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GRUPPO NATURALISTICO DELLA BRIANZA Associazione per la difesa della Natura in Lombardia 22035 Canzo Periodico trimestrale Anno XLIII N. 4 ottobre - novembre - dicembre 2006 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (convertito in legge 27/02/04 - N. 46) Art. 1 Comma 2 - DCB COMO

GRUPPO...85 iamo lieti di ospitare sulla Rivista del nostro Gruppo una ampia sintesi della tesi di Laurea di Silvia Confalonieri, discussa lo scorso anno presso l’Università dell’Insu-bria

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  • GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZAAssociazione per la difesadella Natura in Lombardia22035 Canzo

    Periodico trimestraleAnno XLIII N. 4

    ottobre - novembre - dicembre 2006

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    iamo lieti di ospitare sulla Rivista del nostro Gruppo una ampia sintesi della tesi diLaurea di Silvia Confalonieri, discussa lo scorso anno presso l’Università dell’Insu-

    bria di Como, con relatore Prof. Ezio Vaccari e correlatori Dott. Adriano Martinoli e SilviaMetzelin. Per noi questa collaborazione con l’Ateneo comasco significa da un lato poteroffrire ai nostri lettori contributi qualificati sempre nuovi ed interessanti, dall’altro poteroffrire ai giovani ricercatori la possibilità di pubblicare il frutto del loro lavoro e farloconoscere ad un pubblico più vasto di quello strettamente accademico.

    In questo numero di Natura e Civiltà tratteremo un territorio della Provincia di Comoforse poco conosciuto, forse un po’ dimenticato, ma sicuramente molto interessantenon solo dal punto di vista naturalistico, ma anche dal punto di vista storico ed etno-grafico: la Valle Albano.La Valle Albano è situata nel settore comasco delle Prealpi Lombarde, in particolare inquella zona definita dai geografi “Alto Lario Occidentale”. Per raggiungerla si parte da Como e si percorre la Statale Regina per circa una cin-quantina di chilometri, giunti nei pressi del paese di Dongo, sulla sinistra dello stessoè possibile scorgere l’ingresso della valle. Vi si accede risalendo alle spalle del paese ein ordine si incontrano i tre principali centri abitati: Stazzona, Germasino e infine Gar-zeno.La Valle Albano confina a nord con le Valli del Liro e di San Jorio, mentre a sud con laVal Senagra e con la Val Cavargna. Essa presenta un decorso longitudinale da ovestverso est ed è solcata al centro dal torrente Albano, dal quale prende il nome; è cono-sciuta anche come Val Dongana, risultato del legame con l’abitato di Dongo, suo “anti-camera” geografico. Proprio per questo legame, bisogna sottolineare che la foce deltorrente Albano, insieme al delta del torrente Liro hanno formato una vasta pianuradetta “Piani di Dongo”, dove, nel corso degli ultimi anni, si sta sviluppando la partenuova dell'abitato.Le peculiarità di questa valle, fatte oggetto di studio, sono legate a molteplici aspetti:naturalistici, storici ed etnografici.L’elevata naturalità del territorio, in buona parte non modificato da interventi antropi-ci, la presenza di tracce legate ad un’antica civiltà rurale e l’esistenza di miniere attivefino agli ultimi decenni dell’Ottocento, collega il dato naturalistico a quello storico edetnografico e ci fa capire come nello studio di un territorio, esso non venga inteso solocome luogo geografico costituito dalla natura e dal paesaggio, ma come un insiemeomogeneo di storia, tradizioni e culture, che si esprimono attraverso le notizie e le tra-dizioni superstiti. Inoltre, l’aspetto selvaggio ed incontaminato della Valle Albano rendel’idea di come nel tempo l’uomo abbia potuto convivere e sfruttare questa terra per lasua sopravvivenza. (S.C.)

    AuguriIl Presidente, i Consiglieri, i Collaboratori

    e la Redazione di Natura e Civiltàaugurano a tutti i Soci ed agli Amici della Natura

    i migliori e più sentiti auguri di un felice 2007

    La Valle Albano

    S

    EDITORIALENATURAE CIVILTÀ

    ANNO XLIII - N. 4OTTOBRE NOVEMBRE

    DICEMBRE 2006

    Periodico del GruppoNaturalistico della Brianza,inviato gratuitamente ai soci

    REDAZIONESilvia Fasana (Direttore Responsabile)

    [email protected] Pozzi

    [email protected]

    CONSIGLIO DI REDAZIONEIole Celani Agrati

    Maria Luisa Righi BaliniSegreteria rivista 031 26 26 01

    Spediz. in abbonamento postaleRegistrazione del Tribunale

    di Como n. 170 del 3 marzo 1967Progettazione grafica,

    fotocomposizione e stampa:GRAFICA MARELLI snc

    Via L. Da Vinci, 28-22100 Como

    Gli autori sono direttamenteresponsabili delle opinioniespresse nei loro articoli

    Il presente periodico è stampatosu carta tipo ECF (senza cloro)

    GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZA ONLUS

    Associazione per la difesa dellaNatura in Lombardia

    Iscritta al Registro RegionaleLombardo del Volontariato

    22035 CANZO (Co)Casella Postale n. 28

    Tel. e Fax 031 68 18 21e-mail: [email protected]

    www.grupponaturalisticobrianza.it

    PRESIDENTECesare E. Del Corno

    PRESIDENTE ONORARIOStefano Fedeli

    VICE PRESIDENTIMiranda Salinelli

    Alberto PozziGiorgio Ferrero

    TESORIEREEle Ronzoni

    Segreteria Soci 039 20 25 839Aderente alla Federazione

    Italiana Pro Natura

    QUOTE DI ISCRIZIONEda versare sul C/C Postalen. 18854224 intestato al

    Gruppo Naturalistico della Brianza

    Socio Euro

    Ordinario 25,00

    Giovani (fino a 20 anni) 15,00

    Familiare (senza rivista) 10,00

    Sostenitore 40,00

    Benemerito 80,00

    Adesione speciale GEV 10,00

    In copertina: Vista da Nembruno(Foto A. Selva)

  • 86

    al punto di vista geomorfologico laValle Albano è compresa tra due gros-

    se diramazioni della catena Mesolcinameridionale, quella a sud formata dal Pizzodi Gino (2245 m) e dal Monte Bregagno(2107 m) che la divide dalla Val Senagna edalla Val Cavargna e quella a nord, chenasce dal Passo di San Jorio (2014 m), pro-segue con il Valico del Giovo (1714 m), ilMotto di Paraone (1809 m) e poi fino alMonte Cortafòn (1688 m), che separa laValle Albano dalla Valle del Liro e dallaValle di San Jorio. La maggior parte dei versanti dell’interavalle ha un orientamento a nord e a sudcon una ripidità piuttosto accentuata,soprattutto nei settori a sud del Pizzo di

    Gino, di Cima Verta (2078 m) e della sini-stra orografica del Vallone Ronsciga. Le cime sono rocciose e costituite da com-patti lastroni di gneiss e ortogneiss, di gia-citura prevalentemente verticale: gli estesicostoni di roccia, dorsi, pareti e contraffor-ti scendono con notevoli inclinazioni versoil fondovalle e spesso la roccia è così incli-nata che nessuno strato di humus o di ter-reno è riuscito a formarsi e solo radi ciuffidi vegetazione riescono a crescere provvi-soriamente nelle spaccature e nei breviripiani.Al di sotto le cime maggiori si possono tro-vare zone meno scoscese, ad esempio inprossimità dell’Alpe Nembruno o dellaMutata Sommafiume dove, in particolare,

    Geomorfologia e idrografia

    D

    ASPETTI NATURALISTICI

    Vista sulla ValleAlbano;

    sullo sfondo il laboratorio di

    Nembruno(foto A. Selva)

  • 87

    si può osservare quel che resta di un circoglaciale, esistente in passato. Essi possono considerarsi la diretta testi-monianza della presenza anche in ValleAlbano, come in tutto l’arco alpino, diun’alternanza di periodi glaciali, l’ultimo20.000 anni fa, durante i quali i ghiacciaihanno ricoperto gran parte del territoriooggi visibile. Sempre dai circhi glaciali sipuò dedurre il livello raggiunto dalla coltredi ghiaccio e le forme dell’antico ghiacciaioformatosi in epoche lontane il quale, muo-vendosi in una lenta ma incessante serie dicontrazioni e dilatazioni, ha finito permodellare le rocce sottostanti. Non è stata soltanto la forza erosiva deighiacciai a rendere così rugosa l’interaarea, infatti le numerose vallecole che sidipanano dal ramo centrale della valle, sol-

    cato dal torrente Albano, sono la provainconfondibile di un altro tipo di erosione:quella fluviale. I fiumi hanno, infatti,modellato in modo indelebile le montagnecircostanti rendendo il paesaggio moltocaratteristico e in un certo senso più sug-gestivo. Di grande importanza è, inoltre, il reticoloidrografico che interessa l’intera area. Il torrente Albano nasce dalla conca diSommafiume, a 1750 m e, come tutti icorsi d’acqua della zona, è caratterizzatoda rapide ed imponenti escursioni di por-tata, i cui valori medi sono molto variabili.In genere la portata massima si registra traprimavera ed estate, quando alle precipita-zioni si uniscono le acque di fusione dellenevi. Gli affluenti provengono da numero-se e corte valli laterali, localmente chiama-te lami; i più importanti scendono, sulladestra idrografica, dalla Val Pozzo (checonfluisce alla quota di 850 m) ai piedi delPizzo di Gino e dalla Valle di Marnotto (checonfluisce alla quota di 540 m). L’areacomplessiva del bacino imbrifero è di 45.3Km2, con altitudine massima di 2245 m.L’azione del torrente Albano è esclusiva-mente erosiva nel primo tratto del suocorso, dove scorre rettilineo verso il fondo-valle, così che l’intera sezione dell’alveorisulta costituita in prevalenza da rocce emateriali grossolani.

