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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia pag. 1 Go sos de Nostra Sennora de su Remèdi u: testo, storia, teologia SOMMARIO 1. Critica testuale e “tradizione”dei Gosos .Premessa di metodo. 2. Varianti e cronologia delle fonti oggi disponibili : 2.1 La versione “antica” anteriore alla edizione del Soggiu; 2.2 La versione “riformata” di Mons. Soggiu; 2.3 Gli usi attuali . 3. Ipotesi di sviluppo storico: 3.1 Una forma iniziale breve ; 3.2 La versione riformata di Mons. Soggiu; 3.3 Gli attuali usi conflati. 4. Testo e commento: 4.1 Proposta di “testi”; 4.2 Prog ressione narrativa dell’insieme; 4.3 Apparato critico e commento. FONTI INEDITE [So 1 , 1864] Manera de praticai beni su Mesi de Maria SS.ma, manoscritto conservato presso l’Archivio parrocchiale di Solarussa. Contiene le pratiche quotidiane per il mese mariano. I Gogius de N. S. de su Rimediu si trovano alle pagine 16 verso e 17 fronte. [So 2 , 1865] Manera pratica de su Mesi Marianu fatta prinzipalmenti po Solorussa. 1 de maju 1865. Manoscritto conservato presso l’Archivio parrocchiale di Solarussa. Costruito sul precedente del 1864 e destinato all’uso effettivo di Solarussa. I Gogius de N. S. de su Rimediu sono riportati per l’ottavo giorno, ai fogli 14 verso e 15 fronte. [So 3 , fine 1800] Raccolta miscellanea di Gosos , conservata presso l’Archivio parrocchiale di Solarussa, databile alla fine del 1800.I Gosos de N. S. de su Remédiu sono alle pagg. 312- 315. [Vi , fine 1800 inizio 1900] Manoscritto proveniente dall’archivio parrocchiale di Villarubana, messo s a disposizione in fotocopia dal dott. Giuliano Nocco; [Al 1 , fine 1800 inizio 1900] Foglio manoscritto di una parrocchia della diocesi di Ales, proveniente da una raccolta di don Ignazio Orrù e messo a disposizione in fotocopia dal dott. Giuliano Nocco; [Al 2 , fine 1800 inizio 1900] Fogl io manoscritto di don Cossu Pietro (ord. Sac. 1901) della diocesi di Ales, proveniente da una raccolta di don Ignazio Orrù e messo a disposizione in fotocopia dal dott. Giuliano Nocco; [Ca, 1904] “Rituale” manoscritto di 540 pagine, di autore anonimo, conservato nella biblioteca privata di Don Titino Usai, già in possesso di Don Josto Murgia. I Gosus De sa Virgini de su Remédiu sono alle pp. 71- 73, al termine di tutta la Novena relativa (pp. 56- 73). FONTI EDITE [ Me, 1920] Can. Antioco MELIS, Il Santuari o del Rimedio presso Oristano (Sardegna) . 3a edizione riveduta e ampliata, Milano, Tip. E Lib. Pont. E Arcv. Romolo Ghirlanda, 1920. I Gosos de Nostra Segnora de su Remedio (sic!) si trovano alle pp. 184- 187. [1931] Giovanni SECHI , Gòggius. Raccolta la più completa di tutte le lodi sacre dialettali Sardo- Logudorese- Meridionale per tutte le solennità, feste e santi di tutta la Chiesa Cattolica celebrate in Sardegna, Fascicolo Primo. Tip. G. Pinna, Oristano 1931. [Se 1 , Se 2 , 1934] Giovanni SECHI , Gòggius. Raccolta completa delle lodi sacre Sardo- Logudorese- Campidanese per le solennità e feste dei Santi della Chiesa Cattolica celebrantesi in tutta la Sardegna. Corretta sulla scorta di numerosi manoscritt e stampe e ordinata secondo la disposizione del Messal e Romano. Oristano, Prem.Tip. S.Pascuttini & C., Aprile 1934- XII. (Ristampa Tip. Concu Sanluri, Aprile 1984). Gosos antichi, pp. 295- 296; Gosos riformati, pp. 296- 297. [1979] Don Josto, Goggius de Santa Maria, Nuragus, settembre 1979. [ Mu 1 , Mu 2 , Mu 3 , 1980] [Jostu MURGIA], Goccius de Santa Maria, Sanluri, 1980. Gosos antichi pp. 117- 118; Gosos riformati, pp. 119- 120; Gosos campidanesi, pp. 116- 117. [Do, 1983] Giovanni DORE, Gosos e Ternuras . Teti e musiche religiose popolari sarde secondo l’antica e ininterrotta tradizione di pregare cantando, vol. 1, Lodi in lngua logudorese, in onore della Vergine, del Signore, della Trinità e per ricorrenze varie , Istituto Superiore Regionale Etnografico, Nuoro 1983. I Gosos della Madonna del Rimedio si trovano a p. 217. [Or , 2004] Giovanni CARTA Pietro MUGGIANU, Novenas e Gosos della Diocesi di Nuoro, Edizioni Settimanale L’Ortobene, Grafiche Editoriali Solinas, Nuoro 2004. I Gosos di Orosei si trovano a pag. 422. [Ri 1 , 1952] Scritta monumentale all’interno del Santuario, comprendente Sa torrada Tesorera celestiale ” sull’arco centrale di accesso al

Gosos Remèdiu corso · 2013. 3. 28. · Oristano 1998, 2002. I Gosos de Nostra Segnora de su Remediu sonoallepp.81-84. 1.Criticatestualee“tradizione”deiGosos.Premessadimetodo

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Page 1: Gosos Remèdiu corso · 2013. 3. 28. · Oristano 1998, 2002. I Gosos de Nostra Segnora de su Remediu sonoallepp.81-84. 1.Criticatestualee“tradizione”deiGosos.Premessadimetodo

Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 1

Gosos de Nostra Sennora de su Remèdiu:

testo, storia, teologia

SOMMARIO

1. Critica testuale e “tradizione”dei Gosos . Premessa di metodo.2. Varianti e cronologia delle fonti oggi disponibili: 2.1 La

versione “antica” anteriore alla edizione del Soggiu; 2.2 La versione“riformata” di Mons. Soggiu; 2.3 Gli usi attuali.

3. Ipotesi di sviluppo storico: 3.1 Una forma iniziale breve;3.2 La versione riformata di Mons. Soggiu; 3.3 Gli attuali usiconflati.

4. Testo e commento: 4.1 Proposta di “testi”; 4.2 Progressionenarrativa dell’insieme; 4.3 Apparato critico e commento.

FONTI INEDITE

[So1, 1864]Manera de praticai beni su Mesi de Maria SS.ma, manoscritto

conservato presso l’Archivio parrocchiale di Solarussa. Contienele pratiche quotidiane per il mese mariano. I Gogius de N. S. desu Rimediu si trovano alle pagine 16 verso e 17 fronte.

[So2, 1865]Manera pratica de su Mesi Marianu fatta prinzipalmenti po

Solorussa. 1 de maju 1865. Manoscritto conservato pressol’Archivio parrocchiale di Solarussa. Costruito sul precedente del1864 e destinato all’uso effettivo di Solarussa. I Gogius de N. S.de su Rimediu sono riportati per l’ottavo giorno, ai fogli 14 versoe 15 fronte.

[So3, fine 1800]Raccolta miscellanea di Gosos, conservata presso l’Archivio

parrocchiale di Solarussa, databile alla fine del 1800. I Gosos deN. S. de su Remédiu sono alle pagg. 312-315.

[Vi, fine 1800 – inizio 1900]

Manoscritto proveniente dall’archivio parrocchiale di Villarubana,messo s a disposizione in fotocopia dal dott. Giuliano Nocco;

[Al1, fine 1800 – inizio 1900]

Foglio manoscritto di una parrocchia della diocesi di Ales,proveniente da una raccolta di don Ignazio Orrù e messo adisposizione in fotocopia dal dott. Giuliano Nocco;

[Al2, fine 1800 – inizio 1900]

Foglio manoscritto di don Cossu Pietro (ord. Sac. 1901) delladiocesi di Ales, proveniente da una raccolta di don Ignazio Orrù emesso a disposizione in fotocopia dal dott. Giuliano Nocco;

[Ca, 1904]“Rituale” manoscritto di 540 pagine, di autore anonimo, conservato

nella biblioteca privata di Don Titino Usai, già in possesso di

Don Josto Murgia. I Gosus De sa Virgini de su Remédiu sonoalle pp. 71-73, al termine di tutta la Novena relativa (pp. 56-73).

FONTI EDITE

[Me, 1920]

Can. Antioco MELIS, Il Santuario del Rimedio presso Oristano(Sardegna). 3a edizione riveduta e ampliata, Milano, Tip. E Lib.Pont. E Arcv. Romolo Ghirlanda, 1920. I Gosos de NostraSegnora de su Remedio (sic!) si trovano alle pp. 184-187.

[1931]Giovanni SECHI, Gòggius. Raccolta la più completa di tutte le lodi

sacre dialettali Sardo-Logudorese-Meridionale per tutte lesolennità, feste e santi di tutta la Chiesa Cattolica celebrate inSardegna, Fascicolo Primo. Tip. G. Pinna, Oristano 1931.

[Se1, Se2,1934]Giovanni SECHI, Gòggius. Raccolta completa delle lodi sacre Sardo-

Logudorese-Campidanese per le solennità e feste dei Santi dellaChiesa Cattolica celebrantesi in tutta la Sardegna. Corretta sullascorta di numerosi manoscritt e stampe e ordinata secondo ladisposizione del Messale Romano. Oristano, Prem.Tip.S.Pascuttini & C., Aprile 1934-XII. (Ristampa Tip. Concu –Sanluri, Aprile 1984).Gosos antichi, pp. 295-296; Gosos riformati, pp. 296-297.

[1979]Don Josto, Goggius de Santa Maria, Nuragus, settembre 1979.

[Mu1, Mu2, Mu3, 1980][Jostu MURGIA], Goccius de Santa Maria, Sanluri, 1980. Gosos

antichi pp. 117-118; Gosos riformati, pp. 119-120; Gososcampidanesi, pp. 116-117.

[Do, 1983]Giovanni DORE, Gosos e Ternuras. Teti e musiche religiose

popolari sarde secondo l’antica e ininterrotta tradizione di pregarecantando, vol. 1, Lodi in lngua logudorese, in onore dellaVergine, del Signore, della Trinità e per ricorrenze varie, IstitutoSuperiore Regionale Etnografico, Nuoro 1983. I Gosos dellaMadonna del Rimedio si trovano a p. 217.

[Or, 2004]Giovanni CARTA – Pietro MUGGIANU, Novenas e Gosos della

Diocesi di Nuoro, Edizioni Settimanale L’Ortobene, GraficheEditoriali Solinas, Nuoro 2004. I Gosos di Orosei si trovano apag. 422.

[Ri1, 1952]

Scritta monumentale all’interno del Santuario, comprendente Satorrada “Tesorera celestiale” sull’arco centrale di accesso al

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 2

presbiterio, e la strofa “Consolu” nella cappella a sinistra delpresbiterio, scritta oggi in parte nascosta per la nuovasistemazione dell’organo restaurato.

[Ri2, 1998ss]

SANTUARIO BASILICA NOSTRA SIGNORA DEL RIMEDIO, ORISTANO,Alcanzadenos, Segnora. Il pellegrino in preghiera, Ed. S’Alvure,Oristano 1998, 2002. I Gosos de Nostra Segnora de su Remediusono alle pp. 81-84.

1. Critica testuale e “tradizione” dei Gosos. Premessa di metodo

In genere, si riconosce alla critica testuale il compito diricostruire la forma originale di un testo trasmesso in diversevarianti. Tale scopo, tuttavia, ha subito, nel corso della ricerca,qualche aggiustamento, man mano che si prendeva più coscienza dicome i testi antichi nascevano e erano trasmessi secondo le modalitàtra loro intersecantesi di una cultura certo “letteraria” o “scritta”, manello stesso tempo anche “orale”. La considerazione di una simileinterazione continua tra “oralità” e “scrittura” porta a modificarel’importanza riconosciuta al cosiddetto testo originale e a studiarecon più attenzione il rapporto di ogni variante con la sua propriasituazione vitale.

Di questo spostamento di attenzione da parte della criticatestuale dobbiamo tenere conto nel caso dei nostri Gosos, in modotanto più focalizzato, o puntuale o equilibrato, quanto più siamoconsapevoli della continua e profonda interazione, tuttorasperimentata e direttamente vissuta, nell’ambiente della “tradizione”sarda, tra “oralità” e “scrittura”.

Per questi motivi, nelle presenti note di critica testuale e storicasui Gosos Tesorera celestiale, del Santuario del Rimedio diOristano (non prendiamo in considerazione altri Gosos presenti inSardegna per il medesimo titolo), e a differenza delle usuali edizionidi un testo antico, preferiamo rendere disponibile prima una sinossicompleta delle varianti da noi finora conosciute, e in un secondomomento accompagnarla di un commento la cui attenzionemantiene certo in vista, per quanto possibile, lo scopo di indicare untesto più “corretto”, ed eventualmente oggi da consigliare comeadottabile nel culto, secondo le indicazioni del Concilio Plenario

Sardo n. 116,2-3,1

ma senza volerlo per questo indicare come unico

1Il capitolo sedicesimo del Concilio Plenario Sardo è dedicato alla “Pietà

Popolare”, e in esso il n. 116 ha come titolo “Per uno studio sistematico della pietàpopolare”. Il testo afferma anzitutto, nel primo paragrafo, la necessità di “un vasto edelicato lavoro, a livello delle singole diocesi e a livello regionale, caratterizzatoanche da rigoroso studio scientifico”, per verificare e reimpostare il raccordo trapietà popolare, liturgia ecclesiale e autenticità di fede e di vita cristiana, e a tal scoponomina espressamente il ruolo della Pontifica Facoltà Teologica e in particolaredegli Istituti di Scienze Religiose. Auspica poi, nel secondo paragrafo, che “in questomodo si possa anche giungere a catalogare e selezionare adeguatamente canti (Gosose lodi), testi delle novene, formule di preghiere e formule catechistiche”. Già inquesto testo si farà attenzione a quanto il termine “selezionare” suppone comepremessa e esige come conseguenza, ma subito dopo, al paragrafo terzo, il testo delConcilio ci tiene a precisare e avvertire che, soprattutto per i Gosos, inni e novene,“deve essere evitato il pericolo di una semplice catalogazione archivistica e di unaconservazione ed esposizione museale. Esso deve rimanere espressionedell’autentica, viva e attuale ricerca di Dio, da parte del popolo della Sardegna” (cfr.CONFERENZA EPISCOPALE SARDA, La chiesa di Dio in Sardegna all’inizio del terzomillennio. Atti del Concilio Plenario Sardo, Annunciato nel 1987 Concluso nel2001, Zonza Editori, Cagliari 2001, pp.233-234).

normativo semplicemente poiché più antico. Tali concetti filologicimal si adattano, infatti, alle caratteristiche scritte-orali della nascita edello sviluppo dei nostri Gosos, le cui varianti, invece, citestimoniano quasi in diretta della vita delle nostre comunitàpopolari celebranti, nelle loro sensibilità, di volta in volta prevalenti,o locali o poetiche o teologiche.

2. Varianti e cronologia delle fonti oggi disponibili

Alcuni interrogativi derivanti dal confronto delle poche variantiinizialmente a nostra disposizione hanno cominciato a trovareipotesi di risposta per noi soddisfacente dopo aver letto il seguentepasso (che riportiamo per intero) del Can. Antioco Melis circal’azione di Mons. Soggiu a beneficio del Santuario:

«Per molto tempo il Santuario del Rimedio non fu che unapiccola Chiesa campestre. Quell’anima grande che ful’Arcivescovo Mons. Don Antonio Soggiu, cominciò nonsolo ad ampliarne il locale, ma a spendervi del suo sommerilevanti in riparazioni. Dal 2 luglio 1877 al 22 giugno 1878notava nelle sue memorie la bella somma di L. 2620, tuttespese a pro’ del nostro Santuario. E se, come dice S.Gregorio Magno: probatio dilectionis, exhibitio est operis,questa munificenza del grande Arcivescovo proveniva dallatenerissima devozione che professava verso la Madonna delRimedio, per cui fece correggere dagli alunni del Seminarioe trascrivere con belli e ornati caratteri le Lodi «sos gosos»della Vergine, esprimendo il desiderio che essi vi si

portassero a cantarle nelle ore del passeggio».2

Il can. Antioco Melis, essendo entrato in Seminario nel 1976, fualunno di Mons. Soggiu per almeno due anni, e dunque era aconoscenza diretta, e non solo documentale, degli interventisistematici di correzione e di divulgazione, operati dal Rettore e

Arcivescovo Soggiu, riguardo ai Gosos del Rimedio.3

I nostri interrogativi poterono precisarsi e alcune nostre ipotesi disoluzione trovare conferma, quando abbiamo avuto a disposizionetre manoscritti di Solarussa sicuramente anteriori alle date del 1877-1878, riportate dal can. Melis e indicative della data degli interventidel Soggiu (=1878).

Questo nostro articolo dedicato ai Gosos del Rimedio si inserisce in un lavoroche già da qualche tempo stiamo portando avanti nella Facoltà e nell’Istituto diScienze Religiose di Oristano, in collaborazione con altri docenti, con lo scopo, ora,di rendere esplicito il cammino intravisto dal Concilio e con l’obiettivo di avviarealtri “studiosi”, alunni e non, ad avanzare nel medesimo progetto, perfezionandolocon l’esperienza e superando, per quanto riguarda i Gosos, la tradizione di produrreraccolte il cui lodevole intento di conservazione quantitativa non era e non èsempre accompagnato da un altrettanto lodevole lavoro “critico” di selezionequalitativa, avente come méta quella “autentica, viva e attuale ricerca di Dio” che ilConcilio pone al cuore della nuova evangelizzazione, quando inizia anche per laSardegna un terzo millennio di “tradizione” di fede.

2Can. Antioco MELIS, Il Santuario del Rimedio presso Oristano (Sardegna). 3a

edizione riveduta e ampliata, Milano, Tip. e Lib. Pont. e Arc. Romolo Ghirlanda,1920, p. 62.

