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TULLIO BONOMETTI E CHELLA PIETROFORTE Diario del CAMMINO DI SAN BENEDETTO 1

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TULLIO BONOMETTI E CHELLA PIETROFORTE

Diario del

CAMMINO DI SAN BENEDETTO

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21 MAGGIO 5 GIUGNO 2016

1 21/5 sab GHEDI NORCIA2 22/5 dom NORCIA CASCIA3 23/5 lun CASCIA MONTELEONE4 24/5 mar MONTELEONE LEONESSA5 25/5 mer LEONESSA POGGIO BUSTONE6 26/5 gio POGGIO BUSTONE RIETI7 27/5 ven RIETI CASTEL DI TORA8 28/5 sab CASTEL DI TORA ORVINIO9 29/5 dom ORVINIO MANDELA

10 30/5 lun MANDELA Subiaco11 31/5 mar SUBIACO TREVI12 1/6 mer TREVI COLLEPARDO13 2/6 gio COLLEPARDO CASAMARI14 3/6 ven CASAMARI ROCCASECCA15 4/6 sab ROCCASECCA MONTECASSINO16 5/6 dom ROMA GHEDI

SABATO 21 MAGGIO

GHEDI BOLOGNA ORTE SPOLETO NORCIA

Partiamo in treno dalla stazione ferroviaria di Ghedi alle 6,15 ed arriviamo a Parma alle 7,40. Ripartiamo alle 8,15 ed arriviamo verso le 12,45 alla stazione di Orte; facciamo una passeggiata nel borgo di Orte Scalo per riprendere verso le 14,00 il treno per Spoleto, dove abbiamo il tempo per visitare la città.

Ci colpisce moltissimo una lunghissima scala mobile, costruita due anni fa, che permette di raggiungere comodamente la Rocca di Albornoz, posta sulla cima della collina.

La Rocca di Albornoz, eretta dal 1359 al 1370, fu la prestigiosa residenza dei governatori pontifici; venne poi utilizzata come carcere dal 1817 al 1983; dall’alto si ammira un ampio paesaggio ed anche l’antico Ponte delle Torri, maestoso, spettacolare e percorribile a piedi, una costruzione ciclopica a 10 arcate, alta 76 metri e lunga 230, legato alla Rocca, a cui forniva l’approvigionamento idrico.

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Scendiamo di una cinquantina di metri e ci troviamo nella piazza del Duomo ampiamente scenografica, chiusa sul fondo dall’elegante prospetto del Duomo, edificato in forme romaniche nel 12° secolo, con una maestosa facciata ed un mirabile rosone fiancheggiato dai simboli dei quattro evangelisti.

Più in basso vi è la piazza Campello con la seicentesca fontana del Mascherone; vi si svolge il mercato ed è sempre piena di gente.

Alle 17,20 prendiamo l’autobus per Norcia, una cittadina chiusa da una cinta muraria trecentesca. Qui nacquero nel 480 due gemelli: San Benedetto e Santa Scolastica.

Alloggiamo presso l’ostello Capisterium ed andiamo a goderci la città che è piena di turisti.

Tutti i monumenti più importanti sono concentrati nella Piazza San Benedetto, al cui centro vi è la statua del protettore d’Europa. La chiesa di San Benedetto è un buon esempio di architettura gotica; sul suo fianco destro vi è il cosiddetto portico delle misure, che conserva ancora i diversi contenitori in pietra, usati come unità di misura. Il Palazzo Comunale conserva un portico duecentesco, mentre la torre del è del ‘700 e la loggia dell’’800.

L’impostazione della città è medievale e le case sono basse secondo un’ordinanza del governo pontificio, in funzione antisismica.

Vi sono molti negozi con i prodotti della lavorazione del maiale, della quale gli abitanti di Norcia sono famosi in tutto il mondo.

Alle 19,15 nel Duomo assistiamo alla compieta, l’ultima preghiera della giornata recitata e soprattutto cantata secondo lo stile gregoriano, a luci spente per facilitare la riflessione e l’esame di coscienza dei frati e dei partecipanti.

Ceniamo con tagliolini al tartufo e prosciutto di Norcia presso la trattoria dei Priori.

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DOMENICA 22 MAGGIO

NORCIA OCRICCHIO FOGLIANO CASCIA

Oggi è stata una grande giornata perché a Cascia abbiamo potuto assistere alla Festa di Santa Rita.

Alle 8,00 da Norcia incominciamo il nostro cammino ed attraversiamo la piana di Santa Scolastica.Raggiungiamo la località di Popoli e quindi quella di Piediripa; arriviamo alla minuscola Ocricchio sempre procedendo in leggera salita. L’orientamento è facile e la segnaletica sufficiente.

Dopo Ocricchio percorriamo lunghe mulattiere, attraversiamo un passo e quindi iniziamo la discesa verso la frazioncina di Fogliano.

Ci abbassiamo nella zona di Palmaiolo e quindi andiamo verso Cascia. A due chilometri dalla città ci sono macchine parcheggiate lungo la strada; sono le due del pomeriggio e molta gente sta già andando via, arriviamo al parcheggio dei pullman e dei camper e, passando per il quartiere medievale, prendiamo le scale mobili per raggiungere il santuario.

