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a cura di Mascia Traini – www.zucchetti.it - www.mysolution.it
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I nuovi principi contabili nazionali
Definitivi i nuovi principi contabili. Sono stati infatti pubblicati, il 22 dicembre 2016, i venti documenti redatti dall’OIC per guidare commercialisti e imprese nell’utilizzo delle nuove regole contabili, introdotte dal D.Lgs. 18
agosto 2015, n. 139, applicabili fin dai conti annuali e consolidati appena chiusi. La circolare vuole offrire una prima sintesi delle novità di maggiore impatto per gli operatori, in particolare l’aggiornamento e l’introduzione di nuovi
schemi di bilancio, i principi di rilevanza e sostanza economica, nonché i nuovi criteri di valutazione del costo ammortizzato e del fair value.
____ A cura di Mascia Traini ____
Riferimenti normativi
- D.Lgs. 18 agosto 2015, n. 139;
- Codice civile, artt. 2423 ss.;
- OIC, Principi contabili nazionali.
Introduzione
Finalmente in versione definitiva i nuovi principi contabili. L’Organismo italiano di contabilità (OIC) ha pubblicato
infatti, lo scorso 22 dicembre 2016, i venti documenti oggetto del progetto di revisione, sviluppatosi nel corso
dell’intero 2016, finalizzato all’adeguamento degli standard nazionali rispetto alle nuove regole civilistiche
introdotte, in attuazione della Dir. 2013/34/UE, dal D.Lgs. 18 agosto 2015, n. 139 (cfr. comunicato stampa 22
dicembre 2016). Tre le principali problematiche da affrontare:
le modifiche agli schemi, con particolare riferimento all’introduzione del rendiconto finanziario, all’eliminazione
dell’area straordinaria e alla previsione del bilancio micro;
i nuovi criteri di valutazione, declinandone pure la prima applicazione, fra i quali ricordiamo il costo ammortizzato
(per crediti, debiti e titoli), nonché il fair value (per gli strumenti finanziari derivati);
la declinazione dell’applicazione pratica dei nuovi principi di redazione della rilevanza e della sostanza economica,
visto l’esplicito mandato contenuto nella relazione illustrativa al D.Lgs. n. 139/2015.
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Figura n. 1 – L’elenco dei nuovi principi contabili
Numero Argomento
09 Svalutazioni per perdite durevoli di valore delle immobilizzazioni materiali e immateriali
10 Rendiconto finanziario
12 Composizione e schemi del bilancio d’esercizio
13 Rimanenze
14 Disponibilità liquide
15 Crediti
16 Immobilizzazioni materiali
17 Bilancio consolidato e metodo del patrimonio netto
18 Ratei e risconti
19 Debiti
20 Titoli di debito
21 Partecipazioni
23 Lavori in corso su ordinazione
24 Immobilizzazioni immateriali
25 Imposte sul reddito
26 Operazioni, attività e passività in valuta estera
28 Patrimonio netto
29 Cambiamenti di principi contabili, cambiamenti di stime contabili, correzione di errori …
31 Fondi per rischi e oneri e trattamento di fine rapporto
32 Strumenti finanziari derivati
Le novità in parola impattano sui bilanci relativi a periodi amministrativi iniziati dal 1° gennaio 2016 o
successivamente, quindi fin dai conti – considerando le società con esercizio solare – relativi all’esercizio 2016.
Potrebbero verificarsi effetti significativi, inoltre, pure con riferimento alla rideterminazione dei valori di confronto
dell’esercizio 2015: il D.Lgs. n. 139/2015 ha previsto una scarna disciplina transitoria che obbliga, nei fatti, ad una
generale applicazione retroattiva del cambio dei criteri di valutazione.
Ancora incerti, invece, gli impatti tributari delle nuove regole contabili: è atteso, infatti, un intervento normativo (o,
quantomeno, interpretativo) che possa limitare le rettifiche in dichiarazione e le conseguenti problematiche di fiscalità
differita.
