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1 I Media digitali: innovazioni e opportunità per i sordi Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione Corso di laurea in Scienze e Tecnologie della Comunicazione Cattedra di Industria Culturale e Media Studies Candidato Susanna Ricci Bitti n° matricola 1570843 Relatore Relatore aggiunto Mario Morcellini Virginia Volterra A/A 2015/2016

I Media digitali: innovazioni e opportunità per i sordi · La comunicazione e l’informazione rappresentano fattori decisivi per la costituzione della società ... idee e pensieri,

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I Media digitali: innovazioni e opportunità per i sordi Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia, Comunicazione Corso di laurea in Scienze e Tecnologie della Comunicazione Cattedra di Industria Culturale e Media Studies Candidato Susanna Ricci Bitti n° matricola 1570843 Relatore Relatore aggiunto Mario Morcellini Virginia Volterra A/A 2015/2016

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A chi ha combattuto per una migliore comunicazione e accessibilità per i sordi

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Indice

Introduzione ...................................................................................................................................... 7

1. Evoluzione della comunicazione e dei media dal punto di vista dei sordi prima dell’avvento

della TV

1.1. Dagli albori della civiltà al Seicento ..................................................................................... 9

1.2. Tra il Settecento e l’Ottocento ............................................................................................ 13

1.3. La prima metà del Novecento ............................................................................................ 18

2. L’offerta mediale per i sordi tra televisione, radio e telefonia mobile

2.1. L’arrivo della TV e il monopolio RAI .................................................................................. 27

2.2. Il rapporto tra sordi e media al tempo di radio e TV private ............................................... 30

2.3. Dagli anni Novanta al Duemila: percorsi di “convergenza” tra media e persone sorde .... 36

3. Innovazioni e opportunità dei media digitali

3.1. I media digitali ................................................................................................................... 45 93

3.2. Internet mobile .................................................................................................................. 51

3.3. Social network .................................................................................................................. 53

Conclusioni ..................................................................................................................................... 59

Ringraziamenti ................................................................................................................................ 63

Bibliografia ...................................................................................................................................... 65

Sitografia ........................................................................................................................................ 70

Prodotti multimediali ....................................................................................................................... 72

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Introduzione

La comunicazione e l’informazione rappresentano fattori decisivi per la costituzione della società

e qualsiasi mutamento nei sistemi di comunicazione, nei codici comunicativi come nei mezzi, può

comportare profondi cambiamenti nei comportamenti sociali, nella cultura come nell’economia.1

Il concetto di comunicazione è molto ampio, ma qui s’intende limitare il campo alla

comunicazione di informazioni, idee e pensieri, con parole e immagini a partire da quella grande

“rivoluzione della comunicazione” rappresentata dall’invenzione della stampa a caratteri mobili fino

all’età dei social media.

Lo studio intende concentrarsi sull’evoluzione dei mezzi di comunicazione tenendo presente,

in particolare, il punto di vista delle persone sorde2, a partire dalla presa d’atto che la maggior

parte dei mezzi di comunicazione, specialmente quelli di massa, sono acustici e richiedono l’uso

dell’udito, proprio il canale sensoriale nel quale le persone sorde hanno un deficit più o meno

grave.

Di conseguenza spesso i sordi vengono emarginati dalla società a causa di queste barriere

comunicative.

Per capire meglio questa situazione è necessario partire molto da lontano, seguendo i

progressi dell’educazione dei sordi, delle innovazioni tecnologiche e gli effetti di tutto ciò nella vita

quotidiana delle persone sorde.

Prima di tutto, “la sordità è un oggetto di studio complesso, lontano da un semplice stereotipo

di definizione clinica del deficit. Lo studio della sordità e della cultura sorda richiede un approccio

multidisciplinare: linguistico, psicologico, pedagogico, ergonomico, antropologico e sociologico.” 3

È doveroso ricordare la differenza tra deficit e handicap: “Sono due facce della stessa realtà. Il

primo rimanda all’aspetto fisico, il secondo all’aspetto sociale”.4

Per handicap s’intende la condizione che mette un soggetto in una posizione disavvantaggiata

rispetto ad altri, in conseguenza di una menomazione o disabilità definita deficit, è il deficit che

limita il ruolo di quella persona. Nel nostro caso il deficit è l’udito, mentre l’handicap è l’insieme

delle difficoltà che la persona sorda incontra nell’interagire con la società. Quindi una persona con

un deficit grave, a causa di fattori individuali e sociali, può avere un handicap inferiore a quello di

altri con deficit più lievi. Per esempio, se tutti conoscessimo la lingua dei segni e/o se fossero

                                                                                                               1 Ciuffoletti Z. e Tabasso E. (2007), Breve storia sociale della comunicazione, Carocci editore, Roma, p. 11. 2 Esistono diversi termini per riferirsi alle persone sorde, ci sono periodi e/o persone che utilizzano diversamente sordomuto, sordo e muto, sordo, audioleso, non udente. In questa tesi utilizzerò i termini originali come riportati nelle fonti. 3 Bianchi L. (2004), “L’accessibilità web per gli utenti sordi”, in Scano R. (a cura di) (2004), Accessibilità: dalla teoria alla realtà, IWA Italy, Roma, pp. 492-515. 4 Mottez B. (1979), “I paradossi della politica dell’integrazione: la comunità dei sordi” in Montanini M., Fruggeri L. e Facchini M. (a cura di) (1979), Dal gesto al gesto, Cappelli.

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presenti i sottotitoli in tutti i media l’handicap per i sordi sarebbe quasi nullo.5 Però la nostra società

è verbale e utilizza modi di comunicazione prevalentemente acustico-vocali, quindi chi non sente

ha difficoltà ad assumere ruoli di rilievo e si trova emarginato in qualsivoglia situazione sociale.

Ora le nuove tecnologie dell’immagine e gli apparati informatici rappresentano una sfida, ma

anche una straordinaria opportunità. La società di oggi è pervasa dalla comunicazione e dalla

potenza globale dei media digitali, che avvolgono lo spazio come una grande rete densa di nodi

comunicanti, tanti quanti sono gli abitanti della terra. In effetti, ora stiamo vivendo una fase di

cambiamento strutturale nell’universo della comunicazione e dell’informazione davanti alla quale è

necessario acquisire la consapevolezza delle diverse fasi e dei mutamenti intervenuti nello

sviluppo dei mezzi di comunicazione e della loro crescente influenza sulla società e sui consumi

culturali.

Dal punto di vista dei sordi, le nuove tecnologie sono in grado di realizzare questa possibilità

di abbattere le barriere comunicative, consentendo una maggiore indipendenza e una maggiore

facilità nel reperimento delle informazioni.

Con questa tesi avremo il modo di approfondire e accertare le nuove opportunità dei media

digitali.

Per capire meglio la relazione tra i mezzi di informazione e i sordi è necessario, prima,

ricorrere alla storia della loro educazione e i pregiudizi che si avevano e si hanno tuttora nei

confronti delle persone sorde.

La tesi si suddivide in due parti:

La prima parte presenta la storia dei mezzi di comunicazione e le loro implicazioni, in

particolare per le persone sorde, da un punto di vista sociale, culturale e relazionale, con alcuni

spunti di approfondimento su argomenti come la sordità, la lingua dei segni, l’educazione dei sordi,

la comunità Sorda, in modo da descrivere meglio le realtà sociali.

La seconda parte approfondisce le condizioni attuali con i media digitali e il loro uso da parte

dei sordi. Focalizzando l’attenzione su Internet mobile e sui social network, e, anche attraverso

l’analisi di casi di studio, vengono evidenziati i livelli di innovazione e le opportunità per i sordi.

Infine, nelle considerazioni conclusive alla luce delle analisi svolte e anche in riferimento allo

scenario internazionale, vengono evidenziati punti di forza e carenze ancora da colmare per

permettere ai Sordi una migliore fruizione dei servizi d’informazione.

                                                                                                               5 Bianchi L. (2004), op. cit.

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1. Evoluzione della comunicazione e dei media dal punto di vista dei sordi prima dell’avvento della TV

1.1. Dagli albori della civiltà al Seicento

Che cosa accadesse nelle società primitive ai portatori di handicap, non si può sapere con

certezza. Si può ipotizzare che, nei diversi tipi di società, l’eventuale inserimento fosse in diretto

rapporto col tipo di svantaggio che la menomazione comportava. Si può pensare, ad esempio, che

in una società di pescatori la sordità non fosse un grosso handicap.6

I sordi forse hanno incontrato maggiori difficoltà nelle società in cui la lingua orale aveva un

ruolo preminente sia nei riti religiosi che nelle attività con funzione sociale.7

Nel corso di molti secoli la discriminante fondamentale di una persona sorda è stata la capacità di

parlare.

L’evoluzione dei testi scritti, in origine visti come semplici basi per il discorso orale, acquisì col

tempo una sua autonomia, segnando la nascita del libro; poi sorsero le biblioteche, conservazione

del sapere e del patrimonio culturale. Un passaggio che la stampa esaltò in maniera imprevista per

le sue conseguenze culturali e sociali8: la scrittura fu una grande rivoluzione tecnologica nella

comunicazione e nello scambio di informazioni, portatrice di memoria permanente e a prescindere

dalla presenza fisica di un oratore.

Proprio grazie alla scrittura possiamo conoscere gli antenati e i fatti storici, quindi grazie ad

essa si possono avere alcune informazioni riguardanti i sordi.

I filosofi greci ci hanno lasciato diverse riflessioni sulla vita e le sue sfumature, tra queste

anche le prime osservazioni sui sordi: ad esempio, Platone (427-347 a.C.) che, nel Cratilo, dialogo

tra Ermogene e Socrate, racconta di come i “muti” usino le mani per parlare. La comunicazione

gestuale 9 dei sordi è dunque il modello di una forma naturale di espressione, fondata

sull’imitazione e sulla raffigurazione.10

Lo stesso Aristotele (384-322 a.C.) affermava che i sordi erano anche muti, proprio perché

                                                                                                               6 Radutzky E. (1995), “Cenni storici sull’educazione dei sordi in Italia dall’antichità alla fine del Settecento”, in Porcari Li Destri G. e Volterra V. (a cura di) (1995), Passato e presente. Uno sguardo sull’educazione dei Sordi in Italia, Gnocchi Editore, Napoli, p. 3. 7 Moores D. (1978), Educating the Deaf, Houghton Mifflin Company, Boston. 8 Ciuffoletti Z. e Tabasso E. (2007), op. cit. 9 All’epoca non c’era un chiaro termine per denominare la comunicazione usata dai sordi, veniva talvolta utilizzato il termine mimica o linguaggio gestuale; quando sono iniziate le ricerche viene definita Lingua Italiana dei Segni (LIS) e successivamente Lingua dei segni Italiana. Anche qui utilizzerò i termini originali come riportati nelle fonti. Per ulteriori approfondimenti sulla LIS si rinvia a: Volterra V. (a cura di) (1987), La lingua italiana dei segni: la comunicazione visivo-gestuale dei sordi, Il Mulino, Bologna (rist. La lingua dei segni italiana, Il Mulino, Bologna, 2004). 10 Russo Cardona T. (2004), La mappa poggiata sull’isola. Iconicità e metafora nelle lingue dei segni e nelle lingue vocali, Centro Editoriale e Librario dell’Università della Calabria, Rende.

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non hanno mai avuto la possibilità di ascoltare le parole e non riescono, quindi, a riprodurle. I sordi

non mancano della capacità di produrre suoni, ma mancano di “voce articolata”, ovvero di quella

capacità di riprodurre fini distinzioni sonore in relazione ai significati, che è tipica del linguaggio

umano.11 Il mutismo dei sordi non deriva dunque dai problemi agli organi articolatori, ma del

mancato esercizio dell’ascolto.

L’idea del legame tra udito e “voce articolata” andrà perduta nei secoli successivi, quando

prevarrà l’enunciazione dell’assoluta impossibilità per i sordi di produrre suoni linguistici e quindi

anche di esprimere i propri pensieri,12 come un ritardo mentale. Perciò si riteneva che era inutile

perdere tempo per istruire chi non era in grado di parlare. Nacque così il primo di una serie di

pregiudizi nei confronti dei sordi.13

I sordi erano considerati incapaci di intendere e di volere, di conseguenza non era concesso

loro nessun diritto.

In età greco-romana la nascita dei bambini deformi o con disabilità evidenti poteva mettere in

rischio la sopravvivenza della famiglia perché sarebbero state bocche da sfamare che, proprio per

la loro condizione, non sarebbero stati in grado di lavorare. Quindi tanti venivano abbandonati o

soppressi. La sordità, invece, non veniva scoperta alla nascita ma solo in seguito, quando il

bambino non parlava e non reagiva agli stimoli sonori. La maggior parte di loro, quindi, riusciva a

sopravvivere anche se in uno stato di abbandono.

Una sorte più fortunata era riservata ai nobili, tra i quali troviamo, come riportato in un passo di

Plinio, il nome di Quinto Pedio, nipote sordo dell’omonimo console romano, al quale fu concessa la

grazia e la possibilità di coltivare il suo talento artistico nella pittura.14

Più tardi, durante l’impero di Giustiniano (527-565 d.C.), nel corpo legislativo fu imposta

l’istituzione di restrizioni legali per i sordi; tuttavia, nel tentativo di operare distinzioni, fu la prima

volta che furono riconosciuti diversi tipi di sordità, e fatta anche una distinzione tra sordità e

mutismo.15

Le persone sorde che fossero almeno in grado di scrivere in modo sufficiente a condurre la

propria vita quotidiana potevano ottenere pieni diritti dal punto di vista legale, senza

l’intermediazione dei curatori. Si poteva ben immaginare come tra i sordi, che non ricevevano

alcuna istruzione, gli unici in grado di scrivere fossero i sordi post-linguistici (coloro che erano

diventati sordi dopo l’acquisizione del linguaggio), mentre tutti i sordi pre-linguistici venivano privati

di diritti e doveri dal punto di vista legale, come quello di fare testamento, di stipulare contratti, di

rendere testimonianza, ed erano assegnati a tutori che avevano un totale controllo sulla loro vita.16

                                                                                                               11 Lo Piparo F. (1988), Aristotele: the material conditions of linguistic expresiveness, in “Versus”, 50, p. 99. 12 Russo Cardona T. e Volterra V. (2007), Le lingue dei segni. Storia e semiotica, Carocci, Roma. 13 Zinna S., (2010), Dar voce alla cultura sorda. Il Teatro come Strumento di Comunicazione e Partecipazione Culturale, Aletti Editore, Villalba di Guidonia (RM). 14 Zinna S., (2010), op. cit 15 Bender R. (1960), op. cit. 16 Radutzky E. (1995), op. cit.

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Anche le Sacre Scritture consideravano i sordi come esseri incompleti, deboli e bisognosi

della grazia di Dio: l’incapacità di articolare i suoni non era attribuita al legame sordità-mutismo

bensì a un nodo della lingua che Gesù Cristo toccando scioglieva.17

Nel Medioevo i sordi continuarono a non godere di nessun diritto e venivano considerati alla

stregua di molte altre figure ai limiti del mondo sociale, come gli ammalati cronici, i mendicanti, ma

anche ai limiti di quello della fede, come i saltimbanchi e i guitti che praticano la pantomima.

Diversi trattati scolastici, tra cui il De institutione novitiorum di Ugo di San Vittore (1096-1141),

condannarono questo tipo di comunicazione come una forma di espressione legata alle passioni

animalesche più basse e incontrollate.18

In campo medico si cercava di capire che legame ci fosse tra sordità e mutismo. Si

sostenevano varie ipotesi come per esempio: l’idea che vi fosse un nervo che collegava le

orecchie con la lingua, o la presenza di un frenulo causa del mutismo, o ancora si pensava che la

bocca fosse connessa con le trombe di Eustachio, per questo motivo si urlava nella bocca del

sordo per farlo sentire.19

Dal Rinascimento iniziò un periodo di studio degli antichi testi, conservati in originale nei

monasteri, che portò all’abbandono delle ristrette convinzioni politiche e religiose derivanti dalle

loro non corrette interpretazioni.20

Molti sordi entrarono a lavorare nelle botteghe di pittori e scultori famosi che li ricercavano per

la loro rinomata abilità visiva e manuale. Alcuni avviarono anche una personale carriera artistica di

successo, come Bernardino di Betto detto il Pinturicchio.

Già fin dagli albori della civiltà, la pittura è stata una delle rarissime occasioni espressive nelle

quali i sordi hanno potuto competere alla pari con gli udenti. Per sopperire alla mancanza

dell’udito, i sordi sviluppano naturalmente un acuto spirito di osservazione per tutto ciò che li

circonda. Inoltre, hanno anche un altro vantaggio: il silenzio. La sordità, infatti, può anche essere

un’opportunità che favorisce l’isolamento e la concentrazione nell’arte senza i fastidi e le

distrazioni dovuti ai rumori esterni.

Dei pittori sordi scrisse anche il grande artista e scienziato Leonardo da Vinci nel suo Trattato

della pittura. In esso affermò che la vista è più importante dell’udito. Le numerose citazioni dei

sordi nel Trattato della Pittura di Leonardo non possono che essere state dedotte da sue

osservazioni dirette: infatti Leonardo fu ospite per qualche tempo in casa della famiglia dell’artista

miniatore sordo Cristoforo De Predis a Milano.21

Con l’avvento dell’Umanesimo e del concetto di uomo nuovo in cerca di riscatto e dignità

attraverso la cultura, anche il campo dell’educazione dei sordi subì un effetto benefico, con la

                                                                                                               17 Zinna S., (2010), op. cit. 18 Russo Cardona T. e Volterra V. (2007), op. cit. 19 Radutzky E. (1995), op. cit. 20 Procacci G. (1977), Storia degli Italiani, vol. I (11° ed.), Editori Laterza, Bari. 21 Rossetti R. (2007), “I colori, musica dei sordi”, in Folchi A. e Rossetti R. (a cura di) (2007), Il colore del silenzio. Dizionario biografico internazionale degli artisti sordi, Mondadori Electa, Milano, p. 10.

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convinzione che è possibile educare i sordi alla parola.

Fu Bartolo della Marca d’Ancona, avvocato e scrittore del XIV secolo, il primo scrittore a

sostenere la possibilità di istruire i sordi con il linguaggio articolato e con i segni, e nei suoi scritti

troviamo la deduzione che ciò avrebbe dovuto sollecitare conseguenze di rilievo dal punto di vista

legale.22

L’invenzione di Gütenberg della stampa tipografica consentì una rapida diffusione di copie

degli originali degli antichi testi, e degli studi e delle ricerche su di essi compiuti, allargando la base

di un sapere fino ad allora depositato nelle mani di pochi privilegiati; l’attenzione venne rivolta

all’educazione dei giovani, considerati artefici del futuro, sortendo effetti positivi anche per

l’educazione dei bambini sordi. 23

Tra le figure guida nel campo educativo del periodo umanista troviamo: Rodolfo Agricola

(1443-1485), nel suo libro De inventione dialectica, disse di aver visto una persona sorda dalla

nascita, e di conseguenza anche muta, che aveva imparato a comprendere tutto ciò che veniva

scritto da altri e che esprimeva tutto ciò che pensava per iscritto, come se avesse l’uso della

parola; Girolamo Cardano (1501-1576) affermò, per primo, esplicitamente che i sordi potessero e

dovessero ricevere un’istruzione, sostenendo che il senso dell’udito e la vocalizzazione della

parola non erano indispensabili per la comprensione delle idee.24

Da queste prime osservazioni, nel Cinquecento, e ancora di più nel secolo successivo, si

diffusero diversi metodi per l’educazione dei sordi che ricorsero al mezzo scritto per avviare alla

comunicazione.

Si impegnarono in questa direzione scienziati e religiosi, come il frate Padre Ponce de León

(1520-1584), monaco benedettino ed erborista in Spagna che, sviluppando un sistema basato

sull’uso di un alfabeto manuale, riuscì ad educare alla parola e alla scrittura i figli dei nobili di

Castiglia.25

Il fatto che fu proprio un monaco benedettino a prendersi cura di ragazzi sordi non stupisce

molto, poiché in molti conventi vigeva la regola del silenzio e quindi i monaci erano abituati a

utilizzare un codice gestuale.

Nel 1670 il gesuita italiano Lana Terzi, filosofo e matematico, scrisse quello che forse fu il

primo libro in Italia specifico sull’istruzione dei sordi, il Prodromo all’arte maestra in cui fu fatta

notare soprattutto la lettura labiale. Il Terzi non fu, come molti hanno voluto intendere, un

educatore dei sordi in Italia.26

                                                                                                               22 Radutzky E. (1993), Dizionario bilingue elementare della lingua italiana dei segni, Ed. Kappa, Roma. 23 Per approfondire il tema delle conseguenze sociali e culturali della stampa si rinvia anche a Eisenstein E. (1986), La rivoluzione inavvertita. La stampa come fattore di mutamento, Il Mulino, Bologna, trad. it. di The printing Press as an Agent of Change: Communication and Cultural Transformations in Early Modern Europe, Cambridge University Press, New York 1979. 24 Radutzky E. (1995), op. cit. 25 Presneau J.-R. (1998), Signes et institution des sourds, XIII – XIX siècle, Champ Vallon, Seyssel. 26 Bagutti G. (1828), Sullo stato fisico, intellettuale e morale, sull’istruzione e i diritti legali dei sordi e muti, Società Tipog. Dei Classici Italiani, Milano.

