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315 XXXII, Nuova Serie IV, 2010: 315-352 ORIGINI RIPOSTIGLI E COMPLESSI DI BRONZI VOTIVI DELLA SARDEGNA NURAGICA TRA BRONZO RECENTE E PRIMA ETÀ DEL FERRO. PROPOSTA DI UNA SCANSIONE CRONOLOGICA Nicola Ialongo* - Roma RIASSUNTO In questo contributo viene presentata una pro- posta di seriazione dei complessi di deposizioni votive di oggetti in bronzo in luoghi di culto e dei ripostigli della Sardegna nuragica su basi sta- tistico-combinatorie, nell’arco cronologico compreso tra l’età del Bronzo Recente e la pri- ma età del Ferro. Il campione esaminato com- prende esclusivamente contesti integralmente editi. I risultati mostrano che la frequentazione dei santuari e l’uso della deposizione di riposti- gli di oggetti in bronzo siano fenomeni molto ben documentati fino alle fasi avanzate della pri- ma età del Ferro. La scansione cronologica pro- posta è agevolmente correlabile con la sequen- za dell’Italia peninsulare, grazie ai numerosi confronti con contesti continentali. PAROLE CHIAVE: Sardegna, nuragica, santuari, ripostigli. ABSTRACT In this article is presented a proposal of seriation of bronze artifacts votive groups and hoards from Nuragic Sardinia, on the basis of statistic-com- binatory analysis, in a chronological span be- tween Recent Bronze Age and Early Iron Age. The specimen includes only fully published con- texts. Results show that the frequentation of the nuragic sanctuaries and the habit of assembling hoards are well documented phenomena until the latter phases of Italian Early Iron Age. The chronological seriation proposed for nuragic con- texts is easily comparable with the Italian conti- nental sequence, on the basis of several typologi- cal comparisons. KEY WORDS: Sardinia, nuragic, sanctuaries, hoards. 1 Questo lavoro fa parte di una ricerca di dottorato (tuttora in corso) intitolata “Il Santuario nuragico di Monte S. Antonio di Siligo (SS). Studio analitico dei complessi cultuali della Sardegna protostorica”, pres- so la Scuola di Dottorato de La Sapienza Università di Roma, XXII ciclo, tutors Renato Peroni e Andrea Cardarelli. PREMESSA 1 Il campione della presente ricerca è costituito da complessi di materiali provenienti da luoghi di culto e da ripostigli. I santuari nuragici rappresentano probabilmente il fenomeno che meglio caratteriz- za la peculiarità archeologica della Sardegna rispetto alle altre aree del Mediterraneo cen- trale durante i periodi avanzati della protostoria. Nei casi più eclatanti si tratta di con- sistenti agglomerati organici di edifici in muratura interamente destinati a pratiche di culto, spesso distanti e totalmente indipendenti dai villaggi, almeno da un punto di vi- sta topografico. Le pratiche di culto più evidenti consistevano nella deposizione votiva

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XXXII, Nuova Serie IV, 2010: 315-352ORIGINI

RIPOSTIGLI E COMPLESSI DI BRONZI VOTIVI DELLA SARDEGNA

NURAGICA TRA BRONZO RECENTE E PRIMA ETÀ DEL FERRO.PROPOSTA DI UNA SCANSIONE CRONOLOGICA

Nicola Ialongo* - Roma

RIASSUNTOIn questo contributo viene presentata una pro-posta di seriazione dei complessi di deposizionivotive di oggetti in bronzo in luoghi di culto edei ripostigli della Sardegna nuragica su basi sta-tistico-combinatorie, nell’arco cronologicocompreso tra l’età del Bronzo Recente e la pri-ma età del Ferro. Il campione esaminato com-prende esclusivamente contesti integralmenteediti. I risultati mostrano che la frequentazionedei santuari e l’uso della deposizione di riposti-gli di oggetti in bronzo siano fenomeni moltoben documentati fino alle fasi avanzate della pri-ma età del Ferro. La scansione cronologica pro-posta è agevolmente correlabile con la sequen-za dell’Italia peninsulare, grazie ai numerosiconfronti con contesti continentali.

PAROLE CHIAVE: Sardegna, nuragica, santuari,ripostigli.

ABSTRACTIn this article is presented a proposal of seriationof bronze artifacts votive groups and hoards fromNuragic Sardinia, on the basis of statistic-com-binatory analysis, in a chronological span be-tween Recent Bronze Age and Early Iron Age.The specimen includes only fully published con-texts. Results show that the frequentation of thenuragic sanctuaries and the habit of assemblinghoards are well documented phenomena until thelatter phases of Italian Early Iron Age. Thechronological seriation proposed for nuragic con-texts is easily comparable with the Italian conti-nental sequence, on the basis of several typologi-cal comparisons.

KEY WORDS: Sardinia, nuragic, sanctuaries,hoards.

1 Questo lavoro fa parte di una ricerca di dottorato (tuttora in corso) intitolata “Il Santuario nuragico diMonte S. Antonio di Siligo (SS). Studio analitico dei complessi cultuali della Sardegna protostorica”, pres-so la Scuola di Dottorato de La Sapienza Università di Roma, XXII ciclo, tutors Renato Peroni e AndreaCardarelli.

PREMESSA1

Il campione della presente ricerca è costituito da complessi di materiali provenientida luoghi di culto e da ripostigli.I santuari nuragici rappresentano probabilmente il fenomeno che meglio caratteriz-

za la peculiarità archeologica della Sardegna rispetto alle altre aree delMediterraneo cen-trale durante i periodi avanzati della protostoria. Nei casi più eclatanti si tratta di con-sistenti agglomerati organici di edifici in muratura interamente destinati a pratiche diculto, spesso distanti e totalmente indipendenti dai villaggi, almeno da un punto di vi-sta topografico. Le pratiche di culto più evidenti consistevano nella deposizione votiva

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di grandi quantità manufatti in bronzo, che hanno determinato la formazione di de-positi votivi estremamente rilevanti. I santuari nuragici possiedono un carattere monu-mentale talmente evidente da avere giustificato, da sempre, una loro interpretazione co-me centri di aggregazione religiosa e politica di vasti bacini territoriali organizzati in unsistema “federale”2. Non è mai stato intrapreso, fino ad ora, uno lavoro complessivo fi-nalizzato allo studio dell’evoluzione diacronica del fenomeno dei santuari nuragici, ba-sato su una raccolta esaustiva dei dati editi in più di un secolo di ricerche sul campo.Oltre alla documentazione sicuramente relativa ai santuari si conoscono numero-

si gruppi omogenei di materiali in bronzo (provenienti per la maggior parte da recu-peri o acquisti effettuati nei primi decenni del ‘900, ma anche da interventi di emer-genza recenti) non sicuramente contestualizzati, ma probabilmente provenienti da luo-ghi di culto3.Infine ci sono i ripostigli propriamente detti, insiemi di manufatti raccolti entro

un contenitore o, come a volte accade, raggruppati negli interstizi tra i blocchi di mu-ratura degli edifici o in fosse scavate nel terreno.I ripostigli presentano sostanzialmente le stesse forme che ricorrono nei luoghi di

culto; in virtù della loro natura di contesti “chiusi” costituiscono un campione idea-le per la costruzione di una sequenza di tipo statistico-combinatorio.Con questo contributo ci si propone di delineare uno schema diacronico dei complessi

di deposizioni votive e dei ripostigli nuragici tra il Bronzo Recente e la prima età del Fer-ro sulla base di un numero limitato di contesti di breve durata ben documentati.L’impalcatura della ricerca è costituita da una tipologia formale a maglie strette di

oltre 500 pezzi, elaborata nell’ambito della ricerca di dottorato, della quale non è pos-sibile dare esaustivamente conto in questo contributo per ovvi motivi di spazio. Lanumerazione dei tipi utilizzata fa riferimento alla suddetta classificazione.La cronologia proposta è stata elaborata utilizzando il metodo della tabella di as-

sociazioni di tipo statistico-combinatorio.Una analisi di questo genere consente di offrire una rappresentazione grafica della

ricorrenza statistica di diversi tipi di manufatti in differenti contesti archeologici e diindividuare associazioni tipologiche ricorrenti e comuni a due o più contesti diversi.Sulla base dell’assunto teorico che le unità formali, comunemente definite “tipi”,

siano la realizzazione di un modello ideale che subisce costantemente, attraverso il tem-po, continue variazioni dovute ad evoluzioni tecnologiche, ad influenze esterne o sem-plicemente al cambiamento del gusto delle popolazioni protostoriche, è possibile so-stenere che consistenti gruppi di associazioni di tipi, comuni a diversi contesti, rap-presentino orizzonti cronologici omogenei4.Nella tabella vengono illustrati i tipi che costituiscono i gruppi di associazioni più

significativi, sui quali si basa la scansione relativa proposta (fig. 1); sono presenti an-

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2 Il primo ad introdurre il termine “santuario federale” è stato A. Taramelli, nei primi decenni del ‘900.3 Spesso, in relazione a tali gruppi di manufatti, viene utilizzato il termine “ripostigli”, anche se non se

ne conoscono le circostanze di rinvenimento.4 Per la descrizione del metodo dell’analisi statistico-combinatoria su basi tipologiche si rimanda a Pe-

roni 1994.

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Fig. 1 – Tabella delle associazioni tipologiche dei contesti analizzati. Ascisse: contesti. Ordinate: tipi. La nume-razione dei tipi corrisponde a quella utilizzata nel testo e nelle figure.

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che tipi che ricorrono in singole presenze, ma che risultano significativi dal momen-to che sono databili tramite confronti esterni.Verranno trattati, per motivi di spazio, esclusivamente i contesti di breve durata che

costituiscono associazioni rilevanti in tabella; i contesti verranno elencati nell’ambi-to della discussione relativa alla fase archeologica di pertinenza.In modo analogo, verranno trattati in dettaglio solo i tipi che costituiscono asso-

ciazioni tipologiche rilevanti, e quelli, presenti in contesti di breve durata, che pos-sono essere datati con precisione grazie a confronti esterni.L’attribuzione cronologica proposta per ciascun contesto e tipo si basa interamen-

te su due parametri “controllabili”: associazioni e confronti.Di conseguenza, per tutti i tipi privi di confronti e costituiti da un singolo esem-

plare (che comunque non verranno trattati in questa sede) la cronologia di riferimentosarà data, in via ipotetica, dal contesto di provenienza, fino a che nuovi dati non per-metteranno di confermare o smentire l’attribuzione.Le fasi archeologiche riconosciute, oltre ad essere costituite da gruppi di associa-

zioni sempre piuttosto rilevanti, sono agevolmente correlabili con l’ormai consolida-ta sequenza peninsulare del Bronzo Finale – I Ferro grazie ai numerosi confronti pun-tuali, mai contraddittori, discussi nel corso della trattazione.

