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RIVISTA TRIMESTRALEDI CULTURA, STORIA,POLITICA ED ECONOMIA

i QUADERNIDEL TICINOi QUADERNIDEL TICINO

Spedizione in abbonamentopostale - 70% Filiale di Milano

57i QUADERNIDEL TICINO

II° trimestre 2006

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2I Q U A D E R N I D E L T I C I N O

Il Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy” detiene e tratta i dati relativi a ciascun socio - nome, cognome, qualifica,indirizzo e recapito telefonico - ai soli fini di attività associativa (invio di materiale informatico relativo alle nostre iniziati-ve e della rivista i Quaderni del Ticino). Da parte di chi non è socio, il conferimento dei dati, utilizzato con identiche finalità,è facoltativo: è possibile in qualunque momento richiedere l’aggiornamento o la cancellazione, così come è possibileopporsi all’invio del materiale scrivendo al Centro Studi Politico-Sociali “J.F. Kennedy”, Via Colombo 4, 20013 Magenta

Rivista trimestrale di cultura, storia, politica ed economiaNuova Serie - Anno X III- Numero 57Reg. Tribunale di Milano n. 47 del 7-2-1981Spedizione in abbonamento postale - 70% Filiale di Milano

Direttore Responsabile: Fabrizio GaravagliaDirettore Editoriale: Massimo Gargiulo

Redazione: Marco Cozzi, Elio Fontana, Silvana Lovati, Roberto Perotti, Fabrizio BertoProvera, Teresio Santagostino, Fabrizio Valenti

Coordinamento Editoriale: Ticino Comunicazione - Magenta

Hanno dato la loro disponibilità alla collaborazione:Antonio Airò, Marco Aziani, Abele Baratté, Sergio Boroli, Angelo Caloia, GiovanniCassetta, Vittorio Castoldi, Piercarlo Cattaneo, Gaetano Ceriani, Luigi Ceriotti, WalterCeriotti, Massimo Colombo, Mario Comincini, Roberto Confalonieri, Adriano Corneo,Aurelio Cozzi, Achille Cutrera, Giuseppe De Tommasi, Gigi De Fabiani, Carlo Ferrami,Romano Ferri, Alessandro Grancini, Franco Grassi, Giuseppe Leoni, AlessandroMaggioni, Paolo Musazzi, Stefano Paganini, Francesco Prina, Carlo Ravazzani, LuigiRondena, Luciano Saino, Silvano Santucci, Giuseppe Segaloni, Maurizio Spelta, CarloStoppa, Emanuele Torreggiani, Luciano Valle, Gianni Verga.

Editore:

Presidente: Ambrogio Colombo

Redazione ed Amministrazione: Via C. Colombo, 420013 Magenta (MI) - Tel.-fax 029792234 www.quadernidelticino.it - [email protected]

Prezzo di copertina: €5

Arretrati Ia serie : €7, numeri monografici: €10Abbonamento annuo: €15, da versare su C.C.P. n. 14916209 intestato a:Centro Studi Kennedy - Via Colombo, 4 - 20013 Magenta (Mi)www.centrostudikennedy.it

Progetto grafico, impaginazione: Studio GVia Novara, 27 -Magenta - Tel.-Fax 0236544423 - [email protected]: OL. CA. Grafiche Magenta - Marzo 2006

Foto di copertina: Cortile interno dell’Istituto “Golgi” di Abbiategrasso

Marco
Typewritten Text
ISSN 2038-2545
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• Il Punto Efficienza sanitaria e qualità della vita . . . .p. 4di M. Gargiulo

• Obiettivo saluteSanità e Territorio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 10di F. Garavaglia

Arriva un nuovo Ospedale.Cosa cambia per i cittadini . . . . . . . . . . . . . .p. 13di G. Santagati

Sanità, la regione pianifica per il futuro prossimo . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 25di F. B. P.

Sanità: pubblica o privata? . . . . . . . . . . . . . .p. 29di E. Vignati

Qualità e servizio sanitario:la nostra esperienza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 42di L. Parola, L. Ferrario, S. Santucci

Presidi Ospedalieri di Legnano,Cuggiono, Magenta, Abbiategrasso . . . . . . .p. 48di A. Introini

Unità Territoriali di Assistenza Primaria:nuovi orizzonti per la medicina generale . .p. 56di S. Ongaro

Sanità e Comuni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 59di F. Valenti

Diamo voce ... alla sanità . . . . . . . . . . . . . . . .p. 62di D. Baroni

Il medico di base che cambia . . . . . . . . . . . .p. 64di D. Croce

A colloquio con una coppiadi medici magentini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 66di F. V.

Il sociale rispetto alla problematicadella sanità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 68di A. Grancini

La salute nei luoghi di lavoro . . . . . . . . . . . .p. 71di L. Todeschini

Il volontariato, pilastro della sanità di emergenza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p. 74di F. Baiardo, M. Cozzi, F. Fiameni

• Le nostre contradeLa plurisecolare storia del Golgi . . . . . . . . . . p.83di S. Lovati

Il Golgi oggi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p.91di T. S.

Giù ‘l bot. Giù ‘l risott . . . . . . . . . . . . . . . . . . . p.94di Teresa Masperi

• Cultura del TicinoLa saga del Ticino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.96di R. Perotti

• Centro KennedyQuale Welfare per l’alloggio? . . . . . . . . . . . . .p.105di F. Valenti

Amintore Fanfani . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.108

Il ricordo di Piervirgilio Ortolani . . . . . . . . .p.110

Il cuore di tenebra del XXI secolo . . . . . . . . .p.112

Una scia di grazia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.114di S. Lovati

C’è Africa e Africa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .p.118di T. Santagostino

3S O M M A R I O

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Il miglioramento della com-petitività delle imprese, perrestituire slancio alla nostra

economia, e il contenimentodella spesa pubblica, per ripor-tare sotto controllo il debitopubblico, costituiscono, almomento, le principali preoccu-pazioni del governo nazionale.Riduzione del costo del lavoro,messa sotto controllo della spesasanitaria e innalzamento dell'etàpensionabile costituiscono iprincipali capitoli in agenda peril Presidente del ConsiglioRomano Prodi e per il Ministrodell'Economia Tommaso Padoa-Schioppa.Vediamo allora, nel caso dellasanità, quale è la portata dellequestioni sul tappeto. Dal 1995 al 2004 la spesa sanita-ria complessiva è cresciuta da48.136 milioni di euro a 88.497milioni di euro, attestandosi al6,5% del PIL (Prodotto Interno

Lordo), confermando una dina-mica evolutiva, comune delresto a tutti i paesi più industria-lizzati, superiore a quella delcosto della vita. Considerandol'effetto dell'evoluzione demo-grafica a causa dell'invecchia-mento delle nostre popolazioni,alcuni commentatori prevedonoun trend di crescita della spesadell'1,8% medio annuo, superio-re al tasso di crescita del PIL,ipotizzato all'1,5%.Se poi consideriamo che già oggila spesa pensionistica e assisten-ziale legata all’allungamentodella qualità della vita è pari al22% del PIL (dati 2005), non ènecessario spendere altre paroleper comprendere quale sia l'en-tità del problema per il presentee per l'avvenire.La sanità dunque costituisceuno dei principali banchi diprova per le articolazioni istitu-zionali dello Stato sia per il per-

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Efficienza sanitaria e qualità della vita

Obiettivo salute

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seguimento del benessere fisico,psicologico e sociale delle nostrepopolazioni, sia per il migliora-mento dell'efficienza della pub-blica amministrazione nell'ero-gazione di un servizio primariodel quale usufruiscono tutti i cit-tadini italiani e quanti sonoospiti a vario titolo del nostroPaese. E' con l'attenzione rivolta alleproblematiche presenti in que-sto scenario che abbiamo intesoaffrontare il tema della tuteladella salute delle popolazionidell'Est Ticino e delle misurenecessarie per rispondere sem-pre meglio alle sue esigenze pre-senti e future.Ci siamo posti di fronte a questotema senza pregiudizi, affron-tandolo dalle diverse prospettivee dando spazio ad una pluralitàdi esperienze. Il nostro propositoè quello di contribuire ad accre-scere il coinvolgimento deglioperatori sanitari, delle istituzio-ni e delle forze politiche locali,della società civile e delle asso-ciazioni del volontariato sultema della salute, a partire dallaprevenzione e dall'assistenzasocio-sanitaria domiciliare.La sanità è di fronte ad unaduplice sfida: da una partegarantire attraverso prestazionisempre più innovative ed effi-cienti un costante miglioramen-

to della qualità della vita, soprat-tutto nella terza e nella quartaetà, dall'altra mantenere il costocomplessivo del sistema sanita-rio compatibile con le risorsepubbliche e private disponibili.Sfide che presuppongono che visia, assieme alla piena assunzio-ne di responsabilità da partedegli operatori del ServizioSanitario Nazionale per garanti-re il massimo dell'efficienza delservizio e della qualità delle pre-stazioni, nel rispetto della deon-tologia professionale nella curadel malato, il concorso di tutte leespressioni della società civile. Pensiamo ad esempio al ruoloche i mediatori culturali (inse-gnanti, educatori spirituali,mondo del volontariato ambien-tale e sportivo, ecc.) possonosvolgere nei confronti dei giova-ni per l'adozione di corretti stilidi vita, e quindi per la prevenzio-ne dal fumo, dall'alcol, dalle dro-ghe, dalle dipendenze e dai com-portamenti pericolosi, dall'obe-sità, dalla sedentarietà, ecc. Fatto sta che la salute va semprepiù considerata un bene da tute-lare collettivamente, attivandotutte le risorse di carattere eco-nomico e sociale, idonee a talescopo, ma anche investendo lecomunità locali delle proprieresponsabilità.

Massimo Gargiulo

I L P U N T O5

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LL AA NN AA VV II GG LL II ,, LL AA NN AA VV II GG AA ZZ II OO NN EE TT UU RR II SS TT II CC AA

EE ’’ GG II AA ’’ UU NN SS UU CC CC EE SS SS OO

Successo? Non solo. La navigazione sperimentale dei

Navigli è un autentico trionfo, che paradossalmente pone dei pro-

blemi insperati alla vigilia: dal 23 aprile ad oggi, ossia da quando

le barche (per la prima volta in nove secoli di storia) hanno comin-

ciato a solcare le acque del canale di Leonardo, si stima che alme-

no 15mila persone abbiano già richiesto di poter navigare.

L'offerta di posti, tuttavia, non è ancora sufficiente: la navigazione

andrà a regime nel 2007. Ciò non toglie che l'eclatante riscontro

ottenuto, specie nelle cosiddetta tratta 'delle delizie', ossia da

Abbiategrasso a Magenta e Cuggiono, ha del clamoroso. In queste

settimane la società consortile Navigli Lombardi è impegnata a

Comunicazione Istituzionale

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diffondere i contenuti

della proposta: il Centro

Prenotazioni risponde

allo 0267020288 tra le

9.30 e le 13 e tra le 14

e le 18.30; i l sito

Internet è www.naviga-

milano.it.

Lungo la linea 3, da

Cassinetta di Lugagnano

a Cuggiono, si svolgono per ora minicrociere di 45 minuti a costi

accessibili (da 5 a 10 euro, a seconda dell'età). Sono inoltre già

disponibili escursioni per gruppi con visite guidate e trasferimenti,

per gruppi da 14 a 40 persone, ad un prezzo complessivo oscillan-

te tra 1000 e 1800 euro.

Dal canto suo Navigli

Lombardi e Regione

Lombardia stanno inve-

stendo molte risorse sul

progetto. L'obiettivo di

medio termine è quello

di recuperare e sviluppare

le vie navigabili con il

loro patrimonio storico e

culturale, mappando e

classificando quelle europee con un linguaggio comune per pro-

muovere l'uso multifunzionale delle vie d'acqua coniugando fun-

zioni turistiche, agricole, ricreative, culturali, ambientali ed econo-

miche: è la proposta che l'assessore alla Casa e Opere Pubbliche

della Regione Lombardia, Gianpietro Borghini, ha lanciato a favore

dei Navigli durante il recente convegno "Vie navigabili d'Europa".

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LA PARTECIPAZIONE ALL'EXPO ITALIA REAL ESTATE 2006

N AV I G L I , I M M O B I L I E . . . B E L L E Z Z AN AV I G L I , I M M O B I L I E . . . B E L L E Z Z AInnovazione, ma anche tradizione. Sviluppo, ma anche conserva-zione intelligente. Navigli Lombardi, la società consortile voluta daRegione Lombardia per la governance dei canali, ha partecipatoall'edizione 2006 di Expo Italia Real Estate, che si è tenuta allafiera di Rho dal 22 al 26 maggio, con un pacchetto di proposte chenon hanno alcun precedente.I TEMI: L'ENERGIA PULITA Navigli Lombardi ha proposto anzitutto l'utilizzo della tecnologia apompe di calore per la teleclimatizzazione di complessi immobilia-ri, che garantirebbe al gestore-proprietario una riduzione del 7-10% dei costi di gestione, nonché un deciso miglioramento del-l'immagine aziendale. Navigli Lombardi si pone al servizio deipotenziali partner come consulente amministrativo-giuridico per ilrilascio delle autorizzazioni necessarie alla realizzazione del pro-getto e come gestore del servizio idraulico (fornitura e recuperodelle acque).Navigli Lombardi sta inoltre lavorando alla riqualificazione di edi-fici storici (cascine, mulini, caselli idraulici, ville, borghi antichi) edaree dimesse, accompagnata da un riutilizzo con finalità attuali deibeni. LA GESTIONE INTEGRATA DI SPAZI MULTIFUNZIONALINavigli Lombardi vuole inoltre rispondere prontamente alle esi-genze di enti locali, Fondazioni, associazioni ed aziende basandosisu una nuova logica di utilizzo di edifici e grandi spazi. In partico-lare nell'ambito dell'innovazione, della ricerca e della formazionee della cultura, integrate con attività imprenditoriali (ricettività oristorazione, ad esempio) che permettano di sostenere il progettocomplessivo dal punto di vista economico finanziario. In tale con-

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testo Navigli Lombardi, data la sua peculiare caratteristica statuta-ria di governance leggera che coinvolge tutti i principali interlocu-tori istituzionali e privati, si pone come gestore di questi spazi,capace di coniugare i diversi interessi di tutti i soggetti coinvolti. COSTI E BENEFICIAd alcuni costi ed oneri come quelli per il recupero, la ristruttura-zione e per le necessarie concessioni (d'uso o di proprietà) fannoda ideale contraltare determinati vantaggi derivanti dallo sfrutta-mento degli immobili riqualificati (con principali utilizzi quali bedand breakfast, centri benessere, agriturismo, aree verdi). Tuttoquesto, ovviamente, senza venire meno al fondamentale equili-brio tra aspetti ambientali ed esigenze economiche.OBIETTIVO INELUDIBILE, LA QUALITA'

Il carattere assolutamente inno-vativo della missione cheNavigli Lombardi si è prefissa,la capacità di puntare esclusiva-mente su operazioni, progettied aspirazioni accomunate dal-l'obiettivo della qualità (negliinsediamenti, nelle funzioni,nel ruolo da assegnare ad ele-menti architettonici di pregio)sono stati sino ad oggi l'ele-

mento più apprezzato e di successo che ha contraddistinto l'azionedella società. Governare i processi di cambiamento che hannoinvestito il cuore pulsante della Lombardia, a livello produttivo edeconomico, è possibile solo compiendo un passo deciso verso lacogestione pubblico-privato e l'aggressione dei nuovi mercati, maanche mediante il mantenimento dell'identità peculiare e storicadi un bacino territoriale che si candida a diventare l'esempio dellapiù grande azione di rilancio economico ed organico mai compiu-ta in Lombardia.

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Quando si è deciso, inComitato di Redazione,di affrontare la questio-

ne 'sanità', la preoccupazione èstata forte. Da un lato, il rischiodi utilizzare linguaggi ed argo-menti troppo tecnicistici, daaddetti ai lavori. Dall'altro,comunque, le difficoltà insitenel tema stesso, con la vastità diargomenti che è possibile trat-tare quando si parla di sanità(ospedali, malasanità, servizisociali, ruolo delle pubblicheamministrazioni, utenza, ricer-ca e molto, molto altro ancora).La necessità, alla fine, di legarequesta grande questione ainostri territori. Quindi ci si èdetti: parliamo pure di sanitàma legando strettamente gliargomenti trattati alle aspettati-ve e alle potenzialità dell'EstTicino. Ancora di più e meglio:

due le domande a cui cercare difornire una prima, non esausti-va, risposta.1. Mentre si parla di costruireun nuovo mega Ospedale aLegnano, che ne sarà dei quat-tro esistenti? E non solo in ter-mini di strutture fisiche, di spe-cializzazioni. Anche e sopratut-to rispetto al ruolo che gliOspedali di Abbiategrasso,Magenta e Cuggiono hannosempre svolto nella vita socialedelle nostre comunità. La lorostoria, il patrimonio che rap-presentano.2. In secondo luogo c'interessacapire qual'è oggi il ruolo dellenostre amministrazioni localirispetto alle pianificazioni eprogrammazioni in camposocio-sanitario. A noi sembrasempre più marginale e insigni-ficante. E' veramente così? C'è

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Sanità e Territorio

Sanità e nuovo Welfare�

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la volontà di recuperare un rap-porto stretto tra strutture sani-tarie e territorio?Di questo parliamo nelle paginea seguire. Il lettore sappia che sitratta solo di una prima presa dicontatto con il “mondo dellasanità”. Nel prossimo numerointendiamo riprendere l'argo-mento partendo da un altropunto di vista. Parleremo, neiQuaderni di fine settembre,della storia dei quattro ospedali,per ripercorrere e riscoprire ilvalore che, da sempre, questestrutture rappresentano per lenostre comunità. Tornare alleradici per saper decidere delfuturo. Sentiremo anche i

comuni che devono, assoluta-mente, riprendere l'iniziativapolitica e far sentire la loro voce.Nel mezzo, alla ripresa dopo lapausa estiva, il Centro Kennedyintende organizzare un conve-gno su questi temi. Partire dalleprime indicazioni emerse daquesto numero dei Quaderniper mettere a confronto, attor-no ad un tavolo, gli stessi prota-gonisti che quotidianamenteamministrano la sanità.Mai come questa volta le pagi-ne che seguono sono e voglionoessere lo stimolo per un frut-tuoso dibattito.

Fabrizio Garavaglia

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PremessaIl 27 marzo scorso è stata posa-ta la prima pietra del nuovoOspedale di Legnano e da allo-ra si sono certamente destate,presso i cittadini residenti,aspettative di incremento diquantità e qualità dell'offertasanitaria su tutto l'ambito terri-toriale di competenzadell'Azienda Ospedaliera“Ospedale Civile di Legnano”che, com'è noto, comprende,oltre all'Ospedale di Legnano,gli Ospedali di Magenta,Cuggiono ed Abbiategrasso.Aspettative legittime e giustifi-cate in quanto la DirezioneAziendale ha tracciato pertempo un grande disegno stra-tegico che prevede un comples-so programma di riqualificazio-ne dell'offerta ospedalieramirato a confermare e rafforza-

re questa Azienda come puntodi riferimento ed eccellenzadella rete ospedaliera regionalee nazionale.In un sistema sanitario inte-grato a rete l'A.O. di Legnanogarantisce e sempre più vuolegarantire la completezza e latotalità delle cure oggi erogabiliai cittadini residenti così darendere massima la loro libertàdi scelta delle cure mediche.Una precipua caratteristica checontraddistingue la mission diquesta Azienda è quella di valo-rizzare le iperspecialità e diconseguenza tutta la diagnosti-ca ad altissima tecnologia, nel-l'intento di garantire interventie ricoveri di notevole comples-sità e prestazioni ad alta inte-grazione specialistica.Nel 2005 l'Azienda Ospedalieraha raggiunto un valore, di sola

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Arriva un nuovoOspedale.

Cosa cambia per i cittadini

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produzione sanitaria, pari a305.408.000 euro.

La tabella sottostante indicaalcune delle voci di produzionedisaggregata per stabilimento:

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L'Azienda Ospedaliera di Legnano, oggi

Essa è composta da quattro Stabilimenti Ospedalieri:

- Stabilimento Ospedaliero di Abbiategrasso

- Stabilimento Ospedaliero di Cuggiono

- Stabilimento Ospedaliero di Legnano

- Stabilimento Ospedaliero di Magenta

- Poliambulatori territoriali: Busto Garolfo, Castano Primo,

Corsico, Parabiago e Trezzano s/n

Le strutture sono organizzate in due aggregazioni gestionali:

- Presidio di Legnano-Cuggiono

- Presidio di Magenta-Abbiategrasso

Il territorio su cui direttamente gravitano le strutture è particolar-

mente vasto contando una popolazione globale di quasi

550.000 abitanti, con realtà socio-economiche molto variegate.

L'area è attraversata da importanti direttrici di traffico nazionali

ed internazionali e confina con i l polo aeroportuale di

“Malpensa”.

L'Azienda dispone di complessivi 1657 posti letto accreditati di

degenza ordinaria e 119 posti letto di degenza in ciclo diurno

D.H.

Il numero totale dei dipendenti al 31/3/2006 sono 3820 che rap-

portati a tempo pieno equivalgono a 3632,12.

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Nuovo ospedaleIn questo processo riorganizza-tivo il nuovo Ospedale diLegnano verrà dotato di 550posti letto e di apparecchiaturemolto sofisticate e moderne avalenza aziendale per diagnosie cura. Questo Ospedale saràsolo per acuti e svolgerà unruolo molto importante nell'ur-genza e nella diagnosi e cura dimoltissime patologie ad altissi-mo costo e ad elevata integra-zione specialistica. Le alte spe-cialità verranno potenziate inmodo ottimale per dare ade-guata risposta alle esigenze diun territorio che va oltre l'ASLProvincia di Milano 1. Un esempio di realizzazioneimportante sarà il Politraumacenter, funzionante 24h. su 24di valenza sovraziendale, chepotrà garantire per un bacino

d'utenza di un milione e mezzodi abitanti le urgenze trauma-tologiche e la massima integra-zione di specialisti per poli-traumi gravi nelle ore notturne.Il budget di attività dovrà essereaumentato perché il servizioverrà espletato anche da orto-pedici di altre aziende visto cheservirà più di un milione di abi-tanti, dovrà svolgere anche unaconsistente attività di DaySurgery e Day Hospital, nonchéun numero di prestazioniambulatoriali più elevato.

Riordino altri ospedaliNel predetto grande disegnostrategico trova collocazione,accanto alla realizzazione delnuovo ospedale, un progettoriorganizzativo di ampio respi-ro mirato alla ridefinizionedella mission di ogni struttura

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ospedaliera aziendale alloscopo di aggiornare e coniuga-re la migliore risposta ai cittadi-ni residenti malati con l'ottima-le utilizzo delle specifiche risor-se, in questo clima di grandeturbolenza e di altrettanto sti-molo, dovuto all'incessanteevolversi della medicina.Presso gli altri Ospedali saràpotenziata l'attività chirurgicaprogrammata, l'area medica el'area di riabilitazione.Obiettivo importante e perse-guibile è quello di ridistribuire,come già in parte avviene, lenostre attività in tutti gli ospe-dali aziendali mediante lamobilità dei nostri specialistiquali per esempio il chirurgovascolare, il reumatologo, ilneurologo, l'oncologo, l'oculi-sta, il ginecologo e il pediatra.Il costante miglioramento diefficienza, derivante da unapolitica a piccoli passi, porteràad un aumento delle attività edella qualità delle stesse.

FugheSecondo gli ultimi dati disponi-bili il 60% dei cittadini residentisceglie strutture della nostraAzienda, mentre quasi la tota-lità dei cittadini che optano peraltri enti si rivolgono principal-mente all'Ospedale di Busto

Arsizio, alle cliniche MaterDomini e Santa Maria diCastellanza, agli ospedali mila-nesi e della provincia di Pavia.Le strutture private di Milanohanno avuto un potere di attra-zione prevalentemente suldistretto di Corsico, principal-mente per le aree di Ortopedia,Chirurgia Generale, ChirurgiaPlastica e Oculistica. L' A.O. di Busto Arsizio richia-ma utenti soprattutto daiDistretti di Legnano e Castano,con una percentuale significati-va per i ricoveri di Ostetricia.Le Cliniche Mater Domini eSanta Maria operano suidistretti di Legnano e Castano,con prevalenza per i ricoverichirurgici nelle aree diChirurgia Generale, ChirurgiaPlastica, Chirurgia Vascolare,Oculistica, Ortopedia.Le strutture della provincia diPavia, comprensive degli ospe-dali pubblici e privati, incidonosul bacino di utenza deiDistretti di Abbiategrasso eMagenta pressoché per tutte leattività omogenee, con percen-tuali rilevanti (in quanto piùalte della distribuzione media)sulle aree di Oncologia,Ortopedia, Chirurgia Generale,Urologia.In generale si può affermare

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che la maggior parte di questipazienti che si sono rivolti adaltre strutture, a parte le grandipatologie per le quali è d'obbli-go ricorrere ad Ospedalisovraordinati a quelli diquest'Azienda, hanno un pesoclinico di ricovero medio basso.

Attrazione, progetto riorganiz-zativoNei prossimi cinque annil'Azienda Ospedaliera diLegnano progressivamente riu-scirà a recuperare molte pato-logie che attualmente vengonotrattate in altre A.O., ma anchead aumentare l'attrazione sia dicittadini residenti al di fuori delproprio territorio di competen-za, sia di cittadini provenientida altre ASL/Regioni.Questa azione centripeta versol'A.O. sarà favorita dai seguentifattori:- creazione del nuovo Ospedaledi Legnano- ristrutturazione o la costru-zione di nuovi edifici in via diultimazione presso gliStabilimenti di Abbiategrasso eMagenta, con miglioramentodel comfort alberghiero- cambiamenti organizzativivolti a garantire percorsi piùveloci e semplificati ai cittadiniin ambulatori integrabili

- attivazione di una oculatapolitica delle risorse umanemediante lo spostamento diparte dei costi per personaleamministrativo verso l'areaassistenziale oltre ad unaacquisizione di nuove risorsead elevata specializzazione - semplificazione dei processiproduttivi, supportati da unasofisticata rete informatica,volti a migliorare la centraturadella mission della struttura econseguente snellimento degliorganici- miglioramento dell'efficienzae della qualità delle prestazionierogate- pianificazione mirata diacquisizione e di utilizzo delleattrezzature ed apparecchiatu-re, soprattutto ponendo grandeattenzione a quelle di elevatatecnologia.Un opera certamente impor-tante è la costruzione di unServizio di Radioterapia pressolo Stabilimento di Magentadotato di due accelleratori linea-ri. Questa richiesta è stata inol-trata in Regione in accordo conl'ASL per offrire un servizio indi-spensabile, attualmente nonpresente sul territorio dell'ASL(un milione di abitanti).Per il raggiungimento delpareggio di bilancio ed il

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potenziamento delle attività inbase alla domanda, e' necessa-rio che la Regione Lombardiaprovveda a garantire una ridi-stribuzione del budget di atti-vità e quindi delle risorsenecessarie per ogni Azienda.

