Guido Kirner - Politica, Patronage e Scambio Di Doni

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  • 7/25/2019 Guido Kirner - Politica, Patronage e Scambio Di Doni

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    Scienza & Politica, 30, 2004

    I.

    Lo scandalo , in primo luogo, un fatto di natura politica, chesi sottrae a concetti e a processi giuridici, scrive Josef Isensee inriferimento alla questione dei finanziamenti illeciti della CDU,indignandosi, pertanto, di fronte al parossistico profluvio di pa-role speso nel fervore politico del momento da moralistici pro-fani del diritto. Lindignazione del costituzionalista sembra tro-vare conferma nel fatto che alcuni avvenimenti, che nel pubblicodibattito erano e restano esposti al sospetto di corruzione, nonsono stati sanzionati da pronunce giudiziali, come ci si sarebbepotuto aspettare da profani del diritto sulla base del grado discandalismo dei media. Dal punto di vista giuridico, non di radoil problema consiste nel tentativo di dimostrare linfluenza im-mediata di manovre poco trasparenti sulle decisioni politiche,che permettano di riconoscere un palese abuso della carica poli-tica nelluso o di mezzi privati per larricchimento politico (peresempio del partito) o di fondi pubblici per larricchimento pri-vato. Probabilmente, comunque, alla base del fervore di questiprofani del diritto c inoltre una fonte giuridica, riconosciutaanche dai giuristi, che, a causa della sua vaghezza, gioca un ruoloormai solo marginale nella moderna prassi giuridica: il cosiddet-to senso comune del diritto. Vale qui la pena considerare, infatti,che pu esistere un giustificato senso della corruzione di fronte acerte pratiche politiche che non sono sottoponibili a procedi-mento giuridico o che diventano comprensibili solo abbando-nando il modo di pensare giuridico. Tale senso del diritto assume

    Politica, patronagee scambio di doniPer larcheologia dei rapporti sociali

    premoderni nella politicadelle societ moderne*

    Guido O. Kirner

    * Traduzione di Adelchi Marranconi.

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    significato politico proprio perch evidenzia un potenziale iatotra legalit e legittimit.

    In tali casi si potrebbe continuare i media assumono la lorospecifica funzione politica di quarto potere, nella misura in cuine venga assolutamente garantita lindipendenza. Nel caso di so-spetta corruzione di politici, essi rappresentano la vigile opinionepubblica e formulano, in rappresentanza dei cittadini, le loroaspettative politiche. Fanno il lavoro di igiene politica, per esem-

    pio, provocando le dimissioni da una carica, denunciando comescandalose determinate pratiche politiche, nei confronti delle qualii mezzi di sanzione giuridica ovvero i meccanismi istituzionalizzatidi controllo rischiano di fallire. Non di rado, tuttavia, anche i me-dia non ottengono nulla (per esempio quando uno scandalo vieneinsabbiato), cosicch lecito domandarsi se essi vadano oltre lacondizione del fervore moralistico. A questo riguardo essi si servo-no di una semantica confusa alla quale mancano non tanto le pa-role, quanto piuttosto i concetti nel quadro di un modello analiti-co in grado di rendere plausibili le loro aspettative normative dicomportamento

    Questo diventa evidente quando il dibattito scandalistico con-trassegnato da concetti il cui significato immediatamente palesea tutti, ma la cui precisa comprensione tuttaltro che chiara. Si

    pensi a espressioni quali consociativismo, cricca, combriccole, feu-dalesimo di partito, clientelismo o gestione patriarcale del potere operfino rapporti bizantini. La concettualit fluttuante mostra chetali espressioni non sono collegate ad alcuna precisa rappresenta-zione, ma esprimono piuttosto il relitto di una comprensione delloStato e della politica segnata dallottimismo progressista, nel qualei disturbi funzionali del sistema politico, assunti come temporanei,si perdono in un opaco discorso di disagio. Vengono utilizzaticoncetti che nella loro autocomprensione emancipatoria dello Sta-to e della politica denunciano un distanziamento dalle precedentiepoche storiche, le cui regole del gioco si credono superate dallarazionalit dello Stato-istituzione e dalla moderna democrazia del-lo Stato di diritto. Il pi delle volte questi dibattiti rischiano disfociare nella mera constatazione di un bisogno di riordino morale

    o di regolamentazione giuridica ancor prima che sia chiaro cosageneri veramente lo scandalo, quali siano le modalit con cui ope-rano le pratiche scandalose e quali conseguenze ci eserciti sullau-tocomprensione della politica e della statualit moderne. Nel vuo-to che si instaura tra procedimenti giuridici e retorica scandalisticadei media chiamata in causa la scienza politica. A essa spetta ilcompito di approntare modelli neutrali per la comprensione anali-tica di relazioni politicamente rilevanti che non dipendano da spo-

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    radiche fasi scandalistiche e che non siano basate su una semanticamoralistica della corruzione1.

    Un modello generalizzato di scienza sociale costruito in manieraidealtipica a partire dalla relazione patrono-cliente e dello scambiodi doni potrebbe arricchire la letteratura. Con questo modello, in-fatti, si potrebbero ricostruire e analizzare le strutture decisionali ele tecniche di esercizio del potere, la cui rilevanza pratica per gliattuali attori politici assai pi grande di quanto non facciano

    supporre le esposizioni politologiche. Le trattazioni sulla corruzio-ne, il pi delle volte, hanno infatti una prospettiva circoscritta allapunta delliceberg e si rivelano incapaci di cogliere il problema del-lefficacia delle sottostanti strutture di potere. La ragione sta pro-babilmente nel fatto che le esposizioni politologiche sono ancoratroppo orientate verso determinate interpretazioni razionalisticheproprie del diritto e delle scienze economiche e si preoccupano an-cora troppo poco dellintegrazione di modelli caratteristici dellan-tropologia sociale e culturale, in quanto i loro cataloghi concettua-li non collimano con la natura intrinseca del dibattito attuale sullapolitologia, sia da un punto di vista della teoria della modernizza-zione, sia da un punto di vista evoluzionistico.

    Inoltre un modello basato sulle caratteristiche dello scambio didoni e della relazione patrono-cliente si presta a fare da cartina di

    tornasole delle aspettative normative di comportamento nei con-fronti degli attuali attori politici non solamente a livello diacroni-co, ma anche al livello sincronico. Per la scienza sociale interessataalla storia e allantropologia i caratteri della relazione patrono-cliente e dello scambio di doni si sono dimostrati categorie analiti-che fruttuose nello studio delle relazioni sociali nelle societ tradi-zionali. Anche nella teoria sociologica essi hanno avuto un certoruolo, sebbene spesso ai margini di macroprospettive fondate sualtri postulati. Alcune riflessioni di Pierre Bourdieu, di WolfgangSofsky, di Reiner Paris e di Niklas Luhmann hanno mostrato diavere un potenziale intrinseco dirompente (anche per quel che ri-guarda i moderni sistemi politici), che nelle scienze politiche non stato ancora sufficientemente preso in considerazione.

    Vorrei ora sviluppare il discorso in pi punti, mettendo in luce il

    potenziale analitico della relazione patrono-cliente (e dello scam-bio di doni) nonch la sua rilevanza per il moderno sistema politi-

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    1 A questo proposito, sul tema della bigotteria politica cfr H. MNKLER, DasEthos der Demokratie. ber Ehre, Ehrlichkeit, Lgen und Karrieren in der Politik, inPolitische Vierteljahresschrift 41, 2000, pp. 302-315, spec. p. 303: lautore stes-so fa riferimento alla tradizione di pensiero repubblicana e sottolinea come deter-minate crisi o scandali politici possano aprire la strada a riforme e a un rinnova-mento della collettivit.