BRONZO RECENTE

Il ripostiglio del nuraghe Albucciu (Arzachena (OT); Antona Ruju, Ferrarese Ce-ruti 1992; Campus, Leonelli 1999, per il disegno del contenitore) (fig. 2, B) è l’uni-co contesto unitario, tra quelli considerati nel presente lavoro, ad essere databile alBronzo Recente.Il ripostiglio contiene esclusivamente frammenti di lingotti oxhide e di spade voti-

ve, forme presenti in diversi contesti databili tra il BR e il I Fe 1 che non fornisconoelementi cronologici decisivi. La datazione del contesto si affida al contenitore cera-mico, che rappresenta una foggia databile al Bronzo Recente sulla base dei confron-ti proposti da Campus e Leonelli tra l’esemplare in questione e una forma in impa-sto (probabilmente proveniente dalla Sardegna) presente negli strati del TE IIIB diKommòs (Campus, Leonelli 2000, tipo 909).Pur se non si tratta di contesti unitari, è opportuno citare i pochi esemplari di bron-

zi di fattura continentale presenti nei santuari nuragici.Considerando solo il materiale edito relativo ai contesti considerati, si tratta di tre

esemplari, tutti di probabile provenienza alloctona e tutti rinvenuti in grandi santuari:un frammento di spada tipo Allerona5 da Gremanu di Fonni (NU, Fadda, Posi 2008)(tipo 4); una fibula ad arco di violino foliato da S. Vittoria di Serri6 (CA) (tipo 125);una fibula ad arco di violino ritorto da Monte S. Antonio di Siligo7 (SS) (tipo 126).

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5 Per la definizione del tipo: Bianco Peroni 1970; per la spada tipo Allerona è possibile considerare unacronologia compresa tra il BR e il BF 1.

6 Bibliografia generale per S. Vittoria: Taramelli 1909, 1914, 1922b, 1931; Puddu 1992a, 1992b.7 Bibliografia generale per Monte S. Antonio: Lo Schiavo 1986, 1990a; Lo Schiavo, Sanna 1992.

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Fig. 2 – A. Tipi che non ricorrono in associazioni significative o in contesti di breve durata, databili per con-fronto: Tipo 4, spada a lingua da presa tipo Allerona; Tipo 125, fibula ad arco di violino foliato; Tipo 126, fi-bula ad arco di violino ritorto. B. Bronzo Recente, ripostiglio del nuraghe Albucciu. C. Bronzo Finale: 2, Fun-tana Coberta; 3, nuraghe Funtana; 4, Serra Elveghes (A, scala 1:4; B-C, scala 1:5).

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Il frammento di spada di Gremanu è stato rinvenuto ancora infisso in un blocco a“T” pertinente al crollo del tempio a megaron, una modalità di deposizione analogaa quella delle spade votive.Le fibule di S. Vittoria e di Monte S. Antonio non sono in diretta relazione topo-

grafica con strutture templari, ma sono state probabilmente rinvenute entrambe ingiacitura secondaria.I reperti citati costituiscono i materiali più antichi che possano essere messi in re-

lazione con l’esistenza dei grandi santuari nuragici.

BRONZO FINALE

La cronologia complessiva dei contesti del Bronzo Finale risulta piuttosto proble-matica.La maggior parte, infatti, contiene esclusivamente forme di oggetti in bronzo che

non si prestano affatto ad uno studio di tipologia formale (lingotti, panelle e spadevotive) e che, quindi, non possono essere utilizzate per costruire una sequenza di ti-po statistico-combinatorio. Fortunatamente, si tratta quasi sempre di complessi rac-colti all’interno di contenitori ceramici che aiutano a determinarne la cronologia.Nella tabella di associazioni compaiono esclusivamente i contesti che presentano

forme funzionali di bronzo chiaramente definite8 (fig. 1).Per il Bronzo Finale, dunque, le attribuzioni cronologiche proposte si basano su ca-

tegorie di materiali eterogenee e difficilmente correlabili tra loro; ne consegue l’im-possibilità di proporre una chiara scansione del periodo in esame e di identificare concertezza le tre sottofasi in cui, tradizionalmente, il Bronzo Finale italiano viene suddi-viso.I contesti la cui cronologia si basa esclusivamente sull’attribuzione dei contenitori

ceramici sono tre, tutti ripostigli9 (fig. 2,C): nuraghe Funtana di Ittireddu (SS) (Gal-li 1985); Funtana Coperta - US 116 (Ballao, (CA); Manunza 2008) e Serra Elveghesdi Olbia (OT); Lo Schiavo 1999). Dal momento che tali contesti non possono esse-re trattati in un esame più ampio su basi statistico-combinatorie, si preferisce limi-tarsi ad una generica attribuzione al Bronzo Finale.La fase 3 del Bronzo Finale è rappresentata dai ripostigli di Monte Arrùbiu (Sar-

roch (CA); Taramelli 1926; Lo Schiavo 1981a) e del nuraghe Flumenelongu (Alghero(SS); Lo Schiavo 1976). In questi due casi la cronologia si basa sia sulle associazionitipologiche che sulla fitta rete di confronti proposti con contesti italiani (peninsula-ri e insulari) e europei occidentali10.

CRONOLOGIA DEI TIPI (fig. 3)

Asce piatte con occhielli lateraliIl tipo 59 costituisce l’unico elemento di associazione tra i ripostigli di Monte Arrù-

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8 Nel nostro caso questi contesti sono solo due: i ripostigli di Monte Arrùbiu e del nuraghe Flumene-longu, entrambi datati al BF 3.

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biu e Flumenelongu, ed è databile al BF 3 sulla base della ricorrenza in questi due con-testi.

Asce a lama espansa (fig. 9.A)Il tipo 61, presente in diversi esemplari nel ripostiglio di Monte Arrùbiu, trova con-

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Fig. 3 – A. Associazioni: Tipo 59, ascia piatta con occhielli laterali. B. Tipi che non ricorrono in associazioni si-gnificative, presenti in contesti di breve durata (*: con confronti): Tipo 61, ascia a lama espansa; Tipo 63, asciapiatta con spuntoni laterali; Tipo 66, ascia ad occhio tipo Cerchiara; Tipo 79, ascia a tallone a profilo triango-lare; Tipo 81, ascia a tallone a profilo romboidale; Tipo 84, zappa a margini rialzati; Tipo 162, bracciale diverga massiccia a capi aperti (scala 1:4).

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fronti nel ripostiglio siciliano di Modica (Giardino 1995: fig. 10,B, 6), la cui depo-sizione è avvenuta nel momento terminale della fase 3 del Bronzo Finale, e in un esem-plare dalla tomba 283 della necropoli del Sorbo di Cerveteri (Carancini 1984: n.4483), con corredo databile alla fase 1 della prima età del Ferro.L’esame complessivo dei confronti e delle associazioni tipologiche relativi ai ripo-

stigli di Monte Arrùbiu e Flumenelongu suggerisce un inquadramento cronologicodel tipo in Sardegna nel BF 3.

Asce a spuntoni laterali (fig. 9,B)Il tipo 63 ha confronti in diversi contesti, tutti ripostigli, sia italiani che spagnoli e

francesi.Il tipo è presente nel ripostiglio di Monte Rovello (Giardino 1995: fig. 5,A, 1-2),

databile al Bronzo Finale 3.Il ripostiglio di Castelluccio, in Sicilia, fornisce una datazione a cavallo tra la fine

del BF 3 e l’inizio della prima età del Ferro (Giardino 1995: fig. 12,B, 1).I ripostigli di Castelo Novo (Giardino 1995: fig. 40) in Spagna, di La Sabina (Giar-

dino 1995: fig. 44,B, 3) nelle Baleari e di Vènat (Giardino 1995: fig. 32, 1-2) in Fran-cia sono tutti inquadrabili nell’ambito del Bronzo Finale III atlantico11.Sulla base della presenza nel ripostiglio di Monte Rovello (unico tra i contesti di

confronto ad avere una cronologia limitata ad una singola fase archeologica) la cro-nologia del tipo è probabilmente da fissare nel BF 3.La presenza nel ripostiglio del nuraghe Flumenelongu, in associazione con un’a-

scia tipo Cerchiara (BF 2-3), conferma una datazione limitata all’età del Bronzo Fi-nale.

Asce a tallone (fig. 9,C)Due esemplari di ascia a tallone a profilo romboidale con due occhielli sono con-

tenuti nel ripostiglio di Monte Arrùbiu (tipo 81).Un esemplare di ascia a tallone con due occhielli e costolatura sulla lama è presen-

te nel ripostiglio di Castelluccio12 (BF3-I Fe 1; Giardino 1995: fig. 12,B, 6).Il tipo in questione è strettamente affine al tipo 7913, dal quale si differenzia solo

per il fatto che il primo è ottenuto da un matrice bivalve, e presenta dunque un pro-

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9 La cronologia per i vasi di Serra Elveghes e nuraghe Funtana è quella proposta in Campus, Leonelli1999. La datazione del ripostiglio di Funtana Coberta è quella proposta in Manunza 2008.

10 Per una sintesi dei confronti tra bronzi sardi e manufatti dell’Europa occidentale vedi Lo Schiavo 1989e Giardino 1995.

11 La correlazione della sequenza atlantica con quella italiana è ancora piuttosto incerta. Tuttavia, sem-bra che ci sia un certo accordo nel considerare la fase III certamente contemporanea al momento finale diHaB1, all’intera fase HaB2, e in parte o del tutto alla fase Ha B3 (Giardino 1995: 75). Considerando chele fasi HaB2 e HaB3 vengono sempre più comunemente accostate, rispettivamente, alla prima e alla secondafase del Primo Ferro italiano, sembra lecito attribuire i contesti del Bronzo Finale III atlantico genericamenteal Bronzo Finale 3-prima età del ferro italiana.

12 Giardino 1995, fig. 12.B.6.13 Il tipo 79, descritto nel testo e illustrato nelle figure 3 e 9, proviene dal ripostiglio di Monte Sa Idda,

contesto di lunga durata che non viene trattato in dettaglio nel presente lavoro.

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filo romboidale, mentre il secondo, ottenuto tramite matrice monovalve, presenta unodei due lati piatto e un profilo, dunque, triangolare.Nel ripostiglio di Tolfa, databile al Bronzo Finale 3, è presente un esemplare di ascia

a tallone a profilo romboidale con un solo occhiello, che costituisce un confronto pun-tuale sia per il nostro tipo 79 che per il tipo 81.Anche in questo caso, come per il tipo 63, è da preferire una cronologia limitata al

BF 3, sulla base del confronto con il contesto di breve durata di Tolfa.

Asce ad occhioNel ripostiglio del nuraghe Flumenelongu è presente un’ascia ad occhio tipo Cer-

chiara (tipo 66 nella presente classificazione; fig. 3.B), inquadrabile tra le fasi 2 e 3 delBronzo Finale (Carancini, Peroni 1999).