Incremento dell'appropriatez-za del ricovero Il sistema ospedaliero attualeoffre diversi regimi di cura,alcuni dei quali in fase di realiz-zazione, ed innovativi come diseguito:- Attività ambulatoriale- Day service - Day hospital- Ricovero ordinario “per acuti”

- Ricovero in area riabilitativaIl Medico di MedicinaGenerale, gli specialisti ambu-latoriali ed il Pronto Soccorsoconcorrono ad un corretto uti-lizzo della vasta gamma dell'of-ferta aziendale e quindi ad unasempre maggiore appropriatez-za del ricovero ordinario, cheattualmente assorbe la maggiorquantità di risorse.In tale ottica a breve sarannopotenziati sia il prontoSoccorso sia il DEA con l'area diosservazione breve intensivache contribuirà ad incrementa-re l'appropriatezza dei ricoverial di là dei risultati finora rag-giunti.

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Progetto aziendale riabili-tazioneSarà attivato il progetto azien-dale che prevede il consolida-mento e lo sviluppo di un offer-ta articolata che comprende lariabilitazione specialistica(unità spinale e neurologica aMagenta), la riabilitazionegenerale e geriatrica adAbbiategrasso e Cuggiono e lariabilitazione di mantenimentoa Cuggiono.Nel lungo periodo, anche aLegnano negli edifici delDipartimento MaternoInfantile, lasciati liberi dopo iltrasferimento dell'attività nelnuovo ospedale, potrà svilup-parsi un'attività riabilitativageriatrica e di mantenimentoda integrarsi con il vicino S.Erasmo.All'Ospedale di Cuggiono dovegià opera un'attività riabilitati-va specialistica cardiologica, siverranno a creare le condizioniideali, una volta realizzatocompletamente il progetto conla riabilitazione generale geria-trica e di mantenimento, percompletare la gamma di offertasviluppando un sistema diminialloggi con badante condi-visa e servizi centralizzati cheincrociano perfettamente lospettro dei bisogni dell'età

avanzata, accompagnando conil minor trauma i soggettianziani e soli sul percorso dellagraduale perdita di autosuffi-cienza.L'implementazione di una effi-ciente offerta riabilitativa pro-durrà, tra gli altri, anche il van-taggio di ridurre la durata delladegenza del ricovero per acuti,attualmente prolungata dall'of-ferta insufficiente di posti lettodi riabilitazione, incrementan-do l'efficienza del sistema.

Integrazione medici specialistiospedalieri - medici di medici-na generaleBisogna riconoscere che moltorimane da fare sul fronte dellacomunicazione fra ospedale eterritorio e del dialogo framedici. Dovrà essere superatal'immagine dell'ospedale “torred'avorio”, inaccessibile e aprirel'ospedale avviando un forteinterscambio con il territorio.Al fine di perseguire la massimaintegrazione fra medici dimedicina generale e medicispecialisti ospedalieri e garanti-re la continuità del percorso dicura, sarà favorito e sollecitatol'accesso del medico di medici-na generale all'ospedale ovepotrà concorrere alla diagnosi ealla cura del proprio paziente.

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L'obiettivo è evitare la ripeti-zione di esami, la mancanza dicontinuità tra i diversi atti, l'ec-cessiva variabilità delle decisio-ni, la scarsa attenzione agli esitimassima nei pazienti fragilicon polipatologie: fattori checontribuiscono a confondere ilpaziente e a disorientarlorispetto alla qualità delle cureche riceve e ciò che realmentegiova alla sua salute.I medici di medicina generale,per esempio, potranno eseguirein ospedale indagini diagnosti-che (es. ecografie) alla presenzadi medici specialisti, così comei medici specialisti ospedalierisi recheranno presso gli ambu-latori di medicina generaleassociati (medicina di gruppo)per consulti su una casisticaselezionata.Da questo processo integrativopiù stretto deriverà senza dub-bio un arricchimento culturalee professionale di entrambe leparti a tutto beneficio delpaziente e del sistema sanita-rio.Il nuovo ospedale di Legnanosarà quindi concepito per per-mettere ai medici di famiglia diseguire i propri assistiti, alleinformazioni di essere elabora-te in forma integrata, ai pazien-ti e loro parenti di riconoscere

l'unitarietà del percorso sen-tendosi in ogni istante rispetta-ti nella loro unicità.La facile “leggibilità” degliinterni dell'ospedale, la presen-za di luoghi per incontri traoperatori dell'ospedale e glioperatori del territorio, la pre-senza di sale attrezzate pervideoconferenze dove si possa-no anche svolgere pratiche ditelemedicina sono tra i provve-dimenti che i progettistidovranno adottare per rendereconcreto l'inserimento dell'o-spedale nel territorio.

Quale Ospedale per il futuroL'importanza dell'ospedale intutte le nazioni ed in particola-re quelle a più alto reddito èdimostrata dal dibattito che alivello politico culturale e tecni-co viene sviluppato in molticontesti.Il periodo storico nel quale ilnuovo ospedale di Legnano sipropone come occasione perun importante sforzo di qualitàcoincide con l'intensificarsidelle iniziative che affrontano iltema dell'ospedale del futuro.L'ospedale oggi più che in pas-sato è al centro dell'attenzionedi politici, imprenditori, sanita-ri e della comunità perché l'o-spedale :

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- ha tuttora un ruolo storicofondamentale non solo nelsistema sanitario ma anchenella vita quotidiana- usa ingenti risorse finanziariead esso dedicate sia sul totaledella ingente spesa sanitaria siain valore assoluto - mantiene un ruolo sociale eculturale molto forte, fa partedell'esperienza di quasi tutte lefamiglie, attrae grandi interessi,contribuisce alla ricerca e quin-di all'evoluzione del sapere,coinvolgendo più facoltà uni-versitarie- costituisce un elemento fon-damentale nella definizione deltessuto urbano e rurale

- è spesso l'impresa di maggiordimensioni presente sul territorio- è per definizione il luogo dellatecnologia più avanzata; infattitutti i progressi di questo setto-re finiscono per interagire coin-volgendo moltissime industrieed esperti.Non ci sono risposte certe, neldibattito di quale dovrà esserel'ospedale del futuro in un ter-ritorio così importante comequello di Legnano: molte per-sone sono chiamate a contri-buire a questo confronto conargomentazioni che possonoessere le più disparate.L'ospedale tuttavia ci interrogae pretende delle risposte ad

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alcune domande essenziali:- quanti e quali letti devonoessere assegnati ad un ospeda-le? La tendenza misurabile neiPaesi sviluppati è chiara: neldecennio 1986/1995 i postiletto per acuti in ospedale sonodiminuiti drasticamente: - in Olanda da 4,7 a 3,9- n Svezia da 4,5 a 3,1;- in Canada da 4,4 a 3,6;- nel Regno Unito da 2,6 a 2,0- in Italia da 6,3 a 5,3. La recente legislazione ha sta-bilito uno standard di postiletto dagli attuali 4,5 a 3,5 ogni1.000 abitanti, quindi in lineacon i parametri europei;- piccolo è bello o grande è effi-ciente ed efficace? La convin-zione che solo ospedali diopportuna dimensione, tra 400e 600 posti letto, siano in gradodi ottimizzare tutti gli aspettifunzionali dell' ospedale piùvolte viene messa in discussio-ne. Da un lato si enfatizza l'im-portanza dell'ospedale vicinoalla comunità, dall'altro sidichiara che certe economie discala si possono realizzare solocon strutture grandi;- l'ospedale diventerà semprepiù un centro diurno funzio-nante solo 5 giorni alla settima-na? Indubbiamente la tendenzaverso uno spostamento di atti-

vità sanitarie che si risolvononell'arco del giorno è in conti-nua crescita. D'altra parte ilcrescere della complessità delletecnologie impone a volte lanecessità di diversi giorni perpoter sviluppare completamen-te un percorso diagnostico -terapeutico individualizzato.Alcuni autori ipotizzano unarazionalizzazione del quesitofino alla distinzione tra ospeda-li diurni e ospedali in regime didegenza continua. Nel momen-to in cui si sta progettando ilnuovo ospedale questo dilem-ma è particolarmente delicato;- qual è la modalità per retri-buire il servizio prestato dall'o-spedale? Questo quesito non haancora una risposta anche secertamente in futuro sarannosempre più differenziate lemodalità di remunerazione inbase sia alla complessità dellepatologie trattate sia a quelladell'organizzazione che laeroga.Pur di fronte ad un dibattitoaperto si possono coglieresegni interessanti che, se osser-vati con attenzione, danno fortiindicazioni di prospettiva.Come già detto la riduzione deiposti letto, le trasformazionidegli stessi da degenza conti-nuativa a degenza diurna, la

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trasformazione di posti lettoper la riabilitazione e la lungodegenza, sono tutti indicatoriche mettono in discussione lacentralità del posto letto comemetodo di misurazione dell'o-spedale.Lo sviluppo di progetti innova-tivi che pur avendo al centrol'ospedale, introducono con-cetti molto interessanti deveessere osservato con attenzionenel momento in cui si pensa alnuovo ospedale. Il fatto che ilnuovo ospedale europeo diParigi “ G. Pompidou” sia statodotato tutto di camere singole,idonee quindi a ricevere sia ilpaziente sia il parente/amicoaccompagnatore, proponeun'interpretazione del rappor-to tra individuo ed ospedalecompletamente nuovo. Si vaverso un ruolo di reale protago-nista da parte del paziente.La realizzazione del nuovoospedale di Legnano, comestruttura integrata nel contestocittadino, inglobando partiricreative e commerciali, costi-tuirà uno degli elementi essen-ziali nel processo di umanizza-zione e svolgerà un ruolo fon-damentale completando la filo-sofia della Legge Regionale n.31, puntando prima sull'inte-grazione fra i vari Stabilimenti

dell'Azienda e successivamentesull'interazione con le altreAziende Ospedaliere, i medicidi medicina generale - pediatridi libera scelta e le attività sani-tarie e socio-sanitarie esistentisul territorio.Un quadro così complesso puòessere interpretato come unagrande sfida a cui sono chiama-ti gli ospedali di oggi masoprattutto di domani. Unasfida che vede coinvolti piùattori sia pubblici sia privati pergarantire - una gestione ed organizzazio-ne sempre più complessa edinteragente a più livelli e coin-volgendo, in modo sempre piùsofisticato, più professionalità,esperti e ricercatori- lo sviluppo delle tecnologie,un uso appropriato delle stesse- ogni potenzialità dell'infor-matizzazione e della robotizza-zione; basti pensare che la soladigitalizzazione di ogni tipo diinformazione medica, immagi-ni comprese, significa la trasfe-ribilità in qualsiasi puntodell'Azienda della disponibilitàistantanea delle informazioni avantaggio della cura del malatocon risparmio notevole ditempo, di personale e di strut-ture attrezzate rispetto al meto-do tradizionale

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- una risposta adeguata alla tra-sformazione della strutturademografica ed etnica dellenostre società - un'attenzione ai nuovi scenaridiagnostici terapeutici e dimedicina preventiva rispetto airisultati sempre più significativilegati alla ricerca sul genomaumano; lo sviluppo in questosettore porterà a terapie indivi-dualizzate, diagnosi ultra pre-coci, inutilità di molti strumen-ti diagnostici oggi essenziali.

ConclusioniE' quindi impossibile descrive-re l'ospedale per il futuro?Certamente no se si riesce aprospettare un Ospedale moltoflessibile nella struttura e nel-l'organizzazione e che sappiaadattarsi ai cambiamenti conti-nui. Questa Direzione pensa diriuscire a far percepire ilmodello di Ospedale suggeritoe quali caratteristiche essenzia-li lo stesso debba avere peressere moderno e competitivo.Le dimensioni e le caratteristi-che organizzative e tecnologi-che del nuovo ospedale diLegnano ne faranno un organi-smo ospedaliero di primariaimportanza, situato come è alcentro di un amplissimo terri-torio tra Milano e Varese .

La scelta del luogo del nuovoinsediamento è stata partico-larmente felice visto che verràrealizzato in un area a bassadensità abitativa, confinantecon il parco Altomilanese eabbastanza vicina alla stazioneferroviaria ed alle principali viedi transito.A conclusione si può dire chel'Ospedale nuovo di Legnano èstato ideato come si è detto peril trattamento di pazienti acuti,molti dei quali necessitano diuna elevata complessità e di ungrado di interdisciplinarietà edintegrazione polispecialisticamolto ben inserito con le altrestrutture in una rete territoria-le, non solo aziendale, moltoarticolato, rassicurante, a misu-ra di utenteLa decisione della DirezioneStrategica di contenere ilnumero di letti del nuovo ospe-dale, in coerenza con la suamission, mostra la volontà divalorizzare tutte le struttureospedaliere aziendali aumentando la qualità e ladiversificazione dell'offerta atutti i cittadini residenti.

Prof. Dott. Giuseppe SantagatiDirettore Generale

dell’Azienda Ospedaliera“Ospedale Civile di Legnano”

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Efficienza, efficacia,ammodernamento, con-solidamento delle eccel-

lenze. A quasi dieci anni didistanza dal varo della Legge31, che ha ridisegnato inmaniera integrale l'offerta deiservizi sanitari ed ospedalierinel loro complesso, la RegioneLombardia ha varato nellescorse settimane, su propostadegli assessori alla SanitàAlessandro Cè e alla Famiglia eSolidarietà Sociale, Gian CarloAbelli, il Piano Socio SanitarioRegionale (PSSR) 2006-2008,che passa ora all'esame dellacompetente Commissione delConsiglio regionale. Si trattadella versione già integrata conle osservazioni raccolte duran-te le consultazioni con le asso-ciazioni che operano in campo

socio-sanitario (ANCI, UPL,UNCEM, sindacato, imprendi-tori, Terzo Settore), svoltesi neimesi successivi alla presenta-zione della prima bozza diPSSR avvenuta a marzo 2006."E' un buon Piano, caratteriz-zato da un forte impianto fede-ralista - ha dichiarato l'asses-sore Cè - grazie all'individua-zione di chiari percorsi di coinvolgi-mento di enti locali e realtàterritoriali. In particolare ilPiano rivolge un'attenzioneparticolare al ruolo rivestito inquesto ambito sia dal TerzoSettore che dalle famiglie. Altripunti qualificanti del PSSRapprovato sono la creazione diu n ' A g e n z i a R e g i o n a l edell'Emergenza-Urgenza, cheservirà da cabina di regia per

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Via libera al Piano 2006-2008

Sanità, la regione pianifica il futuro

prossimo

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ottimizzare i servizi di ProntoSoccorso - ha spiegato Cè - el'istituzione di un CentroUnico di Prenotazione a livelloregionale, in modo da abbassa-re ulteriormente i tempi delleliste d'attesa.Abbiamo voluto porre al centrodel sistema sanitario gli opera-tori, l'unico modo per garantireun'alta qualità degli stessi equindi un'alta qualità dei servi-zi erogati dalle strutture lom-barde - ha aggiunto ancoral'assessore -. Voglio infinericordare l'importanza attribui-ta dal PSSR alle mamme e aibambini, alla creazione di cen-tri territoriali di riferimento peri malati psichiatrici aperti 24ore, oltre naturalmente allaprevenzione e all'educazione atutti i livelli".Confermata la volontà di rac-cordare il sistema dei servizisanitari a quelli di naturasocio-assistenziale. "In materia sociale e socio-sanitaria le azioni cardinesaranno incentrate sulla fami-glia, unità attorno alla qualesarà ridisegnato il sistema deiservizi alla persona - ha dichia-rato l'assessore Abelli.Riteniamo importante identifi-care come prioritarie tre linee

di intervento: innanzituttoquella della promozione edella tutela della famiglia qualeportatrice di bisogni che vannosostenuti e rispetto ai quali sivuole garantire un sistema diservizi qualificato e competiti-vo. In questo contesto si inseri-sce anche la previsione di unFondo Regionale per la nonautosufficienza, individuato inrelazione a quanto verrà deter-minato a livello nazionale.Verranno inoltre promosseazioni per favorire la coesionesociale e fronteggiare le nuoveemergenze, attraverso l'attiva-zione di energie e risorse pre-senti nella comunità - haaggiunto Abelli -. In particolare verranno realizzate sperimen-tazioni nei quartieri ad altorischio di degrado abitativo esociale e verranno sviluppatiinterventi per favorire la colla-borazione fra le associazionidel territorio e le istituzioni. Inquesto contesto verrà inoltrepotenziato il settore del nonprofit e dell'impresa sociale,quale nuovo soggetto giuridicoin grado di coniugare l'attivitàeconomica con la finalitàsociale".

F.B.P.

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IL PIANO SOCIO-SANITARIO REGIONALE IN PILLOLEIL PIANO SOCIO-SANITARIO REGIONALE IN PILLOLE

PREVENZIONE

Il potenziamento dell´attività di prevenzione è considerato uno strumento efficace per

arrivare a una completa revisione di tutta l´opera attualmente svolta dal Servizio

Sanitario Regionale sia a livello medico che veterinario. In particolare verranno privile-

giati i piani di prevenzione nei singoli settori (tumori, diabete, tabagismo, malattie infet-

tive) puntando a una loro integrazione e aumentando allo stesso tempo le risorse

disponibili.

EMERGENZA-URGENZA

Viene prevista un´Agenzia regionale ad hoc, una struttura tecnico-organizzativa

articolata sul territorio che avrà come compiti quelli di programmare l´attività di

emergenza-urgenza a livello regionale, definire i requisiti professionali per gli opera-

tori del settore, gestire le reti radiotelefoniche. In più è prevista l´istituzione di un

"numero verde unico" (118) che si assuma il ruolo di collettore di tutte le richieste di

intervento provenienti dal territorio lombardo, in modo da smistare i pazienti nelle

strutture più appropriate, a seconda anche del livello di emergenza.

ASSITENZA CONTINUA

Il Piano prevede il potenziamento della continuità assistenziale, predisponendo tra

l´altro una formazione regionale specifica per gli operatori. L´obiettivo è quello di

arrivare a un riordino del sistema attuale per avere il miglior rapporto tra risorse

investite e servizio erogato.

I TEMPI DI ATTESA

L´obiettivo del Piano è quello di mettere in rete tutti i centri di prenotazione delle sin-

gole ASL, fino ad arrivare a un Centro Unico di Prenotazione a livello regionale,

improntato alla massima trasparenza e tracciabilità, così da abbattere ulteriormente

i tempi di attesa per le prime visite e per i follow-up.

TELEMEDICINA

Viene previsto un ampio utilizzo delle tecnologie biomedicali e dell´informazione

(ICT) in sanità, sia come servizi di "second op nion" specialistica indirizzata ai medi-

ci di base che di diagnosi e consulto a distanza o di gestione e monitoraggio di

malati cronici.

LA SALUTE DELLA DONNA E DEL BAMBINO

Consci della grande importanza del settore materno-infantile, il Piano prevede

l´integrazione stretta tra tutte le figure professionali che operano nel cosiddetto

"percorso nascita". La Regione ha intenzione anche di ridurre il numero di parti

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cesarei inappropriati, promuovendo e informando le mamme in merito al

parto naturale.

ACCOGLIENZA

Un´attenzione particolare viene riservata all´accoglienza dei pazienti nelle strutture

sanitarie. Soprattutto si vuole agevolare il ricorso a visite ed esami negli orari della

giornata più adeguati a chi lavora.

Verranno quindi sfruttate fasce orarie oggi poco considerate, come il tardo pomerig-

gio dopo le 16, il sabato e la domenica mattina. I call center dovranno invece essere

operativi dal lunedì al sabato dalle 8 alle 20 e, insieme ai CUP, agli Uffici informazioni

e agli URP, dovranno supportare e accompagnare il paziente in tutto il percorso sani-

tario.

PSICHIATRIA

Il Piano prevede la nascita di Centri territoriali di riferimento, a disposizione 24 ore al

giorno come supporto ai pazienti e ai loro familiari per qualsiasi evenienza.

OSPEDALI SENZA DOLORE

E´ prevista la nascita, presso ogni struttura sanitaria, di un Comitato ad hoc (COSD)

che avrà il compito di inserire in cartella clinica una registrazione costante dei livelli di

dolore del paziente, di definirne i criteri per il trattamento, di consentire l´utilizzo ade-

guato di oppiacei e analgesici, nonché di prestare attenzione particolare al dolore

pediatrico e al dolore nel parto.

FAMIGLIA E AUTOSUFFICIENZA

Il Piano prosegue nella valorizzazione della famiglia come centro del proprio sistema

di welfare. In quest´ottica, è previsto il potenziamento dell´assistenza domiciliare e,

per quanto riguarda la necessità di affrontare in maniera integrata il problema della

fragilità familiare, l´istituzione di un Fondo per la non autosufficienza.

OSPEDALE DI COMUNITA´

Verranno promossi progetti pilota in tal senso con la collaborazione delle ASL com-

petenti. L´ospedale di comunità può rappresentare infatti un valido strumento per tutti

quei malati affetti da patologie non particolarmente gravi, ma che vivono in solitudine.

Si tratterebbe quindi di una modalità assistenziale a metà strada tra l´assistenza

domiciliare, le strutture residenziali per anziani e gli ospedali.

TELEFONIA SOCIALE

Lo scopo del PSSR è quello di garantire assistenza, attraverso un numero verde atti-

vo 24 ore al giorno, a tutta la popolazione lombarda over 65 (aiuto e manutenzione

domestica, interventi socio-sanitari a domicilio).

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Se è immediato e intuitivoutilizzare il termine“pubblico”, scrivere o

parlare di sanità “privata” cosasignifica propriamente ?Per esempio in Lombardia:cosa si intende per “privato”,dove termina il servizio “pub-blico”?A dire il vero, tutti concordanosul fatto che “strutture privatepropriamente definite” cioèquelle che curano solo amma-lati che pagano direttamente edi tasca propria sono davveropoche. Le Altre -dico tutte lealtre- sono “accreditate”: rice-vono cioè dal ServizioSanitario Nazionale gli stessirimborsi a prestazione chericevono gli Ospedali (pubbli-ci, per intenderci). Vale a direche alcune Strutture organiz-zate e accreditate operano perconto del Servizio Sanitario afianco degli Istituti pubblici.C'è poi differenza tra i

“Privati”? Ebbene sì! Esiste il cosiddetto“profit” e “no-profit” chepotrebbe segnatamente sepa-rare il “privato-privato” dalresto cioè dal “non pubblicosenza scopo di lucro”.In fondo: a Chi serve questasemplice o tecnica distinzione?Se lo è posto correttamente ilprof. G.Remuzzi sul Corrieredella Sera un po' di tempo fa:agli ammalati preme forsesapere chi eroga un Servizio ?oppure interessa loro priorita-riamente che siano curatidavvero bene ?Allora il dibattito sanità pub-blica/sanità privata è di natu-ra politico, cioè sociale e cul-tur-ideologico: perché e quan-do “privato”, perché e quando“pubblico” ?I criteri di efficienza, tempe-stività e flessibilità a volte nonalbergano nel settore pubbli-co, così è facile comprendere

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Sanità:pubblica o privata?

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il nascere e il consolidarsi direale “competizione” con sog-getti erogatori di natura priva-tistica.Questi ultimi tuttavia non ser-vono solo a fronte di carenzedel pubblico; credo infatti chela sanità privata possa davve-ro essere uno “stimolo” ancheper il settore pubblico cosìcome le competenze dellaprima si dovrebbero poterintegrare con quelle degliOspedali pubblici vincolandoil sistema alle regole dell'evi-denza scientifica.Questo porterebbe sicura-mente ad evitare duplicazionidi prestazioni (esami stru-mentali, visite specialistiche,consulti ripetuti) con conse-guenti incrementi di costi econ lievitazione del numero diaccertamenti che potremmodefinire inutili ancorché ese-guiti a pochi chilometri didistanza tra varie strutture didiversa natura giuridica.In effetti, il sistema di finan-ziamento della Regione è “aprestazione” cioè l'Ospedalepubblico o privato che sia èpagato dal Sistema Sanitarionon più a piè di lista (cioè inbase ai costi generali sostenuti

dall'Ente), ma per le presta-zioni effettivamente erogate aiCittadini i quali possono acce-dere liberamente agli uni oagli altri.E questo mi soddisfa perchèsono i Cittadini che rivolgen-dosi all'Ospedale pubblico oprivato determinano il paga-mento delle prestazioni cheusufruiscono cioè sono loroche convogliano risorse agliuni o agli altri. Così operando,non dovrebbero esserci piùfinanziamenti decisi a prioriavvantaggiando gli uni o glialtri in quanto le risorse eco-nomiche pubbliche seguono ipazienti e non viceversa. La Riforma disegnata alPirellone è in effetti unmodello di assistenza sanita-ria di un Paese libero fondatochiaramente sulla divisionetra chi acquista le prestazionisanitarie (le ASL) e chi eroga iservizi (Ospedali, Istituti eCliniche), ma anche (e soprat-tutto) sul principio della plu-ralità degli enti erogatori. L'obiettivo proclamato è dipermettere al Cittadino unatotale libertà di scelta, ridise-gnando il monopolio dellagestione pubblica con la pos-

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sibilità di garantire meglio,attraverso una completa con-correnzialità, sia il controllodei costi sia la qualità delleprestazioni.Così, tra il 1995 e il 1997 laRegione Lombardia ha con-cesso l'accreditamento alFondo Sanitario Nazionale atutte le Strutture private, vec-chie e nuove che l'hannorichiesto e in possesso di pre-cisi requisiti tecnici. I nuoviposti letto creati nel privatodurante questo periodo sonostati circa 2.000, con unaumento percentuale del 27per cento: nello stesso perio-

do di tempo i letti delle strut-ture pubbliche hanno subitouna contrazione dell'11 percento. Questo andamentocomplessivo ha modificato inLombardia il rapporto trapubblico e privato.Sono fermo sostenitore che labuona sanità è una sfida cherichiede approcci semprenuovi, fuori da preconcettiideologici. D'altra parte, l'i-deologia dell'intervento pub-blico come fornitore diretto diservizi di utilità collettiva è datempo in declino e non soloper mancanza di fondi. Siaggiunga poi che oggi la

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comunità è e deve essere ingrado di prendersi cura di séstessa e che, in questa pro-spettiva ispirata ad una sussi-diarietà che valorizza le risor-se della società civile senzacontrapporle al ruolo delleIstituzioni pubbliche, la coo-perazione quale relazione trasoggetti pubblici e privati puòtrovare grandi possibilità direale impiego.La sussidiarietà è, dunque,quello sconfinato principio diorganizzazione socio-politicasecondo cui occorre partiredal primato delle formazionidella società civile: famiglie,comunità locali, associazionidi lavoratori, cooperative,ecc., le quali devono poteragire per libera scelta, secon-do un'ispirazione solidale avantaggio del solo benecomune.Il primato di queste formazio-ni della società civile è innan-zitutto storico, in quantoormai da diversi secoli la tra-dizione sociale nel nostroPaese ha generato opere diassistenza, ospedali, opereculturali fatte proprio daaggregazioni di persone a ser-vizio di altre persone.

