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leGui immigr 7 Vol. leGuide immigrazione.it Semestrale dell’Immigrazione per la Pubblica Amministrazione Raccolta di leggi e commenti su immigrazione, asilo e cittadinanza. II semestre 2007 Aggiornamento: 1 settembre 2007 I minori stranieri Maria Letizia Tomaselli www.immigrazione.it Edizione fuori commercio riservata agli utenti delle intranet della Pubblica Amministrazione, realizzata con il contributo di:

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Semestrale dell’Immigrazioneper la Pubblica AmministrazioneRaccolta di leggi e commenti su immigrazione, asilo e cittadinanza.

II semestre 2007

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Prodotto edtoriale di Studio immigrazione sas.Tutti i diritti sono riservati. Senza espressa autorizzazione di Studio immigrazione è vietata la riproduzione, anche parziale, effettuata aqualsiasi titolo, eccetto quella ad uso personale che è consentita solo con le modalità di stampa in proprio dei file, mentre è sempre vietatala riproduzione o la trasmissione con qualunque mezzo degli stessi file.Chiunque fotocopia le pagine di questo volume o realizza duplicati dei file per metterli a disposizione di terzi commette un reato e operaai danni della cultura.

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IntegRARsi, Iniziativa comunitaria EQUAL II FaseRoma - www.integrarsi.anci.it

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Indice

1. Il minore alla luce della costituzione e del codice civile

1. Il favor minoris2. La capacità di agire del minore3. La rappresentanza legale del minore4. Adozione, affidamento e tutela del minore straniero

2. Le convenzioni internazionali concernenti i minori

3. Il minore nel diritto internazionale privato e processuale

4. Disposizioni riguardanti i minori stranieri contenute nel Testo unicoe nel relativo regolamento d’attuazione.

1. La condizione giuridica del minore straniero2. Ingresso in Italia del minore straniero3. Il ricongiungimento familiare del minore4. Casi di ricongiungimento e di coesione del familiare al minore5. L’iscrizione sul permesso di soggiorno e sulla carta di soggiorno6. Il diritto all’iscrizione anagrafica7. Il diritto allo studio8. Il divieto di espulsione del minore9. I minori stranieri non accompagnati

10. Disposizioni concernenti i minori stranieri al compimento della maggiore età11. L’attività del Tribunale per i minorenni12. L’attività della polizia giudiziaria e di sicurezza nei confronti dei minori

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5. Rassegna di recente giurisprudenza in materia di minori stranieri

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1. Il minore alla luce della costituzione e del codice civile.

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1) Artt. 29, 30, 31 e 34 Cost.2) CRISAFULLI-PALADIN, Commentario breve alla Costituzione, Padova, 1990, pp.29-ss.3) Art. 1 c.c.4) Art. 2 Cost.5) PERLINGIERI, Manuale di diritto civile, Napoli, 1997, p. 121.

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1. Il favor minoris

La Costituzione italiana riconosce i diritti della famiglia, il diritto e il dovere dei genitori di mantenere,istruire ed educare i figli, anche se nati fuori dal matrimonio; protegge l’infanzia e la gioventù, favorendogli istituti necessari a tale scopo e garantisce a tutti i minori il diritto all’istruzione. 1 È alla luce del dettatocostituzionale che devono essere collocati gli istituti volti alla cura dei minori, gli interventi protettivi ampie indifferenziati che si rivolgono anche agli stranieri, per il solo fatto di essere minori.

L’interruzione dei rapporti tra minore e genitori non può che essere eccezionale 2, in linea con la posi-zione istituzionale di privilegio della famiglia che è luogo privato degli affetti, ma che assume anche unruolo sociale nell’opera di crescita del fanciullo. L’impegno delle istituzioni è di supplenza in tutti i casi diincapacità dei genitori, in quanto la protezione del minore e l’assolvimento dei doveri educativi è da rite-nersi di interesse pubblico e ha carattere pubblicistico, non essendo né i genitori né la società liberi di sce-gliere se educare o non educare i giovani. In questo senso, la famiglia assume valore primario e viene indi-cata quale sede naturale dell’educazione, mentre spetta allo Stato disciplinare gli strumenti attraverso i qualii genitori possono essere agevolati ad adempiere ai propri compiti.

2. La capacità di agire del minore

L’età costituisce un dato della persona fisica, una fase dell’evoluzione biologica rilevante, nella sua pro-gressione cronologica, anche per il diritto. Essa assume un significato giuridicamente rilevante in tutti i casiin cui alla minore età conseguono effetti presi in considerazione dal diritto, nei molteplici e diversi aspettiche vanno dalla capacità di agire agli istituti di protezione e di promozione della condizione del fanciullo.

La capacità giuridica si acquista dal momento della nascita 3 e questo evento segna l’ingresso dell’indi-viduo nell’ordinamento giuridico, lo qualifica come soggetto di diritto. L’individuo diviene così titolare diquei diritti inviolabili riconosciuti e garantiti a tutti gli uomini 4 .

Mentre la capacità giuridica indica il momento della titolarità del diritto, la capacità di agire attiene almomento dell’esercizio del diritto, che nella minore età trova svariate limitazioni.

La capacità di agire è definita come idoneità della persona a svolgere l’attività giuridica che riguarda lasfera dei suoi interessi o come attitudine a manifestare volontà che siano idonee a modificare la propriasituazione giuridica o ancora come idoneità ad esercitare diritti e assumere obblighi giuridici 5.

La capacità di agire, contrariamente a quanto accade per la capacità giuridica, si pone lungo un conti-nuum che va dalla incapacità totale alla piena capacità, con molte fasi intermedie caratterizzate da una capa-cità parziale, limitata, semipiena, ecc.

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Alla minore età, che dura fino al compimento del diciottesimo anno, è in generale collegata una condi-zione di incapacità legale di agire, ma non mancano le deroghe a questo principio.

Il settore in cui si collega alla minore età l’incapacità di agire è quello contrattuale, con i profili di annul-labilità che conseguono 6, così come in ambito successorio, l’incapacità del minore di disporre testamento 7.Nel matrimonio, si coglie un ambito in cui la volontà del minore rileva: in particolare, il matrimonio inva-lidamente contratto dal minore (perché non autorizzato dal giudice o perché infrasedicenne) non è annul-labile se il minore esprime la volontà di mantenerlo in vita 8.

Altre ipotesi previste dal codice civile individuano atti in cui il minore acquista piena capacità di agire.È il caso del riconoscimento del figlio naturale o della richiesta di legittimazione per provvedimento del giu-dice 9, per i quali è pienamente capace il minore che ha compiuto i sedici anni. Analogamente, il minoresedicenne può compiere gli atti giuridici relativi alle opere da lui create e può legittimamente esercitare leazioni sui diritti di autore 10. La donna minore può chiedere di interrompere la gravidanza, in caso di urgen-za con una procedura analoga a quella della donna maggiorenne, negli altri casi con l’intervento del giudi-ce tutelare e non necessariamente con quello dei genitori 11.

La maggior parte degli atti per i quali la capacità di agire e la maggiore età non coincidono riguarda, aben vedere, gli atti a contenuto personale.

3. La rappresentanza legale del minore

La potestà dei genitori è qualificata come ufficio di diritto civile caratterizzato dal diritto-dovere alla edu-cazione, istruzione, cura e mantenimento dei figli e dalla rappresentanza del minore nelle attività di naturapatrimoniale e personale.

Rispetto alla potestà dei genitori, la tutela 12 ha carattere surrogatorio ed è costituita allorché la primamanchi o non sia esercitabile. La tutela è un ufficio di diritto civile doveroso e gratuito. Per la nomina deltutore è competente il giudice tutelare del luogo di domicilio del minore, mentre i contenuti consistononella cura della persona del minore, nella rappresentanza negli atti civili e nell’amministrazione dei beni,con i limiti previsti dalla legge.

Il curatore 13, diversamente dai compiti che caratterizzano l’attività del tutore, non ha poteri di ammi-nistrazione, di rappresentanza o di cura del minore, ma deve unicamente prestare il suo assenso in caso diatti di straordinaria amministrazione compiuti dal minore, previa autorizzazione dell’autorità giudiziaria.

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6) Art. 1426 c.c.7) Art. 591 c.c. 8) Art. 117 co. 2 c.c.9) Artt. 250 e 284 co. 1 c.c.

10) Art 108 l. 22.4.1941, n.633 sul diritto di autore così come modificato dall’art. 13 l. 8.3.1975, n. 39 sulla maggiore età.11) Art. 8 l. 22.5.1978, n. 194.12) Artt. 343 - ss. c.c.13) Artt. 392 - ss. c.c.

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4. Adozione, affidamento e tutela del minore straniero

La disciplina dell’adozione internazionale è regolata dalla l. 31 dicembre 1998, n. 476 con la quale èstata ratificata e resa esecutiva in Italia la Convenzione per la tutela dei minori e la cooperazione in mate-ria di adozione internazionale firmata all’Aja il 29 maggio 1993 14. Si è con ciò completamente riscritto ilprocedimento di adozione previsto dalla l. 4 maggio 1983, n. 184 riguardante l’adozione e l’affidamentodei minori.

La normativa internazionale al fine di realizzare la cooperazione tra gli Stati, distingue le competenzedello Stato di origine e di quello di accoglienza del minore. Allo Stato di origine compete di accertare lostato di adottabilità, la regolarità, intesa come libertà e gratuità, dei consensi eventualmente prestati, larispondenza dell’adozione agli interessi del minore. Allo Stato di accoglienza spetta invece di valutare l’ido-neità degli aspiranti genitori, secondo una specifica procedura.

In via generale, l’iter adozionale si articola in tre fasi 15. La prima fase si svolge innanzi al Tribunale peri minorenni (art. 29-bis), con la presentazione da parte dei coniugi che intendono adottare un bambinostraniero residente all’estero e la richiesta di ottenimento della dichiarazione di idoneità all’adozione stessa.Il Tribunale, ove non ritenga da subito inidonei gli aspiranti genitori, avvia l’istruttoria trasmettendo copiadella dichiarazione di disponibilità all’adozione ai servizi sociali dell’ente locale competente per luogo diresidenza degli interessati, e acquisendo ogni altra informazione o elemento utile. Entro quattro mesi i ser-vizi sociali devono trasmettere al Tribunale una relazione sulla coppia ed entro i successivi due mesi, ilTribunale si pronuncia sulla dichiarazione di idoneità all’adozione (art. 30). Il decreto ha efficacia tempo-rale di un anno, entro il quale gli interessati devono necessariamente provvedere ad incaricare uno degli entidi cui all’art. 39-ter promovendo così la procedura di adozione. Il decreto è trasmesso d’ufficio allaCommissione per le adozioni internazionali, istituita a norma della Convenzione dell’Aja quale autoritàcentrale, nonché all’ente autorizzato al quale gli aspiranti all’adozione abbiano già conferito l’incarico.

La seconda fase della procedura è caratterizzata dall’attività degli enti autorizzati, cui i richiedenti hannol’obbligo di rivolgersi (art. 31). L’obbligo di scegliere un ente tra quelli autorizzati è contemplato allo scopodi impedire il verificarsi di inconvenienti, dovuti alla scarsa esperienza nel settore o, peggio ancora, al per-seguimento di interessi estranei alla adozione. L’ente svolge la procedura presso il Paese estero e trasmettel’intera documentazione, unitamente al provvedimento del giudice straniero, alla Commissione per le ado-zioni e al Tribunale per i minorenni. La Commissione, esaminati gli atti, provvederà a dichiarare che l’ado-zione risponde all’interesse del minore straniero ed autorizzerà l’ingresso in Italia del fanciullo e la sua per-manenza (art. 32). Infine, la terza fase della procedura prevede l’intervento del Tribunale per i minori ilquale ordina la trascrizione del provvedimento di adozione nei registri dello stato civile (art. 35). A seguitodella direttiva congiunta del Ministro dell’interno e delle politiche per la famiglia del 21 febbraio 2007 èstato abolito il permesso di soggiorno per attesa adozione e per adozione.

La legge 28 marzo 2001, n. 149, infine, è intervenuta a modificare l’art 6 co. 3 della l.184/1983 perquanto riguarda il divario di età tra adottato e adottante ora stabilito in 45 anni. La giurisprudenza ormaiconsolidata in materia 16, comunque, accoglie il principio secondo il quale tale limite non ha carattere asso-luto e cogente, laddove l’interesse del minore giustifichi una deroga.

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14) La Convenzione, in vigore sul piano internazionale dal 1 maggio 1995, è stata al momento ratificata dai seguenti 17Stati:Burkina Faso, Canada, Cipro, Costa Rica, Danimarca, Ecuador, Filippine, Finlandia, Messico, Norvegia, Perù, Polonia,Romania, Spagna, Sri Lanka, Svezia, Venezuela. Vedi in proposito TORRACA, L’adozione internazionale tra Convenzione del’Aja e riforma della legge n. 184 del 1983, in Il diritto di famiglia e delle persone, 1999, p. 1372.

15) SCALZO, L’interesse del minore nella nuova disciplina dell’adozione internazionale, in Gli stranieri. Rassegna di studi, giurispru-denza e legislazione, n. 200 , p. 207-ss.

16) C. Cost. 9 luglio 1999, n. 283, in Foro it., 1999, I, pp.2417-ss.; Cass. 8 febbraio 2000, n.1366, in Dir. fam., 2001, pp. 81-ss.;Cass. 16 febbraio 2002, n. 2302, in Giust. Civ., 2002, I, pp.579-ss.

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Per quanto attiene il rilascio del visto di ingresso per adozione, la Rappresentanza diplomatica dovràverificare la sussistenza dei seguenti requisiti 17:

a) dichiarazione di idoneità all’adozione rilasciata dal Tribunale italiano dei minorenni competente perdistretto di appartenenza dei genitori adottanti;

b) provvedimento di adozione o di affidamento pre-adottivo emesso dalla competente Autorità stranie-ra in conformità alla legislazione locale;

c) dichiarazione di conformità del provvedimento alla legislazione dello Stato straniero, emessadall’Autorità consolare italiana competente per luogo di emissione del provvedimento.

d) Qualora all’atto della presentazione della richiesta del visto per adozione sia presente soltanto uno deigenitori adottanti, la Rappresentanza avrà cura di acquisire una specifica procura sottoscritta dal geni-tore momentaneamente assente.

Nei Paesi di diritto islamico 18 l’adozione non è riconosciuta per ragioni che si riconnettono alle rifor-me introdotte da Maometto nell’organizzazione familiare araba arcaica, mediante le quali venne a sostituir-si alla concezione patriarcale tradizionale una visione della famiglia fondata sul matrimonio e sui vincoli disangue. Malgrado ciò, l’adozione è sempre stata largamente praticata, come pure l’affidamento dei minori,in via di fatto. Al mancato riconoscimento dell’istituto si è sopperito mediante il ricorso ad espedienti, ilpiù importante dei quali è uno speciale atto testamentario, denominato tanzil o inzàl che produce effetticon il consenso o la non opposizione dei legittimari. In alcuni Paesi, il diritto e la giurisprudenza hannomodificato la situazione. In Tunisia, ad esempio, la legge riconosce e disciplina l’istituto. In Algeria, invece,è consentito il ricorso al diritto francese, al quale i musulmani possono sottoporsi volontariamente ed effet-tuare l’adozione secondo tale diritto.

L’istituto dell’affidamento è previsto dalla l. 4 maggio 1983, n. 184, recante “Disciplina dell’adozionee dell’affidamento dei minori” agli artt. 1-5. Esso consiste nella cura del minore temporaneamente privo diun ambiente familiare idoneo, che viene perciò affidato a una famiglia o a una comunità: L’affidamento puòessere disposto dal Tribunale per i minorenni (affidamento giudiziale) oppure, nel caso in cui ci sia il con-senso di genitori o del tutore, può essere disposto dai servizi sociali e reso esecutivo dal giudice tutelare (affi-damento consensuale). Accanto a questi casi di affidamento, si può individuare un’ulteriore tipologia di cuiall’art. 9 l.183/1984, qualificata come affidamento di fatto, laddove il minore è accolto stabilmente da unparente entro il quarto grado o affidato dai genitori a persona che non è parente. La legge stabilisce che qua-lora l’accoglienza si protragga per un periodo superiore a sei mesi, il parente che lo ospita, nel primo caso,o il genitore che lo affida, nella seconda ipotesi, debbano darne comunicazione al giudice tutelare che prov-vederà a trasmettere gli atti al Tribunale per i minorenni con relazione informativa. L’omissione della segna-lazione può comportare l’inidoneità ad ottenere affidamenti familiari o adottivi e l’incapacità all’ufficiotutelare, o la decadenza dalla potestà sul figlio 19.

La tutela, disciplinata dagli artt. 343 - ss. del codice civile è l’istituto suppletivo della potestà genitoria-le, che realizza la cura degli interessi del minore. Il tutore, infatti, ha la cura della persona del minore, lorappresenta in tutti gli atti civili e ne amministra i beni (art. 357) Organi della tutela sono il giudice tute-lare (art. 344) e il tutore da questi nominato (art.346). Il tutore non può compiere atti di straordinariaamministrazione senza l’autorizzazione del giudice tutelare e quando cessa dalle funzioni di tutore deve ren-dere il conto (art.385).

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17) Mistero degli Affari Esteri, Norme sui visti e sull’ingresso degli stranieri in Italia e nello spazio Schengen, Circolare n. 14 del 24ottobre 2001.

18) DAVI’, Adozione. Diritto comparato e straniero, in Enc. giuridica Treccani, Roma, 1988. vol. I.19) art 9 commi 6, 7 e 8, l. 183/1984.

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Le convenzioni internazionali che si occupano dei minori nell’ambito di svariate materie sono numero-se. Menzioniamo in questa sede le principali adottate espressamente a tutela dei fanciulli. In primo luogova ricordata la Convenzione dell’Aja del 12 giugno 1902 sulla tutela dei minori ratificata con l. 7 settem-bre 1905, n. 523 ormai superata dalla Convenzione dell’Aja del 5 ottobre 1961 sulla competenza delle auto-rità e la legge applicabile in materia di protezione dei minori. Quest’ultima Convenzione, sebbene la rati-fica fosse stata autorizzata già con l. 24 ottobre 1980, n. 742, ha potuto entrare in vigore per l’Italia solo il23 aprile 1995, dopo l’emanazione delle norme di attuazione operata con l. 15 gennaio 1994, n. 64 20.

I vari movimenti culturali sorti in campo internazionale per l’affermazione dei diritti dell’uomo diede-ro luogo il 24 ottobre 1924 a Ginevra, nella quinta assemblea della Società delle Nazioni ad una dichiara-zione dei diritti del fanciullo, denominata anche “Convenzione di Ginevra” ove venivano identificati i dirit-ti fondamentali di tutti i fanciulli a prescindere dalla loro razza, nazionalità o credo religioso.

Va inoltre segnalata la Convenzione europea sul riconoscimento e l’esecuzione delle decisioni in mate-ria di affidamento dei minori e di ristabilimento dell’affidamento, aperta alla firma a Lussemburgo il 20maggio 1980 ( l. 15 gennaio 1994, n. 64), ove si considera minore chi non ha compiuto il sedicesimo annodi età e nella quale è contemplato il ristabilimento della custodia del minore in caso di suo illegittimo tra-sferimento all’estero.

Rivolta alla protezione del minore, quando tra i genitori insorgano contrasti in ordine al suo affidamen-to in caso di separazione o di divorzio, è la Convenzione dell’Aja del 25 ottobre 1980 sugli aspetti civilidella sottrazione internazionale dei minori (l. 15 gennaio 1994, n. 64) 21.

