112
EDITORIALE Il Futuro di un Messaggio Antico. Il Contributo possibile della Massoneria alla Società Civile 3 Gustavo Raffi The Future of an Ancient Message. The possible Contribution of Freemasonry to Civil Society 13 Gustavo Raffi Metafisica ed Economia (parte prima) 23 Giancarlo Elia Valori Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L. 57 Luciano Gajà Nicola Guerrazzi laico e massone 92 Massimo Corti • SEGNALAZIONI EDITORIALI 103 • RECENSIONI 109 Rivista del Grande Oriente d’Italia n. 4/2012 hiram

HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

  • Upload
    others

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

EDITORIALE

Il Futuro di un Messaggio Antico. Il Contributo possibile della Massoneria

alla Società Civile 3

Gustavo Raffi

The Future of an Ancient Message. The possible Contribution of Freemasonry

to Civil Society 13

Gustavo Raffi

Metafisica ed Economia (parte prima) 23

Giancarlo Elia Valori

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L. 57

Luciano Gajà

Nicola Guerrazzi laico e massone 92

Massimo Corti

• SEGNALAZIONI EDITORIALI 103

• RECENSIONI 109

Rivista del Grande Oriente d’Italia

n. 4/2012

hiram

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:21 Pagina 1

Page 2: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

hiram viene diffusa su internet nel sito del G.O.i.:

www.grandeoriente.it | [email protected]

hiram 4/2012Direttore: Gustavo RaffiDirettore Scientifico: Antonio PanainoCondirettori: Antonio Panaino, Vinicio SerinoVicedirettore: Francesco LicchielloDirettore Responsabile: Giovanni LaniComitato Direttivo: Gustavo Raffi, Antonio Panaino, Morris Ghezzi, Giuseppe Schiavone, Vinicio Serino, Claudio Bonvecchio,Gianfranco De Santis

Comitato ScientificoPresidente: Enzio Volli (Univ. Trieste)Giuseppe Abramo (Saggista); Corrado Balacco Gabrieli (Univ. Roma “La Sapienza”); Pietro Battaglini (Univ. Napoli); Pietro F. Bayeli (Univ.Siena); Eugenio Boccardo (Univ. Pop. Torino); † Eugenio Bonvicini (Saggista); Enrico Bruschini (Accademia Romana); Giovanni Carli Ballola(Univ. Lecce); Pierluigi Cascioli (Giornalista); Orazio Catarsini (Univ. Messina); † Augusto Comba (Saggista); † Franco Cuomo (Giornalista);Massimo Curini (Univ. Perugia); Marco Cuzzi (Univ. Statale Milano); Domenico Devoti (Univ. Torino);Ernesto D’Ippolito (Giurista); Santi Fedele (Univ. Messina); Bernardino Fioravanti (Bibliotecario G.O.I.); Paolo Gastaldi (Univ. Pavia); †Vittorio Gnocchini (Archivio G.O.I.); Giovanni Greco (Univ. Bologna); Giovanni Guanti (Conservatorio Musicale Alessandria); Felice Israel(Univ. Genova); Panaiotis Kantzas (Psicoanalista); Giuseppe Lombardo (Univ. Messina); † Paolo Lucarelli (Saggista); Pietro Mander (Univ.Napoli “L’Orientale”); Claudio Modiano (Univ. Firenze); Massimo Morigi (Univ. Bologna); Gianfranco Morrone (Univ. Bologna); Moreno Neri(Saggista); Marco Novarino (Univ. Torino); Mario Olivieri (Univ. per Stranieri Perugia); Carlo Paredi (Saggista); † Bent Parodi (Giornalista);Claudio Pietroletti (Medico dello Sport); Gianni Puglisi (IULM); Mauro Reginato (Univ. Torino); Giancarlo Rinaldi (Univ. Napoli“L’Orientale”); Carmelo Romeo (Univ. Messina); Claudio Saporetti (Centro Studi Diyala); Alfredo Scanzani (Giornalista); Angelo Scavone(Univ. Bologna); Michele Schiavone (Univ. Genova); Dario Seglie (Politecnico Torino); Giancarlo Seri (Saggista); Nicola Sgrò (Musicologo);Giuseppe Spinetti (Psichiatra); Ferdinando Testa (Psicanalista); Gianni Tibaldi (Univ. Padova f.r.); Vittorio Vanni (Saggista)

Collaboratori esterniFrancesco Angioni (Saggista); Luisella Battaglia (Univ. Genova); Paolo Chiozzi (Univ. Firenze); Dino Cofrancesco (Univ. Genova); GiuseppeCognetti (Univ. Siena); † Domenico A. Conci (Univ. Siena); Fulvio Conti (Univ. Firenze); Carlo Cresti (Univ. Firenze); Michele C. Del Re(Univ. Camerino); † Rosario Esposito (Saggista); Giorgio Galli (Univ. Milano); Umberto Gori (Univ. Firenze); Giorgio Israel (Giornalista); IdaL. Vigni (Saggista); Michele Marsonet (Univ. Genova); Alessandro Meluzzi (Univ. Siena); Aldo A. Mola (Univ. Milano); Sergio Moravia (Univ.Firenze); Paolo A. Rossi (Univ. Genova); Marina Maymone Siniscalchi (Univ. Roma “La Sapienza”); Enrica Tedeschi (Univ. Roma “LaSapienza”)

Corrispondenti EsteriJohn Hamil (Inghilterra); August C.’T. Hart (Olanda); Claudio Ionescu (Romania); Marco Pasqualetti (Repubblica Ceca); Rudolph Pohl(Austria); Wilem Van Der Heen (Olanda); Tamas’s Vida (Ungheria); Friedrich von Botticher (Germania)

Comitato di Redazione: Guglielmo Adilardi, Cristiano Bartolena, Giovanni Cecconi, † Guido D’Andrea, Gonario GuaitiniComitato dei Garanti: Bernardino Fioravanti (Bibliotecario GOI), † Antonio Calderisi (Avvocato), Giuseppe Capruzzi, Angelo Scrimieri, † Pier Luigi Tenti

Art Director e Impaginazione: Sara CircassiaStampa: E-Print s.r.l., via Empolitana, km. 6.400, Castel Madama (Roma)Direzione: HIRAM, Grande Oriente d’Italia, via San Pancrazio 8, 00152 RomaDirezione Editoriale e Redazione: HIRAM, via San Gaetanino 18, 48100 RavennaRegistrazione Tribunale di Roma n. 283 del 27/6/1994Editore: Soc. Erasmo s.r.l. Presidente Mauro Lastraioli, via San Pancrazio 8, 00152 Roma. C.P. 5096, 00153 Roma OstienseP.I. 01022371007, C.C.I.A.A. 264667/17.09.62Servizio Abbonamenti: Spedizione in Abbonamento Postale 50%, Tasse riscosse

ABBONAMENTIANNUALE ITALIA: 4 numeri € 20,64; un fascicolo € 5,16; numero arretrato € 10,32ANNUALE ESTERO: 4 numeri € 41,30; numero arretrato € 13,00La sottoscrizione in un’unica soluzione di più di 500 abbonamenti Italia è di € 5,94 per ciascun abbonamento annualePer abbonarsi: Bollettino di versamento intestato a Soc. Erasmo s.r.l., C.P. 5096, 00153 Roma Ostiense; c/c postale n. 32121006Spazi pubblicitari: costo di una pagina intera b/n: € 500

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 2

Page 3: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Il Futuro di un Messaggio Antico.Il Contributo possibile della Massoneria alla Società Civile.*

di Gustavo RaffiGran Maestro del Grande Oriente d’Italia

(Palazzo Giustiniani)

EDITORIALE

HHo accolto con enorme piacerel’invito della Gran Loggia di Cuba,rivoltomi per tramite del respon-

sabile delle Relazioni Esterne, il carissimo Fr.Raimundo Gomez Cervantes, organizzatoredi questo Simposio. E accolgo oggi l’onoreche mi fate, offrendomi l’opportunità di te-nere l’intervento inaugurale di questa stra-ordinaria manifestazione, come un segno distima nei confronti del Grande Oriente d’Ita-lia di Palazzo Giustiniani.

Come sapete, il Grande Oriente d’Italia,nel 2005, ha festeggiato i suoi primi 200anni di storia e l’anno scorso è stato tra i

protagonisti delle manifestazioni celebra-tive del centocinquantesimo anniversariodell’Unità d’Italia.

I risultati importanti conseguiti dallanostra Obbedienza nella penisola italiana,dove la Libera Muratoria versava in unaprofonda crisi, sono il riflesso diretto edevidente non tanto della mia personaleGran Maestranza, ma di una risposta coraleche migliaia di Fratelli hanno saputo darealle nuove sfide poste dalla società po-stmoderna.

Quando ho assunto la guida del GrandeOriente d’Italia la nostra realtà era, a dir

4/2012

hir

am

* Allocuzione del Ven.mo Gran Maestro, Fr. Gustavo Raffi, presentata in occasione del Sim-posio Internazionale Massoneria e Integrazione nella Società Attuale, Cuba, 12-15 Settembre 2012.

Venerabilissimo Gran Maestro della Gran Loggia di Cuba Potentissimo Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del XXXIII Grado perla Repubblica di Cuba Venerabilissimi Grandi Maestri intervenuti

Carissimi Fratelli tutti,

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 3

Page 4: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

poco, deprimente: regnavano una certa at-mosfera di sconfitta e di isolamento; l’in-capacità di cogliere i segnali, gli stimoli e iproblemi provenientidalla società; un sostan-ziale analfabetismo cul-turale in rapporto ailinguaggi ed alle istanzemanifestate dalle gio-vani generazioni; un iso-lamento ormai neppuretanto “aristocratico”,ma semplicemente e ri-dicolmente autocelebra-tivo, in cui si godevamolto a ricordare i fasti di un tempo che fugrandioso, a celebrare gli eroi del nostropassato, Mazzini, Garibaldi, Cavour, i Padridella Patria ed i grandi Massoni dei secoliXVIII e XIX, come se l’ispezione giornalieradi tale raffinata quadreria non avesse il sa-pore di uno stazionamento al museo dellecere. Insomma: molto fumo poco arrosto,tanto passato, poco presente, niente fu-turo. Svaniti i sogni di grandezza, i rim-pianti venivano addolciti dalla ripetizionedi un malinconico “come eravamo belli,bravi e importanti”. Un po’ come certa no-biltà, incapace di restare nella storia, pen-savamo, in nome di un malinteso richiamoalla tradizione, di avere comunque dirittoad un posto nella società senza nulla fareper meritarlo. Pochi iscritti, pochi giovani,nessun prestigio nella società, scarsissimacapacità di dialogo e di comprensione dellarealtà circostante, molta paura di apparire,di essere segnati, di manifestarsi, di saperspiegare ai media il senso della nostra ap-partenenza.

Per fortuna, e qui resta la vera forzadella Tradizione, un nucleo straordinaria-mente coraggioso di Fratelli si è ritrovato

intorno ad un pro-getto che non avevain sé nulla di ge-niale, se non lapiena fiducia nellefondamenta delpercorso muratorio,ma anche il corag-gio di voler cercareun nuovo linguag-gio aperto alla re-altà ed alla società.

Così è nata l’idea di una nuova “Prima-vera della Massoneria”.

Innanzitutto ci si è posti il problema ditrovare diverse modalità di comunicazione,anzi in alcuni casi la volontà di comunicareeffettivamente con la società civile. Senzafalsi timori o eccessi di riservatezza. Cisiamo detti: in una società moderna e de-mocratica, un’istituzione come la nostraper avere legittimità deve saper far com-prendere le fondamenta del suo pensiero,le radici della sua proposta educativa neiconfronti del cittadino, la sua sfera valo-riale, il suo pieno sostegno ai valori di tol-leranza, fratellanza e solidarietà che sonoincisi nella carta dei Diritti dell’Uomo e chesottolineano una linea di non ritorno di-nanzi alla Barbarie. Ciò non vuol dire met-tere in piazza la vita massonica, rompere ivincoli di riservatezza, infrangere il “se-greto esoterico” della ritualità, bensì farcrescere uomini capaci di spiegare il sensoprofondo di un percorso, che non è, come inostri nemici vorrebbero far credere, anti-

4/2012

hir

am

• 4 •

EDITORIALE

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 4

Page 5: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

sociale, immorale e negatorio della spiri-tualità, bensì una delle più rigorose e allostesso tempo libereforme di educazionee formazione eticadel cittadino comeuomo moderno e li-bero. Quali istanzesociali sono in gradodi proporre un per-corso in cui, attra-verso una ritualitàcomplessa e dramma-tica, un uomo già maturo si trova costrettoa rimettersi in discussione ed a porsi nuovie profondi interrogativi – Chi sono? Dadove vengo? Dove vado? – ma, a differenzadelle soluzioni dogmatiche, a non vedersiporgere su di un piatto d’argento la solu-zione definitiva ed indiscutibile, bensì solo– e qui troviamo il grande dono propriosolo della Massoneria –, un metodo, quellodel dialogo, del confronto, del dubbio edella ricerca?

La fratellanza tra diversi è più difficile, eperciò più significativa, di quella tra per-sone che la pensano esattamente allostesso modo. Mentre gli altri offrono verità,noi accogliamo uomini portatori di veritàdiverse e di dubbi, che accettano di met-tersi in fraterno dialogo e confronto. Perquesta ragione, noi non siamo né contro lereligioni né contro i partiti, né contro i si-stemi di governo, ma siamo altra cosa ri-spetto agli uni e agli altri. Siamo una liberapalestra di idee, retta da regole e garanzieche assicurano il rispetto di tutti e per tutti.

Ci siamo quindi resi conto che senzaun’adeguata capacità di apertura, di comu-

nicazione, di informazione, il nostro mes-saggio non poteva essere adeguatamente

compreso. È ovvio chequanto si discute in unconvegno, in un seminario,in una tavola rotonda, è di-verso da quanto si vive inLoggia, ma senza la realiz-zazione di continue mani-festazioni pubbliche in cuiil Grande Oriente d’Italia siè fatto promotore di di-

scussioni su temi difficili,come avremmo potuto far comprendereche nelle Logge non si respirava l’odore dinaftalina, ma che, attraverso simboli e ritiantichissimi, si apriva la strada verso un fu-turo possibile, capace di formare uominiprotagonisti del presente, non trasognatilaudatori del passato, perché incapaci di vi-vere nello scorrere drammatico della sto-ria?

Il nostro sforzo ha prodotto una forte ri-sposta corale, poiché il coraggio di testi-moniare a viso aperto la singolarità dellavia libero-muratoria ha dato enorme im-pulso all’orgoglio ed al senso di apparte-nenza dei nostri Fratelli, facendo cosìfortemente aumentare il numero dei gio-vani che entrano tra le colonne dei nostriTempli. Non voglio fare il giovanilista atutti i costi, ma senza un’adeguata pre-senza delle nuove generazioni, la LiberaMuratoria finirebbe col perdere il contattocon la realtà e non riuscirebbe più a co-gliere i fermenti, le ansie e le difficoltà chestanno colpendo un’intera fascia di citta-dini, più esposti degli altri ai rischi di unacrisi economica di proporzioni globali.

4/2012

hir

am

• 5 •

Il Futuro di un Messaggio Antico, G. Raffi

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 5

Page 6: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Un’istituzione viva raccoglie e attraversatutto il corpo sociale: se, al contrario, siauto-emargina e diviene incomprensibileper una parte cospicuadella società, allora si-gnifica che è malata.

Come dicono i no-stri rituali, in lingue di-verse, ma con parolesostanzialmente simili,noi lavoriamo per sca-vare profonde prigionial vizio, per il bene edil progresso dell’uma-nità, per far trionfare la luce e sconfiggerele tenebre. Il nostro compito è molto piùdifficile di quello di molte altre realtà che siprefiggono apparentemente gli stessiscopi, perché – come ho sottolineato prima– noi non possiamo essere dogmatici: noinon imbracciamo una sola fede, se nonquella della tolleranza, del dubbio, del dia-logo e della ricerca. Per questo, che iocredo essere un merito profondo e straor-dinario, siamo stati più volti accusati di pe-ricoloso relativismo. Ma noi rispondiamoche il nostro relativismo è quello della tol-leranza e del buon senso, ossia un metodoche non nega l’esistenza della verità (comeinvece farebbe il relativismo assoluto), mache riconoscendo i limiti della nostra im-perfetta conoscenza cerca di superarli conspirito di fratellanza e di dialogo, non nelnome della certezza assoluta e quindi del-l’intolleranza. Quella stessa intolleranza ca-pace di organizzare i tribunalidell’inquisizione, di far bruciare uomini ge-niali come Giordano Bruno, di minacciaredi tortura e morte scienziati come GalileoGalilei, di far vietare la ricerca sulle cellule

staminali, di impedire una discussione se-rena e liberale sul finis vitae e su altri pro-blemi di bioetica, di riconoscere – in

sostanza – la libertà discelta di ogni esserevivente, che invece,nel nome del bene,viene considerato in-capace di essere re-sponsabile di se stesso,padrone della sua vita,ma soggetto da instra-dare secondo un bina-

rio inderogabile. Noi ci siamo battuti apertamente non

contro le posizioni teologiche di questa oquella Chiesa o di questa o quella istitu-zione religiosa – non lo faremmo mai perprincipio – ma contro i tentativi di volerimporre la visione di una Chiesa o di unateologia a tutto il corpo sociale. In questosenso il Grande Oriente d’Italia ha certa-mente rappresentato in Italia una voce li-bera, non politicizzata, non legata aipartiti, latitudinaria nella sua laicità, ma difatto anche interconfessionale nella suacomposizione, che si è battuta per sottoli-neare la necessità di difendere la dignitàdell’essere umano anche nella sua libertà.Dal nostro punto di vista, il relativismovero è quello di coloro che rifiutano, comeinvece fanno gli scienziati, il principio difalsificabilità e che quando scoprono cheuna verità antica, ritenuta certa, è invecefalsa (per esempio il sistema geocentrico)cercano di eliminare tutti coloro che la pos-sano divulgare. Chi ha solo certezze restachiuso nella sua cornice e rifiuta il dialogocon chi propone altri, possibili, scenari.Questo è il relativismo che noi condan-

4/2012

hir

am

• 6 •

EDITORIALE

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 6

Page 7: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

niamo e di cui sono colpevoli non tanto lesingole teologie, spesso molto aperte e piùavanzate di quanto si creda, ma coloro chenon amano la libertà dellaricerca aperta e corag-giosa, la sfida vera dellamodernità.

In questo senso, ilGrande Oriente d’Italia,nei limiti delle sue prero-gative, si è fatto strenuodifensore della laicità, ri-peto non contro fedi o teo-logie, ma a tutela dellalibertà di pensiero e del-l’autonomia di scelta dei cittadini a frontedi ripetuti tentativi di teologizzare gli in-dirizzi giuridico-normativi. Le stesse leggidello Stato, l’organizzazione della vita ci-vile e pubblica. Ad esempio, il nostro im-pegno a tutela della laicità della ScuolaPubblica guarda alla costruzione di unamoderna società civile più equilibrata eaperta in cui i giovani, anche se apparte-nenti a religioni e confessioni diverse, sipossano veramente sentire cittadini di unostesso mondo. Qual è invece il modello al-ternativo, secondo il quale ogni scuola con-fessionale formerebbe e indirizzerebbe isuoi adepti, non più come cittadini fedelidello Stato, rispettosi della sua laicità, macome soldati di una fede, in quanto tale ve-ridica e per di più portatrice di verità asso-luta, a cui piegare, presto o tardi, gli altri?Ci sembra che un tale modello sia molto pe-ricoloso per tutti, e non solo per le religionioggi più radicate nell’Occidente.

Il lavoro esoterico nel Tempio dei LiberiMuratori ci ha insegnato che la volta cele-

ste è lì per ricordarci che il nostro compitosarebbe quello di coprire completamentetale spazio, ma anche che tale compito è in-

finito. D’altro canto, la vastitàdell’universo ci ricorda chenoi ne vediamo solo unaparte, anzi che ognuno dinoi, per la sua storia, cul-tura, età, provenienza e for-mazione, ne vede una e che,anche grazie ai nostri Fra-telli, possiamo scorgeredegli orizzonti prima ignoti.Non è detto che debbanopiacerci, che dobbiamo farli

nostri, ma è un’occasione straordinaria diarricchimento interiore poterli acquisirealla nostra coscienza, allargare le nostreprospettive, comprendere diversi punti divista. Così nasce un nuovo legame sociale,capace di creare una fratellanza che non sibasa sull’adesione a una filosofia esclusiva,a una religione valida per tutti, ma ad unapparato valoriale comune che permetta diessere fratelli nella diversità, cittadini e co-struttori di un mondo di pace e di armonia.

Quando insistiamo sul fatto che la Mas-soneria deve essere un corpo dialogantecon la società attuale, esattamente comeevocato dal titolo del presente Seminario,non facciamo altro che ribadire i compitidella nostra istituzione alla luce del nostrosecolo e dei suoi problemi. Se dobbiamocontribuire al benessere dell’umanità, nonpossiamo ritenerci al di fuori dell’umanitàstessa, o peggio, al di sopra, come alcuni ta-lora, in nome della supposta capacità eso-terica e dei titoli altisonanti che ci siamodati, possono supporre. Quella io la chiamo

4/2012

hir

am

• 7 •

Il Futuro di un Messaggio Antico, G. Raffi

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 7

Page 8: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

la “Massoneria dei pennacchi” o degli or-pelli, in cui spesso l’intelligenza è inversa-mente proporzionale al numerodelle onorificenze ed alla di-mensione dei grembiuli. Silotta per un grado in più, sicombatte il Fratello per assu-mere un ruolo più prestigiosoe si cade in una dimensionetristemente piena di tuttiquei metalli che la nostra Ini-ziazione ci insegnerebbe adabbandonare.

Proprio in quell’imposta-zione, così apparentementelimpida sul piano formale,ove tutto si esaurisce nelleprocessioni rituali, nel ri-spetto assoluto dei Landmarks intesi nelmodo più pedante e restrittivo, si nascon-dono diversi aspetti di profonda asocialitàe incredibile disprezzo dell’umanità. Il rito,anziché stimolare un ritorno più costrut-tivo alla vita civile, un rinnovato sprone asuscitare più profonde interpretazioni delreale e a testimoniare alti valori di tolle-ranza e dialogo, si tramuta in una sorta diautocelebrazione, di liturgia fine a sestessa, spesso anche priva di tutti i meritipropri della ritualistica più arcaica. La no-stra ritualità, invece, deve servire a poten-ziare l’autocoscienza dei Fratelli, il lorocoraggio civico, la coscienza di essere partedi una Catena d’Unione mondiale, la con-vinzione che l’esperienza esoterica non ècome la partecipazione ad un golf club o alcircolo della vela, ma una scelta etica, unapresa di responsabilità verso se stessi (at-traverso il continuo ed incessante tentativo

di auto-perfezionamento) e verso gli altri(attraverso lo spirito di servizio e di ascolto

e apertura al dialogo). Se la Massoneria non ci

insegna a uscire dai clichépiù abusati, ad essere piùoriginali, a rompere schemiusuali, a far montare la fan-tasia e l’ispirazione, comepotremmo essere all’altezzadei nostri padri fondatori?Quando io critico l’abitudinedi molti Massoni a nascon-dersi dietro i giganti di fami-glia, i mostri sacri delpassato, lo faccio perché inquesto vedo troppo spessouna scusa per non essere alla

loro altezza. Anziché accogliere la sfida,mostrarsi degni del loro esempio, prefe-riamo vantarci delle loro gesta, senza cor-rere rischi, senza esporci, senzatestimoniare i nostri valori, la forza dellanostra Iniziazione. Per questo, dove la Mas-soneria si propone come la ripetizionedello status quo, come la calma piatta delconvenzionalismo, il comitato d’affari dellabuona società borghese, ben difficilmenteil mondo dei giovani, dell’arte, della mu-sica, dell’intelligenza più viva e aperta alfuturo si avvicinerà e, allo stesso modo,men che meno ci troveremo sulla stradamaestra, prima calcata e poi indicata deinostri stessi antenati, i quali, anzi, si ver-gognerebbero profondamente di noi.

La Massoneria apre la mente, e insegnaa guardare alla storia presente come se lasi pettinasse contropelo, per non nascon-dere e nascondersi nulla. Solo così pos-

4/2012

hir

am

• 8 •

EDITORIALE

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 8

Page 9: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

siamo essere un sale vivificante per le no-stre società. Un’autorità vera sul pianoetico-morale, un’istituzione capace di indi-rizzare la società sui va-lori fondamentali dellatolleranza e della fratel-lanza, sulla difesa dellalaicità e della tutela deipiù deboli e indifesi.

Per fare ciò è neces-sario che le nostre isti-tuzioni si rivolgano confiducia al meglio dellasocietà civile, si apranoper accogliere il contributo dei migliori, deipiù profondi, dei più sensibili; sappianofare spazio ai giovani senza averne paura,senza il timore di uno scavalcamento epo-cale. La storia ci supera comunque se noirestiamo fermi e se ce ne andiamo senzauno scopo vero. Ma non dovrebbe superarela Massoneria se sa rinnovarsi. D’altrocanto, come scriveva il grandissimo poetadi lingua spagnola L. de Góngora y Argote:

i quiero por las estrellas saber, tiempo, Dondevas, veo que con ellas vas, Pero non vuelves conellas. […] Pero, ahi!, que engañado estoy: Tu eres,tiempo, el que te quedas Y yo soy el que me voy!

“Se chiedo alle stelle di sapere, tempo,dove vai, vedo che te ne vai con loro perònon torni con loro. […] Ma, ahimè, che m’in-ganno: sei tu, tempo, che resti, son io cheme ne vado”.

Noi che lavoriamo sempre sotto le stellenon dovremmo dimenticarci di questa le-zione, non per consolarci in un triste pes-simismo cosmico, ma per ricordarci con

umiltà della nostra limitatezza, e anchedella grandezza dell’ordine tutto, per la cuiarmonia noi operiamo.

Il mondo globalizzatoversa in una crisi gravis-sima, la quale oltre a ma-nifestarsi in mododrammatico sul piano eco-nomico, evidenzia unoscadimento etico semprepiù profondo. Intolleranzapolitico-religiosa, compe-titività spinta al massimo,

accaparramento distruttivodelle risorse primarie – presto ci combat-teremo per l’acqua –, aumento vertiginosodel disagio psicologico, testimoniato dalfatto che nei prossimi anni, almeno neipaesi più ricchi la depressione sarà la ma-lattia numero uno, in alcuni casi anche piùinfluente e distruttiva di ben altre patolo-gie tristemente note. I giovani cercano unmessaggio di speranza, le nostre società siinterrogano sulle prospettive. Noi, al difuori della politica e delle religioni, pos-siamo proporre non le soluzioni, ma unmetodo di lavoro, un itinerario dello spi-rito, che diviene tanto più allettante ed af-fascinante quanto siamo capaci di entrarein sintonia con la sofferenza del mondo,con le sue grida di affanno e dolore. Se sappiamo vedere oltre i confini attuali eporci come antesignani del futuro, il nostrocircuito liberomuratorio si proporrà sem-pre più come laboratorio di idee, come fu-cina valoriale per combattere vecchie enuove povertà, per difendere e costruireuna società veramente aperta e rispettosadella molteplicità etno-culturale.

4/2012

hir

am

• 9 •

Il Futuro di un Messaggio Antico, G. Raffi

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 9

Page 10: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

In un celebre libro, invecchiato solo percolpa della data della sua redazione (1884),non per la profondità che lo distingue, Fla-tland, ossia “Terrapiatta”, di Edwin Abbott,si descrive la vita in un mondo bidimensio-nale che fa da teatro al-l’esistenza di molteplicicreature, tutte figuregeometriche, anch’esse adue dimensioni. Unmondo di linee, triangoli,quadrati, rombi, esagoni,sino ai più perfetti cer-chi, che considera comeuna bestemmia sia l’esi-stenza di una realtà mo-nodimensionale, sia quellatridimensionale. Il protagonista, un qua-drato, è sconvolto dall’incontro prima conun punto, che rifiuta l’esistenza del qua-drato bidimensionale, perché a suo avvisoinconcepibile (il punto pensa di essere per-fetto in se stesso), ma anche dall’irruzionedi una sfera, che lo porta sulla sua superfi-cie, facendogli vedere una realtà a tre di-mensioni. Ovviamente la società di“Flatlandia” è pronta a imprigionare il qua-drato eretico, che si mette per conto suo aimmaginare l’esistenza (siamo prima diEinstein) a quattro e più dimensioni.

Credo che il Massone sia un po’ come ilquadrato (square) di questo racconto ini-ziatico, il quale cerca la verità e che, incon-trata la sfera, anzi divenuto per unmomento (quando viene trasportato sullasua superficie da cui può vedere diversa-mente il suo mondo limitato) consapevoledi come essa sia (ossia la perfezione aspi-rata e mai veramente posseduta), allora

cerca nuove sfide, ma anche si adopera af-finché anche gli altri si possano togliere lebende dagli occhi, un po’ come nel mitoplatonico della caverna.

La nostra ritualità, la nostra tradizionesecolare, i nostri Lan-dmarks, sono gli stru-menti con cui noicerchiamo di ascen-dere, di liberarcidalla zavorra dei li-miti profani, ma talemoto ascendente nonpuò essere privo diattenzione e di curaper il mondo che ci

circonda e che manife-sta profonde sofferenze. Di fronte a tantodolore il nostro sguardo non può volgersialtrove, ma deve trovare una forza ed uncoraggio rinnovati.

In conclusione, come ho in diverse oc-casioni ribadito, appare indubbio che di-nanzi agli scenari proposti dalle societàpost-moderne nell’era della globalizza-zione anche le Massonerie regolari sianonuovamente chiamate a sviluppare una ri-flessione critica sulla propria identità e sulproprio ruolo. La Libera Muratoria, infatti,non vive fuori dalla storia né al di fuoridella società civile, a meno che non intendacorrere il rischio di essere marginalizzata,nel migliore dei casi come una sorta diferro vecchio e obsoleto, oppure non in-tenda correre il rischio concreto di ritro-varsi completamente fraintesa eperseguitata in varie forme, ad esempio at-traverso una continua azione di discreditoe di disinformazione ostile.

4/2012

hir

am

• 10 •

EDITORIALE

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 10

Page 11: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Un dialogo corretto con le fonti di in-formazione, ma anche con un pubblico piùampio, soprattutto quello deigiovani, non ha nulla a chespartire con una sorta di ou-ting pubblicitario o con unaridicola campagna di recluta-mento, aspetti che non de-vono affatto interessare lenostre considerazioni. Sitratta, piuttosto, di sapersirapportare con la modernitàsulla base di contenuti e va-lori profondi, sui quali nondevono essere lasciate in so-speso nozioni ambigue o pocochiare. È altresì evidente cheper comunicare con l’esternoin modo realmente efficace bi-sogna avere dei concetti forti, anche sulpiano identitario, da trasmettere. Una Mas-soneria che proponesse solo un bel ritualee la sua performance all’insegna dell’eserci-zio della capacità mnemotecnica avrebbeben poco da dire. Il rituale, infatti, trova ilsuo senso in un quadro di riflessione spe-culativa e critica, che permette all’uomo dicrescere attraverso la continua riflessionesu simboli e archetipi che restano essen-ziali nel percorso di maturazione indivi-duale e collettiva di una società. Per questaragione, l’imperitura modernità della Mas-soneria sta nel fatto che essa resta capacedi focalizzare la riflessione del singolo sutemi di alto spessore, di favorire un conti-nuo processo di introiezione e di medita-zione su temi universali, senza peròimporre soluzioni preconcette e chiuse.Questa funzione centrale del percorso mas-

sonico autentico, propria delle primeLogge inglesi, che avrebbero poi veicolato

ideali filosofici e giuridici es-senziali per la società mo-derna, tollerante edemocratica, non è quindiun accessorio. In questosenso, i contenuti dellaMassoneria mantengono,anzi riacquisiscono, un’at-tualità straordinaria: in unmondo che propone l’as-soggettamento dell’indivi-duo al mercato, il suoappiattimento a consuma-tore e non la sua esalta-zione come soggettopensante, la Libera Mura-

toria ripropone la centralitàdell’uomo e la sua ricerca del divino, ossiadella verità. Il fatto che tale percorso siaaperto, ovvero che sia praticato in un con-testo di libera indagine, anche se regolatoda alcune norme di garanzia che vietanol’interferenza con la politica e la religione,certamente offre uno spazio di libero con-fronto multiculturale, del quale la societàglobalizzata ha oggi assoluta necessità. Aduna globalizzazione dei mercati la Masso-neria risponde con la necessità di rifletteresu di una globalizzazione e condivisionedei valori, dei diritti umani, di quella cen-tralità dell’uomo di cui prima parlavamo.

Solo in questo modo usciremo dalla no-stra “Flatlandia”, e ci porremo in sintoniacon nuove dimensioni e con nuovi oriz-zonti. Senza paura del futuro, senza pauradi nuovi paradigmi e di prospettive maiprima prese in considerazione.

4/2012

hir

am

• 11 •

Il Futuro di un Messaggio Antico, G. Raffi

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 11

Page 12: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

La Libera Muratoria ha il compito di al-largare le capacità di visione e di compren-sione del mondo, di farci aprire ad esso,assumendo così unruolo esemplare diagenzia etica portatricedi valori fondativi di ci-viltà e di solidarietà.

La Tradizione mas-sonica si fonda su ideegrandiose, su princìpiuniversalistici ambi-ziosi, volti ad abbrac-ciare l’umanità; nonpossiamo, né dobbiamoavere paura del mondo, perché il nostroprogetto educativo, la nostra Paideia, non èfondata sull’indottrinamento, sul dogma,sulla negazione della diversità, ma sul li-bero esame e sulla ricerca continua. Perquesto le ansie e le sofferenze che ci cir-condano devono trovare ascolto anche tradi noi e tradursi in riflessione e capacità dirisposta, per quanto ci sia possibile e nei li-miti delle nostre prerogative. La dimen-sione esoterica per quanto capace diastrarsi dal mondo non ne prescinde; non ècontro di esso, ma si offre come uno stru-mento per conoscerlo meglio e soprattuttoper soccorrerlo. Così come in tutte lagrandi tradizioni religiose, la santità non èautoreferenziale, ma frutto di amore per il

prossimo, finanche nella tradizione bud-dhista, ove il Bodhisattva, una volta toccatala liberazione, non se la gode, lasciando

l’umanità nel dolore, maritorna ad essa per dareesempio e coraggio, cosìpiù modestamente, il no-stro percorso non ci inse-gna a salire su di unaTorre d’avorio per di-sprezzare il mondo, ma cideve insegnare a trovaregli strumenti per essere ilsale della società, o perlo-

meno una voce costruttivaed esemplare, come a Cuba fu quella di JosèMartÍ.

Concludo ricordandovi una citazionedel filosofo Giovanni Bovio che nella se-conda metà dell’Ottocento fu ai vertici delGrande Oriente d’Italia, anche nella Dignitàdi Grande Oratore, e Deputato al Parla-mento. Le sue parole riassumono perfetta-mente, a mio avviso, quanto ho cercato dicomunicarvi nel mio intervento:

La Massoneria è istituzione universalequanto l’umanità ed antica quanto la memoria.Essa ha le sue primavere periodiche, perché dauna parte custodisce le tradizioni ed i riti che lalegano ai secoli, dall’altra si mette all’avanguar-dia di ogni pensiero e cammina con la giovinezzadel mondo.

4/2012

hir

am

• 12 •

EDITORIALE

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 12

Page 13: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

The Future of an Ancient Message.The possible Contribution of Freemasonry to Civil Society.*

by Gustavo RaffiGrand Master of the Grande Oriente d’Italia

(Palazzo Giustiniani)

EDITORIAL

IIt was a great pleasure to receive theinvitation of the Grand Lodge ofCuba from the Responsible of Fo-

reign Affairs, my dear Brother RaimundoGomez Cervantes, the organiser of thisSymposium. I consider the great honouryou have accorded me to deliver the ope-ning address of this magnificent event as asign of respect towards the Grande Oriented’Italia Palazzo Giustiniani.

As you know in 2005 the GrandeOriente d’Italia celebrated its first 200years and in 2011 was a protagonist of thecelebrations for the 150th anniversary ofthe Unity of Italy.

When Freemasonry was going througha severe crisis, the most important achie-vements of our Obedience in Italy were notso much the result of my work as GrandMaster, but clearly a direct reflection of the

4/2012

hir

am

* Public speech by Gustavo Raffi, Grand Master of the G.O.I., in the occasion of the Interna-tional Symposium Freemasonry and Integration in Contemporary Society, Cuba, September 12-15, 2012.

Most Worshipful Grand Master of the Grand Lodge of Cuba Most Powerful Sovereign Grand Commander of the Supreme Council of the 33° Degree forthe Republic of Cuba Most Worshipful Grand Masters

Dearest Brethren,

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 13

Page 14: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

choral response by thousands of Brethrenwho tackled the new challenges of ourpost-modern society.

