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I dannati di Malva

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I Dannati di Malva, di Licia Troisi

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Page 1: I dannati di Malva

Edizioni Ambiente

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“Il nome VerdeNero dice tutto. Racconta l’anima dell’iniziativa e la voce con la quale si esprime. Facciamo un passo indietro: avete presentel’ecomafia? Per farla breve è tutto quel girodi soldi e potere che ruota intorno alla speculazione sull’ambiente. Per raccontarlo Edizioni Ambiente ha chiamato a raccolta narratori da sempre impegnati a esplorare il lato oscuro.” Pietro Cheli

“È davvero indispensabile trattare temisociali e civili attraverso il noir? Forse sì, se si vuole raggiungere un pubblicoampio, a patto di farlo con intelligenza e misura. È questo il caso di VerdeNero, la nuova collana di Edizioni Ambiente. Al progetto hanno aderito diversi autori.Schierati contro la mafia, assaggiano la vita e ne raccontano la strazianteambiguità morale.” Filippo La Porta

Gli autori devolvono una parte delle proprie royalties al progetto SalvaItalia di Legambiente. VerdeNero

è una campagna di mobilitazione contro l’ecomafia e il silenzio che l’avvolge,un’occasione concreta per affermare nel paese una nuova cultura della legalità a difesa dell’ambiente.

Per saperne di più: www.verdenero.it

licia troisi

i dannati di Malva

Malva, la scintillante città di vetro e metallo, circondata dalla foresta. E laggiù, scavata nella terra, l’altra città segreta,soffocata da miasmi tossici. Sopra gli umani, sotto i loro schiavi. È questo il mondo diviso in cui si muove Telkar, il mezzosanguecresciuto tra i privilegi, ma segnato dal marchio infamante dei Drow. E quando a Malva cominciano le morti misteriose, sarà lui a offrirsi per una missione quasi impossibile, scendere nelle viscere della città e scoprire il colpevole. Un viaggio nelle tenebre e nella paura, tra macchinari infernali e veleni, da cui Telkar uscirà completamente trasformato.

Euro 10,00

8verdenero noir di ecomafia

noir di ecomafia

licia troisi

i dannati di Malva

licia troisi è nata a Roma

nel 1980. Dopo gli studi

classici, si è laureata

in Astrofisica con una tesi

sulle galassie nane.

È una delle più importanti

scrittrici italiane di fantasy

grazie alle sue due trilogie

pubblicate per Mondadori.

La prima si intitola Cronache del mondo emerso

e comprende: Nihal della Terra del Vento, La missione

di Sennar, Il talismano del potere. La seconda saga

è intitolata Guerre del mondo emerso di cui fanno

parte: La setta degli assassini, Le due guerriere

e Un nuovo regno.

978-88-89014-73-8

dannati di Malva_cover:Troisi_I dannati di Malva def 19-11-2009 14:28 Pagina 1

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Licia TroisiI dannati di Malva

© 2008, Licia Troisi, www.liciatroisi.it© 2008, Edizioni Ambiente S.r.l., via Natale Battaglia 10, 20127 Milanowww.edizioniambiente.it; tel. 02 45487277

Immagine di copertina: © Felix Petruska

Ufficio stampa: [email protected]

Tutte le edizioni e ristampe di questo libro sono stampate su carta riciclata 100%

Prima edizione: febbraio 2008Seconda ristampa: settembre 2008Terza ristampa: novembre 2009

Finito di stampare nel mese di settembre 2008 presso Arti Grafiche del Liri – Isola del Liri (Fr)

Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti accaduti o personerealmente esistenti è da ritenersi puramente casuale.

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Destroy this city of delusionMuse, City of Delusion

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Mal si aggiustò la spada sulla schiena. Spadone adue mani, un’elsa lunga quattro palmi e sette lib-bre di peso. L’arma più adatta ad un guardiano diMalva, diceva suo padre. Un affare di acciaio terri-bilmente pesante da trascinarsi dietro, pensava Mal.Aveva iniziato il corso di spada da un anno, e anco-ra non aveva trovato il modo giusto per trascinarsidietro quell’arma smisurata. Finiva sempre che lapunta strusciava per terra, mentre l’elsa gli spunta-va su dalle scapole per buoni cinque palmi. Unacosa che gli dava il ridicolo aspetto di uno spaven-tapasseri. C’era comunque poco da fare; suo padre,un vecchio militare, s’era messo in testa di fargli fare

prologo

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la Guardia Cittadina. Un lavoro sicuro e ben paga-to, persino prestigioso, diceva. A Mal non restavaaltro che piegarsi alla volontà paterna, e seguire tuttele sere il corso di spada, assieme ad un’altra decinadi marmocchi come lui, tutti rampolli di famigliebenestanti. Del resto, c’era qualcosa di rassicurantenell’avere il destino già segnato, persino a dieci anni.Nessuna scelta da fare, nessuna preoccupazione peril futuro. Tutto sommato, era come essere avvolti inuna coperta, vecchia sì, ma tranquillizzante.

