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Progetto finanziato dal Ministero della Salute ai sensi della legge n. 376/2000 – Direttiva 2009 Le attività inerenti al progetto sono a titolo gratuito Quando lo sport e sociale 3 NO AL DOPING

GOALS Vol.4

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NO al Doping

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Progetto finanziato dal Ministero della Saluteai sensi della legge n. 376/2000 – Direttiva 2009Le attività inerenti al progetto sono a titolo gratuito

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Via G.Marcora 18/20 • 00153 RomaTel. 06.5840650 • Fax 06.5840564

[email protected]

NOAL DOPING

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NO AL DOPING

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Responsabile progettoAlessandro Galbusera

Responsabile scientifico progettoNicolantonio D’Orazio

Content editingMarinella Cucchi

Segreteria progettoAnnamaria Tufano, Elisabetta Salvatore

Responsabile amministrativo progettoDamiano Lembo

Segreteria amministrativa progettoMonica Baffa Pacini

Progettazione grafica e impaginazioneAesse Comunicazione - Roma

FotoArchivio US Acli

EditoreAesse Comunicazione - Via Giuseppe Marcora 18 - 00153 [email protected]

Progetto finanziato dal Ministero della Saluteai sensi della legge n. 376/2000 – Direttiva 2009Le attività inerenti al progetto sono a titolo gratuito

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Né scontato né sorpassato 5Alessandro Galbusera

No doping obiettivo educazione 7Elisabetta Mastrosimone

No al doping 10Marinella Cucchi

Lo sport è salute 13Massimo De Girolamo

Gli effetti dannosi del doping per il cuore degli sportivi 17Vincenzo Santomauro

Nutrizione e prevenzionedel doping 23Nicolantonio D’Orazio

Il limite come necessità per la conoscenza di sé 31Maurizio Bechi Gabrielli

Legalità e sport viaggio nella legge sul doping 37Corrado Riggio

No al doping 43Questionari

Parole e immagini 49Così si esprimono ragazzi e docenti

NO AL DOPING

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Né scontato né sorpassato

Alessandro Galbusera*

o al doping. Sembra facile e un po’ scontato, quasi inutile e forse,come slogan, un anche po’ sorpassato. Ma allora era proprio necessa-rio questo progetto? Era proprio necessario “scomodare” 10 scuole eoltre 1000 ragazzi per rimettere al centro dell’attenzione una questio-ne antica su cui quasi quotidianamente i giornali scrivono fiumi di pa-role? Per provare a capire e dare una risposta, vi lascio queste tre af-fermazioni che recentemente ho avuto occasione di leggere.

QUALCHE RIFLESSIONE PER CAPIRE“Ultimamente tutti i ciclisti che ho interrogato hanno detto che tutti sidopano“. A dirlo è stato il capo della procura antidoping del Coni, Et-tore Torri, convinto che tutti i ciclisti facciano uso di sostanze vietate eche il doping, oltre ad essere invincibile, andrebbe legalizzato se nonfosse dannoso per la salute degli atleti. “Non sono l’unico che lo dice”,ha aggiunto Torri in un’intervista all’Associated Press pochi giorni fa. «A volte mi chiedo se non converrebbe liberalizzare il doping metten-do al bando solo ciò che fa davvero male». Se qualcuno di voi pensache l’autore di questa affermazione sia un atleta dopato si sbaglia. Adirlo, in un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport lo scorso 5 apri-le, è l’ex Ministro della Sanità e fondatore dell’Associazione italiana perla ricerca sul cancro, Umberto Veronesi.Qualche mese fa infine Beppe Severgnini, da sempre attento e acutoosservatore della vita sociale italiana, ha scritto un articolo su una garaamatoriale ciclistica dove ai controlli, 3 atleti su 12 risultavano “non ne-gativi”. Tradotto: su 9000 partecipanti oltre 2000 avevano assunto so-stanze non lecite. Ma forse ancora la notizia non è questa. Prendetevi10 minuti e guardatevi sulla rete le risposte indignate e scomposte diquesti appassionati (di uno sport peraltro bellissimo!!) che rigettano l’og-gettività di una situazione a loro ben nota e parlano di un falso mora-lismo, di un cieco accanimento solo contro il ciclismo che distoglie losguardo dalle stesse illecite pratiche negli altri sport e così via…. Qua-si questo giustificasse chissà che cosa.

È ANCHE QUESTIONE DI LEALTÀDifficile comprendere e condividere. Per fortuna da parte di (quasi) tut-ti, l’attenzione alla tutela della salute non manca ma mi chiedo: doparsiè “solo” un problema di salute? Possibile che l’aspetto legato alla sleal - tà, alla frode sportiva, alla scelta di ricercare illecite scorciatoie in virtù

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di una prestazione, quasi questa fosse l’unica ragione per cui milioni digiovani si appassionano a fare sport, possa rimanere come elemento dicontorno a volte dimenticato e spesso scambiato per falso e inutile mo-ralismo? Non è possibile, eppure anche il più distratto lettore di crona-che sportive, potrà notare quanta poca attenzione i giornali dedicano alladistorsione che l’atto del doparsi provoca.Ma ancora di più: doparsi è “solo” un problema che riguarda il mon-do dello sport? Credo sia miope rinchiudere il concetto di doping al soloambito sportivo. Combattere il doping significa battersi per uno sportche sia innanzitutto pratica e azione educativa. Certo il doping stravolgeil significato più profondo e i principi originari del fare sport ma: leal-tà, regole e rispetto per se stessi e per gli altri non sono forse princi-pi di straordinaria attualità per rigenerare la nostra società e il nostrovivere quotidiano?Allora sì, io credo che fosse proprio necessario questo progetto, credo siaimportante a volte staccare la spina da una “normalità” quotidiana checi pare incomprensibile e lasciarsi coinvolgere dai giovani, farci accom-pagnare dalle loro certezze senza compromessi che rendono tremenda-mente semplici tutte le cose. Necessario come tutte le altre occasioni chepermettono di non “abbassare la guardia” e di far conoscere il fenome-no doping, soprattutto a quei giovani a cui il Presidente nazionale Mar-co Galdiolo si è rivolto nel corso del seminario finale perché siano loro i“testimoni più credibili e autorevoli” della lotto contro il doping. Allora sì, valeva la pena ancora una volta di dire: no al doping.

*Responsabile nazionale Progetti US Acli

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No dopingobiettivo educazioneLE POSSIBILITÀ DI SVILUPPO DI UN’ORGANIZZAZIONE SONO CONSEGNATE

ANZITUTTO AI SUOI DIRIGENTI. PER QUESTO L’US ACLI RISERVA UN GRANDE

SPAZIO ALLA FORMAZIONE DI QUANTI OPERANO A VARI LIVELLI

NELL’ASSOCIAZIONE.

Elisabetta Mastrosimone*

IL POSTO DELLA FORMAZIONE“Anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo unasperanza affidabile” (da Orientamenti Pastorali della CEI 2010/2020Educare alla vita buona del Vangelo). Nella progettazione e programmazione delle attività associative, ungrosso spazio è riservato alla formazione. L’US Acli parte infatti dal-la consapevolezza che le possibilità di sviluppo di un’organizzazionesono consegnate anzitutto ai suoi dirigenti; per questo assume cen-tralità una forte iniziativa di pedagogia sociale e di formazione di ope-ratori e di gruppi dirigenti, iniziando dalle articolazioni più significa-tive del sistema aclista.Esperienze e itinerari formativi sono stati avviati in questi anni conl’obiettivo di sostenere un concreto processo di sviluppo dell’UnioneSportiva e la realizzazione dei suoi “progetti”. Passo importante in que-sta direzione, la professionalizzazione degli animatori, degli educatorie degli operatori sportivi ma anche dei quadri politici e organizzati-vi, attraverso percorsi che non si scolleghino da itinerari di conoscenzadell’organizzazione, della sua complessità, dei suoi obiettivi.In questo momento, parlare di educatori in un contesto più ampioin cui si evidenzia un problema di “sfida educativa”, è come parlare… di pompieri allo scoppio di un grande incendio. Parlare cioè di chideve in primis affrontare la più grande sfida del nostro tempo.

ADOLESCENZA ED EDUCAZIONEAgli insegnati e agli educatori US Acli che hanno collaborato, abbiamoinfatti affidato la parte più delicata di questo progetto. Sulla loro pas-sione, motivazione e professionalità, ci siamo appoggiati per entra-re in comunicazione con i giovani e con gli adolescenti affinché la loropratica sportiva cresca e si sviluppi con un approccio che pone al cen-tro la dimensione etica ed educativa. Il percorso di formazione dell’identità è sicuramente un processo chedura tutta la vita ma alcuni periodi sono particolarmente importan-ti; tra questi quello adolescenziale caratterizzato proprio da rilevan-

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ti cambiamenti fisici e psicologici. Mai come in questo momento sipuò osservare l’interdipendenza tra soma e psiche, attraverso tuttaquella gamma di modificazioni che iniziano a trasformare il ragazzoin uomo e la ragazza in donna. Da quelle ormonali fino a quelle psi-cologiche. L’adolescenza è un periodo destabilizzante di cui l’adultodi solito dimentica gli aspetti di sofferenza e dipinge come una spe-cie di paradiso perduto; è una fase così cruciale nella formazione del-l’identità che è stata paragonata ad una “seconda nascita psicolo-gica”. Uno dei problemi più importanti che l’adolescente si trova adaffrontare, è proprio il riassestamento dell’immagine di sé, sia dal pun-to di vista psichico che sociale. Questo significa che l’adolescente deverinunciare all’identità precedentemente acquisita per cominciare a con-frontarsi con un’identità nuova, spesso accolta con ambivalenza o sen-so di estraneità. Proprio perché il periodo di crescita è così delica-to ed evidenzia tanta fragilità, i giovani che si accostano allo sportnon hanno solo il diritto di essere informati sui rischi fisici della as-sunzione di sostanze illecite ma anche quello di essere formati ai va-lori etici dello sport riassumibili in quello fondamentale del rispettodel proprio corpo e dei diritti altrui. La pratica sportiva è sempre unasfida che si fonda sulla consapevolezza dei propri limiti e sulla vo-lontà di confrontarcisi anche attraverso quella particolare forma direlazione che è l’agonismo.

DIFENDERE L’ETICITÀ DELLO SPORTTuttavia la dimensione etica dello sport è oggi messa a rischio dal-l’espansione quantitativa e qualitativa del doping. Il fatto che atletidi altissimo livello, dirigenti sportivi, medici, ecc., continuino a risultarerecidivi, nonostante la sanzione della squalifica a vita, è una dimo-strazione di quanto tale pratica sia radicata e difficile da estirpare. Non a caso il Comitato nazionale per la Bioetica ha elaborato un im-portante documento che dovrebbe essere fonte di approfondimen-to e punto di riferimento per tutti coloro che sono interessati allo sport:famiglie, allenatori, società sportive, atleti ecc. Attraverso questo do-cumento si auspica che l’attività di contrasto alla diffusione del do-ping venga sviluppata. Non soltanto ampliando e rafforzando i con-trolli e l’uso di strumenti innovativi di monitoraggio ma soprattuttosostenendo la diffusione di una forte azione informativa ed educa-tiva, in particolare nel settore giovanile e amatoriale.

UN CODICE DI RIFERIMENTOAnche il Codice lanciato dal Consiglio d’Europa mira a costruire at-torno all’adolescente una sorta di sfera protetta imperniata sul prin-cipio che “chi gioca lealmente è sempre vincitore” e che quindi nel-lo sport l’aspetto ludico e formativo dovrebbe prevalere sull’aspet-

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to agonistico e competitivo. La speranza è che se i giovani cresco-no e praticano lo sport entro una sfera così orientata, matureran-no doti di carattere che li renderanno più forti nel resistere alle pres-sioni esterne. Forse si può convenire che sul lungo periodo questapossa essere l’unica possibile strategia vincente, almeno fin quan-do la società continuerà a conservare lo sport come aspetto dellaqualità della vita.

UN COMPITO IMPORTANTE E DELICATOContemporaneamente non si può non riconoscere l’enormità del com-pito da portare avanti ma anche la sua delicatezza; in particolare pergli effetti retroattivi che comporta il modo attuale di praticare lo sporte i modelli proposti, anche attraverso i mass media. Per realizzarel’obiettivo indicato dal Consiglio d’Europa, dovremmo fin da subitomettere in atto moltissimi cambiamenti che chiamino in causa at-teggiamenti e abitudini ormai inveterate. Un’impresa non facile maindispensabile.Preparare i docenti ad essere veri educatori, sperimentando un modonuovo di insegnare e di ampliare il loro repertorio didattico, è statoquindi un momento fondamentale del progetto; di fatto gli studen-ti hanno come primo referente istituzionale il proprio insegnante, conil quale si relazionano e si confrontano. È riduttivo concentrare l’at-tenzione solo sulla scelta dei contenuti didattici, più importante è pre-stare attenzione ai criteri di lettura della realtà che informano un pro-getto didattico. Tali criteri infatti costituiscono lo sfondo su cui si van-no a collocare i diversi contenuti per educare al senso critico.