3Supponiamo, per i limiti di questo intervento, che i nostri lettori siano già a

conoscenza delle molteplici attenzioni e iniziative a favore della lingua sarda diMons. Soggiu. Non sarà inutile invece ricordare, qui, che egli continuò ad abitare inSeminario (dove operava con diverse mansioni dal 1826), e a svolgervi la funzionedi Rettore, anche durante tutto il suo breve ma intenso episcopato (1871-1878).Tutta la sua opera in generale meriterebbe di essere fatta conoscere più di quanto cisi sia preoccupati di fare (l’Istituto di Scienze Religiose di Oristano dedicò allostudio di questa figura un corso opzionale di storia della Chiesa locale).

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 3

Che tale opera editoriale del Vescovo Arborense sia all’originedella distinzione anche oggi tradizionale tra Gosos “antichi” e“riformati” (distinzione attestata esplicitamente come tale nel 1932dalla raccolta del Sechi), lo riteniamo ormai quasi certo, anche se indefinitiva non determinante per la verosimiglianza delle nostreconclusioni. Tenendo conto di tutte le considerazioni cheseguiranno, anteponiamo al commento dettagliato di critica testualequella che, al presente e pur in attesa di nuovi confronti documentali,ci sembra la ricostruzione più attendibile e già abbastanza stabiledello sviluppo storico di questi Gosos.

2.1 La versione “antica” anteriore alla edizione del Soggiu

Della forma dei Gosos anteriore alla “edizione” del Soggiu abbiamoattualmene a disposizione sette manoscritti. Tre appartengonoall’archivio parrocchiale di Solarussa, dove la tradizione mariana siconserva attorno alla Chiesa delle Grazie; uno è di provenienzaincerta, ma forse riconducibile alla tradizione della Cattedrale, doveuna statua lignea policroma della Madonna del Rimedio si conservanella cappella omonima, resto dell’antico edificio romanico; unoproviene dall’archivio parrocchiale di Villaurbana.e infine due fogliisolati, sempre manoscritti, provengono dalla diocesi di Ales

Il primo [So1] di questi manoscritti ha come titolo Manera depraticai beni su Mesi de Maria SS.ma e riporta, nel testo dipreghiera iniziale “Orazioni a N.S. de sa Grazia”, il precisoriferimento al mese di maggio del 1864. Esso è pensato per l’uso aSolarussa, ma avverte dell’opportunità di adattamenti a eventualiluoghi diversi di celebrazione. Le pratiche quotidiane del mesemariano sono concluse ogni giorno da Gosos dedicati a unappropriato titolo della Madonna. I Gogius de N. S. de su Rimediusi trovano alle pagine 16 verso e 17 fronte.

Il secondo manoscritto [So2]è esplicitamente datato al 1865 giànel titolo stesso: Manera pratica de su Mesi Marianu fattaprinzipalmenti po Solorussa. 1 de maju 1865. Si tratta di unfascicolo costruito sul precedente e destinato all’uso effettivo diSolarussa (da qui il fatto di essere molto sciupato), e raccoglieespressamente gli “Esercizius / de divozioni fattus e / arregortustottu in d’una / po onorai a sa Grandu Mama de Deus Maria SS.ma/ in tottu su mesi de maju / in su Nou Santuariu suu de Solorussa / oin calisisiat atera Cresia Santuariu o Cappella / e chi a Issa unuindignu Serbidori suu / umilmenti / O. D. e Ce. / 1865”. I Gogius deN. S. de su Rimediu sono riportati per l’ottavo giorno, ai fogli 14verso e 15 fronte.

Tutti e due questi manoscritti del 1864 e del 1865 sono dovutialla medesima mano di «Preidi Sisinni Santus de custa Bidda»,come egli stesso si identifica in una nota al secondo verso dellapenultima strofa dei Gogius del primo giorno: “Cun affettusingulari / Unu Devotu piedosu (a) / Dedichesit cust’Altari / Cun saCresia tott’impari / A Bosu Mama sagrada”. L’alllusione è alrestauro della Chiesa delle grazie e alla dedicazione di un nuovoaltare , concluse nel precedente anno del 1863.

Il terzo manoscritto [So3] di Solarussa è una raccoltamiscellanea formante un libro di carta di paglia, con le righe segnatea matita, rilegato e includente dei fogli anche a stampa, databile allaseconda metà o fine del 1800 (nel foglio 382, appare per tre volte iltimbro «Milis 19 ago 78»), ma con inseriti dei fogli verosimilmenterisalenti all’inizio del secolo. I Gosos de N. S. de su Remédiu sonoalle pagg. 312-315, secondo una forma che, per motivi interni,sembra posteriore a quella dei due manoscritti del 1864 (cfr. dettaglinel commento).

Il quarto manoscritto [Ca] è di provenienza incerta, ma alcuniindizi indurrebbero a pensare che possa provenire da un sacerdoteche ha esercitato il suo ministero nella stessa cattedrale di Oristano e

che per quella chiesa avrebbe composto una specie di “rituale” diben 540 pagine. La raccolta è databile almeno in modo indiretto,poiché nei due fogli bianchi iniziali è stata aggiunta una «Orazioni asa Virgini Immac.(ulada)», dove si fa esplicita menzione di “custusolenni giubileu de sa proclamazioni de su domma chi os’hatannunziau a totu su mundu cuncebia senza peccau”. I testi raccoltirappresentano quindi una tradizione anteriore al 1904,cinquantesimo della proclamazione del dogma dell’ImmacolataConcezione. I Gosus De sa Virgini de su Remédiu sono all pagg. 71-

73, al termine di tutta la Novena relativa (pp. 56-73).4

Avendo ora aconfronto i manoscritti di Solarussa, anteriori sicuramente al 1878, èora possibile dire che questo testo del 1904 è del tutto autonomodalla riforma del Soggiu, pur essendo ad essa posteriore di quasi untrentennio.

Il quinto manoscritto [Vi] era nell’archivio parrocchiale diVillaurbana, non ha nessuna data al suo interno. Si tratta di unquaderno di 92 pagine, in scrittura corsiva ornata, dove i Gosossono ordinati secondo la successione delle feste relative durantel’anno. Si potrebe verosimilmente indicare una datazione alla finedel 1800 o inizio del 1900. Inogni caso si tratta di una versioneindipendente dalla riforma del Soggiu.

Il sesto [Al1] e il settimo manoscritto [Al2], databili agli inizidel 1900, sono entrambi degli adattamenti dei medesimi Gosos inversione campidanese, su dei fogli isolati di quaderno a quattrofacciate, e fanno parte di un archivio personale di un sacerdote delladiocesi di Ales. In particolare, il secondo fa parte di una raccolta piùampia dovuta alla mano di Don Pietro Cossu, che risulta ordinatosacerdote nel 1901.

Offriamo qui soltanto un primo “sopralluogo” generale dellaforma attestata dai manoscritti anteriori alla riforma del Soggiu,senza voler ancora indicare una conclusione sulla forma originariadei Gosos stessi.

In primo luogo, la forma “antica” testimoniata da tutti e cinquequesti manoscritti si caratterizza per non avere le strofe “De suBabbu Fiza ermosa” e “Pianta mistica sagrada”.

In secondo luogo, per quanto riguarda i manoscritti di Solarussadel 1864-65 e il manoscritto in campidanese di Al1, essi non hannonemmeno la strofa “Ses de su mundu allegria”, che appare solo apartire dal manoscritto di Solarussa di fine 800, nel manoscritto diVillaurbana , nel rituale del 1904 e nel secondo dei manoscritti incampidanese di inizio 1900 Al2, con chiari segni di secondarietà (cfr.3.2; 4.1 e 4.3 commento alla strofa 6).

In terzo luogo, l’ordine delle strofe 3-4-5 “Connoschinde…Consolu… Sos chi de coro…” presente nei due manoscritti piùantichi di Solarussa e in quello di Villaurbana (che però non ha lastrofa 5), e che noi riterremo originale, appare modificato nell’ordine3-5-4 “Connoschinde…Sos chi de coro… Consolu”, in So3 Ca Al1

Al2 Se1 Mu1 Or Ri2. Anche questo appare come un interventosecondario, ed è uno di quei casi in cui la versione cosiddettariformata sembra in realtà restaurare una forma più antica.

Per il resto delle strofe, ci si trova di fronte a uno statocomplesso di tradizione. Da una parte, alcune lezioni si spieganobene come risultato secondario, o corrotto, di un testo originario, chesi potrebbe riconoscere invece nella edizione del 1910 del Can.Melis. In questi casi, la versione “riformata” potrebbe conteneredelle lezioni in realtà più antiche e più corrette, così da meritare

4Questo manoscritto si trova ora presso la biblioteca personale dell’attuale

parroco della Cattedrale, sac. Titino Usai, che ci ha detto averlo ricevuto a sua voltadal sac. Josto Murgia. Non è per ora stato possibile identificarne l’autore, ma sapereche era a disposizione di don Josto, può aiutare a comprendere il modo con cui egliha composto la sua antologia del 1980, dove ha tre versioni di questi Gosos.

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 4

meglio il titolo di “restaurata”. Il ritrovamento di manoscritti piùantichi potrà confermare o smentire questa ipotesi (cfr. quanto si diràsulla strofa 4 “Consolu sos affligidos”, 8 “Ses Giuditta chi hasprostradu” e 9 “Turre Davidica forte”).

D’altra parte, questa forma antica preserva sicuramente delle“lezioni” originarie, che trovano nelle edizioni successive, a partireda quella “riformata” del can. Melis, delle modifiche di esplicazioneo di adattamento o anche di incomprensione, sempre in conformitàai modi tipici della “oralità” Si veda, per fare ora solo qualcheesempio, quanto si dirà circa “querinde nos amparare” (1:5), “cunoculta relazione” (2:3), “pro su quale osi acreditan” (4:5).

2.2 La versione “riformata” del Soggiu

La dizione “riformati” si trova per la prima volta nella raccolta delSechi del 1934, che sotto questo titolo riproduce, con minimevarianti di dettaglio (cfr. commento) la forma pubblicata dal Can.Antioco Melis nel 1910, e attribuibile, come abbiamo detto, alSoggiu. Ne evidenziamo le differenze rispetto alla forma “antica”procedendo nell’ordine da quelle più macroscopiche e più certe sulpiano dello sviluppo storico a quelle più di dettaglio e incerte sulpiano della attribuzione a un’opera di “riforma” o di “restaurazione’.

In primo luogo, dunque, essa si caratterizza per il ritornoall’ordine delle strofe 3-4-5 (Connoschinde… Consolu… Sos chide coro…), presente nei manoscritti di Solarussa del 1864-65,conservato in parte dal manoscritto di Villaurbana, ma perso già inquello di fine 800 di Solarussa e nel “rituale” del 1904.

In secondo luogo, è inclusa una versione “riformata” dellastrofa 6 “Ses de su mundu allegria”, non presente nei manoscrittipiù antichi del 1864-65, ma presente nel manoscritto di fine 800 diSolarussa, nel manoscritto di Villaurbana e nel “rituale” del 1904.La differenza più evidente rispetto alla edizione “antica” è anzitutto“formale”, nell’uso del vocativo “Oh de…” invece chedell’indicativo “Ses de …”. Guardando, poi, con più attenzione ilcontenuto dei versi, si notano però altre significative differenze. Alposto dei versi “de communi” della forma “antica” (ma già, comeabbiamo detto, “secondaria”), i primi quattro versi sono ora costruitiin modo omogeneo attorno a due coppie di opposti “terra/chelu,giustos/errantes”, mentre gli ultimi due versi, “Sezis de Deus,Maria. / delizia e amore eternale”, appaiono del tutto nuovi, eintroducono di fatto il tema teologico trinitario delle successivastrofa 7.

In terzo luogo, la versione “riformata” si caratterizza per lapresenza ex novo della strofa 7 “De su Babbu” (preparata,ripetiamo, dagli ultimi due nuovi versi della strofa precedente), edella strofa 10 “Pianta mistica”, le quali, per i motivi che diremo,possono verosimilmente essere il frutto dell’operazione, non solo dicorrezione ma anche di scrittura, attribuita al Soggiu (cfr.commento)

In quarto luogo, appaiono completamente modificate(“riformate” o “restaurate”?) la strofa 8 “Ses Giuditta” e la strofa 9“Turre davidica forte”. Rispetto ai versi formulari e intercambiabili“de communi” della versione “antica”, quelli della versione“riformata” appaiono ora specifici e attinenti alle caratteristiche deltitolo del Rimedio.

In quinto luogo, appaiono ritoccate nella forma e, in parte, nelcontenuto, la strofa 3 “Connoschinde sa clemenzia” e la strofa 4“Consolu sos affligidos”. Sarà possibile chiedersi se la versione“riformata” non nasconda in realtà la “restaurazione” di un testoanteriore alla forma “antica”, ma sicuramente il testo oggi diffusoappare secondario o conflato, ancora una volta secondo modalitàben conosciute della trasmissione orale (cfr. commento).

In sesto luogo, varianti minori sono presenti per la strofa 11“Arca santa peregrina”, e in genere sembrano potersi diresecondarie, e quindi “riformate”, rispetto alla forma “antica”, chenoi supponiamo far parte già della forma breve iniziale.

Infine, la strofa 12 “Già chi in su regnu divinu” e la “chiusura”sono praticamernte identiche. L’unica “riforma” che ha avuto pienaaccettazione nella tradizione del Santuario è l’incipit della chiusura“Cando deet benner cudd’ora”, al posto della lezione “In cuddaultima ora”, attestata in tutti manoscritti antichi e a Orosei nellavariante “Bennida cudd’ultim’ora”.

2.3 Gli usi conflati attuali

Con questa dizione ci riferiamo al “foglio” distribuito nel Santuario,secondo la tradizione, e al testo riportato nella Novena del 1998, allaversione in uso a Orosei come pubblicata nella Raccolta Carta-Muggianu del 2004, e alle versioni riportate nella antologia delSechi 1932, da cui ancora molte parrocchie dipendono, e in quelledel Murgia 1980 e del Dore 1983, che invece non hanno avuto unavera diffusione a livello parrocchiale. Gli usi attuali testimoniati daqueste fonti possono dirsi un misto della forma “antica” (ma in granparte forse, come abbiamo detto, “secondaria”) con quella“riformata” (e in realtà almeno in parte più “originaria”, tanto dapoter essere meglio chiamata “restaurata”). Le varianti attestano divolta in volta le usuali modalità della trasmissione orale, soprattuttotendendo ora a esplicitare un testo non più comprensibile, ora afacilitare una costruzione sintattica complessa, ora ad adattareconcetti e immagini alle nuove sensibilità religiose o teologiche(vedi i particolari nel commento).

3. Ipotesi di sviluppo storico

3.1 Una forma iniziale breve

In conclusione, noi supponiamo che i Gosos Tesorera celestialesiano nati in un tempo in cui il sardo era ancora molto influenzatodallo spagnolo, nel lessico e nella grafia (cfr. 1:2.4; 2:1; 5:3.5 del1904), ad opera di un autore individuale, il quale, dotato di unabuona “cultura scritta”, li ha saputi costruire secondo una strutturanarrativa progressiva, con strofe sintatticamente articolate e conriferimenti precisi, ma non scolastici, alla “visione di fondazione” daparte di San Giovanni de Matha dell’Ordine Trinitario, di cui laMadonna del Rimedio è patrona (cfr. strofa 2). In attesa che sitrovino attestazioni più antiche, considerando le forme secondariepresenti, secondo noi, fin dai manoscritti del 1864, si possonosupporre a quella data già più secoli di sviluppo.

Considerando, inoltre, più in particolare l’aggiunta, attestata daSo3 Vi Al2, della strofa 6 “Ses de su mundu allegria; considerandoanche gli aspetti secondari delle strofe 8 “Ses Giuditta chi hasprostradu” e 9 “Turre Davidica forte”, e aggiungendo che fra questestrofe che fanno parte dell’attuale corpo centrale solo la strofa 11“Nave mistica divina” contiene riferimenti precisi al titolo delRimedio, abbiamo buoni motivi per supporre una forma inizialebreve, composta solo dall’introduzione, da sette strofe, più la“chiusura”: 1 “Po patrona e titulare”, 2 “Cherinde restaurare”, 3“Connoschinde sa clemenzia”, 4 “Consolu de affligidos”, 5 “Sos chide coro supplican”, 11 “Nave mistica divina” (con la menzionedella “verdadera meighina” e/o del “remédiu medicinale”), 12 “Giachi in su regnu divinu”.

A favore di questa ipotesi sta anche il fatto che i Gosos antichinon avevano in origine un gran numero di strofe. Queste aumentanoper “accrezione” soprattutto nelle antologie recenti, dove Gosos piùlunghi hanno sovente evidenti segni di “conflazione” (in qualcheraro caso addirittura con rima diversa!). In questa forma breve

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ipotizzata come originaria, tutta la composizione usa coerentementeil pronome spagnoleggiante di rispetto di seconda persona plurale“Bos” (nella strofa 11 il pronome di terza persona “at” è riferitocoerentemente alla “nave”), non ci sono strofe raccogliticce “decommuni” e tutte le strofe dell’introduzione e del corpo hanno unpreciso riferimento al culto del “Rimedio”. A ben osservare, anchela strofa conclusiva, di tradizionale invocazione escatologica,mantiene un riferimento al “pellegrinaggio” cultuale, evocato nellastrofa 3 (“benit sa zente affannada ”) proprio nell’invocazione finaleche la Madonna “mostri il cammino” della Patria celeste: “mustradenos su caminu / de sa patria celestiale”.

3.2 La versione “antica”

Questa forma originaria breve ha subito le trasformazioni tipichedella trasmissione orale, testimoniate, abbiamo detto, già dai primimanoscritti disponibili del 1864-65, fino all’epoca corrispondenteall’azione di Mons. Soggiu (= 5 aprile 1878). Oltre ad alcunevarianti di dettaglio, furono aggiunte, anzitutto, forse a causa delcollegamento con il ricordo di Lepanto, la strofa 8 “Ses Giuditta” ela strofa 9 “Turre davidica forte”, con versi formulari eintercambiabili, attinti al “dizionario discorsivo” della tradizioneorale. In un secondo momento, come attesta il manoscritto diSolarussa di fine 800 e quelli di inizio 1900 di Villaurbana e di Ales(Al2), fu inserita anche, e con la medesima tecnica “de communi”, lastrofa 6 “Ses de su mundu allegria”. Questa forma con 10 strofe eraquella che si trovava di fronte Mons. Soggiu, nel momento in cui,sicuramente motivato anche dall’entusiasmo vissuto nella diocesidurante gli anni di preparazione e di proclamazione del dogmadell’Immacolata Concezione (1854), e diventato ormai Arcivescovo(1871) o forse già ancora durante la sua lunga e diversificatapresenza in Seminario (dal 1829), secondo la testimonianza citata,“fece correggere dagli alunni del Seminario e trascrivere con belli eornati caratteri le Lodi «sos gosos» della Vergine, esprimendo ildesiderio che essi vi si portassero a cantarle nelle ore delpasseggio”.

