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 Capitolo 7 SPAZI DI HILBERT E TEORIA DI FOURIER In questo capitolo ci concentriamo sugli spazi di Hilbert: per questi spazi si possono generalizzare molte nozioni geometriche valide negli spazi euclidei, ad esempio i procedimenti di ortogonalizzazione, che forniscono i sistemi ortonor- mali completi: questi ultimi si inquadrano nella teoria di Fourier, della quale ci occuperemo in fondo al capitolo, e che costituisce il primo e principale esempio di applicazione degli spazi di Hilbert 7.1 Basi or tonormal i negli spazi di Hi lbert Uno spazio di Hilbert, come ogni spazio vettoriale, possiede delle basi, che tuttavia si dimostrano inadatte a descriverne la geometria, dato che “ignorano” l’esistenza del prodotto hilbertiano; il concetto “giusto” di base per uno spazio di Hilbert ` e quello di siste ma o rtonormale completo. 7.1.1 Denizione  Un  sistema ortonormale  in uno spazio di Hilbert  H  ` e una   famiglia  {e α } αA  di elementi di  H  di norma 1 ( α A  ||e α ||  = 1) tali che α, β  ∈ A  (e α , e β ) = δ αβ A priori un sistema ortonormale pu` o essere del tutto insuciente a descrivere la totalit ` a degli elementi di uno spazio di Hilbert; per questo diamo la 7.1.2 Denizione  Un sistema ortonormale  {e α } αA  si dice  base ortonormale (b.o.) se il sottospazio   α e α C  (generato dalla famiglia  {e α } αA ) ` e denso in  H. 7.1.3 Proposizione  Se  {e α } αA  ` e un sistema ortonormale in uno sp azio di Hilbert  H  allora le seguenti proposizioni sono equivalenti: 210

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  • Capitolo 7

    SPAZI DI HILBERT E TEORIA DIFOURIER

    In questo capitolo ci concentriamo sugli spazi di Hilbert: per questi spazi sipossono generalizzare molte nozioni geometriche valide negli spazi euclidei, adesempio i procedimenti di ortogonalizzazione, che forniscono i sistemi ortonor-mali completi: questi ultimi si inquadrano nella teoria di Fourier, della quale cioccuperemo in fondo al capitolo, e che costituisce il primo e principale esempiodi applicazione degli spazi di Hilbert

    7.1 Basi ortonormali negli spazi di Hilbert

    Uno spazio di Hilbert, come ogni spazio vettoriale, possiede delle basi, chetuttavia si dimostrano inadatte a descriverne la geometria, dato che \ignorano"l'esistenza del prodotto hilbertiano; il concetto \giusto" di base per uno spaziodi Hilbert e quello di sistema ortonormale completo.

    7.1.1 Denizione Un sistema ortonormale in uno spazio di Hilbert H e unafamiglia feg2A di elementi di H di norma 1 (8 2 A jjejj = 1) tali che

    8; 2 A (e; e) = A priori un sistema ortonormale puo essere del tutto insuciente a descrivere

    la totalita degli elementi di uno spazio di Hilbert; per questo diamo la

    7.1.2 Denizione Un sistema ortonormale feg2A si dice base ortonormale(b.o.) se il sottospazio

    P eC (generato dalla famiglia feg2A) e denso in H.

    7.1.3 Proposizione Se feg2A e un sistema ortonormale in uno spazio diHilbert H allora le seguenti proposizioni sono equivalenti:

    210

  • 7.1. Basi ortonormali negli spazi di Hilbert 211

    feg2A e una base ortonormale. Se 8x 2H 8 2 A (e; x) = 0 allora x = 0. 8x 2H jjxjj2 =P j(e; x)j2 (identita di Parceval). 8x 2H x =P(e; x)e.

    Dimostrazione: (1) () (2) e ovvio per denizione di densita.(1) () (4) Segue dal fatto che M = M??; infatti se B A e nito e N e

    il sottospazio generato da feg2B, che e chiuso, allora per x 2H:

    xN =X2B

    (e; x)e

    e, seM0 e il sottospazio (non chiuso!) generato da feg2A, si ha che, per x2M0:

    x =X2A

    (e; x)e

    ejjxjj2 =

    X2A

    j(e; x)j2

    (ove le somme sono estese ad un numero nito di termini non nulli). Consideriamoora il sottospazio N0 denso in l

    2(A) denito come

    N0 := ff : A ! C j Cardf 2 A j f() 6= 0g

  • 212 Capitolo 7. Spazi di Hilbert e teoria di Fourier

    da cui, per ogni x 2H: X2A

    j(x; e)j2 jjxjj2

    e quindi l'equivalenza (1) () (3).qed

    Notiamo due conseguenze della dimostrazione:

    7.1.4 Corollario Se feg2A e una base ortonormale in uno spazio di HilbertH allora H = l2(A).

    Cioe spazi di Hilbert che ammettano basi della stessa cardinalita sono isomora l2(A) e quindi fra loro.