PER UN MONDO DIVERSOAbbiamo chiesto agli insegnati di attraversare i saperi, perché il cer-vello dei ragazzi di oggi è strutturalmente diverso da quello dei lorogenitori; perché i migliori risultati si ottengono stimolando la crea-tività; perché la didattica dei sentimenti e delle emozioni può dimo-strarsi utile come intervento sociale. Stando dentro ai processi edu-cativi, si capisce infatti che i percorsi scolastici non devono soltan-to stare al passo con le trasformazioni sociali ma dovrebbero im-maginare un mondo diverso: più multiculturale, più equo, con ragazzicapaci di mettere in discussione le nostre convinzioni su di loro e suquello che c’è là fuori. Solo così l’educazione può realmente diventare momento essenziale dicrescita e superamento dell’esclusione sociale, in un’ottica che tiene con-to della costante crescita dei diritti della gente, nella prospettiva perognuno, di prendere in mano il proprio destino ed andare avanti.

*Responsabile nazionale Welfare US Acli

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No al doping

FINANZIATO DAL MINISTERO DELLA SALUTE, COMMISSIONE PER LA VIGILANZA

E IL CONTROLLO SUL DOPING, QUESTO PROGETTO METTE IN CAMPO

EFFICACI PERCORSI EDUCATIVI PER FORMARE NEGLI ADOLESCENTI

UNA SOLIDA COSCIENZA ANTIDOPING.

Marinella Cucchi

UNA BARRIERA AL DOPINGGli obiettivi e i destinatari di No al doping, progetto finanziato dalMinistero della Salute - Commissione per la vigilanza e il controllo suldoping, sono già tutti racchiusi nel suo lunghissimo titolo: Percorsi edu-cativi per sviluppare le conoscenze degli studenti sulla tutela della sa-lute nelle attività sportive e sui danni derivanti dall’uso di sostanzedopanti e dall’abuso di farmaci. La scelta di lavorare con ragazzi e ra-gazze dai 14 ai 19 anni, rendendoli co-protagonisti di un’iniziativa del-la durata di 12 mesi, nasce dalla consapevolezza che soprattutto inuna fase delicata di crescita come l’adolescenza, sia necessario po-tenziare - a partire da una chiara e rigorosa informazione a tutto cam-po - quelle motivazioni all’impegno sportivo e alla sana competizio-ne che possono creare una solida barriera proprio al consumo di so-stanze dopanti e all’abuso di farmaci.

IMPEGNARSI PER UNO SPORT “PULITO”No al doping non parte da zero. Nell’US Acli la promozione di unosport “pulito”, capace di difenderne i valori e di tutelare e promuo-vere la salute dei praticanti, è infatti da sempre un obiettivo di gran-de importanza. Lo è oggi in particolare nel momento in cui la dif-fusione del doping non è più un fenomeno circoscritto al mondo del-lo sport di alto livello ma un problema molto più ampio tendente adiffondersi anche fra i giovani che praticano lo sport sia per svagoe divertimento sia per competizione. I dati preoccupanti forniti damolte ricerche, confermano una tesi dell’US Acli maturata nel cor-so di una lunga esperienza: che lo sport “pulito” va costruito da lon-tano con una forte azione preventiva prima ancora che repressiva,chiamando in causa tutte le figure che in tempi e modi diversi con-corrono, più o meno consapevolmente, a costruire l’uomo-atleta far-maco dipendente. Dalla famiglia - contrastando una consuetudinespesso radicata, di auto prescrizione di farmaci per ogni esigenzadei figli - ai medici di base, agli operatori sportivi sovente perico-losamente favorevoli all’assunzione di sostanze non dopanti ma ingrado di “aiutare” a raggiungere una forma migliore.

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DESTINATARI E PROTAGONISTIDi fatto, l’atteggiamento possibilista quando non il concreto ricorsoal doping rischiano di contaminare seriamente gli adolescenti già im-pegnati, spesso in maniera tumultuosa, con cambiamenti importan-ti. Contrastare questa contaminazione non è facile ma è possibile. Ilprogetto parte dall’idea di aiutare i ragazzi a impadronirsi di quelleconoscenze che potranno contribuire a renderli immuni dalla tenta-zione di facili e rischiosissime scorciatoie. Nello sport ma non solo.Per questo lo sviluppo di “No al doping” poggia con forza su due ele-menti: il percorso educativo che mentre dà spazio a precise e tra-sparenti informazioni, consente di mettersi in ascolto per cogliere letante voci, le fantasie, i desideri, le domande dei ragazzi. Spesso spa-valdi, confusionari, chiassosi ma pur sempre fragili, pieni di incertezzee di paure, con pochissimi riferimenti che li aiutino nella fatica dellacrescita. Il percorso quindi, come occasione anche per costruire o rin-saldare rapporti di interazione tra adolescenti e adulti cui si può darefiducia.Secondo elemento il co-protagonismo dei partecipanti, chiamati di-rettamente a progettare “prodotti” nuovi per veicolare messaggi an-tidoping con un linguaggio familiare ed accessibile all’adolescenza.Perché quando “no al doping” viene passato da ragazzo a ragazzo,l’esortazione finisce con il perdere ogni carattere di convenzionalitàper diventare un coinvolgente, inarrestabile “passa parola”.

DOPING: CONOSCERLO PER EVITARLOPuntare in modo esasperato sull’efficienza, sulla competitività, sul suc-cesso è ormai un atteggiamento dominante di una società che per al-tri versi sempre più spesso, sembra esprimere indifferenza verso ognitipo di regola e di principio. Nello sport professionistico moderno doveefficienza, competitività, successo sono obiettivi da raggiungere a qua-lunque costo, esplodono periodicamente i casi di atleti che non esi-tano ad alterare le proprie prestazioni agonistiche. Se ne parla molto sulle pagine sportive dei quotidiani ma lo si fa met-tendo a fuoco quasi esclusivamente l’illecito sportivo mentre poco siparla delle conseguenze collaterali pericolose per la salute fisica e psi-chica di chi si dopa. Sono cattivi esempi soprattutto per giovani in viadi sviluppo, anche quelli che si avvicinano allo sport non tanto o nonsolo per “vincere” in campo quanto per rientrare nei canoni esteticiproposti in maniera prorompente dalla società; per migliorarel’aspetto fisico, riappropriarsi del proprio corpo le cui modifiche nel-l’adolescenza possono diventare sovente fonte di ansietà.Conoscere natura ed effetti del doping è un primo passo importan-te per evitarlo. Quando poi la conoscenza, l’approfondimento delle mo-tivazioni che spingono a superare i limiti naturali, trascinano con sé

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la voglia di scendere in campo da protagonisti per giocare la grandepartita del “no al doping”, altri passi sicuramente seguiranno.

OPERAZIONE SCUOLEQuali sono le aree del nostro paese più “sensibili” al problema doping;quanto la cultura regionale e le condizioni economico-sociali deter-minano o influenzano realtà legate a questo fenomeno; come si di-versifica l’approccio al doping in scuole di diverso tipo: sono questigli interrogativi che hanno guidato la scelta di base del progetto, dicoinvolgere istituti scolastici differenziati (licei classici e scientifici, isti-tuti tecnici, commerciali e industriali) del nord, centro, sud ed isole.Il progetto presenta ad ogni latitudine, la stessa articolazione: testdi ingresso e di uscita somministrati ai giovani partecipanti, percor-si di educazione ad una “competizione” sportiva pulita e ad una cor-retta alimentazione, momenti informativi sui danni causati dall’uso disostanze dopanti e dall’abuso di farmaci oltre che sui rischi giuridi-co legali; discussioni frontali, gruppi di progettazione di nuovi mes-saggi per finire con un momento unitario tra le rappresentanze di tut-te le scuole.Premessa indispensabile all’avvio del progetto, un seminario nazio-nale riservato ai docenti (coordinatori nelle scuole) e a tutte le figu-re professionali coinvolte, ben sapendo che pochi sono realmente pre-parati sull’argomento. Di fatto, preparare i docenti con percorsi for-mativi interdisciplinari su base scientifica, è fondamentale poiché sonosovente le prime figure adulte nella scuola, con cui si relazionano iragazzi.

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Lo sport è salute

DATI MINISTERIALI CONFERMANO CHE IL DOPING RISCHIA DI DILAGARE ANCHE

A LIVELLO DILETTANTISTICO E AMATORIALE. PER CONTRASTARE IL FENOMENO

OCCORRE UNA FORTE OPERA DI PREVENZIONE E DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE.

Massimo De Girolamo*

VIVERE IN SALUTESalute, benessere psico-fisico, resistenza e vitalità anche nelle fasi del-la vita più delicate e complesse - ad esempio quelle della crescita e del-l’invecchiamento - sono obiettivi fondamentali per tutti. Non sempre sem-plici da realizzare perché essere in buona forma a qualunque età, ne-cessita di un costante e adeguato impegno personale, soprattutto in tem-pi che condizionano le abitudini quotidiane incidendo negativamente pro-prio sullo stato generale di salute.Attività fisica e sport sono un passo importante per promuoverla e tu-telarla tenendo conto che la salute non è un patrimonio immagazzina-to una volta per tutte e inesauribile ma un bene che va curato e in-crementato con assiduità, con attenzione alle potenzialità e ai limiti, allemotivazioni e ai bisogni, all’età e alle condizioni di ciascuno. Vale a dire,secondo quei principi irrinunciabili da cui muove e su cui si sviluppa losport per tutti. Per questo il doping, prima ancora di essere considera-to dal punto di vista delle sanzioni penali che lo colpiscono, va visto comeun vero e proprio attentato al concetto di sport: che comprende il ri-conoscimento delle proprie capacità, la ricerca di stili di vita sani, di for-ma fisica e di benessere, di divertimento nel rispetto delle regole e de-gli avversari.

SE VINCERE È NECESSARIOIl doping non ha le sue origini nello sport moderno perché di fatto, na-sce nel momento in cui l’uomo ha cominciato a confrontare le proprieabilità con i suoi simili e ha sentito la necessità di “aiutarsi” con qual-siasi sistema. Tuttavia oggi in cui l’obbligo di “vincere” sembra esserediventato un imperativo assoluto (negli anni ’60 gli americani alteraro-no la famosa affermazione di De Coubertin in “Non è importante vin-cere, è necessario”), il fenomeno si va sempre più diffondendo nello sportprofessionistico, rischiando allo stesso tempo di dilagare pericolosamenteanche a livello dilettantistico e amatoriale. Non è così insolito infatti, cheper evitare “brutte figure” anche chi è impegnato nella partita o nel tourciclistico domenicale con gli amici, sia tentato di ricercare un aiuto far-macologico. Un gesto distruttivo dell’etica sportiva e contemporanea-mente una scelta dannosa per la propria salute.

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IL CONTROLLO SUL DOPINGLa Commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tu-tela della salute nelle attività sportive, realizza annualmente un moni-toraggio del consumo di farmaci e prodotti cosiddetti “salutistici”, in oc-casione dell’attività di controllo antidoping. Monitoraggio che viene con-dotto anche su un certo numero di manifestazioni sportive organizza-te sia dalle Federazioni sportive nazionali sia dagli Enti di promozionesportiva. Tale modalità di controllo - indirizzato soprattutto su 4 sport:ciclismo, atletica leggera, sport invernali, nuoto e in misura minore sultriathlon, pesistica e cultura fisica – ha accertato nel 2010, 53 casi po-sitivi su 1115 atleti, di cui 11 tesserati a Enti di promozione sportiva e42 a Federazioni sportive nazionali. Relativamente alla tipologia dei pro-dotti assunti, risulta che i farmaci specifici più usati e dichiarati sono ifarmaci antinfiammatori non steroidei (FANS): 401 dichiarazioni di as-sunzione pari al 24,3 % sul totale di tutte le preparazioni dichiarate (far-maci e altri prodotti) mentre la percentuale dei prodotti salutistici (saliminerali, vitamine, aminoacidi e derivati, integratori alimentari, non vie-tati per doping) si attesta al 40,6% sul totale (988) dei farmaci utiliz-zati. Nei primo otto mesi del 2011, lo stesso tipo di monitoraggio ha ri-velato che dei 1023 atleti controllati, complessivamente sono risultatipositivi 37 casi, pari al 3,6% di quelli osservati. Entrando nello specifi-co delle classi di sostanze vietate per doping, sono diuretici e agenti ma-scheranti ad assumere la testa della classifica (31,6 %), seguiti da agen-ti anabolizzanti (17,5%), corticosteroidi (15,8%), stimolanti (12,3%),cannabis (12,3%), β –2antagonisti (7,0%), ormoni peptidici, fattori dicrescita e sostanze correlate (3,5%).

