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I Fenomeni Ondulatori a.a. 2010/2011 Prof Nicola Perna

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I Fenomeni Ondulatori

a.a. 2010/2011Prof Nicola Perna

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Onde meccaniche: si propagano in un messo solido o fluido (onde acustiche, ultrasuoni, onde sull’acqua, ecc.Onde elettromagnetiche: si propagano nel vuoto per le proprietà dei campi elettrici e magnetici (onde radio, microonde, raggi infrarossi, luce visibile, raggi ultravioletti, raggi X e raggi gamma)

Un’onda è una perturbazione periodica che si propaga nello spazio senza che vi sia trasporto di materia ma soltanto di energia.

Le grandezze che caratterizzano il fenomeno ondulatorio sono le seguenti:A = ampiezza, massimo spostamento dalla posizione di equilibrio;F = frequenza di oscillazione, numero di oscillazioni al secondo;T = periodo, ossia il tempo necessario per un oscillazione completa (T = 1/f)

Un’onda lungo una fune indica che il moto periodico si propaga lungo la fune stessa.

ONDE ONDE

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Caratteristiche essenziali delle onde

Quando l’onda si muove lungo una corda le particelle della corda vibrano su e giù in direzione trasversale (onda trasversale) perché la direzione di oscillazione è perpendicolare alla direzione di propagazione.L’onda longitudinale è invece data dal comportamento di una mola che viene compressa ed estesa.

L’onda sonora è un’onda longitudinale

La perturbazione trasmette le vibrazioni alle molecole del mezzo per collisione. Quindi si trasporta solo energia senza materia.Le oscillazioni delle particelle del mezzo producono variazioni di pressione che si propagano con una legge del tipo:

)/2(0 λπ xsenpp ∆=∆ con ∆p si indica la variazione di pressione

ONDE ONDE

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Caratteristiche essenziali delle onde

Si definisce intensità di un’onda l’energia trasportata dall’onda che, nell’unità di tempo, attraversa l’unità di superficie. Ha le dimensioni di potenza/area (W/m2).Se l’ampiezza di pressione è ∆p0 allora si ha che I ∝ ∆p0

2

Se un’onda si propaga verso tutte le direzioni, sono cioè onde sferiche, si ha che l’intensità diminuisce con il quadrato della distanza ovvero:

24 rPI

π==

areapotenza

Per un’onda bi- o tridimensionale, come un’onda d’acqua, avremo i cosiddetti fronti d’onda, termine con il quale intendiamo l’intera larghezza di una cresta d’onda. Una linea tracciata nella direzione del moto, perpendicolarmente al fronte d’onda, è chiamata raggio. I fronti d’onda lontani dalla sorgente hanno quasi completamente perso la loro curvatura e sono pressoché rettilinei; queste onde sono quindi chiamate onde piane.

ONDE ONDE

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Interferenza

Il termine interferenza descrive quando due onde passano attraverso la stessa regione nello stesso istante.Il risultato è la somma algebrica dei rispettivi spostamenti (una cresta è positiva, una valle è negativa).Si ottiene cioè il fenomeno dell’interferenza costruttiva e distruttiva.

Si usa il termine fase per descrivere la posizione relativa delle creste di due onde.

Si ha interferenza costruttiva se le onde sono in fase.Si ha interferenza distruttiva se le onde sono completamente fuori fase ovvero sono sfasate di mezza lunghezza d’onda.

Onde stazionarie e risonanza

Si immagini una corda fissata alle due estremità, se pizzicata essa può vibrare in maniera confusa o a determinate frequenze dette onde stazionarie. I punti di interferenza distruttiva dove la corda rimane ferma si dicono nodi, mentre dove la corda oscilla con la massima ampiezza si dicono ventri.Le frequenze relative alle onde stazionarie si dicono frequenze naturali o frequenze risonanti della corda.

ONDE ONDE

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Caratteristiche del suono

Le onde oltre a propagarsi nell’aria si possono propagare in altri materiali e la velocità di propagazione aumenta all’aumentare della densità del materiale stesso. La velocità del suono in aria a 0° e 1 atm e di 331 m/s.La velocità di propagazione non dipende dalla frequenza di vibrazione, dalla frequenza dipende invece il fatto che il fenomeno venga percepito dall’orecchio umano. Le onde sonore hanno frequenza compresa tra circa 20 e 20.000 Hz.Le frequenze sopra ai 20 kHz sono detti ultrasuoni, quelle sotto i 20 Hz infrasuoni.Gli infrasuoni sono generati da terremoti, tuoni, vulcani e macchine pesanti; sebbene non udibili possono causare, per fenomeni di risonanza, movimento e quindi irritazione agli organi interni del corpo. Questo è un problema importante per i lavoratori nelle industrie.

