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In questo numero... ... il cruciverba dei golosi ... Firenze sconosciuta ... STREET ART ... e tanto altro!

Hermes - gennaio 2015

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Page 1: Hermes - gennaio 2015

Gennaio 2015 Anno III Numero IX

In questonumero...

... il cruciverba dei golosi

... Firenze sconosciuta... STREET ART

... e tanto altro!

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Sommario

Di Manfredi Pinzauti IVB

Premessa: è il primo editoriale che scrivo in vita mia e ladomanda che mi tormenta in questo momento, “come siscrive un editoriale?”, sembra non trovar risposta.Comunque, a prescindere dalla qualità dell'editoriale (chemi verrà rinfacciata in tutte le prossime riunioni),Hermes, dopo un'estate travagliata, è risorto. La nostrastoria inizia a maggio, quando sembrava dovesse finire:redazione decimata, caporedattori nuovi e inesperti, irequisiti per un fallimento in grande stile c'erano tutti.Eppure siamo sopravvissuti. Se continuiamo a uscire lodobbiamo prima di tutto alle Redattrici superstiti che nonhanno mai fatto mancare aiuto e sostegno a noi capi.Flavia, Arianna, senza di voi saremmo andati pocolontano. Buona parte del merito spetta anche alle nuovereclute e agli “ufficializzati” dell'anno precedente, aGiorgia, un volto ormai conosciuto, a Margherita edElisabetta, a Camilla ed Elena, a Costanza, a Chiara eNiccolò e a Giulia, Rebecca, Ginevra ed Eleonora. Fra lenuove leve è anche la Professoressa Sansone che nonringrazieremo mai abbastanza per la gentilezza e ladisponibilità dimostrate. Ultimi, ma di certo non perimportanza, i nuovi Caporedattori, Isabelle, lamoderatrice, Francesca, responsabile della grafica e ilmegalomane Manfredi (che poi sarei io).Chiudo l'editoriale con un po' di attualità: E' ormaiabbastanza diffusa la notizia riguardante la partenza diSamantha Cristoforetti, l'astronauta italiana che prenderàparte alla missione “Futura” della durata di sei mesi sullaStazione Spaziale Internazionale. Voglio concentrarmisulla persona più che sull'impresa: 37 anni, ingegnere,parla italiano, inglese, tedesco, russo, francese e la suafama viene costantemente offuscata da avvenenti dive ematrone dei salotti televisivi. Quest'ultimo punto mi hafatto riflettere molto. Grandi valori che vengonocontinuamente oppressi e schiacciati dalla solitafrivolezza. E' inutile continuare a lamentarsi di questodisinteresse, della mancanza quasi totale di senso criticoe dei vari problemi italiani legati all'ignoranza. Nondobbiamo aspettarci che un giorno al nostro risveglio siastato tutto miracolosamente cambiato in meglio dalclassico salvatore che sembra piacerci tanto: ilcambiamento parte da noi e va avanti ogni volta cheleggiamo una pagina, ogni volta che riflettiamo, ognivolta che ci interessiamo di cultura senza vivere il mondopassivamente. E nell'inseguire questa cultura SamanthaCristoforetti è un ottimo esempio da seguire. Ancoracomplimenti a una grandissima donna che, per una volta,ci ha resi orgogliosi d'essere italiani.

La RiflessioneConsiderate la vostra semenza3

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Storia

Teatro

Musica

Arte

Arte

Scienze

Salute e benessere

Esperienze di vita

Rubrica di letteratura

Curiosità

Esperienze di vita

Giochi

Firenze sconosciuta

Nota su nota

Il teatro

Picasso e la modernità

STREET ART

UFO biblici

A volte ritornano

Mens sana in corpore sano

Sarà... Sarà diverso...

Peanuts

Pagine in sequenza

Il cruciverba dei golosi

Sommario2

Di Camilla Pratesi

Di Flavia Tossi

Di Elisabetta Adamo

Di Elena Brunori

Di Giulia Colli

Di Ginevra Salesia

Di Niccolò Garbarino

Di Costanza Mannini

Degli Ex Redattori

Di Eleonora Fedi

Di Isabelle Seidita

Di Margherita Barbagli

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Pratica guida alla scoperta dei segreti della nostra città

Di Camilla Pratesi VC" Godi Fiorenza, poiché sì grandeche per mare e per terra batti l'ali,e per lo 'nferno tuo nome si spande! "Dante, Inferno XXVI, 1 -3Così scriveva Dante in quest'amara e sarcastica terzina aproposito della sua odiosamata città; corrotta e degradata neisuoi cittadini da una parte, bellissima e famosa dall'altra. E'infatti impossibile negare come Firenze riesca ad ispirare, farinnamorare, sognare non solo i suoi cittadini, ma migliaia emigliaia di turisti provenienti da tutto il mondo. Certamentetutti conosciamo i grandi capolavori: Santa Maria del Fiore,gli Uffizi, Palazzo Vecchio.. . ma ci sono particolari, piccolestorie, tradizioni che molto spesso passano inosservate, e chesono, per così dire, la ciliegina sulla torta!La pipì miracolosa

In via della Vigna si trova un bellissimo palazzo, capolavorodi Leon Battista Alberti, che molto spesso passa inosservato:Palazzo Rucellai. La storia della famiglia Rucellai è moltosingolare, in particolare l'origine del nome. Si racconta che unantenato della famiglia, un certo Alamanno del Giunta,durante uno dei suoi soliti viaggi in oriente, scese da cavalloper un normale bisogno fisiologico e con grande sorpresascoprì che una certa erba selvatica assumeva un coloreviolaceo al contatto con l'orina. La portò subito a Firenze, equest'erba cominciò ad essere coltivata in una zona della città,nei cosiddetti "orti oricellari", e avviò un'attività di tintura deipanni. Ciò portò una grande ricchezza alla famiglia, che inonore di tale erba prese il nome di Oricellari, successivamenteingentilito in Rucellai.Il toro ed il fornaio

Lungo la fiancata sinistra di Santa Maria Del Fiore, allasommità di una colonna portante, è possibile vedere la testa diun toro che sporge da un cornicione. In realtà rappresenta unavacca, ed è stata realizzata in ricordo di tutti gli animali chehanno collaborato alla costruzione della Cattedraletrasportando pesanti carichi. Ma la tradizione popolare haelaborato un'altra versione della storia. . . Sembra che la testa,attribuita erroneamente ad un toro, sia stata posta là da unmastro carpentiere che lavorava nel cantiere della cattedrale.Quest'uomo era l'amante della moglie di un fornaio che aveva

la bottega poco distante. Dopo aver scoperto la tresca, ilfornaio denunciò al Tribunale Ecclesiastico l'adulterio, e i dueamanti furono condannati. Il mastro carpentiere però ebbe lasua vendetta; pose infatti la testa del toro "cornuto" davantialla casa del povero fornaio, che affacciandosi alle finestre selo trovava proprio davanti a ricordargli il tradimento!I poveri ridotti al lumicino

Nella piazzetta di San Martino, accanto alla portadell'omonima chiesa di San Martino del Vescovo, sotto untabernacolo, esiste una cassetta di pietra serena dove venivanoraccolte le "limosine per li poveri verghognosi", ovverocoloro che per vari motivi si vergognavano di chiederel'elemosina per la strada. Solitamente erano vedove chedovevano mantenere i figli o persone anziane che nonriuscivano a vivere con i propri mezzi. Il ricavato era poisuddiviso in parti uguali e distribuito ai bisognosi. Accadevaperò che qualche volta la cassetta restasse vuota, allora venivaacceso un cero sotto l'immagine di San Martino per avvisarela popolazione che c'era bisogno d'aiuto. Proprio da questausanza deriva il detto "essere ridotti al lumicino" per indicareuna situazione di estrema povertà.Il bidone dei pisani