I FERRO 1A

Il gruppo di associazioni che costituisce la fase 1A della prima età del Ferro è estre-mamente consistente (fig. 1).I contesti-chiave per la definizione della fase sono quattro.In tre casi si tratta di contesti chiusi, riferibili a deposizioni unitarie e simultanee

di offerte votive; per la deposizione di S’Adde ‘e s’Ulumu (Usini (SS); Lo Schiavo2009) è documentata la presenza di un vaso-contenitore entro il quale erano raccol-ti i materiali, mentre per i complessi di Costa Nighedda (Oliena (NU); Desantis, LoSchiavo 1982; Desantis et alii 2004) e S. Maria in Paùlis (SS) (Macnamara et alii1984), date le circostanze di rinvenimento14, la questione sulla unitarietà delle depo-sizione può essere discussa; la tabella di associazioni, tuttavia, fornisce elementi mol-to chiari a favore della breve durata di questi due ultimi contesti e di una loro depo-sizione simultanea nell’ambito del I Ferro 1A15.Il quarto contesto è rappresentato dal deposito della fonte sacra di Su Tempiesu di

Orune (NU) (Fadda, Lo Schiavo 1992), che ha restituito un cospicuo nucleo di bron-zi votivi che, sebbene non riconducibile ad una singola deposizione unitaria, apparechiaramente riferibile, sulla base delle associazioni, ad un periodo di tempo piuttostobreve, compreso nell’ambito del I Ferro 1A.

CRONOLOGIA DEI TIPI (figg. 4-5)

PugnaliI pugnali a base triangolare e con accenno di codolo, tipi 14, 15, 17, 18 e 21.A co-

stituiscono, di per sé, un significativo gruppo di associazioni tra i contesti-chiave del-la fase 1A.

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

14 Il complesso di costa Nighedda è stato recuperato in seguito ad uno sbancamento effettuato con mez-zi meccanici, mentre quello di S Maria in Paùlis, rinvenuto in circostanze ignote, è il risultato di un’acqui-sizione risalente al 1926.

15 La questione dell’unitarietà dei tre contesti citati verrà affrontata più volte nel corso della trattazione.

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Fig. 4 – Associazioni (*: con confronti): Tipi 14.A-18.A, pugnali piatti a base semplice; Tipo 21.A, pugnale co-stolato con accenno di codolo; Tipo 97, manico di specchio lavorato a giorno; Tipi 119-120, spilloni a testa mo-bile; Tipo 140, bottone a calotta; Tipi 142-145, bottoni conici con appendice sagomata; Tipi 147-148, botto-ni conici con appendice figurata; Tipo 150, bottone conico con base a disco; Tipi 154-163, bracciali a capi aper-ti; Tipo 168, anello di sospensione articolato; Tipi 179-180, tripodi; Tipo 18, pugnale ad elsa gammata mi-niaturistico (scala 1:4).

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I tipi 14, 15, 17 e 21.A non trovano confronti precisi in ambito continentale, maricorrono in contesti che sulla base della tabella di associazioni risultano avere una du-rata limitata al Ferro 1A; in particolare i tipi 14, 15, 17, nel complesso di materialidella fonte sacra di Su Tempiesu, risultano associati con due fibule con arco a sezio-ne romboidale (tipo 130.A) databili alla fase in discorso, mentre il tipo 21.A è presentea Costa Nighedda, Grotta Pirosu e a S. Maria in Paùlis e si trova in associazione, inquest’ultimo contesto, con una punta di lancia a cannone ottagonale (tipo 50.A), cheappartiene ad una foggia continentale databile nel momento iniziale del Ferro 1.Il tipo 18 trova confronti puntuali in un esemplare dalla tomba 8 della necropoli

di Poggio della Guardia di Populonia (Bartoloni 1989, tav. XVI, a), databile al Fer-ro 1, e in uno proveniente dal ripostiglio dell’Elba (Kilian 1975), contesto che com-prende materiali databili tra il Bronzo Finale 3 e il I Ferro 1A (fig. 10, B).Il tipo è presente nel ripostiglio di S’Adde ‘e s’Ulumu, nel quale si trova in asso-

ciazione con due fibule serpeggianti databili al Primo Ferro 1A (tipi 134 e 135) (Pac-ciarelli 2009), mentre manca qualsiasi elemento che possa far risalire il contesto al-l’età del Bronzo Finale. Lo stesso vaso-contenitore e la ciotola-coperchio, in cerami-ca, appartengono a fogge ben documentate nell’età del Ferro nuragica (Lo Schiavo2009).Tra i pugnali a manico fuso (tipi 25-27) il tipo 26 è l’unico ad essere presente in un

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Fig. 5 – Tipi che non ricorrono in associazioni significative, presenti in contesti di breve durata, con confronti:Tipo 26.A-C, pugnali a manico fuso; Tipo 50.A, punta di lancia a cannone ottagonale; Tipo 130, fibula conarco ribassato a sezione romboidale; Tipo 134, fibula serpeggiante a occhio con spillone diritto; Tipo 135, fibu-la serpeggiante a occhio con spillone ricurvo; Tipo 193, “sgabello” miniaturistico (scala 1:4).

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contesto di breve durata (S. Maria in Paùlis), e pertanto è il solo per cui è possibileproporre con certezza una datazione nell’ambito del Ferro 1A.Gli altri esemplari appartenenti alla foggia si trovano in contesti di lunga durata

(Abini e Forraxi Nioi) che comprendono materiali databili tra il Bronzo Finale 3 e ilFerro 2.In questa sede, per economia, si propone in via ipotetica una datazione “in bloc-

co” della foggia in questione alla fase 1A, tenendo presente che l’unico esemplare dipugnali sardi a manico fuso noto in un contesto databile dell’Italia continentale pro-viene da una sepoltura del Ferro 1 della necropoli di Poggio delle Birbe di Vetulonia(fig. 10, C; Bianco Peroni 1970; Lo Schiavo 1981b: Tav. LX, d).Future scoperte potranno chiarire ulteriormente la cronologia di questa foggia, che

non è escluso possa avere avuto origine già al termine del Bronzo Finale.

BraccialiSulla base delle associazioni, è possibile datare alla fase 1A diversi tipi di bracciali

a capi aperti: a fascia (tipo 154); a verga schiacciata (tipo 158); a capi elicoidali ap-piattiti (tipo 160); decorati, con costolatura e capi affusolati (tipo 161); a verga ritor-ta (tipo 163).

Anelli di sospensione articolatiCon questa definizione vengono classificati oggetti di non chiara funzione. Si trat-

ta probabilmente di anelli di sospensione, che possiedono caratteristiche formali cherendono possibile una loro classificazione tipologica.Il tipo 168, attestato a S. Maria in Paùlis e a S’Adde ‘e s’Ulumu, presenta quattro

globetti radiali, decorati con spirali nell’esemplare da S. Maria in Paùlis.

LanceDi importanza fondamentale si è rivelato lo studio, recentemente pubblicato,

di Arianna Bruno sulla tipologia e cronologia delle lance italiane dell’età del Bron-zo16 (Bruno 2007): sulla base del confronto con il lavoro di A. Bruno è stato pos-sibile accertare che nessuno degli esemplari sardi analizzati nella presente ricercaappartiene al patrimonio tipologico proprio dell’età del Bronzo. Al contrario, lamaggior parte degli esemplari analizzati trova confronti puntuali in contesti del-l’età del Ferro.Il tipo 50.A, oltre ad essere presente nel contesto di breve durata di S. Maria in Paù-

lis, trova un confronto estremamente stringente nella tomba 7 della necropoli popu-loniese di Piano delle Granate (fig. 10, D; Bartoloni 2002: fig. 5), databile ad un mo-mento iniziale del Ferro 1 sulla base dell’associazione con una spada a lingua da pre-sa che, secondo la definizione di Vera Bianco Peroni, prelude alle spade di tipo itali-co, ma è già inquadrabile nell’ambito della prima età del Ferro (Bianco Peroni 1970).

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Ialongo

16 Si tratta di uno studio crono-tipologico basato su un corpus esaustivo ed estremamente dettagliato checomprende tutti gli esemplari di punte e puntali di lancia dell’età del Bronzo noti in letteratura, fino al mo-mento della pubblicazione, provenienti da contesti della terraferma italiana.

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Nello stesso ripostiglio di S. Maria di Paùlis è compreso anche un puntale (tipo 53)che, insieme alla punta di lancia, costituisce un unico set.Il tipo 50.A presenta una chiara affinità formale con la corrispettive foggia diffusa

nella fase 2 (tipo 50.B), seppure se ne discosti per caratteri altrettanto evidenti: en-trambi i tipi presentano una lama nettamente triangolare e cannone ottagonale, mail tipo più antico è complessivamente breve e tozzo, mentre il più recente presenta unaforma decisamente slanciata; i medesimi caratteri si ripresentano identici nei rispet-tivi modelli continentali.

SpilloniLa cronologia degli spilloni si basa interamente sull’analisi delle associazioni tipo-

logiche tra i contesti.Gli spilloni a testa mobile tipi 119 e 123 rappresentano due degli elementi costi-

tutivi del gruppo di associazioni del I Ferro 1A: i tipi in questione sono presenti, neicontesti di S’Adde ‘e s’Ulumu, Su Tempiesu, Costa Nighedda e Grotta Pirosu-Su Be-natzu. In particolare, a S’Adde ‘e s’Ulumu e a Su Tempiesu risultano associati a fibu-le di foggia continentale databili alla fase 1A della prima età del Ferro (rispettivamente:tipi 134-135 e 130).

FibuleL’attribuzione cronologica delle fibule, tramite confronti, risulta piuttosto agevo-

le, dal momento che la quasi totalità degli esemplari noti è riconducibile a tipi benconosciuti (e ben databili) propri dell’Italia peninsulare (Lo Schiavo 2002).Il tipo di fibula con arco a sezione romboidale lievemente ribassato (tipo 130) tro-

va confronti in contesti bolognesi della fase 1A (fig. 10, A; Dore 2005: Tav. 2).Uno studio particolare è stato dedicato da Pacciarelli alle due fibule serpeggianti

del ripostiglio di S’Adde ‘e s’Ulumu (Pacciarelli 2009). Le conclusioni sulla datazio-ne di tali fibule (tipi 134 e 135) indicano una cronologia probabilmente compresatra le fasi 1A2 e 1B iniziale. L’analisi delle associazioni porta a restringere il range cro-nologico al momento più antico.

BottoniQuasi tutte le fogge di bottoni sono rappresentate nelle sepolture dell’area tirreni-

ca, in particolare a Tarquinia e a Pontecagnano, e ricorrono in contesti databili tra lafase 1B e la fase 2 della prima età del Ferro17.Sulla base della tabella di associazioni, sembra che la produzione dei bottoni coni-

ci con appendici sia iniziata in Sardegna già in periodi precedenti, almeno nella fase1A della prima età del Ferro.La cronologia dei bottoni in contesti nuragici, di conseguenza, sembra lievemen-

te “sfasata” rispetto a quella dei contesti continentali tirrenici che presentano questaclasse di materiali, databili in genere a partire dalla fase 1B.