When I took over as Grand Master, thesituation was depressing, to say the least:there was an air of defeat and isolation, aninability to read the writing onthe wall, the stimuli and pro-blems of society; in short, a cul-tural illiteracy towards thelanguage and needs of youngpeople; an isolation which wa-sn’t even “aristocratic” butsimply and ridiculously self-ce-lebratory. People enjoyed remi-niscing about past glory andcelebrating old heroes, Maz-zini, Garibaldi, Cavour, the Fa-thers of the Nation and GrandMasters of the eighteenth andnineteenth centuries; a dailyreview of this elegant paintingwas like a visit to a wax museum. In short,all glitter and no gold: too much past, verylittle present and no future. Gone were thedreams of greatness; regrets were tempe-red by the melancholic mantra “how beau-tiful, brave and important we were”. A littlelike certain nobles, unable to remain in thepast, we believed that by disconsolately re-calling tradition, we had a right to a placein society without doing anything to de-serve it. Very few members, very fewyoung people, no social prestige, a very li-mited ability to dialogue and understandthe reality around us, fearful to be seen, tobe singled out, to show ourselves, to ex-plain our sense of belonging to the media.

Happily (and in this lies the true force

of Tradition), a very courageous group ofBrethren invested in a project – in itself no-thing special – that trusted fully in the fun-damentals of Freemasonry andcourageously tried to find a new languagewith which to talk to society and tackle

reality. This is the idea be-

hind a new “Spring ofFreemasonry”.

We started by loo-king for different waysto communicate, insome cases even waysin which to really com-municate with civil so-ciety: without falsefears or by being tooreserved. We said toourselves: to be legiti-mate in a modern, de-mocratic society an

institution like ours has to explain the fun-damentals of our philosophy, the roots ofwhat we propose to people, our tenets, andour full support for the values of tolerance,brotherhood and solidarity enshrined inthe Declaration of the Rights of Man; tenetsand values that indicate how to avoid re-turning to the age of barbarianism. Thisdoesn’t mean showcasing Freemasonry,breaking the rules of confidentiality or vio-lating the “esoteric secret” of rituals; itmeans helping people, who can explain theprofound meaning of a path, to grow. Apath which is not, as our enemies imply,antisocial, immoral and the denial of spiri-tuality, but a stricter and at the same timefree way of ethically educating a person to

4/2012

hir

am

• 14 •

EDITORIAL

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 14

Page 15: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

be a modern and free man. Where in so-ciety is a mature man forced, through com-plex and dramatic rituals, tore-examine himself andask new and profoundquestions? – Who am I?Where do I come from?Where am I going? – Un-like dogmatic solutions,the final, categorical solu-tion is not served on a sil-ver platter. Instead – andthis is the great gift offe-red only by Freemasonry– he is given a method,called dialogue, discus-sion, doubt and seeking.

Brotherhood betweenpeople who are differentis more difficult and the-refore more meaningfulthan between people who think alike.While others offer truths, we welcome menwho bring different truths and doubts,men who accept brotherly dialogue and di-scussion. This is why we are not against re-ligions, political parties or systems ofgovernment; we are simply different to allthree. We are a free gymnasium of ideasbased on rules and guarantees to ensure re-spect by all men, for all men.

We realised that without being suffi-ciently open, without communicating andproviding information, our message wouldnot have been properly understood. Ob-viously when we discuss issues during ameeting, seminar or round table, it’s verydifferent to the life we live in our Lodges.Nevertheless, without the continuous pu-

blic events held by the Grande Oriented’Italia to discuss difficult topics we woul-

dn’t have succeeded inmaking people under-stand that Lodges donot smell of mothballs;on the contrary, the useof ancient rites andsymbols paves the waytowards a possible fu-ture which will makemen the protagonistsof the present and notlaudatory daydreamerswho praise the past be-cause they’re incapableof living in the excitingflow of history.

Our efforts led to astrong choral reaction,

because having the cou-rage to openly testify to the unique path ofFreemasonry boosted our Brethren’s prideand sense of belonging; in turn more andmore young people passed through the co-lumns of our Temples. I do not want to bepro-young at all costs, but without enoughyoung people Freemasonry will loose touchwith reality and the unease, anxieties anddifficulties of a whole generation more ex-posed than others to the risks of a globaleconomic crisis.

A dynamic institution is made up of,and part of, society: if instead it withdrawsfrom mainstream society and becomes in-comprehensible for a most members of so-ciety, then it means it is sick.

Our rituals, spoken in different langua-ges, but with roughly the same meaning,

4/2012

hir

am

• 15 •

The Future of an Ancient Message, G. Raffi

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 15

Page 16: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

all convey that we work to dig deep prisonsfor vices, to achieve wellbeing and progressfor humanity, to let light shine and destroydarkness. Compared toothers who have the samegoals, our task is muchmore demanding because– as I mentioned earlier –we cannot be dogmatic:the only religion we em-brace is that of tolerance,doubt, dialogue and see-king. This is why we haveoften been accused of dan-gerous relativism, an accu-sation I believe is actuallysomething we can beproud of. Our reply to thataccusation is that our rela-tivism is one of toleranceand common sense, in other words a me-thod that does not deny the existence ofthe truth (which instead is denied by abso-lute relativism), but acknowledges the li-mits of our imperfect knowledge and triesto overcome them in a spirit of brother-hood and dialogue, not in a spirit of abso-lute certainties and therefore intolerance.The intolerance once used to organise in-quisition tribunals, burn brilliant men likeGiordano Bruno at the stake, threatenmany scientists like Galileo Galilei with tor-ture, forbid research on stem cells, stop afree and peaceful discussion on end-of-lifeissues and other bioethical problems; inshort, an intolerance that denies freechoice to every living being. Instead, in thename of what is right and good, these peo-ple are considered incapable of deciding

for themselves; they are seen as peoplewho are not masters of their own life butneed to be guided along a single track. We

have fought openly not againstthe theological ideas of thisor that Church, or this or thatreligious institution – wewould never do this on prin-ciple – but against attemptsto impose the vision of oneChurch or one theology onsociety. In this regard theGrande Oriente d’Italia is cer-tainly a free voice, neitherpoliticised nor associatedwith a political party; it is la-titudinarian in its secularism,but also interconfessional inits composition, a voice thatfights to emphasise the need

to defend the dignity and freedom of everyhuman being.

We believe that true relativism lives inthe hearts and minds of those who reject,like scientists, the principle of falsicability;people who, when they discover that anold truth, considered to be a certainty, isin fact false (for example, the geocentricsystem), try to eliminate all those whomight reveal it. Those who only have cer-tainties remain imprisoned in their ivorytower and reject dialogue with people whopropose other possible scenarios. This isthe kind of relativism we condemn; it’s notthe theologies, often more open and pro-gressive than we think, that are at fault,it’s the people who detest free, courageousresearch – the true challenge of our mo-dern age.

4/2012

hir

am

• 16 •

EDITORIAL

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 16

Page 17: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

In this regard the Grande Oriente d’Ita-lia, within the limits of its prerogatives, is astrenuous defender of secu-larity. I repeat, we are notagainst religions or theo-logies, but wish to protectthe freedom of thoughtand independent choiceof citizens who have tosuffer repeated attemptsto theologise juridicalnorms and laws. Laws ofthe State and the organi-sation of civilian and pu-blic life. For example, ourcommitment to safeguardthe secular nature ofPubic Schools is an at-tempt to build a more ba-lanced and open modern society in whichthe young, whatever their religion or faith,can really feel they are citizens of the sameworld. Instead the opposite model is onewhich believes that every confessionalschool should teach and guide its members,not as citizens loyal to the State, respectfulof its secular nature, but as soldiers of thereal faith and therefore bearers of absolutetruth; The belief behind this model is that,sooner or later, everyone should conformto it. We believe this model is dangerousfor everyone, not only for the religions thatexist in the West today.

The esoteric work we perform in theTemple of Freemasons has taught us thatthe heavens are there to remind us that ourtask is to cover that open space with avault, but that our task never ends. The va-stness of the universe reminds us we can

see only part of the whole; because of ourpast, our culture, age, country of origin and

education, each of us seesonly one part, but thanks toour Brethren we can alsosee horizons we knew no-thing about. We do nothave to like them or adoptthem, but simply be awareof them, be ready to broa-den our horizons and un-derstand different points ofview; this is an extraordi-nary moment of inner enri-chment. It leads to newsocial ties that can create aBrotherhood not based onadherence to a single philo-sophy, to a one-size-fits-all

religion, but to common tenets that allowus to be Brethren in diversity, citizens andbuilders of a world of peace and harmony.

When we insist that Freemasonry has todialogue with contemporary society – aconcept reflected in the title of today’s Se-minar – all we are doing is reiterating thetasks our institution should perform in to-day’s society to try and solve its problems.If we want to contribute to the wellbeingof humanity, we have to be part of huma-nity, not feel superior to it because we haveesoteric skills or high-sounding titles – so-mething that many people still believe. Icall this kind of freemasonry the “Freema-sonry of plumes” or “trimmings” whereoften intelligence is inversely proportionalto the number of honours awarded or thesize of the apron. We struggle to get onemore degree, we fight a Brother to be given

4/2012

hir

am

• 17 •

The Future of an Ancient Message, G. Raffi

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 17

Page 18: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

a more prestigious role, and sadly we be-come full of all those metals that our Ini-tiation teaches us to abandon.

Several antisocial ele-ments and an incredible con-tempt for humanity arehidden in the folds of thatseemingly crystal-clear ap-proach where everythingends in ritual processions, inthe absolute respect for themost narrow-minded and re-strictive Landmarks. Instead ofencouraging a more construc-tive return to civil life, a rene-wed drive to try and attain adeeper understanding of rea-lity and testify to the magnifi-cent tenets of tolerance and dialogue, theserites turn into self-celebratory practices,into a liturgy that is an end in itself, onewhich often lacks any of the merits of ouroldest rituals. Instead our rituals shouldhelp empower the selfawareness of ourBrethren, their civic courage, the realisa-tion that they are part of a World Chain ofUnion, the certainty that the esoteric ex-perience is not like membership of a golfor yacht club; it is an ethical choice to be-come answerable to oneself (through thecontinuous and constant attempt toachieve self-perfection) and to others(through a spirit of service, listening andopenness to dialogue).

Freemasonry must teach us to leave be-hind the most exploited clichés, to be moreunique, to break the usual moulds, to nou-rish our imagination and inspiration; onlythen will we be worthy of our founding fa-

thers. When I criticise many Masons for hi-ding behind the great men in our family,

the monstre sacré of thepast, it’s because I con-sider it an excuse toavoid having to work tobe worthy of them. In-stead of taking up thegauntlet, of proving weare worthy of them, weprefer to praise theirdeeds, without riskinganything, without ex-posing ourselves, wi-thout bearing witnessto our tenets, to theforce of our Initiation. It

will be difficult for theworld of the young, of art, music and intel-ligence, a dynamic world open towards thefuture, to approach Freemasonry if it is arepetition of the status quo, the flat calm ofconventionalism, or the business commit-tee of the bourgeoisie. This path is not thepath mapped out and indicated by our an-cestors; on the contrary, they would feeldeeply ashamed of us if this is the path wechoose.

Freemasonry opens the mind; it teachesus to look at reality as if we were backcom-bing it so that nothing be hidden, neitherfrom others nor from ourselves. This is theonly way to be a life-giving salt for con-temporary society. A truly ethical andmoral authority, an institution capable ofdirecting society towards the basic tenetsof tolerance and brotherhood, the defenceof secularism, and the protection of theweak and defenceless.

4/2012

hir

am

• 18 •

EDITORIAL

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 18

Page 19: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

To achieve this goal our institutionsneed to turn with confidence to the best ofcivil society; they must open their doors tothe best, the most pro-found, the most sensitive;they must boldly makeroom for young peopleand put aside their fear ofbeing made obsolete. Hi-story always precedes usif we stay put or proceedwithout a specific goal.But if Freemasonry re-news itself then historywill not defeat it. Thegreat Spanish poet L. deGóngora y Argote oncewrote:

i quiero por las estrellassaber, tiempo, Donde vas, veo que con ellas vas,Pero non vuelves con ellas. (…) Pero, ahi!, que en-gañado estoy: Tu eres, tiempo, el que te quedas Yyo soy el que me voy!

“If I ask the stars to tell me, Time, wheredo you go, I see you go with them But do notreturn with them. (…). But, alas, I am mista-ken: You, time, remain, it’s I who go”.

Since we work under the stars weshould never forget this lesson; we shouldnot console ourselves with this sad cosmicpessimism, but humbly remember our li-mits as well as the greatness of order andthe harmony we work to create.

The globalised world is going through avery serious and economically dramaticcrisis that has also severely underminedour ethics. It has led to political and reli-

gious intolerance, cutthroat competitive-ness, the destructive hoarding of primaryresources – we’ll soon be fighting over

water – and a huge in-crease in psychologi-cal distress. In fact inthe next few years de-pression will be thenumber one illness, atleast in rich countries,and in some cases willbe more importantand destructive thanother, unfortunatelymore well-known, pa-thologies. Young peo-ple are looking for amessage of hope, so-cieties question them-

selves about the future.We cannot propose solutions, but apartfrom politics and religion we can propose awork method, an itinerary of the spiritwhich will become increasingly attractiveand appealing if we manage to tune intothe sufferings of the world, its cry of di-stress and pain.

If we look beyond the horizon and pre-sent ourselves as pioneers of the future,our Masonic chain will always be a work-shop of ideas, a furnace of values to fightnew and old poverty, to defend and build atruly open society respectful of its multie-thnic and multicultural nature.

In his famous book Flatland, Edwin Ab-bott Abbott describes life in a two-dimen-sional world inhabited by many creatureswhich are actually two-dimensional geo-metric figures. The signs of aging shown by

4/2012

hir

am

• 19 •

The Future of an Ancient Message, G. Raffi

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 19

Page 20: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

the book depend not on its ideas but on thefact it was written in 1884. The world of Fla-tland is made up of lines, triangles, squares,rhombi, hexagons and theperfect circle, geometricfigures that consider he-retical a single dimensionor three dimensions. Theprotagonist, a square, isbadly shaken when hemeets a point – who re-jects the existence of atwo-dimensional squarebecause in his opinion it isunconceivable (the pointbelieves he is perfect) –and also a sphere who car-ries him on his surfaceand shows him three-di-mensional reality. Natu-rally the society in Flatland is ready toimprison the heretical square who insteadgoes off to create his own image of an exi-stence with four or more dimensions (thebook was written before Einstein).

In this initiatory novel I think Freema-sons are a little like the square who is loo-king for truth. When he meets the spherehe is transported on its surface and can seehis very limited world from a differentangle; for a moment he realises exactlywhat his world really is (in other words theperfection to which he aspires but neverattains). So then he goes off in search ofnew challenges, but also tries to helpothers remove the bandages over theireyes, a little like what happens in Plato’smyth of the cave.

Our rituals, our centuries-old traditions,

our Landmarks, are the tools with which wetry to rise, to free ourselves from the deadweight of our profane limits; but this up-

ward movement must in-clude attention and carefor the world around us, aworld that suffers deeply.Faced with such sufferingswe cannot turn away; wehave to find renewedstrength and courage wi-thin ourselves.

In short, and I havesaid this many times,when faced with the sce-narios of our post-modernsociety and globalisedworld even regular Free-masonry must undoubte-dly reflect critically on its

identity and role. In fact Freemasonry mustremain, as it has always been, part of hi-story and civil society. If not it risks beingmarginalised, at best it will be like a sort ofold and obsolete piece of scrap metal ormay end up being completely misunder-stood and hounded in one way or another,for example through continuous attemptsat discredit and the dissemination of ag-gressive disinformation.

Good dialogue with the media, but alsowith a broader public, above all young peo-ple, is very different to an outing that usespublicity or a ridiculous recruitment cam-paign – something that should not evencross our minds. The tools we need to dia-logue with modernity are contents and truevalues that are absolutely free from any am-biguous or unclear notions or ideas. It is

4/2012

hir

am

• 20 •

EDITORIAL

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 20

Page 21: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

also clear that to truly communicate withthe outside world we need to transmitstrong concepts, including theconcept of identity. If Free-masonry proposed beauti-ful rituals and a performancebased on its own mnemo-nic skills, it would meanvery little. In fact, ritualsare meaningful when theyare part of a speculativeand critical reflection thatallows man to grow by con-tinually contemplating thesymbols and archetypesthat are important to hisown individual develop-ment and the collectiveprogress of society. This iswhy Freemasonry is alwaysmodern, because it can focus each indivi-dual’s reflections on important topics, itcan facilitate a continuous process of in-trospection and meditation on universaltopics, without however imposing precon-ceived and closed-shop solutions.

This central role of the true Masonicjourney – the one embarked upon by theearly English Lodges that spread the philo-sophical and juridical ideals behind ourmodern, tolerant and democratic society –is therefore not just an accessory. In this re-gard, the contents of Freemasonry remaintopical, or rather, become topical onceagain. In a world that wants to make the in-dividual subservient to the market, makehim a consumer rather than praising himas a free thinker, Freemasonry proposesthe centrality of man and his search for the

divine, in other words for truth. This jour-ney is an open journey, in other words, un-

dertaken in an atmosphere offree study, albeit regulatedby certain norms that for-bid touching on politicaland religious issues. Itmeans that the travellerfinds himself in a free mul-ticultural space, onewhich is absolutely crucialin today’s globalised so-ciety. Freemasonry’s an-swer to globalised marketsis the need to reflect onthe globalisation and sha-ring of human values andrights, the centrality ofman I mentioned earlier.

Only then will weescape our own “Flatland” and enter intoharmony with other dimensions and newhorizons. Without being afraid of the fu-ture, and without being afraid of new pa-radigms and the perspectives we hadpreviously never taken into consideration.

The task of Freemasonry is to broadenthe way we see and understand the world,to be open towards it and in so doing playan exemplary role as an ethical agency, abearer of the core values of civilisation andsolidarity.

Masonic tradition is based on grandioseideas, on ambitious universalistic princi-ples that embrace all of humanity; we can-not and must not be afraid of the worldbecause our educational project, our Pai-deia, is not based on indoctrination, dog-mas, the negation of diversity, but on free

4/2012

hir

am

• 21 •

The Future of an Ancient Message, G. Raffi

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 21

Page 22: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

self-examination and a never-ending se-arch. This is why we must pay attention tothe anxieties and sufferingaround us; we must reflectand find answers to the bestof our ability and within thelimits of our mission. Al-though the esoteric dimen-sion helps us to withdrawfrom the world, we cannotshut it out; it is not againstthe world, instead it is a toolto understand the worldbetter and, above all, to helpit. In most major religionsholiness is not self-referen-tial but comes from a perso-n’s love for his Brethren. Even in Buddhismwhere the Bodhisattva, once he has attainedfreedom, does not simply enjoy it and leavehumanity to its pain, but returns to set anexample and instil courage. Likewise ourjourney is not about scaling an ivory towerto despise the world; instead our journey

must teach us to find the right way to bethe salt of society, or at least a constructive

and exemplary voice – like thevoice of Josè Martì in Cuba.

I’d like to end by citingthe words of the philosopherGiovanni Bovio. In the se-cond half of the nineteenthcentury he was a key figurein the Grande Oriente d’Ita-lia, as well as a Great Oratorand Member of Parliament.In my opinion, his wordssummarise to perfectionwhat I have tried to conveyto you here today:

Freemasonry is an institution as universal ashumanity and as old as memory. It has its perio-dical springs, because on the one hand it preser-ves the traditions and rites that connect it to pastcenturies, and on the other it is at the forefront ofevery philosophy and walks with the youth of theworld.

4/2012

hir

am

• 22 •

EDITORIAL

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 22

Page 23: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Metafisica ed Economia(parte prima)

di Giancarlo Elia ValoriOnorevole dell’Accademia delle Scienze dell’Institut de France

For Aristotle, “metaphysics” does not mean an unreal or undemostrable thought, but the sim-ple fact that our categories catch the structure of reality, and we both transform and under-stand the outside world at the same time.Moreover, for the teacher of Alexander the Great economy is either oikonomia, the natural ac-tivity of a family or a small group, or krematistikè, the economy outside the oikia, done forthe indefinite accumulation of wealth, which is always, for Aristotle, cause of a disequilibrium.Aristotle comes in Western Europe translated by Arab authors, wich usually separate the ra-tional analysis of the world (containing what we call metaphysics) from the free and imper-scrutable power of God. In the political and economical arena of the Renaissance, Aristotlebecomes, in this way, the father of an objective, even materialistic analysis of power, politi-cal and economical, free from “religious” or even “moral” values.Machiavelli, as a sincere Platonist, uses the cathegories of the Aristotelian politics to catego-rize not only the types of political power, but also the ways to get rich.In Galileo, the main scientist for the post-Renaissance world, is the instrument that shapesthe analisys, not the other way round, while the politologists and the economists, at the be-ginning of the long industrial-commercial revolution taking place after the opening of theAtlantic naval routes, shall take the simple model of Galileo “I don’t make any hypothesys”as the rock to build over their sciences.The other basic idea is the Newtonian model: the unknown but verifiable universal gravita-tion shall be the main metaphor to study economic and social phenomena, but the fact isthat: Newton, Galileo, Aristotle had their metaphysics, i.e. the way to build models for thestudy of reality, and european culture shall be, till now, alienated from its rational, effectual,metaphysical roots, refused en bloc as undemostrable arguments.Gravitation is at the roots of the “sympathy” that makes the economy work in the Adam Smi-th’s model, the “invisible hand”, while universal gravitation is the objective, non metaphysi-cal foundation of the harmonious society in Saint Simon.Even Malthus thinks of the asmmetry between population and means of production and foodin terms of a scientific metaphor, a science that becomes a metaphysics: the natural growthof the population must be stopped in the same sense that every Galileian object must be stop-ped, even if the inertial force could move it eternally.Even for Karl Marx, products are not only simple objects, but “parts of the Capital”. And inhis model the “new” science is used for solving the paradox of value: diamonds are costly, butuseless, while water, without any price, is a basic need.Marx’ model ceases to function for a metaphysical mistake: the unresolved deduction of va-lues from prices, while Ricardo’s economic logic fails to recognize the prices under a perfecteconomic free market. Both are metaphysical errors.

4/2012

hir

am

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 23

Page 24: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

1.

LLa metafisica e la sua “critica”, cheè anch’essa, spesso, una metafi-sica occulta, sono il destino del-

l’Occidente.In Aristotele, lo stesso titolo del testo

dello Stagirita non allude a qualcosa di, ap-punto, “metafisico” nel senso moderno eattuale del termine, e quindi sostanzial-mente (e banalmente) negativo, ma a unsapere che va “dopo” o “oltre” la sua Fisica,

secondo l’organizzazione dei testi aristote-lici nella Biblioteca alessandrina. Dopo inquanto descrizione dello spazio in cuiopera la Fisica e delle leggi, sia oggettiveche del pensiero, che ne permettono il fun-zionamento1.

Oltre la Fisica, che è una teoria del fun-zionamento “naturale” dei corpi, dei loro“luoghi” e dei loro potenziali, una fisica cheoggi chiameremmo “qualitativa”, vi è lapossibilità di pensare il mondo, metà tà fusikà.

4/2012

hir

am

• 24 •

1 Vd., per un nesso tra Metafisica aristotelica, Fisica e Logica, l’introduzione di Giorgio Collialla sua traduzione dell’Organon, Milano, Adelphi 2003.

In modern times, the technological transformation and, in our times, the communication re-volution (and the advertisement revolution) solve, apparently, the contradiction between de-velopment and economic crises, while the world market looks like having a “rational”equibrium which is, in its essence, a mix between the monetary manipulation and the arti-ficially low costs of production in the newly capitalistic areas: China, Brazil, Russia, India,even the Russian Federation.The marginalist revolution, still going on today, is mainly based on the assumption, on the me-taphysical assumption, that all corporations are always rational actors, and that, on the po-litical side of the coin, every voter is a rational actor. A very hard metaphysics to bedemonstrated.Monetary policy, the mass of capital, Marx woudl have said, without reference to the objectswhich are parts of the capital, is the basis of every economic policy, and all rational actors movein the global arena in relation to the simple quantity of money to become even more rational.No technology, which is simply defined by the quantity of capital invested, not even cost oflabor, a secondary variable in every monetaristic model.Today, after the eruption of the financial crisis in the 2008, there is no possibility to say that theinner logic of the market, without any specific metaphysics, may control itself, while Marxisteconomies have fallen under the impossibility of calculate real and effective production costs. We need both to know that metaphysics, like in Aristotle, is not a bad word, but the conditionfor reasoning, but the only way to trace back our civilization and to criticize, without anyrhetoric, the economic and financial system of today.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 24

Page 25: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Ovvero, se la filosofia moderna, dopol’empirismo radicale di Hume e la rispostadi Immanuel Kant pensa auna “sintesi a priori” nelsoggetto, la metafisica so-stiene, con Aristotele, che ilsoggetto e l’oggetto si“comprendono” perché,sostanzialmente, parteci-pano della stessa natura.Che è quello che sappiamotutti noi, a partire dal sensocomune e dalla stessa espe-rienza scientifica moderna.

La filosofia di Aristotele, con quei libriposti dopo l’Organon e la Fisica nella bi-blioteca alessandrina, risponde alla stessadomanda di Platone: perché il mondo ècome è e perché non è in altro modo.

La filosofia, sempre per usare la termi-nologia platonica che Aristotele accetta,come continua “sorpresa e meraviglia” perla realtà2.

Ovvero, il mondo potrebbe essere di-verso da quello che è, il mondo non è “tuttoquello che accade”, was der Tat ist, secondola prima proposizione del Tractatus di Lud-wig Wittgenstein, e tutte le proprietà, i “semi”del mondo che non si sviluppano rimangono, percosì dire, nel mondo stesso.

Il mondo è sovrabbondante, è una te-matica tipica della tradizione coranica, e il“lusso della percezione”, come lo chiamava

Henri Bergson3, corrisponde all’universodelle innumerevoli possibilità reali che

pure non si materializzanonel singolo momento delReale, was der Tat ist.

Non vi è quindi, all’ini-zio del pensiero classicoeuropeo, Aristotele, uninvisibile oltre il realedella fisica, quindi, ma lateoria delle cause, delle ra-tiones mundi.

Se, come nella filosofiaempirista moderna (e

nella sua “reazione” metafisica) si ritieneche tutto ciò che non è visibile e percepi-bile ai sensi non sia reale, si distrugge poi,come è capitato da Nietzsche in poi, lostesso mondo reale, che diviene sempliceproiezione dell’Io o, peggio, infantile Spra-chsspiel, “gioco linguistico” tra i soggetti4.

L’empirismo è due cose: una “teoriadella prova”, in cui si definisce un experi-mentum crucis per la validazione di un con-cetto, e la verità di esso è nella classicaadaequatio rei et intellectus, una sovrapposi-zione semplice e, spesso, inutile, dell’ideaalla cosa pensata; e una teoria della costru-zione delle idee come elementi, “pezzi” divecchie sensazioni, ricordi, percezioni, chevengono rielaborate nel cervello per poidar luogo alle idee.

Nessuna delle due ipotesi è oggi soste-

4/2012

hir

am

• 25 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

2 Vd. Aristotele, Metafisica, 1,2 98b, trad. di Giovanni Reale, Milano, Bompiani, 2004.3 Bergson, H. (1996) Materia e Memoria, Bari, Laterza.4 Vd. per il “gioco linguistico” in Wittgenstein, Penco, C. (1981) Matematica e Gioco Linguistico,Wittgenstein e la filosofia della matematica del ‘900, Firenze, Le Monnier.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 25

Page 26: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

nibile, alla luce della scienza neuropsicolo-gica e delle ricerche sulla logica della sco-perta scientifica.

E si tratta, per le sensazioni, di cause os-servabili e oggettive, nondi semplici modelli per-cettivi dell’osservatore odi “giochi linguistici” op-pure di voler credere, ovoler percepire, un realeche, nella filosofia con-temporanea, è sparito5.

La morte del Reale èparallela a quella che,nella storia dell’arte, èstata definita “la perdita del centro”6.

L’immagine artistica ha perso la sua ca-pacità di rappresentare il reale, e diviene,come è stato il caso per il Futurismo, laprima avanguardia artistica in ordine ditempo (1909) il semplice tracciato della vo-lontà del soggetto.

2.È appunto Andronico di Rodi, nel primo

secolo a.C., a rielaborare i materiali aristo-telici, spesso derivati da appunti di lezioni,per rendere la metafisica dello Stagiritacompatibile con la teoria delle Idee di Pla-tone, nel clima neoplatonico della scuolaalessandrina, ed è quindi su questo modellodella teoria platonica, già deformata dalla

“sapienza” spesso esoterica orientale e isla-mica, che si modella l’idea di una metafi-sica del tutto inutile alla analisi delle“cause seconde” e della descrizione del

mondo reale7. Metafisica come nar-

razione di ciò che è na-scosto “dall’inizio delmondo”8 ed è, come nelLibro di Ester, olam,“mondo” e “esilio”, maanche “redenzione”9 eche non si rivela mai, senon a chi, iniziato o sa-piente, conosca le trame

che portano dai fili della Realtà a quelli,ben più solidi, del Reale Iniziale. Che però ècondannato a non svelarsi mai.

La motivazione a favore della metafisicadi Aristotele, nella fase in cui Oriente e Oc-cidente ancora comunicano, è legata al di-battito dell’epoca ellenistica ma anche allastruttura stessa dell’avventura intellettualeoccidentale: la “metafisica” del maestro diAlessandro Magno è ad Ovest una teoriadella possibilità della filosofia, intesa noncome axiologia ed etica delle scienze odella stessa Politica, ma come spazio auto-nomo del pensiero.

Ovvero, del pensiero filosofico come diquello che noi ormai siamo abituati a chia-mare “comune”.

4/2012

hir

am

• 26 •

5 Sulla filosofia del nichilismo contemporaneo, vd. Volpi, F. (1999) Il Nichilismo, Bari, Laterza.6 Sedlmayr, H. (2011) Perdita del Centro, Milano, Borla. 7 Aristotele, Metafisica, a cura di Mario Vegetti, Firenze, La Nuova Italia, 2000.8 Girard, R. (1983) Delle cose nascoste fin dalla fondazione del mondo, Milano, Adelphi.9 Vd. http://users.libero.it/claudioronco/ester.html.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 26

Page 27: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

E quindi anche della prassi umana, del-l’economia in particolare.

Di tutto il pensiero, quindi, non di alcunesue parti già separatesidalla filosofia propria-mente detta: le scienzenaturali, la politica, il di-ritto, etc.

La Metafisica che daAristotele promana nellapenisola eurasiatica è in-sieme un gruppo di tec-niche universali peranalizzare le scienzeparticolari, validarle erenderle “lecite”, inqualche modo “legali”, euna narrazione dei mondi possibili che maisi realizzeranno nel mondo sublunare, nellacomunità umana decaduta dal peccato o co-munque dalla “anima concupiscibile”.

Se poi la “sapienza” orientale amatadagli alessandrini, fatta di zoroastrismo edi esoterismo sciita come di filoni di bud-dhismo centroasiatico10, non tollera questaautonomia del sapere, nemmeno la tollerala “sapienza occidentale” così come questasi costruisce nella fase delicatissima che vadalla fine dell’Umanesimo alla fase solaredel Rinascimento dove, è bene ricordarlo,l’Occidente europeo conosce per la primavolta le traduzioni dei classici filosoficidella tradizione greca, e li fonde inesora-

bilmente con le proprie pulsioni scientifi-che, politiche, religiose, artistiche11.

In Europa, quando nasce l’economiacome tale e il capitalismobancario, si presenta unpanorama filosofico nelquale la “prisca philoso-phia”, la sapienza antica,appare come una teoriadella Verità che ingloba findall’inizio le verità partico-lari, una teorica nella qualei fatti, la Realtà, è solo im-magine, ombra, apparenza,addirittura abbaglio di uninsieme di Idee primarieche sono inattingibili ma

eterne e indubitabili.In Oriente, l’Islam rielabora Aristotele e

soprattutto Platone in funzione del colle-gamento, tipico del testo coranico, tra ra-gione empirica e Rivelazione sapienziale: larealtà è comprensibile iuxta sua propria prin-cipia, ma l’origine unica della realtà è nell’attovolontario e imprevedibile di Allah, che “sevolesse, vi farebbe perire e susciterebbeun’altra creazione”12.

È il fiqh, l’uso della ragione umana se-condo i comandamenti di Dio che riguar-dano le azioni umane nel mondo che èlibero e garantito nella misura in cui Allahha già fatto in modo che il mondo sia coe-stensivo alla ragione umana13.

4/2012

hir

am

• 27 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

10 Vd. Reale, G. (2001) Il Pensiero Antico, Milano, Vita e Pensiero. 11 Garin, E. (2001) La Cultura Filosofica del Rinascimento Italiano, Ricerche e Documenti, Milano,Bompiani. 12 Vd. il Corano, sura XXXV, v. 16.13 Bausani, A. (1980) L’Islam, Milano, Garzanti.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 27

Page 28: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

La libera creazione continua dell’Unicocome da Lui promana (e la continuità dellaCreazione è un tema importantenella teologia sciita, ancheoggi) garantisce, nella filosofiaislamica che “trasporta” Ari-stotele e Platone nel mondomedievale cristiano europeo,la razionalità del reale e la suagiustificazione universale14.

D’altra parte, nell’Islamnon vi sono, come è noto,“mediatori”, mentre nella Sa-pienza Cattolica vi è il ruolodella Chiesa, sponsa Christi, e lalettura della Salvezza nellaStoria, dopo la Resurrezionedel Salvatore.

Il senso riposto del messag-gio Trinitario è che “Dio è nelMondo” e che opera in esso, per la Sal-vezza, dopo che il Risorto ha affermato che“sarò con voi fino alla fine dei tempi”15.

Introdurre una Teoria della Mediazionenella razionalità autonoma del Reale saràil grande gioco della Filosofia europea finoallo scetticismo di Hume e alla risposta chealle ipotesi del teorico britannico darà Im-manuel Kant.

Un Mediatore che è l’Uomo, la Società, omagari il Demiurgo politico oppure la solaRagione, ma si tratterà sempre di un mec-

canismo di sostituzione del “Dio nella Sto-ria”, Dio-con-noi (Emmanuel, appunto) con

una entità visibile, realizza-bile, non-metafisica, e so-prattutto che supera la finedei tempi.

Nel pensiero islamico,come in quello ebraico, iltempo dell’Uomo è defi-nito, mentre nella metafi-sica razionalistica chenasce in Occidente conqueste complesse radici sitratta di superare i limitiposti da Dio per gli uominie di eterizzare, quasi diesorcizzare la fine delTempo umano16.

Non è un caso che losciismo di Ahmadinedjad, il

presidente iraniano, regoli la sua agendapolitica con la certezza dell’arrivo pros-simo del Mahdi, il Dodicesimo e UltimoImam, il Soterios islamico, e che anchel’agenda nucleare di Teheran sia modellatasui tempi e i meccanismi del rivelamentodel Mahdi, e che uno dei capi della tratta-tiva tra il governo sciita di Ahmadinedjade del Rahbar, la “Guida Suprema” religiosa,sia un teologo islamico che ha scritto alcunilibri su Kant e che si è specializzato in com-puter science17.

4/2012

hir

am

• 28 •

14 Vd. Heath, P. (1992) Allegory and Philosophy in Avicenna (Ibn Sina), University of Pennsylva-nia Press.15 Vd. Newman, J.H. (1987) Gli Ariani del IV secolo, Milano, Jaca Book.16 Vd. Girard, R. (2001) Vedo satana cadere come la folgore, Milano, Adelphi.17 Vd. http://www.leader.ir/langs/en.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 28

Page 29: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Come ricordiamo, la domanda di Kant è:“esiste un giudizio sintetico apriori?”.

Il predicato B appartienesempre e solo ad A analitica-mente, ovvero per pura dedu-zione logica, e siamo quindi inambito strettamente analitico,oppure esistono giudizi apriori sintetici, nei quali ilpredicato B è contenuto in A apriori ma non in modo sola-mente deduttivo e logico?

La questione di Kant riguarda sia la fon-dazione della matematica, che non può nonessere sintetica, perché altrimenti non di-rebbe nulla di nuovo sul mondo, visto cheparla di enti non completamente dedut-tivi18, altrimenti non sarebbe neanche ap-plicabile al mondo reale e sarebbe priva diparadossi, che invece sono in essa nume-rosi, ma la stessa natura del pensieroumano, che parla del mondo ed è un fatto nelmondo. Ma non è “del” mondo.

Sul piano logico-linguistico, la defini-zione di “analitico” riguarda sia il nesso traimmagine mentale e parola che la indica,sia la serie di deduzioni ovvie, continue,naturali che si possono fare a partire daquel termine.

“Fiore” è analiticamente dedotto da“rosa”, e anche “tre” implica analitica-mente il concetto di numero.

Concetto, non semplice parola o dato em-pirico, è bene notarlo.