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    co. Lesposizione avr dunque innanzitutto bisogno di caratteri de-finitori centrali che, nel loro insieme, possano fungere da categoriefondamentali di un modello idealtipico (II). Affinch se ne possamostrare la rilevanza anche per quanto riguarda i moderni sistemipolitici, sar quindi necessario mostrare limpiego del modello inrelazione al problema continuit-discontinuit nel confronto trasociet premoderne e societ moderne (III). La problematica stori-ca delladattabilit del modello costituisce un tema ulteriore, ma la

    sua rilevanza per il moderno sistema politico verr esposta su tresingoli piani (IV): in primo luogo sulla scorta di singoli esempiconcreti, successivamente sul piano generale del sistema dei partitie infine per quanto riguarda quelle implicazioni sociali generali ri-ferite a specifiche modalit di inclusione/esclusione e al loro signi-ficato politico. Nellultima parte (V) le possibili conseguenze chediscendono dalle esposizioni precedenti verranno nuovamente dis-cusse in relazione alla comprensione attuale dello Stato e della po-litica.

    II.

    Structure without life is dead. But life without structure is unseen(John Cage). Cosa sono quindi i rapporti sociali patrono-cliente ein che cosa consiste lo scambio di doni? Anche se i caratteri strut-

    turali di entrambi questi modelli si sovrappongono, vorrei inizial-mente evitare di affrontarli congiuntamente, perch partono dadue situazioni fondamentalmente differenti: il modello patrono-cliente implica una disparit sociale che non necessariamentesottesa allo scambio di doni. Il modello patrono-cliente sembradunque essere maggiormente caratteristico di quelle relazioni chehanno luogo verticalmente, mentre il modello espresso dalloscambio di doni proprio soprattutto di una prospettiva orizzon-tale. Se si volesse evitare di utilizzare le caratterizzazioni del rap-porto patrono-cliente e quella dello scambio di doni in alternativasi potrebbe ricorrere a modelli di amicizia strumentale di naturaasimmetrica o simmetrica. Bisogna tuttavia tenere ben presenteche essi tendono a occultare il loro carattere strumentale (relazionefine/mezzo). Inoltre basilare, per entrambe le relazioni, il fattoche non astraggano dallo status della persona, mentre ci che in-fluenza lo status e il prestigio sociale pu variare a seconda delle-poca e della forma di societ. Questo si chiarir pi avanti, quan-do se ne illustreranno le singole caratteristiche.

    Come base di partenza pu essere utile la seguente definizioneessenziale di rapporto patrono-cliente2: si tratta, a tal riguardo, di

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    2 Cfr. tra gli altri J. BOISSEVAIN, Friends of Friends: Manipulator and Coalitions,

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    una relazione di scambiopersonale, duratura, asimmetricae recipro-ca.

    personaleperch non costituisce un rapporto astratto giuridi-co-contrattuale o burocraticamente istituzionalizzato, e si fondasulla conoscenza personale e sul riconoscimento dei rispettivi ruolie dello status delle persone coinvolte.

    Si tratta di una relazione asimmetrica, perch non viene fattaastrazione, come invece avviene nel contratto moderno dal diverso

    status sociale, dal divario nella posizione nella societ e dalla diffe-renza di potere delle persone. Il prestigio sociale di queste ultime, al contrario, una componente essenziale (e una risorsa) della re-lazione di scambio.

    Si tratta di un rapporto reciproco, nel quale ha luogo uno scam-bio di risorse materiali o immateriali (per esempio lealt, fedelt)fondato sulla reciprocit. Anche il patrono socialmente pi poten-te ottiene qualcosa, se riesce a legare a s una clientela, per esem-pio un seguito fedele e una ostentazione di stima e potere nellospazio pubblico. La parte socialmente pi debole ottiene invecelaccesso a risorse, che, senza la presenza del patrono, gli sarebberoinaccessibili (protezione, sicurezza, posto di lavoro etc.).

    infine importante la durata della relazione sociale. Essa ha ori-gine nel fatto che le prestazioni scambiate possono essere di natura

    cos diversa da non sottostare a un parametro unitario di calcolo(come per esempio il denaro il che non significa che non ci siadenaro in gioco) e, conseguentemente, non possono mai conside-rarsi completamente contraccambiate. Da questa sorta di perennebilancio in spareggio tra le prestazioni scaturiscono un reciprocosenso di obbligazione e la probabilit che lo scambio si ripeta. Ladurata costituisce un carattere importante anche per il fatto che inquesto rapporto di obbligazioni personali una controprestazionepu essere effettuata o richiesta solo dopo un intervallo di tempoindeterminato.

    Questi dunque i caratteri fondamentali che definiscono il rap-

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    Oxford 1974; S. N. EISENSTADT, Some Analytical Approaches to the Study of Patro-

    nage, in V. BURKOLTER (ed), The Patronage System, Basel 1976, pp. VII-XII; E.GELLNER, Patrons and Clients, in E. GELLNER -J WATERBURY (edd), Patrons andClients in Mediterranean Societies, London 1977, pp. 1-6; S. N. EISENSTADT - L.RONINGER (edd), Patrons, Clients and Friends. Interpersonal Relations and theStructure of Trust in Society, Cambridge 1984; R. P. SALLER, Personal Patronage un-der the Early Empire, Cambridge 1982; S. W. SCHMIDT et al. (edd), Friends, Follo-wers and Factions. A Reader in Political Clientelism, Berkeley 1977; A. WALLACE-HADRILL, Patronage in Ancient Society, London and New York 1989. Per ulterioririferimenti bibliografici cfr. N. LUHMANN, Die Gesellschaft der Gesellschaft, Frank-furt a. M. 1997, pp. 716 ss.

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    porto patrono-cliente. Sono per necessarie ancora alcune chiarifi-cazioni.

    Le relazioni patrono-cliente sono complesse da osservare perchle persone coinvolte possono far parte di reti di dipendenza o di so-lidariet in reciproca concorrenza; sicch qualcuno pu essere patro-no di alcuni clienti e contemporaneamente cliente di un altro pa-trono: i ruoli possono quindi cumularsi. Al tempo stesso occorrenon dimenticare il ruolo dellintermediario, che permette ai clienti

    di accedere alle risorse di un patrono o viceversa a un patrono diprocurarsi clienti. Per questa funzione di mediazione (che daltraparte pu essere parallela al ruolo di un patrono o dei clienti o dientrambi) nella ricerca anglosassone stato introdotto il concettodi broker. Se si traspone questo modello su scala macrostrutturale,diviene chiaro che noi non abbiamo a che fare con un modello direlazione sociale ordinato univocamente in senso gerarchico (comeper esempio nel caso di un organigramma delle amministrazioni),ma piuttosto con un inestricabile intreccio di reti di persone.

    Anche da un punto di vista retorico e semantico le relazioni pa-trono-cliente sono difficili da cogliere, in primo luogo perch pro-prio una delle sue caratteristiche fondamentali, lasimmetria socia-le, spesso occultata dallutilizzo di una terminologia dellamiciziae da declinazioni della virt. Laspetto delloccultamento sta pro-

    prio nel fatto che, basandosi su quella terminologia, essa non di-stinguibile da una relazione simmetrica di amicizia, il che nelle so-ciet di status possibile solo tra persone dello stesso rango. En-trambi si servono, nellambito di una discreta forma di socialit diun linguaggio damicizia, di un legame personale e di un ricono-scimento meritocratico. In genere le relazioni patrono-cliente ope-rano con una semantica di reciproca benevolenza e disponibilit,non con una semantica della grazia unilaterale o dellesercizio po-tenziale di potere.

    Veniamo ora allo scambio di doni3. Anche in questo caso, comeindica la parola stessa, si tratta di una relazione di scambio; anchequi ha un ruolo decisivo il carattere del bilancio di prestazioni inspareggio; e anche qui non si fa astrazione dalla persona, bens sistrutturano e si riproducono le posizioni degli interessati attraver-

    so meccanismi di ridistribuzione. La reciprocit degli atti di scam-

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    3 Per il locus classicusdi descrizione dello scambio di doni cfr. B. MALINOWSKI,Argonauten des westlichen Pazifik (1922), Frankfurt a. M. 1979, al quale hannofatto ripetutamente riferimento teorici come Karl Polanyi, che ha fornito impor-tanti contributi anche a Mauss per il suo Essai sur le don (1925). Questultima ri-mane lopera pi importante a cui fare riferimento per lo studio dello scambio didoni; a tal riguardo cfr. M. GODELIER, Das Rtsel der Gabe. Geld, Geschenke, heili-

    ge Objekte, Mnchen 1999.