    7.1.5 Corollario (Identita di Bessel)X2A

    j(x; e)j2 jjxjj2

    7.1.6 Teorema Uno spazio di Hilbert ha sempre una base ortonormale.

    Dimostrazione: La famiglia S formata dai sistemi ortonormali in H e un in-sieme parzialmente ordinato dall'inclusione (e non vuoto, visto che un qualsiasivettore di norma 1 forma da solo un sistema ortonormale). Se e una catena inS (i.e. per ogni S; S 0 2 si ha S S 0 oppure S 0 S) allora l'insieme unione di: [

    S2S

    e un sistema ortonormale: se x; y2SS2 S allora esistono S; S 02 tali che x2S ey2S 0 e quindi, dato che e una catena, si ha x; y2S S 0 oppure x; y2S 0 S:in ogni caso x; y appartengono ad un medesimo sistema ortonormale (che sia So S 0) e quindi devono vericare la (x; y) = x;y.

    Inoltre l'insiemeS

    S2 S e evidentemente un conne superiore della famiglia rispetto all'ordine e quindi, per il lemma di Zorn, l'insieme S dei sistemiortonormali ammette un elemento massimale: per denizione di massimalita (eper la (2) della proposizione precedente) questo massimale deve essere una baseortonormale; infatti la massimalita di una base e ovvia, mentre un sistema or-tonormale massimale S che non sia una base e tale che S? 6= 0 e quindi deveesistere e 2 S? con jjejj = 1 in modo che S [ feg sia un sistema ortonormale,contro la massimalita di S.

    qed

  • 7.1. Basi ortonormali negli spazi di Hilbert 213

    7.1.7 Denizione La cardinalita di una base ortonormale in uno spazio di Hil-bert si dice dimensione hilbertiana dello spazio.

    Evidentemente se la dimensione di H come spazio vettoriale e nita alloraanche la dimensione hilbertiana lo e e questi due numeri coincidono. In generalequesto non sara vero: molti spazi di funzioni, ad esempio L2(R), avranno dimen-sione hilbertiana numerabile (lo vedremo fra breve rammentando che si trattadi uno spazio separabile): tuttavia L2(R), come spazio vettoriale, ha dimensionecontinua: i suoi punti sono parametrizzati dagli elementi di R.

    Nel caso generale non e ovvio nemmeno che tutte le basi ortonormali abbianola stessa cardinalita.

    7.1.8 Teorema Tutte le basi ortonormali in uno spazio di Hilbert hanno lastessa cardinalita, che e poi pari alla dimensione hilbertiana.

    Dimostrazione: Siano feg2A e ffg2B basi ortonormali di H, allora

    8 2 A e =X2B

    (f; e)f

    Ma l'insieme

    G := f 2B j (f; e) 6= 0ge numerabile, quindi l'unione B =

    S2AG e una unione di insiemi numerabili

    indicizzata da A:

    Card(B) Card(A) @0 = Card(A)(stiamo supponendo Card(A) innita, i.e. @0).

    Viceversa, scrivendo gli elementi f in termini della base feg2A otteniamo

    Card(A) Card(B)

    e quindi, per il teorema di Cantor{Bernstein: Card(A) = Card(B).qed

    7.1.9 Teorema Gli spazi di Hilbert di dimensione hilbertiana numerabile (onita) sono tutti e soli quelli separabili1.

    Dimostrazione: Il caso di dimensione nita segue ovviamente da quello didimensione numerabile.

    1Cioe che contengono una successione densa.

  • 214 Capitolo 7. Spazi di Hilbert e teoria di Fourier

    Sia la dimensione hilbertiana di H numerabile: allora esiste una base orto-normale fengn2N ed, evidentemente, il sottospazioX

    n2N(Q+ iQ)en

    e denso inP

    n2NCen, la cui chiusura e H.Sia viceversa lo spazio H e separabile; dimostreremo che possiede una base

    ortonormale indicizzata da N. Sia fxngn2N una successione di vettori totale2, chedeve esistere per l'ipotesi di separabilita: usando un procedimento alla Gram{Schmidt la renderemo ortonormale in modo da avere la base voluta.