    Silvia Confalonieri

    Panoramichedalla Valle Albano(foto S. Confalonieri)

  • 88

    a Valle Albano ha, come già accennato,un assetto fisiografico molto vario, svi-

    luppandosi da poche centinaia di metri dialtezza sul livello del mare, corrispondentealle zone situate all’imbocco della valle,fino ad oltre 2000 metri di altitudine,escursione altitudinale che favorisce l’inse-diamento di tipi differenti di vegetazioni.Si trovano così diversi tipi di unità vegeta-zionali: le faggete e le abetine, situate aquote più basse, le prime distribuite nelfondovalle, mentre le seconde sui versantisettentrionali, pian piano sostituite daiboschi con abete rosso e larice, il quale siadatta maggiormente a suoli più poveri etoglie meno luce al substrato; salendo sitrova la fascia di transizione tra i boschidel piano montano inferiore e le aree aper-te sovrastanti e con il divenire del clima piùrigido compaiono cespuglieti a rododendroe mirtilli (rodoro-vaccineti), che si alterna-no a formazioni azonali ad ontano verde.

    La vegetazione

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    ASPETTI NATURALISTICI

    Rhododendron ferrugineume Vaccinium myrtillus

  • 89

    a presenza faunistica nella Valle Albanoevidenzia delle peculiarità interessanti

    e in relazione a tali valenze è stato istitui-to, da parte dell’Amministrazione Provin-ciale, ai sensi delle normative vigenti sullatutela della fauna e l’esercizio venatorio (L.157/92, L.R. 26/93), l’Oasi di Protezionefaunistica “Valle Albano-Pizzo di Gino”.Quest’area ha infatti assunto negli ultimianni le caratteristiche privilegiate per laconservazione del camoscio e degli ungu-lati in generale senza escludere anche lalepre variabile e la pernice bianca. L’interoistituto interessa i comuni di Garzeno, Ger-masino, San Bartolomeo Val Cavargna eSan Nazzaro Val Cavargna e si sviluppa sudi una superficie complessiva di 1348 ha.Nel complesso sono note per l’alta ValleAlbano 108 specie di Vertebrati, di cui 1Pesce, 2 Anfibi, 7 Rettili, 69 Uccelli (nidifi-canti e/o svernanti) e 29 Mammiferi. E’ dasegnalare in tale contesto la presenza dispecie poco comuni e/o vulnerabili in pro-vincia di Como, quali l’albanella reale (Cir-cus cyaneus), l’aquila reale (Aquila chry-saetos), la civetta capogrosso (Aegolius

    funereus), il picchio nero (Dryocopus mar-tius), il picchio muraiolo (Tichodromamuraria), il venturone (Serinus citrinella), iltoporagno alpino (Sorex alpinus), la leprebianca (Lepus timidus), l’ermellino (Muste-la erminea) e la martora (Martes martes).All’interno dell’Oasi è cospicua la presenzadel cervo (fino a 90-100 esemplari nellastagione più favorevole), nonché quella delcamoscio (70-80 esemplari). Meno abbon-dante è invece il capriolo. Da sottolineare èinoltre la permanenza di alcune importan-ti arene di canto del gallo forcello, unaspecie con gravi problemi di conservazioneche qui raggiunge invece le massime den-sità provinciali.

    S.C.

    La fauna

    L

    ASPETTI NATURALISTICI

  • 90

    l territorio della Valle Albano è stato nelcorso degli anni una zona di transito di

    merci, non un centro dal quale proveniva-no gran quantità di materie prime tanto daessere esportate nelle zone circostanti. Lagran parte delle risorse che si producevanonella Valle erano utilizzate in loco per ilsostentamento dei valligiani; in ognitempo il cibo per gli abitanti era ricavatounicamente dalla coltivazione dei campi edall’allevamento del bestiame. Il possederetre o quattro mucche, alcune galline, tre oquattro capre e un maiale era più che suf-ficiente a dar da vivere ad una famiglia dicinque o sei persone che disponesse di unminimo di prati e campi, mentre ciò che sipoteva ricavare dalla altre attività venivautilizzato nei momenti di difficoltà. L’area sulla quale si estende l’intera Vallenon è mai stata e non è tutt’oggi una zonafelice al fine di ottenere un’agricolturaintensiva. Ricavare da queste terre appez-zamenti di una certa estensione è moltodifficile proprio per la conformazione diqueste ultime. I versanti ripidi e spessopoco soleggiati non permettono uno sfrut-tamento intensivo dal punto di vista agri-colo e anche il lavoro sul campo non risul-ta facilitato. Di conseguenza l’agricolturanella valle, come in quasi tutte le valli chesi affacciano sul Lario, è sempre stata un’a-gricoltura di sussistenza. La presenza dellemontagne, infatti, ha sempre rappresenta-to un vincolo allo sviluppo delle coltivazio-ni. Qui i piccoli e piccolissimi appezzamen-ti sono sempre stati lavorati e concimatiquasi esclusivamente con le mani, senzal’uso di particolari macchine agricole;spesso inoltre le coltivazioni venivanosovrapposte, proprio per ottenere maggiorprodotto, ma tutto ciò ha fatto si che ilsettore agricolo non vivesse mai una sua

    modernizzazione. Tuttavia gli abitanti della valle hanno fattodi questa povera agricoltura una risorsa divita, in quanto sono riusciti a sopravviverealle guerre e alle carestie avendo queipochi beni che offriva la terra e le bestie:“[…] alle falde il monte è ingentilito d’alberifruttiferi, d’utili gelsi e soprattutto di viti,che con ordini castigatissimi e spessi divi-donsi in ben distribuite pancate. Crescendoin altezza, alquanto si in aspra, ma se trasasso e sasso resta una striscia di terrenoatto alla coltura, non si lascia ozioso dal-l’industre agricoltore, che vi educa un fico,un palamite, un ulivo” 1

    Durante la Prima e la Seconda GuerraMondiale le genti di Germasino si ricorda-no come a Dongo, la gente soffrisse lafame. Qui, sulla riva del Lario, gli abitantinon avevano la possibilità di tenere gli ani-mali, come le mucche che davano tantolatte e i vitelli che davano la carne. Anchecoltivare un pezzetto di terra, seppur pic-colo, non era facile in quanto mancava lospazio materiale e le risorse per farlo: cosìgli abitanti di Dongo erano costretti a vive-re proprio nella miseria e a patire la fame.Invece i valligiani riuscivano a mantenereun minimo di sostentamento.Quando, a partire dalla seconda metà del-l’Ottocento, in tutta la provincia di Como siè verificata una crescita nel settore indu-striale, con la realizzazione di numeroseinfrastrutture, come ferrovie, tranvie e lanavigazione a vapore sul lago, si è assistitoad una crescente diffusione industriale.Purtroppo questa fioritura capillare haportato alla modificazione dell’assetto ter-ritoriale e ad una valorizzazione delle aree

    Agricoltura, Commercioe Pastorizia

    I

    L’UOMO E IL TERRITORIO

    1 C. CANTU’, Storia di Como, cit., p. 1218.

  • 91

    limitrofe maggiormente agiate e non quel-le più marginali come la Valle Albano, laquale è stata influenzata da questi cam-biamenti, ma non ne è stata coinvoltadirettamente.Col passare degli anni, tuttavia le condizio-ni non migliorano e si può affermare chel’isolamento dal contesto sociale e indu-striale sia stata una costante per questiterritori. In merito alla frazione di Catasto,situata nel comune di Garzeno, a metàNovecento su un quotidiano locale si leg-geva: “[…] hanno ragione i montanariquando dicono che la provincia di Como siferma a Dongo e che la valle dell’Albano ècompletamente ignorata dalle autorità[…]”2.Il rapporto uomo-territorio è così statodurante i secoli molto stretto e interdipen-dente, ma nello stesso tempo vincolante equasi opprimente per gli abitanti. Insommala valle è un bene prezioso per i suoi valli-giani poiché permette la sussistenza dellefamiglie, ma nello stesso tempo vincola eimpedisce investimenti per migliorare iltenore di vita e per aumentare i profitti diqueste genti. È molto importante sottolineare, inoltre,come questi territori siano stati nel corsodei secoli sempre in qualche modo dipen-denti da una serie di fattori esterni dicarattere politico o economico a cui sisono sempre dovuti sottomettere, sia inmodo diretto, con il pagamento delle tasse,dazi e pedaggi, o indiretto, con l’isolamen-to e l’emarginazione dallo sviluppo indu-striale-economico.Le attività erano suddivise in base alla vici-

    nanza dal centro abitato e in base allesoste temporanee che effettuavano ipascoli durante le varie stagioni: da quotepiù basse, durante la primavera e i mesimeno caldi, fino alle quote più alte (2000m. s. m. e oltre) dei mesi estivi e caldi.La vita della famiglia valligiana era stretta-mente legata all’andamento dei cicli dellanatura: durante la stagione calda bisogna-va sfruttare al meglio le ore di luce e lagiornata iniziava prestissimo con il sorgeredel sole, mentre durante l’inverno ci sidedicava a lavori al chiuso come cardare lalana per le donne e la realizzazione delcampagg, i gerli che venivano utilizzati pertrasportare il fieno e di attrezzi vari come iltaral, il coltello di legno, utilizzato spessoper tagliare le porzioni di polenta, o ilbagiulùn, un secchiellone a doghe di legno.Ad incidere sul corso delle colture erasoprattutto la neve: essa era tanto temutasoprattutto da chi abitava nelle zone piùalte della Valle. Man mano che si saliva diquota, a partire dai 600-800 metri il mantonevoso si faceva sempre più spesso eanche la vita del contadino ne risentiva.Le coltivazioni effettuate in Valle Albanoerano per lo più costituite da segale, pata-te, castagne e viti. La segale è un cereale che si potrebbe defi-nire molto “rustico”, esso infatti nonrichiede particolari cure, concimazioni, èmolto resistente alle intemperie e soprat-tutto si adatta alle altitudini, per questesue peculiarità esso si è diffuso prevalen-temente nell’Europa centro settentrionalea partire dal IV sec a.C. nei climi piuttostorigidi e nelle zone più difficili da coltivare. Generalmente i terreni mantenuti in buonecondizioni erano quelli più prossimi alleabitazioni, in quanto venivano meglio con-cimati, vangati e accuditi tali da renderlifertili e più fruttuosi; i contadini non eranocosì costretti a spostarsi in continuazionesu e giù per la valle, ma potevano goderedi una piccola fonte di cibo proprio aridosso delle loro case.Fuori dal paese, oltre i 600 m di quota, sitrovavano gli alpeggi, costruzioni collettivenormalmente di proprietà del comune, chevenivano affittati ai contadini che volesse-ro far sostare i loro capi durante i mesiestivi.