Anche se la gente sta ormai scemando, c’è ancora una grande confusione; con un po’ di difficoltà arriviamo al nostro BB, che si trova proprio sotto il piazzale della Basilica.

La Basilica è ancora strapiena di gente e la coda dei fedeli per vedere la tomba della Santa è molto lunga. L’edificio è una costruzione recente voluta dalla Beata Mariateresa Fasce, con dipinti moderni su tutto il soffitto e lungo le pareti. La chiesa inferiore, inaugurata nel 1988, ospita la cappella del miracolo eucaristico.

Facciamo la coda anche per vedere il monastero delle agostiniane del 12° secolo, dove era stata monaca Santa Rita; solo una parte è visitabile, mentre l’altra è adibita alla clausura. Vi è la stanza dove Santa Rita visse e morì all’età di 76 anni. La folla dà più l’idea della visita turistica piuttosto che essere un invito alla preghiera ed alla riflessione.

Aspettiamo un’ora in chiesa per la celebrazione della Messa delle 18,00, celebrata dal curatore del Santuario, con la partecipazione di un coro di ragazze della città di Cascia, tra cui spiccano quattro ragazze di colore.

Alle 19,00 nella Piazza San Francesco la banda musicale della città ravviva la festa suonando motivi popolari. Il direttore della banda è proprio il proprietario del BB, dove noi siamo alloggiati.

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La sera la festa continua con un concerto di canzoni del nostro passato e la piazza è piena di gente.

Alle 23,45, mentre in camera stiamo già dormendo, i fuochi d’artificio ci risvegliano e dalla nostra finestra ce li godiamo comodamente.

LUNEDI’ 23 MAGGIO

CASCIA ROCCAPORENA COLLE DEL CAPITANO MONTELEONE DI SPOLETO

Il mattino la parte alta di Cascia è semideserta e gli operai di una ditta specializzata stanno smontando le strutture della Festa.

Usciamo da Cascia e prendiamo il bellissimo sentiero di Santa Rita che con 5 chilometri ci porta a Roccaporena, paese natio della Santa; dopo una breve salita iniziale il sentiero diventa pianeggiante ed è dotato di parapetti di sbarre di ferro quando vi sono dei tratti un po’ strapiombanti, è quindi adatto ad ogni categoria di escursionisti e di pellegrini ed è molto remunerativo sotto l’aspetto paesaggistico. Non ci sono altri pellegrini se non Franco, un ex bancario, che ha scoperto solo da qualche anno la bellezza dei cammini.

Roccaporena è una frazione di Cascia; è dominata dall’alto dal Sacro Scoglio, a cui si accede tramite una scalinata di 300 gradini di una via Crucis. Vediamo la Casa Natale della Santa, la casa Maritale, la Chiesa di San Montano, dove si era sposata ed il Santuario costruito nel 1950 quando fu inaugurata l’unica strada che collega Roccaporena con Cascia. Saliamo inoltre al giardino della Santa, dove sua cugina aveva colto per lei due fichi ed una rosa, nel mese di gennaio.

A Roccaporena ci fermiamo un’ora e mezza, siamo ambedue molto interessati e vorremmo fermarci più a lungo perché la storia di Santa Rita, illustrata nella sua casa ormai museo, ci affascina; però il tempo passa e dobbiamo continuare il nostro cammino; proseguiamo per due chilometri per una strada asfaltata fino alle Capanne, dove prendiamo una mulattiera che attraversa un fitto bosco; non vediamo nessuna anima viva per altri 6 chilometri, ma stando attenti e seguendo i segnali gialli e le indicazioni della guida, raggiungiamo il Passo del Capitano, una amena località tra prati e boschi.

C’è una piazzetta con carretti e strumenti agricoli in bella esposizione ed un’accogliente agriturismo; Piera, la proprietaria, ci invita ad entrare, ci offre il caffè ed una fetta di torta e ci racconta di pellegrini che si erano persi lungo il cammino e di suo marito che era andato a recuperarli.

Seguendo la strada asfaltata e cambiando l’itinerario, evitiamo le grandi pozzanghere del sentiero del Cammino di San Benedetto. Raggiungiamo Monteleone di Spoleto, un paesino stupendo, anche se ormai gli abitanti sono in tremendo calo; insediato su un poggio sovrastante la valle del Corno, un tempo era un centro importante per il controllo del confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie.

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Entriamo dalla Porta Spoletina, il corso Vittorio Emanuele sale al Castello; l’ingresso alla seconda cerchia di mura è segnato dalla Torre dell’Orologio, sottopassata da una porta aperta ad arco. La bella chiesa di san Francesco è integrata nella cinta muraria.

Siamo ospiti insieme a Franco presso il BB di Roberto, in una sua casa antica ristrutturata.

La coltivazione del farro fa parte della storia del borgo e Roberto ci prepara una zuppa di farro per la cena.

MARTEDI’ 24 MAGGIO

MONTELEONE DI SPOLETO LEONESSA

La notte è piovuto moltissimo ed abbiamo temuto per la prosecuzione del cammino; ma il tempo migliora e ci incamminiamo in compagnia di Franco.

