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12/04/2015 Guai a me se non predico l’Evangelo – 1 Cor. 9:16 Past. Rosario Mascari Intervento di Giuseppe Cantello (Porte Aperte) Molti cristiani sono vittime di accuse e persecuzioni a causa del loro credo. Ciò che per noi è scontato o banalmente racchiuso nel concetto di “routine”, come la manifestazione della propria fede o l’atto stesso di recarsi in chiesa la domenica, è motivo di sofferenza e tribolazione per molti nostri fratelli sparsi per il Globo. La missione Porte Aperte, attiva da sessant’anni nei luoghi connotati da maggiore oppressione verso il cristianesimo (attualmente presente in più di sessanta paesi), ha stilato la “WWList 2015”: classifica dei cinquanta paesi maggiormente colpiti da feroci persecuzioni. Al primo posto del ranking mondiale vi è la Corea del Nord, paese in cui amare Dio, specialmente predicare il Vangelo, è considerato un reato pagato dai cristiani a caro prezzo. Tra le pene più comuni si annovera la reclusione in campi di lavoro forzato nei quali uomini e donne perdono la loro vita a causa dell’assenza di beni di prima necessità. La richiesta più diffusa dai cristiani perseguitati è quella di essere sostenuti attraverso l’arma più efficace di cui i figli di Dio dispongono: la preghiera. La chiesa odierna è affetta da “autismo spirituale”, è necessario che essa esca ad adempiere il compito che Gesù ha lasciato, ovvero quello di predicare il Vangelo. Infatti, se io predico l'evangelo, non ho nulla da gloriarmi, poiché è una necessità che mi è imposta; e guai a me se non predico l'evangelo!” (1 Corinzi 9:16). Nonostante Dio non imponga mai ai Suoi figli la Sua

Guai a me se non predico l’Evangelo – 1 Cor. 9:16

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Past. Rosario Mascari Intervento di Giuseppe Cantello (Porte Aperte)

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Page 1: Guai a me se non predico l’Evangelo – 1 Cor. 9:16

12/04/2015

Guai a me se non predico l’Evangelo – 1 Cor. 9:16

Past. Rosario Mascari

Intervento di Giuseppe Cantello (Porte Aperte)

Molti cristiani sono vittime di accuse e persecuzioni a causa del loro credo. Ciò che per noi è scontato o

banalmente racchiuso nel concetto di “routine”, come la manifestazione della propria fede o l’atto stesso di

recarsi in chiesa la domenica, è motivo di sofferenza e tribolazione per molti nostri fratelli sparsi per il

Globo.

La missione Porte Aperte, attiva da sessant’anni nei luoghi connotati da maggiore oppressione verso il

cristianesimo (attualmente presente in più di sessanta paesi), ha stilato la “WWList 2015”: classifica dei

cinquanta paesi maggiormente colpiti da feroci persecuzioni.

Al primo posto del ranking mondiale vi è la Corea del Nord, paese in cui amare Dio, specialmente predicare

il Vangelo, è considerato un reato pagato dai cristiani a caro prezzo. Tra le pene più comuni si annovera la

reclusione in campi di lavoro forzato nei quali uomini e donne perdono la loro vita a causa dell’assenza di

beni di prima necessità.

La richiesta più diffusa dai cristiani perseguitati è quella di essere sostenuti attraverso l’arma più efficace di

cui i figli di Dio dispongono: la preghiera.

La chiesa odierna è affetta da “autismo spirituale”, è necessario che essa esca ad adempiere il compito che

Gesù ha lasciato, ovvero quello di predicare il Vangelo.

“Infatti, se io predico l'evangelo, non ho nulla da gloriarmi, poiché è una necessità che mi è imposta; e guai

a me se non predico l'evangelo!” (1 Corinzi 9:16). Nonostante Dio non imponga mai ai Suoi figli la Sua

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volontà, ma li lasci liberi di decidere come agire, nell’epistola ai Corinzi l’apostolo Paolo ci esorta, ci

costringe a predicare il Vangelo.

“Libera quelli che sono trascinati verso la morte e trattieni quelli che sono portati al macello. Se dici: «Ecco,

noi non lo sapevamo». Colui che pesa i cuori non lo vede? Colui che custodisce la tua anima non lo sa forse?

Egli renderà a ciascuno secondo le sue opere” (Proverbi 24:11-12). Il mondo si sta spingendo verso la fine e

la Chiesa di Cristo ha il dovere di predicare il Vangelo dovunque, comunque ed a chiunque. L’urgenza della

predicazione è divenuta, ormai, lampante. Non è crogiolarci nell’autocommiserazione ciò a cui siamo stati

chiamati ma a liberare coloro che sono uncinati e trascinati contro la loro volontà. La salvezza è per grazia

ma quando saremo alla presenza di Dio, Egli stesso ci interrogherà su come abbiamo amministrato ciò che

Lui ci ha donato: energie, capitali etc. L’indifferenza dei cristiani è tra le più potenti armi di Satana.

Come affermò Pascal, “nel cuore di ogni uomo c’è un vuoto che ha la forma di Dio”.