    2 Quotidiano “La Provincia di Como”, 26 Settembre,1957, p. 4.

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    l visitatore che percorre la Valle Alba-no può capitare di incontrare sul suo

    cammino delle particolari costruzioni: imasoni. Dalla loro costruzione, dal loroimpiego, dalla loro posizione sui versantiscoscesi della valle si possono trarre molteconsiderazioni riguardo le tradizioni e lastoria valligiana.I masoni sono strutture ad uso agricolo-pastorale, in quanto masun è un termineutilizzato nell’idioma del luogo ed ha origi-ne dalla voce latina medioevale mansum,la quale deriva a sua volta dal verbo manè-re ossia restare, e sta ad indicare una pro-prietà fondiaria, una masseria, un’abitazio-ne temporanea connessa con l’allevamen-to del bestiame.A differenza della altre zone montane alpi-ne, dove il termine è usato con declinazio-ne maschile: masone o maso, come in Val-tellina, in Valle Albano, nel linguaggio dia-lettale, questo sostantivo è da tempoimpiegato con accezione femminile: lamasun. Sembra che il primo a coniare taletermine al femminile sia stato il famosoarchitetto romano Vitruvio e ciò ci fa capi-re quanto queste tipologie di abitazionisiano antiche.La struttura dei masoni è molto caratteri-stica e si sviluppa generalmente su duepiani in altezza. Il piano a livello del terre-no è appoggiato direttamente al pendiodella montagna retrostante, mentre il livel-lo superiore presenta tutte e quattro lepareti libere da contatti con la terra; leentrate sono indipendenti, cioè ogni pianopresenta un accesso distinto dagli altri.Questa soluzione è da collegarsi alla corri-spondente diversa funzione dei rispettiviambienti: sotto venivano ricoverate lebestie e spesso si ricavava un piccolo dor-mitorio per i contadini, mentre sopra veni-va stipato il fieno. Esistono anche masundisposte su tre livelli (ognuno con la pro-

    pria entrata indipendente), sebbene sianomolto rare, come ad esempio quella dellafrazione di Cagerìmo, ristrutturata pochianni fa.Tra i due piani si colloca un pavimentomolto rustico composto da assi dispostiorizzontalmente, all’interno dei quali sitrova un’apertura direttamente comuni-cante con il piano sottostante; attraversoquesta apertura veniva calato la föia, ossiail fieno dato in nutrimento alle bestie.Il basamento è costituito in particolare dapietre, il più delle volte messe insieme asecco, soprattutto nei vecchi masoni. Inquelli, invece, di costruzione più recenteveniva impiegata una leggera malta cheserviva a tenere saldati i vari blocchi diroccia.Al di sopra della muratura veniva sovrap-posta una base in legno al di sopra dellaquale si ergeva la copertura.Il tetto è formato da due falde di notevolependenza che rendono peculiare la formadi queste edilizie. Molti dei masoni, cheoggi sono stati sostituiti da costruzionimoderne, dotate di tutti i requisiti abitati-vi, ricordano le lontane origini proprio per

    Le costruzioni tipiche

    A

    LA VITA IN VALLE ATTRAVERSO LA STORIA

    Masone in localitàBaltrigo.

    (foto S. Confalonieri)

  • 93

    aver conservato la particolarità del tettospiovente a due falde.La struttura della copertura possedeva unatrama primaria, costituita da piccoli tron-chi in castagno, o altro tipo di legnamedisponibile nella valle, e poi da una secon-da struttura formata con legnetti di piùpiccolo spessore. La peculiarità di queste strutture è datadalla copertura finale, costituita da pagliae disposta dalla sommità alla fine del tettoin modo parallelo alla linea dello spioven-te. Essa ha uno spessore notevole: da qua-ranta centimetri e più verso la sommità etrenta circa verso la parte terminale. Le funzioni di questo particolare stratosecco erano molteplici: • garantire una buona impermeabilizza-

    zione, la rete fitta di fili di paglia impedi-sce che vi possa colare dentro acqua inabbondanza da rovinare le scorte difieno;

    • donare leggerezza alla struttura, inquanto una costruzione in pietra neces-sita di un basamento molto più solido,mentre qui con il solo aiuto di pochi ramiera possibile erigere un masone;

    • permettere una costruzione relativa-mente veloce e semplice: si trattava diun lavoro basato sull’esperienza e sullapovertà degli attrezzi, al punto che lo

    potevano imparare anche i ragazzini e ledonne. Si può dire che era un’attività “aconduzione familiare” nel senso che nonc’era bisogno dell’intervento di personeesterne alla famiglia che fossero partico-larmente aduse: la tradizione familiarebastava all’opera.

    Inoltre bisogna sottolineare che il traspor-to della paglia era sicuramente più redditi-zio rispetto a quello delle pietre: conparecchi chili di paglia si ricopriva unabuona superficie del masone mentre congli stessi chili in lastre di pietra non si otte-neva un identico risultato. Quindi, oltre alfatto che il territorio della Valle Albano nonpermetteva lo sfruttamento della pietraper la costruzione dei masoni, era sicura-mente più agevole per i contadini traspor-tare la paglia, soprattutto considerando glierti sentieri e i percorsi impervi che dove-vano affrontare. Il cereale dal quale si ricavava la coperturaè la segale, molto comune in queste zoneper la sua adattabilità alle aspre condizionifisiche e climatiche; la segale presenta ungambo piuttosto lungo che risulta idoneoall’uso di copertura per i tetti. Può sembrare strano, ma un’altra peculia-rità di questi tetti è la loro durata neltempo: mediamente si conservavano percirca quindici anni sul lato esposto al solee anche più di trenta su quello rivolto anord. Le uniche preoccupazioni erano quelle dirinfrancare le parti dove risultava più con-sumato lo strato e nel caso fare delleaggiunte e impedire agli animali selvaticidi farne una buona fonte di cibo: i capriolie i cervi affamati infatti durante i lunghiinverni spesso si avvicinavano alle abita-zioni per trovare cibo.Un grande pericolo per i masoni era rap-presentato dagli incendi: la loro vicinanza,soprattutto nel centro del paese, favoriva ilpropagarsi delle fiamme; nell’archiviocomunale di Germasino sono stati ritrova-ti numerosi documenti che testimonianocome nel corso degli anni gli incendi acci-dentali ai masoni abbiano arrecato gravidanni ai valligiani.Purtroppo l’abbandono dell'agricoltura dimontagna ha reso difficile la manutenzio-ne dei tetti originali e così l’antico paesag-

    Masone in localitàS. Anna.(foto S. Confalonieri)

  • 94

    gio si è modificato perdendo le proprietestimonianze storiche.

    È stata redatta una cartina, nella qualesono stati messi in evidenza i principalimasoni che sono tutt’oggi riconoscibili: èbene sottolineare che molte di questestrutture sono state smantellate o riadat-tate, pur mantenendo le fondamenta, inabitazioni di montagna tipo chalet o sem-plici baite. E’ molto difficile, cartina allamano, poter individuare i vecchi edifici efarli corrispondere alla legenda della stes-sa.È inoltre opportuno osservare che i maso-ni erano distribuiti in tutta la valle fino adun’altitudine di 1000 m circa.Osservando la mappa da est verso ovest sitrovano masoni nelle località di:Ganda, Albaredo, Sorsetto, Rodone (sopraSan Rocco), S. Anna, L’Avolo, Baltrigo(sopra Cima Selva), Tesuglio, Vriasco, Ghi-dorino, Catonzo, Guazzo (sopra Catonzo)

    Rappresentazionea punti degli ultimi

    masoni rimasti,particolare rilevato

    dal Foglio 17 II NO(Gravedona) della

    Carta d’Italia IGM,3a edizione, 1937.

  • 95

    onsiderato una variante geografica diun gruppo linguistico, il dialetto parla-

    to nella Valle Albano appartiene al gruppodei dialetti comaschi di montagna, affini aidialetti valtellinesi e valchiavennaschi.Caratteristiche di questo dialetto sono: l’a-spirazione di f- iniziale avanti vocale: hafare, höia foglia, hén fieno, hémen donne(ma fiö figlio, perché è avanti a j conso-nantica); il passaggio dei gruppi pj e bj(principalmente dai gruppi latini pl e bl) a ce g: ciàn piano, ciàna piana, ciöv piove, ciüpiù, giànch bianco; il participio passatodella coniugazione in a dà –ù: fiucù nevi-cato, s-cepù spaccato, purtù portato, leùalzato.A questi forme linguistiche, appartenentiappunto alla zona e considerate nellanorma, il dialetto di Germasino associa unapeculiarità che lo rende unico e straordina-rio nel suo genere: la pronuncia dei gruppilessicali tr e dr con la r retroflessa, tipica inItalia dei dialetti siciliani e a livello europeo

    somigliante alle pronunce inglesi.Si hanno così una serie di forme fonetichemolto caratteristiche: tri tre, quàtru quat-tro, dré dietro, òltru altro, brich niente (enegazione), ni-òltri noi.La teoria della derivazione siciliana di que-ste forme dialettali è la più convincente.Una breve riflessione sull’emigrazione puòaiutare a capire il valore delle espressionidialettali e folcloristiche della zona.spesso anche la loro famiglia e affrontava-no un viaggio molto lungo all’epoca, o viaterra, o spesso si imbarcavano a Genovaper raggiungere l’Italia meridionale. Molti diventavano facchini o scaricatori diporto, ma alcuni si riunivano in gruppi perfondare un’attività come alcune genti diStazzona, le quali avevano aperto un fornoed un negozio di vendita.Oltre all’organizzazione economica vi eraquella religiosa, la quale vincolò per secoligli emigrati e influenzò gli usi e i costumidelle terre lariane con il folclore, l’arte, iculti portati dalla Sicilia.Oggi di questa emigrazione, oltre al dialet-to, rimangono molte testimonianze: ladevozione per Santa Rosaria, protettricedegli appestati, ne è un esempio. Della Santa patrona di Palermo troviamotracce anche a Germasino: nella Chiesaparrocchiale del paese si trova un reliquia-rio composto da una teca con il busto diSanta Rosaria racchiuso fra rami di rosesorrette da un gallo in argento massiccioad ali spiegate che schiaccia un serpente; èuna reliquia molto antica e lavorata tutta acesello.Anche il costume tipico delle moncecche,le abitanti dei monti dell’Alto Lario derive-rebbe proprio dal culto di questa Santa.

    Il dialetto particolaree una storia lontana

    C

    L’UOMO E IL TERRITORIO

    Tipici orecchinid’oro raffiguranti ilgallo, stemma dellacittà di Palermo(Foto per gentileconcessione Ass.Iubilantes – Como).