Partendo dal centro della cittadina passiamo davanti ai ruderi della Chiesa di Santa Caterina del 17° secolo, proprio accanto alla Porta delle Monache.

Attraversiamo il paese di Ruscio e prendiamo la strada della miniera fermandoci a bere alla fontana dell’Asola. Passiamo per paesini con pochissimi abitanti; i segnali gialli scompaiono, ma qualche abitante del posto ci indica la strada giusta per arrivare a Leonessa.

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Alloggiamo nell’hotel Leo a 4 stelle, ma con un prezzo speciale per i pellegrini (30 € la mezza pensione), è lussuoso, sembra un po’ fuori luogo per pellegrini e viandanti, ma alle comodità ci si adatta subito.

Nel pomeriggio visitiamo la cittadina di Leonessa posta sul versante settentrionale del Monte Terminillo, fondata nel 13° secolo con il nome di Gonessa. Nel ‘400 e nel ‘500 ebbe un grande sviluppo economico per le industrie della lana, delle carni suine e dei latticini e nel 1731 entrò a far parte del Regno di Napoli; con la nascita del Regno d’Italia fece parte della provincia dell’Aquila e dal 1927 della provincia di Rieti.

Le varie strade della città confluiscono nella Piazza VII Aprile, dove vi è la fontana farnesiana; la chiesa di San Pietro fa parte integrante dell’antico convento dei frati agostiniani. La via più importante è il corso San Giuseppe da Leonessa, dove vi è a chiesa di San Giuseppe da Leonessa.

L’albergo è grande; Chella, Franco ed io siamo gli unici clienti.

Domani ci aspetta l’avventura di superare la montagna ed arrivare a Poggio Bustone, dove abbiamo prenotato presso il convento dei Cappuccini.

MERCOLEDI’ 25 MAGGIO

LEONESSA CIPPO N° 454 POGGIO BUSTONE

Dopo una buona colazione nel nostro hotel Leo, riattraversiamo la città di Leonessa, usciamo dalla porta Aquilana e seguiamo per 4 chilometri la strada del Terminillo senza alcun tipo di traffico.

Prendiamo una mulattiera ben segnata che porta ai prati di San Sebastiano, passando per una faggeta.

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I segni gialli sono numerosi e non ci è difficile seguirli; dopo un’oretta arriviamo al famoso cippo 454, uno dei tanti posti al confine tra lo stato Pontificio ed il Regno delle Due Sicilie. Lo spettacolo del paesaggio montagnoso è ampio e stupendo. Scolliniamo e con facilità prendiamo il sentiero della discesa che è sempre molto chiaro. Per lo spuntino del pranzo ci fermiamo vicino alla fonte Petrinara con ampi prati circostanti.

Lungo la discesa troviamo un po’ di fango, ma riusciamo comunque a scendere senza infangarci troppo.

Arriviamo a Poggio Bustone e siamo accolti da frate Renzo che ci racconta delle sue difficoltà nel ricevere i pellegrini in quanto il convento è formato soltanto da tre frati; gli manca il tempo necessario per rispondere al telefono, assegnare e pulire le camere e nel contempo svolgere le normali attività di apostolato nella parrocchia e rispondere alle richieste dei fedeli.

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Dopo aver depositato i nostri zaini nella stanza della foresteria del convento di San Giacomo, saliamo al Sacro Speco, dove già eravamo saliti nel 2008 quando avevamo fatto il cammino di qui passò Francesco, Chella ha suonato di nuovo la campana sopra la chiesetta, costruita nel posto dove San Francesco andava ad isolarsi per pregare.

Rivisitiamo per la terza volta Poggio Bustone divenuto ormai un nodo importante dei cammini in quanto ve ne passano almeno una decina.

La sera frate Renzo ci offre petti di pollo e verdura, noi con l’amico Franco prepariamo una pasta asciutta e passiamo una bella serata all’insegna della conoscenza e dell’amicizia con persone nuove.

GIOVEDI’ 26 MAGGIO

POGGIO BUSTONE CANTALICE RIETI

Prendiamo il sentiero per Cantalice; non è più quello percorso nel 2008 e si snoda su larghe carrarecce e sentieri più facili da individuare e non sepolti da erbe alte.

A Cantalice il cammino sale fino alla parte superiore, dove vi è il Santuario di San Felice dell’Acqua.

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Verso l’una arriviamo alla Foresta, dove vi è un Santuario, costruito su una chiesa più piccola ed antica dedicata a San Fabiano. Il Santuario è gestito in maniera impeccabile dai ragazzi di Mondo X, che con passione e competenza ce lo illustrano con una visita guidata.

Ci salutiamo con Franco, lui va nel centro di Rieti e noi dalle suore cabriniane. Non guardando bene la cartina, ma fidandoci del navigatore, raggiungiamo il centro di Spiritualità con un percorso più lungo di almeno sei chilometri.