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Fin qui i dati forniti dal Ministero della Salute che confermano come, siapure in dimensioni ridotte rispetto allo sport professionistico, il dopingstia lentamente facendosi strada anche nella pratica amatoriale. Am-bito dove i controlli sono comunque più rari, certamente più difficili ein qualche caso impossibili.

LA CARTA VINCENTE DELLA PREVENZIONESe i controlli sono necessari e auspicabili, la carta vincente per contrastareil fenomeno si gioca tuttavia con la prevenzione. L’esperienza di tantianni di lavoro sul campo, ci dice che l’azione preventiva deve poggia-re essenzialmente su una sfida costante per tentare di contrastare quel-la “cultura del risultato” radicata nell’ eccesso di aspettative che pesa-no su chi pratica sport ad ogni livello: quelle di molti genitori che so-gnano i figli campioni ma anche quelle di tanti allenatori e operatori spor-tivi che incitano a raggiungere risultati ad ogni costo. Sono aspettati-ve che spesso, incrociandosi con la consapevolezza di molti di non es-sere in grado di rispondervi, generano la convinzione abbastanza dif-fusa che si possa tentare di essere migliori, di raggiungere risultati d’ec-cellenza anche senza impegnarsi a fondo, senza mettere in gioco tut-te le proprie risorse bensì ricorrendo a quelle scorciatoie dannose perla salute e per lo sport che sono i potenziamenti farmacologici. D’altraparte “vincere facile” è un suggerimento che la stessa pubblicità pre-senta come atto di scaltrezza e di ingegnosità, non come comportamentosleale e pericoloso. Ecco perché la prevenzione del doping presuppo-ne un rovesciamento culturale di cui tutti devono farsi carico: soprat-tutto rispetto ai giovani e ai giovanissimi, promuovendola in ambito fa-

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migliare, nel contesto scolastico, tra i medici di base, nelle società spor-tive. Puntare su questo insieme di forze a partire dalla famiglia, dal suoruolo di tutore della salute, della crescita, del benessere dei propri fi-gli, è particolarmente importante. Così come è importante che tutti i gio-vani, gli sportivi occasionali, gli amatori, conoscano i rischi che dopar-si porta immancabilmente con sé.

EDUCARE ALLO SPORT, EDUCARE ALLA SALUTEIl “danno da doping” non è immediatamente visibile e di fronte alla pro-spettiva di un danno futuro, ci si mostra spesso poco convinti anche sela storia dello sport è piena di esempi di atleti dopati “bravi da morire”.Eppure è un dato ormai acquisito: l’assunzione di sostanze come ana-bolizzanti, ormoni o stimolanti, può compromettere, sia pure se utiliz-zati per una breve fase, il funzionamento fisiologico dell’organismo. Glieffetti si scoprono, nella maggior parte dei casi, solo dopo un lungo pe-riodo di tempo. Di mesi e anche di anni.Occorre dunque fare entrare in campo una più forte e mirata educa-zione allo sport, recuperandolo al suo significato originario. Momentodi educazione e prevenzione nell’età dello sviluppo; di sostegno al-l’equilibrio psico-fisico nell’età adulta, di miglioramento della qualità del-la vita nella vecchiaia. E sempre mezzo di educazione alla salute là dovefavorisce stili di vita corretti e previene l’assunzione di comportamentierrati o dannosi. Un’educazione che scalzi il falso mito dei farmaci d’aiu-to, basandosi sul principio scientificamente provato che il corpo e la men-te non hanno affatto bisogno di sostanze esterne per “rendere di più”.Basta una corretta alimentazione, un allenamento regolare e alterna-to con momenti di riposo e soprattutto una solida e chiara motivazio-ne: la voglia di un’attività motoria e sportiva che sia in primo luogo gio-co, divertimento, relazione con gli altri.

*Medico responsabile del progetto

“Sport e salute” Presidenza nazionale US Acli

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Gli effetti dannosi del dopingper il cuore degli sportivi BISOGNA ESSERE CONSAPEVOLI CHE IL DOPING PUÒ TRASFORMARE UN’ATTIVITÀ

LUDICA-RICREAZIONALE, PER SUA NATURA GIOIOSA E COMUNQUE SALUTARE, IN UN VERO E PROPRIO DRAMMA.

Vincenzo Santomauro*

UN BUON MOTIVO PER RINUNCIARE AL DOPINGIl doping è stato e purtroppo continua ad essere una tentazione a cui nonhanno saputo rinunciare atleti molto famosi e celebrati che hanno pagatocon la squalifica e la prematura e brusca fine di carriere molto brillanti.È inoltre una pratica sleale, un po’ come per un pugile colpire l’avver-sario sotto la cintura, e ciò fa a pugni con la vera essenza dello sport.Al di là del rischio di sanzioni, non solo sportive ma a volte anche pe-nali e delle motivazioni etiche, uno dei motivi fondamentali per rinun-ciare al doping è costituito dai rischi per la salute.Altri atleti infatti hanno pagato in maniera molto più grave e definiti-va…con l’arresto cardiaco, cioè la morte improvvisa durante una com-petizione sportiva.

MORIRE DI DOPING. CENNI STORICI E ATTUALITÀNon si tratta certo di un problema nuovo nel mondo dello sport: il pri-mo caso accertato di morte da doping risale al 1886 quando il ciclista gal-lese Arthur Linton morì a seguito dell’assunzione di trimetil nella Parigi-Bordeaux. Agli inizi del secolo scorso era abbastanza comune, tra i ma-ratoneti, l’uso della stricnina e i malori accusati da famosi atleti durantee dopo vittoriose gare olimpiche, sono almeno in parte attribuibili agli ef-fetti di questa sostanza. In tempi più recenti, è ancora presente negli oc-chi di molti spettatori la morte, in diretta televisiva, del ciclista Tom Sim-pson durante il Tour de France del 1967, causata dall’uso di amfetami-ne assunte allo scopo di diminuire la sensazione della fatica.

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Fig. 1 Tom Simpson durante l’ascesa al Mont Ventoux (a sinistra) nel Tour del 1967 • I primi soccorsi dopo il suomalore (al centro) • Il cippo in memoria eretto sul luogo dell’evento (a destra).

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Certamente oggi il fenomeno è più diffuso ed anche più inaccettabile,dal momento che, attualmente, a differenza dei tempi di Dorando Pe-tri, sono ben noti i rischi di questa pratica per la salute ed in partico-lare per il cuore.L’evento fatale non si verifica necessariamente nel corso dell’attività spor-tiva ma anche a distanza di tempo, a riposo o addirittura di notte.Così alcune morti improvvise di atleti anche di grande fama e fortementesospettati di fare o aver fatto uso di doping, rimangono avvolte nel mi-stero e nel dubbio (una per tutti l’improvviso decesso notturno della fa-mosa velocista statunitense Joyner-Griffith, avvenuto nel settembre del1998 dopo il suo abbandono dell’attività agonistica).

PERCHÉ IL DOPING FA MALE AL CUORE DELLO SPORTIVO?Diverse sono le classi di sostanze utilizzate come doping, che agisco-no con meccanismi in parte differenti: anabolizzanti steroidei (AAS) enon steroidei, eritropoietina e derivati, ormone della crescita, amfeta-mine, cocaina, narcotici, antagonisti ormonali, diuretici, ecc.L’azione nociva sull’apparato cardiovascolare dipende da diverse azio-ni di queste sostanze.

In breve, esse producono un aumento dell’adrenalina oppure fanno ac-crescere i muscoli o ancora, aumentano l’ossigeno a disposizione del-l’organismo ma tutto questo in maniera artificiosa, con gravi conseguenzesul cuore.

FOCUS SUGLI STEROIDI ANABOLIZZANTI…Il motivo per cui è opportuno soffermarsi sugli steroidi anabolizzanti (AAS)è duplice: il primo di tipo strettamente cardiologico (sono le sostanzeproibite il cui uso è più frequentemente correlato alla morte improvvi-sa ); il secondo di tipo storico-epidemiologico (sono state le prime adessere inserite nella lista delle sostanze proibite e tuttora sono le piùusate; inoltre sono spesso assunte da sportivi giovanissimi e dai fre-

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Fig. 2 Effetti cardiovascolari delle sostanze utilizzate per il doping.

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quentatori di palestre). Gli effetti ricercati così come quelli nocivi, sonolegati alla natura ormonale di queste sostanze.Sostanzialmente gli anabolizzanti steroidei sono costituiti dall’ormonemaschile, il testosterone, modificato per aumentarne l’azione anabo-lizzante, cioè di stimolo alla crescita dei tessuti, a scapito di quella an-drogena (che è responsabile invece dei caratteri sessuali).Quindi essi riescono a migliorare le prestazioni atletiche stimolando lasintesi delle proteine che costituiscono “i mattoni” dell’organismo.Essi pertanto determinano l’incremento delle masse muscolari, au-mentano il livello di aggressività e migliorano il recupero dopo sforzo.Ma tutto questo ha un costo.

Gli effetti collaterali degli AAS sono pesantissimi: le modificazioni dei ca-ratteri sessuali secondari e psicologici sono certamente gli effetti più notie evidenti, e talora permanenti, soprattutto nelle donne.Prima della caduta del Muro di Berlino (1989) l’uso di queste sostanzenella Germania dell’Est era diffusissimo ed era relativamente frequen-te la possibilità di imbattersi in atlete con evidenti segni di mascoliniz-zazione che talora erano permanenti.

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Fig. 3 Effetti collaterali degli steroidi anaboizzanti (AAS).

Fig. 4 (spiegazione nel testo).

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Sono possibili anche casi di femminilizzazione negli uomini anche se inrealtà modificazioni esteriori così evidenti si riscontrano in non più del5% dei casi.Ma al di là di quelli di tipo sessuale, della massima importanza sono quel-li a livello epatico, con possibilità di epatiti, neoplasie, insufficienza epa-tica; quelli a livello metabolico con alterazioni del profilo lipidico in sen-so aterogeno [riduzione del colesterolo buono]; e soprattutto quelli alivello cardiaco con ipertrofia ventricolare, aritmie, infarto del miocar-dio, morte improvvisa.Essi pertanto comportano rischi gravissimi in quanto possono determinaregravi patologie cardiache fino alla morte improvvisa dell’atleta.Il primo e più immediatamente comprensibile di questi effetti, è l’in-grossamento del muscolo cardiaco.

Il cuore ipertrofico (il cuore grosso) è tutt’altro che un vantaggio: essonon solo non funziona bene perché non è abbastanza elastico per riem-pirsi adeguatamente di sangue ma va anche incontro più frequentementea ischemia, aritmie, arresto cardiaco.L’infarto del miocardio (la morte di una parte del muscolo cardiaco) èlegato alle modificazioni negative sul metabolismo dei grassi con in-cremento del colesterolo cattivo (HDL) e riduzione di quello buono (LDL)ma anche ad un’azione diretta sulla parete delle arterie coronarie (cioèquelle che portano il nutrimento e l’ossigeno al cuore) che vanno incontroanch’esse ad ipertrofia.Le piastrine (che si trovano nel sangue circolante) tendono ad aggre-garsi tra loro favorendo la formazione dei trombi nelle arterie corona-riche, le quali rappresentano il meccanismo che direttamente conduceall’infarto. Per quanto riguarda la morte improvvisa cardiaca, il meccanismo del-l’insorgenza delle aritmie ventricolari e quindi dell’arresto cardiaco im-provviso sembra legato, oltre ad un’azione indiretta tramite l’ipertrofiae l’infarto, anche ad una diretta azione tossica degli steroidi con per-

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Fig. 5 Evidenti differenze tra cuore normale (a sinistra) e cuore ipertrofico (a destra).

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Page 22: GOALS Vol.4

dita di cellule muscolari cardiache e sostituzione con fibre collagene (ci-catrici).Pertanto l’abuso degli steroidi anabolizzanti rappresenta una sorta di pi-stola puntata alla tempia dell’incauto utilizzatore.

… E SULLA COCAINAIl legame tra abuso di cocaina e rischi cardiovascolari negli atleti è or-mai ben definito.È da notare che la cocaina, in ambito sportivo, viene assunta più per isuoi effetti euforizzanti che per migliorare una prestazione atletica. Inaltri termini l’abuso di cocaina rappresenta un serio problema socialeche riguarda sempre di più, purtroppo, anche il mondo sportivo.L’abuso di cocaina è responsabile di qualsiasi tipo di aritmia sia soprache ventricolare.

Ma soprattutto esso è associato ad un aumento significativo del rischiodi infarto miocardico (24 volte superiore entro un’ora dalla “sniffata”),spesso col meccanismo dello spasmo in coronarie anatomicamente saneo con solo piccole lesioni.

21Fig. 6 Aritmia atriale caotica in calciatore amatoriale, 17enne, che assumeva occasionalmente cocaina.

Fig. 7 Infarto del miocardio in atleta 33 enne,maschio, 1h dopo assunzione di cocaina. Notare che l’ostruzione del-l’arteria coronaria esponsabile dell’infarto si risolve spontaneamente (spasmo coronarico).