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

17 Per un’esauriente illustrazione della diffusione dei bottoni nuragici nel continente si veda Lo Schiavo1994a.

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A questo proposito, sembra piuttosto convincente l’ipotesi della Lo Schiavo, se-condo la quale la diffusione dei bottoni in contesti peninsulari avverrebbe in seguitoad una lunga conservazione, o “tesaurizzazione” (Lo Schiavo 1994a).Sembra inoltre significativo che la foggia con base a disco decorata a spirali (tipo

150) non si trovi nella penisola: l’esemplare dal ripostiglio di S’Adde’e s’Ulumu si tro-va in associazione con due fibule serpeggianti databili alla fase 1A della prima età delFerro (tipi 134 e 135); il tipo potrebbe dunque essere attribuito ad un momento an-tecedente l’intensificazione dei traffici tra l’area peninsulare tirrenica e la Sardegna.

TripodiLa questione dei tripodi sardi, la loro cronologia e la loro relazione con modelli ci-

prioti, è stato un argomento piuttosto dibattuto dagli studiosi di protostoria medi-terranea.L’unico vero lavoro sistematico sull’argomento, tuttavia, si deve a Ellen Macna-

mara (Macnamara et alii 1984: 2-7) che, in occasione della pubblicazione integraledel complesso di bronzi di S. Maria in Paùlis, dedica uno studio particolare all’ec-cezionale esemplare di tripode in bronzo (tipo 179). Basandosi largamente sulle cro-nologie elaborate da Catling (Catling 1964) nel suo lavoro sui bronzi ciprioti pre-senti in contesti greci, la studiosa attribuisce l’esemplare da S. Maria in Paùlis ad unorizzonte contemporaneo ad un momento finale del Tardo Cipriota III, corrispon-dente grosso modo ad un momento maturo del Bronzo Finale italiano. La Macna-mara riconosce inoltre nel pezzo sardo, in modo piuttosto convincente, un esemplaredi fattura locale, basando la sua tesi su un particolare tipologico: il tripode di S Ma-ria in Paùlis (e, come sarebbe stato notato in seguito, anche quello dalla grotta Pi-rosu-Su Benatzu; Lo Schiavo, Usai 1995) presenta una doppia fascia di spirali cor-renti (non ricorrenti), mentre negli esemplari ciprioti le spirali risultano sempre con-trapposte.Il lavoro della Macnamara è rimasto un punto di riferimento, anche in anni più

recenti, per lo studio di questa classe di materiali in Sardegna, ma molto spesso nonsi tiene conto di un secondo studio fondamentale, pubblicato l’anno successivo: nel1985 Matthäus pubblica, per la collana Prähistorische Bronzefunde, il corpus tipo-logico del vasellame in bronzo dell’isola di Cipro, nel quale sono compresi anche i tri-podi (Matthäus 1985).Nel suo lavoro, Matthäus attribuisce i tripodi con tamburo decorato a spirali, con

motivo a zig-zag a giorno e con pendagli “a globetto” (quelli, in sostanza, in assolutopiù simili agli esemplari sardi) alla fase Cipro Geometrico I, successiva al TC III. Purnella difficoltà di correlare la sequenza cipriota con quella italiana, il CGI è proba-bilmente inquadrabile nel range cronologico compreso tra il Bronzo Finale 3 e il I Fer-ro 1 (fig. 10. E).L’attribuzione cronologica di Matthäus è sostanzialmente confermata dalla analisi

delle associazioni dei contesti sardi elaborata nel presente studio, che mostra come itripodi siano presenti in contesti di breve durata della fase 1A della prima età del Fer-ro (S. Maria in Paùlis) e in contesti in cui sembra rappresentata solo la fase 1 (Piro-su-Su Benatzu).

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Ialongo

Page 15: Ialongo 2010 Ripostigli Sardi

CRONOLOGIA DEI CONTESTI

Dall’esame della tabella non appare nessun elemento di continuità con la fase pre-cedente.Questa brusca rottura trova la sua causa nella natura stessa delle fonti archeologi-

che: tralasciando i complessi databili esclusivamente sulla base del contenitore cera-mico, la fase del BF 3, nella tabella di associazioni, è rappresentata dai soli ripostiglidi Monte Arrùbiu e del nuraghe Flumenelongu, costituiti sostanzialmente da asce, for-me che risultano quasi totalmente assente nei contesti votivi del I Ferro 1A e che tor-neranno “visibili” nei contesti della fase immediatamente successiva (I Ferro 1B).Esiste dunque un netto contrasto tra i contesti appartenenti ai due periodi, che di-

pende probabilmente da un cambiamento del rituale che regola la deposizione dei ri-postigli e delle offerte votive e che si rispecchia nei criteri di selezione delle forme fun-zionali.L’assenza delle asce nella fase iniziale della prima età del Ferro dipende probabil-

mente da criteri di selezione che rispondono ad esigenze rituali.Sulla base dei dati attualmente disponibili non appare possibile colmare il vuoto

di documentazione relativo all’evoluzione di questa classe funzionale per il momen-to iniziale dell’età del Ferro.Il gruppo di associazioni della fase 1A risulta datato da un consistente gruppo di

tipi che trova confronti puntuali in contesti peninsulari: tipo 18 (pugnali); tipo 26 (pu-gnali); tipo 50.A (lance); tipo 130.A (fibule); tipi 134-135 (fibule).In tutti i contesti-chiave della fase in discorso, tranne che a Costa Nighedda (che

risulta comunque strettamente legato ai contesti della fase 1A da un consistente grup-po di associazioni), è presente almeno uno dei tipi sopra menzionati.Si è accennato, più sopra, al problema della possibilità di riconoscere nei contesti

del I Ferro 1A (e in particolare nei quattro contesti-chiave: S’Adde’e s’Ulumu, CostaNighedda, S. Maria in Paùlis, Su Tempiesu) delle deposizioni unitarie, costituite damateriale cronologicamente omogeneo.Verranno esaminate brevemente le posizioni di altri Autori al riguardo.Gli autori della pubblicazione integrale di S. Maria in Paùlis (Macnamara et alii

1984) propendono per una interpretazione del complesso come accumulo, dilazio-nato nel tempo, di materiali di diversa cronologia. La definizione del range cronolo-gico dei materiali si basa in gran parte sui confronti proposti per il tripode bronzeo(nostro tipo 179) con esemplari ciprioti databili al Tardo Cipriota IIIC (XII-XI sec.a.C.), e per lo “sgabello” miniaturistico (tipo 193), che trova un confronto strettissi-mo nella tomba cd. “dei bronzetti sardi” di Vulci, databile ad un momento avanzatodel I Ferro 1 (fine IX secolo, in cronologia “tradizionale”).Gli stessi Autori, tuttavia, giudicano piuttosto inverosimile che si sia verificato un

accumulo di oggetti di prestigio, di fattura stilistica tutto sommato omogenea, nel-l’arco di tre-quattrocento anni, che poi sia confluito all’interno di un unico riposti-glio.La questione viene lasciata sostanzialmente aperta, proponendo una cronologia

“probabile” che si trovi nel mezzo del range cronologico descritto.

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Page 16: Ialongo 2010 Ripostigli Sardi

Un ulteriore elemento problematico (secondo chi scrive, invece, decisivo a favoredell’omogeneità cronologica) rispetto all’interpretazione del contesto come accumu-lo dilazionato, introdotto con estrema onestà e trasparenza dagli Autori stessi, derivadalle analisi metallografiche eseguite sui materiali.Sono stati campionati 31 pezzi che coprono l’intera gamma delle forme funziona-

li rappresentate, e ne è risultato che non solo l’intero complesso deriva probabilmen-te da “un unico approvvigionamento di metallo”, ma anche che la lancia (tipo 50.A),il puntale (tipo 53), e due bottoni conici (tipo 142.A), possiedono una “composizio-ne praticamente identica” e sono stati probabilmente “ottenuti dalla stesso pezzo dimetallo”.Per quanto riguarda la deposizione di S’Adde ‘e s’Ulumu, un appiglio cronologico

decisivo è fornito dalle due fibule serpeggianti ad occhio di foggia peninsulare-meri-dionale presenti nel complesso, databili al I Ferro 1A (tipi 134-135) (Lo Schiavo 2009;Pacciarelli 2009).Il complesso di bronzi di Costa Nighedda – contesto 1 (Desantis et alii 2004) è

stato individuato in seguito ad uno sbancamento effettuato con mezzi meccanici nel-l’area occupata da un insediamento nuragico. Ad un primo sopralluogo in cui sonostati rinvenuti alcuni oggetti è seguito un intervento di scavo.Un primo sondaggio effettuato nel punto esatto in cui erano stati prelevati i primi

materiali ha portato alla luce un complesso di bronzi (qui denominato, per brevità,“contesto 1”), per un totale di 36 esemplari, tutti localizzati entro una superficie didispersione di circa 1 mq.Il sondaggio è stato successivamente ampliato fino ad includere una vicina capan-

na circolare in blocchi di pietra.La dispersione dei bronzi appartenente al contesto 1 si trovava immediatamente al

di fuori del perimetro della capanna, non in corrispondenza dell’ingresso della strut-tura, quindi la reciproca relazione non sembra diretta.All’interno della capanna è stato riconosciuto un livello archeologico descritto co-

me “strato argilloso e duro, di color ocra”. All’interno dello strato era stato praticatoun taglio per l’alloggiamento di un grande vaso biansato databile al BF-I Fe; sulla su-perficie dello strato ocra, in prossimità dell’imboccatura del vaso, è stata rinvenutaun’ascia a tagli ortogonali (tipo 73, datata nel presente lavoro al I Ferro 1B, vedi ol-tre). Nello scavo dello spessore dello “strato ocra” sono stati rinvenuti numerosi fram-menti ceramici, per la maggior parte databili al Bronzo Recente, ma con la significa-tiva presenza di due frammenti di brocche con decorazione incisa databili al BF-I Fe.Fulvia lo Schiavo, a cui si deve lo studio dei bronzi di Costa Nighedda, propone

un inquadramento per i materiali del contesto 118 tra il Bronzo Finale e la prima etàdel Ferro.In particolare, viene proposta una cronologia “entro il Bronzo Finale” per il pugnale

triangolare19 (tipo 21.A), mentre si ammette che almeno il bottone a ogiva (tipo 140)

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Ialongo

18 La Lo Schiavo non tratta i materiali separatamente per punto di rinvenimento, di conseguenza le da-tazioni che vengono riferite in questa sede sono desunte dalle attribuzioni cronologiche dei singoli pezzi.

19L’attribuzione cronologica viene formulata in via ipotetica e non vengono forniti argomenti a supporto.