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In principio, l’educazione dei sordi era indirizzata solo ai figli delle famiglie nobili che dovevano

essere in grado, in futuro, di conservare i propri privilegi, con anche l’obiettivo di aggirare quelle

leggi che ancora privavano i sordi della piena capacità giuridica.27

In Europa, diversi educatori acquisirono sempre più fama nell’ambito dell’educazione dei

sordi. Johan Conrad Amman (1669-1730), medico di origini svizzere, attivo in Olanda e autore

dell’opera Surdus loquens, spinse i suoi allievi a trasferire le sensazioni legate alla dimensione

tattile e visiva al dominio della percezione dei suoni per riattivare il rapporto tra udito e

articolazione vocale sfruttando il residuo uditivo, presente in molti bambini sordi.

1.2 Tra il Settecento e l’Ottocento

Nel Settecento molti educatori si ispirarono ad Amman e al suo metodo di educazione alla

parola, come il tedesco Samuel Heinicke e il religioso spagnolo di origini portoghesi Jacob

Rodrigues Pereira. Questi educatori però erano molto gelosi delle loro metodologie, cercarono di

avere allievi di famiglie abbienti in grado di pagare rette sostanziose e puntarono all’educazione al

linguaggio parlato con tecniche d’insegnamento spesso individuali.

L’istruzione venne allargata agli altri ceti grazie all’abate Charles-Michel de l’Épée (1712-

1789), che successivamente arrivò a fondare la prima scuola organizzata e strutturata per sordi

aperta a tutti e gratuita (1791).28

Durante l’insegnamento de l’Épée utilizzava dei gesti per comunicare con i suoi alunni sordi.

Chiamò questi gesti segni metodici. Questo metodo divenne un esempio per molti educatori e

filosofi di ogni parte del mondo, che potevano recarsi dall’abate per impararlo gratuitamente. Tra

questi anche l’italiano Tommaso Silvestri, inviato dall’avvocato Pasquale Di Pietro nel 1783.

Al ritorno in Italia, Tommaso Silvestri cominciò ad insegnare ad un piccolo gruppo di ragazzi

sordi nella abitazione dell’Avvocato Di Pietro. Nel corso del secolo successivo dopo la morte

dell’abate Silvestri gli alunni aumentarono e la scuola si espanse cambiando diverse sedi. Troverà

la sua collocazione finale nel 1789 come Istituto dei Sordomuti di Roma.29

Tra la fine del Settecento e nel corso dell’Ottocento nei vari stati della penisola vennero

fondati altri istituti: Istituto Governativo di rieducazione per i sordomuti di Napoli (1788), Istituto

Nazionale Sordomuti di Genova (1802), Regio Istituto dei Sordomuti di Milano (1805), Istituto

"Tommaso Pendola" per Sordomuti di Siena (1828) e molti altri.30

                                                                                                               27 Russo Cardona T. e Volterra V. (2007), op. cit. 28 Volterra V. (2016), “L’educazione dei sordi e il ruolo della lingua dei segni”, in Marziale B. e Volterra V. (a cura di) (2016), Lingua dei segni, società, diritti, Carocci editore, Roma, pp.19-51. 29 Cfr. Maragna e S. Vasta, R. (2015). Il manuale dell'abate Silvestri: le origini dell'educazione dei sordi in Italia. Bordeaux, Roma. 30 Collu I. e Zatini F. (2004) “L’Abate Tommaso Silvestri e l’educazione dei sordi”, in Maragna S. (a cura di) (2004), L’Istituto Statale dei Sordi di Roma. Storia di una trasformazione, Ed. Kappa, Roma, pp. 61-76.

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L’informazione specifica sull’educazione dei sordi e la rete di tale informazione era nelle mani

degli Ordini Religiosi preposti a tal educazione. Nel periodo che va dal 1821 al 1860, i contatti e le

informazioni furono mantenuti dai più attivi, preparati e autorevoli sacerdoti delle istituzioni sia

perché godevano, rispetto ai laici, di una maggiore mobilità fra Stato e Stato, sia perché nei vari

stati italiani le succursali dei vari Ordini erano diffuse nel territorio nazionale e queste (o al limite i

Vescovi) erano preziosi punti di riferimento per scambi di valutazioni ed informazioni specifiche.

L’azione dei laici si limitò quasi sempre a benefiche e munifiche iniziative a favore dei Sordi

con la fondazione di istituzioni private riconosciute poi dal governo e dai Vescovi o come nel caso

di Ferrara e Bologna direttamente dallo Stato Pontificio.

Gli allievi sordomuti, all’interno degli istituti scolastici, crearono un proprio mondo di

interrelazioni basate su una comunicazione visivo-gestuale e si aprirono alle reciproche

esperienze sviluppando una cultura nel gruppo convittuale. 31 Tra questi vi erano alunni

particolarmente brillanti che divennero a loro volta educatori, scrissero libri e furono i primi ad

autodefinirsi sordi come Jean Massieu (1772-1846) e Laurent Clerc (1785-1869) in Francia, Paolo

Basso (1806-1879), Giacomo Carbonieri (1814-1879) e Giuseppe Minoja (1812-1871) in Italia.

Carbonieri, in particolare, scrisse nel 1858 un interessante pamphlet contro le teorie pubblicate da

un medico suo contemporaneo, rivendicando l’utilità e l’importanza della lingua dei segni. Mentre

Minoja fondò inoltre un istituto per i suoi simili. Leggendo i loro saggi si ha l’impressione che

all’epoca vi fosse una chiara consapevolezza dell’importanza della mimica o lingua dei segni (così

esplicitamente chiamata) per l’educazione dei sordi e soprattutto per insegnare loro la lingua

scritta.32

In quegli anni coesisteva anche un altro metodo “tedesco” esclusivamente oralista. Iniziò così

un’accesa polemica tra i sostenitori dei due diversi metodi (che permane ancora fino ad oggi):

entrambi si pongono come obiettivo prioritario insegnare a leggere e scrivere, ma quello che

distingue le due “fazioni” è l’uso dei segni. In seguito, il metodo oralista influenzò i vari istituti

prima favorevoli al metodo francese, a partire da Balestra, direttore della scuola per sordi di Como,

poi Tarra di Milano, Pendola di Siena.

Con la nascita del nuovo Stato italiano non cambiò molto il sistema di educazione dei sordi: il

primo testo sull’istruzione pubblica in Italia, la legge Casati nel 1859, così come le leggi

successive, non prestò particolare attenzione a questi temi. Le istituzioni esistenti, anche se

diverse tra loro per organizzazione e didattica, restavano in vita nel nuovo ordinamento come

istituti privati, altri erano assunti in gestione pubblica dallo Stato come “istituti regi” o “istituti

governativi”.33

                                                                                                               31 Zatini F. (1997), “Storia e cultura della comunità sorda in Italia. 1874–1922”, in Zuccalà A. (a cura di) (1997), Cultura del gesto e cultura della parola. Viaggio antropologico nel mondo dei sordi, Casa Editrice Maltemi, Roma, pp. 82-88. 32 Folchi A. e Mereghetti E. (1995), “Tre educatori sordi italiani”, in Porcari Li Destri G. e Volterra V. (a cura di) (1995), Passato e presente. Uno sguardo sull’educazione dei Sordi in Italia, Gnocchi Editore, Napoli, pp.61-75. 33 Amatucci L. (1995), “La scuola italiana e l’istruzione dei sordi” in Porcari Li Destri G. e Volterra V. (a cura di) (1995), Passato e presente. Uno sguardo sull’educazione dei Sordi in Italia, Gnocchi Editore, Napoli, pp. 211-256.

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I direttori degli istituti, favorevoli al metodo oralista, Tarra, Balestra e Pendola, fondarono la

prima rivista L’Educazione del Sordomuto, nel 1872. Gli argomenti riguardavano l’educazione e i

metodi di insegnamento dei bambini sordi, anche confrontati con quelli stranieri. La maggior parte

degli articoli erano scritti da direttori, maestri, medici, sempre udenti.34

Intanto i sordi, terminato il percorso scolastico, tornavano a casa e quindi all’isolamento tra gli

udenti. La mancanza di comunicazione con il mondo degli udenti fu la causa del loro isolamento

come potrebbe accadere a degli udenti in un paese straniero con costumi e tradizioni proprie. I

sordi dopo il periodo di istruzione, comunicavano facilmente con i segni ma poco oralmente.

A causa di questo isolamento, i sordi desideravano continuare a ritrovarsi tra di loro in modo

da poter comunicare, esprimersi, essere ascoltati e compresi.

Così circolò più diffusamente una forma di comunicazione spontanea in segni che non

includeva i segni metodici e le cui caratteristiche grammaticali e sintattiche erano più fedeli alla

grammatica e alle strutture di una vera e propria lingua dei segni come oggi la conosciamo.

Potremmo definire tutto questo come lo sviluppo di una comunità, quella dei sordi.

Gli educatori del resto erano consapevoli dei problemi che i sordi incontravano una volta usciti

dagli istituti. Infatti, nonostante molti di loro lavorassero, le loro occupazioni si riducevano a lavori

di tipo artigianale per maschi - sarto, calzolaio, falegname, ecc. - e di tipo donnesco per femmine.

Anche se molti di loro avevano raggiunto un buon livello di istruzione, erano in ogni caso esclusi

da altri tipi di impieghi e avevano rare possibilità di fare carriera in campo lavorativo. Solo pochi

riuscirono ad aprire le loro botteghe artigianali.

Per far fronte a questi problemi, a Milano, i sordomuti Felice Carbonera e Carlo Triarca, che

lavoravano nei loro istituti di appartenenza come maestri, ebbero l’idea di convincere i sordi a

superare le ingiustizie che lo stato perpetrava contro di loro negando il diritto al lavoro,

all’istruzione, abbandonandoli senza un sussidio minimo, permettendo che anche i sordi più colti

continuassero a sottostare al tutore. E fu così che, con l’appoggio degli educatori, Giulio Tarra del

Pio Istituto Sordomuti Poveri di Campagna ed Eliseo Ghislandi del Regio Istituto Statale di Milano,

i sordi fondarono, nel 1874, una società di mutuo soccorso. Tuttavia la legge proibiva al sordo di

amministrare una società rendendo così ancora indispensabile la partecipazione attiva degli

udenti. Grazie a questa società, i sordi adulti, appena usciti dai due istituti milanesi, poterono

incontrarsi periodicamente, andando a costituire così il nucleo centrale di un gruppo sociale che

comunicava in lingua dei segni.35

In America intanto nel 1876 fu brevettata l’invenzione del telefono da Alexander Graham Bell,

in realtà inventato dall’italiano Antonio Meucci. La sua ricerca nel campo della telefonia era

indirizzata proprio a trovare un apparecchio che gli permettesse di comunicare con la moglie e la                                                                                                                34 Facchini G.M. (1995), “Commenti al Congresso di Milano del 1880” in Porcari Li Destri G. e Volterra V. (a cura di) (1995), Passato e presente. Uno sguardo sull’educazione dei Sordi in Italia, Gnocchi Editore, Napoli, pp. 27-43. 35 Zatini F. (1997), op. cit.

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madre, entrambe sorde.36 Egli era un accanito attivista del metodo oralista, in conflitto con Thomas

Hopkins Gallaudet, fondatore della prima scuola americana pubblica per i sordi.

I sordi profondi, ovviamente, non poterono usare questo nuovo mezzo di comunicazione

totalmente acustico.

Nel 1880 ci fu un momento decisivo che segnerà profondamente non solo l’educazione e

l’istruzione ma l’intera vita dei sordi: il Congresso di Milano.

Si tratta del Congresso Internazionale per il miglioramento della sorte dei Sordomuti, tenuto a

Milano e organizzato da un gruppo di educatori per la maggior parte italiani e francesi. Durante

questo congresso fu approvata una risoluzione che esaltava l’oralismo e che bandiva la lingua dei

segni, annullando in un sol colpo tutte le esperienze precedenti che utilizzavano i segni

nell’istruzione dei bambini sordi. Gli Atti del Congresso dimostrano che, tra gli udenti, solo gli

americani si dichiararono contro la scelta rigidamente oralista. I pochi sordi presenti erano a favore

dei segni, ma la loro mozione non venne neppur portata a votazione. Per questo i rappresentanti

del Congresso erano stati selezionati in maniera tale da assicurare la vittoria del metodo orale,

quindi fu stabilito l’ostracismo ai segni a favore dell’uso della sola parola.

Lo scopo del convegno era chiaramente evocato nel motto “Il gesto uccide la parola”. È

abbastanza evidente che in quell’epoca a diversi livelli il potere politico, il potere scientifico e il

potere religioso imposero la convinzione che, “una vera lingua”, poteva essere solo quella vocale

usata dagli udenti.

In effetti, nel nuovo Regno il Governo puntava all’unificazione anche linguistica dell’Italia, la

cui popolazione era in gran parte analfabeta, sotto la spinta delle teorie pedagogiche dell’epoca,

che contrapponevano il segno, identificato con la concretezza e la materialità, alla parola, intesa

come astrattezza e razionalità e in quanto tale superiore.37

Questa decisione può essere interpretata come una ‘grande frattura ideale’ fra il mondo dei

sordi ed il mondo degli udenti. I sordi accusavano di avere scelto per loro una lingua e

un’educazione che non condividevano senza averli mai consultati. Dopo il Congresso

scomparvero anche le testimonianze dirette dei sordi, rimanevano solo quelle degli educatori

udenti. I segni vennero proibiti nelle aule scolastiche, ma continuarono a essere utilizzati di

nascosto nei convitti, nei dormitori e paradossalmente, a volte, si utilizzavano quando era

necessario dare delle comunicazioni importanti, per essere sicuri che il messaggio fosse

compreso, o durante le funzioni religiose.38

                                                                                                               36 http://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=1692&biografia=Alexander+Graham+Bell (consultato in settembre 2016). 37 Facchini G.M., Fruggeri L. e Montanini Manfredi M. (1979), “Il bambino sordo fra gesto e parola”, in Montanini Manfredi M., Fruggeri L. e Facchini G.M. (a cura di) (1979), Dal gesto al gesto, Cappelli, Bologna, pp. 17-42. 38 Zinna S., (2010), op. cit.

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Questa separazione portò a una perdita di consapevolezza dei sordi stessi sul fatto che i

‘gesti’ costituissero una lingua paragonabile a quella verbale, permettendo così la supremazia

dello status quo oralista e degli educatori udenti sui sordi.39

È necessario attendere quasi un secolo perché venga riacceso l’interesse verso la lingua dei

segni, questa volta non considerata solo come puro strumento per fini educativi, ma studiata dal

punto di vista linguistico, dunque come forma di comunicazione in se stessa.

Nonostante il Congresso, i sordi italiani non accettarono la sentenza: continuarono a

comunicare in segni e non smisero di rivendicare i loro diritti, come l’estensione ai sordi del diritto

all’istruzione da parte dello Stato.

Riguardo all’alfabetizzazione dei sordi, in un’inchiesta del governo del 1887 erano 15.300 i

sordi censiti, di cui 2.300 ospitati negli istituti. In alcuni comuni italiani non risultavano esservi sordi

“istruiti” e in alcune regioni le percentuali restavano comunque molto basse.40

La nascita della prima società di mutuo soccorso fra sordomuti ha rappresentato il primo

passo verso la costruzione organica di una cultura dei sordi. In questo senso la società si occupò

di incoraggiare e diffondere le attività e gli incontri dei sordi e soprattutto di spingere gli altri istituti

a seguire il loro esempio.

Ben presto, alla fine del XIX secolo, furono fondate diverse società di mutuo soccorso: a

Torino (1880), a Genova (1884), a Siena (1890) e in molte altre città.41

Un esempio della rivendicazione dei diritti dei sordi è costituito dal fascicolo stampato nel 1888

a cura di una persona sorda, Francesco Micheloni42 (presidente della Società di mutuo soccorso

fra i sordomuti costituitasi a Roma anni prima), che affronta diversi argomenti: la denuncia di una

serie di maltrattamenti perpetrati da un certo dottor Eduardo Giampietro nel Reale Albergo dei

Poveri di Napoli, un censimento dei sordi, la necessità di estendere l’istruzione dei sordomuti, la

loro situazione di fronte alla legge e riprende alcune opinioni sul metodo da praticarsi

nell’insegnamento di Ferdinand Berthier, insegnante sordo dell’Istituto di Parigi, che aveva

sostenuto che “l’esclusione della mimica è un’assurdità, una barbarie, un delitto di lesa umanità”43.

Queste pagine di Micheloni sono di una straordinaria “modernità” e ci mostrano come almeno nei

primi anni dopo il Congresso di Milano le persone sorde cercassero di difendere le loro opinioni e

di opporsi anche ad alcuni soprusi che evidentemente erano denunciati dagli alunni sordi. 44

                                                                                                               39 Bianchi L. (2004), op. cit. 40 Corazza S. (1995), “Storia della Lingua dei segni nell’educazione dei sordi italiani”, in Porcari Li Destri G. e Volterra V. (a cura di) (1995), Passato e presente. Uno sguardo sull’educazione dei Sordi in Italia, Gnocchi Editore, Napoli, pp. 77-102. 41 Zatini F. (1997), op. cit. 42 Micheloni F. (a cura di) (1888), Un po’ di tutto intorno ai sordo-muti, Tipografia Agostiniana, Roma, p. 39. 43 Ivi, p. 40. 44 Volterra V. (2016), op. cit, pp. 26-27.

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Queste società di mutuo soccorso promossero una serie di incontri per sordi, una mutua

assistenza di soccorso: sussidi agli indigenti e ai disoccupati, assistenza economica ai disabili,

incoraggiamento economico alle nascite e ai matrimoni, assistenza ai familiari dei defunti.

Quando si raggiunse un numero di almeno venti associazioni, i sordomuti iniziarono a riunirsi

periodicamente dando luogo a una serie di manifestazioni culturali (assemblee, feste da ballo,

ecc.) nelle quali comunicavano in lingua dei segni. Questo diede loro la possibilità di conoscersi, di

parlare dei propri problemi e spesso anche di sposarsi formando una famiglia. I sordomuti più

istruiti furono i protagonisti della politica associativa proponendo le loro idee e i loro disegni per il

migliore avvenire del sordomuto. Tutto ciò alimentò l’idea secondo la quale i sordi

rappresentassero ormai un vero e proprio popolo dotato di una cultura propria, ma diverso da un

popolo normale perché presente nello stesso tempo in due diversi mondi. Questo primo nucleo

della comunità sorda è però sempre rimasto in ritardo rispetto all’innalzamento del livello culturale

della società udente, per l’assenza di un’informazione capace di far sentire il sordo soggetto attivo

della società civile ed incrementare il suo interesse per la società.

Le società di mutuo soccorso riuscirono solo in parte a surrogare l’assenza dello Stato

nell’assistenza ai sordi. Dunque, si capì che per sensibilizzare l’opinione pubblica occorreva

un’organizzazione unita capace di rivendicare con più forza i sacrosanti diritti dei sordi.

Il primo tentativo di pubblicare un giornale fu fatto nel 1896 dal sordo Ferdinando Castagnotti

di Oneglia-Imperia, che pubblicò e diresse per sei mesi La Voce del Sordomuto.

Nello stesso periodo, a Roma, fu pubblicata da Francesco Micheloni la testata L’Avvenire dei

Sordomuti, che però uscì in soli due numeri, novembre e dicembre 1896.

Queste due prime iniziative editoriali fallirono per mancanza di mezzi e, soprattutto, per la difficoltà

di diffondere il giornale tra i sordi dell’epoca, che erano in molti casi analfabeti. 45

1.3 La prima metà del Novecento

L’Ottocento è caratterizzato da due importanti innovazioni basate sull’immagine: nel 1839,

infatti, fu inventata da Nicéphore Niepce la fotografia, che poi si diffuse in maniera esponenziale,

mentre alla fine del secolo, con la nascita del cinema, iniziano a svilupparsi le tecniche di

proiezioni delle immagini.

Prima del cinema, Georges Demeny (Francia, 1850-1917) aveva provato a sperimentare il

suo fonoscopio presso l’Institution National des Sourds-muets nel 1891. Si trattava, in pratica, di

realizzare dei “ritratti viventi” o “fotografie parlanti”.46 Con l’aiuto del professor Marichelle, i giovani

                                                                                                               45 Zatini F. (1997), op. cit. 46 http://precinemahistory.net/1890.htm (consultato in maggio 2016).

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sordi dell’istituto decifravano così il movimento delle labbra e si esercitavano a ripetere le parole

pronunciate, secondo i principi della scuola oralista che il Congresso di Milano aveva rigidamente

sancito.47

Ebbene, il fonoscopio con le cronofotografie non è nato da interessi d’intrattenimento ma

scientifici.