I nuovi schemi di bilancio
L’OIC 12 – Composizione e schemi del bilancio d’esercizio, adeguandosi alle nuove disposizioni civilistiche, prevede tre
diverse forme di bilancio: ordinaria, abbreviata e micro. Le loro differenze, fatto senza precedenti, non riguardano
solo lo spessore informativo, bensì pure i principi di redazione e i criteri di valutazione adottabili, con potenziali
impatti, quindi, su reddito d’esercizio e capitale netto.
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Bilancio in forma ordinaria
Il bilancio in forma ordinaria, dal 2016 sarà costituito da tre prospetti quantitativi: stato patrimoniale, conto
economico e rendiconto finanziario. Il rendiconto finanziario, che spiega la dinamica finanziaria aziendale verificatasi
nel periodo amministrativo, passa dall’essere una semplice sezione della nota integrativa (dove la tassonomia XBRL
2016-11-14 offre comunque un campo testuale a suo commento) a schema autonomo; può essere redatto, come da
istruzioni contenute nel nuovo OIC 10 – Rendiconto finanziario, secondo il metodo indiretto (il più semplice e, quindi,
di maggiore frequenza) oppure diretto e offre, in calce, le informazioni richieste dal par. 54 dell’OIC 10 in merito
all’ammontare delle disponibilità liquide non liberamente utilizzabili.
Tanti gli aggiornamenti agli schemi di stato patrimoniale e conto economico. Iniziamo, con riferimento al primo
prospetto, dall’eliminazione dei conti d’ordine, parzialmente sostituiti da un’apposita informativa in nota integrativa
(il n. 9 dell’art. 2427 c.c.) relativa agli impegni, alle garanzie e alle passività potenziali. I nuovi criteri di valutazione del
costo ammortizzato e del fair value hanno determinato, rispettivamente, la scomparsa degli aggi/disaggi sui prestiti e
l’introduzione di voci quali quelle relative agli strumenti finanziari derivati attivi e passivi nonché la riserva per
operazioni di copertura dei flussi finanziari attesi. Scompaiono i costi di ricerca e di pubblicità dalle immobilizzazioni
immateriali, mentre per le partecipazioni, i crediti e i debiti viene richiesta l’evidenza di quanto riferibile alle imprese
sottoposte al controllo delle controllanti. Sono state eliminate pure le azioni proprie, sia fra le attività che come
riserva per il loro acquisto, a fronte della rilevazione, secondo l’OIC 28 – Patrimonio netto, della rettifica del
patrimonio netto attraverso la peculiare riserva negativa per azioni proprie in portafoglio.
Veniamo ora alle modifiche dello schema di conto economico. Quella più rilevante, mutuata dai principi contabili
internazionali, è rappresentata dall’eliminazione dell’area straordinaria: per i periodi amministrativi iniziati dal 1°
gennaio 2016 o successivamente non comparirà più in bilancio la lett. E del conto economico, con conseguenze
negative – solo in parte recuperabili grazie all’informativa in nota integrativa (il n. 13 dell’art. 2427) su ricavi e costi di
entità o incidenza eccezionali – sulla comprensione del risultato aziendale e sull’apprezzamento della sua ripetibilità.
Attenzione Dove riclassificare, allora, le voci “ex-straordinarie”? L’OIC 12, nella sezione dedicata alle
motivazioni delle decisioni assunte, risponde a tale domanda proponendo una complessa
tabella che, laddove sia possibile identificare ex ante una voce di destinazione in funzione
della tipologia della transazione, indica le voci di conto economico ritenute appropriate (le
destinazioni prevalenti sono, comunque, le voci A.5 Altri ricavi e proventi e B.14 Oneri
diversi di gestione); laddove ciò non sia possibile, sarà il redattore del bilancio ad
individuare, in funzione della tipologia di evento che ha generato il costo o il ricavo, la
corretta classificazione.