La Convenzione sicuramente più conosciuta e che maggiormente ha inciso sulla legislazione riguardantei minori stranieri, tanto da essere espressamente menzionata nell’ambito dell’art. 28 del Testo unico sull’im-migrazione, nella parte dedicata alla famiglia e alla protezione dei minori, è la Convenzione sui diritti delfanciullo aperta alla firma a New York il 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva in Italia con l. 27maggio 1991, n. 176. Tra i principi più importanti affermati nell’ambito della Convenzione ricordiamo quel-lo del superiore interesse del minore, nel senso che in tutti i provvedimenti amministrativi e giurisdizionalideve prevalere, sugli altri interessi, il superiore interesse del fanciullo, nonché quello di non discriminazione,secondo il quale i principi sanciti dalla Convenzione devono essere applicati a tutti i minori a prescindereanche dal loro status. Al minore devono essere garantiti alcuni diritti fondamentali quali il diritto alla prote-zione, il diritto all’istruzione, alla salute, all’unità familiare, alla tutela dallo sfruttamento. Gli Stati vigilanoaffinché il minore non sia separato dai suoi genitori, tranne che questa separazione si renda necessaria nel-l’interesse preminente del bambino. Ogni domanda presentata dal fanciullo o dai suoi genitori in vista delricongiungimento familiare deve essere valutata “con uno spirito positivo, con umanità e diligenza”.

Ricordiamo, inoltre, la Convenzione citata nel paragrafo dedicato all’adozione del minore straniero,ossia la Convenzione dell’Aja del 29 maggio 1993 sulla protezione dei minori e sulla cooperazione in mate-ria di adozione internazionale, ratificata e resa esecutiva in Italia con l. 31 dicembre 1998, n. 476.

Da segnalare anche la l. 23 dicembre 1997,n. 451 che ha istituito, oltre alla Commissione parlamenta-re per l’infanzia, l’Osservatorio nazionale per l’infanzia operante presso la Presidenza del Consiglio dei mini-

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20) CAMPIGLIO-MOSCONI, Minore, Enc. Giur., XX, Roma, 1999.21) MOSCONI-RINOLDI, La sottrazione internazionale di minori da parte di un genitore, Padova, 1988; CARELLA, La conven-

zione dell’Aja del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori, in Riv. dir. int. priv. proc., 1994, pp. 794-ss.

2. Le convenzioni internazionali concernenti i minori.

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stri, il quale dispone periodicamente il piano nazionale di interventi per la tutela e l’attuazione dei dirittie lo sviluppo dei minori.

Infine, finalizzati alla protezione degli interressi del minore sono anche gli accordi in materia di alimen-ti: la Convenzione del 2 ottobre 1973 sulla legge applicabile alle obbligazioni alimentari ( l 24 ottobre 1980,n. 745); la Convenzione di Roma del 6 novembre 1990 sulla semplificazione, negli Stati membri delleComunità europee, delle procedure relative al recupero dei crediti alimentari (l. 23 dicembre 1992, n. 524).

Da ultimo, il regolamento comunitario 2201/2003 sulla competenza giurisdizionale ridisegna le normesulla cooperazione giudiziaria in materia di diritto di famiglia e viene applicato a tutte le azioni propostedopo il primo marzo 2005 in tutti gli Stati membri, con la sola eccezione della Danimarca. Si tratta di unsignificativo passo in avanti per la tutela dei diritti dei minori, limitata nel precedente regolamento (CE1347/2000) alle decisioni in tema di divorzio e riferite soltanto ai figli nati all’interno del matrimonio. Lavolontà del legislatore è stata quella di scoraggiare il fenomeno della sottrazione internazionale dei minorie di evitare conflitti in caso di diverse sentenze nazionali per garantire ai minori il diritto di mantenere icontatti con entrambi i genitori, indipendentemente dal fatto di essere o meno nati dal matrimonio. È sta-bilito in linea generale che le decisioni del Tribunale della nazione in cui il minore aveva la sua residenzaabituale immediatamente prima del trasferimento o del mancato rientro conservi la competenza giurisdi-zionale fino a che il minore non abbia acquisito la residenza in un altro Stato membro. Le decisioni posso-no quindi essere automaticamente riconosciute e fatte applicare nella nazione in cui il minore è stato por-tato e il Tribunale deve disporre entro sei settimane l’audizione del minore stesso e del responsabile genito-riale estraneo alla sottrazione.

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La l. 31 maggio 1995, n. 218 di riforma del diritto internazionale privato introduce una chiara regola-mentazione internazionale-privatistica degli istituti dei minori non sottoposti alla potestà dei genitori. L’art.42 stabilisce che la protezione dei minori è disciplinata dalle regole fissate dalla Convenzione dell’Aja del 5ottobre 1961 sulla competenza delle autorità e la legge applicabile in materia di protezione dei minori, rati-ficata con l. 24 ottobre 1980, n. 742, entrata in vigore solo con l’emanazione delle norme di attuazione dicui alla l. 15 gennaio 1994, n. 64. La Convenzione del 1961 tende a far coincidere ius e forum 22 ossia dirit-to applicabile e giurisdizione, in quanto la competenza giurisdizionale viene attribuita in primo luogo alleautorità dello Stato in cui il minore abitualmente risiede, competenti ad adottare, applicando la proprialegge, tutte le misure rivolte alla protezione del minore e dei suoi beni.Tutte le Autorità che abbiano adot-tato provvedimenti nei confronti del minore sono tenute ad informarne le autorità nazionali ed eventual-mente le autorità della residenza abituale del minore. In Italia le informazioni dirette agli altri Stati vengo-no fornite dall’Ufficio per la giustizia minorile presso il Ministero della Giustizia.

L’art. 4 della l. 742/1980 stabilisce che se le autorità dello Stato di cui il minore è cittadino giudicanonecessario adottare misure miranti alla protezione del minore o dei suoi beni, sono tenute ad informare leautorità dello Stato di sua abituale residenza e tali misure si sostituiscono a quelle eventualmente adottatedallo Stato di residenza abituale. In caso di trasferimento della residenza abituale del minore, l’art. 5 preve-de che le misure adottate restino in vigore fino a quando non saranno abolite o sostituite dallo Stato dinuova abituale residenza, mentre in caso di trasferimento di un minore che era sotto la protezione delleautorità dello Stato di cui egli è cittadino, le misure da queste adottate resteranno in vigore nello Stato dinuova residenza abituale.

Il Testo unico sull’immigrazione n. 286/1998 equipara i minori adottati o affidati secondo la normati-va dello Stato di origine o di abituale residenza dello straniero, ai figli legittimi o naturali ai fini del ricon-giungimento familiare e del rilascio della carta di soggiorno o del permesso di soggiorno per motivi di fami-glia , con ciò riconoscendo pienamente il diritto del minore sulla base di un provvedimento adottato da unaltro Stato, purché non produca effetti contrari ai principi di ordine pubblico.

In via generale, l’art. 64 l. 218/1995 prevede che la sentenza straniera venga riconosciuta automatica-mente nel nostro ordinamento quando:

a) sia possibile qualificare il provvedimento straniero da riconoscere come sentenza;b) il giudice che ha pronunciato la sentenza poteva conoscere della causa secondo i principi sulla com-

petenza giurisdizionale propri dell’ordinamento italiano;c) vi sia stata integrità del contraddittorio verificata soprattutto in relazione alla conoscenza dell’atto

introduttivo del giudizio da parte del convenuto in conformità a quanto previsto dalla legge del luogodove si è svolto il processo ed al rispetto dei diritti essenziali della difesa;

d) le parti si sono costituite in giudizio secondo la legge del luogo dove si è svolto il processo o la contu-macia è stata dichiarata in conformità a tale legge;

e) essa è passata in giudicato secondo la legge del luogo in cui è stata pronunciata;f ) essa non è contraria ad altra sentenza pronunciata da un giudice italiano passata in giudicato;g) non pende un processo davanti ad un giudice italiano per il medesimo oggetto e tra le stesse parti, che

abbia avuto inizio prima del processo straniero;h) le sue disposizioni non producono effetti contrari all’ordine pubblico, ossia ai principi inviolabili posti

a garanzia del corretto funzionamento della giustizia.

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22) CAMPIGLIO-MOSCONI, Minore, Enc. Giur., XX, Roma, 1999.

3. Il minore nel diritto internazionale privato e processuale.

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Tali verifiche non hanno carattere preventivo, ma solo successivo ed eventuale ad opera della Corted’Appello del luogo in cui la sentenza dovrà essere eseguita (art. 67), quando essa viene contestata da chiun-que vi abbia interesse, ovvero il soccombente non la esegua spontaneamente e si renda necessario procede-re ad esecuzione forzata.

Di interesse due recenti sentenze riguardanti l’applicazione della Convenzione dell’Aja.La Corte di Cassazione ha dichiarato illegittimo il decreto del Tribunale dei Minorenni di Roma che ha

ritenuto inammissibile il ricorso teso all’immediato rientro in Gran Bretagna dei minori trasferiti e tratte-nuti dalla madre in Italia, motivando la mancata applicazione al caso di specie della Convenzione de L’Ajacon la comune cittadinanza italiana dei genitori.

La diversa cittadinanza dei genitori non è un presupposto per l’applicazione della tutela apprestata dallaConvenzione, la quale presuppone sì una rilevanza internazionale delle questioni trattate, da intendersi perònon come riferita alla nazionalità dei soggetti coinvolti, bensì ai rapporti tra diversi Stati contraenti, al finedi assicurare che i diritti di affidamento e di visita previsti in uno Stato contraente siano garantiti anchenegli altri Stati contraenti.

Anche a non voler aderire a tale conclusione, il Tribunale, ha omesso altresì di considerare la doppia cit-tadinanza del padre, italiana e britannica, che chiedeva appunto il rientro dei figli in Gran Bretagna, qualeresidenza abituale degli stessi (Corte di Cassazione, Sez. I Civile, sent. n. 16831 del 21 luglio 2006, Pres.Luccioli, Rel. San Giorgio).

La seconda sentenza della Cassazione dichiara invece legittimo il decreto del Tribunale dei Minorenniche ha disposto l’immediato rientro della minore presso la madre, la quale, esercitando i poteri connessi allasua qualità di genitore affidatario, aveva trasferito la residenza propria e della figlia in Polonia.

La finalità della Convenzione de L’Aja è quella di assicurare l’immediato rientro dei minori illecitamentetrasferiti o trattenuti in uno Stato contraente e l’effettivo rispetto dei diritti di affidamento e di visita.Presupposto per l’applicazione della tutela apprestata dalla Convenzione è la nozione di “residenza abitua-le” del minore in uno Stato contraente diverso da quello in cui sia stato illegittimamente trattenuto o tra-sferito. Nel caso di specie, il Tribunale dei Minorenni ha legittimamente ritenuto che la residenza abitualedella minore fosse in Polonia, benché il trasferimento fosse avvenuto solo pochi mesi prima la denunciatasottrazione. Tale considerazione derivava dalla stabilità della residenza della madre in quel Paese, accompa-gnata dalla serietà dell’intento da lei perseguito, avendo ivi iniziato un’attività lavorativa ed allacciato unarelazione sentimentale dalla quale era nata una bambina (Corte di Cassazione, Sez. I Civile, sent. n. 16092del 14 luglio 2006, Pres. Luccioli, Rel. San Giorgio).

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1. La condizione giuridica del minore straniero.

Il minore straniero è soggetto a particolare tutela nell’ambito della normativa attualmente in vigore.L’art. 29 del Testo unico sull’immigrazione 286/1998, stabilisce che:“In tutti i procedimenti amministrativi e giurisdizionali finalizzati a dare attuazione al diritto all’unità fami-liare e riguardanti i minori deve essere preso in considerazione con carattere di priorità il superiore interesse delfanciullo, conformemente a quanto previsto dall’articolo 3, comma 1, della Convenzione sui diritti del fanciul-lo del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva con legge 27 maggio 1991, n.176”.

Il minore segue la condizione giuridica dei genitori o quella più favorevole tra i genitori. La regolaritàdel soggiorno della famiglia costituisce certamente un elemento fondamentale lungo l’itinerario di integra-zione del bambino e in seguito dell’adulto nella vita civile, sociale ed economica del Paese.

Il minore straniero per il quale non è individuata una figura adulta di riferimento, e che per questo moti-vo è denominato “minore non accompagnato”, trova specifiche forme di tutela, anche se la sua posizione ècontraddistinta da una forte componente di precarietà, sia per la possibilità di essere rimpatriato, sia per ladifficoltà di ottenere una autorizzazione al soggiorno al raggiungimento della maggiore età.

Si riconoscono allo straniero, indipendentemente dalla età e dalla sua condizione di regolarità, una seriedi diritti sostanziali e processuali inerenti alla dignità della persona e che hanno una dimensione universa-le, prescindendo dal legame di cittadinanza con un determinato ordinamento 23. Tali sono i diritti fonda-mentali dell’uomo, di cui all’art. 2 della Costituzione, il diritto di eguaglianza, il diritto di difesa, il dirittoalla vita familiare.

2. Ingresso in Italia del minore straniero.

Il minore straniero può fare ingresso nel territorio nazionale a seguito del rilascio di un visto per moti-vi di turismo, laddove richiesto, o per cure mediche, per familiare al seguito con contestuale ingresso uni-tamente all’adulto, per ricongiungimento familiare, per motivi di studio. Particolari tipi di ingresso sonodisciplinati in relazione all’adozione e all’accoglienza nell’ambito di programmi solidaristici promossi da enti,famiglie o associazioni.

In quest’ultimo caso, la domanda di rilascio del visto viene inoltrata all’ambasciata dal responsabile del-l’ente proponente, previo rilascio del nulla osta di approvazione del progetto da parte del Comitato per iminori stranieri, con allegata la lista dei minori e degli accompagnatori. Il nulla osta del Comitato verrà rila-sciato, secondo quanto previsto dall’art. 5 comma 6 lettera c-bis) del regolamento di attuazione del Testounico sull’immigrazione, d.P.R. 31 agosto 1999 n. 394, così come modificato dal d.P.R. 18 ottobre 2004n. 393, dopo aver acquisito quello della Questura competente per i componenti del nucleo familiare cheospita il minore (Ministero dell’Interno, Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontie-re, circ. n. 400/A/2005/634/P/15.16.1.26 del 10 giugno 2005, oggetto: Comitato minori stranieri: lineeguida 2005).

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4. Disposizioni riguardanti i minori straniericontenute nel Testo unico e nel relativo regolamento d’attuazione.

23) BERTI, Cittadinanza, cittadinanze e diritti fondamentali, in Riv. dir. cost., 1997, pp. 11-ss.

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L’ingresso a scopo di adozione è regolato dall’art. 31 della l. 4 maggio 1983, n. 184, così come modifi-cato dalla l. 31 dicembre 1998, n. 476 di ratifica della Convenzione dell’Aja stipulata il 29 maggio 1993concernente la tutela dei minori e la cooperazione in materia di adozioni internazionali. L’ingresso alla fron-tiera di minori stranieri a scopo di adozione è consentito solo se risultano muniti di passaporto individua-le corredato dal relativo visto per adozione, e previa esibizione dell’autorizzazione all’ingresso ed alla resi-denza permanente del minore rilasciata dalla Commissione per le adozioni internazionali ai sensi dell’art.32co 1 l. 476/1998. Coloro che hanno accompagnato alla frontiera un minore degli anni quattordici, al qualenon viene consentito l’ingresso in Italia per l’insussistenza delle condizioni di cui al citato art. 31, devonoprovvedere a proprie spese al rimpatrio immediato del minore nel Paese di origine (art. 35 l. 479/1998).

A norma dell’art. 36 della citata legge, inoltre, l’ingresso di stranieri minori di quattordici anni nonaccompagnati dai genitori o da parenti entro il quarto grado, deve essere immediatamente segnalato dagliuffici di polizia di frontiera al Tribunale per i minori del distretto ove è diretto il minore o, nel caso in cuinon sia desumibile il luogo di dimora del minore nello Stato, al Tribunale per i minorenni di Roma. Talesegnalazione non deve essere effettuata nel caso di ingresso di minori per motivi turistici e di studio, sem-pre che la permanenza non sia superiore a tre mesi.

Il Ministero dell’interno, con circolare n. 300/C/216091/15/16/4/1^ Div. del 15 febbraio 1999 ha pre-cisato le regole relative all’ingresso di minori nello Stato 24, il quale è consentito:

• per motivi di adozione, familiari, turistici, di studio e di cura;• qualora i minori siano accompagnati da un genitore o da un parente entro il quarto grado;• qualora a causa di eventi bellici o eccezionali o per calamità naturali non sia stato possibile esperire le

procedure di adozione internazionale e sussistano motivi di esclusivo interesse del minore all’ingres-so nello Stato.

Il visto per studio in favore di minori di diciotto anni, secondo quanto stabilito dal regolamento di attua-zione al Testo unico, d.P.R. 394/1999 così come modificato dal d.P.R. 393/2004, potrà essere rilasciato infavore dei minori di età (art. 44-bis) :

- comunque maggiori di anni quattordici, i cui genitori o tutori, residenti all’estero, intendano far segui-re corsi di studio presso istituti e scuole secondarie nazionali statali o paritarie o presso istituzioni acca-demiche, nell’ambito di programmi di scambi e di iniziative culturali approvate dal Ministero degliaffari esteri, dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca o dal Ministero per i beni e leattività culturali;

- al di fuori della fattispecie di cui al punto precedente, l’ingresso dei minori per studio, limitatamenteai maggiori di anni quindici, è consentito in presenza dei requisiti di disponibilità economica e diavvenuta iscrizione o pre-iscrizione al corso da seguire in Italia, nonché accertata l’esistenza di misu-re di adeguata tutela del minore e la rispondenza del programma scolastico da seguire in Italia alleeffettive esigenze formative e culturali del beneficiario.

Quindi, oltre a dover essere esibita certificazione di iscrizione al corso di studio e adeguate e documen-tate garanzie circa i mezzi di sostentamento, il rilascio del visto avverrà solo a condizione che lo studentetrascorra il soggiorno presso un Convitto o presso un parente stretto regolarmente residente in Italia. Larichiesta di visto dovrà inoltre essere sottoscritta da entrambi gli esercenti la potestà genitoriale, i qualidovranno espressamente dichiarare di voler porre il minore, durante il suo soggiorno in Italia, sotto la diret-ta responsabilità del Convitto o del parente, che dovranno sottoscrivere una formale dichiarazione di accet-tazione della presa in carico del minore 25.

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24) TERRACCIANO-CHIACCHERA, Stranieri. Ingresso, soggiorno, lavoro, studio e ricongiungimento familiare, Forlì, 2001, p. 479.25) Mistero degli Affari Esteri, Norme sui visti e sull’ingresso degli stranieri in Italia e nello spazio Schengen, Circolare n. 14 del 24

ottobre 2001.

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Resta poco chiaro quali saranno gli elementi cui la Rappresentanza dovrà far riferimento per verificarela rispondenza del programma scolastico da seguire in Italia alle effettive esigenze formative e culturali del bene-ficiario. La disposizione appare di dubbia costituzionalità in quanto delega alla autorità amministrativa lavalutazione dell’interesse dello straniero sulla base di parametri che saranno da questa fissati, nella miglioredelle ipotesi, ovvero stabiliti autonomamente da ciascuna rappresentanza diplomatica. L’art. 10 co. 2 dellaCostituzione esige, mediante il ricorso ad una riserva relativa rinforzata, che il trattamento dello stranierovenga regolato dalla legge, proprio per garantirlo da possibili arbitri dell’amministrazione, ipotesi che nonricorre nel caso di specie 26.