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    bio implica, secondo Marcel Mauss, il loro collocamento in isti-tuzioni sociali complessive (fait social total) e investe lesistenzadelle persone coinvolte nella sua interezza e non solo dal punto divisto del suo ruolo formale. Sebbene le cerimonie e i rituali magi-ci, che influenzano la vita di una societ tradizionale, abbiano inquesto caso un ruolo pi importante di quello che rivestono nellerelazioni patrono-cliente, anche nello scambio di doni le strategiedi occultamento rivestono un loro ruolo.

    Cos come le relazioni patrono-cliente possono essere distintedalle moderne relazioni contrattuali, anche lo scambio di doni sidifferenzia dal moderno scambio di merci. Per il mantenimentodel sistema di scambio di doni e della relativa aspettativa di uncontro-dono adeguato la valutazione non avviene in base a criteridi razionalit economica, e non potrebbe nemmeno essere cos.Detto in breve si pu affermare che mentre le relazioni patrono-cliente si sottraggono alla razionalit giuridica del contratto for-male, lo scambio di doni si sottrae alla razionalit capitalistica del-lo scambio di merci. A differenza dello scambio capitalistico dimerci, in cui le merci vengono scambiate indipendentemente dalprestigio sociale delle persone coinvolte mediante un prezzoespresso in denaro, lo scambio di doni circoscrive processi in cuiqualcosa viene dato, senza alienare veramente il dono, poich in

    esso rimane sempre qualcosa una sorta di diritto spirituale du-sufrutto della persona del donatore. Da ci si origina un senti-mento personale di obbligazione a ricambiare con un contro-donopi o meno dello stesso valore, senza che tuttavia il debito possavenire in questo modo estinto. Il debito non sar mai estinto per-ch a sua volta il contro-dono genera un senso di obbligazione ecos via. Attraverso questo indebitamento e questa dipendenza re-ciproci i singoli, i gruppi, i clans o le famiglie riproducono le lororelazioni sociali e consolidano i propri legami nelle societ tradi-zionali4. A differenza che nello scambio mercantile due punti sonoqui importanti: il consapevole disconoscimento dellobiettivo del-lo scambio e, conseguentemente, lintervallo temporale che inter-corre tra dono e contro-dono. Nello scambio di doni non devemai aversi limpressione che si tratti veramente di una contropre-

    stazione; invece necessario tenere in piedi la finzione che si trat-tarsi tratti in realt solo dellofferta di un dono come se fosseun regalo. Pierre Bourdieu, in particolar modo, ha elaborato lim-portanza del ritardo temporale nellatto di scambio insieme al ta-b di unesplicita formulazione del fine dello scambio quale crite-rio dello scambio di doni, e ha constatato che entrambe queste ca-

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    4 M. GODELIER, Das Rtsel der Gabe, cit., pp. 102-104.

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    ratteristiche si sottraggono alla razionalit rispetto allo scopo deldo ut des5.

    Anche per quanto riguarda le relazioni patrono-cliente si pusostenere, a mio avviso, che esse funzionano al meglio quando gliinteressati inizialmente non esprimono in alcun modo quali con-crete obbligazioni si aspettano, n i tempi e le modalit delle loroaspettative, che vanno invece tacitamente soddisfatte al momentogiusto in caso di bisogno, in apparenza come se fosse una cosa ov-

    via. Per certi versi, lo scambio di doni parte essenziale della rela-zione patrono-cliente, nella misura in cui i reciproci atti di scam-bio di risorse materiali o immateriali avvengono secondo le moda-lit proprie dello scambio di doni e non di merci. In una prospet-tiva idealtipica credo che sia opportuno distinguere lo scambio didoni dalla relazione patrono-cliente soltanto per il fatto che nel se-condo necessario presupporre una concreta (per quanto occulta-ta) disparit di potere sociale il che non vale il primo.

    III.

    evidente che in questa sede non sar possibile analizzare inmaniera esaustiva lo sfondo culturale e storico-sociale nellambitodel quale le relazioni patrono-cliente e dello scambio di doni ac-quistano il loro specifico significato. Nelle societ di status tradi-

    zionali, premoderne o primitive, queste relazioni non costitui-scono in modo alcuno un fenomeno scandaloso, bens una formanecessaria e generalmente accettata di relazione sociale. Per la stra-grande maggioranza dei socialmente deboli, il fatto di divenireclientela di un patrono rappresenta semplicemente la possibilit dicautelarsi contro i normali rischi della vita e in assenza della bu-rocrazia dello Stato sociale e delle garanzie sociali dello Stato di di-ritto di tutelarsi da violazioni arbitrarie della propria persona daparte dei socialmente potenti. Per il patrono, invece, ci comportainnanzitutto la chancedi accumulare un certo potere sociale su diunampia clientela e di rappresentarlo nello spazio pubblico. Unasimile valenza riscontrabile anche nel prestigio del dono che,in egual modo, fa sorgere, stabilizza e rappresenta i legami sociali.

    Allinterno dello Stato di diritto democratico e assistenziale, im-prontato allindividualismo e che si orienta pi sulla base di criteridi prestazione che di status o di prestigio sociali, le relazioni patro-no-cliente e di scambio di doni sembrano essere al contrario per-

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    5 Cfr. P. BOURDIEU, Entwurf zu einer Theorie der Praxis, Frankfurt a. M. 1979,pp. 219-226; P. BOURDIEU, Sozialer Sinn. Kritik der theoretischen Vernunft, Frank-furt a. M. 1997, pp. 280-321; P. BOURDIEU, Praktische Vernunft. Zur Theorie desHandelns, Frankfurt a. M. 1998, pp. 163-172, 194-197; cfr. anche N. LUHMANN,Die Gesellschaft der Gesellschaft, cit., pp. 649-654.

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    cepite come corpi estranei. Per tale motivo esse vengono piuttostoassociate a culture delluomo diadico (per esempio le societ me-diterranee fondate sul senso dellonore). In tal caso si tratta di unmodello derivato dallantropologia culturale, le cui caratteristicheprincipali sono: una competizione (agonismo) quotidiana basatasullo status e sul prestigio sociali, intesa come un gioco a sommazero. Questa competizione per il diritto allonore e alla fama avvie-ne nel quadro della comunicazione sociale (e in ci anche simboli-

    ca) tra persone sotto legida del riconoscimento pubblico (stima,giudizio, approvazione), il quale rimane perci costantementeorientato alle specifiche aspettative normative di comportamentodegli altri, e, al tempo stesso, costituisce una gran parte dellidenti-t socio-strutturale.