Nietzsche parlerà di niaserie allemande,arretratezza mentale tede-

sca, per ironizzare sullalogica troppo “mon-dana” di Kant19, ma laquestione rimane: ilpensiero umano ha laforma del mondo, enasce dal mondo, e hatutte e solo le dimen-sioni del mondo, op-pure esso è una

costruzione razionaleche si incontra con i dati sensoriali per con-fermarli o smentirli solo alla fine del suoprocesso elaborativo? Oggi la risposta sa-rebbe più semplice, dopo gli studi sulla “in-telligenza collettiva” e le analisi delleneuroscienze sulla formazione del pensierorazionale20.

Il pensiero non rispecchia il mondo,come pensavano una parte degli empiristie lo stesso Kant, ma funziona “come” ilmondo, grazie ai processi razionali chel’evoluzione e l’adattamento neurobiolo-gico del cervello hanno prodotto in secoli emillenni di contatti tra la mente umana equella che, ancora con qualche primitivi-smo filosofico, chiamiamo la “realtà”.

Ma il fatto che la realtà sia un concettofilosoficamente ingenuo e discutibile nonsignifica affatto che essa non esista.

Il pensiero “costruisce” il mondo perchéne è parte naturale, come è ugualmenteparte dei tanti, “compossibili” mondi, per

4/2012

hir

am

• 29 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

18 Vd. E. Nagel et alii, La Prova di Goedel, Torino, Bollati Boringhieri, 1992.19 Vd. Nietzsche, F. (1971) Frammenti Postumi 1887-1888, a cura di Giorgio Colli e Mazzino Mon-tinari, Milano, Adelphi.20 Vd. Nielsen, M. (2012) Le Nuove Vie della Scoperta Scientifica, Torino, Einaudi.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 29

Page 30: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

dirla con Leibniz, che sono prima delmondo e sono imprevedibili, proprio comela volontà di Dio.

Sul piano economico e so-ciologico, ciò significa chemolti dei comportamentiche definiamo “razionali” esocialmente economici eutili sono derivati da fun-zioni biologiche profondeche poco hanno a che farecon la realtà oggettiva, mamolto con la realtà, ugual-mente oggettiva, dei nostrimeccanismi biopsichiciprofondi, che operano den-tro il reale-sociale nellostesso modo in cui le strut-ture chimiche e fisiche ge-stiscono gli effetti per noipercepibili della realtà esterna.

In sostanza, non abbiamo a che fare conuna razionalità assoluta, come quella checercavano Immanuel Kant o i suoi antago-nisti empiristi, che pure la negavano, macon una “bounded rationality”, una razio-nalità limitata21 che deriva dall’informa-zione ristretta degli individui, dagliinevitabili limiti cognitivi delle loro menti,dal tempo finito nel quale devono prenderele loro decisioni22.

Ma la limitazione della informazione edelle capacità umane non significa che, sulpiano teorico, il concetto trovato dai

“bounded rationals” nonfunzioni, perché non sap-piamo quali e quanti dati sa-ranno disponibili a coloro cheelaborano un concetto.

La “sintesi a priori”,fuori dall’universo filosoficokantiano, non esiste, manon esiste nemmeno lasemplice fallibilità empiri-camente verificata delleproposizioni, analitiche osintetiche, generata dall’in-contro dei giudizi con una“realtà esterna” astratta elontana.

Il comportamento trial anderror dell’empirismo inglese classico è privodi fondamento, ma lo è anche la credenzache la razionalità dei giudizi sintetici apriori sia derivata da una caratteristicaspecifica del pensiero umano, che si rendeomogeneo in un determinato momento, esolo allora, con la realtà oggettiva.

3.Per l’Islam aristotelico di Averroè23 e

Avicenna24 (e si ricordi che Avicenna è uno

4/2012

hir

am

• 30 •

21 Vd. Simon, H. (1947) Administrative Behaviour, New York, Macmillan.22 Ibidem.23 Per il ruolo, fondamentale, di Averroè nella teologia politica e “penitenziale” di Dante Ali-ghieri, v. Inferno, IV, 142 e sgg. 24 Sull’influsso del Corano nella Commedia di Dante, ben più profondo di quanto non si creda, vd.Palacios, M.A. (2005) Dante e l’Islam. L’Escatologia islamica nella Divina Commedia, Milano, NET Editore.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 30

Page 31: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

sciita, di origine teorica afghana) la meta-fisica “razionale” si inscrive nell’autono-mia della realtà e della ragione che lainterpreta dalla Sapienza di Dio, che è fuoridal Mondo e dalla Natura, e sarà questo mec-canismo a ricostruirsi, in modi diversi,nella Scolastica e nel Tomi-smo cattolici, seguendo la“linea” del razionalismo isla-mico o rompendola, come ac-cade, lo vedremo, in Galileo enella sua nuova scienza25.

L’uomo è attore libero nel-l’Universo, la sua libertà pro-viene da Dio, riflette quella diDio, ma è legata alla volontàdell’Unico che si manifestanella Natura, nelle costrizionioggettive della realtà ogget-tiva26.

Cause Sacundae contro CausePrime, questo sarà, dopo la traduzione diAristotele dall’Islam nella cultura cattolicaoccidentale, la cifra della “filosofia”, siaessa naturale, ovvero le scienze empiriche esperimentali, sia teoretica, finalizzata aldis-velamento della falsità intrinseca dellaCausa Prima rispetto alla evidente veritàempirica delle Cause Secundae.

Il legame tra le due causae è il punto es-senziale sul quale si dipana tutta la storiadella filosofia occidentale, e quindi la ten-sione tra razionalità empirica, legata alla

proiezione delle cause secundae sulla mentee sul comportamento umano, e quelleprime, che riguardano tutte insieme il de-stino dell’Uomo, la sua natura e il suo le-game con Dio, nella modalità in cui l’uomoè stato appunto creato da Dio.

In altri termini, qual è illegame tra istituzioni tradi-zionali, valoriali, assolute eche riguardano la naturaprofonda dell’Uomo e le at-tività concrete, economi-che, che permettono la suasopravvivenza nel Mondo ela realizzazione dei suoi ob-biettivi naturali.

L’Occidente non troveràmai un nesso sapienziale eteorico soddisfacente traquesti due orizzonti dell’at-

tività umana, unificandoli onella “ascesi intramondana”27 del Prote-stantesimo, nella quale il successo mon-dano e economico è testimonianza della“elezione” del singolo soggetto da parte diDio, e solo in questo modo le due causecoincidono; o con la lunga serie di limita-zioni e di contrasti tra capitalismo e ordinitradizionali, nell’universo cattolico e nellaicismo socialista, in cui ci sarà un elementomediatore che mette insieme la liceità dell’eco-nomia e dell’arricchimento personale con laTradizione antieconomica.

4/2012

hir

am

• 31 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

25 Vd. Corbin, H. (1989) Storia della Filosofia Islamica, Milano, Adelphi.26 Vd. Hosseyn Nasr, S. (2003) Science and Civilisation in Islam, New York, Islamic Texts Society.27 Vd. Weber, M. (1970) L’Etica Protestante e lo Spirito del Capitalismo, Sansoni, Firenze.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 31

Page 32: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Si tratti della “futura umanità”, terminesansimoniano e positivista che si trova neltesto dell’Internazionale socialista, e che in-dica la responsabilità degli attuali opera-tori economici verso legenerazioni future e illoro “miglioramento”, sitratti della prudenza edella misura raccoman-date, nell’ambito dellaCarità, dalla Rerum Nova-rum cattolica, si tratti an-cora del mito comunistadella “estinzione delloStato” dopo il raggiungi-mento della “società senzaclassi”, si parli infine dell’Umanità Nuova(termine nato nell’ambito dell’esoterismofrancese del XIX secolo) per gli anarchici,abbiamo sempre a che fare con una “teoriadella mediazione” che imbriglia i cattiviistinti economici dei soggetti, le loro“anime concupiscibili”, con un Terzo cherisolve la Contraddizione verso uno Stadiosuperiore dell’Umanità.

Senza logica del Terzo non ci sarebbeanticapitalismo di nessun genere in Eu-ropa, e senza l’idea di una “fine dei Tempi”non vi è logica del Terzo che si possa appli-care alla Storia e all’economia.

Marx è rivoluzionario perché è hege-liano, diversamente da quello che affer-mava Bertrand Russell28.

Se perfino per un dirigente comunista

cinese è legittimo, almeno sul piano poli-tico, affermare che “arricchirsi è glorioso”,come disse Deng Xiaoping29, dato chel’etica confuciana rende lecito il successo

nel mondo, nell’universomentale occidentale la ri-cerca dell’utile, l’economia,deve essere legittimata daqualche entità esterna enon-economica, un Enteconnesso alle Cause Prime.

E nemmeno nella ascesiintramondana studiata nelcapitalismo protestante daMax Weber l’arricchimento

è “glorioso”, ma una sem-plice elezione da parte di Dio in funzionedella comunità e del suo Progresso morale e eco-nomico.

La rottura tra Est e Ovest dei tardo ales-sandrini è quindi nell’aria, proprio mentreAristotele passa da Est a Ovest: una filoso-fia che postula una continuità tra sapienzacomune e realtà, non può non scontrarsi,alla fine, con chi teorizza che la realtàdebba essere interpretata da una metafisicaspecifica. Che non è di questo mondo, ma lospiega nelle sue trame invisibili.

La questione è qui, sia in politica chenelle scienze naturali, il ruolo del platoni-smo: ovvero, la questione della natura dellospazio oggettivo sul quale si studiano evengono generate le cause secundae, le uni-che che, secondo una inveterata quanto in-

4/2012

hir

am

• 32 •

28 Vd. Russell, B. (2007) Storia della Filosofia Occidentale, Milano, TEA.29 Vd. Xiaobo, W. (2010) Miracolo Cinese, i trent’anni che hanno cambiato il mondo, Roma, Fran-cesco Brioschi Editore.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 32

Page 33: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

genua tradizione epistemologica, sono odebbono essere studiate dalle sole “scienzepositive”.

E, sul piano politico,la questione del plato-nismo si arricchisce diulteriori temi.

Se, come afferma ilfilosofo ateniese, sonogli “uomini d’oro” adavere unico e solo di-ritto al governo dellecose umane30, in quanto àristoi “ottimi” pernatura, allora le attività economiche sonodestinate, come peraltro in tutte le tradi-zioni orientali, a quelli che Nietzscheavrebbe definito Untermenschen, “esseri in-feriori”, uomini legati all’“anima concupi-scibile”.

Ma la questione delimitata da Platonenella Settima Lettera31 rimane: il mondo po-litico non si adatta in alcun modo alla Sa-pienza originaria, e Dione di Siracusa, ilTyrannos della città (e per Alberto Savinioil “tiranno” era originariamente “il custodedei formaggi”32) è solo un bieco usuraio eun criminale comune.

Platone ritornerà ad Atene senza averrealizzato la sua Repubblica e, soprattutto,senza aver potuto porre gli “uomini d’oro”a capo della città siciliana.

In altri termini, anche nella teoria poli-tica dell’Occidente, la ricerca del Bene Ori-ginario e degli uomini che lo incarnano

naturalmente è destinata a fallire: il mondosensibile detta le sue regole all’universo

della Pòlis, e gli uomini “supe-riori” non comunicano, senon accidentalmente, con ilmondo sublunare.

E allora, come si giustificail nesso tra la morale, che è lalegge naturale e spontaneadegli uomini d’oro, e la poli-tica, dove le leggi valgono perl’utile e, spesso, per il solo

vantaggio di un singolo Tiranno senzascrupoli?

E, se il mondo sublunare è il regno delpeccato e della perdizione, tematica neo-platonica che diverrà il cardine delle ere-sie catare e albigesi, come fa esso a seguirele leggi giuste, e addirittura a distinguerele leges sapientiae degli àristoi dalle banali re-gole empiriche dell’utile e della ricerca delpiacere immediato?

La storia politica dell’Occidente è tuttain questa tensione tra Bonum e Realtà, incui i Valori eterni e invisibili sono rappre-sentati da èlites, gruppi di singoli che, pervari motivi, incarnano le idee regolativedella società di contro alla massa delle“anime concupiscibili” dell’economico.

Viene in mente la polemica tra VilfredoPareto e Gaetano Mosca: se, per l’economi-sta si potevano dare classi dirigenti natu-rali anche tra i borseggiatori e gli assassini,per il politologo siciliano la “classe poli-

4/2012

hir

am

• 33 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

30 Vd. Cambiano, G. (1991) Platone e le tecniche, Bari, Laterza.31 Vd. la Settima Lettera al link http://www.operediplatone.virtuale.org/Testi/Let-tera%207.pdf.32 Vd. Savinio, A. (1999) Opere, II, Milano, Adelphi.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 33

Page 34: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

tica”, come organismo che genera e applicale leggi, non può non avere anche un ruoloassiologico33 e un suo laico collegamento alBonum.

Per Gaetano Mosca, inogni caso, la “classe poli-tica” è la somma delle élitessettoriali e da essa vengonodirette, per Pareto, liberistateorico dell’economia sog-gettiva, tutti gruppi umaniproducono classi dirigenti,e non vi è un criterio assio-logico assoluto e cogenteper selezionare, usando lametafora evangelica, ilgrano dal loglio.

La questione, lo ricor-diamo, era ben diversa peril Machiavelli: se il Principedeve “parere” ed essere anche buono, egli,il Principe, e qui c’è un nesso con la tradi-zione occulta del Platonismo politico, puòfondare la morale con i suoi atti, che sono, comequelli economici, valutabili solo in funzione delloro risultato34.

Risultato che, però, ha a che fare con lapermanenza e la pace del regime politico, che ècomunque un obiettivo che, nella realtà sublu-nare, fa trasparire l’Essenza Invisibile.

Ma “parere” od “esser buono”, e la re-gola della scelta tra le due opzioni, sonosolo scelta pratica ed “economica” di quelparticolare “uomo d’oro” che è il Principe,

pieno come pochi altri di “anima concupi-scibile”, oppure esiste una Ratio superioreche regola il parere e l’essere, e subordina

quindi la sete di ricchezze edi gloria del Principe a unaidea regolativa kantianaastratta, morale, assoluta einvisibile? Machiavelli nonce lo dice chiaramente.

4.Se le Idee sono reali, ma

godono di una loro partico-lare realtà non empirica,tema al quale si riferirà,malgrado tutto, anche Im-manuel Kant, la continuitàrotta dalla traduzione diAristotele in Europa occi-

dentale si ricostruisce, siapure su basi ben diverse da quelle postedallo Stagirita.

Le Idee sono reali perché esistono nelleRegulae Mundi, nella Natura e quindi anchenella Storia che dalla Natura, in fin deiconti, deriva e termina. Ed esistono nelmondo perché sono la Natura del Mondo,senza apporti esterni di un Demiurgo o delciclo Trinitario. Se l’economia è appunto,come direbbe Aristotele, oikonomia, “leggedella casa”, che è naturalmente in equili-brio come è in equilibrio il mondo naturale,ed è distinta dalla crematistica, l’economialegata al raggiungimento di un sovrappiù35,

4/2012

hir

am

• 34 •

33 Vd. http://archiviodigitale.unimc.it/bitstream/10123/699/3/martinelli_GSC17.pdf.34 Filippo del Lucchese et alii, Machiavelli, Immaginazione e Contingenza, Pisa, ETS, 2006.35 Vd. http://www.uniurb.it/Filosofia/isonomia/2006cubeddu.pdf.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 34

Page 35: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

allora la creazione di un sovrappiù, che sigenera con lo scambio, a parte quella pic-cola parte di “crematistica naturale” di cuiparla lo stesso Stagirita, è illecita e pertieneall’usura.

Si modifica il Mondo in-serendo in esso non il“peccato”, ma la dismisura,l’irrazionalità, una quota dianima concupiscibile che,per un neoplatonico ales-sandrino, farebbe crollareil mondo con il peso deisuoi peccati.

L’economia, oikonomia,riflette l’equilibrio intrin-seco della Natura, mentrela crematistica è la attivitàeconomica, è Dione di Siracusa, l’entratadell’anima concupiscibile dell’uomo, in-controllabile, in quell’universo dei rapportiumani dello scambio che deve rimanere im-magine degli equilibri universali.

Ed ogni anima concupiscibile produce,nella teologia neoplatonica che rielaboraAristotele, ogni tipo di peccato, dal più pic-colo al più efferato.

Se la tradizione platonica, che pure Ari-stotele spesso ripete nella sua Etica Nico-machea, è una teorica in cui l’equilibrio èprecedente ad ogni rapporto, umano e naturale,l’economia non può che ripercorrere i mec-canismi sociali e naturali della semplice ripro-duzione dei beni primari.

Per Galileo Galilei, nel caso del platoni-smo scientifico, l’importante è “render so-lamente ragione delle apparenze nei corpicelesti”36 ma lo spazio naturale è scritto “in

cerchi e altre figuregeometriche”37, chesono in natura e chevanno scoperte cosìcome si scopre unoggetto nuovo o, perdirla con il “Galileo”di Bertolt Brecht,“un vino vecchio ouna idea nuova”38.

In altri termini, laquestione della me-tafisica è ridotta alla

tecnica del metodoscientifico, che deve evitare le “precogni-zioni”, ovvero le ipotesi generali, e deter-minare una scienza prima, in questo caso lamatematica, che è fondamento della scienzaperché descrive l’immagine “platonica” di cer-chi, sfere e quadrati che già esistono nella realtà.

Metafisica non come insieme di mondicompossibili che nessuna ricerca razionaleesaurisce, ma come insieme definito distrumenti tecnici visibili, che la stessa ma-tematica astratta ripete e ripropone nellasua analisi.

Come diceva Friedrich Engels, l’operaioimpara implicitamente la fisica galileianalavorando ad una macchina progettata se-condo quelle regole39.

4/2012

hir

am

• 35 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

36 Galileo Galilei, Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Firenze, Olschki, 1999.37 Sul platonismo di Galileo, vd. Koyrè, A. (1976) Studi Galileiani, Torino, Einaudi.38 Vd. Brecht, B. (1972) Vita di Galileo, Torino, Einaudi.39 Vd. Engels, F. (2005) L’Origine della Famiglia della Proprietà Privata e dello Stato, Roma, EditoriRiuniti.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 35

Page 36: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

La “scienza prima” è una descrizione, perGalileo, di ciò che solo parzialmente percepibileai sensi dell’uomo. Ma è comun-que in futuro disponibile alla“ratio” umana.

Una metafisica elimi-nata come “possibilità delpensiero autonomo dellafilosofia”, di contro al neo-platonismo alessandrino oalle correnti scettiche diArcesilao o Enesidemo,che era il progetto dei testiaristotelici originari della“Metafisica”, e una metafisica eliminata,nelle more del pensiero neoplatonico, scet-tico e mistico rinascimentale, come “idearegolativa” del mondo, come progetto elle-nistico di regula mundi40.

Per il platonismo dei testi islamici chearriva in Europa, la razionalità scientificaè collegata alla autonoma e inconoscibilevolontà di Dio, ed è quindi fin dall’inizioseparata dal testo coranico; mentre per larilettura aristotelica che fa San Tommasod’Aquino, l’oikonomia, la “amministra-zione” nel senso della grecità alessan-drina, è immagine del Ministero dellaSalvezza, nella quale, come afferma SanPaolo41 la Chiesa si manifesta unitaria-mente, perché “tutto è stato previsto dallaMente di Dio prima dei Tempi e neitempi”.

Nella dottrina paolina, e nella riformu-lazione che ne fa San Tommaso, oikonomia e

krematistikè appartengonoallo stesso Progetto, che èimmodificabile, definitoda Dio e pienamente in-carnato da Suo Figlio.

Ciò non significa chel’arricchimento econo-mico sia del tutto lecito:si tratta invece di definireche nulla, nel mondo ri-scattato dal Risorto è

estraneo al Progetto di Dioper il Mondo.

La domanda che il Cardinal Bellarminorivolge a Galileo, durante il suo processopresso l’Inquisizione, ha quindi un sensoprofondo che non esclude l’economia: se siparla ex suppositione, e quindi non si dise-gna un mondo reale a partire dalle proprieipotesi scientifiche, la questione teologicapuò “rientrare”, se invece si sostiene unanuova metafisica neoplatonica, che ha per ilcardinale inquisitore il sapore delle “ere-sie” di Giordano Bruno o Tommaso Campa-nella, e il supporto della teoria atomica dialcuni presocratici; allora la metafisica im-plicita della scienza galileiana si pone inevidente contrasto con il razionalismo ari-stotelico di San Tommaso d’Aquino42, equindi il progetto politico della “scienzanova” galileiana risulta in contrasto con

4/2012

hir

am

• 36 •

40 Vd. Reale, G. (2004) Storia della Filosofia Greca e Romana, Scetticismo, Ecllettismo, Neoaristoteli-smo e Neostoicismo, Milano, Bompiani.41 Col. 1,25.42 Vd. Acerbi, F. (2000) Le Fonti del Mito Platonico di Galileo, in “Physis”, n. 37.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 36

Page 37: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

quello che la Chiesa sta delineando nellemore della Controriforma43.

A questo punto, il modello èchiaro: a) rifiuto di “fare ipo-tesi” (l’hypotheses non fingogalileiano, appunto), che è unmodo per non definire se laNatura segue un equilibriostabile o è “crematistica”; b)trasferimento delle ipotesinascoste e “forti” dell’ope-rare scientifico e poi filoso-fico nella realtà finale dellacosa cercata; c) rifiuto di ognianalisi filosofica del lavoro ra-zionale o scientifico come, si direbbe oggi,“sovrastruttura”, o addirittura manipola-zione esplicita della libera ricerca della ve-rità oggettiva.

La filosofia diviene una analisi delle“cause prime” che sono o definite dallaTeologia o del tutto inconoscibili, per noiuomini, prima della Fine dei Tempi.

O diviene Etica estranea all’economia,ricerca dell’Utile, che è una prassi molto si-mile alla ricerca del funzionamento “utile”che la Natura svolge nel Mondo44.

È come se il pensiero occidentaleavesse, da secoli, paura di parlare della suanatura e rifiutasse, per una serie di peraltroconfutabili presupposti, l’ipotesi di unaunità delle scienze come riflesso di una, pe-raltro evidente, unità della Natura e delMondo.

5.La filosofia si polarizza quindi, in Occi-

dente, tra metafisica dello “spi-rito” e dell’“anima” e in unaprogressiva autodistruzione diun discorso razionale e “meta-fisico”, in senso aristotelico, ri-spetto alle scienze positive, cherimangono sole a dettare unsempre più difficile discorsoper definire l’intera Realtà.

Il che sarà determinanteanche per la valutazione del-l’economia e della politica eu-

ropee, naturalmente. La ragion politica e la ratio economica

divengono settori specifici di studio e dianalisi dove, come accade nella fisica gali-leiana, lo strumento modella l’analisi, mentregli economisti e i politologi cercheranno,fin dall’inizio della loro autonoma attività,di utilizzare un modello scientifico per as-solutizzarlo e renderlo il canone etico e ra-zionale per il comportamento economicocome per quello politico.

Saint Simon parla di Newton come delmodello della Nuova morale, data l’ubi-quità della forza di gravità che diviene ilfondamento dell’attrazione naturale tratutti gli uomini45 mentre David Ricardo siriferirà alla fisica galileiana per giustifi-care il suo modello della “legge bronzeadei salari”46.

4/2012

hir

am

• 37 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

43 Sulla parziale razionalità delle ipotesi di San Roberto Bellarmino, vd. Feyerabend, P.K.(1979) Contro il Metodo, abbozzo di una teoria anarchica della conoscenza, Milano, Feltrinelli.44 Vd. Geymonat, L. (2001) Lezioni su Galileo, Milano, Barbieri.45 Vd. Martino, V. (1993) Saint Simon tra Scienza e Utopia, Bari, Dedalo.46 Vd. Ricardo, D. (2006) Opere, vol. I, Torino, UTET.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 37

Page 38: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Miti e metafore divengono fondamenti.Sul piano storico e politico, il modello

della scienza antimetafisica che nasce colRinascimento è determi-nante per lo sviluppodella “caratteristica del-l’Occidente”, come lachiamerà in anni vicini anoi Martin Heidegger.

La Verità è Aletheia, lacondizione di non essere na-scosto, di essere evidente persé, di essere veritiero e sin-cero ed ha un valore siamorale che oggettivo47.

La Verità va reperitaall’interno di un reale chela nasconde per sua stessanatura, ed è questa la chi-ave profonda, diremmonoi, del pensiero occiden-tale.

Ma non è l’unico modo di pensare, nél’unico modo di raggiungere la Verità comedis-velamento.

Si può pensare, come fanno alcuniteorici contemporanei48, che l’area pre-razionale del cervello umano sia modellata“come il mondo” e che la verità, oltre a es-sere una pragmatistica costruzione, sia unasorta di correlazione tra emozione, ra-gione, immagine sensibile della realtà.

Come diceva il fotografo Cartier Bres-

son, occorre che “occhio, cervello e obiet-tivo siano sulla stessa linea”.

E allora, potremmo domandare conAristotele, perché la Verità è

sempre “coperta” dall’erroresoggettivo, e ogni soggettivitàè forse errore, e ancora che rap-porto c’è tra l’A-letheia e il“guscio” che la copre agli occhidegli umani? Non sarà questauna nuova metafisica, ap-punto? E se l’errore soggettivofosse parte della Verità stessa,la legge necessaria del suo dis-velamento?

Fra l’altro, l’idea di una lottatra le “tenebre” dell’ignoranzae della superstizione e la “luce”della scienza naturale fatta diesperienze e dimostrazioni

matematiche è davvero un mitostoriografico.

6.Tutta la “scienza nova” si nutre di

umori esoterici, simbolici addirittura mist-icheggianti, il volto visibile della Ratio mod-erna è sostenuto dalle teorie dei fluidiinvisibili49 e delle corrispondenze sim-boliche degli astri che determinano, pro-prio queste, la distruzione tra i ceti coltidella filosofia aristotelica e platonica “clas-sica” e il nuovo spazio per l’universo de-

4/2012

hir

am

• 38 •

47 Vd. Heidegger, M. (2005) Essere e Tempo, Milano, Longanesi.48 Damasio, A. (1995) L’Errore di Cartesio, emozione, ragione e cervello umano, Milano, Adelphi.49 Vd. sull’alchimista e scienziato inglese Robert Fludd, all’origine del nesso tra sapienzaocculta e scienza galileiana in Gran Bretagna, Pauli, W. (2006) Psiche e Natura, Milano, Adelphi.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 38

Page 39: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

scrivibile “in cerchi e quadrati” secondol’indicazione galileiana50.

Fluidi, essenze, influssi, la scienza mo-derna nasce in un con-testo di malìe magicheche nascondono ilproblema concettualedi fondo: se la realtànon ha un fondamento,allora può averli tutti.

E, se la Verità è sem-pre e comunquenascosta, allora la leggedel suo nascondimentoè necessaria quanto ilsuo dis-velamento.

Per Niccolò Machia-velli, frequentatore delcircolo neoplatonicodegli Orti Oricellari aFirenze51, la politica, come la scienza gali-leiana, va studiata nella “realtà effettualedella cosa”, e le comparationes che il Segre-tario fiorentino svolge nel suo Principe,sulla linea dei tanti trattati di “pedagogiapolitica” per i governanti rinascimentali,servono a illuminare il “Principe” nellepratiche azioni, quasi sperimentali, del suodominio.

Il Principe fa esperimenti con la politicaesattamente come il matematico pisano fa-ceva prove con i suoi cavi, tiranti, macchinee pesi.

Ma lo scienziato vuole scoprire la Veritàoltre le apparenze, che pensa pericolose einutili, mentre il Principe vuole nascondere

i suoi esperimenti politici fa-cendoli passare per la VeritàAntica, vuole “metter lebarbe”, trasformare il suoPrincipato Novo in Antiquo,come quello del Vescovo diRoma o dei Re romani.

Il Prence si muove nellapolitica con “sensate espe-rienze e certe dimostra-zioni”, per dirla con Galileo,ma il suo fine è del tutto me-tafisico52: far apparire il suopotere naturale e ovvio comequello delle forze, appunto,naturali, o come i “principatiantiqui” dei quali ormai nes-

suno si chiede se sia vero o meno il mitodi fondazione.

La politica machiavellica genera unafalsa “Causa Prima”, il mito originario delPrincipe vittorioso, da una sequenza empi-ricamente corretta di “Cause Secundae”ben gestite dal Capo politico.

Il dis-velamento del potere deve poi es-sere del tutto ri-coperto da una verità adhoc, che appare oggettiva ma ha la funzionedel mito.

La morale non conta proprio perchénon conta nemmeno nella scienza: anzi,

4/2012

hir

am

• 39 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

50 Sull’esoterismo all’origine della rivoluzione scientifica moderna, vd. Garin, E. (2007) Ri-nascite e Rivoluzioni, movimenti culturali dal XIV al XVIII secolo, Roma-Bari, Laterza e Yates, F.A. (2011)L’Illuminismo dei Rosa croce, Milano-Udine, Mimesis.51 Vd. Gandolfo, F. (1978) Il Dolce Tempo, mistica ermetismo e sogno nel Cinquecento, Roma, Bulzoni.52 Vd. Villari, P. (1912) Niccolò Machiavelli e i suoi tempi, Milano, Hoepli.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 39

Page 40: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

come direbbe l’esoterista Robert Fludd, exmalo bonum, chiave questa di gran partedella scienza politica europea da Hobbes inpoi53.

Nessuno si chiede se la forza di gravitàsia buona o cattiva, equindi nessuno sichiede se la regola poli-tica del Principe che ar-riva vittorioso al poteresia, appunto, buona ocattiva.

Tramite le compara-zioni proposte dal Ma-chiavelli, il Capopolitico crea un mitonell’indefinito futuro, se ilsuo experimentum cruciscon le leggi naturali e oggettive del potereriesce, che ripercorre l’immagine o il sim-bolo dei miti originari, quelli precedentinon solo lo stabilirsi del suo potere, ma lastoria umana come tale, per innescarsi inquella naturale54.

Re nati da Dee, origini mitiche delle fa-miglie, religioni esoteriche a supporto delNuovo Principe: tutto serve per trasfor-mare il nuovo, l’inevitabilmente nuovo, inantico, in verità fuori dal tempo.

Scienza della natura, ovvero i presup-posti naturali o ritenuti tali dell’agireumano in società (e nell’economia) che di-

vengono gli antefatti che, nella mitologiaantimetafisica post-galileiana, fondano siai dati oggettivi iniziali “puri”, senza modifiche,appunto, metafisiche, che i punti di arrivo del-l’agire umano.

La forza del Principesta nell’essere privo discrupoli esattamentecome uno scienziato, e ilraggiungimento del po-tere è l’esperimento riu-scito del suo teorema.

Il sistema politico diMachiavelli, così come losi evince, più che dalPrincipe, dall’analisi fat-tuale dei Discorsi sulla

Prima Deca di Tito Livio55 è unmeccanismo nel quale la natura umana ri-mane sempre eguale a se stessa, così comela natura atomistica e platonica che formalo sfondo delle teorie galileiane, e la for-tuna, così come il Segretario fiorentinochiama il caso e l’accidente, “sovrani delmondo”, è l’equivalente del moto galile-iano casuale e democriteo-atomistico deicorpi, che essi non decidono e che nonviene determinato dall’“ambiente delmoto”, come invece ritenevano i fisici ne-oariristotelici, e il fine del moto, il fine “me-tafisico” e assiologico della politica non v’è, cosìcome non vi è nella teoria del moto dei corpi del

4/2012

hir

am

• 40 •

53 Vd. Fludd, R. (2011) Mosaical Filosophy grounded upon essential truth, Edizione anastatica,Eebo edizioni.54 Ferroni, G. (2003) Machiavelli, o dell’incertezza, la politica come arte del rimedio, Roma, Donzelli.55 Vd. Machiavelli, N. (2006) Discorsi sulla Prima Deca di Tito Livio, dell’arte della guerra ed altreopere, Torino, UTET.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 40

Page 41: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

fisico pisano, mentre il fine della politica èprivo di scopo “fuori di sé” ed è semplice-mente il raggiungimento e il mantenimento delpotere. O della ricchezza. Man-tenere il potere vuol diremeritarselo, mantenerela ricchezza vuol diregiustificarla weberiana-mente agli occhi delmondo e di Dio. Atto eFatto si fondono, e la Re-gola e la Descrizione, allafine, coincidono.

7.Ma il mito, o la metafisica, non è fuori

dal campo della teoria machiavellica, cosìcome non può non nascondersi nella“nuova fisica” dei galileiani.

Per esempio, il Principe e i Discorsi nar-rano spesso dei “trucchi” dei potenti, chegiustificano con un principio astratto e so-prannaturale la loro azione terrena, dallastoria dei sacerdoti che vaticinano la scon-fitta delle armate romane e che vengonosegretamente uccisi dagli arcieri, e così isoldati si rincuorano e vincono, o con lanarrazione delle “anticaglie” con le quali iprincipi orientali o lo stesso Mosè (di cuiMachiavelli non parla poiché “lo suo agireera suto da Dio”) giustificano la “natura-lità” del loro potere, che diviene, se cre-duto, se ovvero la loro metafisica divienefisica del potere, “principato antiquo”, il piùstabile, quello che raggiunge l’apparenza diessere uno stato di natura56.

L’inganno è la metafisica usata in poli-tica, ma esso è inevitabile, e narra di un fu-turo lontano e idilliaco che ripete,

platonicamente, lo status quoante della Natura primadella Storia.

Se le religioni sono“belle fole” per tenerferme le masse e renderlemalleabili (altro mito pe-ricoloso del razionalismoe dello scientismo) allorail Principe deve usare l’in-ganno nello stesso modo

con cui lo scienziato co-struisce una ipotesi da falsificare, o una de-scrizione perfetta di elementi imperfetti.

Galileo definisce la legge della cadutadei gravi mettendo da parte la resistenzadell’aria e il peso specifico degli oggetti incaduta, due ipotesi assolutamente controfattuali ma che servono per arrivare alloscopo, la legge universale del moto.

Senza il mito della metafisica “cattiva”nella filosofia moderna, non vi è teoricadello “stato di natura” come fondamentodello stato politico reale.

La metafisica è cattiva perché, in questomito illuminista, impedisce il dis-vela-mento, e ogni velatura del reale è un in-ganno politico, religioso, “metafisico” osociale.

E senza narrazione dello Stato di Na-tura, non è possibile alcuna giustificazione delloStato politico e dell’economia come “artificium”perfetto, come prodotti dell’Uomo senza che Dio

4/2012

hir

am

• 41 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

56 Vd. http://digital.csic.es/bitstream/10261/2093/1/17-04.pdf.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 41

Page 42: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

o una Entità ci mettano sopra le mani. E que-sto vale, lo vedremo, anche per la teoriaeconomica dai Fisiocrati fino adAdam Smith e oltre. Lo statodi Natura permette l’“atei-smo pratico” e l’esclusione diipotesi metafisiche dalla co-struzione del nuovo mito po-litico ed economico delModerno.

Una metafisica prima ditutti i tempi, lo Stato di Na-tura, per giustificare la lottapolitica ed economica ad ogni“metafisica”, ad ogni princi-pio regolativo dell’agireumano oltre le “cause secun-dae”57.

Ma la metafisica è solo in-ganno, ruse du pouvoir?

Oppure il Segretario Fiorentino, accet-tando l’impostazione naturalistica neopla-tonica e galileiana, la politica come guerra,accetta una sua metafisica implicita che gliimpedisce di vedere alcuni fenomeni delpolitico, così come le ipotesi economichedel liberismo originario ipotizzano un es-sere umano con caratteristiche storicheben precise, che si travestono da “naturaeterna dell’uomo”?

Qui la vecchia critica di Karl Marx alla

filosofia di Adam Smith coglie ancora nelsegno58.

In Machiavelli, infatti,l’uomo è, come saranno inseguito i “bestioni” diGiambattista Vico, “tuttoistinto e niente ragione”,e deve essere manipolatocon argomenti che par-lino all’immaginazione,all’istinto, ai desideri mate-riali degli uomini per poi,faticosamente, muoverliverso l’obiettivo artifi-ciale predisposto dal Prin-cipe, il suo specificoinganno59.

Ma nessuno, né allorané oggi, è solo istinto o so-

lamente ragione, lo stranodarwinismo dei “bestioni” di cui parleràGiambattista Vico è un modo per determi-nare i nuovi “bestioni” e legittimare le tecnichedi controllo politico e economico che li regolanoin una economia del surplus.

E quindi è il mito della costituzione po-litica originaria, lo Stato di Natura, la me-tafisica dell’antimetafisica, che alSegretario fiorentino poco interessa, poi-ché si trova ad operare con Stati che non simantengono “cum le parole” (o con la me-

4/2012

hir

am

• 42 •

57 Vd. Loche, A. (2003) Immagini dello Stato di Natura in Jean Jacques Rousseau, Milano, FrancoAngeli.58 Vd. per la polemica contro il “misticismo logico” del liberalismo e del filosofo di Stoc-carda, Marx, K. (2008) Critica alla Filosofia Hegeliana del Diritto Pubblico, Macerata, Quodlibet.59 Vd. la famosa metafora degli uomini, nel Principe, come Centauri, parte esseri razionali eparte animali, vd. inoltre Figorilli, M.C. (2006) Machiavelli Moralista, Napoli, Liguori.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 42

Page 43: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

tafisica, diremmo noi) e non ne vuole fondarealtri, vuole solo prendere, dis-velare quello chec’è già, è invece centraleper Thomas Hobbes.