3. Il ricongiungimento familiare del minore.

Il titolo quarto del Testo unico sull’immigrazione 286/1998 è interamente dedicato alla famiglia edintroduce previsioni specifiche di protezione dei minori. Il diritto all’unità familiare è tutelato come dirit-to soggettivo il cui limite è individuato, nell’ottica di un corretto bilanciamento con altri valori protetti dallaCostituzione, dal possesso dei requisiti ( reddito e alloggio) atti a garantire ai familiari che lo straniero inten-de ricongiungere normali e dignitose condizioni di vita. Anzi, si può affermare che le condizioni relative alladisponibilità di un reddito sufficiente e all’adeguatezza dell’alloggio sono finalizzate ad assicurare l’effettivatutela del superiore interesse del fanciullo, attraverso l’accertamento che la famiglia sia in grado di assicu-rargli di avere in Italia adeguati mezzi di sussistenza 27.

Tra le altre categorie dei familiari che possono essere ricongiunte, la legge menziona all’art. 29 comma1 lettera b) i figli minori, anche del coniuge o nati fuori del matrimonio, non coniugati, a condizione chel’altro genitore, qualora esistente abbia dato il suo consenso. Non è più prevista per i figli minori la condi-zione di familiari “a carico”, potendosi tale requisito considerare implicito.

La legge Bossi-Fini n. 189/2002 ha introdotto alla successiva lettera b bis) il ricongiungimento in favoredei figli maggiorenni a carico, qualora non potessero per ragioni oggettive provvedere al proprio sostenta-mento a causa del loro stato di salute che comportasse invalidità totale.

Il D.Lg.vo n.5/2007, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale n. 25 del 31 gennaio 2007, recante disposizio-ni di attuazione della direttiva 2003/86/CE relativa al diritto al ricongiungimento familiare degli stranieri,che ha sostituito l’intero testo dell’articolo 29, alla lettera c) prevede il diritto al ricongiungimento con i figlimaggiorenni a carico permanentemente inabili al lavoro, senza ulteriori specificazioni. Il richiedente dovràesibire la documentazione attestante lo stato di permanente inabilità al lavoro del figlio maggiorenne ed ilcarico familiare, relativo al mantenimento del congiunto al quale il genitore provvede mediante rimesse oaltre provvidenze. Non dovrà, quindi, più essere dimostrata l’invalidità totale e l’impossibilità del figlio diprovvedere al proprio sostentamento, quale condizione ulteriore per accedere al ricongiungimento. Circa lanozione di carico familiare, non possiamo che sottolineare la difficoltà di definizione del termine, che nellaesperienza italiana è legato alla iscrizione anagrafica e al cosiddetto stato di famiglia, dunque ad un parame-tro oggettivo, mentre per lo straniero residente all’estero si basa per lo più sulle rimesse inviate al parente acarico, la cui entità e sufficienza è valutata dallo Sportello unico per l’immigrazione al momento della pre-sentazione dell’istanza corredata dalla documentazione vidimata e validata dall’ambasciata.

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26) Il legislatore può conferire al Governo una potestà regolamentare in materia, ma non può esimersi dal precisare i fini da realiz-zare e i criteri da seguire per il loro raggiungimento, nonché i mezzi da utilizzare e gli organi coinvolti, in funzione di control-lo delle concrete discipline adottate. Così Corte Cost., n. 35/1961, in Giur. cost., 1961, p. 651.

27) BONETTI-ZORZELLA-CITTI-MIAZZI, Diritto all’unità familiare e tutela dei minori, in NASCIMBENE (a cura di), Dirittodegli stranieri, Roma, 2004, p. 871.

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L’art. 29 comma 2 del Testo unico specifica che ai fini del ricongiungimento si considerano minori i figlidi età inferiore a diciotto anni al momento della presentazione dell’istanza di ricongiungimento. Questaultima precisazione è importante in quanto pone fine ad ogni possibile dubbio sulla legittimità ad ottene-re il nulla osta e il visto di ingresso anche a distanza di tempo dalla presentazione della domanda, quandoormai il figlio ha raggiunto la maggiore età. Non vengono con ciò addossate allo straniero le conseguenzenegative di eventuali ritardi da parte della pubblica amministrazione nella trattazione delle pratiche. Infine,i minori adottati o affidati o sottoposti a tutela sono equiparati ai figli.

Il minore coniugato non può essere ricongiunto, a meno che non sia intervenuta la separazione legale,in quanto ha costituito un autonomo nucleo familiare distaccandosi dalla famiglia originaria.

Per quanto riguarda i figli adottati, affidati o sottoposti a tutela, per il rilascio del visto di ingresso perricongiungimento familiare non è sufficiente produrre una semplice dichiarazione di affidamento resa daigenitori del minore, ma occorre chiedere all’Autorità competente del Paese di origine o di stabile residenzadel minore l’omologazione dell’atto con tutte le garanzie previste dall’ordinamento di quello Stato. Taleprovvedimento dovrà quindi essere allegato, in traduzione giurata in lingua italiana resa a cura di un inter-prete - traduttore autorizzato, alla domanda di rilascio del visto. Sulla base di tale documentazione e del pre-scritto nulla osta rilasciato dallo Sportello unico per l’immigrazione competente in relazione alla dimora delrichiedente, l’Ambasciata potrà procedere al rilascio del visto. In proposito, si rammenta che l’art. 65 dellal. 31 maggio 1995, n.218 recante “Riforma del sistema italiano di diritto internazionale privato” stabilisceche “hanno effetto in Italia i provvedimenti stranieri relativi alla capacità delle persone nonché all’esistenza dirapporti di famiglia o di diritti della personalità quando essi sono stati pronunciati dalle autorità dello Stato lacui legge è richiamata dalle norme della presente legge o producono effetti nell’ordinamento di quello Stato (…),purchè non siano contrari all’ordine pubblico e siano stati rispettati i diritti essenziali della difesa”. Il successi-vo art. 66 della stessa legge afferma, inoltre, che “I provvedimenti stranieri di volontaria giurisdizione sonoriconosciuti senza che sia necessario il ricorso ad alcun procedimento, sempre che siano rispettate le condizioni dicui all’art. 65, in quanto applicabili, quando sono pronunciati dalle autorità dello Stato (…) ovvero sono pro-nunciati da un’autorità che sia competente in base a criteri corrispondenti a quelli propri dell’ordinamento ita-liano”.

Le condizioni oggettive poste all’esercizio dell’unità familiare, previste dal novellato art. 29 del Testounico, consistono nella dimostrazione di:

- un reddito annuo derivante da fonti lecite non inferiore all’importo dell’assegno sociale se si chiede ilricongiungimento di un solo familiare, al doppio dell’importo annuo dell’assegno sociale se si chiedeil ricongiungimento di due o tre familiari, al triplo di tale importo se si chiede il ricongiungimento diquattro o più familiari. Per il ricongiungimento di due o più figli di età inferiore agli anni quattordi-ci è richiesto, in ogni caso, un reddito non inferiore al doppio dell’importo annuo dell’assegno socia-le. Questo nel presupposto che il mantenimento dei figli piccoli possa essere garantito con un reddi-to più modesto, anche laddove il numero totale dei familiari sia superiore a quattro, laddove ordina-riamente sarebbe richiesto il possesso di un reddito non inferiore al triplo dell’importo annuo dell’as-segno sociale. Ai fini della determinazione del reddito si tiene conto anche del reddito annuo comples-sivo dei familiari conviventi con il richiedente. Per poter sommare al proprio reddito quello del fami-liare (coniuge, genitore, fratello, ecc.) occorre produrre una dichiarazione o una certificazione di statodi famiglia nella quale il familiare risulti convivente con il richiedente il ricongiungimento;

- la disponibilità di un alloggio che rientri nei parametri minimi previsti dalla legge regionale per glialloggi di edilizia residenziale pubblica, ovvero che sia fornito dei requisiti di idoneità igienico sanita-ria accertati dall’Azienda unità sanitaria locale competente per territorio. A tal fine l’interessato deveprodurre l’attestazione dell’ufficio comunale circa la sussistenza dei requisiti, ovvero il certificato diidoneità igienico-sanitaria rilasciato dall’Azienda unità sanitaria locale. La possibilità di presentare lacertificazione rilasciata dalla ASL in alternativa a quella del Comune (peraltro già prevista in via rego-lamentare dall’art. 6, comma 1 lettera c) del TU) comporta una maggiore parificazione delle posizio-

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ni dei richiedenti il ricongiungimento, attesa l’attuale disomogeneità in ambito nazionale dei parame-tri minimi previsti dalle varie leggi regionali sull’edilizia residenziale pubblica;

- la documentazione, tradotta e legalizzata dalla autorità consolare italiana nel Paese di origine dellostraniero, attestante i rapporti di parentela, la minore età e lo stato di famiglia.

A seguito delle novità introdotte dal d.P.R. 18 ottobre 2004 n.393 recante modifiche al regolamento diattuazione del Testo unico sull’immigrazione 31 agosto 1999, n. 394, la documentazione in premessa deveessere presentata, per la richiesta di nulla osta al ricongiungimento, presso lo Sportello unico per l’immigra-zione istituito in ciascuna Prefettura-Ufficio territoriale del Governo competente per il luogo di dimora delrichiedente. Verificata la sussistenza dei requisiti previsti dall’articolo 29 del Testo unico nonché i dati ana-grafici dello straniero, lo Sportello unico per l’immigrazione rilascia entro novanta giorni dalla ricezione del-l’istanza il nulla osta ovvero il provvedimento di diniego, dandone comunicazione all’autorità consolare.Quest’ultima, ricevuto il nulla osta, ovvero, se sono decorsi novanta giorni dalla presentazione della doman-da di nulla osta, ricevuta copia della stessa domanda e degli atti contrassegnati dall’addetto alla ricezionepresso lo Sportello unico mediante apposizione del timbro datario e della sigla dell’addetto, rilascia il vistodi ingresso entro trenta giorni dalla presentazione della richiesta del visto, dandone comunicazione, in viatelematica allo Sportello unico. Qualora non sussistano i requisiti previsti nel Testo unico sull’immigrazio-ne e nel regolamento, l’autorità diplomatica o consolare comunica allo straniero, con provvedimento scrit-to e motivato, il diniego del visto di ingresso. Il provvedimento deve essere notificato all’interessato accom-pagnato da traduzione del suo contenuto in lingua a lui comprensibile o, comunque, in inglese, francese,spagnolo o arabo, secondo le preferenze da questi manifestate. La novità procedurale introdotta dal recen-te decreto legislativo 5/2007 consiste nel fatto che il rilascio del nulla osta è condizionato alla effettiva acqui-sizione da parte dell’autorità consolare italiana della documentazione comprovante i presupposti di paren-tela e di minore età. Tale documentazione doveva in precedenza essere presentata dal richiedente il ricon-giungimento direttamente allo sportello unico all’atto del deposito della domanda. Questa incombenzacreava notevoli difficoltà all’immigrato senza comportare vantaggi nell’iter procedurale. La nuova disposi-zione di legge torna ad investire l’autorità consolare italiana del compito di acquisire e verificare la docu-mentazione comprovante lo status del ricongiunto, così come prevedeva il Testo unico prima delle modifi-che introdotte dalla legge “Bossi-Fini”.

A proposito degli accertamenti che possono essere svolti dalle ambasciate, è interessante citare la senten-za della Corte di Cassazione che ha dichiarato legittima l’attività svolta dall’Ambasciata italiana ad Accra laquale si è giustamente basata sulla densitometria ossea per negare ad una giovane ghanese il visto d’ingres-so in Italia per ricongiungersi alla madre, regolarmente residente in Italia.

Le lastre dell’apparato scheletrico hanno infatti appurato l’età di venticinque anni, a fronte della mino-re età dichiarata e certificata dalla richiedente. Atteso che le certificazioni rilasciate dallo Stato estero hannovalore solo in quel paese, le rappresentanze italiane consolari possono procedere a tutti gli accertamentiamministrativi necessari al fine di stabilire l’effettiva età di coloro che richiedono il visto per entrare in Italia,tra cui l’esame densitometrico osseo, che ha il modesto margine di errore di sei mesi. (Corte di Cassazione,Sez. I Civile, Sent. n. 1656 del 25 gennaio 2007, Pres. Adamo, Rel. Piccinini).

Entrato in Italia, il familiare straniero, secondo quanto previsto dall’art. 9 del regolamento, dovrà in viaesclusiva presentare istanza di rilascio del permesso di soggiorno presso gli uffici postali espressamente abi-litati, secondo la nuova procedura avviata dall’11 dicembre 2006, di cui alla circolare n. 400/C/2006/401948/P/14.201 del 7 dicembre 2006 del Ministero dell’Interno, mentre lo Sportello unico per l’immi-grazione consegnerà il certificato di attribuzione del codice fiscale. La Questura procederà quindi al rilasciodel permesso di soggiorno per motivi di ricongiungimento familiare, dandone comunicazione, tramite pro-cedura telematica, alle Poste che provvederanno alla convocazione dell’interessato per la successiva conse-gna del permesso di soggiorno in formato elettronico.

Per quanto riguarda il ricongiungimento familiare dei rifugiati, il D.Lgs. 5/2007 ha introdotto l’art 29-bis,il quale al comma 3 prevede che se il rifugiato è minore non accompagnato, è consentito l’ingresso e il sog-

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giorno, ai fini del ricongiungimento, degli ascendenti diretti di primo grado. Non si applicano in tal casole disposizioni di cui all’articolo 29 comma 3 concernenti i requisiti di alloggio e di reddito.

Da ultimo, l’articolo 30, comma 1 bis del Testo unico prevede il rigetto della richiesta di rilascio o dirinnovo del permesso di soggiorno e la revoca dello stesso nei confronti dello straniero giunto in Italia convisto di ingresso per ricongiungimento familiare, ovvero con visto di ingresso al seguito di familiare o perricongiungimento al figlio minore se è accertato che il matrimonio o l’adozione hanno avuto luogo alloscopo esclusivo di permettere all’interessato di soggiornare nel territorio dello Stato.

4. Casi di ricongiungimento e di coesione del familiare al minore

Si rinvengono almeno tre casi di ricongiungimento o di coesione del familiare straniero , generalmenteindividuato nel genitore, al minore.

Art. 29 co. 5 T.U. 286/1998: ricongiungimento al minore regolarmente soggiornante del genitore naturale.L’art. 29 comma 5 prevede la possibilità di ingresso, per ricongiungimento al figlio minore regolarmen-

te soggiornante, del genitore naturale che dimostri entro un anno dall’ingresso in Italia, il possesso deirequisiti di disponibilità di alloggio e di reddito previsti dallo stesso articolo 29 e che abbiamo visto nel pre-cedente paragrafo.

La norma, risolve i casi di convivenza more uxorio in relazione alla quale non è possibile espletare le nor-mali pratiche di ricongiungimento, e in un certo senso anche i casi di poligamia, in quanto la seconda o terzamoglie potrà invocare il diritto al ricongiungimento con i figli legittimamente condotti in Italia dal padre.Tuttavia non può non evidenziarsi una disparità di trattamento rispetto a quel genitore coniugato, che nonpuò invece beneficiare del ricongiungimento con il marito ed i figli regolarmente residenti in Italia per moti-vi legati, ad esempio, all’indisponibilità di reddito o di un alloggio idonei. La norma in oggetto è stata pen-sata e voluta dal legislatore nell’interesse del minore, non certo dell’adulto, e in questa ottica sarebbe auspi-cabile adottare una interpretazione estensiva e non letterale della previsione di legge in argomento. Restanopoco chiare, invece, nel silenzio della legge, le modalità concrete di applicazione della norma e gli uffici chedovrebbero provvedere a verificare la sussistenza dei requisiti per l’ingresso nel territorio dello Stato.

Art., 30 co.1 lettera d) T.U. 286/1998: rilascio del permesso di soggiorno al genitore straniero, anche natu-rale, di minore italiano residente in Italia.

Nel caso in esame, viene rilasciato un permesso di soggiorno per motivi familiari al genitore straniero diminore italiano, purché sia intervenuto il riconoscimento del figlio da parte del genitore richiedente e lostesso non sia stato privato della potestà genitoriale secondo la legge italiana. Si prescinde quindi dalla con-dizione di clandestinità o di irregolarità del genitore straniero, quindi dal possesso di un valido visto diingresso o di un regolare titolo di soggiorno.

Il richiedente dovrà presentare domanda di rilascio del permesso di soggiorno per famiglia, corredata dalcertificato di nascita del bambino, dal quale risulti la paternità e la maternità del minore, e dal certificatodi cittadinanza italiana del minore stesso con il quale si richiede la coesione. È ininfluente lo stato di coniu-gio con il/la cittadino/a italiano/a genitore del bambino, tanto che la legge si premura di precisare che ildiritto alla regolare permanenza in Italia è accordato al genitore straniero, anche naturale, di minore italia-no, in virtù della tutela e del favor civitatis riconosciuto al cittadino italiano minorenne.

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Art. 31 co. 3 T.U. 286/1998: ingresso e soggiorno del familiare per gravi motivi connessi allo sviluppopsicofisico del minore straniero.

Il Tribunale per i minorenni, per gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico e tenuto conto dell’e-tà e delle condizioni di salute del minore che si trova nel territorio italiano, può autorizzare l’ingresso o lapermanenza del familiare, per un periodo di tempo determinato, anche in deroga alle altre disposizioni dellalegge sull’immigrazione. L’autorizzazione è revocata quando vengono a cessare i gravi motivi che ne giusti-ficano il rilascio o per attività del familiare incompatibili con le esigenze del minore o con la permanenzain Italia.

Circa i gravi motivi, non ci sono dubbi interpretativi su quelli attinenti lo stato di salute del minore,mentre sul fronte dell’impatto psicologico dell’allontanamento dei genitori dal territorio dello Stato, la giu-risprudenza della Corte di Cassazione appare più rigorosa. In questa ultima ipotesi, la Corte ha dichiaratolegittimo il diniego da parte del giudice di merito dell’autorizzazione ai genitori senza permesso di soggior-no di permanere a tempo determinato sul territorio nazionale al fine di evitare ai propri figli il traumaticodistacco dal loro ambiente derivante da un provvedimento di espulsione. L’art. 31, comma 3, del T.U.immigrazione consente al tribunale di rilasciare una simile autorizzazione per gravi motivi connessi con losviluppo psicofisico e tenuto conto dell’età e delle condizioni di salute del minore; pur ammettendo che per“gravi motivi” non si intendano solo quelli relativi ad esigenze terapeutiche, essi tuttavia devono presenta-re il carattere di gravità ed eccezionalità, non configurabili nell’ipotesi in esame del compimento del cicloscolastico o del processo educativo-formativo dei minori in un paese che presenti condizioni di vita miglio-ri rispetto a quello di origine (Corte di Cassazione, Sez. I civile, Sent. n. 396 dell’11 gennaio 2006, Pres.Luccioli, Rel. Magno).

Analogamente, la Corte ha ritenuto legittimo il provvedimento che ha negato alla madre clandestinadella minore nata in Italia la possibilità di rimanere sul territorio nazionale per prestare cure ed assistenzaalla figlia.

L’art. 31, comma 3, del D.Lgs. 286/98, consente tale permanenza, in deroga alle regole imposte per l’in-gresso degli stranieri in Italia, solo in presenza di gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del mino-re, aventi i caratteri della straordinarietà e della temporaneità. Tali caratteri non sono invece riscontrabilinei casi tendenti a salvaguardare una situazione di integrazione sociale del minore in Italia e a garantire allostesso condizioni di vita più prospere rispetto a quelle godute nel paese di origine, caratterizzati invece dalcarattere di essenziale normalità e di tendenziale stabilità (Corte di Cassazione, Sez. I civile, Sent. n. 747 del15 gennaio 2007, Pres. Criscuolo, Rel. Giuliani).

Al familiare autorizzato all’ingresso ovvero alla permanenza sul territorio dello Stato è rilasciato, secon-do quanto previsto dal nuovo testo all’articolo 29 comma 6 e in deroga a quanto stabilito dall’art. 5 comma3-bis del TU, un permesso di soggiorno per “assistenza minore”, rinnovabile, di durata corrispondente aquella stabilita dal Tribunale per i minorenni. Tale permesso consente di svolgere attività lavorativa, ma nonpuò essere convertito in permesso per motivi di lavoro.