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Figura n. 2 – Le forme del bilancio d’esercizio
• Stato patrimoniale
• Conto economico
• Rendiconto finanziario
• Nota integrativa
Bilancio ordinario
• Stato patrimoniale
• Conto economico
• (Rendiconto finanziario)
• Nota integrativa
Bilancio abbreviato
• Stato patrimoniale
• Informazioni in calce
• Conto economico
Bilancio micro
Bilancio in forma abbreviata
Le novità relative al bilancio abbreviato sono, in gran parte, mera conseguenza della variazione degli schemi
quantitativi sopra illustrate, ovviamente mediate dalle facoltà concesse dall’art. 2435-bis c.c. (fra cui sottolineiamo la
possibilità di omettere il rendiconto finanziario). Di particolare interesse è invece, poiché specifica del tipo di bilancio
in parola, la rimodulazione delle informazioni richieste in nota integrativa che, qualora si sfruttino appieno le
semplificazioni concesse dalla legge per tale forma, subisce un significativo ridimensionamento (ne è la prova, ad
esempio, il quasi dimezzamento delle tabelle codificate nella tassonomia XBRL 2016-11-14).
Bilancio micro
Veniamo infine al “nuovo nato” ossia il bilancio micro, introdotto dall’art. 2435-ter c.c. e dedicato alle società di
minori dimensioni ossia quelle che nel primo esercizio o, successivamente, per due esercizi consecutivi, non abbiano
superato due dei seguenti limiti:
1) totale dell’attivo dello stato patrimoniale di 175.000 euro;
2) ricavi delle vendite e delle prestazioni di 350.000 euro;
3) cinque dipendenti occupati in media durante l’esercizio.
La terza forma dei conti annuali è derivata da quella abbreviata (senza però le voci, si vedano i par. 37 e 104 dell’OIC
12, relative agli strumenti finanziari derivati) con, qualora in calce allo stato patrimoniale risultino le informazioni
previste dai nn. 9) e 16) dell’art. 2427 c.c., l’esonero dalla nota integrativa. Ciò significa che poco meno dei 2/3 dei
bilanci depositati in Italia, è questa la stima approssimativa delle società di capitali qualificabili come micro-imprese,
potranno essere costituiti – nei fatti – dai soli prospetti quantitativi di stato patrimoniale e conto economico. La
tassonomia XBRL 2016-11-14 amplifica tale effetto non consentendo, in caso di adozione della forma di cui all’art.
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2435-ter, l’offerta volontaria del rendiconto finanziario o della nota integrativa; per ovviare a tale chiusura viene
comunque prevista la possibilità sia del doppio deposito che di introdurre ulteriori informazioni attraverso campi
testuali in coda al conto economico.
Sia per il bilancio abbreviato che per quello micro, la relazione sulla gestione può essere omessa laddove le
informazioni di cui ai nn. 3) e 4) dell’art. 2428 c.c. siano offerte, rispettivamente, in nota integrativa o in calce allo
stato patrimoniale. Ricordiamo inoltre come la scelta della forma di bilancio incida sui criteri di valutazione
applicabili: l’art. 2435-bis c.c. prevede, infatti, che «le società che redigono il bilancio in forma abbreviata, in deroga a
quanto disposto dall’articolo 2426, hanno la facoltà di iscrivere i titoli al costo di acquisto, i crediti al valore di
presumibile realizzo e i debiti al valore nominale»; l’art. 2435-ter c.c., in aggiunta a tale possibilità, dispone che «non
sono applicabili le disposizioni di cui al quinto comma dell’articolo 2423 [la deroga alle disposizioni civilistiche sul
bilancio in casi eccezionali, n.d.a.] e al numero 11-bis del primo comma dell’articolo 2426 [la valutazione al fair value
degli strumenti finanziari derivati, n.d.a.]».