Il centro si trova sopra una collinetta ed è totalmente immerso nel verde. Quando a suor Ettorina diciamo che siamo i nipoti di suora Francesca Pietroforte, incredibilmente ci riconosce perché ci aveva visto per qualche ora nel luglio del 1999 in Etiopia quando eravamo andati con Padre Gino a trovare le suore cabriniane nella cittadina di Dubbo.

Con una certa emozione leggiamo insieme il nostro diario di quel viaggio e c’è in tutti un sentimento di gioia per riconoscersi e ritrovarsi dopo 17 anni.

Suor Ettorina è attiva, allegra, entusiasta ed attenta ai particolari; segue i lavori di manutenzione del giardino e di tutto l’edificio e ci fa visitare tutti gli ambienti interni ed esterni del centro di meditazione, capace di ospitare anche gruppi numerosi.

La sera andiamo a letto stanchi morti, ma contenti.

VENERDI’ 27 MAGGIO

RIETI ROCCA SINIBALDA CASTEL DI TORA

Salutiamo suor Ettorina e le sue due consorelle; con l’autobus arriviamo nel centro di Rieti e lo visitiamo cominciando dalle mura e dal monumento alla lira, la moneta italiana dal 1861 al 28 febbraio 2002, data di introduzione dell’euro.

Il centro è dato da Piazza Vittorio Emanuele I con il settecentesco palazzo Comunale di origine medievale. Poco lontano vi è il Duomo, la cui prima fondazione è dei secoli 12° e 13°.

La chiesa di Sant’Agostino conserva il carattere duecentesco della facciata, mentre il palazzo Vecchiarelli, posto nella centrale via Roma, racchiude uno scenografico cortile. Di fronte alla stazione ferroviaria vi è una piazza con la statua di Marco Terenzio Varrone, un erudito romano reatino.

Per rimanere nella tempistica programmata dobbiamo saltare una tappa, così prendiamo un pullman per Rocca Sinibalda. E’ un borgo arroccato su un cocuzzolo con un castello del 16° secolo che domina la valle del Turano.

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Cominciamo verso le 11,30 la tappa del cammino per raggiungere Castel di Tora. Dobbiamo seguire in modo molto attento la guida e trovare i riscontri nei segni gialli che non sono frequenti, qualche volta ci dobbiamo fermare e riflettere per verificare se siamo sulla strada giusta.

Le mulattiere non sono per nulla frequentate ed il nostro GPS non ci è di aiuto perché la batteria è scarica.

Attraversiamo paesaggi stupendi e passaggi impervi arriviamo tramite una mulattiera nel paesino di Posticciola, dove vi è un piccolo museo all’aperto degli strumenti della civiltà contadina, sparsi all’interno delle strade del comune.

Mangiamo un panino, scendiamo prima attraverso scale e poi per un sentierino ad un suggestivo ponte romano che attraversa il fiume Turano, le cui acque escono dalla diga, poco più in alto.

Risaliamo alla diga e l’attraversiamo per raggiungere la sponda opposta, la percorriamo per più di quattro chilometri su una strada interrotta al traffico delle macchine a causa di una frana, difficile da riparare. Siamo sempre soli fino a quando arriviamo a Castel di Tora ed il cammino ci sembra lungo.

Alloggiamo in una casa moderna per vacanze ed il proprietario del BB ci fa cenare in un suo ristorantino molto romantico proprio sul lago. La cena è a base di ravioli con ricotta e pesce persico con cicorie cotte.

Il paese è bello e pulito con un Castello sopra la rocca. Vi abitano solo una sessantina di persone, ma il Cammino di San Benedetto ed il lago di Turano gli danno un po’ di dinamicità soprattutto d’estate.

SABATO 28 MAGGIO

CASTEL DI TORA POZZAGLIA SABINA ORVINIO

Attraversiamo il ponte sopra il lago di Turano e continuiamo a salire, prima per una ripida strada asfaltata e poi per una strada bianca, che ci portano fino al valico, da cui inizia la discesa per Pozzaglia Sabina. Il lago di Turano è molto bello e noi lo ammiriamo per parecchio tempo dall’alto, godendo di una grande visione panoramica.

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Durante la salita incontriamo due cacciatori di lepri con una muta di cani, che vanno e vengono e cercano di scovarle tramite il loro fiuto per poi braccarle.

Il cammino non è semplice ed occorre sempre consultare la guida.

Incontriamo Mario un cacciatore di lepri e di cinghiali ed insieme a lui camminiamo per un’oretta, ci addentriamo in un fitto bosco e finalmente arriviamo ad una radura, dalla quale il sentiero scende fino a Pozzaglia Sabina.

Troviamo più in basso il nuovo sentiero che porta direttamente a Pozzaglia Sabina passando presso un ripetitore ed una croce. Tutto è ben segnalato e procediamo con facilità.

Sostiamo nel piccolo centro, dove ci sono una fontana e tante panchine con un po’ di ombra; andiamo a fare visita alle suore agostiniane ed alla casa natale di Agostina Pietrantoni, proclamata Santa nel 1999. Era stata assassinata da un uomo violento il 31 novembre 1894 ed in punto di morte lo aveva perdonato.