La precedente disciplina prevedeva il rilascio in favore del genitore di un permesso di soggiorno permotivi di cure mediche, che non consente lo svolgimento di attività lavorative. La norma, contrariamentea quanto sostenuto da alcuni autori che in questo caso ritenevano opportuno il rilascio di un permesso disoggiorno per motivi di famiglia, che come noto consente invece lo svolgimento di attività lavorative, vale-va a impedire il radicamento sul territorio dell’adulto e la possibilità dell’attivazione strumentale dell’istitu-to previsto dalla legge come norma di chiusura in grado di consentire una attenta valutazione dell’interes-se superiore del minore in difficoltà ad essere seguito e sostenuto dai familiari. Non poco peso nel dibatti-to in materia potrebbero in questo senso aver avuto le sentenze di alcuni Tribunali per i minorenni chehanno riconosciuto il diritto di stabilimento, ancorché temporaneo, dell’adulto irregolare o clandestino nelcaso di figli minori anch’essi clandestini iscritti alla scuola dell’obbligo, con la conseguenza di radicare ancordi più intere famiglie, di fatto giuridicamente collocate in una sorta di zona grigia, in una condizione diregolarità temporanea ed instabile, ancor più dal momento che la legge aveva chiaramente escluso la possi-bilità per l’adulto di svolgere attività lavorativa. Non può tuttavia non evidenziarsi che il provvedimento delTribunale per i minorenni sottendeva necessariamente la capacità di svolgimento di attività di lavoro, in

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ossequio al principio costituzionale secondo cui è onere dei genitori provvedere al sostentamento dei figli enon è ammissibile che esso venga assolto mediante un’attività lavorativa irregolare. In questo senso si è pro-nunciata la giurisprudenza, che ha in più circostanze riaffermato la opportunità di munire il genitore di unpermesso di soggiorno che consenta di conseguire una regolare occupazione. In particolare, il Tribunale diBologna, così come quello di Firenze, hanno dichiarato illegittimo il diniego dell’autorizzazione a svolge-re un’attività lavorativa al titolare di un permesso per cure mediche, se tale attività è necessaria a garantire imezzi di sussistenza per sé e per il figlio. In caso contrario verrebbe violato il superiore interesse del fanciul-lo all’unità familiare. L’art. 31 del Testo unico sull’immigrazione consente, infatti, al Tribunale dei minoridi derogare alle altre disposizioni di legge proprio in considerazione delle condizioni di salute del minore edel suo sviluppo psicofisico (cfr. Tribunale di Bologna, Sez. I Civile, Sent. del 26 settembre 2005; Tribunaleper i minorenni di Firenze, Decreto n. 3261 del 18 agosto 2005; Tribunale per i minorenni di Milano, Decreto3441 del 17 febbraio 2006).

Il Tribunale di Lucca si è spinto oltre, affermando che il rilascio di un permesso di soggiorno per curemediche da parte della Questura non costituisce ottemperanza alla decisione del Tribunale per i minoren-ni che ha statuito il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi familiari. In presenza di una sentenzadel Tribunale l’amministrazione è tenuta agli adempimenti del caso, senza poterne sindacare in alcun modole statuizioni, ed anche in deroga alle disposizioni contenute nel Testo Unico sull’immigrazione (cfr.Tribunale Civile e Penale di Lucca, Ufficio Volontaria Giurisdizione, Sent. n. 2047 del 5 dicembre 2005).

Di parere contrario il TAR Veneto che ha respinto il ricorso proposto da due coniugi extracomunitariteso ad ottenere l’annullamento dei permessi di soggiorno per cure mediche rilasciati in attuazione deldecreto del giudice minorile che ai sensi dell’art. 31, comma 3, del d.lgs. 286/98, ha autorizzato i richie-denti a permanere in Italia in qualità di genitori della figlia minore nata in Italia. La prescrizione del giudi-ce minorile, che ha disposto il rilascio di un pds idoneo a consentire la regolarizzazione della posizione lavo-rativa del padre famiglia, è realizzata con l’emissione del pds per cure mediche, atteso che anche quest’ulti-mo consentirebbe, a parere del giudice amministrativo, lo svolgimento di attività lavorativa. Diversamenteconsiderando, il giudice minorile avrebbe agito esorbitando dai poteri che gli sono attribuiti, potendo eglisolo autorizzare una permanenza per un periodo di tempo determinato (Tar Veneto, Sez. III, Sent. n. 2029del 7 giugno 2006, Pres. De Piero, Rel. Gabbricci. V.A. e M.P. - Ministero dell’interno).

La soluzione adottata dal legislatore con l’introduzione di una nuova tipologia di permesso di soggior-no, quella appunto per “assistenza al minore” valido per lo svolgimento di attività lavorative, ma non “con-vertibile” nel momento in cui cessano le esigenze di assistenza, consente di affrontare in modo efficace leprospettate difficoltà, senza prestare il fianco ad usi strumentali dell’istituto.

5. L’iscrizione sul permesso di soggiorno e sulla carta di soggiorno

L’art. 31 del Testo unico sull’immigrazione detta norme in favore del minore, distinguendo la condizio-ne del fanciullo infraquattordicenne da quella del minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni.

Il figlio minore dello straniero con questi convivente e regolarmente soggiornante è iscritto sul permes-so di soggiorno o sulla carta di soggiorno di uno o di entrambi i genitori fino al compimento del quattor-dicesimo anno di età e segue la condizione giuridica del genitore con il quale convive o la più favorevole traquelle dei genitori. È ugualmente iscritto il minore infraquattordicenne che è stato affidato ai sensi dell’art.4 della legge 4 maggio 1983, n.184 il quale segue la condizione giuridica dell’adulto, se più favorevole. Se,ad esempio, l’adulto viene espulso o più semplicemente non ottiene il rinnovo del permesso di soggiorno,il minore non segue la sua condizione. Infatti, laddove l’affidatario non fosse più in grado di svolgere il suoufficio nei riguardi del minore, il Tribunale per i minorenni potrà provvedere a un nuovo affidamento.

L’art. 31 menziona la legge 183/1984, e precisamente l’art. 4, consentendo pertanto l’iscrizione delminore sul titolo autorizzatorio dell’affidatario sia quando si tratti di affidamento giudiziale, sia quando l’af-fidamento sia stato consensuale.

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Al compimento del quattordicesimo anno, il minore diviene titolare di un autonomo permesso di sog-giorno per motivi di famiglia rinnovabile sino al compimento della maggiore età, ovvero della carta di sog-giorno, se precedentemente iscritto sulla carta di soggiorno del genitore o dell’affidatario.

In caso di ricongiungimento familiare del figlio minore (o del minore adottato o affidato) operato dalpossessore della carta di soggiorno, al ricongiunto ultraquattordicenne sarà rilasciata la carta di soggiorno.

L’art. 31 comma 1 prevede espressamente che l’assenza occasionale e temporanea dall’Italia non escludeil requisito della convivenza e il rinnovo dell’iscrizione sul permesso di soggiorno del genitore o dell’affida-tario. La norma, quanto mai opportuna, risolve in questo modo i casi, pure abbastanza frequenti, di assen-za temporanea del minore in concomitanza con la scadenza del permesso di soggiorno dell’adulto, per cuiin passato si riteneva di non dar luogo all’iscrizione sul titolo autorizzatorio arrecando grave pregiudizio allostraniero che doveva richiedere un apposito visto di reingresso in favore del fanciullo.

6. Il diritto all’iscrizione anagrafica

L’iscrizione anagrafica dei cittadini stranieri è disciplinata dal disposto dell’art. 6 comma 7 del Testounico n. 286/1998 e dall’art. 15 del relativo regolamento di attuazione 394/1999, nonché dal d.P.R.223/1989 (regolamento anagrafico). L’iscrizione in anagrafe della popolazione residente avviene in relazio-ne ai casi previsti dal Regolamento anagrafico all’art. 7, comma 1, ossia per nascita, per esistenza giudizial-mente dichiarata e per trasferimento di residenza da altro comune o dall’estero.

Il requisito richiesto al cittadino straniero extra-comunitario per l’iscrizione in anagrafe è la regolaritàdella presenza, dimostrata attraverso l’esibizione di un permesso di soggiorno in corso di validità. Il mino-re iscritto sul permesso di soggiorno o sulla carta di soggiorno del genitore o dell’affidatario è pertantoiscritto all’anagrafe, così come, ovviamente, il minore titolare di autonomo permesso di soggiorno.

Per quanto riguarda l’iscrizione per nascita 28, non vi è alcuna differenza tra i nati di cittadinanza ita-liana e quelli di cittadinanza straniera da genitori regolari, e pertanto valgono in entrambi i casi le normepreviste nel Regolamento anagrafico per l’iscrizione per nascita degli italiani. All’art. 7, comma 1, delRegolamento anagrafico si stabilisce in particolare che l’iscrizione per nascita avviene “nell’anagrafe delComune ove sono iscritti i genitori o nel Comune ove è iscritta la madre qualora i genitori siano iscritti inanagrafi diverse, ovvero, quando siano ignoti i genitori, nell’anagrafe ove è iscritta la persona o la conviven-za cui il nato è stato affidato”. Attualmente l’iscrizione per nascita è eseguita automaticamente una voltacostituito l’atto di nascita. In passato, invece, veniva richiesta l’esibizione del permesso di soggiorno delgenitore riportante l’iscrizione del minore nato in Italia cosa che, a causa dei ritardi da parte delle Questure,impediva l’annotazione in anagrafe con conseguenze immaginabili sul versante dell’assistenza sanitaria edella fruizione dei benefici dello Stato sociale. Il Consiglio di Stato è recentemente intervenuto ritenendonon condivisibile l’interpretazione data dal Ministero dell’interno con circolare 19 giugno 2003, n. 14 chesubordinava l’iscrizione anagrafica del minore all’iscrizione dello stesso sul permesso di soggiorno dei geni-tori 29. Di conseguenza, a seguito delle nuove istruzioni impartite dal Ministero dell’interno con circolare32/2004, l’Ufficiale di Anagrafe, entro tre giorni dalla data di ricezione della comunicazione dello Statocivile, procederà automaticamente all’iscrizione del minore straniero 30.

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28) GABRIELLI-GIOVANNELLI, L’iscrizione in anagrafe dei neonati stranieri: problemi e possibili soluzioni, in Gli stranieri, n. 2/2001.29) Consiglio di Stato, sez. I, parere n. 5453 del 4 febbraio 2004.30) PARDUCCI, Stranieri: iscrizioni per nascita, in Il permesso di soggiorno n. 9/2004, p. 3.

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7. Il diritto allo studio

L’istruzione scolastica è un diritto che spetta a tutti, italiani e stranieri, come stabilisce il dettato costi-tuzionale che all’art. 34 recita testualmente: “la scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita peralmeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto diraggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, asse-gni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso”.

Agli inizi degli anni ’90, con l’incremento della popolazione straniera e soprattutto con il trasferimentodi famiglie che facevano ingresso clandestinamente nel territorio dello Stato, si è posto il problema dell’in-serimento in ambito scolastico dei minori stranieri privi di permesso di soggiorno. La legge Martelli, n.39/1990, non prevedeva un trattamento diverso del minore rispetto all’adulto e stabiliva anche per esso l’e-spulsione dal territorio dello Stato qualora vi si trovasse in stato di irregolarità. Il Ministero della Pubblicaistruzione precludeva, pertanto, in linea con la vigente normativa in tema di trattamento dello stranieroextracomunitario, l’accesso del minore clandestino o irregolare alla frequenza scolastica 31.

In ambito internazionale, tuttavia, andava maturando la consapevolezza della peculiarità della condizio-ne del minore e la conseguente opportunità di approntare una adeguata tutela. È del 20 novembre 1989 laConvenzione di New York sui diritti del fanciullo, ratificata e resa esecutiva in Italia con l. 27 maggio 1991,n. 176, di cui abbiamo trattato in precedenza.

Il Ministero della Pubblica istruzione prese atto dei favorevoli mutamenti introdotti dalla Convenzionenell’ambito del trattamento del minore straniero, e con apposita circolare 32 diramò disposizioni ai direttoridegli istituti scolastici di procedere all’iscrizione “con riserva” dei minori stranieri in attesa della regolarizza-zione della loro posizione di soggiorno in Italia. La stessa circolare precisava, ad evitare possibili equivoci, chela frequenza scolastica non costituiva motivo di regolarizzazione né per il bambino né per i suoi genitori.

Le incertezze interpretative vennero del tutto superate con l’entrata in vigore dell’attuale legge sull’im-migrazione. L’art. 38 del Testo unico sull’immigrazione 286/1998, sotto la rubrica “Iscrizione degli stranie-ri. Educazione interculturale”, prevede che tutti i minori stranieri comunque presenti sul territorio delloStato sono soggetti all’obbligo scolastico; ad essi si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di dirit-to all’istruzione, di accesso ai servizi educativi, di partecipazione alla vita della comunità scolastica. Lacomunità scolastica, è scritto al comma 3 dello stesso articolo, accoglie le differenze linguistiche e culturalicome valore da porre a fondamento del rispetto reciproco, dello scambio tra le culture e della tolleranza,promovendo e favorendo tutte quelle iniziative rivolte all’accoglienza e alla tutela della cultura e della lin-gua di origine dello straniero, nell’ambito della realizzazione di attività interculturali comuni.

È all’art. 45 del regolamento di attuazione alla legge sull’immigrazione che rinveniamo in modo espli-cito il diritto del fanciullo, anche clandestino, alla frequenza scolastica: “I minori stranieri presenti sul terri-torio nazionale hanno diritto all’istruzione indipendentemente dalla regolarità della posizione in ordine al lorosoggiorno, nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani. Essi sono soggetti all’obbligo scolastico secondole disposizioni vigenti in materia. L’iscrizione dei minori stranieri nelle scuole italiane di ogni ordine e gradoavviene nei modi e alle condizioni previsti per i minori italiani. Essa può essere richiesta in qualunque periododell’anno scolastico. I minori stranieri privi di documentazione anagrafica ovvero in possesso di documentazioneirregolare o incompleta sono iscritti con riserva”.

Nei successivi commi dell’art. 45, viene specificato che l’iscrizione con riserva non pregiudica il conse-guimento dei titoli conclusivi dei corsi di studio delle scuole di ogni ordine e grado. In mancanza di accer-

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31) Ministero della Pubblica istruzione, circ. 31. 12. 1991, n. 40032) Ministero della Pubblica istruzione, circ. 12 gennaio 1994, n. 5.

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tamenti negativi sull’identità dichiarata dell’alunno, il titolo viene rilasciato all’interessato con i dati iden-tificativi acquisiti al momento dell’iscrizione.

Per quanto riguarda l’individuazione della classe alla quale deve essere iscritto il minore, la legge indicadei criteri ai quali i docenti, pur liberi di valutare l’iscrizione ad una classe diversa, devono attenersi.Precisamente, si deve tener conto:

- dell’ordinamento degli studi del Paese di origine dello straniero, per cui l’iscrizione può avvenire peruna classe inferiore o superiore a quella prevista in Italia con riferimento all’età anagrafica;

- della effettiva preparazione del minore;- dei corsi di studio frequentati dal minore in Patria;- del titolo di studio eventualmente posseduto.

La ripartizione degli allievi stranieri nelle varie classi, deve essere modulata evitando comunque lacostituzione di classi in cui risulti predominante la presenza degli stranieri, mentre i programmi di insegna-mento devono tener conto delle specificità culturali e dei livelli di competenza, così da adattarli o indivi-dualizzarli mediante specifici interventi in favore degli alunni stranieri, soprattutto con riguardo all’appren-dimento della lingua italiana. L’istituzione scolastica, in tal senso, può avvalersi della collaborazione dimediatori culturali qualificati.

8. Il divieto di espulsione del minore.

Il Testo unico sull’immigrazione dispone, all’art 19, che nei confronti del minore di anni diciotto nonpuò essere disposto il provvedimento di espulsione dal territorio nazionale, salvo che per motivi di ordinee sicurezza pubblica. Tale espulsione è disposta con decreto dal Ministro dell’interno anche nei confrontidello straniero non residente nel territorio dello Stato, previa notizia al Presidente del Consiglio dei mini-stri e al Ministro degli affari esteri (art.13 co.1 d.lgs. 286/1998).

L’art. 31 comma 4 del Testo unico prevede che qualora debba essere disposta l’espulsione di un mino-re straniero, il provvedimento è adottato, su richiesta del Questore, dal Tribunale per i minorenni.

Non è chiaro, a questo punto, quale tipo di espulsione individui il legislatore, considerato che tale prov-vedimento è nella generalità dei casi adottabile solo dal Ministro dell’interno. La ragione della apparentecontraddizione poteva farsi risalire ai necessari adattamenti apportati a seguito dell’innalzamento dell’età diinespellibilità che il disegno di legge nel testo originario, all’atto di essere presentato alla Camera deiDeputati, fissava ai sedici anni e che successivamente è stato elevato ai diciotto nel testo licenziato dalParlamento. Tuttavia, le successive modifiche alla legge non hanno introdotto correttivi e la norma devequindi essere interpretata come speciale rispetto alla previsione dell’art. 13 T.U., nel senso che laddove siritenga opportuno disporre un provvedimento espulsivo nei confronti di un minore, questo debba essereadottato non dal Ministro dell’interno, ma dal Tribunale per i minorenni.

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9. I minori stranieri non accompagnati

Il Testo unico sull’immigrazione n. 286/1998, all’art. 33 stabilisce che la vigilanza sui minori stranieritemporaneamente presenti nello Stato e l’attività di coordinamento di tutte le amministrazioni interessateè affidata al Comitato per i minori stranieri istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri 33, ilquale è chiamato a svolgere i propri compiti in conformità delle previsioni della Convenzione dei diritti delfanciullo siglata a New York il 29 settembre 1989 e ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176.

Il D.P.C.M. 9 dicembre 1999, n. 535 che regola i compiti del Comitato, chiarisce che per minore stra-niero non accompagnato presente nel territorio dello Stato si intende il minore che non è cittadino italiano oeuropeo, il quale non ha presentato domanda di asilo, e che si trova per qualsiasi causa nel territorio delloStato privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsa-bili in base alle leggi vigenti.

Con la dizione di minore straniero non accompagnato accolto temporaneamente si intende il minore stra-niero di età superiore a sei anni, entrato in Italia nell’ambito di programmi solidaristici di accoglienza tem-poranea promossi da enti, associazioni o famiglie, assistito unitamente al gruppo di cui fa parte da uno opiù adulti con funzioni di sostegno e di accompagnamento.

Alla luce di quanto detto, i minori assistiti da parenti entro il quarto grado non possono definirsi “nonaccompagnati”. Il Comitato per i minori stranieri, tuttavia, ha sino ad oggi considerato “accompagnati” soloi minori affidati con provvedimento formale (e non “di fatto”) a parenti entro il quarto grado regolari 34. Iminori non accompagnati richiedenti asilo non rientrano invece nella competenza del Comitato.

I minori non accompagnati hanno diritto ad assistenza e protezione, per cui vengono normalmente affi-dati a famiglie o comunità mediante provvedimento del Tribunale per i minorenni ( affidamento giudizia-le) o, con il consenso dei genitori o del tutore, disposto dai servizi sociali e reso esecutivo dal giudice tute-lare (affidamento consensuale).

