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40 19 febbraio 2017 Crisi in casa I NDEBITARSI. «Non era un bel pe- riodo. Avevamo bisogno di soldi. Tutto qui. È normale, accade a molte famiglie, non c’è niente di cui vergognarsi». Francesco Pic- ciotto racconta. Rosa invece pre- ferisce «non esporsi, non essere citata con nome e cognome - non voglio che i miei colleghi sappiano della nostra situazione». Mostra i documenti: ha dovuto chiedere un nanziamento d’ur- genza per saldare i debiti del marito. E ha rmato così un prestito a tassi superiori al 12 per cento l’anno. Antonio, pugliese, la prima volta si è indebitato per sposar- si («il matrimonio costa, con solo il mio stipendio non c’erano alternative»), poi di nuovo per sostenere i tre gli all’uni- versità («gli aftti al Nord son cari»). Alberto invece ha iniziato per comprare i mobili per la casa popolare ottenuta a Crema dopo anni d’attesa; quindi ha continuato per i viaggi che segue con la moglie e un’associazione pacista: Nige- ria, Palestina, Corea del Sud. «È il senso della mia vita». I debiti per consumare, non solo per comprare casa, suonano ancora come un’eccezione nell’Italia-paese-del-cau- to-risparmio. Ma non lo sono più. I dati mostrano infatti che gli italiani sono ar- rivati a impegnarsi per gli acquisti, attra- verso banche e nanziarie, per 107 mi- liardi e 700 milioni di euro, oggi. Erano poco più di 57 miliardi nel 2004. I desi- deri in prestito stanno diventando abitu- dine. E il cambiamento ricomincia ad avanzare, adesso, dopo quattro anni di bassa. L’anno scorso l’aumento è stato del 16,7 per cento rispetto al 2015, con oltre 190 milioni di operazioni registrate da gennaio a novembre (Asson). Negli ultimi bilanci, nelle relazioni trimestrali, le maggiori società del settore festeggia- no rialzi anche del 40 per cento da una primavera all’altra sui fondi distribuiti a rate. La corsa delle richieste è un segnale positivo, spiegano, dimostra addirittura «una dinamica che supera in modo deci- so le spese in beni durevoli». La ripresa economica si sta comprando cioè a sca- denze mensili: per permettersi un’auto o rinnovare la lavatrice, per ristrutturare l’appartamento, per festeggiare con una vera cerimonia. In quasi la metà dei casi però è il bisogno stesso di soldi - di dena- ro che serve ad altro denaro, a spingere al credito. Per coprire debiti. Per avere liquidi. È un segnale della ne della crisi? O di un suo nuovo inizio? Dalle tasche degli ultimi di Francesca Sironi Auto, acquisti. Soldi per coprire le spese. I prestiti per i consumi sono arrivati a valere 107 miliardi di euro. Gli italiani s’indebitano. Ma si scoprono fragili. E sui contratti esplodono i ricorsi 19 febbraio 2017 41 Illustrazioni di Claudio Sale

i Crisi in casa · 2017. 8. 10. · refrat-a i ! o (Mi i unÕecono--r Òespo-e i i! a -r a o chia-quanti! pro-i ! nan-e i i paga-o a e o n o fragili. e con-e !!! a i l ! l a di-l

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Page 1: i Crisi in casa · 2017. 8. 10. · refrat-a i ! o (Mi i unÕecono--r Òespo-e i i! a -r a o chia-quanti! pro-i ! nan-e i i paga-o a e o n o fragili. e con-e !!! a i l ! l a di-l

40 19 febbraio 2017

Crisi in casa

IN

DEB

ITAR

SI. «N

on era un bel pe-riodo. A

vevamo bisogno di soldi.

Tutto qui. È normale, accade a

molte fam

iglie, non c’è niente di cui vergognarsi». Francesco Pic-ciotto racconta. R

osa invece pre-ferisce «non esporsi, non essere

citata con nome e cognom

e - non voglio che i m

iei colleghi sappiano della nostra situazione». M

ostra i documenti: ha

dovuto chiedere un finanziamento d’ur-

genza per saldare i debiti del marito. E ha

firmato così un prestito a tassi superiori

al 12 per cento l’anno. Antonio, pugliese,

la prima volta si è indebitato per sposar-

si («il matrim

onio costa, con solo il mio

stipendio non c’erano alternative»), poi di nuovo per sostenere i tre figli all’uni-versità («gli affitti al N

ord son cari»). A

lberto invece ha iniziato per comprare

i mobili per la casa popolare ottenuta a

Crem

a dopo anni d’attesa; quindi ha continuato per i viaggi che segue con la m

oglie e un’associazione pacifista: Nige-

ria, Palestina, Corea del Sud. «È il senso

della mia vita».