Page 17: Ialongo 2010 Ripostigli Sardi

possa essere inquadrato in un momento iniziale della prima età del Ferro, sulla basedi un confronto con il ripostiglio di S’Adde ‘e s’Ulumu20.In ogni caso, appare evidente come il complesso di bronzi, qui denominato “con-

testo 1”, non sia in relazione diretta con il materiale ceramico di Bronzo Recente con-tenuto nello “strato ocra” all’interno della struttura.Il complesso di bronzi della fonte sacra di Su Tempiesu di Orune pone diversi pro-

blemi di interpretazione.I materiali non sono stati rinvenuti all’interno di un contenitore, né concentrati in

un’area ristretta, bensì localizzati in numerose addensamenti in vari punti dell’area cul-tuale.Fulvia lo Schiavo, che ha realizzato lo studio dei materiali, riconosce anche in

questo caso un range cronologico che comprende il Bronzo Finale e la prima etàdel Ferro.Alcune classi di materiali, come gli spilloni a testa mobile, i pugnali ad elsa gam-

mata miniaturistici e i bronzetti figurati, sono considerate forme caratteristiche delBronzo Finale, senza che, però, vengano fornite argomentazioni a riguardo.La fase successiva, secondo la studiosa, è invece documentata da due fibule ad ar-

co lievemente ribassato a sezione romboidale (tipo 130.A), datate dalla Lo Schiavo al-la “prima metà dell’VIII secolo”, che rappresenterebbero l’ultimo momento di vita delsantuario.Il più solido argomento a favore di una interpretazione di questi complessi di ma-

teriali come contesti di breve durata nell’ambito della fase 1A della prima età del Fer-ro viene dall’analisi dei gruppi di associazioni evidenziati in tabella. È evidente cometutti e quattro i contesti esaminati costituiscano un solido blocco di associazioni ti-pologiche, e non solo funzionali; per sostenere che tali contesti possano essere, tuttie quattro, il risultato di un accumulo dilazionato in un lungo lasso di tempo biso-gnerebbe ammettere che in momenti e in luoghi diversi siano stati selezionati con-temporaneamente identici tipi formali che sarebbero confluiti poi in un unico com-plesso finale. Un’interpretazione di questo genere risulterebbe poco “economica”, e im-plicherebbe inoltre una “progettualità” a lungo termine nella formazione di questi con-testi che, comunque, non è mai stata ipotizzata negli studi precedenti.Si tenga presente, inoltre, che nella totalità dei casi in cui sia possibile proporre con-

fronti stringenti con contesti di cronologia certa la datazione risulta sempre essere cir-coscritta al momento iniziale della prima età del Ferro.Ulteriori argomenti vengono dall’esame dei singoli contesti.Si è già discusso delle analisi metallografiche effettuate sui materiali di S. Maria

in Paùlis, che hanno mostrato come sia molto probabile che l’intero complesso dibronzi provenga da un unico approvvigionamento di materia prima, e di come siaaddirittura possibile che diversi pezzi appartenenti a forme funzionali completamentedifferenti (lance, puntali e bottoni) siano state ottenute da un unico pezzo di me-tallo.

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

20 Entrambi i bottoni a ogiva da Costa Nighedda e da S’Adde ‘e s’Ulumu sono stati classificati nel tipo140 della presente tipologia e datati al I Ferro 1A.

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Più complessa appare l’interpretazione dei materiali di Su Tempiesu e, più in ge-nerale, di tutti i complessi di bronzi provenienti da santuari.Come risulta evidente dalla tabella (a parte poche attestazioni sporadiche di mate-

riali databili al BR, rappresentate comunque sempre da esemplari alloctoni) nei san-tuari, e nelle grotte, non esistono tipi di bronzi chiaramente databili al Bronzo Fina-le, mentre, al contrario, lo stesso Bronzo Finale è documentato dall’abbondante pre-senza di forme ceramiche. Questa apparente aporia è particolarmente evidente nel san-tuario di Monte S. Antonio di Siligo, contesto nel quale le forme ceramiche docu-mentano chiaramente la frequentazione del sito durante il Bronzo Finale e tutte le fa-si della prima età del Ferro.Una situazione analoga si riscontra nel complesso di deposizioni votive della grot-

ta Pirosu-Su Benatzu (Santadi, CI; Lo Schiavo, Usai 1995): l’ingente quantità di va-si miniaturistici testimonia un utilizzo del sito come luogo di culto probabilmente apartire dalla media età del Bronzo, ma il complesso di bronzi votivi è inquadrabileinteramente nell’ambito della fase 1 della prima età del Ferro, e in massima parte nel-la fase 1A.In sintesi, i complessi di bronzi votivi, databili apparentemente tutti tra il I Ferro

1 e il I Ferro 2, non sembrano rappresentativi dell’intero periodo di frequentazionedei luoghi di culto.L’assenza di offerte votive di forme funzionali finite risalenti all’età del Bronzo po-

trebbe essere legata ad un cambiamento del rituale che si verifica nelle manifestazio-ni votive tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro.

Nel Bronzo Finale il rituale prevalente prevede principalmente la deposizione di lin-gotti, frammenti di spade votive e, dal BF 3, di asce (Funtana Coberta) mentre colpassaggio alla prima età del Ferro viene dato più spazio ad indicatori simbolici diver-sificati, come le armi, gli ornamenti e le navicelle21.

I FERRO 1B

Il gruppo di associazioni relativo al I Ferro 1B è meno consistente rispetto a quel-lo della fase precedente, e si definisce sostanzialmente per opposizione rispetto ad es-so.Meno netta risulta, sulla base della sola tabella di associazioni, la distinzione rispetto

alla fase successiva (I Ferro 2); entrambe le fasi sono tuttavia datate da tipi che trova-no precisi confronti in contesti peninsulari: l’attribuzione cronologica della nostra fa-se 1B si basa sui confronti proposti per il vasellame in bronzo presente nella deposi-zione votiva di Su Benticheddu (Oliena (NU), Lo Schiavo 1978) e nel ripostiglio del-la capanna 5 di S. Anastasia di Sardara (VS) (Ugas, Usai 1987) (vasi: tipi 99, 100; an-se: tipi 105, 109; fig. 6).

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Ialongo

21 L’evidenza relativa al mutamento del rituale nelle deposizioni votive tra BF3 e I Ferro è una conse-guenza dello schema cronologico illustrato nel presente contributo. Lo studio dei fenomeni rituali della Sar-degna nuragica è parte integrante della ricerca di dottorato da cui è tratto questo lavoro (vedi nota 1).

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CRONOLOGIA DEI TIPI (fig. 6-7A)

PugnaliAlla fase 1B sono databili i tipi 15.B e 19.Il tipo 19 è presente nel ripostiglio di Sedda Ottinera, databile al Ferro 1B sulla ba-

se delle associazioni, e nel ripostiglio della capanna 5 di S. Anastasia, nel quale ricor-re in associazione con 3 bacili di bronzo (tipi 100, 105) che recano attacchi a spiraliche trovano confronti puntuali in contesti tombali di Vetulonia e Pontecagnano, da-tabili alla fase in discorso (vedi oltre).

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Fig. 6 – A. Associazioni (*: con confronti): Tipo 15.B, pugnale piatto a base semplice; Tipo 19, pugnale costola-to con accenno di codolo; Tipo 105.A-B, attacchi a tre spirali. B. Tipi che non ricorrono in associazioni signifi-cative, presenti in contesti di breve durata (*:con confronti). Tipo 73, doppia ascia a occhio a tagli ortogonali;Tipo 99, bacile con fondo piatto; Tipo 100, bacile con vasca emisferica; Tipo 109, ansa a maniglia con soprae-levazione a fiore di loto (scala 1:4).

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Per il tipo 21.B-C non è possibile dare una definizione cronologica puntuale, dalmomento che ricorre sia in contesti del Ferro 1B (Su Benticheddu), sia in contesti da-tabili alla fase 2 (Su Monte, Vano A).

AsceLa prima attestazione di asce a tagli ortogonali si riscontra, nella fase 1B, a Sedda

Ottinèra e nel complesso di materiali rinvenuti all’interno della capanna dell’inse-diamento di Costa Nighedda (tipo 73).

334

Ialongo

Fig. 7 – A. Associazioni (*: con confronti): Tipo 21.B, pugnale costolato a codolo; Tipo 67, doppia ascia a tagliparalleli; Tipo 77.A, ascia a margini rialzati. B. Associazioni (*: con confronti): Tipo 36, spatola con accennodi codolo; Tipo 50.B, punta di lancia cannone ottagonale; Tipi 70-72, doppie asce ad occhio a tagli convergen-ti; Tipo 77.B, ascia a margini rialzati (scala 1:4).

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VasiProposte di classificazione e attribuzione cronologica del vasellame di bronzo del-

la Sardegna nuragica sono state formulate, in diverse occasioni, principalmente da Ful-via Lo Schiavo (2006) e da Hartmut Matthäus (2001).Entrambi gli autori riconoscono in diverse forme, rinvenute tanto in Sardegna

quanto nella penisola italiana, modelli di ispirazione cipriota e sono sostanzialmenteconcordi nell’ammettere che la metallurgia vascolare nuragica abbia, in qualche mi-sura, adottato tali modelli e sviluppato delle variazioni di origine locale.In questa sede si analizzeranno i confronti per gli esemplari inseriti nella classifi-

cazione e si proporrà una attribuzione cronologica tenendo conto delle associazionitipologiche dei contesti di provenienza22.Il bacile tipo 99 (fig. 11, 1) è avvicinabile, per forma complessiva, ad un esempla-

re dalla tomba 2-scavo 1889 della necropoli di Poggio delle Birbe23 (Vetulonia), da-tata da Cygielman tra la fine del IX e l’VIII secolo (fig. 11, 3; Cygielman 2002: fig.12, 2b).L’esemplare da Vetulonia presenta un attacco a due spirali, che può essere consi-

derato una variante rispetto al tipo, più diffuso, a tre spirali, che troviamo sull’esem-plare dalla grotta di Su Benticheddu.Il bacile tipo 100 da S. Anastasia (fig. 11, 4), dotato di anse con sostegni trasver-

sali e sopraelevazione a fiore di loto, rientra nella foggia cipriota delle Lotus Bowls de-finita da Matthäus (fig. 11, 5; Matthäus 1985, 2001).La foggia compare a Cipro nel corso del Cipro Geometrico I, ed è diffusa almeno

per tutta la durata del CG II.Lo stesso Autore, sulla base della presenza di esemplari della foggia in contesti gre-

ci del IX secolo, propone che la diffusione dei modelli ciprioti in Occidente sia dacollocare nella fase recente dell’arco di vita della foggia.Purtroppo, una precisa correlazione tra la sequenza cipriota e la sequenza italiana

non è ancora possibile, a causa della mancanza di elementi che permettano un cross-dating affidabile.È comunque possibile dare un’attribuzione cronologica al tipo sulla base della pre-

senza dell’attacco a tre spirali tipo 105.B su un altro degli esemplari di S. Anastasia,databile alla fase 1B della prima età del Ferro (vedi oltre).Entrambe le varietà del tipo 105 di attacchi a tre spirali trovano confronti in tom-

be di Pontecagnano datate alla fase IB.Il confronto per la varietà 105.A (fig. 11, 1) viene dalla tomba 683 del Pagliarone:

si tratta di un esemplare frammentario ma di agevole interpretazione (fig. 11, 2; Ga-staldi 1998). Alla varietà è inoltre avvicinabile anche l’attacco a due spirali di un va-so bronzeo dalla tomba 2 di Poggio delle Birbe di Vetulonia, datata tra la fine del IXe gli inizi del VIII secolo24 (fig. 11, 3).