Il minore, oltre che essere segnalato alla Procura presso il Tribunale per i minorenni deve essere segnala-to al Comitato per i minori stranieri, il quale entro 60 giorni dalla notizia avvia le indagini nel Paese di ori-gine del minore condotte da organizzazioni non governative convenzionate, quali ad esempio il serviziosociale internazionale. Espletate le opportune indagini il Comitato decide, nell’interesse del fanciullo, seprocedere al rimpatrio assistito del minore, con riaffidamento alla famiglia di origine e proposta di inseri-mento in Patria in un progetto di formazione professionale e istruzione, ovvero se disporre il non luogo aprovvedere al rimpatrio con segnalazione alla Magistratura minorile e ai servizi sociali al fine di attivare laprocedura di affidamento.

I criteri in base ai quali il Comitato opta per una delle due soluzioni non sono stabiliti dalla legge. Inquesta mancanza di indicazione chiara dei criteri alcuni Autori 35 ravvisano un motivo di incostituzionali-tà. I rimpatri assistiti disposti dal Comitato per i minori stranieri con il nulla osta dell’autorità giudiziaria

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33) Il Comitato, i cui compiti sono stati definiti con il D.P.C.M. 9 dicembre 1999 n. 535 recante “Regolamento concernente i com-piti del Comitato per i minori stranieri, a norma dell’art. 33 commi 2 e 2bis del d. leg.vo 25 luglio 1998, n. 286”, è compostoda rappresentanti del Ministero degli affari esteri, del Ministero dell’interno, del Ministero della giustizia, del Dipartimentodegli affari sociali presso la Presidenza del Consiglio, da due rappresentanti dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani(ANCI), da un rappresentante dell’Unione Province d’Italia (UPI) e da due rappresentanti di organizzazioni rappresentative ope-ranti nel settore dei problemi della famiglia.

34) Linee guida del Comitato per i minori stranieri del 2003.35) BONETTI-ZORZELLA-CITTI-MIAZZI, Diritto all’unità familiare e tutela dei minori, in NASCIMBENE (a cura di), Diritto

degli stranieri, Padova, 2004, pp. 861-ss.

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minorile solo in caso di pendenza di un procedimento giudiziario, sono infatti attuati mediante un proce-dimento del tutto interno alla pubblica amministrazione. La riserva di legge di cui all’art. 10 comma 2 Cost.non può essere elusa dal legislatore mediante la devoluzione della disciplina della materia alla normazionedi norme secondarie, quale è quella che stabilisce i compiti del Comitato per i minori, e ciò perché scopodella norma costituzionale è esattamente quello di impedire che la condizione giuridica degli stranieri siaregolata mediante provvedimenti di natura amministrativa. Il legislatore in questo caso omette di indicarei criteri che la normazione secondaria dovrebbe seguire nell’attuazione della Convenzione dei diritti del fan-ciullo, richiamata in sede di definizione dei compiti del Comitato per i minori, in materia di accoglienza,rimpatrio assistito e ricongiungimento del minore alla famiglia di origine. Le difficoltà evidenziate sarebbe-ro superate qualora la competenza in ordine al rimpatrio fosse attribuita alla magistratura minorile, già orga-no di riferimento per altri provvedimenti relativi alla condizione del minore, a maggior ragione in quantosi versa in una ipotesi di restrizione della libertà personale tutelata dall’art. 13 della Costituzione.

L’orientamento sino ad oggi adottato dal Comitato è quello di valutare i rischi di un eventuale rimpa-trio (es. situazione di guerra, comportamenti pregiudizievoli dei genitori verso il minore), tenendo contoanche della volontà espressa dal minore e dai suoi genitori (il minore deve essere sentito dai servizi socialiper conoscere la sua opinione in merito ad un eventuale rimpatrio), nonché quello di verificare la rispon-denza della misura all’interesse del minore, sulla base di quanto previsto dalla Convenzione dei diritti delfanciullo del 1989.

Il minore straniero non accompagnato viene munito di permesso di soggiorno per minore età, che nonconsente lo svolgimento di attività lavorative.

Il regolamento di attuazione al Testo unico sull’immigrazione n.394/1999 così come modificato dald.P.R. 393/2004 introduce, all’articolo 11 comma 1 c-sexies, una tipologia di permesso di soggiorno deno-minata “per integrazione del minore” che viene rilasciata ai minori non accompagnati che si trovano nellecondizioni previste dall’articolo 32, commi 1- bis e 1- ter della legge sull’immigrazione 286/1998. Non tuttii minori non accompagnati, tuttavia, potranno fruire di questo permesso di soggiorno che, contrariamen-te al titolo autorizzatorio rilasciato per minore età, offre il vantaggio di consentire lo svolgimento di attivitàlavorative e di studio, come prevede esplicitamente l’art. 14 comma 1 lettera c) del nuovo regolamento.Infatti, potranno beneficiarne soltanto i minori infraquindicenni ammessi in un progetto di integrazionesociale e civile gestito da un ente pubblico o privato che abbia rappresentanza nazionale e che comunquesia iscritto nel registro istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, previo parere positivo delComitato per i minori stranieri.

La legge Bossi-Fini 189/2002 prestava il fianco ad interpretazioni contrastanti in ordine alla possibilitàper il minore munito di permesso di soggiorno per minore età di svolgere attività lavorative. Il testo di legge,pur prevedendo, tra le altre condizioni, la possibilità di conversione del titolo autorizzatorio in quello permotivi di lavoro in favore dello straniero che, raggiunta la maggiore età, dimostrasse, di avere in corso unaattività lavorativa retribuita, ovvero fosse in possesso di un contratto di lavoro anche se non ancora inizia-to, non consentiva di fatto l’assunzione del minore, in quanto il soggiorno per minore età non costituivatitolo considerato equivalente al permesso di soggiorno per lavoro. È infatti lo stesso Testo unico a specifi-care di volta in volta quali tipologie di permesso di soggiorno consentono lo svolgimento di attività lavora-tiva, come accade per esempio per il permesso di soggiorno per motivi di famiglia o di studio. La nuovadisposizione chiarisce in via definitiva che il permesso di soggiorno rilasciato per minore età non consentelo svolgimento di attività di lavoro e nel contempo risolve le contraddizioni sopra segnalate introducendouna nuova tipologia autorizzatoria, quella del permesso di soggiorno per inserimento del minore, rilasciataai minori inseriti in un progetto di integrazione sociale. La Questura, prima di rilasciare tale permesso disoggiorno, si ritiene debba acquisire il parere favorevole del Comitato per i minori stranieri, come dispostodal testo del regolamento di attuazione.

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Il minore straniero è, come abbiamo detto in precedenza, inespellibile. Al compimento della maggioreetà, le situazioni si diversificano a seconda dell’itinerario seguito da ciascun minore e in base all’età delminore al momento dell’ingresso in Italia.

Il disposto dell’art. 32 del Testo unico n. 286/1998, stabilisce che il minore deve:- risultare presente in Italia da almeno tre anni;- aver seguito un progetto di integrazione sociale per almeno due anni;- non aver ricevuto un provvedimento di rimpatrio da parte del Comitato per i minori stranieri;- frequentare un corso di studio o svolgere attività lavorativa o essere in possesso di un contratto di lavo-

ro anche se non ancora iniziato;- avere la disponibilità di un alloggio.

I minori che hanno ricevuto il non luogo a provvedere al rimpatrio da parte del Comitato, nonché iminori affidati mediante affidamento giudiziario o consensuale di cui all’art. 2 l. 184/1983 o sottoposti atutela 36 possono ottenere al diciottesimo anno di età il rilascio di un permesso di soggiorno per studio olavoro.

I minori affidati “di fatto” a parenti entro il quarto grado o ad altro adulto non parente sembrerebberonon poter beneficiare di alcun titolo autorizzatorio una volta raggiunta la maggiore età. Nel dicembre 2004il Tar Piemonte aveva deciso in senso favorevole allo straniero, aprendo la via al riconoscimento del dirittoalla regolare permanenza in Italia anche per coloro che risultavano essere stati affidati in via di mero fattodurante la minore età 37 in assenza cioè di un formale provvedimento di affidamento ex art. 2 e 4 l.184/1983. Il successivo orientamento dello stesso Tribunale interpreta in senso opposto le disposizioni nor-mative. Si argomenta partendo dal presupposto che il titolo autorizzatorio originario può essere convertitosolo quando il minore affidato (con affidamento giudiziale, consensuale o di fatto) sia stato iscritto nel per-messo di soggiorno dell’affidatario, e pertanto al raggiungimento della maggiore età possa ricadere nelladisciplina dell’articolo 32 comma 1 del Testo Unico, il quale prevede il rilascio del permesso di soggiornoper studio o lavoro in favore dello straniero nei cui confronti sono state applicate le disposizione di cui all’ar-ticolo 31 commi 1 e 2 ovvero che abbiano fatto ingresso con visto per ricongiungimento familiare. Né adiverse conclusioni, prosegue il giudice amministrativo, può condurre quanto previsto dall’articolo 32comma 1 quando estende la possibilità di conversione “ai minori comunque affidati ai sensi dell’articolo 2della legge 4 maggio 1983 n. 184” in quanto anch’essa presuppone che l’affidamento sia intervenuto primadel compimento dei quattordici anni e che l’affidato abbia poi seguito l’iter descritto nei primi due commidell’art. 31. “Sul piano sistematico, è questa l’unica ricostruzione che consente di salvaguardare la razionalitàcomplessiva dell’impianto normativo in quanto - se viceversa si attribuisse valore derogatorio all’inciso ‘ai mino-ri comunque affidati ai sensi dell’articolo 4 della legge 4 maggio 1983 n. 184’ consentendo la conversione delpermesso di soggiorno agli stranieri affidati solo in epoca successiva al compimento dei quattordici anni- si fini-rebbe per parificare irragionevolmente la loro posizione a quella di coloro che, regolarmente iscritti nel permessodi soggiorno dei genitori o degli affidatari fin da quando erano infraquattordicenni, abbiano invece seguito l’in-tero iter previsto dalla legge” 38.

Non risponderebbe, quindi, all’intento del legislatore una interpretazione estensiva che si prestasse a pos-sibili usi strumentali della legge e che di fatto aggiungesse una nuova ipotesi di conversione del permesso disoggiorno provvisorio per minore età - il quale trova la sua giustificazione quale mera conseguenza del divie-

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36) La Corte Costituzionale con sentenza n. 198 del 5 giugno 2003 ha affermato che i minori sottoposti a tutela devono essereequiparati ai minori affidati ai sensi dell’art. 2 l. 184/1983 ai fini del rilascio del permesso di soggiorno al compimento deldiciottesimo anno di età, stante la medesima finalità di protezione del minore rinvenibile in entrambi gli istituti.

37) Tar Piemonte, sez. II, sent. n. 3860 del 29 dicembre 2004.38) Tar Piemonte, Sez. II, Sent. n. 2626 del 28 luglio 2005, Pres. Calvo, Rel. Plaisant. S.A. - Ministero dell’Interno; Tar Piemonte,

Sez. II Sent. n. 2650 del 13 luglio 2005.

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to di espulsione previsto dall’articolo 19 del Testo Unico - tale da costituire un incentivo all’immigrazioneclandestina 39.

In tal senso anche la recente sentenza del Consiglio di Stato che ha considerato legittimo il diniego dellaconversione del permesso di soggiorno per minore età in permesso di soggiorno per lavoro subordinato,motivato con riferimento alla mancanza dei necessari requisiti, ovvero la presenza del minore sul territorionazionale da almeno tre anni e la sua partecipazione per almeno due anni ad un progetto di integrazionesociale e civile.

Atteso che il minore non vanta il diritto alla conversione del suo pds al compimento della maggiore età,si ribadisce che i suddetti requisiti hanno lo scopo di evitare l’elusione delle norme sull’ingresso in Italia,che si determinerebbe nel caso in cui si concedesse un pds al minore che abbia fatto ingresso in Italia pocotempo prima del compimento dei diciotto anni (Consiglio di Stato, Sez. VI, Decisione n. 7384 del 13 dicem-bre 2006, Pres. Giovannini, Rel. Scola. C.A. - Questura di Firenze, Ministero dell’interno).

Ancora, il TAR Piemonte considera legittimo il diniego di conversione del permesso di soggiorno perminore età in permesso per attesa occupazione ex art. 32 del D.Lgs. 286/98 opposto al cittadino extraco-munitario entrato in Italia a 15 anni non accompagnato e successivamente affidato allo zio. La conversio-ne automatica ex comma 1 del citato articolo costituisce una deroga al normale ingresso sul territorio nazio-nale attraverso la procedura dei flussi ed è riservata a coloro che rispettano i requisiti previsti dai commi 1e 2 dell’art. 31 (ingresso da infraquattordicenne, iscrizione nel permesso di soggiorno del genitore o dell’af-fidatario o del tutore, rilascio del permesso di soggiorno per motivi familiari al compimento della maggio-re età). La situazione del ricorrente è quindi disciplinata dai commi 1bis e 1ter dell’art. 32, ma neanche irequisiti ivi prescritti sono integrati, dal momento che egli non ha maturato un periodo di almeno tre annidi soggiorno regolare in Italia, né ha partecipato ad un apposito progetto di integrazione (Tar Piemonte, Sez.II, Sent. n. 73 del 16 gennaio 2006, Pres. Calvo, Rel. Manca. M.S. - Ministero dell’interno).

Al di là delle altalenanti interpretazioni della giurisprudenza, resta il ragionevole dubbio legato all’inci-so “e ai minori comunque affidati...”che il legislatore, pur consapevole della “querelle” giurisprudenziale, nonha inteso modificare all’atto di introdurre la recente novella normativa. Sarebbe stato, infatti, più ragione-vole abrogare l’inciso e semplicemente rimandare a quanto previsto dal disposto dell’articolo 31 commi 1e 2 , come vorrebbero i sostenitori della tesi restrittiva appena descritta. L’interpretazione contraria, soste-nuta da altri Tribunali Amministrativi, continua quindi a considerare il requisito dell’affidamento di cui alcomma 1 dell’articolo 32 del Testo Unico alternativo e non cumulativo rispetto a quelli dei successivicommi 1 bis e 1 ter 40.

Così per il TAR Puglia che giudica illegittimo il provvedimento di diniego del permesso di soggiornomotivato dal fatto che al richiedente, in minore età, non è stato rilasciato un permesso di soggiorno per affi-damento o motivi familiari. Ai sensi dell’art. 32, comma 1, del D.Lgs. 286/98, al compimento della mag-giore età, lo straniero, sia figlio naturale che in regime di affidamento, può chiedere un permesso di sog-giorno indipendentemente dalla circostanza di aver richiesto un permesso per minore età o per affidamen-to prima del compimento dei 18 anni (Tar Puglia, Sez. II di Bari, Sent. n. 1242 del 10 aprile 2006, Pres.Rel. Giambartolomei. D.L. - Ministero dell’interno, Questura di Bari).

Analogamente per Il TAR Veneto, il quale considera illegittimo il provvedimento di diniego della con-versione del permesso di soggiorno per minore età in permesso di soggiorno per lavoro subordinato oppo-sto al cittadino extracomunitario entrato in Italia in minore età non accompagnato e successivamente affi-dato legalmente. Viene infatti ribadito ancora una volta che l’art. 32 disciplina due fattispecie distinte, percui i requisiti di cui al comma 1 bis sono alternativi e non cumulativi rispetto al primo comma del mede-simo articolo (Tar Veneto, Sez. III, Sent. n. 372 del 15 febbraio 2006, Pres. Rel. De Zotti. H.S. - Ministero

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39) Cfr. Tar Toscana Sent. 6283/2003.40) Cfr.Tar Veneto, Sez. III, sent. 2646 del 22 giugno 2005; T.R.G.A. Trentino Alto Adige, Sez. di Trento, Sent. n. 131 del 3 mag-

gio 2005; Tar Veneto, Sez. III, Sent. 372 del 15 febbraio 2006.

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dell’interno; Tar Veneto, Sez. III, Sent. n. 118 del 10 novembre 2005, Pres. Zuballi, Rel. Gabbricci. F.B. -Ministero dell’interno).

Da ultimo, in tal senso si è espresso anche il TAR Emilia Romagna che ha giudicato illegittimo il prov-vedimento di diniego della richiesta di conversione del permesso di soggiorno per minore età in permessoper lavoro subordinato opposto al cittadino extracomunitario che, entrato minorenne in Italia, ha godutodi un provvedimento di affidamento familiare. La sua posizione dunque rientra in quella “dei minoricomunque affidati ai sensi dell’articolo 2 della Legge 4 maggio 1983, n. 184”, ai quali il comma 1 dell’art.32 del D.Lgs. 286/98 consente, al pari dei minori cui si applicano i commi 1 e 2 dell’art. 31 del D.Lgs.citato, la conversione del permesso di soggiorno al compimento della maggiore età, diversamente da quan-to avviene per i minori non accompagnati, per i quali sono richiesti gli ulteriori requisiti previsti dai commi1 bis e 1 ter dell’art. 32 (Tar Emilia-Romagna, Sez. di Parma, Sent. n. 292 del 21 giugno 2006, Pres. Cicciò,Rel. Caso. D.A. - Questura di Piacenza, Prefettura di Piacenza).

Il Consiglio di Stato in una recente sentenza ha affermato, su questa linea, che i requisiti di cui all’art.32 comma 1 bis debbono intendersi alternativi e non cumulativi rispetto a quelli indicati nel primo commadello stesso articolo e che pertanto la legge Bossi-Fini ha introdotto una ulteriore e distinta fattispecie in cuipuò essere rilasciato il permesso di soggiorno al minore divenuto maggiorenne. Nella stessa sentenza, vieneinoltre stabilito il principio per cui l’affidamento, che consente la conversione anche in assenza dei requisi-ti di cui ai commi 1 bis e 1 ter del citato articolo 32 del Testo unico, deve essere inteso in senso ampio, cosìda ricomprendere sia l’affidamento ad una famiglia o ad una persona singola, sia l’affidamento ad un entequale ad esempio il Comune o ad una comunità (Cons. Stato, sez.VI, 12 febbraio 2007 n. 546)..

Il Ministero dell’interno, d’intesa con il Ministero della giustizia ha emanato, in data 7 dicembre 2006,una direttiva in materia di minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. Il rifugiato, come noto, ècolui che teme di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un deter-minato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche. La Convenzione di New York sui diritti del fanciul-lo del 20 novembre 1989, resa esecutiva in Italia con L. 27 maggio 1991, n. 176 prevede all’articolo 22 l’ob-bligo per gli Stati di adottare misure adeguate affinché un fanciullo richiedente lo status di rifugiato, solo oaccompagnato da adulti, possa beneficiare della protezione e dell’assistenza umanitaria necessarie per con-sentirgli di usufruire dei diritti che gli sono riconosciuti dalla Convenzione. Su questo tema il Consigliodell’Unione Europea aveva già adottato una risoluzione in data 26 giugno 1997, ponendo l’attenzione, tral’altro, sulla necessità di sistemare i minori non accompagnati richiedenti asilo in luoghi adeguatamenteattrezzati per loro durante tutto il tempo necessario per la procedura di asilo.

Sull’argomento è intervenuta la Direttiva 2003/9/CE recante “norme minime relative all’accoglienza deirichiedenti asilo” che ha trovato attuazione nel D.Lgs 30 maggio 205 n. 140, il quale all’articolo 8 prevedel’attivazione di servizi speciali di accoglienza per i richiedenti asilo portatori di esigenze particolari e di spe-cifici programmi di accoglienza riservati ai minori non accompagnati richiedenti asilo e rifugiati.