Intensità del suono

L’intensità della sensazione sonora è una sensazione percepita da un essere umano. Essa è correlata alla quantità fisicamente misurabile, l’intensità dell’onda.L’orecchio umano può udire suoni da 10-12 W/m2 a 1 W/m2 con un andamento di percezione di tipo logaritmico.Quindi viene definita una scala (logaritmica), il decibel (dB) che definisce il livello di intensità del suono:

=

0

log10IIdB) (inβ

dove I0 è l’intensità di un certo riferimento che solitamente è la minima intensità utibile.Quindi la minima intensità per l’udito è 0 dB ed un aumento di intensità di un fattore 100 corrisponde ad un incremento di 20 dB,

ONDE MECCANICHE ONDE MECCANICHE

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L’orecchio umano

ONDE MECCANICHE ONDE MECCANICHE

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L’ecografia Il principio su ci si basa l’ecografia medica con ultrasuoni è il fatto che le onde sonore quando raggiungono un’interfaccia tra mezzi con densità diverse vengono in parte riflesse ed in parte trasmesse. L’analisi dei tempi di ritardo degli echi di ritorno permette, con opportuni calcolatori di ricostruire l’immagine bidimensionale (i moderni ecografi permettono anche la ricostruzione 3D).

APPLICAZIONI ONDE MECCANICHE APPLICAZIONI ONDE MECCANICHE

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Un’onda elettromagnetica è costituita da un campo elettrico e da un campo magnetico, variabili nel tempo ed accoppiati. Essi sono in ogni punto perpendicolari fra loro e alla direzione di propagazione.

Un’onda elettromagnetica è costituita da un campo elettrico e da un campo magnetico, variabili nel tempo ed accoppiati. Essi sono in ogni punto perpendicolari fra loro e alla direzione di propagazione.

ONDE ELETTROMAGNETICHEONDE ELETTROMAGNETICHE

(a) Un’onda e.m. rappresentata da un raggio e da due fronti d’onda.

(b) La stessa onda rappresentata da una “foto istantanea” dei campi E e B nei punti sull’asse x, lungo cui l’onda avanza con velocità c.

(a) Un’onda e.m. rappresentata da un raggio e da due fronti d’onda.

(b) La stessa onda rappresentata da una “foto istantanea” dei campi E e B nei punti sull’asse x, lungo cui l’onda avanza con velocità c.

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ONDE ELETTROMAGNETICHEONDE ELETTROMAGNETICHE

Antenne. (a) Un campo elettrico di un’onda e.m. genera una corrente in

un’antenna formata da fili rettilinei o barrette.(b) Un campo magnetico variabile induce una corrente in

un’antenna a spirale.

Antenne. (a) Un campo elettrico di un’onda e.m. genera una corrente in

un’antenna formata da fili rettilinei o barrette.(b) Un campo magnetico variabile induce una corrente in

un’antenna a spirale.

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Partendo dalle leggi dell’elettromagnetismo, J.C. Maxwell fu in grado di prevedere l’esistenza delle onde elettromagnetiche, calcolandone la velocità nel vuoto c mediante le costanti dell’elettromagnetismo:

Partendo dalle leggi dell’elettromagnetismo, J.C. Maxwell fu in grado di prevedere l’esistenza delle onde elettromagnetiche, calcolandone la velocità nel vuoto c mediante le costanti dell’elettromagnetismo:

ONDE ELETTROMAGNETICHEONDE ELETTROMAGNETICHE

sm1031 8

00

×≅µε

=c

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Un’onda e.m. monocromatica è caratterizzata da:

Lunghezza d’onda λ: minima distanza fra due punti dell’onda aventi le stesse caratteristiche fisiche (periodicità spaziale);

Frequenza f : numero di cicli descritti in 1 s (periodicità temporale);

Velocità di propagazione: c = λ ⋅ f.

Un’onda e.m. monocromatica è caratterizzata da:

Lunghezza d’onda λ: minima distanza fra due punti dell’onda aventi le stesse caratteristiche fisiche (periodicità spaziale);

Frequenza f : numero di cicli descritti in 1 s (periodicità temporale);

Velocità di propagazione: c = λ ⋅ f.