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    l Passo di San Jorio è situato sul confineitalo-svizzero a circa 2015 m di altezza

    s.l.m.; nel costituire un ponte di collega-mento con il territorio elvetico, questovalico ha assunto grande rilievo nel corsodei secoli in merito alle possibilità di scam-bi commerciali.Il commercio, tuttavia, non è stato l’unicoaspetto a dare importanza al Passo di SanJorio; gli scambi culturali furono un altroelemento di rilievo per questo passaggio,in quanto l’avanzata dei popoli dal nordEuropa fece strada alla scoperta di nuoveculture e anche l’emigrazione di molti val-ligiani verso quelle terre fu una soluzionealla miseria e alla povertà di queste genti.Nella tradizione popolare il Passo di SanJorio tutt’oggi rappresenta un momento diaggregazione: ogni anno, infatti, nellaprima domenica di agosto gli abitanti diGermasino, Garzeno e Stazzona si riuni-scono presso il valico con gli amici deipaesi più vicini situati in territorio elvetico.La festa ha una lunga tradizione e riuniscemolti valligiani che si ritrovano e celebranouna messa presso la chiesetta di San Jorioe poi pranzano tutti insieme.Sul significato di questa ricorrenza sonostate avanzate numerose interpretazioni.Si hanno notizie dell’esistenza della chie-setta fin dalla fine del Cinquecento attra-verso gli scritti del Vescovo Feliciano daNinguarda, il quale transitò su questopasso durante una visita pastorale proprioin quegli anni. Nelle carte geografiche più antiche SanJorio si trova indicato con Jori o Giori, daqui l’accostamento del termine a Jovis,Giove, il cui culto era diffuso in tutta l’areadel Canton Ticino e di Como. La tradizione popolare, tramandata oral-mente, vuole che sette fratelli si fossero

    ritirati a vita eremitica sui monti dell’AltoLario e uno di essi, Jorio, avesse scelto pro-prio questo luogo per condurre la sua esi-stenza. Si narra infatti che il suo corpo siastato sepolto esattamente dove sorge orala chiesa, ma di questa leggenda non sihanno tracce in nessuna documentazione.Dare un’origine sicura alla festa di SanJorio risulta quindi piuttosto difficile, ma lafede popolare ha superato qualsiasi per-plessità tanto da tramandare nei secoliquesto appuntamento; alla fine del Otto-cento la chiesetta venne perfino ristruttu-rata grazie alla raccolta di una quota daparte dei comuni di Germasino, Garzeno,Stazzona e Consiglio di Rumo e venneanche aggiunta una piccola sacrestia.Secondo Feliciano da Ninguarda, il pelle-grinaggio veniva effettuato tre volteall’anno: l’11 giugno, il 1° agosto e la primadomenica di settembre.

    S.C.

    Il Passo di San Jorio nelle tradizionie nella società della valle

    I

    L’UOMO E IL TERRITORIO

    Il paesaggio che sigode dal Rifugio S.

    Jorio sullo sfondo ilRifugio Giovo e

    l’ingresso del Parco(foto A. Selva).

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    ella Valle Albano molte sono le cre-denze che, nel corso degli anni, si sono

    pian piano radicate nelle menti delle per-sone a tal punto da condizionarne i ritmi divita e la tranquillità del paese.La peculiarità di queste leggende è che,essendo storie le cui vicende erano tra-mandate oralmente dai locali, esiste unventaglio di sfaccettature estremamentevario: ogni persona, ogni famiglia aveva lasua versione, chi più oscura e di cattivopresagio, chi meno avversa alle vicendeumane. Le due leggende che hanno condizionatomaggiormente la vita nella valle sono: lescungiuree e la svanina.

    SCUNGIUREESecondo la tradizione del luogo un tempo,non è dato a sapersi la data esatta, l’animadi una persona morta nel peccato vagavaper tutte le vie del paese e inquietava gliabitanti con i suoi lamenti, al punto cheper esorcizzarla venne chiamato un preteda Dongo. Dopo lo scongiuro si raccontache l’anima sia stata confinata nella zoccadel Monte Cortafòn e chi per caso siimbatte in questa zona, alle volte puòancora udire le sue urla e i suoi gemiti. Laleggenda col passare del tempo ha subito

    varie sfumature: si narra infatti che nonfosse una sola l’anima travagliata, maalcuni giurano che siano molti gli spiriti adoccupare questa zona del Monte, li chia-mano scungiuree, proprio dallo scongiurofatto. Alcuni abitanti si sono fatti descrive-re, da chi sostiene di averli visti, la lorofigura: sono alti con un capelasc negar(cappellaccio nero) in testa e una lungatunica scura con degli enormi bottonirossi.

    SVANINALa svanina è una signora anziana che lacredenza vuole confinata all’interno delböch dela svanina, una grotta naturale delmonte della Croce alle spalle dell’abitato diGermasino. Molto probabilmente la leg-genda è da ricondursi ad un episodio nelquale, qualche pastore o viandante di pas-saggio per questi monti, si era riparatoall’interno di questo pertugio e aveva acce-so un fuoco. Gli abitanti, vedendo il fumouscire ed ignorando la presenza dell’uomo,associarono subito tale fenomeno ad unapresenza oscura. Secondo la tradizione la vecchia avrebbeavuto la funzione di sorvegliare le azioni ditutti i bambini del paese e informare pron-tamente i genitori i quali, nel caso di unabuona azione provvedevano subito a pre-miare il piccolo: in caso contrario, cioè nelcaso di una marachella, punivano pertempo il bimbo. Ovviamente il solo pensie-ro che esistesse una persona anziana checontrollasse e sapesse tutto, era per i bam-bini un elemento di terrore. Svanina era uno dei tanti nomi dati a que-sta presenza, ma molti la soprannominanopensavegia, oppure la stria, pronunciatocon la tipica r retroflessa, o ancora eraconosciuta come la capinuccia, da capo,testa, perché se i bambini non erano dili-genti li prendeva per la testa e li buttavanel burrone; alcuni valligiani riconduconoquesta presenza ad una figura maschile, iltetabarin.

    Le leggende valligiane

    L’UOMO E IL TERRITORIO

    N

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    ochi metri oltre il Rifugio Giovo (1700m), ignorando la carrareccia di destra

    che conduce al Passo Sant’Jorio, si svolta asinistra e si imbocca il Sentiero Naturalisti-co del Parco della Valle Albano (indicato daun grosso pannello) che in meno di un’oraconduce nel cuore della valle, mostrando-ne i peculiari aspetti geologici, faunistici,botanici e soprattutto paesaggistici, con inumerosi segni, ancora oggi presenti sulterritorio, di una civiltà rurale che ha con-vissuto a lungo con questa terra. Questielementi di notevole valorenaturalistico/ambientale, condivisi dalcomune di Germasino, hanno trovato con-senso positivo in Provincia con l’istituzionedel P.L..I.S (Parco locale) della Valle Albanoai sensi dell’art. 134, comma 4°, del Decre-to Legislativo 18 agosto 2000 n. 267. L’isti-tuzione del Parco va a sovrapporsi con ilLaboratorio di ricerca di Nembruno, sitonel cuore della valle, centro istituito nel1988 e già funzionante da tempo. Il Labo-ratorio di Ricerca e Didattica ambientale èstato ricavato da due alpeggi noti già dal1600: Nembruno inferiore (1521 m) eNembruno superiore (1732 m). Questi edi-fici sono equipaggiati di cucina autonoma(a gas), luce elettrica (celle fotovoltaiche) eacqua calda, in grado di assicurare unapiena ricettività per circa 10-15 persone. I

    tre edifici complessivi sono stati allestiti inmodo diverso: uno è attrezzato a finididattico-museali, un altro come soggior-no e un terzo (a quota inferiore) è un veroe proprio laboratorio di ricerca ideale perl’osservazione della fauna stanziale.Lo scenario che si apre percorrendo il sen-tiero del Parco è davvero suggestivo: sullosfondo si scorge il Rifugio Sommafiume ela cima Pomodoro, territori segnati dallestorie di frontiera con la vicina Val Cavar-gna. Tra le prime inziative del Parco, oltre illaboratorio, vi è il sentiero natura, inaugu-rato il 1 luglio scorso: si tratta di un per-corso tematico itinerante, abbinato a unaserie di pannelli interattivi che fornisconoindicazioni di vario genere, come: la storiadel contrabbando, la flora dei muri a secco,gli ungulati della valle, gli insetti, la geo-morfologia e la vegetazione. Un altroaspetto pregevole sono i pannelli utilizzati,scelti appropriatamente poco impattanti,per evitare l’alterazione un ambiente aper-to e allo stesso tempo selvaggio; masoprattutto l’aspetto interattivo, estrema-mente interessante per i giovani studenti.Ogni pannello permette infatti, con l’ausi-lio di una penna e un foglio, di produrre deicalchi di impronte, vegetali, animali facili-tando l’identificazione e la conoscenzadelle specie. Il Parco e il laboratorio offro-no la possibilità di avere una guida cheillustra in ogni dettaglio il percorso, la let-tura e l’utilizzo dei pannelli.Queste insieme di iniziative, pregevoli euniche in ambito lariano, sono il frutto,oltre che degli enti patrocinanti, anche dellavoro di alcuni volontari che operanoesclusivamente per il miglioramento delproprio territorio. Recentemente, in occa-sione della ricorrente “Festa di S. Jorio” si èsvolto un incontro con altri operatori del

    Il Parco e il Laboratoriodella Valle Albano

    P

    L’UOMO E IL TERRITORIO

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    PARCO VALLE ALBANO &LABORATORIO DI NEMBRUNO

    Informazioni e Numeri utili

    Gli interessati che desiderano avere informazioni sul Parco, sul sentiero o sul laboratorio possono contattare:

    • COMUNE DI GERMASINOPiazza SS. Donato e Clemente - 22010 Germasino (CO)tel./fax 0344/88282; per informazioni dettagliate contattare il sig. Osvaldo al numero 338/[email protected]

    Per pernottamenti e ulteriori itinerari contattare:• COMUNITÀ MONTANA “ALTO LARIO OCCIDENTALE”Via Tolomeo Gallio - 22015 Gravedona (CO)tel. 0344/85218

    In località Nembruno superiore è installata una centralina metereologica i cui dati sono disponibili pubblicamente all’indirizzo http: //biocenosi.dipbsf.uninsubria.it/meteo/

    “Quelli del Giovo”Dove la lotta al contrabbando

    era dura e cruenta

    Recentemente è stato realizzata unanuova pubblicazione sulla Valle Albano,riguardante le vicende e le testimonianzestoriche riferite al contrabbando, “attività”molto praticata in questi territori. Il volu-me, curato da Giovanni Trotta e Anna Bot-ter, ripercorre in modo dettagliato gli iti-nerari, le testimonianze e le avventuresvolte nel Rifugio Giovo e nei dintorni.Una pubblicazione dettagliata e agevole,ricca di fotografie storiche e documentiinediti, in cui i primi attori sono i perso-naggi direttamente coinvolti nelle vicen-de. Nella parte finale è riassunta anche lastoria dello stabilimento siderurgico diDongo, curata dall’ing. Renato Begnis.