La Direttiva del Ministero dell’interno in argomento disciplina l’iter da seguire indicando negli Uffici diPolizia di Frontiera e nelle Questure gli organismi che devono in prima istanza garantire, all’atto del con-tatto con il minore straniero, l’effettivo accesso alla procedura di presentazione della domanda di asilo, age-volando per quanto di loro competenza e in collaborazione con l’Alto Commissariato delle Nazioni Uniteper i Rifugiati (ANHCR) e gli altri organismi che operano nell’ambito della protezione dei richiedenti asilo,una tempestiva informazione sulla normativa di riferimento. La Questura affida temporaneamente il mino-re non accompagnato che abbia espresso la volontà di richiedere asilo ai servizi sociali del Comune ove lostraniero si trova, dandone immediata comunicazione al Tribunale per i minorenni e al Giudice tutelare aifini dell’apertura della tutela. Il Comune, a sua volta, procede ad informare il Servizio centrale del Sistemadi protezione per richiedenti asilo il quale curerà l’inserimento del minore nell’ambito di strutture dedica-te. Qualora il tutore, comunque nel prevalente interesse del minore, non confermi la domanda di asilo onel caso in cui la domanda stessa venga rigettata, il minore riceverà in ogni caso il trattamento e la prote-zione che la vigente normativa riserva al minore straniero non accompagnato.

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10. Disposizioni concernenti i minori stranieri al compimento della maggiore età

Al raggiungimento della maggiore età, allo straniero già titolare di permesso di soggiorno per motivifamiliari o per affidamento o per inserimento del minore può essere rilasciato un permesso di soggiorno perstudio, lavoro subordinato o autonomo, per esigenze sanitarie o di cura (art. 32 Testo unico sull’immigra-zione).

Una recente circolare del Ministero dell’Interno riguardante la tipologia di permessi di soggiorno darilasciare ai cittadini stranieri divenuti maggiorenni in Italia affronta due distinte problematiche (Ministerodell’Interno - Direzione centrale dell’immigrazione e della polizia delle frontiere, Circ. n. 400/A/2005/634/P/15.16.1.26 del 26 luglio 2005). La prima riguarda coloro che, già iscritti nel permesso di soggiornoo nella carta di soggiorno di uno o di entrambi i genitori, compiono il quattordicesimo anno di età; in talcaso, l’indicazione ministeriale è quella di munire lo straniero di permesso di soggiorno per motivi familia-ri fino al raggiungimento della maggiore età. Gli ultraquattordicenni già iscritti sulla Carta di soggiorno deigenitori verranno muniti di autonoma Carta di soggiorno di cui, in quanto trattasi di titolo permanente,resteranno titolari anche raggiunta la maggiore età. Fatta salva questa ipotesi ,per gli stranieri divenuti mag-giorenni in Italia, l’indicazione normativa sembra quella di rendere i giovani del tutto autonomi dal nucleofamiliare. L’articolo 32 comma 1 della legge sull’immigrazione prevede infatti che al compimento dellamaggiore età allo straniero possa essere rilasciato un permesso di soggiorno per motivo di studio, di acces-so al lavoro, di lavoro subordinato o autonomo, nonché per esigenze sanitarie o di cura.

L’articolo 14 comma 5 del regolamento di attuazione della legge sull’immigrazione, d.P.R. 394/1999,così come modificato dal d.P.R. 334/2004, contempla la possibilità di decurtare dalle quote di ingresso dicui all’art. 3 comma 4 del Testo unico il numero di permessi di soggiorno per motivi di studio o formazio-ne, convertiti in permessi di soggiorno per motivi di lavoro nei confronti di stranieri regolarmente soggior-nanti sul territorio nazionale al raggiungimento della maggiore età. Coloro che non sono in grado di seguirediligentemente il percorso didattico, sostenendo gli esami relativi al corso universitario prescelto e comple-tando l’iter di formazione con un fuori corso non superiore ai tre anni, non possono richiedere il rinnovodel permesso di soggiorno per motivi di studio. L’art. 46 comma 5 del Testo unico sull’immigrazione avver-te, infatti, che “i visti e i permessi di soggiorno per motivi di studio sono rinnovati agli studenti che nel primoanno di corso abbiano superato una verifica di profitto e negli anni successivi almeno due verifiche. Per gravimotivi di salute o di forza maggiore, debitamente documentati, il permesso di soggiorno può essere rinnovatoanche allo studente che abbia superato una sola verifica di profitto, fermo restando il numero complessivo di rin-novi. Essi non possono comunque essere rilasciati per più di tre anni oltre la durata del corso di studi . (...)”.

Potrà essere richiesta comunque la conversione del permesso di soggiorno da “studio” a “lavoro”, e siricondurrà a quell’ambito la disciplina del soggiorno dello straniero, con tutti i limiti piuttosto stringentiprevisti in caso di disoccupazione. Solo nel caso in cui il giovane divenuto maggiorenne non possa per ragio-ni obiettive provvedere al proprio mantenimento a causa di uno stato di salute che comporti invalidità tota-le, potrà essere rilasciato un permesso di soggiorno per motivi di famiglia, analogamente a quanto accadein caso di richiesta di rilascio del nulla osta per il ricongiungimento familiare ex art. 29 comma 1 lettera b-bis del Testo Unico sull’Immigrazione 41.

11. L’attività del Tribunale per i minorenni

Il sistema giudiziario minorile è relativamente recente, essendo stato introdotto con i codici penale e diprocedura penale del 1930, ove sono previste una serie di norme a tutela della personalità dei minori vitti-me o autori del reato.

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41) Cfr. Corte di Cassazione, Sez.I civile, Sent. N. 13166 del 18 giugno 2005.

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Il codice Rocco del 1930 fissò a diciotto anni la piena capacità penale, stabilendo la assoluta incapaci-tà penale del minore di anni quattordici, mentre per il giovane di età compresa tra i quattordici ed i diciot-to anni è il magistrato ad accertare di volta in volta l’imputabilità del minore. Nel campo civile, venne isti-tuito un giudice, denominato giudice tutelare, cui si attribuirono tutti i poteri di direzione e vigilanza perl’esercizio della tutela.

Il Tribunale per i minorenni, quale organo specializzato, è composto da due giudici professionali che eser-citano esclusivamente funzioni minorili, e da due giudici onorari scelti tra cultori di psicologia, pedagogia,antropologia criminale, biologia nominati con decreto del Capo dello Stato previa deliberazione delConsiglio superiore della Magistratura. Esso ha il compito di reprimere e contenere i comportamenti devian-ti o criminosi posti in essere dai minori, ma ha anche compiti di tutela e di prevenzione in loro favore. Infatti,l’attività del Tribunale si articola in tre direzioni:

- interventi sul minore in pericolo o in stato di abbandono (competenza civile) 42;- interventi sul minore deviante che manifesta irregolarità della condotta o del carattere e può portare

all’applicazione delle misure dell’affidamento del minore al servizio sociale minorile o al collocamentoin una casa di rieducazione o in un istituto medico-psico-pedagogico (competenza amministrativa) 43;

- interventi sul minore che ha commesso reati (competenza penale) 44.

L’intervento del Tribunale per i minorenni sul minore in stato di pericolo o di abbandono è descrittocompiutamente dagli artt. 9 -ss. della legge 4 maggio 1983, n. 184, a norma della quale esso interviene perdisporre l’affidamento e per assumere ogni altro provvedimento ritenuto opportuno a tutela del minore.

L’intervento sul minore che delinque è regolato dal procedimento penale minorile n. 448/1988. Per iminori non imputabili, il Tribunale interviene a scopo rieducativo accertando in prima istanza se il mino-re possa qualificarsi come socialmente pericoloso. In caso affermativo, l’art. 224 codice penale prevede l’ap-plicabilità ai minori non imputabili per difetto di età o per accertata incapacità, l’applicazione delle misu-re amministrative di sicurezza del riformatorio giudiziario o della libertà vigilata. L’art. 36 del d.P.R.448/1998 ha limitato il riformatorio ai delitti per i quali la legge stabilisce la pena della reclusione non infe-riore nel massimo a dodici anni e ne ha disposto l’attuazione mediante collocamento in comunità; la liber-tà vigilata, invece, sempre secondo quanto stabilito dal citato art. 36, deve essere eseguita o mediante l’im-posizione di prescrizioni o con l’ordine di permanenza in casa.

Poiché in materia minorile l’attenzione è focalizzata sul minore piuttosto che sul reato commesso, illegislatore ha previsto alcuni strumenti giuridici che permettono di meglio adattare il trattamento sanzio-natorio al soggetto, in relazione alla sua maturità psico-fisica e all’episodicità del fatto-reato commesso. Talistrumenti si concretizzano in una sostanziale rinuncia da parte dello Stato alla pretesa punitiva, mediante ilricorso agli istituti del perdono giudiziale, della messa alla prova e della declaratoria di improcedibilità perirrilevanza del fatto. L’irrilevanza del fatto 45 è dichiarata quando manca un’apprezzabile lesione del benegiuridico penalmente protetto per la tenuità delle conseguenze prodotte dal reato e si verifica l’occasionali-tà del comportamento deviante 46. La messa alla prova (c.d. probation processuale) 47 consiste nella sospen-sione del processo con messa alla prova del minore per un determinato periodo attuata sulla base di un pro-getto di intervento elaborato dai servizi minorili con periodica valutazione della personalità del minore.Decorso il periodo di sospensione ed in caso di esito favorevole della messa alla prova, il giudice dichiara

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42) Art 32 l. 27 maggio 1935, n. 835.43) Art. 25 l. 27 maggio 1935, n. 835.44) D.P.R. 22 settembre 1988, n. 448.45) Art. 27 d.P.R. 22 settembre 1988, n. 448.46) ZANCHETTA, L’irrilevanza del fatto quale strumento deflativo: una via praticabile?, in Quest. Giust., 1990, p. 107.47) Art. 28 d.P.R. 22 settembre 1988, n. 448.

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l’estinzione del reato. Infine, il Tribunale per i minorenni quando ritiene che possa applicarsi una penarestrittiva della libertà personale non superiore a due anni, può procedere mediante perdono giudiziale neiconfronti del minore 48.

L’istituto della riabilitazione 49 non differisce per natura ed effetti dall’analogo istituto previsto per gliadulti e regolato dal codice penale tra le cause di estinzione della pena. Qualora il condannato abbia dimo-strato autentico ravvedimento, il Tribunale per i minorenni del luogo di dimora del soggetto divenuto mag-giorenne che non sia ancora sottoposto ad esecuzione di pena o a misura di sicurezza, può concedere lariabilitazione con cessazione delle pene accessorie e di tutti gli altri effetti penali della condanna. Il benefi-cio può essere revocato qualora il riabilitato commetta un grave delitto nel termine di cinque anni.

Il tribunale per i minorenni ha un ruolo centrale anche per quanto concerne la condizione del minorestraniero. Al di là degli interventi in materia di protezione e penale, che riguardano i minori siano essi stra-nieri o cittadini italiani, il Testo unico sull’immigrazione prevede delle particolari misure di favore soprat-tutto nell’ambito del diritto all’unità familiare e in materia di espulsione. Il Tribunale, infatti, a norma del-l’art. 31 comma 3 d.lgs. 286/1998, può autorizzare l’ingresso o la permanenza del familiare, anche in dero-ga alle disposizioni dello stesso Testo unico, per gravi motivi connessi allo sviluppo psicofisico del minore.Lo stesso Tribunale è competente ad adottare il provvedimento di espulsione per motivi di ordine e sicurez-za pubblica (art. 31 co. 4 d.lgs. 286/1998).

Spetta anche al procuratore della Repubblica o al magistrato di sorveglianza presso il Tribunale per iminorenni la proposta al Questore di rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale(art. 18 d.lgs. 286/1998). Tale titolo di soggiorno che contiene la dicitura “per motivi umanitari” 50 puòessere rilasciato allo straniero che ha terminato l’espiazione di una pena detentiva, inflitta per reati commes-si durante la minore età, e ha dato prova concreta di partecipazione ad un programma di assistenza ed inte-grazione sociale. Il permesso di soggiorno in argomento consente lo svolgimento di attività lavorative epotrà essere convertito in soggiorno per lavoro o per studio. La norma deve essere coordinata con altredisposizioni del Testo unico, e precisamente con l’art. 5 comma 5 T.U. in relazione a quanto previsto dal-l’art. 4 comma 3 T.U. così come modificato dalla legge Bossi-Fini 189/2002. Il permesso di soggiorno,infatti, è rifiutato, non rinnovato o revocato allo straniero quando mancano o vengono a mancare i requi-siti per l’ingresso e il soggiorno nel territorio dello Stato. Tra i motivi ostativi all’ingresso ricordiamo le con-danne, anche a seguito di applicazione della pena su richiesta delle parti di cui all’art. 444 c.p.p., per i reatidi cui all’art. 380 c.p.p. (reati per i quali è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza) ovvero per reati ine-renti gli stupefacenti, la libertà sessuale, il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, il reclutamentodi persone da destinare alla prostituzione o allo sfruttamento dei minori da impiegare in attività illecite.

L’applicazione di misure detentive nei confronti dei minori sono per lo più collegate a queste tipologiedi reati, per cui non potrebbe trovare applicazione il beneficio del rilascio del permesso di soggiorno, la cuidisciplina è stata dettata prima dell’entrata in vigore delle modifiche introdotte dalla legge Bossi-Fini. Leipotesi di soluzione dell’apparente contrasto consistono o nel considerare speciale e quindi derogatoria lanorma di cui all’art. 18 T.U., oppure nel considerare prodromica alla richiesta di rilascio del permesso disoggiorno la concessione della riabilitazione che tuttavia estingue solo gli effetti penali della condanna,lasciando invece integri ed efficaci gli effetti giuridici che non sono “oscurati” dalla causa estintiva 51.

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48) Art. 19 l. 27 maggio 1935, così come sostituito ex art 112 l. 24 novembre 1981, n. 689.49) Art. 24 l. 27 maggio 1935, n. 835.50) A norma dell’art. 27 del regolamento di attuazione al Testo unico sull’immigrazione 394/1999 così come modificato dal d.P.R.

393/2004, il permesso di soggiorno di cui all’art. 18 del Testo unico contiene, quale motivazione, la sola dicitura “per motiviumanitari” ed è rilasciato con modalità che assicurano l’eventuale differenziazione da altri tipi di permesso di soggiorno e l’age-vole individuazione dei motivi del rilascio ai soli uffici competenti, anche mediante il ricorso a codici alfanumerici.

51) BRICOLA-ZAGREBELSKY, Codice penale, P. gen., III, Torino, 1984.

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12. L’attività della polizia giudiziaria e di sicurezza nei confronti dei minori stranieri

L’attività di polizia si articola in interventi volti alla protezione, interventi diretti alla identificazione eattività di natura giudiziaria.

La legge 4 maggio 1983, n. 184 recante “Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori” individuaall’art. 9 comma 2 l’obbligo per i pubblici ufficiali, gli incaricati di pubblico servizio, gli esercenti un servi-zio di pubblica necessità, di riferire al più presto al Tribunale per i minorenni le condizioni di ogni minorein situazione di abbandono di cui vengono a conoscenza in ragione del proprio ufficio. La natura di que-sto intervento è di protezione del fanciullo, così come a questa finalità sono dirette le segnalazioni riguar-danti lo stato di pericolo in cui versa il minore.

Il minore straniero deve comunque essere compiutamente identificato tramite passaporto nazionale,carta di identità o permesso di soggiorno. Qualora il minore fosse sprovvisto di documenti identificativi,deve procedersi a fotosegnalamento, informando il procuratore presso il Tribunale per i minorenni che puòdelegare il compimento di ulteriori indagini consistenti nella sottoposizione del minore a visita antropome-trica 52. Il minore è quindi generalmente affidato ad una struttura di accoglienza in attesa che il Tribunaleper i minorenni proceda in ordine alla sua posizione.

Sotto il profilo processuale, vi sono numerose previsioni favorevoli ai minori rispetto al trattamentoriservato all’adulto 53. Alle esigenze del minore sono conformati i meccanismi procedurali e la strutturazio-ne dell’organo giudiziario specificamente previsti dal d.P.R. 22 settembre 1988, n. 448 recante “Appro-vazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni”. Al favor minoris si ispiranoi provvedimenti limitativi della libertà personale, il rito dibattimentale che non è mai pubblico, il divietodi pubblicazione dell’immagine fisica del minore, la previsione di servizi minorili dell’amministrazione dellagiustizia con finalità di recupero del minore condannato o inquisito. In particolare, in materia di libertà per-sonale, si segnala che le misure cautelari giurisdizionali e anche quelle precautelari (arresto e fermo) sonosempre facoltative e comunque possono applicarsi solo quando la pena massima superi i 9 anni di pena edit-tale (artt. 16, 17 e 23 d.P.R. 448/1988).

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52) Circ. Proc. Minori 21/1994 in relazione agli artt. 359,370 e 373 c.p.p.53) PALOMBA, Il sistema del nuovo processo minorile, Milano, 1989.

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Le decisioni segnalate sono pubblicate nella banca dati di Immigrazione.it.

È illegittimo il provvedimento di diniego della conversione del permesso di soggiorno da minore età in lavo-ro subordinato motivato con riferimento al fatto che l’interessato era stato affidato in minore età al Comunee quindi non integrante i requisiti di cui all’art. 32 del D.Lgs. 286/98.L’affidamento, che consente la conversione per cui è causa anche in assenza dei requisiti previsti dai commi1 bis e 1 ter dell’articolo citato, deve essere inteso in senso ampio, sì da comprendere sia l’affidamento aduna famiglia che ad un ente o ad una comunità.Consiglio di Stato, Sez. VI, Decisione n. 546 del 12 febbraio 2007, Pres. Varrone, Rel. Cafini.

L’Ambasciata italiana ad Accra si è legittimamente basata sulla densitometria ossea per negare ad una gio-vane ghanese il visto d’ingresso in Italia per ricongiungersi alla madre, regolarmente residente in Italia.Le lastre dell’apparato scheletrico hanno infatti appurato l’età di venticinque anni, a fronte della minore etàdichiarata e certificata dalla richiedente. Atteso che le certificazioni rilasciate dallo Stato estero hanno valo-re solo in quel paese, le rappresentanze italiane consolari possono procedere a tutti gli accertamenti ammi-nistrativi necessari al fine di stabilire l’effettiva età di coloro che richiedono il visto per entrare in Italia, tracui l’esame densitometrico osseo, che ha il modesto margine di errore di sei mesi.Corte di Cassazione, Sez. I Civile, Sent. n. 1656 del 25 gennaio 2007, Pres. Adamo, Rel. Piccinini.

È legittimo il provvedimento che ha negato alla madre clandestina della minore nata in Italia la possibilitàdi rimanere sul territorio nazionale per prestare cure ed assistenza alla figlia.L’art. 31, comma 3, del D.Lgs. 286/98, consente tale permanenza, in deroga alle regole imposte per l’in-gresso degli stranieri in Italia, solo in presenza di gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del mino-re, aventi i caratteri della straordinarietà e della temporaneità. Tali caratteri non sono invece riscontrabilinei casi tendenti a salvaguardare una situazione di integrazione sociale del minore in Italia e a garantire allostesso condizioni di vita più prospere rispetto a quelle godute nel paese di origine, caratterizzati invece dalcarattere di essenziale normalità e di tendenziale stabilità. Corte di Cassazione, Sez. I civile, Sent. n. 747 del 15 gennaio 2007, Pres. Criscuolo, Rel. Giuliani.

Il giudice nazionale, ove riscontri un contrasto tra un precetto normativo promanante da fonte legislativanazionale ed un altro di derivazione pattizia internazionale, quale è la Convenzione di New York sui dirit-ti del fanciullo, resa esecutiva in Italia con legge 176/1991, deve procedere ad applicare la norma oggettodell’impegno internaziona1e dello Stato, senza sollevare questione di legittimità costituzionale. Pertanto, alfine di consentire l’inserimento scolastico del minore appartenente ad un nucleo familiare titolare di per-messo di soggiorno per motivo di salute, il giudice può ordinare il rilascio di un permesso di soggiorno perfamiglia, tale da permettere l’esercizio di tale diritto stabilito dalla convenzione internazionale.Tribunale di Pordenone, Ordinanza n. 59 del 11 aprile 2006, Giudice Zaccardi.