I debiti per consumare, non solo per

comprare casa, suonano ancora com

e un’eccezione nell’Italia-paese-del-cau-to-risparm

io. Ma non lo sono più. I dati

mostrano infatti che gli italiani sono ar-

rivati a impegnarsi per gli acquisti, attra-

verso banche e finanziarie, per 107 mi-

liardi e 700 milioni di euro, oggi. Erano

poco più di 57 miliardi nel 2004. I desi-

deri in prestito stanno diventando abitu-dine. E il cam

biamento ricom

incia ad avanzare, adesso, dopo quattro anni di bassa. L’anno scorso l’aum

ento è stato del 16,7 per cento rispetto al 2015, con

oltre 190 milioni di operazioni registrate

da gennaio a novembre (A

ssofin). Negli

ultimi bilanci, nelle relazioni trim

estrali, le m

aggiori società del settore festeggia-no rialzi anche del 40 per cento da una prim

avera all’altra sui fondi distribuiti a rate. La corsa delle richieste è un segnale positivo, spiegano, dim

ostra addirittura «una dinam

ica che supera in modo deci-

so le spese in beni durevoli». La ripresa econom

ica si sta comprando cioè a sca-

denze mensili: per perm

ettersi un’auto o rinnovare la lavatrice, per ristrutturare l’appartam

ento, per festeggiare con una vera cerim

onia. In quasi la metà dei casi

però è il bisogno stesso di soldi - di dena-ro che serve ad altro denaro, a spingere al credito. Per coprire debiti. Per avere liquidi. È un segnale della fine della crisi? O

di un suo nuovo inizio?

Dalle tasche

degli ultimi

di Francesca Sironi

Auto, acquisti. S

oldi per coprire le spese. I prestiti per i consum

i sono arrivati a valere 107 m

iliardi di euro. Gli italiani s’indebitano. M

a si scoprono fragili. E sui contratti esplodono i ricorsi

19 febbraio 2017 41

Illustrazioni di C

laudio Sale

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42 19 febbraio 2017

Crisi in casa

VACILLA

RE. L’ultim

o rapporto della Ban-ca d’Italia sui bilanci dom

estici mostra

come la percentuale delle coppie indebi-

tate sia scesa al 23 per cento, rispetto al 25 di pochi anni fa. R

estiamo un paese refrat-

tario al prestito, soprattutto rispetto a vicini com

e Francia o Germ

ania, dove i finanziam

enti sono diffusi e accomunano

quasi un nucleo su due. Meno propenso.

Ma m

olto più fragile. Secondo un’analisi pubblicata lo scorso m

arzo da un’econo-m

ista della Banca centrale europea (Mi-

guel Am

pudia), infatti, più del sette per cento delle nostre fam

iglie sarebbe “espo-sta al default”: se dovesse cioè rientrare dei propri debiti da un m

omento all’altro,

rischierebbe l’insolvenza. Il doppio di quanto accada in Francia. In 1,2 m

ilioni di case questo significherebbe addirittura non riuscire a tornare alla pari (anzi re-stare sott’acqua, in negativo, del 30 per cento) pur vendendo tutte le proprietà intestate. «Solo da poco si è capita la gravità del fenom

eno», spiega Carlo

Milani, direttore di un centro studi chia-

mato l’anno scorso a quantificare il pro-

blema a M

ontecitorio: «Adesso con i

tassi al minim

o, grazie alla Bce, i finan-ziam

enti sono tornati molto appetibili.

Respiriam

o. Con il pericolo però che

“l’effetto ricchezza” possa trasformarsi

presto in una nuova bolla». La fame di

beni possibili, a impatto ritardato, paga-

to a mano a m

ano, e a tassi ridotti (per ora), rischia cioè di trasform

arsi alla prim

a svolta in un hang over pesante, che neppure i redditi di dom

ani riusciranno sostenere. E se il credito al consum

o è solo un gradino di questo rischio, è un gradino che porta sulla scena, in prim

o piano, proprio le persone più fragili.