    A. Botter, G.Trotta “Quelli del Giovo”, Mac-chione Editore, pagg. 143, costo Euro 20.

    limitrofo Canton Ticino, in particolare ilCentro di Biologia Alpina di Piora che con-divide numerosi aspetti comuni con il cen-tro di Nembruno. Queste inziative, prege-voli sotto ogni aspetto, meritano di esseresostenute e valorizzate invitando gli inte-ressati a visitare e fruire di queste irripeti-bili opportunità. Un’altra speranza è lapossibile crescita del Parco, infatti non ètrascurata l’ipotesi che oltre a Germasinopossano unirsi altri comuni limitrofi e,viste le premesse, l’augurio non può cheessere questo.

    Attilio Selva

    • RIFUGIO “IL GIOVO”• RIFUGIO SOMMAFIUMEInformazioni presso: Sez. CAI di DongoVia Don G. Manzi 32 - 22014 Dongo (CO)tel./fax 0344/81074 - www.caidongo.org

    • RIFUGIO “S. JORIO”Informazioni presso: Associazione “Operazione Mato Grosso”Tel. 0344/30539 – 348/8124356

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    e perdite d’acqua delle tubazioni del-l’acquedotto comportano, oltre che

    uno spreco di risorse, ripercussioni suicorpi idrici superficiali e sugli acquiferisotterranei, e conseguenze sempre desta-bilizzanti sull’equilibrio dei versanti,soprattutto nei territori di montagna e col-lina, caratterizzati da pendenze significati-ve della superficie topografica. Nessunproblema invece per la qualità delle acquesuperficiali e sotterranee e per il suolo.Gravi sono invece le conseguenze su acquae suolo quando tubazioni e serbatoi lascia-no percolare acque reflue (civili od indu-striali) non depurate, contaminando in talmodo estese porzioni di territorio.Le cause sono dovute evidentemente allacorrosione di tubazioni e serbatoi ed allainadeguatezza dei raccordi fra i singolisegmenti di tubo.La cultura dello spreco ci ha abituati adisinteressarci di quel che non serve più.Ma l’ “usa e getta”, sempre nocivo e con-troproducente, è particolarmente insidiosonel caso delle acque.Quando l’acqua si attingeva col secchio, iquantitativi di acque reflue rilasciati sulsuolo o nei corsi d’acqua superficiali eranorelativamente irrisori e il loro carico inqui-nante facilmente biodegradabile ad operadei microrganismi presenti sul suolo enelle acque stesse.Con l’allacciamento all’acquedotto le fami-glie italiane passarono da un uso contin-gentato allo spreco più assurdo: l’acquanei primi tempi veniva smaltita sul posto,nel sottosuolo, o immessa direttamentenei corpi idrici superficiali, senza alcunacura delle conseguenze.Il numero di frane e smottamenti ebbe unaimpennata, soprattutto nei comuni del-l’Appennino, ma le conseguenze più gravi

    si mostrarono quando i corsi d’acquacominciarono a biancheggiare di schiume,laghi e mari, in particolare l’Adriatico, per-dettero le condizioni di balneabilità e siriempirono di disgustose mucillaggini,sulle fontane e sorgenti delle valli alpine edappenniniche, un tempo di acqua salubre,comparvero avvertimenti di “acqua nonpotabile”, e negli acquedotti cittadini sicominciarono a rinvenire sostanze indesi-derabili o tossiche un tempo del tuttoassenti. Col passare degli anni i controlli sifecero sempre più attenti e severi e si chiu-sero i primi pozzi, per superamento deilimiti di potabilità che l’O.M.S, la ComunitàEuropea ed infine anche i decreti delloStato Italiano posero a difesa della salutepubblica.Dove possibile si corse ai ripari. I primidepuratori pubblici di acque reflue urbanevennero costruiti negli anni ’70, ma alme-no fino agli anni ’90 fu come se non esi-stessero, per mancanza di controlli ecarenza di manutenzione. Le fognature,che prima facevano defluire i liquami versoi corsi d’acqua superficiali e verso il mare,vennero utilizzate per convogliare le acquereflue verso i siti di depurazione, e di quiimmesse, batteriologicamente depurate,nei recapiti naturali.Solo Milano rimase ostinatamente sprovvi-

    Il tubo: una fama immeritataParte seconda - Le fognature

    L

    UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

    Piccoli smotta-menti su terrenocoltivato (collinedell’entroterra di

    Fano – PU).

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    sta di depuratori (a spese del Lambro, le cuiacque continuarono e continuano a conta-minare il Po fino in Adriatico).In Lombardia1 le perdite fognarie non sonofacilmente stimabili ed il 35% delle retiscarica le acque reflue in corpo idricosuperficiale o sul suolo, senza trattamentipreliminari.Tuttavia, nell’occasione di importanti pre-cipitazioni, i depuratori vengono comun-que disattivati ed i liquami raggiungonodirettamente, senza alcun trattamento, ilrecapito naturale ed il mare!Nella provincia di Milano, le sostanze con-tenute nelle acque che ancor oggi destanoparticolare preoccupazione sono i compo-sti organo-alogenati (di origine da scarichiindustriali) ed i nitrati (ossidi di azoto), diprovenienza civile (perdite fognarie e pozziperdenti) ed agricola (fertilizzanti azotati).Mentre controlli accurati sul territorio el’installazione presso i pozzi più compro-messi di filtri a carbone attivo permisero diabbattere i composto organo-alogenati, initrati rimasero e sono tuttora un graveproblema, sia perché il loro trattamentotramite appositi impianti è eccessivamentecostoso, sia perché la loro concentrazionenelle acque sotterranee di estese aree nonaccenna a diminuire2.Anche se in parte contenuti anche nelleacque di pioggia (a causa della combina-zione dell’azoto atmosferico con i gas discarico degli autoveicoli3), i nitrati nelleacque sotterranee sono, nelle aree più

    densamente abitate della Lombardia equasi del tutto abbandonate dall’agricoltu-ra, come la provincia di Milano, indizio diperdita di liquami da parte delle reti fogna-rie e direttamente da pozzi perdenti e fossebiologiche.Una conferma indiretta del fenomeno èdata dalla pratica acquedottistica di man-tenere pressione elevata nelle tubazioni(con implicito aumento di perdite d’acqua)per contrastare la contaminazione daliquami provenienti dalla rete fognaria(quest’ultima corre infatti sottoterra afianco delle tubazioni dell’acquedotto), e diliberare in rete disinfettanti (prevalente-mente a base di cloro) in occasione diinterruzione di flusso idrico per lavori, perovviare alla possibile intrusione in rete diliquami.A ragion veduta il Programma di tutela eduso delle acque - PTUA – (D.G.R. 29 marzo2006) impone, nella pianificazione locale(piani d’ambito), misure per limitare le per-dite delle reti fognarie nei comuni (e sonomoltissimi) vulnerabili da nitrati (conti-nua).

    Umberto Guzzi

    1 Atto di indirizzi per la politica di uso e tutela delleacque della Regione Lombardia. Deliberazione con-sigliare VII/1048 del 28/07/2004

    2 Natura e Civiltà, n. 4/2005, pag.96.3 Natura e Civiltà, n.3-5/2004, pag.44.

    Frana in valle alpina(Borca di Cadore,BL), bosco di abetisu detrito di ver-sante. Le pesantiopere di sistema-zione di precedentiepisodi franosi,impermeabilizzan-do il versante,hanno aggravato ilfenomeno.

    A destra: VaredoImpianto di abbat-timento dei nitratia Varedo (MI): initrati in concen-trazione elevatanelle acque sotter-ranee sono indica-tori di immissionenel suolo di refluida fognature efosse biologiche (inaree agricole evi-denziano impiegoeccessivo di ferti-lizzanti azotati).

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    el giugno scorso Mathis Wackernagel,ricercatore statunitense ed ideatore

    dell’Impronta ecologica, è tornato ancorauna volta in Italia per una serie di incontrifinalizzati alla diffusione della conoscenzadi questo importante strumento di calcolodel nostro personale impatto sul pianetaTerra. Cogliamo l’occasione per affrontareanche noi un argomento sul quale è daanni attiva la nostra sezione di CusanoMilanino: con conferenze, corsi, articoli... ela tabella che pubblichiamo qui sotto. La tabella, predisposta da UmbertoGuzzi, può essere riprodotta e diffusa,citando la fonte ed informando l’autoredell’utilizzo. GRUPPO NATURALISTICODELLA BRIANZA, Sezione di CusanoMilanino MI - 20095; Via Costanza, 4tel. 02-66401390;e-mail [email protected]

    COS’È L’IMPRONTA ECOLOGICA?Anche se meno celebre di quella lasciata daArmstrong sulla Luna, per gli abitanti dellaTerra l’Impronta ecologica è molto piùimportante! E’ infatti un efficace strumen-to per sensibilizzare il mondo politico,quello accademico ed i semplici cittadinisul fatto che il rispetto dell’ambiente in cuiviviamo non è più soltanto un impegnomorale per garantire la vita alle futuregenerazioni ma è diventato un nostrodiretto, e molto concreto, interesse. Senzasignificative modifiche del nostro stile divita, il benessere di cui oggi il mondo occi-dentale gode non durerà a lungo. Invecel’economia continua ad ignorare il valoreintrinseco delle risorse naturali monetiz-zando solo il lavoro necessario per prele-varle.L’Impronta ecologica ci aiuta a ricondurreil problema all’esperienza personale.Premesso che la Terra ha un limitato capi-tale naturale di risorse, alla scala tempora-

    le della vita umana queste sono rinnovabi-li (sistemi biologici), ricostituibili (aria,falde idriche ...), o non rinnovabili (petrolio,carbone...). Inoltre sono tutte strettamentein relazione tra loro secondo meccanisminoti soltanto in minima parte. Su questimeccanismi le attività umane possonoavere effetti rilevanti e possono trasforma-re la Terra da “Pianeta Azzurro”, ricco diinnumerevoli forme di vita, a deserto ino-spitale cosparso di rifiuti. L’Impronta eco-logica consente di valutare se i prelievi dirisorse e l’immissione di rifiuti nell’ambien-te, legati alla nostra vita quotidiana, sonodosati in modo da permetterne la rigene-razione o se, invece, vanno ad intaccarloirreversibilmente. È come se, avendo undeposito in banca, noi vivessimo spenden-do solo gli interessi oppure erodessimo ilcapitale di partenza fino ad esaurirlo.Si definisce Impronta ecologica la “superfi-cie di territorio che può fornire a tempoindeterminato risorse di energia e materieprime per le attività umane ed assorbirnegli scarti”. È calcolata in ettari a persona,