    Basta per questo osservare che il sottospazio Mn generato dall'insieme nitodi vettori fx1; :::; xng e chiuso (perche ha dimensione nita e quindi e completo)e ovviamente non contiene xn+1. Decomponiamo allora xn+1 secondo la sommadiretta Mn +M

    ?n e chiamiamo yn+1 la componente di xn+1 in M

    ?n . Ponendo per

    ogni n 2 N:en :=

    yn+1jjyn+1jj

    otteniamo ovviamente un sistema ortonormale in Hqed

    La seguente denizione e di fondamentale importanza:

    7.1.10 Denizione Un operatore unitario fra due spazi di Hilbert H1 e H2 eun operatore U : H1 ! H2 lineare isometrico tale che

    U = U1

    Un operatore unitario e una realizzazione concreta di un isomorsmo fra spazidi Hilbert: in particolare

    7.1.11 Teorema Se due spazi di Hilbert H1 e H2 hanno la stessa dimensionehilbertiana allora esiste un operatore unitario U : H1 ! H2.Dimostrazione: Possiamo per ipotesi scegliere due basi ortonormali feg2Ae ffg2A in H1 e H2 indicizzate dallo stesso insieme A. Quindi esistono gliisomorsmi di spazi di Hilbert

    1 : H1 ! l2(A) e 2 : H2 ! l2(A)(per il corollario 7.1.4) e componendo l'uno con l'inverso dell'altro otteniamol'operatore unitario voluto.

    qed

    2Cioe gli fxng sono linearmente indipendenti ed il sottospazio vettoriale che generano edenso.

  • 7.2. Operatori di proiezione negli spazi di Hilbert 215

    Ad esempio, se H = l2(N), e se consideriamo come insieme di indici i numerinaturali pari 2N, allora esiste un operatore unitario in B(H) isometrico su unsottospazio proprio:

    Uen := e2n

    tale chejjUxjj2 = jjxjj2

    e quindi (Ux; Ux) = (x; UUx) = (x; x) i.e. UU = I. Tuttavia U non e unitario,dato che non e suriettivo.

    Osserviamo inoltre che se A = f1; 2; 3; 4; :::g = N n f0g allora esiste unoperatore

    S : H ! L2(A)en 7! en+1

    tale che im(S)? = Ce0 e che si dice shift unilatero. Si tratta di un operatoreisometrico.

    7.2 Operatori di proiezione negli spazi di Hilbert

    Consideriamo uno spazio di Hilbert H ed un suo sottospazio vettoriale chiusoM . Per il teorema di Riesz ogni elemento x2H si decompone come x = xM+xM? .Quindi la mappa

    x 7! xMe lineare3 e suriettiva. Denotiamola EM .

    Osserviamo che E2M = EM , cioe che l'operatore E : H ! H e idempotente:infatti E2M(x) = EM(xM) = xM . Questo e un fatto del tutto generale che siverica ogni qual volta uno spazio vettoriale X si decomponga in somma disottospazi e si considerino le proiezioni di X su questi suoi sottospazi.

    Un altro fatto generale che probabilmente e ben noto al lettore e che, vicever-sa, se X e uno spazio vettoriale e E : X ! X un operatore lineare idempotente,X si decompone in somma diretta di due sottospazi, precisamente l'immagineM = im(E) di E ed il suo conucleo N = im(I E) (ove I e l'operatore identitasu X).

    Nel caso di un sottospazio chiuso M di uno spazio di Hilbert H la proiezioneEM : X ! X e un operatore continuo:

    jjxjj2 = jjxM jj2 + jjxM?jj23Se X e un qualsiasi spazio vettoriale che sia somma diretta di due sottospazi M e N allora

    la decomposizione di un elemento x2X come somma di un elemento xM 2M ed un elementoxN 2N e unica, e quindi le mappe x 7! xM e x 7! xN sono lineari.

  • 216 Capitolo 7. Spazi di Hilbert e teoria di Fourier

    da cui segue jjEMxjj = jjxM jj jjxjj.Osserviamo esplicitamente che, E 6= 0 se e solo se im(E) 6= (0), il che avviene

    se e solo se esiste un elemento x0 2 H non nullo tale che Ex0 = x0. DunquejjEjj = 1.