    Sarebbe, tuttavia, troppo semplicistico dal punto di vista dellateoria della modernizzazione considerare queste relazioni nello svi-luppo storicofrom status to contract(Henry Summer Maine) comequalcosa di obsoleto o come relitto o problema residuale in re-lazione alle societ moderne. Questo imputabile soprattutto aquegli approcci che, sulla scia di Max Weber, tendono ad accen-tuare limportanza dello sviluppo del razionalismo occidentale.Il modello tratteggiato pocanzi si rivela essere un valido strumen-to di analisi delle relazioni patrono-cliente e dello scambio di doni

    anche nellodierna societ occidentale: nelle federazioni e nelle as-sociazioni, nel mondo del lavoro, nelle universit, nei partiti poli-tici, nei media, nelle cerchia di notabili etc. Diversamente dalle so-ciet tradizionali per esse non operano pi, metaforicamente par-lando, nel lato esteriore e visibile, ma in quello interno e nascosto;esse non emergono alla superficie dei discorsi ufficiali, bens allin-terno di pratiche quotidiane non ufficiali. Qui esse vengono a ri-empire quei vuoti dove la razionalit procedurale dello Stato-isti-tuzione legittimit attraverso la procedura (Luhmann) si ar-resta o viene elusa mediante il ricorso a pratiche informali. Si pupertanto parlare di tecniche occulte di esercizio di potere6 quandoi simboli, le cerimonie e i rituali sono scomparsi nelle modalit ti-

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    6

    Cfr. H. BLUHM, Zwischen insvisibler und visibler Macht. Machttheoretische Ve-rortungen politischer Korruption, in H. BLUHM - K. FISCHER (edd), Sichtbarkeitund Unsichtbarkeit der Macht. Theorien politischer Korruption, Baden-Baden 2002,pp. 167-194, spec. pp. 182 e ss; H. MNKLER, Die Visibilitt der Macht und dieStrategien der Machtvisibilisierung, in G. GHLER, Macht der ffentlichkeit- f-

    fentlichkeit der Macht, Baden-Baden 1995, pp. 213-230. Sul concetto di econo-mia nella visibilit dellesercizio del potere cfr. M. FOUCAULT, Sorvegliare e puni-re. Nascita della prigione(1975), Torino 1976; per i rapporti sociali ordinari cfr. E.GOFFMAN, Wir spielen alle Theater. Die Selbstdarstellung im Alltag, Mnchen undZrich 2002.

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    piche delle societ tradizionali e hanno perso il loro caratteretrionfale, e ciononostante come verr mostrato pi avanti corrispondenti strutture e pratiche di potere continuano a sussiste-re adattandosi a moderni rapporti sociali.

    Per lautocomprensione politica di societ moderne i rapportipatrono-cliente e dello scambio di doni sollevano due ordini diproblemi: in primo luogo essi tendono a eludere i limiti del siste-ma formalmente stabiliti, lesistenza dei quali strettamente con-

    nessa con lobbligo di trasparenza e con la possibilit di controllodegli attori politici. Per la comprensione politica della modernit essenziale per esempio la distinzione tra societ e Stato o tra sferapubblica e privata, nella misura in cui nellambito del loro recipro-co rapporto si verifica, nel passaggio dalluna allaltra, uno specifi-co mutamento qualitativo nella fiducia o sfiducia istituzionale neiconfronti della funzione dei ruoli (cittadino, politico, funzionariopubblico ecc.). Le relazioni patrono-cliente e dello scambio di do-ni, mediante la sovrapposizione di incarichi, pubblici impieghi eruoli, sono in grado di mandare in cortocircuito confini formal-mente stabiliti tra diverse istituzioni e organizzazioni e/o di stabili-re reti di rapporti che vanno al di l del sistema funzionale. Da unpunto di vista teorico-strutturale si pu parlare anche di forme diconnessione strutturale di sottosistemi o sistemi parziali funzional-

    mente diversificati che sono potenzialmente percepite come ille-gittime.Questo ha a che fare con un secondo aspetto della moderna au-

    tocomprensione politica (in contrasto con le tradizionali status so-cieties), ovvero con la pretesa di integrare nel sistema sociale, me-diante i diritti sociali e di difesa, tutti i membri della societ soloin quanto esseri umani e di farli partecipare in quanto cittadini alsistema politico parziale attraverso procedure formalizzate (eletto-rato passivo e attivo). I rapporti patrono-cliente e dello scambio didoni tendono a scavalcare questa logica dellinclusione totale,poich escludono formalmente (de jure) mediante pratiche infor-mali gli aventi diritto allinclusione, sottraendo in certa misura allibero mercato, ai procedimenti legali e ai meccanismi istituzionalidi controllo gli strumenti di inclusione (per esempio le pari op-

    portunit), mettendoli cos in discussione. In particolare, i dibatti-ti sulla corruzione possono essere intesi quale reazione al potenzia-le di esclusione di determinate pratiche, in cui viene oltrepassatauna soglia critica di accettazione7 da aspettative di comportamento

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    7 Hirschman mette in risalto la connessione tra percezione della corruzione e be-ne comune, cfr. A. O. HIRSCHMAN, Engagement und Enttuschung. ber dasSchwanken der Brger zwischen Privatwohl und Gemeinwohl, Frankfurt a. M.1988, p. 137.

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    formali ad aspettative informali, al limite di ambiti di funzionedifferenziati. Al di sotto di questa soglia di percezione, tuttavia, es-si non vengono sufficientemente presi in considerazione e politica-mente compresi nellambito delle societ occidentali8. Probabil-mente si tratta per di costanti fondamentali socio-antropologicheche possibile ridurre e controllare, solo in modo molto limitato,mediante arrangementsistituzionali formalmente regolati.

    Per tale motivo lapplicazione del modello sopra esposto va inte-

    so come strumento archeologico per prassi politiche che si crede-vano sepolte sotto le macerie storiche della genesi della statualitoccidentale moderna. Quando si parla di Stato di diritto demo-cratico liberale ci si crede normalmente emancipati dalle relazionipatrono-cliente e di scambio di doni, nonostante queste possanoessere ancora oggi dissepolte in svariati settori pratici e possanoquindi essere analizzate, per quanto in condizioni socialmente dif-ferenti. Esse, infatti, nellambito dellazione politica delle societoccidentali, non sono state semplicemente cancellate, ma, al con-trario, con lavvento del costituzionalismo e del liberalismo mo-derni sono state ricoperte in modo pi o meno riuscito da unostrato di arrangementsistituzionali facilmente rimuovibile, nonchdi modi di pensiero e di organizzazione burocratici ed economici aessi connessi. Al di sotto si trova un residuo archetpico, un ser-

    batoio di modi utili di agire che si sono sedimentati nel corsodei secoli o addirittura dei millenni, in quanto tecniche per la con-quista e la conservazione del potere, che, pur essendo in contrastocon il concetto stesso di modernit, costituiscono tuttavia un ele-mento ancora significativo della prassi politica. Il processo di slit-tamento da una struttura manifesta a una latente si riferisce per-tanto pi alla sua evidenza, e quindi al modo in cui percepita,che alla sua efficacia allinterno della societ. Ci verr ora espostosu tre piani analitici distinti: innanzitutto sulla scorta di singoliesempi concreti, quindi per quel che riguarda il sistema partitico,e infine riferendosi alle implicazioni sociali della loro modalit diinclusione/esclusione.

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    Luhmann, in Die Gesellschaft der Gesellschaft, cit., pp. 624-627, constata che lalogica dellinclusione totale nelle societ moderne (ovvero funzionalmente diffe-renziate) conduce a considerare come problemi residuali le loro esclusioni, senzaper mettere in discussione la loro stessa logica totalitaria. La loro semantica (inun certo senso la memoria ufficiale della societ) tematizzerebbe solo le condizionidi inclusione (per esempio: la pubblica assistenza, le pari opportunit, i diritti deicittadini etc.), presentando le esclusioni tuttal pi come segni di avvertimento,senza descriverle poi, con altrettanta accuratezza, come parte costitutiva della real-t sociale. Questo si riscontra ancora oggi nella palese trascuratezza della differen-ziazione inclusione/esclusione nella teoria sociologica.

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    IV.