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5. Rassegna di recente giurisprudenza in materia di minori stranieri.

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È legittimo il decreto del Tribunale dei Minorenni che ha disposto l’immediato rientro della minore pres-so la madre, la quale, esercitando i poteri connessi alla sua qualità di genitore affidatario, aveva trasferito laresidenza propria e della figlia in Polonia. La finalità della Convenzione de L’Aja è quella di assicurare l’immediato rientro dei minori illecitamentetrasferiti o trattenuti in uno Stato contraente e l’effettivo rispetto dei diritti di affidamento e di visita.Presupposto per l’applicazione della tutela apprestata dalla Convenzione è la nozione di “residenza abitua-le” del minore in uno Stato contraente diverso da quello in cui sia stato illegittimamente trattenuto o tra-sferito. Nel caso di specie, il Tribunale dei Minorenni ha legittimamente ritenuto che la residenza abitualedella minore fosse in Polonia, benché il trasferimento fosse avvenuto solo pochi mesi prima la denunciatasottrazione. Tale considerazione derivava dalla stabilità della residenza della madre in quel Paese, accompa-gnata dalla serietà dell’intento da lei perseguito, avendo ivi iniziato un’attività lavorativa ed allacciato unarelazione sentimentale dalla quale era nata una bambina.Corte di Cassazione, Sez. I Civile, Sentenza n. 16092 del 14 luglio 2006, Pres. Luccioli, Rel. San Giorgio.

È illegittimo il decreto del Tribunale dei Minorenni che ha ritenuto inammissibile il ricorso teso all’imme-diato rientro in Gran Bretagna dei minori trasferiti e trattenuti dalla madre in Italia, motivando la manca-ta applicazione al caso di specie della Convenzione de L’Aja con la comune cittadinanza italiana dei geni-tori. La diversa cittadinanza dei genitori non è un presupposto per l’applicazione della tutela apprestata dallaConvenzione, la quale presuppone sì una rilevanza internazionale delle questioni trattate, da intendersi perònon come riferita alla nazionalità dei soggetti coinvolti, bensì ai rapporti tra diversi Stati contraenti, al finedi assicurare che i diritti di affidamento e di visita previsti in uno Stato contraente siano garantiti anchenegli altri Stati contraenti. Anche a non voler aderire a tale conclusione, il Tribunale, ha omesso altresì diconsiderare la doppia cittadinanza del padre, italiana e britannica, che chiedeva appunto il rientro dei figliin Gran Bretagna, quale residenza abituale degli stessi.Corte di Cassazione, Sez. I Civile, Sentenza n. 16831 del 21 luglio 2006, Pres. Luccioli, Rel. San Giorgio.

È legittimo il provvedimento di rifiuto del rilascio del permesso di soggiorno per motivi di lavoro oppostoallo straniero entrato non accompagnato in Italia 5 mesi prima del compimento della maggiore età, dato inaffidamento, nelle more di questo periodo, e titolare di un permesso di soggiorno per minore età. Una voltadivenuto maggiorenne, hanno trovato applicazione le disposizioni dell’art. 32 del T.U. immigrazione cosìcome modificate dalla legge 189/2002 che ha introdotto gli artt. 1-bis e 1-ter allo scopo di contenere ilfenomeno, manifestatosi precedentemente alla novella, del rilascio del permesso di soggiorno di cui alcomma 1 del citato articolo “ai minori comunque affidati”, talvolta pretestuosamente entrati non accom-pagnati poco prima del compimento della maggiore età, con evidente aggiramento delle norme sull’ingres-so nel territorio nazionale. La riforma ha di conseguenza inserito ulteriori requisiti per i minori non accom-pagnati, tra i quali la presenza sul territorio nazionale per un periodo non inferiore a 3 anni e l’ammissio-ne a un progetto di integrazione sociale e civile per non meno di 2 anni, requisiti non soddisfatti dal ricor-rente.Tar Friuli-Venezia Giulia, Sent. n. 87 del 10 febbraio 2006, Pres. Borea, Rel. Di Sciascio. B.R.S. - Ministerodell’interno.

È manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell’art. 29, comma 1, lett. c), delD.Lgs. 286/98 nella parte in cui, nel prevedere il ricongiungimento familiare con i genitori, lo subordina,nel caso in cui nel paese di origine ci siano altri figli, all’impossibilità per questi ultimi di provvedere alsostentamento del genitore e al compimento dei sessantacinque anni del medesimo. Nel caso di specie, alrichiedente era stato consentito il ricongiungimento solamente con il padre, di età superiore a quella previ-sta dalla norma citata, ma non con la madre, non ancora sessantacinquenne, impedendo in tal modo, aparere del remittente, il diritto, tutelato costituzionalmente, di vivere con entrambi i genitori. Per costante giurisprudenza, la pienezza della tutela della vita familiare è assicurata nel caso si tratti della

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famiglia nucleare. Negli altri casi il legislatore può legittimamente porre dei limiti, bilanciando l’interesseagli affetti familiari con quello pubblico di regolare l’accesso degli stranieri sul territorio nazionale.Corte costituzionale, Ordinanza n. 368 del 9 novembre 2006, Pres. Bile, Rel. Saulle.

È ammissibile il ricorso straordinario ai sensi dell’art. 111 Cost. avverso il provvedimento della corte d’ap-pello che decide sul provvedimento adottato dal tribunale per i minorenni ai sensi dell’art. 31, comma 3,del TU. È legittimo il diniego da parte del giudice di merito dell’autorizzazione ai genitori senza permessodi soggiorno di permanere a tempo determinato sul territorio nazionale al fine di evitare ai propri figli iltraumatico distacco dal loro ambiente derivante da un provvedimento di espulsione. L’art. 31, comma 3,del T.U. immigrazione consente al tribunale di rilasciare una simile autorizzazione per gravi motivi connes-si con lo sviluppo psicofisico e tenuto conto dell’età e delle condizioni di salute del minore; pur ammetten-do che per “gravi motivi” non si intendano solo quelli relativi ad esigenze terapeutiche, essi tuttavia devo-no presentare il carattere di gravità ed eccezionalità, non configurabili nell’ipotesi in esame del compimen-to del ciclo scolastico o del processo educativo-formativo dei minori in un paese che presenti condizioni divita migliori rispetto a quello di origine.Corte di Cassazione, Sez. I civile, Sent. n. 396 dell’11 gennaio 2006, Pres. Luccioli, Rel. Magno.

È illegittimo il provvedimento di rigetto della istanza di rilascio del permesso di soggiorno per lavoro sub-ordinato al cittadino extracomunitario, già titolare di pds per minore età, poi divenuto maggiorenne, moti-vato con riferimento al fatto che il richiedente al momento dell’ingresso in Italia è stato sottoposto a tute-la e non ad affidamento.Per consolidato orientamento, l’art. 32 del D.Lgs. 286/98, nel richiamare “i minori comunque affidati aisensi dell’articolo 2 della Legge 4 maggio 1983, n. 184”, intende riferirsi all’intero testo dell’art. 2 citato, ilquale al comma 1 disciplina l’affidamento del minore e al successivo comma 2 l’istituto della tutela, appli-cabile nelle ipotesi di impossibilità di procedere ad affidamento.Tar Lazio, Sez. I ter, Sent. n. 2681 del 23 marzo 2006, Pres. Rel. Tosti. T.V.D. - Questura di Roma, Ministerodell’interno.

È legittimo il diniego della conversione del permesso di soggiorno per minore età in permesso di soggior-no per lavoro subordinato, motivato con riferimento alla mancanza dei necessari requisiti, ovvero la presen-za del minore sul territorio nazionale da almeno tre anni e la sua partecipazione per almeno due anni ad unprogetto di integrazione sociale e civile. Atteso che il minore non vanta il diritto alla conversione del suopds al compimento della maggiore età, si ribadisce che i suddetti requisiti hanno lo scopo di evitare l’elu-sione delle norme sull’ingresso in Italia, che si determinerebbe nel caso in cui si concedesse un pds al mino-re che abbia fatto ingresso in Italia poco tempo prima del compimento dei diciotto anni.Consiglio di Stato, Sez. VI, Decisione n. 7384 del 13 dicembre 2006, Pres. Giovannini, Rel. Scola. C.A. -Questura di Firenze, Ministero dell’interno.

È respinto il ricorso proposto da due coniugi extracomunitari teso ad ottenere l’annullamento dei permes-si di soggiorno per cure mediche rilasciati in attuazione del decreto del giudice minorile che ai sensi dell’art.31, comma 3, del d.lgs. 286/98, ha autorizzato i richiedenti a permanere in Italia in qualità di genitori dellafiglia minore nata in Italia. La prescrizione del giudice minorile, che ha disposto il rilascio di un pds ido-neo a consentire la regolarizzazione della posizione lavorativa del padre famiglia, è realizzata con l’emissio-ne del pds per cure mediche, atteso che anche quest’ultimo consente lo svolgimento di attività lavorativa.Diversamente considerando, il giudice minorile avrebbe agito esorbitando dai poteri che gli sono attribui-ti, potendo egli solo autorizzare una permanenza per un periodo di tempo determinato.Tar Veneto, Sez. III, Sent. n. 2029 del 7 giugno 2006, Pres. De Piero, Rel. Gabbricci. V.A. e M.P. - Ministerodell’interno.

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È legittimo il diniego di conversione del permesso di soggiorno per minore età in permesso per attesa occu-pazione ex art. 32 del D.Lgs. 286/98 opposto al cittadino extracomunitario entrato in Italia a 15 anni nonaccompagnato e successivamente affidato allo zio. La conversione automatica ex comma 1 del citato artico-lo costituisce una deroga al normale ingresso sul territorio nazionale attraverso la procedura dei flussi ed èriservata a coloro che rispettano i requisiti previsti dai commi 1 e 2 dell’art. 31 (ingresso da infraquattordi-cenne, iscrizione nel permesso di soggiorno del genitore o dell’affidatario o del tutore, rilascio del permes-so di soggiorno per motivi familiari al compimento della maggiore età). La situazione del ricorrente è quin-di disciplinata dai commi 1bis e 1ter dell’art. 32, ma neanche i requisiti ivi prescritti sono integrati, dalmomento che egli non ha maturato un periodo di almeno tre anni di soggiorno regolare in Italia, né ha par-tecipato ad un apposito progetto di integrazione.Tar Piemonte, Sez. II, Sent. n. 73 del 16 gennaio 2006, Pres. Calvo, Rel. Manca. M.S. - Ministero dell’interno.

È legittimo il provvedimento di rigetto della conversione del permesso di soggiorno per minore età in per-messo per attesa occupazione motivato dalla mancanza dei requisiti richiesti dall’art. 32, comma 1-ter, delD.Lgs. 286/98, vale a dire la permanenza sul territorio nazionale da almeno tre anni e la partecipazione, dialmeno due anni, ad un programma di integrazione sociale e civile. L’affidamento di fatto del richiedentealla sorella, successivamente al suo ingresso in Italia come non accompagnato, non è sufficiente ai fini dellaconcessione automatica di un permesso di soggiorno alla maggiore età ai sensi del primo comma del citatoarticolo, in quanto deve ritenersi che anche i minori affidati di fatto debbano rispettare i requisiti richiestiper i minori accompagnati dai genitori e per quelli sottoposti a tutela, ossia l’ingresso da infraquattordicen-ne, l’iscrizione sul permesso di soggiorno del genitore, dell’affidatario ovvero del tutore, e il rilascio di unpermesso di soggiorno per motivi familiari. Tar Piemonte, Sez. II, Sent. n. 890 del 13 febbraio 2006, Pres. Calvo, Rel. Loria. O.C. - Ministero dell’interno.

È illegittimo il provvedimento di diniego del permesso di soggiorno motivato dal fatto che al richiedente,in minore età, non è stato rilasciato un permesso di soggiorno per affidamento o motivi familiari. Ai sensidell’art. 32, comma 1, del D.Lgs. 286/98, al compimento della maggiore età, lo straniero, sia figlio natura-le che in regime di affidamento, può chiedere un permesso di soggiorno indipendentemente dalla circostan-za di aver richiesto un permesso per minore età o per affidamento prima del compimento dei 18 anni.Tar Puglia, Sez. II di Bari, Sent. n. 1242 del 10 aprile 2006, Pres. Rel. Giambartolomei. D.L. - Ministero del-l’interno, Questura di Bari.

È legittimo il decreto di rigetto della istanza di conversione del permesso di soggiorno per minore età inpermesso di soggiorno per lavoro subordinato opposto allo straniero divenuto maggiorenne ma non in pos-sesso di alcuno dei requisiti previsti dall’art. 32 del D.Lgs. 286/98.L’interessato, infatti, pur in possesso durante la minore età dei requisiti per accedere alla tutela, non è maistato oggetto di una decisione del giudice tutelare, ma è stato affidato dai genitori ad un terzo residente inItalia al fine di fargli conseguire il pds per cui è causa. Tali determinazioni dei genitori non possono essereparificate alle statuizioni del giudice tutelare, né queste ultime possono essere adottate in via amministrati-va dal giudice amministrativo che non ha competenza in materia. Consiglio di Stato, Sez. VI, Decisione n. 7976 del 27 dicembre 2006, Pres. Giovannini, Rel. Polito. D.G. -Ministero dell’interno, Questura di Livorno.

È illegittimo il provvedimento di diniego della conversione del permesso di soggiorno per minore età inpermesso di soggiorno per lavoro subordinato opposto al cittadino extracomunitario entrato in Italia inminore età non accompagnato e successivamente affidato legalmente. Viene infatti ribadito ancora unavolta che l’art. 32 disciplina due fattispecie distinte, per cui i requisiti di cui al comma 1 bis sono alterna-tivi e non cumulativi rispetto al primo comma del medesimo articolo.Tar Veneto, Sez. III, Sent. n. 372 del 15 febbraio 2006, Pres. Rel. De Zotti. H.S. - Ministero dell’interno.

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È illegittimo il diniego di conversione del permesso di soggiorno da motivi di minore età a lavoro subordi-nato opposto al cittadino extracomunitario entrato in Italia come minore non accompagnato e successiva-mente sottoposto a tutela del fratello. Al ricorrente non deve applicarsi la disposizione di cui al comma 1bisdell’art. 32 del D.Lgs. 286/98 che prevede l’ammissione per un periodo non inferiore a due anni in un pro-getto di integrazione sociale e civile. Secondo l’orientamento della giurisprudenza lo status di minore sot-toposto a tutela deve essere equiparato a quello di minore affidatario, per il quale i requisiti di cui agli artt.1 bis e 1 ter dell’art. 32 devono considerarsi alternativi e non cumulativi, regolando una fattispecie diversada quella del comma 1 del medesimo articolo.Tar Veneto, Sez. III, Sent. n. 118 del 10 novembre 2005, Pres. Zuballi, Rel. Gabbricci. F.B. - Ministero dell’in-terno.

È illegittimo il provvedimento di diniego della richiesta di conversione del permesso di soggiorno per mino-re età in permesso per lavoro subordinato opposto al cittadino extracomunitario che, entrato minorenne inItalia, ha goduto di un provvedimento di affidamento familiare. La sua posizione dunque rientra in quella“dei minori comunque affidati ai sensi dell’articolo 2 della Legge 4 maggio 1983, n. 184”, ai quali il comma1 dell’art. 32 del D.Lgs. 286/98 consente, al pari dei minori cui si applicano i commi 1 e 2 dell’art. 31 delD.Lgs. citato, la conversione del permesso di soggiorno al compimento della maggiore età, diversamente daquanto avviene per i minori non accompagnati, per i quali sono richiesti gli ulteriori requisiti previsti daicommi 1 bis e 1 ter dell’art. 32.Tar Emilia-Romagna, Sez. di Parma, Sent. n. 292 del 21 giugno 2006, Pres. Cicciò, Rel. Caso. D.A. - Questuradi Piacenza, Prefettura di Piacenza.

Il questore deve concedere la conversione del permesso di soggiorno per minore età in permesso per attesaoccupazione al minore extracomunitario divenuto maggiorenne anche se questi risulti affidato ad un tuto-re, posto che la Corte Costituzionale, con sentenza n. 198 del 2003 ha giudicato legittima la norma di cuiall’art. 32 D. Lgs. 286/1998 a condizione che la stessa venga interpretata come relativa ad ogni tipo di affi-damento, e cioè sia all’affidamento amministrativo, che all’affidamento giudiziario che all’affidamento difatto.Tar Lombardia, sez. di Brescia, sent. n. 646 del 23 giugno 2005. Pres. Mariuzzo, Rel. Mielli. Xxx- Questore diCremona.

Solo il minore non accompagnato, già affidato ad una determinata persona fisica ovvero ad una famiglia,può conseguire, con la maggiore età, la conversione del suo permesso di soggiorno in permesso per motividi lavoro, pur senza possedere gli ulteriori requisiti definiti ai commi 1 bis e 1 ter. D. lgs. 286/98.Tar Veneto, sez. terza, sent. n. 2646 del 22 giugno 2005, Pres. Zuballi, Rel.Gabbricci. A.U. - Min. dell’Interno.

La madre, cittadina extracomunitaria che vive e lavora in Italia ha diritto al ricongiungimento con i figliminori residenti in Marocco anche se il marito l’ha ripudiata. Se il padre, che per il diritto del regno delMarocco è unico titolare della potestà di genitore, non vive con i figli minori che sono mantenuti dalla solamadre che non coabita con loro solo perché emigrata per ragioni di lavoro, non sussiste ragione per il rifiu-to del visto d’ingresso in Italia dei minori, dato che l’assenso all’espatrio del padre titolare della potestà èincompatibile con la pregressa revoca della tutela per la madre di cui all’atto di ripudio, e in concreto laannulla.Corte di Cassazione, sez. I civile, sent. n. 12169 del 9 giugno 2005. Pres. Lo savio, Rel. Forte. Ric. Min.dell’Interno e Min. degli Affari Esteri.

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È illegittimo il diniego di conversione del permesso di soggiorno per minore età in permesso per lavoromotivato con la mancata produzione della documentazione concernente l’affidamento del ricorrente.L’affidamento a parente entro il quarto grado, infatti, concretizza un ipotesi di affidamento parentale libe-ro, che è operante ipso facto ed è legalmente valido senza necessità dell’intervento di alcun organo giudi-ziario o amministrativo.Tar Friuli Venezia Giulia, sent. n. 226 del 12 aprile 2005, Pres. Borea, Rel. Settesoldi. T.F. - Min. dell’Interno.

Poiché il provvedimento ex art. 31 comma 3, del testo unico immigrazione, sia esso adottato dal tribunaleper i minorenni che dalla corte di appello in sede di reclamo, non tutela un diritto soggettivo del familiaread entrare o permanere nel territorio nazionale ma l’interesse generale a che il minore abbia uno sviluppopsico-fisico sano ed equilibrato, ed è quindi adottato con procedura di natura non contenziosa e senza assu-mere carattere di definitività, esso non è suscettibile di ricorso per cassazione, così che, nel caso di rigettodell’istanza, questa può essere riproposta alla luce di nuovi sopraggiunti gravi motivi.Cass,. sez.I, sentenza n. 4798 del 4 marzo 2005, Pres. Lo Savio, rel. Adamo. J.A. - Min. interno e questura diFirenze.

È illegittimo il provvedimento con il quale il comitato per i minori stranieri dispone il rimpatrio di una cit-tadina extracomunitaria, fondato su una incompleta indagine e valutazione sulla situazione scolastica inatto, di cui non siano state individuate alternative in patria.T. R.G.A. Trentino Alto Adige, sede di Trento, Pres. Numerico. Est. Mosconi, sent. n. 66 del 2 Marzo 2005. I.C.- Min. del lavoro e delle politiche sociali, comitato per i minori stranieri.