Ai lati della porta del Paradiso, nel Battistero, si trovano duestrane colonne in porfido rosso, "regalo" dei Pisani aiFiorentini. Nel 1117 infatti, era stata momentaneamenteinterrotta la secolare rivalità tra le due città, e Pisa avevatrovato in Firenze un'alleata contro Lucca durante una delleconquiste pisane in Medio Oriente. Per ringraziare quindiFirenze del suo appoggio, i pisani decisero di regalarle questedue colonne, bottino delle guerre contro l'oriente, che, dotatedi poteri magici, avrebbero dovuto riflettere sulla lorosuperficie il volto dei traditori, ladri e falsari. Ma ben prestoci si accorse che le colonne non avevano alcun potere, ancheperché i Pisani avevano provveduto ad affumicarleimpedendo il riflesso di qualsiasi immagine. Fu quindi unvero e proprio "bidone", e da questo episodio nacque il detto "Fiorentini ciechi e Pisani traditori".

Firenze sconosciuta

3Storia

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Nota su notaUn faccia a faccia della generazione della musica hip-hop con la musica classica: il progetto O.R.T

Di Flavia Tossi IVB

Il progetto di "invito alla musica", che la nostra scuola ci offreè volto a formare noi “ascoltatori del domani”. Come tutti glistudenti del triennio che hanno la possibilità di parteciparesanno, la formazione che riceviamo è quella che ci dà ilmusicologo che, 4-5 volte l’anno, ci prepara all’ascolto di ciòche andremo a sentire e non solo. Ogni classe infatti oltre aprepararsi per il concerto segue un diverso programma: interza si “impara ad ascoltare”, in quarta si inserisce ciò che si èimparato l’anno precedente in un particolare contesto storico,fino ad arrivare alla quinta dove si analizza il ruolo e losviluppo che la musica ha avuto nel corso del cosiddettosecolo breve e nel panorama contemporaneo. Alla teoria dellelezioni, per chi vuole, segue la pratica dell’ascolto ai concertidell’O.R.T., orchestra regionale toscana, che quest’anno èiniziata con il concerto del 5 novembre. A chi ha avuto lapossibilità e la voglia di venire sarà sicuramente rimastoimpresso il primo pezzo, -vincitore del premio PLAY IT!sezione ensemble- composto da Gilberto Bosco con BenedettoLupo come pianoforte solista e Francesco Lanzillotta adirigere. Per coloro che non erano presenti è necessariospiegare che "dal deserto per otto esecutori", il pezzosopracitato, fa parte di quel mondo che è la musica classica-contemporanea, enormemente differente dalla musica classicacui tutti siamo “abituati”. Cosi come nell’arte anche nellamusica la sfera del contemporaneo è di difficile comprensionee apprezzamento per chi non ha ricevuto un’adeguataeducazione. Per intenderci: tutti conosciamo e, chi più chimeno, apprezziamo Beethoven e Mozart, grandi del passato, etutti almeno una volta abbiamo ascoltato e mosso la testa atempo sul “valzer sul bel Danubio blu” di Strauss, ma lamusica contemporanea resta un mistero: qualcosa dicomplicato ed estraneo al nostro orecchio. Così è stato il pezzoche ha aperto il concerto. Comincia lo spettacolo, glistrumenti sono accordati, il discorso è stato fatto e il premioconsegnato , non manca più nulla. Siamo pronti e in trepidanteattesa, improvvisamente sento vari bisbigli e mormoriicircondarmi: è musica strana… sarà musica poi?. . . e questaavrebbe vinto un premio, mah… Ci vuole qualche istanteprima di poter apprezzare a pieno la bellezza nascosta di questiincastri sbagliati, di questi suoni che non raccontano una

storia, ma mille. Le note si inseguono, si ricorrono e sbattonoporte. Ci arrivano addosso a momenti come una secchiatad’acqua in pieno volto, in altri come una brezza lieve. Quandola musica finisce siamo ancora un po’ sconvolti, in dieciminuti un mondo si è aperto nelle nostre orecchie e nellenostre menti. Alla fine ciò che abbiamo ascoltato e hasconvolto molti non è altro che uno dei più fedeli ritratti dellanostra società cui io abbia mai avuto la opportunità diassistere. Viviamo in un mondo frenetico che ci insegna ilvalore dell’ immediato, la velocità è tutto e non bisogna maiperdere tempo, in nessun modo. Siamo esseri sempre inmovimento cui viene insegnato che fermarsi è sbagliato e così,come in uno strano specchio sonoro, le note si rincorrono inmodo a prima vista sconclusionato e caotico lasciandoci basiti.Potremmo osare affermando che questo pezzo è, se non figlioalmeno nipote, del tanto decantato multitasking di cui siamotanto appassionati: così come nella realtà tutti devono faretutto nello stesso momento cosi viola, violoncello econtrabbasso sembrano contendersi il tempo e lo spazio inscena, i fiati si litigano il palco come “dive impazzite” ed ognitanto le percussioni si fanno sentire in tutta la loro potenza.Insomma è uno strano gioco-lotta quello che avviene tra glistrumenti con i quali non riusciamo a stare al passo perdendocinelle scie di do maggiori e si bemolle e chiedendoci se ciò chestiamo ascoltando sia più la statica fotografia di una folla o ungrande, immenso quadro di Kandinsky. A questo ritrattoseguono due pezzi più “tranquilli” se così possono esseredefiniti due composizioni di Mozart e Beethoven, dopotutto alloro tempo furono loro gli innovatori, i pazzi, i visionari. Ciadagiamo con serenità su queste note dal sapore settecentesco,a tratti forse un po’ usurate dal tempo, ma sempre meravigliosee scorrevoli come l’acqua. Finisce il concerto con gli applausisentiti e quelli di dovere che si mescolano. Le signoreimpellicciate guardano a noi “piccoli” con una certadiffidenza, non accade spesso che i nostri universi collidanocom’è successo stasera: certo, non mancheranno le lamenteleper le chiacchiere di troppo, ma ho anche sentito svariaticomplimenti. Cosa dobbiamo dire? Beh, grazie molte signoracol visone e non si preoccupi, ci vediamo al prossimoconcerto.