Per Machiavelli, gali-leiano, la realtà è ciò cheè, anche in politica, enon occorrono miti dicostruzione, a patto dinon utilizzarli nella rusedu poivoir.

8.Per Hobbes, che

vuole pacificare il suoRegno e renderlo uni-versale, creare un Com-monwealth “marittimo”britannico e universale(il Leviatano è un mostrobiblico marino) la questione della Fonda-zione Politica è invece inevitabilmente es-senziale.

Il Leviatano è un mito in cui si costruisceun pericolo imminente, probabilmente ar-tificiale, quello dell’autodistruzione dellasocietà umana tesa al bellum omnium contraomnes60 (mito che non si verifica in nessunadelle tradizioni antiche a noi conosciute) eche si basa sulla metafisica esattamentecontraria a quella aristotelica.

Se all’inizio dei tempi gli uomini sono“bestioni”, il pericolo della loro autodi-

struzione fisica di massa è invece credibile.Si pensi al bel romanzo The Lord of the

Flies (il Signore delle Mosche,beel-zebub, uno dei terminiattribuiti al maligno).

Dei ragazzini dopo unnaufragio si trovano su diun’isola, e progressivamentela ferocia e gli istinti piùbassi hanno la meglio, fino ache non arriva un ufficialedella Marina a salvarli ed aimporre un ordine esterno,l’unico possibile61.

Se gli animali, in unbrano62 del Leviatano, sonotalvolta pacifici in brancoperché non hanno desiderieconomici e di potere oltre

quelli della riproduzione fi-sica e dell’istinto, per gli esseri umani valeil contrario: essi non si basano sulla loroNatura Originaria, ma sulle moltepliciCause Secundae dei loro desideri e della lorosete di potere edi dominio sugli altri, che èun obiettivo in sé.

L’animale-uomo tende naturalmentealla crematistica, gli animali, se si trovanoin un’area nella quale vi è abbastanza cibo,sviluppano, salvo che per la riproduzione,strategie collaborative.

Lo ha già detto Konrad Lorenz63.Se per lo Stagirita l’uomo era zoon politi-

4/2012

hir

am

• 43 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

60 Vd. Figorilli, M.C. (2006) Thomas Hobbes and his Concept of the Natural State, GRIN Verlag.61 Golding, W. (2001) Il Signore delle Mosche, Milano, Mondadori.62 Vd. per il testo hobbesiano, L. Foisneau e G. Wright, (eds.) Nuove Prospedttive critiche sul Le-viatano di Hobbes, Milano, Franco Angeli, 2004.63 Lorenz, K. (1989) L’Anello di Re Salomone, Milano, Adelphi.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 43

Page 44: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

kon, “animale politico”, per il teorico in-glese è vero il contrario: l’essere umano ènaturalmente antisociale, equindi rigorosamente egoi-sta, tanto da divenire, per ilsuo egoismo, autodistruttivo.

Egoismo crematistico,non solo economico, e egoi-smo legato ad un istinto na-turale alla singolarità e allapreminenza che in Aristo-tele, figlio della pòlis greca,non si ritrova.

Hobbes scriveva nelle fasipiù critiche della Guerra deiTrent’anni in Gran Bretagna,e certamente il pericolo dellacaduta verticale dello Stato e,quindi, della autodistruzioneanche economica delle masse era tutt’altroche una ipotesi di scuola.

Per Hobbes, lo ricordiamo, la naturadell’uomo è determinata da: competizione(e qui siamo già alla metafisica del free mar-ket), sfiducia nel prossimo, desiderio difama, paradossale ossessione soggettivistache necessità di una societas64.

Gli istinti del soggetto sono la Realtà, laSocietà è il suo Velame metafisico, po-tremmo dire.

È bene poi ricordare che, nel commentobiblico di San Girolamo, sia Behemoth cheil Leviatano sono segni e strumenti del “ne-mico”, di satana, che usa sia che il mostroterrestre Behemoth e marino (il Leviatano,

appunto) come strumenti per mettere allaprova Giobbe, nel libro più iniziatico e po-

liticamente complesso perl’etica del Vecchio Testa-mento65.

Giobbe non sa perché Diolo perseguita anche se è giu-sto e segue i Comandamenti,ma Dio gli fa intuire che i Co-mandamenti sono la partevisibile all’Uomo della Veritàdi Dio, che l’Uomo non puòconoscere né tantomenomodificare.

Dio è libero, mentrel’uomo per esserlo deve co-struire uno Stato Politicoche è anche un meccanismo

paradossale di costrizione dellalibertà dei soggetti; e mentre Dio non ha bi-sogno di alcuno, nemmeno dell’Uomo cheLo prega, l’Uomo per sopravvivere ha biso-gno degli altri, dei suoi potenziali nemici.

9.Ovvero, in altri termini, il Sovrano non

compie il bene, ma con la sua metafisicapolitica del pactum che fonda la pace e il re-lativo benessere tra i soggetti che prima siuccidevano e rubavano i loro beni, evita ilmale peggiore, l’autodistruzione del genereumano e il suo permanere eterno nello “stato dinatura” ferino.

Non compie il Bene ma ri-copre la ve-rità istintuale e brutale dell’animale uomo,

4/2012

hir

am

• 44 •

64 Vd. Hobbes, T. (2005) Leviatano, Roma, Editori Riuniti, par. 96.65 Vd. Marco Bertozzi, in http://www.storicamente.org/03bertozzi_print.htm.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 44

Page 45: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

crea la metafisica che evita la A-letheiadella natura umana.

Ma, se come diceva Carl Schmitt66,quello di Hobbes è un vero eproprio maleficium che fonda lanecessità del politico, allora lametafisica che lo studioso in-glese ipotizza è quella, rove-sciata, del maligno come,secondo il dettato evangelico,“re di questo mondo” e non sitratta più di stimolare il bonumnaturale degli uomini, la loronaturale sociabilità e capacitàdi sopravvivenza economica “na-turale”, ma di evitare che l’uomo, ipotiz-zato da Hobbes come signum irredimibiledel maligno, si autodistrugga e questo, in-fine, non è dovuto al bonum del Sovrano, odel Principe, ma al suo esclusivo interesse ealla sua capacità di giustificare la sua violenzacome legittima rispetto a quella dei “subiecti”.

Se le forze nella fisica galileiana si som-mano o si annullano, così la forza del Ma-croantropo Sovrano annulla quelle deisingoli soggetti violenti del bellum omniumcontra omnes ipotizzato da questa nuovametafisica della Storia che vuole essere an-timetafisica radicale.

È l’interesse animalesco, l’istinto sog-gettivo, ed un istinto volto al sovrappiù con-tinuo di beni e di potere, crematistico, e tesosempre al sovrappiù, che genera lo StatoPolitico, non la ratio o il mix tra “valore” e“fortuna” come in Machiavelli.

Senza divisione del lavoro, niente cre-matistica (che è usura, in Aristotele) senzadivisione del potere tra i soggetti politici, e

conseguente monopoliodella forza da parte delSovrano, niente StatoPolitico.

Da una metafisicanascosta della naturache si fa storia nella ri-petizione neoplatonicae galileiana del cosmo edel sempre uguale,come in Machiavelli (e

in Guicciardini, per altriversi) dove l’essere umano è “mezzo uomoe mezzo animale”, Centauro appunto, enon certo Imago Christi, anzi, casomai, dia-boli, si arriva ad una metafisica implicita, inHobbes, dove l’essere umano è rovesciatorispetto alla tradizione della metafisica oc-cidentale: irrimediabilmente volto al male,ha la necessità di essere dominato, ancheviolentemente, da un Sovrano che lo co-stringa non al Bene, ma a limitare i dannidel suo innato egoismo e della sua ancorpiù innata violenza.

E questo fine il Principe, il Sovrano loraggiunge non volendo il bene, ma volendoun male uguale e contrario a quello dellasomma dei soggetti da rendere, appunto,subjecti.

Una fisica politica delle forze contrap-poste, diremmo, applicata in politica: almale naturale dei subiecti si contrappone il

4/2012

hir

am

• 45 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

66 Vd. Schmitt, C. (1996) The Leviathan in the State Theory of Thomas Hobbes, meaning and failureof a political symbol, Westport, Greenwood Press.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 45

Page 46: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

male uguale e contrario del Capo, e ciò nongenera il Bonum, ma solo la stabilità poli-tica e economica, il fine del Patto Naturaleall’inizio della società umana.

10.Dalla compenetrazione

del calcolo soggettivo razio-nale degli attori, come inMachiavelli, alla miracolosa(anche il maligno opera sor-tilegi) e fluida rispondenzadegli istinti animali degli in-dividui tra di loro, posto cheil Sovrano sia talmente forteda imporre la sua unica vio-lenza al factum che fonda lacomunità nel mito del Leviatano67.

Vedremo come questa “metafisica na-scosta” si ripresenta e si trasforma nel-l’economia europea dal Settecento in poi,soprattutto nel contesto di una letturanuova e originale del liberismo, non più “li-bero commercio” che migliora i costumi estimola la benevolenza e la civiltà, perusare i termini dell’Abate Galiani68, macome diretta costituzione materiale dello“stato politico”69.

Galiani, o gli illuministi “giuseppisti”

austriaci, o i primi economisti italiani del“Conciliatore”70 sono i teorici di un free

market con una società che lo as-sorbe e lo giustifica.

Il liberismo britannicodiverrà, di qui a poco, la teo-ria di una economia che fondala società e lo stato politico.

È lo stato “minimo” chefonda i commerci liberi,come accade nella gestioneda parte del Sovrano britan-nico delle Compagnie Com-merciali nelle Indie o inAsia, non il contrario.

E lo Stato fonda il suopotere per aver combattuto

e distrutto la potenza mercantilista spa-gnola, e creato la prima grande economiadi sostituzione gestendo la crisi italianadopo la scoperta delle rotte atlantiche edelle materie prime americane con benimeno raffinati ma a ben più basso prezzo.

Come ha spiegato Keynes, il totale dellerapine di Sir Francis Drake alla flotta spa-gnola, a interessi composti, è pari alla ric-chezza totale britannica del 191371.

I sentimenti morali ipotizzati nella na-tura umana dal filosofo ed economista di

4/2012

hir

am

• 46 •

67 Vd. Borrelli, G. (2009) Il Lato Oscuro del Leviathan, Hobbes contro Machiavelli, Napoli, Cronopio.68 Vd. Ferdinando Galiani, Della Moneta, testo integrale al link http://it.wikisource.org/wiki/Della_moneta.69 Vd. Vivienne Brown, Samuel Fleischacker, (eds.) The Philosophy of Adam Smith, London,Routledge.70 Per una brillante lettura dell’economia politica prima di Adam Smith, vd. Schumpeter, J.(1990) Storia dell’Analisi Economica, vol. I, Torino, Bollati Boringhieri.71 Vd. Alvi, G. (2011) Il Capitalismo, verso l’ideale cinese, Venezia, Marsilio.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 46

Page 47: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Edimburgo sono ormai divisi in egoistici,sociali ed antisociali, e quindi la metafi-sica nascosta di Thomas Hobbes fa capo-lino nella “naturale socievolezza” dellibero scambio72.

Il libero scambio è pre-supposto dallo Stato, ed in-fatti nella “Ricchezza delleNazioni” di Adam Smith, sela leggiamo bene, non vi èquella contraddizione radi-cale tra liberismo e prote-zionismo che molti oggivogliono vedervi.

Lo Stato crea i com-merci, che poi vengono liberisticamenteottimizzati.

È ancora il modello di Keynes nella Ge-neral Theory: lo Stato investe nei modi diproduzione non ancora sperimentati e co-stosi poi, visto l’eventuale successo, arri-vano i privati.

Si pensi a come è nata la rete Internet,da un progetto segreto militare della ARPAstatunitense (infatti inizialmente la rete sichiamava “arpanet”) che è poi stato deru-bricato e portato verso il mercato libero,con la fondazione della ICANN, una coope-rativa di diritto californiano che detiene il“codice sorgente” della rete73.

Per Adam Smith, e qui vi è la rotturacon Hobbes e con la teorica politica ma-chiavellica, la realtà umana non è mai de-

scrivibile in modo matematico o in un con-testo di relazioni prefissate e razionali.

Il libero commercio fa le veci del dis-ve-lamento della metafisica.

Così come in Hobbesl’antimetafisica del malefi-cium del Potere sostituiva lametafisica “positiva” dellanatura “buona” dell’uomo,in Smith la società si fondasulla complessità naturale eimprevedibile delle pul-sioni umane, e il teorico diEdimburgo non crede af-

fatto che vi siano “leggi dinatura” della società, e probabilmente nonriteneva nemmeno del tutto credibile lametafisicizzazione delle leggi scientifichedell’antimetafisica moderna74.

Tanti istinti diversi e immodificabili, mamai unificabili, nella antropologia econo-mica di Adam Smith, e quindi la sua neces-sità di un modello teorico legato alla“simpatia” tra gli uomini, un solo istintobelluino e immodificabile all’origine dellasocietà e dell’economia in Hobbes.

11.Ma la teoria dell’equilibrio naturale

delle pulsioni economiche, la nuova meta-fisica economica che sostituisce e integraquella del Potere di natura hobbesiana, èdavvero una teoria liberista?

4/2012

hir

am

• 47 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

72 Per la Theory of Moral Sentiments, leggi il testo completo del saggio di Smith al linkhttp://www.ibiblio.org/ml/libri/s/SmithA_MoralSentiments_p.pdf.73 Vd. il link http://www.icann.org.74 Vd. Smith, A. (2011) Economia dei Sentimenti, Roma, Donzelli.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 47

Page 48: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Il free market dello scettico scozzese è unprogetto politico autonomo o ha bisogno diuna metafisica nascosta del Politico e dellasua naturale autonomia75?

Certamente, Smith critica esplicita-mente Hobbes quando il fi-losofo britannico ritiene larazionalità delle cause se-cundae come unico mo-dello dell’agire umano e, sinoti bene, come modellooggettivamente verificabilenella storia e nella battagliapolitica.

La verità non si dà in poli-tica, e nemmeno in economia,in entrambe le categorie dell’“utile”, per dirlacon Benedetto Croce, esiste solo la probabilità el’interesse, che sono la “verità per noi”, nonl’A-letheia che disvela tutto il Reale.

Ma allora, dove va a finire la nota teoriadella “mano invisibile” di Adam Smith, unasorta di razionalità oggettiva e metafisicache, nascostamente, fa in modo che tuttovada per il meglio e che le pulsioni, i desi-deri, le spinte irrazionali degli individui simanifestino in un quadro razionale e, so-prattutto, assiologicamente ed eticamentepositivo?

Intanto, e per motivi matematici, la“mano invisibile” funziona solo se abbiamoa che fare con molte passioni dell’anima (iltermine è di Cartesio) e non con una sola,sia essa economica o puramente di potere.

Il filosofo scozzese usa perla prima volta l’espressione“invisible hand” nella sua“Storia dell’Astronomia”, ri-ferendosi, e la metafora èricca, oggi, di significati na-scosti, alla “mano invisibile diGiove”.

La Fisica newtoniana76 halasciato aperta la questionedella natura e delle caratteri-

stiche della forza gravitazionale, che di-verrà in seguito, in ambito positivista, ilmito di un generale sistema di attrazionepositiva tra gli esseri umani e tra essi e lanatura77.

Per Newton, probabilmente, che era unesoterista e un cabbalista “cristiano”, lagravitazione era la mano di Dio nel mondo,ciò che teneva unito l’Universo per evitareche esso si autodistruggesse nel caos, cheera la fase in cui Dio aveva trovato il Mondoall’inizio della creazione.

Smith prosegue affermando che, nella

4/2012

hir

am

• 48 •

75 Per il termine attuale di “autonomia del politico”, soprattutto in ambito neomarxista, vd.Peduzzi, A. (2006) Lo Spirito della Politica e il suo destino: l’autonomia del politico, Centro Studi e Inizia-tive per la Riforma dello Stato, Roma, Ediesse.76 Si ricordi che Newton era un esoterista e uno studioso degli aspetti occulti della Bibbia,nella linea di Fludd, vd. Morrison, T. (2011) Isaac Newton’s Temple of Salomon and his Reconstruction of Sa-cred Architecture, Basel, Springer e http://thonyc.wordpress.com/2009/10/12/the-last-magician.77 Per il positivismo mistico e la sua metafisica della gravità, vd. http://catdir.loc.gov/cat-dir/samples/cam031/00063093.pdf.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 48

Page 49: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

fase politeista dell’umanità, nessuno si cu-rava di scoprire le “catene nascoste” chetengono uniti i fatti della Natura (e, ag-giungeremmo noi, dellaStoria) e si supponevaquindi che Giove avesse lasua “mano invisibile” e laNatura fosse popolata divolontà ed entità antro-pomorfe che giocano illoro gioco autonoma-mente dagli uomini e dalloro destino.

La Mano Invisibilecome magia necessariaper l’artificio economicodella crematistica, aggiungeremmo noi.

Niente a che fare, qui, con l’ottimismoingenuo attribuito a Leibniz e che poi ca-ratterizzerà molta della politologia liberi-sta, così ben preso in giro da Voltaire nelsuo Candide78.

L’uomo è anche cattivo, ma è nel liberomercato che si trovano quelle controforzegalileiane che Hobbes metteva in caricosolo al braccio, anche violento, del So-vrano.

Nella “Teoria dei Sentimenti Morali”,poi, Smith sostiene che le costrizioni og-gettive o naturali (noi diremmo gli istinti ei desideri, la materia di tutte le metafisiche)valgono oggettivamente sia per i poveri cheper i ricchi, ed è proprio questo il motivoper cui, malgrado il diverso potere d’acqui-sto, sia i ricchi che i poveri comprano e pro-

ducono beni e servizi, e si tratta di un pro-cesso che, proprio perché riguarda la na-tura di ogni società in ogni luogo, non può

non aumentare quella che oggichiameremmo “la ricchezzacollettiva”.

La mano invisibile di AdamSmith, che poi ritroviamo nella“Teoria dei Sentimenti Morali”e, con una famosa citazione,nella Ricchezza delle Nazioni79, èun atto che ricostruisce il normalecorso delle cose, ed ha molto ache fare con l’idea, del tuttometafisica, dell’azione di Dio

nel mondo secondo criteri emodi che sono comprensibili ed anzi, inmolti casi, engrammati nella naturale ra-gione umana.

Un artificio naturale, l’unico pezzo dimetafisica necessaria che rimane nelmondo universalmente illuminato del1779, anno di uscita della “Ricchezza delleNazioni” e della vittoria delle Colonie ex-britanniche nella Costa Est dei futuri StatiUniti.

12.Ed è qui che abbiamo il primo rilievo

strettamente metafisico della teorica eco-nomica moderna, proprio nel suo testo difondazione.

Nella Wealth of Nations, peraltro, la“mano invisibile” opera sempre e comun-que, come l’invisibile Deità che corregge la

4/2012

hir

am

• 49 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

78 Voltaire, Candido o l’Ottimismo, Torino, Einaudi, 2006.79 Vd. Smith, A. (2006) La Ricchezza delle Nazioni, Libro IV, cap. II, par. IX, Torino, UTET.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 49

Page 50: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

traiettoria di Giove, e che il pianeta nonvuole e non sceglie, come un meccanismoche produce effetti globali posi-tivi per tutti, sempre e comun-que, dalla naturale interazionedelle azioni generate dagli in-teressi singoli.

La “invisible hand” haquindi un ruolo politico, oltreche economico.

Qui le assunzioni metafisi-che sono due: la prima, che ab-biamo già notato, riguarda lacomposizione naturale degliinteressi della società se tuttigli attori economici operano se-condo il loro self interest, la seconda è chel’interesse privato, se ben inteso, non è maiin contrasto con la morale o con le leggi na-turali della società, quelle definite dal So-vrano per limitare gli spiriti autodistruttividei soggetti iniziali che partecipano alla“scena primitiva” dello Stato di Natura.

Il Potere del Sovrano opera con unamano invisibile, proprio come il commercioche spande universali benefici all’umanità.

Gli individui non hanno come obiettivodelle loro azioni l’interesse della societàcome tale, e si ricordi qui il famoso esempiodel birraio e del macellaio che non ci dannoi loro prodotti per benevolenza, ma per in-teresse80 ma tutti gli esseri umani operanonelle loro scelte sia su un piano etico e mo-

rale che su quello strettamente pratico edeconomico, ed è questa inscindibilità, que-

sta antropologia smithiana chenon separa, nell’individuo,l’“uomo morale” dall’“opera-tore economico” che fonda lalegittimità concettuale dellateoria della mano invisibile nel-l’economia liberista del filosofoscozzese.

In altri termini, e in un am-bito più generale, la “mano in-visibile” genera effetti positividall’interazione di tutti gli ope-ratori sociali ed economici per-

ché, per usare una terminologiapiù vicina a noi, rende possibile che le con-seguenze inattese delle nostre scelte producanoeffetti positivi in un periodo di tempo che non èprevedibile dagli operatori81.

L’effetto unitario degli operatori liberi èsempre maggiore della somma dei suoi sin-goli componenti. Strano esito “socialista”della teoretica più liberista della storia del-l’economia.

13.Quindi, l’ipotesi-chiave del libero mer-

cato si basa su due assunti, entrambi diforte rilevanza metafisica: a) che ogniscelta economica è una scelta complessa, cheriguarda l’etica e la politica di ogni operatore,ed occorre qui che l’etica delle attività so-

4/2012

hir

am

• 50 •

80 Vd. sul rapporto tra filosofia ed economia in Smith http://www.brunoleoni.it/next-page.aspx?codice=7822.81 Vd. per una lettura attuale della questione delle conseguenze inattese, Conard, E. (2012) Un-intended Consequences, why everything you have been told about the economy is wrong, New York, Portfolio.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 50

Page 51: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

ciali sia universalmente accettata, e senzaparticolari apparati repressivi, e che b)tanto maggiore è l’universalità del sistema,tanto più le conseguenze inattese dellescelte sono positive.

Tanta repressione, tantocosto iniziale per gli affari, emaggiore controllo dei pro-duttori.

Mancanza di apparati re-pressivi violenti, o la loro ri-duzione al minimo, maggiorequota di capitale che lo Statopuò destinare ai liberi pro-duttori, generando maggiorcircolante.

Ovvero, ancora, la “mano invisibile”produce una sequenza di conseguenzeinattese e imprevedibili che sono, però po-sizionate in un ordine spontaneo, e che que-sto ordine è operativamente migliore,ovvero più favorevole ai soggetti, sempre ecomunque, di un ordine imposto82.

Perché l’ordine spontaneo produce unrisultato che è maggiore della sommatoriadelle parti, mentre l’ordine repressivo devescontare il costo della repressione all’in-terno dei suoi effetti.

Se quindi vogliamo definire in modo at-tuale la questione della “mano invisibile”smithiana, dobbiamo verificare che per ilteorico scozzese esiste: a) un sistema sociale

in continua evoluzione, come quello dell’am-biente naturale, e questo è un evidente por-tato della fisica galileiana; b) che i soggettisociali agiscono secondo il loro interesse,

che è il prodotto della “ragioneche ognuno di noi possiede inmodo eguale”, come dirà in se-guito Rousseau (e anche questaè una ipotesi metafisica “forte”);e che c) se a) e b) si materializ-zano in un ordine sociale, l’effettodella mano invisibile produce sem-pre e solo le conseguenze imprevistefavorevoli all’insieme dei soggetti e,

quindi, ad ognuno di essi83.Una sequenza di affermazioni dal forte

carico filosofico e metafisico, e che si ba-sano ulteriormente sul fatto che ogni indi-viduo, nella filosofia morale e politica degliscozzesi contemporanei a Smith, e tutti gliesseri umani si comportano sempre se-condo habits, abitudini, modi stabilizzati diessere, di vivere e scambiare che si impon-gono naturalmente ai soggetti84.

Ovvero: che la società umana è fatta diabitudini, tendenze, non obbligazioni, chesono sempre in numero minore e tenden-zialmente inefficaci contro gli habits piùradicati. Il free market è lo Stato di Natura,le successive condizioni politiche sono de-viazioni da questa iniziale felicità degliuomini.

4/2012

hir

am

• 51 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

82 Sulla questione dell’“ordine spontaneo della società”, vd. Nozick, R. (1974) Anarchy, Stateand Utopia, New York, Basic Books. Per Nozick, è bene ricordarlo, l’ordine spontaneo produce ri-sultati sia buoni che cattivi. 83 Vd. Smith, C. (2006) Adam Smith’s Political Philosophy, the invisible hand and spontaneous order,London, Routledge.84 Vd. McCosh, J. (2009) The Scottish Philosophy, Bedford, Massachussets, Applewood books.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 51

Page 52: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Ma nello Stato di Natura non vi era cre-matistica, ma solo oikonomia.

14. Un’idea che circola in

tutto l’Illuminismo euro-peo: l’uomo “naturale” ènaturalmente buono e basail suo giudizio sul sano eretto sentire, e si pensi quial Voltaire dell’“Urone”85,l’ingenuo, e alla afferma-zione di Foscolo, mediatada Vico, che l’uomo siastato civilizzato da “nozze,tribunali ed are”86 e che il“retto sentire” sia univer-sale in tutti gli uomini, anche in quelli chenon appartengono alla civiltà europea ecristiana.

Il “retto sentire” è istintuale e buono,così come il lume naturale serve a com-prendere le sensate esperienze e le certedimostrazioni galileiane.

Vi sono qui echi del grande dibattito fi-losofico ed economico sui “selvaggi” delNuovo Continente e sul loro status giuridicoe religioso87 e sul ruolo del nuovo mercatoamericano nell’economia europea: certa-mente, l’afflusso di beni dalle Americheverso l’Europa è tale da far pensare ad unacrescita inesauribile della ricchezza delle

“nazioni” del Vecchio Mondo, e questa si-tuazione di fatto influisce profondamentenella teoria economica dell’epoca88.

Tanti beni nuovi, e in abbondanza chenon sembra mai finire, giustifi-cano la percezione liberista cheproteggere i mercati sia sempre esolo un errore, e che il NuovoMondo, naturalmente ricco dibeni naturali, sia anche, dato cheil necessario è già disponibile allepopolazioni aborigene, uno Statodi Natura senza bellum omniumcontra omnes.

Se, per dirla in termini stret-tamente economici, il costo dellematerie prime provenienti dal

Nuovo Mondo tende naturalmente acadere, e se quindi la disponibilità di oro eargento da monetazione (che pure sarà al-l’origine, paradossalmente, del disastroeconomico dell’impero spagnolo89) tendead aumentare insieme ai beni non mone-tari disponibili, a costi di trasporto unitarisempre più bassi, allora l’interazione tra iproduttori smithiani non può produrreconseguenze inaspettate negative.

Ma il controllo politico e militare dellerotte rende positiva l’equazione del liberomercato.

Si ricordi, infine, che la scoperta delNuovo Mondo e dei suoi abitanti crea pro-

4/2012

hir

am

• 52 •

85 Voltaire, L’Ingenuo, il testo completo al link http://www.mirabelli.it/210.pdf.86 Vd. Foscolo, U. (1966) I Sepolcri, in Opere, a cura di Mario Puppo, Milano, Mursia.87 Vd. Gerbi, A. (2000) La Disputa del Nuovo Mondo, Milano, Adelphi.88 Vd. Davis, R. (1973) The Rise of the Atlantic Economies, New York, Cornell University Press. 89 Vd. Ruffolo, G. (2011) Testa e Croce, Torino, Einaudi.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 52

Page 53: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

blemi filosofici e politici non trascurabili:sono i “selvaggi” americani, che spesso ma-nifestano costumi civili e pa-cifici, “schiavi per natura”,secondo la teoria politicaaristotelica, ma lo Stagiritanon sapeva del MondoNuovo oltre l’Atlantico, equindi non poteva definirecome schavi per natura gli“uroni” delle americhe o iMaya, gli Aztechi e i Tolte-chi della futura AmericaLatina, oppure, in quantobattezzati e comunquepresenti ad uno “stato dinatura” simile a quello ipo-tizzato nelle società primi-tive europee, essi eranouomini liberi e quindi razionalmente ope-ranti? La questione teologica ha un rilievoeconomico: se si ritiene che la Politica diAristotele si applichi ai “selvaggi” appenascoperti oltre l’Atlantico, allora si ripro-duce il sistema economico dell’Imperiumromano, ma non si possono controllare gli“schiavi” delle Americhe così come era dif-ficile per Roma controllare le rivolte dellepopolazioni periferiche entro ed oltre ilLimes.

Se invece essi non sono schiavi per na-tura, allora è possibile evitare il costo deicontrolli politici e prendere le risorsesenza, di fatto, pagarle, visto che si trattadel frutto del Giardino dell’Eden.

15. Gli Imperi che giocano la carta della

schiavitù subiranno un destino si-mile a quello dell’Imperium ro-mano, la decadenza economicaprogressiva, mentre gli Imperiche ipotizzano, sulla linea dello“stato di natura” o della universa-lità della Verità evangelica ipotiz-zata dai Gesuiti, all’avanguardiadella cristianizzazione delle Ame-riche, la crescita autonoma dellecolonie americane, vinceranno lasfida e costruiranno la filosofia ela economia che noi oggi defi-niamo come “moderna”90.

Ovvio: gli schiavi costanoanche quando non producono,

mentre il mercato libero della ma-nodopera permette, quando il contratto tra“padroni” e lavoratori cessa, di non far ca-dere il costo del mantenimento della massalavoratrice servile all’interno dei prezzi diproduzione e di quelli finali.

Sarà questa la trama economica delloscontro tra Unionisti e Confederati negliUSA alla metà del XIX secolo.

Inoltre, è bene ricordare come la rivoltadelle 13 colonie britanniche in Nord Ame-rica, la cui indipendenza coincide, lo ab-biamo visto, con la data dell’uscita dellaRicchezza delle Nazioni smithiana, viene lettain modo complesso e attento dalla polito-logia e dalla teoria economica liberista bri-tannica.

4/2012

hir

am

• 53 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

90 Vd. per la crisi dell’Impero Romano Rostovteff, M. (1933) Storia Economica e Sociale dell’Im-pero Romano, Firenze Nuova Italia.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 53

Page 54: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Edmund Burke, critico della RivoluzioneFrancese come di tutti i rivolgimenti socialiche non si basano su habits tra-dizionali e universalmenteaccettate, un retaggio dellafilosofia e della metafisicaeconomica scozzese di Fer-guson e dello stesso Smith,è invece favorevole alla ri-volta delle 13 colonie e allaloro indipendenza, perchéquesta richiesta si basa suidiritti inalienabili e tradizionalidelle comunità politiche, chenon possono essere comandate da lontanoo essere taglieggiate da una imposizione fi-scale esosa e spesso illegale91.

Le tasse sono i costi di produzione delLeviatano: meno tasse, e soprattutto levatelegalmente (e questo spesso non era il caso,con le 13 colonie gestite da Londra) mag-giore utilità marginale totale di tutti i fat-tori, più tasse e maggiore è comunque,nella visione di Burke e di Adam Smith, lospreco statale di ricchezza.

Se il mercato libero si basa su istintianche buoni e sociali, non c’è bisogno delLeviatano che reprime gli “evil spirits” del-l’uomo di natura, se invece si ritiene chel’uomo sia solo una imago diaboli, e non dei,

allora occorre reprimere, ma gli inglesiavevano davanti a loro il disastro, da loro

provocato, dell’economia colo-niale spagnola, e quindi per-cepivano il Sovrano assolutocome un Leviatano irragio-nevole e cattivo.

Bassa tassazione, datoche lo Stato è sempre una de-formazione delle unintendedconsequences e sposta verso iceti improduttivi risorsetratte da quelli produttivi,siano essi imprenditori o la-

voratori dipendenti, esistenza di uno “statodi natura” e di habits comuni ed universaliche rendono inutili le norme commerciali“artificiali” degli Imperi, libera interazionetra individui che, in condizioni di abbon-danza naturale di materie prime e di forza-lavoro, ottimizza sempre il “prodottosociale”.

Ma se le materie prime sono scarse e laconcorrenza aumenta, questo modello,come è facile intuire, non funziona più.

Il quadro filosofico ed economico del li-beralismo è definito, in un contesto di cre-scita indefinita dell’economia e di largadisponibilità non solo dei fattori primari diproduzione, ma anche di moneta92.

4/2012

hir

am

• 54 •

91 Vd. http://almostchosenpeople.wordpress.com/2009/12/17/edmund-burke-and-the-american-revolution e per la filosofia economica e politica di Burke, vd. Burke, E. (1997) Pensierisulla scarsità, Roma, Manifestolibri e, per analizzare l’importanza della questione del Nuovo Mondonella teoria politico-economica del filosofo britannico, vd. Buonfiglio, D. (2008) La questione Indiananel Pensiero Politico di Edmund Burke, Milano, Franco Angeli.92 Vd. Hegeland, H. (1969) The Quantity Theory of Money, a critical study of its historical de-velopment and interpretation and a restatement, London, A. Kelley.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 54

Page 55: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Per Smith il totale del circolante è unfattore passivo e un dato nonrilevante per la definizionedegli altri costi di produzione,che sono legati alla natura deiprodotti stessi, al costo unitariodel lavoro, che è il valore del beneprodotto, alla richiesta di cir-colante e al suo costo di pro-duzione.

Il circolante non ha più bisogno, quindi,di essere un bullionaureo o argenteo: bastala fiducia che uno Statolibero infonde ai citta-dini egualmente liberi.

Il nesso tra free ban-king, moneta fiduciariae libero mercato è cosìstabilito.

[segue seconda parte]

4/2012

hir

am

• 55 •

Metafisica ed Economia, G.E. Valori

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 55

Page 56: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Fornitore del

Grande Oriente d’italia

Via dei Tessitori 21

59100 Prato [PO]

tel. 0574 815468 fax 0574 661631

P.I. 01598450979

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 56

Page 57: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L.

di Luciano GajàSaggista

V.I.T.R.I.O.L. acrostic given by Basilio Valentino, one of the greatest alchemist of hi-story, represents the whole point of reference of the masonic thought. V.I.T.R.I.O.L.stands for a “pure method of exercising” and consists of the explicit invitation to per-manentyl abandon own deadly sins and bad habits, in order to let oneself to the in-teriority down and try, with a lot of hard work and indomitable will, to positivelyrectify (the transubstantiation of the alchemist) own faults (thoughts and actions).The goal of V.I.T.R.I.O.L. is, by means of continue and virtual “death and rebirth” ex-periences of conscience, making even more improvements up to reach, as far as pos-sible, an exemplary model of ethic behaviour.This methodology leads securely to the development and the exploitation of the inte-rior experiences and than, in some cases, to superior knowledge. Obviously rationalknowledge is very important in ordinary life but, with reference to this peculiar kindof experience, it is not so fundamental.In this article, after a description of V.I.T.R.I.O.L., some practical suggestions will begiven in order to directly start working without hesitations.

PPerché ritornare sul tema delV.I.T.R.IO.L.? Perché il V.I.T.R.IO.L.costituisce la dimensione inizia-

tica per eccellenza, il télos dell’esistenzaumana, l’oikos di tutte le trasformazioni in-teriori, l’athanor delle esperienze trasmu-tative, come ci ricorda l’insigne G. Porciatti:

L’Iniziando […] è commesso all’azione dis-solvente del Vitriolo […] che ha il significato diricerca, di discesa e penetrazione nell’intimo, di

liberazione delle scorie, ed alchemicamente diacido che produce il Sale il quale rappresenta laparte stabile dell’Essere, e simboleggia, dalpunto di vista intellettuale, morale e fisico la es-senza stessa della personalità.

Simbologia Massonica, Massoneria Azzurra

Più in generale possiamo dire che iltema trasmutativo della catàbasi (la discesadi una persona viva nell’Ade, il regno

4/2012

hir

am

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 57

Page 58: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

oscuro delle ombre e dei mostri) non è cer-tamente una novità: innumerevoli sono gliesempi nelle varie culturefin dall’antichità più re-mota. Basti ricordareErcole, Polluce, Orfeoper i greci, la babiloneseInanna, l’eroe ittitaKessi, Xolotl in Messico,Enea per i latini e Dantenella letteratura ita-liana. Lo stesso Gesùsarebbe morto per poirisorgere, quindi è ben chiaro come la pos-sibilità di scendere nel regno dei morti perpoi fare ritorno a quello dei vivi sia espres-sione di un ancestrale bisogno degli esseriumani. Naturalmente, i vari miti e raccontidanno adito ad interpretazioni verosimil-mente diverse, ma allo stesso tempo sonosempre riconducibili ad un processo inte-riore catartico dell’Io (anima) o all’ideadella vita eterna con la conseguente scon-fitta della morte.

Così riassumeva Paracelso sul senso“evolutivo” della trasmutazione:

Colui che vuole entrare nel regno divino,deve prima entrare nel corpo di sua madre, emorirci.