ONDE ELETTROMAGNETICHEONDE ELETTROMAGNETICHE

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ONDE ELETTROMAGNETICHEONDE ELETTROMAGNETICHE

Spettro delle onde elettromagneticheSpettro delle onde elettromagnetiche

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ONDE ELETTROMAGNETICHEONDE ELETTROMAGNETICHE

Spettro delle onde elettromagneticheSpettro delle onde elettromagnetiche

λ (m) f (Hz)

Onde radio 3×106 ÷ 3 102 ÷ 108

Microonde 3 ÷ 3×10−4 108 ÷ 1012

Infrarossi 3×10−3 ÷ 7.5×10−7 1011 ÷ 4×1014

Luce visibile 7.5×10−7 ÷ 4×10−7 4×1014 ÷ 7.5×1014

Ultravioletti 4×10−7 ÷ 3×10−9 7.5×1014 ÷ 1017

Raggi X 6×10−9 ÷ 3×10−11 5×1016 ÷ 1019

Raggi gamma 3×10−11 ÷ … 1019 ÷ …

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Sensibilità dell’occhio umano alle onde luminoseSensibilità dell’occhio umano alle onde luminose

ONDE ELETTROMAGNETICHEONDE ELETTROMAGNETICHE

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Un raggio di luce si propaga rettilineamente in un mezzo omogeneo ed isotropo con velocità:

Un raggio di luce si propaga rettilineamente in un mezzo omogeneo ed isotropo con velocità:

OTTICA GEOMETRICAOTTICA GEOMETRICA

1, >= nncv

n è l’indice di rifrazione e dipende sia dal mezzo sia dalla lunghezza d’onda della radiazione.n è l’indice di rifrazione e dipende sia dal mezzo sia dalla lunghezza d’onda della radiazione.

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Quando un raggio di luce incide su una superficie di separazione esso si divide in un raggio riflesso ed in un raggio rifratto.

Quando un raggio di luce incide su una superficie di separazione esso si divide in un raggio riflesso ed in un raggio rifratto.

normale

ir

r’

n1

n2

raggio incidente raggio riflesso

raggio rifratto

O

LEGGI DI SNELL

• I raggi incidente, riflesso e rifratto e la normale alla superficie nel punto di incidenza sono complanari;

LEGGI DI SNELL

• I raggi incidente, riflesso e rifratto e la normale alla superficie nel punto di incidenza sono complanari;

RIFLESSIONE E RIFRAZIONERIFLESSIONE E RIFRAZIONE

;ˆˆ ri =.'ˆsinˆsin 21 rnin =

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RIFRAZIONERIFRAZIONE

(a) Quando un raggio di luce passa in un mezzo il cui indice di rifrazione è maggiore, esso si avvicina alla normale.

(b) Viceversa, quando un raggio di luce passa in un mezzo il cui indice di rifrazione è minore, esso si allontana dalla normale.

(a) Quando un raggio di luce passa in un mezzo il cui indice di rifrazione è maggiore, esso si avvicina alla normale.

(b) Viceversa, quando un raggio di luce passa in un mezzo il cui indice di rifrazione è minore, esso si allontana dalla normale.

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RIFRAZIONERIFRAZIONE

Esempi di illusioni ottiche dovute alla rifrazioneEsempi di illusioni ottiche dovute alla rifrazione

Una matita immersa nell’acqua sembra spezzata

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L’indice di rifrazione è caratteristico del mezzo e varia al variare della lunghezza d’onda della luce.

L’indice di rifrazione è caratteristico del mezzo e varia al variare della lunghezza d’onda della luce.

INDICE DI RIFRAZIONEINDICE DI RIFRAZIONE

Mezzo n

Aria 1.0029

Acqua 1.33

Alcool etilico 1.35

Balsamo del Canadà 1.53

Calcite (raggio ord.) 1.66

Diamante 2.42

Vetro Crown 1.52

Vetro Flint 1.63

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La variazione dell’indice di rifrazione con la lunghezza d’onda produce, in un fascio di luce bianca che attraversa un prisma, la separazione dei colori.

La variazione dell’indice di rifrazione con la lunghezza d’onda produce, in un fascio di luce bianca che attraversa un prisma, la separazione dei colori.

DISPERSIONE CROMATICADISPERSIONE CROMATICA

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ARCOBALENOARCOBALENO

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Si può avere riflessione totale quando il raggio passa da un mezzo ad un secondo mezzo avente indice di rifrazione minore del primo.