3.2 La versione “riformata” di Mons. Soggiu

Riassumendo in breve quanto precede, noi crediamo che lo statodi sviluppo popolare, precedente alla correzione e scrittura delSoggiu, sia oggi disponibile sicuramente nei manoscritti diSolarussa, ma anche, con ulteriori varianti, in quello del 1904, inquello di Villaurbana e nei due manoscritti campidanesi di Ales,mentre la versione “riformata”, del Soggiu sia disponibile nellapubblicazione del Can. Antioco Melis del 1910, poi riprodotta, conl’aggiunta ancora di varianti, dal Sechi 1934 e dal Murgia 1980.

Gli interventi editoriali della edizione Soggiu possono esserericostruiti come segue.

Fu ripristinato l’ordine delle strofe 3-4-5 (Connoschinde…Consolu… Sos chi de coro…), in modo tale che ciascuna di esse,ritrovando la sua collocazione originaria, svolga la sua propriafunzione nellla narrazione progressiva riconoscibile nelle primestrofe (cfr. commento).

Varianti di dettaglio furono “riformati”, non sempre a dir ilvero in modo felice, o “ripristinati”, nelle originarie strofe 1-5 e 11-12 (cfr. 4.3 commento alle strofe relative).

Ma gli interventi principali furono la creazione ex novo dellastrofa 7 “De su Babu Fiza ermosa” e della strofa 10 “Piantamistica divina”. In vista di questa aggiunta, fu “riformata” anchel’antica, ma secondaria, strofa 6: per quanto riguarda la forma,sostituendo l’indicativo con il vocativo si fece scomparirel’incoerenza grammaticale del passaggio dalla seconda personaplurale “Bos/Bois” alla seconda persona singolare sottintesa “Tue”.

Tale incoerenza Bos/Tue può con sicurezza considerarsi segno diaggiunta secondaria già nelle versioni di fine 800 e del 1904 (cfr.commento). Per quanto riguarda il contenuto, furono sostituiti i versiformulari “de communi”, omologando i primi quattro attorno alla

coppia di opposti già menzionata “terra/chelu, giustos/errantes”5, e

introducendo i temi specifici dei “rapporti trinitari” di Maria conl’affermazione generale degli ultimi due versi, riferita in modogenerale a Dio: “Sezis de Deus Maria / delizia e amore eternale”.

Altro intervento importante da attribuire alla “riforma” delSoggiu, è la riscrittura delle strofa 8 “Si sa conca una at truncadu”su Giuditta e della strofa 9 “Turre davidica forte”. Queste strofe,assenti nella forma breve che supponiamo originaria (cfr. sopra),furono introdotte non da un vero “autore” ma in modo “popolare”nel modo tipico della tradizione orale, con versi formulari eintercambiabili. L’opera di vero “autore” del Soggiu le tolse inqualche modo dall’anonimato e le rese più pertinenti ai temiteologico-biblici e storici del titolo del Rimedio, collegandole altema militare della battaglia di Lepanto, che appare in trasparenzaattraverso l’ “esercitu degogliadu” nella strofa su Giuditta e nella“inimiga coorte” della strofa sulla immagine della torre (cfr.commento). Al contrario, supporre il cammino inverso, che cioè iltesto cosiddetto “antico” abbia sostituito le immagini militaribibliche o storiche presenti nella versione “riformata” (che in questocaso si dovrebbe però chiamare “restaurata”), facendo ricorso a versiintercambiabili “de communi”, attinti al tema della guerra ormaisolo “metaforica” contro il peccato, sembra meno verosimile eargomentabile (cfr. commento). In conclusione, l’ipotesi che le duestrofe risultanti siano un “miglioramento” di una forma antica, magià essa stessa “secondaria” e non originaria, ci sembra a questopunto poter superare ogni dubbio. L’assoluta certezza potrebbevenire dall’eventuale, ma finora improbabile, ritrovamento dei testisu cui ha lavorato il Soggiu.

3.4 Gli attuali usi conflati

La nuova versione “rifomata”, tuttavia, non soppiantò “l’antica”.Come è normale nella trasmissione orale, questa continuò a essereusata dal popolo, in modo autonomo, per almeno altri trentanni,come testimonia il rituale del 1904, fino a quando cioè il can. Melisnon rese disponibile per tutti, nella sua pubblicazione a stampa, illavoro del Soggiu e dei suoi alunni seminaristi, fino ad allorarimasto manoscritto e probabilmente senza sufficiente diffusione(non restano sussidi del Santuario per questo periodo).

Con la “pubblicazione” del can. Melis, si sarebbe tentati dipensare che il testo a stampa potesse diventare finalmente “stabile”,e che dopo il 1910 e la seconda ristampa rivista e ampliata del 1920,con un testo scritto e “autorevole”, non ci fosse più la possibilità néper il sopravvivere indipendente delle precedenti varianti nésoprattutto per lo svilupparsene di nuove. Ma questo significherebbeignorare i modi di funzionamento di una cultura in cui l’oralitàcontinua sempre ad interagire con la scrittura. Vediamo quindi, apartire fin dalla prima antologia successiva al 1910-1920, quella delSechi 1934, che non solo si conservano affiancate le due formeprecedenti, ma anche si continuano a produrre in ciascuna nuovevarianti (cfr. antologie Murgia 1980 e Dore 1983, uso di Orosei),fino ad arrivare alla versione “mista” della Novena del 1998, dove,in una dinamica sempre viva, continuano ad apparire interventi

5Questi versi sono così organizzati secondo la figura retorica del merisma: si

ricorderà che il Soggiu istituì nel seminario una scuola di retorica. Cfr. Gigi SANNA,Pulpito, politica e letteratura. Predica e predicatori in lingua sarda,S’Alvure, Oristano2002, «La “scuola oratoria” del seminario tridentino di Oristano nell’Ottocento.Le “lezioni” di sacra predicazione del canonico Antonio Soggiu», pp 71-82.

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secondari, supposti come esplicativi o migliorativi di punti nonancora ritenuti soddisfacenti (cfr. i particolari nel commento).

4. Testo e commento

Il compito del commento che segue sarà quello di argomentare neidettagli quale testo supponiamo più “originario”, quale invece“secondario”, secondo quali modalità l’uno si spieghi come derivatoo occasionato dall’altro.

È chiaro che in questa proposta il nostro interesse non è soltantoe prevalentemente filologico, quanto mirato a fornire alcuni criteriorientativi per favorire una maggiore consapevolezza nelle eventualiselezioni e decisioni di uso liturgico che la tradizione cultualecontinuerà a fare. Questo interesse spiega anche certe differenze oanomalie di forma metodologica, rispetto alle usuali “edizioni”critiche.

Il nostro scopo non è dunque quello di indicare un testo“originario”come unico e normativo, quanto quello di aumentare la“consapevolezza” teologica e, perché no, anche artistica di quegli“autori” sempre contemporanei, che una tradizione orale continuaad attirare nel suo spazio di trasmissione creativa e fedele.

Procederemo non tanto per singole strofe, quanto per gruppi distrofe a funzione simile, per meglio evidenziare la costruzioneprogressiva della “narrazione “ poetica e orante. Il testo continuoproposto delle strofe rappresenta la “versione” che crediamo siameglio oggi adottare: esso corrisponde solo in genere al testo checrediamo più “originario”.

4.1 Proposta di “testi”

Nella proposta del testo distinguiamo la “versione antica”, checomprende una forma a sette strofe, che noi riteniamo la versionepiù antica o iniziale (cfr. 3.1), e una forma a dieci strofe comerisultato delle prime “aggiunte” popolari (cfr. 3.2), e, affiancata incolonna a destra, la “versione riformata”, di dodici strofe, risultantedalla edizione del Soggiu (cfr. 3.3).

Si conserva l’ordine più antico e crediamo originario delle strofe3-4-5 “Connoschinde… Consolu… Sos chi de coro…”(correggendo in questo l’uso attuale).

Si mantiene la strofa 6, pur segnalandone l’aggiunta secondaria,già antica e popolare, ma nella versione “riformata”: cioè con l’usodel vocativo che elimina l’incoerenza Bos/Tue, con le due coppie diopposti nei primi quattro versi, e con i due versi finali che preparanoi temi teologici delle altre due strofe aggiunte 7 e 10.

Nella forma “antica” si trattava , come si vedrà meglio nelcommento, di una strofa composta da versi autonomi eintercambiabili, formulari e “de communi”. Come tale, questa strofapotrebbe essere saltata, ma può anche costituire quello “spaziolibero” che la tradizione orale usa per aggiornare la sua sensibilitàculturale, poetica e teologica. Ciò che ha fatto proprio la “riforma delSoggiu, ma anche, in tempi recenti e in modo minore, la variante diOrosei, che, modificando solo l’ultimo verso, in realtà aggiorna iltesto alla teologia mariana del Concilio Vaticanno II, dicendo “sezislughe e vera ghia / de sa Ecclesia universale”.

Della versione cosiddetta “riformata”, si mantiene la creazioneaggiunta della strofa 7 “De su Babbu Fiza ermosa” (preparata,ricordiamo, dalla creazione degli ultimi due versi della strofa 6,perciò da mantenere in parallelo con la strofa 7, diversamente dacome fa l’uso attuale del Santuario) e della strofa 10 “Piantamistica sagrada”, composte, come crediamo, da Mons. Soggiu inoccasione della proclamazione della dottrina dell’ImmacolataConcezione. La ricchezza teologica e biblica, filtrate ancheattraverso una sensibilità di inculturazione della fede (cfr. “bingia deide seberada” nel commento), la bellezza e l’incisività dei versi

dagli echi danteschi, fanno di queste due strofe le colonne portanti, edunque difficilmente “saltabili” nel modo tradizionalmente liberodel canto, della parte centrale di lode di questi Gosos, che a questopunto si trova articolata in ben quattro strofe (strofe 7-10).

Ancora della versione “riformata”, e sempre nella parte centraledello sviluppo teologico e biblico della lode, si riprende l’“edizione” della strofa 8 su Giuditta (“Si sa conca una hattruncadu”, saltata del tutto nell’uso attuale del Santuario) e dellastrofa 9 “Turre davidica forte”. I vantaggi della edizione“riformata” sono quelli di eliminare l’incongruenza secondariaBos/Tue, di introdurre dei versi più direttamente pertinenti dal puntodi vista biblico e storico con il titolo del Rimedio, e di evitare ilricorso a versi formulari intercambiabili, in ogni caso secondari giànella versione “antica”.

Se appare come improbabile che la versione “riformata” siaquella “originaria” da cui possa essere derivata la versione “antica”,per la tendenza, inverosimile in quei secoli, ad abbandonare i toni“militari”, è però in realtà proprio quello che succede nell’uso attualeche salta del tutto la strofa su Giuditta e sceglie il testo “decommuni” della strofa sulla torre. Tuttavia, in tempi in cui gliavvenimenti portano a discutere se siamo o non di fronte a un“confronto di civiltà”, i cui risvolti drammatici rendono immediatoper tutti il ricordo del “confronto di Lepanto”, cui il titolo dellaMadonna del Rimedio è collegato, le strofe sul tema di Giuditta edella torre, nella versione riformata e da combattimento, cisembrano opportune, oltre che per la loro maggiore originalità,ricchezza e bellezza di scrittura, anche per la loro maggiore“attualità”, per ricordare cioè ai devoti di oggi che il “buoncombattimento” della fede non è una realtà metaforica, ma da vivereall’interno della concretezza ambigua e soggetta a interpretazionedella storia, combattimento che molti cristiani vivono ancora, delresto, in termini e in contesti di vero martirio e tentati a volte dirispondere a violenza con violenza. E se un dialogo pacifico ènecessario per evitare alla radice il temuto confronto di civiltà,questo dialogo sarà efficace, soprattutto con il mondo islamico, solose “fatto in piedi”, senza falsi irenismi o impauriti compromessi,convinti di stare davvero presso una torre “de armas lughentesfrunida”, sopra una “rocca de sa vera vida / a ue no s’accostatmorte”, ben difesi “contra inimiga coorte” da un “firmissimuantemurale”.

Altre minori varianti secondarie da conservare, secondo lanostra opinione, sono segnalate come tali nel commento, quandorappresentano delle lezioni che, pur non essendo originarie, sono giàstate verosimilmente riconosciute come “felici creazioni”, perchéutili a rendere più consapevole la celebrazione popolare dei Gososstessi.

Nello stesso tempo, non sarà del tutto inutile segnalare, invece,nel commento e come abbiamo già diverse volte fatto,sempresecondo la nostra opinione, quelle varianti da abbandonarenell’uso liturgico, in quanto rappresentano il prezzo pagato alletendenze meno consapevoli, ma anche esse tipiche della tradizioneorale, che portano a semplificare e facilitare una ripetizionecollettiva non riflessa, portando a distorsioni di senso eimpoverimenti di stile.

4.2 Progressione narrativa dell’insieme

Per quanto riguarda il senso dell’insieme dei Gosos “TesoreraCelestiale”, presentiamo qui per comodità e brevità, prima delcommento in dettaglio, la progressione che è possibile riconoscereda una strofa all’altra, o da un gruppo all’altro di strofe omogeneeper funzione. Tale senso vale per tutte e due le forme dei Gosos, dalmomento che quella “riformata“, con le sue aggiunte, restaurazioni

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o miglioramenti, non fa che precisare o rendere più coerenti osviluppare le caratteristiche già presenti nella forma “antica”.

Le strofe 1-2 formano una specie di introduzione: la primamette in relazione il “titolo” mariano universale della “Madonna delRimedio” con il culto celebrato nel Santuario locale; la secondacontiene dei riferimenti alle origini storiche del culto marianoproprio dell’Ordine dei Trinitari, alludendo, in modo non scolastico,alla “visione” iniziale di San Giovanni de Matha, su Gesù,“Rimedio” di liberazione, nato dall’amore materno di Maria, conl’intervento creativo “singolare” dello Spirito Santo (cfr.commento). Queste due funzioni, di localizzazione e distoricizzazione, sono in genere assolte, nel tradizionale e pur variogenere letterario dei Gosos, proprio dalle strofe iniziali.

Le strofe 3-4-5 sviluppano il tema del culto locale in mododescrittivo e narrativo. L’ordine corretto di queste strofe crediamosia testimoniato dai due manoscritti più antichi di Solarussa, daquello di Villaurbana e dalla versione Melis. La strofa 3“Connoschinde sa clemenzia” rappresenta il momento della “ricercafiduciosa” di soccorso, espressa in generale e con riferimento(“votos e reverenzia”) alla forma del “pellegrinaggio al santuario”: sitratta, nei termini narrativi dell’analisi semiotica greimasiana, delmomento iniziale della “manipolazione” (bisogni che scatenano laricerca: “chircat sa zente affannada”) e della “competenza” (fiduciache origina il pellegrinaggio: “connoschinde sa clemenzia”). Lastrofa 4 “Consolu, sos affligidos” rappresenta uno sviluppointeressante del momento narrativo iniziale: non si tratta di unasemplice “specificazione” dei vari bisogni prima detti solo in genere(“pro dogni dannu e dolenzia”), ma di un vero e proprio invito aidevoti ad aggiungere alla fiducia la “condivisione” delle pene altrui,quasi come una implicita condizione di “competenza” per essereesauditi: “affligidos… peccadores… zegos, zopos , tulidos, fertos degutta corale… dimandant totus unidos”). La strofa 5 arriva come ilmomento narrativamente finale della “sanzione”, in cui si fariferimento alla grazia ricevuta e si riconosce a Maria la ragione deltitolo “del Rimedio”: “pro su cale bos acreditan de su tituluspeciale”: per questo, per aver ricevuto la grazia cercata, viaccreditano, vi riconoscono, lo speciale titolo del Rimedio.

Le strofe 6-7 sviluppano la funzione finale della “sanzione”, giàannunciata in modo sintetico nella strofa 5: le “lodi” diringraziamento si espandono in una serie di “esclamazioniacclamanti” nella strofa 6 “Oh de sa terra allegria”, già aggiuntadalla tradizione orale popolare, ma che la versione “riformata”rende più totalizzante attraverso una coppia di opposizioni di estremi“terra/chelu, giustos/errantes”; la strofa 7, “De su Babbu Fizaermosa”, inserita ex novo con la strofa 10, come crediamo, dalla“edizione” colta del Soggiu, dal canto suo, aggiunge ulteriormenteuno sviluppo di questa lode, “aggiornando” i Gosos ai temi propridel dogma dell’Immacolata Concezione, che coincidono del restocon i temi “trinitari” del titolo mariano del Rimedio. Queste duestrofe, entrambe aggiunte, testimoniano in altre parole, da una parte,il bisogno che la tradizione popolare ha sentito di dare maggiorespazio alla lode di ringraziamento, e dall’altra la tendenza del genereletterario a tenere conto dei fatti nuovi che avengono nel mondo enella chiesa. Diversamente da quello che comunemente si crede,caratteristrica della “tradizione orale” non è un conservatorismofissista e nostalgico, ma, al contrario, un aggiornamento costanteche sa innovare nella fedeltà, e perciò riesce a tramandare in tempidiversi valori profondi e duraturi.

Le strofe 8-9-10-11 rappresentano il cuore teologico, biblico ecatechistico, di questi Gosos, sempre sviluppato con immaginiappropriate al titolo. Nella loro storia e in una cultura a prevalenzaorale, i Gosos hanno svolto una funzione non solo di“inculturazione” ma anche di “acculturazione”: memorizzando fatti

biblici e storici, come anche incisive affermazioni teologiche emorali, essi hanno istruito e educato generazioni di pellegrini“cantori”, trasformando, attraverso la mediazione soprattutto dellabibbia e della storia, la loro sovente drammatica esperienzaquotidiana in autentica e profonda esperienza di fede, facendoladiventare preghiera, di volta in volta di intercessione o di lode oanche di protesta (cfr. i Gosos davvero “biblici” in tempo di siccità).

Vediamo, così, nel nostro caso, che la strofa 8, “Si sa conca unaat truncadu”, attraverso la figura biblica di Giuditta, parla intrasparenza del fatto storico della vittoria di Lepanto, collegata altitolo del Rimedio (“s’esercitu at degogliadu”).