Mal annusò l’aria. L’odore di resina dei boschi lofece rabbrividire. L’Accademia era in periferia, ad unpasso dalla Foresta. Il ragazzino la guardò con timo-re: nell’aria sottile della sera, era un grumo d’oscu-rità che insidiava i contrafforti più bassi di Malva.L’eterna lotta tra acciaio e legno continuava.

«Un giorno ricacceremo il bosco da dove è venu-to, e sarà vetro e acciaio per tutta l’estensione dellaTerra. Niente fronde minacciose, basta con intrichioscuri di rami che celano fiere pericolose. Ovunquela pulizia di strade di pietra e la potenza del vaporeimbrigliato.»

Così diceva il vecchio saggio, a lezione, di matti-na. Per ora col bosco dovevano ancora farci i conti,

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e francamente Mal era davvero stufo di trovarselodavanti tutte le sere uscendo dall’Accademia. Erada lì che arrivavano i Selvaggi, per non parlare deglianimali feroci.

Mal sbuffò e si incamminò. Aveva fatto tardi. Si era attardato oltre l’orario

delle lezioni per addestrarsi da solo. Il giorno primaera stato battuto in duello da un ragazzino di un’al-tra Accademia, e la cosa gli bruciava. Doveva rime-diare al più presto, e riguadagnare l’onore perduto.Per questo motivo, uscito insieme agli altri, si eramesso nel cortile a fare esercizi, in solitudine. Inogni caso, poteva permetterselo. Quella sera Yelinon sarebbe venuto a prenderlo. Persino i serviDrow hanno un giorno libero, una volta al mese, eYeli a quell’ora era di certo ai Livelli Inferiori aubriacarsi coi suoi simili. Del resto, aveva iniziatoa bere persino dentro casa, quando nessuno lo vede-va. Mal l’aveva beccato, un giorno, con un distilla-to puro stretto tra le mani e l’aria colpevole sul voltonero.

«Non lo dite al padrone... giuro che non accadràpiù...», piagnucolava come una femminuccia. Malovviamente era corso da suo padre a spifferare tutto.

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Del resto i Drow sono infidi; gli dai un dito e siprendono come niente tutto il braccio.

Si era comunque attardato più del dovuto. Orasua madre gli avrebbe piantato un casino senza fine.Poco male. Quando avesse spiegato il perché delsuo ritardo, suo padre gli avrebbe battuto una manosulle spalle con l’aria soddisfatta: «Bravo, bravofigliolo, l’onore prima di tutto. Lavora duro e vedraii frutti». Una frase topica, che gli ripeteva spesso.

Mal svoltò, e prese il Passo Principale, la lungapasserella mobile che tagliava in due Malva. Siinclinò all’indietro, e così facendo riuscì a poggiarela punta della spada a terra. I muscoli della suaschiena gli furono immediatamente grati.

Maledetto spadone del cavolo... pensò Mal. E male-detto anche Yeli. Era uno stupido e un beone, maquando lo veniva a prendere, la sera, era lui a por-targli quell’affare sulla sua schiena piccola e curva.

Mal si appoggiò al corrimano, e si godette lo spet-tacolo di Malva che scorreva ai lati della strada,mentre la passerella si muoveva rapida sotto i suoipiedi emettendo un ronzio appena percettibile.Non c’era un’anima. Solo vetro e acciaio, acciaio evetro. Le case basse e tozze della periferia lasciaro-

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no rapidamente il passo alle costruzioni più slan-ciate ed eleganti del centro, mentre l’aria si riempi-va dell’odore pulito del vapore. Mal sapeva che lefornaci erano ai Livelli Inferiori, caldi come l’infer-no. L’odore del vapore che muoveva ogni singolomeccanismo della città penetrava tra le fessure delpavimento, e impregnava l’aria. Un odore che ogniMalvano adorava. Lui non faceva eccezione.