    L’impronta ecologica

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    UOMO E NATURA: INCONTRI E SCONTRI

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    deve essere rappresentativa delle diversecategorie di risorse naturali (aria, acqua,foreste, giacimenti minerari...) e la suaestensione è correlabile con stile di vita,livello tecnologico e cultura delle popola-zioni o dei singoli individui per cui vienestimata.Ad esempio, sarà più bassa per una popo-lazione che preferisce il trasporto pubblico:a meno auto private in circolazione corri-spondono infatti minori esigenze di ener-gia e materie prime per la loro fabbricazio-ne ed il loro movimento, minore produzio-ne di gas inquinanti, minore consumo disuolo da utilizzare per strade e parcheggi…L’impronta ecologica degli Italiani è valu-tata in circa 4 ettari a persona con unadisponibilità di risorse naturali che, invece,per l’Italia, arriva soltanto a 1,5. A scalaplanetaria questo deficit è pagato dai paesidel cosiddetto “Sud del Mondo”.È perciò necessario rendersi conto che iproblemi ambientali sono strettamenteconnessi alla tutela della giustizia sociale edel rispetto dei diritti umani; schiacciatispesso, anche da noi, dalla logica del pro-fitto a breve termine ed a qualsiasi costo.Per un mondo di giustizia occorre che ogniuomo non si appropri di quanto appartie-ne ad un altro uomo.Consumando più di quanto ci spettatogliamo a qualcun altro parte di ciò cuiavrebbe diritto. Considerare seriamentequesto concetto è una questione dicoscienza più che una questione di inte-resse ambientale. Gandhi diceva che laTerra è abbastanza ricca per soddisfare ibisogni di tutti ma non lo è abbastanza persoddisfare l’avidità di ciascuno. Assodatoche l’attuale spreco di risorse naturali èinsostenibile, va anche detto che la sommadi tante piccole azioni positive individualiha notevoli effetti benefici a livello mon-diale anche per problemi planetari, comel’effetto serra o il buco nell’ozono, cheappaiono talmente lontani e complessi dafarci ritenere (erroneamente) insignifican-te qualsiasi intervento a livello personaleper invertire la preoccupante tendenza incorso. Molte persone hanno già comincia-to correggere le proprie abitudini quotidia-ne meno compatibili con l’ambiente, esenza sottoporsi a gravose rinunce!

    ISTRUZIONI PER LA COMPILAZIONEDELLA TABELLA

    Come si compila la tabella?La tabella che presentiamo si riferisce aduna singola persona (ma, con i debitiaccorgimenti, può essere utilizzata ancheper diverse aggregazioni di persone). Dopoaver compilato la colonna “Consumo set-timanale”, si moltiplichino i dati di ciascu-na riga per i “Fattori di conversione”indicati nella colonna immediatamente adestra, riportando nella colonna “Impron-ta personale” i risultati ottenuti per ognisingola voce.La somma di tutti i numeri dell’ultimacolonna esprime, in metri quadrati, lanostra “Impronta ecologica personalecomplessiva”. Confrontando il valore ottenuto con laquota media pro capite disponibile per cia-scuno dei circa sei miliardi di abitantiattuali della Terra (1,87 ettari, ovvero18.700 metri quadrati), verificheremo se,per mantenere il nostro tenore di vita quo-tidiano, utilizziamo la porzione di superfi-cie terrestre che ci spetterebbe, o se, inve-ce, ne usiamo una quantità superiore. Inquesto caso potrà essere interessante veri-ficare su quali consumi potremmo operarerisparmi in modo da riportarci entro ilvalore limite.

    N.B. Accanto ad ogni sezione (alimenti,casa…) si può evidenziarne la rispettiva“Impronta parziale”.

    VALIDITÀ DELLA TABELLALa tabella è basata su dati ricavati da studicondotti in Europa e negli USA a partiredagli anni ‘90.E’ sicuramente migliorabile e ben lontanadall’essere esatta (così come non lo sono i“sofisticati” modelli di calcolo su cui sibasano, per molti altri aspetti della nostravita, le decisioni di chi ci governa).L’indicazione che ci fornisce, probabilmen-te approssimata per difetto, è sufficienteper darci un segnale inequivocabile. A noidecidere di farne tesoro o ignorarlo.

    Giovanni Guzzi

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    oma caput mundi, ma…Milan l’è ongran Milan. Abbiamo accostato queste

    due espressioni a significare che sì, Romaha dominato per secoli ed ha avuto ildestino di capitale nell’antichità, poi aitempi dello Stato Pontificio e oggi con l’U-nità d’Italia. Milano tuttavia le ha tenutotesta anche se “capitale” è stata solo dal286 d.C. al 402, da quando cioè Dioclezia-no con la struttura tetrarchica divise l’im-pero romano in quattro parti per unmigliore controllo sul territorio e Milanofu assegnata al governo di MassimianoAugusto; nel 402 si ebbe il trasferimentodella sede imperiale a Ravenna.L’allora Mediolanum era già preminenteper la sua posizione geografica, la laborio-

    sità della popolazione e i commerci direttifin’Oltralpe. Fondata dai Celti, era poi pas-sata sotto Roma e costituita nel 49 a.C. inmunicipium, cioè parte integrante dell’im-pero.Abbiamo esposto quanto sopra comepreambolo storico all’esposizione sul Parcodell’anfiteatro romano e dell’annesso Anti-quarium, uno spazio museale realizzatocon fondi ministeriali (i Fondi Lotto), inau-gurato il 5 luglio 2004; fu un evento cultu-rale tra i più significativi di quell’anno e ilnostro Gruppo giustamente lo inserì nel2005 tra le uscite di “Milano come funzio-na la città.”

    L’ANTIQUARIUM. È intitolato ad Alda Levi,valente archeologa, che era a capo di unufficio della Soprintendenza alle Antichitàdal 1925 al ‘38, anno in cui fu “epurata” aseguito delle leggi razziali.Il complesso, situato tra le vie De Amicis,Arena e Conca dal Naviglio, apre uno spi-raglio interessante sulla storia milanesedalle origini fino ai secoli XV e XVII, conuna documentazione di reperti archeologi-ci e pannelli illustrativi che permettono diricostruire alcuni aspetti della vita dellacittà in questo quartiere situato nei primisecoli dell’era volgare nel suburbiosud–occidentale, al di fuori delle muraromane.Cosa ne resta oggi? Dopo le tante distru-zioni e ricostruzioni della città un po’ per leguerre, un po’ per la smania di rinnovare,come succede anche oggi, possiamo ritro-vare, quali tasselli sparsi nella trama deltessuto urbano, alcuni elementi: le colonnedi S. Lorenzo e la vicina omonima basilicafondata nel IV sec. d. C., la chiesa diSant’Eustorgio, i resti del circo (in viaCirco), la porta Ticinese antica (quella

    Il parco dell’anfiteatroL’Antiquarium “Alda Levi”

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    MILANO: NUOVO MUSEO CON ANGOLO DI VERDE

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    odierna è in piazza XXIV Maggio). Ricordia-mo inoltre come testimonianza del passa-to la chiesa di Santa Maria della Vittoria,ricostruita nel 1630 là dove una preceden-te ricordava la battaglia di Legnano.È appunto nei resti del convento di questachiesa che è situato l’Antiquarium. I reper-ti che vi troviamo provengono da scavieffettuati nel ‘900 in via Cesare Correnti,Conca del Naviglio, all’Università Cattolica,in zona piazza Vetra e particolarmente insant’Eustorgio. Nelle vetrine si osservanoceramiche, intonaci dipinti applicati sullaricostruzione di frammenti di muro, reper-ti in bronzo e in osso, lapidi funerarie eperfino resti di vasi da un probabile labora-torio farmaceutico. Dai pannelli didattici siricava il convincimento della ricchezzanascosta nel sottosuolo, anche di una cittàcome Milano, spesso sottovalutata dalpunto di vista archeologico, e si accennaalle metodologie di cui l’archeologia urba-na si serve per rendere leggibile questoconsiderevole deposito stratificato. Moltomateriale è stato riesumato da quella partedi Sant’Eustorgio corrispondente a quellache doveva essere la cucina dei frati, in cuic’è una sovrapposizione di epoche conreperti diversi, lunga alcuni secoli. Si sonoricavate notizie sul tipo di alimentazione,per lo più a base di pesce. Un piatto di baseerano le pultes, specie di zuppe di cereali efagioli che possiamo supporre antenatedella polenta, la quale non c’era ancoraperché il mais dormiva allora sonni tran-quilli in America. E quando nacque il risot-to alla milanese? Non sappiamo, comun-que i più antichi chicchi di riso sono statiritrovati alla Torre Civica di Pavia nel 1970,risalenti al 1100 circa.

    L’ANFITEATRO. È l’elemento più impor-tante ed era il più grande del nord-Italia.Purtroppo ne esiste solo una piccola partedelle fondamenta, pertanto preziosa, costi-tuita da setti disposti a raggiera. Il lororitrovamento risale al 1931 ma solo adessoessi sono stati recuperati e resi visibili alpubblico. L’intero perimetro doveva essereuna ellisse con le dimensioni di 155m per125m. Esso fu costruito tra il I e il II sec.d.C. e poteva contenere fino a 35mila per-sone. Davvero degno della città.