È illegittimo il provvedimento con cui il questore respinge la domanda di rinnovo del permesso di soggior-no da parte di una minorenne extracomunitaria divenuta maggiorenne, che chieda il rinnovo per motivi distudio, diniego basato sul rilievo che possono essere convertiti solo i permessi di soggiorno per minore etàrilasciati a minori divenuti maggiorenni prima dell’entrata in vigore della legge n. 189 del 2002.T.R.G.A. Trentino Alto Adige, sede di Trento, sent. n. 53 del 28 febbraio 2005, Pres. Numerico, Est. La Guardia.U.L.M. - questura di Trento.

Deve essere revocato il decreto di espulsione quale misura alternativa alla detenzione adottato dal magistra-to di sorveglianza quando l’espulso è stato autorizzato al soggiorno dal tribunale per i minorenni, ex art. 32,comma 3, del testo unico immigrazione, per assistere il figlio minore affetto da patologia.Tribunale di sorveglianza di Perugia, ordinanza n. 56 del 18 Gennaio 2005. Pres. Esposito, Rel. Ponassi. O.B.- Mag. di Sorveglianza.

Il minore extracomunitario - una volta raggiunta la maggiore età - che dimostri il suo inserimento sociale,può chiedere un permesso di soggiorno per accesso al lavoro subordinato anche se, durante la minore età,era stato affidato ad un parente in via di mero fatto.Tar Piemonte, sez. II, sentenza n. 3860 del 29 dicembre 2004. Pres. Calvo, est. Leggio. Min. Interno.

L’art. 18 CE e la direttiva del Consiglio 28 giugno 1990, 90/364/CEE, relativa al diritto di soggiorno, con-feriscono al cittadino minorenne in tenera età di uno Stato membro, coperto da un’adeguata assicurazionemalattia ed a carico di un genitore, cittadino extracomunitario, le cui risorse siano sufficienti affinché ilprimo non divenga un onere per le finanze pubbliche dello Stato membro ospitante, un diritto di soggior-no a durata indeterminata sul territorio di quest’ultimo Stato. In un caso siffatto, le stesse disposizioni con-

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sentono al genitore che ha effettivamente la custodia di tale cittadino di soggiornare con quest’ultimo nelloStato membro ospitante. Corte di Giustizia, sentenza 19 ottobre 2004, nel procedimento C-200/02, avente ad oggetto una domanda dipronuncia pregiudiziale proposta dall’Immigration Appellate Authority (Regno Unito), nella causa tra: KunqianCatherine Zhu, Man Lavette Chen e Secretary of State for the Home Department.

Nel procedimento relativo alla richiesta di regolarizzazione, ex legge n. 189 del 2002, presentata da stranie-ro gravato da precedenti penali e soggiornante da lungo tempo in Italia con la propria famiglia compostada quattro figli minori, bene inseriti nell’ambito scolastico, la pubblica amministrazione non può nonapplicare la normativa in materia in forma costituzionalmente orientata e perciò deve svolgere una ragione-vole comparazione fra i diversi interessi coinvolti.Tar Puglia, Sez. I di Lecce, sentenza n. 6832 del 2 ottobre 2004. Pres. Ravalli, rel. Manca. M.S. - Min. inter-no ed altri.

È legittimo il provvedimento di rigetto della richiesta di conversione del permesso di soggiorno per mino-re età in permesso per affidamento quando il minore non sia stato formalmente affidato.Consiglio di Stato, Sez. IV, dec. n. 5084 del 14 luglio 2004. Pres. ff. Salvatore, est. Inastasi. Questura di Pisa - S.E.

È rilevante e non manifestamente infondata la questione di costituzionalità dell’articolo 29 lett. C) del T.U.286/98 come modificato dalla legge 189/2002, laddove pone delle limitazioni al diritto all’unità familiaredel lavoratore straniero legalmente soggiornante in Italia.Tribunale di Forlì, ordinanza 28 Giugno 2004. Est. Sorgi. Rinvio della questione alla Corte Costituzionale.

Avverso il decreto del giudice adito contro il diniego del ricongiungimento familiare o del permesso di sog-giorno per motivi di famiglia è esperibile ricorso per cassazione ex art. 111 Cost.Cass. Sez. I,civ. sentenza n. 11862 del 25 giugno 2004. Pres. Losavio, rel. Petitti. Ric. Min. AA.EE, res. D.

Contro il diniego di nulla osta al ricongiungimento familiare l’interessato può presentare ricorso alTribunale in composizione monocratica del luogo in cui risiede, essendo tale competenza finalizzata a favo-rire l’accesso al giudice della parte più bisognosa. Cass. Sez. I, sentenza n. 11862 del 25 giugno 2004. Pres. Losavio, rel.Petitti. Ric. M.A.E., res. D.

Nel caso di silenzio rifiuto formatosi sulla domanda di rilascio del permesso di soggiorno per motivi di fami-glia in favore di genitrice convivente con figlio minore italiano, va dichiarato l’obbligo della questura di pro-nunciarsi sull’istanza.Tar Sicilia, Catania, sez. seconda, sentenza 1076 del 22 aprile 2004. Pres. Schillaci, rel. Savasta. M.O.L.M.(avv. Lo Faro) - Min. interno.

Nel caso in cui il rifiuto del visto d’ingresso per ricongiungimento familiare di un minore marocchino - affi-dato in custodia al richiedente con atto notarile di “kafala” omologato dal giudice marocchino - sia moti-vato dalla non equiparabilità della “kafala” agli istituti dell’adozione, dell’affidamento o della tutela, che soliil d.lgs. n. 286 del 1998 parifica alla filiazione, l’eventuale richiesta di ottemperanza del provvedimento stra-niero ai sensi dell’art. 67 della legge n. 218 del 1995 deve essere presentata al tribunale civile nell’ambitodel ricorso avverso detto rifiuto di rilascio del visto.

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Corte di appello di Bari, sez. famiglia civile, decisione del 16 aprile 2004 nel proc. camerale n. 3033/04. Pres.Caferra, rel. Cirillo. Ric. L.E.B.

Ai fini del ricongiungimento familiare il requisito del reddito deve ritenersi soddisfatto quando lo stranie-ro è in grado di dimostrare, in base al suo lavoro subordinato o autonomo, di poter produrre per il futuro,su base annua, un reddito pari all’importo stabilito dall’art. 29 del d.lgs. n. 286 del 1998. Il decreto con il quale il giudice di merito accoglie il ricorso dello straniero avverso il rifiuto di rilascio delnulla osta per il ricongiungimento familiare consente il rilascio del visto d’ingresso senza necessità di nuovonulla osta, anche nel caso in cui il requisito del reddito si sia perfezionato in epoca successiva alla presenta-zione della domanda in sede amministrativa.Cass. Sez. I, sentenza n. 6838 dell’8 aprile 2004. Pres. Losavio, rel. Petitti. Ric.

Il Comitato per i minori stranieri, prima di adottare un provvedimento di rimpatrio, deve effettuare un’ap-profondita istruttoria al fine di valutare sia l’effettiva situazione del minore, con riferimento alla volontà dirimanere in Italia ed al suo grado di inserimento, sia della famiglia, tenendo conto delle sue condizioni digrave indigenza e della crisi economica della nazione di origine.Tar Emilia-Romagna, Sez. di Parma, sentenza n. 585 del 6 novembre 2003. Pres. Cicciò, rel. Giovannini.

Comune di Modena - Pres. Consiglio dei Ministri.

Ai fini della conversione del permesso di soggiorno per minore età in permesso per lavoro, l’ammissionebiennale a un progetto di integrazione sociale (a condizione che il minore si trovi in Italia da almeno treanni) costituisce un requisito alternativo e non cumulativo, rispetto al rapporto di affidamento o tutela, ilquale ultimo, pertanto, giustifica anche da solo il rinnovo del permesso.TAR Emilia-Romagna, Bologna, Sez. 1, sentenza n. 1104 del 20 agosto 2003. Pres. Perricone, rel. Pasi. C.K -Min. interno e Questura di Bologna.

È manifestamente inammissibile, per difetto di motivazione in ordine alla rilevanza, la questione di legitti-mità dell’articolo 33, comma 2 bis, del D.Lgs. n. 286 del 1998, nella parte in cui non attribuisce al tribu-nale per i minorenni la competenza a conoscere le controversie sui provvedimenti di rimpatrio adottati dalComitato per i minori stranieri.Corte Costituzionale, ordinanza n. 295 del 10 luglio-4 agosto 2003. Pres. Zagrebelsky, red. Vaccarella. (GU n.32 del 13 agosto 2003).

È legittimo il rifiuto di conversione del permesso di soggiorno per minore età in permesso per motivi dilavoro sul rilievo che lo straniero non è stato ammesso per un periodo non inferiore a due anni in un pro-getto di integrazione sociale e civile gestito da un ente pubblico o privato, come richiesto dall’articolo 32del testo unico n. 286 del 1998, modificato dalla Legge n. 189 del 2002.TAR Toscana, Sez. 1, sentenza n. 2599 del 1 luglio 2003. Pres. ed est. Vacirca. D.S. - Min. interno e Questuradi Firenze.

È legittimo il provvedimento di rigetto dell’istanza di conversione del permesso di soggiorno per minore etàin permesso per motivi di lavoro, adottato dopo l’entrata in vigore della Legge 30 luglio 2002, n. 189, senon è soddisfatto il requisito dell’inserimento del minore per un periodo non inferiore a due anni in unprogetto di integrazione sociale e civile gestito da un ente pubblico o privato. TAR Toscana, Sez. 1, sentenza n. 2300 del 9 giugno 2003. Pres. ed est. Vacirca. C. B. - Min. interno e Questuradi Grosseto.

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La disposizione del comma 1 dell’articolo 32 del D.Lgs. 25 luglio 1998 n. 286, va riferita anche ai minoristranieri sottoposti a tutela, ai sensi del Titolo X del Libro primo del Codice civile; pertanto anche costoro,divenuti maggiorenni, possono ottenere la conversione del permesso di soggiorno per minore età in per-messo di soggiorno per lavoro.Corte Costituzionale, sentenza 23 maggio-5 giugno 2003 n. 198. Pres. Chieppa, rel. De Siervo.

Deve concedersi da parte del tribunale per i minori l’autorizzazione ex articolo 31, comma 3, del D.Lgs. n.286 del 1998, quando la presenza del genitore appare necessaria per garantire l’assistenza morale e materia-le della prole, tenuto conto delle condizioni di salute, dell’avvenuto radicamento in territorio nazionale,della tenera età e delle esigenze di stabilità psicologica nella fase evolutiva in atto. Tribunale per i minorenni di Firenze, decreto n. 1612/02. del 20 maggio 2003. Pres. Tony, rel. Scafa. Nel pro-cedimento instaurato ai sensi dell’articolo 31 D.Lgs. 286/1998 nell’interesse dei minori J. I. nato a B. K. (ex JU)il 29 luglio 88 e J. M. nato a B. K. il 14 luglio 92. (4/2003)

È dubbia la legittimità costituzionale delle disposizioni del testo unico 286 del 1998 e succ. mod. nella partein cui consentono il ricongiungimento con il figlio maggiorenne solo quando costui non possa provvedereal suo sostentamento a causa dello stato di salute che comporti invalidità totale.Ordinanza emessa il 28 aprile 2003 dal tribunale di Trento, sez. distaccata di Borgo Valsugana sul ricorso pro-posto da Milincic Dajana contro questura della provincia di Trento ed altro. (GU n. 34 del 27 agosto 2003).

L’articolo 32 del D.Lgs. n. 286 del 1998 consente il rilascio del permesso di soggiorno per motivi di studioo di lavoro «ai minori comunque affidati ai sensi dell’articolo 2 della Legge 4 maggio 1983 n. 184»; per-tanto, l’espresso riferimento all’intero articolo 2 della legge in questione, e non al solo primo comma, con-sente di superare il mero dato letterale del richiamo alla procedura di affidamento e di ritenere applicabilelo stesso articolo 32 anche ai soggetti individuati nel secondo comma dell’articolo 2 Legge n. 184 del 1983,cioè a quelli che, nell’impossibilità di affidamento, siano inseriti in una comunità di tipo familiare o in isti-tuto di assistenza pubblico o privato e sottoposti a tutela.Tar Lazio, Sez. 1 ter, sentenza n. 258 del 21 gennaio 2003. Pres. e rel. Tosti. S.R. - Min. interno e Questura di Roma.

La situazione del minore straniero non accompagnato, cui è stato nominato tutore il fratello maggiorenneregolarmente soggiornante in Italia, non è comunque assimilabile a quella del minore “affidato” ai sensi del-l’articolo 4 della Legge 184/1983 e pertanto è legittimo il provvedimento del questore con il quale è rifiuta-ta la conversione del permesso per minore età, al conseguimento della maggiore età, in permesso per lavoro.Tar Umbria, sentenza del 25 settembre 2002. Pres. Lignani, rel. Cardoni.

È illegittimo sotto il profilo dell’eccesso di potere per difetto di istruttoria, contraddittorietà e carenza dimotivazione il provvedimento con il quale il Comitato per i minori stranieri dispone il rimpatrio assistitodi un minore non accompagnato che però risulta bene inserito nel contesto socio-economico italiano. TRGA Trentino-Alto Adige, n. 335 del 17 settembre 2002. Pres. Numerico, est. Bronzetti.

Il tribunale per i minorenni può autorizzare l’ingresso e la permanenza del familiare del minore, ai sensi del-l’articolo 31, comma terzo, del D.Lgs. n. 286 del 1998, solo in casi eccezionali, in presenza di gravi moti-vi connessi con lo sviluppo psicofisico e tenuto conto dell’età e delle condizioni di salute del minore. Cass. Sez. 1, n. 9088 del 21 giugno 2002. Pres. Olla, rel. Fioretti. Xhaferaj - Proc. Gen. Di Ancona..

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È dubbia la legittimità costituzionale dell’articolo 33, comma 2 bis, D.Lgs. n. 286 del 1998 nella parte incui non prevede la competenza del tribunale per i minorenni in ordine ai ricorsi contro i provvedimenti delComitato per i minori stranieri.Tribunale di Vercelli, ordinanza n. 544 del 7 giugno 2002 (G.U. n. 50 del 18 dicembre 2002).

Non è manifestamente infondata la questione di costituzionalità dell’articolo 32 D.Lgs. n. 286 del 1998,sotto il duplice profilo della violazione dei canoni di uguaglianza e ragionevolezza, di cui all’articolo 3 Cost.,nella parte in cui non prevede la possibilità del rilascio del permesso di soggiorno per studio o lavoro, alcompimento della maggiore età, anche ai minori stranieri in precedenza sottoposti a tutela.Tar Emilia - Romagna, sez. I, ordinanza n. 50 del 23 maggio 2002. Pres. Perticone, est. Calderoni. G. Jani -Min. interno ed altri.

La possibilità di conversione del permesso di soggiorno per minore età in permesso di soggiorno per acces-so al lavoro deve essere riconosciuta - al compimento della maggiore età - anche al minore non accompa-gnato, nei cui confronti è stata esclusivamente disposta la tutela ai sensi delle disposizioni contenute nelLibro I, Titolo X, capo I del Codice civile.Tar Piemonte, Sez. II, 13 maggio 2002 n. 952. Pres. Luigi Montini, est. Corciulo. Hasoun El Arbi - Questuradi Torino.

L’articolo 31, comma 3, del D.Lgs. n. 286 del 1998 contempla situazioni di emergenza - essenzialmentecontingenti e non tendenzialmente stabiliti - nelle quali si manifesti un pericolo attuale per il minore e siponga la connessa necessità della presenza di un familiare per la sua cura.Cass. Sez. I, 19 marzo 2002 n. 3991. Pres. Saggio, rel. Losavio. Ric. Seferovic.

Lo stato di disoccupazione nel paese di provenienza dei genitori ed il positivo inserimento in Italia delminore non accompagnato costituiscono motivo per la sospensione cautelare del provvedimento di rimpa-trio adottato dal Comitato per i minori stranieri.TAR Trentino-Alto Adige, Sede di Trento, ordinanza 31 gennaio 2002 n. 10/200. Pres. Numerico, rel. Mazzuca.Cosner - Pres. Cons. dei Ministri.

Deve essere autorizzato il soggiorno ex articolo 31, comma 3, TU 286/98, dell’unico genitore di un minoredi otto anni nato e vissuto in Italia in quanto, in caso contrario, il bambino sarebbe esposto o al trauma diessere sradicato dal contesto italiano in cui è sempre vissuto per inserirsi in uno a lui sconosciuto, oppure aquello altrettanto grave di doversi separare dal padre e rimanere in Italia senza le cure della propria famiglia.Corte di Appello di Bari, sez. Minorile Civile, decreto 31 dicembre 2001. Pres. D’Innella, Rel. Mininni - R.F eR.A.

L’art. 8 della CEDU può essere interpretato nel senso che il diritto al rispetto della vita privata e familiaredeve essere assicurato dallo Stato non solo evitando indebite interferenze (fatti salvi i casi previsti dal comma2) ma anche, in determinate circostanze, adempiendo ad obbligazioni positive.Quando una famiglia straniera è bene inserita nel tessuto sociale dello Stato ospite e richiede il ricongiun-gimento con un figlio minore residente all’estero, il diniego della autorizzazione pone la famiglia stessa nellacondizione di dover scegliere se rinunciare ad una condizione di vita consolidata - per ritornare nel paese diorigine - o rinunciare al ricongiungimento con il figlio. In tal caso il mancato adempimento da parte delloStato costituisce violazione dell’art. 8. Corte Europea dei diritti dell’uomo, Sez. Prima, 21 dicembre 2001. SEN c. PAYS-BAS.

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L’autorizzazione all’ingresso o alla permanenza del familiare di un minore per un periodo di tempo deter-minato, può essere rilasciata dal Tribunale per i minorenni - ai sensi dell’articolo 31, comma terzo, delD.Lgs. n. 286 del 1998 - esclusivamente in presenza di situazioni eccezionali.Cass. Sez. I Civ. 17 settembre 2001 n. 11624. Pres. Carnevale, rel. Proto. Ric. Z.H.

La circostanza, peraltro non dimostrata, che i figli minori al seguito dello straniero espulso sarebbero prividei mezzi di sostentamento nel paese di origine, non giustifica il rilascio dell’autorizzazione al soggiorno infavore del genitore in deroga al decreto di espulsione.Tribunale per i minorenni dell’Umbria, c. c. 27 luglio 2001. Pres. Morani, est. Cicchella.

L’accompagnamento materiale di un Minore alla frontiera, per essere allontanato dallo Stato al seguito deifamiliari espulsi, non può formare oggetto di sindacato da parte del giudice al quale è attribuita, unicamen-te, la cognizione sul decreto di Espulsione.Tribunale di Roma, Sez. 1° civ., 24 maggio 2000, n. 23617. Est. Carletti.

Non è ammissibile l’affidamento allo zio di un Minore, quasi maggiorenne ed in condizione di irregolari-tà, in quanto ciò risulterebbe solo strumentale all’elusione della normativa sull’ingresso e soggiorno deglistranieri.Tribunale per i Minorenni di Perugia, 24 marzo 2000, n. 98. Pres. Morani, est. Cicchella.

Diritto all’unità familiare e preminente riguardo all’interesse del Minore - Condizioni per esercizio del dirit-to - Iscrizione del figlio minore nel Permesso di soggiorno del genitore: requisiti del regolare soggiorno edella convivenza - Assenza del minore dal territorio nazionale, anche per un lungo periodo - Circostanzanon ostativa al ricongiungimento se valutabile come occasionale e temporanea - Necessità di prendere inconsiderazione il superiore interesse del minore in tutti i procedimenti.Tribunale di Genova, Vol. Giurisd., 17 gennaio 2000. Est. Semini. R.C. - Min. int. ed altri.

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