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I lavori, gli attrezzi e le macchine agricole
Istituto professionale dei servizi
dell’agricoltura e dello sviluppo rurale
San Vincenzo
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Attrezzature per il lavoro nei campi
Ul caar
Il carro a due ruote rappresentava
un elemento fondamentale per il
trasporto di materiale.
Ul furcòn
La forca a quattro denti
utilizzata principalmente per
lo spargimento del letame nei
campi prima della lavorazione di essi.
L’aràa
L’aratro mono-vomere era trainato da
animali e guidato da un uomo. Veniva
usato per rivoltare il terreno.
L’erpès
L’erpice era trainato generalmente da
cavalli per l’affinamento delle zolle.
Successivamente veniva usato ul
burlòn, un rullo di pietra utilizzato per
il livellamento del terreno.
La vangà e la sapà
La vanga e la zappa venivano utilizzate
per la lavorazione del terreno nei
punti in cui le attrezzature trainate
non potevano essere utilizzate.
Ul rìgòn
Il traccialinee veniva utilizzato per
disegnare delle linee lungo il campo
per effettuare la semina.
Ul fìcon
Attrezzo utilizzato per eseguire
dei fori entro i quali veniva
posto il seme.
La gratiröla de fa giò ul furmentòn
Macchina utilizzata per la sgranatura
della pannocchia di granoturco,
azionata a manovella permettendo
un buon risparmio di tempo.
Attrezzi per la fienagione
La rànza
Essa è composta da una lama e
da un manico su cui vi sono
due impugnature: una
posta circa a metà del manico
e "ul traversìn" posizionato in
fondo allo stesso.
La cuut
La cote utilizzata per affilare la lama
della falce, veniva fatta passare
ripetutamente sulla lama per
farne un filo migliore.
Essa era contenuta nel «cudé»:
un corno di bovino al quale si levava
il midollo.
Ul seghéz
Falcetto usato per il taglio
dell’erba in prossimità di ostacoli.
Ul furchèt
Forca a due denti utilizzata
per girare il fieno.
Ul restél
Rastrello impiegato per la
messa in andana del fieno.
La gabia
Tipo di gerla a maglie larghe,
realizzata in nocciolo o castagno,
utilizzata per il trasporto del fieno.
El caspi
Il fieno ammucchiato e
compattato veniva
chiamato caspio.
Ul tajafén
Attrezzo utilizzato per tagliare
il fieno caspiato, formato da
una robusta lama di ferro tagliente,
con manico di legno.
Attrezzatura per il lavoro nei boschi
Ul resegún
Il resegone era una grossa sega lunga
circa 1,5 m alta 20 cm con grossi
denti e due manici, impiegata
nell’abbattimento di alberi.
Ul segürén
L’accetta era un arnese simile
alla scure ma più piccola con
lama tagliente, impiegata nelle
operazioni di sramatura.
I lavori agricoli
I lavori di fienagione estivi legati all’allevamento del bestiame ed i lavori
boschivi invernali impegnavano la vita del contadino tutto l’anno.
La fienagioneOgni volta che il contadino si accingeva a tagliare il prato, il momento era
vissuto con preoccupazione riguardo alla buona riuscita dell’operazione,
con gli occhi fissi al tempo nella speranza si mantenesse soleggiato fino a
che il fieno non fosse stato riposto al sicuro in fienile.
Il primo taglio era condotto tra
fine aprile ed inizio maggio ed
era detto magéengh, il secondo,
tagliato tra luglio ed agosto veniva
detto ustàn, il terzo infine terzirӧӧ
effettuato all’inizio dell’autunno.
La falciatura era un’operazione estremamente dura, il contadino cominciava
alla mattina presto, quando l’erba era ancora umida; l’umidità facilitava lo
scorrimento della falce.
Durante il lavoro era necessario affilare
più volte la lama per poter
mantenere il filo sempre tagliente.
Successivamente al taglio l’erba veniva
prontamente stesa in modo uniforme
sul terreno, in modo da favorirne
l’essicazione; per tale operazione
veniva utilizzata una forca leggera a
due denti (ul furchèt). Il fieno veniva
poi rigirato nel primo pomeriggio,
successivamente verso sera usando il
rastrello di legno (ul restèl) veniva
raccolto in piccoli cumoli (i maregnӧӧ)
per evitare che l’umidità notturna
vanificasse lo sforzo fatto.