Alla fine dell'800 il movimentocattolico, quello operaio, unatradizione laica di piccole emedie imprenditorie hannogenerato banche, imprese,mutue nei vasti campi dell'o-perare umano.Il movimento cooperativo(inizialmente quasi tutto delsolo comparto sanitario), leuniversità, gran parte delmondo creditizio, l'interosistema dell'assistenza socialeai bisognosi devono la loroesistenza al fatto che sonostati creati da formazionisociali e comunitarie, da orga-nizzazioni laiche e cattolichesorte autonomamente e chehanno dato vita ad iniziativefinalizzate a rispondere alvero bisogno umano.Oggi nel nostro Paese il socia-le vive una situazione para-dossale, schiacciato da unaparte dagli antistorici tentativiegemonici dello Stato e dal-l'altra dalle spinte di un mer-cato, almeno in alcuni settori,poco o non controllato; dauna parte c'è l'intromissionedello Stato che vorrebbe eser-citare ancora il monopoliosulle risposte ai bisogni socia-li, dall'altra l'invadenza di un

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mercato che vorrebbe mercifi-care tutti i rapporti e tutte lerisposte ai bisogni.Ogni volta che vogliamo allen-tare il cappio statalista per l'e-vidente vantaggio degli utenticittadini e lavoratori - e l'e-sempio è proprio nel campodella sanità come pure dellascuola, del mercato del lavoroe della costruzione e gestionedelle infrastrutture - noirischiamo di sperimentarereazioni che sono dovute arigidità ideologiche oppurealla voglia di difendere inte-ressi corporativi consolidati.Nella Regione guidata dalPresidente Roberto Formigonisi è cercato in questi anni dicambiare alcune regolesecondo la linea della sussi-diarietà verticale, ma anche esoprattutto orizzontale, pren-dendola non soltanto comeprincipio ispiratore, ma comeconcreto metodo di azioneper realizzare la piena libertàe il pieno sviluppo della com-pagine sociale.Questa della sussidiarietà e'un'impostazione che, se bengovernata, non solo non pre-giudica la qualità dei servizierogati, ma anzi può incre-

mentarla agendo su tre aspettiche incidono sulle criticità delsistema attuale: contenimen-to della spesa pubblica e lasua qualificazione, appropria-tezza delle prestazioni, soddi-sfazione del bisogno. E in sanità questi sono tuttitemi importanti. La qualità è,a mio avviso, strettamentelegata alla restituzione all'u-tente, alla persona, della suasovranità con il rispetto dellespecificità di ciascun ambito.Chi ha bisogno di assistenza edi sanità deve stare al centrodel sistema. Il cittadino nonpuò essere considerato unsoggetto minore che develimitarsi a manifestare unostato di disagio che poi altriinterpretano e risolvono amodo loro; non sta scritto danessuna parte che il bisogno-so, i suoi familiari siano tenutia delegare alla Istituzione ogniscelta relativa alla soluzionedel loro problema. Pensiamocosa significhi questo in temadi cambiamento nel sistemasanitario dove molto spesso ilcittadino è in condizioni direale e concreta passività. A q u e s t o p r o p o s i t o i nLombardia si è cercato di

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muoversi in questa direzionecon una Riforma sanitaria,introdotta con la LeggeRegionale 31 del 1997, in cui -credo per la prima volta inItalia - sono stati chiamati gliEnti Ospedalieri privati, dasempre accessibili solo ai cetiabbienti, a far parte a pienotitolo del Servizio SanitarioRegionale agli stessi costi perl'utente degli Ospedali pub-blici, innescando un circolovirtuoso di competizione dicui hanno beneficiato iCittadini e che ha rimesso inmoto anche il sistema tradi-zionale degli Ospedali pubbli-ci. Cardine di questo sistema èl'accreditamento che permet-te alle Strutture, pubbliche eprivate che rispettano stan-dard di qualità fissati dallaRegione, di fornire prestazionia carico del Servizio SanitarioRegionale.Nella Riforma lombarda sisono mutuati i tre principidecisivi dei paesi europei piùavanzati e in parte già citati: lalibertà di scelta del cittadinoche può scegliere l'Ospedalein cui farsi curare, pubblico oprivato accreditato; la separa-zione tra acquirente ed eroga-

tore, che ci ha permesso diintrodurre un conflitto di inte-ressi sano e positivo tra chi ètenuto a realizzare la cura peril cittadino e chi controlla chicura e lo paga; e la parità traerogatori pubblici e privati.A mio parere sono stati così

ottenuti dei risultati di qua-lità: consegnando al cittadinola libertà di scegliere, abbia-mo contestualmente raggiun-to un risultato molto impor-tante dal punto di vista dellariduzione delle liste d'attesaper esami e ricoveri, da sem-pre una reale vergogna ditroppa sanità italiana. Inoltre,si è riusciti anche a migliorarel'efficienza complessiva delsistema: tra le grandi Regioniitaliane la Lombardia è quellacon la spesa sanitaria pro-capite più bassa, mentre ildisavanzo pro-capite è inlinea con la media nazionale etutto ciò a fronte di trasferi-menti dallo Stato che, secon-do il Governatore Formigoni,risultano essere nettamenteinferiori rispetto a quello dialtre grandi Regioni. Perciò senoi cittadini lombardi riceves-simo la stessa spesa pro-capi-te di alcune di queste grandi

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Regioni non dovremmo averein Regione disavanzi in sensoassoluto.In una recente ricerca (N°21298) dell'AIOP (Ospedalitàprivata) è emerso che nel 23%dei casi il Cittadino ha fattouso di Cliniche o Centri priva-ti convenzionati; è interes-sante notare come tale per-centuale sia più alta fra i gio-vani, di 18-34 anni (28%), sicollochi in una posizioneintermedia nell'età centraledai 25 ai 44 anni (25%) e scen-da ad appena il 16% fra i piùanziani. Allo stesso modosono soprattutto gli utilizzato-ri con istruzione superiore(29%) che fanno uso delleStrutture private convenzio-nate. La scelta della Struttura pub-blica è più automatica, men-tre la scelta dell'Ente privato èpiù frutto di un processo didecisione ponderato, in cui siprendono in considerazionevarie possibilità; ciò spiegacome l'istruzione degli utentidiventi una variabile rilevante.Si sceglie la Struttura pubblicaprevalentemente in funzionedell'abitudine, della comoditàsoprattutto delle indicazioni

del Medico di cure primarie(Medico di base). Per contro sisceglie la Struttura privatasoprattutto per la migliortempistica in termini di pre-notazione e possibilità di fis-sare l'appuntamento/la visita,ma anche per l'impressioneche sia una struttura migliore,impressione d'altronde con-fermata dalla maggior ponde-razione della scelta.In effetti, tra coloro che hannopreso in considerazione levarie possibilità prima di sce-gliere, i criteri che hannoorientato la scelta finale sonoben diversificati tra Strutturaprivata e pubblica: sulla primaè la tempistica ad avere il pesodi gran lunga maggiore, men-tre sulla seconda sono criteridi vicinanza/comodità. Il 40% degli utenti avrebbedunque avuto bisogno diqualche consiglio prima discegliere e tale percentualesale al 53% fra chi ha sceltouna Struttura privata. Sempretra questi ultimi si tendemolto di più a farsi consigliareda parenti/amici (53%), men-tre tra chi sceglie unaStruttura pubblica prevalenettamente la tendenza a farsi

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consigliare dal Medico di cureprimarie (61%). I livelli di soddisfazione ingenerale sono alti, dimostran-do come l'attuale ServizioSanitario Nazionale Italianosia capace di rispondere beneai bisogni di salute dei cittadi-ni senza differenze significati-ve nelle varie aree geografi-che; la soddisfazione nei con-fronti delle Strutture private ègeneralmente e significativa-mente più alta rispetto a quel-le pubbliche soprattutto perquanto riguarda la tempistica.E' interessante notare come, aparità di “efficienza/professio-

nalità”:- il vantaggio principale delleStrutture private sia, come giàsegnalato, la rapidità, maanche, seppur secondaria-mente, una maggior attenzio-ne al rapporto umano (piùgentilezza/cortesia).- per contro permane a favoredelle Strutture pubbliche l'im-pressione in qualche modo diun “vantaggio economico”(come se il “privato” implichiper forza qualche costoaggiuntivo) oltre che l'impres-sione di una maggior presen-za di attrezzature. Secondo le rilevazioni, da un

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lato è opinione comune che laPubblica Struttura si stia diri-gendo verso un modello piùsnello, più efficiente, maggior-mente decentrato con impor-tanti caratterizzazioni regio-nali, in una parola sempre piùmoderno e “operativo” inquanto partiva da anni colle-gati (più o meno ingenerosa-mente) ai concetti di confu-sione, disorganizzazione,scarsità di attrezzature, inca-pacità di gestione delle risor-se, lotte interne. In merito alla visione specificadella Sanità pubblica e priva-ta, gli Operatori sanitarihanno in genere una posizio-ne un po' più pessimistica:parlano della necessità di“sinergia”, di “competizioneregolata”, di “concorrenza gui-data”. E' opinione comune che,affinché si realizzi una vera epropria parificazione, il setto-re pubblico debba investirenotevoli risorse economichenella spesa sanitaria.Per ora, sentendo sempre gliOperatori sanitari, il privatoappare semplicemente comeintegrativo rispetto al pubbli-co e non veramente paritario

(“il privato entra solo dove ilsettore pubblico non riesce asoddisfare le esigenze…”). Insomma, le Regioni più ric-che del Paese sembrano piùpronte delle Altre a sperimen-tare un nuovo tipo di rapportofra Sanità pubblica e privata,ma questa sperimentazione èrallentata dall'inerzia buro-cratico-amministrativa degliaggregati, soprattutto da unatendenza da parte del settorepubblico nel voler mantenereun atteggiamento a dire ilvero un po' troppo “protezio-nistico”.Ma siamo veramente sicuriche tutte le strutture garanti-scano la stessa qualità orga-nizzativa e di prestazione?…. La vera strada del futuro è, amio parere, quella dei “Serviziin rete”, su cui in varie Regionisi stanno facendo sperimenta-zioni interessanti. In Veneto sista lanciando un portale sullaSanità e sui Servizi sociali; inLombardia, è in via di perfe-zionamento un SistemaInformativo socio-sanitariointerno (SIS) che consente alcittadino di accedere per viatelematica, tramite la cartasanitaria, alle informazioni sui

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servizi offerti; in Piemonte glielenchi delle strutture messe adisposizione dell'utenza sonocompletati da un giudizio diqualità globale delle presta-zioni effettuate; e così via. Tuttavia a mio giudizio, ilSistema Sanitario Nazionalepresenta tuttora ancora pro-blemi di parziale inefficienza,soprattutto di non completaconsiderazione verso ilCittadino. C'è insomma una“cultura di sistema” cheandrebbe modificata sia nelpubblico come nel privato: laSanità italiana è sempre stata

“medicocentrica”, si trattereb-be di farla diventare “centratasul paziente”.Agiscono negativamente diffi-coltà legate alla mentalitàdella struttura, fortementeconservatrice (ad esempiomolte realtà fanno finta dinon accorgersi che la medici-na stessa sia cambiata e chedalla tendenza alle degenzelunghe si stia sempre più pas-sando a quella di degenzebrevi e/o di attività ambulato-riale). In definitiva manca unamoderna cultura della relazio-

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ne, del servizio, della custo-mer satisfaction, tra gli stessioperatori sanitari, pubblici oprivati che siano.Per esempio, il meccanismo diaccreditamento delle struttureospedaliere sembra basarsi suun protocollo in cui esistereb-be un margine troppo elevatodi discrezionalità (che èsapientemente sfruttata dalsettore pubblico appunto perbloccare l'accreditamentoanche di Centri privati assolu-tamente meritevoli); per nonparlare della “qualità” tropposemplicisticamente sbandie-rata. D'altro canto, la Sanità priva-ta deve farsi conosceremeglio. Deve informare di piùil cittadino, nei limiti in cuipuò farlo secondo la normati-va attuale (o spingendo peruna modifica normativaall'insegna della libertà dicomunicazione). Oggi però a differenza delrecente passato, la possibilitàdi scelta è un valore accettatoe condiviso, le persone inmateria di salute cercano ditrovare ed ottenere il meglio,da qualsiasi parte si trovi. Il compito di uno Stato

moderno dovrebbe tuttaviaessere quello di dare alCittadino appunto la massimalibertà e possibilità di scelta inmateria di salute, senza privi-legiare qualcuno, ma favoren-do soltanto il malato, vero“centro di gravità” di unServizio Sanitario degno diquesto nome con maiuscola. L'interesse dello Stato è costi-tuzionalmente ed eticamentela salute dei Cittadini perse-guita meglio se pubblico e pri-vato possono realmente colla-borare e in parte anche com-petere su una base di recipro-co riconoscimento ed effettivaparità. E perché no allora l'i-stituzione di un'Authoritydella Sanità che -forse- sareb-be idealmente molto gradita ? In effetti: “…..la vita non èsolo vivere, ma vivere inbuona salute” aiutata (perchéno) congiuntamente dal setto-re pubblico e privato.

Eugenio VignatiDirettore Generale

Ordine Ospedaliero San Giovanni di Dio-

FatebenefratelliProvincia Lombardo-Veneta

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La qualità in Sanità è diffi-cile da definire e da valu-tare,soprattutto perché è

complesso il concetto di salute,cui sono finalizzati i sistemi e leazioni sanitarie; la concezioneolistica della salute, intesacome completo benesserepsico-fisico della persona, è ,oltretutto, fortemente influen-zata da fattori di contesto stori-ci, culturali, territoriali, sociali eistituzionali.Una seconda causa di comples-sità del concetto di qualità inSanità è rappresentata dallavarietà degli attori presenti incampo sanitario: pazientiattuali o potenziali, operatoridelle diverse professioni sanita-rie, manager, dirigenti ammini-strativi delle organizzazioni cheerogano prestazioni ; associa-zioni di utenti e di tutela.Essi esprimono tutti punti divista che privilegiano fatalmen-te aspetti diversi della qualità.

Infine, la definizione di “qua-lità” in campo sanitario è resacomplessa dalle caratteristichedell'azione sanitaria, che pro-duce non un bene materiale,ma un servizio intangibile econdizionato nell'atto della suaerogazione da un forte conte-nuto di personalizzazione erelazionalità tra operatori sani-tari e utenti, tanto che da questicaratteri è condizionato lo stes-so esito e, in ogni caso, la sod-disfazione dei fruitori.Qualità del servizio può, allora,essere definita , secondol'Institute of Medicine,come ilgrado con cui i servizi sanitariper individui o popolazioniaumentano la probabilità diesiti desiderati di salute e dimi-nuiscono la probabilità di esitiindesiderati, alla luce delleattuali conoscenze e delle risor-se disponibili. Da questa defini-zione discendono tre dimensio-ni principali della qualità:

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Qualità e servizio sanitario:

la nostra esperienza

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-qualità professionale, che sideclina in termini di efficacia ,intesa come capacità di rag-giungere gli obiettivi di salute;-qualità gestionale, che sideclina in termini di efficienza,come uso efficace e produttivodi risorse per soddisfare lerichieste del paziente/clienteall'interno dei limiti e delledirettive date;-qualità valutata dal cliente,che si declina in termini dilivello di soddisfazione dellostesso per il servizio fruito.Queste dimensioni corrispon-dono ai maggiori gruppi d'inte-resse in gioco,di cui è necessa-rio integrare le prospettive perspecificare la qualità di undeterminato servizio.Particolare attenzione vieneposta negli ultimi anni allaQUALITA' PERCEPITA, cioè allavalutazione soggettiva dellaqualità dei servizi sanitari effet-tuata dai fruitori attuali opotenziali, che può esprimersisia in merito all'operato tecnicoe relazionale dei professionistisanitari,sia in ordine ad aspettistrutturali, alberghieri, tecnolo-gici e di accessibilità dei servizi.Il coinvolgimento del pazien-te/utente nel processo di curaprevede non solo un' informa-zione, ma una partecipazione

attiva nella definizione del pro-gramma diagnostico terapeuti-co, fino alla partecipazione dirappresentanti dei pazienti neigruppi di lavoro per la elabora-zione di linee-guida e percorsidiagnostico terapeutici.La QUALITA' SOCIALE riguar-da l'allocazione delle risorse edelle attività sanitarie in rap-porto coi bisogni e le attesedelle diverse popolazioni. Unaspetto fondamentale è costi-tuito dall'accentuarsi del vinco-lo delle risorse destinabili allasanità e delle conseguenti esi-genze di ottimizzazione delloro uso.La differenza delle situazioniindividuali, familiari e socialiimpone, a garanzia dell'equitàdella distribuzione delle risor-se, di superare nella valutazio-ne il criterio dell'uniformità edi assumere quello della ten-denziale parificazione delleopportunità di promozione etutela della salute di persone,famiglie e gruppi sociali.Dalle origini della medicinaippocratica fino a tempi relati-vamente recenti era il medico adecidere ciò che era bene per ilpaziente, secondo i principifondamentali di non malefi-cenza e di beneficità;il rapporto medico-paziente

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era caratterizzato da una lea-dership medica,che si esprime-va con un comportamentopaternalistico-in senso positi-vo- e con decisioni cliniche“secondo scienza e coscienza”.I principi ippocratici sono tut-tora attuali e necessari, ma nonpiù sufficienti, in quanto èprofondamente mutata lavisione, il ruolo del paziente, èvenuta affermandosi la suaautonomia nei confronti delmedico e dei servizi sanitariquale nuovo criterio etico chelimita, ma anche arricchisce iprecedenti. Questa evoluzioneculturale, che definisce unapartnership medico-paziente,trova la sua piena espressione,non solo giuridica, nella tema-

tica del consenso informato: alpaziente/cliente viene ricono-sciuto il ruolo di interlocutore ,anzi, di coattore di un'alleanzaterapeutica col professionista .E' quanto traspare dall'ormaiclassica definizione di linee-guida dell'Institute of Medicine,laddove si dichiara che essehanno “lo scopo di assisteremedici e pazienti nel deciderequali sono le modalità di assi-stenza appropriate in specifichecircostanze cliniche”.Ne consegue anche, per il parti-colare carattere, a forte perso-nalizzazione e relazionalità,dell'erogazione dei servizi sani-tari, che uno dei fattori decisividella soddisfazione dell'utente-e quindi dell'esito delle cure-èproprio la relazione che si sta-bilisce tra lui e l'operatore, ecome quest'ultimo la vive egestisce.Il fondamento etico della ricer-ca della qualità è ribadito nellaCarta della professionalitàmedica,elaborata nel 1999 dallaFondazione ABIM, FondazioneACP-ASIM e FederazioneEuropea di Medicina Interna:

Impegno a migliorare la qua-lità delle cure.I Medici devono adoperarsiaffinchè la qualità delle cure

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migliori costantemente .Questoimpegno non implica soltantoassicurare competenza clinicama anche collaborare con altriprofessionisti per ridurre l'erro-re medico,aumentare la sicu-rezza dei pazienti,minimizzarel'utilizzo eccessivo delle risorsesanitarie e ottimizzare gli esitidella cura. I medici devonopartecipare attivamente allosviluppo di strumenti per unamigliore misurazione dellaqualità delle cure e all'applica-zione ordinaria di tali misureper valutare la prestazione deisingoli individui,delle istituzio-ni e delle strutture sanitarie. Imedici, a titolo personale eattraverso le relative associa-zioni professionali, devonoassumersi la responsabilità dipartecipare alla creazione eall'implementazione di mecca-nismi atti a promuovere emigliorare la qualità delle cure.

La nostra esperienzaLe Unità Operative di Pediatriache hanno iniziato a occuparsidi qualità hanno sceltol'Accreditamento volontarioper l'eccellenza, e hanno elabo-rato un Manuale che servissecome strumento di valutazione.Alla sua pubblicazione nel1998, hanno fatto seguito speri-

mentazioni e discussioni chehanno condotto rapidamente auna nuova edizione (2002). Laricerca dei vari aspetti dellaqualità è testimoniata dallascomposizione dell'UnitàOperativa nelle diverse aree diassistenza (Pronto Soccorso,Degenza etc.) e nei diversimomenti di confronto con l'u-tente (dall'accesso/accettazio-ne, fino alla dimissione), perognuno dei quali sono statianalizzati gli aspetti ritenutiqualitativamente significativi:la tempestività, l'integrazione,la continuità, la sicurezza, ilsistema di verifica e revisione,l'appropriatezza, la valorizza-zione delle risorse umane, l'ac-coglienza, l'informazione, ilcoinvolgimento, il comfort e ilrispetto assicurati all'utente.L'Unità Operativa di Pediatriadell'Ospedale di Magenta hapartecipato attivamente allastesura dei manuali di Pediatriae Neonatologia impegnandosianche in attività di divulgazio-ne di manuali su scala naziona-le, nonché alla fondazione delGruppo di Studio perl'Accreditamento e ilMiglioramento della Qualitàdella Società Italiana diPediatria, nel cui Direttivonazionale è rappresentata e di

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cui ha retto per un triennio laSegreteria.La partecipazione e la speri-mentazione sul campo deiManuali ha portato numerosemodifiche nella nostra attivitàquotidiana che si sono consoli-date con le valutazioni succes-sive e sono servite da ottimopunto di partenza per ottempe-rare alle richieste istituzionalisuccessive dell'accreditamentoobbligatorio prima, della certi-ficazione secondo le normeISO, voluta dalla RegioneLombardia, subito dopo e deglistandard della JointCommission Accreditation, perultimo.Abbiamo cercato di mettere inatto strategie che servissero apresidiare il processo dell'assi-stenza, nella speranza che piùfacilmente si potessero ottene-re esiti favorevoli. Abbiamo conseguito, ad esem-pio:- maggiore attenzione allacompilazione della cartella cli-nica in quanto documento fon-damentale di comunicazione (leggibilità, programma diagno-stico-terapeutico, foglio unicodi terapia);- revisione delle procedure diconsenso informato come

garanzia di informazione ecoinvolgimento dell'utentenelle scelte diagnostico-tera-peutiche;- istituzione di un ProntoSoccorso Pediatrico in luogo econ personale dedicato nelleore diurne;- assistenza diretta in ProntoSoccorso Generale ai bambininelle ore notturne in modo daevitare inutili e rischiosi sposta-menti;- degenza 24 ore su 24 dei neo-nati fisiologici nella cameradella mamma (se consenzien-te);- istituzione di un ambulatorioper i neonati dimessi per favo-rire l'allattamento al seno;- elaborazione di percorsi clini-ci per le più comuni patologiepediatriche secondo i principidella Medicina basata sulleprove di efficacia (EBM) e le piùrecenti e valide linee-guida diriferimento.La costante attenzione alrispetto, comfort e coinvolgi-mento del bambino e dei geni-tori ha portato alle seguenti ini-ziative:- potenziamento dell'attivitàludica della sala giochi per ibambini/adolescenti ricoverati;- istituzione della sezione di

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Magenta dell' ABIO(Associazione Bambino inOspedale) , associazione nazio-nale che assiste i bambini e igenitori durante la degenza inOspedale , in Day Hospital e inPronto Soccorso Pediatrico;- definizione più precisa degliorari di ricevimento dei genito-ri da parte del Direttore edisponibilità a colloqui quoti-diani da parte dei medici direparto;- presenza di clown in reparto;- somministrazione di questio-nario ai genitori per la valuta-zione della soddisfazione.I programmi per il futuro sonotanti, in quanto il ciclo dimiglioramento è una spiraleche non finisce mai; nel prossi-mo futuro prevediamo di ini-ziare l'attività di OsservazioneBreve Intensiva (OBI) , cioèl'osservazione del bambino inambiente protetto per unperiodo che non superi le 24ore con la possibilità di succes-sivi e tempestivi controlli dalpediatra curante. Questamodalità di cura, in linea con lepiù moderne strategie assisten-ziali pediatriche, permette dirispondere sia ai bisogni dellafamiglia, che cerca un interven-to rapido e affidabile, sia alle

esigenze organizzative e gestio-nali, che tendono a una ridu-zione dei ricoveri, salvaguar-dando la sicurezza del pazientee la continuità delle cure intra-ed extra-ospedaliere.Riteniamo che la cultura dellaqualità in sanità richieda unforte impegno al fine che lediverse componenti delle orga-nizzazioni sanitarie, portatricidi culture e valori differenziati,trovino un punto d'equilibriodinamico nella ricerca conti-nua dell'appropriatezza degliinterventi, cioè nello sforzocomune di risolvere i problemiclinici dei pazienti/clienti ,attraverso prestazioni orientatealla “miglior pratica” professio-nale , nel pieno rispetto deidiritti e delle prerogative dellepersone in cura e nell'ambitodelle risorse rese disponibilidalle istituzioni preposte, agaranzia dell'equità dell'alloca-zione complessiva delle stesse.

Luciana Parola, Lucia Ferrarioe Silvano Santucci

Unità Operativa di Pediatria ePatologia Neonatale

Ospedale” Giuseppe Fornaroli”Magenta

Azienda Ospedaliera “OspedaleCivile di Legnano”

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La premessa La nostra Federazione (CISL-FPS Funzione Pubblica), rap-presenta i lavoratori pubblicidei Comparti Sanità -Autonomie Locali - Enti pubbli-ci non Economici - Agenziedelle Entrate ed in riferimentoal territorio Legnano-Magenta -Abbiategrasso esprime circa1.200 iscritti complessivamente,ma che in maggioranza sonoconcentrati nel compartoSanità, il quale, nel nostro terri-torio ha nell'AziendaOspedaliera il maggior impegnodi rappresentanza, in qualità diFederazione più rappresentati-va aziendale attraverso i suoiquasi 600 iscritti, distribuiti neiquattro Presidi Ospedalieri. Questa doverosa premessa èopportuna per inserirci inmodo appropriato nella temati-ca annunciata e chiarire che lanostra esperienza riguarda

soprattutto tematiche lavorati-ve legate all'organizzazione dellavoro in sanità e tutto ciò chedi conseguenza ne deriva (qua-lità e quantità dei servizi erogatial cittadino), inoltre, è conside-rata prioritaria la condizionelavorativa, la valorizzazionedelle risorse, professionali efinanziarie presenti, le strutturepresenti e le capacità strategi-che aziendali espresse. Occorreanche considerare che dal gen-naio 1998 l'Azienda Ospedalieradi Legnano è diretta dalprof.Giuseppe Santagati, ilquale ha operato in riferimentoagli indirizzi che la L.R.31/'97gli imponeva di percorrere. L'obbiettivo principale è sem-pre stato quello di ottimizzarela spesa sanitaria aziendale,rispondendo periodicamentealle indicazioni politiche regio-nali, le quali, negli anni sonosempre state più restrittive.