335

Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

22Per la correlazione tra la sequenza cipriota e quella egea ci si è basati sullo schema proposto inMatthäus1985, fig. 1.

23 Confronto proposto in Lo Schiavo 2006.24 Vedi sopra, a proposito dei confronti al bacile tipo 99.

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Dalla tomba 2198 di Pontecagnano25 (fig. 11, 7; Gastaldi 1994: fig. 1, 10), data-ta anch’essa alla fase IB, viene invece il confronto per la varietà 105.B (fig. 11, 6), conanello sopraelevato.La foggia di ansa a maniglia con sostegni trasversali, attacchi circolari con placchetta

di raccordo e sopraelevazione a fiore di loto (tipo 109) rientra, come abbiamo visto,nella foggia delle Lotus Handles definita da Matthäus (1985, 2001).

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Ialongo

Fig. 8 – Tipi che non ricorrono in associazioni significative, presenti in contesti di breve durata (*: con confron-ti): Tipi 31-32 (ferro), coltelli a lingua da presa; Tipo 37, spatola a cucchiaio; Tipo 54, puntale di lancia a can-none ottagonale; Tipo 69, doppia ascia ad occhio a tagli paralleli; Tipo 74, doppia ascia ad occhio a tagli orto-gonali; Tipo 110, ansa a maniglia con tre globetti; Tipi 114-117, spilloni con testa tornita; Tipo 118, spillonea testa mobile con stelo ricurvo; Tipo 133, fibula a sanguisuga cava; Tipo 181, torciere figurato a fiore di loto(scala 1:4).

25 Dalla stessa tomba proviene un “bottone nuragico” con capocchia figurata.

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Nell’ambito del Mediterraneo orientale, l’Autore riconosce una evoluzione dellafoggia nel tempo: gli esemplari più antichi hanno gli attacchi caratterizzati da una for-ma a “8” (“figure – eight”), mentre i più recenti presentano, come nel caso del nostrotipo 109, attacchi circolari raccordati da una placchetta rettangolare. La foggia puòpresentare o meno la sopraelevazione a fiore di loto.Come si è detto più sopra, le Lotus Bowls hanno un arco cronologico che va dal CG

I al CG II, ma gli esemplari “occidentali”, sulla base delle caratteristiche tipologichee delle associazioni, rientrerebbero nel momento più tardo della vita del tipo, inqua-drabile nella fase piena della prima età del Ferro.

CRONOLOGIA DEI CONTESTI

L’attribuzione del ripostiglio di Sedda Ottinèra (Pattada, SS; Lo Schiavo 1999) al-la fase 1B (proposta in questa sede) è problematica. Come risulta evidente dalla ta-bella di associazioni, il contesto presenta due tipi che si inseriscono nel gruppo diassociazioni della fase 1B (3 pugnali tipo 19.A e 1 manico di scalpello tipo 92.B) etre tipi che ricorrono anche in contesti della fase 2 (2 asce a margini rialzati tipo 77.A,2 doppie asce tipo 67 e 1 scalpello tipo 86); basandosi esclusivamente sui caratteri dipresenza-assenza evidenziati nella tabella, dunque, il contesto di Sedda Ottinèra ri-sulterebbe di cronologia incerta tra le due fasi. L’attribuzione alla fase 1B si basa es-senzialmente sulla cronologia proposta per i tre pugnali tipo 19.A: sembra, in gene-rale, che nei contesti nuragici della prima età del Ferro i pugnali costituiscano un in-dicatore cronologico di breve durata piuttosto preciso; il fatto che nel ripostiglio inquestione esistano tre esemplari del detto tipo appare forse più significativo della pre-senza di altre forme, meno caratterizzate, che ricorrono anche in contesti più tardi.Si tratta naturalmente di una attribuzione cronologica ipotetica, che deve la sua in-certezza al fatto che i contesti databili tra il Ferro 1B e il Ferro 2 sono pochi e con-tengono, tutto sommato, pochi oggetti, quantomeno se paragonati a quelli della fa-se 1A. Un’attribuzione più circostanziata (o eventualmente una rettifica) sarà possi-bile solo quando la sequenza sarà arricchita dall’edizione di un maggior numero dicontesti.

I FERRO 2

La fase 2 della prima età del Ferro presenta un gruppo di associazioni piuttostoconsistente. La cronologia assegnata a tale gruppo si basa essenzialmente su quellaproposta per il ripostiglio di Chilivani (Ozieri, SS; Taramelli 1922a, 1923; Lo Schia-vo 1988b, 1990b), per il complesso di bronzi di Tadasuni (OR; Santoni, Bacco2008) e per la deposizione votiva di Su Monte di Sorradile (OR) (Santoni, Bacco2008).Basandosi sulle associazioni tipologiche, è possibile datare alla medesima fase i

ripostigli della capanna 1 del nuraghe S. Antine di Torralba (SS) (Lo Schiavo1988a) e del bastione del nuraghe Sa Mandara ‘e sa Giua di Ossi (SS) (Lo Schia-vo 2004).

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Page 24: Ialongo 2010 Ripostigli Sardi

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Fig. 9 – Bronzo Finale 3. Asce, tipologia e confronti: A, Asce a lama espansa: 1, Tipo 61; 2-3, confronti. B, Ascepiatte con spuntoni laterali: 4, Tipo 63; 5-9, confronti. C, Asce a tallone: 10, Tipo 81; 11, Tipo 79; 12-13, con-fronti (la bibliografia dei confronti è indicata nel testo) (scala 1:5).

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Fig. 10 – I Ferro 1A, confronti. A, Fibule ad arco ribassato a sezione romboidale: 1, Tipo 130; 2, Bologna, fa-se 1A. B, Pugnali a base triangolare: 3, Tipo 18; 4, Populonia, Poggio della Guardia, t. 8; 5, Elba, ripostiglio.C, Pugnali a manico fuso: 6, Tipo 26; 7, Vetulonia, Poggio delle Birbe. D, Lance a cannone ottagonale: 8, Ti-po 50.A; 9, Populonia, Piano delle Granate, t. 7. E, Tripodi: 10, Tipo 179; 11, Cipro, Kouklia, Skales, t. 49;12, Tipo 180; 13, Cipro, Amatunte, Diplostrati, t. 109 (la bibliografia dei confronti è indicata nel testo) (sca-la 1:4).

Page 26: Ialongo 2010 Ripostigli Sardi

CRONOLOGIA DEI TIPI (fig. 7-8)

PugnaliPer il tipo 21.B-C non è possibile dare una definizione cronologica puntuale, dal

momento che ricorre sia in contesti del Ferro 1B (Su Benticheddu), sia in contesti da-tabili alla fase 2 (Su Monte, Vano A).L’esemplare proveniente da Su Monte di Sorradile fa parte di una deposizione voti-

va che si trovava in una nicchia dell’edificio circolare del santuario (vano A, US 40).Nello stesso punto, contenuta nello strato immediatamente inferiore (US 41) è docu-mentata una brocchetta askoide con collo stretto e decorazione geometrica (fig. 12, A,1), databile alla fase 2 della prima età del Ferro sulla base dei confronti con brocchet-

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Ialongo

Fig. 11 – I Ferro 1B, Vasellame in bronzo, confronti: 1, Tipo 99 (bacile con fondo piatto), Tipo 105.A (attac-co a 3 spirali con anello orizzontale); 2, Pontecagnano, Pagliarone, t. 683; 3, Vetulonia, Poggio delle Birbe, t.2, scavi 1889; 4, Tipo 100 (bacile con vasca a calotta), Tipo 109 (ansa con sopraelevazione a fiore di loto); 5,Cipro; 6, Tipo 105.B (attacco a 3 spirali con anello verticale); 7, Pontecagnano, t. 2198 (la bibliografia dei con-fronti è indicata nel testo) (scala 1:4).

Page 27: Ialongo 2010 Ripostigli Sardi

te nuragiche contenute in tombe della necropoli vetuloniese di Poggio della Guardia(tomba III, Cygielman 1987: fig. 6; tomba 24, Cygielman 2002: Tav III, c-d; tomba1 - II saggio 1884, Cygielman 1994: fig. 14; Circolo A - scavi 1900, Delpino 2002:Tav. I, c) (fig. 12, A, 2-5), che costituisce un terminus post quem per la deposizione vo-tiva.Sulla base dei dati disponibili non è possibile stabilire se il pugnale appartenga ad

un tipo che ha avuto una certa durata nel tempo, o se, nel caso del contesto di SuMon-te, si tratti di un oggetto conservato e deposto dopo un certo periodo dalla sua pro-duzione.

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Fig. 12 – I Ferro 2. A, Brocche askoidi, confronti: 1, Su Monte, vano A, US 41; 2, Vetulonia, Poggio della Guar-dia, t. III; 3, Vetulonia, Poggio della Guardia, circolo A, scavi 1900; 4, Vetulonia, Poggio della Guardia, t. 24;5, Vetulonia, Poggio della Guardia, t. 1, II saggio 1884. B. Spatole: 6, Tipo 37; 7, Vetulonia, Circolo del Tri-dente, fossa B (la bibliografia dei confronti è indicata nel testo) (scala 1:4).

Page 28: Ialongo 2010 Ripostigli Sardi

ColtelliNel presente studio rientrano solo 3 esemplari di coltelli, tutti in ferro, provenienti

dal ripostiglio del nuraghe Sa Mandara ‘e sa Giua, datato (sulla base delle associazio-ni e dei confronti con contesti peninsulari) al Ferro 2 (tipi 31-32).La datazione che viene proposta in questa sede per i materiali in questione, e in ge-

nerale per il ripostiglio di Sa Mandara ‘e sa Giua, non coincide con quella propostada Fulvia Lo Schiavo (a cui si deve la pubblicazione integrale del contesto; Lo Schia-vo 2004) la quale, seppure non esprimendosi chiaramente sulla questione, sembra pro-porre una datazione entro il termine del Bronzo Finale (Lo Schiavo 1990).