«Mio m

arito aveva visto la pubblicità di un interm

ediario di Milano su un free

press. Avevamo bisogno di soldi, per con-

solidare i suoi debiti, in fretta. Spiegamm

o la nostra situazione; l’agente ci fece m

olte proposte. A

lla fine, mi portò a firm

are una cessione del quinto con una finanziaria di R

imini. N

on credo fossero al corrente del resto delle prom

esse». Rosa firm

a così il 28 luglio 2011 un prestito personale da 41.460 euro, che l’azienda di cui era di-pendente avrebbe versato a 340 euro al m

ese, trattenuti dal suo stipendio. Di quel

finanziamento lei ne incassa soltanto

24mila però. Il resto va in interessi, com

-m

issioni (1.900 euro per la società, 4.116 per l’agente), oneri per la pratica (600 euro), assicurazioni sulla vita e sul lavoro obbligatorie (937 euro). «Q

uando sco-prim

mo che questo era tutto ciò che

avremm

o ottenuto, iniziai a chiamare

l’agente. Lui si rese irreperibile. Alla fine è

stata la società stessa ad accettare di resti-tuirci parte dei soldi, dopo le nostre pro-teste. In cam

bio ho rinunciato ad azioni

legali». Anche il suo com

pagno, d’altron-de, aveva un prestito che gravava sulla sua busta paga, con un’altra finanziaria. A

un tasso del 13,76 per cento all’anno. D

ue buste paga. D

ue morse.

ALLO

NTA

NA

RS

I. L’età media di chi chiede

una cessione del quinto è 46 anni. Il mo-

tivo più diffuso: il bisogno di soldi. Se gli im

porti maggiori si trovano al Sud, poi,

l’area in cui stanno aumentando più in

fretta è il Nord Est: di 341 m

ilioni (il 33,17 per cento) dal 2014 a oggi (Banca d’Italia). N

uovo paese del quinto. I finanziamenti

accessibili a chi ha un reddito più basso, o m

eno garanzie da impegnare, a chi ha già

debiti o è stato segnalato come “cattivo

pagatore”, sono possibilità al limite. Se

non ci fossero, non resterebbero che i prestiti di am

ici, la rinuncia. O l’usura. M

a quando ci sono, è spesso a condizioni che pesano. G

li interessi reali addebitati a R

osa e al marito infatti non sono rari.

L’anno scorso l’Autorità per la concorren-

za ha sanzionato ad esempio A

gos Duca-

to, fra le altre cose, perché avrebbe inviato “proposte riservate” a clienti prom

etten-do condizioni vantaggiose, che diventava-no poi alla firm

a soluzioni a tassi anche del 13,7 per cento all’anno. Il “costo del servizio del debito” incide in m

edia per m

eno di un quarto del reddito, spiega Banca d’Italia, m

a per le famiglie più po-

Un analista della B

ce ha stimato

che più del 7 per cento delle famiglie

sono esposte al default

19 febbraio 2017 43

2016 supereranno gli 11 mila. U

n re-cord, una cascata di reclam

i accolti a favore dei clienti nell’87 per cento dei casi. L

e lamentele riguardano quasi

sempre le “estinzioni anticipate”, ovve-

ro la chiusura dei finanziamenti prim

a della scadenza prevista.

Anticipando il traguardo, i debitori

avrebbero infatti diritto a vedersi resti-tuire interessi e frazioni di assicurazio-ni o com

missioni “non godute”. M

a raram

ente accade. «Se non avessi

problemi affiorino poi, nonostante la

ritrosia ad esporre le proprie difficoltà, lo sanno bene ad A

ltroconsumo, che ha

ricevuto l’anno scorso 3.633 domande

d’aiuto sui prestiti personali. E lo sanno soprattutto fra i collegi dell’arbitro bancario, l’organism

o indipendente che regola le controversie finanziarie risolte senza passare in tribunale. I ricorsi sulla sola cessione del quinto presentati nel 2012 erano stati 543. N