Si può avere riflessione totale quando il raggio passa da un mezzo ad un secondo mezzo avente indice di rifrazione minore del primo.

RIFLESSIONE TOTALERIFLESSIONE TOTALE

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1

2sin90sin

sinnn== ℓ

ℓ°

Per angoli di incidenza maggiori dell’angolo limite tutta la radiazione viene riflessa.Per angoli di incidenza maggiori dell’angolo limite tutta la radiazione viene riflessa.

RIFLESSIONE TOTALERIFLESSIONE TOTALE

Si chiama angolo limite , l’angolo di incidenza che corrisponde all’angolo di rifrazione di 90o.

Si chiama angolo limite , l’angolo di incidenza che corrisponde all’angolo di rifrazione di 90o.

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La riflessione totale trova applicazione nelle fibre ottiche.La riflessione totale trova applicazione nelle fibre ottiche.

FIBRE OTTICHEFIBRE OTTICHE

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FIBRE OTTICHEFIBRE OTTICHE

Formazione delle immagini in un fascio di fibre ottiche

Esempio di un endoscopio inserito in una narice

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RIFLESSIONE: FORMAZIONE DELLE IMMAGINI SU UNO SPECCHIO PIANORIFLESSIONE: FORMAZIONE DELLE IMMAGINI SU UNO SPECCHIO PIANO

(a) Una superficie irregolare (scabra) provoca una riflessione diffusa;

(b) Uno specchio genera una riflessione speculare.

(a) Una superficie irregolare (scabra) provoca una riflessione diffusa;

(b) Uno specchio genera una riflessione speculare.

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p q

RIFLESSIONE: FORMAZIONE DELLE IMMAGINI SU UNO SPECCHIO PIANORIFLESSIONE: FORMAZIONE DELLE IMMAGINI SU UNO SPECCHIO PIANO

L’immagine è virtuale, cioè la luce proviene dall’immagine solo apparentemente. Inoltre, nell’immagine la destra e la sinistra sono invertite.

L’immagine è virtuale, cioè la luce proviene dall’immagine solo apparentemente. Inoltre, nell’immagine la destra e la sinistra sono invertite.

p: distanza dell’oggetto dallo specchio

q: distanza dell’immagine dallo specchio

p = −q

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RIFLESSIONE: FORMAZIONE DELLE IMMAGINI SU SPECCHI SFERICI

RIFLESSIONE: FORMAZIONE DELLE IMMAGINI SU SPECCHI SFERICI

Specchi con superfici sferiche (a) convesse(b) concave

Uno specchio concavo dà un’immagine ingrandita e diminuisce il campo visivo.

Uno specchio convesso dà un’immagine rimpicciolita e aumenta il campo visivo.

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Lente: oggetto trasparente con due superfici rifrangenti i cui assi coincidono; l’asse comune costituisce l’asse centrale della lente. Una lente si dice sottile quando il suo spessore è piccolo rispetto ai raggi di curvatura delle due superfici.

Lente: oggetto trasparente con due superfici rifrangenti i cui assi coincidono; l’asse comune costituisce l’asse centrale della lente. Una lente si dice sottile quando il suo spessore è piccolo rispetto ai raggi di curvatura delle due superfici.

LENTI SOTTILILENTI SOTTILI

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I raggi provenienti da una sorgente (oggetto) sono rifratti dalla lente e si verificano due possibilità:1) essi convergono in uno stesso punto (immagine reale)2) essi divergono in modo che i loro prolungamenti provengano dallo stesso punto (immagine virtuale)

I raggi provenienti da una sorgente (oggetto) sono rifratti dalla lente e si verificano due possibilità:1) essi convergono in uno stesso punto (immagine reale)2) essi divergono in modo che i loro prolungamenti provengano dallo stesso punto (immagine virtuale)

LENTI SOTTILILENTI SOTTILI

Equazione dei punti coniugati di una lente sottile:Equazione dei punti coniugati di una lente sottile:fqp111 =+

I due punti, oggetto e immagine, si chiamano punti coniugati.I due punti, oggetto e immagine, si chiamano punti coniugati.