    Si ha motivo di presumere che le restantifondamenta o siano andate in partedistrutte o siano sepolte sotto le costruzio-ni adiacenti.La seconda sala dell’Antiquarium spiegache cosa e come erano gli anfiteatri; vi sitenevano spettacoli cruenti quali combat-timenti tra gladiatori e altri contro le bestieferoci. Interessante è una stele inneggian-te a un giovane gladiatore, Urbico, mortoin una lotta appena ventiduenne. Ma cosìsi dilettavano i nostri antenati!

    IL PARCO. Al di là dei ruderi dell’anfiteatrosi stende un luogo verde il cui primonucleo era il piccolo “parco dei cervi”, coningresso dalla via Arena, così detto per unascultura in bronzo raffigurante due cer-biatti. Ampliato con l’inglobamento di partiincolte, ben curato, è ora aperto al pubbli-co come ambiente di relax.Eccone alcune foto: in una sullo sfondo sivede la chiesa di Santa Maria alla Vittoria.

    Maria Luisa Righi

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    lcune realtà nuove nel campo dellasolidarietà sociale sono nate da qual-

    che anno a Milano: il Villaggio Barona e la“Casa alla Fontana”. Il primo è un quar-tiere modello nel cuore del rione Barona,un modello di convivenza creato in uncontesto di degrado, la seconda consta dialcune strutture in una zona semicentraledella città.L’elemento che accomuna le due realtà è lasolidarietà sociale, cioè un progetto direaltà abitativa in cui convivono anziani,studenti, disabili, persone comuni; gli stu-denti e le persone valide si impegnano, incambio di un affitto ragionevole, a viverenella comunità dando aiuto, quandooccorre o per alcune cose costantemente,ai disabili e ai meno fortunati; non soloaiuto ma, cosa ben più importante, amici-zia e possibilità di relazioni sociali. Questigli scopi delle nuove realizzazioni che sidefiniscono “condominio solidale”. Il villaggio Barona nasce alla periferia suddi Milano su 40.000 mq di aree dimessedove si vedevano dei capannoni vuoti,

    depositi, containers e silos abbandonati.Quattordici anni fa don Roberto Rondinini,parroco del quartiere, chiese alla fondazio-ne Attilio e Teresa Cassoni di costruire suquel terreno desolato un centro che potes-se accogliere le nuove povertà e le situa-zioni difficili e, nello stesso tempo, riquali-ficare il quartiere. La fondazione, che neglianni ’50 si occupava già di dare aiuto allefamiglie bisognose, accolse favorevolmen-te la richiesta e donò la prima area dimes-sa di 40.000 mq; intervennero successiva-mente la fondazione CARIPLO e la BancaPopolare di Milano e nel 1999 si detteavvio al progetto per realizzare il qualeprestò gratuitamente la propria opera unostuolo di professionisti.Il progetto si articolò su quattro ambitifunzionale, la residenza sociale e gli spaziper l’artigianato e il commercio, il pensio-nato sociale integrato, i servizi di acco-glienza e cura della persona, il verde pub-blico e le attrezzature per lo sport e iltempo libero. Nel 2003 il villaggio comin-cia ad essere abitato: si realizzano 78

    Ritorna la Milanocol cuore in mano

    A

    MILANO

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    appartamenti in locazione e canone cal-mierato, quattro comunità alloggio perpersone in difficoltà (anziani non autosuf-ficienti, disabili psichici, ragazze madri),dodici spazi commerciali, una strada, unapiazza pedonale. Altri due anni passano enel 2005 viene inaugurato un “pensionatosociale integrato” organizzato su tre livellidi offerta (residenza, pensionato, ostello)gestito dalla cooperativa sociale “La Cor-data” che da anni si occupa di promuovereinterventi destinati a facilitare l’interazio-ne fra soggetti deboli e non: infatti realiz-za progetti di pensionato integrato rivoltoa studenti universitari che vivono e si inte-grano con giovani a rischio di emargina-zione e disabili. Della costruzione fannoparte un ristorante, un auditorium e unasala di lettura, spazi che si aprono al pub-blico, alla gente del quartiere la quale siavvicina. Comincia l’integrazione tra grup-pi sociali differenti, prende corpo l’obietti-vo della “Cordata” di coniugare un inter-vento sociale con l’impegno imprenditoria-le e il rispetto dei criteri di qualità, innova-zione e professionalità.Dopo un anno il pensionato si trova adospitare 36 studenti, 20 persone in emer-genza abitativa, 8 soggetti deboli inseriti inpercorsi educativi di autonomia sociale eabitativa, 8 giovani a rischio di emargina-zione e 2 disabili. Nel ristorante sono statiattivati due tirocinii per giovani a rischio diemarginazione e l’inserimento lavorativodi un ex detenuto. Successivamente nelquarto anno sono state costruite struttureper l’assistenza e cura alla persona peroffrire spazi e strutture al volontariato edare al quartiere e alla città nuove oppor-tunità di in contro, di accompagnamento,di assistenza alle persone che si trovano insituazione di necessità. Pochi giorni fa,infine, si sono conclusi i lavori per unaprima parte del parco che consente l’aper-tura e un primo collegamento con il quar-tiere; quando sarà completata, l’area a

    verde pubblico avrà uno spazio per i bam-bini, percorsi sportivi all’aperto, un par-cheggio alberato e una zona a prato dovela gente si ritroverà. Il parco avrà la fun-zione di connessione e raccordo con il ter-ritorio circostante ma già ora la comunitàdel villaggio e il resto del quartiere sonointercomunicanti, quindi l’idea primitivadel progetto che voleva integrare funzionidi interesse pubblico e risposte a bisognidiffusi nella comunità locale utilizzando lospazio fisico per promuovere incontri tragruppi sociali differenti, è pienamente rea-lizzato.Simile è il progetto “Casa della Fontana”:esso mira al recupero di una porzione diedificio residenziale denominato ex casadel parroco, perché destinato in passatoalla residenza del parroco di S.Maria allaFontana. Questo edificio, che si trova inuna zona semicentrale di Milano, fa partedel complesso parrocchiale che è statocostruito nel XV secolo attorno al sacello diun’immagine miracolosa e dovrebbe costi-tuire una residenza nella quale personecon disabilità, giovani studenti, lavoratori efamiglie possano trovare adeguata siste-mazione abitativa e, al tempo stesso,autentiche relazioni di vicinato.Ad occuparsi della residenzialità delle per-sone disabili è l’associazione IdeaVita i cuifondatori sono familiari di persone disabiliche vogliono tutelare il loro parente pertutto l’arco della sua vita e garantirne laqualità; la scelta dei giovani studenti elavoratori è affidata alla cooperativa “LaCordata” di cui abbiamo già illustrato lepeculiarità.Anche qui fra breve un panorama umanovariegato: anziani a passeggio, studentiche accompagnano disabili in carrozzella,bambini vocianti, stranieri accolti comecittadini uguali anche se il loro accento èdiverso. Una consolazione per il presente,una speranza forte per il futuro.

    Jole Celani

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    na manifestazione che riguarda ancheil nostro Gruppo ha avuto luogo a

    Milano presso l’Assolombarda il 13 ottobrescorso. Il titolo: “Cittadini e volontari perlo sviluppo di una società solidale inLombardia”.Si sono avvicendati vari oratori esperti sulvolontariato o direttamente impegnati inesso (rappresentanti della Caritas, dell’Asi-lo Mariuccia, dell’AVIS ed altri) ed esperti inpolitiche sociali.Si sono definite le caratteristiche delvolontariato che è azione gratuita, operaper il sostegno ai membri più debilitati o instato di disagio della comunità sociale, hauna funzione culturale in quanto punto didiffusione dei valori della pace, della nonviolenza, della libertà, legalità, tolleranzaed è soprattutto rivolto all’attenzione aibisogni e desideri dell’”altro”, cui i volonta-ri fanno dono delle proprie capacità, delloro tempo, in una parola di se stessi e vi sidedicano con passione e “con il cuore”.E’ insito nella natura umana l’impulso adare, a donare parte di sé a chi ha bisogno.Si possono fare mille piccoli gesti di aiutoai propri figli e ad amici oppure, e qui ilproblema è più complesso, a semplici “sco-nosciuti”. Quest’ultimo aspetto, sostenutoe alimentato da motivazioni etiche o reli-giose, spinge gruppi di uomini ad associar-si per meglio rispondere ai bisogni. Non cisono compensi; tutti danno il propriotempo libero, e anche di più, a bimbi,anziani, ammalati. Nascono così le orga-nizzazioni di volontariato.Nella giornata della conferenza si sonodate informazioni sul censimento delleassociazioni di volontariato in Lombardia,citandone lo sviluppo in questi ultimidecenni e i problemi che si presentano inquest’epoca di continui e rapidi cambia-menti. Il numero di associazioni è in cresci-ta e sorge la difficoltà di avere risorse pertutti. Per venire incontro a questa e ad

    altre esigenze sono sorti i Centri di Servizioper il Volontariato che prendono il via dalla“Legge quadro sul volontariato” n. 266 (11agosto 1991) e sono stati previsti per aiu-tare e qualificare il volontariato tramiteservizi specifici, efficienti e gratuiti.In uno degli odierni problemi si può rispec-chiare anche la situazione del nostro Grup-po e cioè l’aumento dell’età media di chi sioccupa di volontariato, sia in prima perso-na, sia in qualità di corpo dirigente, cioè dileader. Necessita quindi un ricambio gene-razionale, specie per seguire le innovazioniche richiedono sempre nuovi impegni.Viene ad affievolirsi purtroppo l’apportodei giovani. Questo si riscontra del restoanche nelle vocazioni religiose che sono indiminuzione, ed è un problema generale.Pertanto in una tavola rotonda alla finedella giornata si è discusso sulle motiva-zioni che ostacolano il reclutamento deigiovani: la crisi della famiglia, la crisi deivalori, la chiusura nell’individualismo, lasocietà consumistica che offre miraggiassai diversi dalla solidarietà. In sintesi laquestione è nell’ “educazione” che si devesvolgere nella famiglia e nella scuola e cheoggi viene meno al suo compito. Alloraoccorre fare di tutto per mobilitare i giova-ni, come pure i neo-pensionati che potreb-bero con l’impegno solidale riempire ilvuoto del lavoro venuto a mancare.Un ultimo commento: in questa conferen-za gli argomenti dibattuti hanno riguarda-to il campo dell’assistenza sociale e si ètrascurato il campo della conservazionedella natura. Eppure anche tale attività è“solidarietà sociale” sia pure indirettamen-te. Infatti: se uno si occupa della buonasalute della natura, favorisce il migliora-mento dell’ambiente in cui vivono tanti“fratelli” vicini e lontani, li fa stare meglio equindi compie un’azione di solidarietàverso di loro.