4 Musica

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Ho provato a cercare questa parola su il nostro caroWikipedia ed è venuto scritto: Il teatro è l'insieme di differentidiscipline che si uniscono e concretizzano l'esecuzione di unevento spettacolare dal vivo.Che dire, se questa spiegazione vi è chiara, vi faccio i mieicomplimenti e mi ritiro umilmente a finire quella montagna dicompiti di greco che mi aspettano, abbandonati sullascrivania; altrimenti, se come me credete ci sia qualcosa dipiù, siete nel posto giusto. Fin dall'antichità il teatro, sebbenesotto forme diverse, ha caratterizzato la vita della società,epoca dopo epoca. Sicuramente già i primitivi saltellavano diqua e di là gridando, per rappresentare scene di caccia o divita quotidiana. Più avanti non possiamo non soffermarcisull'importanza del teatro greco del V secolo. Ad Atene lerappresentazioni non erano un semplice momento didivertimento, ma un’occasione per l'intera polis di riunirsi,potevano partecipare membri di ogni ceto sociale, donne ebambini, per celebrare le antiche storie del mito, diventandoinfatti un rituale di grande rilevanza religiosa e sociale. Ilteatro proprio per questo suo carattere collettivo assunse lafunzione di cassa di risonanza per le idee, i problemi e la vitapolitica e culturale dell'Atene democratica. Aristotele associaaddirittura al teatro il concetto di “catarsi”, infatti, se voibricconcelli avete studiato, saprete che secondo lui, attraversola rappresentazione degli impulsi passionali e irrazionali,l'uomo ne veniva liberato e purificato, come in una sorta diesorcizzazione di massa. Con l'avvento del Medioevo si ha unperiodo di decadenza del teatro, considerato profano.Nascono le rappresentazioni prettamente religiose, comeforma d’insegnamento della dottrina per le persone menocolte. Con lo scorrere degli anni però la chiesa non soddisfecepiù un fenomeno grande come il teatro che, stiracchiandosi edandosi una scrollatina, uscì in strada. Dopo questo lungoperiodo di letargo, arrivò a niente meno che il Rinascimento,con la sua riscoperta dei grandi classici. In quel periodo ilteatro iniziò a montarsi la testa, diventando esclusivo e rivoltoall'élite aristocratica. In seguito però, compiendo un grandesalto fino all'800, ci ha fatto tutti innamorare, immergendosi acapofitto nell'aria del Romanticismo: chi non ha seguito congrande apprensione la storia dei nostri sfortunati sposiniRenzo e Lucia. Nei secoli a venire poi il teatro si è sviluppato

sempre di più: è stata data maggiore importanza all'attore, dalpunto di vista formativo, è nata la regia, sono statesperimentate sempre nuove forme più strane e disparate.Insomma, il teatro non si è mai fermato e nelle mani giustenon smetterà mai di sorprendere. Dopo questo excursus fintroppo lungo, è arrivato il momento di chiudere i libri perché,alla fine, l'elemento più importante per capire a fondo èviverlo. Faccio parte di una compagnia teatrale da circa setteanni e credetemi, non esiste esperienza più bella. Il teatro ha ilpotere di cambiare una persona. Quante volte ho visto ragazzitimidissimi che a malapena hanno il coraggio di guardartinegli occhi, salire su un palco e trasformarsi. Non importaquanto ti senta ridicolo o pensi di fare cose stupide, perchébasterà guardarti intorno per vedere persone altrettantoridicole come te, e sai la cosa più bella? Non interessa anessuno. Nella compagnia si è come una grande famiglia,dove il problema di uno diventa il problema di tutti e nessunopuò andare avanti da solo. Troppo spesso siamo testimoni diegocentrici che pensano che l'intero spettacolo dipenda daloro, ma non è così: uno spettacolo riesce solo con il sudoredella fronte di tutti, non importa quante battute tu abbia, se seiun albero o un sovrano, tu sei importante e senza di teprobabilmente il bosco sarebbe un luogo più vuoto e spoglio.Con il teatro poi non si smette mai di imparare: nuovospettacolo, nuovo ruolo, nuova avventura. Un personaggio hacosì tanto da darti, basta riuscire a fidarsi di lui e credetemi,non sempre è facile. Noi quest'anno abbiamo messo in scena“Les Miserables”, dove interpretavo Fantine. Ero cosìfrustrata e a disagio all'inizio, cosa c'entrava lei con me? Lei,una ragazza-madre caduta in miseria, costretta a prostituirsipur di salvare la figlia, per la quale nutre un amoreincondizionato. Io, niente di tutto ciò. Bé, quanto mimancherà adesso quella ragazza, so che una parte di lei vivràsempre in me. Qui sta la magia, saper rappresentare qualcosadi estraneo a noi riuscendo a farlo nostro, a renderlo vero, è sìfar emozionare un pubblico, ma prima ancora, e forse piùdifficile, emozionarsi. Ragazzi buttatevi, dopotutto la vita èuna recita continua, pensate anche solo ad un’interrogazione,quando riuscite a creare un'epopea su due paginette appenasfogliate. Buttatevi e, signori.“Si chiuda il sipario”.

Di Elisabetta Adamo IVB

Il teatroUn viaggio fra la storia e la quotidianità

5Teatro

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Sono circa 90 le opere arrivate dal Museo Reina Sofìa diMadrid per essere esposte nella mostra a Palazzo Strozzi diFirenze, visitabile fino al 25 gennaio.Il percorso espositivo vede, a fianco di indiscussi capolavoridi Picasso come il “Ritratto di Dora Maar” o “Il pittore e lamodella”, importanti opere di Joan Miró, Salvador Dalí, JuanGris, Maria Blanchard, Julio González e altri artisti chehanno reso il Novecento uno dei periodi più fulgidi dell’artespagnola. Si tratta soprattutto di presentare le novità piùoriginali e significative che questi maestri spagnoli hannoapportato al panorama artistico internazionale, delineando letappe che hanno portato verso un nuovo modo di concepire laforma, l'estetica e lo spazio dell'opera d'arte.La mostra ripercorre il periodo cronologico compreso tra il1 910 e il 1 963, ed è suddivisa in tematiche, organizzata innove sezioni.Si apre con la presentazione di un manoscritto, “Il capolavorosconosciuto” scritto da Honoré de Balzac nel 1 831 cheracconta la tragica storia del maestro Frenhofer, suicidatosiper la delusione della mancata comprensione del suo dipinto.Alla fine degli anni venti fu realizzata un’edizione delracconto con illustrazioni di Picasso, apparso poi nel 1931 .Nel libro c’è un rapporto aperto e dialettico tra testo eimmagini. Inoltre, nelle stampe e nei disegni, Picasso per laprima volta ci parla dello studio dell’artista, del rapportopsicologico e simbolico tra artista e modella. Nella stessastanza il visitatore si trova davanti a una delle numerose telededicate al tema “Il pittore e la modella” eseguite nel 1963.Nella seconda stanza, intitolata “Picasso: Variazioni”possiamo ammirare esempi dove Picasso abbandona comesistema l’unità di stile e linguaggio e utilizza la versalità,facendola diventare una regola che si accentua poi nel corsodella sua vita e produzione. In tal modo uno stesso tema, unastessa figura può essere elaborata da Picasso con diversilinguaggi plastici in diversi momenti o nell’arco di uno stessoperiodo.Nella terza sala, “Idee e forma”, si racconta invece ilcontributo spagnolo all’arte della forma concreta e analiticacon gli esempi di “Arlecchino con violino” di Juan Gris,“Donna con chitarra” di Maria Blanchard e altri.

A seguire nella quarta stanza, chiamata “Lirismo. Segno esuperficie” vediamo quadri che testimoniano invece uncambiamento generale nell’arte. Infatti dal 1923 molti artisti,soprattutto spagnoli, vollero unire l’arte modernaall’ intuizione, all’ istinto, per far sì che con la pittura e lascultura si provocassero sensazioni equivalenti a quellesuscitate dalla poesia. Cosi questi artisti cominciarono alavorare con tratti molto sintetici, e dunque solo in minimaparte allusivi al reale. La quinta stanza intitolata “Realtà esopra-realtà” riunisce opere come “I musicisti ciechi” diDaniel Vàzquez Dìaz e “Giovani e pescatore” di AlfonsoPonce De Leòn e mostra quando nell’arte moderna spagnolasi è stabilita una dialettica particolare tra reale e sopra-reale:la poetica del reale è andata nella direzione del Surrealismoche ha proposto un nuovo incontro con la realtà attraverso ildrammatico, il misterioso, il senso del sogno.La sesta e la settima stanza ripercorrono il viaggio di Picassoche lo porterà poi a realizzare il famoso dipinto “Guernica”.Commissionatogli dal governo repubblicano un dipinto digrandi dimensioni che rappresentasse la Spagnaall’Esposizione Universale di Parigi del 1937, Picasso decisedi realizzare questo pannello che denunciasse l’atrocità delbombardamento su Guernica, città emblematica della culturae delle tradizioni legislative del popolo basco. L’opera furealizzata in appena due mesi, ma fu preceduta da un’intensafase di studi, testimoniata da molti schizzi preparatori, moltidei quali si trovano nella sala.L’ottava stanza, che prende il nome di “ Natura e cultura”esibisce le opere appartenenti al periodo che va dal 1927,dove i personaggi si trasformano in qualcosa di simile aglielementi della natura: è l’epoca delle Metamorfosi.Come in Ovidio, le figure picassiane esplorano le sembianzee le relazioni tra minerali, vegetali, animali e umani,stabilendo un legame profondo.Infine nell’ultima stanza, “Verso un’altra modernità” sonoracchiuse opere come “Uccelli nello spazio” di Joan Mirò o“Dipinto” di Antonio Saura, prime testimonianze di un’altraevoluzione nella concezione dell’arte. La terza versione de“Il pittore e la modella” chiude il cerchio espositivo dellamostra.