    Naturalmente

    (y; Ex) = (yM + yM? ; xM) = (yM ; xM) = (Ey;Ex) = (y; EEx)

    e quindi un proiettore E e autoaggiunto. Dunque

    E = EE ()(E = E2

    E = E

    sono condizioni equivalenti all'essere E un proiettore su un sottospazio chiuso.

    7.2.1 Denizione Una isometria parziale in uno spazio di Hilbert H e un ele-mento W 2 B(H) tale che l'operatore

    W jN (W )?

    sia una isometria (si ricordi che N (A) e il nucleo dell'operatore A, i.e. l'insiemefx 2H jAx = 0g).

    Ad esempio, se M e N sono sottospazi chiusi di H della stessa dimensioneallora esiste un operatore unitario

    W0 : M ! N

    che possiamo comporre ad esempio con il proiettore EM ottenendo

    W := W0EM

    che e evidentemente una isometria parziale.

    7.2.2 Proposizione Esiste una corrispondenza biunivoca

    fM H jM = Mg ! fE 2 B(H) jE = EEg

    Dimostrazione: Se E2B(H) e tale che E = EE allora prendiamoM = im(E)e N = im(I E). Ovviamente H = M + N . Inoltre M \ N = (0), dato cheM = N?: (Ey; (I E)x) = (y; (E EE)x) = 0, ed analogamente N = M?.

    qed

  • 7.2. Operatori di proiezione negli spazi di Hilbert 217

    Se M1 e M2 sono sottospazi chiusi di H, con proiettori E1, E2, allora

    M1 M?2 () E1E2 = 0

    Infatti 0 = (Ex; E2y) () (x;E1E2y) = 0 () E1E2 = 0 () E1E2 = 0(essendo i proiettori autoaggiunti). Ovviamente E1E2 = 0 () E2E1 = 0 eM1 M?2 () M2 M?1 .

    Osserviamo che in generale la somma E1 + E2 non e necessariamente idem-potente, ma tuttavia, se M1?M2:

    (E1 + E2)2 = E21 + E1E2 + E2E1 + E

    22 = E1 + E2

    e quindi E1 + E2 e in questo caso il proiettore di M1 +M2.qed

    Questi fatti si estendono al caso di n proiettori, cos ad esempio, seM1; :::;Mnsono sottospazi chiusi mutuamente ortogonali, allora

    PEi e il proiettore dello

    spazioP

    Mi. In particolare la somma di sottospazi chiusi e chiuso.Ancora piu in generale, se fMg e una famiglia qualsiasi di sottospazi vetto-

    riali chiusi di H mutuamente ortogonali:

    8 6= M?Mallora lo spazio

    PM puo non essere aatto chiuso. Bisogna considerare espli-

    citamente la sua chiusura in H.Ad esempio, si noti che se fEigi2N sono idempotenti autoaggiunti (non nulli!)

    e tali che8i 6= j EiEh = 0

    alloraP

    i2NEi non converge in norma. Se cos non fosse si avrebbe infatti, perogni " > 0 e per n;m > n": nX

    i=1

    Eijj < "

    il che e assurdo, visto che l'idempotente autoaggiuntoP

    Ei ha norma 1.Questo esempio mostra come sia necessario considerare topologie alternative

    sullo spazio degli operatori lineari.

    7.2.3 Denizione Se X e uno spazio di Banach e fAng B(X) allora si diceche la successione fAng converge fortemente a A, e si scrive

    Anf // A

    se per ogni x 2X: limnAnx = Ax.

  • 218 Capitolo 7. Spazi di Hilbert e teoria di Fourier

    Osserviamo che se jjAnAjj ! 0 allora supjjxjj=1 jAnxAxj ! 0 e quindi(scriviamo An

    jjjj! A per la convergenza in norma):

    Anjjjj! A () An f! A uniformemente sulla palla unitaria in H

    Ricordando la denizione di topologia debole su uno spazio topologico (deni-zione 2.1.22), diamo la

    7.2.4 Denizione La topologia forte sullo spazio B(X) e la topologia deboledenita dalla famiglia di funzioni

    ff : B(X) ! X j 8A 2 B(X) f(A) = Axgx2X

    Per capire meglio la denizione, scriviamo come sono fatti gli intorni di unoperatore A nella topologia forte:

    Ux1;:::;xn(A) = fB 2 B(X) j 8k = 1; :::; n jj(B A)xkjj 1g

    (l'intorno U dipende da A e da n elementi x1; :::; xn 2X).Evidentemente questa topologia non possiede una base numerabile di intorni,

    e non puo dunque caratterizzarsi semplicemente con i limiti di successioni, benscon i limiti di successioni generalizzate.