Fonoscopio48

La nascita ufficiale del cinema risale al 1895, quando i fratelli Lumière proiettarono, al Grand Café

des Capucines di Parigi, dieci film di circa un minuto l’uno, con l’intento di dare allo spettatore la

sensazione del vero.

Alle sue origini, il cinema era pura arte visiva, anche se quando si proiettavano i film nel

cinematografo o in teatri adattati a tale scopo i proprietari dei locali, a volte ingaggiavano dei

musicisti per accompagnare la proiezione con la musica. Inoltre, quando venivano proiettati i film,

in quanto muti, dietro lo schermo spesso si posizionava un uomo che spiegava il film o si

inventava i dialoghi.

I primi film muti si diffusero in Francia a partire dal 1896, ed è in questo periodo che il cinema

ha goduto di una grandissima espansione nel mondo.

In quell’epoca i sordi non avevano problemi nel comprendere i film muti perché erano

puramente visivi e comprensibili tramite le azioni degli attori, a parte alcuni accompagnamenti

musicali. Quindi non erano svantaggiati rispetto alle persone udenti.

Negli Stati Uniti, il regista George Veditz, il primo sordo a realizzare documentari in lingua dei

segni, comprese l’importanza del visual moving, un modo di fare film adatti ai sordi in virtù

dell’utilizzo della lingua dei segni. Il suo progetto, intrapreso dalla National Association of the Deaf

                                                                                                               47 Vichi L. (2003), C’era una volta un paese lontano... Cinema, sordità e identità, in http://www.accaparlante.it/articolo/cera-una-volta-un-paese-lontano…cinema-sordità-e-identità (consultato in maggio 2016). 48 http://precinemahistory.net/1890.htm (consultato in giugno 2016).

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(NAD) nel 1913, intitolato The Preservation of the Sign Language (Preservare la lingua dei segni),

si pose come obiettivo quello di difendere la lingua dei segni dall’imposizione dell’oralismo iniziata

con il Congresso di Milano. La NAD ottenne un finanziamento di cinquemila dollari da donatori

sordi americani, per produrre documentari filmati in lingua dei segni. Queste pellicole, da 16 mm,

sono state girate tra il 1913 e il 1920 e rappresentano le più vecchie testimonianze filmate sulla

lingua dei segni nel mondo. 49

Negli anni Venti, con l’affermazione del cinema muto, si aprirono ai sordi, grazie alle loro

innate capacità espressive, nuove prospettive di lavoro anche accanto ai registi di fama mondiale.

Un tipico esempio è certamente quello di Granville Redmond, eccellente pittore paesaggista,

che raccolse la stima di Charlie Chaplin, innanzitutto come pittore e poi come attore. Granville è,

infatti, apparso a fianco del grande Charlot in film come Luci della Ribalta e Il Monello. Tra i due

nacque una profonda amicizia, grazie alla quale il famoso regista, aiutato dal pittore sordo, imparò

non solo a sviluppare le proprie capacità espressive, ma anche le regole di base per una

comunicazione attraverso la lingua dei segni. 50

La presenza di molti attori sordi, registi, o semplici comparse nel mondo cinematografico

stimolò così la formazione di associazioni di sordi che si occupano di cinema. La prima

associazione di Registi Sordi (Deaf Filmmakers) nacque in Finlandia nel 1922. Si formarono così

le prime troupe in Finlandia e altre zone d’Europa, che realizzarono numerosi cortometraggi.51

Negli stessi anni Venti si diffuse anche l’uso della radio che portò a una rapida diffusione per

ascoltare le notizie e la musica. Con questo nuovo mezzo si potevano apprendere le informazioni

solo tramite l’udito quindi i sordi furono totalmente esclusi, in attesa che qualcuno, familiare o

amico, le ripetesse o riassumesse per loro.

In effetti, dalle testimonianze raccolte dai convittori dell’Istituto dei Sordi di Roma, una signora

ricorda che “una suora spesso ci raccontava quello che diceva la radio o la storia di San

Francesco: parlava e segnava insieme”.52

Tra il 1927 e il 1930, il sonoro arrivò nel cinema e questo portò un radicale cambiamento nel

concetto stesso di cinema.

Se per gli udenti il passaggio dal film muto al film sonoro ha rappresentato un’evoluzione del

cinema che ha fortemente influito sull’apprezzamento dei film e sulla forza del messaggio filmico,

per i sordi il tramonto del cinema muto ha decretato il licenziamento di molti attori che, in quanto

                                                                                                               49 Le Rose D. (2009), “Il cinema dei sordi”, in C. Bagnara, S. Fontana, E. Tomasuolo, A. Zuccalà (a cura di) (2009), I segni raccontano. La lingua dei segni italiana tra esperienze, strumenti e metodologie, FrancoAngeli, Milano, pp. 263-269. 50 S. Zinna, (2010), op. cit. 51 Le Rose D. (2009), op. cit. 52 Pinna P., Rampelli L., Rossini P. e Volterra V. (1995), Testimonianze scritte e non scritte di un Istituto per i sordi di Roma, in G. Porcari Li Destri e V. Volterra (a cura di) (1995), Passato e presente. Uno sguardo sull’educazione dei Sordi in Italia, Gnocchi Editore, Napoli, p. 138.

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sordi, non erano più ritenuti idonei e ha probabilmente limitato il coinvolgimento del pubblico sordo

rispetto a produzioni che puntavano maggiormente sul parlato.53

Nonostante ciò, altre organizzazioni di registi sordi continuarono a occuparsi della produzione

di cortometraggi.

Tuttavia, fino alla fine del 1930, l’arrivo dei film sonori in Italia fu soggetto a restrizioni, sia dal

punto di vista tecnico, per colpa delle sale non attrezzate, sia da quello politico, a causa dei

provvedimenti del regime che non vedeva di buon occhio le pellicole straniere. Dopo il 1930, lo

Stato permise di proiettare dette pellicole ma con la sovrapposizione dei dialoghi italiani o con

l’immissione di sfondi neri e didascalie come quelle dei film muti. Nel frattempo, per non perdere la

distribuzione in Italia, le case di produzione hollywoodiane provarono ad esercitare una nuova

pratica, quella del doppiaggio, con gli attori italo-americani.

L’immediato successo del film doppiato forse fu dovuto anche al fatto che una parte della

popolazione italiana era all’epoca analfabeta e non poteva quindi seguire i film sottotitolati.

Nel 1932, però, un regio decreto-legge disponeva che qualora un film straniero fosse stato

doppiato all’esterno dal Regno d’Italia questo non poteva essere proiettato nelle sale italiane.

Nell’estate dello stesso anno aprì a Roma il primo stabilimento di doppiaggio italiano.

Da allora, in Italia, la pratica di doppiare i film fu praticamente adottata da tutta l’industria

cinematografica, anche perché favorita dal Piano Marshall, che poneva le basi per una

“colonizzazione culturale” dei paesi usciti sconfitti dal conflitto mondiale anche attraverso lo

stanziamento per l’Italia di 800 milioni di dollari per l’acquisto di film americani, e una quota

destinata al doppiaggio degli stessi film.54

Conseguentemente, l’Italia è una delle nazioni che più utilizza il doppiaggio, e vanta grandi

artisti in questo settore.

Ciò ha svantaggiato i sordi italiani, a differenza di altri paesi in cui è rimasta l’abitudine di

seguire i film stranieri in lingua originale con la traduzione nei sottotitoli.

Invece nell’ambito della stampa, a Roma fu fondato Il Giornale del Sordomuto per nome e per

conto della Società Romana di Mutuo Soccorso, di cui Cesare Silvestri fu il direttore e il fondatore,

che pubblicò poche copie durante gli anni 1919 e 1921. Quel giornale, oltre a dare informazioni,

come affermava Cesare Silvestri a proposito delle primi rivendicazioni, intendeva rafforzare le

vecchie organizzazioni, fare opera di propaganda tra gli udenti delle necessità delle persone

sorde, con l’obiettivo che fossero accordati tutti i diritti al pari degli altri cittadini.55

                                                                                                               53 Le Rose D. (2009), op. cit. 54 Giraldi M., Lancia E. e Melelli F. (2010), Il doppiaggio nel cinema italiano, Bulzoni, Roma. 55 Zatini F. (2004a), “Giornalismo della Comunità Sorda”, in Zatini F. (a cura di) (2004), La storia dell’Ente Nazionale Sordomuti. Il lungo cammino della Comunità Sorda Italiana, ENS, Roma, pp. 523-537.

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“Primo giornale silenzioso (1919)” 56

A Milano G. E. Prestini, presidente pluriennale dell’associazione “Cardano”, voleva costituire

una federazione delle Associazioni di Mutuo Soccorso ma il progetto venne rimandato a causa

della guerra (1915-1918). Finché nel 1920, Genova ospitò il primo vero convegno organizzato e

diretto dai sordomuti. Infatti, mentre gli udenti si occuparono di portare all’esterno le loro richieste, i

sordi discussero dei problemi del lavoro, della scuola, dell’abolizione dello stato di inabilitazione

ecc.

La prima conquista della Federazione Italiana delle associazioni fra sordomuti, ottenuta anche

grazie all’appoggio degli educatori delle istituzioni speciali per sordi, fu il riconoscimento del diritto

a un’istruzione obbligatoria a totale carico dello Stato (la retta di mantenimento scolastico).57

Contemporaneamente a ciò ci fu una significativa ripresa dell’attività giornalistica dei sordi

segnata soprattutto dalla presenza del periodico mensile La Voce del Sordomuto del giovane

sordo Vittorio Ieralla che nel 1924 riprese lo stesso titolo della primitiva testata del 1896 e lo

diresse. Questo giornale fu importante perché rappresentò per i sordi una spinta decisiva verso la

partecipazione alla vita culturale e sociale. La pretesa da parte della Federazione di mantenere un

controllo molto forte in materia di istruzione suscitò la protesta di molti istituti, i quali fondarono per

reazione “L’Unione Sordomuti Italiani” raccogliendo l’adesione di moltissimi sordi appena usciti

dalla loro scuola. I presidenti di tale associazione, Scuri, di Napoli, e poi Vanni, di Venezia, furono

udenti, in contrasto con la linea decisa dai sordi aderenti alla Federazione. In seguito a queste

vicissitudini anche l’Unione Sordomuti Italiani, nel 1927, creò un proprio giornale Il Giornale del

Sordomuto, in opposizione alla politica della Federazione.58

                                                                                                               56 Ivi, p. 529. 57 Zatini F. (1997), op. cit. 58 Zatini F. (2004a), op.cit.

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Proposte e provvedimenti delle due associazioni iniziarono ad entrare in conflitto tra di loro:

esistevano ormai due organizzazioni nazionali, ciascuna con i propri convegni annuali. Lo scontro

divenne radicale non su questioni di carattere politico ma religioso e culturale, come la gestione

laica di alcuni istituti. Viste le contraddizioni delle due associazioni, lo Stato disattese per dieci anni

tutte le aspettative dei sordi. In seguito sotto il governo fascista, vennero proibite tutte le

manifestazioni nazionali.

Nel 1932 Antonio Magarotto organizzò a Padova, in occasione del centenario di Sant’Antonio,

un raduno di tutti i sordi. Dopo interminabili giornate di discussione, tutti aderirono ad un ordine del

giorno che prevedeva lo scioglimento di tutti i sodalizi locali e delle due associazioni nazionali, per

costituire un’unica associazione: “Ente Nazionale Sordomuti”.

Qui inizia la nuova era della cultura nazionale della comunità sorda.59

Nello stesso anno, Il Giornale del Sordomuto dell’Unione cessò di essere pubblicato. Invece

La Voce del Sordomuto della Federazione fu soppresso dal fascismo nel 1938.

Dopo la fine del fascismo si ebbe un altro rilancio, e questa volta in modo definitivo,

inizialmente in forma avventurosa e clandestina, con il primo numero di Rinascita, uscito nel 1944,

fondato e diretto da due sordi, Edgardo Carli e Francesco Rubino. A Rinascita, fece poi seguito La

Riscossa, diretta dagli stessi, che è la quinta testata della storia del giornalismo silenzioso, poi a

sua volta tornata ad essere Rinascita, che diventò l’organo dell’Unione Federativa Sordomuti

Italiani, nel 1945, per due anni.

Nel frattempo, l’Ente Nazionale Sordomuti (ENS) “inaugurò” il suo giornale L’Araldo

Silenzioso, uscito nello stesso anno (1945) a Padova e diretto da Antonio Magarotto, che fu

pubblicato mensilmente per due anni e operò strenuamente per la conquista del riconoscimento

legislativo dello Stato a favore dell’Ente Nazionale Sordomuti, come unica associazione dei sordi

basata sull’unità e sui principi fissati nel Primo Raduno dei Sordomuti nel 1932.

60

Dopo gli accordi fra i sordi italiani basati sullo spirito dell’unità e fratellanza, Rinascita

aggiunse la dizione, accanto al nome, di Nuovo giornale dei Sordomuti italiani nel 1946. Il giornale,

di cui era direttore Edgardo Carli, aveva due redazioni, una a Milano curata da Francesco Rubino

e l’altra a Roma amministrata da Gino Brocchi che sboccò poi nella fusione tra Rinascita e

L’Araldo Silenzioso. In seguito la proprietà della sopraccitata testata passò dalla Commissione

                                                                                                               59 Zatini. F. (1997), op. cit. 60 http://www.istc.cnr.it/mostralis/index4.htm (consultato in settembre 2016).

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Nazionale dei Sordomuti all’ENS con la nuova denominazione Rinascita ENS. Organo dell’Ente

Nazionale Sordomuti presso la sede a Roma (1950).

Nel 1955 l’ENS diede vita al suo nuovo giornale dal titolo (decima testata) La Settimana del

Sordomuto, che era stampato settimanalmente, all’inizio nell’Istituto Professionale ENS di Padova

e in seguito nell’Istituto di Roma.

61

Nel giornale, l’ENS mantenne un linguaggio semplice. Nel primo numero della Settimana del

Sordo, quando venne cambiato l’ultimo termine dello status, nel 1973, il direttore Federico Menossi

(1904-1976) invitava tutti i sordi italiani a scrivere con spontaneità alla redazione per arricchirla con

le esperienze di ciascuno:

Nessuno abbia timore di non avere la stoffa dello scrittore o di non sapere scrivere bene. Del

resto nessuno l’ha se non è giornalista di professione o per vocazione. Questo giornale non

pretende nulla ma ha una sola ambizione quella di voler parlare a tu per tu coi fratelli del Silenzio,

di voler servire con la forza dello spirito e del cuore la loro causa, di volere far conoscere al mondo

le loro giuste aspirazioni. 62

Un altro giornale informativo per sordi, ideato e realizzato da Antonio Magarotto fu, oltre al già

citato L’Araldo Silenzioso, anche L’Università dei Sordomuti, periodico per la valorizzazione dei

sordi agli studi ed era un giornale molto originale per quell’epoca. Fu pubblicato per la prima volta

nel 1949 con cadenza prima trimestrale e poi semestrale. Fu curato direttamente da Antonio

Magarotto, che con i suoi infuocati scritti cercava di valorizzare lo studente sordo sotto l’aspetto

sociale, scolastico e della formazione professionale.

63

In quell’epoca, infatti, nel 1949, Antonio Magarotto aveva istituito a Padova la prima scuola

media per Sordi esistente in Italia, che poi accorpò anche la scuola superiore, con corsi per

geometri, ragionieri ed odontotecnici, con l’intenzione di poter in seguito realizzare un ambizioso

progetto, quello di un’Università per Sordi, un piano che le circostanze hanno lasciato incompiuto.                                                                                                                61 http://www.istc.cnr.it/mostralis/index4.htm (consultato in settembre 2016). 62 Zatini F. (2004a), op. cit, p. 535-536. 63 http://www.istc.cnr.it/mostralis/index4.htm (consultato in settembre 2016).

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Quel giornale sempre diretto da Antonio Magarotto fino alla sua morte (1966) fu poi curato,

per qualche anno, dal figlio Cesare, che già era Segretario Nazionale ENS, per qualche anno, ma

poi cessò la pubblicazione.

Esisteva anche un altro analogo giornale per sordi, “integrato di parole spirituali”: La

Domenica del Sordomuto, fondato nel 1948 da Padre Arturo Elmi a Firenze e poi stampato a

Roma, diretto da Padre Aldo Natali (1955), amministratore dei Padri della Piccola Missione per i

Sordomuti. La sua pubblicazione ridotta a quindicinale nel 1968, continuò fino al 1973, quando fu

soppresso.64

In generale la rivoluzione della stampa diede origine a comunità, relazioni unite dalla parola

scritta e soprattutto stampata, e generò anche quella forma moderna di organizzazione umana

territoriale che è lo stato-nazione. La stampa aiutò a creare e a tenere insieme anche comunità

minori, per esempio attraverso giornali locali per le comunità territoriali e gazzette postali per le

comunità relazionali65, come nel nostro caso.

Tra il 1955 e il 1963, in Italia emerse un sordo milanese regista amatoriale, Giovanni

Calissano, fino allora unico sordo italiano ad aver realizzato film in 16 mm. Durante l’ottava

edizione di Giochi Mondiali Silenziosi, svoltisi a Milano nel 1957, Piccolo sordomuto vinse il primo

premio. Il film non fu mai commercializzato e mai reso noto in Italia. Oltre a questo film realizzò

altri quattro cortometraggi.66

                                                                                                               64 Zatini F. (2004a), op. cit. 65 Griswold W. (2005), Sociologia della cultura, Ed. Il Mulino, Bologna. 66 Le Rose D. (2009), op. cit.

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2. L’offerta mediale per i sordi tra televisione, radio e telefonia mobile

2.1 L’arrivo della televisione e il monopolio RAI

A metà degli anni Cinquanta l’Italia entrò nel pieno boom economico. Produttività e ricchezza

crebbero rapidamente e il Paese si trasformò da agricolo a industriale. Le campagne si svuotarono

e le città si riempirono. La modernità irruppe nella società.

Dopo quasi dieci anni di sperimentazione, la televisione avviò ufficialmente il servizio regolare

in Italia il 1° gennaio 1954, anche se già da due anni a Torino e a Milano si producevano e

venivano trasmessi programmi sperimentali, sceneggiati, telegiornali e spettacoli di

intrattenimento.

La copertura del territorio, le ore di trasmissione e la diffusione degli apparecchi rimasero

ancora piuttosto limitati fino alla fine degli anni Cinquanta.

Il televisore diventò così protagonista nei bar, nei cinema e nei luoghi di aggregazione. La

visione era collettiva. L'apparecchio ingombrante e in legno svettava solitamente da un alto

trespolo diffondendo immagini in bianco e nero da un unico canale.

Nel decennio ’60-‘70 la tv diventò per tutti e gli abbonati passano da due a tredici milioni. Il

pubblico non andava più nei bar a vedere la televisione e l'apparecchio troneggiava al centro della

vita familiare.67

In questo turbinio di cambiamenti i sordi rimanevano sempre nella condizione di tentare di

capire le vicende, sparando ad indovinare in base alle espressioni e alla mimica degli attori, e

spesso chiedevano spiegazioni ai familiari udenti ma ovviamente non ricevevano un completo

resoconto.

Intanto in Danimarca già dal 1963 68 Døve Film-Video, un’associazione di registi sordi

produttrice di vari cortometraggi, si trasformò in seguito in una vera e propria emittente TV

nazionale che trasmise diversi programmi per sordi di ogni età.69

Dal 1967 iniziarono gli interventi da parte dell’ENS per l’ottenimento di una trasmissione TV

settimanale per sordi.70

Finalmente nel marzo del 1973 la Radiotelevisione Italiana concesse una sia pur piccolissima

parte dei suoi programmi ai sordi adulti: questa trasmissione si chiamò Notizie TG - Nuovi Alfabeti.

                                                                                                               67 Monteleone F. (2009), Storia della radio e della televisione in Italia. Costume società e politica, Marsilio, Venezia. 68 http://www.deaftv.dk/om-dovefilm/historie (consultato in maggio 2016). 69 Le Rose D. (2009), op. cit. 70 Zatini F. (2004b), “Vittorio Ieralla. I 60 anni di lavoro del Presidente più amato dai “Silenti” Italiani”, in Zatini (a cura di) (2004), La storia dell’Ente Nazionale Sordomuti. Il lungo cammino della Comunità Sorda Italiana, ENS, Roma, pp. 157-308.

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Roma, 20 feb. (ANSA) – La Televisione trasmetterà dal 20 marzo un programma dedicato ai

65 mila sordomuti che ci sono in Italia e che comprenderà una particolare edizione del

“Telegiornale” (notizie TG) della durata di dieci minuti, presentato da due insegnanti di una scuola

dell’Ente Nazionale Sordomuti, Anna Maria Tramonti e Laura Cristiano. La trasmissione andrà in

onda ogni settimana, il martedì, dalle 18.30 sul secondo programma. Il linguaggio usato sarà

quello mimico, al quale si aggiungerà, per i nomi propri, quello dattilologico, un sistema

internazionale che si sta diffondendo anche in Italia; inoltre sarà data particolare importanza al

metodo labiale. I realizzatori ricorreranno inoltre all’ausilio di didascalie, filmati, foto, scritte, oltre

che ai gesti. La realizzazione è stata preparata a lungo con la collaborazione dell’Ente sordomuti

che ha formato un gruppo campione di persone rappresentanti il pubblico a cui il programma è

destinato.

