto rinunciare al mio bagno rilassante» brontolò
Marine.
«Sai, recenti studi hanno dimostrato che
si sopravvive anche senza rimanere a mol-
lo per ore in mezzo alle bolle e ai petali di
rosa» rispose Daisy.
Marine ribatté con una smorfia, mentre si
accarezzava i morbidi capelli che le scivola-
vano fra le dita come piccoli fiumiciattoli.
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Melanie invece continuava a guardare l’orologio.
«Spero solo che Candy sia puntuale, non posso rima-
nere a lungo, devo studiare…»
«Ultimamente stai studiando più di tutte noi messe
insieme, staccare la spina per qualche ora ti farà bene!»
provò a tranquillizzarla Glitter.
Melanie sapeva che Glitter aveva ragione, ma nes-
suna di loro sarebbe dovuta partire di lì a poco per af-
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frontare un torneo di scacchi a Parigi. Suo
padre la faceva allenare quasi tutti i giorni,
per lui quel campionato era importantissi-
mo e la ragazza non poteva permettersi
di perderlo, per nessuna ragione al mon-
do. Melanie era una bravissima scacchista,
lavorava sodo a scuola e dava il massimo in
tutte le discipline. Il suo obiettivo più grande
era rendere il padre fiero di lei, il che non era
un compito facile, essendo il signor Marti-
nez un uomo estremamente esigente.
Oltretutto Melanie aveva recentemen-
te scoperto che suo padre discendeva da
una famiglia aristocratica originaria di Moon Town,
la parte alta della città, la più ricca ed esclusiva. Dopo il
divorzio dei genitori la ragazza aveva scelto di andare
a vivere con lui nella villa del nonno, per recuperare i
rapporti con quel ramo della famiglia, che fino ad allora
non aveva mai conosciuto. Più tempo Melanie passava
insieme al padre e al nonno nella casa di Moon Town,
più si allontanava dalla ragazza che era prima, quando
viveva nella parte bassa della città, la più semplice e
genuina Sun Town.
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«Sei agitata per Parigi?» le chie-
se Daisy.
Ma Marine non lasciò a Melanie il
tempo di rispondere. «Pfff… Vorrei es-
serci io al tuo posto! Parigi è una delle città
più belle del mondo, e dopo qualche parti-
tina a scacchi dovrai solo seguire le lezioni scolastiche
online. Dopodiché Parigi sarà tutta tua! Che invidia…»
E, così dicendo, addentò il suo cupcake alla fragola, per
addolcire il dispiacere.
«Bel piano, se non fosse che dopo le partite e le le-
zioni online dovrò anche studiare» fece notare Melanie.
«E indovina? Le giornate finiranno prima ancora che io
riesca a dire bonjour!»
«Le tue giornate saranno davvero così intense?» le
domandò Glitter. L’altra annuì.
Glitter, a differenza di Marine, non invidiava per nien-
te l’amica. Appena giunta a Moon Town Melanie si era
ritrovata catapultata in un ambiente completamente
nuovo, più agiato, certo, ma con molte più responsa-
bilità, anche per una ragazzina della sua età. Questo
aveva provocato delle incomprensioni fra lei e la Uni-
corn Squad e per qualche tempo le amiche si erano
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separate. Mentre sorseggiava il suo cioccolatte Glitter
ripensò al Ballo d’Inverno. In quell’occasione era riu-
scita a parlare al cuore di Melanie e alla fine il grup-
po era tornato unito. Ma ripensò anche alla Melanie di
una volta: una ragazzina un po’ impacciata e sempre
con la testa fra le nuvole. Se le capitava di parlare con
qualcuno che non conosceva si chiudeva
a riccio e iniziava a balbetta-
re. E poi, fin da quando era
piccola… disegnava!
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