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f si chiama distanza focaleil suo segno caratterizza la lentef > 0 lente convergentef < 0 lente divergente

f si chiama distanza focaleil suo segno caratterizza la lentef > 0 lente convergentef < 0 lente divergente

LENTI SOTTILILENTI SOTTILI

Si misura in diottrie quando la distanza focale è espressa in metriSi misura in diottrie quando la distanza focale è espressa in metri

Potere di convergenza o potere diottrico Potere di convergenza o potere diottrico

fqp111 =+

fD 1=

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LENTI SOTTILILENTI SOTTILI

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OTTICA DELLA VISIONEOTTICA DELLA VISIONE

Disegno schematico dell’occhio umanoDisegno schematico dell’occhio umano

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Si definisce accomodamento dell’occhio la variazione del suo potere diottrico prodotta dalla tensione dei muscoli ciliari con conseguente variazione della curvatura del cristallino.

Si definisce accomodamento dell’occhio la variazione del suo potere diottrico prodotta dalla tensione dei muscoli ciliari con conseguente variazione della curvatura del cristallino.

ACCOMODAMENTO DELL’OCCHIOACCOMODAMENTO DELL’OCCHIO

(a) Il cristallino è rilassato e la messa a fuco è a distanza infinita;(b) Il cristallino è contratto e mette a fuoco un oggetto vicino.

(a) Il cristallino è rilassato e la messa a fuco è a distanza infinita;(b) Il cristallino è contratto e mette a fuoco un oggetto vicino.

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LA LUCEL’occhio umano

La struttura dell’occhio è molto simile a quello di una macchina fotografica.Il bulbo oculare ha una forma quasi sferica con un diametro di poco superiore a 2 cm ed è ricoperto da uno strato fibroso quasi opaco, detto sclerotica. La superficie più interna del bulbo è costituita dalla retina, che può essere assimilata alla superficie sensibile di una pellicola fotografica. Le fibre nervose hanno le proprie terminazioni in corrispondenza dei coni e dei bastoncelli, che generano impulsi elettrici ogni volta che sono colpiti dalla luce. La parte più sensibile della retina è costituita da una piccola superficie detta macchia lutea la cui parte centrale, detta fovea, ha un diametro di circa 0,25 mm ed è caratterizzata da una elevata densità dei coni. La luce entra nell’occhio attraversando una membrana sottile, la cornea, e uno strato costituito da un liquido acquoso, l’umor acqueo; successivamente passa attraverso la pupilla, la cui apertura è regolata dall’iride, che svolge una funzione simile a quella di un diaframma in modo da stabilire la quantità di luce che raggiunge il cristallino. Quest’ultimo è una vera e propria lente convergente i cui raggi di curvatura possono essere variati mediante l’azione dei muscoli ciliari, in modo da far convergere il fascio di luce sulla retina qualunque sia la distanza dell’oggetto osservato. La capacità di variare la curvatura del cristallino in modo da regolare la distanza focale è detta accomodamento dell’occhio. Altre caratteristiche dell’occhio sono l’acuità visiva e la sensibilità. La prima è la capacità di separare oggetti posti molto vicini tra loro. In un adulto normale essa si traduce nella capacità di distinguere oggetti distanti fino a 0,125 mm alla distanza di 0,25 m.

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Punto remoto: distanza dell’oggetto, quando i muscoli ciliari sono rilassati (infinito).

Punto remoto: distanza dell’oggetto, quando i muscoli ciliari sono rilassati (infinito).

Punto prossimo: distanza dell’oggetto, quando i muscoli ciliari sono contratti al massimo (10 cm).

Punto prossimo: distanza dell’oggetto, quando i muscoli ciliari sono contratti al massimo (10 cm).

Visione distinta: distanza minima dell’oggetto, che consente la visione distinta senza eccessivo sforzo (25 cm).

Visione distinta: distanza minima dell’oggetto, che consente la visione distinta senza eccessivo sforzo (25 cm).

ACCOMODAMENTO DELL’OCCHIOACCOMODAMENTO DELL’OCCHIO

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Miopia: sistema oculare troppo convergente (si corregge con lenti divergenti).Miopia: sistema oculare troppo convergente (si corregge con lenti divergenti).

DIFETTI VISIVIDIFETTI VISIVI

Ipermetropia: sistema oculare poco convergente (si corregge con lenti convergenti).Ipermetropia: sistema oculare poco convergente (si corregge con lenti convergenti).

Presbiopia: difficoltà a focalizzare oggetti vicini a causa della ridotta elasticità del cristallino (dovuta all’età avanzata).Presbiopia: difficoltà a focalizzare oggetti vicini a causa della ridotta elasticità del cristallino (dovuta all’età avanzata).