La strofa 9 sulle immagini ancora bibliche della torre di Davide,ma anche in filigrana delle locali bianche torri costiere chepunteggiano le coste sarde (“Turre Davidica forte / de armaslughentes frunida”), inserisce il linguaggio salmico del temasalvifico della “roccia”, con ancora sullo sfondo la storia di Lepanto(“contra inimiga coorte / firmissimu antemurale”), ma anche letante storie di sbarchi respinti, saraceni e non, che le torri costiereancora rievocano.

La strofa 10 “Pianta mistica sagrada”, anch’essa creata exnovo con la strofa 7 dalla edizione del Soggiu, aggiorna questocuore teologico e catechistico con i temi biblici che maggiormente siadattano al dogma della Immacolata Concezione, ma aggiungendocidi suo un tocco di inculturazione, dal momento che l’appellativo di“bingia de ide seberada” è un hapax in tutti i Gosos mariani, e benlascia trasparire quel “terreno” campidanese e oristanese dove ilculto di Nostra Sennora de su Remédiu è ben radicato, allo stessomodo della vite “ben scelta” della vernaccia, che del resto rallegracon il suo gusto e il suo profumo gli arrosti di muggine che ancorasul sagrato del Santuario caratterizzano la ricorrenza annuale,immediatamente prima di quella altra tipicamente oristanese diSanta Croce. Scadenze e sensazioni di vita che diventanoappuntamenti e sensi di fede.

La strofa 11 conclude questo cuore biblico, storico e teologico,passando su un piano più direttamente pastorale e catechistico, con iltema della Eucaristia, sviluppato in modo “mariano” conl’immagine più biblica della “arca dell’alleanza” nella versione“riformata” (“Arca santa peregrina”), e con l’immagine della“nave” (“Nave mistica divina”), nella versione “antica”, piùinculturata nelle leggende popolari di fondazione di santuari, naveche approda miracolosamente sulle rive sarde, finalmente non perportare nuovi dominatori o nuove razzie, ma una insperata sorgentedi salvezza. È come l’invito conclusivo a scendere nel concreto dellarealtà quotidiana che continua, e insieme nel profondo dellainterpretazione della vita di fede, che vede nella celebrazionedell’Eucaristia, e quindi nella immedesimazione con la storia diGesù, quel “remédiu” prima cercato per le sofferenze del corpo (4:3:“remédiu de sos dolores”) , e ora accettato per le malattie dell’anima(“De s’anima meschina / Remédiu medicinale” nella versione“antica”, “Sustentu vivu e vitale” nella versione “riformata).

Le strofe 12-13, l’ultima con la “chiusura”, sono le strofe usualidi invocazioni conclusive, nella tradizionale prospettiva escatologicae nella invocazione per il momento della morte. Nel genereletterario più genuino dei Gosos, la preghiera di invocazione e diintercessione era riservata solo all’ultima unica strofa. È quantosuccede in questi Gosos, ed è un segno ulteriore della loro antichità.Per questo, oltre che per altri indizi di secondarietà, si sonoconsiderate come varianti da non conservare quelle cheanticipavano tali invocazioni in qualche strofa precedente. Lachiusura, infine, con il suo tono di “compimento”, riporta allaprospettiva cristologica che vede in definitiva nella figura di Gesùquel “remédiu generale”, di cui gli altri “rimedi” del canto nonerano che segno e promessa.

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4.3 Commento

Strofe 1 e 2: Titolo e origini storiche di esso, con riferimentoalla “visione” iniziale di San Giovanni de Matha, su Gesù,“Rimedio” di liberazione, nato dall’amore materno di Maria,con l’intervento creativo “singolare” dello Spirito Santo.

0. Tesorera celestiale,divina dispensadora,alcanzade nos, Segnora,Remédiu pro dogni male.

Versione antica Versione riformata

1. Po patrona e titularede su Remédiu bos giamant,ue totus bos acclamantprotettora singulareCherinde nos ampararein custa vida mortale

1. Sa patrona titularede su Remédiu bos giamant,de totue bos acclamantprotettora singulareChi amades nos ampararein custa vida mortale

2. Cherinde restaurarecusta santa devozionecun occulta relazioneazis chèrfidu mostrarecudd’affettu singulareE s’amore maternale

2. Bos cherinde restaurarecusta santa devozionepro piedosa dignazionehazis chèrfidu mustrareCun amore singulareVivu affettu maternale

0:3 alcanzade nos] So1 So2 So3 Vi Ca; Mu1 Mu2 alcanzadenos MeSe1 Se2 Do Ri1 Ri2; Accansa a nois Or; Alcanzainosì Al1 Al2;

0:3 Sennora] Mu1 Mu2; Segnora So1 So2 Se1 Se2 Ca Me Do Or ;Signora So3Vi Al1 Al2Ri1 Ri2;

0:4 dogni] donni So3 Vi Mu1Mu2;

1:1 Po patrona e titulare] So1 So2 Ca Al1 Al2 ; Pro patrona So3 ViSe1 Mu1; Sa patrona Me Se2 Do Ri2; Che patrona Mu2; patronatitulare So3Vi Me Se1Se2Mu1Mu2Do Or Mu3Ri1Ri2;

1:2 giamant] Me Mu1(jamant) Do Ri2; giaman So3; lamant Se2Mu2

Al1 Al2; laman So1 So2Vi Ca Se1 ;

1:3 ue totus] So1 So2 So3 Vi Ca Se1 Mu1 Do Or Mu3 Ri1 Ri2 convarianti grafiche; de totue: Me Se1 Mu1. E a bosu tottuss'acclamant Al1; Aundi tottus osi acclamant Al2;

1:5 cherinde] So1 So2 Vi Ca (Querinde); chergiades So3; chiamades Me Se2 Mu2; cheride Mu1 Do Ri2; Bollais nos'amparariAl2; Si pregaus tottus impari Al1;

2:1 Cherinde restaurare] So1 So2 So3 Vi Ca (Querinde) Se1 Mu1 DoRi2; Bos cherinde Me; Nos cherinde Se2 Mu2;

2:1 Custa santa devozione] So1 So2 So3 Vi Ca Me Se1 Mu1

(divozione) Do Or Mu3 ; devozioni Al1 Al2; Ri1 Ri2 ; in sa santadevozione Se2 Mu2;

2:2 Cun occulta relazione] So1 So2 So3 Vi Ca Mu2 Mu1 Do Or Mu3

Ri2; relazioni Al1 Al2; Pro piedosa dignazione Me Se1 Se2;

2:4 mostrare] So1 So2 So3 Vi Ca Se1 Se2; mustrare Me Mu1 Mu2 DoRi2; Eis bofiu dimostrai Al1 ; Heis offidu mostrai Al2;

2:5 Cuddu affettu singulare] So1 Vi Ca Se1 Mu1 Do Or Mu3 Al2 Ri1

Ri2 ; cun affettu So2; cuddu effettu So3; cun amore Me Se2 Mu2;cuddu esemplu singulari Al1;

2:6 E amore maternale] So1 So2 So3 Vi Ca Se1 Do Or Ri2 ; e amorimaternali Al1 Al2; vivu affettu maternale Me Se2 Mu2; des’amore maternale Mu1;

0:1-4. Istérrida e Torrada: I primi due versi della strofa diapertura (“istérrida”) sono sempre identici, in tutte la varianti,compresa quella di Orosei. Dei versetti 3 e 4 del ritornello(”torrada”), solo il v. 3 conosce delle minime variazioni di grafia, eun adattamento linguistico nella variante di Orosei. Per quantoriguarda le varianti grafiche, notiamo soltanto che la scritturaseparata di “alcanzade nos” appare nei cinque manoscritti piùantichi di So1 So2 So3 Vi Ca, mentre la scrittura unita comincia adapparire con la pubblicazione del Can. Melis (che anche segnal’accento, seguito da Dore); la scrittura di “Signora” che ad alcuniappare italianizzata comincia ad apparire già in So3 Vi Al1 Al2 ed èripresa dalla scritta monumentale del Santuario (Ri1 1952), tutti glialtri manoscritti hanno “Segnora” o “Sennora” (notiamo chequest’ultima grafia è quella che sottosta alla pronuncia usuale localedi “Nostra Sannora de s’Arramédiu”). La variante di Orosei attestaun duplice adattamento: usando “accansa a nois” invece di“alcanzade nos”, non solo adotta una grafia e una sintassi più locali,ma soprattutto omologa anche il ritornello all’uso della secondapersona singolare. Questa forma, infatti, quando si rivolgedirettamente alla Madonna, usa il “tue” al posto del “bos/bois”originario, e anzi in due strofe passa anche all’uso indiretto dellaterza persona singolare (cf strofe 3.5). Ciò che, vedremo, appare unsegno di sviluppo secondario locale.

Istérrida e torrada diverse e del tutto indipendenti sono invecequelle di una forma campidanese, attestata nell’antologia delMurgia, ma senza indicazione di origine: “De sa culpa dilatada /divina reparadora, Serenissima Sennora / de su Remédiu lamada!”.

1:1 Crediamo originaria la distinzione tra “patrona e titolare”,sia per un motivo esterno di data (1864, 1865, 1904 e manoscrittianche campidanesi di inizio 1900), sia per un motivo interno,facendo riferimento alla “patrona” del santuario locale e alla“titolare” del culto trinitario della “Madonna del Rimedio”.Venendo nel tempo a prevalere la consapevolezza del culto localerispetto a quello universale, il sostantivo “titolare” è stato sentitocome aggettivo, essendo questo passaggio facilitato anche dallascarsa evidenza della congiunzione “e” nel modulo del canto.

La variante “Sa patrona” sembra apparire con la edizione delSoggiu (Me Se2); la variante “che patrona”, è probabilmente, comealtre, adattamento proprio di Mu2. La variante da scioglilingua “propatrona” sarà infine da mettere in conto agli infelici sviluppi oralipopolari (So3 Vi), seguiti purtroppo dagli autori di antologie (So1

Mu1).Quanto al titolo della “Madonna del Rimedio”, o “del Buon

Rimedio”, esso fu fin dall’inizio congeniale all’opera redentiva deiprigionieri cristiani propria dei Trinitari, e risulta ormai di fattoacquisito già alla fine del 1400, anche se la dichiarazione dellaMadonna del Rimedio come patrona principale dell’Ordine(insieme con S.Agnese) avvenne solo nel 1961, ad opera diGiovanni XXIII, in risposta a un voto espresso dal capitolo generaledell’Ordine nel 1959. Il collegamento del titolo con l’Ordinetrinitario fu certamente favorito dall’ampia ricchezza etimologicadel termine remédium, usato come sinonimo di redemptio anche inS.Gregorio Magno. La diffusione di tale culto mariano fuincentivata da un breve di Gregorio XIII, che parla della vittoria di

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Lepanto come ottenuta grazie alla devozione di San Giovanni

d’Austria alla Madonna del Rimedio.6

1:2 Giamant è esplicazione secondaria, ma utile da conservare,dell’originario spagnolismo laman (So1 So2Vi Ca Se1) o lamant(Se2 Mu2 Al1 Al2), residuo della prima epoca di sviluppo di questiGosos, e che sopravvive curiosamente anche nella versione“riformata” del Sechi e del Murgia (che sembra copiare il Sechi).

1:3 “de totue” sembra far parte della “edizione” del Soggiu, emette in relazione il culto locale con quello trinitario diffuso nellaSardegna e nella Chiesa in genere. Si potrebbe suggerire “Ue totus”per il canto nel Santuario, e “de totue” per il canto nelle altre chiese.Il manoscritto di Solarussa del 1864 prevede l’uso di adattamentisimili.

1:5 Cherinde nos amparare… La lezione antica e originariacrediamo sia “querinde nos amparare” (1904), secondo unacostruzione con il participio/gerundio congiunto con valore causaleda collegare con il precedente “bos”, complemento oggetto dei verbi“laman” e “acclaman” (querinde = volentem). Si tratta di unacostruzione che l’autore di questi Gosos, costretto anche a unaestrema sintesi dalla forma stessa del verso ottonario, utilizzeràancora nella strofa 3 (“dande pro donni dolénzia”) e nella strofa 12(“Bos tenimos pro avvocada… suplichende de continu”), ma anchecon qualche differenza nella strofa 5 (“sende cosa cumbeniente”).

Se la costruzione sottostante è dovuta quindi alla familiaritàdell’autore, quasi sicuramente un prete, con il latino, o meglio con iltardo latino e il latino ecclesiastico (si ricordi ad esempio la figura ele composizioni di Giovanni Delogu Ibba), la forma e il senso delverbo “querinde” sono da intendere forse ancora sullo sfondo delverbo spagnolo quierer = “desiderare, amare”, come sentimento ovolontà benevola di protezione da parte della Madonna, volontà chemotiva il riconoscimento dei titoli di patrona e titolare da parte di chiacclama. La lezione “chi amades” (Melis 1910) deriva forse dallecorrezioni del Soggiu, o in ogni caso corrisponde a una varianteantica, poiché rispetta l’uso del “Bos” (cosa che non faranno altrecorrezioni o aggiunte più recenti). È possibile adottarla come lezioneesplicativa e facilitante dal punto di vista sia lessicale sia sintattico(“cherinde” è un forma gerundiva meno diffusa rispetto al piùcomune “cherende”: cf “suplichende”, nella strofa 12). Ci sembrainvece da sconsigliare l’adozione della variante “cheride”, non soloperché sicuramente secondaria, ma soprattutto perché non rispetta lagenuina sequenza tradizionale nei Gosos, che riserva all’ultimastrofa, o al massimo alle ultime due, il passaggio alla formaesplicitamente invocativa della supplica.

A conclusione del commento di questa prima strofa, vogliamoaggiungere che il suo confronto con la prima strofa dellacomposizione poetica Atobios N.S. de su Remediu di Bonaventura

Licheri,7

ci offre una via indiretta per far risalire di almeno unsecolo, pur in assenza di manoscritti diretti, la testimonianzadell’esistenza dei nostri Gosos. Ecco il testo del Licheri, risalente al1773: “Lughe celestiale, / su Remediu nos giamat, / e a totus nosaclamat / nostra Segnora”. Ci sembra fuor di dubbio che il Licheriper l’inizio della sua composizione (ma anche per il seguito) si siaispirato al testo dei nostri Gosos. La sua ispirazione non è solo

6Cfr. G. CIPOLLONE, “Trinitari (Fratres Ordinis Sanctae Trinitatis et

redemptionis captivorum)”, in Dizionario degli Istituti di Perfezione, vol IX, Ed.Paoline 1997, p. 1362. (pp. 1330-1371 .

7Cfr. Eliano CAU (a cura di), Deus ti salvet Maria. Testi poetici inediti di

Bonaventura Licheri, Ed. S’Alvure, Oristano 2005 , pp. 112-113.

letterale per l’uso di identici termini (celestiale, giamant, aclamat) oespressioni (totus aclamat), ma direi profondamente spirituale. Seinfatti nella prima strofa dei Gosos sono tutti i convenuti che“giamant” e “aclamant” la “patrona e titolare de su Remediu”, ilLicheri inizia il suo testo come una specie di “torrada” o di“risposta” (modo in fin dei conti non sorprendente per chi conosca ilcanto sardo tradizionale) da parte della stessa Signora del Rimedio,identificata metonimicamente con il suo Santuario che ne assume,come luogo di luce e di guida, la caratteristica “celestiale”. È cosìche il “bos giamant” della prima strofa dei Gosos diventa ora “nosgiamat”, e “ue totus bos aclamant” diventa “e a totus nos aclamat”.Se poi, a cominciare dalla seconda e terza strofa, dove il Licheripone in posizione enfatica i termini “devozione”e “consolat”, dopoaver usato “afligidos”e “benidos”, si continuano a rilevare i terminiche ora noi leggiamo nei Gosos (cfr. dae ogni logu, unidos, benit,benini, acansare, in su nostru caminu, singulare), la probabilità cheil Licheri nel 1773 avesse di fronte un testo dei nostri stessi Gososdel Rimedio diventa certezza alla tredicesima strofa, dove leggiamo“Deus ti salvet Maria, Remediu de ogni male, sa Mamma singulare/ sena peccadu” In questa strofa, oltre a usare il termine “singulare”che appare sempre nella nostra prima strofa, il Licheri abbina lachiusura dei Gosos “Remediu de ogni male” con l’inizio di quellasua composizione (o almeno di una sua versione) che maggiormentegli era cara e che ha trovato la più estesa diffusione fino ad oggi.

2:1 Cherinde restaurare – occulta relazione – cudd’affettu – es’amore maternale. Una considerazione generale è necessaria per lacomprensione di questa seconda strofa, la cui trasmissione haconosciuto e conosce tuttora varie difficoltà. In genere, i Gososprovvedevano proprio nelle prime strofe a fornire ai cantori quelleinformazioni storiche sul santo che poi diventavano patrimonioculturale comune e spunto di predicazione per il panegirico. Noicrediamo che la seconda strofa adempia proprio a tale compitotradizionale, alludendo alla “visione” che si trova all’originedell’ordine trinitario e che costituisce il paradigma della suaiconografia. Delle tradizioni fondanti dell’ordine trinitario, infatti, faparte il racconto che durante la sua prima messa, il primo gennaiodel 1193, san Giovanni de Matha ebbe una visione, in cui Gesù gliappariva “in maestà” ma tenendo per mano, a destra e a sinistra, dueschiavi, uno bianco e uno nero. Il bianco aveva le catene ai piedislegate, ma collegate al trono del Cristo, e teneva nella mano sinistrauna croce astata, il cui braccio verticale era rosso e quelloorizzontale azzurro. Questa immagine rimane la costante storicadell’Ordine e trova un’importantissima rappresentazione in unmosaico del tempo presso San Tommaso In Formis a Roma. Inquesta rappresentazione della visione, la particolare raffigurazionedella croce ha tradizionalmente la seguente spiegazione: il coloredello sfondo (giallo-oro del mosaico e il bianco dell’abitodell’Ordine su cui la croce stessa viene tessuta) rappresenta DioPadre nella sua divinità, il rosso del braccio verticale rappresental’azione creatrice dello Spirito che viene sulla Vergine e sugliApostoli, e quindi richiama il concepimento di Gesù e la nascitadella Chiesa, mentre l’azzurro del braccio orizzontale rappresentaGesù deposto nella mangiatoia e nel sepolcro, e quindi richiama lamaternità di Maria e l’umanità di Gesù.