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Presidi Ospedalieri diLegnano-Cuggiono-

Magenta-Abbiategrasso

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Massima attenzione agli impe-gni di Bilancio, anche a pre-scindere dalle effettive possibi-lità e potenzialità umane e pro-fessionali che l'Azienda posse-deva e che avrebbe potutoesprimere ma, che invece,secondo noi, ha dilapidato neltempo ed in modo inesorabile. Questo, secondo noi, rappresen-ta il maggior errore di tipo stra-tegico e di politica sanitariapubblica che noi imputiamo aivertici aziendali, i quali nonhanno voluto scommettere sulpotenziale umano e professio-nale che avevanoa disposizione,giustif icandosisempre ed inmodo alquantobanale afferman-do che “noisiamo solo deigestori“ ed inquanto tali dob-biamo seguiresolo delle precised i s p o s i z i o n iregionali. P e r q u a n t or i g u a r d a g l iaspetti logistico -strutturali e lecondizioni com-plessive dei quat-

tro Presidi che costituisconol'Azienda (Magenta, Legnano,Abbiategrasso e Cuggiono),abbiamo sempre consideratogli impegni aziendali in modo“costruttivo” e le varie ristruttu-razioni che si sono susseguitenei vari Presidi Ospedalieri diMagenta, Abbiategrasso eCuggiono sono sempre stateaccolte in modo molto favore-vole. Le maggiori perplessità, invece,le abbiamo espresse nell'anno2002, quando abbiamo saputol'intenzione dell'Azienda di ini-

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ziare il percorso per la costru-zione del nuovo ospedale diLegnano ed a tutt'oggi, stante lasituazione economica regionalee nazionale, gli impegni finan-ziari sottoscritti ed i tagli che laLegge Finanziaria impone allaSanità, trasformate in preoccu-pazioni più importanti e chequi cercheremo di analizzare inmaggiore dettaglio, attraversol'aggiunta di qualche dato piùsignificativo.A fronte degli obbiettivi regio-nali di ottimizzazione dellaspesa sanitaria, oggi si aggiungeanche l'obbiettivo che la leggeFinanziaria 2006 ha posto,attraverso il rientro dell'1%complessivo della spesa per ilpersonale in riferimento al 31Dicembre 2004. Quindi, in termini di strategiasanitaria, dal livello regionale enazionale, un doppio impegnoper il contenimento della spesa,Contraddizione ed in contro-tendenza si legge, invece, daalcuni dati che analizzeremo eche appartengono alla realtàdell'A.O. di Legnano, in quantola spesa sanitaria per il perso-nale è in aumento e la forzalavoro è in diminuzione. La spesa per il personale nel-l'anno 2002 era di circa 149

Milioni di Euro - nel 2004 èstata di circa 156 Milioni diEuro, a fronte di un numerocomplessivo di personale indiminuzione, dichiarato innumero di 3.783 unità nel 2002(di cui l'1,3 % a tempo determi-nato) e poi passato a 3.664unità nel 2004 (di cui il 2.3 % atempo determinato), e come sinoterà, netta diminuzioneanche del personale a tempoindeterminato. In analisi questi dati ci induco-no a tutta una serie di riflessionipreoccupanti : 1) Perché in presenza di unaumento di spesa, si osservauna diminuzione del personale. 2) Modifica dei sistemi diassunzione attraverso unaumento delle flessibilità con-trattuali e lento abbandonodelle politiche di fidelizzazionedel personale.3) Abbandono della politica diconcertazione.4) Lento ma inesorabile utilizzodella politica aziendale di ester-nalizzazione dei servizi “no-core”.5) Budgettizzazione centra-lizzata.La scelta strategica aziendaleche ha portato alla decisione dicostruire il nuovo Ospedale di

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Legnano attraverso un percorsodi finanziamento in “projcetfinancing“ attraverso la sotto-scrizione di un protocollo d'in-tesa tra Regione Lombardia -Comune di Legnano ed AziendaOspedaliera, impegnerà finan-ziariamente l'A.O. in modo con-sistente, oltre a presentarenumerose altre criticità che,secondo noi, potranno condi-zionare nel tempo anche glialtri presidi ospedalieri azien-dali ed in sintesi sono:1) Rata di finanziamentoaggiuntiva annuale di circa 5Milioni di Euro per 28 anni; 2) Esternalizzazione dei Servizi

“no-cor” ;3) Il nuovoOspedale sarà ingrado di attivare550 posti letto, afronte degli attua-li 740; 4) Possibilità diricaduta organiz-zativa sugli altriP r e s i d iOspedalieri, attra-verso la ricolloca-zione di diverseunità operativee/o specialitàmedico-chirurgi-che;5) Difficoltà di

governo della fase di collocazio-ne del personale interessato nelperiodo di transizione. A fronte di quanto sopra, le cri-ticità evidenziate condizione-ranno sempre di più le scelte ditipo organizzativo, da partedella Direzione Strategica attra-verso un sempre più marcatocontenimento delle spese.L'esempio che ci sembra ecla-tante è quello che, a fronte discelte strategiche di massimabudgettizzazione centralizzata,nell'ultimo trimestre dell'anno,si assiste alla drastica carenza dibeni e servizi di carattere ad uti-

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lizzo quotidiano, con grandedifficoltà operative per il perso-nale dipendente. L'organizzazione del lavoro,inoltre, subisce continue con-trazioni in termini di erogazio-ne dei servizi minimi, talvoltaintollerabili, anche attraverso lapossibilità di garantire i turni diservizio nelle varie U.O. intensi-ve e sub-intensive e soprattuttonei P.O. periferici (Cuggiono-Abbiategrasso). Secondo noi, il personale sani-tario è scarsamente valorizzatoe considerato professionalmen-te e personalmente si ha unacrescente perdita motivaziona-le, la quale è requisito fonda-mentale e linfa vitale nellacapacità di erogazione deilivelli essenziali di assistenza. Ilclima aziendale è decisamentecompromesso, attraverso unadifficile integrazione tra opera-tori sanitari (anzi, talvolta osta-colata), difficoltà nell'effettuarepercorsi formativi e di aggior-namento, scarsa possibilità dieffettuare il diritto delle ferie senon attraverso la chiusura esti-va di numerose U.O. aziendali. Nonostante tutto ciò, noi verifi-chiamo che nei vari P.O. esisteancora e soprattutto da partedel personale sanitario, una

grande disponibilità e spirito diservizio, fino a quando, però,non siamo in grado di definirlo.Tutte queste fasi di tipo riorga-nizzativo che si susseguono,non vengono esplicitate inmodo chiaro e corretto, con laconseguenza che la fase attuati-va non è quasi mai di tipo par-tecipativo ma tendenzialmenteconflittuale. La situazione dei quattro presi-di:-Presidio Ospedaliero diLegnano: vive complessiva-mente in condizione di “stand-by” del nuovo che verrà.L'attività lavorativa si svolge amassima garanzia, ovviamente,della quotidianità, approvvigio-namenti di tipo strumentale etecnologico sono pressochéannullati, le strutture vengonomantenute nella loro funzioneindispensabile, la climatizza-zione si mantiene ai minimiconsentiti, i turni di serviziovengono governati con grandedifficoltà stante la carenza cro-nica del personale infermieristi-co ed ausiliario.

-Presidio Ospedaliero diCuggiono: anche in questoPresidio avviene una lenta mainesorabile riorganizzazione dei

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servizi, anche attraverso laesternalizzazione di servizi no-core e centralizzazione di alcu-ni altri servizi. In programmaesiste l'attivazione di una U.O.aziendale di cure palliative.integrazione di alcune specia-lità chirurgiche ed inoltre è inprogramma un ridimensiona-mento del Servizio di Neuro-psichiatria infantile. Comenegli altri P.O. esiste una croni-ca difficoltà a ricoprire la turni-stica di tipo assistenziale sulle24 ore ed in conseguenzadurante il periodo estivoavverrà la storica chiusura dialcuni reparti con accorpamen-to di U.O. per poter permettereal personale sanitario di effet-tuare il congedo straordinario(ferie) spettante.

-Presidio Ospedaliero diAbbiategrasso: questo è il presi-dio ospedaliero che secondonoi, ha presentato le maggiorisofferenze, in termini di proget-tualità remota-attuale e futu-ra. Dal lontano 1995 e perciò nellaprecedente Direzione strategi-ca, venne presentato un primoprogetto di riorganizzazionestrutturale che dopo il 1998venne rivisto e corretto. Nel

2002 è iniziata una nuova faseprogettuale indirizzata allacostruzione di una nuova ala inampliamento al già esistentemonoblocco ospedaliero, ilquale sta subendo i ritardicanonici della burocrazia auto-rizzativa che accompagna lestrutture pubbliche, le qualivanno incontro a percorsi auto-rizzativi in base alle disponibi-lità dei Fondi straordinari chedi volta in volta saranno adisposizione. Inoltre, non esiste certezzacomplessiva delle attività che inquesta nuova struttura sarannoorganizzate. La tempistica direalizzazione dell'intera opera èipotizzata intorno all'anno2012. Lasciamo immaginare atutti voi quali stimoli possanoscattare nei vari operatori sani-tari e non impegnati in questostrenue percorso.

-Presidio Ospedaliero diMagenta: storicamente ricono-sciuto come riferimento ospe-daliero di eccellenza; strutturafunzionante dal 1970, ha rag-giunto la sua massima perfor-mance attraverso una politicadel personale molto attenta edoculata, finalizzata alla massi-ma valorizzazione e considera-

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zione delle professionalità pre-senti, nel pieno rispetto delladignità personale. Caratteristiche fondamentali agaranzia e mantenimento di unclima ambientale sereno, tran-quillo, accogliente e nel con-tempo attento e rispettoso allerichieste di erogazione di servi-zi qualitativamente elevati. Dopo i primi anni Novanta èiniziata una fase che chiamere-mo di “managerialità sanitaria”,la quale, seppur necessaria, hatralasciato ed in alcuni momen-ti abbandonato, l'attenzione aduna politica di gestione del per-sonale incentrata sulla “perso-na” in quanto elemento trai-nante della struttura sanitaria.Ha privilegiato maggiormenteuna politica “ragionieristica”,orientata specificatamente acentrare obbiettivi di Bilancio,prescindendo dalle crescentipreoccupazioni che coinvolge-vano gran parte del personaledipendente. Preoccupazioniche sono nate dalla scarsacapacità di informazione ecoinvolgimento del personalenelle scelte di tipo riorganizza-tivo e strategico aziendale,patrimonio di pochi gestoridella cosa pubblica e perciòsempre percepite come scelte

di tipo impositivo e non di tipopartecipativo. Il risultato è che, oggi , ci tro-viamo di fronte ad un presidioospedaliero strutturalmente“rinfrescato”, abbellito esterna-mente, ma inesorabilmenteimpoverito internamente,attraverso una politica digestione del personale pocoavveduta, che non ha scom-messo sulle grandi possibilitàumane e professionali cheavrebbe potuto coltivare e faremergere. Un quadro della situazioneattuale abbastanza “catastrofi-co”, secondo noi, invece, rap-presentativo della condizionereale che questo P.O. sta viven-do e “subendo”. In questa condizione di diffi-coltà, però, registriamo che lastragrande maggioranza delpersonale (soprattutto sanita-rio), conserva grande responsa-bilità e garantisce la disponibi-lità e lo spirito di servizio suffi-cienti a mantenere qualità equantità di servizi erogati aicittadini in modo dignitoso.

Andrea Introini CISL-FPS Funzione Pubblica

Legnano-Magenta

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Pubblicità

OLCAGRAFICHE

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La disponibilità di risorsesempre più limitate e lanecessità di seguire nel

tempo patologie croniche conpesanti ripercussioni in costisociali, quando non responsa-bili di complicanze invalidan-ti, indurranno sempre più lanecessità di una adeguata pre-venzione e monitoraggio daparte dei Medici di MedicinaGenerale delle patologie a piùlargo impatto epidemiolo-g i c o ( d i a b e t e m e l l i t o, i nparticolare di tipo secondo,c i o è n o n i n s u l i n o d i p e n -dente, ipertensione arterio-sa, pazienti con rischio car-diovascolare elevato).La Regione Lombardia, conl'emanazione di linee guida

per la gestione integrata e glo-bale del paziente diabetico inun recente passato, ha gettatole basi affinchè i Medici diMedicina Generale si riappro-prino di una serie di patologieche il proliferare di ambulato-ri ospedalieri, con costi gestio-nali non più sostenibili, aveva-no di fatto monopolizzato oquasi. Ci si è resi sempre più contoche tali patologie dovevanocoinvolgere maggiormente iMedici di Famiglia nel ruolodella prevenzione, in quanto icosti gestionali delle compli-canze di tali patologie (ictus,infarto miocardico, procedurechirurgiche di rivascolarizza-zione miocardica ecc.) erano

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Unità Territoriali diAssistenza Primaria:

nuovi orizzonti per lamedicina generale

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di gran lunga superiori ad ogniadeguato e capillare tratta-mento delle singole patologie.Inoltre, rigorosi studi epide-miologici di confronto hannoverificato come non vi sia dif-ferenza in termini di efficaciadel trattamento e di riduzionedegli eventi cardiovascolarimaggiori tra i pazienti trattatidai Medici di Famiglia sullabase di linee guida condivise,rispetto a quanti siano gestitiin ambito specialistico pressoambulatori ospedalieri di II°livello.Ma per far questo occorrevauna piccola “rivoluzionecopernicana”: i pazienti porta-tori di tali patologie dovevanoessere monitorati e seguiti inmodo particolare e sottopostia controlli regolari. Con le attuali modalità diaccesso agli ambulatori diMedicina Generale, tutto que-sto non era possibile. Pertanto,i Medici hanno strutturato atitolo sperimentale, d'intesacon l'A.S.L. Provincia diMilano 1 (ma anche in altreA.S.L. della Regione e conmodalità sostanzialmenteanaloghe in altre Regioni), unaserie di ambulatori dedicati, al

di fuori dell'orario normale diricevimento dei pazienti con ilsupporto di personale infer-mieristico qualificato (ingenere messo a disposizionedalla stessa A.S.L.). Per lepatologie sopra menzionate(diabete, ipertensione, bron-chite cronica ostruttiva), ascadenze regolari e secondoprotocolli rispettosi delle lineeguida internazionali, i pazientivenivano invitati a presentarsiper visite, esami, accertamentistrumentali.L'esperienza accumulata daun gruppo di medici chehanno eseguito la sperimenta-zione è stata decisamenteincoraggiante: grande soddi-sfazione e risposta favorevoledegli utenti, eccellente larisposta dei Medici diMedicina Generale che hannovisto rivalutato il proprioruolo professionale, incorag-gianti i risultati ottenuti (conl'individuazione di soggetti arischio che, lasciati al propriospontaneo accesso ad unambulatorio medico, proba-bilmente mai si sarebbero pre-sentati se non in presenza diuna patologia maggiore, fortu-natamente evitata!).

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Oggi sono maturi i tempi perun salto di qualità ulteriore. Lapresenza nel nostro territoriodi Centri Medici Polifunzionali(cioè strutture all'interno dellequali più medici svolgono lapropria attività in forma asso-ciativa, pur nel rispetto delrapporto esclusivo di fiduciamedico - paziente) consente lapresa in carico di tali pazientia rischio elevato in modo glo-bale, grazie alla presenzaanche di Medici Specialisti inregime di convenzione cheaffianchino e supportino, neicasi selezionati e di maggioreimpegno, il Medico diMedicina Generale. Il tuttonella stessa sede dove vengo-no svolte le Cure Primarie,senza perciò spostamenti peril paziente, code per prenota-zioni e ritiro degli accerta-menti, ma contestualmentealla visita presso il propriomedico di fiducia.Queste strutture così appron-tate (l'A.S.L. Provincia diMilano 1 è stata scelta nel-l'ambito della sperimentazio-ne dalla Regione Lombardia)consentiranno ai pazienti diaver accesso ad una strutturain grado di offrire, oltre alle

abituali cure primarie dellaMedicina Generale, i prelieviematici necessari, la presenzadi personale infermieristicoqualificato per le opportunenecessità di competenza,esami strumentali di primolivello (elettrocardiogramma,spirometria, ecografia) esegui-ti dai propri medici con com-petenze specifiche, possibilitàdi una valutazione specialisti-ca, se necessaria. Il tutto senzadoversi recare presso struttureospedaliere per le suddetteprestazioni.Appare evidente che questonuovo modo di interpretare lenecessità della MedicinaGenerale soddisfi in modoadeguato le esigenze di pato-logie a larga diffusione nellapopolazione e un tentativocapillare per una vera preven-zione, arma decisamente vin-cente in situazione dove ilrischio e i costi delle compli-canze graverebbero sulla col-lettività in modo insostenibile.

Stefano Ongaro Cornelio Turri

(Medici di Medicina GeneraleA.S.L. Prov. di Milano 1)

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“In questi dieci anni di legi-slazione sono cambiateparecchie cose, in primis,

il passaggio dalle U.S.S.L. alleA.S.L., con il progressivo pro-cesso di aziendalizzazione delsistema sanitario locale. Tutto questo ha modificato inmodo sostanziale la posizionedei Sindaci e, in particolarmodo, la loro possibilità d'inter-loquire, rispetto ad un settore incui non mancano le criticità”.E' questa l'opinione delS i n d a c o d i C a s s i n e t t a d iL u g a g n a n o D o m e n i c oFiniguerra rispetto al nuovomodello di sanità tratteggiatosia a livello nazionale, sia regio-nale, con il corso del presidenteRoberto Formigoni.“Oggi giorno i Comuni sonostati completamente esautoratidei loro poteri - è la critica delPrimo Cittadino - l'Assembleadei Sindaci ha una competenzameramente consultiva in rela-zione a particolari tematichequali, per esempio, i Piani dizona”.

Detto questo, secondoFiniguerra, l'arma della “pres-sione politica” rimane comun-que l'unico grimaldello adisposizione degli Enti Locali.A questo proposito, il Sindacoporta l'esempio del ProntoSoccorso di Abbiategrasso doveper parecchio tempo un solomedico di guardia era destinatoa coprire il turno di notte. “Su questa problematica - spie-ga Finiguerra - noi Sindacidell'Abbiatense ci siamo lette-ralmente mobilitati, siamo arri-vati alla costituzione di unOsservatorio permanente tesoa mettere in luce disfunzioni eanomalie del settore socio sani-tario a livello locale. E dopouna lunga battaglia, alla fine,abbiamo avuto ragione”.L'obiettivo degli amministrato-ri, a riguardo, è molto chiaro: “Ilmantenimento del miglior ser-vizio qualitativo possibile allaluce di un contenimento deicosti ragionevole”.In quest'ottica, l'Osservatoriopermanente per le Politiche

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Sanità e Comuni

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Sociali sta diven-tando realmenteun valido stru-mento d'ascoltodei bisogni delterritorio, oltreche un luogo disintesi program-matica.“E' un qualchecosa in più -a g g i u n g e i lS i n d a c o - p e rquest'area e vif a n n o p a r t eanche le associa-zioni di volonta-riato e il mondodel sindacato”.In linea generale, Finiguerraauspica che il nuovo Governodi Romano Prodi metta manoal più presto alla materia sani-taria. “Anche perché unSindaco - fa notare - è il primoresponsabile della salute deipropri cittadini”.Entrando nel merito dei nodicritici che si evidenziano conforza anche in ambito locale, ilPrimo Cittadino, fa notare laquestione irrisolta delle listed'attesa.“Per l'ospedale d'Abbiategrasso-aggiunge- si tratta di un pro-blema grave, tra l'altro, riguar-

dante anche prestazioni basemolto semplici per cui si devo-no attendere anche dei mesi”. “Siamo al paradosso - sottoli-nea il Sindaco - non si capisceperché nel pubblico unRadiografia non funzioni 24 oresu 24 mentre nel privato sì.Oggigiorno i criteri adoperatiper capire se l'Azienda ospeda-le funziona sono unicamentequelli del risultato economico enon, invece, della tutela dellasalute”.Per Finiguerra, il vero “nonsenso” è dato dal fatto che ven-gono erogati sistematicamentedei contributi a sostegno dellestrutture private accreditate

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diversamente da quanto acca-de per il pubblico.“La nostra in questo modo fini-sce per divenire una sanità pri-vata ma pubblica allo stessotempo…”.Ma sanità di questi tempi signi-fica anche Piani di zona, ovve-ro, il grande contenitore che,attraverso la legge Turco 328 del2000, dovrebbe garantire la“messa in rete” di tutti i servizisocio sanitari del territorio.Anche su questo fronte, però, lasituazione è abbastanza critica.“La prossima triennalità deiPiani di zona ha subito untaglio drastico del 40% a causadell'ultima Finanziaria. Per ora,fortunatamente, grazie al fondoper le Politiche Sociali messo adisposizione dalla Provincia diMilano, riusciamo ad andareavanti. Ma stiamo giusto agalla. Il buco c'è e mi auguroche sarà affrontato il primapossibile dai ministri Turco eBindi”.Finiguerra ha parole dure per iltaglio inferto con l'ultimaFinanziaria. “I Comuni sonostati vittime di una speculazio-ne elettorale bella e buona -spiega - dato che i soldi tolti aiPiani di zona sono stati utiliz-zati per il cosiddetto Bonus

Bebè del Governo Berlusconi”.L'esperienza dei Piani di zona,in ogni caso, viene vista dalSindaco di Cassinetta come unapatrimonio da valorizzare. “Perquanto riguarda il mio territorio- dice - non è stato facile all'ini-zio mettere insieme 15 Comunialcuni di questi, tra l'altro, didimensioni molto ridotte edistanti tra loro. Abbiamo assi-stito, pertanto, durante questoprimo triennio, ad una notevolematurazione dal punto di vistaamministrativo”.Tanto che ora, anche perl'Abbiatense sulla scorta diquanto già avvenuto nelCastanese, si sta pensando allacostituzione di un'AziendaSociale a cui ogni Comunedovrà conferire i propri servizi.Dall'assistenza domiciliare, altrasporto sociale e poi, fino agliasili nido e alle farmacie comu-nali. “E' questo - conclude ilSindaco - l'ultimo tassello,ancorché indispensabile, perpoter dire di esserci 'messi inrete' sul serio. Occorre per con-cludere questo percorso, unbuon lavoro di amalgama, maritengo che tutto ciò sia real-mente fattibile”.

Fabrizio Valenti

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E' stata davvero una scel-ta anacronistica quellao p e r a t a

dall'Amministrazione diAbbiategrasso quasi un annofa di insediare una Consultaper le problematiche sanitarieallo scopo di seguire le vicen-de legate alla materia e piùespressamente alla ristruttu-razione del nosocomio locale? Ebbene, la risposta non puòche essere negativa.E non soloperché nel contempo il nuovoPiano Sanitario della RegioneLombardia ha rivalutato ilruolo delle istituzioni territo-riali,riconoscendo ad esse unmaggiore potere negoziale inuna dialettica finalmentemeno egemonizzata dalleaziende di settore. Il dialogoed il confronto sono stati,infatti,gli elementi motori chehanno cadenzato i passi della

Consulta (composta da espo-nenti politici e da personedella società civile), attraversouna fitta rete di audizioni coni soggetti interessati al rilanciodel Cantù e con gli stessi verti-ci dell'Azienda Sanitaria diLegnano.Il tutto esulandodalla politica in senso stretto(l'obiettivo del nuovo ospeda-le ha sempre prevalso sulledispute sovente sterili circa lavalidità,o meno,dell'attualemodello regionale di sanità) edalle visioni campanilistichepropense a rivendicare oltremisura posti letto e reparti adiscapito dei vicini ed in spre-gio alle scarse risorse econo-miche del Paese. Proprio l'e-quilibrio ed il pragmatismohanno consentito di delineareun progetto concreto di svi-luppo per il futuro ospedaledel Leone che l'area dei

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L'esperienza della Consulta di Abbiategrasso

Diamo voce ... alla sanità

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Navigli chiederà alla diri-genza legnanese di discu-tere e di portare a compi-mento in tempi rapidi. Insiffatto progetto i punti dieccellenza saranno rap-presentati dal potenzia-mento dei reparti diO r t o p e d i a , P i e d eDiabetico edOculistica,che già sonouna realtà consolidatadella struttura. Ma il rag-giungimento dei 13 milaricoveri annui consideraticome strategici per il rag-giungimento di una posizionecompetitiva nel mercato nonpotrà anche prescindere dal-l'annoverare una Chirurgia eduna Medicina in grado dirispondere ai bisogni dei resi-denti in parallelo all'attività diattrazione di un ProntoSoccorso altrettanto capace difornire risposte qualificateall'utenza.Aspetti ,questi ulti-mi, per il decollo dei quali iprossimi mesi si annuncianodecisivi in un quadro di pro-grammazione fortementeinfluenzata dai ritardi accu-mulati nella ultimazione delprimo edificio a ridosso delvecchio monoblocco e dalleincertezze sull'arrivo degli 8,8

milioni di euro necessari percostruire la seconda ala delnuovo ospedale. Per partenostra faremo ogni sforzo,affinché sia riconosciuto adAbbiategrasso il diritto sacro-santo ad ospitare un ospedaledegno di tale nome e di averevoce in capitolo sui contenutiche ne sostanzieranno l'atti-vità. Ciò non certo per mega-lomania, bensì per vedere rea-lizzato quella concertazionecosì indispensabile per gestireil comparto sanitario.