La trasmissione per i non udenti sarà completata da una parte che avrà carattere divulgativo e

spettacolare: oltre a “Notizie TG” sarà trasmessa infatti la rubrica “Nuovi alfabeti”, presentata da

Fulvia Carli, anch’essa insegnante in una scuola per sordomuti. Questa rubrica, che seguirà il

“Telegiornale”, seguirà due linee: la prima riguarderà l’aspetto informativo sul piano medico-

scientifico, dalla diagnosi alla terapia precoce delle malattie dei sordomuti; la seconda avrà

carattere promozionale, e terrà in conto le esigenze culturali e informative che il sordomuto non

può vedere soddisfatte nei normali programmi televisivi. La rubrica comprenderà servizi su vari

argomenti, trasmissioni teatrali, sportive e spettacolari. Fra l’altro ci sarà anche una lezione di

scacchi presentata da Angelo Cillo, l’ex campione di Rischiatutto.71

In realtà l’interprete porgeva le notizie utilizzando la propria voce e producendo

contemporaneamente i segni, cioè in Italiano Segnato. In quell’epoca era consuetudine che la LIS,

in contesti ufficiali, diventasse una sorta di accompagnamento alla produzione vocale, si pensava

all’Italiano Segnato come l’unica modalità con la quale le persone sorde potevano esprimersi.72

Dalla prima uscita di questa trasmissione il settimanale Settimana del Sordo creò una rubrica

fissa per accogliere e pubblicare le lettere dei lettori e dei soci dell’ENS per scambiarsi

impressioni, giudizi e consigli.

Durò per due anni, ci furono tante polemiche sull’uso della lingua dei segni da parte dagli

udenti, o per il fatto che il programma risultasse troppo ripetitivo per i sordi, con notizie vecchie di

sette giorni. Di seguito si riporta l’articolo che dimostra bene qual era la situazione durante le

trasmissioni.

Anche la stampa italiana si è interessata al problema come forse mai nel passato, neppure

quando l’Ente affrontava problemi vitali per i sordi e ciò attesta la potenza e la forza insite in un

mezzo di diffusione di massa qual è appunto la televisione. E così, per la prima volta, persone che

                                                                                                               71 Ente Nazionale Sordomuti (1973), Finalmente la RAI-TV al servizio anche dei cittadini senza udito. I commenti della stampa, “La Settimana del Sordo”, Anno XIX, n. 10, 10 marzo 1973, p. 1. 72 Del Vecchio S. e Franchi M.L. (2013), “Interpretariato in televisione”, in Franchi M.L., Maragna S. (a cura di) (2013), Manuale dell’interprete della lingua dei segni italiana, FrancoAngeli, Milano, pp. 166-173.

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neppure conoscevano l’esistenza dei sordi o che della sordità avevano idee molto vaghe, hanno

incominciato a inserirsi in un mondo prima quasi del tutto sconosciuto, a vivere, sia pure per poche

decine di minuti alla settimana, il dramma della solitudine in cui il sordo è costretto a vivere, specie

oggi, in un mondo fatto quasi esclusivamente di suoni e di rumori e dove il correre e l’affannarsi

sempre più pressante della vita moderna lascia così poco tempo per interessarsi a quelli che ci

sono attorno e che soffrono, specie se questa sofferenza è silenziosa e non appariscente.

Centinaia e centinaia, su quasi tutti i quotidiani e le riviste, gli articoli scritti sulla trasmissione e

molti da giornalisti famosi che una penna brillante e cuore sensibile sono riusciti a centrare in pieno

il problema della sordità e, al di là e al di fuori delle inevitabili lacune che possono esserci state in

una trasmissione che veniva realizzata per la prima volta e per di più a titolo sperimentale, hanno

compreso l’importanza che finalmente la televisione fosse anche al servizio di quei cittadini che

fino ad oggi, invece, ne erano stati quasi completamente esclusi. Non sono mancate, ovviamente,

le critiche e le polemiche, alcune addirittura feroci, che hanno addolorato i sordi italiani.[...]

Vogliamo invece dire un grazie a tutti: sia a quanti si sono espressi in maniera positiva, sia a quelli

che hanno criticato e criticato, spesso, con cattiveria e in mala fede: agli Istituti per sordi,

sostenitori ad oltranza del metodo orale; ai genitori dei piccoli sordi che non hanno voluto o saputo

comprendere che la trasmissione era destinata ai sordi adulti e, presi solo dal loro amore materno

e paterno, hanno ignorato la realtà di migliaia e migliaia di persone per le quali 30 minuti alla

settimana, realizzati solo per loro, rappresentavano un tangibile segno di ideale comprensione nel

mondo del silenzio; agli audiologi e a quanti si sono fatti paladini ad oltranza delle protesi acustiche

attribuendo ad esse (magari lo fosse) il miracoloso potere di far scomparire la sordità.73

Comunque, i sordi erano molto contenti di avere un programma a loro accessibile ma

desideravano che venisse trasmesso un programma almeno quotidiano e che tutti i programmi

presenti in tv venissero sottotitolati.

L’ENS capì subito che per le persone sorde i videoregistratori a cassetta con le bobine di

nastro, sarebbero state uno strumento validissimo per l’acquisizione della parola,

dell’informazione, del linguaggio fonetico, figurato e rappresentato dagli uomini attraverso l’azione,

ossia un sussidio che poneva il sordo in condizione di leggere i sottotitoli, di vedere, di ascoltare, di

divertirsi, di impiegare meglio il tempo libero. Conseguentemente creò un progetto denominato

“Protesi culturale”: questi strumenti venivano distribuiti dall’Ente attraverso i propri centri culturali e

ricreativi, in modo da incentivare i sordi a usarli visionando personalmente, in casa o con gli amici,

documentari, film, reportage di geografia, storia, etnografia, ecologia, medicina, letteratura,

inchieste giornalistiche, con sottotitoli, o anche portandoli a scuola per registrare le lezioni come

facevano gli udenti con il registratore a cassetta.74

                                                                                                               73 Ente Nazionale Sordomuti (1973), La riconoscenza dell’E.N.S. e di tutti i sordi italiani, per il ciclo di trasmissioni televisive sperimentali, in “La Settimana del Sordo”, Anno XIX, n. 25, 23 giugno 1973, p. 1. 74 Zorzo G (1974), La “Protesi Culturale” per i sordi: che cos’è?, in “La Settimana del Sordo”, Anno XX, n. 27, 13 luglio 1974, p. 1.

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2.2 Il rapporto tra sordi e media al tempo di radio e TV private

Dal boom delle radio e delle emittenti televisive private locali e si passò poi alla Sentenza n.

202 del 1976 della Corte Costituzione che pose fine al monopolio della RAI.

Anche nelle nuove reti private vediamo comparire alcuni servizi per sordi.

Una rete televisiva locale di Tele Libera Firenze diede la possibilità di condurre un Notiziario

per sordi localmente in Toscana a una coppia di sordi, Paolo Petrucci e Anna Folchi. Questo

notiziario veniva trasmesso sia in segni che oralmente, da lunedì a venerdì per una quindicina di

minuti all’ora di punta, dalle 20.45 alle 21.00, due anni dopo si diminuì a una volta alla settimana,

poi smise di essere trasmesso.75

Anche a Padova, nel mese di luglio 1980, la R.T.R. (Radio Televisione Regionale) provò a

mettere in onda quattro trasmissioni televisive sperimentali per i sordi che sono dedicate alla breve

trattazione di problemi dei sordi e con lo scopo di far conoscere all’udente il mondo dei sordi.

Tecnicamente le trasmissioni erano orientate verso l’uso della lingua dei segni, della lettura labiale

e della dattilologia, onde consentire la maggior comprensione possibile a tutti. Questa rete aveva

una vasta zona di ricezione: oltre alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, poteva raggiungere

in molte zone della Lombardia, dell’Emilia Romagna e delle Marche. 76 La R.T.R. continuò a

mandare in onda programmi creati appositamente per sordi, prendendo il nome Armonie e Silenzi

grazie alla collaborazione con il provveditorato agli studi, l’ENS e la provincia di Padova.

Trasmettevano i documentari e i film sottotitolati che successivamente venivano registrati in

videocassette e poi distribuite alle Sezioni Provinciali e ai circoli dell’ENS dove potevano essere

visti da altri sordi in altri luoghi più lontani e in diversi tempi dalla trasmissione.77

Questa iniziativa era indispensabile nei tempi in cui non vi era ancora un sistema dei

sottotitoli. In effetti, questo programma cessò quando si cominciò a diffondere il servizio Televideo,

verso la metà degli anni Ottanta. 78

La RAI, dopo tanti interventi insistenti da parte dell’ENS, a ottobre 1980 riprese a mettere in

onda sulla Rete 1 un nuovo telesettimanale dedicato ai sordi Specchio sul mondo tutti i martedi

alle ore 15.30 per una durata di 20 minuti, poi ripetuto di notte alle 23.15 sempre nello stesso

giorno.79 Questo programma venne presentato da Silvano Paris, sordo, in “linguaggio gestuale” e

                                                                                                               75 http://www.storiaradiotv.it/TELELIBERA%20FIRENZE.htm (consultato in giugno 2016). 76 Ente Nazionale Sordomuti (1980), Trasmissioni televisive sperimentali della R.T.R., di Padova in “La Settimana del Sordo”, Anno XXVI, n. 13, 15 luglio 1980, p. 1. 77 Ente Nazionale Sordomuti (1984), Padova - Realizzato il programma televisivo per sordi: “Armonie e silenzi”, in “La Settimana del Sordo”, Anno XXX, n. 3, 1-15 febbraio 1984, p. 1-2. Ente Nazionale Sordomuti (1984), Continuano le trasmissioni televisive, in “La Settimana del Sordo”, Anno XXX, n. 16, 30 settembre 1984, p. 1. Ente Nazionale Sordomuti (1984), Video-cassette sottotitolate, in “La Settimana del Sordo”, Anno XXX, n. 19-20, 1-30 novembre 1984, p. 1-2. 78 http://www.storiadeisordi.it/articolo.asp?ENTRY_ID=579 (consultato in settembre 2016). 79 Ente Nazionale Sordomuti (1980), Telerivista settimanale sul T.G.1 tutti i martedì alle ore 15.30 e 23.15, in “La Settimana del Sordo”, Anno XXVI, n. 16, 30 settembre 1980, p. 1.

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da Anna Maria Tramonti che invece riferiva verbalmente le notizia con molta lentezza80 nel quadro

situato all’angolo dell’immagine TV, con sotto la sottotitolazione.81 Ma durò solo da ottobre 1980 a

luglio 1981. Anche qui non mancarono numerose polemiche.

Se fino a questo momento abbiamo parlato dell’evoluzione dei media in rapporto ai bisogni dei

sordi fino agli anni Sessanta e Settanta, facciamo adesso uno specifico approfondimento sulla

ricerca del sistema di comunicazione usato dai sordi. Negli Stati Uniti, William C. Stokoe,

insegnante presso il Gallaudet College, cominciò ad esaminare la comunicazione usata dai suoi

studenti sordi tramite i segni. Da ciò riconobbe che questo sistema di comunicazione poteva

essere definito come una vera e propria lingua con caratteristiche analoghe a quelle delle lingue

vocali e nel 1960 pubblicò il suo primo volume sull'argomento: Sign Language Structure. An outline

of the visual communication systems of the American deaf.

Ai pioneristici lavori di Stokoe seguirono altre ricerche significative, che si diffusero anche in

altri paesi, specialmente quelli europei.

Anche in Italia, nel 1979, un gruppo di medici e psicologi di Bologna, Montanini, Fruggeri,

Facchini pubblicò un’antologia in cui venivano proposti tradotti in italiano anche alcuni studi più

recenti sull’ASL (Lingua dei segni americana), intitolata Dal gesto al gesto.82 Questo gruppo e in

particolare Massimo Facchini, un foniatra che dirigeva all’epoca un servizio di riabilitazione a

Bologna, mise in discussione il metodo di rieducazione strettamente oralista utilizzato con i

bambini sordi, ancora fortemente influenzato dall'impostazione data dal Congresso di Milano del

1880. Questo primo volume fu d’impulso nel far nascere anche in Italia, presso l’Istituto di

Psicologia del CNR, oggi denominato Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del CNR,

un interesse di ricerca linguistica nei confronti della comunicazione visivo gestuale utilizzata dalle

persone sorde per dialogare. Di seguito, nel 1981, nacque il volume I segni come parole83 che

raccoglieva una rassegna degli studi condotti, negli altri paesi, sulla lingua dei segni.

Nelle ricerche le persone sorde ebbero un ruolo fondamentale non solo come testimoni, ma

anche come ricercatori stessi che si interrogavano e ancora si interrogano sulla loro lingua.

Però la comunità sorda era ancora isolata dal campo scientifico, mancava la consapevolezza

dell’importanza della ricerca sulle lingue dei segni. In quel periodo la forma di comunicazione usata

informalmente per scambiare idee ed emozioni non aveva un vero nome: per indicarla i sordi

italiani usavano il segno mimica/gesto; gli udenti usavano il verbo “gesticolare” o il termine

“linguaggio dei gesti”.84Era considerato una sorta di codice privato, non adatto a contesti pubblici

anche da parte dei sordi che, pur conoscendola e sfruttandola quotidianamente, non le                                                                                                                80 Ente Nazionale Sordomuti (1980), Specchio sul mondo, in “La Settimana del Sordo”, Anno XXVI, n. 17, 15 ottobre 1980, p. 1. 81 Zatini F. (2004b), op. cit. 82 Montanini Manfredi M., Fruggeri L. e Facchini G.M. (a cura di) (1979), Dal gesto al gesto, Cappelli, Bologna. 83 Volterra V. (a cura di) (1981), I segni come parole: la comunicazione dei sordi, Bollati Boringhieri, Torino. 84 Geraci C. (2012), Language Policy and Planning: The Case of Italian Sign Language, in “Sign Language Studies”, 12, pp. 494-518.

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attribuivano l’importanza che avrebbe meritato. I ricercatori cominciarono a utilizzare due nuovi

segni: comunicare in segni e il segno L-I-S, basato sulle tre lettere iniziali nella dattilologia della

Lingua italiana dei segni (oggi Lingua dei Segni Italiana).

Questa terminologia era stata scelta per sottolineare la differenza tra i gesti degli udenti e i

segni dei sordi e anche per uniformarsi alla convenzione terminologica adottata in quegli stessi

anni per indicare le altre lingue dei segni via via indagate: American Sign Language (ASL), Langue

des Signes Française (LSF) e British Sign Language (BSL).85

Torniamo adesso a ripercorrere il percorso dei media, in Gran Bretagna, sulla BBC, il famoso

canale televisivo inglese, fu trasmessa l’11 ottobre 1981 la prima puntata di See Hear, un

programma televisivo settimanale presentato dai conduttori segnanti che illustravano tanti

argomenti riguardanti la sordità e la vita dei sordi. Questa emissione diventerà un riferimento

importante per gli altri paesi che vorranno creare un simile programma, ad esempio L’oeil et la

main in Francia dal 1994 sul canale France5. Entrambi i programmi esistono tuttora.

La Radiotelevisione Italiana, dal maggio 1986, ha deciso di iniziare a pieno ritmo un servizio di

sottotitolazione per i sordi,86 era in sperimentazione già da un paio di anni, con una ventina di ore

settimanali. La realizzazione di questi sottotitoli è stata possibile grazie ad un apparecchio

particolare, una specie di scheda che permette di ricevere i programmi Televideo. Questo è, in

pratica, un giornale televisivo composto da varie “pagine” scritte, che l’utente può sfogliare a suo

piacimento tramite il telecomando. Alcune pagine sono dedicate alle notizie, altre contengono

informazioni sulla viabilità delle strade, altre riportano gli orari dei treni e degli aerei; ci sono pagine

con l’oroscopo, con le ricette di cucina, o notizie utili sulle modalità di richiesta di alcuni documenti

e così via. Uno dei vantaggi del sistema è proprio quello di potersi continuamente aggiornare ed

arricchire. In particolare, la divisione del Televideo ha ritenuto opportuno sfruttare fino in fondo

questo strumento per i sordi, trasferendo l’informazione sonora al canale visivo. L’impatto che il

Televideo ha avuto per i sordi è paragonabile a quello che la radio ha avuto per i ciechi, poiché ha

permesso finalmente alle persone sorde di seguire alcune trasmissioni al pari degli udenti.

Inoltre, dal punto di vista linguistico, questo strumento poteva aiutare le persone sorde a

migliorare la loro competenza linguistica nell’Italiano.87

Invece negli USA già nel 1980 si utilizzava un apparecchio decodificatore che faceva

comparire le sottotitolazioni nei programmi televisivi.88

                                                                                                               85 Volterra V. (2016), op. cit. 86 Zargani A. (1986), Videotel: finalmente!, in “La Settimana del Sordo”, Anno XXXII, n. 3, 3 marzo 1986, p. 1. 87 Caselli M. C., Maragna S. e Volterra V., (2006), Linguaggio e sordità. Gesti, segni e parole nello sviluppo e nell’educazione, Il Mulino, Bologna. 88 Ente Nazionale Sordomuti (1980), Apparecchio decodificatore TV per i sordi, in “La Settimana del Sordo”, Anno XXVI, n. 2, 31 gennaio 1980, p. 1.

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A fine anni Ottanta, si diffuse a macchia d’olio il Video Home System (VHS), che consentiva di

registrare sulla cassetta i filmati. Questa diffusione delle videocassette permise la distribuzione di

storie per immagini e film d’intrattenimento domestico.89 In effetti, la capacità di riprodurre filmati

nei vari luoghi domestici e collettivi diede finalmente la possibilità di vedere persone esprimersi in

lingua dei segni e soprattutto preservare e diffondere l’arte in lingua dei segni, come vedremo più

avanti attraverso diverse iniziative promosse dai sordi stessi.

Per molto tempo le persone sorde sono state costrette a ricorrere alla mediazione (raramente

alla “traduzione”) da parte di parenti, amici o colleghi udenti per ricevere o effettuare chiamate

telefoniche. La situazione è cominciata a cambiare in Italia con l’adozione del fax, che permetteva

la trasmissione (invio e ricezione) di immagini fisse, tipicamente copie di documenti cartacei, e

soprattutto, dagli inizi degli anni Novanta, con la diffusione del Dispositivo Telefonico per Sordi

(DTS).90

In realtà, già dal 1973, sul giornale Settimana del Sordo venivano spesso mostrati prototipi

americani con la speranza che fossero utilizzabili anche in Italia, e, nel 1976, si celebrò la prima

emozionante telefonata tra i sordi, perfino intercontinentale, tra il Presidente dell’ENS Ieralla e il

Segretario Generale della NAD (National Association of Deaf - Associazione nazionale dei sordi

americani) Schreiber.91

Solo nel 1985 dalla SIP92 è uscito in Italia il primo dispositivo che consente ai sordi di

accedere alle telecomunicazioni: DTS.

Questo strumento, collegato alla presa telefonica, consisteva di una tastiera dotata di display

che permetteva la visualizzazione immediata dei messaggi: mentre l’emittente scriveva, il

ricevente poteva vedere contemporaneamente il messaggio sul suo apparecchio (tramite impulsi

elettrici). 93

Ma poiché questo primo modello era molto ingombrante e costoso, disponibile solo a

noleggio, poco pubblicizzato, sparì velocemente dalla circolazione. Malgrado fosse un'interfaccia

rivoluzionaria per le persone sorde, la nota capacità decisionale del settore pubblico italiano riuscì

a ritardare l'avvento di questa tecnologia di alcuni anni. Successivamente il DTS fu incluso nel

nomenclatore tariffario delle protesi fornite gratuitamente a tutti i "titolari di minorazione" ma non

mancarono gli inconvenienti tecnici e divenne di uso comune tra i sordi italiani solo verso gli anni

Novanta. E si cercò di fare campagna di sensibilizzazione verso gli Enti pubblici e le aziende

                                                                                                               89 Ciuffoletti Z. e Tabasso E. (2007), op. cit. 90 Russo Cardona T. e Volterra V. (2007), op. cit.. 91 Ente Nazionale Sordomuti (1976), Da Milano a Washington la prima telefonata dei sordi italiani, in “La Settimana del Sordo”, Anno XXII, n. 14, 3 aprile 1976, p. 1. 92 Tamburini A. (1991), “Un terminale per interprete”, in Linea rivista di comunicazione sociale, I, 4, 1991. 93 Russo Cardona T. e Volterra V. (2007), op. cit.

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private per utilizzare il DTS, strumento indispensabile ai sordi per la loro partecipazione alla vita

sociale.94

Il pregio maggiore del DTS era di essere un'interfaccia semplice con un'elevata facilità d'uso.