Se si tiene conto di tutto questo, si chiariscono i versi dellaseconda strofa che dicono: “cun occulta relazione / azis chèrfidumustrare / cudd’affettu singulare / e s’amore maternale”. Quando ilsardo usa l’espressione deittica “cuddu” fa riferimento a una cosaben precisa, importante e tanto nota che non c’è bisogno di chiariremaggiormente. In questo caso, riteniamo che “cuddu affettusingulare” si riferisca all’amore divino dello Spirito Santo nell’operadel concepimento verginale (braccio verticale della croce) e

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 10

“s’amore maternale” si riferisca invece alla esperienza materna edrammaticamente umana di Maria (braccio orizzontale della crocerievocante Gesù nella mangiatoia e nel sepolcro). L’ “occultarelazione” fa dunque riferimento alla misteriosa visione difondazione dell’Ordine Trinitario, di cui la Madonna del Rimedio èpatrona, visione che non può essere compresa se non appuntosvelandone “la relazione” fra le parti e soprattutto per quantoriguarda il “signum ordinis” della croce e dei suoi bracci, distinti emessi in relazione dal diverso colore. Il risultato finale è che, qualorala strofa sia di nuovo ben compresa nel suo riferimento storico, essaporta fin dall’inizio a centrare in modo cristologico non solo tutta lacomposizione, ma anche la devozione stessa verso la Madonna del«Rimedio», termine in genere sempre scritto in maiuscolo e cheprincipalmente è sinonimo stesso del nome del suo figlio, Gesù.

Ciò resterebbe vero anche se si volesse intendere il termine“relazione” nel suo significato più antico di “comunicazione” (oggiin questo senso si va riaffermando l’uso di “relata”). In tal caso,“occulta relazione” sarebbe da tradurre “misteriosa comunicazione”,e il riferimento sarebbe ancora alla visione fondante avuta da SanGiovanni de Matha.

Non avendo, invece, più presente una tale coordinata storica, latradizione orale (o la riforma del Soggiu?) ha sostituito all’ormaiincomprensibile e quasi equivoca espressione “occulta relazione”quella più generica e universale di “pro piedosa dignazione” e haunito o confuso in una unica espressione ridondante il dupliceriferimento al concepimento e alla maternità, dicendo in genere che“azis cherfidu mustrare / cun amore singulare / vivu affettumaternale”. Per questi motivi, preferiremmo sostituire “e s’amorematernale” al più implicito “ed amore maternale” dei manoscrittiantichi, in modo da distinguere e coordinare meglio i due fattimariani e cristologici cui l’autore voleva alludere: l’affetto singolareoperante nel concepimento e la conseguente maternità amorosa diMaria.

Da ciò credo si possa vedere confermato che i primi compositoridi Gosos erano in possesso di una vasta informazione storica, di cui iGosos stessi erano strumento di propagazione, almeno fino aquando essi furono non solo tradizionale espressione di lode, maanche forma privilegiata di catechesi e di cultura, in un mondoancora più “orale” che “scritto”.

Circa gli altri dettagli, può apparire ora chiaramente che il “bos”iniziale in “Bos cherinde restaurare” (Me) è un’aggiuntamusicalmente facilitante e parte di un più ampio interventoesplicativo (Soggiu) su questa seconda strofa, non più compresaperò nel suo riferimento storico. Se2, e Mu2 al suo seguito, hannovoluto ancora facilitare una certa comprensione del testo, e hannodeciso qui di non seguire il Melis, ma di sostituire “nos” comecomplemento oggetto, al posto di “bos” soggetto riferito allaMadonna, e di conseguenza hanno anche corretto “in sa santadevozione” al posto di “cudda santa devozione”.

Strofe 3-4-5: Invocazione ed esaudimento: la “ricerca”pellegrinante e le domande di “grazie” si fondano sulla fiduciache il titolo del “Rimedio” è ben giustificato

Versione antica Versione riformata

3 Conoschinde sa cleménziade bois, virgen sagrada,benit sa zente affannadacun votos e riverénzia,dande pro dogni dolénziaconsolu meighinale.

3 Conoschinde sa cleménziachi hazis, virgin sagrada,chircat sa zente affannadade bois cun reverénzia,pro donni dannu e dolénziaconfortu meighinale.

4. Consolu de affligidos,refúgiu de peccadores,remédiu de sos doloresdimandant totus unidoszegos, zopos e tulidos,de dogni guta corale.

4. Consolu sos affligidos,refúgiu sos peccadores,remédiu pro sos doloresdimandant totus unidoszegos, zopos e tulidos,fertos de guta corale.

5. Sos chi de coro suplicant,sende cosa cumbeniente,alcanzant subitamentesa grazia chi necessitant,pro su cale bos acreditantcun su tìtulu speciale.

5. Sos chi de coro suplicant,sende cosa cumbeniente,alcanzant subitamentesa grazia chi necessitant,ca de bois s’acreditantCun su tìtulu speciale.

3-4-5] ordine delle strofe 3-4-5 So1 So2 Me Se2 Mu2; ordine 3-5-4So3 Ca Se1 Mu1 Do Or Al1 Al2 Ri2; 3-4 Vi (omette 5);

3:1 Connoschinde] Conoscendu Al1 Al2;

3:2 de bois]: So1 (prima mano) So2 So3 Vi Ca Se1 Mu1 Do Ri2; debosu Al1 Al2 ; a bois So1 (correzione su de bois); chi hazis MeSe2Mu2; de custa Or ;

3:3 benit] So1 So2 So3 (benint) Vi Ca Se1 Mu1 Do Al1 Al2 Ri2 Or ;chircat Me Se2 Mu2;

3:4 cun votos e riverenzia] So1 So2 So3 Vi Ca Se1 Al1 Al2; …reverenzia Mu1 Do Ri2 Or ; de bois cun reverenzia Me Se2 Mu2;cun votos de reverenzia Or.

3:5 dande] So1 (prima mano) So2 So3 Vi Ca Se1 Do; donendi Al1

Al2; pro dogni dannu Me Se2 Mu2; dade So1 (correzione) Ri2;dades Mu1; e issa Or;

3:6 Consolu] So1 (prima mano) So2 So3 Vi Ca Me Se1 Mu1 Do Al1

Al2 Ri2 ; confortu Me Se2 Mu2 (cunfortu); Remédiu So1

(correzione); dat remédiu Or;

3:6 meighinale] medicinale So1 Ca Se2 Mu1 (mediçinale) Al1 Al2 ;particulare Or;

4:1-6] la strofa è presente con i necessari adattamenti linguisticianche nella forma camidanese Mu3, che per il resto è unaversione del tutto indipendente;

4:1-3 Consolu de… Refúgiu de… Remédiu de…] So1 So2 So3 Ca Se1

Mu1 Do Al2 Mu3; Consolu de… Refúgiu de… Remédiu pro ViRi1 Ri2 Al1 (po is doloris); Consolu sos…Refúgiu sos… Remédiupro… Me Se2 Mu2 ; Remédiu a… Or;

4:4 dimandant totus unidos] So1 So2 So3Vi Ca Me Se1 Se2 Mu2 Mu1

Do Ri1 Ri2 Al1 (tott’unius) Al2 (tottus unius); ti dimandant tottuunidos Or Mu3(ti domandant totu unius) ;

4:5 zegos zoppoz et tulidos] So1 So2 So3 Vi Ca Me Se1 Se2 Mu2 Mu1

Do Ri1 Ri2 Al2 (Zegus, zoppus e tulidus); malaidos e pessighidosOr; e sunt totu favorius Mu3; Zurpus, zopus e dolius Al1;

4:6 de dogni guta corale] So1 So2 So3 Vi Ca Se1 Mu1 Al1(E de…)Al2; fertos de guta corale Me Se2 Mu2 Ri1 Ri2 Do; sullevas deogni male Or; cun caridadi sobrada Mu3;

5:4 Sa grazia] So1 So2 So3 Ca Me Se1 Se2 Mu2 Mu1 Do Ri2 Al2; isgrazias Al1; su rimediu Or ;

5:4 necessitant] Me Se1 Se2 Mu2 Mu1 Ri2 Al1 Al2; necessitan So1

So2 So3 Ca Do; necessitat Or;

5:5 Pro su cale] So1 So2 Ca (quale) Ri1 Mu3; cun sa cale So3 Mu1

(quale) Al2; pro sa cale Me Se1 (quale) Do Ri2 ; ca de bois Se2

Mu2; et pro cussu Or ; Aundi Al1;

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 11

5:5 bos accreditant] Mu1 ; osi So1 So2 Ca ; si acreditant So3 Me (s’)Se1 (s’) Do Al1 (s’) Al2 (s’) Ri2;de bois s’accreditant Se2 Mu2; lireplicant Or ;

5:6 cun su titulu speziale] So1 So2 So3 Vi Ca Se2 Mu2 Do Ri2 ; de sutitulu Me Se1 Mu1; custu titulu ispeciale Or ; in su titulu specialiAl2;

3-4-5 Per la successione 3-4-5 e ilsuo senso, cfr. quanto detto in2.1 e 4.2.

3:2 La lezione “de bois” appare originaria e sintatticamente piùnaturale e coerente rispetto al “chi hazis” del Melis 1910, cheprobabilmente fa parte dei “miglioramenti” del Soggiu, che sposta“de bois” al verso 4.

3:3 La variante chircat appare far parte di una “ristrutturazione”della strofa da parte dell’edizione del Soggiu, e non di una“restaurazione” di un testo più antico, di cui ci mancano attestazioni.Tuttavia, la scelta di usare la versione “antica” o la versione“riformata” può dipendere da diverse sensibilità, e non solo daconsiderazioni filologiche. È vero che, considerando stabile iltermine “consolu” come inizio della strofa 4, la sua ripetizioneanche alla fine della strofa 3 sembra tecnicamente non felice, epotrebbe essere un indizio di secondarietà per gli stessi manoscrittiantichi (ma cfr. la correzione da “consolu” in “remédiu” nelmanoscritto del 1864). Tale giudizio di secondarietà, però, nonsarebbe decisivo per la strofa nel suo insieme, anche perché altre“ripetizioni” in questi Gosos sembrano far parte del testo originario(cfr. “cherinde… cherinde… dande… connoschinde… consolu…consolu… sende… supplichende…). La scelta di “chircat” potrebbedunque affiancarsi alle altre di questa strofa, non tanto comeoriginario, quanto come miglioramento esplicativo e sintattico,operato dalla edizione “riformata” del Soggiu. Questomiglioramento, però, non sembra essere stato seguito dall’usopopolare, che ha continuato a usare la strofa con struttuazione“benit”, dove, secondo l’uso orale, ogni verso ha quasi vitaautonoma (o al massimo è collegato al verso precedente o seguente),e non resta sospeso in una costruzione sintattica di una unica frasearticolata in sei versi (verbo “chircat” al v. 3 e oggetto “cunfortu” alv. 6). Cfr. quanto si dirà circa la strofa 4 “Consolu”.

3:4 Cun votos… Crediamo che la lezione “cun votos eriverenzia” sia quella più antica, indipentemente dalla scelta tra“chircat” e “benit”, per il fatto che la menzione dei “voti”corrisponde alla tradizione dei Gosos di fare riferimenti precisi allesituazioni locali, in questo caso il pellegrinaggio con l’impegno o loscioglimento de sa promissa. La lezione “de bois” si presenta comeinteso miglioramento della edizione Soggiu, parallelo allasostituzione della medesima espressione con “chi hazis” nel v. 2, eforse anche corrispondente a una certa presa di distanza dallatradizione dei “voti” popolari, frequente nel clero colto.

3:5 Dande… La lezione più antica (confermata dalla versionecampidanese “Donendu”) crediamo sia “dande pro dognidolenzia”, con lo stesso uso del gerundio già incontrato alla strofa1:5 “querinde non amparare”.”. Come già prima, così anche ora, datale uso, dettato dalla brevità del verso ottonario, sono nate dellevarianti per semplificazione o incomprensione (cfr. correzione So1;“dades” Mu1; “e issa… dat” Or; “dade” dell’uso attuale). Può esserepreferibile, se scelta in accordo con le modifiche omogenee, lalezione della versione “riformata”, “pro donni dannu e dolenzia”,che verosimilmente qui interviene non restaurando, ma esplicitando

la sintassi e chiarendo il significato, e nello stesso tempomantenendo la strofa con più chiarezza e coerenza nel momentoiniziale della “narrazione” (“manipolazione” e “competenza” neitermini della semiotica greimasiana): la fiducia nel bisogno originala ricerca, nella certezza che la Madonna ha una risposta appropriataper ogni situazione. La menzione di “ogni danno e dolore” preparabene del resto l’enumerazione della strofa seguente. Le lezioniinvocative, chiaramente secondarie, “dades, dade,” sono daabbandonare, anche perché non conformi alla struttura tradizionaleche riserva la supplica esplicita alla fine, mentre la lezione “e issa …dat” di Orosei, anch’essa secondaria (come appare anche dall’usoindiretto della terza persona singolare), anticipa l’esaudimento, cheè invece il momento narrativo della strofa 5 “Sos chi de corosuplicant”.

3:6 La tradizione ha oscillato tra “consolu / remédiu / confortu”.La lezione più anticamente attestata è “consolu”. “Remédiu” èsecondario fin dal manoscritto del 1864, dove il termine apparecome correzione di “consolu”, correzione però non presente nelmanoscritto della stessa mano del 1865. La secondarietà appareanche dal fatto che tale verso finale sarebbe ripetuto identico nellastrofa 11, dove il termine “remédiu” appare come prevalente neimanoscritti antichi (So1 So2 So3 Ca Al1), pur cambiando l’aggettivo(“remédiu universale” So3 Al1). Si potrebbe anche qui preferirel’uso della lezione riformata: “confortu” non appare altre volte inquesti Gosos, e può essere meglio riferito a “ogni danno e dolore”,evitando pure la ripetizione di “consolu” rispetto al primo versodella strofa seguente, dove il termine è più appropriato per gli“afflitti”. Si terrà conto, del resto, che qui si tratta di uno di quei versiintercambiabili, tipici del carattere formulare della tradizione orale,dove alla fissità della forma dettata dalla rima si abbina una grandeflessibilità e libertà di contenuto, nella scelta dei sinonimi.

4:1-3 Notiamo anzitutto che nei manoscritti antichi i primi treversi sono costruiti tutti al genitivo (“consolu de affligidos / refúgiude pecccadores / remédiu de sos dolores”), forma che eraconosciuta ancora da Sechi 1932 (e in seguito riprodotta da Murgia1980 e Dore 1983), e che ritroviamo anche nelle versionicampidanesi di Mu3 e Al2. La lezione variante oggi in uso con lapreposizione de nei primi due versi, come nella versione “antica”(“Consolu de affligidos, refúgiu de peccadores”) e la preposizione“pro” nel terzo, come nella versione “riformata” (“remédiu pro sosdolores”) o “a” nella variante di Orosei (“remédiu a sos dolores”)appare come una lectio conflata che mette insieme parte dellaversione antica e parte della versione riformata, ed è quindisecondaria, anche se attestata pure in Vi e Al1, manoscritti dicuiignoriamo con precisione la data di fine 1800 o inizio 1900, ma chesembrano in ogni caso posteriori alla edizione del Soggiu.

Dal punto di vista filologico, resterebbe da decidere perl’originarietà o della versione antica, con i tre genitivi, o dellaversione riformata, che in questo caso si rivelerebbe “restaurata”,con i primi due nominativi “sos” e il terzo dativo “pro/a”. Diciamosubito che per l’uso nella liturgia, soprattutto nel caso dellatradizione orale e scritta dei Gosos , la filologia è certo un criterioimportante, ma non determinante. Se la versione riformata sembrapreferibile per chiarezza e bellezza della strofa, la si potrà adottaresenza bisogno di dimostrare che è anche originaria. Di fatto, tuttavia,l’uso popolare, sia pure in modo inconsapevole delle questionifilologiche, ha preferito finora una variante che non è né l’antica néla riformata. Che cosa tutto questo può significare?

Partiamo da una considerazione che può essere detta “discuola”, ma che a un secondo livello può essere applicata almancato “successo” della versione riformata di questa strofa. Se la

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lezione riformata fosse quella originaria (e quindi “restaurata”, cosache ci appare improbabile, data la situazione dei manoscritti), levarianti che ne sarebbero derivate, compresa quella “antica” e inquesto caso secondaria, si spiegherebbero con le seguenticonsiderazioni.

È una costante della tradizione orale dei Gosos procedere a unasemplificazione sintattica delle strofe, qualora esse siano stateoriginariamente costruite (più verosimilmente da un autoreletterario) come un’unica frase articolata in sei versi. Una talesemplificazione ritorna così alla forma caratteristica della oralità diversi “formulari”, quasi autosufficienti o al massimo collegatimelodicamente in coppia, facilmente riutilizzabili (o già utilizzati) inaltri contesti, secondo il bisogno della rima (si ricordino, adesempio, i ricorrenti “epiteti” formulari omerici). È quanto potrebbeessere successo nella strofa 4, che ha appunto una unica costruzionesintattica articolata sui sei versi, e questo del resto in continuità conle precedenti strofe 2 e 3, costruite tutte e due sull’uso di due gerundiiniziali e uno finale (“cherinde…” , “connoschinde… dande”). Ilverbo principale del “domandare” è situato al quarto verso,“dimandant totus unidos” (nella strofa precedente era al terzo verso“chircat/benit sa zente affannada”), mentre i complementi oggettosono posti in posizione retorica enfatica all’inizio dei primi tre versi,con il verbo “dimandant” sottinteso nei primi due: “consolu[dimandan] sos affligidos, refúgiu [dimandan] sos peccadores,remédiu pro sos dolores / dimandant totus unidos ”. Si noterà che laposizione enfatica è ben in continuità con la strofa precedente, che,dal canto suo, aveva raggiunto lo stesso effetto retorico riservandosolo all’ultimo verso la menzione di quel “consolu/cunfortumeighinale” che rappresentava l’oggetto comune della “ricerca”.

La strofa in questo modo è ben costruita, dal punto di vista dello“scritto”, ma in realtà avrebbe messo in difficoltà la “tra-dizioneorale”, che, tendendo a isolare in modo formulare i singoli versetti,ha sentito non usuale e “difficile” la sequenza “consolu sos …refúgiu sos…(cfr la scrittura di Murgia 1980 che inserisce unavirgola facilitante, manovra tipica di una cultura “scritta”) e hatrovato più semplice sostituire la costruzione retorica“oggetto+soggetto”, con ellissi del verbo (“consolu [dimandant] sosaffligidos / refúgiu [dimandant] sos peccadores”), in quella diretta“oggetto+specificazione”, con il verbo non più sottinteso masemplicemente posposto (“consolu de affligidos… dimandant totusunidos”).