I nuovi principi di redazione
Il D.Lgs. n. 139/2015 ha introdotto nel nostro ordinamento, mutuandoli dagli IAS/IFRS, due nuovi principi di redazione
ossia la rilevanza e la sostanza economica: la loro applicazione è destinata a rivoluzionare i conti nazionali su cui, fino
ad ora, ha pesato un approccio giuridico-formale. Il primo principio, quello della rilevanza, è stato inserito con il quarto
comma dell’art. 2423 c.c. secondo cui, pur rimanendo fermi gli obblighi in tema di regolare tenuta delle scritture, «non
occorre rispettare gli obblighi in tema di rilevazione, valutazione, presentazione e informativa quando la loro
osservanza abbia effetti irrilevanti al fine di dare una rappresentazione veritiera e corretta». Il secondo postulato,
dettato dal n. 1-bis) dell’art. 2423-bis c.c., prevede invece che «la rilevazione e la presentazione delle voci è effettuata
tenendo conto della sostanza dell’operazione o del contratto».
Proprio per evitare stravolgimenti dovuti all’applicazione repentina ed indiscriminata dei due nuovi postulati ai bilanci
nazionali, la relazione illustrativa al D.Lgs. n. 139/2015 ha nei fatti limitato la loro interpretazione ed operatività alle
indicazioni contenute nei principi contabili nazionali. Il concetto è stato ribadito dallo stesso OIC nella lettera di
presentazione dei nuovi standard dove, infatti, si evidenzia:
il rinvio dell’inquadramento generale dei principi della rilevanza e della sostanza economica in sede di revisione
dell’OIC 11 – Bilancio d’esercizio, finalità e postulati;
la loro declinazione pratica limitata, nell’attesa, ad una serie di fattispecie significative indicate nei singoli
documenti.
La stessa lettera prosegue elencando i principali esempi di applicazione dei nuovi postulati contenuti nei venti
standard revisionati.
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Attenzione I casi più noti sono, indubbiamente e con orientamenti opposti, quello del costo
ammortizzato e del leasing finanziario: la prima fattispecie, su cui torneremo a breve, ha
visto l’applicazione del principio di rilevanza per consentire la non applicazione del nuovo
criterio ai crediti e debiti a breve termine; nella seconda è invece il nuovo principio di
sostanza economica ad essere ignorato, per la rappresentazione della locazione finanziaria
che trasferisce i rischi e benefici del bene che ha ad oggetto, imponendo la doppia
contabilizzazione (come per la locazione in stato patrimoniale e conto economico, come per
l’acquisto in proprietà nella nota integrativa) nell’attesa dell’eventuale recepimento del
nuovo IFRS 16.
I nuovi criteri di valutazione
Le nuove regole contabili hanno sia introdotto nuovi criteri di valutazione, mutuati dai principi contabili internazionali,
che modificato alcune modalità di stima preesistenti. Al primo gruppo appartengono il costo ammortizzato e il fair
value; al secondo le nuove previsioni, per limitarci ai cambiamenti più significativi, relative ai costi di ricerca e
pubblicità, all’avviamento e alle azioni proprie. La revisione degli standard nazionali è stata poi l’occasione per
rivedere pure il trattamento, citiamo ancora solo le fattispecie più rilevanti, dei dividendi, delle regole di impairment e
del cash pooling.
Il costo ammortizzato
Secondo il n. 1) dell’art. 2426 c.c. «le immobilizzazioni rappresentate da titoli sono rilevate in bilancio con il criterio
del costo ammortizzato, ove applicabile»; lo stesso criterio è previsto dal successivo n. 8) per cui «i crediti e i debiti
sono rilevati in bilancio secondo il criterio del costo ammortizzato, tenendo conto del fattore temporale e, per quanto
riguarda i crediti, del valore di presumibile realizzo»; il costo ammortizzato vale infine pure per i titoli iscritti
nell’attivo circolante visto che, come evidente dalla lettura dell’OIC 20 – Titoli di debito, il costo di acquisto di cui al n.