Dario Baroni Presidente della Consulta

per le problematiche sanitarie di Abbiategrasso

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Ciascuno di noi, fin dallanascita, ha un medico dimedicina generale, il

cosiddetto medico di base,oppure, fino ai 14 anni, unpediatra di libera scelta. Costui diventa il nostro primoreferente per tutto ciò cheriguarda la nostra salute. Siamoabituati ad andarlo a trovare o afarci venire a visitare neimomenti di bisogno. Spesso,però, il suo ambulatorio non èun esempio d'accoglienza: itempi d'attesa, gli orari e i giorniprestabiliti a volte ci spazienti-scono e non corrispondono pie-namente alle nostre esigenze.Tutto questo potrebbe cambia-re e in alcuni casi sta già cam-biando.Il nostro medico si è associatoad altri medici di base e pedia-tri. Insieme hanno creatoun'associazione che modifica

la sua organizzazione. Da unasituazione caratterizzata dallacompresenza, spesso pococoordinata, di più medici su unterritorio comunale o cittadino,si sta passando alla realizzazio-ne di piccoli presidi in cui idiversi medici lavorano secon-do modalità nuove e integrate.Una signorina accoglie ipazienti all'ingresso e li affian-ca nelle loro necessità. Seoccorre una medicazione inter-viene un infermiere; invece, incaso di urgenza, uno qualsiasidei medici presenti presta il suoservizio. L'ambulatorio, inoltre,è aperto dalle 8 del mattino alle20 della sera. Per piccole feriteo emergenze ci si può recarepresso tale struttura, facendocosì a meno del ProntoSoccorso. Anche le lunghe codela mattina presto assieme agente frettolosa e nervosa per

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Nuove forme di assistenza sanitaria

Il medico di base che cambia

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effettuare prelievi possonodiventare un ricordo poiché icampioni d'analisi vengonoraccolti presso questa nuovastruttura che mette a disposi-zione, in determinati momenti,il personale infermieristiconecessario. Per l'assistenza dideterminate patologie (diabete,dislipidemie, scompensi car-diaci o altre) vengono indivi-duati precisi momenti dellasettimana per aiutare con mag-gior vantaggio.Tutto questo non è fantasia, maè già realtà in alcune città dellanostra Regione. La GST(Gestione Servizi Territoriali,una cooperativa di Legnano hagià avviato 10 studi medici deltipo di quelli sopra descrittinella zona, ed è la più impor-tante cooperativa italiana conoltre 100 medici aderenti. Da questi studi otterremo piùservizi e maggiore organizza-zione, ma anche i medici trar-ranno benefici dal cambiamen-to. Per loro infatti diminuirà iltempo dedicato alla burocrazia(per questo c'è il personalededicato dello studio), con lapossibilità conseguente diseguire maggiormente gli assi-stiti, migliorando la qualità delservizio erogato. Dal prossimo

settembre, in quattro di questidieci centri, con una sperimen-tazione concordata con ASLProvincia di Milano 1, all'inter-no dell'ambulatorio potrannotrovare spazio anche medicispecialisti convenzionati S.S.N.ed in libera professione, con unulteriore ampliamento dellascelta.La GST ha guadagnato, in que-sto periodo, una propria visibi-lità nazionale. Assieme alCentro di ricerca sulla sanitàdell'Università Carlo Cattaneo -LIUC e ad altre cooperative dimedici italiani sta organizzan-do la scuola nazionale per for-mare le figure del gestore dicooperativa, del personale diassistenza e di accoglienza edel personale di amministra-zione.Inoltre organizzerà nel prossi-mo mese di Ottobre un conve-gno, in collaborazione con laASL della Provincia di MilanoN. 1 e l'Università Cattaneo,dedicato al tema dell'organiz-zazione della medicina di basedal titolo “Medicina di gruppo,Gruppi di cure primarie, nuovimodelli per lo sviluppo di unasanità integrata”.

Davide Croce

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“Anche se riteniamo checonti molto l'aspettocaratteriale di ognuno di

noi, crediamo che quella delmedico debba essere interpre-tata prima come una missionee poi come una professione”.Parole pronunciate all'unisonod a L a u r a G a r a v a g l i a ePiergiorgio Bisoffi una coppianon solo sul lavoro - i due sonoda tempo felicemente sposati -che sembrano, però, andare incontrotendenza rispetto allepaure e ai bisogni espressi,anche di recente, durante unconvegno della Cisl Pensionati,dedicato alla figura del medicodi famiglia.“Oggi - spiegano - la situazione,in effetti, è cambiata, masoprattutto sono aumentate lerichieste da parte dei pazienti.E questo perché sono molti iservizi prima in capo alle ASLche ora sono stati delegati”.Tutto questo per quella “cultura

del contenimento dei costi avolte applicata in maniera esa-gerata”.I due, infatti, se da un lato con-cordano sul fatto che primavenivano compiuti molti spre-chi, dall'altro, sottolineano “chela sanità non può essere tratta-ta esclusivamente con principiaziendalistici”.E' anche per questa ragione chespecial modo i soggetti piùindifesi - socialmente parlando(anziani, disabili, ecc.) - si“aggrappano” al medico dibase come se si trattasse del-l'ultima ancora di salvezza. “Alcuni comprendono questofatto e si prodigano maggior-mente - continuano i duemedici - altri, invece, diciamoche sono più 'professionali'.Detto questo, comunque, ingenerale l'assistenza medica inquesto territorio è ancoraabbastanza buona”.Basta poco, però, molto spesso,

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A colloquio con unacoppia di medici

magentini

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per infondere “un'autenticainiezione di fiducia” al pazien-te. “Io per esempio - rivelaBisoffi - tengo aperto sempre ilcellulare. Molte cose, si posso-no risolvere anche così conqualche consiglio al telefono”.All'interno di quel rapportostrettamente fiduciario cheviene ad instaurarsi tra il medi-co e il paziente rientra, a ragio-ne, il tema della prescrizionedei farmaci. “A volte notiamo che gli anzianisono i più refrattari a cambiarefarmaco, noi, però, ci tentiamoperché sul mercato ci sono deiprodotti farmaceutici con lostesso principio attivo che costa-no anche quattro volte in menodella medicina più pubblicizza-ta”. Anche questo è un modo pervenire incontro alle esigenze delmalato, specie in un periodocome questo di vacche magre.Tra le principali critiche avan-zate dai pazienti vi è quellarelativa alla reperibilità deimedici. Sotto questa luce staavanzando il modello - giàinvalso nei Paesi stranieri - del“Medico di base in comune”. Un vero e proprio studio asso-ciato di professionisti chegarantisce una presenzacostante al malato. Esperienze

del genere in zona sono stategià avviate a Marcallo conCasone e Robecco sul Naviglioe presto potrebbe partirneun'altra all'interno dell'area exLaminati riqualificata.Certo il limite di questa solu-zione potrebbe essere la “sper-sonalizzazione” del rapportofiduciario spesso evocato.Anche se questo, per la verità,appare un ostacolo superabile.“Dei professionisti se mi metto-no insieme, evidentemente, èperché condividono valori emodalità d'approccio alpaziente. Se così non fosse,d'altra parte, durerebbe pocoquesto sodalizio”.E' un altro, invece, il problemache i due evidenziano come piùcritico lanciando un appello aiComuni. “Non è facile, oltre che oneroso- concludono Laura Garavagliae Piergiorgio Bisoffi - individua-re delle strutture adeguate doveportare avanti l'esperienza dellamedicina in comune. Dove èstato fatto, l'Amministrazione siè dimostrata sensibile metten-do a disposizione dei professio-nisti spazi consoni per questotipo di servizio”.

F. V.

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Parlare del sociale, rispettoalle problematiche legatealla sanità, oggi è molto

più complesso, rispetto a diecianni or sono. Sono intervenutidiversi cambiamenti nellacomunità e nelle istituzioni, ladomanda del bisogno si è evolu-ta ed articolata. Ad esempioparlare di servizi per gli anzianinon è una cosa facile perchénon si possono classificare perfasce d'età o per patologie.In una società moderna, inseritan e l m o n d o d e l l aGlobalizzazione, anche i servizidevono far parte di un sistema;non è più possibile affrontare iproblemi sociali con politichesettoriali o per categorie maoccorre avere una visione piùampia raggruppando le diverseproblematiche del Welfare chevanno dal dato demografico,alla famiglia, alla scolarizzazio-ne, al mondo del lavoro, alletutele sociali, previdenziali esanitarie.

Con la Legge 328/2000 (LeggeTurco) è stato dato avvio allariforma del sistema assistenzia-le; sono state assegnate aiComuni nuove funzioni, sonostati previsti nuovi strumentiatti a programmare, gestire econtrollare i servizi alla perso-na, a livello territoriale, in modointegrato ed in ambiti distret-tuali. Occorre anche elaborareprogetti che trovano nella lororealizzazione un coordinamen-to ed un'integrazione tra gli Entiche erogano i servizi. Il dato demografico è senz'altroun tema importante per assu-mere decisioni in campo di ser-vizi per gli anziani. Ad esempio,il ricorso al ricovero pressostrutture protette come le Casedi riposo, in questi ultimi anni,si sta riducendo per due ordinidi ragioni: la prima è legata allecondizioni di salute dell'anzia-no il quale se non è affetto dapatologie invalidanti sceglie ditrascorrere la vecchiaia in ambi-

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Il sociale rispetto alla problematica

della sanità

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to domestico, sostenuto dallecure familiari o da “badanti”; laseconda è legata al costo dellaretta, molte persone con il red-dito da pensione non sono piùin grado di sostenere i costiattuali delle rette e le famiglie aloro volta fanno fatica a contri-buire. Ecco perché la famigliadiventa un soggetto essenzialenella cura della persona e nellapromozione del benesseresociale per la sua azione di coo-perazione e di mutuo aiuto. Nel nostro ComprensorioLegnano-Magenta in attuazionedella Legge 328/2000 è statoadottato il Piano di zona, stru-mento di rilevazione dei bisognie programmazione degli inter-venti di assistenza sociale, cheriguardano le aree dei minori,dei disabili, degli anziani e dellenuove povertà. La Regione Lombardia ha fattocoincidere la competenza terri-toriale dei Piani di zona con gliambiti dei distretti socio-sanita-rio, per il nostro territorio visono quattro Piani di zona:Legnano, Castano Primo,Magenta ed Abbiategrasso Il primo Piano di zona ha rap-presentato per i Comuni e per ilTerzo settore una nuova espe-rienza tutta da vivere. Scaduto il primo triennio di

valenza del Piano nel 2005occorreva fare la programma-zione dei servizi per il secondoPiano di zona 2006-2008 chenon può più essere di transizio-ne, ma deve contenere lineestrategiche di sviluppo o dinuovi servizi, sulla base delleesperienza fatte nel triennioprecedente e sui bisogni rilevati. Purtroppo, però, stiamo assi-stendo da parte dei Comuni adun rallentamento nelle decisio-ni, un ritardo nel predisporre gliatti ed un trincerarsi nell'alibiche questa situazione nondipende dalla loro mancanza divolontà, ma dai tagli che sonostati attuati per legge al fondonazionale della politiche sociali.Il secondo Piano di zona dovevaanche assumere decisioni inmerito all'organizzazione egestione dei servizi socio-assi-stenziali che in molti Comunidel territorio erano gestitidall'Azienda Sanitaria Locale laquale ha trasferito tali funzioniin capo ai Comuni riservandosisolo la funzione di vigilanza econtrollo sugli stessi.Anche in questo ambito si regi-strano dei ritardi.Purtroppo la legge 328/2000non è stata attuata interamentee quindi siamo in una situazio-ne ancora precaria perché non

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sono stati definiti i livelli essen-ziali di assistenza per garantirea tutti i cittadini l'accessibilitàalle prestazioni. I Comunidovrebbero destinare risorseproprie per finanziare interventimirati anche attraverso speri-mentazioni di collaborazionetra Comuni ed enti territoriali. Ad esempio nel nostro territorioè emersa l'esigenza di dare unarisposta al bisogno espresso daicittadini sul problema dellamobilità, in particolare il tra-sporto per i disabili o affetti dafragilità, più rispondente alleloro necessità. Un altro proble-ma che non è sufficientementeaffrontato, ma che è in continuaevoluzione, per i motivi chesono stati già richiamati, è il ser-vizio di assistenza domiciliare.Se il ricorso al ricovero presso leRSA viene meno, i servizi domi-ciliari che i Comuni attualmen-te erogano non rispondonototalmente alle necessità di unapersona che non è più autosuf-ficiente. Nell'andare a program-mare interventi e servizi occorretener presente questo fenome-no. Il nostro impegno come sin-dacato è quello di sollecitare lacostituzione del “Fondo per lanon autosufficienza” con unalegge nazionale, ma anche unfondo regionale per contenere

le rette nelle RSA.Un'altra difficoltà incontratanella programmazione degliinterventi nel Piano di zona èstata quella di integrare soggettidiversi che operano sulla stessaproblematica e mettere in rete iservizi. Lo sviluppo di una retedei servizi territoriale non è piùrinviabile ed inoltre occorrevalorizzare l'iniziativa associati-va dei medici di famiglia chepuò garantire più cure e menoricoveri. Questo fatto non può esseredisgiunto da un potenziamentodella rete dei distretti socio-sanitari dando loro risorse spe-cifiche e sedi per operare, non-ché precisare i ruoli e le funzio-ni del distretto. La realizzazione di una veraintegrazione dei servizi avvie-ne, però, se tutti gl i attori ,Azienda Ospedal iera, ASL,Piano di zona, RSA, Medici dimedicina generale, OO.SS.,hanno la volontà di mettersiattorno ad un tavolo concerta-tivo per discutere nel merito,ognuno con il proprio ruolo ele proprie responsabilità.

Alessandro GranciniSegretario Generale

FNP CISL Legnano Magenta

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Dal 12 al 16 Giugno 2006si è tenuto, presso ilCentro Congresso di

Fiera Milano City, il 28°Congresso mondiale di medici-na del lavoro.L'evento non è casuale, infatti,cento anni prima, sempre aMilano, per la prima volta sisvolse un'assise internazionaledi medicina del lavoro e risaleal 1902 l'iniziativa di LuigiDevoto per creare la Clinica dellavoro, la prima ad affrontare lacorrelazione tra sostanze emalattie professionali dandovita a percorsi di prevenzionecon studi, ricerche e cure checontinua tutt'oggi ad essere inprima linea. Milano e laLombardia vantano importantiesperienze in questo campo,basti pensare alle Commissioniambiente delle nelle Aziendemanifatturiere del nostro terri-torio e agli SMAL degli anni 70”.Nuovo impulso, all'attività diprevenzione e lotta agli infortu-ni, si è avuto con il recepimen-

to delle direttive europee, all'i-nizio degli anni 90', per cui siresponsabilizzano le impreseed i lavoratori nel costruiresistemi organizzativi in tutte leaziende, basati sulla partecipa-zione di tutti i soggetti interes-sati, nascono nuove figurecome il Responsabile del servi-zio di prevenzione e protezio-ne, il Medico competente ed ilRappresentante dei lavoratoriper la sicurezza.L'attività d'informazione e for-mazione, prevista dalle norme,si è sviluppata, anche se moltoresta da fare, la ritengo fonda-mentale per sensibilizzare lecoscienze, iniziando dagli stu-denti. Anzi, oggi più che mai, difronte ai cambiamenti delmodo di lavorare, della presen-za di lavoratori stranieri, del-l'impiego di nuovi procedimen-ti e nuove sostanze, la cono-scenza dei rischi e di comeaffrontarli è indispensabile perevitare gli infortuni.Se migliora, seppur di poco, il

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La salute nei luoghi di lavoro

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totale degli infortuni, il numerodi 58.142 di cui 59 mortali, regi-strati dall'Inail lo scorso annosolo in provincia di Milano èsempre elevato, ed a questonumero sfuggono i casi deri-vanti dal lavoro nero. Oggi la Regione Lombardia,attraverso le ASL, attua le lineepolitiche, in materia di preven-zione e sicurezza nei luoghi dilavoro, contenute nel Pianosocio sanitario regionale. Inparticolare dal 1998 è statoavviato un progetto obiettivoper la prevenzione e la sicurez-za nei luoghi di lavoro, che la

G i u n t ar e g i o n a l edefinisce ea g g i o r n a ,n e l l e s u elinee guida,p e r i o d i c a -mente peraffrontare lesituazioni disettore e ter-ritoriali più arischio.L ' A S LMilano 1 inc o e r e n z acon le indi-c a z i o n iregionali, has v i l u p p a t o

cinque progetti di prevenzione:tumori professionali, edilizia ecostruzioni, grandi opere, agri-coltura e non ultimo perimportanza un progetto sanitàrivolto a migliorare le condizio-ni di sicurezza nelle strutturesanitarie di cura e nelle resi-denze sanitarie assistenziali.La nostra attenzione, in questafase, si è rivolta particolarmen-te al progetto che interessa lenumerose opere in corso direalizzazione sul territorio,dalla tratta ferroviaria ad altavelocità Milano-Novara, all'ac-

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cessibilità stradale a Malpensa.Queste opere stanno impiegan-do circa 2000 lavoratori e, quin-di, l'organizzazione dei cantie-ri, dei soccorsi in caso d'inci-dente, l'assistenza sanitaria e labuona vivibilità dei campi basedeve essere garantita dalleimprese in raccordo con le isti-tuzioni del territorio.Un altro progetto prioritario, dicui diamo atto all'ASL Milano 1di essersi impegnata particolar-mente, è quello sui tumori pro-fessionali per la parte riguar-danti i lavoratori che sono statiesposti all'amianto, progettosollecitato dalla RSU della F.Tosi e Sindacati che per alcuniaspetti ha anticipato le nostrerichieste a livello nazionale. Infatti, la CISL ed il suo patro-nato INAS, si stanno impe-gnando particolarmente suquesto problema ed il 28 aprilescorso, in concomitanza con lemanifestazioni che si sonosvolte in tutto il mondo dallaConfederazione Internazionaledei Sindacati Liberi, hannopromosso una giornata dimobilitazione sull'AMIANTO,indirizzata soprattutto allelavoratrici e ai lavoratori chesono stati esposti alle fibre diamianto e che rischiano di

essere future vittime dell'a-mianto se nel frattempo non siaccelerano le ricerche e le spe-rimentazioni per DIAGNOSIPRECOCI E TERAPIE EFFICACIcontro il mesotelioma, terribiletumore della pleura e dei pol-moni che mieterà ulteriorimigliaia di vittime nei prossimianni.Nel nostro territorio esiste unasensibilità sindacale, istituzio-nale e sociale, e la consapevo-lezza dell'entità del problemac'è. Per questo già dal 2004 alivello regionale, con il “PianoRegionale Amianto Lombardia”,si parla dell'utilità della sorve-glianza sanitaria dei lavoratoriex esposti all'amianto.Sorveglianza sanitaria che l'ASLMilano 1 ha inserito tra i pro-getti finanziati dalla regione edesiste un protocollo dellaClinica del Lavoro di Milanocondiviso dal sindacato. Sistima che le persone da coin-volgere possano essere oltre10.000 e, quindi, se si vuoleaffrontare seriamente la que-stione occorrerà destinarerisorse al problema.

Lorenzo TodeschiniSegretario Cisl

Legnano-Magenta

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In un passaggio del messag-gio di fine anno del 1999,l'allora neo eletto Presidente

della Repubblica, Carlo AzeglioCiampi, encomiava l'opera ditutti gli italiani impegnati nelsettore del volontariato, ricor-dando però nel contempo l'esi-genza che questo settore, cheda allora non ha mai smesso dicrescere ed ha ormai raggiuntoun ruolo fondamentale nell'e-conomia nazionale, si dotassedi una maggiore strutturazioneper superare quella fase diimprovvisazione tipica di tutti isettori non ancora pienamenteconsolidati ed in fase di svilup-po. Da allora sono trascorsimolti anni... e di acqua sotto iponti ne è passata...Attualmente, infatti, è correttorilevare che l'apporto del volon-tariato rappresenta l'unico pila-stro su cui si basa la sanità diurgenza/emergenza: allo stato

attuale sono solo le associazionidi volontariato che, in modopressoché esclusivo, eroganoquesto tipo di servizi.Concretamente, e grossolana-mente, stiamo parlando di tuttequelle situazioni, di caratteresia medico che traumatico, cherichiedono l'intervento del-l'ambulanza e di personaleaddestrato in grado di fornireuna prima assistenza di tiposanitario.Concretamente, e brutalmente,ogni intervento è contraddistin-to da un diverso grado di urgen-za determinato da una specificascala di emergenza2 .A questo punto, per capiremeglio l'attuale strutturazionedella sistema sanitario di emer-genza, è utile ricostruirne velo-cemente l'evoluzione.La prima fase di sviluppo delservizio di assistenza di urgen-za/emergenza risale all'epoca

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Il volontariato, pilastro della sanità

di emergenza1

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napoleonica in cui nasceva perla prima volta la necessità disoccorrere i feriti coinvolti neiteatri bellici di ampia scala eculmina con la nascita dellaCroce Rossa nel 1864. Alla finedel 19° secolo si diffuse rapida-mente questo tipo di associa-zionismo volontario correlatoprevalentemente a motivazionidi carattere cristiano ed orga-nizzazioni di tipo religioso. Daallora si sono sempre più diffu-se organizzazioni endogena-mente fondate da cittadinivolontari e autodidatti che conl'aiuto dei concittadini acqui-stavano mezzi e materiale.Il primo tentativo di organizza-zione sistematica del settore siebbe con il secolo successivo ela Legge n. 833 del 1978 di rifor-ma del Servizio SanitarioNazionale: l'emergenza sanita-ria fu affidata alle U.S.S.L. e gliospedali si dotarono di ambu-lanze con un equipaggio com-posto da un infermiere e da unautista reclutato tra i dipenden-ti della realtà ospedaliera (aMagenta tra i portinai). Se daun lato si registrò una maggioredisponibilità di mezzi ciò noncorrispose ad una maggioreorganizzazione del settore: seper esempio in caso di inciden-te stradale quattro persone

chiamavano quattro diverseorganizzazioni (non necessaria-mente tutte ospedaliere), sulluogo dell'incidente si presen-tavano quattro diverse ambu-lanze.Un'importante innovazioneorganizzativa si ebbe invececon il D.P.R. del 27 marzo 1998 3

che istituiva il servizio del 118come numero unico da chia-mare per l'emergenza sanitariain tutta Italia e che, in sintoniacon i più nobili sentimenti didecentramento amministrativo,determinò l'autonomia e laresponsabilità delle Regioninell'organizzazione del serviziosanitario di emergenza.Da un lato ciò significò unamaggiore organizzazione conuna crescente efficienza: il solo118 divenne il riferimento per iservizi di emergenza, in gradodi raccordare le molteplici asso-ciazioni presenti sul territorio egarantire il coordinamento delservizio 24 ore su 24.Dall'altro lato significò lo sman-tellamento delle competenze edei mezzi, precedentementeapprontati dalle aziende ospe-daliere, che esternalizzaronoquesto servizio lasciandolopressoché totalmente a caricodelle associazioni di volontaria-to che erano nate sul territorio

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nel precedente ventennio.A questo disinteresse operativodella sfera pubblica, il settoredel volontariato ha saputorispondere in modo efficaceattraverso una crescita siadimensionale che professionaledelle associazioni esistenti.In sostanza, prendendo comecampione la Croce Oro diSedriano, esempio di un'asso-ciazione media di provinciasignificativa, è corretto registra-re che nel 2000 annoverava tra ipropri volontari 50-60 militi,realizzava in un anno circa1.300 servizi, disponeva di treambulanze e contava su di unfatturato dell'ordine di grandez-za di 90-100 milioni di Lire.In concordanza con il processodi crescita strutturale preceden-temente delineato dell'interosettore, la stessa realtà, nell'an-no 2005, poteva contare su nonmeno di 80 militi, realizzò nelcorso dell'anno 2215 servizi,disponeva di quattro ambulan-ze, due auto e due pulmini ere-gistrò un fatturato dell'ordine digrandezza di circa 130 milaEuro.Non solo si è verificata una cre-scita dimensionale ma è ancheaumentata la gamma dei serviziresi e la qualità professionaledegli operatori coinvolti: oltre ai

servizi di emergenza sono cre-sciuti esponenzialmente i servi-zi detti “diurni”, ossia le dimis-sioni, il trasporto dei dializzati,dei diversamente abili, i trasfe-rimenti ospedalieri, ecc..., sonoaumentati i Comuni che hannosottoscritto convenzioni perl'appalto di questo tipo di servi-zi per i propri cittadini e sonostati assunti tre dipendenti chehanno permesso di estendere ilservizio di emergenza 24 ore su24 (in precedenza, essendo pre-senti solo i volontari, il servizioera reso solo al di fuori dellacomune fascia oraria lavorativa:dalle 19,30 alle 6,30 del giornosuccessivo). Inoltre, se in prece-denza era sufficiente un corsointerno ad ogni associazione dicarattere non obbligatorio peresercitare questo tipo di volon-tariato, oggi è necessario supe-rare un corso di 120 ore ed unesame di accreditamento pres-so la struttura del 118 che abili-ta ad operare nel settore dell'e-mergenza sanitaria. Di fronte all'esternalizzazioneda parte della sfera pubblicadell'erogazione del servizio disanità di urgenza/emergenza, edando per scontato che taleservizio non debba esserenecessariamente erogato dallaPubblica Amministrazione per-

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ché possa essere effi-ciente e di qualità eleva-ta, è naturale chiedersiquale possa essere l'e-voluzione futura di que-sto settore ed a tal pro-posito si propongono iseguenti spunti di rifles-sione:1. Da un punto di vistasquisitamente organiz-zativo sono nati negliultimi anni dei consorzitra associazioni al fine diraggiungere una massacritica tale da usufruiredelle necessarie econo-mie di scala senza le quali icosti insiti nelle attività caratte-ristiche non sarebbero sosteni-bili. In concreto, per esempio,per quanto riguarda la proget-tazione e l'erogazione della for-mazione necessaria per supera-re l'esame del 118 sono statirealizzati dei consorzi di mododa unire le forze e le risorse edorganizzare i necessari percorsiformativi (totalmente a caricodelle associazioni). In questomodo la formazione viene rea-lizzata a livello di più associa-zioni consorziate che possonosuddividere gli oneri (ancheorganizzativi), e raggiungereuna più elevata massa critica dimiliti di volta in volta formati.