SpatoleIl tipo 36, uno degli elementi costitutivi del gruppo di associazioni tipologiche tra

i contesti del I Ferro 2 (presente a Chilivani, a Su Monte-vano A e a Sa Mandara ‘esa Giua), sembra essere invece molto diffuso nell’isola. Oltre ai pochi esemplari fini-ti conservati, esiste infatti un certo numero di matrici di fusione che presentano la for-ma in questione (Lo Schiavo 1990).Sulla base della compresenza, su una delle matrici da Sardara, di forme per spato-

le e di una forma per una paletta “da fonditore”, la Lo Schiavo propone per le spato-le (e in particolare quelle dal ripostiglio di Chilivani) una datazione ad un momentopieno del Bronzo Finale (Lo Schiavo 1990): la studiosa propone un confronto fra lapaletta sulla matrice di Sardara e quelle diffuse in ambito cipriota, presenti nel ripo-stiglio di Enkomi, databili al Tardo Cipriota IIIC.Nel presente studio, tuttavia, è stato possibile datare il ripostiglio di Chilivani alla

fase 2 della prima età del Ferro, sulla base della presenza di punte di lancia e puntaliche trovano confronti sorprendentemente stretti in esemplari da sepolture di Vetulo-nia e di Veio (tipi 50.B e 54).Il fatto che il tipo 36 sia presente in 3 contesti databili al I Ferro 2 sia sulla base del-

le associazioni che dei confronti, conferma una datazione a questo periodo.L’esemplare di spatola “a cucchiaio”, in ferro, proveniente dal ripostiglio di SaMan-

dara ‘e sa Giua (tipo 37) trova confronto in un esemplare identico, realizzato in bron-zo, rinvenuto nella fossa B del Circolo del Tridente di Vetulonia, contesto databile al-la fase 2B della prima età del Ferro (fig. 12, B; Cygielman, Pagnini 2006: fig. 18, b).

LanceLa lancia a cannone ottagonale tipo 50.B e il puntale a sezione ottagonale tipo 54

trovano numerosi confronti in contesti funerari villanoviani di Vetulonia e di Veio,databili alla seconda fase della prima età del Ferro (Vetulonia, Poggio della Guardia:tomba 90, Cygielman 1994: fig. 15 a sx; tomba III, Cygielman 1987: fig. 6, 5; tom-ba XV, Cygielman 1987: fig. 9, 10; Veio, Quattro Fontanili: tomba AA1, AA.VV.1965; tomba EE10B, AA.VV. 1967) (fig. 13).I tipi in questione risultano sempre associati tra loro nelle sepolture, e sembrano

costituire un vero e proprio set. La compresenza nel ripostiglio di Chilivani sia dellapunta che del puntale (rispettivamente 6 e 2 esemplari) appare dunque estremamen-te significativa, sia dal punto di vista della cronologia, sia per quanto riguarda la dif-fusione di modelli di armamento militare continentali nell’isola.

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

Fig. 13 – I Ferro 2. Lance e puntali a cannone ottagonale, confronti: 1, Tipi 50.B (punta di lancia) e 54.B (pun-tale); 2, Vetulonia, Poggio della Guardia, t. 90; 3, Vetulonia, Poggio della Guardia, t. III; 4, Vetulonia, Pog-gio della Guardia, t. XV; 5, Veio, Quattro Fontanili, t. EE10B; 6, Veio, Quattro Fontanili, t. AA1 (la biblio-grafia dei confronti è indicata nel testo) (scala 1:4).

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I confronti proposti per i tipi 50.B (punte di lancia;) e 54 (puntali) rappresentano so-lo un campione che ha il semplice scopo di fornire un elemento utile alla datazione dei ti-pi sardi. I tipi in questione sono in realtà molto più diffusi di quanto appaia dalla biblio-grafia indicata in questa sede, sia a Veio che a Vetulonia; sono inoltre assai diffusi anche aPopulonia, Satricum e nelle necropoli di Pontecagnano, solo per citare alcuni esempi.Con questo non si intende certo sostenere che le lance e i puntali del ripostiglio di

Chilivani siano oggetti importati dalla penisola; questa ipotesi non solo non trova al-cuna conferma, ma è definitivamente smentita dai dati: in Sardegna sono numerosele forme di fusione relative al tipo di punta di lancia in questione.Ciò che accomuna le lance nuragiche e quelle villanoviane è il fatto di rifarsi allo

stesso modello ideale, un modello evidentemente diffuso nell’area tirrenica durantele fasi avanzate della prima età del Ferro.

AsceDoppie asce ad occhio a tagli paralleli (fig. 14, A)La prima apparizione della foggia (almeno sulla base dei contesti considerati) è at-

testata nella fase 1A a S. Maria in Paùlis (tipo 68).Il tipo 67 è presente sia nel ripostiglio di Sedda Ottinèra, sia in quello di Chiliva-

ni, contesti rispettivamente databili alle fasi 1B e 2.Il fatto che due esemplari dello stesso tipo ricorrano in contesti di cronologia non

omogenea rende difficile proporre una datazione puntuale.È possibile che l’esemplare del ripostiglio di Chilivani sia in origine più antico, e

che sia confluito nel complesso dopo un periodo di circolazione. In alternativa, il ti-po potrebbe avere una durata prolungata nel tempo.In ogni caso, non esistono attestazioni sicure di doppie asce a tagli paralleli in con-

testi del Bronzo Finale.La cronologia elaborata in questa sede differisce in maniera significativa da quella

proposta da Fulvia Lo Schiavo. La studiosa propone confronti con materiale ciprio-ta della fase Tardo Cipriota IIIC (Lo Schiavo 1985), grosso modo inquadrabile nel-l’ambito di un momento pieno del Bronzo Finale italiano.La studiosa, tuttavia, ammette esplicitamente che gli esemplari ciprioti sono solo ge-

nericamente simili a quelli sardi. In particolare, l’ascia cipriota in fig. 14A, 2 presenta ca-ratteri francamente non confrontabili con i pezzi sardi (forma breve e tozza, occhio mol-to ampio e profilo superiore rigido e rettilineo), mentre il secondo esemplare (fig. 14A,3), pur presentando una generica affinità con il nostro tipo 67, se ne discosta per le lameestremamente sottili, espanse, e l’occhio molto ampio rispetto allo spessore complessivo.In generale, dunque, i confronti ciprioti non sembrano sufficienti ad attribuire in

blocco la produzione delle doppie asce, in Sardegna, al Bronzo Finale.L‘analisi delle associazioni tipologiche tra i diversi contesti, al contrario, sembra con-

fermare la datazione dei tipi in discorso alla prima età del Ferro.Doppie asce ad occhio a tagli convergentiQuesta foggia, esclusiva della Sardegna (Lo Schiavo 1985), fa la sua comparsa nel-

la fase 2 della prima età del Ferro.I tipi 70-72 sono presenti nei contesti di Chilivani (6 esemplari), Su Monte-vano

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A (1 esemplare) e nel ripostiglio del nuraghe S. Antine (1 esemplare; Lo Schiavo1988a) e rappresentano uno degli elementi costitutivi del gruppo di associazioni ti-pologiche dei contesti del I Ferro 2.Fulvia lo Schiavo propone per questa foggia una datazione all’età del Bronzo Finale

(Lo Schiavo 1985). La cronologia, in questo caso, non può affidarsi a confronti esternidal momento che la stessa studiosa riconosce nelle asce a tagli convergenti una foggiaesclusiva dell’isola. La questione viene posta sostanzialmente in termini “filogenetici”.Viene riconosciuta, da parte della studiosa, un’affinità complessiva con le asce a tagli pa-ralleli, datate al Bronzo Finale maturo sulla base di confronti generici con materiale ci-priota (TC IIIC)26; data tale affinità, le asce a tagli convergenti sarebbero sostanzialmenteuna versione “evoluta” di quelle a tagli paralleli, databile tra il BF pieno e il BF 3.La recenziorità delle asce a tagli convergenti rispetto a quelle a tagli paralleli risul-

ta comunque confermata dall’analisi condotta nel presente studio, ma, come illustratonel paragrafo precedente, non appare più possibile considerare entrambe le fogge co-me produzioni esclusive del Bronzo Finale: per le asce a tagli convergenti, in parti-colare, l’associazione nel ripostiglio di Chilivani con le lance e i puntali tipi 50.B e 54indica una datazione alla fase 2 della prima età del Ferro.

Doppie asce ad occhio a tagli ortogonali (fig. 14, B)La prima attestazione di asce a tagli ortogonali si riscontra, nella fase 1B, a Sedda

Ottinèra e nel complesso di materiali rinvenuti all’interno della capanna dell’inse-diamento di Costa Nighedda (tipo 73).Nella fase 2 è inquadrabile l’esemplare di Chilivani, dotato di un manicotto net-

tamente distinto (tipo 74).La datazione proposta dalla Lo Schiavo per questa classe di manufatti è la medesi-

ma avanzata per le doppie asce a tagli paralleli e si basa sugli stessi argomenti, ovve-ro il confronto generico con materiale cipriota del TC IIIC (fig. 14.B, 5; Lo Schiavo1985). Anche in questo caso, tuttavia, l’analisi delle associazioni tipologiche tra i con-testi considerati mostra una cronologia nell’ambito della prima età del Ferro.Le analogie del materiale sardo con quello cipriota si limitano ad una generica so-

miglianza della foggia. Al contrario, le asce a tagli ortogonali nuragiche, in bronzo,trovano analogie molto più strette in esemplari in ferro presenti in contesti tomba-li peninsulari databili al I Ferro 2, in particolare dalle necropoli di Pontecagnano eTursi-Valle Sorigliano (fig. 14.B, 6-7; Iaia 2006 e bibliografia precedente). Le ascecipriote presentano una forma breve e tozza, mentre sia quelle nuragiche che quel-le continentali in ferro (almeno l’esemplare da Tursi, il meno alterato dall’ossida-zione) sono slanciate e sottili, e presentano un caratteristico profilo marcatamenteangolare in corrispondenza dell’occhio, carattere assente nell’esemplare da Cipro.Anche non volendo ammettere la possibilità di istituire confronti puntuali tra esem-

plari realizzati in metalli diversi, è evidente che la foggia delle asce a tagli ortogonalisia nota e molto diffusa, sia in Sardegna che nella Penisola, nelle fasi avanzate dellaprima età del Ferro.

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

26 Vedi sopra.

Page 32: Ialongo 2010 Ripostigli Sardi

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Fig. 14 – I Ferro 2. A, Doppie asce a tagli paralleli: 1, Tipo 67; 2-3, forme cipriote del TCIIIC (confronti pro-posti in Lo Schiavo 1985). B, Doppie asce a tagli ortogonali: 4, Tipo 74; 5, forme cipriote del TCIIIC (confrontiproposti in Lo Schiavo 1985); 6, Tursi, Valle Sorigliano; 7, Pontecagnano. C, Vasellame in bronzo, anse: 8, Ti-po 110; 9, Vetulonia, Circolo del Tridente, II fossa (la bibliografia dei confronti è indicata nel testo) (scala 1:4).