9) dell’art. 2426 c.c. deve essere interpretato, stante il rinvio al n. 1) operato dallo stesso articolo, come (appunto per i
titoli) costo ammortizzato. Per la definizione di quest’ultimo, fatto non secondario, è lo stesso legislatore a rinviare – si
veda il secondo comma dell’art. 2426 c.c. – a quanto previsto dai principi contabili internazionali.
Ma cosa si intende per costo ammortizzato? Citiamo, quale esempio, il par. 16 dell’OIC 15 – Crediti secondo cui «è il
valore a cui l’attività o la passività finanziaria è stata valutata al momento della rilevazione iniziale al netto dei
rimborsi di capitale, aumentato o diminuito dall’ammortamento cumulato utilizzando il criterio dell’interesse effettivo
su qualsiasi differenza tra il valore iniziale e quello a scadenza e dedotta qualsiasi riduzione (operata direttamente o
attraverso l’uso di un accantonamento) a seguito di una riduzione di valore o di irrecuperabilità».
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Attenzione Ciò significa, in estrema sintesi, che lo strumento finanziario (titolo, credito o debito non
importa) deve essere valutato in modo che tutti i costi e i ricavi da esso generati vengano
distribuiti lungo la sua intera vita utile impiegando il tasso di interesse effettivo ossia,
stiamo citando il successivo par. 18, quello «che attualizza esattamente i pagamenti o gli
incassi futuri stimati lungo la vita attesa dello strumento finanziario o, ove opportuno, un
periodo più breve al valore contabile netto dell’attività o passività finanziaria».
La valutazione delle poste in parola, come per i principi contabili internazionali, passa ora quindi attraverso logiche –
anche complesse – di tipo matematico-finanziario (attualizzazione compresa) che possono essere evitate solo in virtù
dell’applicazione del principio della rilevanza. L’OIC 15 e l’OIC 19 – Debiti prevedono, infatti, che per i crediti e debiti
con scadenza inferiore ai dodici mesi (tipicamente quelli commerciali) sia possibile non applicare il nuovo criterio,
tornando quindi rispettivamente ai “vecchi” valore di realizzo e valore nominale, in quanto fonte di oneri
sproporzionati rispetto ai vantaggi informativi conseguibili. Simile logica segue l’OIC 20 che esonera dall’impiego
obbligatorio del costo ammortizzato, con riferimento ai titoli, laddove i suoi effetti sono irrilevanti: di norma ciò
accade, per gli investimenti durevoli, quando i costi di transazione, i premi/scarti di sottoscrizione o negoziazione e
ogni altra differenza tra valore iniziale e valore a scadenza sono di scarso rilievo o, comunque, per tutti i titoli destinati
a rimanere presumibilmente in portafoglio per un periodo inferiore ai dodici mesi.
Il “fair value” per i derivati
Secondo il n. 11-bis) dell’art. 2426 c.c. «gli strumenti finanziari derivati, anche se incorporati in altri strumenti
finanziari, sono iscritti al fair value». Vengono quindi introdotte, derivandole ancora una volta dagli IAS/IFRS, due
importanti novità:
la rilevazione e rappresentazione in bilancio degli strumenti finanziari derivati;
il criterio, per la valutazione di questi ultimi, del fair value.
Lo standard setter ha quindi dedicato un intero principio contabile alla problematica: l’OIC 32 – Strumenti finanziari
derivati.