    Innanzitutto prendiamo in considerazione un importanteesempio di relazioni patrono-cliente in Germania, di cui Richardvon Weizscker (lex-presidente della repubblica federale) ha for-nito uneccellente presentazione in un articolo giornalistico suHelmut Kohl. Sintetizzato in poche parole, viene detto che Hel-mut Kohl era al servizio di un partito, che a sua volta egli asservi-va al suo potere personale. A tale scopo questi si serviva di una re-

    te di alleati allinterno delle organizzazioni regionali; gli staff gliaprivano la via al potere; veniva richiesta la solidariet con il ver-tice, che era quindi ricompensata con candidature e cariche am-ministrative. In questa breve descrizione sono sorprendentementeriunite tutte le caratteristiche distintive della relazione patrono-cliente: in altre parole Helmut Kohl si potuto assicurare il pote-re esigendo (=prestazione del cliente) in un lungo arco temporale(=durata) nella sua qualit di presidente di partito e cancellierelealt e fedelt alla sua persona (=rapporto personale) da funzio-nari e membri di partito subordinati (=asimmetria), assicurandoin cambio (=reciprocit della relazione di scambio) cariche politi-che e ulteriori benefici (=prestazione patronale). In generale non lecito presumere che Kohl sia lunico politico a fare ricorso a ta-le tecnica di potere. Ci che lo contraddistingueva era piuttosto

    la perfezione e le dimensioni dellorganizzazione della rete patro-nale che lentit e la durata dei suoi incarichi gli permettevano.Situazioni non contraddistinte da una simile perfezione si mani-festano come tali soprattutto nella fase di avvicendamento di unincarico in posizioni di potere e nello specifico quando sono ca-ratterizzate da unincongruenza tra potere formale del nuovo ruo-lo acquisito e potere informale esercitato dal patrono sulla rete dipersone al suo servizio. Questo comporta che antichi obblighi difedelt e reti di favori sopravvivano alla lealt nei confronti, peresempio, di un precedente presidente di partito, provocando unconsiderevole disturbo alla disciplina di partito. Al contrario, lechancesdi assicurarsi una carica politica direttiva aumentano sicu-ramente nella misura in cui la candidatura e la conseguente ele-zione siano state assicurate mediante relazioni informali di per-sone.

    Veniamo ora ad altri avvenimenti che negli ultimi tempi sonodivenuti di dominio pubblico: alcuni politici (tedeschi) hannosfruttato la conoscenza di determinate personalit del mondodelleconomia per ottenere favori che non hanno contraccambia-to facendo ricorso al proprio patrimonio nonostante questi favo-ri non rientrassero direttamente nella sfera di competenza del lo-

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    ro incarico (non sempre facile distinguere); sia questo il casoche si siano fatti organizzare il matrimonio o altre festivit, cheabbiano utilizzato i jet delle aziende o fatto vacanze finanziate daimprenditori, che abbiano accettato mazzette in qualit di dona-zioni o abbiano ottenuto, dopo un maggior lasso di tempo, unaposizione ben retribuita al di fuori della politica. dunque evi-dente che pubblici ministeri e commissioni dinchiesta parla-mentari solo in rarissimi casi sono in grado di dimostrare unin-

    fluenza diretta su determinate scelte politiche. mia opinioneche questo risulti particolarmente difficile, quando si riscontrilesistenza delle caratteristiche distintive dello scambio di doni.Faccio riferimento a quei casi in cui lo scambio di determinatifavori tra elite economiche e politiche non avviene a condizionedi una controprestazione concreta, e le parti coinvolte possonoreciprocamente riconoscersi come persone di pari grado socialeper il fatto che appartengono a distinti sistemi funzionali. Anchein questo caso la finalit di un determinato dono o di unofferta(ovvero la controprestazione attesa) non viene apertamenteespressa, in quanto essa soggiace al tab della formulazione espli-cita; e anche in questo caso prestazione e controprestazione pos-sono essere separate da un arco temporale talmente lungo che di-venta impossibile comprovare lesistenza di una loro immediata

    connessione: nonostante ci si stabilisce un rapporto di vincolopersonale. Questo sembra comunque palesarsi quando si diceelegantemente di voler creare un buon clima, di curare i rap-porti di amicizia o il panorama politico.

    Il nesso causale tra determinate prestazioni e controprestazioninellambito dei rapporti patrono-cliente e in quelli di scambio deidoni pu essere difficile da cogliere a causa del ricorso a una strate-gia specifica basata sulla temporalit e loralit. Utilizzando unaformula paradossale, si potrebbe parlare della genesi di unobbliga-zione non vincolante. Probabilmente, il moderno sistema giuridi-co si arresta proprio l dove determinate forme di cura dei rap-porti personali e di scambio di favori non operano secondo lemodalit evidenti e dimostrabili che sono caratteristiche della logi-ca razionale del do ut deso del quid pro quo. Per questo possibile

    parlare anche di tecniche doccultamento che sono in contrastocon gli obblighi di trasparenza delle democrazie moderne e che,nonostante questo, si verificano certo pi frequentemente diquanto suggeriscano i rari casi che danno luogo agli scandali poli-tici.

    Dopo questi esempi, qui solo accennati, vorrei illustrare il qua-dro generale delle condizioni e delle conseguenze prodotte dai rap-porti patrono-cliente nel moderno sistema partitico. Wolfgang

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    Sofsky e Rainer Paris9 le hanno sinteticamente cos descritte:mentre le prestazioni riducono la rappresentanza a un rapportomateriale, il patronage trasforma la delegazione in uno scambiopersonale di favori. Esso trasforma la sua struttura di obbligazioniin dipendenza personale. Il rappresentante diventa patrono, igruppi e i membri diventano suoi clienti, clienti che egli proteggee rappresenta e dai quali pretende quindi fedelt e obbedienza.Nella sua forma pura ilpatronage un rapporto di fedelt stretta-

    mente personale, un rapporto strumentale damicizia tra personedi diverso grado, che fonda la propria legittimit sulla tradizionetramandata di un codice di comportamento. I notabili locali crea-no il legame con le autorit esterne, curano il proprio sguito otte-nendo in cambio remissione10.

    In questo passo particolarmente interessante che il patronagenon venga descritto come un modello statico di relazioni, benscome un mezzo di trasformazione di forme moderne di rappresen-tanza e delegazione. In questo contesto sarebbe possibile illustrarelapproccio sociologico-partitico sviluppatosi a partire da RobertMichels, tuttavia non desidero concentrare lattenzione sulla que-stione della tendenza oligarchica dei sistemi di rappresentanza de-mocratici. Malgrado il fatto che anche gli strumenti dellimperso-nalit in apparenza cos razionali di meccanismi premoderni

    della politica personale si siano affermati, in questo contesto pre-ferisco concentrare lattenzione sulle risorse dello scambio, ovverosul generale fenomeno secondo il quale nel clientelismo burocra-tico di massa i rappresentanti locali dello Stato o del partito di go-verno utilizzano risorse pubbliche come merce di scambio per aiu-ti elettorali11.

    Rispetto ad altre organizzazioni i partiti politici hanno una par-ticolare carica dirompente, in quanto fanno parte, in misura mol-to superiore alla media, di ulteriori apparati burocratici e agisconocome distributori di massa di cariche istituzionali secondo i criteridel clientelismo e del favoritismo12. Secondo Sofsky e Paris sarebbedecisivo il fatto che, nellambito del clientelismo, gli incarichipubblici non prescindano mai dalla sfera privata della dipendenza

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    9 W. SOFSKY- R. PARIS, Figurationen sozialer Macht. Autoritt Stellvertretung Koalition, Frankfurt a. M. 1994, pp. 232-23610 Ibidem, p. 23211 Ibidem.12 Per problemi di diritto costituzionale, cfr. D. GRIMM, Die Zukunft der Verfas-sung, Frankfurt a. M. 1994, pp. 265-299; in particolare p. 282 e ss.; sui partiti co-me organizzazioni atte a far carriera e sul conseguente spostamento di fini emezzi, cfr. N. LUHMANN, Die Politik der Gesellschaft, Frankfurt a. M. 2000, p.267.

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    personale; allo stesso modo, anche nella moderna societ di orga-nizzazione, il processo di oggettivazione sarebbe talmente determi-nante che al posto del patrono individuale subentra lorganizzazio-ne stessa: la vera tessera di partito funziona al momento giustocome un lascia-passare nella borsa. Non sono la conoscenza perso-nale e la fedelt ad assicurare carriere e privilegi, bens lapparte-nenza a unassociazione o a un partito. Un membro di partito aiu-ta laltro. In quanto persona egli deve adattarsi, ma non deve adat-

    tarsi a una particolare persona. Non si tratta semplicemente delfatto che il favoritismo mina alle basi la formalit della burocrazia;gli organi di rappresentanza definiscono piuttosto unanonima so-lidariet di partito, che spiana la strada alla carriera allelementoarrendevole13.