Ma i limiti del DTS erano tanti: diffusione circoscritta al mondo dei sordi; inefficace comunicazione

tra sordi e udenti, per questi ultimi non avevano agevolazioni e acquistarlo era caro, e tra sordi e

istituzioni pubbliche o enti privati che quasi mai hanno avuto la sensibilità di dotarsi di una linea

con DTS. Inoltre Il DTS era pesante, scomodo da trasportare, dotato di batterie con scarsa

autonomia. Le cabine telefoniche raramente erano dotate di una mensola sulla quale appoggiare il

DTS. Poi c’era il limite dell’incompatibilità con gli standard degli altri modem o fax, era la

condizione senza la quale il DTS non aveva nessun margine di sviluppo, infatti, il protocollo di

comunicazione usato finora non corrispondeva pienamente a nessun protocollo standard

largamente usato. E ancora, le bollette erano salatissime, richiedeva molto tempo per leggere e

scrivere implicando quindi parecchi scatti telefonici, a differenza di una breve conversazione a

voce tra udenti. 95

Nonostante le difficoltà, nella ricerca di Fattori, si rilevò che quasi tutti i sordi del campione

amano telefonare (più le femmine che i maschi) e ne percepiscono i vantaggi sia per mantenere i

rapporti con parenti ed amici, sia per avvertire le persone lontane in caso di problemi.96

Invece negli Stati Uniti le comunicazioni telefoniche tra sordi iniziarono già a metà degli anni

Sessanta, con un apparecchio che prende il nome di TTY (Teletypewriter). Esisteva anche una

legge che obbligava tutti gli enti pubblici e le società private di dotarsi di TTY. 97

In confronto al DTS e alle sue difficoltà, tanti soggetti preferivano il fax, in quanto più veloce,

meno costoso e si prestava anche alla comunicazione tra sordi e udenti.

Dal punto di vista giornalistico, tra gli anni Ottanta e Novanta sono state fondate tante riviste

mensili o bimensili locali dai sordi che offrivano notizie interessanti per i loro simili, gli educatori o

specialisti e i genitori dei bambini sordi. Tra queste prendiamo qualche esempio delle riviste più

conosciute: Sordudente (1976-1999) di Renato Pigliacampo, Voci Silenzi Pensieri (V.S.P.) (1987-

2003) di Mario Luigi Bove, La Voce di Sicilia Silenziosa (1981-[2002?]) del Consiglio Regionale

ENS di Sicilia.

Il giornale La Settimana del Sordomuto, nel 1973, cominciò a uscire mensilmente, prima

quindicinalmente, con una nuova testata La Settimana del Sordo, sempre sotto la direzione di

Vittorio Ieralla (1963-1982). Dopo di questo, la direzione della suddetta testata fu assunta dagli altri

Presidenti dell’ENS che si sono succeduti. Il giornale raccoglie notizie importanti che vedono

                                                                                                               94 Zatini F. (2004c), “Armando Giuranna. III Presidente dell’ENS (1987-1995)” in Zatini F. (a cura di) (2004), La storia dell’Ente Nazionale Sordomuti. Il lungo cammino della Comunità Sorda Italiana, ENS, Roma, pp. 409-431. 95 Bianchi L. (2004), op. cit. 96 Fattori T. (1998), I sordi e i nuovi strumenti di comunicazione: opinioni su sottotitoli e interpretariato in Tv, Fax e DTS, in “L'Educazione Dei Sordi”, I, p. 22, 1998. 97 Bianchi L. (2004), op. cit.

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protagonisti i sordi e le cronache che pervengono dalle Sezioni Provinciali ENS di tutta Italia e

pubblica anche molti articoli scritti da sordi, con un forte linguaggio critico verso l’indifferenza dei

media verso la situazione sociale, soprattutto scolastica e lavorativa, in cui si trovavano ancora i

sordi. Dal 1989 il giornale assunse una diversa forma grafica, passando dal formato “tabloid” a

quello più classico di “rivista”. 98

Bordoni P. (2002), Dal mondo silente. In diretta con vignetta,

Cantagalli, Siena, p. 143.

A partire dal 1989, la Sede centrale dell'ENS di Roma, presso il Centro Televisivo ENS,

produsse periodicamente dei notiziari in LIS che poi inviava alle sezioni provinciali, denominati

TELENS99, per dare una maggiore informazione visiva attraverso videocassette e gli scambi dei

programmi utili, dai dibattiti alle riunioni, sui problemi della categoria.100

                                                                                                               98 Zatini F. (2004a), op. cit. 99 http://www.storiadeisordi.it/articolo.asp?ENTRY_ID=579 (consultato in giugno 2016) 100 Zatini F. (2004c), op. cit.

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2.3 Dagli anni Novanta al Duemila: percorsi di convergenza tra media e persone sorde

Dagli anni Novanta i sordi cominciano ad avere la consapevolezza del valore della lingua dei

segni e della propria cultura. Inizia dunque ad espandersi questo patrimonio umano, artistico e

storico, rafforzando l’identità sorda. Perciò presero avvio numerose manifestazioni culturali e

festival di film e video dei sordi, sia a livello nazionale che quello internazionale. Dal 1997 si

organizzano periodicamente festival dedicati al teatro e alla poesia, dal 2005 il primo Festival del

cinema sordo a Milano e dal 2012 il Cinedeaf a Roma.

Anche i registi cinematografici italiani sembrano aver scoperto il mondo dei segni: dal film di

Liliana Cavani Dove siete? Io sono qui del 1993101 al più recente Per amor vostro di Giuseppe M.

Gaudino del 2015.

Nel 1993 inizia l’attività del Servizio Ponte operato da un’associazione di sordi milanesi

Orgoglio Sordo, ispirato da un servizio americano Telecommunication Relay Service.

Il Servizio Ponte funziona nel seguente modo: il sordo telefona al servizio e dà all’operatore il

numero di telefono dell’udente con cui vuole comunicare (telefonata in entrata); l’operatore usando

un’altra linea telefonica, chiama l’udente (telefonata in uscita); l’operatore legge i messaggi che

compaiono sul DTS e li ripete a voce testualmente (così come sono scritti) all’interlocutore udente;

l’operatore ascolta i messaggi inviati a voce dall’interlocutore udente (così come vengono detti) e li

trasmette fedelmente al DTS; l’operatore non spiega, non riferisce, non conferma, non dà

chiarimenti, non aiuta la comprensione dei messaggi reciproci: l’operatore legge e ripete a voce ciò

che ha letto, ascolta e ripete per iscritto ciò che ha sentito. L’operatore è legato al segreto

professionale.102

Successivamente il Servizio Ponte è stato adottato sul territorio nazionale soltanto a livello

comunale da alcune amministrazioni cittadine più sensibili al diritto all’accessibilità dei sordi alle

telecomunicazioni.

Nel 1991, nella TV viene sperimentata la funzione di "semidiretta" con i sottotitoli.

Nel 1993 Rete4 ha iniziato a trasmettere i primi telegiornali con l’interprete che traduce in LIS

tutti i giorni alle 11.30. L’anno successivo la RAI ha trasmesso il TG1 Flash: un brevissimo

notiziario, composto di quattro o cinque notizie, dal lunedì al venerdì alle 8.30.

Il panorama dell’informazione televisiva in lingua dei segni si è ampliato nel 1995 con

l’aggiunta, sempre da parte della RAI, del TG2 pomeridiano che alle 17 circa, ha iniziato a offrire

                                                                                                               101 Volterra V. (2016), op. cit. 102 Castelli G. (1997) “Il Servizio Ponte © di Orgoglio Sordo”, in Caselli M.C. e Corazza S. (a cura di) (1997), LIS. Studi, esperienze e ricerche sulla Lingua dei Segni in Italia, Edizioni del Cerro, pp. 248-252.

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un’informazione più ampia, ma certamente non esaustiva e soddisfacente per il pubblico dei

sordi.103

Dal 1995 anche il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica viene tradotto da un

interprete LIS.

Inoltre, la RAI ha curato un documentario molto importante su Il cervello dell’uomo. La lingua

dei Segni (1990, RAI3) o, ancora, e ha invitato un gruppo di giovani sordi segnanti a partecipare a

un programma di intrattenimento, Mixer.104

Nel 1995, un gruppo di sordi, tra cui Anna Folchi, Emiliano Mereghetti, Mario Minucci, in

collaborazione con Fabula, ha realizzato una serie di videocassette segnate in LIS (4

videocassette in totale), intitolata Il mondo dei segni, per diffondere la propria cultura, anche per

insegnare e diffondere la LIS. Questi filmati si occupano dei sordi non come problema, ma come

soggetto linguistico. Sono costruite da professionisti della comunicazione, sono doppiate in lingua

italiana e sottotitolate a beneficio di studiosi ed interpreti; ma vengono fornite anche senza

sottotitoli, per esigenze di studio e come strumento di esercizio linguistico.105

Dalla già citata ricerca di Tiziana Fattori106, nell’anno 1995 non si è verificato alcun aumento

nella quantità dei sottotitoli. In media ogni giorno la RAI ha trasmesso 6-7 ore di programmi

sottotitolati mentre la Fininvest (Canale 5 e Rete 4) ne ha trasmesso solo un’ora al giorno.

Le trasmissioni sottotitolate compaiono soprattutto il pomeriggio, la sera e la domenica

mattina, ossia negli orari in cui le persone guardano maggiormente la TV.

La Fininvest ha sottotitolato solo telenovele e qualche film. Le tre reti RAI, invece, hanno

sottotitolato per il 50% film, per il 21% telefilm, per l’11% programmi per bambini, per il 6%

documentari e per il 5% telenovela.

Si è verificato un aumento nella varietà dei programmi sottotitolati. La RAI ha iniziato a

sottotitolare anche qualche programma di varietà (Giochi senza frontiere107), dibattiti e dossier

(Misteri e Donne al bivio), teatro (Palcoscenico ’95), processi (Un giorno in pretura) e politica

(Sette Giorni Parlamento), però c’è stato un calo nei programmi per bambini, da un’ora a 32 minuti

al giorno.

Nei primi mesi del 1996, RAI3 ha iniziato la sperimentazione di un breve telegiornale con

sottotitoli in diretta, trasmesso però alle 7 e 7,30 del mattino.

Inoltre è stato effettuato un confronto statistico sull’uso della TV: la maggior parte dei sordi

guarda la TV per 1-2 ore al giorno (52,4%) e molti anche per 3-4 ore (38%). L’assenza dei                                                                                                                103 Del Vecchio S. e Franchi M.L.(2013), op. cit. 104 Volterra V. (2016), op. cit. 105 Folchi A., Minucci M. e Mereghetti E. (1997), “Il mondo dei segni”, in Caselli M.C. e Corazza S. (a cura di), LIS. Studi, esperienze e ricerche sulla Lingua dei Segni in Italia, Edizioni del Cerro, Pisa, pp. 253-254. 106 Fattori T. (1998), op. cit. 107 Nella comunità sorda c’è la predilezione ad organizzare giochi simili a questi. Da ciò si può osservare quanto fortemente influisce i media nella vita quotidiana, specialmente quando sono accessibili.

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sottotitoli è sentita soprattutto nei TG, nei dibattiti e nei varietà e viene ribadita soprattutto dai

soggetti sopra i 30 anni e da quelli con livello di istruzione superiore. La maggior parte pensa che i

sottotitoli aiutino la comprensione dei programmi TV, che siano facili e che scorrano ad una

velocità giusta. Molti soggetti, però, li trovano difficili e troppo veloci; di questa opinione sono

soprattutto i soggetti che hanno frequentato solo la scuola dell’obbligo e/o sono portatori di una

sordità grave-profonda. La maggior parte pensa che i TG con l’interprete di LIS siano brevi e

afferma di guardarli solo qualche volta, in quanto vengono trasmessi soltanto al mattino. Inoltre,

l’interprete è ritenuto difficile da capire, in quanto utilizza un linguaggio complicato e segni che

molti sordi non conoscono108, come si sa, i segni hanno varianti locali, ossia sono diversi a

seconda della zona.

Bordoni P. (2000), in Voci Silenzi Pensieri, n. 73.

Le istituzioni iniziarono a rendere accessibili alcune linee verdi tramite il servizio DTS, come

nel 1997 la linea verde Drogatel e nel 1998 all’ENEL per guasti all’impianto elettrico o per

segnalazioni o richieste di informazioni come il consumo di energia elettrica.109

Nella seconda metà degli anni Novanta ha iniziato a diffondersi a prezzi accessibili il telefono

cellulare. Oltre a telefonarsi, il cellulare dà anche la possibilità di contattarsi tramite brevi messaggi

(SMS – Short Message Service) con maggiore autonomia nei termini sia di tempo che di luogo e la

possibilità di contattare direttamente e velocemente tutti in una molteplicità di occasioni d’uso.

                                                                                                               108 Fattori T. (1998), op. cit. 109 Zatini F. (2004d), “Ida Collu. Attuale presidente dell’ENS”, in Zatini F. (a cura di) (2004), La storia dell’Ente Nazionale Sordomuti. Il lungo cammino della Comunità Sorda Italiana, ENS, Roma, pp. 433-479.

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L’interazione di domanda e risposta per iscritto tipica degli SMS è una nuova possibilità per i

sordi: gli SMS riproducono per iscritto lo stile colloquiale del linguaggio verbale che era finora in

larga misura estraneo alle persone sorde.110Se quest’interazione era già possibile con il DTS, la

comunicazione di SMS essendo diffusa sia tra sordi che tra udenti, favorisce maggiormente

l’interscambio del patrimonio linguistico.111

Questo fenomeno dimostra come gruppi di persone possono “impossessarsi” di una

tecnologia e adattarla alle proprie necessità. La grande diffusione dei telefonini permette inoltre

alle persone sorde di poterne fare uso senza attirare l’attenzione e finalmente liberate dalla

schiavitù di strumentazioni ingombranti, lente e costose come i DTS, prodotti e commercializzati

apposta per loro, spesso forniti dietro prescrizione medica delle Asl quasi fossero “stampelle”

invece che strumenti di comunicazione.112 C’è stato un problema di costi ma poi, grazie all’ENS, gli

operatori di telecomunicazione e i produttori di cellulari si sono resi conto del fenomeno e hanno

lanciato pacchetti tariffari, particolarmente economici, destinati proprio alle persone sorde.113

Conseguentemente, questa innovazione ha provocato un disuso del DTS.

Inoltre, queste innovazioni hanno cambiato le forme di socializzazione dei sordi: esistono

scambi e possibilità di relazione che non sono più legati a luoghi di ritrovo fissi e un singolo evento

interessante può essere segnalato a molte persone in breve tempo.114 Di conseguenza, vediamo

calare la frequenza nei circoli dei sordi e negli altri punti di ritrovo. Qui comincia la crisi dei circoli,

diminuisce la presenza dei giovani che preferiscono divertirsi altrove, nei luoghi pubblici.

Verso il 2002 compare un altro tipo di messaggio: MMS (Multimedia Messaging Service).

Sono messaggi multimediali contenenti immagini, video, testi, audio (in maggior parte con una

dimensione massima di 300 kb).

La rivista Voci Silenzi Pensieri (VSP) assieme all’ENS Sezione Provinciale di Roma (entrambi

hanno lo stesso Presidente Luigi Bove) ad aprile 2000 ha debuttato anche nella televisione laziale,

nel canale 23 Teletuscolo, come notiziario intitolato “Voci Silenzi Pensieri – Quindicinale di attualità

e cultura a cura del Consiglio Regionale ENS Lazio”, alle ore 23.15, poi successivamente spostato

alle 20.10, per mezz’ora circa. In questa trasmissione conducevano da due giornalisti Paoluzzi

Costante (udente) e Luigi Bove (sordo) con l’interprete LIS e intervistavano vari ospiti, tra cui tante

autorità istituzionali e persone sorde, su diversi argomenti legati ai problemi che trovavano le

persone sorde nella vita quotidiana. La novità era che c’era un operatore al DTS per permettere

l’intervento diretto dal pubblico sordo. È durata per un anno. Poi nel 2002 è ripresa e nel 2003 ha

cambiato canale passando a LA 8 con un prolungamento della durata (tra mezz’ora e un’ora) e

                                                                                                               110 Chiappini G., Conte M.P. (1992), Ambiente di Rete Telematica per lo Sviluppo di Bambini Audiolesi, in “Golem”, V, 12, pp. 9-11. 111 Bianchi L. (2004), op. cit. 112 Dolza E. (2012), “La rete degli incontri digitali” in Effeta, Bologna, n.2, dicembre 2012, pp. 6-9. 113 Bianchi L. (2004), op. cit. 114 Russo Cardona T. e Volterra V. (2007), op. cit.

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un’altra novità: la possibilità di ricevere e discutere in diretta gli SMS. Ciò ha allargato ancora di più

lo spazio ai sordi che lo hanno preferito al DTS.115 Si è interrotta assieme alla rivista VSP a fine

2003, con un totale di circa 50 trasmissioni.

Nel primo decennio del Duemila, è stato sottotitolato un totale di oltre 80 ore settimanali, tre

telegiornali RAI in diretta e l’Angelus del Papa la domenica. Inoltre era allo studio un sistema di

riconoscimento vocale da applicare quanto prima agli eventi sportivi, trasformando, in diretta, in

sottotitoli la voce del telecronista. Nel frattempo anche altre emittenti hanno cominciato a

sottotitolare i loro filmati.

Bordoni P. (1998), Voci Silenzi Pensieri, n. 62.  

In realtà la realizzazione dei sottotitoli ha comportato una serie di discussioni, alcuni di ordine

linguistico generale, altre relativi alle particolari difficoltà delle persone sorde nella comprensione

del linguaggio dei sottotitoli.

Tra i sordi italiani vi sono ancora persone con livelli di competenza molto diversa, per cui era

difficile accontentare tutti. Se si operavano troppe facilitazioni e abbreviazioni alcuni si

lamentavano; se si manteneva un livello troppo complesso e maggiore lunghezza e rapidità nei

sottotitoli, molti non riuscivano a seguirli. Si trattava, quindi, di individuare un giusto livello nel

servizio di sottotitolazione.

Per questo è stata promossa una Giornata di Studio da un gruppo di sordi romani e

organizzata dalla divisione Televideo RAI e dall’Istituto di Psicologia del CNR di Roma e                                                                                                                115 Bove M.L. (2003), “Notiziario televisivo”, in Voci Silenzi Pensieri, anno XVI, n.84, p. 46, 2003.

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successivamente il Convegno Scripta volant. La RAI per i sordi dell’ottobre 2001.116 Da questi

dibattiti è emerso che tutti i fruitori dei sottotitoli avevano notato che, dopo un primo periodo,

riuscivano a capire i sottotitoli molto meglio e senza sforzi. Inoltre, grazie ai sottotitoli, avevano

potuto verificare un notevole miglioramento nella loro conoscenza dell’Italiano (ampliamento del

vocabolario, possibilità di familiarizzarsi con nuovi e diversi significati di una stessa parola, modi di

dire, espressioni colloquiali e gergali). È emerso comunque un doppio schieramento: da una parte

alcuni spettatori sordi, che vorrebbero una totale fedeltà al parlato e quindi sottotitoli anche più

veloci degli attuali; dall’altra, persone meno competenti in italiano, che apprezzano un tipo di

sottotitolazione facilitata che permette loro di comprendere e seguire gli aspetti essenziali della

storia.117

Nel frattempo, dopo l’esperienza di VSP, nelle reti locali hanno cominciato a comparire le

persone sorde per trasmettere informazioni in LIS e descriveremo qui di seguito alcuni di questi

programmi.

Nel 2002, in Toscana, è stato trasmesso un programma TV di favole in LIS indirizzato ai

bambini nella rete regionale Tele37, intitolato Le mani raccontano, in onda nel corso di due

stagioni per un totale di 24 puntate, due volte alla settimana.

All’interno di ogni puntata veniva raccontata una favola in LIS da due ragazze sorde, tradotta

da una voce fuori campo, sullo sfondo di una galleria di immagini della favola stessa.

Successivamente vi era uno scambio di domande e risposte sulle tematiche principali della favola

ed un approfondimento del vocabolario in Lingua dei Segni e dattilologia.118

Nel 2004, a Roma è stato trasmesso un altro programma televisivo Ciak Si Segna, realizzato

da ragazzi sordi ed interamente prodotto in lingua dei segni, grazie a un piccolo contributo

concesso dal Comune di Roma. Le dieci puntate pilota erano andate in onda su Telelazio-ReteBlu

tra il 2004 e il 2005.

Ciak Si Segna è stato un programma fatto da sordi ma rivolto a tutti, soprattutto agli udenti,

che finalmente hanno la possibilità di conoscere meglio le persone sorde. Il loro scopo era quello

di dimostrare che le persone sorde se messe in condizione di poter lavorare, possono creare

qualcosa di nuovo che di sicuro può arricchire l’intera società e anche di dare visibilità alla sordità,

alla comunità sorda che è stato troppo spesso isolata sia dal punto di vista sociale che culturale.