Ricordiamo, in primo luogo, che uno strumento finanziario derivato è – stiamo citando il par. 11 dell’OIC 32 – «è uno
strumento finanziario o un altro contratto che possiede le seguenti tre caratteristiche: a) il suo valore varia come
conseguenza della variazione di un determinato tasso di interesse, prezzo di strumenti finanziari, prezzo di merci, tasso
di cambio, indice di prezzo o di tasso, rating di credito o indice di credito o altra variabile, a condizione che, nel caso d i
una variabile non finanziaria, tale variabile non sia specifica di una delle controparti contrattuali (a volte chiamato il
sottostante); b) non richiede un investimento netto iniziale o richiede un investimento netto iniziale che sia minore di
quanto sarebbe richiesto per altri tipi di contratti da cui ci si aspetterebbe una risposta simile a variazioni di fattori di
mercato; c) è regolato a data futura». Gli strumenti finanziari derivati devono essere classificati nell’attivo o nel
passivo dello stato patrimoniale a seconda che, al momento della valutazione, manifestino un fair value,
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rispettivamente, positivo o negativo; la loro collocazione fra attivo immobilizzato (voce B.III.4 Strumenti finanziari
derivati attivi) o circolante (voce C.III.5 Strumenti finanziari derivati attivi) e fondi per rischi e oneri (voce B.3 Strumenti
finanziari derivati passivi) segue le prescrizioni dei par. da 26 a 30 dell’OIC 32.
Attenzione La valutazione delle attività e passività in parola deve avvenire al fair value. Quest’ultimo, ai
sensi del par. 12 dell’OIC 32, è «il prezzo che si percepirebbe per la vendita di un’attività
ovvero che si pagherebbe per il trasferimento di una passività in una regolare operazione
tra operatori di mercato alla data di valutazione».
La concreta applicazione di tale criterio può richiedere tecniche sofisticate e capacità non indifferenti laddove lo
strumento finanziario derivato sia particolarmente complesso o non sia possibile individuare facilmente un mercato
attivo; lo standard setter ha quindi predisposto l’appendice B dell’OIC 32, a cui rinviamo per i necessari
approfondimenti, per guidare il redattore in tale compito. Le variazioni del fair value troveranno diversa contropartita
a seconda che lo strumento finanziario derivato sia stato qualificato come di copertura o meno: in quest’ultimo caso
gli incrementi saranno accreditati nella voce D.18.d Rivalutazione di strumenti finanziari derivati mentre i decrementi
saranno addebitati nella D.19.d Svalutazione di strumenti finanziari derivati. Per i derivati di copertura di fair value le
variazioni sia dello strumento finanziario che dell’elemento coperto saranno rilevate nella sezione D del conto
economico, mentre nel caso di derivati di copertura di flussi finanziari la contropartita della loro valutazione al fair
value inciderà sul patrimonio netto nella voce A.VII Riserva per operazione di copertura di flussi finanziari attesi (da
imputare poi a conto economico nella misura e nei tempi corrispondenti al verificarsi o al modificarsi dei flussi di cassa
dello strumento coperto o al verificarsi dell’operazione oggetto di copertura). Vista la complessità della tematica
rinviamo, sul tema, all’OIC 32 e a futuri approfondimenti.
I costi di ricerca e pubblicità
Altra importante modifica apportata dal D.Lgs. n. 139/2015 ai criteri di valutazione riguarda l’eliminazione, dalla voce
dell’attivo immobilizzato B.I.2 Costi di ricerca, di sviluppo e di pubblicità, della prima e dell’ultima tipologia di costi
citati: ciò ha suscitato il timore di un generale obbligo di stralcio di quanto non ancora ammortizzato.
Attenzione L’aggiornamento dei principi contabili ha tranquillizzato gli operatori consentendo, a certe
condizioni, la riclassificazione degli oneri pluriennali in parola che, di conseguenza, non
devono essere stralciati automaticamente.
Iniziamo con le spese di ricerca. L’OIC 24 – Immobilizzazioni immateriali prevede la possibilità di riclassificarle fra i
costi di sviluppo, evitandone dunque la cancellazione, purché si tratti di oneri per ricerca applicata (gli unici
capitalizzabili, peraltro, secondo la previgente versione dello standard) in grado di soddisfare i criteri del par. 49.