    Qui si sostiene dunque che per le societ moderne si verificauno slittamento del potere patronale dal piano personale a quelloorganizzativo. Nel complesso si ha una ri-codificazione della strut-tura dellobbligazione entro il sistema di rappresentanza: allorga-nizzazione i clienti devono ora approvazione, rispetto e riconosci-mento, procacciano essi stessi nuovi clienti per i rappresentanti,costituiscono la base che possibile mobilitare per le campagneelettorali e pubblicitarie e costituiscono il serbatoio cui attingerein caso di voto.

    Secondo Sofsky e Paris a un patronagedi natura personale su-bentra un modello di pat ronage basato sullorganizzazione14.Questa sostituzione, per, a mio avviso non dovrebbe essere in-tesa in maniera troppo rigida: anche organizzazioni come i parti-ti politici agiscono non soltanto secondo appartenenze anonimeallinterno di una sfera dellimpersonalit; la fedelt personale eil legame a uno o pi patroni restano fortemente presenti. Sareb-be probabilmente fin troppo semplicistico dimostrare che anchenei moderni apparati partitici il rapporto di vincolo personalecontinui a essere determinante per fare carriera. Pertanto, se le-gittimo dubitare della rigida sostituzione delpatronagedi naturapersonale col patronage basato sullorganizzazione, un altro pun-to di differenziazione dalle societ tradizionali sicuramenteesatto: il verificarsi di un cambiamento delle risorse utilizzate

    nello scambio. Ormai, infatti, non si tratta pi della ricchezzaaccumulata nel tempo e della dignit di una famiglia, di un clano di un singolo patrono, quanto delle risorse dellorganizzazionestessa.

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    13 W. SOFSKY- R. PARIS, Figurationen sozialer Macht, cit., p. 23314 Cfr. anche N. LUHMANN, Kausalitt im Sden, in Soziale Systeme, 1, 1975,pp. 22 ss.

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    Le condizioni e le conseguenze della sopravvivenza di anticheformazioni sociali sono state generalizzate da Niklas Luhmann conriferimento alla societ moderna, ovvero funzionalmente differen-ziata. Lui le chiama catene di reciprocit, rapporti di amicizia stru-mentale che assumono la forma di reti di solidariet o, per lap-punto, di rapporti patrono-cliente. Queste vengono ad avere unaparticolare rilevanza politica, l dove lautore mette in discussionegli specifici meccanismi di esclusione/inclusione a cui essi danno

    vita: con il distacco dalla stratificazione indubbiamente esistentea livello sociale la rete dei favoritismi cambia nei confronti dellor-dine sociale portante e inizia a operare secondo modalit parassita-rie. La risorsa fondamentale di questa rete sembra consistere nellaconoscenza di qualcuno, che conosce qualcun altro e nel fatto chela richiesta di favori diffusa a un livello tale che, nel caso in cui cisia possibilit di aiutare qualcuno, non esiste la possibilit di rifiu-tarsi senza essere velocemente tagliato fuori dalla rete di favori re-ciproci. [] La rete di favori reciproci genera il proprio meccani-smo di esclusione che pu avere come conseguenza il fatto che sipu diventare una non-persona, che nessuno conosce e alla qualeper questo nonostante la legittimazione formale anche pre-cluso laccesso ai sistemi funzionali. La modalit dei contatti inter-personali avviene principalmente secondo uninterazione face-to-

    face [o telefonica]. Si tratta ogni volta di uninclusione dellinte-ra persona, nellinterazione. Inclusione ed esclusione si differenzia-no mediante la rete dei contatti15.

    Luhmann considera le forme di organizzazione burocratica esi-stenti come forme di organizzazione della rete informale in s eper s, al contempo queste costituirebbero, per, anche il mate-riale, ossia risorse e presupposti, per sfruttare in modo parassita-rio desideri, necessit e potenziale di potere precostituiti, ridefi-nendoli come favori tra amici. Anche questautore descrive dun-que una ri-codificazione della struttura dei vincoli. Per lui, tutta-via, decisivo il fatto che da ci scaturisce un vero e proprio mec-canismo di inclusione ed esclusione. Le condizioni funzionali aqueste reti, secondo Luhmann16, sono: primo, il fatto che la fami-glia da sola non sia pi in grado di provvedere alle necessit della

    vita; secondo, che lorganizzazione non funzioni o meglio che fun-zioni solamente come distributore di cariche e posti di lavoro, che

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    15 N. LUHMANN, Inklusion und Exklusion, in H. BERDING (ed), Nationales Be-wutsein und kollektive Identitt. Studien zur Entwicklung des kollektiven Bewut-seins in der Neuzeit, Frankfurt a. M. 1994, spec. pp. 31 ss; N. LUHMANN, Kausali-tt im Sden, cit., pp. 21 ss; N. LUHMANN, Die Politik der Gesellschaft, cit., pp. 44ss.16 N. LUHMANN, Inklusion und Exklusion, cit., pp. 34 ss.

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    permette quindi di aver qualcosa da offrire; terzo, che il sistemanon operi con un mezzo di pagamento universalmente riconosciu-to, pur distribuendo considerevoli quantit di denaro, n si fondi,comunque, su una razionalit dello scambio immediato (quid proquo).

    Quali conseguenze ne scaturiscono per la societ moderna? Se-condo Luhmann esse si limiterebbero ad aggirare e a sostituire ciche nella normale rappresentazione della societ moderna do-

    vrebbe avvenire attraverso i meccanismi del mercato o le gerarchieformali. I sistemi funzionali, invece, con le loro organizzazioni(per esempio partiti politici, giornali, imprese che hanno la possi-bilit di prendere decisioni sullassegnazione di posti di lavoro)sembrano collocare persone-in-posizioni che costituiscono deipunti di riferimento a cui ci si pu rivolgere al momento del biso-gno. Il presupposto fondamentale la conoscenza personale che,alloccorrenza, pu essere stabilita tramite terzi (gli intercessorifunzionano in un certo senso come equivalente del denaro per le-stensione del principio di scambio); la forma la comunicazioneorale, da cui si evidenzia che si parla alla persona in quanto perso-na, a differenza di quanto non accada nelle richieste scritte, che,fatte al di fuori della rete operativa, non producono conseguenze.In questo modo si riesce a ottenere un posto su un volo gi al

    completo, ad avere privilegi nei concorsi, a superare esami, ad ave-re protezione politica ecc., e questo tutto a spese delle chances offer-te dalla razionalit implicita ai sistemi funzionali17.

    Secondo Luhmann si instaura una sorta di integrazione trasver-sale utilizzabile in modo appropriato solo da chi parte del siste-ma. Questa sua caratteristica la rende al tempo stesso inattaccabile.Un sistema di questo tipo sfrutterebbe linefficienza dellordina-mento ufficiale, che al contempo esso contribuisce a provocare. Ilsistema presenterebbe unorganizzazione in grado di fornire ap-poggio secondo modalit particolarmente efficaci senza contribui-re alla legittimazione delle istituzioni; esso sottrarrebbe, anzi, legit-timit alle istituzioni ufficiali, privandole della capacit di fornireesse stesse appoggio. Inoltre, questo sistema non darebbe neanchemodo di essere riformato, organizzato e centralizzato. Esso si rea-

    lizzerebbe nellautonomia delle modalit di inclusione/esclusione.Chi vuole ottenere qualcosa deve prendere parte al gioco. Coluiche esclude o viene escluso pu avere soltanto una vita privata18.Luhmann assume le categorie sociali dellesclusione e dellinclusio-

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    17 Ibidem, p. 35.18 Ibidem, p. 36. Cfr. anche N. LUHMANN, Die Politik der Gesellschaft, cit., pp. 45ss.