el 2015 ne sono arrivati 7.410. Tredici volte tanto. E nel

vere può arrivare al 30, fino al 40 per cento. «C

hi si trova in aree di marginalità

economica oggi può accedere al credito

per mantenere o m

igliorare le proprie condizioni m

ateriali attraverso canali accessibili, m

a evidentemente rischiosi,

più costosi e potenzialmente destabiliz-

zanti per il bilancio familiare», spiegano

in sintesi Joselle Dagnes e M

arianna Fi-landri dell’U

niversità di Torino. E gli im-

pegni si accettano spesso facilmente. Sen-

za pensarci. A volte senza com

prenderli.«Lo am

metto, io le clausole non le ho

mai lette tutte. Sono a disagio a capire quei

contratti», racconta ad esempio M

ichele, 36 anni, che ha chiuso una cessione l’anno scorso perché si è licenziato: ha trovato un im

piego migliore in R

omania. «O

nesta-m

ente non è facile, le scritte sono così piccole, io non le ho controllate proprio tutte quelle pagine. E quei calcoli...», am

mette A

lberto. È una condizione co-m

une: negli indici globali «l’Italia è il pa-ese con il più basso livello di alfabetizza-zione finanziaria. Solo il 37 per cento degli abitanti conosce tre dei quattro concetti fondam

entali. Più che ai paesi del G7,

assomiglia ai Brics; in Brasile il livello è

altrettanto basso. In Sud-Africa è m

iglio-re», scrive A

nnamaria Lusardi del G

lobal financial literacy excellence center di W

a-shington. Si avvita così, aggiungono allo-ra le ricercatrici di Torino, «una spirale perversa» che aum

enta la disuguaglianza, anziché com

batterla, «perché la consi-stenza dei capitali posseduti, il profilo di rischio, le com

petenze finanziarie, costitu-iscono tutti elem

enti in grado di esacerba-re le differenze nelle condizioni di accesso ai m

ercati», anziché diminuirle.

REC

LAM

AR

E. Chi ha più capitali paga

quindi meno per aum

entarli, o indebi-tarsi. C

hi ne ha meno, ci rim

ette di più. Fra tassi alti e poca trasparenza. C

he i

Fonte: Osservatorio Facile.it, anno 2016

I principali motivi di chi chiede credito al consum

oD

ove finiscono le rate

P

RES

TITI C

ESS

ION

E M

OTIVA

ZION

E P

ERS

ON

ALI

DEL Q

UIN

TO

Liquidità 21,94

34,26A

uto usate 18,94

22,65R

icostruzione casa 18,41

12,65C

onsolidamento debiti

10,33 11,81

Arredam

ento 7,28

4,61

Età media richiedente

43 46

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44 19 febbraio 2017

visto l’annuncio dello studio legale di M

auro sul giornale del Cral - il dopo-

lavoro dei dipendenti comunali - non

ci avrei nemm

eno pensato a chiedere indietro parte del prestito già chiuso», racconta A

lberto, 63 anni, la casa a C

rema, l’im

pegno per la pace e con l’A

npi, la passione per il cibo naturale, lo stipendio ridotto a 1.100 euro al m

ese dalle trattenute, come quella a

tassi superiori al 12 firmata con una

finanziaria convenzionata proprio con lo stesso C

ral: «Grazie al ricorso ho

ottenuto indietro 4mila euro. C

on una quota ho pagato l’avvocato. E

rano soldi che m

i spettavano, e neanche lo sapevo». Il prestito di Francesco Pic-ciotto, sottoscritto a gennaio del 2015, aveva condizioni m

olto migliori - un

tasso globale del 7,45 per cento all’an-no. «M

a quando ho iniziato a chiedere il conteggio per l’estinzione anticipata sono iniziati i problem

i: ritardi, rispo-ste in cortocircuito, m

ail eliminate

senza essere lette dalla posta elettroni-ca. Per farm

i ascoltare seriamente ho

impiegato m

esi. Sentivo che al telefono ridevano di m

e». Nel frattem

po ha chiesto aiuto ad A

ltroconsumo.