    Supponiamo quindi di avere una famiglia di proiettori fEg2A con fMg2Arelativi sottospazi e consideriamo l'insieme

    B := f A j Card()

  • 7.2. Operatori di proiezione negli spazi di Hilbert 219

    Dimostrazione: Dobbiamo dimostrare che per ogni x2H esiste un 02B taleche se 0 allora

    jjFx Exjj < 1Sia x 2M con

    M :=X2A

    M

    Dato che M e chiuso deve esistere x0 2P20 M arbitrariamente vicino a x (innorma) i.e. x0 =

    P2AEx. Dunque

    xX2

    Ex = xX2

    E Ea(x x0) +X2

    Ex0 = x x0 + F(x x0)

    i.e.jjx

    X2

    Exjj jjx x0jj+ jjF(x x0)jj ! 0

    per jjx x0jj ! 0. Dunque, se x 2M allora x =P2AEx.Se ora x 2 H e qualsiasi, Ex 2 M e quindi, applicando il ragionamento

    precedente (tenendo conto che EEx = Ex, avendosi M M) si trova

    Ex =X2A

    EEx =X2A

    Ex

    qed

    Osserviamo che, se A (con Card()

  • 220 Capitolo 7. Spazi di Hilbert e teoria di Fourier

    S2AM e un sottoinsieme totale in H. (S2AM)? = 0 (S e totale se e solo se S? = 0).Non appena una di esse sia vericata allora ha luogo l'isomorsmo di spazi

    di HilbertH =

    M2A

    M

    realizzato dalla mappa x 7! f 2 A 7! () = Ex 2Mg. Si noti cheX

    jj()jj2 = jjxjj2

    e si osservi che, se ciascuno degli spazi M e di dimensione 1, allora la teoria cheabbiamo svolto e semplicemente quella delle basi ortonormali in H.

    Concludiamo la nostra analisi di B(H) indagandone alcune particolarita dellastruttura algebrica. Prima svolgiamo qualche semplice osservazione sui proiettorie sui loro sottospazi associati:

    7.2.6 Proposizione (x;Ex) = (x; x) () x 2M .Dimostrazione: Basta osservare che

    (Ex;Ex) = (x;Ex) = (x; x) = (Ex;Ex) + ((I E)x; (I E)x)e che (I E)x = 0 () x = Ex.

    qed

    Se M e N sono sottospazi chiusi, allora

    M N () EMEN = EMMa EF e autoaggiunto se e solo se EF = FE i.e. EMEN = EM () ENEM =EM :

    M N ) EMEN = ENEMInoltre

    M?M ) EMEN = ENEMSe poi M = M1 + M2 allora E1 + E2 = EM := E e dunque, se F := EN ,EF = FE.

    In B(H) c'e una relazione di ordine parziale che possiamo determinare stabi-lendo quali sono gli elementi positivi:

    B(H)+ := fB 2 B(H) j 8x 2H (x;Bx) 0gEvidentemente, per l'identita di polarizzazione:

    B 2 B(H)+ ) B = BAd esempio per ogni A2B(H) l'operatore AA e semi-denito positivo: AA 0.

    In particolare, un autoaggiunto idempotente E e positivo.

  • 7.2. Operatori di proiezione negli spazi di Hilbert 221

    7.2.7 Proposizione M N () EMEN = EM () EM EN .Dimostrazione: Dato che N = M + (M? \ N) si ha EN = EM + EM?\N equindi:

    (x;ENx) = (x;EMx) + (x;EM?\Nx)

    quindi, dato che il secondo addendo del secondo membro e 0, troviamo (x;ENx) (x;EMx).

    Viceversa, x 2M () (x;EMx) = (x; x). Ma se EM EN allora(x; x) = (x;EMx) (x;ENx) = (ENx;ENx) jjxjj2 = (x; x)

    (dato che EN e un proiettore). Quindi, per la proposizione precedente:

    M Nqed

    7.2.8 Teorema Se E e F sono idempotenti autoaggiunti in B(H) (e quindi esi-stono i sottospazi chiusi M e N in modo che E = EM e F = EN) allora leseguenti proposizioni sono equivalenti:

    EF = FE. EF = EM\N . N = (N \N) + (N \M?).