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Page 23: GOALS Vol.4

IL DOPING PUÒ TRASFORMARE LA FESTA IN UN DRAMMAIn generale occorre sottolineare che chi fa uso di sostanze o metodi do-panti ha un elevato rischio di aritmie, spesso severe, e quindi anche diarresto cardiaco, per una serie di fattori che si realizzano più frequen-temente proprio in ambito sportivo.

Quindi tutti coloro che si occupano a vario titolo di attività sportiva, an-che a livello amatoriale o di semplice attività fisica in palestra (atleti, al-lenatori, dirigenti, medici sportivi, spettatori), dovrebbero essere con-sapevoli che il doping può trasformare quello che dovrebbe essere un’at-tività ludica-ricreazionale, gioiosa e comunque salutare, in un dramma.

*Responsabile di Branca cardiologica ASL di Salerno,

Centro di cardiologia “Check-up” Salerno

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Fig. 8 Fattori favorenti le aritmie negli sportivi che assumono sostanze dopanti.

Fig. 9 Arresto cardiaco improvviso durante incontro di calcio.

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Page 24: GOALS Vol.4

Nutrizione e prevenzione del doping LE ABITUDINI ALIMENTARI CORRETTE SONO CERTAMENTE SUFFICIENTI

A COPRIRE PER INTERO I FABBISOGNI NUTRIZIONALI DELLA QUASI TOTALITÀ DEGLI

SPORTIVI IMPEGNATI IN ATTIVITÀ CONTINUATIVE, ANCHE DI BUON IMPEGNO FISICO.

Nicolantonio D’Orazio*

olto spesso diamo per scontato la conoscenza di una realtà con laquale conviviamo quotidianamente, ovvero l’alimentazione. Già nell’antico Egitto, circa 5000 anni fa, il medico dei faraoni, Imho-tep, si era posto il problema di come alimentare gli atleti durante le com-petizioni sportive e di come dare ad essi un equilibrato food intake1 chenon interferisse con la prestazione ma anzi che implementasse la per-formance dello sportivo. Certo la medicina di allora era prevalentemente empirica, però le intuizionie le correlazioni potevano rappresentare uno strumento significativo perscrivere delle linee guida alimentari. E così, elaborando un modello ali-mentare per l’atleta, Imhotep fu il primo nutrizionista sportivo (Tab.1).

Tab. 1

Con il passare degli anni e con l’avvento delle prime Olimpiadi nell’an-tica Grecia, si privilegiò ancora di più il ricorso ad una alimentazione chepotesse aiutare l’atleta nella vittoria (Tab. 2). Naturalmente la partecipazione era riservata a greci maschi liberi chepotessero vantare antenati greci. La necessità di dedicare molto tem-po agli allenamenti permetteva solo ai membri delle classi più facolto-se di prendere in considerazione la partecipazione.

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M

DIETA DELL’ATLETA EGIZIANO (Imhotep 2650 a.C.)

• RAVANELLI

• CIPOLLE

• AGLIO

• PESCE

• CARNE

• FAGIOLI

• CEREALI

• FRUTTA SELVATICA

1 Apporto alimentare (ndr)

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Page 25: GOALS Vol.4

A differenza dei Giochi olimpici moderni, solamente uomini che parla-vano greco, potevano partecipare alle celebrazioni. Si consideravano gio-chi “internazionali” poiché i partecipanti provenivano dalle varie città sta-to della Grecia ed anche dalle colonie.

Tab. 2

Ma il primo vero uomo di scienza che lavorò nel 157 d.C. come medi-co alla scuola dei gladiatori per tre o quattro anni - durante i quali feceesperienza sui traumi e sul trattamento delle ferite che più tardi, de-scriverà come le finestre nel corpo - fu Galeno. Ed è grazie a lui che fu-rono elaborate le diete per gli atleti che partecipavano alle gare nell’arenacome gladiatori, prediligendo alimenti ricchi di carboidrati prima dellagara per evitare un prematuro affaticamento (Tab. 3). Questo grandeintuito è stato oggi ripreso da molti medici sportivi nella preparazionealimentare di molti sportivi prima della gara, in molte società sportivee anche in diverse discipline.

Tab. 3

Questo modello di food intake era lo stesso nell’antica Roma riserva-to ai legionari dell’esercito imperiale. Basti solo ricordare che il legio-nario percorreva 60-80 km al giorno con pesi di 20-40 kg e aveva comepasto giornaliero solamente 950 gr al giorno di farro e orzo. Unica-

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FOOD INTAKE ATLETI OLIMPIADI ANTICA GRECIA(Ολυμπία VI-VII sec. a.C.)

• CEREALI

• GALLETTE DI FRUMENTO

• FICHI SECCHI

• MIELE

• FRUTTA COTTA

• FORMAGGIO DI CAPRA

DIETA DEL GLADIATORE(GALENO)

DIETE RICCHE DI FARRO – MIELE - AMBROSIA

DIETE RICCHE DI CARNE

⇩AFFATICAMENTO PREMATURO

⇩DIETE RICCHE DI CARBOIDRATI

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Page 26: GOALS Vol.4

mente cereali che sono una costante nell’alimentazione degli atleti nel-la storia.Ciò deve far riflettere sulla conoscenza del potenziale degli alimenti: ilquale deve essere un punto di riferimento essenziale per la preparazionenutrizionale del soggetto in relazione alla prestazione sportiva o anchealla semplice attività fisica. Difatti abitudini alimentari corrette, ispira-te a semplici principi, sono certamente sufficienti a coprire per intero ifabbisogni nutrizionali della quasi totalità degli sportivi impegnati in at-tività continuative, anche di buon impegno fisico.Nel corso degli ultimi vent’anni ci sono stati grandi sviluppi nella com-prensione scientifica del ruolo della nutrizione sia nella prevenzione chein ambito sportivo. Studi epidemiologici e fisiologici hanno dimostratocome alcune forme di comportamento alimentare sbagliate, possono es-sere legate a un rischio maggiore di sviluppare patologie cardiovasco-lari, dismetaboliche e cronico degenerative. Tutto ciò, nel tempo, ha por-tato a raccomandazioni dietetiche che mirano a ridurre l’incidenza di que-sti disturbi sulla comunità. Lo stesso è oggi acclarato in campo atleti-co-sportivo.L’alimentazione è fondamentale nello sport in quanto fornisce il car-burante per l’attività fisica, facilita la ricostruzione e la riparazione aseguito dell’esercizio, ottimizza le prestazioni atletiche, promuove lasalute generale e il benessere non solo per gli atleti ma per chiunquesi trovi fisicamente attivo. Basti pensare alle Linee Guida dell’Ameri-can Dietetic Association e dell’American College of Sports Medicine,che indicano come l’attività fisica, le prestazioni atletiche e il recupe-ro post-gara, migliorano se correlati da una valutazione nutrizionaleottimale.Queste organizzazioni raccomandano un’adeguata selezione dei cibi edei liquidi, i tempi di assunzione, le scelte dei micronutrienti. L’analisidei documenti e delle Linee Guida sono basate su studi di nutrizione eprestazioni specifiche, con dati scientifici relativi al fabbisogno energe-tico, alla valutazione della composizione corporea, alle strategie per ilcambiamento del peso, ai nutrienti e ai fabbisogni dei fluidi, alle esigenzenutrizionali in funzione del tipo di sport. Studi recenti si basano sul pre-supposto di come gli alimenti, se ben utilizzati e conosciuti per il loropotenziale, forniscono le indicazioni per l’alimentazione ideale nelle pre-stazioni atletiche.

LA FORMAZIONE IN AMBITO NUTRIZIONALEVari aspetti delle richieste metaboliche nell’esercizio fisico, sono visti sot-to l’aspetto delle modifiche biochimiche specifiche e di come questi van-no, da un punto di vista nutrizionale, trasmessi al soggetto che prati-ca sport. La formazione in ambito nutrizionale è richiesta predominan-te nella preparazione dello sportivo.

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Page 27: GOALS Vol.4

Primo momento fondamentale è quello di valutare attentamente lo sta-to nutrizionale di chiunque si avvicini alla pratica sportiva; a maggiormotivo di chi lo sport pratica in forma dilettantistica, semiprofessiona-le o professionale.Difatti proprio la valutazione dello stato nutrizionale aiuta a capire me-glio i rapporti tra alimenti-micronutrienti e sistemi immunitario, genicoe metabolico.Non da meno l’aspetto redox2 cellulare, che induce di frequente glisportivi disinformati ad assumere un sovraccarico di sostanze definite“antiossidanti” e che invece potrebbero trasformarsi in potenziali pro-ossidanti.Allora ci si può chiedere se effettivamente esiste un ruolo determinan-te nella performance dello sportivo legato all’assunzione, attraverso l’ali-mentazione, di micronutrienti adeguati. La risposta sembra essere sì.

IL RUOLO DEI MICRONUTRIENTIPrestare più attenzione alla conoscenza dei micronutrienti3, significa ca-pire il ruolo che essi giocano nella produzione di energia, nella sintesidell’emoglobina, nel mantenimento della citoimpalcatura dell’osso, di unaadeguata funzionalità del sistema immunitario, della protezione cellu-lare da danni di lipoperossidazione. Non a caso i micronutrienti assistonola sintesi e la riparazione del tessuto muscolare durante il recupero daesercizio.Un adeguato e specifico apporto di micronutrienti può essere richiestoa copertura di una crescente richiesta di costruzione, riparazione e ma-nutenzione di massa magra.

I POLIFENOLICertamente analizzare tutti i meccanismi d’azione dei micronutrienti sa-rebbe impresa enciclopedica, però ci sono delle specifiche classi im-portanti per finalizzare il miglioramento della performance sportiva: ipolifenoli.I polifenoli sono di crescente interesse nella comunità scientifica, perle loro capacità antiossidanti e per le loro proprietà di aiutare l’organi-smo umano a rafforzare le difese geniche e immunitarie. Ed è abbastanzanoto che l’attività fisica può indurre stress ossidativo nel soggetto dopoesercizio intenso; pertanto l’effetto dei flavonoidi (polifenoli più abbondantinegli alimenti di natura vegetale) può rappresentare un presidio ali-mentare e nutrizionale favorevole per lo sportivo.

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2 Dall’inglese reduction e ossidation. ossidoriduzione (ndr)3 I micronutrienti sono le vitamine (A, B, C, D, E, K), i minerali (calcio e fosforo) e gli oli-

goelementi (ferro, calcio e manganese) che migliorano il valore nutritivo degli alimenti.

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Page 28: GOALS Vol.4

I flavonoidi sono composti polifenolici che si trovano in grande abbon-danza in tutte le piante terrestri (Tab. 4, 5 e 6) (cfr. bibliografia 1).Durante l’attività fisica intensa vi è un aumento del consumo di ossi-geno in vari organi, in particolare nel muscolo scheletrico (bibl.5). GliOxygen-centered radicals sono prodotti dal metabolismo intermedio eil corpo, in stato di riposo, è dotato di entrambi i sistemi, enzimatico enon enzimatico, antiossidanti per prevenire i potenziali effetti nocivi del-le specie reattive dell’ossigeno (ROS) (bibl. 6).L’ottimo equilibrio fisiologico tra le reazioni ossidative e la capacità an-tiossidante può essere turbato dall’intensa attività fisica (bibl.2). I ROSrilasciati provocano per ossidazione lipidica degli acidi grassi polinsaturisia nelle membrane biologiche che nel sangue (bibl.5). Difatti l’attivitàfisica molto intensa produce una diminuzione dei livelli di antiossidan-ti e un aumento di indicatori di perossidazione lipidica in tessuti bersaglioe plasma (bibl. 7).I risultati descritti da Ghiselli (bibl. 9) indicano che negli alimenti, so-prattutto frutta e vegetali, i polifenoli sono in grado di trasferire le lorocapacità antiossidanti ai fluidi corporei (bibl. 8).

Tab. 4 - Lista parziale di fitochimici presenti in alcuni alimenti

Tab. 5 - Lista parziale di fitochimici presenti in alcuni alimenti

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• I flavonoidi

si trovano nella frutta, verdura, vino, tè verde, cipolle, mele, cavoli e fagioli.

• Indoli

si trovano in broccoli, cavolo bok, cavoli, cavoletti di Bruxelles e rape noti come “cro-

cifere. Essi contengono zolfo e attivano gli agenti che distruggono le sostanze chimi-

che cancerogene.

• Isoflavoni

sono presenti nei semi di soia e nei prodotti di soia.

• Lignine

si trovano in prodotti di grano e semi di lino interi.

• Allicina

si trova in cipolle e aglio.

Blocchi di Allicina eliminano le tossine da alcuni batteri e virus.

• Antociani

si trovano nella frutta rossa e blu (come lamponi e mirtilli) e nelle verdure.