D’altra parte, però, la lezione attestata da tutti i manoscritti piùantichi (eccetto quello di Villaurbana), ha la triplice sequenza con itre genitivi “de” sempre con la medesima funzione sintattica dioggetto+specificazione (come appare bene dalla versionecampidanese e in parte indipendente contenuta nell’antologiaMurgia 1980, dove “totu unius” e “totus favorius” mettesicuramente insieme chi domanda consolazione “degli” afflitti,rifugio “dei” peccatori e rimedio “dei” dolori). Tale costruzione,però, è linguisticamente naturale per il terzo verso riferito a una“cosa” (“dimandan remédiu de sos dolores”), ma non è altrettantonaturale per i primi due versi riferiti a “persone” (dimandant consolude affliglidos, dimandant refúgiu de peccadores). Simili forzaturesintattiche possono essere talvolta dovute alla costrizione derivantedalla brevità del verso ottonario, ma possono essere anche segno di“degrado” nella trasmissione orale. Si potrebbe credere che sia ilcaso di questa strofa, poiché la medesima costruzione con il genitivola troviamo nell’ultimo verso, “de dogni guta corale”, dove “tulidos/ de dogni guta corale” non offre un buon senso logico o probabilelegame sintattico (si dovrebbe tradurre “paralitici / di ogni colpoapoplettico”, supp[onendo una specie di diagnosi sui vari tipi diictus), e la cui presenza, al posto di una corretta ulterioreenumerazione “fertos de guta corale”, si spiegherebbe solo con la

tendenza a ripetere inconsapevolmente formule ricorrenti,autonome, e in questo caso “superlative”. Si noterà poi che innessuna altra simile e ricorrente enumerazione appare una

specificazione né di tulidos né di un altro termine.8

La versionecampidanese di Al1, che aggiunge una “e” a inizio verso (“E dedogni gutta corali”), fa supporre appunto che si pensasse a unaspecificazione ulteriore di altri casi di malattia, senza collegamentocon il precedente termnine di “tulidos/tulidus”.

A questo punto, soprattutto nella scansione melodica dellatradizione orale a coppie di versi, i primi due versi, inizialmenteoggetto+specificazione, sarebbero stati, e sono in realtà oggieffettivamente sentiti, invece, come “vocativo+specificazione”, nelsenso di “tu che sei consolu de affligidos”, “tu che sei refúgiu depeccadores”, mentre si mantiene la funzione oggetto+specificazioneper il terzo verso: “a te domandano tutti uniti remédiu de sosdolores”. Tale discontinuità di funzione nella triplice sequenza deigenitivi, altrimenti unitaria e omogenea, è però chiaramenteinnaturale. Così, a questo punto, tutto è pronto per la versioneconflata, che trova molto più coerente e chiaro l’uso differenziantedella proposizione “pro sos dolores ” (foglio e novena delSantuario) o “a sos dolores” (Orosei) al posto dell’uso “antico” eomologante della proposizione “de”.

In conclusione di questo lungo sviluppo, e in un momento incui, grazie anche agli studi sulla “cultura orale”, questa diventa piùconsapevole delle sue caratteristiche e della sua interazione con la“cultura scritta”, crediamo si possa esortare a riconoscere i meritidella edizione “riformata” del Soggiu, anche quando non ci sono glielementi sufficienti per vedere in essa una versione originaria“restaurata”. Tenendo conto, però, dei risultati della“sperimentazione” orale successiva, sarebbe anche possibileritornare alla sequenza “antica”, ed eventualmente originaria, deiprimi tre versi con “de”, con la sola correzione di “fertos de guttacorale” al posto di “de dogni gutta corale” nell’ultimo verso.

5:5 “Pro su cale” è altro spagnolismo, da por que, cfr. anche illatino propter quod = “per la qual cosa, per questo”. Quando ilcostrutto spagnolo non era più capito, il maschile/neutro “su cale” futrasformato in femminile “sa quale”, riferendolo all’antecedente “sagrazia”.

Il testo originario è sicuramente “Pro su cale osi/bos acreditan /cun su titulu speziale”, con il significato di “perciò vi dannocredito/fiducia / con il titolo speciale”. Simmetricamenteall’incomprensione dello spagnolismo “pro su cale”, intervenne latrasformazione del pronome personale “bos”, che, grazie anche allascrittura con la duplice elisione della consonante iniziale “b” e dellavocale finale “i”, non pronunciate, “ ’os’accreditant” , divenne“s’accreditant”, pronome riflessivo riferito ormai al soggetto dellasupplica e non più promone personale transitivo riferito alla

8L’elencazione “zegos, zoppos e tulidos” in realtà si trova diverse volte nei Gosos. Si

vedano, ad esempio, i Gosos di Nostra Signora de sa Colunna : “Cun sa bostrainvocazione / sanan mancos et tulidos / zegos, zoppos, destituidos…” (cfr. Murgia1980, p. 47), versi presenti tali e quali anche nei Gosos di Nostra Signora de Adam(cfr. Idem, p. 8); nei Gosos de Nostra Signora de is Acuas : “Zoppus, istrupiaus /zurpus e addolorius / de Bosu sunt assistius…” (idem, p. 14); nei Gosos de NostraSignora de Itria: “Zoppus, fertus, istrupiaus / poberus, zurpus, tulius, / de bosu suntassistius…” (idem p. 67) e in una variante dei medesimi Gosos: “Zoppus, maccusistrupiaus / zurpus, poberus, tulius / de bosu sunt assistius…”; nei Gosos di NostraSignora de Luc: “A peis bostus totus / accudint is afligius, / zoppus, zurpus e tulius /offerendi meda votus…”.

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Madonna, alla quale, come momento finale di “sanzione”, il titolospeciale “del Rimedio” è con fiducia e giustamente riconosciuto.

Strofe 6-7: Lodi in ringraziamento, con particolareriferimento alla dottrina dell’Immacolata Concezione.

Versione antica (aggiunte) Versione riformata

Ses de su mundu allegriaSes de su Chelu bellesaDe sos Anghelos princesaDe sos Santos melodiaSes consolu e vera ghiaContra sa culpa mortale

6. Oh de sa terra allegria!Oh de su chelu bellesa!Oh de sos giustos firmesa!Oh de sos errantes ghia!Sezis de Deus, Maria,Delizia e amore eternale.

7. De su Babbu Fiza ermosa,De su Fizu Mamma ondrada,De s’Ispìritu formadaSezis dignissima Sposa,S’Unu e Trinu cale rosaBos tenet, donu reale.

6:1-6 ] So1 So2 Al1 non hanno la strofa;

6:1: Oh de sa terra allegria] Me Se2 Mu2 ; Ses de su mundu allegriaSo3 Vi Ca Se1 Mu1 Do Or Al2 Ri2;

6:2 Oh de su chelu bellesa] Me Se2 Mu2; Ses de su chelu bellesa So3

Vi Ca Se1 Mu1 (v. 3, inverte ordine) Do Or Al2 (de su Xelu) Ri2;

6:3 Oh de sos giustos firmesa] Me Se2 Mu2; De sos Anghelosprincesa So3 Vi Ca Se1 Mu1 (v. 2, inverte ordine) Do Al2 (de isangelus) Ri2 ; de sos ómines difesa Or;

6:4 Oh de sos errantes ghia] Me Se2 Mu2 ; De sos Santos melodiaSo3 Vi Ca Se1 Mu1 Do Al2 (de is santus) Ri2; de sos anzelosmelodia Or;

6:5 Sezis de Deus, Maria] Me Se2 Mu2 ; Ses consolu e vera ghiaSo3 Vi Ca Se1 Mu1 Do Al2 Ri2; ses lughe e vera ghia Or;

6:6 Delizia e amore eternale] Me Se2 Mu2 ; Contra sa culpamortale So3 Vi Ca Se1 Mu1 Do Al2 Ri2; de sa Ecclesia universaleOr ;

7:1-6 De su Babbu Fiza ermosa…] Me Se2 Mu2 Ri2, con variantigrafichein ciascuna forma.

7:2 ondrada] Me Se2 Mu2; onorada Do Ri2;

6:1-6 Ses de … / Oh de…: Cfr. 2.2 e 3.3. Abbiamo già detto chequesta strofa è assente dai manoscritti più antichi a nostradisposizione del 1864-65, mentre appare nel manoscritto di fine‘800 di Solarussa e in quelli di inizio ‘900 sia di Villaurbana siadella Cattedrale (1904), e è presente solo in uno dei manoscritticampidanesi (Al2). Il cambiamento nell’uso dal pronome di secondapersona plurale “bos/bois” a quello di seconda personale singolare,anche se sottinteso, “(tue) ses”, è segno di aggiunta secondaria, tantopiù che la strofa fa ricorso a versi formulari intercambiabili, che sipossono ritrovare tali e quali in altri Gosos. L’edizione del Soggiuaccetta l’inserimento della strofa, ma elimina tale incongruenza neiprimi due versi e sostituisce i quattro versi formulari successivi,inserendo una seconda coppia di opposizioni di estremi,“giustos/errantes” (in parallello a quella di “mundu/chelu” dei primidue versi, che ha reso ancora più esplicita trasformandola in“terra/chelu”), e infine anticipando negli ultimi due versi, con ilcoerente uso della seconda persona plurale (“Sezis de Deus Maria /

delizia e amore eternale”) i temi teologici trinitari che svilupperànella strofa seguente, creata ex novo, “De su Babbu Fiza ermosa”.

La funzione della strofa, come abbiamo detto, è quella diespandere la “sanzione” di lode per essersi sentiti esauditi, e, nellaversione “riformata”, anche quella di introdurre i temi teologici del“corpo” centrale della composizione.

Trattandosi di una strofa aggiunta che non porta elementistrutturali nuovi, essa potrebbe essere facilmente tralasciata, nellatradizionale libera scelta delle strofe da cantare. L’antichità del suoinserimento, però, suggerisce di mantenerla nell’insieme dellaproposta, soprattutto tenendo conto che la tradizione popolareapprofitta di questo genere di strofe “de communi” per aggiornare oadattare il canto ai tempi e alle circostanze. È quanto succede, adesempio, nella variante di Orosei, dove il v. 3, “de sos óminesdifesa” evoca i sensi di insicurezza della vita quotidiana (cfr.simmetricamente i “pessighidos” della strofa precedente), e il v. 6,terminando l’espressione formulare del v. 5, “aggiorna” il testo allateologia del Concilio Vaticano II (“ses lughe e vera ghia / de saEcclesia universale”).

7:1-6: Strofa creata ex novo, verosimilmente dalla edizioneSoggiu, parallelamente con gli ultimi due versi della strofa 6 e poicon la strofa 10, per “aggiornare” la composizione ai temi teologicidel dogma dell’Immacolata Concezione. Il fatto che sia composta exnovo non significa che sia del tutto originale e nuova: alcune dellefigure usate (fizza ermosa, isposa dignissima, formada de s’Ispìridu,rosa) fanno parte del deposito tradizionale delle lodi della Madonna,e in particolare dell’Immacolata.

Strofe 8-9-10-11: Immagini bibliche che sviluppano la lode,con un riferimento all’avvenimento storico della battaglia diLepanto sullo sfondo del racconto di Giuditta.

Versione antica (aggiunte) Versione riformata

Ses Giuditta chi hasprostraduA Olofernes mortaleChi cun istragu fataleHat destruidu su peccaduLassende incadenaduA Luciferu infernale.

8. Si sa conca una hattruncaduDe s’Oloferne brutale,E cun istragu fataleS’esercitu hat degogliadu,Est de su podere armaduDe Maria almu segnale.

Turre Davidica forteRosa mistica sagradaOliva frutificadaCipressu de s’altu monteDe sos navigantes norteE ghia universale.

9. Turre Davidica forteDe armas lughentes frunida,Rocca de sa vera vidaA ue non s’accostat morte,Contra inimiga coorteFirmissimu antemurale.

10. Pianta mìstica sagrada,Fiore de fruttu divinu,Serradu santu giardinu,Bìngia de ‘ide seberada,De dogni gràzia istimadaImmancàbile canale.

Versione antica Versione riformata

Nave mìstica divinaChi de su chelu hat portaduSu pane sacramentadu,

11. Arca santa peregrinaChi de Gesùs hat portaduSu pane sacramentadu,

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 14

Verdadera meighinaE de s’ànima meschinaRemédiu meighinale.

Verdadera meighinaE de s’anima meschinaSustentu vivu e vitale.

8:1-6] Or Ri2non riportano la strofa;

8:1 Si sa conca una hat truncadu] Me Se2 Mu2 (Sa conca…); SesGiuditta chi has prostradu So1 So2 So3 Ca Do Mu3 Al1; chi asportau Vi; Ses Judith qui hat prostradu Mu1 Al2; Cale Giuditahas prostradu Se1;

8:2 De s’Oloferne brutale] Me Se2 Mu2; a Olofernes mortale So1

So2 So3 Vi Ca Se1 Mu1 Do Al1 Al2; s’Oloferne infernali Mu3 ;

8:3 E cun istragu fatale] Me Ri2 Mu3 (fatali); Chi cun istragu fataleSo1 So2 So3 Vi Ca Se1 Mu1 (qui) Se2 Mu2 Do Al1 Al2;

8:4 S’esercitu hat degogliadu] Me Se2 Mu2; Hat destruidu supeccadu So1 So2; Ha destruttu su peccau Al1; Has … So3 Vi CaSe1 Mu1 Do Al2 Mu3;

8:5 Est de su podere armadu] Me (a<r>madu)Se2 Mu2; Lassendeincadenadu So1 So2 So3 Vi Ca Se1 Do (lassande) Al1 Al2

(lassenduru [sic!] incadenau); cun lassare incadenadu Mu1 ;sendu su celu serrau M3 ;

8:6 De Maria almu segnale] Me Se2 Mu2; A Luciferu infernale So1So2 So3 Vi Ca Se1 Do Al1 Al2; Luciferru s’infernale Mu1 ; tuihas abertu s'istrada! Mu3;

9:1-6] Vi Mu3omettono la strofa;

9:1 Turre davidica forte] identico in tutti i manoscritti;

9:2 De armas lughentes frunida] Me ; De semas de lughe frunidaSe2 ; de tantas lughes frunida Mu2; rosa mistica sagrada So1 So2

So3 Ca Se1Mu1 Do Ri2 Or (sacrada) Al1 Al2;

9:3 Rocca de sa vera vida] Me Se2 Mu2 ; Oliva frutificada So1 So2

So3 Ca Mu1 (olia) Do Ri2 Or (ulia furtificada) Al1 (olivafortificada) Al2;

9:4 A ue non s’accostat morte] Me Se2 (Ue) Mu2 (Ube); Cipressude s’altu monte So1 So2 So3 Ca Mu1 Do Ri2 ; de altu monte OrAl1 Al2 (monti);

9:5 Contra inimiga coorte] Me ; s’inimiga Se2 Mu2 ; De sosnavigantes norte So1 So2 So3 Ca Mu1 Ri2 Al2 (Norti); sorte Do;Ses dae terra a chelu ponte Or; De is navigantis ponti Al1;

9:6 Firmissimu antemurale] Me Se2 Mu2; E ghia universale So1 So2

So3 Ca Se1 Mu1 Do Al1 (Ses ghia universali) Al2 (… universali)Ri2 ; Isperanzia de sos mortales Or;

10,1-6] Me Se2 Mu2 Do Ri2; la strofa non conosce se non minimevarianti grafiche;

11:1-6] La strofa è presente in tutti i manoscritti, eccetto che nellavariante indipendente campidanese Mu3;

11:1 Nave mistica] So1 So2 So3 Vi Ca; Se1 Mu1 Do Or Al2 Ri2 ;Barca mistica Al1; Arca santa peregrina Me Se2 Mu2;

11:2 de su chelu] de Gesùs Me Se2 Mu2; de su Xelu Al1 Al2;

11:2 hat portadu] So1 So2 Me Se2 Mu2 Mu3 Ri1 Al1; has/as So3 ViCa Se1 Mu1 Do Or Al2 Ri2;

11:3 su pane] su pani Al1 Al2;

11:4 meighina] meixina Al1 Al2;

11:5 meschina] mischina So3 Vi Mu1 Al2;

11:6 remediu meighinale] remediu medicinale So1 So2 (midicinale);remediu universale So3 Al1 (rimediu universali) ; consolu

medicinale Vi Mu1 (mediçinale) Do Al2 (medicinali) ; remediusingulare Or; remediu vivu e vitale Ri2; sustentu vivu e vitale MeSe2 Mu2;

Strofe 8-11: circa la funzione di questo gruppo di strofe, corpoteologico e catechistico della composizione, cfr. sopra 4.1 e 4.2.

Strofe 8 e 9: la figura di Giuditta e l’immagine della torre. Cfr.3.2. Riteniamo queste due strofe secondarie, ma aggiunte da lungotempo al testo breve dei Gosos che supponiamo iniziale. Ilriferimento alla figura di Giuditta è frequente nei Gosos mariani, ealcune volte, come qui, accostata all’immagine della “torre”. Il fattoche le espressioni di questa strofa si ritrovino molto simili in altrecomposizioni, sia anche e di nuovo l’incoerenza del passaggio dalplurale di rispetto “Bos” (più spagnolo) al singolare “(Tue) ses” (piùsardo), incoerenza estesa in alcuni manoscritti nel contemporaneouso della terza persona singolare “at” nel v. 4, indicano unasituazione testuale secondaria già nei manoscritti più antichi di So1

So2 e poi in Mu1 (So3 Vi Ca Se1 Do Mu3 mantengono sempre laseconda persona singolare).

Strofe 10-11 : Alcuni commenti a queste strofe sono già stati in4.2.

Strofe 12-13: strofe usuali di invocazioni conclusive:prospettiva escatologica e invocazione per il momento dellamorte

Versione antica Versione riformata

Già chi in su regnu divinuBos tenimos pro avvocada,Pro s’ànima tribuladaSuplichende de continu,Mostrade nos su caminuDe sa pàtria celestiale.

12. Già chi in su Regnu DivinuBos tenimos avvocadaPro dogn’ànima affannadaSupplicamus de continuMostràde nos su caminuDe sa pàtria celestiale.