Passò sul Ponte Mediano, e si trovò come sem-pre ad ammirare l’intrico di palazzi slanciati e viesquadrate che era la sua città natale. Svariate brac-cia più in basso, altre passerelle scorrevano desola-tamente vuote. Aggrappati ai palazzi come liane, imontacarichi salivano leggeri. Solo uno sembravacontenere un omino, così piccolo da risultare indi-stinto come una formica.

Certo, a quest’ora sono tutti già a casa.Forse aveva esagerato. Magari suo padre non

sarebbe stato così contento di vederlo rientrare pra-ticamente a notte fonda.

I piedi incontrarono improvvisamente un osta-colo, e Mal cadde a faccia in avanti, i palmi a terra.La spada gli gravò d’un tratto la schiena, e gli tolseil respiro. La passerella era giunta a fine corsa, e i

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suoi stivali si erano arenati di botto sul punto in cuiil nastro mobile finiva inghiottito dalla strada.

Mal imprecò, e si tirò su spazzolandosi le ginoc-chia. Sì, sua madre gli avrebbe piantato proprio unbel casino.

Il vento fece gemere guglie e cupole di metallo, eMal rabbrividì. Colpa certo dell’inverno che arriva,nient’altro, si disse per rincuorarsi. Il suo sguardo siposò sulla desolazione della città deserta.

Era vicino a casa. Un paio di vicoli in salita, esarebbe arrivato nel caldo tepore della magione dellasua famiglia: una torre lucente di ottone, con gran-di vetrate aperte sulla città, a quell’ora punteggiatedalle luci fioche delle lampade ad olio.

Deglutì. Sì, era tardi, ma allora? Quel percorsol’aveva fatto altre volte. Certo, di solito era insiemea Yeli, ma un paio di volte lo aveva affrontato dasolo. Non sarebbe stato diverso, ora.

Mal si aggiustò la spada sulla schiena per l’enne-sima volta, poi prese il dedalo di strade che condu-ceva a casa sua.

Era la zona più antica della città, quella. Costrui-ta quattro secoli addietro, in un’epoca in cui l’ar-chitettura ancora non era giunta alle vette del pre-

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sente. Per questo le strade di quel quartiere non ave-vano l’aspetto ordinato del resto della città. Mentrenelle zone più moderne Malva si presentava comeuna griglia quasi perfetta di strade dritte e larghe,costeggiate da palazzi slanciati e ordinati, qui eratutto un intrico di vicoli piuttosto asfittici e sbilen-chi. Le case si poggiavano le une alle altre comebimbi impauriti, cercando nella prossimità la sal-vezza dai pericoli esterni. Mal conosceva bene quel-l’intrico, eppure quella sera gli metteva inquietudi-ne. Non se n’era mai accorto, ma c’erano moltiangoli bui, nonostante i lampioni accesi qua e là. Epoi in quella zona i tunnel che conducevano aiLivelli Inferiori avevano accessi esterni più eviden-ti. Un altro lascito dell’antica architettura della città.Quando quel quartiere era stato costruito, la segre-gazione tra Quartieri Alti e Livelli Inferiori non eraancora così perfetta. I tunnel sboccavano in super-ficie con ampie fauci scure, in prossimità delle qualil’odore di carbone e la puzza dei Drow prendevanoalla gola.

Mal accelerò l’andatura. I suoi passi sul selciatodi pietra iniziarono a rifrangersi sui muri metallicidei palazzi. Il ragazzino prese a contarli. Uno, due,

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tre, quattro... a dieci si fermava e ricominciava, unacantilena che lo aiutava a distrarsi.

Prese un breve salita, svoltò. Uno, due, tre, quat-tro… Il piede inciampò, e Mal appoggiò la manoal muro. Era fermo, ma il rumore di passi non sispense. Il cuore gli balzò in gola in un istante. Sivoltò di scatto. Nulla. Il lampione illuminava pigra-mente un circolo di selciato assolutamente deserto.Sottili volute di vapore si avvolgevano da terra perqualche palmo, per dissolversi poi nell’aria seccadella sera.

Mal riprese. A casa mancava poco. Gli avrebberofatto una ramanzina, ma tutto era meglio che resta-re là fuori, in un posto che gli sembrava di attimoin attimo più ostile. Provò a contare di nuovo i pro-pri passi, ma il suono era dissonante e aritmico. Sifermò di nuovo. Anche stavolta, lo scalpiccìo con-tinuò per qualche secondo.