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Tab. 6 - Lista parziale di fitochimici presenti in alcuni alimenti

Basti ricordare la preparazione nutrizionale di Stefano Baldini, oro nel-la maratona alle Olimpiadi di Atene nel 2004, che era basata su alimenticaratterizzanti la dieta Mediterranea (cereali, frutta, verdura e pesce az-zurro), producendo un grande vantaggio nella performance atletica delmaratoneta.Tutto ciò dovrebbe far riflettere chi oggi crede ancora nei miracoli pro-posti dall’utilizzo di certe sostanze, lecite e non, nel raggiungimento ditraguardi ambiziosi nello sport. Spesso è il sonno della ragione che ge-nera mostri, la non conoscenza e soprattutto la non cultura del mon-do degli alimenti, in particolare dei vegetali, del loro potenziale, utilese non indispensabile, nel bagaglio nutrizionale dello sportivo.Il ricorso a sostanze dopanti è del soggetto disinformato e al tempo stes-so fragile, che identifica questi strumenti come elementi necessari a gra-tificare una distorsione della personalità. Occorre impegnare più tem-

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Essi contribuiscono a rallentare il processo di invecchiamento, a proteggere contro le

malattie cardiache e patologie oncologiche, a prevenire la coagulazione del sangue e

a combattere infiammazioni e allergie.

• Biflavonoidi

si trovano negli agrumi. Esperidina e Naringina.

• Carotenoidi

sono presenti nei colori giallo scuro, arancio, verde, rosso. Nella frutta e verdura come

carote, pomodori, prezzemolo, arance, pompelmo rosa e spinaci.

• La luteina

si trova nei vegetali a foglia verde.

Può prevenire la degenerazione maculare e la cataratta, nonché ridurre il rischio di ma-

lattie cardiache e patologie oncologiche al seno.

• Il licopene

si trova principalmente nei derivati del pomodoro. A cottura ultimata, sembra ridurre

il rischio di patologie oncologiche e patologie cardiache.

• I composti fenolici

si trovano negli agrumi, succhi di frutta, cereali, legumi e semi oleosi. Sono pensati per

essere estremamente potenti e sono studiati per una varietà di benefici per la salute

tra cui il rallentamento del processo di invecchiamento, la protezione contro le malat-

tie cardiache ed i tumori e la lotta contro infiammazioni, allergie. Antitrombotici.

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Page 30: GOALS Vol.4

po alla lettura di argomenti che riguardano il valore bromatologico de-gli alimenti: la cultura rende l’uomo libero e lo aiuta nella creazione delmondo della prevenzione che si attua solo con la corretta informazio-ne, possibilmente la più scientifica. Quindi una maggiore considerazione e valutazione della capacità chehanno tanti micronutrienti, come polifenoli, oligoelementi e vitamine nelraggiungimento di obiettivi salutistici e nella preparazione dell’atleta.

*Dirigente Unità Operativa di Nutrizione Umana e Clinica

Dipartimento di Scienze Biomediche Università “G. d’Annunzio” - Chieti

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Salv

ator

e Pu

rific

ato

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BIBLIOGRAFIA

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Free Radic Biol Med. 2000 Dec; 29(11):1106-14. Review.

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Page 32: GOALS Vol.4

Il limite come necessità per la conoscenza di séSEMPRE PIÙ OGGI, SI STA AFFERMANDO UNA CULTURA CHE INCENTIVA L’UTILIZZO

DI PRODOTTI CHIMICI PER COLMARE CARENZE PERSONALI NELLE PRESTAZIONI

LAVORATIVE, LUDICHE, SPORTIVE O NELLE RELAZIONI SOCIALI.

Maurizio Bechi Gabrielli*

egli ultimi anni il tema dell’uso di sostanze ha assunto dimensioni pre-occupanti a tutti i livelli di età e di classe sociale. Sempre più si sta af-fermando una cultura che incentiva l’utilizzo di prodotti chimici per col-mare carenze personali nelle prestazioni lavorative, ludiche, sportive onelle relazioni sociali. La dipendenza da sostanze non si connota ormaipiù, com’era negli anni ’70 e ’80, come una fuga da una realtà pesanteed insostenibile, come una forma distorta di ribellione; al contrario, lasostanza serve oggi essenzialmente per adattarsi, per essere più inte-grato nei meccanismi sociali di consumo e di prestazione attualmenterichiesti. Anche “lo sballo del week end”, nella sua sistematica regolari-tà, finisce per essere nient’altro che un recinto nel quale rigenerarsi peressere pronto a rispondere alle richieste della settimana successiva.In questo quadro il doping, l’uso di sostanze vietate nello sport, si in-serisce da sempre perfettamente. La stessa definizione ne chiarisce ilruolo. È infatti considerato doping: “L’uso di sostanze o di procedimentidestinati ad aumentare artificialmente il rendimento, in vista o in oc-casione di una gara, e che può portare pregiudizio all’etica sportiva eall’integrità psico-fisica di un atleta”.

MODELLI MOTIVAZIONALI ED ORIENTAMENTO DEGLI ATLETI Dagli anni ’90 la psicologia dello sport ha definito due tipologie di per-sonalità negli atleti (J.G. Nicholls, 1992) che determinano un approc-cio diverso alla prestazione sportiva: gli atleti orientati al compito e quel-li orientati al Sé.Gli atleti con personalità orientata al compito si caratterizzano per pri-vilegiare lo sviluppo ed il padroneggiamento delle attività proprie del-la disciplina sportiva praticata; per dare importanza principalmente al-l’apprendimento e alla qualità dell’impegno; per valutare il rendimen-to in termini di impegno; per avere come obiettivo di miglioramento del-la forma fisica e dello sviluppo di abilità.Gli atleti orientati al Sé tendono a concepire lo sviluppo di abilità in rela-zione ad altri per sentirsi valutati competenti; a dare importanza soprat-tutto al confronto e ai risultati; a valutare il rendimento solo in termini dirisultati raggiunti; ad avere obiettivi legati al desiderio di competere.

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N

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In ulteriori studi, lo stesso autore ha definito altri parametri dei due sti-li di personalità. Gli atleti orientati al compito mostrano una concezio-ne dello sport come fine (nient’altro che occasione di divertimento, disalute), danno importanza alla propria persona, hanno scarso deside-rio di barare. Gli atleti orientati al Sé considerano lo sport come mez-zo per affermare socialmente se stessi, per questo danno più importanzaall’ambiente piuttosto che a sé; sono disponibili ad avvalersi di mezziesterni per raggiungere i propri obiettivi. Quest’ultimo aspetto si spie-ga col fatto che gli atleti orientati al Sé subordinano l’accettazione di séal successo sociale che riescono ad ottenere; sono orientati all’appari-re piuttosto che all’essere.

IL NUOVO PARADIGMA CULTURALE A ben vedere l’atteggiamento di questi atleti è perfettamente inseritonel nuovo paradigma culturale che si è andato affermando soprattut-to dagli anni ’90 in poi. Il nuovo paradigma, quello dell’OGGI, può es-sere definito il “paradigma dell’Apparire”, in contrasto con quello pre-cedente, quello di IERI, definibile come il “paradigma del Diventa-re”. Contrapponendo i due paradigmi si potrebbe affermare che:a. IERI: si partiva da zero e si poteva ottenere, conquistare. OGGI: si

dà subito tutto e poi si toglie un pezzo alla volta. Ieri ottenere qual-cosa era successivo al momento in cui si otteneva un successo, oggiai giovani si regala tutto poi semmai si sequestra in caso di insuccesso.

b. IERI: ci si muoveva all’interno della dicotomia tra Permesso e Vietato;il sentimento dominante era la Colpa in caso di sconfinamento nel “vie-tato”; gli adulti si rapportavano ai giovani attraverso l’esercizio del-l’Autorità. OGGI: la dicotomia è tra Possibile e Impossibile (visto comepossibile); il sentimento dominante è la Vergogna che si prova quan-do non si raggiungono gli obiettivi che spesso altri hanno deciso pernoi e che è un sentimento molto orientato ai criteri di giudizio altrui;gli adulti, ormai privi di autorevolezza cercano di conquistare i ragazzicon la Seduzione (ieri si diceva “se studi ti compro il motorino”, oggisi dice “io ti compro il motorino, ma tu, fammi il favore, studia”).

c. IERI: col “paradigma del Diventare” i giovani avevano come obietti-vo la conquista della Libertà. OGGI: col “paradigma dell’Apparire” han-no come obiettivo la conquista della Notorietà.

Tutto ciò ha determinato un fatto rilevante sul piano psicologico: è cam-biato il significato del concetto di limite. Nel secolo scorso, col “para-digma del Diventare” il riferimento era la Norma, che definiva il limitetra permesso e vietato; col “paradigma dell’Apparire”, invece, il riferimentoè l’Ideale, inteso come immagine sociale perfetta. E l’Ideale, per defi-nizione è posto oltre il limite! Si è dunque passati da un atteggiamentoculturale che aveva nel rispetto del limite l’obiettivo sociale (va bene ciò

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che è permesso) ad un atteggiamento che ha come obiettivo il supera-mento del limite (con una forsennata corsa al raggiungimento dell’Ideale).

IL SÉ E L’IMMAGINA CORPOREA Finora abbiamo parlato di Sé, con la esse maiuscola, senza chiarire ef-fettivamente di cosa si tratti.Il Sé è quella parte della nostra psiche che costituisce il risultato dellarelazione tra bisogno di affermazione individuale e bisogno di relazio-ne sociale. È ciò di cui siamo coscienti della nostra struttura di perso-nalità, è ciò che riusciamo a vedere di noi stessi di fronte ad uno spec-chio che ci rimanda non solo la nostra immagine corporea ma anchel’immagine dei nostri sentimenti, dei nostri pensieri, dei nostri com-portamenti. È ciò che noi vediamo di tutto ciò che noi siamo. In psico-logia, si distingue il “Sé Reale”, inteso come la percezione realistica dinoi stessi, ed il “Sé Ideale”, definibile come la percezione di noi stessicome vorremmo essere. Un soddisfacente grado di salute psichica si ha

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Luci

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Mac

cher

oni

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se si percepiscono il Sé Reale ed il Sé Ideale come non troppo distan-ti. In altre parole se si ha un’immagine di sé realistica e ci si prefiggedei miglioramenti che sono effettivamente alla propria portata. Se il SéIdeale è troppo lontano dal Reale si entra in una condizione di disagiopsichico che porta ad un’autosvalutazione e costituisce una condizio-ne di rischio per l’uso di aiuti esterni, tra cui l’uso di sostanze.L’immagine corporea (quello che ci sembra ci dica lo specchio) è par-te del Sé e soprattutto nell’adolescenza ed in età giovanile, ne costi-tuisce una parte molto rilevante. “Il corpo è per l’adolescente il luogosul quale si giocano le principali trasgressioni rispetto al mondo degliadulti perché costituisce, in quanto involucro, il primo canale di co-municazione con l’esterno. La ricerca della perfezione estetica porta al-l’eccesso di richieste in nome di standard di vita sempre più elevati cheinneggiano alla bellezza e al successo come mete irrinunciabili per una“sana” identità personale. Le aspettative sociali colludono con una del-le principali caratteristiche dell’adolescente: il senso di trasformismo chesi accompagna alle ineluttabili trasformazioni psicofisiche che defini-scono “il passaggio di stadio” (Magda Di Renzo, 2006).

IL DOPING COME ILLUSIONE La decisione di assumere sostanze dopanti nasce dall’idea che così sipossa migliorare all’infinito se stesso, diventando una persona più … (qua-lunque cosa si decida di essere). In questo senso il doping viene vistocome un utile strumento per raggiungere il proprio Sé Ideale.Il Sé Reale, come detto l’immagine realistica di ciò che noi siamo (inquesto senso il nostro “Vero Sé”), si caratterizza per alcune caratteri-stiche peculiari:• totale auto-riconoscimento delle istanze psichiche personali;• elasticità negli adattamenti;• fedeltà (continuità nei cambiamenti somatici e psichici dell’esistenza

individuale);• autonomia/interdipendenza nei rapporti con l’ambiente.