Page 33: Ialongo 2010 Ripostigli Sardi

Asce a margini rialzatiIl tipo 77, articolato in due varietà, costituisce il tipo più diffuso di asce amargini rial-

zati in Sardegna durante l’età del Ferro. La varietà B (fig. 7, B) è definita sulla base diun appiattimento della parte superiore della lama (assente nella varietà A; fig. 7, A) chedetermina un setto non rilevato tra il corpo dell’ascia e la lama stessa. Entrambe le va-rietà sono databili sulla base delle associazioni, e non trovano confronti in ambienti ex-tra-insulari. La varietà A ricorre sia in contesti databili alla fase 1B (Su Benticheddu) chein contesti del Ferro 2 (Chilivani) mentre la varietà B è presente, tra i contesti in esa-me, esclusivamente nella fase 2 (Chilivani, SuMonte, S. Antine). Il tipo in esame è sta-to oggetto di uno studio da parte di Fulvia Lo Schiavo, in occasione della pubblicazio-ne del ripostiglio della capanna 1 del nuraghe S. Antine di Torralba (Lo Schiavo 1988a).La studiosa riconosce, nel tipo in questione, la forma più recente nell’ambito del-

la seriazione delle asce a margini rialzati nuragiche, proponendo una cronologia in-dicativa per la sua diffusione tra il Bronzo Finale e la prima età del Ferro. Nel casoparticolare, la Lo Schiavo assegna il ripostiglio del S. Antine all’età del Bronzo Fina-le, basando la sua proposta sulla presenza nel complesso di una doppia ascia a tagliconvergenti (tipo 70 della presente classificazione; per i termini dell’attribuzione cro-nologica della foggia si veda il paragrafo relativo nel presente contributo).L’analisi della tabella mostra che il tipo 77.B ricorre in associazione, nel riposti-

glio di Chilivani, con le punte e i puntali di lancia 50.B e 54, che, come si è visto,sono databili al Ferro 2 sulla base dei confronti. È inoltre presente nel complesso dibronzi dell’US 40 del vano A del santuario di Su Monte, anch’esso databile al Ferro2 su basi stratigrafiche27. Di conseguenza, sulla base delle associazioni, anche il ri-postiglio del nuraghe S. Antine è da inquadrare nel medesimo ambito cronologico.In generale, il tipo 77.B ricorre in contesti chiusi databili alla fase 2 della prima età del

Ferro, e non è presente in alcun contesto databile con sicurezza al Bronzo Finale.

VasiIl tipo 110 è presente nel contesto di Tadasuni, in associazione con una punta di

lancia tipo 50.B, databile al I Ferro 2. Trova confronto in un vaso di bronzo con ma-niglia dotata di tre globetti che proviene dalla seconda fossa del Circolo del Tridentedi Vetulonia (fig 14, C).La tomba è datata all’Orientalizzante Antico (Cygielman, Pagnini 2002).

SpilloniPer quanto riguarda la fase 2, gli esemplari rappresentati sono molto pochi.Alla fase in discorso sono databili i due spilloni con testa tornita dal ripostiglio di

Sa Mandara ‘e sa Giua.L’unico spillone a testa mobile attribuibile a questo periodo è il tipo 118, presente

nel ripostiglio di Chilivani.L’esemplare in questione, in verità, viene definito da Taramelli (autore della prima

edizione preliminare del ripostiglio di Chilivani) “ornamento militare ricurvo”, allu-

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

27 Vedi sopra.

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dendo ad una sua interpretazione come una sorta di collare, definizione ripresa da Ful-via Lo Schiavo nella sua riedizione (integrale) del contesto. Vista l’evidente affinitàcon la foggia degli spilloni a testa mobile, tuttavia, si è preferito, in questa sede, at-tribuire questo esemplare alla suddetta foggia, seppure in via ipotetica.

CRONOLOGIA DEI CONTESTI

Le lance (tipo 50.B) e i puntali (tipo 54) presenti nei contesti di Chilivani e Ta-dasuni, trovano numerosi confronti puntuali in sepolture dell’area tirrenica databi-li alla fase 2 della prima età del Ferro; i contesti in questione, inoltre, presentano unadiscreta gamma di tipi che risultano completamente assenti in contesti più antichie che, invece, costituiscono il nucleo fondante del gruppo di associazioni del perio-do in discorso. Il complesso di Tadasuni, inoltre, contiene un frammento di un can-delabro cipriota databile non prima dell’VIII secolo28 (tipo 181).La cronologia al I Ferro 2 proposta per il gruppo di associazioni in discorso è ul-

teriormente confermata da altri due contesti, sia in termini di associazioni tipologi-che che di confronti: la deposizione votiva del vano A-US 40 del santuario di SuMon-te di Sorradile29, che presenta una brocchetta askoide in ceramica che trova confron-ti puntuali in contesti villanoviani del I Ferro 2 (fig. 12, A), e il ripostiglio del nura-ghe Sa Mandara ‘e sa Giua (Ossi, SS; Lo Schiavo 2004), nel quale è presente una spa-tolina ricurva in ferro (tipo 37) identica ad una in bronzo rinvenuta nella fossa B delCircolo del Tridente di Vetulonia (fig. 12, B).Entrambi i contesti sono strettamente connessi al nucleo di associazioni del I

Ferro 2.Alla fase 2 della prima età del Ferro può essere datata la deposizione votiva di Sa-

vadde (Lula, NU; Lo Schiavo 1994), sulla base dell’associazione dell’ascia a tagli or-togonali tipo 74, presente anche nel ripostiglio di Chilivani.La datazione viene proposta solo come probabile, dal momento che si basa intera-

mente sulla presenza di un singolo esemplare databile.Anche il ripostiglio della capanna 1 del nuraghe S. Antine di Torralba (SS) può es-

sere attribuito alla fase 2 sulla base della presenza dei tipi 70 (doppie asce a tagli con-vergenti; presente a Chilivani) e 77.B (asce a margini rialzati; presente a Chilivani ea Su Monte – Vano A).Riassumendo, la cronologia relativa su base combinatoria del blocco di associazio-

ni del I Ferro 2 (fig. 1) si fonda su 4 tipi (36, 50.B, 70, 77.B) presenti, in differenticombinazioni, in 5 contesti (Chilivani, Su Monte-Vano A, Tadasuni, S. Antine-ri-postiglio e sa Mandara’e sa Giua).La correlazione del blocco di associazioni con il I Ferro 2 dell’Italia peninsulare è

data dai confronti proposti per 4 tipi di bronzi (37, spatole, fig. 12, B; 50.B, lance e54, puntali, fig. 13; 181, torcieri, fig. 8) e 1 tipo vascolare (la brocca askoide dell’US41 di Su Monte, fig. 12, A).

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28 Matthäus 2001: “non può essere datato prima dell’VIII-VII secolo”.29 La deposizione votiva di Su Monte viene datata dagli autori della pubblicazione al Bronzo Finale, sen-

za che però vengano portate argomentazioni a riguardo.

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CONCLUSIONI

La cronologia illustrata si fonda su un’analisi statistico-combinatoria dei com-plessi chiusi nuragici che restituisce una scansione relativa coerente. La sequenza nu-ragica, come si è visto, è agevolmente correlabile a quella, ormai consolidata, del-l’Italia centro-meridionale, soprattutto per quanto riguarda la prima età del Ferro.Il quadro che ne emerge, seppure non esaustivo né definitivo nelle sue conclusioni, sem-

bra incoraggiare a rivalutare il ruolo dell’Isola negli equilibri delMediterraneo centrale nel-la prima età del Ferro, ponendo essenzialmente due questioni: la ridefinizione della fun-zione dei santuari e la rivalutazione del ruolo della Sardegna nuragica negli equilibri tra leformazioni protourbane dell’Italia centro-meridionale e la colonizzazione fenicia del Me-diterraneo centro-occidentale durante la prima età del Ferro, anche nelle sue fasi avanzate.I santuari nuragici vengono fondati tra la fine dell’età del Bronzo Recente e l’ini-

zio del Bronzo Finale. La maggior parte delle deposizioni è tuttavia inquadrabile nel-l’ambito del Primo Ferro. Le comunità nuragiche insediate nelle regioni interne, dun-que, continuano a coltivare le proprie tradizioni in completa autonomia almeno fi-no alla fase 2 della prima età del Ferro, coesistendo per oltre un secolo con le coloniefenicie dell’isola e interagendo con loro.Contemporaneamente, la Sardegna nuragica intrattiene relazioni costanti con le co-

munità dell’Italia centro meridionale, e in particolare con i centri villanoviani dell’Etru-ria e della Campania. Tali relazioni sono documentate, nella penisola, dall’ampia diffu-sione di manufatti di fattura nuragica (bottoni, vasellame, oggetti miniaturistici, bron-zetti e brocchette askoidi). Sull’Isola, le importazioni di manufatti dal continente sonoun fatto raro; il documento più importante è costituito dalla diffusione generalizzata inSardegna, durante la prima età del Ferro, dell’uso della lancia, di cui non conosciamo at-testazioni certe nei periodi precedenti. Le punte e i puntali di lancia analizzati sono, perla maggior parte, in tutto e per tutto identici a tipi estremamente diffusi in Italia centro-meridionale (principalmente databili al Ferro 2), e in particolare nei centri villanoviani,sia in Etruria che in Campania. Il fatto che tali armi siano certamente state prodotte inSardegna, come testimoniano diverse forme di fusione, suggerisce che il profitto che lecomunità nuragiche trassero dai traffici con il continente non si limitasse agli scambi com-merciali, ma si estendesse alla diffusione nell’Isola di nuovimodelli di organizzazione del-la società, e in particolare all’introduzione di nuove forme di organizzazione militare30.

* Dipartimento di Scienze dell’Antichità -Sapienza, Università di Roma

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Ripostigli e complessi di bronzi votivi della Sardegna nuragica tra Bronzo recente e prima età del Ferro

30 Se fossi capace di scrivere i ringraziamenti rituali senza sembrare retorico, probabilmente farei lo scrittore. For-tunatamente, la capacità di Renato Peroni di discutere sempre alla pari anche con il più giovane dei suoi allievi nonha mai avuto nulla di retorico né di rituale. Il che facilita (e di molto) il compito. Un punto di riferimento, e inso-stituibile pars destruens , è stato (e continua ad essere) Alessandro Vanzetti, sin da quando, nell’estate del 2004, ap-pena laureato, andai in Sardegna a lavorare con lui invece di andarmene in vacanza. Ad Andrea Cardarelli devo ilfatto che questo contributo sia (spero) comprensibile anche per chi non si è mai occupato di archeologia nuragica.Infine Antonietta Boninu, che ha avuto l’idea di questa ricerca e l’ha sempre sostenuta. A tutti, grazie.

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