Picasso e la modernitàUn viaggio nell'evoluzione artistica del Novecento spagnolo

Di Elena Brunori VC

6 Arte

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L'omino stilizzato che ci affascina tanto e in cui, spesso, ciriconosciamo, che si aggrappa alla speranza di una desideratalibertà, di una via di uscita da questo mondo in cui si senteprigioniero, di una salvezza, è ormai ben conosciuto, nelcentro storico di Firenze, per le opere che lo vedonoprotagonista e che riempiono la città di poesiaSpesso i suoi disegni non vengono subito notati, si trovanosoprattutto in piccoli vicoli o strade secondarie, ma è proprioquesto che ci attira, il loro essere nascosti.L'artista si firma con un ‘ .k’’o un “.h”.I suoi graffiti possono sembrare fatti a caso, si vede bene chele linee sono veloci e una prima volta che si scorgono inqualche angolo della nostra città non ci si fa troppo caso ma,osservando con più attenzione, questi possono trasmettereemozioni che non ci sono del tutto sconosciute.L'abbiamo riconosciuto, fin’ora, come l'artista dei pallonciniperché le sue opere si basano principalmente su dei palloncinirossi (ornati da didascalie di una sola parola); palloncini che

lo salvano portandolo via,che gli causano nostalgiain quanto, a volte, vengonoassociati a qualcosa diperso che crea unamancanza; l'artista, però,non si esprime solamenteattraverso i palloncini, maanche tramite altriimportanti simboli, comegrandi cuori rossi o scaleinfinite, utilizzati talvoltacome varianti peresprimere meglio certisignificati, solitamentevengono usati con ladidascalia ''EXIT'', oppurepossiamo più facilmentetrovare i palloncini conappresso ''RESISTANCE'',''FLY AWAY'',''FREE'' e''LOST''.

Le opere, tutte, sono in qualche modo collegate tra loro per isignificati che hanno e, solitamente, cio' che vienerappresentato è riprodotto più volte, forse per evidenziaresentimenti che, per quanto in alcuni casi possano esserepasseggeri, non hanno una durata breve e, per questo, l'autoreha bisogno di esprimersi, di sfogarsi, più volte.Ultimamente, il pittore si sta dedicando alla rappresentazioneanche di temi diversi, ma ciò che caratterizza i suoi disegninon cambia: la rappresentazione stilizzata di significati, alcontempo, molto grandi. Ognuno di questi temi ha il suomessaggio, messaggio trasmesso attraverso semplici, quantoespressive, metafore.E' per questo che, spesso, camminando per le nostre stradepossiamo notare non solo turisti, ma anche i cittadini stessiche scattano foto a queste creazioni; hanno un qualcosa che ciappartiene nel profondo del nostro animo e riescono adesprimere nei migliori dei modi, attraverso l'arte, sentimentiche sentiamo nostri, che ci appartengono.L'artista, come ho già detto, è sconosciuto in quanto anonimoma questo giugno c'è stata una mostra in suo onore, al centroJava di via Pietrapiana, dove sono stati proposti i lavori chestanno dietro al progetto in strada e, per una volta, è statopossibile osservare le sue opere sotto una luce diversa, ovveroquella dei riflettori e non quella dei lampioni, come scriveAndrea Moneti in un articolo riguardante il soggetto inquestione.Personalmente mi affascinamolto, come arte, quellaespressa sui muri edefinisco .k il mio artista distrada preferito: per la suaoriginalità e capacità ditrasmettere determinatistati d'animo attraversopochi brevi tratti, sintetici eincisivi e perché, attraversometafore, riesce ad inviaremessaggi sulle intimetensioni dell'esistere.

STREET ARTI palloncini di Firenze

Di Ginevra Salesia I B

7Arte

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Oggi tutti pensiamo a un futuro ricco di visite di extraterrestri,incontri con alieni di mondi lontani e guerre con razzenemmeno immaginabili. Ipotizziamo per un momento chetutto ciò sia già successo: chi ci crederebbe? A dirla tutta nonsi tratta solo di ipotesi, ma di fatti realmente accaduti etestimoniati dagli antichi. Infatti la Terra è già stata visitata e“colonizzata” da altri; almeno stando a quanto possiamoleggere su antichi codici scritti in aramaico, in accadico e inge'ez lingua parlata nell'antica Etiopia, tutti risalenti a diversimillenni fa. Fondamentale è quello che troviamo nel primolibro dell'Antico Testamento, la Genesi, probabilmente scrittaquando i popoli ebraici praticavanoancora una religione politeista. Ciconcentriamo sull'analisi di dueparole che, nonostante gli studi deipiù grandi filologi e storici, sonorimaste incomprese: la prima è“Elhoim”, che è tradotta dallaChiesa con “Dio”, la seconda è“Nefilim”, tradotta con “Gigant".Ora, grammaticalmente parlando,anche se tradurre parole tantoantiche è difficile, sappiamo benissimo che la prima parola èun lemma plurale. La corretta traduzione, come affermatodagli studiosi, non è Dio ma Dei. . . La traduzione Giganti perla seconda si deve alla Versione dei Settanta (la traduzionedell'Antico Testamento in greco antico): i Nefilim sonoindicati come “ghigantes epiptontes”, cioè i “gigantiprecipitati”, “caduti dall'alto”, forse caduti (in semitico“nafal”) dal cielo. A logica, in alto c'è il cielo, e al singolare laparola Nefilim fa “Nefilà”, con cui i popoli semiticiindicavano la costellazione di Orione (la costellazionededicata al gigante cacciatore della mitologia greca). Si trattaquindi di “orioniani”, “orionidi” o cosa? Per adesso, nessunone è venuto a capo di questo enigma. La cultura giudaico-etiopica-copta vi dedica addirittura un intero libro: il Libro diEnoch o dei Vigilanti (proprio quei simpatici golem di pietrapresenti nel film Noah, diretto da Darren Aronofsky e conRussell Crowe nei panni del noto patriarca biblico). Siamoforse di fronte ad una razza di alieni? Resta difficile dirlo,

poiché finora non è stato possibile dare una traduzione certadel testo: le versioni sono molte, ma la più nota, cioè quelladiffusa dalla Chiesa di Roma, non dà spazio alcuno a questi“orioniani”. Vogliono nasconderci qualche cosa? Tipo che ilnostro pianeta ha già avuto stretti contatti con altri mondi? Osemplicemente non accetta una (semi)realtà, cioè quella deglialieni (si spiegherebbe il fatto che vedono il Libro di Enochcome testo apocrifo)? Forse. . . ma c'è anche chi, su queste dueparole, ci ha fondato una vera e propria religione: il“movimento raeliano”, nato negli anni '70 e oggi diffuso intutto il mondo, crede che noi umani siamo stati creati dagli