La mattina seguente il fieno veniva nuovamente
disteso e poi ancora rigirato, sino a quando non
lo si riteneva sufficientemente secco.
A questo punto poteva avere luogo la raccolta sul
carro oppure con la gerla a doghe larghe (la
gabìa) ed in seguito trasportato nel fienile.
Qui veniva ammucchiato per formare el càspi,
ovvero un mucchio a base rettangolare che
occupava tutta l’area del fienile sino a quasi il
soffitto.
Il lavoro nei boschi
Fin dai tempi più antichi il lavoro nei boschi ha interessato le popolazioni delle
montagne rappresentando una risorsa importante per l’economia locale.
Le estese foreste di faggio, frassino ed acero costituiscono una ricchezza
naturale continuativa poiché offrono
legna da ardere di ottima qualità.
Lo sfruttamento di tale risorsa
prevede grandi sacrifici e fatica
in condizioni lavorative spesso
disagiate e pericolose.
Chi sceglieva di intraprendere l’attività di
boscaiolo era mosso da una passione
tramandata da padre in figlio, tale da
attenuarne parzialmente le fatiche e le
difficoltà quotidianamente presenti.
L’esbosco avveniva principalmente nei mesi
autunnali e invernali poiché i tronchi
durante l’estate avevano il tempo per
essiccarsi ed alleggerirsi, inoltre con
l’abbassarsi delle temperature il terreno
diventava duro o addirittura gelato e il loro
trascinamento ne risultava facilitato.
Il progresso tecnologico
Il trattore e le prime macchine agricole alimentate a motore vennero
introdotte negli Stati Uniti intorno alla fine del 1800, i primi modelli
risultavano poco maneggevoli a causa del loro grande peso e delle loro
dimensioni.
Tali macchine costituirono la più
grande innovazione agricola
di sempre, andando a rinnovare
e rivoluzionare profondamente
il mondo agricolo dell’epoca.
I primi trattori in ItaliaIn Italia i primi trattori introdotti furono
frutto delle prime importazioni di trattori
Ford dall’America, trattori leggeri, molto
manovrabili e soprattutto acquistabili ad
un prezzo contenuto che garantì a queste
macchine un grande successo
commerciale.
Il primo modello importato e prodotto in
larga scala fu il famoso “Fordson” che
ebbe un ruolo importante nella
meccanizzazione agricola mondiale.
La SAME-Cassani
Le origini di questa azienda italiana
risalgono agli anni Venti, quando i fratelli
Cassani svilupparono il progetto del primo
motore diesel applicato a un trattore, la
Cassani nel 1942 prese il nome di SAME,
un’azienda attiva anche ai giorni nostri.
I primi prototipi SAME furono una
motofalciatrice a tre ruote, con volante e
sellino reversibili e il trattorino Universale
da 10 CV.
La Landini
La Landini fu fondata nel 1884 da Giovanni Landini a Fabbrico (RE),
inizialmente la produzione dell'impresa riguardò macchinari a vapore.
Nel 1910 venne costruito il primo motore fisso a testa calda e la Landini per la
prima volta applicò questa soluzione a macchinari per uso agricolo.
Nel 1924 il motore monocilindrico
a testa calda viene applicato al prototipo
del trattore 25/30 HP «testacalda»
dando origine ad una macchina
affidabile e robusta.
Il contributo dei trattori all’agricoltura
L’introduzione di trattori ed altri mezzi a motore a scoppio determinò
cambiamenti radicali nella società contadina dell’epoca, favorendo una
diminuzione del carico di lavoro dei contadini ed aumentando le produzioni
grazie all’uso di queste macchine.
Nelle nostre zone la diffusione di tali mezzi risultò ritardata rispetto ad altre
zone a causa dell’asperità del territorio (nelle zone montane le operazioni
come ad esempio la fienagione dovevano necessariamente essere eseguite a
mano), anche la grande diversificazione agricola praticata spesso impediva
l’utilizzo di macchine e risultava necessario intervenire a mano.
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