Di fronte a questo modello, èpossibile pensare che l'integra-zione delle diverse associazionisi possa spingere in futuroanche ad altre funzioni comeper esempio l'acquisto deimezzi, del materiale di consu-mo, dei contratti di fornitura(come il telefono e la correnteelettrica), della gestione dei ser-vizi non urgenti, ecc...?2. Se il pubblico ha richiesto aiprivati un elevato standard dipreparazione e di formazioneperiodica (una volta accreditatipresso il 118 bisogna periodica-mente seguire dei corsi diaggiornamento e ripetereperiodicamente lo stesso esamedi accreditamento), non sareb-

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be perlomeno opportuno rico-noscere la preparazione acqui-sita, per esempio, con un'atte-stazione professionale?3. Nel nostro sistema di CivilLaw in cui le norme statali (inquesto caso di carattere orga-nizzativo) devono necessaria-mente essere di natura scritta enon lasciate al libero gioco delleparti, fino a che punto è possi-bile credere che delle associa-zioni di carattere privato, endo-gene e volontarie possanogarantire la programmazione erazionalizzazione di una fun-zione pubblica sovracomunaledi questa portata? Non sarebbeauspicabile un maggior coordi-namento programmatico tra lasfera pubblica e quella privata,per esempio, per razionalizzarel'allocazione delle sedi dellediverse associazioni in funzionedella numerosità e della con-centrazione della popolazione,del sistema di viabilità, ecc…?

F. BaiardoM. Cozzi

R. Fiameni

Note:1 Si ringraziano tutti i militidella Croce Oro di Sedriano perla loro disponibilità.

2 Il codice più urgente è quelloidentificato con il colore “rosso”che contraddistingue le situa-zioni in cui la persona soccorsamanifesta l'alterazione di alme-no due parametri vitali (per es.battito cardiaco e frequenzarespiratoria); il codice “giallo” ècontraddistinto da un livello diurgenza minore, corrisponden-do a situazioni in cui solo unparamentro vitale risulta altera-to. In entrambi questi codici siusano i dispositivi di segnala-zione di emergenza, ossia le sire-ne ed i lampeggianti blu. Il codi-ce verde, invece, corrisponde asituazioni che richiedonocomunque un'assistenza di tiposanitaria ma non sono contrad-distinte dall'urgenza; con questocodice non vengono infatti uti-lizzati i dispositivi di segnala-zione di emergenza.3 Atto di indirizzo e coordina-mento alle Regioni per la deter-minazione dei livelli di assisten-za sanitaria di emergenza.Di cui 1.132 chiamate dal 118,697 chiamate da privati (dimis-sioni, trasferimenti, ecc...), 322servizi dall'Azienda Ospedalieradi Magenta (Ibidem) e 64 CentriMobili di Rianimazione (serviziparticolari che richiedono l'im-piego del defribillatore e delrespiratore polmonare).

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L ’ A m b r o g i n o d ’ o r o a C A P p e r i lL ’ A m b r o g i n o d ’ o r o a C A P p e r i l

d e p u r a t o r e d i P e s c h i e r ad e p u r a t o r e d i P e s c h i e r a

Periodo denso di soddisfazioni per CAP, il gruppo a capitalepubblico che gestisce il ciclo idrico integrato in circa 200 comuni delleprovince di Milano, Lodi e Pavia.

Il 24 maggio scorso, la professionalità di CAP Gestione è statapremiata dall'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini con la consegnadell'Ambrogino d'oro, per la realizzazione della seconda linea deldepuratore di Peschiera Borromeo, uno dei tre depuratori finalmenteattivi a Milano.

A breve, invece, si chiuderà la prima edizione del Corso di for-mazione sul servizio idrico, con la consegna degli attestati previstaper il 16 settembre nella prestigiosa cornice di Villa Casati Stampa, aCinisello Balsamo.

L'Ambrogino d'oro a CAP Gestione“Abbiamo scritto insieme una pagina storica per Milano, e ciò è statopossibile grazie all'associazione straordinaria di professionalità, moti-

Comunicazione Istituzionale

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vazione, dedizione, caparbietà, concretizzata sul campo”. Sono leparole con cui lo scorso 24 maggio l'ex-sindaco di Milano, GabrieleAlbertini, ha motivato la consegna del prestigioso “Ambrogino d'oro”a tre figure di spicco di CAP Gestione, per aver contribuito a completa-re i depuratori che a Milano erano attesi da trent'anni.

Massimo Gatti, attuale presidente di CAP Gestione, OsvaldoFelissari, oggi presidente della Provincia di Lodi e predecessore diGatti alla guida di CAP Gestione negli anni dell'avvio del progetto, eMarco Pelosi, dirigente del settore Acque Reflue di CAP Gestione,hanno ricevuto a Palazzo Marino il riconoscimento per la professiona-lità con cui CAP ha realizzato, in anticipo sui tempi previsti, la secondalinea del depuratore di Peschiera Borromeo, a servizio dei quartieriorientali di Milano.

Massimo Gatti condivide con tutto il personale CAP l'orgogliodel risultato conseguito: “Considero l'attribuzione di questo graditoriconoscimento un ringraziamento a tutti gli amministratori, le lavora-trici e i lavoratori per l'intervento che la nostra azienda ha svolto, perdotare la città di Milano di impianti di depurazione che avrannobenefici effetti ambientali sul territorio” ha commentato al terminedella cerimonia. Concorde Osvaldo Felissari: “Milano e la Lombardiaaspettavano da anni le opere che abbiamo realizzato: oggi sonoapprezzate e plaudite da tanti cittadini”.

Nella cerimonia del 24 maggio, Albertini ha scelto di premiaredue dei progetti su cui la città di Milano ha scommesso negli ultiminove anni: oltre alla realizzazione dei depuratori, anche la ristruttura-zione del Teatro alla Scala: “Abbiamo colto con grande soddisfazioneil richiamo del sindaco Albertini che ha posto su un piano di assolutarilevanza, accostandoli quale binomio indispensabile tra cultura eambiente, i lavori che hanno riguardato la Scala di Milano e la realiz-zazione dei depuratori - continua Gatti -. I l conferimentodell'Ambrogino è un riconoscimento alla nostra storia di azienda pub-blica, presente da oltre 70 anni nelle province di Milano, Lodi e Pavia,un patrimonio importante dei Comuni nella gestione dei servizi idri-ci”.

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BB II LL AA NN CC II OO PP OO SS II TT II VV OO PP EE RR II LL CC OO RR SS OO DD II FF OO RR --MM AA ZZ II OO NN EE .. II LL 11 66 SS EE TT TT EE MM BB RR EE LL AA CC OO NN SS EE GG NN AA

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La prima sessione del Corso di formazione sul servizio idricointegrato terminerà a luglio, con la consegna degli attestati di frequen-za il prossimo 16 settembre presso Villa Casati Stampa a CiniselloBalsamo. La cerimonia, organizzata da CAP Holding in collaborazionecon l'associazione degli Imprenditori Nord Milano e Green Cross Italia,si aprirà alle 10.30 con l'intervento del presidente di CAP HoldingGianfranco Mazzani, il cui auspicio resta ambizioso: la creazione di unafacoltà universitaria dedicata ai temi dell'acqua, del suo utilizzo e dellasua tutela. Seguiranno gli interventi dei rappresentanti dell'associazio-ne Imprenditori Nord Milano, di Green Cross Italia e anche delle societàche hanno collaborato alla gestione del Corso: CAP Gestione, SET,Assolombarda, GRUPPOIDRA, IANOMI, SINomi e Banca Intesa.

Oltre a costituire il momento conclusivo di questa prima edizio-ne, con la consegna degli attestati di partecipazione, l'appuntamentodel 16 settembre sarà anche l'occasione per presentare le prossimeedizioni, e tirare le somme di un'esperienza pilota che si sta rivelandoun'intuizione fruttuosa.

“L'obiettivo del corso era molteplice - spiega AmbrogioGuasconi -: fornire riferimenti precisi in presenza di una legislazionein continua mutazione; lanciare messaggi chiari, frutto di confrontoe approfondimento; indirizzare, soprattutto i giovani, in un settoreimportante e delicato; porre le basi per uno sviluppo sostenibile, atutela dell'ambiente. Il giudizio positivo rilevato tra i partecipanti alcorso sui contenuti e l'organizzazione del corso conferma la bontàdella strada imboccata”.

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Il complesso monumentalein cui tuttora si trova granparte dell'Istituto Geriatrico

“Camillo Golgi”, di cui abbiamogià parlato nel precedentenumero di Quaderni in “Golgi:un Nobel ad Abbiategrasso”, èscaturito da secolari vicendestoriche. Avvenimenti forsepoco noti e meritevoli, quindi,di essere conosciuti.L'influsso spirituale diffuso intutta la nostra zona dal mona-stero fondato nel 1136 aFaruciola grazie ad alcunimonaci cistercensi provenientidue anni prima dall'abbaziafrancese di Morimond inBorgogna (da cui il successivotoponimo di Morimondo) sifece sentire velocemente anchead Abbiategrasso tanto chedeterminò la nascita, nel cuoredel borgo murato, del più anti-co monastero femminile.Il convento, detto di SanMartino, originatosi alla finedel sec. XII e già menzionato inun documento del 1218, acqui-

stò nello stesso periodo unat a l e i m p o r t a n z a c h el'Arcivescovo di Milano conces-se alla badessa ed alla decina dimonache che l'abitavano ildiritto di castellanza, cioè l'in-carico di sovrintendere allamanutenzione ed alla curadelle mura e del castello delborgo, ragion per cui ogni fami-glia abbiatense doveva loro unatassa. Il tempo di maggior flori-dezza coincise col periodocomunale in cui tra l'altro, gra-zie agli svariati possedimenti,ammontanti nel 1305 a 5300pertiche, era diventato il piùgrande proprietario fondiariodel borgo.La fortuna delle monachecistercensi doveva tuttavia ter-minare: nel 1476 Bona diSavoia, moglie del Duca diMilano Galeazzo Maria Sforza,nonché signora del borgo, conl'appoggio dei frati OsservantiM i n o r i d e l c o n v e n t odell'Annunciata, edificatocome ex voto qualche anno

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La plurisecolare storiadel Golgi

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prima proprio dal marito, chie-se ed ottenne da Papa Sisto IVla loro sostituzione. Nel 1478 una quarantina dimonache clarisse, provenientida Crema e da lei protette,occuparono il monastero diSan Martino cambiandone ladenominazione in SantaChiara. Le nuove arrivate, dive-nute in breve tempo ottanta,dovettero sia ristrutturare gliinsufficienti ambienti siacostruire una nuova chiesa.Quest'ultima era composta dadue edifici collegati tra loronella parte presbiterale: quello“esteriore” con apertura versola strada lungo lo scomparsovicolo Santa Chiara (ora vi è lapiazzetta omonima) era utiliz-zato esclusivamente dagli abi-tanti del borgo; l'altro “interio-re” aveva l'ingresso dal mona-stero in quanto era riservatosolo alle claustrali.Il monastero vero e proprioconsisteva in una costruzionelineare, perpendicolare allachiesa, con pianta ad L rove-sciata. Si trattava di una comu-nità religiosa autosufficiente inquanto possedeva all'internodella cinta muraria anche cuci-na, cantina, due infermerie conventidue letti, parlatorio, lavan-

deria, spezieria, pollaio, tor-chio. In base all'estimo del1558, con le sue 6.057 pertiche,era ancora il principale pro-prietario terriero abbiatense.Proprio perché si trattava di unluogo ben strutturato e ricco,Giuseppe II d'Asburgo nel 1782,dopo averlo visitato, decise diriutilizzare la struttura religiosaa fini filantropici. Occorrericordare che, durante la secon-da metà del Settecento, nei ter-ritori dell'Impero Asburgicoavvenne una vasta soppressio-ne di ordini religiosi contem-plativi (tra cui figuravano le cla-risse), ed ebbe inizio un lungoprocesso di trasformazione del-l'assetto istituzionale, giuridicoed amministrativo dei secolari“Luoghi Pii” (confraternite diorigine medioevale nate con loscopo di soccorrere con operecaritatevoli i bisognosi) i cuiingenti patrimoni accumulatinegli anni ed oculatamentegestiti facevano gola allo Stato.L'autorità imperiale, infatti, erailluministicamente convinta diavere il diritto di disciplinare edassistere socialmente i proprisudditi.Maria Teresa d'Austria ed ilfiglio, soprannominato perquesto “l'imperatore sacresta-

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no” attuarono, pertanto, attra-verso ampie soppressioni dichiese e monasteri, mediantel'accorpamento dei Luoghi Pii ela messa ad incanto dei lorobeni, una radicale razionalizza-zione delle attività benefiche edassistenziali al fine di crearenuove forme di assistenza, aloro avviso maggiormente ade-guate ai bisogni della societàmoderna.Tale sorte toccò al monastero diSanta Chiara che, soppresso nel1782 dall'autorità civile edespulse la cinquantina dimonache, fu in breve tempotrasformato in ricovero per

“poveri schifosi ed impotenti”.Il 5 febbraio 1785 il RegioEconomato Generale del Fondodi Religione (organismo incari-cato di provvedere alla messain incanto degli enti soppressi oal loro riutilizzo per istituzionipubbliche) cedette infatti allaGiunta delle Pie Fondazioni diMilano il complesso abbiatenseper istituirvi una Pia Casa deiPoveri Impotenti. Nel giugno dello stesso anno,visto che Giuseppe II l'avevatrovato “meritevole della suasovrana approvazione”, si iniziòad aumentarne la capacitàricettiva. La trasformazione in

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nosocomio fu affidata all'archi-tetto imperiale LeopoldoP o l l a c k , d i s c e p o l o d e lPiermarini, già progettista diimportanti edifici pubblici tracui la villa Reale di Milano. Allora la struttura del conventocomprendeva ad est, lungoparte dell'attuale Corso SanMartino, la duplice chiesaabbellita dal chiostro internoche proseguiva perpendicolar-mente, lungo il lato nord, nellazona adibita a refettorio e dor-mitorio. L'ingresso avveniva asud, dal vicolo di Santa Chiara,mentre il muro di recinzione, alcui interno vi erano rustici edorti, si spingeva a nord controla contrada del Carmine e adovest contro il fossato delborgo.Il Pollack elaborò un progettosemplice e razionale: creò unagrande corte rettangolare, oggidetta “del pozzo”, mantenendola preesistente struttura ad Lma facendo realizzare duenuovi bracci speculari ai primi,così da poter avere circa 400posti letto. L'edificazione,approvata il 16 dicembre 1785,fu terminata nell'estate 1787;tuttavia già dall'inizio del 1786,mentre le prime opere di ria-dattamento erano in corso, la

Casa dei Poveri schifosi edimpotenti accoglieva i primi 82ricoverati. Il riassetto riguardò la bellachiesa quattrocentesca: l'archi-tetto imperiale trasformò l'auladella chiesa interiore in dormi-torio femminile mantenendonei muri perimetrali e sezionòorizzontalmente la chiesa este-riore abbassandone l'altezzacon una controsoffittaturasopra la quale si ricavaronoaltri vani. Per far ciò dovettedemolire la parte di chiostroaddossato alla chiesa mentre,fortunatamente, conservò ilresto del colonnato quattrocen-tesco adiacente il monasteroperché lì operò solo modificheinterne.In pochi anni il nosocomioospitò moltissimi infermi venu-t i d a o g n i p a r t e d e l l aLombardia tanto che nel 1811,soppresso il convento deiM i n o r i O s s e r v a n t idell'Annunciata, il tutto fuacquistato dalla Congregazionedi Carità di Milano (organismocompetente nel periodo napo-leonico a gestire i Luoghi Pii)per farne una succursale dell'i-stituto. Grazie a questa espan-sione, adibita a ricovero per soliuomini, l'insieme dei due com-

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plessi aumentò la capacità a600 posti letto.Sono gli anni in cui, dopo averesplicitato le finalità dell'istitu-to, la tipologia degli ambienti,le norme inerenti il trattamentosia dei degenti che del persona-le loro addetto, si elaboraronopiani per tenere occupati gliospiti col duplice scopo direcuperare parzialmente i costidi gestione e di mantenere atti-ve le residue capacità cognitivee manuali degli infermi. Idegenti venivano impiegatinella manifattura di calzette eberrette di lana,nella produzio-ne di stuzzica-denti che valsea dAbbiategrasso ilsoprannome di“paès di stecch”,nella creazionedi scatole di car-tone così benfatte da essereesportate anchein Sud America,nella pulitura enel riassetto deilocali.N e g l i a n n iT r e n t adell'Ottocento

l a G i u r i s d i z i o n e d e l l aDelegazione di Pavia, a cui erapassata la gestione della strut-tura, viste le malsane condizio-ni dell'Annunciata, affidòall'ing. Carlo Braghi il compitodi ampliare il nosocomio versovia del Carmine (attuale viaAnnoni). Fu così realizzato tra il1830 ed il 1831 un secondo cor-tile.Ma il progetto di ampliamentopiù vasto venne affidato all'ing.Carmagnola che dal 1854, pro-cedendo a rilento fino allasospensione dei lavori per

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mancanza di fondi nel 1862,riuscì a prolungare il fabbricatoverso ovest ed a rialzare tutta lastruttura esistente di un pianofino a formare quattro cortili. Nel 1862, in attuazione allalegislazione sabauda sulleopere pie, venne istituita anchea M i l a n o l a n u o v aCongregazione di Carità, allaquale fu data la gestione dellaPia Casa. Così, a partire dal1871, divenute ormai insosteni-bili le condizioni all'internodell'Annunciata, la stessaCongregazione commissionò aGiuseppe Balzaretto, architettomolto rinomato, il compito dicompletare l'opera delCarmagnola. Egli non solo portò a terminel'incompiuta crociera a quattrocortili ma volle ampliare lastruttura edificando tre nuovipadiglioni disposti a pettineverso la nuova strada apertadopo l'interramento della fossa(oggi viale Serafino Dell'uomo)su cui fu aperta una terzaentrata. I nuovi fabbricati,inaugurati nel 1873, permiserodi riunire i degenti provenientidall'Annunciata e portarono l'i-stituto ad una capienza di 900letti.Novità assoluta, prendendo

e s e m p i o d a l l ' o s p e d a l eMaggiore di Milano, ilBalzaretto volle che puntofocale della nuova costruzionefosse la realizzazione di unachiesa dedicata a San Carlo.Struttura di stile eclettico, adoppia altezza con pianta cen-trale a croce latina, presenta unbell'altare sopraelevato consacrestia seminterrata sotto-stante ed è arricchita da tele,alcune pregevoli, provenientisia dalle soppresse chiese diSanta Chiara e dell'Annunciatasia dalla scomparsa cappella diSan Giulio ubicata all'internodel convento dei Cappuccini.Secondo le esigenze tipiche diun lazzaretto, il progettista fecesì che i padiglioni posti al pianosuperiore ed attigui alla chiesafossero collegati direttamente aquella così che i degenti, ancheallettati, potessero seguire lefunzioni liturgiche.Al termine dei lavori la struttu-ra, mantenutasi pressoché inal-terata fino ad oggi, venne adoccupare un quarto del centrostorico abbiatense. Il comples-so, formato da lunghi corpi difabbrica a due piani, tuttora sisviluppa attorno a quattro cor-tili denominati “del pozzo, deicedri, dei cachi, delle magno-

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lie”. Presenta, lungo corso SanMartino, un'interessante fac-ciata nella quale si aprono dueampi portoni a tutto sesto inse-riti in un finto bugnato. Il fron-te principale è stato recentissi-mamente recuperato nell'anti-co rivestimento, dove è statopossibile, e ritinteggiato secon-do i colori originari dopoun'accurata indagine stratigra-fica.Nella gestione dell'istituto allaCongregazione di Carità, nel1937, subentrò l'EnteComunale di Assistenza diMilano (ECA) il cui comitatoamministrativo al suo sciogli-mento nel 1978 assunse la

d e n o m i n a z i o n e d iA m m i n i s t r a z i o n e d e l l eIstituzioni Pubbliche diAssistenza e Beneficenza (IPAB)per diventare dal 2004 Aziendadi Servizi alla Persona Golgi-Redaelli. Già dal 1966, però, ilnome Pia Casa Incurabili, rite-nuto inadeguato per le mutatefinalità assistenziali, fu cambia-to in Istituto Geriatrico CamilloGolgi in memoria dell'insignemedico, primario del nosoco-mio dal 1872 al 1876. Infine, nel 1999, è stato inaugu-rato su corso San Martino unmodernissimo padiglione incui collocare reparti per la ria-bilitazione geriatrica e nuclei

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per la cura del morbo diAlzheimer.All'inizio del mese di maggio diquest'anno, a cent'anni dall'as-segnazione del Nobel a Golgi,una lapide è stata posta dalLions Club di Abbiategrasso nelluogo in cui aveva abitazione elaboratorio, e dove mise apunto la cosiddetta “reazionenera”, scoperta che proprio nel1906 gli valse il prestigioso pre-mio per la medicina. Sue leparole scolpite nel marmo dellalapide: “Educato a lavorare colminimum di mezzi, ricco delfuoco sacro del lavoro scientifi-co, pure trovandomi in unaspecie di isolamento, non ebbidifficoltà a continuare ad occu-parmi ancora di ricerchemicroscopiche nel rudimentalelaboratorio da me organizzatonella cucina del piccolo appar-tamento che mi era stato asse-gnato nel Pio Luogo. Ed è adAbbiategrasso che (…) presen-tai all'Istituto Lombardo le mieprime comunicazioni sui risul-tati che, coi solitari miei studi,andavo ottenendo”.Allo scienziato, le cui celebra-zioni continueranno nei prossi-mi mesi autunnali, era già statadedicata la Sala Golgiana, spa-zioso ambiente situato al primo

piano dell'ala più anticadell'Istituto in cui, un tempo,era ubicata la chiesa di SantaChiara. Il luogo raccoglie partedella preziosa documentazioneinerente l'attività da lui svoltanel nosocomio e molti stru-menti medico-chirurgici e dilaboratorio, i più antichi deiquali risalgono a metàOttocento ed ai decenni suc-cessivi.Storia antichissima, dunque, diun complesso che ha ospitatonei secoli una pluralità di pre-senze tutte estremamentesignificative per il borgo. Storiadi cui occorre tener contoanche ora in cui alcuni repartidovranno essere dismessi perfar fronte alle nuove esigenzeospedaliere, affinché non sianoabbandonati ma rivitalizzanti,magari portando a compimen-to una delle ipotesi già sul tavo-lo del consiglio di amministra-zione del Golgi-Redaelli che lìprevede ambienti in cui gestireil vasto patrimonio culturaledell'ente o luoghi adatti ad alle-stire un “museo della carità” oun archivio a cui far affluire l'e-norme materiale cartaceo degliex IPAB.

Silvana Lovati

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Al turista che arriva incittà gli abbiatensimostrano con giustifica-

to orgoglio la chiesa di S. MariaNuova col porticato recente-mente restaurato; lo portano avedere il Castello Visconteo e,dove l'abitato si confonde conla campagna, la confluenza deiNavigli.Ma Abbiategrasso ha anchealtro: al centro, vicinissimo allapiazza, c'è un imponente fab-bricato sede di un istitutogeriatrico dal nome illustre: ilGolgi, la cui storia affonda nelpassato - come racconta inquesto stesso numero SilvanaLovati - e che ha un presente ditutto rispetto.Il Golgi - o la Pia Casa (i nomivengono usati indifferente-mente) - è un istituto peranziani che si colloca nelWelfare di oggi in cui il cittadi-no ha la protezione sociale“dalla culla alla tomba”, in cuila Costituzione sancisce la curadella salute come “diritto” delcittadino e contemporaneo“interesse” della società, in cui,

infine, l'anziano che una voltanella famiglia patriarcale (laquale, magari, viveva nei cortilia ringhiera e misurava il pane)era comunque assistito, oggi -in conseguenza di più fattorisocio-economici (e anche cul-turali), necessita di un posto adhoc. E sono le “case di riposo”belle, moderne, efficienti cheormai costellano il territorio.Il Golgi, quindi, è una “casa diriposo”. Ma è anche qualcosa dipiù, qualcosa di molto di più. E'un istituto di eccellenza scienti-fica in cui continua ancora oggi- in maniera adatta ai tempi,ma sostanzialmente con lostesso spirito di una volta - unatradizione di accoglienza che èpiù dell'accoglienza, una storiadi assistenza scientifica all'an-ziano che coniuga assieme ilrigore dei parametri medici e lacura alla persona.Una tradizione che ebbe inizioin maniera quasi aurorale già aitempi di Giuseppe II, imperato-re d'Austria che nel 1782 istituìla Casa dei poveri schifosi eimpotenti (l'aggettivo “schifosi”

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Il Golgi oggi

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allora significava incurabili).Quasi da subito intuì il valoredell'ergoterapia; è utile - anchedal punto di vista medico -tenere occupati i degenti conlavori manuali (ovviamentealla loro portata) e così giàdopo solo sette anni venivanoimpiantate due manifatture,una di “calzette e berrette dilana” e l'altra di stuzzicadenti(incidentalmente quest'ultimadiede fama anche oltre i confi-ni ad Abbiategrasso come “alpaes di stecch”).Già dall'inizio c'era l'assistenzasanitaria con primari medici,uno dei quali, il dottor CamilloGolgi proprio qui nella PiaCasa impiantò un rudimentalelaboratorio di istologia per lostudio delle cellule nervose, poiproseguito come docente all'u-niversità pavese. Trent'annidopo i suoi studi venivano pre-miati col prestigioso Nobel perla medicina.Un esempio - dice Giorgio Sassi- di come la ricerca scientifica el'attenzione ai malati possonoconvivere con successo.Questo continua ancora oggi.Ancora nel 2006 la Pia Casa con-tinua questa gloriosa tradizione.L'istituto geriatrico CamilloGolgi ha reparti di assistenza

sanitaria residenziale peranziani non autosufficienti eper ammalati di Alzheimer(con 300 posti letto), reparti didecenza riabilitativa (con uncentinaio di posti letto) ereparti per l'assistenza domici-liare integrata.Il tutto tende, in una parola, ari-abilitare (quando questo èpossibile) e, quando la riabilita-zione è impossibile, ad assicura-re l'assistenza, il che - in buonasostanza - è da sempre l'obietti-vo della medicina da quandoGaleno la inventò (e probabil-mente anche da prima che lastoria ci tramandasse il nomedel famoso medico greco).Questo è il Golgi di oggi.Un luogo scelto anche comesede di tirocinio per studenti egiovani medici (vengono perfi-no dal Canton Ticino), un isti-tuto in cui le cure agli ammala-ti sono oggetto abituale diincontri istituzionalizzati tra glioperatori sanitari e che vedequest'anno (centenario delNobel a Camillo Golgi) unaserie di seminari medico-scientifici.Questo numero dei Quaderni èmonotematico: tratta della“Sanità - Salute - Servizi allepersone”.