FAR

CI I C

ON

TI. La prospettiva dei rimbor-

si, forte di restituzioni da 500 a seimila

euro a esposto (per un totale di decine di m

ilioni di euro a stagione riconosciuti negli ultim

i anni solo attraverso l’arbitro bancario), ha fatto così esplodere le ri-chieste. Tanto che m

ediatori e consulenti lam

entano ormai la carica di società

“specializzate”, che presentano recla-m

i-fotocopia promettendo risultati. Soli

o accompagnati, però, di fatto i debitori

vincono. Dim

ostrando che il problema

era reale. Che ora sta solo affiorando tra

i codici. «Per questo abbiamo prom

osso un protocollo di autoregolam

entazio-ne», spiega U

mberto Filotto, segretario

generale di Assofin, l’associazione che

riunisce le maggiori finanziarie del paese:

«Un’intesa per la trasparenza sui costi nei

contratti. Dobbiam

o fermare il conten-

zioso: è diventato insostenibile. Tra l’al-tro form

e e condizioni ormai sono m

i-gliori di un tem

po». Nella proposta si

chiede anche di cambiare il m

odo con cui vengono calcolate le provvigioni degli agenti sui rinnovi: non più sul totale, m

a solo sulla nuova parte del prestito. D

o-vrebbe servire a evitare un altro cortocir-cuito: «G

li agenti erano incentivati a far

chiudere e riaprire finanziamenti agli

stessi clienti. Per ricevere di più, senza cercarne di nuovi».

Nelle m

ore degli stessi ingranaggi su cui aveva prosperato il m

ercato, il con-trattacco ora però non riposa. N

ell’ulti-m

o bilancio Ubi Banca segnala gli oltre

7mila nuovi reclam

i ricevuti da Presti-talia, gli sportelli specializzati nella ces-sione del quinto: sono raddoppiati ri-spetto all’anno prim

a. Più della metà

delle lamentele viene risolta a favore dei

sottoscrittori. Nel 2015 sono state ar-

ruolate 25 persone extra solo per farvi fronte. Il problem

a era già stato segna-lato da un’ispezione della C

onsob del 2013, che si era conclusa con un giudizio “in prevalenza sfavorevole” sulla tra-sparenza e sulla gestione dei 1.338 re-clam

i presentati allora. Oltre che con un

monito: se tutti i clienti ante-2010 aves-

sero alzato la mano, i risarcim

enti avrebbero potuto superare i 100 m

ilioni di euro. «Forse cercavano di farm

i desi-stere», riflette Francesco (che ha firm

ato con un’altra com

pagnia): «Ma a m

e non im

porta. Anche se fosse solo per 10 euro,

voglio che mi restituiscano quello che

mi è dovuto». n

Crisi in casa

L’arbitro bancario finanziario tiene un elenco aggiornato degli interm

ediari “inadem

pienti”, ovvero delle società che non hanno dato seguito alle decisioni e ai rim

borsi, o lo hanno fatto solo in parte. A

dicembre 2016 in testa

c’era Conafi Prestitò, un’azienda

quotata in Borsa che detiene 60 m

ilioni di crediti, per la m

aggior parte a pensionati, soprattutto del Sud. I conti di C

onafi non sono rosei. Nel 2015 la

perdita netta era di tre milioni di euro.

Nel 2014 era stata di 11,8. In

un’intervista, a luglio 2016,

l’amm

inistratore delegato, Nunzio

Chiolo (che è azionista di controllo) ha

raccontato di un’ispezione della Banca

d’Italia «che si è protratta da novembre

a febbraio» e che ha determinato «la

sospensione della domanda» d’iscrizione

al nuovo albo degli intermediari.

L’11 febbraio viene nominato presidente

del gruppo Gaetano C

aputi, vice capo di gabinetto con G

iulio Tremonti

all’Economia, nel 2006 al m

inistero delle Infrastrutture con D

i Pietro, dal 2011 al 2015 segretario e poi direttore generale della C

onsob. Nel 2016 C

onafi ha

sostenuto costi per compensi a sindaci,

amm

inistratori e dirigenti per 912.783 euro. N

el 2015 erano stati 601 mila.

L’ultima relazione ricordava un

contenzioso aperto con l’erario per 743 m

ila euro. Nell’elenco dell’arbitro

sono poi ricorrenti i nomi di C

oges e Libra Finanziaria, due società di R

imini

legate a Marco e M

atteo Urbinati. La

prima è arrivata ad avere uffici ad

Ancona, B

ologna, Firenze, Milano,

Frosinone. Nel 2015 gestiva crediti a

clienti per 13 milioni di euro (erano 21

nel 2014). La seconda per 24 milioni.

Conti in rosso, rim

borsi negati

Tassi alti. Poca trasparenza. Così

aumenta la disuguaglianza. M

a anche i reclam

i: migliaia all’anno