    Dimostrazione: (3)) (1) e gia stato dimostrato.(1) ) (2): EF = FE ) EF = (EF ) e ) (EF )2 = E2F 2 = EF . Quindi

    EF e un proiettore se EF = FE.Ma, se x 2M \ N allora Ex = x = Fx e quindi EFx = x, cioe M \ N

    im(EF ). Inoltre, se x 2 im(EF ) allora x = EFx e Ex = E(EF )x = E2Fx = x.Scambiando il ruolo di E e F si ottiene anche Fx = x e quindiM\N = im(EF ).

    (2)) (1) e banale.(2)) (3): Se EF = EM\N allora:

    F = (F EF ) + EF = F (I E) + EFMa vale (1) (perche vale (2)) e quindi F e I E commutano:

    F (I E) = EN\M?e EF = EN\M , sicche

    F = EN\M? + EN\M ) N =M? \N +M \Nqed

    Possiamo formulare quanto n qui ottenuto dicendo che il reticolo dei sotto-spazi chiusi (o equivalentemente degli idempotenti autoaggiunti) di uno spazio diHilbert e un'algebra di Boole.

  • 222 Capitolo 7. Spazi di Hilbert e teoria di Fourier

    7.3 Serie di Fourier

    Corrediamo ora la teoria con gli esempi fondamentali: le serie e l'integrale diFourier5.

    Vogliamo considerare funzioni f : R ! C periodiche, di periodo 2 (comele classiche funzioni trigonometriche): f(t) = f(t + 2); il modo piu naturale diprocedere non e considerare queste funzioni denite sulla retta reale ma sullacirconferenza T = fjzj = 1g C. Osserviamo che T e lo spazio topologico(compatto) ottenuto dall'intervallo [0; 2] identicandone gli estremi 0 2,ovvero e il quoziente R=2Z (via la mappa t 7! eit).

    Consideriamo dunque lo spazio T, con la misura di Lebesgue: ricordiamo chela misura di Lebesgue e invariante per traslazioni:Z

    Tf(t s)dt =

    ZTf(t)dt

    per ogni 0 s < 2 (integrare su T e come integrare sull'intervallo (0; 2)).Consideriamo lo spazio L1(T) con la norma di Banach

    jjf jj1 = 12

    ZTjf(t)jdt

    (supponiamo che le funzioni abbiano valori complessi).Ad esempio sia

    p(t) =NX

    n=Nane

    int

    (una tale funzione si dice polinomio trigonometrico). I coecienti an del poli-nomio sono tutto cio che dobbiamo conoscere per determinarlo completamente;inoltre si possono ricavare dal polinomio stesso, per mezzo della formula

    an =1

    2

    ZTp(t)eintdt

    Questa formula segue direttamente dalle relazioni di ortogonalita

    1

    2

    ZTeintdt = n0

    5Si tratta degli esempi che storicamente hanno dato impulso sia alla teoria della misura diLebesgue che alla teoria degli spazi di Hilbert.

  • 7.3. Serie di Fourier 223

    7.3.1 Denizione Una serie trigonometrica e una espressione formale

    S =1X

    n=1ane

    int

    con an 2 C.Notiamo che si tratta di una serie formale, nel senso che puo benissimo

    non convergere; tuttavia, motivati dall'esempio dei polinomi trigonometrici, cichiediamo se una tale serie non possa rappresentare una funzione.

    Sia f 2 L1(T) e deniamo l'n-simo coeciente di Fourier di f comebf(n) := 1

    2

    ZTf(t)eintdt

    Se f e un polinomio otteniamo esattamente il suo coeciente in grado n; ingenerale abbiamo non un polinomio ma una serie trigonometrica

    Sf :=1X

    n=1bf(n)eint

    che si dice serie di Fourier associata alla funzione f . Si vericano immediata-mente le seguenti proprieta:

    7.3.2 Proposizione Siano f; g 2 L1(T); [f + g(n) = bf(n) + bg(n). 8z 2 C czf(n) = z bf(n). Se la traslata di t 2 T della funzione f e la funzione

    ft(s) := f(s t)allora bft(n) = bf(n)eint.

    j bf(n)j jjf jj1

    Forse solo la (4) merita un commento:

    j bf(n)j = 12

    ZTf(t)eintdt

    1

    2

    ZTjf(t)jdt = jjf jj1

    (ricordiamo che eit e un numero complesso di modulo 1, se t2R). Evidentemente,se ffng e una successione convergente in L1(T) allora bfn converge uniformemente.