La coscienza concreta di queste caratteristiche determina il nostro gra-do di autostima. L’autostima:• è il risultato del processo di autovalutazione dell’individuo;• indica in che misura la persona si considera importante, capace e di

valore;• è influenzata dai successi e dagli insuccessi ottenuti;• subisce l’influenza di ciò che il soggetto pensa che gli altri si aspetti-

no da lui.Se l’autostima è bassa si può strutturare un “Complesso di Inferiorità”,associato ad una sentimento stabile di vergogna, al quale abbiamo ac-cennato prima. La vergogna è un’emozione spiacevole che deriva dal

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non riuscire a raggiungere un ideale di comportamento che il sogget-to si è prefissato; è provocata da esperienze che lo costringono a ve-dere se stesso con gli occhi degli altri; risiede nel giudizio negativo de-gli altri (reale o supposto) e in una sensibilità particolare verso di essi.Poiché “il bisogno di essere visto positivamente è un bisogno univer-sale, più impellente della realizzazione del Sé” (Harré, Lamb, Mecacci,1986), soprattutto nei giovani, può accadere che l’individuo attivi deiprocessi di “Compensazione”. Si tratta di un meccanismo (come tale ca-ratterizzato da automatismi, una volta istallato) che è orientato alla ri-cerca di nuove vie per aumentare l’autostima ma che, collegato al com-plesso di inferiorità, non ha un carattere adattivo e raggiunge un equi-librio solo apparente. L’individuo diventa così vittima di se stesso e del-l’esigenza di una iper-compensazione che lo porta a sperimentare co-stanti sentimenti di vanità, diffidenza, aggressività ed invidia.Si consolida così uno stato di “Finzione”, come risultato della Compen-sazione e come risposta compensatoria alla vergogna e all’angoscia chene deriva. Il prodotto psichico della Finzione è un “Finto Sé”, una strut-tura psichica difensiva che oscura il “Sé Reale” e che rappresenta un fal-so adattamento all’ambiente. Non si tratta di semplice apparenza (dar-si delle arie, raccontare bugie) ma di una convinzione interiore profon-da che si manifesta nell’individuo come bisogno di sentirsi, riconoscer-si ed essere riconosciuto nel modo che lui vorrebbe e che corrispondeal suo Sé Ideale. Il corpo in particolare non viene più definito dal suolimite, ovunque sia collocato, ma dalla possibilità dell’individuo di su-perarlo attraverso l’assunzione di una sostanza e l’accettazione di un ri-schio (addirittura di un danno) ricercato come esperienza Il doping si inserisce in queste costruzioni psichiche con un valore adat-tivo, non trasgressivo, come detto in precedenza. Per la mentalità de-gli adolescenti, volti alla trasgressione per indole in questa fase dellosviluppo, è significativo sottolineare questo aspetto. Per chi cerca l’af-fermazione di sé differenziandosi, può essere disincentivante scoprireche doparsi è assolutamente conformista. Il doping non ha altra fun-zione che quella di una conferma rispetto a due parametri significativinella cultura della società attuale: la bellezza corporea, legata all’Ap-parire e il successo, legato alla Competitività.

I PERCORSI ALTERNATIVILa lotta al doping dunque, non può che essere lotta ai costrutti cultu-rali che lo sostengono e lo giustificano agli occhi dei giovani:• Fisicità come status: è sano un fisico bello e non uno che funziona;

come dire che una scatola che contiene cioccolatini è più importantedel suo contenuto.

• Capacità/possibilità di scelta: tutti, non solo i giovani, sono costrettiin recinti dove i problemi, la loro gerarchia e le possibili soluzioni sono

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sempre decisi da altri, l’unico criterio di salute sembra essere la ca-pacità di consumo di ognuno.

• Affettività come fattore di consumo: in questa logica anche i lega-mi e gli affetti (in senso ampio) che li sostengono sono concepiticome oggetti di consumo; la qualità delle relazioni sembra essereun fattore secondario, la quantità prevale in quanto parametro vi-sibile.

• Tempo efficientizzato e organizzato da altri: il tempo appartiene a chidetiene il possesso degli oggetti di consumo; anche il tempo libero èormai rigidamente organizzato e ciò che prima si faceva per piacerediventa un dovere se si vuole mantenere determinati standard di ef-ficienza e d’immagine.

L’alternativa e l’autonomia vera passano attraverso il contrasto a questielementi che ormai tendono a dominare l’organizzazione psichica di ognu-no di noi. La fisicità come espressione di salute al di là di ogni elementoestetico, la possibilità di scegliere secondo i propri bisogni autentici, af-fettività come misura della qualità dei legami e i legami stessi come mi-sura della propria libertà (Benasayag, Schmit, 2005),il tempo come mi-sura di un fisiologico ritmo di vita ed il “tempo vuoto” inteso come para-metro della propria autonomia e del proprio potere di scelta, sono gli an-tidoti veri contro il doping, sono i pilastri sui quali gli adulti che hanno fun-zione educativa, dai genitori agli insegnanti, agli allenatori e agli educa-tori in generale devono far leva per costruire individui più autonomi e sani.Uno dei più importanti psicologi dello sport, Roland Martens, ci forni-sce un importante punto di riferimento alternativo alla cultura del “ri-sultato ad ogni costo”: “la più importante fiducia in sé che gli atleti pos-sono possedere non è la convinzione che vinceranno o che non sba-glieranno mai ma che essi possono correggere i loro errori con il lavo-ro, per diventare migliori” (Roland Martens, 1991).In questo quadro il Limite può perdere il significato che il “paradigmadell’Apparire” tende ad attribuirgli di ostacolo, come una gabbia da cuievadere con qualunque mezzo, per acquisire il suo senso psicologicoreale di “confine” all’interno del quale è posto tutto ciò che noi siamo,attributi di cui avere cura e da sviluppare, al di fuori del quale c’è tut-to ciò che non ci appartiene, parte del quale può essere conquistato inuna visone realistica di ciò che siamo e di ciò che possiamo diventare.In una società dell’Apparenza, per essere efficaci, può farci da busso-la una frase che il Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exupery si sen-te dire dalla volpe che gli spiega l’importanza dei legami: “Ecco il miosegreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. […] l’es-senziale è invisibile agli occhi”.

*Psicologo, Dirigente U.O. per il Disagio Psichico in Età Giovanile

Dipartimento Salute Mentale – A.S.L. 4 – Terni - Umbria

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Page 38: GOALS Vol.4

Legalità e sport viaggio nella legge sul dopingPER CONTRASTARE IL DILAGANTE FENOMENO DEL DOPING NELLO SPORT,LA LEGGE 376 VARATA IN ITALIA NEL 2000, COSTITUISCE UN PRIMO

SIGNIFICATIVO PASSO PER AFFRONTARE IL PROBLEMA.

Corrado Riggio*

a legge n. 376/00 è stata promulgata per contrastare il dilagante fe-nomeno del doping che aveva ormai assunto dimensioni davvero peri-colose non solo per la lealtà e la correttezza delle competizioni sporti-ve ma soprattutto per la salute degli atleti. I primi commentatori della legge hanno individuato nella stessa il pri-mo intervento legislativo finalizzato alla repressione del doping mentre,nella realtà, è vero solo in parte, in quanto, se prima della legge 376gli strumenti legislativi erano poco efficaci, anche molte delle novità in-trodotte con questa legge sono novità solo apparenti. Infatti, un precedente significativo si può rinvenire in una legge del 1971e precisamente la n. 1099 che prevedeva norme molto simili a quelleintrodotte dalla legge 376. Purtroppo la legge 1099 ha avuto una scar-sa applicazione soprattutto a causa del sistema sanzionatorio decisa-mente blando. Tutti i reati previsti dagli artt. 3, 4 e 5 erano puniti conla sola ammenda per cui l’efficacia deterrente di queste disposizioni èstata decisamente scarsa; infatti si è giunti alla depenalizzazione di que-ste fattispecie di reato, realizzata con la L. 689/81 la quale ha trasfor-mato in illeciti amministrativi le contravvenzioni punite con la sola penapecuniaria dell’ammenda.

LE NOVITÀ INTRODOTTE DALLA LEGGE 376La legge 376/00 all’art. 1 si pone l’obiettivo di promuovere la salute in-dividuale e collettiva attraverso l’attività sportiva che deve essere infor-mata al rispetto dei principi etici e dei valori della Convenzione controil doping firmata a Strasburgo nel 1989, la quale ha stabilito che i benigiuridici tutelati sono la salute sia individuale che collettiva e la lealtà del-le competizioni sportive.

Le novità principali introdotte dalla legge sono rappresentate da:1. previsione, quale ipotesi di reato, della condotta di chi assume so-

stanze dopanti; 2. introduzione di sanzioni accessorie come interdizione temporanea o

permanente dall’attività sportiva o sanitaria;3. istituzione di una Commissione di vigilanza e di controllo (c.d. Com-

missione Antidoping) di nomina ministeriale.

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L

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Page 39: GOALS Vol.4

Rispetto alla legislazione precedente, la nuova legge si applica a tuttele competizioni agonistiche in cui siano coinvolti gli atleti. Il legislatoreha ritenuto opportuno fornire direttamente una definizione del concettodi doping al fine di evitare dubbi interpretativi. Nella definizione di doping rientrano non soltanto l’impiego di partico-lari sostanze che influiscono sulla prestazione fisica ma anche trattamentimedici che producono nell’organismo umano lo stesso risultato. Tale equi-parazione si è resa necessaria visto il frequente ricorso da parte degliatleti a pratiche quali il c.d. doping ematico o trasfusione ematica (au-tologa e/o eterologa) che raggiungono gli stessi risultati dell’assunzio-ne di prodotti dopanti. In sostanza il legislatore ha voluto, con la nuova legge, reprimere nonsoltanto il doping in senso stretto ovvero l’utilizzo di farmaci o pratichemediche che alterino le prestazioni dell’atleta ma anche quelle direttead occultare la pratica del doping. Nonostante lo sforzo del legislatore di evitare dubbi interpretativi, unprimo problema è sorto subito dopo l’entrata in vigore della L. 376 inrelazione alla individuazione dei farmaci e delle sostanze dopanti. Infatti l’art. 9 della legge sembra costruito come una tipica norma pe-nale in bianco in quanto - nel classificare le sostanze dopanti - rinviaad un elenco di farmaci, sostanze e pratiche mediche elaborate dallaCommissione Antidoping e trasferite in un decreto ministeriale. I primi commentatori ritenevano quindi che finchè la Commissione nonavesse predisposto l’elenco delle sostanze dopanti, le norme penali pre-viste dall’art. 9 non potevano ancora considerarsi in vigore poichè ve-niva a mancare l’individuazione di un elemento essenziale dell’illecito.In realtà non è proprio così in quanto l’art. 2 prevede che la Commis-sione, nell’individuare le sostanze dopanti, deve comunque anche ri-spettare l’elenco già predisposto con la Convenzione di Strasburgo ra-tificata in Italia con la L. 522/95. Dunque, un elenco dei farmaci considerati dopanti era già previsto dauna legge adottata dallo Stato in esecuzione di un trattato internazio-nale. Per questo, le norme penali introdotte con la L. 376 potevano con-siderarsi immediatamente efficaci già dall’entrata in vigore della legge. La questione è ancora aperta anche dopo che la Commissione ha iniziatoi propri lavori individuando i farmaci e le pratiche vietate. Il problema con-tinua a porsi a causa della rapidissima evoluzione della pratica del dopingche va a scontrarsi con la lentezza del procedimento amministrativo pre-visto dalla legge per l’aggiornamento dell’elenco delle sostanze dopanti. Se è vero infatti che l’art. 2 impone alla Commissione una revisione pe-riodica delle classi di farmaci dopanti (con cadenza non superiore a seimesi) è anche vero che in realtà l’aggiornamento della lista dovrebbecontinuamente rincorrere le novità scientifiche ed i trucchi elaborati daiprofessionisti del doping.

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Si ritorna quindi al problema di stabilire se ci si debba attenere esclu-sivamente all’elenco predisposto dalla Commissione oppure se si dovràconsiderare vietata qualsiasi sostanza idonea a modificare le condizio-ni psicofisiche e biologiche dell’organismo.A tal proposito, bisogna ricordare che se si fosse seguito l’orientamentodella Convenzione di Strasburgo, non sarebbero sorti problemi; di fat-to la Convenzione prevede una lista di classi di farmaci dopanti men-zionando anche l’espressione “ e sostanze affini”.Al contrario, il nostro legislatore ha optato per un elenco chiuso dellespecialità medicinali dopanti, non prevedendo la illiceità delle sostan-ze affini, andando in questo modo in contrasto con le disposizioni in-dicate nella Convenzione e creando anche tutti i conseguenti problemigià precedentemente individuati.

LE CONDOTTE COSTITUENTI REATOL’art. 9 della L. 376/00 prevede le seguenti ipotesi di reato:- il primo comma sanziona la condotta di chi assume, procura ad altri,somministra o favorisce l’utilizzo di farmaci idonei a modificare le con-dizioni psicofisiche dell’organismo;

- il secondo comma prevede la medesima pena per chi adotta o si sot-topone a pratiche mediche finalizzate allo stesso risultato.