Di seguito si riporta l’intervento da parte di Francesco Bianca, un ragazzo che ha lavorato per

questo programma, durante il 3° Convegno Nazionale sulla Lingua dei Segni:

                                                                                                               116 RAI Radiotelevisione Italiana (2002), Scripta volant. La Rai per i sordi (Roma, 25-26 ottobre 2001), ERI, Roma. 117 Caselli M. C., Maragna S. e Volterra V., (2006), op. cit. 118 Di Nardo G. e Goust K. (2009), “Le mani raccontano: laboratorio e programma televisivo di favole in lingua dei segni per bambini sordi e udenti”, in Bagnara C., Fontana S., Tomasuolo E. e Zuccalà A. (a cura di) (2009), I segni raccontano. La lingua dei segni italiana tra esperienze, strumenti e metodologie, FrancoAngeli, Milano, pp. 147-154. http://www.cooperativaelfo.it/chi-siamo/storia/programma-televisivo-le-mani-raccontano/ (consultato in giugno 2016).

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Ciak Si Segna ha avuto molto successo, alla fine di ogni puntata arrivavano numerose e-mail

da parte degli spettatori. Ultimamente, anche in occasione delle repliche messe in onda da diverse

televisioni satellitari, sono pervenuti complimenti per la trasmissione e richieste di informazioni da

parte di persone che per la prima volta vedevano dei sordi in TV. Tante le richieste di informazioni

sulla sordità in generale e sulla lingua dei segni nello specifico. I nostri corsi di LIS hanno avuto

inoltre un incremento di iscrizioni.119

Questa trasmissione, dopo le dieci puntate pilota e, nonostante l’interesse suscitato, non è

stata confermata.

Alcuni telegiornali regionali hanno cominciato a far lavorare i sordi madrelingua come

giornalisti nei notiziari quotidiani, ad esempio i servizi più longevi: in Puglia sull’emittente TV

Teleregione dal 2003 al 2007, e nel Veneto TgN In Segni sull’emittente TV Telechiara dal 2005 al

2012. Quest’ultimo, dopo due anni solo sulla TV, è sbarcato anche su internet, diventando così

visibile per le persone sorde non solo del Veneto ma di tutto il mondo.120 Tutte queste iniziative

vengono interrotte sempre a causa dei tagli economici.

L’ultima apparizione nella TV che poi era possibile riguardare anche su scala nazionale (sul

web) è stata la trasmissione AccessibiLISsimo condotta da un presentatore sordo, Raffaele

Cagnazzo, oltre a un TG in Lingua dei Segni (LIS) e la traduzione in LIS dei contenuti del portale

del Comune di Taranto, negli anni 2013-2014. Qui vediamo di nuovo presentare una rubrica

settimanale di approfondimento su varie tematiche inerenti la sordità e tanto altro dal presentatore

sordo, interamente in LIS.121

Queste esperienze mostrano come sempre le trasmissioni chiudono dopo aver funzionato per

un certo lasso di tempo. Bisogna interrogarsi sul perché, se la causa sia da ricercare nella

ristrettezza del pubblico o se sia connesso solo a ragioni economiche di business.

In molti paesi europei le trasmissioni televisive settimanali per sordi sono nate in seguito ad

una risoluzione del Parlamento Europeo che, nel 1988, si è espressa a favore di un

riconoscimento delle lingue dei segni nazionali, incoraggiando la creazione di corsi

d’insegnamento e di servizi di interpretariato ma anche di programmi televisivi atti a diffondere e

sviluppare una sensibilizzazione sulla sordità. L’esistenza dei programmi sopra menzionati ha

favorito, nei rispettivi paesi, la crescita culturale e professionale dei sordi; mentre in Italia

esistevano solo brevissimi notiziari giornalieri con interprete LIS e non esisteva alcuna                                                                                                                119 Bianca F. (2009), Ciak Si Segna, in Bagnara C., Fontana S., Tomasuolo E. e Zuccalà A. (a cura di) (2009), I segni raccontano. La lingua dei segni italiana tra esperienze, strumenti e metodologie, FrancoAngeli, Milano, pp. 270-272. 120 http://www.ensveneto.it/agreg.htm (consultato in giugno 2016). 121 http://cooponlis.wixsite.com/onlis/untitled-c1ojo (consultato in settembre 2016).

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trasmissione di informazione, culturale e di svago. Questo nonostante la Legge Quadro per

l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate del 5 febbraio 1992 n. 104

preveda “all’atto del rinnovo o in occasione di modifiche delle convenzioni per la concessione di

servizi radiotelevisivi o telefonici [...] iniziative atte a favorire la recezione da parte di persone con

handicap sensoriali di programmi di informazione, culturali o di svago” (art. 25)

Però le reti televisive italiane non fanno molto per rendere accessibili i programmi.

Nel monitoraggio effettuato dall’ENS sull’accessibilità RAI nel 2013 si rileva che le percentuali

di accessibilità della programmazione totale – per una settimana di analisi – è inferiore a quanto

stabilito nel contratto (prevedeva almeno 70%) e nello specifico per le reti generaliste del 40-46%

per RAI1, del 42-45% per RAI2 e del 34-35% per RAI3, in particolare per i Telegiornali, le

percentuali di accessibilità sono del 49% per il Tg1, del 40% per il Tg2, del 40% per il Tg3. Inoltre

si nota che le difficoltà maggiori vengono riscontrate nel servizio di sottotitolazione di programmi in

diretta, tralasciando tutti gli errori di ortografia o nella composizione delle parole, si evincono infatti,

diverse omissioni soprattutto nella trascrizione di dialoghi o di nomi propri di persona, pertanto ciò

che viene scritto nel sottotitolo arriva molto in ritardo e quindi non sincronizzato con l’immagine

che si sta vedendo, andando a compromettere il più delle volte la comprensione di ciò che sta

succedendo. Altre volte invece capita che il sottotitolo appare per una frazione di secondo e a

scatti non permettendo alla persona sorda di poter seguire il programma in tutte le sue

sfaccettature. Non si riesce a comprendere con quale criterio si scelgano o meno di omettere

alcune frasi, che seppur non vadano a compromettere il contenuto finale, non corrispondono alle

immagini e pertanto la persona sorda percepisce comunque l’errore. Questo accade soprattutto

nei concetti ironici detti da un presentatore o nel caso in cui vengano espresse delle forme

dialettali. Abbiamo provato a fare un confronto con quelle trasmissioni in cui la sottotitolazione è

preregistrata, dove invece tutti i concetti, rumori, anche piccoli dettagli vengono riportati.

In riferimento ai Tg in ogni caso riscontriamo un ritardo nella sottotitolazione rispetto alla

notizia che viene data, oppure la sottotitolazione scorre talmente veloce che la persona sorda non

riesce a comprendere ciò che viene detto, o ancora si saltano delle frasi passando alla trascrizione

successiva appena viene data una notizia nuova.

Secondo l’ENS il servizio di sottotitolazione deve ispirarsi al modello britannico che prevede la

programmazione sia coperta al 100% di sottotitolazione, includendo messaggi pubblicitari e di

servizio (annunci, sigle, ecc.), e non solo nelle reti generaliste ma anche nelle reti tematiche

almeno il 70%. Inoltre dovrebbero essere accessibili anche i programmi rivolti ai minori, con

specifici programmi accessibili in LIS per bambini sordi.122

Però negli ultimi anni sulla televisione nazionale le apparizioni delle persone sorde stanno

moltiplicandosi non solo attraverso documentari e/o interviste ma anche grazie a brevi apparizioni

                                                                                                               122 ENS (2013), Slides Accessibilità Reti RAI, novembre-dicembre 2013.

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di artisti sordi che vengono chiamati a esibirsi in trasmissioni molto popolari: I Silenti Beat ospiti da

Fabio Fazio, Daniele Silvestri con l’interprete LIS a Sanremo, il rapper LIS Eugenio Scarlato a

Italia’s Got Talent e molti altri.123 Almeno vengono mostrati loro in prima persona e le loro abilità

rendendo “visibile” la sordità che spesso viene definita una disabilità invisibile.

Per quanto riguarda il cinema, nel 2003 viene fondata una casa di produzione DeafMedia s.r.l.

da due soci sordi in Italia: ha realizzato vari cortometraggi e si propone di promuovere il cinema

dei sordi in Italia. Inoltre commercializza prodotti video, con clientela sia sorda che udente.

Due anni dopo, nel 2005 la Sezione Provinciale ENS di Milano e Ippocampus insieme hanno

organizzato il primo Festival Nazionale di cortometraggi e video del sordo.

Da quell’anno i cortometraggi italiani realizzati da sordi sono diventati sempre più numerosi e

si ripropongono di partecipare attivamente alla vita sociale, promuovendo: il valore della lingua dei

segni; l’espansione della cultura sorda; il rafforzamento dell’identità; il patrimonio umano, artistico

e storico.124

Però di recente c’è stato un forte calo nelle produzioni di questo genere dopo un notevole

sviluppo nella fase iniziale, forse legato alla novità e alle nuove possibilità di ricorrere ai mezzi

tecnologici con maggiore facilità. C’è anche un altro motivo importante: i ragazzi sordi hanno

difficoltà a frequentare le scuole specializzate di cinema, pagando di solito i servizi per sordi di

tasca propria.

Dal 2012 a Roma ha preso il via un nuovo festival di cinema: Cinedeaf. Grazie a questo

festival il mondo dei sordi e la loro cultura hanno la possibilità di ottenere una maggiore visibilità

attirando la curiosità del pubblico udente. Ma i film in concorso sono in gran parte stranieri.

Nelle sale pubbliche, dal 2005 a Milano nasce una rassegna cinematografica accessibile a

tutti “Cinema senza barriere®” che offre anche ai disabili sensoriali l’opportunità di andare al

cinema e fruire delle pellicole di normale distribuzione cinematografica, grazie all’audiocommento

e alla sottotitolatura in sala.125

Si sta diffondendo inoltre l’usanza di ascoltare i film in lingua originale e questo favorisce per i

sordi la possibilità, anche se limitata solo alle grandi città, di poter assistere ad alcune pellicole con

sottotitoli nella sala.

                                                                                                               123 Volterra V. (2016), op. cit. 124 Le Rose D. (2009), op. cit., pp. 267-268. 125 http://www.cittametropolitana.mi.it/cultura/manifestazioni/oberdan/cinema_senza_barriere/ (consultato in giugno 2016).

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3. Innovazioni e opportunità dei media digitali

3.1 I media digitali

In questo capitolo ci dedicheremo alle tecnologie che hanno facilitato non poco la vita delle

persone sorde, in particolare ai media digitali, analizzando casi e mostrandone implicazioni, limiti e

vantaggi per i sordi.

In origine il computer non nacque come mezzo di comunicazione, bensì come strumento

capace di realizzare in modo rapido operazioni combinatorie e computazionali. Questa macchina

venne vista come una grande opportunità nel campo lavorativo e in quello educativo e ludico.

Dopo la seconda guerra mondiale, le prestazioni del computer vennero cambiate grazie alle

continue innovazioni tecnologiche, le dimensioni del computer si ridimensionarono fino a diventare

un personal computer, venne lanciato proprio in Italia da Olivetti nel 1965 (modello P101 o

Perottina). Successivamente comparvero tanti altri modelli di personal computer (Apple II nel

1977, Commodore 64 nel 1982) 126 che poi subentrarono negli uffici d’amministrazione, nelle

università e infine nelle case private.

Tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994 ci fu una svolta quando una rete che fino a quel

momento era dedicata alla ricerca universitaria, divenne una rete delle reti, aperta a tutti.

Inizialmente si trattò di una rete limitata, Arpanet (Advanced Research Project Agency Network),

utilizzata per scopi militari, poi usata nelle università per condividere idee e strumenti di lavoro,

favorendo scambi e contatti specialmente attraverso l’introduzione della posta elettronica. La rete

si arricchì ininterrottamente di nuovi contenuti con il processo di digitalizzazione delle informazioni,

e di nuovi utenti con la diffusione dei personal computer. Procedendo ancora a grandi balzi nella

storia della rete per avvicinarci a Internet così come oggi lo conosciamo, dobbiamo ricordare

almeno due momenti rilevanti: il primo è l’introduzione del World Wide Web (WWW) nel 1991, da

parte di Tim Bernes Lee, uno scienziato del Cern di Ginevra. Questa tecnologia diede avvio alla

navigazione ipertestuale; il secondo fu nel 1993 con l’ideazione del browser (cioè un programma

per la consultazione delle stesse pagine web) Mosaic a opera di Marc Andressen ed Eric Bina.

Mosaic fu il primo programma a permettere di visualizzare sul monitor non più soltanto testi, ma

anche immagini, aprendo la strada alla diffusione anche su Internet di contenuti multimediali.

L’ampliamento delle risorse disponibili sulla rete, assieme a una maggiore facilità di accesso,

spinse la diffusione di internet oltre il circuito universitario, aprendo alla dimensione commerciale.

In Italia, un passo decisivo per arrivare al pubblico fu il cosiddetto free internet promosso dai

fornitori di accesso alla rete a partire dal 1999: da allora non siamo più costretti a pagare un

abbonamento per accedere alla rete, ma ci basta disporre di una linea telefonica.127

                                                                                                               126 Arvidsson A., Delfanti A. (2016), Introduzione ai media digitali (II ed.), Il Mulino, Bologna. 127 Enciclopedia Treccani in http://www.treccani.it/enciclopedia/ (consultato in settembre 2016).

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Da questo momento internet comincia ad essere usato da un pubblico più vasto ed il

computer si trasforma in uno strumento comunicativo importantissimo in particolare, per le persone

sorde, alle quali finalmente, grazie a questo, è permesso un accesso immediato alle informazioni e

alla cultura in un mondo molto più vasto in confronto agli altri media.

Con la definizione nuovi media vengono identificate in modo onnicomprensivo le tecnologie di

comunicazione basate sui computer e sulle reti che si sono diffuse a partire dagli ultimi decenni del

XX secolo.

Anche per non riproporre un superato e poco funzionale binomio vecchi/nuovi media, è più

appropriato parlare di media digitali, con riferimento a quell’insieme di mezzi di comunicazione

basati sulle tecnologie digitali che hanno caratteristiche comuni che li differenziano dai mezzi di

comunicazione precedenti.

L’idea che i media digitali siano “nuovi” è, infatti, per certi versi problematica. Mascherano tutti

i media nuovi quando vengono introdotti, inoltre conservano similitudini e analogie con i media

precedenti che integrano o modificano i “vecchi” media.

Quindi la definizione dei media digitali è più accurata rispetto a nuovi media, non si presta ad

ambiguità e indica alcune caratteristiche principali che li differenziano dai media tradizionali e che

sono cruciali per comprendere il loro legame con le dinamiche sociali, economiche e politiche con

le quali interagiscono. 128 Essi sono digitali ma anche convergenti, interattivi, ipertestuali, distribuiti,

mobili, effimeri e sociali.129

Personal computer, telefoni cellulari e smartphone, tablet, fotocamere digitali, console per

videogiochi, satelliti per le telecomunicazioni, carte di credito, lettori mp3, televisori, navigatori,

server, chip, sono solo alcuni degli esempi più diffusi di strumenti che processano e diffondono

informazione digitale, elaborata e trasformata in linguaggio umano.

In Italia la diffusione dei media digitali è stata relativamente lenta. Tuttavia il paese soffre di un

ritardo nell’adozione della rete da parte di alcuni strati della popolazione e ha un’infrastruttura

meno sviluppata rispetto ad altri paesi europei. “La storia delle reti in Italia viene fatta iniziare

simbolicamente nel 1986, quando alcuni ricercatori del Consiglio Nazionale delle ricerche (CNR) di

Pisa effettuano la prima connessione con la rete Arpanet negli Stati Uniti. Tra la fine degli anni

Ottanta e i primi anni Novanta lo sviluppo delle reti avviene in circoli amatoriali (soprattutto degli

appassionati di informatica e hacker e anche centri sociali a sfondo politico) tramite le Bbs, che

arrivano a contare centinaia di nodi organizzati, perché grazie a queste c’è la possibilità di creare

strutture comunicative autonome rispetto a quelle istituzionali o commerciali. Nel 1994 tuttavia le

                                                                                                               128 Arvidsson A., Delfanti A. (2016), op. cit. 129 Manovich, L. (2002), The Language of New Media, Cambridge, Mit Press; trad. it. Il linguaggio dei nuovi media, Milano, Olivares, 2002.

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reti Bbs (Bulletin Board System) vengono colpite da un’operazione di polizia, il cosiddetto “Italian

crackdown”, conseguentemente vengono smantellate, prima dell’arrivo di internet.

Nel frattempo, negli anni Novanta la liberalizzazione del settore delle telecomunicazioni

favorisce l’emergere di nuovi attori privati, i primi fornitori commerciali di accesso alla rete come

Tiscali e Infostrada. Il paese si avvia così verso la diffusione di massa della rete. Nel 1994 apre il

primo sito internet di un quotidiano, L’Unione Sarda, mentre nel 1996 va online il primo motore di

ricerca italiano, Arianna.”130

In questa trattazione, analizziamo i media digitali impiegati a vantaggio dei sordi.

Con la nuova tecnologia del computer sono stati realizzati tanti programmi per bambini sordi

per scopi educativi e riabilitativi. Ne è un esempio, il primo prodotto multimediale bilingue per

bambini sordi: Gli Animali della Savana, creato nel 1990 da un progetto avviato dall’Istituto di

Psicologia del CNR e dall’Olivetti Ricerca. 131 Questo programma realizzava un ambiente di

apprendimento volto a migliorare la competenza linguistica e a facilitare l’acquisizione di nuove

informazioni; permetteva ai bambini di accedere direttamente alle informazioni e conoscenze

proposte attraverso due lingue (LIS e lingua italiana scritta), entrambe presentate nella modalità

visiva.

Però queste sperimentazioni per favorire l’apprendimento degli studenti sordi sono rimaste

limitate nel tempo.132 Lo stesso programma Savana, che a distanza di anni resta un modello di

come si può costruire un prodotto multimediale per bambini sordi, non ha avuto il seguito sperato,

forse perché l’utilizzo di tecnologie nell’ambito didattico è nell’idea di alcuni, ma non nei fatti.

Eppure questo trasferimento nella modalità di istruzione rappresenta, senza dubbio, una

rivoluzione nell’educazione dei sordi e, soprattutto, permette ad un maggior numero di bambini

l’accesso ad un più alto livello di cultura e istruzione.

Nonostante i risultati positivi che si ottengono utilizzando queste tecnologie, la

realizzazione dei prodotti per sordi non è decollata. Perché dunque questa rivoluzione non si

realizza? Per creare nuovi materiali è necessario assicurarsi un ritorno economico e molti

ritengono che non valga la pena di spendere eccessive energie per un’utenza necessariamente

ristretta.133

L’evolversi delle tecnologie ha reso un po’ più facile la realizzazione dei materiali. Sono

nate alcune cooperative come Alba, Il Treno e Le Farfalle che hanno anche pensato di

realizzare dei DVD (Digital Video Disc, un supporto di memoria di tipo ottico) e dei libri

                                                                                                               130 Arvidsson A., Delfanti A. (2016), op. cit., p. 54. 131 Rampelli S. e Volterra V. (1991), “Gli animali della savana: un ambiente di apprendimento multimediale”, in Golem, 3, 6, pp. 8-13. 132 Bisacchi, V., Forte, L. C. e Maragna, S. (2003), Sordità, tecnologie e lingua dei segni. Nuovi prodotti multimediali per bambini e adulti sordi. Atti del Convegno (11 dicembre 2003), Casa Editrice Risa, Roma. 133 Caselli M. C., Maragna S., Volterra V., (2006), op. cit., pp. 253-256.

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incorporati con l’obiettivo dell’apprendimento bilingue di LIS/Italiano: Fiabe in LIS134, Favole di

Esopo135, Ti racconto... 5 storie in segni136; non solo per bambini ma anche per scopi informativi

come Quando nasce un bimbo. Guida sulla gravidanza, il parto e il puerperio in Lingua dei

Segni Italiana e in Italiano.137

Inoltre sono stati creati i videolibri o videoromanzi bilingui (libro e DVD), come Pinocchio in

LIS138, Cosa fanno le tue mani139.

Al giorno d’oggi è ancora più fattibile con gli e-book oppure sul web perché non richiedono un

costo per la creazione come nel caso di materiali fisici quali CD o DVD. Un esempio di questo

sono gli E-book della cooperativa Il Treno140 e i video online sul sito della Radio Magica141.

Oltre a questi sopra citati, è possibile utilizzare quelli già esistenti con l’accortezza di

aggiungere la sottotitolazione ai filmati e una maggiore chiarezza per quanto riguarda i dettagli

visivi.

Ritornando ai DVD, con questi supporti si ha una maggiore diffusione perché diventa più

semplice crearli tramite programmi specifici. Inoltre si possono vedere i film grazie all’opzione

aggiunta di sottotitoli, in diverse lingue. Finalmente i sordi possono godere della visione di tanti

film, anche se con un po’ di ritardo dalle uscite degli stessi al cinema. In passato invece la visione

dei film sottotitolati era con un maggiore ritardo in quanto limitata al solo palinsesto televisivo o

grazie alla distribuzione speciale in VHS per sordi.

Con internet è possibile navigare sui vari siti dove vengono reperite informazioni di qualsiasi

tipo (testi, immagini e video) e usare un'altra forma di messaggistica: l’e-mail, la quale non ha limiti

di spazio come gli SMS, ed è privilegiata rispetto al fax perché viaggia con maggiore velocità,

inoltre è un mezzo più economico.