Riprendiamo il nostro cammino per carrarecce e sentieri fino a quando arriviamo nei pressi dell’Abbazia di Santa Maria al Piano; vi è un bellissimo campanile ancora in buono stato di conservazione, mentre l’Abbazia è ridotta ad un rudere; passando prima lungo una recinzione di filo spinato e poi per una carrareccia piena di fango, arriviamo ad un piccolo guado.

Ci fermiamo a vedere l’Abbazia costruita nel 10° secolo, siamo soli ed emozionati davanti ai ruderi di questa testimonianza della storia.

Con l’antica strada sterrata, che nel Medio Evo congiungeva l’abbazia con l’abitato, raggiungiamo il centro di Orvinio.

Incontriamo Simonetta, che ci porta al suo BB il Sorriso dei Monti, un appartamentino curato molto bene. Per lei e per il marito Maurizio, vicepresidente dell’Associazione degli Amici del Cammino di San Benedetto, il Cammino rappresenta una grossa spinta ad un turismo di qualità che si sviluppa durante tutto l’anno.

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La cittadina di Orvinio, che ha richiesto di essere riannoverata tra i più bei borghi d’Italia, è piena di storia con un bel portale che introduce alla strada principale, il castello Malvezzi, le cui fondamenta sono del 12° secolo ed il palazzo, tardo-rinascimentale, che è stato ampiamente restaurato.

Verso le 18 andiamo al Santuario di Vallebona, ad un paio di chilometri dalla città, per festa di chiusura del mese mariano. La messa è celebrata dal parroco che è di colore; tre anni fa, ci dicono, il parroco era un Rumeno.

Dopo una cenetta preparata da Chella nel nostro BB, verso le 10 siamo già in pigiama, Simonetta accompagna Francesco, un pellegrino di 24 anni e con lui ci mettiamo a parlare. Ci racconta che è stato fulminato da una vocazione monacale; viaggia senza cartine e senza GPS sperando nella provvidenza, per lui il cammino rappresenta un avvicinamento al Paradiso. La sua storia ci affascina e nel contempo ci preoccupa e rimaniamo tanto tempo con lui prima di andare a letto fin dopo la mezzanotte.

SABATO 29 MAGGIO

ORVINIO CIVITELLA LICENZA MANDELA

Dopo l’ottima colazione preparata da Simonetta partiamo per Mandela. Subito dopo un chilometro dall’uscita del paese ed all’incrocio della strada per Vallebona. i segnali sono insufficienti ed abbiamo bisogno di consultare il navigatore satellitare per riuscire a trovare il giusto cammino.

Tutta la parte del cammino fino a Civitella si svolge per carrarecce e sentieri non frequentati, dove bisogna sempre prestare attenzione per non perdersi. Comunque i paesaggi sono magnifici e siamo molto soddisfatti. Anche se ci sentiamo sicuri, c’è sempre un brivido che ci pervade perché siamo molto lontani dal mondo civile. Incontriamo comunque lungo una discesa impervia quattro ciclisti con robuste mountain bike.

Nella piazza del paesino di Licenza ci fermiamo per la processione del Corpus Domini. Vi partecipano varie confraternite, il Sindaco ed il Presidente della Comunità Montana con le loro fasce a tracolla; tutto il percorso della processione è infiorato.

Scoppia un acquazzone e riusciamo appena appena a ripararci; facciamo amicizia con un signore interessato ai cammini, che si offre di portarci in macchina a Mandela ad una dozzina di chilometri di distanza.

Anche Mandela è posta sopra un cocuzzolo, il borgo è ben tenuto, per terra ci sono le foglie di lauro ed i fiori dell’infiorata per la processione del Corpus Domini.

Fabrizio, il proprietario del BB Agorà ci conduce in giro per la cittadina, di cui è appassionato ed in cui vive praticamente tutto l’anno pur avendo una casa a Torvergata a Roma. Fabrizio preferisce vivere qui perché, secondo lui, la vita è a misura d’uomo e si sente di appartenere ad una comunità.

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C’è il castello del Gallo di Roccagiovine e nella piazzetta antistante vi è un vecchio frantoio per la molitura delle olive.

Le strade sono strette e vi sono varie chiese; la più importante è dedicata a San Rocco, il cui ingresso si trova su una piazzetta dal simpatico nome di Piazza delle Ciarle.

Alle 17,30 vengono a trovarci Elvira e Fabio, due amici conosciuti nel viaggio in Ecuador ed alle Galàpagos nel mese di marzo. Insieme andiamo con la loro macchina a fare una passeggiata a Tivoli e dopo tanti giorni passati in minuscoli paesi pieni di silenzio, ritorniamo ad immergerci nelle folle che si spostano e passeggiano nel centro di una bella città.

Vogliamo cenare insieme e scegliamo un ristorantino nel paesino di Mandela. E’ stato un bell’incontro ed una simpatica condivisione dell’esperienza fatta insieme.

LUNEDI’ 30 MAGGIO

MANDELA SUBIACO

Quella di oggi è una giornata particolare in quanto abbiamo preso l’autobus per andare a Subiaco, sia perché 30 chilometri a piedi per noi sono un po’ troppi, sia per avere il tempo di visitare con calma la splendida Subiaco ed in particolare i monasteri di San Benedetto e Santa Scolastica.