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    ne come fondamento teorico del rapporto patrono-cliente. In que-sta analisi possibile riconoscere la critica che lautore rivolge aquegli approcci sociologici che considerano lesclusione una pro-blematica attinente alla diversificazione e stratificazione sociale19.Al contempo possibile anche constatare una parziale revisione, operlomeno unintegrazione alla sua teoria con i suddetti approcci.Da una prospettiva teorico-sistematica ed evoluzionistica egli ana-lizza una forma trasversale rispetto alla diversificazione dei siste-

    mi funzionali, le cui modalit di inclusione ed esclusione devonoessere considerate una perdita di quelle chancesofferte dalla razio-nalit implicita ai sistemi funzionali.

    D da pensare lironia dellautore riguardo alle pretese illusorie ealle teorie dei moderni sistemi sociali, che si fondano sul principiodi unintegrazione o di uninclusione totale. Infatti, diversamenteda societ caratterizzate da una struttura frammentaria e stratifica-ta, esse come gi si detto sostengono che lessere umano, inquanto tale, abbia diritto di principio allinclusione20. Rispetto allaquestione delle pari opportunit formali e della messa a disposizio-ne di risorse necessarie allinclusione (diritti umani, capacit giuri-dica formalmente paritaria, reddito di base, servizi sociali, istruzio-ne elementare ecc.) la societ eviterebbe di considerare lesclusionecome un fenomeno socio-strutturale21. Con ci Luhmann richia-

    ma la nostra attenzione su un punto dolente delle trattazioni so-cio-scientifiche del sistema politico, poich le sue riflessioni noncontemplano nientaltro che la critica allidea democratica delloStato liberale assistenziale e di diritto che si trova a doversi tantopi stabilizzare, in modo contraffatto, attraverso la propria auto-tematizzazione normativa, quanto pi viene fatto uso a livello co-gnitivo di modelli relazionali presumibilmente premoderni.

    Luhmann in grado di spiegare questo fenomeno proprio grazieallimplicita normativit della sua esposizione, nella misura in cui,per lui, lorganizzazione burocratica e la differenziazione funziona-le rappresentano loptimum dellevoluzione sociale. Queste perso-nificano un ideale imprescindibile di modernit nella razionalitdel sistema. A tal riguardo egli certamente consapevole che nonvi pu essere una funzionalit formale senza lesistenza altres di

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    19 N. LUHMANN, Inklusion und Exklusion, cit., pp. 43 ss.; N. LUHMANN, Die Ge-sellschaft der Gesellschaft, cit., pp. 631 ss.20 Luhmann usa il concetto di integrazione per i livelli sistemici, quindi indiret-tamente per la coesione interna di sistemi differenziati. Per tale motivo egli utilizzai concetti di inclusione ed esclusione per spiegare lintegrazione sociale, ovvero ilrapporto tra individui e sistemi sociali, cfr. N. LUHMANN, Die Gesellschaft der Ge-sellschaft, cit., pp. 618 ss.21 Ibidem, p. 625.

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    modalit informali di comportamento22; le relazioni patrono-cliente e di scambio di doni presenti in societ funzionalmentedifferenziate23 personificano, per lui, per una forma di informali-t disfunzionale, che sfrutta ed erode i vantaggi della razionalit ti-pica dei sistemi funzionali, prodotti da mercati formalmente liberie gerarchie burocratiche. Conseguentemente essi agiscono in mo-do parassitario e sottraggono legittimit al sistema formale. Nellaprospettiva dei suoi postulati socio-evoluzionistici essi ritardano o

    addirittura fanno retrocedere lo stadio di sviluppo e, minacciandodi vanificare le differenziazioni funzionali tra i diversi sistemi par-ziali della societ, rappresentano, quindi, lauto-corruzione del si-stema.

    Da un punto di vista politologico proprio nel presente contesto possibile spostare il punto centrale dellanalisi dalla constatazio-ne di determinati deficit strutturali alle modalit dellazione politi-ca e quindi al piano degli attori politici. A questo livello danalisi,per quanto riguarda le relazioni patrono-cliente e di scambio didoni, si pu dunque parlare di strumenti e tecniche elementari dipotere che possono facilmente insinuarsi in ogni sistema politico aprescindere da deficit strutturali preesistenti24. Per quanto tali tec-niche siano fattispecie generalmente conosciute nelle societ mo-derne, nelle analisi politologiche esse sono prese in considerazione

    solo in via marginale o al pi quali fenomeni di corruzione, il cheprobabilmente non rende giustizia alla loro diffusione ed efficaciae quindi anche alla problematica poste per lattuale autocompren-sione politica nelle societ moderne.

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    22 Cfr. in particolare N. LUHMANN, Funktionen und Folgen formaler Organisation(1964), Berlin 1999, per un distinguo con la pi vecchia sociologia dellorganizza-zione. Vedi anche le sue tesi sui circoli esclusivi del potere, cfr. N. LUHMANN, DiePolitik der Gesellschaft, cit., pp. 258-264.23 Per quanto riguarda la globalizzazione e la societ globale, cfr. N. LUHMANN,Die Gesellschaft der Gesellschaft, cit., pp. 806-812. Per Luhmann (ibidem, p. 707) ilpassaggio a un primato di differenziazione funzionale rappresenta un processoestremamente improbabile, ma, una volta attivato, poi irreversibile e mette inmoto sviluppi strutturali da esso dipendenti. Nel caso di Luhmann si potrebbeparlare di una teleologia retrospettiva nellinterpretazione dello sviluppo storico,

    che pone in essere conseguenze determinanti per il futuro. Per le lacune di Luh-mann riguardo allo stato normativo-analitico delle analisi funzionali, cfr. H. JOAS,Die Kreativit des Handelns, Frankfurt a. M. 1996, pp. 312 ss. e p. 335.24 Nonostante la sua polemica nei confronti delle teorie dellazione, Luhmann(N. LUHMANN., Die Politik der Gesellschaft, cit., pp. 266-271, cfr.. 376 ss) fa riferi-mento a esse con riguardo alla problematica relativa alla capacit di imporsi, al-lorganizzazione della carriera e alla selezione del direttivo nel conflitto tra gerar-chia formale e rete informale di favoritismi e dipendenza personali allinterno deipartiti, tanto pi che per lui le scelte personali rappresentano sempre anche deci-sioni programmatiche (e viceversa).

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    V.

    Riassumendo, possibile innanzitutto concludere che unesposi-zione teorica dellattuale sistema politico moderno non dovrebbepostulare una dicotomia evoluzionistica e di modernizzazione, al-linterno della quale, in una prospettiva diacronica, modelli pre-moderni di rapporti sociali e le moderne modalit funzionali dellapolitica e della statualit vengono strettamente differenziati gli unidalle altre dal punto di vista storico. Bisognerebbe, piuttosto, di-

    mostrare come essi si intersechino, continuino a esistere e mostri-no capacit di adeguamento alla modernit. Sul piano degli attoripolitici ci possibile, nella misura in cui essi non vengano consi-derati quali modelli statici di rapporti sociali circoscritti a epochestoriche specifiche, bens come tecniche elementari di potere, chesi sono riprodotte e adattate a differenti epoche storiche, e attra-verso le quali strutture formali vincolanti possono essere ri-codifi-cate come rapporti personali di scambio. Sul piano strutturale ci possibile se il mutamento storico non viene inteso come proces-so di sostituzione, bens come processo di trasformazione checomporta laccessibilit di nuovi generi di risorse. Cos interpreta-te le relazioni patrono-cliente e dello scambio di doni danno corpoa pratiche elementari di potere soggette a condizioni strutturali va-riabili. Queste ultime si riferiscono invece alle modalit con cui le

    specifiche risorse dello scambio, siano esse materiali o immateriali,vengono messe a disposizione e utilizzate, laddove lorganizzazioneo la posizione formale stessa pu diventare lorigine di un mecca-nismo di ridistribuzione informale. A tal proposito si assiste a unmutamento nelleconomia dellevidenza: i rituali, le cerimonie ele simbologie proprie delle relazioni patrono-cliente e dello scam-bio di doni non vengono pi celebrati, come nelle societ tradizio-nali, in via dimostrativa in quanto naturale elemento costituivo eper certi versi ufficiale della vita pubblica allinterno dello spaziopolitico, bens come tecniche invisibili e quindi informali di ac-quisizione, esercizio e mantenimento del potere. Ci riguarda, ingenerale, il potere sociale e in particolare il potere politico.