A significare che è la materialità che sidistrugge per il ritorno dello spirito a sestesso, unica assoluta libertà conoscitiva,vero dies natalis nel quale co-noscimento èinsieme co-nascimento. Detto altrimenti

con le parole dell’erudito H.C. Alvart1:

ogni evoluzione è una “trasmu-tazione”; e affinchè una qua-lunque forma sia trasmutata èassolutamente necessario chevi sia dapprima la distruzionedi questa forma; poi un lavoroeffettuato all’interno del caosprodotto, che separi il puro spi-rituale dall’impuro materiale; einfine la formazione di una cosanuova, aggregazione del puroseparato che manifesterà la na-

tura dell’essere in questione a una potenza diperfezione superiore alla precedente; cioè tra-smutazione della vecchia forma in una nuova.Un ciclo evolutivo si sarà compiuto.

La domanda latenteÈ ammissibile che il nostro Ordine sia

costituito da uomini che si sono avvicinatiad esso in quanto non hanno trovato nelmondo profano delle convincenti rispostealla loro sete di valori, oppure, per unaqualche altra necessità interiore, anche in-consapevole o inconscia. Uomini, dunque,desiderosi non solamente di soddisfare leproprie potenzialità, che non si acconten-tano di non restare in balia della mera quo-tidianità, ma che stanno cercando diattribuire un senso al proprio essere almondo. Ma potrebbero anche essere degliuomini che si sono avvicinati alla Masso-neria per altre ragioni, per esempio peresorcizzare la paura della morte, perchéavvertono a loro modo il senso della trage-

4/2012

hir

am

• 58 •

1 Pseudonimo (tra i tanti) con cui si è tentato di dare un’identità all’enigmatico e affasci-nante “Fulcanelli”.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 58

Page 59: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

dia della vita, oppure per cercare una ri-sposta che non hanno trovato nel mondoprofano. Infine, molto piùsemplicemente, per cu-riosità o per caso, ma-gari in combinazionecon alcune delle ragionicitate. Persone che pote-vano essere più o menosoddisfatte della societàdi appartenenza, delquotidiano mondo dellavoro e delle relazioniaffettive instaurate, ma lacui tensione interiore era rivolta alla ri-cerca di qualche cosa “in più”, certamentedi “diverso”, che potesse arricchire il loroanimo e la loro comprensione. Nonché illoro spirito critico. Degli individui, quindi,in cerca non solo di semplici e necessarierisposte alla loro legittima curiosità, maanche in cerca di una guida per poter com-prendere gli interrogativi (non sempreconsapevoli) posti dalla coscienza (con leannesse ansie).

In sintesi si tratta di un Ordine nel qualei “ricercatori” tutti dovrebbero essere inqualche modo ripiegati su se stessi, carat-

terizzati da un interrogarsi2 tra mille diffi-coltà, “esploratori” mossi da una rifles-

sione sull’uomo, sullasocietà e sul mondo edalla tensione a rivolgerelo sguardo altrove, al di làdei fantasmi dell’ingannoe al di là dalla serenitàdell’ignoranza illuminata,ove tutto è dato per ac-cettato e per scontato. Unatteggiamento interioreche non riguarda solo il

proprio animo, perché secosì fosse la “ricerca” si ridurrebbe ad unatanto apprezzabile quanto modesta ten-sione intimista, che pur non aliena dal-l’animo del Massone non lo completerebbe,in quanto priva degli interrogativi cono-scitivi, etici, spirituali e filosofici che lo so-spendono nella dimensione delle cose chesono e delle cose che non sono, tra il ciòche appare e il ciò che non appare. Ed è gra-zie a questa dimensione instabile tra luce etenebra che si realizza la condizione del-l’iniziato3, che si accoglie la cifra della pro-pria interiorità, tra le numerose difficoltàche egli incontrerà.

4/2012

hir

am

• 59 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

2 Si tratta, con gradazioni che variano da individuo ad individuo, di un “fuoco” (Eraclito) cheviene alimentato dal “senso dell’obbedienza” quale “disciplina assoluta”. Ad esempio, nella filoso-fia orientale “colta” di origine medievale, questo “ardere” può raggiungere forme estreme di rigore,anche di tipo marziale.3 Estendendo il significato del termine “iniziazione”, possiamo dire che ogni uomo è un ini-ziato per il fatto, pur non intenzionale, di essere nato, cioè la sua iniziazione alla vita, e per quellacontinua ricerca di senso e di ragione che lo accompagna durante l’intera esistenza. Ed ogni uomoè un iniziato anche perché la sua vita è un processo di continuo cambiamento che, se lo si fa pro-prio, converge verso qualche meta finale o intermedia che continua a divergere sempre verso unnuovo altrove.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 59

Page 60: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Iniziati che hanno accettato di canaliz-zare le loro energie e la loro curiosità cosìsommariamente descrittein una rigorosa “prassi”auto-trasformativa, uo-mini che hanno sceltodi adottare con sensodel dovere (lealtà, obbe-dienza, serietà) e con laforza della volontà, nelTempio ma soprattuttofuori dalle “mura pro-tette”, per come pos-sono e soprattutto perquanto intendono farlo proprio, un metodoformativo che è in grado di fornire lorodelle (parziali) risposte ai loro “perché” edinnumerevoli occasioni di auto-perfezio-namento sul piano esistenziale comunqueinteso (spirituale, filosofico, psicologico,sociale, etico, ecc.). Inutile dire che tale“scuola” è conosciuta come V.I.T.R.I.O.L. laquale, oltre ad offrire gli idonei strumentidi meditazione interiore e di confronto sipone, se praticata, anche come un luogo diconforto spirituale e di umana consola-zione.

A questo punto è forse importante for-nire, perché a mio avviso non è un fattosempre scontato, qualche cenno non solo

sulla portata (profondità, estensione) ditale “pratica”, bensì evidenziare qualche

indicazione spicciola ai“praticanti”. Indica-zioni puramente “ope-rative” che fanno usodella sola guida credi-bile: il mondo dell’espe-rienza4. Suggerimenti etecniche che si ispiranoagli insegnamenti anti-chi, basti ricordare (pernon andare troppo in-

dietro nel tempo) lescuole medioevali dei monaci francesi, unaper tutte quella di Chartres del XII secolo:Bernardo di Chiaravalle5 (mea subtilior, inte-rior philosophia) il primo cancelliere6 che,ispirandosi al pensiero di Platone (soprat-tutto al Timeo), ne ha fatto la gloria. I suoiprincipali precetti: fedeltà alla regola (equi-valente al V.I.T.R.I.O.L.), povertà volontaria(in sostanza la rinuncia ai metalli), umiltà eobbedienza (la disciplina da adottare) e ladisputatio ovvero la discussione (analogodei Lavori Rituali) tra i suoi discepoli.

La teoriaÈ noto a tutti l’acrostico V.I.T.R.IO.L. del-

l’alchimista medievale Basilio Valentino7

4/2012

hir

am

• 60 •

4 Dall’esperienza si genera la “cultura” (e non viceversa), si formano altresì la conoscenzae il discernimento per quanto possibile e compatibilmente con i propri limiti (di elaborazione maanche fisici).5 Celebre il suo motto: Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere piùcose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi. Non perché la nostra vista sia più accurata, o la nostraaltezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo.6 Con i successori Gilberto Porretano e Teodorico.7 Gli alchimisti, tra i quali Basilio Valentino (monaco benedettino tedesco del XV secolo), fu-

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 60

Page 61: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

che per esteso recita Visita Interiora Terrae,Rectificando, Invenies Occultum Lapidem8 eche si può tradurre con “Penetra nelle vi-scere della Terra e, per-correndo il rettosentiero, scoprirai lapietra che si cela aituoi occhi”. Un mes-saggio iniziatico di al-lontanamento dallavita profana e di spo-liazione del denaro edei “metalli”, al qualealludevano i nobiliversi danteschi: O voich’avete li ‘ntelletti sani,mirate la dottrina ches’asconde sotto ‘l velame de li versi strani (In-ferno, Canto IX).

Un tanto evidente quanto nascosto in-vito (le cui radici si innervano nell’ermeti-smo e nella gnosi) a calarsi nel propriomondo notturno al fine di rettificare in-stancabilmente i propri difetti, medianteuna serie di operazioni esoterico-alchemi-che liberatorie di “morte iniziatica” co-

sciente e successiva “autorigenerazione” inuna entità materiale più perfetta9. Una do-lorosa (perché non è certamente una scelta

gradevole quella di procu-rarsi laceranti ma libera-trici ferite) e pericolosa(perché vi è il rischio didisperdere le forze op-pure di illudersi) catarsidi auto-distruzione eauto-trasformazionecontinui10 che potrebbecondurre alla sofferta viadella Conoscenza (nonquella assoluta, riservataal Divino), della scoperta

e dell’affinamento pro-fondo del proprio Sé e della risonanza conla Totalità11. Detto in altri termini si trattadi ammettere che l’Uomo si possa avvici-nare alla soglia di un orizzonte superiore,sconosciuto ed ineffabile (il dantesco “ri-veder le stelle”, Inferno, Canto XXXIV), pel-legrinando sulla Via del Cambiamento,errando lungo un breve (tant’è la duratadella vita adulta) cammino (al di là di una

4/2012

hir

am

• 61 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

rono medici, scienziati e filosofi che, per necessità di difesa (persecuzione della Chiesa romana), do-vettero circondare la loro azione con un linguaggio ermetico basato su simboli, allegorie e formuleincomprensibili ai non iniziati.8 In alcuni casi si trova l’aggiunta “U.M.” (“Veram Medicinam”) che non ne cambia il signi-ficato complessivo.9 L’alchimista Basilio Valentino nell’opera L’Ultimo Testamento distingueva tre livelli dell’es-sere: “Visita Interiora Terrae” corrispondente al filo a piombo, “Rectificando” alla livella” e “Inve-nies Occultam Lapidem” alla squadra.10 Come la fenice che risorge dalle proprie ceneri.11 Tutto è una sola cosa. E quando tu desideri qualcosa, tutto l’universo cospira affinchè tu realizzi iltuo desiderio (L’Alchimista, P. Coelho).

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 61

Page 62: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

cultura intrigante e illusoria) che miri allesole “essenze”, agli interrogativi ultimidell’essere, della coscienza,della vita e della morte; sitratta di provare a dare la ri-sposta alle domande disenso: “chi sono?”, “da dovevengo?”, “dove sto an-dando?”, “che cosa posso co-noscere?”: che poi tuttoquesto avvenga, ovviamente,dipende dal destino di cia-scuno di noi, poiché solo co-loro che possiedonocaratteristiche non comunisono in grado di oltrepassarela furia di Cerbero.

Non a caso la scrittaV.I.T.R.I.O.L. che campeggia alettere d’oro nel Gabinetto di Riflessione èposta fra i riferimenti alchemici del sale edello zolfo12 simboleggianti, rispettiva-

mente, il principio di ogni corporeità (lamateria prima del nostro mondo) e lo spi-

rito, tra il corpo e la mente; ela sua azione dissolvente etrasformatrice tende a di-struggere (per purificare)il corpo per trasformarlonello spirito. Affinchèpossa nascere un giornoquello homo novus che co-noscerà “perfettamente”se stesso, in grado di com-prendere appieno la na-tura e conquistare queipoteri che in lui erano la-tenti e, primariamente,conturbanti e penosi. Celo ricordano gravemente,

nel linguaggio psicologico,C.G. Jung durante la descrizione del pro-cesso di integrazione (individuazione)13

dell’Ombra14:

4/2012

hir

am

• 62 •

12 Zolfo, Mercurio e Sale sono sia nell’universo, il “trimundio”, sia nell’uomo; e nell’uomo i“tre mondi” si manifestano come Anima, Spirito e Corpo. J. Böhme diceva: Tutto ciò che cresce, vivee si muove in questo mondo contiene Solfo, e il Mercurio ne è la vita, e il Sale l’essenza corporea della fame delMercurio (De signatura rerum).13 L’individuazione viene definita da Jung (Tipi psicologici) come quel processo di differen-ziazione che ha come mèta lo sviluppo della personalità individuale; essa rappresenta quindi losviluppo delle particolarità di un individuo, sulla base della sua disposizione naturale. Pur costi-tuendo una “via individuale” (La necessità dell’individuazione è una necessità naturale) che può deviarerispetto a quella consueta, essa deve condurre ad uno spontaneo riconoscimento delle norme col-lettive. L’individuazione rappresenta un processo di elevazione spirituale: essa porta infatti ad unampliamento della sfera della coscienza. Il processo psicologico dell’individuazione è strettamente con-nesso con la cosiddetta funzione trascendente, in quanto mediante questa funzione vengono date quelle lineedi sviluppo individuali che non potrebbero mai essere raggiunte per la via già tracciata da norme collettive.14 Così Jung descrive il lato oscuro della vita cosciente dell’uomo. Pertanto l’ombra junghianaè tutto ciò che gli individui rimuovono dalle loro coscienze rendendolo non facilmente accessibilealla consapevolezza, perché diventato qualcosa di vergognoso da rifiutare, da combattere o sem-plicemente da disconoscere. L’ombra grava come un sacco pesante sulle spalle di chi, non riuscendo a li-

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 62

Page 63: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Ognuno di noi è seguito da un’ombra. Menoquesta è incorporata nella vita conscia dell’in-dividuo tanto più è nera e densa.

Tipi psicologici

E nel linguaggio filoso-fico, F. Nietzsche duranteuna descrizione del sensodella tragedia:

Noi preferiamo le vietortuose (indegne) per ar-rivare alla verità (viverepienamente).

Ecce homo15

Proprio perché si tratta di un processodi “integrazione”, è implicito che non si

debba lottare contro le mi-serie del tempo, le pro-prie debolezze e i proprivizi per “eliminarli”,bensì occorre “mobili-tarli” pazientemente16

onde operino nella dire-zione voluta: è in gioco lacapacità di trasformare“naturalmente”17 tutte leenergie primitive, sia

quelle positive sia quelle

4/2012

hir

am

• 63 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

berarsene, ne è eternamente prigioniero, scrive il poeta Robert Bly. Questo mondo che sta sotto e die-tro la maschera dell’individuo e dell’agire sociale Jung lo ha chiamato, con un’espressione che ri-corda Dostoevskij (grande interprete della malattia della coscienza), “sotterranei dell’anima”. È illuogo demoniaco o infero del mito e della rappresentazione religiosa. Vi abitano i mostri e i morti.È la notte della coscienza, ma anche fertile limo terrestre, sottosuolo da cui si risorge. Dunque l’om-bra non cela solo il male. È piuttosto qualcosa di primitivo, infantile e goffo, che renderebbe l’esi-stenza umana più vivace e bella, se non urtasse contro le regole della società e la consapevolezzadell’Io. Tale ombra va guardata in faccia, va conosciuta anche nei suoi tratti penosi e conturbanti.Va accolta per poi darle voce. Solo così non agirà inconsapevolmente e pericolosamente, come ap-pare nel popolare racconto di Stevenson, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde, in cui il pro-tagonista, rispettabile uomo di scienza, vive la propria dimensione d’ombra come fosse un’altrapersona sfuggita al governo dell’Io. 15 Le vie tortuose sono sinonimo di labirinto. Un luogo in cui ci si può smarrire, dove ognunodi noi è imprigionato in un sistema ineluttabile di cammini intricati e fuorvianti, dove la via si fran-tuma, si biforca, nasconde l’inganno e da cui solo la grazia divina o la nostra intelligenza o perspi-cacia potranno preservarci dall’oblio. È anche perdita del centro, è erranza senza direzioni, uncammino tutto nuovo, incerto, tormentato dove però non si ha bisogno dello sguardo del mondo,l’oscurità non è più assenza di luce bensì qualcosa di più tangibile, quasi palpabile, è una continuasperimentazione … è consapevolezza, svelamento, costituisce l’irrazionale della ragione, lo scartoche mette a nudo la verità delle cose.16 Nel Troilo e Cressida di W. Shakespeare è scritto: Chi vuole aver focaccia dal frumento, deveaspettare con pazienza la macinatura.17 È l’esplicitazione della potenza del V.I.T.R.IO.L.: discendere nelle profondità inconsce delproprio essere e rettificarle distaccando le “cieche” potenze della corporeità per portarle in unasfera del tutto diversa dove diventano “alba” di limpida essenza. Io “ho” il corpo, non “sono” il

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 63

Page 64: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

negative. Non a caso gli alchimisti si appli-cavano per realizzare mediante la pietra fi-losofale (la via della virtù) latrasformazione del piombo, ocomunque di una materiavile e di scarso valore, nel no-bilissimo oro18, il simboloideale dello spirito. Interes-sante al riguardo il pensierodi H. Hunwald:

L’alchimia è la scienzacomplessiva delle trasmuta-zioni fisiche, biologiche, psichi-che e spirituali, e comprende tuttii regni dell’unica sostanza19.

Ma come dovrebbe agire in concretol’iniziato sulla “pietra grezza” che lo appe-santisce e lo imprigiona? Quali insegna-menti metodologici gli tornerebbero utiliper potersi incamminare e proseguire sullavia che conduce alla purificazione interi-

ore e alla conoscenza? Per scovare la pie-tra celata (Occultam Lapidem)? L’acrostico ci

ricorda che prima biso-gna sprofondarsi nellaregressio ad infera20 (vi-sita interiora terrae) e poiè necessario praticareun’azione di risana-mento delle negatività(rectificando) nel pro-prio crogiolo alche-mico, un lavoro (opus)di “morte” e “rinascita”

spirituale, animica e fi-sica (forse il termine energetico sarebbepiù adatto) che corrisponde alla pazientelevigazione della “pietra”. Un’opera condifficoltà evidenti: tuttavia si tratta delcompito che l’iniziato ha di conoscere sestesso e di conoscere l’essenza delle cose (lacosiddetta “natura”), due conoscenze in re-ciproca armonia.

4/2012

hir

am

• 64 •

corpo e per questo motivo occorre estirpare dentro di noi le radici dell’avere per trasformarlo “ra-dicalmente” in essere, creando così un’unica grande memoria d’amore che lega ed in cui ci si rico-nosce. Il V.I.T.R.IO.L. comporta un capovolgimento della mente e dell’intendere che implica unandare al di là della mente stessa18 Quando nell’Alchimia si lavora con i metalli (le passioni e le emozioni dell’uomo), il piomboviene usato come materiale iniziale. Gli alchimisti sostengono che nel piombo vi è un dèmone chepuò causare la pazzia. 19 Nel processo alchimico i mutamenti subiti dal soggetto messo all’opera sono attribuiti a interventidi energie esterne, astrali e cosmiche di natura “sottile” cioè impercettibile ai sensi, nel loro stato libero, even-tualmente gerarchizzate e riducibili infine alla loro sommità a un agente unico o influsso astrale e celeste de-finito “Spirito Universale”, la cui corporificazione ed esaltazione lo rendono atto all’uso scelto dall’adepto:terapeutico, metallico, magico, sapienziale (B. Husson, Antologia dell’alchimia).20 Questa discesa viene anche chiamata regressus ad uterum, “ritorno nell’utero”, un termineche viene spesso usato nei riti d’iniziazione. È un ritorno simbolico ad un particolare stato pri-mordiale dell’essere che accomuna ogni uomo nell’inconscio collettivo. Luogo di oscurità misticaove sboccerà la Luce della rivelazione.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 64

Page 65: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Prima di tutto si può dire che l’insegna-mento vitriolico esige che l’iniziato sia con-sapevole del non farsi condizionare daquelle soluzioni scontate esemplificate, addirittura dog-matiche, che la realtà esterna(apparente) continuamente glipropone come “certezze”. Iltermine “visitare”, infatti, ègià uno stimolo che, palesandocontraddizioni di significato,di terminologie e di situazioni,esige ogni possibile dubbio odomanda. Bisogna adottare lamassima attenzione ed ese-guire una profonda indagine at-tivando al massimo le facoltà che sipossiedono, coordinandole e traendo leconclusioni possibili21. Facoltà che rara-mente portano a delle risposte definitive,anzi, di regola conducono alla formula-

zione di nuove domande interiori che ri-portano il discorso sul piano di nuove espe-rienze da gestire con un livello di

consapevolezza e di responsabi-lità (modestamente) perfezio-nate. Con la volontà che spronae la mente che discerne.

La massima impegna coluiche cerca la Verità ad esplorarel’interno di se stesso (visceredella “terra”22) al fine di co-struire (rettificando) una nuovapersonalità rigenerata23, al finedi scoprire la Tintura ovvero lapietra nascosta dei saggi (o pie-

tra filosofale24, il punto culmi-nante della Grande Opera Alchemica),quella sapienza illuminata e illuminanteche conferisce ad ognuno quell’equilibrioe quel discernimento che potrebbero con-durlo fino alla soglia del Divino25. Ecco il

4/2012

hir

am

• 65 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

21 L’iniziato sa che ogni parola, ogni frase e ogni atteggiamento è pregna del disperato ten-tativo di comprendere le assurde profondità delle passioni umane. Conoscendo le proprie, riccoperciò delle scoperte fatte negli abissi vitriolici della sua interiorità, non può fare a meno di colo-rare le sue parole di un’immensa tristezza e di avere per sé un’estrema pietà, perché da un lato ri-tiene la discesa agli inferi una necessità per la conoscenza di se stessi; dall’altro, sa benissimo chenon basta osservare i draghi per vincerli, ma bisogna riconoscerli quali proprie creature.22 Già nel Gabinetto delle Riflessioni si è sottoposti alla prova della Terra e si è chiamati a porre ingiuoco tutte le energie latenti (G. Porciatti, Simbologia Massonica, Massoneria Azzurra).23 Se il seme messo in terra non muore, resta solo; ma se muore, porta molti frutti (Giovanni, 12-44).24 Pietra filosofale significa, secondo il linguaggio sacro, pietra che porta il segno del sole. Lapietra filosofale è innanzitutto la creazione dell’uomo da parte di se stesso, vale a dire l’intera conquista delproprio potenziale e del proprio futuro; è in particolare la completa liberazione della propria volontà, che daràil dominio assoluto sull’Azoth e sul regno del magnetismo, vale a dire il potere assoluto sulla forza magneticauniversale (E. Levi).25 Nell’Esoterismo ebraico la Verità è connessa con il Divino e trova corrispondenza con laparte sottile dell’iniziato localizzata nel suo centro più intimo ove vengono prese le decisioni vitali:il Sancta Sanctorum. Tale termine sta ad indicare che la vera Conoscenza è quella trascendente, èquella che proviene dal luogo dei pensieri non conosciuti e non dall’intelletto.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 65

Page 66: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

senso delle parole cercare di ricongiungere ilDio che è in voi con il divino che è nell’universodi Plotino (Vita di Plotino, Porfirio). È certa-mente un percorso eroico,fondato su una certezza: chel’iniziato ha in sé le potenzia-lità e le capacità di attuare unsimile percorso di ricogni-zione e di svelamento, unpercorso che lo porterà a ri-trovare la fonte della sua es-senzialità, i celati talenti26 insuo possesso, evadendo in tal modo dallaprigione nella quale è convinto di essererinchiuso e fuggendo dalla condanna allaquale egli stesso aveva acconsentito peravere dimenticato la sua origine divina. Il

V.I.T.R.IO.L. è nel destino dell’eroe: non siattua con la sola materialità e neppure conla raffinata intelligenza, ma piuttosto con

quell’elemento centrale e co-stituente l’essenza dell’essereche si è soliti denominare spi-rito. Il quale si assume esserepresente nell’uomo come il ri-flesso (scintilla) di un fuoco(trasmutante il vile metallo inoro) originario presente nellamanifestazione27 e che nell’in-

dividuo sembra farsi presente, se ricercato,in atto, quale intelligenza superiore onous28. Detto altrimenti il V.I.T.R.IO.L. è unavia propriamente noetica29 da perseguire aldi là dell’angusta dimensione razionale

4/2012

hir

am

• 66 •

26 La ricerca che intraprende l’iniziato con indomita volontà, con fatica e per proprio contoha lo scopo di propiziare una “illuminazione” interiore e “risvegliare” facoltà che racchiudiamo innoi stessi.27 Coloro che credono che il mondo manifestato (il mondo dell’essere) sia governato dalla fortuna o dalcaso, e che dipenda da cause materiali, sono ben lontani dal divino e dalla nozione di Uno (Plotino, Enneadi,VI).28 Il nous (“intelletto cosmico”, un’espressione introdotta da Anassagora per indicare il mo-tore originario dell’universo) per Plotino è la prima emanazione dell’Uno e, in quanto tale, parte-cipa più delle altre della natura del divino, ma non è il creatore del mondo perché non è dio; essoemana da Dio, come il profumo da un corpo o la luce da una sorgente. Non è neanche assimilabileal demiurgo platonico perché non opera in vista di un fine: esso genera involontariamente, comeconseguenza del proprio “pensarsi”, del proprio riflettere su se stesso. È in questo modo che dalnous prende vita l’“anima del mondo”, sorgente della vita e dell’universo.29 Il concetto di noesi risale alla filosofia dell’antica Grecia ed indica quel tipo di conoscenzaintuitiva, immediata, pre-discorsiva che non si avvale del ragionamento o della conoscenza sensi-bile. Si tratta di una forma di sapere non spiegabile a parole, che si rivela per lampi improvvisi, esulla cui origine i pareri “ufficiali” sono discordi. Per Platone e per Aristotele era la percezione im-mediata dei princìpi primi, e dunque era espressione di una conoscenza certa perché in essa il pen-siero ha direttamente accesso ai propri contenuti, essendo insieme soggetto (il pensante) e oggetto(il pensato): questi due termini pur contrapposti risultano così complementari e dialetticamente(interagenti) legati tra loro. Kant la formalizzò come “metodo” e la divise tra “intuizione sensi-bile”, ovvero la conoscenza passiva percepita attraverso i sensi, e “intuizione intellettuale”, ovverola percezione immediata che “Io sono” (il pensiero si rende oggetto a se stesso).

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 66

Page 67: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

(anch’essa utile alla conoscenza in sensogenerale) per porsi come cammino di espe-rienza umana nella dimen-sione della creatività,dell’immaginazione e, so-prattutto, dell’intuizione.

La tecnicaLa formula V.I.T.R.IO.L.

invita da subito l’iniziato atracciare un bilancio dellapropria vita.

È alla Grande Madreterra (simbolo dell’uomofisico) che ogni vita tornadopo la putrefazione e larinascita sotto un’altraforma. La terra rappre-senta l’athanor della rige-nerazione, la “nutrice” diErmete Trismegisto e ri-corda tanto al recipiendario quanto all’ini-ziato che “chi conoscerà se stessoconoscerà l’Universo e gli Dèi”. Una regolavalevole a partire dal Gabinetto di Rifles-sione per estendersi alla vita intera, chepotrebbe condurre il praticante a trovareun senso alla propria vita: la ragione ultimadegli uomini in ricerca.

La tecnica vitriolica richiede, a mio av-viso, la specificazione dei requisiti (che sa-ranno esaminati nel seguito) e ladefinizione degli strumenti. Gli strumentivitriolici si applicano quando l’iniziato“vive” nella condizione del silenzio: un si-lenzio che è allo stesso tempo “tacere” e“ascoltare”. L’esercizio del silenzio si ot-tiene con un raccoglimento interiore ed èla condizione fondamentale sia per ragio-

nare, per riflettere sulle cose della vita chehanno un senso e che meritano allora di es-

sere ponderate e approfondite;sia e soprattutto per non ra-gionare, ovvero per “spe-gnere” il cervello e porsi inuna condizione di attesa (diseparazione) affinchè affio-rino a livello della coscienzaquei “lampeggiamenti” (in-tuizioni, immaginazioni,ispirazioni) che normal-mente abitano la sfera delprofondo (inconscio) e re-canti con loro un contenutodi conoscenza sovrarazio-nale dal punto di vista evo-lutivo ed iniziatico, uncontenuto rimosso comun-que costitutivo e pervasivo

della personalità. Gli “strumenti” consistono principal-

mente nell’utilizzo della ragione e dell’in-tuizione. Comunque non è da dimenticarel’importanza del confronto tra i Fratelli inTempio, il “luogo esteriore” di scambio ver-bale (razionalizzazione) delle proprie espe-rienze e delle relative analisi.

Cominciamo dalla ragione. Punto dipartenza potrebbe essere il seguente: ilV.I.T.R.IO.L. è come un caos interiore (una“legione” diceva l’esoterista J. Josipovici) ein esso la ragione rappresenta ciò che dà unnome, una posizione e una spiegazione allecose, detto altrimenti la ratio è una forzaordinatrice (e rassicuratrice) della mente.Ragionare nella dimensione vitriolica si-gnifica imparare a porsi le giuste domandeesistenziali, vuol dire soprattutto operare

4/2012

hir

am

• 67 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 67

Page 68: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

una valutazione “realistica”30 della propriavita mettendo a nudo i propri difetti, pren-dendo atto delle attività dellamente, degli impulsi inte-riori a cui poi seguono (nonnecessariamente in ac-cordo) i comportamenti.Con il ragionamento sisvolge, per quanto possibileconsapevolmente e respon-sabilmente, della “terapiapseudorazionale” sulle ne-gatività egoiche (indivi-duate). Come? Osservandocon intransigenza e curio-sità il proprio operato e cri-ticamente analizzandolo sulla base deiseguenti “metalli” di riferimento: igno-ranza, fanatismo, ambizione, orgoglio e va-nità. Utilizzando con onestà intellettualetale matrice interpretativa la parte razio-nale può portare l’iniziato a considerarsi

per quello che è stato e per come ha agitofinora. Successivamente il ragionamento si

ripete con gli occhiali della se-guente serie di “valori” di ri-ferimento31: conoscenza,tolleranza, distacco, umiltà esemplicità. Valutandone“senza pietà” le differenze.Ovviamente bisogna avere lalucidità, la costanza e la mo-destia necessarie per otte-nere anche dei minimirisultati. Si tratta di un proce-dere senza indulgere in faciliperdoni e sentimentalismi.Una lenta depurazione per

tappe con la tecnica dello specchio32 chedovrebbe prima evidenziare le conse-guenze e le dipendenze dall’uso dei metallie poi, soffrendo il pathos del travaglio, con-durre all’abbandono degli stessi dallo stiledi vita allo scopo di rendere il corpo e la

4/2012

hir

am

• 68 •

30 Il primo simbolico viaggio dell’iniziato si svolge all’insegna dell’elemento “terra”: colui cheè stato scelto per intraprendere la nuova via deve meditare sulla propria vita da profano, tirare lesomme della propria esistenza lasciando un testamento, ultimo atto della vita passata, quale espres-sione di intenti futuri. Al contempo dovrebbe (ma è raro) raggiungere la concentrazione necessariaad una meditazione talmente profonda (Visita Interiorae Terrae) da scorgere la scintilla divina (Inve-

niens Occultam Lapidem) che ha sempre risieduto, seppur a sua insaputa, nel suo Io più intimo.31 Si deve partire dalla ricerca dei cattivi compagni (ignoranza, fanatismo, ambizione, va-nità, orgoglio) nel proprio atteggiamento di vita quotidiana per tentare la loro trasmutazione inbuoni compagni (conoscenza, tolleranza, distacco, semplicità, umiltà).32 Chi guarda in uno specchio d’acqua, inizialmente vede la propria immagine. Chi guarda se stesso,

rischia di incontrare se stesso. Lo specchio non lusinga, mostra diligentemente ciò che riflette, cioè quella fac-

cia che non mostriamo mai al mondo perché la nascondiamo dietro il personaggio, la maschera dell’attore. Que-

sta è la prima prova di coraggio nel percorso interiore. Una prova che basta a spaventare la maggior parte delle

persone, perché l’incontro con se stessi appartiene a quelle cose spiacevoli che si evitano fino a quando si può

proiettare il negativo sull’ambiente (Tipi psicologici, Jung).

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 68

Page 69: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

psiche purificati, al fine di ricominciare acomprendere33 l’oggetto vero e la materiavera dell’opera.

Solamente oggettivando lenegatività è possibile rettifi-carle consapevolmente. La ret-tificazione34 è un processo (deltutto individuale) consapevoledi indirizzamento delle forzeinteriori (emozionali, impul-sive, ecc.), nell’insieme cono-sciute e sconosciute, verso lacostruzione di se stesso. Inquesta dolorosa fase di vera epropria maturazione della per-sonalità, la cosiddetta “rina-scita” dopo la “prima morte” nellinguaggio esoterico, l’iniziato si scontrafatalmente contro l’occultum lapidem vi-triolico in quanto è avvenuta quell’attiva-zione energetica interiore che prima eralatente o bloccata. Lo studioso G. Porciattice lo ricorda nel seguente modo:

(l’iniziato) il più delle volte senza rendersiconto della sua portata […] inizia con l’intimoesame di se medesimo, quel graduale processodi purificazione che ‘rectificando’ dovrà por-

tarlo, lentamente ma sicuramente, se la Vo-lontà non gli viene meno, ad assimilarsiall’uomo tipo, alla Pietra Cubica

Simbologia Massonica, Massoneria Azzurra

Concluderei con la seguente ri-flessione. Lo scrittore e poeta in-glese J. Milton così dissuadeva chiera troppo razionalista:

la mente è luogo a se stessa, e in sestessa può fare del Paradiso un Inferno e

dell’Inferno un ParadisoIl Paradiso perduto, Libro I

Anche per sottolineare che la Via è sem-pre soggetta a errori e a possibili ricadutenel vecchio ed abituale modo di agire, sen-tire e pensare35. Inoltre il bisogno che ha

4/2012

hir

am

• 69 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

33 Da intendersi non solo come la capacità di capire le cose ma soprattutto come “prendereinsieme” (cum-prehendere), accezioni che implicano il silenzio e l’ascolto delle nostre “voci di den-tro”.34 Sono molto interessanti le affinità del termine alchemico “rettificazione” con quello psi-cologico di “riparazione”. La psicologa dell’infanzia M. Klein nella sua Teoria delle relazioni ogget-tuali sosteneva che: La riparazione indica tutti quei tentativi che l’uomo fa, fin da bambino, di rimediare adun danno inferto, in fantasia o in realtà, ad un oggetto d’amore. La riparazione comporta non solo il rimediodi ciò che è stato fatto, ma una nuova azione, reale o fantastica, che produce un cambiamento nel soggetto chela compie e nell’oggetto che la riceve. Contempla quindi un lavoro di ricostruzione del mondo esterno e delmondo interno e si accompagna ad un processo, talvolta lungo e doloroso, di elaborazione della propria am-bivalenza e dei propri conflitti. È dallo sviluppo della capacità riparativa, che implica sforzo intenzio-nale e impegno consapevole per tutto il corso dell’esistenza, che secondo la studiosa si misuranola maturazione e i progressi psicologici di un essere umano.35 […] Dovevamo affrontare un muro, un vero Muro di Berlino, fatto di indifferenza, di ignoranza e diostilità. Humboldt, saggio maestro, lo aveva detto tanto tempo fa: la gente prima nega una cosa poi la svili-sce, poi decide che la si sapeva già da tempo (Il mulino di Amleto, G. de Santillana).

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 69

Page 70: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

l’uomo di razionalizzare potrebbe rivelarsialcune volte un errore metodologico anzi-chè una utile protezione dal-l’ignoto (tipo la paura del buio).

Con la ragione si comincia“dinamicamente” a conoscere.Conoscere36 significa trasforma-zione (oggettivazione e rettifi-cazione) della coscienza: nonsignifica semplicemente pren-dere atto o acquisire dei dati,comporta bensì un accrescere inestensione e in profondità que-gli stretti spazi al conoscitoreoriginariamente concessi. Per-ché la conoscenza non è più le-gata al mondo dei metalli in quanto latrasformazione interiore ha portato l’ini-ziato al distacco della sua parte “pesante”,a non essere più coinvolto dal proprio egoquasi fosse divenuto atarassico. Perchè siva acquisendo un diverso modo di pensaree un diverso modo di comprendere che inparte implica un andare al di là della mentestessa. Tenendo sempre a mente quantoammoniva Nietzsche:

Quei pensatori in cui tutte le stelle si muo-vono in orbite cicliche non sono i più profondi;chi scruta entro se stesso come un immenso spa-

zio cosmico e porta in sé vie lattee saanche come siano irregolari tutte le vielattee: esse conducono dentro al caos eal labirinto dell’esistenza.

La gaia scienza

Attraverso la conoscenza siallargano allora le mura della“prigione” e l’iniziato inizia acomprendere come finora siastato un uomo “condannato” enon un uomo “libero”. Come

dire che egli diviene (sempre par-zialmente) artefice del suo destino ogniqual volta la sua coscienza prende atto chenon si “nasce per morire” ma si “muore perdivenire”37. E da “libero” (operativo) potràavvicinarsi a quella Verità (Conoscenza di-vina) che gli alchimisti e gli esoteristi ci ri-cordano essere (per quanto umanamentepossibile) la compartecipazione e la com-prensione ai piani del Grande Architettodell’Universo38.