In cudda ultima oraDe s’agonia mortaleAlcanzade nos SegnoraSu remediu generale

13. Cando deet benner cudd’oraDe s’agonia mortale,Alcanzade nos, Segnora,Su Remédiu generale.Alcanzade nos, Segnora,Remédiu pro dogni male.

12:1-6] Al2 omette; Mu3 la inserisce nella rima campidanese;

12:1 Già chi] Giaichì Mu2 Mu3

12:2 bos tenimos] ti Or Mu3 (ti teneus); si (= osi = bos) teneusAl1 ;

12:2 pro] So1 So2 So3 Vi Ca; po Mu3 Al1; gli altri omettono;

12:2 avvocada] So1 So2 (advocada) So3 (avocada) Me Do Or Me;avvocata Ca Se1 Se2; abogada Vi Mu1 Mu2Al1;

12:3 Pro s’ànima tribulada] De s’ànima Vi ; Pro dogn’animaaffannada Me Se2 Mu2 ; tribuliada Mu1 Mu3

12:4 suplichende] supplicamus Mu Se2 Mu2 Or ; supplicai Al1 ;interçedi Mu3;

12:5 mostrade nos] So1 So2 So3 Ca Mu1 (mustrade nos) Ri2;mustràdenos Me Se1 (mostradenos) Se2 Mu2 Do; mustra a noisOr ; alcanzade nos Vi ; mostrainosì Al1; ghianosi in Mu3;

12:5 su caminu] in caminu Mu1;

12:6 celestiali] suspirada Mi3 (per la rima in campidanese);

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13:1-6] So2 scrive solo i primi due versi; So1 Se2 Mu2 scrivono soloi primi 4 versi; So3 Or Al1 scrivono solo i primi tre versi e il sestoverso; Vi Do Al2non la riportano per niente.

13.1 Cando deet benner cudd’ora] Me Se2 Mu2 Ri2 ; In cuddaultima ora So1 So2 So3 Ca Se1 Al1 ; Ma essende in s' ultim'oraMu1 ; Bennida cudd'ultim'ora Or ;

13:3 Alcanzade nos] So1 So3 Ca ; alcanzàdenos Me Se1 Mu1 Se2

Mu2 Ri2; accansa a nois Or; Alcanzainosì Al1.

13:4 Remediu] Rimediu Al1

12:1-6 e 13:1-6 Alcuni commenti a questo gruppo di strofe sonostati già proposti in 2.2 e 4.2

Bibliografia

Fonti (vedi all’inizio dell’articolo)

Documenti e Opere:

CONFERENZA EPISCOPALE SARDA, La chiesa di Dio in Sardegnaall’inizio del terzo millennio. Atti del Concilio Plenario Sardo,Annunciato nel 1987 Concluso nel 2001, Zonza Editori, Cagliari2001.

CAU , Eliano (a cura di), Deus ti salvet Maria. Testi poetici inediti diBonaventura Licheri, Ed. S’Alvure, Oristano 2005.

CIPOLLONE, G. , “Trinitari (Fratres Ordinis Sanctae Trinitatis etredemptionis captivorum)”, in Dizionario degli Istituti diPerfezione , vol IX, Ed. Paoline 1997, (pp. 1330-1371).

MELIS, Can. Antioco , Il Santuario del Rimedio presso Oristano(Sardegna). 3a edizione riveduta e ampliata, Milano, Tip. e Lib.Pont. e Arc. Romolo Ghirlanda, 1920.

SANNA, Gigi, Pulpito, politica e letteratura. Predica e predicatori inlingua sarda,S’Alvure, Oristano 2002.

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Appendice

Testo del Novenario

attestato in un manoscritto del 1904

In appendice, provvediamo a “editare” il testo di “Su Novenariude sa Virgini Santissima de su Remediu” contenuto nel manoscrittoche abbiamo chiamato “rituale di Cattedrale” (Ca), una raccolta di540 pagine, conservata dall’attuale parroco della Chiesa Cattedraledi Oristano. Circa la datazione di questa raccolta, come abbiamodetto nella presentazione dei Gosos, essa è certamente daconsiderarsi conclusa nel 1904, come si ricava da un foglio diapertura, che riporta, per aggiunta della stessa mano, una preghieraalla Vergine Immacolata, “in custu solenni giubileu de saproclamazioni de su domma chi os’hat annunziau a totu su munducuncebia senza peccau”, e inoltre da una “immaginetta” inseritanello stesso manoscritto e appunto datata al 1904, cinquantesimoanniversario della proclamazione del dogma dell’ImmacolataConcezione.

L’interesse di questo Novenariu è dovuto anzitutto al fatto cheesso è anteriore a quello, sempre in sardo, riportato nel notovolumetto del Can. Antioco Melis del 1920 e 1920, giàpecedentemente citato, rispetto al quale il nostro testo manifesta nonsolo una maggiore antichità e genuinità di lingua, ma anche unamaggiore “tradizionalità” e, talvolta, varietà di contenuti. Si vedano,ad esempio, le cinque varianti principali dell’Attu de cuntrizioni,rispetto all’unica formula riportata nel volumetto del Melis. Perl’interesse di questa varietà di formule, ne riportiamo in conclusioneuna tavola sinottica che mette a confronto le diverse varianti,ordinate e segmentate in base ai vari “momenti” teologici dellapreghiera stessa.

Trascriviamo il testo del Novenario utilizzando i noti segnidiacritici utilizzati per le “edizioni” dei manoscritti, senza ulterioricommenti. Notiamo soltanto, in mancanza di qualsiasidocumentazione relativa negli archivi del Santuario, che tale testodeve essere rimasto in uso per lungo tempo, e forse anche qualchesecolo, con i consueti adattamenti linguistici da un periodo all’altro,come il testo spagnolo-sardo dei Gosos lascia intravedere.

Che il testo “riformato” del Novenario riportato dal Melis fin dal1910 (data della prima edizione del suo volumetto) sia, come il testo“riformato” dei Gosos, da attribuire al lavoro di edizione (e in questocaso anche di semplificazione e abbreviazione) di Mons. Soggiu, èuna questione che ora segnaliamo, senza volerla approfondire. Cosìcome non affrontiamo un lavoro di confronto tra le due “edizioni”,in vista di precisare se già in questo testo del 1904 sia presente inqualche modo la ‘mano” del Soggiu. Di sicuro, il testo che diseguito editiamo era in uso fino al primo decennio del 1900 comeeredità di una storia locale di fede lunga già diversi secoli, e noi lopresentiamo come testimonianza di un tempo in cui la fede inSardegna aveva delle caratteristiche di inculturazione dalle qualiabbiamo ancora molte lezioni da trarre e rinnovare, in un continuoaggiornamento della “tradizione” ricevuta.

Novenariu

de sa Virgini Santissima de su Remediu

Prima DiiAttu de Contrizioni

Signori miu Gesu Cristu, Deus i Omini vertaderu, po essiri bosuchini seis infinitamenti amabili e poita chi os amu prus de tottus iscosas, mi pentu cun totu su coro de tottus is ofensas chi happu fattu asa Divina Magestadi Bosta infinita, e propongu firmamenti cuns’agiudu de sa Divina grazia bosta sa vera emenda de sa mala vidamia, e de fuiri totus is occasionis perigulosas de peccai. Confirma, oSignori custus disigius chi deo tengu de os essiri fideli e gratuassumancu de imoi innantis, po is santissimus meritus de sadignissima e gloriosissima Mama bosta Maria, sa cali cun totu coruveneru basciu su titulu de su Remediu. Aici siat.

OrazioniA Maria Santissima

Clementissima Signora e Reina Soberana de su Remediu, chinimai hat a poderi arribai a cumprendiri is eccellentis virtudis, einsignis prerogativas de is calis su Divinu Signori cun manu liberalihat arrichiu e adornau sa santissima anima bosta finzas de su primuistanti de s’Immaculada Concezioni bosta, mentras hos hat eligiuMama de s’Unigenitu Fillu, po operai cun issu sa redenzioni de sugeneru umanu. Nosaturus torraus infinitas grazias de custu trattu deprovidenza a sa Trinidadi Augustissima; mentras inalzendusì a unadignidadi aici nobili e sublimi, hat boffiu constituirisi amorosadispensadora de is immensus tesorus de is beneficenzias suas pos’eterna salvazioni nosta.

Si narant noi Ave Maria e unu Gloria Patripo cuddus noi mesis, chi issa fiat istada in is intragnas

de sa gloriosa Mama sua Sant’Anna

Orazioni

O Virgini santissima e gloriosissima de su Remediu, nosaturusumilmenti osi suplicaus, chi si digneis ottennirinosì de Fillu bostuGesus grazia sufficienti i efficazi po provai is effettus de sasantissima Redenzioni sua, po chi purificaus de sa culpa e mancia desu peccau, goseus sa gloria de su paradisu. Bosu potantu o virginisantissima po cuddu infinitu poderi, chi Deus os hat cuncediu siaissa Defensora de sa fidi Catolica, sa Medianera de s’esaltazioni sua,sa destruzioni de is eresias, s’abogada de sa paxi e de s’unioni tra isPrincipis Cristianus, sa Consoladora de is poberas e affligidasanimas de su Purgatoriu, e de is infelizis isclavus Cristianus,finalmenti s’unicu Rifugiu de nosaturus in dogna bisongiu,necessidadi e perigulu, fendunosi dignus de is grazias de Fillu bostuGesus, e in particulari de cudda chi osi dimandaus in custa SantaNovena, mentras serbat a maggiori gloria bosta, e profittu nostruspirituali. Aici siat.

Dognunu dimandit sa grazia.Depustis si resat sa Salve Regina

Sub tuum pr(ae)sidium confugimus Sancta Dei Genitrix nostrasdeprecationes ne despicias in neccessitatibus nostris, sed a periculiscunctis libera nos semper Virgo gloriosa et benedicta.

V. Ora pro nobis Sancta Dei GenitrixR. Ut digni efficiamur <promissionibus Christi>

Oremus

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 17

Famulorum tuorum, qu(ae)sumus Domine, delictis ignosce: utqui tibi placere de actibus nostris non valemus, Genitricis Filii tuiDomini Nostri intercessione salvemur. Qui tecum vivit et regnat <inunitate Spiritus Sancti Deus, per omnia saecula saeculorum>.Amen.

Si cantant is Gosus, comenti a pag. <71>

Segunda DiiAttu de Contrizioni

Misericordia Signori, mi pentu cun totu su coru de is peccausmius mi ’ndi pentu po is benis chi hapu perdiu, e pos is malis chihapu meresciu pechendi, ma principalmenti mi ’ndi pentu poita chihappu offendiu unu Deus tantu bonu, e tantu amabili comenti seisBosu: bolia essiri mortu innanti de os’ hairi offendiu, e propongufirmamenti cun sa Divina grazia Bosta de non s’offendiri mai prus;poita chi os amu prus de totus is cosas. Aggradessei o Deus miucustus disigius, chi osi presentu po is santissimus meritus de custaDivina Mama Bosta invocada cun su nomini de Nostra Signora desu Remediu, chi tantu aggradesseis essiri venerada. Aici siat.

OrazioniA Maria Santissima

O Virgini santissima chi devotamenti osi veneraus cun sugloriosu nomini de su Remediu, chi osi arregordat is singularisprivilegius chi Bosu heis arriciu finzas de su primu istanti, chi festisdestinada Mama de su Fillu de Deus fatt’Omini. Ringrazieus potantu infinitamenti s’Onnipotenti Signori, chi finzas de su primuistanti de s’essiri Bostu s’hat arrichiu de totus is donus, e grazias desu Spiritu Santu, essendu Bosu istada cudda prima creatura chi hatprovau is meravigliosus effettus de s’umana redenzioni, portendu inis purissimas intragnas Bostas s’universali Remediu a su peccau desu primu Babu Nostru, interponei po tantu is validissimaspregadorias Bosta cun su Rei Soberanu de su Xelu e de sa terra, chiheis portau in su purissimu sinu Bostu, po chi canteus cun Bosu posempiri is Divinas misericordias Bostas. Aici siat.

Si narant noi Ave Marias e unu Gloria

Orazioni

O Virgini santissima dignissima, e gloriosissima Mama de Deuspotenti Rifugiu de is peccatoris; nosaturus cun sa prus profundaumilidadi e riverenzia a Bosu summamenti depida nosi allirgaus cunBosu po is immensas i eternas felicidadis, chi a preferenzia de totusis ateras creaturas heis arriciu e benedixeus cuddu Divinu Signorichi hat boffiu arrichiriosi de is infinitas grazias suas. Eccu duncas oMaria santissima, chi os offereus tott’is corus nostus ancoras chiplenus de inichidadis, po essiri de Bosu purificaus de dogna viziu iaffettu terrenu po chi cun prus fidelidadi corrispondaus a isimmensas grazias chi de Bosu heus arriciu invochendusi cun sunomini de Nostra Signora de su Remediu unidamenti a cudd’ateraparticulari chi osi dimandaus in custa Santa Novena. Aici siat.

Dognunu dimandit sa grazia. ׀ Depustis si cantat sa Salve Regina e is Gosus.

Terza DiiAttu de Contrizioni

O cantu mi displaxit, o Deus miu su os hairi aici gravementioffendiu cun d’una infinita multitudini de inichidadis cun is calishappu medissimu oltraggiau sa Divina Magestadi Bosta, e po cussumi ndi pentu cun totu su coru, e osi dimandu umilmenti perdonu, epropongu cun s’agiudu de sa grazia Bosta de non s’offendiri maipius. Osi ringraziu de tot’is favoris e benefizius, chi de sa manubosta liberalissima happu arriciu, tantu in s’anima comenti in sucorpus; e disigiu biviri e morri cun sa santa grazia bosta. Benedixei oSignori, custus affettus, chi custu debili coru miu osi presentat po issantissimus meritus de custa Divina Mama bostra Maria, chi venerucun su nomini de su Remediu.

OrazioniA Maria Santissima

O gloriosa Virgini, e Mama de su Remediu; nosaturusgiustamenti osi invocaus cun custu gloriosu titulu chi sempiri Bosuheis accettau, i aggradessiu; non solamenti poita nos heis donaus’universali Remediu chi est Gesu Cristu Signori nostru; ma ancorasnos impetrais dogna remediu spirituali, e temporali, serbendunosi deAbogada e Prottetora nostra speciali in totus is infermidadis deanima e de corpus, a is calis seus miseramenti suggettus in custavalle de lagrimas. E po tantu Virgini Santissima, e gloriosissima desu Remediu aumentai e cunservai in nosaturus sa divozioni bosta,cun sa cali pozzaus essiri dignus de su validissimu amparu eprotezioni bosta. Aici siat.

Si narant Noi Ave Marias e unu Gloria.Orazioni

O pietosissima Mama de Deus, e Signora nostra amabilissimade su Remediu, a su potentissimu amparu e in su dulcissimu coru desa misericordia bosta raccumandaus nosatrus is corpus nostrus poddus diffendiri e is animas po ddas salvai. A bosu duncasconsignaus cantu seus e possideus po chi cun su efficazissimupoderi bostu, tot’is penzamentus, paraulas e operas nostas siantgratas e azzettas a Deus nostru Signori po mesu de is calis assistiusde s’intercessioni bosta, e po is infinitus meritus de Fillu bostuGesus osi dimandaus cudda grazia tantu importanti e neccessariacali est s’eterna salvazioni de is animas nostras, unidamenti ai cuddaatera grazia particulari, chi osi dimandaus in su cursu de custa SantaNovena, mentras siat a maggiori gloria de Deus, e a onori de susantissimu nomini bostu. Aici siat.

Dognunu dimandit sa grazia.Depustis sa Salve Regina, e su restanti comenti in sa 1a dii.

Quarta DiiAttu de Contrizioni

Signori miu Gesu Cristu, Deus i Omini vertaderu, mi pentu cuntotu su coru de hairi offendiu sa Divina Magestadi bosta cun isculpas e peccaus mius, mi pentu po hairi perdiu su Xelu, e po hairimeresciu s’inferru, ma principalmenti mi ‘ndi pentu, poita pechenduappu oltraggiau s’infinita Magestadi bosta chi seis unu Deus dignu ׀di essiri amau, e serbiu fidelmenti prus de totus is cosas. Disigiu potantu morri milli bortas, che offendiriosi de nou in su restanti de savida mia, medianti s’agiudu de sa Divina grazia bosta, chi osiddudimandu po is santissimus meritus de sa Divina Mama bosta MariaSantissima, chi dd’heis costituida dispensadora fidelissima de isgrazias bostas.

Orazioni

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 18

A Maria Santissima

O Santissima Mama de su Remediu, giaichì Bosu aggradesseisdi essiri comenti seis istada sempiri su Rifugiu de is peccadoris,nosaturus disigiosus de essiri de imoi innantis verus fillus e fidelisserbidoris bostus, osi supplicaus cun totu s’affettu de is corusnostrus, e poi is meritus infinitus de sa passioni e morti de fillu bostuGesus, si digneis assistiri cun su potentissimu agiudu bostu in tot’isaffannus e tribulazionis nostas, tantu spiritualis, comenti corporalis,donendunosi cuddu prontu e salutari Remediu, chi hat essiri pruscumbenienti a s’eterna salvazioni nosta, chi est su perdonu de totusis culpas e peccaus nostus, cun is calis nosi seus fatus reus de ispenas eternas de s’inferru.

Si cantant noi Ave Marias e unu Gloria.

Orazioni

O Virgini santissima de su Remediu est totu giustu, chi osivenereus cun custu gloriosu nomini, e invocazioni, depustis chimedas seculus innantis de oi os’heis fattu connosciri su granduimpegnu e premura, chi heis tentu sempiri a favori de cuddus chios’hant invocau cun custa distintiva e celestiali prerogativa bosta. Epo cussu nosaturus cun sa prus sincera gratitudini e riconoscenzateneus presentis is istrepitosus miraculus de Bosu operausu in totusis tempus logus e circumstanzias cun cuddus chi os’hant invocaucun custu gloriosu nomini e titulu de su Remediu, e po custumaternu amori bostu osi pregaus, chi nosi libereis de is cadenas des’inimigu infernali, e nosi fazzais gosai sa perfetta libertadi propriade is fillus de Deus, impari cun cudd’atera particulari grazia chi osidimandaus in custa Santa Novena. Aici siat.

Dognunu dimandit sa grazia.Depustis si cantat sa Salve Regina, e su restanti comenti in

sa prima dii.