Prendiamo alloggio nel convento di San Francesco tenuto da un gruppo di 4 suore di origine ecuadoriana. Era stato costruito sui resti di un antico romitorio donato al Santo nel 1224. Il chiostro è molto bello e ben tenuto con tanti vasi di fiori intorno alle finestre e nei vari angoli.

Per andare in città attraversiamo lo stupendo ponte medievale a schiena d’asino che attraversa l’Aniene.

Dal centro della città saliamo sulla Rocca Abbaziale ora sede di un Museo dedicato alla carta ed alla storia della stampa; nel 1464 i tedeschi Sweynheim e Pannartz avevano qui impiantato la prima tipografia italiana. L’antico castello medievale era stato la sede di parecchi pontefici. Interessante è

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l’orologio romano: sono indicate solo 6 ore e non 12, come in quello francese, attualmente in uso in tutto il mondo.

Nel pomeriggio andiamo a visitare il monastero di San Benedetto, dove attualmente vivono cinque frati. E’ denominato anche Sacro Speco perché sorto nel 12° secolo sopra la grotta, dove San Benedetto passò i primi anni della sua vita monastica. E’ un complesso di costruzioni abbarbicate nella roccia e sostenute da poderose arcate.

Attraverso una porticina gotica si entra nella Chiesa Superiore, da dove si scende in quella Inferiore, qui vi è l’ingresso alla Scala Santa ed al Sacro Speco, la grotta nella quale aveva vissuto San Benedetto, in tre anni di solitudine e penitenza. Gli affreschi coprono ogni angolo delle due chiese e creano un’atmosfera di intensa religiosità.

Dal monastero di San Benedetto scendiamo con un sentiero per 150 metri di dislivello e ci troviamo nel monastero di Santa Scolastica, dove vivono quindici monaci benedettini; è l’unico monastero rimasto tra quelli fondati da San Benedetto. Si deve seguire una visita guidata per vedere i tre chiostri risalenti a tre epoche diverse.

Qui era stata fondata la prima stamperia italiana e nella biblioteca annessa al monastero è conservato, insieme a molti manoscritti ed incunaboli, il primo libro stampato in Italia. Vi è poi un possente campanile gotico a sette piani.

Andiamo a vedere poco lontano il laghetto di San Benedetto, uno slargo del fiume Aniene con una bella gola, da cui scendono le acque in modo impetuoso.

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Sulla strada del ritorno ci sono i resti della villa di Nerone, un complesso risalente al 1° secolo dopo Cristo, indicato come luogo di villeggiatura dell’imperatore romano.

In questa zona i Romani avevano costruito varie dighe per portare attraverso un lungo acquedotto l’acqua a Roma.

La sera ceniamo insieme a Doriano ed a Carlo al Cantuccio, un simpatico ristorantino del centro.

MARTEDI’ 31 MAGGIO

SUBIACO TREVI NEL LAZIO

Alle 6,00 prendiamo l’autobus che va a Jenne ed a Vallelata e scendiamo dopo due chilometri proprio all’imbocco della stradina che dobbiamo percorrere per circa 11 chilometri immersi in un paesaggio stupendo in mezzo al verde, allietato dalla vista delle acque limpide del fiume Aniene.

Siamo fortunati perché un operaio che lavora in un’azienda ittica della regione Lazio per il ripopolamento delle trote del fiume Aniene ci dà un passaggio di qualche chilometro in questa strada in cui non passa nessuno.

Arriviamo sulla strada asfaltata nella zona di Comunacque e senza difficoltà utilizzando strade asfaltate e strade sterrate, arriviamo nel comune di Trevi nel Lazio, in cui entriamo dalla parte del ponte di San Teodoro. Con un sentiero in salita raggiungiamo la parte del paese arroccata sulla collina, la strada è lastricata con grandi mattonelle nere e blocchi di marmo bianco. Nella parte più alta vi è il castello Caetani.

Luisa, un’insegnante di lettere classiche nel liceo di Anagni, ci offre un’ospitalità pellegrina nella casa, dove fino a qualche anno fa aveva abitato la sua nonna.

Ci illustra con passione la cittadina, che ha una grande storia ed è stata anche la dimora del papa Bonifacio VIII.

La sera rivediamo Francesco il pellegrino incontrato ad Orvinio, che confida soprattutto nella Provvidenza, quando ormai è già buio, cerca un’ospitalità tramite il parroco.

Ceniamo nel ristorante il Girasole, siamo gli unici clienti e mangiamo i tonnarelli con pomodorini e gamberi di fiume.

MERCOLEDI’ 1 GIUGNO

TREVI NEL LAZIO COLLEPARDO

Facciamo la colazione nella nostra casetta ed alle 6,45 riprendiamo il cammino, scendiamo al ponte di San Teodoro, dove attraversiamo l’Aniene; prendiamo un largo sentiero che ci porta prima a

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Santa Maria della Cappella e dopo a Capodacqua, che è la sorgente di un piccolo torrente, le cui acque si getteranno nell’Aniene.