4/2012

hir

am

• 70 •

36 Per i cabbalisti la conoscenza è posta tra la saggezza (Hocmah, il cervello) e la comprensione(Binah, il cuore) e sono direttamente connesse al Keter (la volontà dell’eterno) dell’albero sefirotico.37 Rendendosi così conto che è possibile stabilire un nuovo rapporto tra la nascita e la mortein grado di invertire la marcia del tempo. Infatti nel concetto esoterico del morire e del rinasceresono annullati i caratteri della fatalità e della ineluttabilità dei due eventi: essi prendono il conte-nuto di puro atto di volontà e perdono il carattere di non contemporaneità. Vale a dire che nelladimensione iniziatica nascere e morire procedono di pari passo: si muore e si nasce continuamentein una nuova modalità dell’esistenza, quella della “rigenerazione” spirituale dell’essere umano e,in ultima analisi, quella dell’immortalità stessa.38 Un’Idea (al di là della mente) che alimenta se stessa con l’alimentare a sua volta delle strut-ture che le conferiscono forma.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 70

Page 71: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Ma la ragione non è sufficiente. È ne-cessario aggiungere nell’esperienza vitrio-lica della regressio ad infera, la“decantazione” nella propriainteriorità del simbolo qualeveicolo dell’intuizione. Unadecantazione che crea “unanuova disposizione inte-riore”, assai simile alla canti-lena di un mantra39, che siconsuma nella dimensionetragica della vita; e la trage-dia, come insegnava il filosofoAristotele, è catartica, cioèpurificatrice, in quanto con-duce a una riflessione analogica sul temadella morte. Una riflessione che condi-ziona l’esistenza di ciascun uomo: nel suomodo di affrontare e/o concepire la vita, lasua prospettiva immanente e/o trascen-dente, la sua opzione di fronte al misterodell’infinito e del tempo, dell’errore e/odella verità. Inutile ricordare l’importanzadel simbolo quale strumento per la pene-trazione del mistero nonostante il caos pro-

dotto dalla nostra mente, quale mezzo evo-cativo che modella il pensiero, quale arte

di perfezionamento di idee e diconcetti posti al livello di puraintuizione e non diversa-mente esprimibili. In quantomezzo di insegnamento e diaddestramento all’introspe-zione, il simbolo pone l’ini-ziato in rapporto diretto conl’essenza del reale e lo con-duce ad un sapere di conte-nuto universale40. Perriassumere il simbolo, nellasua non-manifestazione e nel

suo non-condizionamento del pensiero,predispone l’iniziato al risveglio dell’intui-zione la quale, non avendo un preciso e unchiaro collocamento sul piano conoscitivo,può essere utilmente adoperata come stru-mento d’invenzione per “provocare” ilflusso del divenire interiore e delle intimereazioni sentimentali ad esso connesse.

L’intuizione si ottiene principalmentecome effetto diretto della meditazione41:

4/2012

hir

am

• 71 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

39 La parola mantra deriva dalla radice verbale vedica man- “pensare, con il suffisso tra-, ilquale indica che si tratta di uno “strumento” del pensiero. I mantra consistono tipicamente nellarecitazione di alcune preghiere rituali (ad esempio i mitzvòt ebraici e i rosari post-mortem) oppuredi alcune formule sonore equivalenti (una o più sillabe, o lettere o frasi) la cui forza non consistenelle singole parole ma nella loro costante ripetizione, al fine di ottenere un estraniamento (astra-zione) dalla realtà ordinaria per presentare un “luogo di eidòs” diversamente inteso da quello so-lito (a parte il cielo stellato).40 Infatti il simbolo, attraverso un graduale e silenzioso itinerario di conoscenza soggettivache secondo alcuni riflette le istanze di un mondo sovrasensibile, secondo altri cela una modalitàdi percezione talmente limpida da superare le distorsioni causate da qualsivoglia preconcetto,svolge la funzione di risvegliare l’intuizione attraverso cui è possibile attingere alla sostanza dellecose e dei fenomeni.41 Allorchè ci si limita ad osservare, la mente si svuota dei pensieri per liberare quella ener-gia che era assorbita dalla mente stessa. Con lo svuotarsi della mente, l’energia diviene una fiamma

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 71

Page 72: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

non si tratta di “ragionamento” bensì di“sospensione”42 liberatoria, è pura osser-vazione della mente, laquale piano piano silibera dei pensieri. At-traverso la medita-zione dei simbolil’iniziato si dispone inattesa e nella spe-ranza che maturi l’in-tuizione43 quale Lucefonte di vita, una Lucescaturente per viesconosciute che simanifesta alla co-scienza sotto forma dibagliori a motivo deisuoi limiti, proprio comela vita si manifesta nel macrocosmo. Non acaso l’insigne G. Porciatti ben declinava isimboli con l’intuizione quando affermavache essi sono dei prodigiosi mezzi che conser-vano ricchezza di intimità e di evidenza propriache è lampeggiamento di un tantum colto inuna visione non sensibile. Un tantum che sipalesa come una folgorazione che affioraper un breve attimo alla nostra mente perpoi presentarsi al mondo della ragione (per

essere elaborato). E che per ora è ancoracelato dal velo e pertanto non chiaro, come

recita un antico Rituale diIniziazione: Vidi la grandeluce, ma non capii.

Il secondo strumentovitriolico è quindi identi-ficabile a livello razionalecon la terna simbolo-me-ditazione-intuizione. Unsimbolo per eccellenza dameditare potrebbe esserequello del “lutto” (con lasuccessiva elaborazionetrasformativa), cioè del-l’affrancamento dallacondizione profana; l’in-

tuizione, nonostante sarà di-versa per ciascun Iniziato, tuttavia saràsulla strada che ha un “cuore” e dunqueinerente la possibilità di un “oltre” all’ideadella morte profana, all’idea di un nuovomodo d’esistenza: quella di un essere chenon vive unicamente in una realtà imme-diata. L’opera di introspezione (morte) erettificazione (rinascita) che si compienella cornice tragica e transitoria della vitaè una metamorfosi dell’essere fondata sul-

4/2012

hir

am

• 72 •

di risveglio: senza mente e senza pensieri si diventa consapevoli di se stessi. Al riguardo è benerammentare che la meditazione è essenzialmente “tecnica” che si perfeziona con un lungo tiroci-nio e affinamento delle capacità latenti nell’uomo, una pratica destrutturante fondata principal-mente sull’esercizio regolare, sulla focalizzazione degli sforzi verso una cosa alla volta e sulcontrollo senza reprimerli degli stati emotivi. Ricordava Paramahansa Yogananda: Vita semplice,pensiero elevato. (Non è da confondersi con la meditazione trascendentale).42 L’attesa deve essere naturale, spontanea per poter essere pronti a fare l’esperienza del-l’intuizione. La quale di per sé è solo un barlume della visione piena.43 Dante la chiamava luce intellettuale piena d’amore (Paradiso, Canto XXX).

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 72

Page 73: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

l’abbandono dell’ego, è un ponte tra l’es-perienza del sacro e quella del profano, nelsenso che l’uomo abban-dona l’attitudine men-tale alla mondanitàcontinuando tuttavia lasua esistenza pertentare di raggiungereuno stato di accresci-uta coscienza o con-sapevolezza che lopotrà eventualmenteavvicinare alla sfera deldivino.

Nel suo divenire, sitratta della storia ci-clica di ciascun Iniziato:storia biologica, storia interiore, storia co-smica. Testimonianza che ciò che conti-nuamente si trasforma non può deperireanzi, rende eterni, nella consapevolezzache la transitorietà (sacrificale) della forma(il corpo umano) contiene le ineffabilipotenzialità dell’essere.

La dimensione operativa della battagliaNella vita umana vi sono molte vie che

si possono percorrere non solo per soddi-sfare le proprie potenzialità, ma anche percogliere una ragione al proprio stare al

mondo e così tentare di non essere in baliadel non senso e della mera quotidianità44.

Si è nati senza sapere perchée una volta che la coscienzaavverte la consapevolezzadel nostro essere al mondo,allora inizia quella ricercaforzata (come una con-danna) che ci spinge a dareragione della nostra pre-senza. È proprio la nostracoscienza45 che ci induce ariflettere e a porsi do-mande, non solo sul cosasarà di noi dopo la mortema sul come gestire la pro-

pria esistenza oggi e domani.La ricerca, allora, è continua, giornaliera enon può che portarci a dare risposte di-verse per proseguire il cammino terrenoche altri hanno già scoperto ed aperto a no-stra insaputa. Si tratta di un processo pro-fondamente insito nella vita biologicaaccomunata dalla coscienza, come appren-sione di se stessi e della propria presenzaal mondo, e come consapevolezza esplicitadel modo di essere e degli obiettivi che, in-tenzionalmente o meno, si tende a perse-guire: le diverse vie e lo scorrere della vitagiornaliera.

4/2012

hir

am

• 73 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

44 Costretta tra il declino della modernità e l’infausta dimensione cartesiana delle categorie.45 Termine che nella storia del pensiero occidentale ha assunto vari significati specifici in-dipendentemente da quello di semplice consapevolezza. Mi riferisco qui alla coscienza intesa come“voce interiore” in contrasto con le inclinazioni sensibili da cui siamo affetti: essa proclama a chiun-que, nell’intimità del proprio animo, il valore assoluto della legge morale, indipendentemente dalledifferenze intellettuali e culturali (Kant). È il colloquio dell’anima con se stessa: si esprime cosìl’ideale del “saggio”, dell’uomo libero dalle passioni e dagli interessi mondani, tipico del neopla-tonismo (come recita anche il nostro Rituale a proposito delle oscure prigioni al vizio).

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 73

Page 74: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

In questa condizione il conflitto inte-riore è aperto e la “battaglia”46 è l’unicoluogo in cui si svolge l’esi-stenza; la battaglia dellapropria coscienza, da unaparte con il mondo, con lesue attrazioni ed i suoi in-ganni e, dall’altra, con i datidella consapevolezza checoglie ogni situazione, chenon sa spesso come indicarele vie per proseguire, che di-sordina quanto si è tentatodi ordinare e che avverte lapsiche che il percorso avràuna fine, che la coscienzastessa è portatrice della suafine, non potendo superarela limitazione insita nella vita.La battaglia rappresenta la dimensione vi-triolica in cui si svolge la vita concreta del-l’iniziato, nel senso che nei limiti dellabattaglia interiore si pongono i limiti stessidella vita esteriore che ne è, per così dire, lasua immagine speculare. La battaglia è ilcampo proprio della coscienza. Essa è persua natura conflittuale: quello che c’è equello che sta per esserci, quello che c’è e alcontempo non c’è più, quello che c’è e che

non trova ragione, quello che non ancorac’è e che si affaccia con prepotenza e scalza

ogni altro contenuto, quelloche c’è e il suo opposto.

La battaglia interiore èaggravata dalla coscienza,una sentinella che osserva enon permette di sfuggire atutto ciò che accade e chelancia grida di allarme adogni piccolo movimento op-pure all’apparizione di qual-cosa all’orizzonte. Unacoscienza che sfugge viatroppo velocemente ri-spetto allo scorrere altret-tanto veloce dell’esistenza.Ci si trova, allora, entro una

coscienza densa di conflittiche si affacciano, la scompigliano e spessonon indicano né soluzioni né vie. Essendola coscienza il luogo della battaglia, ognipercorso umano è un tentativo di control-lare la propria coscienza che sfugge via, esfuggendo sparpaglia ogni cosa che è stataraggiunta: tutto si rimette in gioco, i con-flitti cambiano, i nemici sono amici, ciò chec’è perde di senso e ciò che non c’è sembranon averlo47.

4/2012

hir

am

• 74 •

46 Si tratta di una battaglia interiore che non di rado si appresta nel mondo con qualsiasiarma che l’uomo possa avere a disposizione: d’altronde che la vita sia una battaglia è cosa nota atutti, proprio come avviene nella dimensione evoluzionistica, in cui ogni vivente lotta per la pro-pria sopravvivenza.47 Con il V.I.T.R.I.O.L. si traccia il duplice cammino: la presa d’atto della conflittualità della co-scienza (senza il suo annullamento) e la ricerca continua del tendere verso qualcosa che la co-scienza stessa può formulare. Così lo sforzo dell’uomo è proprio la gestione della coscienza ed, ineffetti, ogni filosofia dell’esistenza, sia formulata da filosofi, esoterici o pensatori, sia intuita daogni uomo, ha l’obiettivo di porre un ordine ai contenuti della coscienza, indicare e controllare il

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 74

Page 75: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

In questa dimensione operativa la viainiziatica è quella di una coscienza che nonfornisce la soluzione de-finitiva ai conflitti, nési autocompiace eresta sprofondata inessi ma li affondanella coscienza e alcontempo li afferraper dirigerli in oriz-zonti che non cono-sce. E qui sta la forzadella battaglia: get-tarsi nello scono-sciuto di se stessi e diogni cosa per perdersie ritrovarsi senza unappiglio definitivo edineludibile. Nella battaglia non c’è tempoper il trastullo: si deve essere guerrieri ecombattere. Su due campi di battaglia: lacoscienza, che è vuota e piena allo stessotempo e che rimane sempre aperta, tragi-camente aperta e senza l’illusione di supe-ramenti definitivi, ma con continuisuperamenti e distacchi che non annullanoma portano verso altre sponde del mondo;e l’esistenza, il mondo circostante che flui-

sce inesorabilmente. Il campo di battagliadell’interiorità è certamente quello prima-

rio. In esso l’“iniziato-guer-riero” pone le basi peredificare la sua coscienzagiorno per giorno e perfare in modo di prepararsiper affrontare il mondodelle parvenze e delle illu-sioni che scompaiono soloquando egli fornisce adesse un senso che leponga lontano dalla effet-tiva esistenza interiore. Sitratta di un rapporto con-flittuale che è sia fonte diforza sia fonte di atten-

zione, affinchè ogni conte-nuto interiore non sfugga e sia sempre taleda poter essere affrontato con fermezza echiarezza, in modo da valutarne il senso ela portata e renderlo anche oggetto di tra-sformazione.

L’iniziato è dunque il guerriero che nonaspetta che i conflitti interiori nascanospontaneamente dal lavoro della coscienza,ma si adopera per generarli in modo che adogni contenuto della coscienza ne venga

4/2012

hir

am

• 75 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

suo inevitabile flusso e, ben più difficile, far sì che essa si arresti e venga posta sotto controllo: ov-vero che la coscienza controlli e guidi se stessa. Diversamente dalle filosofie fideistiche che tendonoa far sì che la coscienza si salvi, che il conflitto dimensionale si superi, limitando forzatamente ilfluire della coscienza e in tal modo negando la coscienza stessa, cioè annullando la sua forza e lasua portata dissacrante all’interno della psiche. In termini diversi, ogni via iniziatica è una via chesi proietta all’interno della coscienza e si adopera per far sì che essa sia la guida di se stessa. Ognivia iniziatica, proprio perché si pone questo obiettivo, è una via che si volge nell’aporia e resta sal-damente in essa senza illusioni di un superamento nella costrizione della coscienza. Per questo, lavia iniziatica è sempre tragica e porta l’iniziato ad essere cosciente che la sua vita è una continuabattaglia entro la battaglia interiore della coscienza.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 75

Page 76: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

affiancato un altro parallelo od opposto:egli è così colui che alimenta egenera la sua stessa battagliainteriore e non aspetta che siala spontaneità oppure ilmondo esterno a generarla.Egli combatte non solo perguidare la sua coscienza, nonsolo per sanare i conflitti (su-perandoli o accettandoli) e darloro un nuovo senso, ma so-prattutto per farli affiorarealla consapevolezza, ponendosempre una nuova via ed unanuova alternativa: in ciò consiste la naturadella sua essenza guerriera.

Ma la sua forza interiore non si manife-sta sempre promuovendo lo scontro, a ge-nerare continuamente conflitti, a nonsfuggire mai dal campo di battaglia. Egli saanche essere così distaccato da adoperarsiaffinchè ogni conflitto al di fuori della suacoscienza che lo coinvolge possa essere su-perato con la comprensione della sua na-tura, mediando tra ciò che è e ciò chepotrebbe essere, tra l’una e l’altra spondadel mondo. In questo senso48 egli manife-sta la sua ricchezza e la sua forza proprionella propensione ad attendere, a mediare,

a superare, a considerare ed accettare le di-verse tendenze e posizioni,senza paura di annullarsi maanche sempre pronto a soste-nere la battaglia qualora non sipresenti altra via, senza tregua.Con una coscienza interioreche dibatte tra se stessa e il suofluire, nel mondo delle par-venze e delle illusioni, delleadulazioni e degli inganni, cheappaiono e scompaiono conti-nuamente e confondono la re-

altà. Con una coscienzainteriore costantemente turbata dalle aspi-razioni che l’ignoranza, l’ambizione, il fa-natismo, l’orgoglio e la vanità generanoincessantemente49.Sublimazione e trasformazione

La via del V.I.T.R.I.O.L. è quella della bat-taglia interiore combattuta soprattutto coni mezzi della ragione e dell’intuizione. Conl’iniziato-guerriero sempre affacciato sul-l’abisso, come ricordava magistralmenteNietzsche per bocca dell’“oracolo” Zara-thustra50:

L’uomo è una corda tesa tra l’animale e l’ol-tre-uomo, una corda al di sopra di un precipi-

4/2012

hir

am

• 76 •

48 Per questo la battaglia interiore, per cruenta che sia, si svolge sempre nella dimensionedella tranquillità e della pace interiore, in quanto colui che non viene turbato e resta forte di fronte allagioia e al dolore è pronto a vivere sempre (Bhagavad Gita).49 Questi turbamenti del carattere, come l’ansia, non sono necessariamente negativi se dimodesta entità, in quanto contribuiscono all’autorealizzazione della personalità; lo diventano, nellamaggioranza dei casi, quando sono eccessivi, ovvero quando travalicano il limite di “normalità”.50 Zarathustra si presenta come il depositario e il profeta di una nuova verità, per questoviene deriso e oltraggiato dalla gente, che lo considera alla stregua di un buffone.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 76

Page 77: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

zio. Pericolo passare al di là, pericolo la traver-sata, pericolo il guardare indietro, pericolo rab-brividire e fermarsi. La grandezza dell’uomo stain questo, che egli è un ponte enon uno scopo: ciò che puòfarlo amare è il fatto che egli èun passaggio e un tramonto.

L’uomo è colui che “restain bilico”51, è l’attimo cru-ciale in cui si vive piena-mente il presente (senzapassato da meditare e senzafuturo da programmare);l’animalità (la “scimmia”) staad indicare le caratteristichepiù bestiali dell’essere umano; e l’oltre-uomo (Übermensch) è il senso della terra52,da ricostituire soggettivamente attraversouna perenne tensione verso l’auto-supera-mento, pontificando verso qualcosa d’altroda sé, capacità di reinventarsi nell’istanteirripetibile del senso del proprio essere.L’iniziato-guerriero, in una simile acce-

zione, assomiglia53 molto all’idea di oltre-uomo, a colui che procede al di là delle con-venzioni e dei pregiudizi qualificanti il

comportamento comune, cheha valori diversi da quelli dellamassa aderente alla filosofiadegli imbonitori (e sono di-ventati schiavi di essa): è coluiche sa superare (“tramontarela vita” diceva Nietzsche) ledifficoltà tutte dell’esistenzaproprio perché le accetta a dif-ferenza degli uomini che fug-gono da esse.

Ecco perché è compito fon-damentale dell’uomo conoscere,

sentire ed essere responsabile di tutti i mo-venti delle sue azioni, di tutte le emozioniche risiedono nell’oscurità della sua psiche.La repressione, lo scarto, il dominio inca-tena l’uomo agli oggetti che reprime, ma lapurificazione li sublimerà, li trasmuterà insentimenti più elevati54, in elementi posi-

4/2012

hir

am

• 77 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

51 Sta a lui decidere a quale di questi due termini avvicinarsi, con la volontà di una liberascelta, che lo rende artefice del proprio destino.52 La “terra” indica tutto ciò che ha fatto percepire all’uomo l’appello all’impegno.53 Le differenze esistono e sono molte. L’oltre-uomo di Netzsche è dotato di “volontà di po-tenza”, è contro la morale, gli ideali e la trascendenza ed ha una finalità diversa da quella dell’ini-ziato: egli è il discepolo di Dioniso che dice “sì” alla vita e al mondo con pessimismo coraggioso(unendo il fatalismo alla fiducia), poiché accetta tragicamente la vita in tutte le sue manifestazioni,nel piacere del divenire inteso come alternanza di vita e morte.54 L’Alchimia enfatizza l’azione del purificarsi da tutta la “sporcizia”, da tutte le “scorie”. Sideve lavare “il corpo” per migliorarlo e perfezionarlo, rifuggendo le masse e iniziando un processodi meditatio in silenzio. Anche il Taoismo sottolinea l’importanza della purificazione dalle tendenzeegoistiche che separano l’uomo dalla sua natura eterna. Un uomo che si sforza d’ottenere il Tao deverinunciare alla brama e al desiderio e divenire “un bambino che si unisce al Tao”. Pure il Buddhi-smo insegna la purificazione. L’uomo “ignorante” può arrivare alla salvezza solamente spezzandole catene (i desideri insoddisfatti e senza limiti) della mondanità.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 77

Page 78: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

tivi, portandolo più vicino alla sua vera es-senza55. Fino a quando egli non intrapren-derà consapevolmente laGrande Opera, dolore e sof-ferenza disturberanno lasua vita. Dobbiamo affron-tare i mitici mostri nellaprofondità del nostro in-conscio e illuminarli: essifanno parte dell’essereumano. I mostri della mentenon sono mostri di per sé,sono “soltanto” caratteristi-che della natura umana chesono state distorte. Pos-siamo rettificarle e utiliz-zarle a nostro vantaggio perascendere alla consapevo-lezza del Sé oppure, più mo-destamente, per raggiungere un livellomaggiore di consapevolezza e discerni-mento.

I cardini del V.IT.R.I.O.L. La via del V.I.T.R.I.O.L. comporta un

grande impegno verso un’ampia aperturadel cuore56 e, in qualche modo, della mente.Essa richiede una vera rivoluzione nelmodo di pensare, volere e agire; essa re-clama il suo tempo per essere appresa e,siccome la durata della vita è in generepiuttosto breve, apprendere e non avere iltempo per beneficiare dei risultati sarebbetempo perso inutilmente. Si tratta di un la-

voro duro, difficile, in cui albergano soffe-renza e travaglio, ma è un lavoro molto fe-

condo e risolutivo: il suo fine èquello di proiettare l’ini-ziato verso un mondo“oltre” a quello mondano, ilsuo scopo è quello di porrel’iniziato al di là delle cer-tezze del mondo delle appa-renze. Ovviamente con tuttii rischi dell’abbandono,sempre parziale, delle cosegià possedute. Ne consegueper l’iniziato la necessità diavere delle particolari atti-tudini innate o requisiti dibase per cercare di allonta-narsi dal “vecchio” mondo

sensoriale, il quale è e rimaneil suo punto di riferimento, poichè in essoegli è comunque presente, almeno con ilproprio corpo.

Il fondamentale requisito che si devepossedere è quello dell’umiltà. Una qualitàindispensabile per poter superare le limi-tate conoscenze fenomenologiche legate almondo materialistico e sensoriale e perpoter ricevere un insegnamento “realizza-tivo” sul piano (trascendente) dell’Essere,cioè del sovrasensibile e dell’intelligibile.L’umiltà è la coscienza della propria debo-lezza, è il non perdersi in fantasie vane, ènel dichiararsi della propria ignoranza l’at-titudine al miglioramento, è la condizioneper percepire l’essere delle cose al di là

4/2012

hir

am

• 78 •

55 Di essere parte dei piani architettonici del G.A.D.U.56 Il punto nascosto ove è collocata la parte sottile (sacra) dell’uomo.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 78

Page 79: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

della loro effimera apparenza. Per tali ra-gioni l’umiltà è sostanza, è forza attiva ed èla base della conoscenza, que-st’ultima da intendersi comeil tentativo di emancipa-zione dall’ignoranza. Infattisolo gli umili possono assur-gere alla (modesta) cono-scenza, mentre gli altriabitano un mondo di pura il-lusione anche se gratifi-cante, avente un ordine“personale” ma non “universale”.

Un altro requisito è il saper trovare unaccordo interiore con l’insegnamento ini-ziatico, in quanto mentre per la cono-scenza profana occorrono adeguateintelligenza e memoria, per quella inizia-tica è richiesto un atteggiamento coscien-ziale differente, perché l’insegnamentonon è diretto alla mente bensì alla co-scienza (all’intellezione). Si tratta di unprocesso che non si sostanzia attraverso laprogressiva memorizzazione di dati ogget-tuali (esterni), bensì nasce dall’interno e sipalesa per “bagliori di luce”57, dall’essenzadi cui siamo intessuti, pertanto il suo scopoè quello di “risvegliare” dei contenuti po-tenzialmente già presenti ma al momentodormienti. È inoltre necessaria una rela-zione affine, favorevole, con le questioni vi-trioliche, con le domande che riguardano

l’esistenza umana (conosci te stesso, chisiamo, da dove veniamo, ecc.). L’affinità è

come una fatale attrazione,un’influenza o una forza de-terminante che fa partedella struttura delle cose:con essa gli eventi diven-tano naturali nel senso dellospontaneo realizzarsi. Senon c’è, gli eventi non si rea-lizzano, nonostante il no-

stro volere mentale. Essa èuna predisposizione particolare che siesprime come una possibilità di realizza-zione delle cose e dei rapporti tra le cose(persone, eventi, ecc.), le quali sono sem-pre tra loro libere ma non per principio siassociano. Tale associazione ci rende lecose familiari come se ne fossimo in strettasintonia, nel senso che ne diventiamo in-timi con esse, prendendone atto e facen-done parte in un unico “tutto”. Si tratta diuna tendenza elettiva ad unirsi, ad aggre-garsi, che va vista come antecedente allavolontà ed estranea alla volontà stessa eche si colloca in una dimensione assoluta-mente non razionale, vale a dire che l’affi-nità non è intenzionale, non è prevedibile enon è neppure descrivibile. Essa appartienealla sfera del non conosciuto, è connaturatacon l’uomo (cioè è data all’uomo dalla na-tura stessa) ma non appartiene all’uomo58.

4/2012

hir

am

• 79 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

57 Ricorda Platone: In effetti, la conoscenza di tal verità non è affatto comunicabile come le altre co-noscenze ma, dopo tante meditazioni fatte su questi temi e, dopo una comunanza di vita, di colpo, come luceche si accende dallo scoccare di una scintilla, essa nasce dall’Anima e da se stessa si alimenta (Lettera VII).58 L’affinità, agendo sulle cose/enti le trasforma (le struttura) facendole prendere nuoveforme e fornendo loro nuove funzioni, costruisce così un nuovo ordine del mondo interiore ed este-riore; dando un senso realizzato alle cose stesse, le quali diventano così la causa della nostra con-sapevolezza o conoscenza.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 79

Page 80: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

L’affinità, agendo sulle cose/enti le tra-sforma (le struttura) facendole prenderenuove forme e fornendo loronuove funzioni, costruiscecosì un nuovo ordine delmondo (interiore e este-riore), dando un senso rea-lizzato alle cose stesse, lequali diventano così lacausa della nostra consape-volezza o conoscenza.

Vi è poi il requisito delsilenzio, di cui si è già detto.La pratica del silenzio costi-tuisce la condizione neces-saria sia per riflettere sullecose della vita che meritanodi essere ponderate e ap-profondite, sia per porsi inuna condizione di attesa affinchè affiorinoa livello della coscienza quei contenuti chenormalmente abitano la sfera del profondoe recanti con sé un contenuto di cono-scenza sovrarazionale dal punto di vistaevolutivo ed iniziatico, un contenuto ri-mosso comunque costitutivo e pervasivodella personalità. Appare dunque evidentecome la ricerca spirituale che intraprendel’iniziato debba essere sperimentata con fa-tica e per proprio conto allo scopo di diri-gersi verso una illuminazione interiore, alrisveglio di facoltà che racchiudiamo in noi

stessi. Essa si attiva solo quando, con indo-mita volontà, la coscienza gli si svela, di-

ventando sempre più chiara eluminosa.

Altro importante requi-sito è quello dell’affranca-mento dal concetto di“causalità” tipico della vitaordinaria, un concetto cheaffonda le sue radici in quel-l’angusto spazio ove le cosesono oppresse tra il soggetto“che osserva” e l’oggetto“osservato”, al fine di intra-prendere una conoscenzache si spinga “oltre” la di-mensione sensoriale delcorpo per portarsi al di là,

senza negarla, della pura ra-gione fenomenica. Si tratta di un’“aper-tura” verso una dimensione sconosciuta eper questo misteriosa che è connaturatanell’uomo. Una “scoperta”, un “risveglio”nella coscienza del senso esistenziale, delsenso dell’essere che si costituisce comeun rapporto reale e stupefacente con l’esi-stenza e che l’esoterismo ha denominato“esperienza misterica” o “del sacro”59.L’apertura al mistero è la disponibilità adinoltrarsi non solo verso il “noto” ma so-prattutto ad inerpicarsi coraggiosamenteverso il “buio”, senza sapere dove e cosa

4/2012

hir

am

• 80 •

59 Secondo M. Eliade: Il sacro è un elemento della struttura della coscienza e non un momento dellastoria della coscienza. La conoscenza del sacro è indissolubilmente legata allo sforzo compiuto dall’uomo percostruire un mondo che abbia un significato; ll sacro, per sua natura, è irriducibile al discorso e alle pratichediscorsive e non può che essere un’autonoma manifestazione esistenziale: è una ierofania (dal Discorso pro-nunciato al Congresso di Storia delle religioni di Boston).

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 80

Page 81: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

cercare. È l’attrazione a spingersi comun-que, con curiosità e con terrore allo stessotempo, verso gli spazi ignoti che si trovanodietro l’angolo della ragione, verso ciò chec’è ma non si vede e non puòessere espresso perché nonè raggiungibile in pienaconsapevolezza, tuttavia sene constata la sua presenzanella mente e nel mondo.L’apertura al mistero è la di-mensione del vivere “constupore” quello che ci cir-conda, è l’essere continua-mente “strabiliati” da ciòche vediamo e non com-prendiamo e da ciò che forsepensiamo possa esserci al di là di questonostro vedere: quel precipizio sottostanteche sta dietro al mondo e che ci lascia tur-bati e pervasi da un senso di debolezza esi-stenziale e di profonda impotenza nel solovedere e nel tentativo di capire ciò chestiamo vedendo nel mondo.

Infine ricorderei due disposizioni checonsentono di risparmiare tempo ed ener-gie. La prima è quella dell’avere senso pra-tico. Il senso pratico è sempre uncompagno di viaggio utile nella vita, siaprofana sia iniziatica. È una necessità fon-damentale per essere e rimanere realisti,che diventa ancora più efficace se lo si ac-compagna all’onestà: infatti senso pratico eonestà concorrono al riconoscimento deipropri limiti e allo stare attaccati alla so-

stanza delle cose. Mantenere i piedi bensaldi a terra è quella forma di concretezzaove l’iniziato, se è veramente umile, sag-giamente non dimentica mai che non è

come “lui si vede” macome il “G.A.D.U.” lovede. La seconda è quelladella ricerca di un Mae-stro60. Poiché la vita è nonmolto lunga in genere, ri-sulta parecchio impor-tante utilizzare il tempo adisposizione nella ma-niera migliore per il rag-giungimento del piùsignificativo fine inizia-

tico: la conoscenza. Eccoche diventa essenziale lo stare accanto achi è già sulla via della rettificazione percogliere le sintonie e interiorizzarle, eccoche diventa decisivo lo stare accanto a chisi è già posto alcune giuste domande perimparare a ragionare insieme, ecco che di-venta necessario lo stare accanto a chi stagià sperimentando cosa c’è dietro l’angolodell’ovvio per poter scoprire il socratico“conosci te stesso”, andando a cercare quelMaestro più volte per ricevere in amicizia ein fratellanza indicazioni concrete e consi-gli utili al fine di acquisire, per quanto pos-sibile e trasmissibile, ciò che gli potràservire lungo la faticosa via del perfezio-namento.

Per concludere direi che nessuna viainiziatica è credibile senza senso del dovere

4/2012

hir

am

• 81 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

60 Termine sui generis per indicare un modello da seguire, un punto di riferimento a cui ispi-rarsi per conoscenza, responsabilità, esperienza, serietà, saggezza, ecc.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 81

Page 82: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

(“il dovere per il dovere” kantiano). Un do-vere inteso come tensione costante61 versol’Ideale62. L’Ideale (Platonedocet) è quindi il punto diriferimento del doverenei limiti delle possibilitàindividuali63 e della na-tura umana64: se l’uomonasce ignorante e cercaattraverso il V.I.T.R.IO.L.di liberarsi dalle propriedebolezze e dalle miseriedel tempo, è all’Ideale,emblema di cristallina eincorruttibile purezza,che deve rivolgere il suosguardo, in quanto essorappresenta per l’eternità l’idea della per-fezione ovverossia della Totalità e dell’Ar-monia, l’esempio morale da perseguire, ilpunto di incontro con il disegno Divino.L’ideale esprime, in astratto, il riconosci-mento di un ente creatore denominatoGrande Architetto dell’Universo, nessun li-mite alla ricerca della Verità e la lotta con-

tro l’ignoranza in ogni sua forma; in con-creto, invece, si materializza nell’edifica-

zione del Tempio interioremediante la crescita del pro-prio spirito, il quale tende alperfezionamento attraversoesperienze catartiche di rifles-sione, di meditazione, di con-fronto e di approfondimentodei concetti etici e morali uni-versali (cioè noeticamenteorientati).

Sulla conoscenzaUn caro amico mi confi-

dava recentemente che a suaesperienza le creature percepi-

scono i fenomeni mediante un’attività conosci-tiva che dall’interno del corpo si trasferisceall’esterno. Si conosce ciò che si mostra o co-munque appare e se ne fa esperienza. Ogni co-noscenza umana ne modifica l’attivitàconoscitiva: è l’evoluzione. Queste parole sem-brano vibrare con le seguenti: tutte le cosesono piene di segni, ed è un uomo saggio65 chi

4/2012

hir

am

• 82 •

61 Interessante il nesso con lo stoicismo ateniese del 300 a.C. Gli stoici sostenevano le virtùdell’autocontrollo e del distacco dalle cose terrene, portate all’estremo nell’ideale dell’atarassia,come mezzi per raggiungere l’integrità morale e intellettuale. Nell’ideale stoico è il dominio sullepassioni o apatìa che permette allo spirito il raggiungimento della saggezza.62 Al dovere morale (di ispirazione kantiana) l’uomo si assoggetta quando segue questa ten-sione che lo porta oltre le inclinazioni della propria fisicità.63 Si pensi anche all’invincibile arciere Arjuna dell’epico Mahābhārata intento a compiere, inpace e in guerra, la sua parte, a svolgere unicamente il suo sacro dovere. Senza curarsi del destinodel mondo.64 Interessante il nesso con il Dharma vedico che designa i fattori costitutivi della realtà e(l’armonizzazione con) l’essenza ultima di essa, il corpo cosmico del Buddha (Dharmakaya).65 Il saggio sarà felice anche quando arrivano le sventure. Egli pensa: è necessario sopportarle e adat-tarvisi, perché questa è la vita, Plotino.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 82

Page 83: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

riesce ad imparare una cosa da un’altra di Plo-tino. Forse entrambi intendevano (anche)dire che le cose66 recano consé dei segni che vannoanche oltre la cosa in sé (ilcorpo) … E che il saggioconosce (dai segni, intesinell’accezione sia simbo-lica sia semiotica come“qualcosa che sta perqualcos’altro, a qualcunoin qualche modo”) l’im-portanza della relazionetra le cose, cioè che daisegni che lasciano le coseegli capisce le relazioni trale cose e l’importanza delle cose stesse.Dove certi segni sono comprensibili solo inuna realtà “non consensuale”, ovvero inuna realtà non condivisibile attraverso gliorgani di senso della quale tutti hannoesperienza (perchè razionalmente condivi-sibile).

Potremmo allora affermare che le varieforme (sempre parziali e in divenire) dellaconoscenza umana sono essenzialmente le-

gate al corpo (il portatore dei segni) e limi-tatamente alla mente (che abita il corpo

medesimo). Direi che la co-noscenza “è” (o appar-tiene a) il corpo, mentre ilsapere (conoscenza razio-nale) alla mente. Perché ilcorpo è ciò che ponel’uomo in contatto con ilmondo: l’uomo non “ha”un corpo, ma “è” un corpo.Seguendo questa conce-zione, corpo ed anima nonsono separati, ma pureammettendo che tale se-

parazione ci sia, il corpopuò fungere da veicolo per la crescita e perla grandezza dell’anima67. Magistralmenteaffermava lo scrittore inglese Oscar Wilde:

Chi scorge una differenza tra spirito e corponon possiede né l’uno né l’altro.