Oltre ad email, chat e webcam, si può comunicare direttamente ed in modo efficiente con

messaggi, con le fotografie, video.

Con l’arrivo e la diffusione di massa di internet, gli enti istituzionali hanno creato siti web dove

era possibile finalmente reperire informazioni importanti. Inizialmente, non erano facili da

consultare, alcuni avevano un linguaggio complesso e la navigazione non era semplice soprattutto

per chi aveva delle disabilità sensoriali.

                                                                                                               134 Baj C. (2004), Fiabe in LIS, Coop. Alba, Torino. 135 Di Renzo A. e Vasta R. (a cura di) (2007), Favole di Esopo in Lingua dei Segni Italiana e Italiano. Libro + DVD con giochi didattici. Ed. Il Treno, Roma. 136 Coop. Le Farfalle (2010), Ti racconto... 5 storie con i segni, Roma. 137 Di Renzo A., Di Renzo B. e Vasta R. (a cura di) (2008), Quando nasce un bimbo. Guida alla gravidanza, al parto e al puerperio in Lingua dei Segni Italiana e Italiano. DVD con opuscolo. Ed. Il Treno, Roma. 138 Bertone C. (a cura di), interpr. Caia G. e Santoro M. (2013), Pinocchio in LIS, Cafoscarina, Venezia. 139 Luini M. G., intepr. Ottolini R. (2010), Cosa fanno le tue mani, Historica, Cesena. 140 http://www.iltreno33.it 141 http://www.radiomagica.org

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Un punto di svolta a livello normativo è stato rappresentato dalla cosiddetta “Legge Stanca”.

L’articolo 1 di questa legge del 9 gennaio 2004, n. 4 “Disposizioni per favorire l'accesso dei

soggetti disabili agli strumenti informatici”, riprende il principio costituzionale di uguaglianza e

afferma che la Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di

informazione e ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti

informatici e telematici. E' tutelato e garantito, in particolare, il diritto di accesso ai servizi

informatici e telematici della pubblica amministrazione e ai servizi di pubblica utilità da parte delle

persone disabili, in ottemperanza al principio di uguaglianza ai sensi dell'articolo 3 della

Costituzione.

Eppure, nonostante questa Legge, pochissime istituzioni hanno emesso dei video in LIS.

Recentemente tanti siti stanno adottando la filosofia di rendere più facile e confortevole la

navigazione con una grafica pulita e distinguibile e un orientamento chiaro.

In generale, con il passare degli anni, utenti comuni, hanno cominciato a creare siti web grazie

ai programmi che rendevano facile la realizzazione. Per i sordi è stato lo stesso e sono nati siti con

l’obiettivo di divulgare informazioni che li riguardassero dal momento che quelle che circolavano

erano poche e dispersive informazioni. Ne è un esempio Sordi Online.142

Un’attenzione specifica va dedicata ai blog. Il termine nasce dalla fusione di "web" e "log", si

tratta di un sito web aggiornato molto frequentemente, con notizie e commenti immessi da parte

dello scrittore (blogger) o dai visitatori, caratteristica che li accomuna, sotto certi aspetti, ai forum di

discussione. I blog nascono come espressione dell’identità dell’autore, caratterizzati da un flusso

di post solitamente ordinati in base alla data di pubblicazione. Si evolvono poi in diverse forme, e,

di fatto, assumono una forte valenza relazionale perché il post è spesso punto di partenza per

attivare una discussione, come accennato. I blog normalmente sono solo testuali; quando invece

contengono prevalentemente filmati in lingua dei segni sono detti vlog, molto diffusi negli USA. In

Italia è stato creato Vlog Sordi143 inizialmente era un grande riferimento per gli utenti, riportava

quotidianamente video-annunci di qualsiasi tipo da YouTube ed era anche un centro importante di

discussione su tematiche di vario genere ma da quando è comparso Facebook l’utilizzazione è

molto diminuita.

Ci sono tanti altri siti, alcuni prodotti da persone udenti, non madrelingua, sempre a scopo

informativo per sordi, tra cui alcuni creati grazie ai fondi da vari bandi istituzionali, ma spesso dopo

un certo lasso di tempo si interrompono, poichè non sono molto seguiti.

Nel campo delle telecomunicazioni, nel 2000 Telecom Italia ha lanciato Sirio.187, “il primo

telefono di rete fissa al mondo che consente di inviare e ricevere SMS (da e verso altri stessi

modelli, o altri telefoni di rete fissa che saranno predisposti per il servizio, e i cellulari), spedire e-

                                                                                                               142 http://www.sordionline.com 143 http://www.vlog-sordi.com

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mail e fax.” 144 Ma è stato un fallimento. Poi, negli anni 2004 e 2008, Telecom Italia ha ritentato con

altri due modelli simili 145 , in questo caso molti hanno parlato di “fallimento immediato”. 146

Quest’ultimo modello era il “primo prodotto al mondo per effettuare videochiamate da rete fissa sia

dalla normale linea telefonica che attraverso il collegamento Alice ADSL.”147 Oltre alle stesse

funzionalità dei vecchi modelli simili, era possibile effettuare e ricevere videotelefonate da e verso

gli altri Videotelefoni di rete fissa Telecom Italia, ma anche da e verso i telefonini UMTS TIM

abilitati al servizio ed avere sempre disponibili sul display a colori aggiornamenti meteo, news. 148

Anche questo modello non ha riscosso successo, forse dovuto per il fatto che per

videochiamare si poteva semplicemente utilizzare il proprio computer collegato ad una webcam

sfruttando la connessione internet.

In effetti è esploso l’uso di strumenti che prevedono la web cam, come Camfrog, Oovoo e

Skype, i quali consentono alle persone sorde (e udenti) una comunicazione immediata a distanza

attraverso la lingua dei segni.

Nel 2005, per adattarsi alle innovazioni tecnologie, con il patrocinio di alcune regioni l’ENS ha

creato un nuovo Servizio Ponte che funzionava chiamando il numero verde attraverso l’uso di

diversi strumenti: SMS, fax e DTS. L’anno successivo sono stati aggiunti e-mail e chat (in

sperimentazione anche videochat che consentivano di comunicare con l’operatore in LIS) sulla

piattaforma www.mondoens.com.149 Funzionava come il precedente servizio offerto da Orgoglio

Sordo, con l’aggiunta di altri mezzi, ed era operativo in tutto il territorio nazionale, con la possibilità

di chiamare anche dall’estero.150

Nel 2013 con questo servizio sono stati effettuati 63 mila sms, 12 mila mail, 48 mila live

chat.151 Purtroppo nel 2014 i fondi che servivano per finanziarlo questo servizio sono stati tagliati,

riducendo drasticamente il numero degli operatori e provocando di conseguenza una lunga fila di

attesa per poterlo utilizzare.

I media aiutano a tenere viva e unita una comunità: una volta la rivista La Settimana del Sordo era

molto seguita, invece attualmente non è più pubblicato alcun giornale per sordi a parte quelli

promossi dagli istituti con scopi educativi e riabilitativi. Sul web ci sono due istituzioni accademiche

                                                                                                               144 http://www.telecomitalia.com/tit/it/archivio/media/comunicati-stampa/telecom-italia/mercato/business/2001/01_22.html (consultato in settembre 2016). 145 Ibidem. 146 http://www.infoservi.it/fotogallery-storia-dei-telefoni-italiani-dall800-a-telecom-italia/12860#jp-carousel-12869 (consultato in settembre 2016). 147 http://www.telecomitalia.com/tit/it/about-us/awards/business/2007.html (consultato in settembre 2016). 148 https://assistenzatecnica.tim.it/at/portals/assistenzatecnica.portal?_nfpb=true&_pageLabel=LineaTelefonicaBook&radice=consumer_root&nodeId=/AT_REPOSITORY/608003 (consultato in settembre 2016). 149 Dal 2012 questo servizio è fruibile sul nuovo sito www.comunicaens.it. 150 http://www.mondoens.it/veneto.htm (consultato in settembre 2016). 151 http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Associazioni/Dossier/info-179190610.html (consultato in settembre 2016).

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(Mason Parkison Deaf Fundation - MFDF152, Veasyt153) che pubblicano articoli interessanti sulla

LIS e sulla cultura dei sordi. Ancora non esiste una web-tv con video in lingua dei segni, operato

dai sordi: quello che gli si avvicina maggiormente è Tv Sordi Lis154 ma non è professionale e

lontano dagli standard di altri servizi stranieri simili.

Sul web i video hanno una grande potenzialità e stanno aumentando a dismisura: molteplici

attività mirano alla produzione dei video per avere più visibilità. Vi sono anche diverse società che

offrono la sottotitolazione per altre imprese per pubblicizzare le loro attività. Un’azienda di

sottotitolaggio evidenzia che:

La presenza di sottotitoli per i file video su piattaforme online consente ai motori di ricerca di

indicizzare e comprenderne i contenuti migliorando il posizionamento tramite un attento utilizzo

delle keyword. A tal proposito, la localizzazione linguistica e culturale dei video diventa

indispensabile per adeguarne il messaggio in modo mirato e assicurare la piena fruibilità ad un

pubblico internazionale.155

Questo sarebbe molto proficuo anche per le persone sorde. Speriamo possa essere per le

aziende un incentivo ad adottare questa strategia.

I servizi di sottotitolazione (stenotipia) sono possibili anche in diretta a distanza in occasione di

vari eventi, grazie ad internet, in modo da rendere possibile la partecipazione evitando ulteriori

spese come ad esempio quelle di viaggio, vitto e alloggio ove necessario.

3.2 Internet mobile

L’avvento dello smartphone rappresenta un grande vantaggio per i sordi, in quanto si può

essere connessi al globo delle informazioni in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, quindi è

possibile essere continuamente aggiornati, con meno ritardo rispetto agli udenti in confronto ad

una ventina di anni fa.

Cerchiamo di capire le implicazioni di questo mezzo di comunicazione recente in generale e

per i sordi: è un dispositivo multimediale, una combinazione tra computer palmare e cellulare, in

grado di riprodurre musica, scattare foto e girare video, dotato di touchscreen ad alta risoluzione e

web browser in grado di caricare sia normali pagine web sia siti web appositamente creati per i

dispositivi mobili. Inoltre ha una caratteristica particolare: le App, ossia le applicazioni

                                                                                                               152 http://www.mpdfonlus.com 153 http://www.veasyt.com/it/blog.html 154 http://tvsordilis.it 155 http://www.youget.it/sottotitolazione/ (consultato in settembre 2016)

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appositamente create per questi dispositivi, che offrono tante funzionalità aggiuntive scaricate dai

rispettivi market di vendita.

Tramite l’avvento di questi dispositivi cambia il modo di comunicare, con la possibilità di

riprendersi in video ed effettuare videochiamate in modo economico. Si può “telefonare” ovunque e

in qualsiasi momento proprio come avviene per gli udenti ma utilizzando il canale visivo.

Sono state create molte applicazioni, alcune delle quali, grazie alla loro multifunzionalità,

hanno contribuito ad abbattere le barriere della comunicazione e consentire alle persone sorde di

gestire la propria vita in autonomia, nel pieno rispetto della Convenzione ONU sui Diritti delle

Persone con Disabilità156.

L’ENS ha collaborato con diverse istituzioni per garantire pari opportunità di accesso ai servizi

di emergenza alle persone sorde che presentano sempre una difficoltà di comunicazione. Vediamo

alcuni progetti.

A giugno 2013, in collaborazione con il Ministero dell’Interno, viene creata una nuova app

SOS SORDI che consente alla persona sorda di richiedere l’intervento della Polizia di Stato, e

dell’ACI per il soccorso stradale, generando una mail che viene ricevuta e presa in carico dalle

centrali operative dei servizi richiesti. Oltre ai dati della persona che richiede aiuto l’app invia la

localizzazione della persona e consente di aggiungere ulteriori informazioni, quali il nominativo di

un interprete di lingua dei segni, di un familiare e altro testo utile.157 Ma è funzionante solo in

alcune regioni italiane.

A Gennaio 2014 nasce App ACI Sordi, dedicato al soccorso stradale. Con questa app si ha la

possibilità di aggiungere, con l'invio della richiesta, l'importante informazione sulla "localizzazione"

del chiamante, che, con le opportune conferme che il cliente sarà tenuto a fornire alla Centrale,

potrà senz'altro rendere più efficace l'invio dell'intervento. Basterà un click sullo smartphone per

fare arrivare il Soccorso Stradale.158

L’app TAXI SORDI, in collaborazione con URI (Unione Radiotaxi Italiani), con cui è possibile

richiedere, o prenotare, ovunque un taxi in modo veloce, con pochi e semplici passaggi. Questa

app individua la posizione del richiedente e invia la richiesta direttamente alla centrale. Con una

notifica verranno inviati la sigla della vettura e il tempo di arrivo.159

Veasyt160 è uno spin-off dell’Università Ca’ Foscari Venezia nato nel 2012, propone tre servizi

per l’accessibilità e l’abbattimento delle barriere della comunicazione: un servizio di video-

interpretariato professionale a distanza fruibile via web da computer, tablet, smartphone, in

qualunque luogo per ambiti “di trattativa”; un servizio di traduzione multimediale, traduce i

contenuti testuali in lingua dei segni quindi in modalità video, che sono poi integrabili a qualsiasi

                                                                                                               156 Per consultare l’intera Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità: http://www.osservatoriodisabilita.it/images/documenti/la_convenzione_onu.pdf 157 https://itunes.apple.com/it/app/sos-sordi/id787252590?mt=8 (consultato in maggio 2016). 158 http://www.ens.it/canali-tematici/primo-piano/4079-e-online-lapp-aci-sordi (consultato in maggio 2016). 159 http://www.3570.it/servizi/taxisordi/default.asp (consultato in maggio 2016). 160 http://www.veasyt.com/ (consultato in settembre 2016).

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pagina web, inserendo un’apposita icona (QR code) o link da cui riprodurre i contenuti

multimediali; delle guide multimediali accessibili che consentono l’accesso in modo completo e

autonomo a contenuti culturali o informativi su luoghi d’interesse in modalità testuale, audio e

video in lingua dei segni.

Il servizio di sottotitolazione Movie Reading161 offre anche un app da scaricare su smartphone

o tablet che permette di vedere i sottotitoli sincronizzando un film in corso, ad esempio al cinema.

Tuttavia non è molto comodo, perché bisogna tenere su lo smartphone vicino al film per tutta la

sua durata. Inoltre hanno sperimentato un paio di occhiali high-tech dove si possono vedere i

sottotitoli sulle lenti degli occhiali senza dover tenere qualcosa in mano come succede con gli

smartphone. Tuttavia neanche questa innovazione è molto comoda, gli occhiali non sono così

sottili come quelli da vista ma sono pesanti e quando si prova ad appoggiare la testa i sottotitoli

diventano obliqui perciò si è obbligati di stare sempre dritti.

Esiste anche un’app simile al Servizio Ponte: Pedius162, un sistema di comunicazione che

consente alle persone sorde di effettuare telefonate utilizzando le tecnologie di riconoscimento e

sintesi vocale senza un intermediario. Funziona abbastanza bene, solo qualche volta il

riconoscimento vocale non riprende bene la voce e vengono fuori parole strane, e a tanti non piace

sentire questa voce artificiale e di conseguenza qualche volta riattaccano subito credendo si tratti

di una pubblicità.

Ci sono inoltre delle app con cui è possibile ottenere informazioni sui segni,utilizzati in paesi

diversi per esprimere lo stesso concetto come Spread The Sign163 (2012), grazie a un progetto

supportato dalla Commissione Europea, e Segni in movimento (2015), tratto dallo storico DVD del

Dizionario Bilingue della Lingua dei Segni Italiana.164 Questi prodotti hanno un grande vantaggio

perché l’app può essere aggiornata e ampliata, quindi con il tempo è possibile aggiungere altri

segni. Inoltre includono anche le traduzioni tra diverse lingue sia scritte che dei segni.

A parte queste applicazioni create specificatamente per sordi, ce ne sono tante altre create

per gli udenti ma molto comode anche per chi non può sentire, come ad esempio la chat di

Whatsapp, che comprende anche l’invio dei video, il servizio taxi Uber, il servizio di ordinazione

pasti JustEat, consultazioni e aggiornamenti live dei treni Trenord, e dei bus Moovit, e il sistema di

prenotazioni hotel e voli Booking.

                                                                                                               161 https://www.moviereading.com (consultato in settembre 2016). 162 http://www.pedius.org (consultato in settembre 2016). 163 https://www.spreadthesign.com/it/ (consultato in settembre 2016). 164 http://www.lismedia.it/app-lis-linguaggio-segni-movimento (consultato in settembre 2016).

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3.3 Social network

Le tecnologie digitali mediano le relazioni sociali e svolgono un ruolo molto importante nella

costruzione delle identità degli individui.

Tra i servizi che dominano il panorama dei media digitali ci sono social network o media

sociali.165 “I media sociali sono siti web basati sulla costruzione e sul mantenimento di legami

sociali. Nel corso degli anni 2000 questi servizi hanno conosciuto una vera e propria esplosione

che li ha posizionati tra i principali intermediari fra gli individui in rete e i contenuti della rete.

Anzitutto per il numero enorme di persone che raggiungono e per l’uso quotidiano che esse ne

fanno. Si calcola che il solo Facebook, che da alcuni anni è il social network più diffuso, nel 2016

abbia superato il miliardo e mezzo di utenti attivi. Esistono però piattaforme diverse, usate per

organizzare i gruppi sociali più differenti, per gli scopi più vari e con modalità eterogenee.” 166 Tra i

tanti citiamo: LinkedIn, usato per mettere in contatto reti professionali; Twitter, la principale

piattaforma di microblogging; Instagram, un sito dove è possibile condividere fotografie o brevi

video.

Secondo una delle definizioni più diffuse, i social network sono servizi web che permettono di:

• Creare un profilo pubblico o semipubblico secondo le possibilità e i vincoli offerti dalla

piattaforma stessa;

• Costruire una rete di contatti (ad esempio, amici su Facebook, follower su Twitter) di cui si

possono vedere i contenuti e le informazioni dei profili;

• Creare o di aderire a comunità tematiche, gruppi di discussione o reti che non sono

strettamente legate alla propria cerchia di contatti.167

La maggior parte dei siti di social network permette agli utenti di pubblicare e condividere con i

propri contatti contenuti mediali di vario tipo, come fotografie, video, testi o link. I contenuti sono

pubblicati sulla pagina personale dell’utente, la sua bacheca o timeline. Gli utenti possono

interagire con i contenuti degli altri utenti condividendoli, commentandoli o assegnando loro un

rating che esprima un giudizio, come il like di Facebook.

Molti di questi siti forniscono chat, instant messaging, email, telefonia VoIP e sistemi di

commenti.

I diversi servizi e piattaforme si rivolgono a pubblici diversi, anche se in parte possono essere

sovrapposti. I social network forniscono un insieme di servizi che sono usati per altri scopi e da

altri gruppi, per esempio a fini di marketing da parte di aziende, partiti politici o associazioni.168

                                                                                                               165 Per approfondire i temi dei processi di proiezione identitaria e delle forme sociali che le persone attivano attraverso i social network, si rinvia a Comunello F. (2010), Networked sociability. Riflessioni e analisi sulle relazioni sociali (anche) mediate dalle tecnologie, Guerini, Milano, 166 Arvidsson, A. e Delfanti, A. (2016), op. cit, pag. 63. 167 Boyd, D. ed Ellison, N. (2007), Social network sites: Definition, history and scholarship, in “Journal of Computer-mediatedl Communication”, vol. 13, n. 1, pp. 210-230. 168 Arvidsson, A. e Delfanti, A. (2016), op. cit.

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I social network hanno dato un impatto non poco rilevante per sordi e per le loro comunità.

Con queste piattaforme i sordi riescono a comunicare più facilmente con chi non conosce la

lingua dei segni. I post scritti sulle bacheche o i messaggi privati hanno permesso ai sordi una

maggiore connessione con il mondo esterno, infatti con questa modalità è possibile conoscere più

approfonditamente le persone molto più che in una conversazione dal vivo nella quale si

potrebbero riscontrare delle difficoltà e/o incorrere in fraintendimenti. Questa facilità di

comunicazione ha agevolato i rapporti con colleghi, compagni di scuola, familiari e conoscenti.

Questo contribuisce a un miglioramento nella lingua scritta: i sordi cominciano a vedere una

finalizzazione emotivamente coinvolgente, un’utilità supportata da una reale motivazione ad

usarle, ben maggiore di quella offerta dai precedenti sforzi artificiosi e imposti che richiedeva loro

l’ambito scolastico e lavorativo, ciò comporterebbe un auto-formarsi alla scrittura e anche un auto-

includersi grazie ai social network.169

La nuova opzione di pubblicare direttamente video sulla bacheca di Facebook ha permesso di

esprimersi attraverso la lingua dei segni semplificando così la comunicazione a coloro i quali non

riescono ad esternarsi alla perfezione con la lingua scritta.