    La questione ora spiegare come interagiscono tra loro le strut-ture e le tecniche di potere formali (visibili) e informali (invisibili).A tal riguardo il problema di capire che tipo di rapporto esistatra i dibattiti oggi imperanti, che ripropongono di continuo deter-minati valori (pari opportunit, libert di mercato, etica delle pre-stazioni ecc.) e le prassi politiche effettive. A questo punto sarebbeopportuno operare una differenziazione a seconda dei settori dellasensibilit politica, della predisposizione e dellefficacia nelle rela-zioni patrono-cliente e dello scambio di doni, nonch secondo il

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    grado delle loro modalit di esclusione. Per un riscontro empiricosi avrebbero a disposizione interi settori di istituzioni, comitati, as-sociazioni, commissioni e organizzazioni politiche o parastatali peresaminare determinate procedure (reclutamento del personale,consulenza, valutazione, voto, sistema di controllo ecc.) atte a ot-tenere il successo delle proprie esigenze normative. Occorrerebbeesaminare attentamente leffettiva libert del mercato del lavoro,gli pseudo-bandi di concorso per posti di lavoro, progetti o incari-

    chi, modalit di voto ed elezioni per semplice acclamazione, valu-tazioni fatte tra amici ecc. In definitiva sarebbe necessario porrenuovamente la questione del rapporto che intercorre tra lautode-scrizione politica e le effettive prassi politiche.

    Se si dovesse constatare una deludente disgregazione tra le esi-genze riproposte nei dibattiti e la realt vissuta, probabilmente po-trebbero allora essere compresi gli attuali problemi della legittima-zione della prassi politica e i problemi di identificazione dei citta-dini, tanto pi che sono in discussione questioni fondamentali divalori. Si chiamerebbe in causa, in tal modo, il pluricitato fenome-no del fastidio dei cittadini nei confronti della politica o dei poli-tici, ma volendo mettere sullo stesso piano linteresse comune equello dei partiti politici eventualmente anche quello meno con-siderato del fastidio dei politici nei confronti dei cittadini. Pro-

    babilmente si tratterebbe allora di una sorta di superamento co-gnitivo della dissonanza mediante il potenziale di un atteggiamen-to ironico o di una doppia morale, se da una parte i membri dellemoderne societ occidentali fossero soggetti a un bombardamentocontinuo e permanente di postulati politici ispirati alle pari oppor-tunit, alla qualificazione specialistica e alletica della prestazione egli imperativi di successo imposti dalla libera economia di mercatoavessero colonizzato gradualmente interi sistemi parziali della so-ciet; mentre dallaltra parte lesperienza quotidiana positiva (in-clusione) o negativa (esclusione) si ponesse in contrasto con essepi o meno parzialmente. In particolare, proprio la semantica po-litica utilizzata per casi di corruzione sembra essere alimentata dal-la discrepanza tra esigenza e realt concreta, ovvero tra la fiducianel superamento di forme tradizionali e moralmente abiette di reti

    personali di favoritismi e gli effetti che queste continuano ad averenel quotidiano. A questo punto viene per da domandarsi se i di-battiti sugli scandali possano ancora contare su un sufficiente con-senso sui valori, sottacendo la questione se essi siano in condizionedi sviluppare e consolidare da s tali valori. lecito supporre unacerta differenza di posizione a tal riguardo, a seconda che la perso-na nel rapporto patrono-cliente o di scambio di doni sia stata omeno inclusa o esclusa.

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    In senso generale non pu trattarsi di una rigida dicotomia; oc-correrebbe piuttosto creare uno spettro per individuare i diversigradi di proliferazione di relazioni sociali tradizionali presenti al-linterno dei moderni sistemi politici per distinguere le prassi ne-cessarie e funzionali da quelle che causano un processo di corru-zione del sistema. Lultimo punto decisivo se si vuole evitare dicadere in facili moralismi. Che cosa si intende per pratiche infor-mali funzionalmente necessarie? Esse sono facilmente comprensi-

    bili con lesempio della prestazione secondo la norma, che, seviene effettivamente praticata, causa in ultima istanza il crollo del-lordinamento ufficiale dellorganizzazione. Pertanto, se viene rag-giunta e osservata una certa misura di formalit, essa conduce a ungrado di inflessibilit e inefficienza che rende necessario un ricorsoa procedure di natura informale, per essere in grado di soddisfareobiettivi e finalit dellorganizzazione stessa. I vantaggi della flessi-bilit e dellefficienza possono allora essere ottenuti soltanto me-diante una politica delle scorciatoie. Questa sarebbe lobiezionemossa anche contro illusorie ipertrofie del sistema di controllo,poich non deve in alcun modo accadere che regolamentazionigiuridiche o disposizioni amministrative abbiano il solo effetto dilimitare le reti informali del favoritismo. Una sovraregolamenta-zione pu produrre esattamente leffetto contrario, facendo s che

    la crescente burocratizzazione produca forme di elusione dei suoipropri meccanismi. In tale contesto le attuali relazioni patrono-cliente e dello scambio di doni si procurano la loro propria legitti-mit. Sorge in tal modo un mercato nero di procedure informaliche minacciano di sconfessare, proprio sul piano politico, i discor-si ufficiali di autodescrizione del sistema.

    Ma, anche indipendentemente da questo, i rapporti patrono-cliente e di scambio dei doni possono essere intesi quali tecnicheelementari di potere. Si potrebbe dunque porre la questione se og-gigiorno sia ancora possibile per qualcuno raggiungere ruoli politi-ci dirigenziali, senza conoscere quelle tecniche di potere che inquesta sede sono state presentate come modelli esemplari di rela-zioni patrono-cliente e di scambio di doni. Si consideri per esem-pio un giurista con una buona formazione, che voglia intraprende-

    re la carriera politica e che si schieri a favore della libert di merca-to, delle pari opportunit e dei criteri etici di prestazione, ma checon ogni probabilit sa perfettamente che lunico modo per realiz-zarsi diventare cliente di un patrono ai vertici di un partito,entrare nel suo giro di amicizie (cricche e cartelli di potere), conlobbligo di contraccambiare cercando ulteriori appoggi (anchecontro le proprie convinzioni) e curando importanti relazioni discambio di doni con figure influenti delleconomia o dei sindacati.

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    Questo modo di procedere dovrebbe essere rifiutato dal punto divista normativo rispetto al modus operandiideale o invece accet-tato dal punto di vista cognitivo rispetto al modo dagire realisti-co, in quanto naturale elemento costitutivo dei metodi arcanidellazione politica? Le scienze politiche dovrebbero affrontare inmaniera risoluta tale questione, per analizzare in profondit il rap-porto tra teoria e pratica, o tra aspettative di comportamento co-gnitive e normative allinterno della politica. Potrebbe rivelarsi

    giusto quel che Foucault a tal riguardo ha scritto: sicuramente loStato non ha mai posseduto n nel presente, n nel corso della suastoria questa unit, individualit, rigorosa funzionalit e, direi ad-dirittura, questa importanza; in ultima analisi lo Stato forse solouna realt composita, unastrazione elevata a mito, il cui significa-to reale molto pi limitato di quanto in genere non si creda25.

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    25 M. FOUCAULT, Die Gouvernementalitt, in U. BRCKLING et al. (edd.), Gou-vernementalitt der Gegenwart. Studien zur konomisierung des Sozialen, Frankfurta. M. 2000., pp. 41-67; la cit. a p. 65.