Dunque si potrebbe attingere alla “co-scienza” come a qualcosa di correlato con il“corpo” nel rapporto originario con il

4/2012

hir

am

• 83 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

66 Dal Sutra dell’“Ornamento del Fiore”: Per comprendere appieno tutti i Buddha del passato, pre-sente e futuro, si dovrebbe contemplare la natura della dimensione del Dharma: ogni cosa è solo una crea-zione della mente.67 Credo in questo contesto specifico che possa essere fuorviante o strumentale l’approccioplatonico (Fedro) secondo cui ciò che conta è l’anima, che è immortale; il corpo è la sua prigione,come una tomba (imprigionati in esso come ostriche nel proprio guscio). Piuttosto da considerare sa-rebbe quello (Menone) dell’apprendere come “un ricordare” (un affioramento alla coscienza deicontenuti dei recessi più segreti) e non come “conoscere ex novo”, dove la mente non è una tavo-letta di cera su cui cominciare a incidere, ma piuttosto un’incisione dalla quale togliere la polveredel tempo per poter leggere di nuovo. Come dire che la memoria è quella facoltà nella quale si tro-verebbe tutta la conoscenza dell’uomo ancor prima che l’individuo nasca.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 83

Page 84: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

mondo. Il corpo sarebbe così qualcosa dacui l’uomo non può assolutamente pre-scindere, che lo pone in con-tatto con il mondo esterno.L’uomo, attraverso i pori delcorpo, che nel terminegreco originario poroi vole-vano dire tanto “vie d’en-trata” quanto “vie d’uscita”,e dunque mediante i proprisensi, si pone in contattocon il mondo e si costituisceuna memoria68. Soltanto ilcorpo mette l’uomo in con-tatto con il mondo e per-tanto il corpo permetteall’uomo l’idea della fedeltàal mondo stesso: anche perquesto è importante “porsi”sempre con i piedi ben saldi per terra. Perdire che l’uomo deve restare non nel corpocome “macchina”, ma nel corpo come “vei-colo di conoscenza e di comunicazione”. Neconsegue che l’autentica conoscenza è unarelazione con la “natura” nella sua totalità,con il mondo, con l’universo stesso. Unaconoscenza, appunto, che è completa-mente diversa da quella intellettuale, perindenderci dalla ragione e dall’intuizione. È

la conoscenza che “arriva” intrinseca-mente dal corpo quale entità in “simbiosi

naturale” con il mondo che locirconda. E pertanto può es-sere “vissuta” (esperita) so-lamente, dentro e fuori dalV.I.T.R.IO.L., anche se nelV.I.T.R.IO.L. trova l’habitatideale.

Per potersi avvicinare atale conoscenza misterica, amio avviso di ordine supe-riore a quella mentale, è ne-cessario un approccio“tecnico”. Precisamente ci sideve porre nelle ideali con-dizioni per potersi ascoltareattraverso dei “veicoli natu-

rali” di transito della cono-scenza. Tali veicoli o canali si possonorecuperare seguendo “la via del bosco”69.La via del bosco è una via di destruttura-zione (liberazione), di amplificazione deifenomeni attenzionati e di conoscenzadella natura fondata sul senso dell’ascoltoil quale, per recuperarlo, è necessario pre-stare (ancora una volta) attenzione alcorpo: soprattutto al ritmo della respira-zione e al battito del cuore70. Ecco perché

4/2012

hir

am

• 84 •

68 Io credo in tre principi […] fondamento di quasi tutte le pratiche magiche: che i confini della nostramente fluttuano e che molte menti possono influire l’una sull’altra; che i confini delle nostre memorie sono allostesso modo fluttuanti e fanno parte di una sola grande memoria; che questa grande memoria e grande mentepossono essere evocate attraverso i simboli […], (Ideas of God and Evil, W.B. Yeats poeta irlandese).69 Termine mutuato da E. Jünger (Il trattato del ribelle).70 Concentrarsi sul respiro e sul battito aiuta ad isolare i pensieri della mente e a porre piùattenzione al corpo. Infatti concentrare l’attenzione su un punto implica il naturale isolamentodal resto.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 84

Page 85: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

si deve “praticare la via” in un ambienteavulso dai suoni della “modernità”, al finedi destrutturare la mente: lavia del bosco è quella viaove l’uomo può “ascoltarese stesso” e (re)integrarsicompletamente nella na-tura (nelle sue immagini enelle sue sonorità dimenti-cate). Certamente si trattadi un processo esotericolento, graduale, non sem-pre continuo e, in ultimaanalisi, incompleto. Manon si può fare diversa-mente.

La conoscenza prove-niente (ascoltata) dal corponon si esaurisce in quellasensoriale71 ed è probabilmente veicolata,stando ai neurofisiologi, dal sistema ner-voso, che è appunto distribuito in tutto ilcorpo. Il suo contenuto è latente: sono “ca-nali” che vengono “aperti” in determinatecircostanze, forse in concomitanza di certistimoli od effetti. Tale conoscenza verràpoi colta dalla mente (dalla coscienza),dove per mente si intende una “energiapsichica di carattere enigmatico” (Jung). Lamente è così il luogo di elaborazione cono-scitiva del corpo, oltre alla produzione deipensieri, delle intuizioni e delle fantasie.

Ma la conoscenza (nel senso ampio del

termine) si esaurisce nel mondo fisico?Non direi, se pensiamo al parere di Jung.

Per lo psicologo svizzero esiste-rebbe un fattore psichico cheè nel mondo (un luogo cele-ste detto “inconscio” di na-tura sconosciuta) dal quale siricavano le conoscenze. Dun-que la conoscenza non si con-suma in un fattoreesclusivamente “fisico”, nelcorpo. Sarà vero? Le mie po-chissime esperienze non con-sensuali, cioè non trasferibilicon la ordinaria (sensoriale)comunicazione umana, sonostate così strabilianti (ovvia-mente l’aggettivo è valido

solo a titolo personale) che nonsi possono trascurare, ragione per cui ar-rivo a pensare che la conoscenza non siatutta derivante dal mondo corporeo. Se èvero che non conosciamo le origini dellaconoscenza e pertanto possiamo attendercisia gli inganni del corpo sia quelli dellamente, potremmo altresì credere che non èla materia ad essere origine e fine di séstessa. Quindi la conoscenza in generalenon si restringe alle cose materiali ma valeanche per quelle sconosciute: non tutti i fe-nomeni si esauriscono nella corporeità, no-nostante la attraversino per mezzo delsistema nervoso in una “logica” fenome-

4/2012

hir

am

• 85 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

71 I sensi servono certamente per gestire “il sapere”, cioè le tecniche (la techne della Greciaclassica) fondamentali alla sopravvivenza psico-fisica dell’uomo. Quel sapere che i monaci del XIIsecolo chiosavano saggiamente nel detto “il sapere è sapere a memoria”. Ma portano alla cono-scenza intellettuale (al mentale) e, in ultima analisi, rischiano di generare sovrastrutture del pen-siero non utili allo sviluppo individuale.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 85

Page 86: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

nica che non è quella del principio di causaed effetto. Non sappiamo con certezza se sitratta di “illusioni” indottedal corpo oppure di effet-tive conoscenze causateda una materia che è“altra” e che noi non av-vertiamo.

Se la conoscenza dellamente è tipicamente con-sensuale (cioè condivisadalla specie umana) e sicompone di pensieri,astrazioni e intuizioni, quella del corpo simanifesta per “bagliori” improvvisi in mo-menti d’incanto (certamente di sospen-sione del pensiero). Si tratta di percezionicorporali perché è il corpo che le avverte,ma si tratta di conoscenze strutturalmentediverse dal pensiero: sono sia più rare siapiù forti, e Jung sosteneva che “costitui-scono un livello di evoluzione superiore”dell’uomo. È come se vi fossero (almeno)due realtà sovrapposte: una che l’uomo co-nosce (consensuale) attraverso i sensi el’elaborazione concettuale comunque in-tesa, e un’altra che l’uomo non conosce(non consensuale) perché non è in grado diconcepire in quanto esula dalla sua espe-rienza. Tale realtà non consensuale po-trebbe essere uno “stato esterno”

dell’uomo che “ogni tanto” viene a cono-scere, differentemente dalla realtà consen-

suale che invece l’uomoconosce “sempre” (e perquesto, forse, diciamoche gli appartiene anchese non la domina).

Mi corre l’obbligo difare una precisazioneconclusiva. Solo le espe-rienze non consensuali72

possono chetare l’arderedel Fuoco73 trasmutativo

(per tornare al linguaggio alchemico) dellaconoscenza, quel continuo porsi delle do-mande sul senso della nostra esistenza e sulposto che occupiamo nel mondo che, in ul-tima analisi, sfocia “spontaneamente” e“consapevolmente” in nuove domande:perché queste esperienze aiutano il corpo(fisico) a rigenerarsi, ad auto-trasformarsi.Proprio come una cura adatta per la malat-tia! Chi riuscirà in vita a raggiungere la finedel processo di trasmutazione risulterà piùdistaccato dalle cose e, in ultimo, da sestesso. Tutto ciò è un fatto, a mio avviso,puramente corporeo.

Sulla consapevolezzaLa consapevolezza è di fondamentale

importanza74. È il fatto della coscienza che

4/2012

hir

am

• 86 •

72 L’accettazione della presenza degli stati non consensuali fa perdere la supposta impor-tanza della vita che, forse, è poi solo un’idea che l’uomo si è fatta nella propria mente.73 Il fuoco costituiva l’anello di congiunzione tra ciò che gli Dèi facevano e ciò che l’uomo poteva fare(Il mulino di Amleto, G. de Santillana).74 Coscienza e conoscenza sono inseparabili: Ciò che uno conosce, di ciò egli è conscio, e quello dicui è conscio, ciò egli conosce, dicono i testi buddhisti.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 86

Page 87: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

“accerta” la “costruzione” in essa di conte-nuti in un dato istante, i quali possono es-sere sia “coscienti”, cioè fruttodell’intenzionalità, sia “in-consci”, cioè che non rag-giungono la consapevolezza.(Per cui si può dire che quelloche siamo è il risultato anchedi come opera la nostra co-scienza senza il nostro inter-vento intenzionale). Tuttaviala consapevolezza non dicenulla dei contenuti esistenti,se non che essi allertano lacoscienza verso se stessa epotenzialmente la indiriz-zano verso le essenze del mondo.

Il lavoro iniziatico consiste allora nonsolo nell’acquisire la consapevolezza deicontenuti in essere alla coscienza, maanche nel “costruire” i contenuti stessi75.Un’attività che deve essere svolta sotto ildominio della responsabilità, il valorefondativo dell’attenzione iniziatica perun’esistenza dedicata alla ricerca del sensodella vita e per raffinare se stessi. Sullaquestione dei contenuti, tutt’altro chescontata, non si può aggiungere nulla senon operare per produrli. Al riguardo è diinsegnamento il magistero di Sri Au-robindo:

Ci sono mille strade per avvicinare e realiz-zare il Divino e ciascuna ha le sue proprie espe-rienze che possiedono la loro propria verità e

poggiano in realtà su unabase, unica in essenza macomplessa negli aspetti,comune a tutte ma nonespressa da tutte allostesso modo. Serve benpoco discutere queste vari-azioni; la cosa importanteè seguire la propria stradabene e fino in fondo. […]ciascun sentiero ha il pro-prio scopo, la propria di-rezione e il propriometodo, e la verità di cias-

cuno non invalida la veritàdegli altri. Il Divino (o se volete, il Sé) ha moltiaspetti e può essere realizzato in molti modi; sof-fermarsi su queste differenze è quindi irrile-vante e inutile.

A questo punto è forse più chiara l’af-fermazione secondo la quale la Via (inizia-tica) della conoscenza è la Via delperfezionamento spirituale nell’area delmistero (sacro), cioè del significato “na-scosto” dell’uomo e dell’universo e delposto occupato dall’uomo in esso. Nono-stante il termine “sacro” sia sovente inter-pretato a livello mentale, ovvero sia untermine che corre spesso il rischio di essere

4/2012

hir

am

• 87 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

75 Ammoniva Dante (Paradiso, Canto X): Or ti riman, lettor, sovra’l tuo banco, dietro pensando aciò che si preliba, s’esser vuoi lieto assai pria che stanco. Messo t’ho innanzi: ormai per te ti ciba; che a sé torcetutta la mia cura quella materia ond’io son fatto scriba. “Ora, o lettore, resta pure seduto sul tuo banco,a meditare su quello di cui ti ho offerto soltanto un assaggio, se vuoi provare la gioia (del sapere)che non lascia avvertire la stanchezza. Ti ho messo in tavola il cibo; ormai puoi servirti da solo;perché l’argomento di cui ho cominciato a scrivere concentra su di sé tutta la mia attenzione”.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 87

Page 88: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

compreso a livello intellettuale (culturale,sociale, religioso, ecc.), è importante riba-dire che invece dovrebbe essere contestua-lizzato esclusivamente sul pianoesperienziale e relazio-nale: per “sacro” si do-vrebbe intendere unaesperienza “magica”nella quale all’uomo“capita”76 di incontrareil Divino. Per dire chel’uomo quasi casual-mente “cade” nell’espe-rienza del mistero; e ilmistero diviene presenteal centro della conoscenza che ne restapervasa: l’iniziato ne è “solamente” testi-mone.

Vi è quindi una stretta connessione tra“sacro” e “conoscenza”, tra “stupore” e“consapevolezza”; anzi, il vertice della co-noscenza è proprio il sacro che si presentafornendo una certezza: la certezza che lecose del mondo “sono proprio così”, unacertezza (ovviamente consapevole) chepuò solamente essere risvegliata o provo-cata, mai insegnata o trasmessa. In questosenso è forse più evidente comprenderecome la conoscenza proietti l’uomo oltrel’idea della vita e della morte.

La domanda di sensoLa via del V.I.T.R.I.O.L è una via miste-

rica di “forza attiva”, una via di “perseve-ranza” e “coraggio” per

quegli uomini audaci cheosano affrontare l’oscuritàdell’anima. La via delV.I.T.R.I.O.L è una via dipura forza che si sviluppaalla stregua di una vera epropria “terapia” sul pianopsicologico (nel senso dicura delle negatività) e sul

piano esistenziale (nel sensostrutturale o formativo della coscienza77).Consiste in una pratica costante e discipli-nata di esperienze che ne affinano la cono-scenza e ne indirizzano responsabilmenteil discernimento, avente lo scopo di confe-rire un autentico senso alla vita dell’ini-ziato; un senso trascendente (ma non pertutti) fortemente innervato nella ricerca78

delle proprie radici, come ricordava l’ora-colo di Delfi:

Ti avverto, chiunque tu sia. Oh tu chedesideri sondare gli Arcani della Natura, se nonriuscirai a trovare dentro te stesso ciò che cer-chi, non potrai trovarlo nemmeno fuori. Se ig-

4/2012

hir

am

• 88 •

76 Il sacro è quel tremendum che noi esseri umani attribuiamo, in modo individuale o collet-tivo, alle fenomenologie (non consensuali) del soprannaturale e/o del divino e solo a quelle in cuici capita di imbatterci. Perché siamo noi gli “osservatori”, il “soggetto percipiente”, siamo noi checon la nostra capacità di osservazione ed elaborazione dei dati diamo i nomi alle cose, alle azionie agli stessi nostri concetti.77 Sotto i vari aspetti etico, sociale, spirituale, ecc.78 È la ricerca di quella pietra nascosta che è il nostro Sale o piombo sulfureo.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 88

Page 89: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

nori le meraviglie della tua casa, come pretendidi trovare altre meraviglie? In te si trova occultoil Tesoro degli Dei. Oh! Uomo conosci te stesso econoscerai l’Universo e gli Dei79.

Si tratta di un mo-nito alla coscienza chepuò essere portatoavanti solo con il do-vuto ardimento80, solose non ci si sbigottiscedi fronte ai pericoli.Colui al quale nella vitamanca il coraggio di es-sere il martello, finirà ine-vitabilmente per assumere il ruolo dell’incudine,così tuonava il filosofo O. Spengler per ri-cordare che nella vita, se non si vuole ca-dere schiavi del “qui ed ora”, bisognaprendere senza esitazioni il coraggio aquattro mani e scegliere una via “forte”,una via di liberazione interiore (i cui bene-fici si proiettano anche all’esterno) nellaquale si possa (ri)trovare un autenticosenso alla propria vita.

Il senso della vità è racchiuso nella ri-cerca delle nostre radici. Scriveva P. Coelhone L’Alchimista:

Il ragazzo cominciò a capire che i presenti-menti erano come delle rapide immersioni del-l’anima in questa corrente universale della vita,dove le storie di tutti gli uomini sono legate in-

timamente fra di loro, e dove possiamo cono-scere tutto, perchè tutto è scritto.

Ma qualcosa dentro di noi agisce comeun pesante fardello checi impedisce di cammi-nare e di proseguire làdove vorremmo arri-vare. Qualcosa che of-fusca la vista e ci famuovere spesso comemai avremmo volutomuovere. Qualcosa checi dice di fare ciò che

non avremmo mai vo-luto fare. Qualcosa che accade continua-mente, che non sappiamo perché accada,ma accade e si ripete anche a nostra insa-puta. Qualcosa che amiamo ci sia e che alcontempo vorremmo che spesso non cifosse. Probabilmente si tratta di una partedi noi stessi alla quale siamo affezionati eche non possiamo negare, una parte dellanostra finitezza umana in conflitto pe-renne con ciò che siamo. Una parte di noiche ci trascina in basso e ci allontana dalfaticoso cammino. Che fare allora se sivuole proseguire oltre quei moti dell’animoche spesso rendono oscure le nostreazioni? Che fare allora per potersi adden-trare lungo la via della conoscenza senzapatire il peso del fardello e contribuire alla

4/2012

hir

am

• 89 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

79 Motto che può ben riassumere l’insegnamento di Socrate a trovare la “verità” dentro noistessi anziché nel provvisorio mondo delle apparenze.80 Virtù appartenente a chi con serenità contrasta i rischi, non si abbatte per i dolori fisicio morali e, più in generale, affronta a viso aperto la sofferenza, il pericolo, l’incertezza e l’intimi-dazione.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:14 Pagina 89

Page 90: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

costruzione del Tempio interiore ed ancorpiù per quello alla gloria del Grande Archi-tetto dell’Universo? Ogni iniziato per po-tersi addentrare lungo la via dellaconoscenza deve salirepiù in alto di ogni al-tezza e scendere più inbasso di ogni profon-dità, poiché questa co-noscenza si trova sia nelbasso che nell’alto, ed èconiugando l’uno conl’altro che si può riu-scire ad intravederequalche cosa delmondo, dell’oltre e del-l’invisibile, comunquequest’ultimo venga in-teso. Con altre parole potremmo dire cheogni iniziato deve risalire la corrente delfiume del mondo per risalire alla fonte diogni cosa, ove ogni componente richiamala Totalità e ogni atto si riferisce all’ordineuniversale; nuotando contro corrente edaffrontando l’inevitabile scontro interiorecon l’impeto che pone un freno ed ostacolala via, per trovare le radici e soffermarsi abere l’acqua che permette di poter prose-guire il cammino con se stessi e nel mondo,sempre rivolgendosi verso ciò che non è fa-cile raggiungere.

Che fare se allora si vuole proseguire, sesi intende passare verso l’oltre? Se è veroche in ognuno di noi è stata posta all’ori-gine dei tempi la scintilla divina, non ci

resta che attraversarela corrente di se stessie nuotare verso l’altrasponda, imparare adascoltare le inquietu-dini che affollano la no-stra mente, dominarele passioni e sollevarsidal loro inevitabile sfa-celo, accettare senzasubire quel lato oscuroche solo a fatica ci per-mette di attraversare inostri limiti. Ciò signi-

fica che è necessario sempre superare sestessi e protendere continuamente versouna condizione nella quale sarà dominanteil giudizio morale sulle proprie azioni e suipropri pensieri. Ecco perché facciamo ap-pello alle voci della coscienza, che nient’al-tro sono se non la “diritta via” che liberal’uomo dalla schiavitù del suo lato oscuro81.L’essenza del percorso iniziatico sta pro-prio qui: nel movimento, nella trasforma-zione, nel senso che non ci si può adagiaresu ciò che si è raggiunto ma ci si deve sem-pre porre nuove mète da raggiungere,

4/2012

hir

am

• 90 •

81 Bisogna che ciascuno sia lui stesso, che le nostre azioni e i nostri pensieri siano nostri, che le nostreazioni, buone o cattive, vengano da noi, né bisogna attribuire all’universo la produzione del male. Il male ap-pare solo nell’assenza del bene. Sono la stessa cosa il buono e il bello, oppure il bene e la bellezza. Bisogna dun-que ricercare, con lo stesso metodo, il bello e il bene, il brutto e il male. Ma che resta di noi? Rimane ciò che noisiamo veramente […], asseriva Plotino.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 90

Page 91: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

nuovi perfezionamenti e nuove conoscenzeda conseguire attraverso un forte impera-tivo interiore, seguendo ed inseguendo as-siduamente quelle vocicome fonte di ispira-zione e regola del pro-prio comportamentononché del propriomodo di pensare. Non sipuò mai restare su unasponda del fiume dellaconoscenza, ma bisognasempre rivolgersi versol’altra sponda, non sipuò permanere nellacondizione in cui siamoo in cui pensiamo di essere: esiste sempreun oltre al quale anelare, un oltre che agi-sce come un imperativo morale e ci per-mette di andare avanti, di guardare al di làdi ciò che appare sebbene con fatica.

La ricerca delle radici può svolgersi conl’acquisizione di conoscenze, di valori, diprospettive che permettono di trovare l’ar-chè in ogni dove e in ogni alcunchè82 che locirconda; essa è riferita alla ricerca delle es-senze delle cose, a ciò che possiamo vedere

oltre ad esse e a ciò che possiamo intuire aldi là di esse. Ma ciò non è possibile se lapolvere ci ha sommersi e se siamo troppo

pieni di mondanità perpoter ascoltare lavoce e le parole che ciprovengono da vicinoe da lontano. Non sipuò allora che esserepieni e vuoti allostesso tempo: pieni diciò che abbiamo rag-giunto e vuoti difronte a ciò che pos-siamo raggiungere.Solo così ci presen-

tiamo a noi stessi e al mondo, nudi e tra-sparenti, e ci possiamo aprire alla ricercadelle radici che possiamo trovare a fiancoe lontano e non solo in ciò che riteniamoce le possa palesare, bensì anche in quelloche ci può apparire distante e incapace difornirci qualche spunto per proseguire ilnostro cammino: le archai che ci attendononon si cercano solo dove si pensa di poterletrovare, ma soprattutto là, nell’ignoto dovesi pensa di non trovarle.

4/2012

hir

am

• 91 •

Riflessioni operative sul V.I.T.R.I.O.L., L. Gajà

82 Il poeta T.S. Eliot scrisse: Cammina tante strade, ritorna alla tua casa, e vedi ogni cosa come sefosse la prima volta. Vale a dire che ogni cosa intorno a noi è in continuo cambiamento; ogni giornoil sole splende su un nuovo mondo. Ciò che percepiamo come quotidianità è pieno di opportunità.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 91

Page 92: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Nicola Guerrazzi laico e massone*

di Massimo Corti(Università per stranieri di Siena)

This article contains a special talk delivered in occasion of a public Meeting held inFollonica in presence of the Grand Master of the Grande Oriente d’Italia, and concernsthe Masonic and political activity of Nicola Guerrazzi, a protagonist of Tuscan and Ita-lian cultural life between the second half of the 19th century and the first ten yearsof the following century. This work is dedicated to the memory of the late Bro. ErosRossi, most worshipful Master of the Lodge “Guerrazzi” at the Orient of Follonica, re-cently passed away.

EEtruria Nuova, Settimanale Repub-blicano della Federazione Provin-ciale di Grosseto così pubblicava la

notizia della morte del follonichese NiccolaGuerrazzi:

Grosseto,14 luglio 1912

Alle 7.48 di Mercoledì 10 luglio, nellasua casa ospitale di Follonica, che EttoreSocci aveva chiamato il Convento, si spe-gneva placidamente l’anima fiera e gene-

rosa di Niccola Guerrazzi, circondato dagliamici del Circolo di Calamartina e fra lecure dei dott.ri Turillazzi e Torsellini edella governante Delfina Garavaglia che da16 anni lo assisteva premurosamente.

L’on. Zavattari, giunto appena da Mi-lano fu in tempo a raccogliere l’ultimo re-spiro ...

La Maremma perde con lui una dellepiù belle figure che per fede, per carattere,per patriottismo, per austerità di costumi egentilezza di sentimenti costituivanoesempio e ragione delle nobili tradizioni di

4/2012

hir

am

* Intervento presentato in occasione del convegno su Niccola Guerrazzi, Follonica, 23 giu-gno 2012. Alla memoria di Eros Rossi.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 92

Page 93: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

fierezza e di bontà onde va altera …Saldo nella fede repubblicana per essa

operò, in quella visse e morì …Era un uomo sem-

plice, buono, modesto,alieno da quanto po-tesse, anche lontana-mente, sembrare posa.Garibaldi, il Dolfi, ilBertani, il Cavallotti, ilSocci, il Castellazzo, loebbero carissimo, Giu-seppe Mazzini loonorò della sua fidu-cia. Tempre d’eroibuoni e modesti chescompaiono fra il cor-doglio dei non imme-mori, e par che conessi scompaia un’etàepica che ai posteri parrà leggendaria.

La notizia telegrafata dagli amici ai piùintimi si propagò rapidamente e produsseovunque la più dolorosa impressione.

Da Grosseto, da Massa, e dagli altripaesi fu un accorrere di amici e di compa-gni di fede a rendere tributo di omaggioalla salma del venerato e venerando citta-dino, intanto che ovunque si issavano lebandiere a lutto e si pubblicavano manife-sti esprimenti il cordoglio pubblico.

Così la notizia della morte e l’elogio fu-nebre di Niccola Guerrazzi da parte di ungiornale di partito, del suo giornale di par-tito che appunto rimarcava il suo esserestato uomo semplice, buono, modesto.

E sicuramente personaggio minore, maanche uomo sempre presente agli appun-tamenti che contavano, attivo, concreto,esempio mirabile del “pensiero” mazzi-niano mai scisso dall’“azione”. E la sua vita

fu un susseguirsi di azioni coerenti, guidatada quei valori alti in cui credeva e per iquali mille volte aveva rischiato di essere

ucciso.Anche la Massone-

ria grossetana così ri-portava la notizia dellasua morte con un co-municato congiuntodella R.L. “Ombrone” diGrosseto e la R.L. “Ve-tulonia” di Massa Ma-rittima:

La bella costellazionedegli Uomini che unironole sparse membra della

patria nostra scompare,ma la Massoneria raccoglie dal loro alito legloriose tradizioni, e nel nome di questiGrandi che le appartennero, mantiene ac-cesa la face delle rivendicazioni umanita-rie di cui essi furono i più valorosi apostolie soldati.

Negli eroici ardimenti per cui l’Italia ri-sorse alla grandezza che la storia di Romadettava, nelle congiure che prepararono labreccia di Porta Pia

NICCOLA GUERRAZZIOgnora rivendicò alla Civiltà e al Pro-

gresso i diritti della Città Eterna contro ilpotere della menzogna e della viltà: in ognimomento della sua vita la fede più pura edil pensiero più immacolato volse agli idealidi verità e di giustizia cui s’ispira la Uni-versale Massoneria, ed in cospetto dellamorte quelli volle riaffermati, luminosoesempio per i Fratelli, per gli uomini tutti.

Ora che irreparabile legge di natura lotoglie alla nostra Famiglia, Egli lascia a noidelle generazioni nuove un eterno monito.

4/2012

hir

am

• 93 •

Nicola Guerrazzi laico e massone, M. Corti

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 93

Page 94: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

TENETE FERMO! Ci sussurrò l’altrogiorno salutandoci per l’ultima volta.

E noi terremo fermo, o Fratelli.Sulla salma lacrimata

diamo il tributo digiuramento solennecontro i nemici eternidella Verità e dellaScienza, contro i falsiliberali prostituenti lapatria al clericalismo,contro gli sfruttatoridelle ineguaglianzesociali, contro gli op-pressori della libertàpolitica, contro gli in-sidiatori della since-rità della vita nazionale, contro ifalsificatori della volontà popolare, guerra,guerra continua, inesorabile nel nome Suo,nel nome dei valorosi che come Lui com-batterono per l’Italia, come Lui nulla lechiesero!

Anche la Massoneria nel ricordare Nic-cola Guerrazzi ama quindi definirlo “apo-stolo e soldato di rivendicazioniumanitarie” riconoscendo in lui un faro edun esempio da seguire nella vita privata enella vita pubblica, intesa come impegnocivile e politico.

A me in questo Convegno è stato asse-gnato il compito di mettere in risaltol’aspetto laico e massonico del nostroeroico concittadino.

Va detto subito che se è vero che ancoravi sono molte ricerche e molti studi da faresui documenti che riguardano NiccolaGuerrazzi, sia a Massa Marittima, che aGrosseto e a Roma, occorre riconoscereanche che al momento tali documenti sono

veramente scarsi. E forse c’è anche il per-ché di questa carenza. Egli era e si sentivaun uomo d’azione e il suo essere massone e

il suo fare Massoneriaera perfettamentecoincidente con la suapresenza continua atutte le fasi salientiche portarono al-l’Unità d’Italia prima ealla presa di Roma ealla costruzione delloStato Italiano succes-sivamente.

Essere massone perNiccola Guerrazzi, così

come per i suoi amici Socci, Bertani, ecc.equivaleva ad una partecipazione attiva alRisorgimento. Il Risorgimento era il natu-rale sviluppo del loro attivismo che fino al1882 era anche privo di voce in Parlamento,in mano ai moderati, alla sinistra moderatae monarchica. Diciamo anche che con leloro azioni volevano contribuire diretta-mente alla storia del loro tempo. Storia dipartecipazione a scontri bellici contro gliaustriaci, contro gli odiati papalini, storia,dopo la presa di Roma, di costruzione laicae democratica dello stato unitario, storia dipartecipazione alle competizioni elettoralipolitiche con l’appoggio politico e non solodi Mazzini e dello stesso Garibaldi. Il suc-cesso elettorale di Ettore Socci nascevaproprio da qui, anche in disaccordo e incontrasto ad esempio con l’astensionismominoritario di altri repubblicani qualiquelli del gruppo di Massa Marittima, tracui Domenico Pallini, che in modo intran-sigente rifiutava ogni contatto e compro-

4/2012

hir

am

• 94 •

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 94

Page 95: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

messo politico con il potere monarchico esabaudo.

Ma cosa era successo nell’Ottocentonella Massoneria Italiana rispetto al secoloprecedente in cui adesempio con laChiesa i rapporti, sepur tesi, rimanevanosempre nel quadrodiciamo ideologico efilosofico?

Con lo storico M.Volpe si ha ragione diritenere che “carat-tere predominantedella Massoneria ot-tocentesca italiana è l’identificazione conla causa risorgimentale: da qui la sua “po-liticizzazione”, intesa come volontà di tra-sferire in concreto i principi massonicinella costituzione di una società libera,laica, progressista. L’opposizione del Pa-pato al compimento dell’unità nazionalecon Roma capitale, ebbe come inevitabileconseguenza l’acuirsi di uno spiccato anti-clericalismo della Massoneria italiana: ilsogno di Roma capitale divenne il leitmotiv.L’aspirazione suprema dei Massoni italiani(“O Roma o morte”) era il motto che echeg-giava nelle Logge della Penisola … L’anti-clericalismo, anche come termine d’uso nellinguaggio comune, nasce dunque nell’Ot-tocento, quando, trasferendosi il discorsodal campo ideologico e filosofico a quellopolitico, la rottura diventa insanabile”.

Nell’Ottocento vi è quindi una perfettaassonanza fra Massoneria ed impegno ci-vile, patriottico e risorgimentale con unnaturale sviluppo e simbiosi dell’uno con el’altro campo.

E non c’è quindi da meravigliarsi seuomini come Niccola Guerrazzi intende-vano in modo predominante il loro essereMassoni con una partecipazione attiva e

costante all’impegnopatriottico, civile e po-litico.

Questa comunquel’esperienza massonicadel Guerrazzi, ripresadalla pubblicazione delventicinquennale dellanostra R.L. “NiccolaGuerrazzi” all’Or. di Fol-lonica.

Niccola Guerrazzi fu iniziato a Roma,nella R.L. “Propaganda Massonica”, il 10 di-cembre 1885 e iscritto nel registro delGrande Oriente d’Italia con il numero dimatricola 7095; divenne ben presto unpunto di riferimento importante per l’Isti-tuzione, in terra di Maremma, agendo sem-pre con la massima riservatezza e senzaalcuna ostentazione. Quando alla fine del-l’Ottocento la R.L. “Ombrone”, all’Orientedi Grosseto attraversò un momento di dif-ficoltà nel proseguire i propri Lavori, ilGrande Oriente incaricò proprio il Guer-razzi di adoprarsi per aiutare e sostenere ifratelli di Grosseto affinché la loro Loggiariprendesse “Forza e Vigore”.

E poi ancora:

Nel 1907 fu attivato a Follonica unTriangolo all’obbedienza della R.L. “Om-brone” di Grosseto, in quanto in tale pe-riodo la R.L. “Vetulonia” di MassaMarittima aveva sospeso o comunque no-tevolmente rallentata la propria attività. Di

4/2012

hir

am

• 95 •

Nicola Guerrazzi laico e massone, M. Corti

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 95

Page 96: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

tale Triangolo facevano parte Massoni diScarlino e di Follonica il cui obiettivo eraquello di costituire, con il sostegno e l’ap-poggio di Niccola Guerrazzi, una Loggia al-l’Or. di Follonica. Avvenimenti gravi comela prima guerra mondiale, il ventennio fa-scista e la secondaguerra mondialeimpedirono que-sto progetto, chepoi si sarebbe av-verato solo nel1967.

Come sappiamodalla storia di queglianni, risorgimentalie post unitari, i rap-porti fra Stato eChiesa erano pessimie gli scambi reciproci di invettive eranogiornalieri.

Pio IX definiva la Massoneria la “Sina-goga di Satana”, Civiltà Cattolica apostrofavala Massoneria come “l’ultimo frutto del-l’antico serpente, di Lucifero, attraverso lalegittima discendenza da Caino a GiudaIscariota”.

E la Massoneria non stava a guardare.Carducci nel suo Inno a Satana definisce PioIX, che aveva fatto esemplarmente ghi-gliottinare Monti e Tognetti in Piazza delPopolo, “chierico sanguinante e imbellere”. Lo stesso Garibaldi propugnava obiet-tivi da raggiungere come “rovesciare il mo-stro papale, edificare sulle sue rovine laragione ed il vero”.

In concomitanza con il Concilio Vati-cano I che aveva all’ordine del giorno deilavori niente meno che il problema sulla

Infallibilità del Papa, alcune Logge, a dire ilvero senza l’intervento ufficiale del GOI, or-ganizzarono un Anticoncilio a Napoli a cuiaderirono tra gli altri gente come Bertani,V. Hugo, Michelet, con un ordine del giornodi tutto rispetto anche per i nostri tempi:

Punto 1: Libertàreligiosa;

Punto 2: Separa-zione compiuta fraStato e Chiesa;

Punto 3: Necessitàdi una morale indi-pendente dalle cre-denze religiose;

Punto 4: Ordina-mento di un’associa-zione internazionale

intesa a promuovere il generale benesseresia economico che morale.

Anche successivamente nel 1877 con lalegge del massone Coppino, iniziato nel1860 alla loggia “Ausonia” di Torino, infatto di laicità dello Stato viene fissata unapietra miliare. Con l’obbligo dell’istruzioneprimaria, gratuita e affidata allo Stato, ilmassone Giovanni Bovio ebbe a dire “[…] lascuola sia scuola. Qui si costruisce l’uomo,non il maomettano, il cattolico o il prote-stante. La religione non si insegna perché èfede. Dove le religioni cominciano ad inse-gnarsi nascono le teologie […]”.

Durante il pontificato di Leone XIIIanche l’inaugurazione del monumento aGiordano Bruno a Campo dei Fiori, operadel massone Ferrari, futuro Gran Maestrodel GOI, fu motivo di aspra polemica fra ledue sponde del Tevere. Il monumento

4/2012

hir

am

• 96 •

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 96

Page 97: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

avrebbe dovuto essere “[…] la tomba delpotere temporale e del dogma, la culla dellanuova era di libertà edi pace”.

L’8 dicembre del1892 il Papa conl’enciclica Inimicavis, rivolgendosi aiVescovi e al clerod’Italia afferma: “la-sciate che, rivol-gendo a voi la Nostraparola, vi additiamola Massoneria comenemica ad un tempo diDio, della Chiesa e della nostra patria”.Forse una naturale risposta a quello che nelgiugno di quell’anno aveva detto il GranMaestro Adriano Lemmi: “[…] Nessuna re-ligione deve insegnarsi alla scuola; cia-scuno si faccia il culto a suo modo; lo Statoforma il cittadino, non il devoto: Niunabase sacramentale alla famiglia; unico sa-cramento l’amore: ammesso il matrimoniocivile, dobbiamo averne la conseguenza ne-cessaria: il divorzio”. Ripeto, siamo nel1892.