Astigmatismo: non perfetta sfericità della cornea, che presenta diversi raggi di curvatura zonali.Astigmatismo: non perfetta sfericità della cornea, che presenta diversi raggi di curvatura zonali.

Daltonismo: riduzione o assenza di sensibilità ad uno o più colori fondamentali.Daltonismo: riduzione o assenza di sensibilità ad uno o più colori fondamentali.

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Miopia: sistema oculare troppo convergente (si corregge con lenti divergenti).Miopia: sistema oculare troppo convergente (si corregge con lenti divergenti).

DIFETTI VISIVIDIFETTI VISIVI

Ipermetropia: sistema oculare poco convergente (si corregge con lenti convergenti).Ipermetropia: sistema oculare poco convergente (si corregge con lenti convergenti).

Presbiopia: difficoltà a focalizzare oggetti vicini a causa della ridotta elasticità del cristallino (dovuta all’età avanzata).Presbiopia: difficoltà a focalizzare oggetti vicini a causa della ridotta elasticità del cristallino (dovuta all’età avanzata).

Astigmatismo: non perfetta sfericità della cornea, che presenta diversi raggi di curvatura zonali.Astigmatismo: non perfetta sfericità della cornea, che presenta diversi raggi di curvatura zonali.

Daltonismo: riduzione o assenza di sensibilità ad uno o più colori fondamentali.Daltonismo: riduzione o assenza di sensibilità ad uno o più colori fondamentali.

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Rivelatore fermo; sorgente fermaRivelatore fermo; sorgente ferma

EFFETTO DOPPLEREFFETTO DOPPLER

La sorgente emette onde a frequenza f e lunghezza d’onda λ=v/f.Il rivelatore misura la stessa frequenza e la stessa lunghezza d’onda, cioè non si ha effetto Doppler.

La sorgente emette onde a frequenza f e lunghezza d’onda λ=v/f.Il rivelatore misura la stessa frequenza e la stessa lunghezza d’onda, cioè non si ha effetto Doppler.

R

v

v

v

vv

vff =′

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Rivelatore in movimento; sorgente fermaRivelatore in movimento; sorgente ferma

La sorgente emette onde a frequenza f e lunghezza d’onda λ=v/f. Il rivelatore si muove con velocità vR.

La sorgente emette onde a frequenza f e lunghezza d’onda λ=v/f. Il rivelatore si muove con velocità vR.

EFFETTO DOPPLEREFFETTO DOPPLER

Le onde che si avvicinano al (allontanano dal) rivelatore hanno una velocità di propagazione relativa al rivelatore di v+vR (v−vR) e la frequenza rivelata è:

Le onde che si avvicinano al (allontanano dal) rivelatore hanno una velocità di propagazione relativa al rivelatore di v+vR (v−vR) e la frequenza rivelata è:

fvvvvvf RR ±=

λ±=′

±=′

vvff R1

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Rivelatore fermo; sorgente in movimentoRivelatore fermo; sorgente in movimento

La sorgente emette i cicli ad intervalli di tempo T, ma si avvicina (si allontana) dal rivelatore, per cui quest’ultimo percepisce la frequenza:

La sorgente emette i cicli ad intervalli di tempo T, ma si avvicina (si allontana) dal rivelatore, per cui quest’ultimo percepisce la frequenza:

EFFETTO DOPPLEREFFETTO DOPPLER

±=′

vvff S1

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APPLICAZIONI EFFETTO DOPPLERAPPLICAZIONI EFFETTO DOPPLER

ostetricia chirurgia vascolare

angiologia

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FLUSSIMETRIA DOPPLERFLUSSIMETRIA DOPPLER

Mediante l’effetto Doppler è possibile controllare il flusso ematico all’interno di un vaso sanguigno in maniera non invasiva, registrando la variazione di frequenza dell’eco emessa dai globuli rossi in movimento.

Mediante l’effetto Doppler è possibile controllare il flusso ematico all’interno di un vaso sanguigno in maniera non invasiva, registrando la variazione di frequenza dell’eco emessa dai globuli rossi in movimento.

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ECODOPPLERECODOPPLER

Immagine Ecodoppler di un restringimento dell'arteria carotide del collo. Al centro si riconosce una placca arteriosclerotica (freccia) che riduce il flusso ed essendo calcificata causa un'attenuazione del segnale (ombra sotto la placca).

Immagine Ecodoppler – restringimento della carotide