È l’eco, stupido.O no?Prese a camminare più rapidamente, e la spada

cominciò a strusciare sulla pietra, gemendo. Ilsuono di altri passi si fece più insistente. Mal acce-lerò ancora, sull’orlo della corsa. La spada lo ingom-

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brava, e la maledisse per l’ennesima volta. Girò unangolo, e i suoi occhi colsero l’ombra di un movi-mento al margine del campo visivo. La gola gli siseccò all’istante.

Una Guardia. Si chiede cosa ci faccio da solo a que-st’ora della sera.

Si sporse timidamente. Si sarebbe fatto un saccodi risate se avesse visto spuntare la divisa azzurra diuna Guardia, e il simbolo d’argento sul petto, l’in-cudine e la ruota dentellata. Un sacco di risate.

Vide solo il vicolo deserto. Ma c’era qualcuno, losentiva con violenza. Era una morsa alle tempie, lachiara percezione di un pericolo. Fece un solo passoe si sentì tirare indietro all’improvviso. Una presaferrea gli artigliò il collo e lo sbattè contro il muro.Il cozzo della spada contro il metallo del palazzoprodusse un lugubre rintocco che lo rintronò. Laschiena urlò di dolore. Pensò che doveva spostarela mano sull’elsa, ricordò esattamente il movimen-to da fare per sguainare l’arma e mettersi in posi-zione d’attacco. Ma l’elsa era irraggiungibile, e lesue membra paralizzate dal terrore. L’aria gli mancòquasi subito, mentre il cuore martellava il petto conviolenza.

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Spalancò gli occhi e tutto era precipitato in unbuio denso e pastoso, la stessa oscurità che emana-va dalla Foresta. Solo le sue narici colsero un odoreinconfondibile. Carbone e vapore.

Provò ad urlare, ma non c’era aria nei suoi pol-moni. Nel buio, si disegnò il chiarore di una chio-ma candida, e di due occhi bianchissimi, traforatida pupille nere.

L’oscurità si accese un istante. Una mano nodosa,scura, che con mosse rapide disegnava strani simbolie andava accendendosi di un lucore verde brillante,sempre più intenso. Una voce roca scandiva parole alui sconosciute, suoni gutturali e minacciosi.

Mal capì in un istante.Non sta succedendo davvero, non a me, si disse

mentre la paura dilagava gelida e le lacrime inizia-vano a scendere senza freno giù per le guance.

«Pietà...», provò a mormorare senza voce.La mano si arrestò, ormai splendente. Mal lo

vide, con orrore, lo vide. Poi il buio senza scampolo inghiottì.

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“È davvero indispensabile trattare temisociali e civili attraverso il noir? Forse sì, se si vuole raggiungere un pubblicoampio, a patto di farlo con intelligenza e misura. È questo il caso di VerdeNero, la nuova collana di Edizioni Ambiente. Al progetto hanno aderito diversi autori.Schierati contro la mafia, assaggiano la vita e ne raccontano la strazianteambiguità morale.” Filippo La Porta

Gli autori devolvono una parte delle proprie royalties al progetto SalvaItalia di Legambiente. VerdeNero

è una campagna di mobilitazione contro l’ecomafia e il silenzio che l’avvolge,un’occasione concreta per affermare nel paese una nuova cultura della legalità a difesa dell’ambiente.

Per saperne di più: www.verdenero.it

licia troisi

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Malva, la scintillante città di vetro e metallo, circondata dalla foresta. E laggiù, scavata nella terra, l’altra città segreta,soffocata da miasmi tossici. Sopra gli umani, sotto i loro schiavi. È questo il mondo diviso in cui si muove Telkar, il mezzosanguecresciuto tra i privilegi, ma segnato dal marchio infamante dei Drow. E quando a Malva cominciano le morti misteriose, sarà lui a offrirsi per una missione quasi impossibile, scendere nelle viscere della città e scoprire il colpevole. Un viaggio nelle tenebre e nella paura, tra macchinari infernali e veleni, da cui Telkar uscirà completamente trasformato.

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i dannati di Malva

licia troisi è nata a Roma

nel 1980. Dopo gli studi

classici, si è laureata

in Astrofisica con una tesi

sulle galassie nane.

È una delle più importanti

scrittrici italiane di fantasy

grazie alle sue due trilogie

pubblicate per Mondadori.

La prima si intitola Cronache del mondo emerso

e comprende: Nihal della Terra del Vento, La missione

di Sennar, Il talismano del potere. La seconda saga

è intitolata Guerre del mondo emerso di cui fanno

parte: La setta degli assassini, Le due guerriere

e Un nuovo regno.

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