Saliamo ancora per un’altra mezz’oretta e ci ritroviamo di fronte al bell’arco a tutto sesto di Trevi di epoca romana, testimonianza di un’antica dogana posta sulla strada per Treba Augusta, l’antico nome di Trevi.

Con una decina di minuti arriviamo su una strada statale con uno scarsissimo traffico, alleggeriamo il nostro cammino con un passaggio fino alla cittadina di Guarcino, famosa per le sue numerose fontane di acqua buonissima.

Prendiamo delle strade carrarecce e con cinque chilometri arriviamo nel paesino di Vico nel Lazio, vi entriamo da un arco e quindi da una delle cinque porte di acceso, di cui due sono murate.

L’interno è ben tenuto, ma il paesino è sostanzialmente disabitato; nella piazzetta c’è una chiesa dedicata a San Michele Arcangelo, un piccolo bar ed un negozietto, il cui gestore è sempre sulla piazza a chiacchierare con i compaesani; quando arriva qualcuno, entra nel negozio e lo serve.

Inizia a piovere e facilmente troviamo un passaggio da parte della farmacista del paese che ci porta fino a Collepardo.

Il nostro BB si trova nel centro storico ed all’interno presenta un antico pavimento in cotto e soffitti a cassettoni decorati.

Ci ritroviamo nello stesso BB con Doriano e Carlo, che aspettano il loro amico Alberto con la moglie Rosy.

La sera usciamo tutti insieme a cena e scopriamo che ci eravamo già visti nel settembre del 2013 durante il cammino A piedi con le ali nel tratto tra Castelnuovo della Daunia e San Severo.

Domani faremo il cammino insieme ed i nostri bagagli verranno trasportati in macchina da Rosi che non fa il cammino a piedi.

GIOVEDI’ 2 GIUGNO 17

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COLLEPARDO CASAMARI

Insieme a Carlo, Doriano ed Alberto lasciamo il nostro bel BB e con un bagaglio leggero sulle spalle incominciamo a camminare per raggiungere il monastero di Trisulti, con sei chilometri di strada asfaltata e poco traffico. C’è qualche goccia di pioggia, ma si può ugualmente camminare bene.

Il monastero è pieno di gente che lo viene a visitare: è il 2 giugno ed è una bella meta da raggiungere, non lontana da Roma.

La Certosa di Trisulti era stata fondata nel 12° secolo; all’interno del complesso dell’Abbazia vi è una farmacia-museo con esposte le medicine del Medio Evo. L’abbazia è nel tipico stile certosino, che prevede una rigida distinzione tra i monaci sacerdoti ed i monaci conversi.

I primi si dedicavano allo studio ed alla preghiera, mentre i secondi erano dediti alle attività pratiche e manuali, funzionali al sostentamento dei monaci sacerdoti.

Anche nell’abbazia e nella stessa chiesa vi erano distinzioni, che impedivano il più possibile i contatti tra i monaci sacerdoti ed i monaci conversi.

Continuiamo il nostro cammino per vari chilometri con una bella vista sul complesso di Trisulti, che da lontano ci appare in tutta la sua grandezza. Rimaniamo sempre sulle strade asfaltate e non prendiamo scorciatoie per evitare di bagnarci. Il traffico lungo la strada è molto scarso e ci sembra di essere fuori dal mondo.

Verso l’una ci fermiamo in una piccola frazione di Veroli per mangiare un panino e bere una birra, la proprietaria del piccolo supermercato ci dice che i viandanti ed i pellegrini che passano sono molti e lei si trova a vendere ed a guadagnare di più.

Nel pomeriggio prendiamo parecchie strade sterrate, i segnali sono sempre chiari, ma la strada ci sembra parecchio lunga, inoltre pioviggina ed è un po’ più impegnativo camminare.

Arriviamo all’abbazia cistercense di Casamari, ora museo nazionale, sebbene ospiti ancora un monastero.

Vi si accede tramite un grande arco nella casa abbaziale. Sopra la sommità di una gradinata si erge la semplice facciata della chiesa con un portico a tre arcate, sotto il quale si apre il portale con una lunetta istoriata. La Chiesa consacrata nel 1217 ha un suggestivo interno slanciato di forme gotiche cistercensi fiammeggianti su pilastri sorreggenti archi acuti. La farmacia è moderna e ancora funzionante.

La sera prendiamo alloggio presso le suore cistercensi, dove incontriamo un viandante del cammino di San di Benedetto in bicicletta che viene dalla provincia di Brescia e precisamente da Bedizzole.

VENERDI’ 3 GIUGNO

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CASAMARI ISOLA DEL LIRI ARPINO ROCCASECCA

Rosi, la moglie di Alberto Michelino, ci dà un passaggio diretto per Arpino; lungo la strada ci fermiamo per una foto alla stupenda cascata del fiume Liri, che si trova proprio nel centro della cittadina di Isola del Liri.

Arpino è arroccata su due cuspidi, su una vi è il borgo medievale e sull’altra Civitavecchia volsca, sannita e romana.

Nella piazza del Municipio vi sono due statue di Arpinati famosi: Caio Mario e Marco Tullio Cicerone. Nel mezzo è ben visibile il basolato della strada romana, intorno al quale circola il traffico cittadino.