Tali due fattispecie sono formulate identicamente ovvero prevedono lastessa sanzione, il medesimo evento, lo stesso elemento psicologico. Ugua-le criterio anche per le circostanze aggravanti e le sanzioni accessorie.È possibile il concorso tra i due reati per cui l’atleta che pratichi il dopingattraverso l’utilizzo di sostanze dopanti ed al tempo stesso si sottopongaa pratiche mediche illecite dovrà rispondere di entrambi i reati. 39

Euge

nio

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Una novità importante è quella della reintroduzione della responsabi-lità penale dell’atleta che assume sostanze dopanti. Tuttavia va ribadi-to che dall’assunzione di farmaci vietati da parte dell’atleta potrà deri-vare una sua responsabilità penale solo nel caso vi sia il suo consen-so. L’eventuale somministrazione di farmaci e sostanze illecite all’insa-puta dell’atleta, non potrà mai determinare la punibilità dello stesso cheresterà soltanto vittima del reato.In pratica, al fine di poter tutelare il bene “salute”, il legislatore si è spin-to fino al punto di sanzionare penalmente la condotta di chi rechi dan-no alla propria integrità psico-fisica.La scelta di incriminare anche l’atleta assuntore, ha portato tuttavia eporterà nella prassi applicativa una serie di problemi che la legge soloin parte risolve. Si tratta di questioni tutte legate alle esigenze di ac-certamento probatorio del reato di doping. Le prove legate al reato didoping saranno ricercate non tanto utilizzando le dichiarazioni dell’atletama attraverso altri mezzi quali ad esempio il prelievo di campioni o leperquisizioni ed i sequestri di sostanze illecite.Inizialmente il prelievo di campioni non era obbligatorio e questo finoa quando (l’11 gennaio 2004) 6 su 12 atleti dei campionati di calcio diserie A e B si sono rifiutati di sottoporsi ai controlli. L’art. 9 della L. 376/00 prevede che l’assunzione e la somministra-zione di farmaci dopanti o di pratiche mediche dopanti siano puni-bili quando il fatto è commesso al fine di alterare le prestazioni ago-nistiche degli atleti o di modificare il risultato dei controlli sulle pra-tiche vietate.Rilevante risulta essere lo stesso settimo comma dell’art. 9 di questalegge, il quale sanziona anche chiunque commerci i farmaci e le sostanzedopanti attraverso canali diversi dalle farmacie o dai dispensari apertial pubblico. In tal modo la norma ha inteso perseguire l’introduzionesul mercato di sostanze dopanti, realizzata senza passare attraverso icanali ufficiali di distribuzione. Quest’ultima fattispecie è sanzionata in modo molto più severo (ovve-ro con la reclusione fino a 6 anni) e si differenzia dalla condotta di “pro-cacciamento” prevista dal primo comma per il fine di lucro che deve ne-cessariamente connotare la condotta di chi commercia.

SANZIONI, CIRCOSTANZE AGGRAVANTI, SANZIONI ACCESSORIE E CAUSA DI NON PUNIBILITÀ La legge 376/00, art. 9 comma 3 lett. a), b) e c), prevede altresì, trecircostanze aggravanti per i soli reati di assunzione e somministrazio-ne di sostanze dopanti.La prima circostanza ricorre “quando dal fatto derivi un danno alla sa-lute” che deve essere inteso esclusivamente come danno arrecato allasalute dell’atleta.

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Un’altra aggravante è prevista quando il fatto è commesso da un com-ponente o dipendente del CONI o di federazioni sportive nazionali. Relativamente a tale ultima aggravante soggettiva, sorprende la man-cata previsione di un’analoga circostanza aggravante quando il fatto siacommesso da un medico.La lettera b) prevede infine un aumento di pena quando il fatto è com-messo nei confronti di un minorenne.Nel definire la nozione di doping, il legislatore all’art. 1 ha previsto unacausa di non punibilità per le ipotesi in cui l’assunzione e la sommini-strazione sia giustificata da una situazione patologica nella salute del-l’atleta che renda indispensabile il ricorso a tali pratiche o trattamentifarmacologici. A tal fine il legislatore ha anche previsto l’obbligo per l’atleta di certifi-care le condizioni patologiche o di mettere a disposizione delle autori-tà preposte ai controlli, la relativa documentazione medica.Il reato sarà escluso soltanto laddove si dimostri, da parte dell’atleta,l’effettiva presenza della malattia e non attraverso il solo adempimen-to degli oneri di comunicazione e certificazione imposti dalla legge La legge prevede anche delle sanzioni accessorie alle pene previste peri reati in materia di doping.La prima riguarda i medici. Il quarto comma dell’art. 9 prevede infattil’interdizione temporanea dell’esercizio della professione quando il fat-to è commesso da chi esercita una professione sanitaria.Un’altra pena accessoria (interdizione permanente) è prevista quandoil fatto è commesso da un dipendente del CONI o di una federazionesportiva nazionale o società o associazioni o enti riconosciuti dal CONI.L’ultima sanzione accessoria, di natura patrimoniale, è rappresentata dal-la confisca dei farmaci, delle sostanze e delle altre cose servite o de-stinate a commettere il reato, che risulta essere sempre ordinata in casodi sentenza di condanna. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, è punito con la reclu-sione da tre mesi a tre anni e con la multa da € 2.500,00 a € 50.000,00chiunque procuri ad altri, somministri, assuma o favorisca comunquel’utilizzo di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamenteattive, ricompresi nelle classi previste all’articolo 2, comma 1. Farmacio sostanze che non siano giustificati da condizioni patologiche e sia-no idonei a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell’or-ganismo, per alterare le prestazioni agonistiche degli atleti o per mo-dificare i risultati dei controlli sull’uso di tali farmaci o sostanze.La pena di cui al comma 1 si applica, salvo che il fatto costituisca piùgrave reato, a chi adotta o si sottopone alle pratiche mediche ricom-prese nelle classi previste all’articolo 2, comma 1, non giustificate dacondizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisicheo biologiche dell’organismo, al fine di alterare le prestazioni agonisti-

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che degli atleti ovvero dirette a modificare i risultati dei controlli sul ri-corso a tali pratiche.

CONCLUSIONI In definitiva l’esame delle disposizioni contenute nella legge 376/00 con-sente di affermare che con questa legge il nostro Stato ha fatto un pri-mo e significativo passo verso la risoluzione del problema doping.Tuttavia la presenza di alcune difficoltà interpretative ed operative po-ste da detta legge ci fa comprendere come la funzionalità di questo stru-mento dipenderà soprattutto dall’effettivo impegno degli organi (P.A. edA.G.) che saranno chiamati ad utilizzarlo. Al di là di tutto comunque un contributo decisivo potrà e dovrà esserefornito principalmente da quei soggetti che operano quotidianamentenel campo dello sport i quali sono chiamati a svolgere un’opera essenzialedi educazione e sensibilizzazione degli atleti e soprattutto dei giovaniatleti che faccia capire loro come il doping sia qualcosa che nulla a chevedere con l’idea stessa di sport.A riprova di quanto detto vi è la circostanza che ad oggi sono ancoratantissimi gli atleti che fanno uso di sostanze dopanti in tutti gli sport,nessuno escluso, e sono sempre tantissimi quegli sportivi che fanno usodi integratori alimentari per migliorare le proprie prestazioni fisiche. È evidente che l’introduzione di sanzioni penali non è ancora riuscita asconfiggere l’ossessione e l’imperativo di vincere a tutti i costi, osses-sione che porta per l’appunto all’utilizzo di pratiche di doping.

*Avvocato, Giurista, Commissione antidoping US Acli

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No al doping

PERCORSI EDUCATIVI PER SVILUPPARE LE CONOSCENZE DEGLI STUDENTI

SULLA TUTELA DELLA SALUTE NELLE ATTIVITÀ SPORTIVE E SUI DANNI DERIVANTI

DALL’USO DI SOSTANZE DOPANTI E DALL’ABUSO DI FARMACI.

QUESTIONARIO DI ENTRATA (anonimo)

ANNI_________________ SESSO � M � F

1 - Pratichi uno sport? a - Si �b - No �c - Solo a scuola �

2 - Pratichi o praticheresti con piacere:a - Sport di squadra �b - Sport singolo �

3 - Pratichi lo sport per:a - vincere �b - per divertimento �c - per divertirmi e fare nuove amicizie �d - perché me lo impongono �

4 - Ti è mai stato imposto di praticare sport?a - Si, dai miei genitori �b - No, mai �c - Lo pratico con piacere: ho deciso da solo che sport praticare

e quando �

5 - Pensi che i tuoi genitori siano contenti solo se vinci?a - Vogliono che sia sempre il primo in una gara �b - L’importante è partecipare �

6 - Conosci il fenomeno “doping”?a - Si �b - No �

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Page 45: GOALS Vol.4

7 - Cosa pensi che sia?a - Una malattia comune, come l’influenza �b - L’ uso di sostanze o medicinali vietati con lo scopo di aumentare

artificialmente il rendimento fisico e le prestazioni dell’atleta �c - Bere troppa acqua �d - Studiare troppo �

8 - Dove o da chi sei venuto a conoscenza del “doping”?a - Tv, film, radio �b - Internet �c - Corsi frequentati a scuola o in palestra �d - Mai sentito parlare �e - Amico �f - Genitori �g - Per strada �

9 - Pensi che il doping sia diffuso maggiormente:a - Nello sport professionistico �b - Nello sport dilettantistico �c - Non fa parte del costume degli atleti italiani �

10 - Conosci l’esistenza, in Italia, di una legge che previene ecombatte il doping?

a - Si �b - No �

11 - Ad oggi quali pensi siano i modi per diminuire la diffusio-ne del “doping”:

a - Non c’è bisogno di combatterlo perché è quasi inesistente �b - Leggi punitive �c - Cancellazione dello sport interessato �

12 - Pensi che la diffusione del “doping” si possa bloccare:a - Con l’educazione allo “sport pulito” �b - Con una più dura punizione del dopato

(Arresto, Squalifica a vita) �c - Con la chiusura di tutte le palestre �d - Con controlli mirati nelle palestre �

13 - Come hai conosciuto gli integratori alimentari?a - Dalla pubblicità dei mass media �b - Dal medico di famiglia �c - Nelle palestre �d - Dagli amici �

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Page 46: GOALS Vol.4

14 - Gli integratori alimentari possono sostituire gli alimenti?a - Si sono sostanze che possono aumentare la performance �b - Si sono utili e indispensabili soprattutto nel campo dello sport �

c - Sono da sconsigliare a chiunque �d - La conoscenza del valore nutrizionale degli alimenti ci può

aiutare a farne a meno �

15 - Gli integratori alimentari possono nuocere alla salute?a - No sono sostanze che possono aiutare a crescere l’organismo �b - Si perché possono interferire con il sistema immune e genico �c - No perché sono innocui �

Istituto Scolastico ______________________

Luogo e Data _________________________

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No al doping

PERCORSI EDUCATIVI PER SVILUPPARE LE CONOSCENZE DEGLI STUDENTI

SULLA TUTELA DELLA SALUTE NELLE ATTIVITÀ SPORTIVE E SUI DANNI DERIVANTI

DALL’USO DI SOSTANZE DOPANTI E DALL’ABUSO DI FARMACI.

QUESTIONARIO DI USCITA (anonimo)

ANNI_________________ SESSO � M � F

1 - Pratichi uno sport? a - Si �b - No �c - Solo a scuola �

2 - Pratichi o praticheresti con piacere:a - Sport di squadra �b - Sport singolo �

3 - Pratichi lo sport per:a - vincere �b - per divertimento �c - per divertirmi e fare nuove amicizie �d - perché me lo impongono �

4 - Cosa pensi che sia il dopinga - Una malattia comune, come l’influenza b - L’ uso di sostanze o medicinali vietati con lo scopo di aumentare

artificialmente il rendimento fisico e le prestazioni dell’atleta �c - Bere troppa acqua �d - Studiare troppo �

5 - Pensi che il doping sia diffuso maggiormentea - Nello sport professionistico �b - Nello sport dilettantistico �c - Non fa parte del costume degli atleti Italiani �

6 - Conosci l’esistenza, in Italia, di una legge che previene ecombatte il doping?

a - Si �b - No �

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Page 48: GOALS Vol.4

7 - Ad oggi quali pensi siano i modi per diminuire la diffusionedel “doping”?

a - Non c’è bisogno di combatterlo perché è quasi inesistente �b - Leggi punitive �c - Cancellazione dello sport interessato �

8 - Pensi che la diffusione del “doping” si possa bloccare:a - Con l’educazione allo” sport pulito” �b - Con una più dura punizione del dopato

(arresto, squalifica a vita) �c - Con la chiusura di tutte le palestre �d - Con controlli mirati nelle palestre �

9 - Come hai conosciuto gli integratori alimentari?a - Dalla pubblicità dei mass media �b - Dal medico di famiglia �c - Nelle palestre �d - Dagli amici �

10 - Gli integratori possono sostituire gli alimenti? a - Si sono sostanze che possono aumentare la performance �b - Si sono utili e indispensabili soprattutto nel campo dello sport �c - Sono da sconsigliare a chiunque �d - La conoscenza del valore nutrizionale degli alimenti ci può

aiutare a farne a meno �

11 - Gli integratori alimentari possono nuocere alla salute?a - No sono sostanze che possono aiutare a crescere l’organismo �b - Si perché possono interferire con il sistema immune e genico �c - No perché sono innocui �

Istituto Scolastico ______________________

Luogo e Data _________________________

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Page 49: GOALS Vol.4

48Fa

bio

Del

Ghi

anda

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Page 50: GOALS Vol.4

PAROLE E IMMAGINICosì si esprimono ragazzi e docenti

A cosa serve correre se sei sulla strada sbagliata?