Elohim tramite tecniche genetiche edi clonazione in appositi laboratori.E, tra i loro progetti, c'è quello dicostruire a breve un’“ambasciata”per questi alieni: sarebbero infatti inarrivo sulla Terra (secondo i lorocalcoli nel 2020) per riprendersi ilpianeta colonizzato millenni fa.Nella cultura popolare, i Nefilimsono visti come Angeli (non tantointesi come “messaggeri” dal greco

“anghelos”, quanto come abitanti del cielo) ribellatisi alCreatore e quindi precipitati a terra, come Titani alati, eroi daipoteri divini, spietati invasori che crearono su Atlantide lapropria base o, secondo Testi Apocrifi, figli di Grigori(Guardiani in greco antico), venuti da lontani angoli dellagalassia e accoppiatisi con le donne della Terra. Tutte questecredenze prendono il nome di Paleoastronautica, considerataancora una pseudo-scienza, o Teoria degli Astronauti. Repertiarcheologici misteriosi però, non sono stati ritrovati solo inMedio Oriente ma in tutti gli angoli del globo: Giappone,Indonesia, Africa sahariana, Scandinavia, Meso America etc.La scienza della Paleoastronautica studia quei testi, cheraccontano di gesta extraterrestri e i reperti, le costruzioni e leincisioni su pietra che ne concretizzano di fatto l'esistenza.Andrebbe rivista tutta la nostra storia, a partire dallamitologia: non più come racconto fantastico, ma come unaconfusa memoria di fatti realmente avvenuti.

UFO bibliciQuando gli alieni visitarono e colonizzarono il nostro pianeta

Di Niccolò Garbarino III B

8 Scienze

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Soprattutto per noi adolescenti è forse uno degli incubi chepiù ci tormenta ogni giorno; anche gli antichi capivanoquanto fosse di fondamentale importanza oltre alla cura delnostro intelletto, anche quella del nostro fisico.Svegliarsi la mattina, guardarsi allo specchio e accorgersi cheabbiamo messo dei chili di troppo, tra cene dalla nonna espuntini proibiti, non è proprio ciò che ci auguriamo divedere. Certamente non è la fine del mondo, ma essere inpace con il nostro fisico certamente ci dà una maggiorarmonia con noi stessi così come può darci una spintamaggiore per affrontare con più sicurezza le sfide di ognigiorno.Sappiamo poi che, da che mondo è mondo, per tornare informa ci vuole movimento e la maggior parte delle voltebisogna ricorrere anche alla dieta, che non è mai molto amatadalla gente, ma grazie a cui si può tornare in forma. Ma visiete mai chiesti quanti tipi di diete esistono e quali metodi, avolte folli, si utilizzano? Ci sono veramente molte manieredifferenti per perdere peso, alcune lanciate dalle stelle delcinema, ma non tutte sono consigliabili o funzionali comesembrano.Uno dei metodi che mi hanno colpita maggiormente èsicuramente la cosiddetta “dieta Twinkie”, che in praticaconsiste esclusivamente nel consumo di dolci e grassi, sembrauno scherzo ma non lo è. Il suo scopo è dimostrare che ciòche conta veramente non è la qualità del cibo, bensì laquantità, quindi il numero di calorie consumate. Per questomotivo non c’è bisogno di rinunciare alle nostre gustosetentazioni, ma solo di controllare le calorie giornaliere.Bisogna quindi cibarsi per circa dieci settimane di cibi grassicome patatine fritte, hamburger e merendine dei più svariatitipi, dobbiamo solo controllarne le proporzioni, mangiando asufficienza, ma senza riempirsi, per un totale 1 .800 caloriegiornaliere. Un vantaggio della dieta Twinkie è che sidimagrisce, senza rinunciare al gusto dei cibi grassi, madall’altro lato lo svantaggio è la sua inapplicabilità a lungotermine, dato che si riprendono subito i chili persi. Non è unadelle diete più affidabili, ma certamente è particolare per ilsuo stravagante metodo.Un’altra dieta stravagante è la “dieta del sonno”, che consiste

appunto nel dormire, com’è consigliato, almeno sette ore.Diversi studi sostengono che dormire per una quantitàinferiore di tempo, porti più facilmente a ingrassare. Mentredormire almeno sette ore per notte dovrebbe aiutarel’organismo a produrre gli ormoni che placano il senso dellafame. La mancanza di sonno porta invece ad un senso diirrequietezza e fame.Ci sono svariati modi per perdere peso e di certo nonmancano le proposte, le più in voga sono lanciate dalle starche necessitano più di tutti gli altri di avere un perfettocontrollo del proprio corpo. Spesso sono costrette a ricorrerea delle diete forzate per assumere le caratteristiche delpersonaggio che dovranno interpretare. Una delle piùdiscusse è sicuramente quella utilizzata dall’attrice AngelinaJolie, che ha perso diversi chili in un tempo veramente record;nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di diete drastichee molto rigide, quasi impossibili da seguire. La sua adesempio doveva portarla a perdere 10 Kg in non più diventuno giorni, perché un proseguimento della dieta per untempo maggiore avrebbe potuto avere conseguenze negativesul suo organismo. Consiste nell’assunzione di soli liquidi,nessun cibo solido, ciò permette di ripulire il corpo dalletossine in eccesso, perdendo di conseguenza peso.Ovviamente ciascuno deve trovare la propria dieta,accompagnandola se possibile ad un costante esercizio fisico.Nonostante le svariate sfaccettature dei modi con cui perderepeso, penso sia importante seguire una dieta equilibrata,cercando di eliminare il minimo indispensabile e sforzandosidi fare qualche piccolo sacrificio per un futuro sorriso.Soprattutto ci vuole molta pazienza e, nel caso in cui siate giàin equilibrio con il vostro corpo, fatevi due risate leggendoqueste diete “folli”.

Mens sana in corpore sanoCome non farsi prendere dal panico se abbiamo messo dei chili di troppo!

Di Costanza Mannini IVC

9Salute e benessere

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Politically CorrectDi Greta MartiniÈ strano essere qui, ancora una volta, a scrivere tra le paginedi questo giornale: una volta diplomata, ho creduto che questasplendida avventura fosse finita. Ma ancora più strano èscrivervi dalle aule strapiene di un’università. Riesco quasi asentire i vostri pensieri volatili che per un istante si fermanosulla mia affermazione. Ho scelto di frequentare ScienzePolitiche. Originale, vero? Probabilmente no. Ma la mia sceltaè nata dalla consapevolezza che la mia aspirazione di vita èscrivere. Articoli, libri, recensioni. . . qualsiasi cosa abbia a chefare con la scrittura. E voi penserete, perché non Lettere,quindi? E io vi risponderò che non ne ho la minima idea. Forseperché oltre alla scrittura ho sempre avuto una grande passioneper l’attualità e la politica. La Cesare Alfieri vanta oltretutto diessere la più antica facoltà di Scienze Politiche insieme aquella di Parigi. E una delle più illustri! Anche Sandro Pertinisi è laureato tra queste mura. Se il mio scopo fosseconsigliarvi che facoltà scegliere, per orgoglio vi direi:Scienze Politiche. Ma sapete che vi dico? Seguite le vostrepassioni, e avrete scelto bene. Non lasciatevi influenzare dagli“sbocchi lavorativi”. Se volete fare gli artisti, andateall’Accademia delle belle arti. Se volete fare i filologi, andarea Lettere Antiche. Se tutti vi dicono “uscite dall’ Italia che nonè più buona per i giovani”, ma voi amate la vostra città,lasciate perdere tutte quelle voci! Una persona realizzata è unapersona felice delle scelte che ha fatto.