Dopo Leone XIII, Pio X. I toni si smorza-rono, ma il contrasto permase. Infatti con ilpatto Gentiloni del 1913 si comincia a ve-dere la partecipazione attiva dei cattolicinelle competizioni elettorali in opposi-zione a quei candidati che si opponevanoalla Chiesa. Da lì in poi sarà tutto un cre-scendo fino al 1929, l’anno dei Patti Latera-nensi fra Mussolini e Pio XI che suggellòfinalmente il pieno accordo fra lo Stato fa-scista del Duce e la Chiesa, contro l’avver-sario comune: la Massoneria.

E il progetto mussoliniano della fasci-stizzazione dell’Italia era ormai cosa fatta.

Ci siamo peròinoltrati un po’troppo in avanti ri-spetto alle parentesibiografiche di Nic-cola Guerrazzi, chenel 1929 è già 17anni che è morto. Anoi oggi serve soloribadire che nell’Ot-tocento l’impegno

politico e l’istituzionemassonica marciano in parallelo e il temadella laicità dello Stato, grazie anche al-l’opera dei vari Niccola Guerrazzi nellezone periferiche come la Maremma, di-viene via via una delle linee portanti dellanuova società sorta con lo Stato unitario.Niccola Guerrazzi anzi fu attore protago-nista di questo scontro in atto fra Stato eChiesa e non occorre quindi meravigliarsise tali rapporti saranno in continua e cre-scente fibrillazione anche in occasioni im-portanti della vita dell’eroe follonichese.Come ad esempio nella stesura del suo te-stamento, pervaso da toni aspri e decisi,figli di quel momento storico e di quellacultura politica.

E questa che segue è la trascrizionedelle ultime volontà di un uomo che 12anni prima della morte in un documentovuole dare continuità ad una vita intera ein modo coerente, in nome di quegli idealicon cui è vissuto, detta comportamenti edazioni che i suoi amici dovranno compieredopo la sua morte.

4/2012

hir

am

• 97 •

Nicola Guerrazzi laico e massone, M. Corti

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 97

Page 98: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Alla Pretura di Massa Marittima venneaperto il testamento di cuiera tenutario l’amicodottor Torsinelli.

È, nella sua formasemplice e rude, un do-cumento di fede e di fie-rezza.

Questo il testo inte-grale.

Ultime volontà daosservare durante imomenti che nonpotrò più parlare edopo la mia morte.

Voglio, da coloroche mi assisteranno omi troveranno, amicio nemici o conoscenti,che il prete o figura di questi non si avvi-cini al mio corpo, né durante gli ultimi mo-menti, né dopo esalato l’ultimo respiro.Che nessuno gli permetta cospargere il miocorpo con acqua lustrale, non avendo maicreduto a simili imposture.

Desidero che il mio corpo sia bruciato,gettando poi le ceneri al vento; qualoraperò il dispotismo degli uomini vietasseciò, allora, la mia governante Delfina Gara-vaglia, che lascio mia erede di tutto quantoè nella casa di Follonica, escluso le colle-zioni ed i ricordi patriottici che consegneràal Museo di Grosseto, per mio ricordo, aquei cittadini che mi vollero sempre bene,mi farà mettere accanto al mio carissimoamico Florio Mazzoni, nel crematorio diPisa, con la seguente iscrizione:

Qui sono gli avanzidi Niccola Guerrazzi

Repubblicano e LavoratoreColoro che trovando questo foglio non

adempiranno a queste ultime mie volontàsaranno ritenute le più canaglie delmondo.

Auguro ai superstiti una Patriameno schiava di quello che è at-tualmente.

Viva le Repubblica Universale.

Niccola GuerrazziFollonica, 7 maggio 1900

Parole decise e dure quelledel testamento del Guerrazzi,ma chiare nelle indicazioni dadare e coerenti con le idee incui aveva creduto per tutta unavita. Se si eccettua il riferi-mento al prete da tenere co-munque lontano dal suo corpo

senza vita, nel testamento si notaanche una certa cura partecipata nel desti-nare ricordi e collezioni ai cittadini, almuseo, alla cara governante. Anche l’indi-cazione e richiesta di essere messo nel ci-mitero di Pisa accanto al caro amico Floriolascia trasparire un ricercato e tenero desi-derio da soddisfare.

Ben altra aria assai più pesante si re-spira invece nei testamenti degli intransi-genti massoni massetani Achille Orlandi eApollonio Apolloni. Con essi per i senti-menti non c’è scampo né speranza alcuna.Con essi si tocca con mano l’importanzadella materia che è la sola che esiste, l’im-possibilità dell’esistenza di una vita ultra-terrena, preti e uomini di chiesa che basanola loro esistenza sull’ignoranza delle massee sulle loro predicate paure.

4/2012

hir

am

• 98 •

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 98

Page 99: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Dice l’Orlandi nella stesura della primaredazione del suo testamento datato1.3.1878:

Più che sentoavvicinarmi a resti-tuire alla granmassa comune lanatura di cui si com-pone il mio corpo, esempre più mi con-vinco che la Materia(scritta con la Mmaiuscola) è la solache esista, che agi-sca, che si trasformi.Io non ho nessundubbio, non muojopunto imbarazzato;gli spiriti ignudi, lasperanza di rive-dersi di là sono nellamente di chi non haancora saputo spogliarsi di tutta la super-stizione; di quei cotali ci è sempre la cre-denza in una divinità […]

I preti hanno interesse di fare che altricredino nelle loro predicate paure. Dal-l’ignoranza delle masse essi traggono diche vivere e menare una vita vagabonda,senza produzione, senza pensieri di sorta,e tutto ciò alla barba dei fessi, e di quelledonne che fatte pentite da un passato daS.e Margherite si danno anima e corpo allachiesa, dove trovano nelle braccia del Le-vita conforto e Speranza. Ma, a chi giudicaun poco col capo, e non con le piante deipiedi, chi cerca escogitare le ragioni delcome venimmo, e del come partiremo, lacosa si presenta al parer mio tanto chiara,che l’uomo è costretto esclamare: “mate-ria, materia e sempre materia”.

Se negli scritti miei qualche volta ho

nominato iddio (scritto con la i minuscola),ed anco ho inneggiato alla speranza di ri-vedersi di là, ciò lo si attribuisca alla poesia

dell’amore, al gusto del belloe del buono, col quale pre-sentiamo Iddio come ilgenio del bene, e la speranzadi rivedersi in un modo mi-gliore come un conforto allesventure nostre.

Avrei tante altre cose daesporre per mostrare che lamateria è la sola che agiscenella trasformazione ditutte le cose. Se il tempo e lavoglia di scrivere me ne des-sero tempo. Ognuno credecome meglio vuole, solo midispiace quando l’uomo,materia pensante e ragione-vole, pensa e ragiona da ma-teria incretinita […]

Con il testamento infine del massonemassetano Apollonio Apolloni (siamo neiprimi anni del ‘900) si denota forse il lentoaffermarsi anche in Maremma del movi-mento socialista, vi troveremo in esso il va-lore del lavoro, della solidarietà sociale,dell’impegno per il progresso e l’ugua-glianza. Ovviamente rimane però semprevivo ed efficace lo spirito polemico con leistituzioni e le figure ecclesiastiche.

Questa l’epigrafe che si può leggere nelcimitero di Massa Marittima:

Nel fisiologico funzionamento dellemie facoltà intellettuali, libero da vincolidi dogmi e di leggi sociali, dichiaro: buoneo tristi vengano giudicate le mie azioni,non furono motivate da speranza di premio timore di pene in una immaginaria vita

4/2012

hir

am

• 99 •

Nicola Guerrazzi laico e massone, M. Corti

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 99

Page 100: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

futura. Furono compiute con animo di nonmancare ai doveri liberali impostimi sulconsorzio sociale pure obbedendo alleleggi di natura.

Sono ateo, moriròmilitante dell’uma-nità, combatterò peressa fino al giornoestremo, ma con-vinto che si accede aldi lei tempio mo-vendo dal tempiodella fatica. Sono re-pubblicano, per unarepubblica democra-tica di virtù cittadinaè forma di governoche lascia adito allepiù semplici leggi […] io dovrò cambiareforma, datemi al rogo. Voglio che accada lacremazione del mio cadavere per non es-sere nocivo con la mia putredine, e, perpercuotere in faccia anche dopo morto, lachiesa romana, accenditrice di fiamma as-sassina, proibitrice dell’igiene. Voglio nellamia tomba l’anatema della nemica d’Italia.Mi si trasporti al cimitero colla divisa gari-baldina.

Come si vede in questo ultimo testa-mento dell’Apolloni si denotano parteci-pate premure verso la patria, verso lafilantropia e un forte senso del dovereverso il lavoro e la famiglia. Siamo di frontead un impegno politico nuovo, quello dellemasse lavoratrici agli albori del Ventesimosecolo.

Anche qui comunque si fa riferimentoall’inesistenza di una vita futura dopo lamorte, ci si dichiara addirittura atei, mili-tanti dell’umanità partendo dal tempio

della fatica e quindi del lavoro, desiderioinnato di combattere la chiesa romana inquanto accenditrice di fiamma assassina e

così via.

Nell’avviarmi alleconclusioni vorrei farealcune considerazionisia sul Guerrazzi di cuifesteggiamo l’anniver-sario della morte e siasui rapporti fra Masso-neria e Chiesa, oggitanto diversi rispetto aquelli infuocati dell’Ot-tocento e quindi su

cosa vuol dire essere laici oggi.Guerrazzi, uomo d’azione e avverso alle

pure enunciazioni, mi piace identificarlocome uomo assai moderno ed attuale. Sem-pre presente con gli appuntamenti checontano nella storia di quei tempi dà esem-pio di vera partecipazione. Amante dellasua Follonica non ci lascia solo lettere e do-cumenti, ma anche cimeli, spade e pistoleusate personalmente per liberare ed unireil suo paese, per “renderlo meno schiavo”,per dirla con le espressioni colorite del-l’epoca.

Non erano quelli momenti adatti per leparole, occorrevano fatti, fatti concreti,azioni di guerra. E lui, uomo dal carattereforte, non era uomo che si poteva tirare in-dietro.

Ma cosa convinceva i giovani volontarimaremmani ad abbandonare casa, fami-glia, affetti ed andare sui campi di battaglia,anche lontani, in aiuto di popoli anche sco-nosciuti? Sicuramente avevano motiva-

4/2012

hir

am

• 100 •

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 100

Page 101: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

zioni forti quali la difesa di quei principi dilibertà e democrazia, che sapevano in quelmomento di altri, domani forse di lorostessi.

Ci piace pen-sare che il mo-tivo più forte cheli guidava era ap-punto il senso disolidarietà inter-nazionale e unavoglia innata diribellarsi ai re-gimi reazionari.È per questi mo-tivi forti che qualche centinaio di marem-mani era presente sia a Curtatone e aMontanara nel 1849, al Volturno nel 1860,Sarnico nel 1862, sia a Condino nel 1866 eFarnese nel 1867. Erano presenti in Francianel 1871 con Garibaldi in aiuto della Re-pubblica Francese, saranno a Creta nel 1897agli ordini di Ricciotti Garibaldi, nel 1912 inMacedonia sempre con Ricciotti Garibaldi,di nuovo in Francia nelle Argonne nel 1914-1915 contro l’Impero centrale di Germaniae agli ordini del figlio di Ricciotti, Giuseppe,omonimo dell’Eroe dei due Mondi.

Queste centinaia di maremmani sicura-mente erano mossi e animati da ideali fortie convincenti, sicuramente non banali. Eb-bene Guerrazzi e quei ragazzi mi sembranoassolutamente moderni e attuali perché leaspirazioni di quei ragazzi dell’Ottocentotanto assomigliano alle aspirazioni e ai de-sideri dei ragazzi di oggi, sempre pronti adintervenire con slanci, di abnegazione e dialtruismo, forti come sempre e non smet-teranno mai di meravigliarci sia di fronte

alle manifestazioni spontanee contro lemafie, sia di fronte ai cataclismi delle allu-vioni e del terremoto.

Dei nostri giovani dobbiamo andarnefieri, oggi come ieri.

L’altra considera-zione riguarda l’enormemole di lavoro fatto finoad oggi nei rapporti adesempio fra Massoneriae Chiesa, enormementetrasformati rispetto acento anni fa. Se un cat-tolico oggi può sorridere

o rimanere sconcertato difronte per esempio alla rinuncia di LeoneXIII di dare la benedizione “Urbi et Orbi” inoccasione del suo insediamento nellapiazza di S. Pietro per non benedire quel-l’Urbe non più papalina, ma italiana, pari-menti un massone nel leggere frasi econtenuti di quei testamenti prima affron-tati sorride e si imbarazza. Anzi va dettosubito che se qualcuno, come ieri Apolloni,dovesse professarsi ateo, oggi a costui sa-rebbe impedito di entrare in Massoneria.Non importa quale religione una personaprofessa, ma oggi ateismo e Massoneriasono incompatibili.

Essere laici e propugnare un’etica laicae magari di frontiera, non significa essereantireligiosi. L’uomo del dubbio deve te-mere solo chi ama sputare sentenze, “chista sempre dalla parte della ragione e maidel torto” cantava Guccini negli anni Ses-santa con il suo Dio è morto. Ecco, per i pos-sessori di verità Dio è morto.

Il Gran Maestro Gustavo Raffi e il Presi-dente dei Maestri Venerabili della Toscana

4/2012

hir

am

• 101 •

Nicola Guerrazzi laico e massone, M. Corti

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 101

Page 102: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Stefano Bisi, presenti stamani al nostroConvegno, sono reduci da una recente ebellissima iniziativa culturale a Trento, lacittà di Cesare Battisti, quello vero, il so-cialista, il martire, i cui parenti diederoaiuto fra l’altro alnostro grosse-tano di Giunca-rico RodolfoPacciardi in fuga.

Il tema diquella iniziativaera “Laicità oggi:una proposta euna sfida” con ilsottotitolo “Eticae responsabilità,le frontiere del dia-logo nel tempo della crisi”. Nel chiudere ilnostro incontro di questa mattina, il GranMaestro ci potrà parlare di questa espe-rienza tridentina e per esempio a cosa al-ludeva in particolare quando ha detto cheall’Italia “serve oggi una rivolta morale.”

Nel chiudere questo mio intervento vor-rei citare dal libro di Gustavo Raffi intito-lato In nome dell’uomo un passo moltoimportante e a cui tengo moltissimo.

È la risposta ad un giornalista che glichiede di cosa ha voglia la Massoneria oggi.

Di futuro, risponde il Gran Maestro […]Noi combattiamo per la libertà di co-scienza, perché il cittadino sia tale, siistruisca, acquisti una capacità critica edautocritica, rifiuti di ingabbiare le donne

con il burka e il po-polo con spettacolicircensi di nani eballerine della poli-tica e del mondoimprenditoriale.

Servono pro-getti e azioni forti[…] Combattiamoper una scuola chesia collante dellasocietà. Una scuolache in un’epoca

come la nostra fac-cia sì che ci sia un’integrazione di personevere […] Spesso ho rivendicato il diritto diessere eretico. Mi piace, nel senso di dis-sentire, di avere la capacità di dissentire daun pensiero dominante, metterlo in di-scussione, se non altro perché la storia ciha insegnato che l’eresia di oggi è l’orto-dossia di domani. Vogliamo educare e co-struire delle generazioni di ribelli [...]Renderli uomini liberi. Questa, è la storiadella Massoneria.

Questa, mi si consenta, è anche la storiadel nostro Niccola Guerrazzi.

4/2012

hir

am

• 102 •

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 102

Page 103: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

4/2012

hir

am

Segnalazioni editoriali

A CURA DI GIOVANNI GRECO

Breve ma veridica storia della Massoneria internazionale. Un sol popolo.Gruppo Persiani Editore, Bologna, 2012, pp. 401, € 19,90

Molti conoscono il termine Massoneria.Ma come nasce?Come è stata strutturata l’istituzione massonica?E, soprattutto, in che modo si è sviluppata a livello mondiale?

A queste domande l’opera risponde attraverso l’intervento divari interlocutori, inquadrando la Massoneria in una cornice internazionale.Lo sviluppo dell’istituzione massonica in Europa, in Africa, in America, in EstremoOriente e in Australia viene descritto nelle sue tappe principali dal Settecento fino aoggi.L’opera illustra la fondazione e il ruolo delle logge all’interno dell’organizzazione mas-sonica, indagando anche sul complesso incastro di rapporti socio-politici instaura-tosi nel corso del tempo.Vengono presentate quelle che sono le idee fondamentali del pensiero massonico,oltre a fornire un interessante approfondimento su alcuni famosi massoni iberici e la-tino-americani, come Salvador Allende e Simón Bolívar.

4/2012

hiram

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 103

Page 104: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Un Mito trascorre i tempi, dall’antichità più remota fino aigiorni nostri, assumendo rappresentazioni di volta in voltaadattate alle singole Civiltà, che si sono susseguite nel corsodella storia: è il Mito che riguarda il destino finale del-l’umanità. In questo saggio sono messe a confronto la vi-sione ciclica del tempo, comune a tutte le CiviltàTradizionali, scandita in Età successive di decadenza da una

condizione originaria di purezza, con l’attuale visione della società moderna, cosid-detta globale, che del Mito ha saputo cogliere solo la parte conclusiva, l’aspetto cata-strofico, interpretata e propagata attraverso una serie di pseudoprofezie, ultima dellequali è quella riferita alla cultura dei Maya.

• 104 •Segnalazioni editoriali

4/2012

hiram

ANTONIO PANAINO

I magi e la loro stella. Storia, scienza e teologia di un racconto evangelico.Edizioni San Paolo, Milano, 2013, pp. 231, € 17,00

“La storia dei Magi è stata e rimane gravida di problemi e diaspetti intricati e sfuggenti. Due, tre, otto o dodici, apostoli osegni zodiacali, preti o maghi, re o sacerdoti, mercanti o le-gati, essi hanno altresì ispirato narratori e artisti di secoli epaesi diversi, suscitato imbarazzo e curiosità, ambiguità e de-vozione.Nella prospettiva di un orientalista, più precisamente, di uno

specialista dell’Iran preislamico, l’Autore cerca di poter suscitare interessi profondisul tema del dialogo tra religioni, in modo da aprire percorsi e argomenti di ulterioreriflessione, a partire da una delle pagine più dense e suggestive dell’antichità medi-terranea, capace da sola di far scaturire una letteratura di enorme portata contenuti-stica e di stimolare una produzione artistica di ricchezza ed efficacia incredibili”.Il volume, ben documentato, illustra con un linguaggio chiaro l’ambiente religioso epolitico in cui la figura dei magi è nata e delinea i motivi simbolici e teologici che nehanno determinato la fortuna tanto in Oriente quanto in Occidente.

GIORGIO FARACI

Finis mundi. Genesi del mito sulla fine del mondo.Bastogi Editrice Italiana, Foggia, 2012, pp. 124, € 15,00

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 104

Page 105: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Segnalazioni editoriali

• 105 •

4/2012

hiram

MASSIMO FRANA

il segreto dei Fratelli del Libero Spirito.Pagine di esoterismo medievale.Mimesis Edizioni, Milano-Udine, 2012, pp. 126, € 14,00

I Fratelli del Libero Spirito rappresentarono, lungo il BassoMedioevo, un movimento esoterico di difficile individua-zione. Solo la condanna da parte del Concilio di Vienne(1311-1312) in qualche modo li individua, dando loro ilnome stesso con cui sono ricordati ed elencandone alcune

A CURA DI MORRIS L. GHEZZI

Processo e morte di Giordano BrunoI documenti con un saggio di Luciano ParinettoMimesis Edizioni, Milano-Udine, 2012, pp. 335, € 26,00

Questo volume riporta tutti i documenti originali che riguar-dano il processo inquisitorio e la morte di Giordano Bruno,barbaramente trucidato in Campo dei Fiori a Roma il 17 feb-braio dell’anno 1600. Tali documenti, tradotti dal latino, eranoormai pressoché introvabili. Dalle carte del primo processoveneziano, fino a quelle del processo romano, compreso ilnoto Sommario venuto alla luce solo negli anni Quaranta delNovecento, si può leggere in maniera diretta l’ultima difesa teorica del filosofo.

Gli atti processuali mostrano la disperata difesa di un prigioniero (forse anche tortu-rato, come qualche storico sospetta) destinato, dopo anni di estenuante prigionia, adessere bruciato vivo, nel nome di dogmi, oggi certo obsoleti, che però, nel Cinque-cento, dirigevano ancora il potere politico e quello giudiziario. Ben diverso era il pen-siero di Bruno quando poteva esprimersi liberamente, privo del bavaglio impostoglidall’Inquisizione, nei suoi testi italiani e latini, non a caso pubblicati tutti fuori dal-l’Italia, lontano dal controllo esercitato dalla Chiesa Cattolica della Controriforma. Diessi dà conto sinteticamente il saggio di Luciano Parinetto che, dalla gran massa degliscritti bruniani, estrae i principali motivi di quella filosofia, per varie ragioni collegataall’oggi più di quanto non si pensi, con un occhio alle più rilevanti interpretazioniche ne sono state fornite.

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 105

Page 106: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

“Non ho lasciato in pace nessuno, da alcuno sono stato lasciatoin pace. Ho scritto con il mio sangue che mai bisogna rinunciarealla ragione. Non perdono e non abbraccio i carnefici. Dalle pri-gioni dell’Inquisizione non ho smesso di credere che l’uomo varimesso in piedi. Oggi come ieri, io dirò la verità. Perché ho du-bitato di tutto.

So che un grande amore ha creato il cosmo e i cuori umani. Ogni punto dell’universoè centro. Il confine è confronto, mai limite. La ruota del tempo farà giustizia. Morgana,amore mio, guarda in fondo al pavimento di pietra: dove ci saranno uomini liberi, lamia filosofia vivrà ancora. Vieni. Laggiù c’è la Pietra della Bellezza”.

Giordano Bruno e Clemente VIII, il Papa che lo ha messo al rogo, si ritrovano sullascena. Inizia un impossibile dialogo nel quale il filosofo spiega e difende le proprieragioni contro ogni dogma e potere. Oltre le fiamme del rogo ci sono gli occhi di Mor-gana, l’amore. E la febbre di una ricerca senza fine. L’orgoglio del Nolano, la sua li-bertà senza tempo. Queste pagine raccontano con semplicità la storia di un uomo cheebbe una sola paura: quella di non aver più tempo per pensare.

• 106 •Segnalazioni editoriali

4/2012

hiram

proposizioni, bollate come eretiche e in grado di condurre all’apostasia. La conte-stuale soppressione dei Templari, da parte di quel Concilio, farà passare in secondopiano la condanna del Libero Spirito. Vienne segnò la fine di un mondo e di un pro-getto culturale. Grandi figure, che orbitarono intorno a questo movimento, furono inparticolare quelle di Margherita Porete e Meister Eckhart, ma anche del beato EnricoSuso e Giovanni Taulero.Dallo studio dei documenti emerge l’ascendenza soprattutto gnostica, oltre che neo-platonica ed ermetica, presente nel progetto culturale di questa “scuola segreta”, cheraccoglieva così l’eredità morale e spirituale del catarismo e del millenarismo gio-chimita. Gli echi del Libero Spirito si potranno udire ancora nel quietismo del Sette-cento e, attraverso esso, giungeranno inconfondibili alla contemporaneità.

La Pietra della Bellezza.Giordano Bruno, l’eresia del pensiero oltre il rogo.Atto unico di Gerardo PicardoPrefazione di Claudio BonvecchioStamperia del Valentino, Napoli, 2012, pp. 43, € 10,00

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 106

Page 107: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

Segnalazioni editoriali

• 107 •

GIAN BIAGIO FURIOZZI

Massoneria e politicaMorlacchi Editore, Perugia, 2012, pp. 144, € 12,00

Nel presente volume sono raccolti dodici saggi incentrati suirapporti tra Massoneria e politica dal Settecento alla metà delNovecento. Senza trascurare alcune vicende europee, comel’Illuminismo inglese, la Rivoluzione francese e l’Anarchismospagnolo, l’attenzione è posta in particolare su quelle italiane:dal Risorgimento all’Irredentismo, dai rapporti con il Sociali-smo a quelli con il Vaticano, fino a quelli con il Fascismo. Sitratta, nel complesso, di brevi messe a punto di carattere sto-rico sui rapporti e sulle reciproche influenze tra quella che Garibaldi ebbe a definirecome “la più antica e la più nobile delle società umane” e alcuni momenti e personaggisignificativi appartenuti ai tre secoli che precedono quello attuale. Ma alcuni dei temitrattati possono aiutare a comprendere meglio anche i termini del dibattito attualesul rapporto tra la Massoneria e le vicende politiche del nostro tempo.

4/2012

hiram

Tra le forme di produzione simbolica create nella vita so-cietaria, la scrittura detiene un ruolo privilegiato. Attra-verso indagini condotte con metodi di analisi differenti dastudiosi della scrittura e del libro, e da storici interessatianche al valore semantico e ideologico delle testimonianzescritte, il volume intende far luce sulle dinamiche e i mec-canismi che hanno regolato questa specifica produzione esugli spazi privilegiati che agli usi simbolici della scrittura sono stati dedicati dal po-tere politico e religioso in diversi periodi storici e nelle realtà sociali e culturali presein esame.

A CURA DI PAOLA DEGNI

Lettere come simboli. Aspetti ideologici della scrittura tra passato epresente Forum, Udine, 2012, pp. 259, € 26,00

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 107

Page 108: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

• 108 • Segnalazioni editoriali

CARLA BENOCCI

Villa Il VascelloErasmo Edizioni, Roma, 2012, pp. 61

La Villa “il Vascello” rappresenta una delle piùsingolari ville romane, eccentrica per significatoe per tipologia di arredi, ricercata da visitatoriillustri. Sorge in un luogo privilegiato, alle portedel Vaticano, luogo che diviene scenario digrandi ville barocche.Elpidio Benedetti, abate al servizio della coronafrancese, sceglie questo spazio proprio per lasua posizione dominante sul colle Vaticano eper entrare a pieno titolo in un’area in splen-dida ascesa. Ad un modesto progetto iniziale, al-legato al capitolato dei lavori edilizi del 1663,redatto dal direttore dei lavori, l’”architettrice”Plautilla Bricci, segue un’altra soluzione ben piùinnovativa e originale, che si ipotizza sia dovutaa Gian Lorenzo Bernini.

Il Casino che ne risulta, circondato da un piccolo giardino prezioso, documenta unambizioso programma letterario e artistico. La villa diviene scenario di episodi eroicidurante i combattimenti che segnano la fine della Repubblica Romana del 1849, du-rante i quali il Casino, quasi distrutto, viene difeso strenuamente da Giacomo Medicie dai suoi soldati, divenendo così un emblema degli ideali di libertà e democrazia.Luigi Medici del Vascello, dopo aver acquistato il complesso, provvede a condurvi im-portanti restauri, curati da Guido Beretta, in particolare sul Casino già destinato aconservare gli agrumi, che attualmente è di proprietà del Grande Oriente d’Italia.

4/2012

hiram

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 108

Page 109: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

recensioni

MORRIS L. GHEZZI

Federalismo laico e democraticoCasa editrice Mimesis, collana Law without Law n. 8Milano-Udine, 2011, pp 228, € 18,00

di Michele Marzulli

Ad un anno dalle celebrazioni del centocinquantesimo anno dell’Unità d’Italia,giunti al crocevia di quel tempo che gli antichi Maya ritenevano ciclico e ripetitivo, ilnostro Paese appare indirizzato verso l’implosione, verso un disfacimento istituzio-nale e politico, che sembra vanificare tutto quanto costruito in un secolo e mezzo distoria dai nostri progenitori. Non è solo la situazione economica e finanziaria a ri-sultare degenerata, ma, fatto ancor più doloroso, è la classe politica italiana, che nonappare più in grado di accendere e alimentare quel fuoco sacro di libertà e di uma-nesimo, che ispirava il cuore della Nazione nel fervore della sua costituzione. Un’ana-lisi impietosa, un verdetto che il tempo appare sottolineare evidenziandol’arrendevolezza di una classe dirigente priva di idee, ideali e prospettive. Macerie diuna costruzione che si immaginava immune dalle intemperie della storia, fondata sualmeno due millenni di civiltà. Eppure, in pochi mesi, assistiamo a uno sfacelo tantorapido da mettere in discussione i nostri ricordi. Ruberie, giochi di potere, corruzionee personalismi fanno tornare in auge vecchi adagi che parevano ormai dimenticati ed’altri tempi: si stava meglio quando si stava peggio!

Ma è davvero così? Tutto quanto accade oggi era veramente imprevedibile?

4/2012

hiram

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 109

Page 110: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

• 110 •

Molti, purtroppo i più, sostengono che la causa di questo sfacelo sia da imputareprevalentemente alla globalizzazione, che la sconfitta della nostra cultura dipendadal mescolarsi di colori e lingue che caratterizza questo inizio di nuovo millennio.

Ma, ripeto, è davvero così? La nostra costruzione, la nostra casa, il nostro tempio,è veramente in pericolo a causa di un nemico oscuro venuto da lontano?

Sarebbe semplice allinearsi alle masse e rispondere affermativamente, ma la veritàè che non c’è del marcio solo in Danimarca, marce sono anche le fondamenta del nostrotempio. Da Stati in guerra d’armi e concorrenza culturale ed economica, a Regioni diun’unica Nazione, a Federazione di Regioni. Da monarchici, a fascisti, a nazional-de-mocratici, a federalisti. Da divisi, uniti; da uniti, divisi. Questo potrebbe essere il ve-loce riassunto della vita d’Italia di uno storico svogliato, il pensiero miope di unsociologo dell’era di internet, di un filosofo distratto dalla mitologia, ma non la realtàanalizzata da Morris L. Ghezzi.

L’opera “Federalismo laico e democratico” edita da Mimesis nel 2011, proprio nel-l’anno dell’anniversario del centocinquantesimo dell’Unità italiana, racconta un’al-tra storia. Senza polemiche, ma con la consapevolezza del filosofo giurista, puntualenello studio bibliografico, empirico nella ricerca della verità, Ghezzi propone un’Ita-lia diversa da quella raccontata nei libri delle scuole superiori. Non un’opera di re-visionismo storico, ma di completamento di informazione, di analisi del pensiero ditutti quei personaggi che contribuirono a costituire e mantenere quella nuova ideaunitaria che prese il nome di Italia. Un quadro a tinte in chiaroscuro nel quale spiccain modo prorompente il fervore illuminato, che animava la smania di libertà, di que-gli spiriti rivoluzionari dell’epoca delle grandi costruzioni ideali. Uno spirito pro-fondamente libertario che incentrava sull’uomo come individuo unico eindipendente la propria attenzione, che spesso teorizzava un federalismo in gradodi consentire a ogni singola comunità di esprimere il proprio essere, in un disegnoche vedeva esaltate le diverse tradizioni, intrecciandole in un nuovo tessuto colo-rato di bianco, rosso e verde.

Un’idea innovativa di nazione che Ghezzi fa discendere in primis dal pensiero in-ternazionale di Alexander Hamilton (1755-1804), James Medison (1751-1836) e JohnJay (1745-1829) che, con la loro raccolta di saggi intitolata Il Federalista, pubblicata daitre sotto lo pseudonimo “Publius”, gettarono le basi dei principi federali della Costi-tuzione americana del 1787. Un’idea federale che in Europa si sviluppava e argomen-tava con Immanuel Kant (1724-1805), assumendo il senso di una nuova visione edimensione morale, con Saint-Simon (Cloude Henri de Rouvroy, 1760-1825) e Augu-stin Thierry (1795-1856) raggiungendo una dimensione filosofica pienamente euro-pea e con Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865), il quale addirittura indicò nelfederalismo una soluzione contrattualistica atta a regolare i rapporti tra privati.

4/2012

HIRAM

recensioni

HIRAM_4_2012:HIRAM 09/12/12 11:00 Pagina 110

Page 111: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

recenSioni

• 111 •

Piccole scintille in grado di accendere nuove fiamme, nuove utopie da rincorrerecon la mente e con le membra. E così in Italia queste nuove visioni, come semi fertili,sembrarono germogliare, affondare radici e addirittura fiorire e produrre frutti, muo-vendo le intenzioni rivoluzionarie, tra gli altri, del condottiero Giuseppe Garibaldi(1807-1882) e del giovane Carlo Pisacane (1821-1872), ispirando il federalismo idealedi Carlo Cattaneo (1801-1869), di Giuseppe Ferrari (1811-1876) e Giuseppe Montanelli(1813-1862); infervorando il cuore dei valorosi martiri che fecero l’Italia.

Mezzo secolo di Illuminismo, pensieri e sangue sacrificati al vento, passioni e in-tuizioni corrotte dai giochi del destino e dagli intrecci del potere che, pur riuscendoa liberare l’Italia dall’infernale oppressione dell’ortodossia religiosa, relegando il Papaalla mera funzione spirituale, finirono per consegnare la nostra penisola nelle manidi una monarchia che vanificò ogni ideale di libertà, avvitando le sorti del nostroPaese nel vortice del controllo che si concluse con l’ortodossia fascista. Da una reli-gione all’altra, tutto cambi perché nulla cambi: l’Italia si fece, ma gli italiani mai.

Rinchiusi coattamente in un recinto artificiale fatto di burocrazia, permessi, tassee balzelli, quegli ideali furono sopiti, ma mai estinti e nuovamente riemersero dopola grande liberazione dovuta alla seconda guerra mondiale, grazie a nuovi patrioti, anuovo sangue, a nuove visioni libertarie, a nuovi martiri. Fu quindi il periodo della ri-costruzione e il momento di Napoleone Colajanni (1847-1921), di Gaetano Salvemini(1873-1957), di Luigi Einaudi (1874-1961), di Piero Calamandrei (1889-1956), di Erne-sto Rossi (1897-1967), di Altiero Spinelli (1907-1986). L’Italia che lentamente si risol-levò, che arrivò al boom economico, allo sviluppo, alla ricchezza. L’Italia cheriprendeva a teorizzare di socialismo e libertà, di unità e di autonomie. Un nuovogrande bluff, un nuovo fuoco di paglia.

Le grandi idee, furono diluite o peggio distorte, trascritte falsamente in un nuovocopione, adattato a più mani durante riunioni e banchetti gattopardeschi, un nuovoprodotto tanto ben venduto da illudere gli animi con promesse di ricchezza e nuovelibertà, ma che lentamente ha incatenato polsi e caviglie degli italiani a nuovi pa-droni. Un’Italia che dopo centocinquanta anni di unificazione torna a parlare di se-cessione, in cui nord e sud rimangono avversari, in cui si cancellano province etradizioni locali per creare nuovi centri di potere, in cui le regioni transitorie diven-gono feudi e i cittadini costretti a divisioni in baronie. Un paese in cui oggi per auto-nomia non si intende autonomia dei popoli, ma autonomia dei centri di potere l’unodall’altro e, soprattutto, dai popoli; in cui ogni senso e cosa è stata invertita: l’orgo-glio della nostra tradizione d’accoglienza, tramutato in vergogna delle origini; la po-litica al servizio dei cittadini che, al contrario, costringe i cittadini al servizio deipolitici; le tasse come contributo ai servizi, invece, divengono ricatto e merce di scam-bio con la dignità; il federalismo come modello per unire le autonomie delle cittadi-

4/2012

hiram

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 111

Page 112: HIRAMUn’istituzione viva raccoglie e attraversa tutto il corpo sociale: se, al contrario, si auto-emargina e diviene incomprensibile per una parte cospicua della società, allora

• 112 •

nanze in un unico governo condiviso, usato impropriamente come sistema per divi-dere e imperare, governando in modo autonomo attraverso la frammentazione delconcetto di cittadinanza.

Un’Italia sull’orlo del baratro, oggi in molti dicono, a causa di forze esterne etrame internazionali che costringono le nostre Autorità a cedere sovranità a nuoviIstituti metafisici esteri, ma che, a ben leggere quest’opera di Morris L. Ghezzi, trovaspiegazione della propria crisi anche in quel torbido e oscuro intreccio di poteri il-liberali che non ha mai concesso agli italiani di prendere coscienza della propria sto-ria e della propria reale natura, che non ha mai realmente permesso di esercitare lasovranità nazionale ai cittadini, che ne ha intorpidito le menti e annichilito le cer-tezze, massificandoli (o meglio mantenendoli massificati) e distorcendo ogni con-cetto di autonomia, tolleranza e libertà d’espressione per perpetuare l’egemonia diuna falsa élite.

Ma in quest’opera di Ghezzi non ci sono solo delusioni: ci sono proposte, speranze,memorie. Ci sono analisi sui diversi mezzi e modi per ricominciare nuovamente a ri-costruire l’Italia. C’è, soprattutto, il ricordo delle battaglie di libertà e delle sconfittedei nostri Fratelli Liberi Muratori menzionati nel testo e portati come esempio nellaprospettiva di riuscire a costruire finalmente l’Italia con gli italiani.

Milano, 4 ottobre 2012

4/2012

hiram

recenSioni

HIRAM_4_2012:HIRAM 06/12/12 15:15 Pagina 112