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Non poteva quindi mancare unpur succinto articolo che par-lasse del Golgi. Di quello di unavolta e di quello di oggi.Tra l'ieri e l'oggi c'è lo scorreredel tempo con tutto ciò chequesto comporta. Gli edifici dell'Ottocento devo-no essere ristrutturati e poichéhanno anche valore architet-tonico, pure la Sovrintendenzaha voce in capitolo. La sanitàdallo Stato è passata allaRegione e quindi anche l'atti-vità del Golgi deve essere inse-rita nella programmazioneregionale: gli Enti Locali com-prensibilmente tendono adavere in loco le Case di riposoper i loro cittadini.Tutto questo determina nuoviproblemi. Leggo sui settimana-li locali: “Golgi: chiudono duereparti… un gruppo di ospiti edi lavoratori verso il “Redaelli”(che è a Milano).Un insieme di temporanee dif-ficoltà che probabilmente nelcorso dei suoi 200 anni di vitala Pia Casa ha dovuto affronta-re più volte.Per quanto importante non èquesto il punto. Il punto è inve-ce che sono gli elevatissimistandard dei servizi erogati ciòche ha reso famoso il Golgi.

Questo è un patrimonio pre-zioso che, possiamo esseresicuri, non andrà disperso per-ché ormai appartiene allacoscienza collettiva che la“tutela” della salute è interessedi (tutta) la comunità”, comerecita l'articolo 32 dellaCostituzione.Il Golgi è famoso, ma anche“amato”. Il Golgi non è solo un vantodella città di Abbiategrasso(accanto a S. Maria Nuova, alCastello, ai Navigli). E' anchequalcosa che la città sentecome suo. Lo testimonianoquegli uomini e quelle donneche due volte al giorno vedivarcare il cancello dell'istituto:aiutano i pazienti al momentodei pasti, si siedono al lorocapezzale e chiacchierano conloro (e soprattutto li lascianoparlare). Fanno sentire a questepersone che le mura dell'istitu-to non sono una barriera che leisola dalla comunità. Fannocapire, non con le parole, macon la loro presenza che PiaCasa e città vivono in simbiosi.Adesso come una volta. Oggicome domani.

T. S.

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Ristampato in mille copie conl'aggiunta di altre ricette raccoltedopo un'ulteriore ricerca pressogli anziani, e corredato da un glos-sario, GIU' 'L BOTT GIU' 'LRISOTT introduce nel mondodella cucina popolare albairatese.Sulla falsariga della prima edizio-ne del 1988, che ha avuto un gran-de successo tanto da essere esau-rita in poco tempo, questo librettopresenta i piatti caratteristici delmondo contadino, suddividendoliin base agli ingredienti fondamen-tali: il riso, il maiale, l'oca,il pescee la selvaggina, il latte, la farina… Le ricette riprendono la capacitàfemminile di fare economia attra-verso l'utilizzo completo dellamateria prima, elaborando tuttoper poter trasformare il cibo: nel-l'arte della cucina popolare non sibuttava niente perché ogni parte,specialmente quelle del corpo deivolatili, diventava una risorsa perun piatto nuovo. L'oca, per esem-pio, offriva la carne da arrostire, lapunta delle ali per dar sapore alla“casoeula”, il sangue per la base di

un ottimo tortino, le interiora(budella comprese) per cucinarela “pucia” da gustare con la polen-ta. Anche il suo grasso veniva uti-lizzato per condire gli alimenti,per conservare la carne e per frig-gere le frittelle (persigul), dolcitipici di carnevale. Lo stesso avveniva per tutte leparti del corpo del maiale che siuccideva.La recente pubblicazione ricalcagli obiettivi originari della primaedizione con la quale ritrova unacontinuità per non perdere leradici della nostra cultura alimen-tare. Inoltre si propone di valoriz-zare gli ingredienti di una cucinapovera all'insegna della riscopertadei sapori genuini, del gusto dellecose e della necessità di riappro-priarci dell'essenziale nella vita.Le ricette proposte sono di per sèun fatto culturale perché tale è l'a-limentazione: basti infatti pensarea quanti aspetti rivelano le ricettedi ieri e di oggi. Vi si trovano giu-stificazioni climatiche, mediche,estetiche, di moda, magiche e reli-

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Tra gusto e tradizione, l'arte del far cucina

Giù 'l botGiù 'l risott

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g i o s e .N e l l acucinap o p o -l a r ec ' e r aa n c h ela ten-d e n z aariscat-tare e as u b l i -mare ilc a r a t -t e r em a t e -r i a l e

degli alimenti poveri come i cerea-li, le erbe, le uova, i condimenti.Un esempio lo troviamo nella“süpa dora”, vale a dire la “zuppad'oro”: il colore giallo-oro era tipi-co di una zuppa a base di cipollesoffritte nel lardo con aggiunta diacqua bollente e di pane di segale.Agli alimenti si conferivano ancheproprietà terapeutiche magariinesistenti e se ne esaltavano lemodestissime qualità come avve-niva per le erbe dell'orto e dellacampagna. Il momento di assunzione del ciboera un rito comunitario o familia-re, e ne è prova il titolo dellanostra pubblicazione: un interopaese che mangia la stessa cosa (ilrisotto) nello stesso giorno (ladomenica) alla stessa ora (neltardo pomeriggio), così che quel

cibo diventa un momento diaggregazione sociale. Le nostrericette presentano numerosi piattinati dalle tradizioni legate allericorrenze dell'anno agricolo e, inmolti casi, scandite anche dallaliturgia: la zuppa e il pane deimorti (süpon e pan di mort) tipicidel 2 novembre oppure il pane dimiglio (pan mein) da consumarecon la panna a San Giorgio sonosolo degli esempi. Gli alimentidella cucina povera erano moltosemplici e, siccome permettevanoall'uomo di sopravvivere, veniva-no da lui messi sotto la protezionedi forze superiori, tanto che pre-sentavano anche esternamentesegni religiosi, quali le croci fattesul pane prima di cuocerlo nelforno.Più che un ricettario, il nostro è unlibro che riguarda un settore dellastoria locale e, come tutti i libri distoria, ci invita a fare delle consi-derazioni: il riunirsi intorno altavolo era un modo e un mezzo dicomunicare e di condividere, eraun momento per riscoprire ilsenso della festa e dello stareinsieme. GIU' 'L BOTT GIU' 'L RISOTT:ogni domenica al botto del cam-panone, dopo la benedizioneeucaristica e i vesperi celebrati inchiesa, in tutte le famiglie albaira-tesi si serviva un buon piatto dirisotto.

Teresa Masperi

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PRESENTAZIONEQuesto saggio vuole essere lanaturale continuazione delvolume di Alberto Arrecchi" LASAGA DEL TICINO ",edito daiQuaderni nel novembre 1982.In quell'agile libretto l'autoreandava ad indagare in quell'a-rea della storia locale chepotremmo definire "esoteri-ca",sconosciuta ai molti, sep-pur presente nella tradizione.Racconti antichi, al confine frala storia e la leggenda , che tal-volta sfiorano il falso , ma chepossono racchiudere verita'nascoste.Viaggeremo,se vorrete, trafenomeni misteriosi, animalisconosciuti, stregonerie eincantesimi,senza creduleria ,ma anche senza l'arroganza dichi vuole negare tutto senzavoler ascoltare..E allora, cari amici , andiamo aconoscere questi misteri delTicino.

La strana storia "d'i ball defoegh"..Questa e' una delle storie chepiu' spesso si sente raccontaredagli anziani. Tutte sono datateintorno agli anni della fineottocento - primo trentenniodel novecento. Chi racconta l'e-sperienza , o la tramandariprendendo i ricordi dei geni-tori o dei nonni, narra di " palledi fuoco" che in campagna ter-rorizzavano i contadini. In raricasi la fiammeggiante appari-zione si spinge sino nella casadel narratore , dove poi spari-sce.In altri si limita a seguireper un tratto il fuggitivo, chegirandosi durante la fuga, ad uncerto punto non la vede piu'-dietro di sè.La tradizione indica anche unluogo dove il fenomeno appari-va con maggior frequenza: sitratta del monastero di Torrede' Torti presso Pavia.Dallefinestre di questa chiesa sareb-

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I misteri del fiume azzurro

La saga del Ticino

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be uscita piu' volte la famosasfera infuocata, che poi sarebbesparita nelle campagne circo-stanti.A questo punto possiamoazzardare una serie di spiega-zioni plausibili....1)Allucinazioni.Il periodo sucui convergono le datazioni deiracconti e' uno dei piu' criticiper la popolazione delle cam-pagne.L'alimentazione dei con-tadini , costretti a lavori faticosiper svariate ore , e' molto pove-ra.La carne e'un bene di lusso ,e per nutrirsi si fa largo uso dicibi come la polenta, integratadalle verdure provenienti daicampi.La pellagra colpisceduramente la nostra zona.Unadei sintomi ,nei casi gravi e'l'apparire di allucinazioni , tal-

volta causate dal crearsi , sullepannocchie conservate in con-dizioni precarie, di funghi emuffe tossiche.Dopo svariate ore in campa-gna, sotto il sole e in condizionidi sottoalimentazione, si pote-vano generare allucinazionivisive come quelle dei raccon-ti.La sparizione della visioneavveniva quando il soggetto,sottoposto a un'emozioneimprovvisa , iniziava a correre,passando da uno stato di passi-vita' psichica a quello di atten-zione della fuga.2) Fulmini Globulari. E' unfenomeno fisico consistente inuna scarica elettrica a formatonda o ovale, luminosa emobile,di diametro da pochicentimetri a alcuni metri dura-ta da cinque a 20 secondi inmedia.La traettoria e' irregola-re, ed ha la capacita' di manife-starsi anche in luoghi chiusi,attraversando muri e finestresenza danneggiarli.Parrebbe un fenomeno moltoraro ma, da rilevazioni effettua-te, la frequenza e' di uno ogni 4fulmini normali.Riporto 2osservazioni per confrontarlecon le nostre "Ball de foegh":Catania, marzo 1991. Durante ilprimo pomeriggio di una bellagiornata di sole un globo di

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circa 5 cm penetra all'internodi un'abitazione attraversandoil vetro di una finestra chiusasenza danneggiarlo, rimbalzasul pavimento di marmo 3 volteed esplode con un odore dizolfo e ozono.(Da notare la presenza dell'o-dore sulfureo, caratteristica cheuna volta era attribuito delleapparizioni demoniache).Smethwick (Inghilterra) 8 ago-sto 1975. Durante un temporaleuna donna viene inseguita ecolpita da un globo di colore bludi 10 cm che le provoca un bucodi 10 x 7 cm nella gonna primadi sparire.Il soggetto riportaanche una scottatura di primogrado alla mano sinistra con cuiaveva cercato di allontanare lapalla di fuoco.Qui le analogiecon i racconti aumentano.Se si verificano i dati a disposi-zione attualmente si scopre chela massima parte delle osserva-zioni del fenomeno sono avve-nute per strada (24,6 %), neiprati (9,5%)e nei boschi (4,4%).Imesi piu' coinvolti nelle appa-rizioni sono giugno, luglio eagosto. Se si pensa che i conta-dini si trovavano proprio inquei mesi nei posti piu' indicatiper le osservazioni, viene subi-to in mente il legame con lenostre palle di fuoco.

Leggende metropolitane. Nonsi puo' nemmeno ignorare que-sta ipotesi, specie consideran-do l'indole burlona di moltinostri concittadini.Va peròosservato che il diffondersi diuna storia inventata ad arte daun luogo ad un altro è oggi faci-litata dai moderni strumenti dicomunicazione (internet, cellu-lari, tv e giornali). Solo 60 annifa molta gente era semianalfa-beta, la tv un lusso per pochi , ela diffusione sul territorio dinotizie avveniva molto lenta-mente. Come e' possibile quin-di che in un'area ampia comequella comprendente le provin-ce di Varese, Novara, Pavia eMilano, si rilevi la presenta dir a c c o n t i c o n e s p e r i e n z esostanzialmente simili? PANSANEGHE(Favole) Nonpossiamo neanche scartare l'i-potesi di storie derivanti da rac-conti inventati per occupare iltempo, come nelle lunghe sera-te invernali o per addormenta-re i bimbi.Ne ho trovata una stranamentesomigliante sul libro "FiabePrealpine", che raccoglie rac-conti tradizionali della provin-cia di Varese. Questa in partico-lare arriva da Casale Litta. "IlPeppin era un ricco mugnaioche in vita diceva di non avere

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bisogno di nessuno, neanchedel Signore. Ma era molto gene-roso con tutti e buono di carat-tere. Muore, ma San Pietro nonlo vuole, perchè snobbava ilP a r a d i s o . L o m a n d a d a lDiavolo, ma neanche lui loaccetta, perchè era troppogeneroso. Diventa un’animavagante, invisibile di giorno efantasma di notte. Poi un ange-lo pietoso lo trasforma in unapalla di fuoco sospesa amezz'aria e lo piazza nellepaludi di Daverio, per allonta-nare la gente dal pericolo dellesabbie mobili.La gente peròscappa senza farsi avvicinare,spaventata dal fuoco del globoche le si avvicina. Alla fine peròriesce a salvare una mammacol suo bambino malato dalrischio della palude e vieneportato in Paradiso tra i beati.Anche qui gli elementi del rac-conto si adattano bene : ilglobo, l'inseguimento, la fuga ...Resta da scegliere quale sia laverità. Noi facciamo come ilDon Lisander del Manzoni elasciamo ai posteri l'ardua sen-tenza per dedicarci a...

STREGHE E SABBA DEI PAESITUOI...Perche' interessarci di quelledegli altri , quando , come per i

buoi e le mogli , ne abbiamoavute in abbondanza anchequi? Non pensavate che lanostra zona fosse degna deifatti de "Il nome della rosa"?Avrete di che ricredervi quandoci addentreremo nei resoconti !Sappiate pero' che lo faremo inmaniera cronologica, per ordi-ne di data, cosi' potrete scopri-re alcune cose veramentecuriose...1332- Bartolo da Sassoferratoscrive un Consilium al vescovodi Novara, Giovanni Visconti ,sulda farsi in merito ad una stregadi Orta. E' il primo documentoitaliano processuale relativo aun caso di stregoneria.Giovannidiventerà poi Arcivescovo diMilano, la strega invece unmucchietto di cenere... 1385 16 settembre - Il podesta'di Milano condanna GaspareGrassi di Valenza al patibolo.L'accusa e' di essere "pubbliconegromante, incantatore didemoni, uomo di eretica pravi-ta' e di abiurata eresia". La follapartecipa numerosa al broletto.E' la prima condanna alla penacapitale a Milano.1390 26 maggio - Sibilla Zannie Pierina de Bugatis sono con-dannate al rogo a Milano.Hanno ammesso sotto interro-gatorio da parte dell'inquisitore

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di avere partecipato al "gioco diDiana, che chiamano Erodiade edi aver chiamato MadamaHoriente la signora del gioco".Ricordatevi questi nomi, perchèritorneranno ancora come accu-se. Forse si trattava di riti paganiancora in uso, oppure di riunio-ni atte a tramandare conoscenzemediche. Pierina precisò infattiche Horiente"insegnava aimembri del consesso le virtu'delle erbe, i rimedi per curare lemalattie, il modo di trovare lecose rubate ecc."Fatto sta che vengono conside-rate al pari del Sabba dagliinquisitori, con le conseguenzeche si possono immaginare.1416 - Processi di massa allestreghe nel comasco. Antonioda Casale consegna al bracciosecolare in un anno 300 stregheperche' siano giudicate.Nella

Lomellina e nel novaresele accuse di stregoneriasenza prove aumentanoe s p o n e n z i a l m e n t edurante l'anno.1460 - GerolamoVisconti, domenicano,scrive dei trattati basatisui processi da lui seguitia S.Eustorgio a Milano.In essi si afferma che: "ilgioco di Diana si verificarealmente e non è unasemplice illusione".

1483-1485 - Processi contro lefamose Streghe di Bormio: restaabbondante documentazionedel processo alla Ceriga Vecchiae alla figlia.Si consiglia la lettu-ra a chi volesse conoscere comesi svolgeva il "processo" e diquali garanzie godessero gliaccusati.La caccia a Bormiocontinuera' sino a che il vesco-vo di Como , sotto sollecito del-l'arcivescovo di Milano, provve-derà a "raffreddare gli animi"inviando suoi uomini fidati aesaminare gli atti.1490 13 settembre - Viene bru-ciata al Broletto a MilanoAntonia da Pallanza, gia' stregain Novara.1505 - Samuele de Cassinisnega che esistano streghe e ese-guano gli atti di cui venganoaccusate. Rischia grosso: il

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domenicano pavese VincenzoDodo ribadisce che le stregheesistono, e che chi nega la loroesistenza e'un sospetto sosteni-tore delle loro malefatte...1523- Pico della Mirandola ,uno degli uomini più colti del-l'epoca sostiene, dopo averassistito a processi a Bologna,che le streghe esistono e hannopoteri malefici.1550 - Gerolamo Cardano diP a v i a p u b b l i c a i l " D eSubtilitate". In esso parla dicome le carenze dell'alimenta-zione provochino disturbimentali nelle donne accusatedi stregoneria e di come le erbecontenute negli unguenti daloro usati causino l'allucinazio-ne del volo verso il sabba.E qui, cari lettori, dobbiamoproprio aprire una parentesi.Gerolamo era il figlio, famosoper la sua cultura, del matema-tico pavese Fazio Cardano.Quest'ultimo aveva dichiaratoche il 13 agosto 1491, nella suacasa ebbe una singolare visita."Era ormai buio , le otto di sera,e all'improvviso vidi in casasette uomini vestiti di toghe diseta scarlatta, con pettoralidello stesso colore,con calzaririsplendenti.Si trattava di 2ambasciatori ,accompagnatirispettivamente l'uno da due e

l'altro da 3 uomini del proprioseguito.Uno era rubicondo, l'al-tro di colorito piu' chiaro.Dichiararono di esser come gliuomini , ma fatti d'aria e dipoter vivere sino a 300 anni.Ebbero con me una conversa-zione sull'immortalita' dell'ani-ma durata 3 ore, sino a nottefonda, poi sparirono".Una bella coppia davvero: ilfiglio nega l'esistenza di fattuc-chiere, sabba e stregoni, dimen-ticando che il proprio padrepochi anni prima raccontavastorie di "Incontri ravvicinatidel terzo tipo" con ambasciato-ri vestiti alla Star Trek...1568 - Carlo Borromeo chiedela cattura a Luino di Domenicade Scappi,"denonciata al offitiodella sanctissima inquisizioneper stria notoria". Santo si, madi mano ferma con le fattuc-chiere!1569- Carlo Borromeo ha deicontrasti con il senato milaneseche non vuole condannare ottostreghe di Lecco.1573- A Rosate, GiovanniPellegrini denunzia 2 sospettemegere sono :"Chaterinaappellata la Franzosa , vedova ,quale habita nel luogo di Zelo,plebe di Rosate e per pubblicavoce et fama di strega" e"Antognina moglie di Matheo

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Zucona qua in Rosate , et horae' remandata in el luogo diSanta Soffia nel pavese e anco-ra lei per pubblica voce e famastrega".Dopo una attento inter-rogatorio dell'accusatore, ilprocedimento viene sospeso.1579 - Johann Wier, medico, con-sidera in un suo libro le streghecome"vecchie melanconiche,non padrone dei propri sensi,che a causa dei loro cervellisconvolti credono di fare coseimpossibili". Anche lui vieneattaccato violentemente dagliambienti scientifici ufficiali.1598 - Il comune di Milanopensa di dover costruire un car-cere dedicato a negromanti estreghe.1603 - Vengono bruciate allaVetra: Isabella Arienti eGabbana de la Montina (vicinoa Vermezzo).1611 - Il governatore di Milanoscrive una lettera all'ambascia-tore spagnolo presso il papalamentando l'inerzia dell'in-quisizione e descrivendoMilano e provincia come infe-state da fattucchiere.1617 4 marzo Al termine di unprocesso durato 4 mesi vienebruciata la 43enne fantescapavese Caterina de Medici .Eraaccusata di aver tentato diavvelenare e "istriare" il suo

padrone, il senatore Luigi Melzidi Magenta. Caterina moltianni prima era a servizio pressoil capitano Vacallo , e innamo-ratesi di lui aveva tentato diottenere la sua attenzione conla pratica del "nodo d'amore".Non funzionò bene quel sorti-legio, dato che il capitano lascacciò quando si avvide dellesue intenzioni. Nel 1616 ilVacallo ando' a trovare il Melzi ,ammalato e debilitato e con unesaurimento nervoso.Riconobbe la serva che erastata da lui allontanata dopo ilritrovamento del famoso nodo,e la indico' al Melzi come fat-tucchiera.Fu a forza costretta acancellare il presunto sortilegioal Melzi,e portata al capitano digiustizia , sotto tortura confes-so' ogni genere di assurdita'.Venne condannata a portareuna mitria con la descrizionedel delitto e figure diaboliche,fu caricata su un carro e "tena-gliata" sino alla Vetra.Per la prima volta fu usata laBaltresca, un palco che permet-teva alla folla di poter godersi lostrangolamento che precedevail rogo con ottima visibilita' datutte le angolazioni.1623 - La chiesa con la bolla"Onnipotentis Dei" segna unasvolta nell'atteggiamento

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seguito nei processi.Si condan-nano le persecuzioni eseguitesenza testimonianze e prove. Iprocessi diventano piu'accuratie le accuse verificate prima diprocedere.1641- ultime 2 streghe bruciatea Milano.Nelle valli alpine iprocessi continueranno sino al1721.1788 - Giuseppe II fa bruciaretutti i documenti dell'inquisi-zione milanese che coprono ilperiodo dal 1314 al 1764.Quello che abbiamo sono datiprovenienti da trascrizioni diatti publici o citati in documen-ti non appartenenti all'inquisi-zione.1811- Il Parroco di Besate anno-ta che"Nel primo giovedi' delmese di marzo, al tramontar delsole, sembrava fosse designataquell'ora ad insultar le stre-ghe....e d'altronde invaleva l'opi-nione di malefici delle streghe."1913 - Il Parroco di S.StefanoTicino scrive :"Qualche rarocaso crede ancora nelle stre-ghe" rispondendo ai questiona-ri delle visite pastorali arcive-scovili.Su quello che abbiamo raccon-tato credo sia utile fare alcuneconsiderazioni. Inanzitutto laproporzione tra streghe e stre-goni è sbilanciata verso le

donne. Probabilmente il tra-mandarsi di conoscenze dimedicine naturali era trasmes-sa da madre a figlia. La chiesamediovale, gia' sospettosaverso le donne che non "stava-no al loro posto", fece il resto.L'equazione "ritrovo di donnesospette -> sabba" venne quasiimmediatamente.Per condannarle servivanopero' degli accusatori e delleprove.Se si leggono i rari reso-conti dei processi si scopre chei teste difficilmente accusanodirettamente. Abbondano i "sidice", "e' per fama pubblica" ,"qualcuno ha visto che..". Nelcaso di Rosate, in cui l'accusa-tore attacca direttamente, leprove sono cosi' assurde chealla fine si sospende il processo.Quindi la colpevole era sceltapiù dalla comunità intera comeun caprio espiatorio, che chia-mata in causa da qualcuno.Non per niente i picchi di pro-cessi si ebbero durante carestieo le guerre.Una particolare attenzione vadata alle accuse degli inquisito-ri e degli appartenenti alle clas-si dominanti. L'inquisitorechiede alla strega di conferma-re quello che lui gia' si aspettadi ascoltare. E' un dialogo conun sordo: solo quando ottiene

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la risposta voluta passa ad altradomanda.Le testimonianze dei nobili sonoinvece autoreferenzianti. Se io,senatore Luigi Melzi, portò unaserva dal capitano di giustiziaaccusandola di avermi stregatoe' OVVIO che , per il mio grado,sto dicendo la verita'.Nessuno si pone il dubbio sesia il caso di farmi delledomande sul fatto, dato chesono io stesso un amministra-tore della giustizia.Vi sono poi le testimonianzedelle vittime.Il piu' delle voltesono state ottenute con la tor-tura, e per far cessare i doloriesse sono disposte a raccontaredi tutto, anche se comportauna condanna a morte. In altresono gesti di sfida, come quellodi Petrogna di Pedenosso. Ungiorno ragionando con lei qual-cuno disse" beato chi sta bencon Dio , che mai l'abandonachi ricorre a lui" e lei rispose"seDio aiutta s'e ben, se non el gheanch'altri ch'aiutta"(alludendoal DEMONIO). Un'ultimo affronto a un tribu-nale che gia' l'aveva condanna-ta a morte.Per quanto concernealle descrizioni fatte dalleimputate del volare verso ilsabba, degli incontri conSatana, e di tutti i malefici com-

messi, vale quanto affermatodal famoso medico G.Battistadalla Porta. L'uso di grassomescolato con acqua, aconito esolano (chiamato anche bella-donna o erba delle streghe) ealtre erbe era comune tra leadepte.Con questo composto le stre-ghe si strofinavano il corposino a dilatare i pori, ed assor-bire quindi tramite la pelle lesostanze psicotrope in essocontenute. A questo punto si"crede di volare, di banchettare, di incontrarsi con il demonio",racconti messi a verbale dainotai ai processi.Storie di emarginazione, dirifiuto del diverso o di chimostrava conoscenze "miste-riose", finite purtroppo nel san-gue. Oggi le streghe che volanoal sabba sul bastone non cisono più: ve ne sono altre chevolano sulle onde della televi-sione entrando nelle case e neicervelli, causando ben più gravidanni. Forse un poco di inqui-sizione non farebbe male a chisi beffa del prossimo colpendo-lo là dove è più debole!

Roberto Perotti

(I parte - continua)

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Nell’occasione presentato il libro di Villani e Guerrieri

Quale Welfare per l’alloggio?