Io faccio il Pro.Ge.A.S.Di Matilde CecchiLa triennale di progettazione di eventi offerta dall’ UNIFI è uncorso indirizzato al “business della cultura”. E lo dicoovviamente in senso buono!Valorizzare l’arte e la creatività in ogni loro aspetto puòassumere forma nei più disparati lavori: dall’ organizzatore dieventi all’ impresario teatrale, dal curatore di una galleria d’arte all’ agente di una rock band.Per lavorare con la cultura bisogna conoscerla a fondo esaperla maneggiare, per questo i miei studi classici mi hannoavvantaggiata e indirizzata in quella che, attualmente, è un’ottima prosecuzione degli studi umanistici.

Durante il primo anno si possono dare esami come Storia dell’arte, Storia del teatro e dello spettacolo, Storia della musica,Storia del cinema e Letteratura italiana. Tutte materie teoriche,ma sempre trattate con una particolare attenzione all’esperienza diretta: in aula si ascoltano brani musicali, siguardano film, vengono segnalati spettacoli teatrali, opereliriche e concerti.Nel secondo e nel terzo anno non mancheranno corsi piùpratici come marketing e comunicazione, senza parlare deivari laboratori di pianificazione di eventi tenuti daprofessionisti del settore, il vero cuore di questo corso di studi.L’ indirizzo è a numero aperto, c’è il solito test diautovalutazione e poi sei dentro! L’unico inconveniente è chela sede di lezioni ed esami è a Prato…Già, per chi non l’avesse ancora risolto, il simpatico acronimoche dà il nome al corso sta per “Progettazione e gestione dieventi e imprese dell’ arte e dello spettacolo”.

Wind OfChangeDi Virginia BellantiL’estate post esame di maturità è un’esperienza fantastica, madopo aver passato un mese tra metropoli giapponesi ti ritrovisul divano di casa a domandarti: “E ora?”A proposito di dubbi, mi continuo a chiedere perché io abbiascelto la Facoltà di Matematica, ma dopotutto per cinque annimi sono chiesta perché avessi scelto il liceo classico, quindimi sento piuttosto coerente. Mi giustifico nel dire che stofacendo un esperimento e vediamo un po’ come va a finire…per ora è abbastanza divertente! Il mio però è l’unicoDipartimento universitario che ha alcuni aspetti molto similialla vecchia scuola: lezioni mattutine, corsi che durano tuttol’anno ed esami a partire da Maggio-Giugno. La maggiorparte degli aspetti in ogni caso è davvero positiva, ad esempioogni tre quarti d’ora di lezione ci concedono quindici minutidi pausa (immaginate in che stato sarebbe il vostro cervellodopo due ore di algebra lineare…) e ognuno dei cinque corsinon ha frequenza obbligatoria. Vorrei inoltre sottolinearel’ importanza della mensa studentesca e delle iniziative qualicinema gratis e merendine a trenta centesimi, tutte cose checontinuano a stupirmi e a riempirmi di gioia!Concludo con una parola che riassume tutto ciò che pensoriguardo all’argomento: Libertà.

A volte ritornanoVoci dall'università

10 Esperienze di vita

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Quel suono assordante, quel rumore fastidioso mi portò fuoridal mondo dei sogni: la sveglia suonò. In un attimo legiornate in spiaggia, il sole, il mare sparirono. L’estate passòtalmente veloce che non mi è bastata per realizzare tutti iprogetti che avevo. Volevo più tempo con i miei amici, piùgiornate in spiaggia, più bagni in mare, più risate. Credevo diavere ancora tanto tempo perchè il liceo sembrava cosìlontano, non me ne preoccupavo, non ci pensavo… Arrivòsettembre e con lui il timore di non sapere abbastanza cose, dinon essere sufficientemente preparata e così passai quindicigiorni a ripassare e ripassare ancora, ma stranamente lapreoccupazione di fare bella impressione, di apparire comeuna ragazza considerata “giusta”, non si faceva sentire; oalmeno è stato così fino al giorno prima dell’ inizio dellascuola. Ecco sì quel giorno ero terrorizzata. Poi il suono unpo’ inquietante della sveglia mi fece capire che adesso nonpotevo più tirarmi indietro. La paurosa Chiara che ero statafino a quel giorno doveva far spazio alla nuova, grintosa, fortee coraggiosa me, o almeno quelle erano le mie aspettative.Attendevo l’entrata a scuola in silenzio, ricordo che cercavoun volto familiare, qualcuno a cui rivolgere un timido “ciao!”,ma niente, solo volti estranei. La nuova Chiara si era fattasopraffare ancora una volta dalla vecchia. L’aveva inghiottita,catturata e credevo non l’avrebbe liberata più. Le prime orepassarono… Ricordo che feci amicizia con la mia compagnadi banco, probabilmente lei era più terrorizzata di me, nonfaceva altro che mordersi le unghie, arrotolarsi nervosamentei capelli sulle mani e schioccarsi le dita. Forse lei mi hatranquillizzata un po’ ; cioè egoisticamente vedere qualcunopiù nervoso di me, mi ha fatto un po’ rilassare. Data lasituazione fui io a fare il primo passo. Il tutto iniziò con untimido “ciao, piacere Chiara” e da lì “bam” fu subito amicizia,un po’ come l’amore a prima vista possiamo dire…Chiacchieravamo e ridevamo a più non posso. Lei miraccontava a grandi linee della sua vita, delle sue amicizie, deisuoi amori, era come se già ci conoscessimo da tanto tempo.Lei si aprì subito con me e io feci lo stesso. Adesso erotranquilla, serena, senza pensieri.Poi ancora un suono assordante perforò la mia testa: lacampanella della ricreazione suonò; adesso è una cosa da

niente, non ha valore, ma la prima volta vedere gli sguardi deiragazzi più grandi che mi guardavano, mi osservavano, quasicome se mi stessero esaminando per giudicare se eroall’altezza di un liceo, se ero abbastanza “giusta” per entrare afar parte del mondo dei ragazzi grandi, mi davano un fortesenso di irrequietezza.Si può forse dire che mi sentivo come una foglia: prima inforze, in vigore, piena di me, ero bellissima, attaccata ad unalbero che mi proteggeva. Invece in quel momento stavocadendo, scivolando giù, e una volta a terra, rinsecchita,spenta venivo calpestata da tutti, come fossi invisibile ai loroocchi, o comunque non importante, da non considerare. Tuttele paure che credevo infondate si rivelarono vere,dannatamente vere, opprimenti, quasi soffocanti.Poi un sorriso, quel sorriso ribaltò la situazione: sembravaquasi che volesse dirmi:”tranquilla, ci sono passato anch’io, infondo non siamo così spaventosi come credi.” O magari quelsorrisetto non voleva dire niente, magari era solo pergentilezza, magari non era rivolto a me, magari ho fraintesotutto… Comunque è grazie a quel sorrisetto che mi sonotranquillizzata. Avevo creato nella mia mente stupide paureche non avevano senso, nemmeno io so il perché. Poi pianopiano entrai a far parte di un qualcosa: non mi sentivo più solaperché di fatto non lo ero.La nuova Chiara che credevo sparita saltò fuoriall’ improvviso. Ma in realtà non ero né più coraggiosa, né piùforte o più grintosa. Ero semplicemente me, però senza paurao timidezza. Mi sono mostrata per quella che sono, senzavergognarmene. I miei difetti erano motivo di risate. Forse èvero: qualche mese fa avevo ragione ad aver paura. Ero unaragazzina timida, insicura, ero proprio una bambina, ma orasono cresciuta, maturata, forse anche migliorata, o forse sonosempre stata così soltanto che mi sono nascosta, rannicchiatain me stessa. Ma adesso basta: basta paura, basta insicurezza,basta nascondermi, basta cercare di essere chi non sono perpiacere di più. Adesso basta, sarò io, semplicemente io,semplicemente Chiara.