    Maria Luisa Righi

    Conferenza sul volontariato

    U

    ATTUALITÀ

  • NATALE IN POESIA

  • La nostra attivitàCONFERENZE AL MUSEO

    Il Gruppo Naturalistico della Brianzain collaborazione con il Museo di Storia Naturale di Milano

    organizza un ciclo di incontri

    L’UOMO E .... LE SUE DOTI SENSORIALIindispensabili nella scelta dei prodotti naturali

    La Natura ha generosamente fornito all’uomo i suoi prodotti; la ricerca e le nuove tecnologie ci hanno per-messo una conoscenza più approfondita di essi; ma, nel momento della scelta, l’uomo fa uso dei suoi sensi,particolarmente affinati in alcune persone.

    Sabato 16 dicembre 2006 - ore 15: Olio da oliva: un protagonista sulla nostra tavolaGino CellettiAssaggiatore nazionale Professionista olio da oliva

    Sabato 13 gennaio 2007 - ore 15: La birra di qualitàPaolo PolliPresidente dell’Associazione degustatori birra

    Sabato 27 gennaio 2007 - ore 15: La lunga via del caffèGianni NoraClassificatore e degustatore di caffè

    Sabato 17 febbraio 2007 - ore 15: L’arte della preparazione e degustazione del tè nel mondoBarbara SighieriEsperta del tè e delle sue tradizioni

    Sabato 10 marzo 2007 - ore 15: La produzione e l’analisi sensoriale del mieleEmilio MandelliVicepresidente Associazione Produttori ApisticiProvincia di Milano - Sommelier del miele.

    Tutti gli incontri si svolgeranno presso l’Aula Magna delMuseo Civico di Storia Naturale di Milano

    Corso Venezia, 55 - 20121 Milano - Info: 02.88463280

    Mezzi pubblici: MM1 Palestro; Tram 9, 29, 30 e Passante Ferroviario P.ta VeneziaL’ingresso è libero

    INVITIAMO I SOCI E GLI AMICI DELLA NATURA A PARTECIPARE NUMEROSI!

  • PROGRAMMA 2007Ed anche il 2006 è trascorso con alti e bassi, ma in sostanza il “piatto forte” (= Basilicata) mi pare non abbia causato“mugugni” significativi, tranne… da parte di chi alle uscite non ha partecipato!Ma già accontentare tutti è come la storia dell’asino, del padre e del figlio.Pensiamo ora al 2007 dove ho inserito una destinazione cancellata nel 2006 per eventi meteo:

    ✰ Domenica 22 Aprile VARESE LIGUREPoiché la “full immersion” nella Natura alle Capanne di Cosola nell’Oltrepò Pavese ha riscontrato notevole apprezzamentoda parte dei partecipanti, ho pensato di ripeterla in un luogo diverso, abbinandovi una visita a qualche struttura locale percapire il significato di certificazione ambientale, descrittaci in una Conferenza al Museo di Storia Naturale di Milano dalsindaco di Varese Ligure e di cui si è parlato nel n. 2 di Natura e Civiltà. Potrebbe essere un’occasione favorevole per unirel’utile al dilettevole.

    ✰ Venerdì 18 / Lunedì 21 Maggio TOSCANAUn giro di 4 giorni visitando Garfagnana e Lunigiana, con visite guidate a Pontremoli e Lucca, potrebbe essere l’occasionepropizia per andare alla scoperta di nuove località (Fivizzano, Colonnata, Castelnuovo ne’Monti, ecc) non viste in eventualiprecedenti uscite fatte in quei luoghi dal nostro Gruppo.La scelta del mese di Maggio non è casuale, ma con lo scopo ben preciso di poter effettuare in Settembre l’uscita nel Mon-ferrato, non disgiunto da quello di poter godere della fioritura primaverile, che sulle colline toscane è oltremodo generosa.

    ✰ Domenica 17 Giugno VALMASINOMi è spiaciuto aver dovuto rinunciare alla Valmasino, ma la neve tardiva (e forse il periodo troppo precoce previsto perl’uscita) mi hanno costretto a dirottare su Capanne di Cosola, tutto sommato surrogato alquanto soddisfacente. Speria-mo che la data scelta sia in accordo con gli eventi meteorologici.

    ✰ Sabato 22 / Lunedì 24 Settembre MONFERRATO (Rocca Grimalda)Tornando indietro con la memoria all’Uscita in Val di Non dell’Ottobre 2004, e prima di tornare ad una “castagnata” (mastatene certi che non è stata dimenticata ed in un prossimo futuro sarà senz’altro una nostra meta) ho avuto l’offerta daparte di una nostra Consocia di essere coadiuvato nell’organizzare un’Uscita per andare a raccogliere qualche grappolod’uva nelle vigne delle Alte Langhe.Ciò è possibile solo nel periodo prescelto per questo scopo: ed è per questo che ho optato per la seconda metà di Maggioper effettuare l’Uscita di più giorni, e, visto il lasso di tempo impiegato in Maggio, ho pensato di “allungare” la nostra per-manenza in una zona, anche se da noi già visitata, quasi dimenticata nei nostri ricordi per il lungo tempo trascorso, e nontutta visitata.E così, come in occasione della memorabile raccolta delle mele, si potrà avere più agio nel recarci tra le vigne e visitarequalcosa nei dintorni.

    PRANZO SOCIALE (in data e località da stabilire)

    Come al solito date ed eventi qui descritti sono passibili di variazioni, che comunque saranno comunicate in tempo utilea tutti gli interessati.

    La partecipazione alle iniziative descritte è aperta anche a simpatizzanti del nostro Gruppo, che possono mettersi in contatto colsottoscritto (039 - 202.58.39) ogni giorno, escluso sabato e festivi, dalle ore 19.00 alle ore 20.00.

    Le nostre uscite sul territorioa cura di Giorgio Ferrero

  • Campagna iscrizioni 2007al Gruppo Naturalistico della Brianza

    Qui allegato trovate il modulo di Conto Corrente postale da utilizzare per iscriversi oper rinnovare l’iscrizione al nostro Gruppo per il prossimo 2007. Come vedete, nono-stante gli aumentati costi di gestione dell’Associazione, le quote sono rimaste inva-riate.

    Socio ordinario 25 €Socio giovane (fino a 20 anni) 15 €Socio familiare (se convivente) 10 €Socio sostenitore 40 €Socio benemerito da 80 €Adesione speciale G.E.V. 10 €

    Avete dei grandi o piccoli amici innamorati della Natura?In occasione delle prossime feste, regalate loro una iscrizione al nostro Gruppo.

    Vi ricorderanno tutto l’anno ricevendo Natura e Civiltàe farete più grande e attiva la nostra famiglia.

    Tutti i soci presentatori verranno premiati con un minerale da collezione o con un libro sulla Natura.

    SommarioEditoriale - La Valle Albano............................................................................................................... 85Geomorfologia e idrografia - Silvia Confalonieri.................................................................... 86La vegetazione - Silvia Confalonieri............................................................................................... 88La fauna - Silvia Confalonieri .......................................................................................................... 89Agricoltura, Commercio e Pastorizia - Silvia Confalonieri .................................................. 90Le costruzioni tipiche - Silvia Confalonieri ................................................................................ 92Il dialetto particolare e una storia lontana - Silvia Confalonieri ..................................... 95Il Passo di San Jorio nelle tradizioni.... - Silvia Confalonieri ............................................... 96Le leggende valligiane - Silvia Confalonieri .............................................................................. 97Il Parco e il Laboratorio della Valle Albano - Attilio Selva ................................................... 98Il tubo: una fama immeritata - Umberto Guzzi.......................................................................100L’impronta ecologica - Giovanni Guzzi........................................................................................102Il parco dell’anfiteatro. L’Antiquarium “Alda Levi” - Maria Luisa Righi..........................105Ritorna la Milano col cuore in mano - Jole Celani.................................................................107Conferenza sul volontariato - Maria Luisa Righi ....................................................................109Natale in poesia - Stefano Fedeli ................................................................................................... 110La nostra attività ................................................................................................................................... 111Le nostre uscite sul territorio - Giorgio Ferrero .......................................................................112Le nostre iniziative ....................................................................................................... terza copertina

    ANNO XLIII - N. 4OTTOBRE-NOVEMBRE-DICEMBRE 2006

    La Redazione ringrazia sentitamente Silvia Confalonieri e l’Università dell’Insubria, Facoltà diScienze Matematiche, Fisiche e Naturali, sede di Como, nelle persone dei Prof. Ezio Vaccari eAdriano Martinoli per la gentile collaborazione a questo numero di “Natura e Civiltà”.

  • on lo spirito di sempre e con lo scopo di far emergere gli aspetti positivi della vita in cittàstiamo preparando il programma per il 2007; ne daremo notizia mediante il Foglio notizie.

    Riteniamo importanti questi incontri perché sono occasione per incontrarci; così si tiene saldo ilsottile ma robusto filo che unisce i soci del Gruppo Naturalistico della Brianza.

    Iole (02.3554502) oppure Riccardo (02.6464912) sono sempre disponibili per maggiori informa-zioni; un appello particolare a coloro che non sono ancora intervenuti ai nostri incontri: fatevisentire e partecipate; sentirete di far parte di una grande famiglia!

    C

    LE NOSTRE INIZIATIVE

    Vogliamo ricordare ai nostri soci e simpatizzanti che continuano gli incontri:

    Gli Incontri Lariani per l’anno 2007 sono fissati, come di consueto, in aprile), giugno e otto-bre, con escursioni nel Triangolo Lariano, nella territorio comasco e lecchese.Per esigenze organizzative non si può essere al momento più precisi. Tutte le informazioni saranno fornite di volta in volta sul “Foglio Notizie” e per telefono a chine faccia richiesta.

    Per informazioni: Sbezzi 031.28.16.88.

    Incontri lariani

    Questo numero di “Natura e Civiltà” è stato realizzato con il contributodella Provincia di Como, Assessorato Cultura.

    Ricordiamo che ai sensi della legge 196/03 le informazioni fornite sono raccolte e trattate per lesole attività del Gruppo Naturalistico della Brianza – ONLUS. In ogni momento potrete rivolgervial GNB Onlus per consultare, modificare, oppure opporvi al trattamento dei dati.

    Milano: come funziona la città