Prendiamo stradine strette ed in salita ed in una mezz’oretta raggiungiamo Civitavecchia, un borgo alto su un colle, chiuso entro le mura megalitiche a blocchi poligonali dell’antica acropoli e con una porta coperta dal famoso arco a sesto acuto e numerose torri.

Seguiamo con attenzione la nostra guida e riusciamo sempre a continuare il cammino attraverso boschi e radure, su stradine asfaltate e carrarecce.

Facciamo amicizia con un gruppetto di due donne svizzere ed un canadese che utilizza il GPS per seguire il cammino.

Dopo un buon riposino all’ombra di alberi di ciliegie, con il tracciolino, un lungo sentiero a tornanti, raggiungiamo una strada asfaltata che attraversa le gole della Melfa.

Con qualche chilometro raggiungiamo l’inizio del paese di Roccasecca, dove è posta una grande statua di Tommaso d’Aquino, che qui aveva avuto i natali nel quartiere Castello, quasi completamente distrutto durante la seconda guerra mondiale.

Vi è una grande piazza rettangolare, dove la sera vi sono i comizi elettorali per la elezione del Sindaco.

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Ritroviamo i nostri bagagli nel bagagliaio della macchina di Rosi ed andiamo al BB il Feudo.

La sera ceniamo nell’unico ristorante del paesino con i nostri tre amici e Rosi.

Domani è la nostra ultima tappa ed avremo ancora la fortuna di avere i nostri bagagli trasportati da Roccasecca a Montecassino da Rosi.

SABATO 4 GIUGNO

ROCCASECCA MONTECASSINO

Partiamo tutti insieme e per quattro chilometri percorriamo strade asfaltate con poco traffico raggiungendo prima il borgo di Caprile e poi quello di Castrocielo.

Arriviamo quindi a Capodacqua, un laghetto spettacolare con acque limpidissime ed invitanti alla sosta ed alle fotografie.

Al paesino di Santa Lucia ci fermiamo per una sosta con la degustazione di un gelato.

Dopo il Santuario della Madonna delle Grazie, entriamo in una carrareccia che poi si trasforma in un bel sentiero di montagna; bisogna sempre prestare attenzione alla traccia; finalmente riusciamo a vedere l’abbazia di Montecassino che ci appare immensa.

Passiamo proprio davanti alla masseria dell’Abbazia, oggi in rovina, che un tempo fu la più importante delle aziende agricole dell’Abbazia e durante la battaglia di Montecassino è stata il baluardo dell’intero sistema difensivo tedesco.

Arriviamo al cimitero militare polacco, dove sono sepolti circa mille soldati del 2° corpo d’Armata polacco. Il museo illustra le vicende di questo Corpo dalla deportazione dei Polacchi in Siberia, al processo di formazione dell’armata del generale Anders, al suo passaggio dal Medio Oriente fino alla campagna d’Italia.

Le tombe di marmo bianco sono tutte uguali, molti visitatori sono polacchi come testimoniano le molte ghirlande ed i mazzi di fiori depositati nel cimitero.

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Con un ultimo strappo raggiungiamo l’Abbazia, meta finale del nostro grande cammino. Sorge isolata su un monte alto 516 metri a dominio della valle sottostante.

Dall’ingresso si accede a tre chiostri comunicanti tra di loro. Il chiostro mediano ripropone il disegno del 1595, dalla loggia si gode un ampio panorama, i chiostri laterali hanno forme settecentesche.

La basilica è preceduta dal chiostro dei benefattori, all’interno l’altare maggiore racchiude le spoglie di San Benedetto e di Santa scolastica.

Nel museo dell’Abbazia andiamo a vedere gli incunaboli, i primi libri stampati entro il 1500, che assomigliavano alla tecnica seguita dagli amanuensi, che scrivevano ciascun libro a mano.

Il nostro viaggio è ormai finito e siamo molto contenti perché tutto è andato molto bene.

Ci salutiamo con Rosi, Alberto, Carlo e Doriano; vogliamo prendere un passaggio per la stazione ferroviaria di Cassino, ma troviamo un passaggio per Ostia vicino ad una stazione della metropolitana.

Arriviamo a Roma Termini e prenotiamo il treno delle 23 che arriverà a Verona alle 5,36 e quindi arriveremo a Ghedi alle 7,14 della domenica.

A Roma abbiamo quindi la possibilità e fortuna di andare a Piazza San Pietro proprio nell’anno del giubileo della Misericordia.

La parte centrale della Piazza è bloccata perché domani è domenica e tutto è pronto per l’udienza del Papa. Non possiamo entrare nella Basilica perché è chiusa, così ci fermiamo ad ammirarla seduti sotto il colonnato con la Basilica di fronte.

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Ci vengono in mente i ricordi di quando eravamo arrivati a Roma in bicicletta seguendo la Via Francigena ed eravamo seduti nel mezzo della piazza per l’udienza del Papa.

Eravamo emozionati allora e lo siamo ancora di più adesso con questa bellissima esperienza vissuta insieme: un inno all’amore nel 43° anniversario del nostro matrimonio.

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