Sarà... Sarà diverso...Le prime impressioni di una liceale

Di Eleonora Fedi I B

11Esperienze di vita

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“Charles M. Schulz è un poeta”. Non sono parole mie, ma diUmberto Eco, nella sua introduzione alla prima raccoltaitaliana dei Peanuts, pubblicata nel 1963. “Se 'poesia' vuoldire capacità di portare tenerezza, pietà, cattiveria e momentidi estrema trasparenza, come se vi passasse attraverso unaluce e non si sapesse più di che pasta sian fatte le cose, alloraSchulz è un poeta”. Charles Monroe Schulz nasce nel 1922 inMinnesota, e fin da bambinoè appassionato di fumetti,come afferma lui stesso:“Mio padre era poco istruito.Lavorava sodo, ma amavamolto il suo lavoro dibarbiere. L'unico suo svagoerano i fumetti enaturalmente le prime coseche imparai a leggere furonoproprio i fumetti. Appena neusciva uno correvo acomprarlo”. Durante l'ultimoanno di liceo segue un corsodi disegno percorrispondenza e, tornatodalla guerra in Europa, ilventitreenne Schulzintraprende la carrieraartistica. Comincia apubblicare nel principalequotidiano della sua città unaserie di tavole settimanali con dei bambini per protagonistidal titolo Li'l Folks. Il 2 Ottobre 1950 compare la primastriscia dei Peanuts (“Noccioline”). È l'inizio di una storiadurata 50 anni e più di 20.000 fra strisce e tavole. Durantequesti anni i personaggi si sono evoluti graficamente e sonocresciuti di numero, diventando ben presto un fenomenomondiale, con strisce pubblicate in oltre 2600 giornali in 75paesi diversi. In strisce di quattro vignette e tavoledomenicali poco più lunghe, attraverso scene quotidiane ebrevi scambi di battute, Schulz ha creato un mondo.Protagonisti di questo mondo sono sempre e solo i bambini.

Bambini però un po' particolari, che parlano come degliadulti. Lo vediamo già nella prima striscia, quella già citatadel 2 Ottobre 1950, in cui Shermy e Patty, seduti accanto,vedono passare per la strada Charlie Brown: sembrano duevecchietti di paese, seduti sotto casa a guardare e commentarela gente che passa. Nelle prime 3 vignette, Shermy parla diCharlie chiamandolo il “buon vecchio Charlie Brown”, ma,

non appena questo siallontana, arriva la stoccata:“Quanto lo odio! ”. Chi dinoi non ha mai fatto unacosa del genere?Via via, col passare deglianni, questi bambinidiventano sempre più veri:vanno a scuola, giocano abaseball, sono arrabbiati,innamorati, irritabili oegoisti. Ma sono bambini, equesto riesce a farceli amarepur con quelle caratteristicheche ce li renderebberointollerabili se fosseroadulti; chi sopporterebbe unaLucy adulta, così irascibile evendicativa? Ma questiaspetti nella Lucy bambinaci portano alle labbra unsorriso. E non abbiamo

neanche bisogno di immaginarcela adulta, perché i Peanutssono bambini e resteranno sempre tali. Vivono in un eternopresente e, sebbene si evolvano stilisticamente,sostanzialmente non cambiano: Charlie Brown non smetteràmai di cascare nello scherzo di Lucy che gli tiene la palla e,quando lui sta per calciarla, gliela toglie da sotto al piedefacendolo cadere; per quante volte lei possa averlo ingannato,sappiamo che lui ci cascherà ancora; e non smetterà di andarealle “sedute psichiatriche” tenute sempre da Lucy, nonostantenon gli siano molto di aiuto. Lucy sarà sempre innamorata diSchroeder, per quante volte lui possa respingerla. Linus non

PeanutsNoccioline di vita

Di Isabelle Seidita VC

12 Curiosità

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abbandonerà mai la sua coperta, per quanto tuttigli dicano che deve smettere di portarsela sempredietro e Snoopy gliela rubi in continuazione, enon smetterà mai di aspettare il GrandeCocomero, ogni anno ad Halloween, nonostantequesto non sia ancora mai arrivato.E i giochi di finzione, quelli che sono soliti fare ibambini? I Peanuts non li fanno, ma ci pensaSnoopy a sfruttarne tutte le possibilità. Snoopy èscrittore (sebbene non molto apprezzato),avvocato, tennista, esploratore e aviatore dellaprima guerra mondiale, e questi sono solo pochidei quasi 1 50 “travestimenti” e imitazioni con cuiè comparso nel corso degli anni, sebbenenormalmente sia il cane pigro di Charlie Brownche passa la maggior parte del suo tempo amangiare e a dormire sul tetto della sua cuccia.Pur non avendo la parola (solo i pensieri),capisce tutto ciò che dicono i protagonisti eriesce a farsi capire da loro. È inoltre l'unico acapire cosa dice Woodstock, il suo miglioreamico, un uccellino giallo un po' maldestro checompare per la prima volta nel 1967. Col passaredel tempo i due diventano inseparabili: giocanoinsieme a Hockey, fanno viaggi e esplorazioni espesso dormono insieme sul tetto della cuccia di Snoopy.Woodstock vola poco, spesso a testa in giù e mai troppo inalto, in inverno dovrebbe migrare a sud ma non sa il sud dovesia ed è di dimensioni abbastanza piccole; questo tuttavia nongli impedisce di vivere mirabolanti avventure che racconta alcane nellinguaggio degliuccelli, espressograficamente conuna serie di lineeverticali, e chesolo l'amico riescea capire.Quelli dei Peanutssono personaggiche hanno tantoda dire: CharlieBrown, col suosentirsi sempreinferiore e maiapprezzato, LucyVan Pelt, arcigna,irritabile erompiscatole,Linus, fratello minore di Lucy pieno di complessi psicologici,Sally, sorellina di Charlie Brown che ha un rapportoconflittuale con la scuola, Schroeder, il grande pianistafanatico di Beethoven, Piperita Patty, il tipico maschiaccio,con la sua migliore amica Marcie, prima della classe, e moltialtri. Non si può non affezionarsi a loro, sono indimenticabili.È facile immaginare quanto possa essercisi affezionato il lorocreatore. Nella sua ultima striscia, pubblicata il 1 3 Febbraio

2000, il giorno dopo la sua morte, Schulz, per mano diSnoopy, scrive:« Cari amici,ho avuto la fortuna di disegnare Charlie Brown e i suoi amiciper quasi 50 anni. È stata la realizzazione di tutte le ambizioni

della mia infanzia.Sfortunatamente nonsono più in grado dimantenere il ritmo diprogrammazione diuna strip quotidiana.La mia famiglia nondesidera che iPeanuts sianocontinuati da un altroperciò annuncio ilmio ritiro.In tutti questi annisono statoriconoscente per lacorrettezza dei nostrieditori e ilmeravigliososostegno e affetto

espressomi dai fan del fumetto.Charlie Brown, Snoopy, Linus, Lucy.. . Non potrò maidimenticarli. . . »