    Deniamo ora una operazione sullo spazio L1(T) che riette il fatto che T eun gruppo rispetto alla somma (modulo 2).

  • 224 Capitolo 7. Spazi di Hilbert e teoria di Fourier

    7.3.3 Lemma Se f; g 2 L1(T) allora, per quasi ogni s 2 T, la funzione t 7!f(t)g(s t) e integrabile.

    Dimostrazione: La funzione di due variabili (s; t) 7! f(t)g(s t) e misurabile(e prodotto di funzioni misurabili!) e quindi, per quasi ogni t, la funzione s 7!f(t)g(s t) e multiplo costante di gt e quindi e integrabile e

    1

    2

    ZT

    1

    2

    ZTjf(t)g(s t)jdsdt = 1

    2

    ZTjf(t)j jjgjj1dt = jjf jj1jjgjj1

    Quindi f(t)g(s t) e integrabile (per il teorema di Fubini) come funzione di t,per quasi ogni s.

    qed

    Abbiamo quindi, per ogni f; g 2 L1(T) la loro convoluzione f g 2 L1(T)denita come

    f g(s) = 12

    ZTf(t)g(s t)dt

    Ovviamente

    jjf gjj1 jjf jj1jjgjj1dato che

    1

    2

    Zjf g(s)jds = 1

    2

    Z1

    2

    Zjf(t)g(s t)jdtds

    142

    ZZjf(t)g(s t)dt ds = jjf jj1jjgjj1

    7.3.4 Proposizione [f g(n) = bf(n)bg(n)Dimostrazione: Si tratta di un semplice cambiamento di variabile nell'integralecombinato col teorema di Fubini:

    [f g(n) = 12

    Zf g(s)einsds = 1

    42

    ZZf(t)eintg(s t)ein(st)dsdt

    =1

    2

    Zf(t)eintdt

    1

    2

    Zg(s)einsds = bf(n)bg(n)

    qed

    A questo punto, usando calcoli analoghi a quelli n qui svolti, e un facileesercizio dimostrare la

  • 7.3. Serie di Fourier 225

    7.3.5 Proposizione Rispetto alla convoluzione, lo spazio L1(T) diviene un'al-gebra associativa e commutativa.

    7.3.6 Esempio Calcoliamo la convoluzione di una funzione f 2 L1(G) con unpolinomio trigonometrico p:

    f p(t) = 12

    Zf(s)

    NXn=N

    anei(ts)nds =

    NXn=N

    aneint 1

    2

    Zf(s)einsds

    =NX

    n=Nan bf(n)eint

    Consideriamo ora una successione di funzioni in L1(T) (si tratta di polinomitrigonometrici) nota come nucleo di sommabilita di Fejer :

    (y) KN(t) :=NX

    n=N

    1 jnj

    N + 1

    eint

    7.3.7 Proposizione Il nucleo di Fejer soddisfa alle proprieta seguenti:

    Per ogni N 2 N:1

    2

    ZKN(t)dt = 1

    Esiste una costante c tale che1

    2

    ZjKN(t)jdt c

    Se 0 < < :lim

    N!1

    Z 2

    jKN(t)jdt = 0

    KN(t) 0.

    Dimostrazione: La (2) e la (4) sono ovvie, dato che jeintj = 1. La (1) seguedal fatto che

    Reint = n0:

    1

    2

    ZKM(t)dt =

    NXn=N

    1 jnj

    1 +N

    1

    2

    Zeint =

    NXn=N

    1 jnj

    1 +N

    n0 = 1

  • 226 Capitolo 7. Spazi di Hilbert e teoria di Fourier

    La (3) segue dalla formula

    KN(t) =1

    1 +N

    sin N+1

    2t

    sin t2

    !2che si dimostra osservando che

    14eit +

    1

    2 1

    4eit NX

    n=N

    1 jnj

    1 +N

    eint =

    =1

    1 +N

    14ei(N+1)t +

    1

    2 1

    4ei(N+1)t

    ed utilizzando l'identita trigonometrica

    sin2t

    2=

    1 cos2 t2

    = 14eit +

    1

    2 1

    4eit

    qed

    Una successione di funzioni che verichi queste proprieta si dice nucleo (po-sitivo) di sommabilita. Notiamo che, per la (y):

    f KN(t) =NX

    n=N

    1 jnj

    N + 1

    bf(n)eintIl nucleo di Fejer e di fondamentale utilita: ad esempio possiamo dimostrare permezzo di esso6 il