Simile soluzione pure per le spese di pubblicità: potranno essere infatti riclassificate nella voce B.I.1 Costi di impianto
e di ampliamento, ma se soddisfano tutti i requisiti fissati per questi ultimi (a partire da quelli richiesti per tutti gli
oneri pluriennali) e se legate ad una fase di start-up, ossia sostenute in sede di nuova costituzione oppure per
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supportare un nuovo business, processo produttivo o una differente localizzazione. La parte non ricollocabile sia delle
spese di ricerca che di quelle di pubblicità dovrà essere eliminata retroattivamente ossia, ai sensi dell’OIC 29 –
Cambiamenti di principi contabili, cambiamenti di stime contabili, correzione di errori, fatti intervenuti dopo la chiusura
dell’esercizio, rilevandola sul saldo di apertura del patrimonio netto (in genere fra gli utili portati a nuovo).
L’avviamento e le azioni proprie
Sono pure previste nuove modalità di valutazione e, in particolare, di ammortamento per l’avviamento. Mentre il
precedente disposto del codice civile imponeva la stima della vita utile dell’avviamento solo nei casi in cui il limite di
cinque anni non ne fosse rappresentativo, il nuovo n. 6) dell’art. 2426 c.c. prevede che in primis sia determinata la vita
utile dell’avviamento e, solo quando questa non possa essere stimata attendibilmente, si proceda all’ammortamento
lungo un periodo non superiore ai dieci anni. L’OIC 24, per supportare i redattori nel processo di stima della vita utile,
suggerisce tre metodi:
quello degli extraprofitti, ossia il lasso di tempo entro cui ci si attende di godere dei benefici economici legati alle
prospettive reddituali dell’azienda oggetto di aggregazione e alle eventuali sinergie generate dall’operazione
straordinaria;
quello del payback period, ossia l’intervallo entro il quale ci si attende di recuperare l’investimento effettuato
sulla base delle previsioni formalizzate dall’organo amministrativo;
quello dei core assets, ossia la media ponderata delle vite utili delle principali attività acquisite in conseguenza
dell’aggregazione.
Nuove modalità di rappresentazione pure per l’investimento in azioni proprie: da attività immobilizzata o circolante,
con contropartita una riserva, a mera correzione del patrimonio netto grazie all’introduzione, nel patrimonio netto,
della voce A.X Riserva negativa per azioni proprie in portafoglio.
Le altre variazioni
La revisione degli standard nazionali è stata l’occasione, dicevamo, per rivedere pure il trattamento di numerose
regole e fattispecie contabili. Qui ci limitiamo ad elencare le più rilevanti.
Dividendi da controllate
Cambia la contabilizzazione dei dividendi da partecipazioni in imprese controllate; secondo il par. 58 dell’OIC 21 –
Partecipazioni sono rilevati solamente nel momento in cui, in conseguenza della delibera di distribuzione assunta
dall’assemblea della partecipata, sorge il diritto alla loro riscossione. Non sarà quindi più possibile, come in passato,
anticiparne la loro rilevazione nell’esercizio di maturazione dei relativi utili.
Impairment semplificato
La versione definitiva dell’OIC 9 – Svalutazioni per perdite durevoli di valore delle immobilizzazioni materiali e
immateriali limita la possibilità di adottare l’approccio semplificato alla determinazione delle perdite durevoli di
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valore, a partire però dai bilanci chiusi dal 31 dicembre 2017, alle sole imprese di minori dimensioni intendendo per
tali quelle che redigono il bilancio abbreviato o micro di cui, rispettivamente, agli artt. 2435-bis e 2435-ter c.c.