Nel mondo reale, le scuole speciali ormai si contano sulle dita della mano, anche

l’associazionismo arranca, ma ecco i social network, con i loro luoghi virtuali, che ne prendono il

posto riuniscono ancora una volta i sordi. Come dichiara la giornalista sorda Charlie Swinbourne

nell’articolo “Perché Facebook è diventato così importante per la comunità dei segnanti” su

BBC170, una volta i segnanti dovevano recarsi nei circoli dei sordi per fare quattro chiacchiere,

scambiare opinioni o qualsiasi tipo di conversazione. I circoli erano un vero punto di ritrovo, pieno

di amici, familiari, giochi di società e con il servizio bar. Negli anni recenti, soprattutto i giovani

dedicano più tempo ai social media piuttosto che frequentare abitualmente i circoli: Facebook al

primo posto, dove i video possono essere guardati per lungo tempo nelle bacheche, è facile creare

gruppi e farne parte. Sono comparsi conseguentemente tantissimi gruppi di discussione di ogni

genere che conservano la tradizionale funzione di un circolo, ma su una scala molto più vasta.

Con la possibilità di contattare chiunque tralasciando i luoghi di provenienza, i sordi sono

meno isolati in confronto a una volta: possono conversare senza dover recarsi ai circoli; ciò

risultava molto difficoltoso soprattutto per chi viveva in luoghi isolati.

Il ricercatore John Walker sostiene che ai sordociechi o sordi ipovedenti171, i quali hanno più

difficoltà a comunicare e a partecipare agli eventi, Facebook ha offerto un'ancora di salvezza                                                                                                                169 Dolza E. (2012), op. cit. 170 Swinbourne C. (2016), Why Facebook has become so important to the sign language community, in http://www.bbc.com/news/disability-35103292 (consultato in settembre 2016). 171 Usualmente i sordociechi possono utilizzare il computer ed accedere grazie a un display in rilievo tramite il sistema Braille oppure grazie a un’assistente che traduce per loro in LIS Tattile; invece per gli ipovedenti ci sono diverse opzioni in base alle loro difficoltà: ad esempio c’è la possibilità di convertire lo schermo in modalità contrasto e/o ingrandire i caratteri.

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dando loro la possibilità di partecipare più attivamente e, soprattutto, di ritrovare altre persone con

le stesse difficoltà.

Le persone sorde cominciano a farsi “sentire”, contribuendo con i loro pensieri sia in modalità

scritta che in quella visiva: infatti tramite la condivisione dei video possono esprimere la lingua dei

segni e la loro cultura.

Il circolare in rete di tantissimi video di qualsiasi tipo, artistico o ai fini di discussione,

provenienti dal tutto il mondo consente la diffusione della LIS e un ampio coinvolgimento dei Sordi

nella difesa dei propri diritti, nella ricerca e nella riflessione metalinguistica, in ultimo, nella didattica

della lingua dei segni, che si colloca sempre di più in una dimensione universitaria.172

Infatti la possibilità di registrare e rivedere i video consente di esaminare, studiare e valutare la

LIS. Inoltre possiamo osservare che i media digitali hanno promosso anche un’evoluzione

nell’interazione comunicativa. Tutto ciò ha praticamente rivoluzionato il modo in cui i sordi si

tengono in contatto fra loro e, tra l’altro, sta contribuendo, o meglio ricontribuendo notevolmente al

processo di standardizzazione delle lingue dei segni su scala nazionale, in maniera spontanea e

piacevole per gli utenti. In realtà già da molto esistono i Tg LIS ma non sono presentati dalle

persone madrelingua ed è a via unilineare quindi non c’è interazione. Osservando i vecchi

sondaggi si riscontrano alcune lamentele di persone sorde per i tg LIS poco comprensibili perché i

segni sono prevalentemente romani, in quanto probabilmente influisce la localizzazione delle sedi

televisive. Grazie a Facebook, dove appunto c’è la possibilità di interagire e condividere i video, è

in atto oggi una forte spinta alla standardizzazione.

L’utilizzo di varie piattaforme online per comunicare in segni ha trasformato anche alcune

strategie nella modalità di trasmissione e nei registri stilistici. “Ad esempio una persona dalla

propria casa con un comune computer può mandare dei filmati in LIS ad uno dei vlog, o attraverso

Youtube, che permette di scaricare più velocemente il materiale e di renderlo visibile a tutti. Dalla

classica interazione faccia a faccia si sta passando ad una “faccia-schermo” determinando anche

un cambiamento della modalità visivo-segnica: lo sguardo delle persone che stanno comunicando

davanti al piccolo schermo dei cellulari o ad un monitor del computer, attraverso software che

mostrano sullo schermo finestre con le immagini degli interlocutori, modifica la propria direzione

rispetto alle consuete modalità di conversazione.”173

Prima la LIS era una “lingua privata”, utilizzata solo con persone che si conoscevano tra loro,

mancava una diffusione scritta della lingua nelle scuole (in realtà ci sono diversi metodi, come il

Sign Writing, che tuttavia non è diffuso popolarmente ed è stato scoperto solo qualche decennio

fa) e la sua quasi totale assenza nei media ha fatto sì che proliferassero varietà e dialetti, anche                                                                                                                172 Fontana S. (2013), Tradurre lingue dei segni. Un’analisi multidimensionale, Mucchi Ed., Modena. 173 Gianfreda, G. e Di Renzo, A. (2011), “Conversazioni in Lingua dei Segni Italiana: rappresentazione e traducibilità linguistica”, in Massariello G. e Del Maso (a cura di), I luoghi della traduzione. Le interfacce. Atti del XLIII Congresso Internazionale di Studi della Società di Linguistica Italiana (SLI), Verona, 24-26 settembre 2009, Bulzoni, Roma, I v., pp. 207-222.

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molto diversi tra loro, all’interno di uno stesso paese. “In alcune nazioni tuttavia, la presenza di

trasmissioni televisive in lingua dei segni, oppure l’esistenza di centri culturali dove questa è usata

dalla maggior parte delle persone, come nel caso dell’Università Gallaudet negli Stati Uniti, ha

determinato una maggiore standardizzazione che in altri. Così il grado di omogeneizzazione

linguistica è diverso per le lingue dei segni, di paese in paese”.174

Come abbiamo visto, in Italia, solo recentemente, è iniziata una standardizzazione della LIS,

paragonabile a quella che avvenne per la lingua italiana con l’avvento della televisione.

Ora diventa in qualche modo una lingua destinata a un pubblico molto più ampio e

diversificato che spesso si incontra per la prima volta: la LIS usata in situazioni pubbliche, in

televisione, a teatro, al cinema o sui social network.175

Esiste anche una forte influenza internazionale, si vedono circolare tanti video provenienti

dall’estero, molti dei quali mirati alla comunità internazionale dei sordi che quindi utilizzano i segni

internazionali, poiché sono di facile comprensione per chi conosce almeno una lingua dei segni.

Si è notato, ad esempio, che nonostante la presenza di diversità strutturali tra le diverse

varietà segnate, sordi di paesi diversi (ad esempio italiani e cinesi), una volta che convivono per un

periodo abbastanza lungo, sono in grado di raggiungere livelli di intercomprensione superiori a

quelli raggiunti da parlanti lingue vocali diverse.176

Questa possibilità di comprendersi sfrutta molto probabilmente le caratteristiche iconiche delle

lingue segnate, ovvero la possibilità di stabilire delle relazioni di somiglianza tra il segno e uno

schema mentale, spesso immaginifico e metaforico, di aspetti del suo significato: tale caratteristica

è centrale per queste lingue. 177

Conseguentemente si osserva che alcuni segni internazionali confluiscono nella LIS, forse per

essere più “cool” o semplicemente per un’acquisizione inconsapevole, questo vale anche per gli

udenti quando ad esempio, adottano parole dalla lingua inglese.

Si nota un consolidamento della comunità segnante internazionale proprio grazie ai media digitali

e social network dove tutto il mondo è connesso. Ne è un esempio ciò che è avvenuto per la

battaglia a favore del riconoscimento della LIS. Grazie ai social media, altre comunità segnanti di

altri paesi hanno visto l’attivazione degli italiani e li hanno supportati recandosi nelle varie

                                                                                                               174 Russo Cardona T. e Volterra V. (2007), op. cit., pag. 33. 175 Volterra V. (2016), op. cit. 176 Corazza S. e Volterra V. (1988), “La comprensione di lingue dei segni ‘straniere’”, in De Mauro T., Gensini S. e Piemontese M. E. (a cura di) (1988), Dalla parte del riceventi: percezione, comprensione, interpretazione, Atti del XIX Congresso internazionale SLI, Bulzoni, Roma, pp. 73-82. Monteillard N. (2001), “La langue des signes internationale”, in AILE – Acquisition et Interaction en Langue Étrangère, 15, pp.97-116. 177 Cuxac C. (2000), “La langue des signes française (LSF), les voies de l’iconicité”, in Faits de Langue, 15-16, Ophrys, Paris. Russo T. (2004), op. cit.

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ambasciate italiane presenti nei loro paesi con l’obiettivo di sollecitare il riconoscimento della

LIS.178

Tutto sommato si nota un cambiamento per ciò che concerne il senso d’identità, c’è una

maggiore consapevolezza della propria identità e della propria lingua madre. Non molti anni fa si

segnava di nascosto per vergogna, negli ambienti privati e familiari, e spesso si optava non

mostrare la sordità ma sforzandosi di capire e sparare ad indovinare per capire cosa intendesse

dire l’interlocutore.

                                                                                                               178 L’Italia e il Lussemburgo sono gli unici paesi europei in cui la lingua dei segni non è ancora riconosciuta. Per ulteriori approfondimenti si rinvia a: Marziale B. (2016), “La torre di Babele: riflessioni intorno ai diritti umani linguistici” in Marziale B. e Volterra V. (2016), Lingua dei segni, società, diritti, Carocci, Roma, pp. 145-185.

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Conclusioni

Questa trattazione ha descritto l’evoluzione dei media e si è dedicata soprattutto al modo in

cui questi hanno migliorato la qualità della vita delle persone sorde, in particolar modo per quanto

riguarda l’accessibilità delle informazioni e la comunicazione interpersonale. Rimangono ancora

tante lacune da colmare se vogliamo raggiungere gli standard degli altri paesi per quanto riguarda

i servizi offerti ai sordi.

L’obiettivo di questo lavoro è stato anche quello di rappresentare una guida per tutte quelle

persone che si avvicinano per la prima volta alla lingua dei segni e alla cultura sorda ma anche per

quelle persone che, già inserite in questo mondo silenzioso e colorato, desiderano approfondire

maggiormente la conoscenza sui media e sulla battaglia che si porta avanti per una maggiore (e

totale) accessibilità.

Riassumo di seguito la situazione in cui ci troviamo attualmente.

La presenza dei sottotitoli nella TV italiana è ancora molto scarsa, infatti copre meno della

metà dell’offerta giornaliera, oltretutto quel poco che è offerto non è di ottima qualità. In Gran

Bretagna i programmi televisivi (comprese le pubblicità) sono accessibili al 98%-99%179. Nel nostro

paese, contrariamente, non sono sottotitolati neanche i canali digitali come Rai4, RaiStoria,

RaiSport, Rai YoYo, ecc. Questi che sono proprio i canali con la programmazione più varia e

interessante. La mancanza di sottotitolatura si ritiene sia dovuta al fatto che la pagina 777 sia

ancora in modalità analogica, mentre i canali sono passati al digitale180. È quindi un problema di

risorse che mancano e di tecnologie che nel Paese non sono all’avanguardia.181 In alcuni casi, con

Sky ad esempio, il privato mostra una maggiore sensibilità nei confronti del pubblico e, almeno per

ora, sembra che le nuove piattaforme come Netflix o Infinity offrano servizi che meglio si adattano

alle esigenze delle persone sorde.

Proprio quest’anno la Rai ha lanciato un nuovo claim “Rai per te. Per tutti”.182 Queste parole

sono chiaramente dissonanti rispetto alla realtà, soprattutto per sordi e ciechi.

Di recente è stato cambiato il metodo di pagamento del canone tv, includendolo nella bolletta

elettrica. Questa decisione ha riacceso una polemica nella comunità sorda dal momento che non è

giusto pagare l’intero canone se non è possibile accedere completamente al palinsesto tv. In

                                                                                                               179 Per vedere il report del monitoraggio sui servizi di accessibilità televisiva inglese operato da Ofcom: http://stakeholders.ofcom.org.uk/binaries/research/tv-research/access-service-reports/access-report-2015.pdf (consultato in settembre 2016). 180 Il passaggio della tv al digitale è cominciato nel 2009 per terminare nel 2012. 181 Echites G. (2016), I non udenti e l'odissea dei sottotitoli in tv: "Noi tagliati fuori, ingiusto pagare il canone Rai" in http://www.repubblica.it/spettacoli/tv-radio/2016/09/24/news/sordi_e_rai-148434347/?ref=fbpr (consultato in settembre 2016). 182 Il video del claim “Rai per te. Per tutti.”: http://www.rai.it/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-b3311ed1-c7a7-4306-8cd0-d84388c5eea9.html (consultato in settembre 2016).

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realtà, queste controversie esistono da sempre però, solo ora, con i social media i ragazzi sordi

stanno creando dei video di protesta, usando i cartelli scritti a mano, con l’hastag

#facciamocisentire. Questi video sono arrivati a oltre 9 milioni di visualizzazioni, con 380.000

condivisioni, finendo sui giornali online.183 Speriamo che questa volta, grazie ai social media, ci sia

una maggiore sensibilità e vicinanza ai “casi umani”, e che questo possa contribuire a sollecitare la

tv a migliorare il servizio di sottotitolazione e inserirlo in tutte le programmazioni.184

Sussiste un altro disservizio molto sgradito quello relativo alle repliche dei programmi già

emessi in TV sul web. Infatti, non vengono inseriti i sottotitoli nonostante siano già stati sottotitolati

con il televideo 777. Ne deriva che si è costretti a guardare esclusivamente le dirette e non c’è la

possibilità di fruire dei programmi in differita come avviene per gli udenti. Questa è una

discriminazione e non è un trattamento assolutamente equo.

Anche gli altri video sul web, soprattutto quelli sulle tematiche di approfondimento pubblicati

dai quotidiani online (ad esempio Repubblica Tv o Corriere Tv), di solito non vengono sottotitolati a

meno che non siano trasmessi in lingua originale, ossia non in italiano.

Purtroppo ci sono ancora troppo pochi telegiornali LIS attivi, specialmente con giornalisti

madrelingua, per ora ce n’è solo uno185, e nessuno prodotto direttamente da sordi. All’estero è

presente almeno un programma televisivo o una web-tv presentata da sordi.

Le potenzialità delle app italiane stanno offrendo ai sordi notevoli vantaggi, infatti ce ne sono

alcune che permettono di avere a portata di mano i mezzi comunicativi che hanno permesso di

abbattere alcune barriere, soprattutto nei casi delle emergenze, ma sono in fase embrionale se

confrontate con quelle degli altri paesi che propongono una vasta offerta in lingua dei segni e nella

sottotitolazione in diretta.

Oltretutto mancano ancora le accessibilità riguardo agli annunci informativi in molti luoghi pubblici,

nelle stazioni e negli ospedali; in questi ultimi gli operatori continuano ad appellare vocalmente,

perfino nel reparto di otorinolaringoiatra.

Comunque, alla base di tutto, le persone dovrebbero avere una mente aperta e flessibile,

pronte alle alternative, dal momento che ora c’è un ampio ventaglio di scelta che interessa la

comunicazione. Nel mondo lavorativo, ad esempio tanti si ostinano a usare solo il telefono per

accordarsi per un colloquio di lavoro nonostante sulle lettere di presentazione e sui curriculum

vitae venga evidenziato lo status della persona sorda. Inoltre le comunicazioni con le banche non

                                                                                                               183 Biancolatte T. (2016), "Noi sordi paghiamo il canone, vogliamo i sottotitoli", il video di Sara supera i 9 milioni di visualizzazioni in http://iltirreno.gelocal.it/italia-mondo/2016/09/27/news/noi-sordi-paghiamo-il-canone-vogliamo-i-sottotitoli-il-video-di-sara-supera-i-9-milioni-di-visualizzazioni-1.14163587?fsp=2.3360 (consultato in settembre 2016). 184 Esiste anche la petizione “RAI: garantire il servizio di sottotitolazione” promossa da Gabriele Gianfreda su charge.org. 185 Trasmesso su Tele Sardegna Nuoro (www.telesardegna.net).

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sono così semplici, infatti nella maggior parte richiedono che la comunicazione avvenga in maniera

esclusivamente telefonica e che sia la persona interessata a chiamare (per via della legge sulla

privacy).

La maggiore attenzione, soprattutto in Italia, verso la comunicazione per i sordi rappresenterebbe

non solo un dovere di civiltà e di rispetto, ma anche un’opportunità di miglioramento dei media tout

court e indipendentemente dai pubblici che fruiscono. Come efficacemente sintetizzano Caselli,

Maragna e Volterra, infatti:

Il rapporto tra tecnologia e handicap dovrebbe procedere in maniera biunivoca: non solo le

tecnologie sono importantissime per le persone con deficit motori o sensoriali, ma è vero anche il

contrario; infatti gli adattamenti creati per i disabili ci aiutano ad intravedere possibilità e soluzioni

delle nuove tecnologie altrimenti impensabili, che si rilevano utili e positive per tutti. Utilizzare le

nuove tecnologie con i disabili può, in sostanza, permetterci di studiare e migliorare aspetti delle

tecnologie stesse: quando usciamo dal punto di vista dei “normali” e proviamo ad entrare nella

prospettiva dei “diversi” impariamo a conoscere aspetti della realtà che abitualmente ci sfuggono e

spesso scopriamo soluzioni che non avremmo potuto scorgere altrimenti.186

                                                                                                               186 Caselli M. C., Maragna S. e Volterra V., (2006), op. cit., p. 257.

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Ringraziamenti Desidero ricordare tutti coloro che mi hanno aiutato nella stesura della tesi con suggerimenti,

critiche costruttive ed osservazioni: a loro va la mia gratitudine, anche se, a me spetta la

responsabilità per eventuali errori, inesattezze e omissioni nei contenuti in questo elaborato.

Ringrazio i miei relatori: il Professor Mario Morcellini, per aver accolto immediatamente e con

grande fiducia la mia proposta di tesi, e la Dottoressa Virginia Volterra, per essere stata così

entusiasta della mia idea e per aver seguito passo per passo l’elaborazione della mia trattazione.

Inoltre, la Professoressa Elena Valentini che è stata una preziosa guida nella stesura e, in

particolare, le ringrazio enormemente per essersi dimostrata molto disponibile e, soprattutto,

flessibile nel comunicare con me sperimentando diverse modalità. Un grande esempio per chi

deve lavorare con studenti sordi.

Intendo ringraziare le disponibilità del Dott. Alessio Di Renzo del CNR, del Dott. Luca Des Dorides

della Mediavisuale e del Dott. Amir Zuccalà dell’ENS, che hanno saputo ascoltare e interpretare le

mie esigenze durante le consultazioni, e di avermi dato alcuni dati indispensabili per la

realizzazione della tesi.

Desidero ringraziare anche gli autori sordi che hanno promosso in qualche modo le iniziative con

lo scopo di favorire una diffusione culturale, come Anna Folchi, Emiliano Mereghetti, Luigi Mario

Bove e Lorenzo Laudo, che mi hanno concesso la loro disponibilità rispondendo ad alcuni miei

dubbi e fornendo ulteriori approfondimenti.

Un sincero ringraziamento va ai miei amici che hanno speso parte del proprio tempo per leggere e

discutere con me le bozze del mio lavoro. In particolare a Elena Caterina e a Micaela Pelle che

sono state le mie “spalle” nella mediazione linguistica.

Vorrei infine ringraziare le persone a me più care: il mio ragazzo Daniele (per avermi anche,

qualche volta, sopportata e per aver rispettato con pazienza i miei tempi), i miei amici e la mia

famiglia per aver creduto in me, per avermi appoggiata e incoraggiata nel finire la tesi, che

sembrava non concludersi mai.

Il lavoro condotto per questa tesi è non completo, ci sono tanti punti che si possono affinare e

sviluppare. Molti sono gli argomenti che mi sarebbe piaciuto approfondire, ma si sa che prima o

poi ”si deve chiudere” per poter iniziare un nuovo capitolo. Questa tesi l’ho vista soprattutto come

un mio desiderio: quello di poter viaggiare nel tempo e osservare l’evoluzione dei media. L’allora

presidente dell’ENS Vittorio Ieralla affermava: “Bisogna ricordare il passato per costruire bene il

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futuro”. In effetti durante le ricerche ho scoperto una miriade di avvenimenti che non sono mai stati

ripresi successivamente né tantomeno approfonditi dalla loro prima divulgazione, per questo sono

oscuri a molti giovani che non li hanno vissuti. Tutto ciò sarebbe un’utile partenza per future

ricerche e per chi si vuole battere per garantire una migliore comunicazione e divulgazione di

informazioni ai sordi.

Ebbene, è stato esaudito un sogno, quello di laurearmi!

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