Quinta DiiAttu de Contrizioni

O Deus de infinita misericordia piedadi e clemenzia dignu deinfinitu amori, os amu cun totu su coru miu prus de totus is cosas, epoita happu offendiu a Bosu Summu Beni miu, mi ‘ndi pentu cuntotu su coru e mi displaxit prus de totus is malis, e propongufirmamenti cun sa Divina grazia bosta de morri innantis cheoffendirisi, e si dimandu imoi e po sempiri custa grazia aiciimportanti, e necessaria, senza de sa cali non pozzu essiri fideli egratu a Bosu: disigiu po is santissimus meritus de Maria MamaBosta santissima, de arriciri in vida, e in morti is santus sacramentusBostus. Aici siat.

OrazioniA Maria Santissima

O Virgini Santissima de su Remediu, Mama de Misericordia,Signora de su mundu, Reina de su Xelu, Virgini de is Virginis,gloria de is giustus, vista de is zurpus, lingua de is mudus,intendimentu de is surdus, speranza de is peccadoris, cunfortu de isaffligius, cunfianza de is disperaus, fortalesa de is debilis, saludi deis maladius, ׀ vida de is mortus, in chini poneus totu sa cunfianzanosta, po essiri Bosu intercessora nostra cun su Divinu Fillu bostuGesu Cristu. Dignaiosi o Virgini santissima de mostrai cunnosaturus is meraviglias de sa pietosa intercessioni bosta

cuncedendu a totus nosaturus su Remediu a dogna sorti de maladiatantu spirituali, comenti ancoras temporali. Aici siat.

Si cantant noi Ave Marias e unu Gloria.

Orazioni

O Mama Santissima de su Remediu Soberana Reina de suParadisu, giaichi Bosu seis intre totus is creaturas sa prus felizi, efortunada, po essiri Bosu sa prus amabili, e sa prus amada de Deus,e sa prima amanti sua; dignaiosi Virgini Santissima, chi os ameusancoras nosaturus, chi finzas a imoi seus istaus ingratus, esconoscentis a is immensus benefizius, chi de s’amparu, e protezionibosta liberalissima eus arriciu, invochendusi cun cust’insigni egloriosu titulu de su Remediu, cun su cali heis dimostrau, edimostrais sempiri is sinnalis prus distintus de su maternu amoribostu, chi nosi difendat in vida, e nosi cunfortint in morti, chi est sagrazia prus manna chi osi dimandaus in custa Novena chios’offereus. Aici siat.

Dognunu dimandit sa grazia.Depustis si cantat sa Salve Regina, e su restanti

comenti in sa prima dii.

Sesta Dii

Attu de Contrizioni

Signori miu Gesu Cristu, Deus i Omini vertaderu, po essiri Bosuchini seis infinitamente amabili, e poita chi os amu prus de totus iscosas, mi pentu cun totu su coru de is offensas chi happu fattu a saDivina Magestadi bosta infinita, e propongu firmamenti cuns’agiudu de sa Divina grazia bosta sa vera emenda de sa mala vidamia, e de fuiri totus is occasionis perigulosas. Cunfirmai, o Signori,custus disigius, chi deu tengu de os essiri fideli e gratu a su mancude imoi innantis po is santissimus meritus de sa degnissima egloriosissima Mama bosta Maria, chi in custu santu altari venerucun custu gloriosu titulu de su Remediu.

OrazioniA Maria Santissima

O Virgini Santissima, Signora i Abogada nosta amorosissima,nosaturus ancoras chi siaus indignus peccadoris, si gloriaus nienti demancu di essiri fillus e serbidoris bostus, e po cussu prostaus a issantissimus peis bostus, cuntemplaus is sublimis, e amabilisprerogativas bostas, cun is calis finzas de is seculus eternus festis desa Santissima Trinidadi predestinada vasu de totus is perfezionis evirtudis; osi pregaus cun sa prus profonda umilidadi de is corusnostus, chi si digneis intercediri e pregai po nosaturus, po chiottengaus unu perfettu connoscimentu de is immensus benefizius,chi Deus nostu Signori nos hat cuncediu po s’eterna salvazioni de isanimas nostas, chi est su chi prus disigiaus ottenniri de s’amparu eprotezioni bosta. Aici siat.

Si cantant noi Ave Marias e unu Gloria. ׀

Orazioni

O Virgini Immaculada, e Abogada nosta potentissima pocudd’insigni privilegiu, cun su cali festis cuncebida in sas intragnasde sa gloriosa Mama bosta Sant’Anna, comenti sprigu

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 19

luminosissimu senza nissuna mancia de culpa originali; Osi pregausumilmenti chi si digneis intercediri po nosaturus cun su Divinu Fillubostu Gesu Cristu po chi siaus castus in is penzamentus, modestusin is paraulas, esemplaris in is operas, po chi essendu fidelis eperfettus imitadoris de is virtudis, e massimas de s’evangeliu, fortis ecoraggiosus, abbandoneus su falsu e abominabili caminu de suviziu, chi est sa grazia sa prus necessaria, chi osi pozzais alcanzaiunidamenti ai cudd’atera particulari, chi osi dimandaus in custasanta Novena, mentras siat a gloria bosta, e a profittu nostu spirituali.

Dognunu dimandit sa grazia.Depustis si cantat sa Salve Regina, e su restanti

comenti in sa prima dii.

Settima Dii

Attu de Contrizioni

Misericordia Signori, mi pentu cun totu su coru de is peccausmius, mi ‘ndi pentu po is benis chi happu perdiu, e po is malis chihappu meresciu pecchendu; ma principalmenti m’indi pentu, poitahapp’offendiu unu Deus tantu bonu, e tant’amabili comenti seisBosu; bolia essiri mortu innantis de os hairi offendiu, e propongufirmamenti cun sa Divina grazia bosta de non s’offendiri mai prus,poita chi os amu prus de totus is cosas. Aggradessei o Deus miucustus disigius, chi osi presentu po is santissimus meritus de saDivina Mama bosta Maria Santissima invocada cun su nomini deNostra Signora de su Remediu chi tantu accettat, e aggradessit essirivenerada, e ossequiada.

OrazioniA Maria Santissima

O Virgini purissima, e Signora nosta de su Remediu, pocudd’eccelsa e gloriosa prerogativa, chi Bosu teneis in essiridilettissima filla de s’ Eternu Babu, Mama ammirabili de su VerbuDivinu, viva imagini de sa Divina Bondadi, osi pregaus umilmenti,chi si digneis intercediri cun su Divinu Fillu bostu Gesus po chitotus is azionis nostas, e operas siant gratas e accettas comente fattasde verus divotus e fillus bostus, po sa diffesa de is calis seis istadasempiri impegnada in totus is abbisongius, perigulus e neccessidadisnostas tantu spiritualis, comente temporalis, de is calis pozzant essiriissus opprimius e aggravaus; Bosu ddus libereis, ddus protegeiscomente Mama pietosissima,e amorosa.

Si cantant noi Ave Marias e unu Gloria.

Orazioni

O Mama gloriosissima de su Remediu, Abogada, e protettoranosta speciali, po cudda insigni prerogativa, cun sa cali festis des’Arcangelu Gabrieli annunziada, e prescelta Mama de Deus,templu vivu, e sacrariu augustu de sa santissima Trinidadi. Osipregaus cun sa prus profunda umilidadi e riverenzia a Bosusummamenti depida, chi si digneis alcanzainosi de Fillu bostuGesus grazia sufficienti ed efficazi, po chi siaus fidelis, e gratus ins’osservanza de is santus cumandamentus ׀ po chi bivendu comentibonus e devotus cristianus in custu mundu, ddu goseus in sa gloriade su paradisu unidamenti ai cudd’atera particulari grazia chidimandaus in custa santa Novena. Aici siat.

Dognunu dimandit sa grazia.

Depustis si cantat sa Salve Regina,su restanti comenti in sa prima dii.

Ottava DiiAttu de Contrizioni

O cantu mi displaxit o Deus miu su os hairi gravementi offendiucun d’una infinida multitudini de peccaus cun is calis happumedissimu oltraggiau sa Divina Magestadi bosta, e po cussu mi ndipentu cun totu su coru miu e osi dimandu umilmenti perdonu, epropongu cun s’agiudu de sa Divina grazia bosta de non s’offendirimai prus; osi ringraziu de totus is favoris e benefizius chi de sa manubosta liberalissima happu arriciu tantu in s’anima comenti in sucorpus, e disigiu de biviri, e morri cun sa santa grazia bosta.Benedixei o Signori, custus affettus, chi custu debili coru miu osipresentat po is santissimus meritus de custa Divina Mama bostaMaria Santissima, chi veneru, e ossequiu cun custu gloriosu titulu desu Remediu.

OrazioniA Maria Santissima

Divina e amabilissima Mama de su Remediu, nosaturusumilmenti riconosceus, chi sa vida chi teneus in cantu a s’anima e incantu a su corpus provenit de cuddu primu principiu, chi est DeusAutori de totus is cosas creadas, e aici osi protestaus chi a Issuboleus amai cun totus is prus bivus affettus de is corus nostus e poitabeni conosceus sa insufficienzia nosta, nos accostaus cunrendimentu a sa pietosa intercessioni bosta, po chi inflammaus iscorus nostus, a talis chi si destruant is mundanus affettus nostus,siant solamenti po amai Bosu unicu centru de tot’is amoris, e tesoruabundanti de tot’is richesas, de sa cali partecipazioni non depintessiri privus is chi cunfidant in s’amparu bostu, poita essendu BosuMama de su Verbu Divinu, speraus otteniri is grazias chiabbisongiaus.

Si cantant noi Ave Marias e unu Gloria.

Orazioni

O piedosissima Mama de su Remediu, amabilissima Protettoranosta, a su potentissimu amparu, e dulcissimu coru bosturaccumandaus is animas de ddas salvai, e is corpus po ddusdiffendiri, a Bosu duncas cunsigiaus cantu seus, e cantu possideus,po chi cun s’efficacissimu poderi bostu, totus is penzamentus,paraulas e operas nostas siant gratas e accettas a Deus nostruSignori, po mesu de is calis assistius de sa potenti intercessionibosta, e po is infinitus meritus de Fillu bostu Gesu dimandaus cuddagrazia tantu importanti, e necessaria cali est s’eterna salvazioni de isanimas nostas, unidamenti ai cudd’atera particulari grazia, chi osidimandaus in custa santa Novena, mentras siat a maggiori gloria deDeus, amori bostu, e profittu nostu spirituali. Aici siat.

Dognunu dimandit sa grazia.Salve Regina, e su restanti comenti in sa prima dii.

Nona DiiAttu de Contrizioni

Signori miu Gesu Cristu, Deus i Omini vertaderu, Creadori eRedentori de s’anima mia, po essiri Bosu chini seis, e po chi os’amu

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 20

prus de totus is cosas mi pentu de non s’hairi amau, e propongufirmamenti de mai prus peccai assistiu de sa Divina grazia bosta, demi cunfessai interamenti de totus is culpas e peccaus mius, e de faisa depida penitenza. Osi dongu grazias de totus is favoris, chi miheis fattu; os offergiu sa vida mia, operas e trabballus in satisfazionide totus is peccaus mius, e cunfiu in sa piedadi bosta, chi mi ddusheis a perdonai, e m’heis a donai grazia po m’emendai, e perseveraiin su santu serviziu bostu finzas a su fini de sa vida mia, po ismeritus de custa Mama bosta Maria Santissima. Aici siat.

OrazioniA Maria Santissima

O Virgini Santissima de su Remediu, po totus custus singularisprivilegius e celestialis prerogativas veramenti dignas, e sumamentidepidas a is infinitas grazias, chi Deus os’hat cuncediu a preferenziade totus is ateras creaturas is calis heus cuntemplau[[s]] in custudivotu Novenariu. Cun su prus bivu affettu ed ardenti disigiu de iscorus nostus os’offereus totus is orazionis e pregadorias nostas fattasin custa santa Novena, po chi si digneis proteggirinosi in totus isabbisongius e neccessidadis nostas spiritualis e temporalis, po iscalis os’heus elegia Abogada e Protettora nosta speciali, in chiponeus totu sa cunfianza nosta, po essiri cudda chi prus podeisintercediri cun su Divinu Signori nostu Gesu Cristu. Aici siat.

Si cantant noi Ave Marias e unu Gloria.

Orazioni

O Maria Santissima de su Remediu, osi donaus infinitas graziasde nos hairi cuncediu logu e tempus de s’adorai e venerai (in custusacru altari) (e Cresia bosta) baxiu cuddu bellissimu aspettu cun sucali fiais aparessida in sa vigilia de su nascimentu bostu a sufidelissimu serbidori bostu Santu Felici de Valois; osi pregaus oVirgini Santissima, chi bengant cumplidas a favori nostu ispromissas fattas a is Religiosus Trinitarius de bolliri amparai eproteggiri is divotus bostus baxiu su mantu de sa pietosa protezionibosta, po chi siaus assistius de Bosu in custa vida, e proteggius ins’ora de sa morti nosta, tengaus sa grazia chi disigiaus de osiconnosciri una dii in sa gloria de su paradisu po alabai, e glorificai aDeus, e is infinitas misericordias suas po sempiri. Aici siat.

Dognunu dimandit sa grazia.Depustis si cantat sa Salve ReginaSu restanti comenti in sa prima dii.

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 21

S’Attu de cuntrizioni : confronto sinottico dei vari “motivi” teologici della preghiera

1 = 6 2 = 7 3 = 8 4 5 9=4Signori miu Gesu Cristu,Deus i Omini vertaderu,

Misericordia Signori, O cantu mi displaxit, oDeus miu, su os hairiaici gravementi offendiucun d’una infinitamultitudini de inichidadis[8: de pecaus] cun iscalis happu medissimuoltraggiau sa DivinaMagestadi Bosta [8:bosta],

Signori miu Gesu Cristu,Deus i Omini vertaderu,

O Deus de infinitamisericordia, piedadi eclemenzia,

Signori miu Gesu Cristu,Deus i Omini vertaderu,Creadori e Redentori des’anima mia,

po essiri bosu chini seisinfinitamenti amabili

dignu de infinitu amori, po essiri Bosu chini seis,

e poita chi os amu prusde totus is cosas,

os amu cun totu su corumiu prus de totus iscosas

e po chi os’amu prus detotus is cosas,

mi pentu cun totu sucoro de totus is offensaschi happu fattu a saDivina Magestadi Bostainfinita,

mi pentu cun totu sucoru de is peccausmius,

e po cussu mi ndi pentucun totu su coru [8: miu],

mi pentu cun totu sucoru de hairi offendiu saDivina Magestadi bostacun is culpas e peccausmius,

e poita happu offendiu aBosu Summu Beni miu,mi ’ndi pentu cun totu sucoru

mi pentu de non s’hairiamau,

mi ’ndi pentu po is benischi hapu perdiu, e pos ismalis chi hapu meresciupechendi [7:pecchendu],

e osi dimandu umilmentiperdonu,

mi pentu po hairi perdiusu xelu, e po hairimeresciu s’inferru,

e mi displaxit prus detotus is malis,

ma principalmenti mi’ndi pentu poita chihappu offendiu [7:happ’offendiu] unu Deus

ma principalmenti mi’ndi pentu, poitapechendu appuoltraggiau s’infinita

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 22

1 = 6 2 = 7 3 = 8 4 5 9=4tantu bonu, e tantuamabili [7: tant’amabili]comenti seis Bosu:

Magestadi bosta chiseis unu Deus dignu | diessiri amau, e serbiufidelmenti prus de totusis cosas.

bolia essiri mortu innantide os’ hairi offendiu,

Disigiu po tantu morrimilli bortas,

e propongu firmamenticun s’agiudu de saDivina grazia bosta savera emenda de samala vida mia, e de fuiritotus is occasionisperigulosas [6: .] depeccai.

e propongu firmamenticun sa Divina graziaBosta de non s’offendirimai prus;poita chi os amu prus detotus is cosas.

e propongu cuns’agiudu de sa [8:Divina] grazia Bosta [8:bosta] de non s’offendirimai prus.

che offendiriosì de nouin su restanti de sa vidamia, medianti s’agiudude sa Divina graziabosta,

e propongu firmamenticun sa Divina graziabosta de morri innantische offendirisì,

e propongu firmamentide mai prus peccaiassistiu de sa Divinagrazia bosta,

de mi cunfessaiinteramenti de totus isculpas e peccaus mius,e de fai sa depidapenitenza.

Osi [8: osi] ringraziu detot’is [8: totus is] favorise benefizius, chi de samanu bostaliberalissima happuarriciu, tantu in s’animacomenti in su corpus;

Osi dongu grazias detotus is favoris, chi miheis fattu; os affergiu savida mia, operas etrabballus in satisfazionide totus ios peccausmius,

e disigiu [8: de] biviri emorri cun sa santagrazia bosta.

e cunfiu in sa piedadibosta, chi mi ddus heisa perdonai, e m’heis adonai grazia pom’emendai, e perseverai

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Pinna, Gosos de N.S. de su Remédiu : testo, storia, teologia – pag. 23

1 = 6 2 = 7 3 = 8 4 5 9=4in su santu serviziubostu finzas a su fini desa vida mia,

Confirmai, o Signori,custus disigius chi deutengude os essiri fideli e gratuassumancu de imoiinnantis,

Aggradessei, o Deusmiu, custus disigius, chiosi presentu

Benedixei, o Signori,custus affettus, chi custudebili coru miu osipresentat,

chi osiddu dimandu e si dimandu imoi e posempiri custa grazia aiciimportanti, e necessaria,senza de sa cali nonpozzu essiri fideli egratu a Bosu:disigiu

po is santissimusmeritus de sadignissima egloriosissima Mamabosta Maria,

po is santissimusmeritus de custa DivinaMama Bosta [7:Santissima]

po is santissimusmeritus de custa DivinaMama bosta Maria [8:Santissima] ,

po is santissimusmeritus de sa DivinaMama bosta MariaSantissima,

po is santissimusmeritus de Maria MamaBosta santissima,

po is meritus de custaMama bosta MariaSantissima.

de arriciri in vida, e inmorti is santussacramentus Bostus.

sa cali cun totu coruveneru basciu su titulude su Remediu.[6: chi in custu santualtari veneru cun custugloriosu titulu de suRemediu.]

invocada cun su nominide Nostra Signora de suRemediu,

chi veneru [8: eossequiu] cun su nomini[8: cun custu gloriosutitulu] de su Remediu.

chi dd’heis costituidadispensadorafidelissima de is graziasbostas.

chi tantu aggradesseis[7: accettat, eaggradessit] essirivenerada [7: eossequiada].

Aici siat. Aici siat. Aici siat. Aici siat.