“Non basta una politica perla casa fondata unicamen-te sulla realizzazione di

alloggi se poi a questa non ven-gono affiancati interventi coe-renti sotto il profilo dei servizida offrire alla popolazione”. E' quanto emerso lunedì 29maggio, al Centro Studi J.F.Kennedy all'interno del conve-gno intitolato “Quale Welfareper l'alloggio?”. Da tempo, infatti, il CentroStudi Kennedy, retto dal presi-dente On.le AmbrogioColombo, ha avviato unaapprofondita riflessione suquest'argomento, grazie allacollaborazione con alcunidocenti dell'UniversitàCattolica di Milano - in partico-lar modo, il professor AndreaVillani del Dipartimento di

Economia Politica - tanto daarrivare a realizzare un veroproprio spazio di confronto, ilForum “La Casa per tutti”.In questa prospettiva si è inse-rita, pertanto, anche l'iniziativa“politica e non partitica” -come ha tenuto a sottolineareil presidente Colombo - delloscorso 29 maggio. A cui, tra l'altro, hanno presen-ziato diversi volti noti dellapolitica del territorio come ilSi n d a c o d i Ab b i a t e g ra s s oAlberto Fossati, il consigliereregionale Francesco Prina e ilconsigliere provinciale MarcoRe. Intorno al tavolo, il direttoreeditoriale della nostra rivistaMassimo Gargiulo - che hamoderato il dibattito - AndreaVillani, Enrico Maria Tacchi,

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del Dipartimento di Sociologiadella Cattolica e PierluigiRancati del Sicet Lombardia. Avrebbe dovuto intervenireanche l'assessore regionaleGiampietro Borghini ma laconcomitanza del voto diMilano gli ha impedito di esse-re presente. Al suo posto un“tecnico”, l'architetto Boffidell'Assessorato alle Politicheper la Casa della Regione. E' stato proprio quest'ultimoad aprire la sequela degli inter-venti ricordando come dopoTangentopoli spesso i tecniciabbiano dovuto occupare spaziche in precedenza erano dicompetenza dei politici. “Oraperò - ha aggiunto - abbiamoritrovato il giusto punto d'equi-librio”. Quindi, la parola è passata aVillani, che insieme al collegaVincenzo Guerrieri, di recente,ha dato alle stampe il volume“Sulla Città, oggi. Per unanuova politica della Casa”. Il docente dell'ateneo di LargoGemelli - dove è stato creatoun vero e proprio staff sul temadel “Social Housing” - si è sof-fermato su alcuni punti del suovolume. Una produzione, frutto di ungrosso lavoro “fatto sulla stra-da”. Non a caso Villani e

Guerrieri, hanno raccoltodiverse esperienze. Anche fuoridai confini italici. Hanno stu-diato quanto fatto a Grenoble oa Toulose per risolvere quellache sta diventando una vera epropria emergenza sociale.Tantissimi i contributi raccoltianche nei centri della provin-cia milanese, come Gaggiano,Abbiategrasso o Corbetta. “IComuni sono sempre ecomunque i primi responsabiliin queste scelte”. Anche Villaniha enfatizzato la problematicasociale. “Nel nostro Paese la

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politica dei 'contratti di quar-tiere' si è rivelata un vero falli-mento, in quanto, non è stataaffiancata da interventi socialiall'altezza. Non basta costruiremille case nuove, se poi non sicambia la testa alla gente che leabita…”. Luigi Rancati del Sicet ha invi-tato “a tornare ad un forte inve-stimento da parte del pubblico,anche se oggi, per la verità, iltrend è per i progetti 'auto-finanziati'”. Quindi, un riferi-mento all'edilizia economicapopolare: “I Comuni non devo-no vedere questo come intral-cio o, peggio ancora, comesinonimo di degrado. A patto,evidentemente, di condurreun'adeguata politica d'accom-pagnamento alla persona”.Enrico Tacchi del Dipartimentodi Sociologia della Cattolica hainteso sfatare alcuni “falsi miti”.“In primo luogo - ha esordito -quello secondo il quale, il pro-blema della casa sia solo mila-nese. Al contrario, deve essereesteso a tutta l'area metropoli-tana, perché, ormai, la CittàMetropolitana, sta diventandoqualcosa di reale, grazie alPassante Ferroviario o ad altriinterventi che vanno in questadirezione (vedi il servizio di

trasporto integrato urbano peresempio). E poi vivere in pro-vincia o a qualche chilometrodal centro di Milano, oggi, nonpuò certo significare esseresradicati dal proprio tessutosociale”.Seconda “precisazione” diTacchi: “Non ha senso dividersinel partito di chi vuole la casadi proprietà a tutti i costi e chi,invece, è un sostenitore dell'af-fitto. Diversamente, si devetutti concorrere per la realizza-zione di un obiettivo unico: lacasa per tutti”.Infine, la chiosa che è ancheuna provocazione: “Nel nostroPaese parlare di edifici multi-piano (tipo grattacielo) suonacome una bestemmia. Eppure,in Nord America e altre partidel globo, non è così.Anzi.Questa sarebbe sicura-mente una via per fare scende-re i prezzi delle case, visto cheoggi, il vero problema, è ilcosto delle aree edificabili econ questa soluzione ci sareb-bero più soggetti con cui divi-dere i costi”.Come dicevamo, però, sonocose dell'altro mondo. Almenoper il momento.

Fabrizio Valenti

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Le poche biografie diFanfani si riferivano alperiodo in cui lo statista

era ancora vivo. Per la primavolta vengono ora alla luce, conil libro di Vincenzo La Russa,alcuni documenti inediti trovatinell'Archivio Storicodell'Università Cattolica diMilano, l'ateneo dove il giovaneAmintore si laureò in economiae dove si svolse tutta la suarapida e prodigiosa carrieraaccademica.Ma vengono alla luce anche igiudizi positivi espressi dal gio-vane docente sul corporativi-smo fascista e sull'impero.L'autore chiarisce che Fanfaninon ebbe mai con il regimealcun rapporto organico maesprimeva solo delle opinioni.Il corporativismo, anche allaluce della dottrina sociale dellaChiesa, rappresentava per lui ilsuperamento di collettivismo ecapitalismo: “sfugge a lui comead altri - scrive, però, l'autore -

che per i pensatori cattolici (egli stessi Pontefici) la solida-rietà fra le classi è un doveremorale (e anche religioso asomiglianza della fraternitàdegli uomini in Cristo) mentreper il corporativismo fascistaquella solidarietà diventavasubordinazione ad un interessesuperiore, giuridicamente tute-lato dallo Stato”.Inediti anche alcuni episodi delsuo forzato esilio in Svizzeradurante il periodo dellaResistenza: i suoi vivaci e pole-mici incontri con i democraticicristiani internati nellaConfederazione come EdoardoClerici, Gaetano Carcano, PieroMentasti,Vincenzo Torriani,Adrio Casati, GustavoColonnetti e altri.Perchè queste polemiche? Fanfaninon riteneva maturo il momentoperchè i cattolici italiani espri-messero un partito politico.Un giorno, tuttavia, ad esiliofinito, Dossetti, vice segretario

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AmintoreFanfani

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nazionale dc, lo chiamò aRoma a collaborare conl'Ufficio Propaganda della DC.Inizia allora un lavoro serratoche porterà il protagonista, tal-volta in parziale disaccordo conDossetti e Lazzati, a far partedel governo. Collaboratore di Alcide DeGasperi, entrerà nella storia -come ministro del Lavoro -dando il suo nome al PianoCasa, un momento essenzialedel suo essere cristiano nellavita pubblica.Ma come furono trovati glistrumenti finanziari per ilPiano Casa? Il libro rivela che in

un primo momento il progettodi legge prevedeva, anche suconsiglio di La Pira, di toglierela “tredicesima” a tutti i lavora-tori per finanziare il Piano!Anche la Riforma agraria, la piùardita ed originale riforma dellaPrima Repubblica, iniziata daAntonio Segni, porta sostan-zialmente il nome di Fanfaniche successivamente la attuò ene gestì tutte le tappe con leopportune modifiche.L'autore, avvalendosi poi degliinediti diari custoditi in Senato,ricostruisce poi la storia dellevittorie, delle sconfitte e deicambiamenti di fronte (da lea-der della sinistra dc ad anima-tore delle correnti anticomuni-ste del Partito) di un protagoni-sta dell'Italia repubblicana, unuomo di cui alla fine - con laDC scomparsa - si ha persinonostalgia.Il volume è stato presentato allaFiera Internazionale del Librodi Torino dagli storiciFrancesco Malgeri, AlfredoCanavero, Angelo Sindoni e daGerardo Bianco ed EmanueleMacaluso.Il libro è completato da unampio corredo fotografico edall'elenco di quasi seicentonomi in esso citati.

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Imolti amici che hannoconosciuto PiervirgilioOrtolani hanno potuto

misurarne la carica umana,l'ottimismo, l'entusiasmo, lacapacità di commuoversi, masoprattutto hanno potutomisurarne l'immensa capacitàdi dedizione per il prossimo,per il “bene comune” realizzatosecondo le indicazioni e gliesempi dei suoi Maestri -Maritain, Lazzati, Pastore, Calvi- “da cristiano”. Per questo motivo desideriamoricordarlo qui a poco più di unmese dalla sua scomparsa dallascena terrena, avvenuta il 15maggio scorso nella sua Turate.Ortolani nasce a Milano il 26settembre 1921. Lavora allaRichard Ginori (fabbrica di pre-giate porcellane), dove nell'im-mediato dopoguerra vieneeletto nel Comitato di

Liberazione Nazionale.Nel 1945 è chiamato alle ACLIdi Varese e nel 1947 è commis-sario alle ACLI di Caltanisetta.Nel 1948 è richiamato a Milanodove opera nella LCGL natadopo la scissione sindacale. Daquel momento è impegnato nellibero sindacato e, quando nel1950 nasce la CISL, è nominatoSegretario aggiunto con EttoreCalvi, Segretario Generale. Nel1959 sostituisce Ettore Calvi,eletto deputato.Ortolani è presente e attivo,costantemente impegnato perl'affermazione del libero sinda-cato e per l'autonomia organiz-zativa e finanziaria della CISL.In quei momenti di grandi con-flitti dentro e fuori il mondo dellavoro, Ortolani avverte l'ur-genza di formare giovani pre-parati e, avvalendosi della col-laborazione dei professori

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In ricordo diPiervirgilio

Ortolani

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Guido Baglioni e SergioZaninelli dell'UniversitàCattolica di Milano, organizza iprimi corsi residenziali a VillaGazzada, mentre per la prepa-razione dei dirigenti sindacaliviene utilizzato il Centro Studidi Firenze.Dopo l'esperienza CISL,Ortolani viene eletto nel 1970Consigliere della neonataRegione Lombardia, diventan-done successivamente Vice

Presidentedel Consiglioe q u i n d iAssessore.L'ultimo suoimpegno, alquale tutto-ra si dedica-va con gran-de passione,è stato quel-lo della“ S a c r aFamiglia” diC e s a n oB o s c o n e ,p o n e n d onel sostegnoper i mino-rati, soprat-tutto men-tali, gli “ulti-

mi”, la stessa dedizione e lastessa passione che avevadimostrato fin da giovane nelsuo impegno sociale, mante-nendo sempre e in ogni circo-stanza un atteggiamento chia-ro e lucido, all'apparenza sem-plice e modesto, ma teso a dareconcretezza alla sua nativagenerosità e alla maturacoscienza cristiana che lo hasempre guidato.

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L’ultimo saggio diGianstefano Frigerio siapre con una prefazione

dell’ex presidente del ConsiglioSilvio Berlusconi tesa ad illu-strare ed approfondire i puntisaldi della politica esteradell’Italia. Il volume si concen-tra, quindi, sulla tragica emer-genza del terrorismo fonda-mentalista e sugli altri focolai

di scontro nell’assetto mindiale(Iran, Palestina, Caucaso,Africa, Afghanistan, Balcani,ecc.).Frigerio ritiene che la faseacuta del terrorismo fonda-mentalista, con cui dovremocomunque convivere per lun-ghi anni, possa essere croniciz-zata solo evitando lo scontro diciviltà, attraverso un dialogoforte, coraggioso, carico diideali e di identità.Questa strategia di vasto respi-ro deve essere sostenuta edarricchita con altri obiettiviessenziali: una globalizzazionepiù rispettosa dei diritti umanie delle identità culturali; l’unitàdell’Occidente; l’Europa cherecuperi il senso delle sue radi-ci cristiane; un forte aiuto allosviluppo dell’Africa; il rilanciodella Road Map in Palestina; unpotenziamento dell’ONU comestrumento di governance mon-diale.

“Il cuore di tenebra del XXI seco-lo” di Gianstefano Frigerio,Edizioni Bietti Milano. Euro 16.

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Il cuore di tenebradel XXI secolo

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C i eravamo lasciati (cfr.Quaderni n° 56 “Il for-tino assediato”) nella

convinzione di quanto siaimportante far conoscere lenovità ecclesiali in atto nei duedecanati che più da vicino cir i g u a r d a n o : M a g e n t a e dAbbiategrasso. Ed eccoci pun-tuali a renderne nota.Innanzitutto occorre ricordareche in Abbiategrasso non sisono ancora spenti l'entusia-smo e la commozione per lavenuta della MadonnaPellegrina di Fatima. Dal 7 al 14maggio una folla enorme hasostato silenziosa ed orantenella basilica di Santa MariaNuova per implorare, con lapreghiera ed il canto, la miseri-cordia della Madre di Gesù. Lasettimana mariana - ricordavaMons. Masperi - è stata una pri-vilegiata occasione pastoraledata a tutta la comunità ed allacittà che ha accolto l'effigiedella Vergine per maturare unatteggiamento di preghiera, perevangelizzare i fratelli vicini elontani, per interrogarsi sullagrande responsabilità di con-

durli a Gesù, per promuovereuna devozione mariana seria-mente fondata sull'insegna-mento e sulla testimonianzadella Chiesa, per conoscere efar conoscere il messaggio affi-dato ai tre pastorelli. Messaggiovalido allora, adesso, per cia-scuno di noi…per sempre!Nell'importanza della preghieraquotidiana si concretizzava laprima insistente richiesta che il13 maggio 1917 “la Signoravestita di bianco - così ce ladescrive Lucia - più splendentedel sole e che emanava luce piùchiara e intensa di quella di uncristallo pieno di limpidaacqua” implorava per ottenerela pace nel mondo e la fine dellaterribile Prima GuerraMondiale. Ma oggi è meglio diallora? Ateismo teorico e prati-co, secolarizzazione, rifiuto diDio crescono nella nostrasocietà e la Sua richiesta ciappare dunque più importanteche mai!La necessità della penitenza perottenere la conversione dei pec-catori era il secondo invito chela Vergine faceva a Giacinta,

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Una scia di grazia

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Francesco e Lucia. Per questo il13 luglio, durante la Sua terzaapparizione, mostrava ai fan-ciulli terrorizzati l'inferno “dove- sono parole di Maria - vannole anime dei poveri peccatori”.Ma anche oggi quanti sonoveramente convinti della suaesistenza? Quanti pensano real-mente che il male sia una realtàoggettiva? Sovente nella nostrasocietà, condizionata dal relati-vismo etico, nulla è consideratopiù peccato ed ogni desideriodiventa, solo per il fatto diesserlo, un diritto.Infine la Madonna rivelava ai treveggenti che Dio, per redimerele anime dei peccatori, volevastabilire nel mondo la devozio-ne al Suo Cuore Immacolato.Solamente così molti si sarebbe-ro salvati ed il mondo avrebberitrovato la pace.Si tratta, dunque, di tre temiessenziali, urgenti ed attuali, esui cui, viste le migliaia di per-sone accorse nella settimana, cipare di poter dire che faccianobreccia o perlomeno interroghi-no ed inquietino ancora molticuori.In quella settimana il prevostoha affidato a Maria di Fatimaanche l'altro grande evento checoinvolgerà la parrocchia di

Santa Maria Nuova a partiredall'ottobre di quest'anno perraggiungere il culmine tra il 18marzo ed il 1° aprile 2007: laMissione Popolare Parrocchialedi cui ne stanno curando la pre-parazione gli Oblati Missionaridi Rho. Padre Patrizio, uno deiresponsabili della stessa, ricor-dava che, oggi, parlando di mis-sione se ne può ridurre ilprofondo significato riferendolosemplicemente a chi opera interre lontane o a chi si mobilitaper aiutare economicamente lepopolazioni in via di sviluppo.Ben più ampio e pregnante è,invece, il suo valore dentro l'e-sperienza cristiana in quantoessa definisce la natura stessadella Chiesa il cui compito èproprio quello di annunciare ilSignore Gesù, morto e risorto,quale unico Redentore delmondo, dovunque e sempre.E, quindi, la Missione PopolareAbbiatense si inserisce piena-m e n t e i n c i ò : a n c h eAbbiategrasso è luogo di evan-gelizzazione; anche la comunitàdi Santa Maria Nuova ha biso-gno di un rinnovato annunzioperché la smemoratezza e lafragilità, innanzitutto dei bat-tezzati, necessita di un richia-mo forte all'essenza del cristia-

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nesimo. Richiamo tanto piùurgente - proseguiva il PadreOblato citando l'EsortazioneApostolica “Ecclesia in Europa”di Giovanni Paolo II - perchémolti tra coloro che frequenta-no la Chiesa “pensano di saperecos'è il cristianesimo ma non loconoscono realmente. Moltibattezzati vivono come seCristo non esistesse: si ripetonogesti e segni della fede, special-mente attraverso pratiche diculto, a cui non corrispondeuna reale accoglienza dei con-tenuti della stessa ed un'adesio-ne alla persona di Gesù”.Si tratta pertanto di un eventopastorale straordinario (antece-

dentemente occorre rian-dare agli inizi degli anniSettanta del secolo scor-so), di importanza insosti-tuibile per un rinnova-mento periodico e vigoro-so della vita cristiana.Come ricordava ilCardinal Martini di “untempo forte delloSpirito…di un camminoatto a far recuperare allaparrocchia la coscienzadel suo esistere per la mis-sione e farle assimilarequello stile missionarioche caratterizza le auten-tiche comunità cristiane”.

Non è dunque un'attività inpiù, bensì, per chi accetta diaderirvi, una proposta forte diconversione dei cuori attraver-so l'ascolto e l'approfonditaconoscenza della Parola di Dio.E qui vi è un'importante novitàrispetto al modo con cui veni-vano condotte le Missioni anniaddietro: la presenza del laiciprecederà, da ottobre a marzo,la predicazione conclusiva deiPadri Oblati. Sarà, quindi, tuttoil popolo di Dio e non solo gli“addetti ai lavori” a farsi caricodell'annuncio in quanto “tutti ifedeli sono esortati con forza edinsistenza ad apprendere la

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sublime scienza di Gesù Cristocon la frequente lettura delledivine scritture”. “L'ignoranza delle Scritture -rammentava Sant'Ireneo - èignoranza di Cristo”.Pertanto non saranno esclusi-vamente i sacerdoti a condurrela Missione ma anche un grup-po di adulti, animatori laicidella Parrocchia, circa 60 perso-ne, che già da gennaio 2006,con cadenza mensile o quindi-cinale, si stanno recando pressoil Collegio dei Padri Oblati diRho. Lì stanno seguendo l'ap-posita scuola biblica che si svol-ge in otto domeniche e che daràloro la preparazione indispen-sabile per saper animare, apartire dal nuovo anno pasto-rale, dei Gruppi di Ascolto. Valea dire 10-15 persone per ognigruppo il cui compito saràquello di comprendere inprofondità un brano evangeli-co da cui partire per alimenta-re la fede e giocarla nella con-cretezza della vita.Il compito della suddetta scuolaè proprio quello di offrire sia lametodologia da tener presenteall'interno di una dinamica digruppo, sia la conoscenza dialcune tematiche fondamentalidi cultura biblica, sia l'ap-

profondimento dei brani delNuovo Testamento che sarannooggetto di riflessione neiGruppi di Ascolto. In pratica l'a-nimatore dovrà essere capace dicondurre l'incontro sui rettibinari di una lectio divinapopolare garantendo, nelrispetto delle leggi della dina-mica di gruppo, un'elementareinterpretazione del testo sacro.L'aggettivo popolare vuoleesprimere la convinzione che lalectio divina può essere pratica-ta da ampi strati di persone,anche da coloro che biblisti nonsono ma che, tuttavia, sono ani-mati dal desiderio di acquisireuna discreta familiarità coltesto sacro.E quanto oggi ci sia bisogno diciò è sotto gli occhi di tutti.Verrà esplicitato successiva-mente e nel dettaglio l'inizio diquesto nuovo ed interessantecammino nella speranza, e lo siè già visto con la presenza dellaMadonna Pellegrina di Fatima,che possa diventare un'occasio-ne forte per ravvivare la fede dicoloro che già credono ed avvi-cinare anche chi sta cercandoun significato autentico per lapropria vita.

Silvana Lovati

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C'e' Africa e Africa, cosi comec'e' viaggio e viaggio ecome c'e' ritorno e ritorno.

Tornano i “vacanzieri” che, affa-scinati da un depliant più bellodegli altri, sono stati nei parchiafricani o si sono crogiolati suspiagge abbacinanti sotto il soledell'Equatore.Tornano e dicono “Ho visto”.Hanno visto la “loro” Africa,hanno fatto il “loro” viaggio e ,quando scendono alla Malpensa,il loro è il ritorno di chi è soddi-sfatto di aver avuto, come è giu-sto, una bella vacanza. L'annodopo entreranno ancora in unaagenzia per scegliere un'”altra”Africa, la “loro” Africa.E tornano anche altri: non sonovacanzieri; non sono turisti.Questi altri sono stati anch'essiaffascinati: ma da qualche cosadi ben più grande di un paio dipagine patinate.Quando questi tornano nondicono “Ho visto”, ma “Ho fatto”.I “vacanzieri” quando ripensanoalla “loro” Africa rivedono pigrileoni accovacciati all'ombra diun albero o mari d'un azzurrointenso.Gli altri, invece, quando ritorna-no con il pensiero alla “loro”Africa, rivedono muri edificati o

pozzi scavati. Sanno che là aGulu, là nel nord Uganda c'e' - erimane - qualche cosa costruitada loro. Non hanno visto, hannofatto.Questa, che sto raccontando, èuna storia forse un po' strana, matuttavia vera. Una vicenda inco-minciata, forse un po' alla gari-baldina, un quarto di secolo fa.Allora (1970), quando tutto ini-ziò, c'erano sostanzialmente duepersone - un medico e un prete -e un grumo di idee. All'iniziotutto era un po' caotico, nelsenso migliore del termine. C'eral'idea di aiutare (ma come?).C'era l'idea di fare qualche cosa(ma cosa?). C'era, infine, l'intuizio-ne che la gente di qui sarebbe statadisposta a fare qualche cosa (masarebbe poi stata disponibile?).Le idee talvolta si sovrapponeva-no le une alle altre; talvolta unascacciava un'altra; talvolta si fon-devano assieme.Insomma, solo cammin facendopresero forma.Poi finalmente venne inventatal'idea vincente: non invieremoaiuti; andremo giù noi ad aiutare,lavorando.E cosi, conquistati da questa idea,partirono i primi. Era il luglio del1981. All'aeroporto di Linate

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C’è Africa e Africa

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undici persone: due maestre, unmedico (quel medico), un assicu-ratore, un geometra, una casalin-ga ecc. attendevano l'aereo. Sierano pagati il viaggio, avevanofatto le vaccinazioni di rito, ave-vano elegantemente assicurato ifamigliari che, vivi o morti, sareb-bero comunque tornati.Ed erano partiti così: un po' turi-sti, un po' volontari, un po'curiosi. La mattina dopo eranonel cuore dell'Africa nera: per lagrande maggioranza (forse soloun paio c'erano già stati) quelprimo giorno fu una serie conti-nua di scoperte: il caldo africano,le piste rossicce, i mari d'erbadella savana, le capanne coniche. All'indomani incominciarono amettere i primi mattoni nellefondamenta di una scuola dimestiere per le donne. Il progettoera del Vescovo locale e gli undicisi fidavano di lui che essendo delposto sapeva quali erano le prio-rità. Gli undici passarono unmese a Gulu e, alla fine, quandosi reimbarcarono a Kampala peril lungo viaggio di ritorno eranoun po' meno turisti. Erano cam-biati in quel mese. Il progettonebuloso di prima della parten-za, ora si era chiarito: l'aiuto (chesembrava astratto all'inizio)aveva assunto una sua concre-tezza e un chiaro significato.La cultura da contatto aveva fun-zionato. Ora sapevano esattamen-

te cosa erano andati a fare e que-sto aveva suscitato entusiasmo,tanto che già certe idee comincia-vano a germinare. Bisogna ritor-nare, bisogna finire quello cheabbiamo incominciato.Mentre l'aereo volava in direzio-ne nord rivedevano le donnenelle capanne, risentivano lemelodiose ondate di canti ritma-te dai tamburi delle messedomenicali, ripensavano a queimuri di mattoni che adesso c'e-rano sul terreno destinato allascuola e si preparavano a rispon-dere alle domande di chi li avreb-be attesi all'aereoporto (Come èandata? Cosa avete fatto?) conun'altra domanda: “Perché nonvieni anche tu l'anno venturo?”.Il C.M.M. (Centro Missionario

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Magentino) da grumo di pensieristava diventando una corposarealtà destinata (ma questo l'ab-biamo scoperto dopo) a crescerecon il passare degli anni.Dal 1970 al 2005 sono passati 25anni. Come ogni anniversarioche si rispetti, nel 2005 anche ilXXV del Centro MissionarioMagentino è stato celebratocome si deve. C'è stata la ritualecerimonia con i rituali discorsi ele altrettanto rituali foto. Questo,qui in Italia.Laggiù qualcuno certamente hapensato ad imbandierare in unmodo o nell'altro la scuola ditaglio e cucito (per le donne),l'orfanotrofio (per i bambini),l'Angelo Negri College (per gliadolescenti) e - infine - quei trepezzi di muro di un edificioappena iniziato (per le ragazzemadri stuprate fisicamente emoralmente da una guerra stri-sciante di cui poco si parla, mache c'è). Questo, laggiù a Gulu. Ma 25 anni - un quarto di secolo- sono anche un pezzo di storia.Tante vicende sono accadute inquesto lasso di tempo. Vicendepersonali e vicende di una terra,della terra degli Acioli (la provin-cia dell'Uganda dove è situatoGulu).Il Consiglio del C.M.M. l'annoscorso ha maturato l'idea di rac-cogliere tutte queste vicende,tutte queste storie, per scrivere la

storia del C.M.M. e quella delnord Uganda . Le due storie sisono intrecciate continuamente.Ne è nato un libro di piacevolelettura (ed è questa la prima qua-lità di un libro), ma soprattutto diserie e coinvolgenti riflessioni.Il titolo è Apwoyo (Grazie) - 25anni a Gulu - Storia e progettiraccontati da missionari e volon-tari.(Apwojò è reperibile pressoCeriani Tarcisio, presidente delC.M.M. - tel 02.97.94.434e-mail: [email protected])Come c'è Africa e Africa (e relativiviaggi e viaggi, ritorni e ritorni)così ci sono libri e libri che parla-no dell'Africa.Questo libro - Apwoyo - è il librodi quelli che sono andati in Africaaffascinati da qualche cosa di benpiù grande di un paio di paginepatinate, di quelli che quandosono tornati non hanno detto “Hovisto”, ma “Ho fatto”. InfineApwoyo è il libro anche di queglialtri, di quelli di laggiù che, forsedalla presenza (anno dopo anno)dei volontari del C.M.M. sonostati aiutati a sperare nonostantetutto.Questo è - insomma - il librodell'”altra” Africa.Forse vale la pena di leggerlo.

Teresio Santagostino

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