(proverbio tedesco)49

Fabi

o D

el G

hian

da

NO AL DOPING

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Page 52: GOALS Vol.4

Il doping ti toglie la saluteno al doping

AGRIGENTOComitato provinciale US Acli AGRIGENTO

Docente e refente locale progetto Prof. Stefano UrsoScuola Istituto Professionale

per l’Industria e l’Artigianato “Enrico Fermi”

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NO AL DOPING

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Page 53: GOALS Vol.4

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Attestato di adesione alla Campagna anti-doping regalato alle scuole superiori

del territorio agrigentino.

Attestato anti-doping regalato a tutte le associazioni/palestre affiliate al Co-

mitato US Acli Agrigento

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Page 54: GOALS Vol.4

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“Durante il lavoro svolto, si è notato che la maggior parte degli alunniconosce in qualche modo il fenomeno del doping ma disconosce total-mente gli effetti negativi che le sostanze assunte provocano a livello ana-tomico-funzionale”.

Prof. Stefano Urso

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Page 56: GOALS Vol.4

No al dopingsì allo sport pulito

AVELLINOComitato provinciale US Acli AVELLINO

Referente locale progetto Teresa Del ViscovoScuola Liceo Statale P. Virgilio Marone

Docente Prof. Costantino Maietta55

NO AL DOPING

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Page 57: GOALS Vol.4

“Uno dei concetti di base dello sport è quello di prevedere che vincail migliore e non il più dopato; è scorretto infatti, non solo neiconfronti degli avversari ma anche nei confronti di se stessi e dello sport, cercare di vincere con mezzi fraudolenti”.

Chiara Staffa(classe 3a alfa)

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Il DVD “No al doping Sì allo sport pulito” è visibile cliccando su: www.usacli.org/progetto-no-al-doping

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Page 58: GOALS Vol.4

“La pratica del doping è riprovevole per almeno due motivi: danni potenziali a cui l’atleta può andare incontro e la corruzioneapportata alla genuinità della prestazione atletica”.

Antonia Maria Acierno(classe 2a alfa)

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Page 59: GOALS Vol.4

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Page 60: GOALS Vol.4

Niente imbroglio.Solo orgoglio!

CHIETIComitato provinciale US Acli CHIETI

Referente locale progetto Vincenzo SgavicchiaScuola Liceo Classico Statale G.B. Vico

Docente Prof. Enrica Gentili59

NO AL DOPING

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MariacarlaD’Orazio(classe 1a C)

SamanthaDe Virgilio(classe 1a C)

AlessandroMammarella(classe 1a C)

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Lo sport come fabbrica di mostri!?

FERRARAComitato provinciale US Acli FERRARA

Referente locale progetto Alfredo CoralliniScuola Liceo Classico Statale G. Carducci

Docente Prof. Veronica Liverani63

NO AL DOPING

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Per ragioni di spazio, testi e immagini sono solo una parte del lavororealizzato in Powerpoint “Sport e competizione visti da noi 3a E”.Merita una citazione l’interessante approfondimento curato daMattia Palmonari e Cristiano Lettieri della classe 2a E, “Il doping”.

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Chi dopingnon piglia pesci

MESSINAComitato provinciale US Acli MESSINA

Referente locale progetto Giuseppe SilvestriScuola Istituto di Istruzione superiore

“Felice Bisazza”Docente Prof. Francesco Cannistraci

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NO AL DOPING

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“Il doping c’è perché c’è una cultura diffusa della tolleranza cheaumenta il business. Vogliamo agire concretamente su questacultura, per la tutela della salute: combattendo la sedentarietà e promuovendo l’attività fisica, le scelte responsabili e lo sport sano,contro la cultura del doping”.

Prof.ssa Anna Maria GammeriDirigente scolastico “F. Bisazza”

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“Chi doping non piglia pesci” - DVD

Atto unico

Interpreti

Gli studenti: I professori:Mattia Irrera Renato GiorgianniFabio Monganero Francesco CannistraciAnnalisa Maggio Gaspare RomeoAlessandra La Corte Cinzia Mendolia

Regia Prof. Claudia Terranova

Dal testo del filmato “Chi doping non piglia pesci”Allenatore: L’eritropoietina… aiuta! Dobbiamo prenderla per

non restare “piccoli”… per vincere...Studente: No, non voglio vincere così. Preferisco restare in

panchina! Hanno collaborato alla realizzazione del progetto i ragazzi del-la 5B, 5C, 5D Scienze sociali e della 5 A Scientifico.

Il DVD “Chi doping non piglia pesci” è visibile cliccando su: www.usacli.org/progetto-no-al-doping

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Sì alla vitano al doping

MILANOComitato provinciale US Acli MILANO

Referente locale progetto Alessandro GalbuseraScuola Istituto Statale “E. Torricelli”

Liceo Scientifico TecnologicoTecnico Industriale

Docente Prof. Elisa Meotti

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NO AL DOPING

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Testi e immagini sono parte del lavoro realizzato in Powerpoint dai ragazzi dell’Istituto Superiore E. Torricelli. Al progetto hanno partecipato 3 classi per un totale di circa 85 alunnidelle classi seconde e terze con un’età compresa tra i 14 e i 16 anni.

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Impossible is NothingDont’t use DopingRespect yo/urself

Alessio De Natale, Gianmarco Ploner, Riccardo Piazzola, Marco Corbani, Luca Oddi3a D LSM

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Rifiuta il dopingAccetta lo sport!!!Doping winX fall

Davide D’Orio, Simone Caliandro, Roman Eskander, Manuel Gennardi, Alessio Lena,3a D LTM

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Il doping non ti mette le ali... ...te le spezza!

Pobiati, Giovanelli, Germani, Tupputi, Vismara3a D LTM

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No alle sostanze dopantie agli integratori

PADOVAComitato provinciale US Acli PADOVA

Referente locale progetto Marco Di SilvestreScuola Istituto di Istruzione Superiore

“Barbarigo”Docente Prof. Carla Zotti

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NO AL DOPING

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Nel Progetto sono state coinvolte tutte le classi quarte e quinte dell’Istitutocon metodiche diverse. Con le classi quarte si è dato più attenzione alle esperienze personaliindividuando le reali motivazioni che sono alla base dell’assunzione diintegratori non solo in ambito sportivo per il miglioramento delle pre-stazioni atletiche ma anche nella quotidianità per il comune senso del“sentirsi bene ed adeguati”.Mentre con le classi quinte, sono state approfondite le tematiche uti-li all’elaborato scritto dell’ Esame di Stato, affrontando l’argomentodel Progetto dal punto di vista chimico/farmacologico, legale ed eco-nomico.

CLASSI QUARTE1) confronto e discussione nella classe:perché sono stanco dopo un allenamento o partita?perché voglio a tutti i costi primeggiare e farmi notare nella competi-zione?perché temo di non essere accettato così come sono nelle feste o ri-trovi?perché non mi sento sempre all’altezza delle aspettative?perché mi capita di essere assonnato o poco reattivo?

2) prove “in campo”: per ogni classe - effettuati dei test di rendimento fisico;- individuati i ragazzi che con una certa costanza prendono integratorialimentari;

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- fra questi trovati i volontari che per un mese hanno seguito seriamenteuna dieta equilibrata ed un corretto stile di vita;

- riproposti i test di rendimento fisico;- confronto diretto: nessun calo delle prestazioni nei ragazzi che nonprendevano più integratori.

CLASSI QUINTE 1) aspetto chimico/farmacologico. Dei vari farmaci ed integrato-ri: steroidi anabolizzanti, ormoni glicoproteici, sostanze stimolanti, so-stanze che innalzano la soglia della fatica, aminoacidi, creatina e car-nitina si è identificato:- efficacia ed uso clinico;- potenziali effetti nella pratica sportiva, effetti ergogenici;- effetti collaterali e rischi spesso permanenti sull’uomo, sulla donna esul bambino;

2) aspetto legale. Delle varie sostanze considerate si è vista - la classificazione del Comitato Internazionale Olimpico;- controlli in ambito sportivo ed amatoriale;- legislazione di altre nazioni;3) aspetto economico. Business economico- tutela della salute pubblica;- poca chiarezza del bugiardino, le ditte non sono tenute a precisare tut-

ti gli eccipienti;- falsa pubblicità, influenza mass media;- poco controllo nelle palestre e circoli amatoriali; - vendita anche di sostanze illegali, aumento criminalità.

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Doping ti stopping

Comitato provinciale US Acli PADOVAReferente locale progetto Marco Di Silvestre

Scuola Istituto Tecnico CommercialeStatale “Pier Fortunato Calvi”

Docente Prof. Fabio Balsano

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Hanno detto:

“È vero, la pastasciutta è il mio doping, ma a patto che sopra ci sia il parmigiano”

Max Rosolino, campione di nuoto

“Il golf è l’unico sport dove i giocatori non vengono squalificati per l’erba”

Bob Hope, attore

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Se ti dopi hai già perso

SALERNOComitato provinciale US Acli SALERNO

Referente locale progetto Vittorio MastrovitoScuola Liceo Scientifico

“Francesco Severi”Docenti Prof. Raffaella Lembo,

Prof. Rosaria Petracca,Prof. Rosa Anna Salerno

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“Il progetto No al doping ha riscosso subito un enorme successo nelnostro Liceo. […]. Noi studenti, ci siamo divisi i ruoli: i ragazzi della2a I hanno preparato un sondaggio a cui sottoporre l’intero istituto;quelli della 2a H hanno poi elaborato i dati attraverso grafici e statistiche; mentre gli alunni della 2a F hanno raccolto il tutto e,improvvisandosi giornalisti per un giorno, hanno intervistato alcunisportivi della scuola per capire esattamente cosa sanno e pensano i giovani del doping […] Tutto il progetto ci ha visti protagonisti di una realtà vastissima, rendendoci partecipi in prima persona delle problematiche che affliggono lo sport”.

Daphne Griecostudentessa

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“Se ti dopi hai già perso” - DVD

I giornalisti: Gli intervistati:Antonio Iuliano Elena MariDaphne Grieco Roberto La SalaMauro Scalese Rosario Baccaro

Rosario D’OnofrioClaudia Mandia Prof.ssa Salerno

Riprese: Attilio CianciFrancesco Desiderio

Montaggio: Attilio Cianci

Hanno collaborato alla realizzazione del progetto i ragazzi del-la 2a E, 2a F, 2a I.Si ringraziano le prof.sse Salerno, Petracca, Lembo

Il DVD “Se ti dopi hai già perso” è visibile cliccando su: www.usacli.org/progetto-no-al-doping

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Voglio vincere da solono al doping

TERNIComitato provinciale US Acli TERNI

Referente locale progetto G. Franco AlmadoriScuola Istituto Professionale

per l’Industria e l’Artigianato“Sandro Pertini”

Dirigente Ing. Giocondo Talamonti

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“Pochi si spaventano di fronte ad esempi sconvolgenti di ex-atleticolpiti da SLA o altre malattie neurologiche; ciò significa chel’informazione che giunge agli sportivi è falsata e che si è semprepronti a giustificare chi ha fatto ricorso a pratiche illecite solo perchéè un “eroe” dello sport o perché con il suo comportamento è riuscitoa far ottenere alla sua squadra i risultati che i fan si attendevano”.

Il Dirigente scolasticoIng. Giocondo Talamonti

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Le scuole partecipantial progetto

Istituto Professionale per l’Industria Agrigentoe l’Artigianato “Enrico Fermi”

Liceo Statale “Publio Virgilio Marone” Avellino

Istituto Statale per Geometri Bologna“Crescenzi-Pacinotti”

Liceo Classico Statale “G.B. Vico” Chieti

Liceo Statale “Giosuè Carducci” Ferrara

Istituto di Istruzione Superiore “Felice Bisazza” Messina

Istituto Statale “Evangelista Torricelli” Milano

Collegio Vescovile “Barbarigo” Padova(Liceo classico, musicale, scientifico)Istituto Tecnico Commerciale Statale“Pier Fortunato Calvi”

Liceo Scientifico Statale “Francesco Severi” Salerno

Istituto Professionale per l’Industria Ternie l’Artigianato “Sandro Pertini”

Avvertenza: Per motivi di spazio, i lavori di alcune scuole partecipantial progetto sono stati riportati solo in parte.

I DVD di Avellino, Messina, Salerno sono visibili cliccando su:www.usacli.org/progetto-no-al-doping

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Stampa:Ugo Quintily S.p.A. - Roma

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Progetto finanziato dal Ministero della Saluteai sensi della legge n. 376/2000 – Direttiva 2009Le attività inerenti al progetto sono a titolo gratuito

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Via G.Marcora 18/20 • 00153 RomaTel. 06.5840650 • Fax 06.5840564

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