13Curiosità

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Pagine in sequenzaChocolat - Il dolce vento dei cambiamenti

Di Margherita Barzagli IVB

Questo libro, il primo di una trilogia, ha una trama moltocoinvolgente. Al suo interno l’autrice anglo francese hamescolato la storia della sua famiglia con dettagli fantasiosi,per creare una trama talmente particolareggiata da sembrarereale. La storia è semplice in sé e vi si alternano due vocinarranti con punti di vista opposti fra loro in tutto e per tutto.Il libro inizia con le parole di Vianne Rocher, appena arrivatanel paesino francese di Lansquenet-sous-Tannes durante laprocessione di carnevale del martedì grasso. La giovanedonna, sua figlia Anouk e un coniglio immaginario di nomePantoufle sono eterne viandanti, non si sono mai fermatemolto tempo nello stesso luogo, hanno sempre seguito il”Vento del Nord”. È infatti lui che le ha fatte arrivare nelpiccolo paesino fra Bordeaux e Toulouse e rilevare unvecchio forno, chiuso da tempo, per trasformarlo in unagraziosa pasticceria. Un luogo avvolto da una strana magiache cambierà tutti gli abitanti di Lansquenet- sous- Tannes.Giorno dopo giorno Vianne racconta e si racconta, scopriamoil suo passato sempre in viaggio con la madre, leinnumerevoli notti passate a fuggire da qualcuno o qualcosa,le tantissime lingue che ha imparato a parlare durante le brevisoste, la sua passione per la cucina e la capacità (sua, di suamadre e di sua figlia) di riuscire a prevedere quasi ogni cosa.Quest’ultima caratteristica permetterà alla donna di captare eindovinare i gusti e le storie personali di ogni singolo abitantedel paesino. C’è il dolce e benevolo Guillaume, il vecchiomaitre de l’école, sempre accompagnato dal suo canemalconcio ed anziano, attratto dalla pasticceria di Vianne pergli ottimi fiorentini di cioccolato, Narcisse, il contadinodall’aspetto burbero che va matto per i tartufi di cioccolato,poi ancora Josephine, che ruba quando il marito la picchia, dasempre attirata dalle belle scatole lucide piene di delizie…Ogni personaggio della storia è descritto con dovizia diparticolari, ognuno ha un ruolo ben preciso nel paese. Lasignora Voizin, arzilla vecchietta golosa di dolciumi, sa deipoteri di Vianne e li sfrutterà per ricongiungersi con il nipoteadolescente, troppo perfetto a causa della rigida educazionedella madre, la signora Clairmont; la quale, seppur conlentezza, imparerà ad apprezzare la cioccolateria. Davanti allaCeleste Praline, il negozio di Vianne, c’è però la chiesa della

piccola cittadina in cui vi professa un giovane Curè, MonsieurReynaud. E’ lui la seconda voce narrante del libro ed ha unavisione totalmente opposta a quella di Vianne, come se lapiazza che lo divide dalla cioccolateria fosse un limite per luiinvalicabile. Reynaud si confida a Mon Père, il vecchio curatoche l’ha preceduto nella parrocchia, ormai in coma e privo diconoscenza. Il giovane prete è molto dotto, sa perfettamentequali sono i suoi obblighi morali e spirituali, si sentecontinuamente in dovere di scusarsi con Dio per ungravissimo peccato da lui compiuto anni prima e che sarà poirivelato alla fine del libro. Pagina dopo pagina il giovaneprete mostra le sue paure e la sua stizza verso quella donnatroppo libera e senza Dio, madre ma non moglie, che rendefelici tutti i suoi parrocchiani facendo dimenticare a questiultimi il senso del pentimento nel periodo della Quaresima.Ha paura di Vianne, Monsieur Reynaud, crede che in lei vi siail diavolo, arriva pure ad interpretare le crepes flambes comefiamme fra le mani della donna.Per questo motivo il Curè decide diautopunirsi nel rispetto di quel Dioche venera, ma soprattutto teme. Idue antagonisti fanno scatenare glianimi degli abitanti di Lansquenet-sous-Tannes: da entrambe le parti visono buone motivazioni; ma l’arrivodegli zingari sui barconi risveglia inVianne l’ istinto d’ itinerante e suReynaud il ricordo segreto dell’attotutto altro che caritatevole compiutoda lui molti anni prima. Verso la finedel libro Vianne, osservando ilvecchio tavolo della pasticceria, si lascia andare a unaprofonda riflessione. Da una parte vorrebbe rimanere nelpaesino per altro tempo, permettere alla piccola Anouk diavere dei ricordi tangibili della sua infanzia, un luogo, degliamici; dall’altro invece vorrebbe seguire il suo vento, che mail’ha delusa. Sarà quindi Madamoiselle Rocher ad andarseneoppure il Curè accetterà il nuovo modo di vivere dei cittadini?Perché alla fine il vento si muove, gira e, prima o poi, invitatutti a cambiare. .

14 Rubrica di letteratura

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ORIZZONTALI3. Ci sono quelli che non aderiscono allo sciopero,ma qui si tratta di quelli che si inzuppano nel tè.5. L'inventore di questa specialità napoletana era ilsuocero di Luigi XV di Francia.6. Le mangia sempre Homer Simpson.9. Ci ha resi famosi nel mondo, dopo la pizza.11 . Cioccolato, kirschwasser e . . .1 3 . Nuvola di zucchero.1 5. È anche una tonalità di colore caldo brunito.1 6. Il primo è indimenticabile.1 7. Con le fragole è la fine del mondo.1 8. Nessuna pasticceria ne è priva.20. Proust. . . À la recherche du temps perdu.21 . Classicamente decorata a losanghe.23. La leggenda vuole che sia la sirena Partenope lacreatrice diquesta delizia.25. Scatena l'endorfina.26. Un ricostituente del passato.

VERTICALI1 . La risposta dei maestri cioccolatieri piemontesi alblocco europeo del cacao imposto da Napoleone.2. Un aroma molto usato in pasticceria che fa partedelle orchidacee.4. La sua preparazione in passato era a opera dispeziali e farmacisti.7. Quella siciliana è la più rinomata.8. Una ricetta milanese che affida il suo successo allalievitazione.1 0. Deriva dalla voce verbale latina "torrere”.1 2. Protagonisti in tv.. . e non solo.1 3. Di mille colori si mostrano nelle vetrinetendenzialmente parigine.1 4. Ricopre le torte.1 6. "Globus" ripieno.1 7. Gli americani ci fanno colazione.1 9. Sfrappole,bugie,chiacchiere o .. .22. La arcaica crepe dell'antica Grecia, a base dimiele, sesamo e farina.23. Una montagna di piacere, a Messina esiste unavariante "Bianco e nero".24. Consigliabile quando uno è un po' giù di corda.

IL CRUCIVERBA DEI GOLOSI30 peccati al di là del bene e del male

Di Giulia Colli IB

Giochi 15

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Soluzioni "Cruciverba dei golosi":ORIZZONTALI 3. Krumiri 5. Babà 6. Donuts 9. Gelato 11. Forestanera 13. Meringa 15. Caramello 16.

Bacio 17. Panna 18. Bignè 20. Madeleines 21. Crostata 23. Pastiera 25. Cioccolato 26. Zabaione

VERTICALI 1. Gianduiotti 2. Vaniglia 4. Panpepato 7. Granita 8. Panettone 10. Torrone 12.

Cupcakes 13. Macarons 14. Glassa 16. Bombolone 17. Pancakes 19. Cenci 22. Itria 23.

Profiteroles 24. Tiramisù