    7.3.8 Teorema di Approssimazione (Weierstrass) Ogni funzione f2C(T)e limite uniforme di polinomi trigonometrici.

    Dimostrazione: Osserviamo che una funzione continua e in L1(T) e che

    jjf jj1 jjf jj0ove jj:jj0 e la norma dello spazio di Banach C(T):

    jjf jj0 = maxt2T

    jf(t)j

    Infatti

    jjf jj1 = 12

    Zjf(t)jdt 1

    2

    Zjjf jj0dt = 1

    2

    jjf jj02

    = jjf jj06Questo teorema seguira immediatamente da un risultato generale, il teorema di Stone{

    Weierstrass 9.2.9, che daremo in seguito: ci sembra interessante darne comunque unadimostrazione particolare in questa sede.

  • 7.3. Serie di Fourier 227

    Quindi la convergenza in L1 implica la convergenza uniforme; ora se f 2C(T) L1(T) dimostriamo che si puo approssimare con i polinomi trigonometrici f KN .Dobbiamo dimostrare che jjf f KN jj1 ! 0, il che faremo in due passi: primadimostreremo che, se k 2 C(T) e f 2 L1(T) allora

    () 12

    Zk(t)ftdt = f k

    e poi dimostreremo che

    () f = limN!1

    1

    2

    ZKN(t)ftdt

    (limite nella norma jj:jj1). Da (*) e (**) segue la tesi.Dimostriamo (*): se f 2 C(T) scriviamo l'integrale alla Riemann:

    1

    2

    Zk(t)ftdt =

    1

    2limXn

    (tn+1 tn)k(tn)ftn

    per una partizione ftng di [0; 2): ma

    1

    2limXn

    (tn+1 tn)k(tn)f(t tn) = f k(t)

    (limite nella norma uniforme) sempre per denizione di integrale di Riemann:quindi per funzioni continue il teorema e dimostrato. Ma le funzioni continueapprossimano le funzioni L1(T), e, se f 2L1(T) e g2C(T) e tale che jjf gjj "allora, dato che la (*) vale per le funzioni continue:

    1

    2

    Zk(t)ftt f k = 1

    2

    Zk(t)(f g)tdt (f g) k

    da cui 1

    2

    Zk(t)ftdt f k

    1

    2"jjkjj1

    Questo dimostra la (*); passiamo alla (**): ricordiamo che f e continua su uncompatto (T), quindi uniformemente continua. Cioe, per ogni " > 0 esiste " taleche se js tj < " allora jf(s) f(t)j < ". Allora, ricordando le proprieta del

  • 228 Capitolo 7. Spazi di Hilbert e teoria di Fourier

    nucleo di Fejer (proposizione 7.3.7), se 0 < < :

    jf KN(s) f(s)j =1

    2

    ZKn(t)f(t s)dt 1

    2

    Zf(s)KN(t)dt

    12

    Zjf(t s) f(s)jKN(t)dt

    =1

    2

    Z 0

    jf(t s) f(s)jKN(t)dt+

    +

    Z 2

    jf(t s) f(s)jKN(t)dt+

    +

    Z 22

    jf(t s) f(s)jKN(t)dt!

    0:lim

    y!1

    Zjxj>

    jKy(x)jdx = 0

    Dimostrazione: Calcoliamo la norma jj:jj1 di K(x), usando la nostra conoscen-za del nucleo di Fejer per le serie trigonometriche: sappiamo che

    limN!1

    1

    2

    Z

    1

    N + 1

    sin (n+1)x

    2

    sin x2

    !2dx = 1

    Dato cheRKy(x)dx =

    RyK(yx)dx =

    RK(yx)d(yx) =

    RK(x)dx possiamo

    prendere y = N + 1, ottenendo

    Ky(x) =1

    2(N + 1)

    sin (n+1)x

    2x2

    !2e quindi

    sin

    21

    2

    Z

    1

    N + 1

    sin (n+1)x

    2

    sin x2

    !2dx