Attualizzazione dei fondi oneri
La versione definitiva dell’OIC 31 – Fondi per rischi e oneri e Trattamento di fine rapporto prevede che la stima dei
fondi possa considerare l’orizzonte temporale di riferimento. Ciò qualora si verifichino tutte le tre seguenti
condizioni:
si tratti di un fondo oneri, quindi alla data di bilancio esista un’obbligazione certa, per un vincolo contrattuale o di
legge;
si sia in grado di operare una stima ragionevolmente attendibile dell’uscita connessa all’obbligazione e della data
di sopravvenienza;
quest’ultima sia così lontana da rendere significativamente diverso il valore attuale dell’obbligazione e la passività
stimata al momento dell’esborso.
Cash pooling
L’OIC 14 – Disponibilità liquide disciplina, al par. 11, il fenomeno della gestione accentrata della tesoreria, in gergo
anglosassone cash pooling, ossia il caso in cui un unico soggetto, in genere la capogruppo o una società finanziaria del
gruppo, gestisce le liquidità di tutte le appartenenti a quest’ultimo. Viene ora consentito, a determinate condizioni, di
collocare quanto di propria spettanza e disponibile sul conto comune fra le attività finanziarie che non costituiscono
immobilizzazioni, nella nuova voce C.III.7 – Attività finanziarie per la gestione accentrata della tesoreria.
La prima applicazione delle nuove regole
Alla complessità e numerosità delle novità introdotte dalle aggiornate regole contabili si aggiunge, come già
anticipato, la complessa gestione della loro prima applicazione. Ci riferiamo, in particolare, sia alla comparabilità delle
voci di bilancio con l’esercizio precedente che all’applicazione retroattiva dei criteri di valutazione. Visto il sostanziale
silenzio del D.Lgs. n. 139/2015 che, nelle scarne disposizioni transitorie dettate dall’art. 12, si limita a consentire la non
applicazione alle operazioni in corso alla data di sua entrata in vigore del costo ammortizzato e delle nuove regole
sull’ammortamento dell’avviamento, sarà necessario adottare le previsioni ordinariamente previste dagli OIC 12 e 29
ossia – ci riferiamo in particolare a quest’ultimo – l’applicazione retroattiva delle nuove regole. Nel rinviare sul tema
ad uno specifico approfondimento, ricordiamo come molti dei nuovi principi contabili forniscano, nella parte finale di
ciascun documento, specifiche disposizioni di prima applicazione.
Conclusioni
Abbiamo cercato di offrire una rapida panoramica delle numerose e significative novità introdotte dal D.Lgs. n.
139/2015, come recentemente interpretate dagli aggiornati principi contabili nazionali. Manca, in ogni caso, ancora un
pezzo importante del puzzle: l’intervento del legislatore, al limite dell’Amministrazione finanziaria in via interpretativa,
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TUTTI I DIRITTI RISERVATI - VIETATA LA RIPRODUZIONE ANCHE PARZIALE. Tutti i diritti di sfruttamento economico dell’opera appartengono a Cesi Multimedia S.r.l.. L’elaborazione dei testi, anche se curata con scrupolosa attenzione, non può comportare specifiche responsabilità per eventuali involontari errori o inesattezze.
che possa guidare gli operatori nella corretta determinazione delle basi imponibili IRES ed IRAP (le disposizioni
tributarie non sono state modificate, infatti, dal D.Lgs. n. 139/2015 e risultano quindi spesso incompatibili con le
nuove regole contabili).
Una campagna bilanci difficile, quella che attende i commercialisti e le imprese in questo inizio del 2017, tanto da
indurre il Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili – per il tramite della Commissione per
lo studio dei principi contabili nazionali – a considerare l’applicazione delle nuove disposizioni introdotte dal D.Lgs. n.
139/2015 quale causa di differimento fino a 180 giorni dalla chiusura del periodo amministrativo (quest’anno, per i
solari, fino al 29 giugno 2017), purché tale possibilità sia prevista in statuto, della data di convocazione dell’assemblea
chiamata ad approvare il bilancio d’esercizio (cfr. comunicato stampa 16 gennaio 2017).
Documento chiuso in redazione in data 26/01/2017